Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
Richard Bolstad
R E S O LV E
Buona lettura!
RICHARD BOLSTAD
L’autore 11
Prefazione 13
4. RESOLVE 163
Il modello RESOLVE e la relazione che si instaura
durante il cambiamento terapeutico 163
Come le persone cambiano autonomamente 167
Il modello RESOLVE 179
Sintesi del capitolo: utilizzare il modello RESOLVE 259
Conclusione 269
Bibliografia 273
Indice analitico 299
Risorse 303
pia. Ancora una volta, non intendo fornire una trattazione esausti-
va: l’obiettivo è semplicemente quello di dare ai terapeuti che si
sono formati con altri sistemi le indicazioni necessarie perché co-
mincino a vedere la “PNL” in ciò che già fanno.
Noterete anche, ne sono certo, che queste dieci tecniche non
sono separate, per quanto attiene ai cambiamenti che produco-
no; sono piuttosto dieci strade che conducono allo stesso cam-
biamento. Potrei addirittura affermare che sono dieci diverse
prospettive di un unico cambiamento.
Ancorare
Nel 1890 uno scienziato russo di nome Ivan Pavlov (1849-
1936) stava studiando la digestione dei cani. Osservò che i cani
iniziavano a salivare prima che venisse dato loro il cibo: basta-
va che vedessero la persona che li nutriva, o anche solo che ne
udissero i passi. Pavlov scoprì che, suonando ogni volta un dia-
pason immediatamente prima che i cani mangiassero, dopo al-
cuni pasti gli bastava suonarlo, perché i cani cominciassero a
salivare. La salivazione avveniva perfino se non c’era cibo,
poiché era “ancorata”, nelle loro menti, all’esperienza di udire
il diapason (Pavlov, 1927).
I cani non salivavano di proposito. La loro reazione incon-
scia era, in maniera altrettanto inconscia, associata, o anco-
rata, al suono del diapason. Noi tutti abbiamo avuto espe-
rienze simili. Sentire alla radio una canzone che non sentiva-
te da anni può ancorarvi al ricordo di quando l’avete ascolta-
ta anni addietro. Cominciate a percepire le sensazioni che
avevate allora. Lo stato in cui eravate allora viene completa-
mente ri-creato dall’ancora musicale. Tutte le strategie usate
a quel tempo vengono riattivate dall’ancora (per esempio,
l’abilità che avete di eseguire un ballo e che non utilizzate
dal tempo in cui avete ascoltato la musica ad esso associata).
L’ancoraggio può avvenire per qualsiasi senso. Uno specifico
Per me, in quanto persona che aveva assistito Tony, la cosa più
entusiasmante era che aveva superato il suo “problema” con le
proprie risorse. Il suo cervello sapeva già come rilassarsi ed
essere sicuro di sé. Aveva solo bisogno della connessione neu-
rologica tra questo stato e la situazione della prova di matema-
tica. Nonostante la sovrapposizione di ancore sia una delle tec-
niche più semplici della PNL, io e i miei colleghi l’abbiamo
impiegata con successo per fobie, disturbi ossessivi, difficoltà
di apprendimento, insonnia, depressione e numerose altre si-
tuazioni in cui le risorse delle persone hanno bisogno di essere
riconnesse a nuove aree della loro vita.
Cambiare le submodalità
Fornire istruzioni dirette per “sentirsi felici”, di solito, non con-
duce al cambiamento desiderato. Tuttavia, come osservato nella
nostra esperienza con la PNL, si può insegnare facilmente alle
persone come cambiare le submodalità delle esperienze. I risul-
Submodalità visive
Numero: Una o più immagini?
Simultaneità /sequenzialità: Se ci sono più immagini, vengo-
no viste contemporaneamente?
Localizzazione: Dove viene vista l’immagine
nello spazio?
Distanza: Quanto è lontana l’immagine?
Dimensioni: Le dimensioni sono reali, più
grandi o più piccole?
Contorni: L’immagine ha o meno dei
contorni?
Tipo di contorni: Se ha dei contorni, sono chiari
o sfumati?
Colore: È a colori o in bianco e nero?
Tipo di colore: Se è a colori, i colori sono
tenui o vivaci?
Luminosità: Quanto è luminosa o scura?
Messa a fuoco: Quanto è a fuoco?
Ritmo: È ritmata?
Tono: Il tono è alto o basso?
Chiarezza: Quanto è chiara la voce?
Submodalità cinestesiche
Localizzazione: Dove avviene la percezione nel
corpo?
Movimento: La sensazione si muove o è
ferma?
Ritmo del movimento: Se la sensazione è in movimen-
to, c’è un ritmo nel movimento?
Intensità: Quanto è forte il movimento?
Temperatura: La sensazione è di calore o di
freddo?
Umidità: È una sensazione di asciutto o
di umido?
Consistenza: È una sensazione di morbidez-
za/durezza/ruvidezza/levigatez-
za, etc…?
Submodalità olfattivo/gustative
Odore All’esperienza è associato un
odore?
Intensità dell’odore Se sì, quanto è intenso?
Localizzazione dell’odore Da dove proviene?
Gusto All’esperienza è associato un gusto?
Intensità del gusto Se sì, quanto è intenso?
Localizzazione del gusto Dove viene percepito?
‘Sì.’
‘Ottimo! Ora immagina di essere in piedi appena fuori casa;
stai guardando attraverso la finestra. Puoi vederti seduta sul
divano mentre guardi lo schermo… Dall’esterno ti accorgi di
avere in mano il telecomando e di guardare semplicemente
lei sul divano, mentre le fai vedere qualche filmato speciale.
È a suo agio là? Puoi vedere la sua nuca?… Ottimo… Ora
falle guardare un’immagine statica in bianco e nero di se
stessa nel momento tranquillo e sicuro appena precedente
l’incidente, mentre se ne sta rilassata e felice a casa… E ora
sostituisci l’immagine per lei, fagliene vedere una di un mo-
mento tranquillo dopo l’incidente, un momento in cui sa che
è di nuovo tutto a posto. Lei si può sentire serena, dal mo-
mento che è tutto finito. Ok?… Ora mostrale il video di quel-
lo che è accaduto, dalla prima immagine tranquilla all’ultima
immagine tranquilla. Fai scorrere il video piuttosto veloce-
mente, e osservala mentre guarda e impara ciò di cui ha biso-
gno per prendere distanza da tutto questo.’
‘Com’è andata?’
‘Non troppo male. Più facile di quanto pensassi.’
‘Ottimo. Ora vorrei che immaginassi di poter fluttuare laggiù,
prima sopra e poi dentro l’immagine finale di tranquillità, co-
me se fossi all’interno dell’esperienza, vedendo attraverso i
tuoi occhi, ascoltando con le tue orecchie… Mettici i colori.
Ora vai molto rapidamente all’indietro lungo l’esperienza, co-
me durante il riavvolgimento di una videocassetta, fino alla
prima immagine di tranquillità. Mettici uno o due secondi.
Zip! Poi ritorna ad essere in piedi fuori casa, mentre guardi an-
cora all’interno attraverso la finestra. Com’è andata?’
Poi chiesi a Pam: “Ora, c’è una parte di te che si è opposta forte-
mente alla parte che causa il gridare, e, se fosse sopra la tua ma-
no sinistra, dove sarebbe la parte che vuole tu smetta di gridare?”
Pam distese l’altra mano palmi in su e io la rispecchiai sten-
dendo la mia mano destra. Ora le sue mani erano entrambe a
palme in su, a circa 50 centimetri l’una dall’altra.
“La parte che vuole smettere di gridare è al centro della mia
mano sinistra” spiegò Pam, e in risposta alla mia domanda ag-
giunse: “Sono io seduta con un’aria pacifica… la mia mano è
fresca e leggera e vuole che io sia amorevole e che sia amore-
vole con i bambini.”
“Dunque, se questa parte potesse essere amorevole con loro e
pronta ad accoglierli, quale altro risultato ancora più importan-
te otterrebbe per te così facendo?”
“Sarei più vicina alla mia famiglia.”
“E questo cosa ti permetterebbe di avere?”
“Wow.” Pam fissava lo spazio tra le proprie mani. “Se fossi
più vicina alla mia famiglia avrei quella sensazione di sicurez-
za interiore.”
Annuii: “Dunque, queste due parti si rendono conto di avere lo
stesso fine ultimo?”.
“Uhm.”
“E questa parte (indicai la mano destra) si rende conto che
questa parte (la mano sinistra) ha delle risorse che possono
aiutarla a raggiungere il suo obiettivo?” Pam annuì. “Bene,
questa parte (la mano sinistra) si rende conto che questa parte
(la mano destra) ha delle risorse che potrebbero aiutarla a rag-
giungere il suo obiettivo?” Lei si spostò un po’ all’indietro.
“In un certo modo… ora lo sa.”
C’erano di nuovo lacrime nei suoi occhi. “Così,” verificai
“queste parti hanno lo stesso fine ultimo, e ora hanno compre-
so di essere parti di un insieme più grande… e per loro va bene
diventare un’unica parte, ora?”
Noi tutti abbiamo una serie di parti diverse, ciascuna con aspet-
tative di autorealizzazione. Queste parti spesso trovano difficile
Cambiamenti in time-line
Quello che chiamiamo “memoria” descrive in effetti una serie
di diverse funzioni neurali. Da un punto di vista neurologico
vi è una differenza tra ricordi procedurali (es.: andare in bici-
cletta), che sono archiviati nella parte bassa del cervello e nel
nucleo caudato profondo, e ricordi semantici (fatti e informa-
zioni sul mondo, divisi per categorie come in un’enciclope-
dia), che sono archiviati nell’area superiore (corteccia) del cer-
vello. Questi a loro volta sono diversi da quelli che i neurologi
chiamano ricordi episodici: una sorta di film dei ricordi di
eventi che abbiamo vissuto, che vengono codificati dall’ippo-
campo e archiviati per mezzo della corteccia (Carter, 1998, p.
286). Come menzionato precedentemente, alcuni di questi ri-
cordi episodici sono associati a sofferenze traumatiche e quin-
di archiviati in reti neurali che potrebbero essere scarsamente
connesse al resto del cervello.
Il cervello ricorda la sequenza di questi ed altri “episodi” per
mezzo di quella che in PNL viene chiamata “time-line”. Una ti-
me-line (linea del tempo) è una metafora spaziale nella quale
gli eventi sono considerati come disposti nel loro accadere lun-
go una linea che si estende in una direzione verso il passato, e
in un’altra verso il futuro. Esempi di questo modo di organizza-
re mentalmente gli eventi sono evidenziati nel linguaggio di
PNL per periodi di tempo che variarono dalle tre alle trentasei
ore (con una media di tredici). La tipologia di intervento con
la PNL non venne mirata principalmente al problema del-
l’asma: si incentrò soprattutto su come le persone vivessero la
propria vita. I risultati ebbero effetto sia sulla vita delle perso-
ne coinvolte in generale, sia sul loro problema di asma. I pa-
zienti tendevano a descrivere il loro cambiamento soggettivo
come qualcosa che li aveva resi in grado di essere “più aperti”
o aveva dato loro “forza colossale e sicurezza di sé”, “una vita
nuova” e così via dicendo.
La capacità polmonare degli asmatici adulti tende a decrescere,
in media, di 50 ml all’anno. Questo ebbe regolarmente luogo
nel gruppo di controllo. Nel frattempo il gruppo di intervento
con la PNL aumentò la propria capacità polmonare di 200 ml in
media (recuperando quattro anni di degenerazione in un solo
anno!). Le variazioni quotidiane del flusso di picco (indicatore
di funzioni polmonari instabili) si aggiravano inizialmente in-
torno al 30-40%. Nel gruppo di controllo si ridussero arrivando
al 25%, mentre in quello di intervento con la PNL scesero a
meno del 10%. I disturbi del sonno erano inizialmente presenti
nel 70% dei soggetti del gruppo di controllo, e scesero al 30%.
Nel gruppo di intervento con la PNL, dove erano inizialmente
presenti nel 50% dei soggetti, scesero a zero. In quest’ultimo
gruppo l’uso di inalatori per asmatici e l’uso di farmaci per epi-
sodi acuti diminuirono fin quasi a zero. Hanne Lund sottolineò
che le implicazioni di questo progetto andavano ben oltre la ge-
stione dell’asma, affermando quanto segue:
Ristrutturazione linguistica
Come il nome stesso suggerisce, la Programmazione Neuro-
Linguistica ebbe inizio con l’analisi linguistica della comuni-
cazione impiegata da psicoterapeuti quali Virginia Satir, Mil-
ton Erickson e Gregory Bateson. John Grinder e Richard Ban-
dler individuarono ed organizzarono in categorie gli schemi ri-
correnti presenti nel modus operandi di questi terapeuti, im-
piegando etichette linguistiche riconosciute. Ne risultarono tre
principali gruppi di schemi. Anche in questo caso, la mia in-
tenzione non è insegnarli qui, ma fornire al lettore un’idea di
ciò a cui mi riferisco con l’espressione “modelli linguistici”.
Nella vera e propria applicazione in terapia, come spieghere-
mo più tardi, essi devono essere impiegati con notevole atten-
zione e abilità e nel momento appropriato, per poter essere più
di semplici “intrusioni moralistiche”.
1. Il Meta Modello
Questo modello, basato sul lavoro di Virginia Satir, genera una
serie di domande per suscitare descrizioni dell’esperienza del
cliente più chiare e basate sulla realtà (Grinder e Bandler,
1975). La domanda appropriata è identificata in base alla cate-
goria di affermazioni espresse dal cliente ( “lo schema del Me-
ta Modello”); per esempio:
2. Il Milton Model
Anche questo modello si basa sulle categorie linguistiche del Me-
ta Modello precedentemente descritte. Invece di metterli in di-
scussione, gli stessi modelli linguistici vengono utilizzati in ma-
niera propositiva. Milton Erickson utilizzava queste categorie – in
modo interessante – per creare suggestioni indirette finalizzate al
cambiamento ipnoterapeutico. Erickson usava anche altre catego-
rie di linguaggio già identificate quali il ricalco (pacing, che con-
siste nell’osservare e confermare in parte quello che il cliente sta
già facendo) e le metafore (Bandler e Grinder, 1975). Di seguito
diamo un esempio di questo uso “costruttivo” di simili schemi lin-
TE??”. Così gli feci prendere delle pillole saline e delle bor-
racce d’acqua e gli dissi di camminare per quattordici ore al
giorno in cima alle MONTAGNE dei dintorni, e di tornare alle
10.30 di sera per fare un resoconto del fatto di non essere an-
cora andato in orbita. Dormì meglio, andando in montagna con
una borraccia e camminando per quattordici ore al giorno, e fi-
nalmente iniziò a diventare un po’ incerto sul fatto di andare in
orbita. Poi sua sorella venne a chiedermi se lui potesse andare
in California, dove lei abitava. Disse che suo marito aveva un
lavoro, ma non voleva o non poteva sistemare le cose attorno
alla casa. Lei aveva una staccionata che richiedeva di essere
verniciata, un cancello che aveva bisogno di essere riparato e
voleva far costruire degli scaffali; dissi dunque alla donna che
lui sarebbe potuto andare in California, perché sarebbe stato
vicino alle montagne. Portando con sé borraccia e pillole sali-
ne, sarebbe potuto andare in cima alle montagne, se avesse
avuto l’improvvisa sensazione di essere destinato ad andare in
orbita. Qualche mese più tardi l’uomo tornò e disse: “Era
un’idea psicotica e illusioria”, e non si rendeva conto di come
potesse essere stato così folle, e sentiva che senza il mio con-
tributo sarebbe stato rinchiuso all’ospedale; e decise che, dal
momento che non mi aveva pagato per i servizi che gli avevo
reso, mi avrebbe regalato un letto ad acqua portatile.