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The Dibner Library


of the History of
Science and Tecmology

SMITHSONIAN INSTITUTION LIBRARIES

^
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splSIPSsilfe^

3 Smithsonian

Institution Libraries

Gi

Gail Enfmjian
in

honor of the

Enfiajian

Family Grandchildren

DI ALD O G
I

GALILEO GALILEI LINCEO


MATEMATICO SOPRAORDINARIO
DELLO STVDIO DI

Filofofo

PISA.

Matematico primario del

SERENISSIMO

GR.DVC A DI TOSCANA.
Doue ne i

congrefldi quattro giornate

fi

difcorre

foprai due

MASSIMI SISTEMI DEL

MONDO

TOLEMAICO, E COPERNICANO^
"Proponendo indeterminatamente
tMito per l'vna

CON

PRI

>

le

ragioni Filofifiche, e Naturale

quanto per l'altra parte

VILEGL

IN FIORENZA, Per Go.Batifh Landini MDCXXXII.

CON LICENZA

DM' SVPE{lQRI*

Imprimatur fi videbitur Reuexendifs. P. MagiftroSacri


falatij Apoftolici.'

A. Epifcopus BelUcaftenfis Vicesgerensi


Imprimatur
Fr. Nicolaus Riccardius
Sacri-Palatij Apoftolici

Magifter

Imprimatur Fiorenti* ordimbus confutitifcrmta


li.Septembris 1630.

Petrus fltiaolinusnc. Gmet. Fiorenti^

Imprimatur ie
Fr.

1 1,

Septcmbrififj*.

CkmsmEgidimlnqHk G&mt* Fiorentini

$t&mptf*$ 12. i Settembre zjoj,

SERENISSIMO

'

GRANDVCA
%
|3

differenza clie tra gli Imomirii, e gli altri

per grandifftma che ella fiacchi diceffe poter darfi poco diffimile tra gli flell
fS^El^S!! huomini, forf non pallerebbe fuor di ragione.Qual proporzione ha da vno amille?e pure prouerbio vulgato,ehe vn iolo huomo vagliaper mille^ oue mille non vagliano per vn folo. Tal differenza depende dalle abilit diuerfe degl'intelletti; il che io riduco alfeflere , non effer filofof poich la filofbfia,come
alimento proprio di quelli, chi pu nutrirfene,ilfepara in
effetto dal comune effer dei volgo in pi, e men degno
grado , come che ila vario tal nutrimento Chi mira piti
alto, li diierenzia pi altamente; e'l volgerli al gran libro
delia Natura, che '1 proprio oggetto della filofofia., il
modo per alzar gli occhi: nel qual libro,beneh tutto quel
che fi legge,come fattura d* Artefice Onnipotente, fia per
ci proporziona ti llimoj quello nientedimeno pi fjpedito,e pi degno,oue maggiore ai noftro vedere apparifee
l'opera , e l'artifizio , La Coftituzione dell' Vniuerfo, tra
i naturali apprenfibili, per mio credere , pu metterli nel
primo luogo: che f quella come vniuerfal contenente,
in grandezza tutt altri auanza; come regola, e mantenianimali

',

mento

mento di tutto, cfebbe anche auanzarli di nobilt. Per l


f a niuno tocc mai in ecceffa^differenziarfi nell'intelletto fopra gli altri hiiomini, Tolomeo, e'1 Copernico furon
che

altamente lenero, s'affisarono, e filofofarono


nella mondana Coftituzione Intorno all'opere de i quali
rigirandoli principalmente quefti miei Dialoghi , nonpareua doueri quei dedicare ad altroch a Voftra Altezza
quelli,

fi

Perch pofandoiila lor dottrina fu quefti due , ch'io ftimo


i maggiori ingegni
che in limili fpeculazioni cihabbin
lafciateloi'o opere -j per non far difcapito di maggioranza >.
conueniua appoggiarli al fauore di Quello appo di me il
Maggiore, onde pofian riceuere, e gloria, e patrocinio E
f queixlue hanno dato tanto lume al mio intendere, che
quefta mia opera pu diri! loro in gran parte , ben potr
anche dirli di Voftr Altezza, perla cui liberal. Magnificenza non folo mi s' dato ozio, e quiete d potere ferine,,

re;

ma permezo difuo efficace aiuto non mai fiancatoli


,

in onorarmi , s'invltimo data in luce. Accettila

dunque

TA. V. con la fua lolita benignit :y e f citrouerr cofa aicuria, onde gli amatori del vero poflan trar frutto di maggior cognizione,e di giouamento; riconofeal , come propria di Se medefima , auuezza tanto a giouare, che per
nelfuo felice Dominio non ha niuno, che dell' vniuerfali

Mondo,

ne fen ta alcuna che lo diflurbi: con che pregandole profferita, per crefcerfefnpre:
in quella fua pia , e magnanima vfanza ,Je fo vmilifnm&i

anguille, che fon nel

Eexierenza.

Dell'Altezza VoftraSerenifsima

<

VmitijJtmQy ^.^suotijpmo Seruo, e Vajf/all.

Galileo Galilei*.

AL DISCRETO
LETTORE.
Roma

promulg a gli anni paflati in


vn fallitifero Editto, che per ouuiare a'pericolofi fcandoli dell'et prefente,imponeua opportuno filezio all'opinione Pittagorica della mobilit della.
Terra. Non manc chi temerariamente atteri
quel decreto eifere (tato parto, non di giudiziofo elme,
di paffione troppo poco informatale fi vdirono qucrele,che
Confultori totalmente inefperti delle ofleruazioni Aftronomichen doueuano con proibizione repentina tarpar l'ale
Non.pot tacer'il mio zelo in
a gl'intelletti (peculatiui
vdir la temerit di si fatti lamenti. Giudicai, come pienamente inftrutto di quella prudentifima determinazione,
comparir pubicamente nel Teatro del Mondo, come teftimonio di fincera verit. Mi trouai allora preferite in Roma?
hebbi non folo vdienze , ma ancora applaufide'i pi eminti Prelati di quella Cortem szaqualche mia antecedenI

ma

te informazione leguipoilapublicazionedi quel Decreto.


Per tanto mio configlio nella prelente fatica inoltrare alle
Nazioni foreftiere, che di quella materia f ne sa tanto in
Iralia e particolarmente in Roma, quanto polla mai hauerne imaginato la diligenza Oltramontana; e raccogliendo infittile tutte le fpec illazioni' proprie intorno al Siftema Copernicano, far fap ere, che precedette la notizia eli tutte, alla
cenfura Romana e che efeono daquefto Clima non ilo i
Dogmi per la fallite dell'anima, ma ancora gl'ingegno!! tro;

uati per delizie degl'ingegni


quello fine ho prefa nel difeorfo la parte Copernicana,
procedendo in pura Ipotefi Matematica,cercando per ogni
.

ftrada artifiziofa di rapprcfentarla fuperiorc,n a quella della

fermezza della Terra alolutamente ma fecondo, che Ci difende da alcuni; che di profellione IJ eripatctici,ric ritengono
folo

folo il nome, contenti fenzapafieggodi adorar 'Omtyfc; n


filofofando con l'aiiuerienza propria ; macoli foto la memoria di quattro principi; marinici!
Tre capi principal ili tratteranno . Prima cere ero di moftfare tutte le (perize fattibili nella Terrai fers-mezi .niuifcientia concluder la fua mobiliti ^ ma inaidrei emerite
poterli adattare csi alla Terra mobile, come anc^ .juicicte; e ipero, che in quello calo li paleferanno rnol .e o tenta;

zioni ignote all'antichit-. Secondariamente

li

etamineran-

no li fenomeni celem,rinforzdo l'ipoteli Copernicana^ o-

me f aiilutamente detiene rimaner vittorioia/aggiungendo nuoue Ipeculazioni le quali per /crucino per facilit
d Aftronomia,non per necci] ir di na tura Nel terzo luogo
,

proporr vna rantafia ingegnoia Mi trouauo hauer detto


molti anni fona, che l'ignoto Problema del ftuff del Mare,
potrebbe riceuer qualche luce, ammeilb il moto terr-eftreQuello mio detto, volando per le bocche degli huomini,hauetia tremato padri cadtatiui , che f l'adottauano per prole
di proprio ingegno. Bora, perch non polla mai comparire
alcuno ftraniero ,-che fortificandoli con l'armi nonre^ci rinfacci la poca auuertenza in vno accidente cosi principale
ho giudicato palefare quelle probabilit , che lo renderebbero pcrfuaibile , dato che la Terra li mouefl. Spero, che
da quelle conflderazioni il Mondo conciter , che f altre
nazioni hanno nauigato pi , noi non habbiamo fpeculato
meno e che il rimetterli ad affer la feimezza della Terra,
e prender il contrario folamenteper capriccio Matematico
non nafte da non hauer contezza di quant'alrrieiliabbia
penfatcr, ma quando altro non fui' da quelle ragioni , che
la Pict,la Religione, il conofeimento della Diuina Onnipotenza, eia coiienza della debolezza dell'ingegno humano
.

ci lnirniniirrano*

Ho poi pelato tornare molto a propofito lo {piegare

que-

concerei in forma di Dialogo , che per non ei^er riftretto


alla rigorofa ofeuanza delle leggi Matematiche porge
campo ancora a digreinoni tal'hoia non meno curiofe del
principale argomentoAli trouai molt anni fono pi Tolte nella marauigliofa
Citt di Venezia in conuerlazione col Signor GiouanFrancefeo iagredo IUuftrifsimo di nafrita,atutifsirno d'ingegno*
lli

Venne

Venne 1A di Firenze il Signor

Filippo Saltuari

nel quale

il

minore ipiendore era la chiarezza del Sangue , e la magnificenza delie ricchezze fublime intelletto , che di ninna
delizia pi acidamente il nutriua> che di (pecolazioni eiquifite.CoiT quelli due mi trouai ipel diicorrer di quelle materie con l'interuento di vn Filosofo Peripatetico , al quale
pareua,che niuna col oftaffe maggiormente per l'intelligenza del vero , che la fama accmitata nell'interpretazioni
;

Ariftoteliche

Hora, poich morte acerbifsima ha nerpi bel (erenode


anni loro priuato di quei due gran lumi Venezia , e Firenze,ho rifoluto prolnngar,per quanto vagliono le mie debili forze, la vita alla fama loro fopra quelle mie carte,introducendoli per interlocutori della prefentecontrcuerfla N
mancher il fuo luogho al buon Peripatetico , al quale , pel
iuerchio affetto verfo i conienti di Simplicio , parfo decente lenza esprimerne il nome lafciarli quello del reuerito
fcrittore Gradinano quelle due grand'anime, al cuor mio
fmpre venerabili , quefto publico monumento del mio no
gli

mai morto amore e con la memoria della loro eloquenza


;

ini aiutino a (piegare alia Pofterit

lepromeiTe ipeculazioni.

Erano carnalmente occorf (comeinteruiene) varij difcorli alla fpezzata tra quefti.Signori , i quali hauenano pi
tolto ne i loro ingegni accela, che confolata la fete dellimparare; per fecero faggia rifoluzione di trouari alcune
giornate infieme, nelle quah, bandito ogni altro negozio,
fi attenderle a vagheggiare con pi ordinate fpeculazionilc
marauigliedi Dione! Cielo, e nella Terra: fatta la radunanza nel Palazzo deirilluirrifsimo Sagredo, dopo i debiti ,
per breui complimenti, il Signor, dlmati in. quefta maniera
jafiomiocii

ma

GIORNATA PRIMAr
Interlocutori

SALVI ATI, SAGREDO, E


SIMPLICIO.
*&&*&&>
&$.&#$)

V la conclufione, e l'appuntamento

SALV. 43&^t&>&'eJh^&2
l

feS^^v^OT

6)^\

di ieri , che noi douefimo in quefio


giorno di/correre, quanto pi di-

fintamente

e particolarmente per

noifi potejfe , intorno alle ragioni


naturali , e loro efficacia , che per

l'vna parte , e per Valtra fin qui


fonofiate prodotte da ifautori della pofizione lArifotelica , e Tolemaica, e da ifeguaci del Sifitma Copernicano .
perche col- Copernico re
puta la Terra
locando ti Copernico la Terra trai corpi mobili del Ciclo, effer vn Gloviene a farla ejfa ancora vn Globo fimile a vn Pianeta, far bo fimile ad
bene, che ti principio delle nofre confiderazionifia l'andare vn Pianeta.
efaminando quale , e quanta fa la forza , e l'energia de i

progrejfi peripatetici nel dimoftrare come tale ajfuntofict*


del tutto impofibile;attefochefia necejfario introdurre in na- Suflanze cele
tura fufianze diuerfe tra di loro, cio la Celefie,e la Elemen- Ri inalterabielementare; quella impajjibile ,
immortale , quefia alterabile , e li,
tari, alterabicaduca Il quale argomento tratta egli ne i libri del Cielo ,
li necefarie.-'
injinviandolo prima con difcorfi deptndenti da alcuni afun- in natura di
,

&

&

ii generali, e

co?fermandolo poi con efptrienze

con dimo- mente d'Arif.

firazioni

Dialogo primo

firazoni particolari. Iofeguendo l'fleffo ordine, proporro, e


poi liberamente diro il mio parere ; efponendomi alla cenfura
di voi , jr in particolare del Signor Simplicio , tanto flrenuo
Campione , e mantenitore della dottrina lAriftotclico-j -

il primo pajfo del progreffo peripatetico quello doue Ariflotile


prona la integrit e perfezione del Mondo coli additar!-,

vnafemplice linea, ni vnafuperficie pura-*,


ma vn corpo adornato di lunghezza di larghezza, e di profondit ; e perche le dimenjioni non fon pi che qziefle irt^ ;
auendole egli, le ha tutte ,
auendo il tutto perfetto Che
poi venendo dalla femplice lunghezza cojiituiia quella magnitudine, che ji chiama linea, aggiunta la larghezzafi cojituifiala fuperfice, e fopragunta l'altezza profondit, ne
rifiliti il corpo e che doppo quejle tre dimenjioni non fi dia
ci,

com'ei noti

Ariftotile fa
il

mondo per-

fetto, perch

ha

la trina di-

menfone.

&

pajfaggio ad altra fiche in quefie tre fole fi termini Vintegrit, e per cos dire, la totalit. , auerei ben defiderato , che da*
y

mi fujfefiato dimojirato con neceffit,e majjme potendo/i ci efequire affai chiaro , e fpeditamente

Arifi.

SIMP.

tJMancano le dimojlrazioni bellifjme nel 2.3. e 4. teJlot


doppo la definizione del Continuo: non auete primieramen~

Dimoftrazonid'Arift.per

prouare le dimenfoni effee

no

Numero

ter-

re tre
pi.

nario celebre
appretto i Pitagorici

tey che oltre alle tre dimenjioni non ven'e altra,perche il tre
ognicofa } il tre e per tutte le bande f ci non vien'egli con'
fermato con l'autorit, e dottrina de i Pittagorici,che dicono,
che tutte le cofefon determinate da tre, principio, mezo, efine ,
doue lafciate voi l'altra ragione,
che e il numero del tutto?
legge
naturale
cotal numerofi vfa nefacriche
cio,
quafiper

che, dettante pur cos la natura , alle cofe ,


fizj degli \Dei
chefon tre,enon a meno, attribu)'cono iltitolo di tutte {perch
di duefi diceamendue e nonfi dice tutte ma di tre fi bene:
,

e tutta quefia dottrina l'hauete nel te/I. 2. Nel 3. poi ad


plcniorem feientiam fi legge , chel'ogni cofa , il tutto , e'I
perfettoformalmentefon l'ijlejj ; echeperfolo il corpo tra
le grandezze e perfetto , perche ejfo foiose determinato da 3,
ejfendo diuifibile ih tre modi, diuifibile per
cher il tutto ;

&

tutti

verfi:

ma dell'altre, chi e diuifibile in vn modo

dua, perche fecondo


.

il

numero

chegli e toccato

cos

e chi

in

hanno

la diui/ione, e la continuit; e cos quella e continua per

vns

vtrfo, qnefiaper due., ma quello, ci} il Corpo ,per tutti . Di


pi nel Tejio 4. doppo alcune altre dottrine , non prou' egli
l'iftaj/o sor*

vn' altra dimofir'azione, dot, sbe non fi facendo


tra*

Del Galileo:
trapaffofe

jf

non fecondo qualche mancamento (e cos dalla li-

neajipaffa alla fuperficie,perche la linea e manchevole di larghezza)


ejfendo imponbile, che il perfetto manchi, ejfendo
egli per tutte le bande per nonjpupaffare dal Corpo ad
altra magnitudine , Or da tutti queji luoghi non vipar' egli
afujfcienza prouato,com' oltre alle tre dimenjioni lunghezza, larghezza, e profondit , nonfi d tranfito ad altra e-
che pero il Corpo, che le ha tutte e perfetto

&

SAL V.

Io per dire

il

vero in tutti qtnJH difcorji non

mi fon feti'

titojrignere a concedere altro, f non che queUo,che ha principio, me zo, efinepojfa, edeu* dir/i perfetto :tna chepoipershe principio , mezo, efine fon j. Unum. $.Ja numero per-

&babbiaad hauer facilit di conferir perfezione a


,
Ihauer, nonfento io cofa, che mi muoua a concederlo : e
non intendo, e non credo, che v.g.per le gambe il num^.Jia\
pi perfetto, che'l^.. il 2. ne s,che'l num.4. Jia d'imperfezione a gli Ekmenti;e che pi perfetto fujfe,ch' efujfer 3. Meglio dunque era lafciar quefie vaghezze a i l{etori , eprouar
ilfuo intento con dimojr azione neceffaria , che cos conuien

fetto
chi

fare

nellefaenze dimofiratiue

STMP. Par che v oi pigliaieper ifcberzo quefie ragioni,epure e tutta dottrina de

Pittagorici,i quali tanto attribuiuano

a t nu-

merile voi,chefete Matematico,e credo anco in molte opinioni


Tilofofo Pittagorico ,pare che ora di/prezziate i lor mijieri,

SAL V.

Che i Pitagorici bauejfero infommafima la feienza de


e che 'Platonefieffo ammirale l'intelletto bumano,
e lo fimajfe partecipe di Diuinit,folo per l'intender' egli la>
natura de' numeri , io benijfimo lo so , ne farei lontano dal
che i mijerj per i quali Pittafarn e Vijiejfo giudizio :
gora, e la Jua fetta haueuano in tanta venerazione lafiienza de' numeri, fieno lefciocchezze, che vanno per le bocche e
per le carte del volgo, non credo io in veruna maniera : anzi
i

numeri,

Ma

intelletto

r-

mano

parteci
pe di diuinit
P er( ne intenr

opp^nion^di
piatone.
Mifterj de nu

perche so, che ejfi, accio le cofe mirabili nonfuffero efpofie alle me n_ Pif a gcontumelie^ al di/pregio della plebe, dannauano, comefacri- ncl U0 * QU
legio il publicar le pi recondite propriet de' numeri , e delle
quantit incommenfurabili,& irrazionali da loro inuefiigate, e predicauano, che quello , che le hauejfe manifejiate era*
tormentato nell'altro mondo ipenfo , chetal'vno di loro per
dar paflo alla plebe, e liberarfi dalle fue domande, gli diceffe i
.

miftery loro numerali ejfer quelle leggerezze,che poijifpar-

fera

,,

Dialogo primo

fero tra il vulgo; e quejo con ajiuzia, fa' accorgimtntojmile


armilo del fagace gioitane, che per torj dattorno l'importu-

non so, fi della Madre, o della curio/a Moglie,che Vaffediaua , acci le conferire i fegreti del Senato compofe quella
fauola,onde ejfa con molle altre donne rima/ero dipoi, con~~>
gran rifa del medefimo Senatofchernite
SIMP. Io non voglio ejfer nel numero de' troppo curiof de'minit,

, ma Jand nel propojto nojro, replico,


ragioni prodotte da Ari/i. perprouare le dimenjoni no

Jlerij de' Pitagorici

che

le

ne poter

ejfer,

che

quando

ejfer pia di

tre,mi paiono concludenti; e credo

cifujfe fiata dimoflrazione pi necejfaria

Arj.

nonVhaurebhelafciata in dietro

SAGR.

lAggiugneteui almanco f l'hauejfe Caputa, afe la gli fujfe


voi Sig.Saluiati mi farete ben gran piacere
fouuenuta .
di arrecarmene qualche euidente ragione , f alcuna ne hauete cosi chiara, chepojfa ejfer compre/a da me
SALV Anzi, e da voi, e dal Sig.Simp. ancora; e non pur compreper
fa, ma digi anchefaputa, f benforf non auuertita .
pifacile intelligenra piglieremo carta, e penna, che gi veggio quiperjimili occorrente apparecchiate, e nefaremo vyl->

Ma

poco di figura . E prima


noteremo quefli due pun-

Dimallraziotie geometrica della trina


dimeniione

ti

A. B.

e tirate dall' vno

all'altro le linee

curuc

C.B. A.D.B. e la retta


A.B.vi domando qual di
ejfe

nella

mente vojlra

quella,cbe determina la dijlan^a tra i termini

SAGR*

Io

hreue,

non le curue ; s perche

direi la retta, e
s perche l'

AJB.

e perche.

la retta e la

vna,fola, e determinata,doue

pi

le altrefono

lunghe ; e la determinazione mi pare


prendere
da
quel che e vno , e certo .
deua
chefi
hauiamo
la linea retta per determinatici
dunque
Noi
SALV.
della lunghezza tra due ter
At
mini ; aggiungiamo adejfo
vn'altra linea retta, e parai
tela alla A*B. la quale fa
C.D.fchetraefre/iifrap
infinite, ineguali, epi

poja

vna fuperjzcie

quale

io

vorrei

della

che voi

afegnaje

mi

qjj V
""

Del Galileo :

larghezza; pero partendovi dal termine A. dite


mi doue, e come voi volete andare a terminare nella lineai
CfD.per augnarmi la larghezza tra effe linee ccmpr e/a^dico f voi la determinerete fecondo la quantit della cuimL-
sfegnafte la

A.E. opur della

retta

A.F. pure

SIMP.

Secondo la retta A.F. e non fecondo la curzia , ejfendofi


gi efclufe le curue da fimiVvfo
io non miferuiret, ne dell' vna, ni dell'altra,vedendo
SA GR.

Ma

la retta

A.F. andare obliquamete;Ma vorrei tirare vna linea,

CD.

perche quejia mi par chefachefujfe afquadrafopra la


vnica delle infinite maggiori , e tra di
relbe la breuifjma ,

&

loro ineguali, che dal termine A.fiipoffono produrre

ed altri punti della linea oppoja

ad altri,

CD.

SALV. Farmi la vofira elezione^ la ragione, che n'adducete per*


; talchfin qui noihabbiamo , che la prima dimencon vna linea retta; la cor, da, cio la larfi
determina
fone
ghezza,con vn'altra linea pur retta3 e nonfolamte retta,ma
di pi ad angoli retti opra l'altra, che determino lalunghez*
za;e cos habbiamo definitele due dimenfioni dellafuperficie
quando voi bauejle
cio la lunghezza, e la larghezza .
determinare vn'altezza ^ cerne per eftmpio quanto fa alta
quefto palco dal pauimento, che noihabbiamofiotto i piedi; ef
fendo, che da qualfiuoglia punto del palco fi pojfiono tirare in
finite linee , e curue , e rette , e tutte di diuerje lunghezze ad
infiniti punti del fottopoflo pauimento , di quale di colali li"
nee vi fruire He voi i
SAGR. Io attaccherei vn fio al palco , e con vn piombino , cht^
pendeffe da quello, li lafcerei liberamente difender efino , che

feitiffima

Ma

arriuajfe profifmo al pauimento, e la lunghezza di talfio effondo la retta, e breuyfiima di quante lineefpotejfero dalme-

defmo punto tirare alpauimento ,

direi, chefujj la

vera

al-

tezza di queflajlanza .
SALV. BeniJJimo .
quando dal jjunto notato nel pavimento

da queftofio pendente (pofio ilpauimento liuello, e ncn~*


inclinato) voifacef e partir e due altre linee rette , vna per la
lunghezza , e l'altra per la larghezza delle fuperf rie di effio
pauimento che angoli conterrebbero lleno con ejjo filai
SAGR. Conterrebbero feuramente ahgoh retn cadendo effoflo
a piombo , iy ejfiendo ilpauimento ben piano, t ben liuti/alo*
SALV. lAdunqueje voifabilirete alcun punto per capo, e turni,

Dialogo primo

delle mifure, e da e
fi farete partire vna retta linea , come
determinatrice della prima mifura, cio della lunghezza , bi~

ne

fogner per

necejfit che quella , che dee definir la la.gberza,fiparta ad angolo ratto opra la prima, e che quella, cb^>
bada notar l'alte za,che la terza dimenfione, partendo dai
medefimo punto formi pur con le altre due, angoli non obliqui, ma retti : e cosi dalle tre perpendicolari haurete , come da
tre linee vne, e certe,e brem/fime,determinate le tre dimenfioniA.B. lunghezza A.G. larghezza A.D. altezza ; eperchg
,

chiara cofa e che al medefimo punto non pu concorrere altra


linea , che con quellefaccia angoli retti , e le dimmJQui dalla
fole linee rette, che tra di loro
fanno angoli retti, deono ef-

far determinate , adunque la


dimenfioni nofonopi che 3 .
echi ha le 3. le ha tutte , e chi
le ha tutte diuifibileper tut
ti i verfi, e chi e tale

eperfet^

1>

^s^
"~B

J^

to,&c,

$IMP. E chi lo dice, che nnfipofian

tirare altre linee l e perch


nonpofs'iofar venir difitto vn'altra lineafino alpunto A,
chefia afquadra con l 'altre i
SALV. Voi non potete ficuramenta ad vn'iftejfi punto far con-

correre altro

che tre linee ratte fole

chefra di loro coftitui-

fcano angoli retti


SAGR. S perche quella,che vuol dire ilSig.Simplicio par' a me,chein quello modofi
farebbe l'iJlejfaD. A. prolungata ingi,
potrebbe tirarne altre due,mafarebbero le medefimeprime ire
no differenti in altroch doue borafi toccanofolameie, all' ora-

&

'

fifegher ebbero , ma non apporterebbero. nuoue dimenfioni .


$|elfe fto\ie$iJM[:p t j nodir,chequeJa vojra ragione no poffa ejfer concluacurali , non
dente, ma dir bene con Arifiotile,che nelle cofa naturali nofi
deue fempre ricercare vna necejfitdi dimoftraziun Mat.earl'efattezz
matica.

geoBietrica.

SAGR^
chi

Siforf

non la

doue

la

nonfi pu hauere ,ma,fe qui ella eie, per


cMaJar bene non i [pender

volete voi vfare

pi parole in quefo particolare, perche io credo , che il Signor


Salutati ad Ar.ijotile,<' a voi,Jenza altre dimoflrazioni ^urebbe conceduto il Mondo ejfer corpo,
fettiffimoj come opera majfima di Dio .

&

ejfer perfetto, e per-

Salu. Cesi

De! Galileo:

veramente. Per lafciata la general contemplazio*


&ALV.
ne del tutto, veghiamj alla confiderazione delleparti, le quali .Arili, nellaprima diuifionefa due, e tra di loro diuerfijji- Parti del M6
me, <*T in cerio modo contrarie ; dico la Cele/le , e la Elemen- do ?" JP er r *
tare : quella ingenerabde, incorruttibile inalterabile , impaf\^^xz tra
JlbiUj 'c E quefta efpoja ad vna continua alterazione,mu- & i oro con ,
tazione,&c. La qual differenza caua egli , come dafuoprin- trarie
oipto originario, dalla diuerfit de i moti locali : e camina con Moti locali di
Cosi

ialprogrefo.

Mo to^Sart

Mo

n - fo
ndofenfbile,e ritirando/tal
Vfcendoper cosi dire, del
do Ideale, comincia architettonicamente a confederare, che ef- Moti retto ,
fendo la n atura principio di moto, conuiene,cbe i corpi natu- circolare fem
erc "
rali fiano mobili di moto locale . Dichiara poi i mouimenti l} lc > F
.

ao circolare, retto,e mifo del retto ,


e del circolare: e li duoiprimi chiama femplici ,perche,di tutte
E di qui,rifle linee, la circolare, e la retta fole fonfemplici
tringendofi alquanto, di nuouo definifce de i mouimentifemplici 'uno ejfer il circolare, cio quello , chefifa intorno al meali 'ingi, oe all' ins quello chefi
zo, <&T il retto all'ima,
locali ejjer di tre generi;

?i2plki

&

parte dal mezo all' ingi quello , che va verf il mezo


di
qui inferifce , come necejfariamente conuiene, che tutti i mouimenti femplici fi rifringano a quefle trefpezie, cioe,al meintorno al mezo , il che rijponde , dice egli ,
zo, dal mezo ,
con certa bella proporzione a quel che fi e detto di fopra del
corpo , che effo ancora perfezionato in tre cofe , e cos ilfuo
moto . Stabiliti queji mouimenti, fegue, dicendo, che effendi
de i corpi naturali altrifemplici ,<& altri compofi di quelli ( e
chiama corpi femplici quelli , che hanno da ?t aiura principi*
di moto, come il / uoco, e la Terra) conuiene, chei mouimenti femplicifieno de i corpi femplici , <& i mifide' compofi, in
fyiodoperu che i compojlifeguano il moto della parte predo,

&

minante nella compofizione.

fAGR.

Digrazia Sig.Saluiati fermateui alquanto perche io mi sequefo progrejfo pullular da tante bande tanti di.Lb) che
mi far forza, o dirgli s'io vorr fentir con attenzione le cofe,
the voifoggiugnereie o rimuouer l'attenzione dalle cofe da
dirfi, f vorr conferuare la memoria de' diibbj
ZALV. lo molto volentieri mi fermer ,ptrch'e corro ancor'io fmil fortuna , efo di punto in punto -yerperdermi mentre mi
e muiene veleggiar trafogli
onae cosi rotte , che mifan*
}
ta in

&

i-A

no,

Dialogo primo

no, come fi dice, perder la buffila: peroprima,chefar maggior


cumulo propo nete k -vojlre dijficult

SA JR. Voi infieme con Arijotik da principio mfieparafie alquato

T)efinizicm
della natura

difettofa,
fuor di tempo
indotta da A-

dal Mondo fenfib'ie per additarmi. V architeitura,con la quale egli doueuaejfier fabbricato, e con miogujo mi comincia/le a
dire, che ile orpo.naturak e per natzira mobile , ejfendo chef}
dijfinito altroue la natura ejfer principio di moto.Qui mi nacque vnpoco di dubbiosefu per qual cagione Arijiotile no diffe,
che de' corpi naturali alcuni fono mobili per natzira ,
altri
immobili , auuengache nella definizione vien detto la natura
ejferprincipio dimoio, e di quiete; chef i corpi naturali han-

&

no. tutti principio di

mouimento

non occorreua metter la>

natura , non occorrezia indur


tal definizione in quefo luogo. Quanto poi al dichiararmi
quali egli intenda ejfer i mouimenti femplici e come ei gli deJ
terminala gli Jpazj, chiamando 'empiici quelli , cheffanno
per lineefiemplici,che talifino la circolarle la retta fidamente,.
quiete, nefla definizione della

Elica incorno;
s^l

mi curo di fiottili rargli Vinflanz*


ejfer in ognifua parte.

della Elica intorno al.Czlindro, che per

Cilindro

pu

lo riceuo quietamente, ne

dirli lin ;

aXeraplice..

Jmile a f flejfa,
plici..

par chefipotejfie annouerar

Ma mi rifiento bene, alquanto

tra

le

lineefem-

nelfientirlo riftrignere

(mentre par che con altre parole voglia.replicar le medefimts


definizioni ) a chiamare quello mouimento intorno al mezo ,
e quefo furfum>& deor funi, cio in su, e ingi) li quali termini, non fi vfiano fuori del Mondo fabbricato , ma lofiuppongono non purfabbricato, ma digi habitato da noi . Che

f il moto

retto efempliceper lafemplicit della linea retta,e fie


ilmotofiemplice e naturale,fia pur egli fatto per qualfuogia
ver/, dico in su, in gi, innanzi, in dietro ,adejira, ixafini-

Jiraj efie altra differenzafipub immaginare, purch fia retto,


dour conuenire a qualche corpo naturakfiemplicc; fie no, la
fuppofizione d'Arifiotik e mancheuok . Vedefi.in olire, che

Mondo,enon

Arijotik accenna,<unfolo ejfer al Mondo il moto circolare,^


inconfieguenza vn fiolo centro , al quale fiolo fi riferife ano i
mouimenti retti in su, e in gi . Tutti indizj, che egli ha mira di cambiarci le carte in mano , e di volere accomodar l'architettura alla fabbrica, e nonxoftruir e la fabbrica conforme
a iprecetti def"architettura: che f io diro , che neWvnizierfit.

la fabbrica

della

Arftot.acGo
moda i precetti d'architettura

alla__j>

fabbrica

precetti,.

del
a,"

&

in
natura ci pojfin' ejfer e. mille mouimenti circolari
moti.in.s,em.
milk
e
ano.
ancora
entravi
GOnfiegueramilk
far
,

gi.

Del Galileo
gi.

In

oltre eipone,

chiamandofempuci il

come detto, moti/empiici,


Circolare, X? il retto

'

moto inifiol

miBo il compojio

di quejii ; de i corpi naturali chiama altri/empiici ( cio quelaltri


, che hanno principio naturale al moto femplice, )

&

li

mtjo di relto,e circolare, e he pub ejfere al Mondo; maintrO'


duce vn moto mijto tanto imp tffibile , quanto imponibile a
mefcolare mouimenti oppofi fatti nella medejma Imea retta,
s che da e/fi r.e nafea vn moto , che Ja parte in su , e parte in
gi;e,per moderare vna tatafconueneuolezza,eimpqfJibilit,
Ji riduce a dire, che tali corpi miftijt muouono fecondo la par'
te femplice predominante: che finalmente neceffita altrui a diMotorette
^
,
r 2J
/
]r t
i
i
ve, che anco il motofatto per la medefimalinea retta e alle voita j yo |
fem _
te femplice, e tal'ora anche compojio -.fiche lafemplicit del pliche tal voi
moto nonfi attende pia dallafemplicit della linea Jolamente.u miilo jpciil

SJMP. Oh non vi par' ella differenza bafleuole,fe

il

mouimento

Arift.

femplice, ir ajfoluto far pi veloce affai di quello, che vitn


dalpredominio i e quanto vien pi velocemente alV ingi vn
di Terra pura, che vn pezzuol di legno ?
BeneSig. Simplicio,maf la femplicit fi ha da mutar per
qufo y oltre che ci faranno centomila moti miji , voi non mi
faprete determinare ilfemplice-; anzi dipi ,fe la maggiore , e
minor velocit pojfono alterar la femplicit del moto , nejfun
corpo femplice fi mouer mai di motofemplice ; auuengache
in tutti i moti retti naturali la velocit fi va fempr e agumen*
in confeguenzafempre mutando la seplicit, la quatando,
le per efferfemplicit, conuiene, chefa immutabile ; e quel che
pi importa voi grauerete iArifiorile d' vna nuoua nota, come
quello , che nella definizione del moto compojio non ha fatto
menzione di tardit, ne di velocit , la quale bora voi ponete
per articolo necefario ,
efienziale: aggiugnefi, che ne anco
potrete da cotal regola trarfrutto veruno, imperocch cifaron de'mifti, e non pochi , de' quali altri fi mouer anno pi.
lentamente, &. altri pi velocemente del femplice , comeper
efempio il Piombo, e'I legno in camparazione della Terra : e
ptro tra quejii mouimenti , quale chiamerete voi il femplice , e
quale il compojio i
ZIMP. Chiamerajfifemplice quello, che vien fatto dal corpofem-

pezzo

SAGR.

&

&

plice, e mijlo

quel del corpo compojio

Sagr, Benf-

Dilogo primo

to'

SAGR.

Beni/limo veramente ;

che dite voi Sig. Simplicio ? poco

fa vokui j che il moto femplice

compojto m'infegnajfero
, <b" bora volete , che
da i corpifemplici,e da i mijii io vega in cognizione di qualjia
il motofemplicey e quale il compoHo; regola eccellente per non
faper mai conofeer ne i moti, n i corpi. Oltre, che gi venite a
dichiararui, come non vi bajlapiu la maggior velocit,ma ricercate vna terza condizione per definire il mouimento femplice,per il quale Arijlotileji cotento d'vnafola,cio della femplicit dellofpazio;
ora, fecondo voi,il moto femplicefari,
quello , che vien fatto fopra vna linea femplice, con certa determinata velocit da vn corpo mobile femplice. Orfa, come
a voi piace, e torniamo ad AriJlotile,il qual: mi defin il moto
mi/lo ejfer quello , che Ji compone del retto, e del circolare;
ma non mi troub poi corpo alcuno t che fuje naturalmente
mobile di tal moto .
SALV. T'orno dunque ad Arjlotile, il quale bauedo molto bene,e
metodicamente cominciato ilfuo difeorfo , ma hauendo pi la
mira di andare a terminare, e colpire in vnofeopo prima nella metiiefua flabilitoji , che doue dirittamente ilprogrejfo lo
conduceua, interrompendo ilfilo ciefee trauerfalmente aportar, come cofa nota , e manifefa, che qzianto a i moti retti in
sa, e in giu,quefli naturalmente conuengono al Fuoco, {? alla 'ferra; e che per necejfario, che oltre a quefli e orpi,chefono apprejfo di noi, ne Jta va'altro in natura, al quale contenga il mouimento circolare, ilqtiale Ja ancora tanto pi
qualiJano i corpifemplici,

e il

quali

mijii

Ma

quanto il moto circolare epi perfetto del moto retquanto poi quello Jia pi perfetto di que/io lo determina**
dalla perfezion della linea circolarefopra la retta,chiamando
eccellente,

to;

linea circolare

pene et

fecondo Ar.e
la retta imper
lC3j perche

& imperfetta quejla

; imperfetta, perche f e
termine; f efinita , fuori diei ci
e alcura cofa doue ellajpub prolungare Quejla e la prima,
pietra, bafe, e fondamento di tuttala fabbrica del Mondo
Arijlotelico, fopra la qualeJi appoggiano tutte Valtre proprie-

quellaperfetta ,

infinita,

manca difine,

e di

t di

nongraue, ni leggiero, d' ingenerabile, incorruttibile,^


da ogni mutazi jne, fuori della locale, &c* E tutte que-

efente

Jepa'Jioni afferma egli e/er proprie del corpo femplice , emob le di moto circolare: e le condizioni contrarie di grauit,leggere-^za, corruttibilit, &c. Isa/legna a corpi mobili natu-

falm^nte di mjuimenti retti .

La onde qualunque volta

nel-

lo

Del Galileo

xr

qui fifcuopra mancamento , fipotr ragione*


uolmente dubitar d tutto il re fio, chefopra gli vkn cojlrutto*
Io non n ego,che queJo,chefin qui Arijtotik ha introdotto con
difcorfo generale dependente da principi vniuerfali,eprimi,
non venga poi ?iel progrejfo riconfermato con ragioni parti"
colari,e con efperienze; le quali tutte e necefiaro , che venga"
no diftntamente confederate, eponderate; magi,che nel det*
tofin qufi rapprefentano molte, enonpicciole dijficult,(<L~
lo Fi abilitofin

pur conuerrebbe,

che

e fondamenti fujferO'

primi principi ,

ficuri, fermi, eslabili, acciocch pi ripetutamente fi poteJJLj*

fopra di quellifabbricar e) non farforf, f non henfatto,pri*


ma chefiaccrefca il cumulo de i dubbi vederef per auuentura ( si come iofimo ) incamminandoci per altra Jrada ci
indrizzafimo a pi diritto , eficuro cammino e co?? precetti
,

d'architettura meglio confiderai poieffmo jlabilire

primi-

fondamenti. Per fojpendedoper ora ilprogrejfo d' Aristotile,


e patitamente efaminereil quale afuo tempo ripiglieremo
mo dico che delle cofe da elfo dette fin qui conuengo feco,.
ammetto, che il Mondofia corpo d tato di tutte le dmenyi^fo e. r; &
aggiungo, che come taleeifiane- pone dall'aufioni, e per perfetti/fimo;
cefariamente ordinati/fimo cio diparti con fommo e per- toreefler perfettijjmo ordine tra di loro dfpojle; il quale afiunto no credo dettamente or
amato
chefiaper ejfer negato ne. da voi ne da altri
,

&

&

SIMP. E chi volete voi,che lo neghi? la prima cofa egli d'Arifl.


fiejfo; e poi lafua denominazione non par e hefa prefa d'ai"
fronde, che dall'ordine, che egli perfettamente contiene

%ALV.

Stabilito

dunque cotal principio fi pu immediatamente.

lor

Mondo deuono ejfer di ]tyf oto retwr


natura mobilile impojfibe,cbeimoumentlorofiano ret- -mpoflbilcf

concludere, che, f

corpi integrali del

manifefa ; er Hel Mon-.


^
benorck-,
, chefimuoue dimoto retto , muta luogo , e
J*
eoniin uar.do di muouerfifi va pi, epiufempre allon tanado
dal termine, ond' ei fipart, e da tutti i luoghi, per i qualifucteffuamente ei va pafiando; e f tal moto naturalmente f gli
conuiene adunque egli da principio noti era nel luogo fuo
naturale e pero non erano le parti del Mondo con ordirne
ti,

b altri, che circolari; e la

ragione e

affaifacile , e

imperocch quello

perfetto difpofe :

<SMa noifupponghiamo

quelle ejfer perfet-

tamente ordinate,adunque,come tali, e impofjibile,che habbia- Mot retto


d
no da natura, di mutar luogo,& in confeguenza di muouer- fua natura inJidi moto retto . In oltre ejfendo il moto retto di fua natura finito.,
infinito.)

..

li
Moto

retto

imponbile
natura

jf>

Natura non
intrapende
fare quello ,
che impofi

bileederfae
co.

Dialogo primo

infinito, perche infinita,e indeterminata e la linea retta, eimpo/Jbile,che mobile alcuno habbia da natura principio di muo
uerjper linea retta, cio verfo doue e imponibile di arriuare
non vi effendi termineprejnito; e la natura, come ben dic<L~>
Arifotik medefmo, no intraprende a fare quello ,cbe non pub
ejferfatto, ne intraprende a muouere doue impojfibile aperuenire .
f pur alcuno dicefle , chef bene la linea retta ,
in confeguenza il moto per ejfa eproducibile in infinito , ciol
interminato , tuttauiaper la natura ,per cos dire , arbitrariamente gli ha ajfegnat alcuni termini , e dato ?2aturali infanti a' fuoi corpi naturali di muouerji quelli,io ri/ponder,
che ci per auuenturafipotrebbefauoleggiar e, chefujfe auue-

&

nuto delprimo Caos,doue confufamente,

Moto

retto

& inordmatamento

andauano indistinte materie vagando per le quali ordinare


la natura molto acconciamentejifujleferuita de imouiment
retti, i quali, fi come mouendoicorpiben cojituiti gli difordinano, cosfono acconci ben' or dinar e i prauamente difpo,

forf nel pri-

mo

Gaos*

Moto

retto

accomodato

Jii;

ma,dopo l'ottima difiribuzione

e collocazione

impon-

che in loro ref naturale inclinazione dipi muoutrji di


moto retto, dal quale orafoto neftguirebbe il rimuouerj dal

ordinar corpi mal 'ordina

bile,

Ci.

proprio, e naturai luogo, cio ildifordinarsipojfiamo

dire il moto rettofruire a

pera,

dunque

condur le materieperfabbricar

mafabbricata, ctell',

l'o-

reTiare immobile, b , f mobile,

muouersi folo circolarmente Se per noi non volejjimo dir


con Platone, che anco i corpi mondani dopo Tejferejlatifabbricati, e del tutto fiabiliti,furon per alcun tempo dalfuofattore mejfper moto retto, ma che dopo Fejferptruenutiin certi, e determinati luoghi , furon nuolti vno vno in giro t
pajfandodal moto retto al circolare,doue poi sifon mantenuti, e tuttauia si e onftruano: Pensiero alti/fimo, e degno ben di
Platone: intorno al quale mifouuienehauerfentito decorrere il nofro comune amico ^Accademico Linceo] ef ben mi riOgni corpo costituito per qualsivocorda il difcorfof tale
glia caufa in '/lato di quiete, ma cheper fu a natura sia mobilef
.

<Corpi

monda

ai motti da_
principio di
moto retto , e
poi circolar-

mente fecio
alatone.

Il mobile poquiete
non fi moller quando no
llo in

habbia inclinazione qual


che luogo par
Scolare

poHo

in libert

si

mouera,

tutta voltaper

ch'egli

habbia da>

natura inclinazione a qualche luogo particolare che quandi


,

indifferente tutti, resterebbe nella fiua quiete non


hauendo maggior ragione di muouersi a quefo, che quello.
Dall'hauer queHa inclinazione ne najce necejfariamente,che
egli nelfuo moto siander continuamente accelerando ; e cominciando

e' fujft

. .

Del Galileo.

13

Ilmobilcai

minciando con mito tardifsimo , no acquifiera grado alcuno ce j era ^ mo 2


di velocit, che prima e nonjiapajlato per tutti i gradi di ve- t0 anddo ver
locit minori, o vogliamo dire di tardit maggiori : perch , fo il luogo da
partendifi dallo fiato della quiete (che il grado di infinita-* ue na inclinatardit di moto) non ci ragione niffuna,per la quale debj^^bile par
ba entrare in vn tal determinato grado di velocit, prima,che ten a fi dalla
in vn altro ancor minore , prima, quiete parta-
entrare in vn minore,
molto
ben ragioneuolepafiar prima-> per tutti i gra
che in quello; anzipar
donde ci fi parte e da quelli ai^ dj A" r ^"
quello
per istradi pi Ticini a
* > &
/> Quelle il era
71
ii
ipi remoti ; ma il grado di doueil mobile piglia a muouerji e ^ Q ^- cartg t|

&

*'

quello della

fomma

tardit

cio della quiete

Hora>

infinita

moto nonfifarfe non quando il mo- Mobile non fi


accelera le no
bile nel muouersi acquifta,ne altro e Vacquifofuo,fe no Xauqueja acceltrazion di

uicinarsi al luogo dtsiderato,cioe,doue V inclinazion naturale \

v i c i n ic al

lo tira; e l fi condurr egli per la pi breue, cio,

retta

P affiamo dunque ragioneuolmente dire,

ra, per conferire in

vn

per linea' termina


che la natu-

mobile, prima cofituito in quiete

vna

determinata velocit,Jiferua delfarlo muouerper alcu tematura pe r ift


Stante quejlo difcor- d ur ne l mobi
p, e per qualche fpazio di moto retto
fo,figuriamoci bauer' Iddio creato il corpo, v. g. di Giue, al le_-> qualche
quale babbia determinato di voler conferire vna-tal velocit, S ra ^ *, velcs
a
la quale egli poi debba conferuar perpetuamente vniforme ; j*^ ,- Jl^L
potremo co Platone dire, che gli dejf di muouerji da principio retco
accelerato , e che poi giunto a quel tal grado Velocit vnidi moto retto,
di velocit, conutriiffe ilfuo moto retto in circolare, del qua- forme conuie
moto ree
ne
le pei la velocit naturalmente conuien''effer' vniforme.
SA JR. lofento con gran gufio quejlo difcorfo, e maggiore credo,
chefar doppi, che mi babbiate rimojfa vna dipcult,la quale
tx che io non rtfio ben capace, come di necejjii conuenga , che
vn mobile.partendoj dalla quiete,^ entrando in vn moto al
Trala 5 meJe >
quale egli babbia inclinazion naturale , puffiper tutti i gradi

&

di tardit precedenti, chefono tra qualjiuoglia fegn aio grado ^q di velocit


di velocitai e lo flato di quiete , li quali gradi fono infiniti , fi mediano infiche non babbia potuto la natura contribuire al corpo di Gio- niti gradi d

ueflibito creato ilfuo moto circolare,con tak,e tanta velocit. velocit mmo
SALV. lo non ho detto, ne ardirei di direbbe alla naturala Dio jj atura non
fuffe imponibile

alatamente

il

conferir quella velocit

ma diro bene

imme- conferifce ini


non lofa ; mediatamen -

che voi dite

che de faco la natura

ad effe/ operazione fuora del corfo na- te vn d^rmi


'
aU,ep* mracolofa
Xftttbl
Sagr. <Adunpotrebbe

talch

il

farlo verrebbe

Dialogo primo

14

SAGR* ^Adunque voi credete che vn faffo p artendofi dalla quieentrando nelfuo moto naturale ver/o il centro della-*
te,
f

&

te

Terra-,

paffi per tutti igradi di tardit inferiori

a qualfiuo-

glia grado di velocit i

SALV.

Credolo,anzi ne fonfcuro,eficuro con tanta certezza,che


pojfo render neJicuro voi ancora
SAGR. Quando in tutto il ragionamento d'oggi io non guadagnaci altro, che vna tal cognizione, me lo reputerei per vn>
.

gran capitale

SALV Per quanto mi par di comprendere dal voftro ragionare,


gran parte della v offra dijfcult confi(le in quel douerp affare in vn tempo, & anco breuiffimo per quelli infiniti gradi
,

Il

fljj? 1

k P* r

quiete paflk-

per

tutti i

gra

d di velocit
fenza dimora
re in alcuno .

di tardit precedenti a qualfifia velocit aquijatatadal mobile in quel tal tempo: e pero, prima , che venire ad altro , cercher di rimouerui queffo fcrupolo , che douer ejjer ageuol
cofa,

mentre io vi replico, che il mobile pajfa per

detti

gradi

ma ilpajfaggio e fatto fenza dimorare in veruno; talch, non


ricercando ilpajfaggio pi di vnfolo inalante di tempo, e contenendo qualfuogliapiccol tempo infiniti infanti , non ce ne

mancheranno per ajfegnare ilfuo a ciafeheduno de gl'infiniti


gradi di tardit3 efia il tempo quantofi voglia breue
SAGR. Sin qui refio capace; tuttauia mipar gran coja , che quella palla d'artiglieria ( che tal mifiguro ejfer' il mobile cadente ) che purft vedefender e con tanto precipizio , che in manto di dieci battute dipolso ,pajfer pi di dugento braccia di
altezza;fifia nelfuo moto trottata congiunta cofipicciolgrado di velocit,cbe,fi hauejfe continuato di muouerfi con quello fenza pi accelerar/i t non l'hauerebbe pajfata in tutto vn
giorno
SALV. 'Dite pure in tutto vn'anno, ni in dieci , ne in mille, fi coancoforffenza voflra
me io m'ingegner diperfuaderui,
.

&

contradizione ad alcune affai femplici interrogazioni, ch'io


vifar . Per ditemi, f voi hauete difficult nejfuna in concedere, che quella palla,nello fendere

d maggior impeto,

SAGR.
SALV.

v adiafempre aquijan-

e velocit

Sonodiquefioficuriffimo.

Ef io dir,

che l'impeto aquijlato in qualfiuoglia luogo

delfuo moto,fa tanto, che baflerebbe a ricondurla a quell'altezza dondefipart ,melo concedere/le ?

SAGR,

C'incederzio fenza cotradizione, tuttauolta,che la potejj

applicar

Del Galileo.

if

applicarfenz'ejfer impedita tutto il fuo impeto in quella fola


operazione di ricondurfe medefima,b altro-eguale afe-, a quella mede/ima altezza; comefar ebbef la Terrea fujfeperforata II mobile gri
per il centro , e che lontano da ejfo cento, o mille braccia fila- ue fendendo
fciajfe cadrla palla-, credojcuramente, che ella pafferebbeol- J* lattante 3
tre al centro, falendo altrettanto, quanto fefe ; e cosimi mo- r C ondurfi ia
jra l'ejperienra accadere d'vnpefo pendente da vna corda , altrettanta al
j

che rimofo dal perpendicolo che e ilfuo fiato di quiete , e lafiato poi in libert, cala verf detto perpendicolo, e lo trapaf
fa per altrettanto fpazio ; folamente tanto meno, quanto il
,

contrafto dell'aria, e della corda

di altri accidenti l'impedi-

fono AIofframi l'ijejfo l'^Acqua,chefendendo per vn


.

ne,

tezza.

sifo-

rimonta altrettanto, quanto fu lafuafcefa .

SALV.

Voi perfettamente di/correte .


perch'io so, che
uete dubbio in conceder, che lacquijio dell'impeto Jia

non bamedian-

V allontanammo dal termine donde il mobilefiparte , e l'auil fuo moto , barete voi difJcult nel concedere, che due mobili eguali, ancorch fendente

uicin amento al centro, doue tende

ti

per diuerfe

linee ,

fen^a veruno impedimento facciano ac-

quifio d'impeti eguali


trofa eguale i

tuttauolta,che l'auuicinamento al cen-

SAGR. Non intendo bene il quefto


SALV. Ali dichiarcr b meglio colfegname vnpoco difgura;per
.

noter quejali
nea <-A. B. paralicia

^St-

all' or i-

zonte,efopra

il

punto B. drizzer

la perpen-

dicolare B.C. e

poi congiugner qrafa incli-

nata C. A. Intendendo bora la linea Q.iA. ejfer'vn piano inclinato efquifll amenze pulito, e duro, [opra il qualefenda vna palla pevfettammte rotonda , e di materia durijjma ,
vnafmilv^
fender ne liberamenteper la perpendicolare C.B. domando
f
voi conceder efte, che l impeto dellafendenteper il piano C.A.
giunta , che lafufle al termine lA.potelfe effere eguale all'im-

&

peto acquiftato dall'altra nelpUtQ Bdoppo lafcefaper laper-

pen dicolar e

C.,3,

Sagralo

Dialogo primo

16
SAGR.

Impeti fono
bfli

eiualm-

te auuicinatifi

al centro.

Sopra
le

fi

il

mo-

mobUe^

ft-fermo.

Io eredo rifolutamente di s : perche in effetto amenduefi


j no auuicinate al centro egualmente^ per quello, chepur hora ^ conceduto gl'impeti loro farebbero egualmente bafianti
a rie ondur loro fefie alla medefima altezza.
SALV. Ditemi hora quello, che voi credete , chefacejfe quella medefima palla pofata fuipiano orizontale <A. B.
SAGR. Starebbe ferma,no hauedo effo piano veruna inclinazione.
SALV.
fui piano inclinato C.^A. fenderebbe ma con moto
pi lento, che per la perpendicolare C.B.
SAGR. Sono fiato per rifponder rifolutamente di s parendomi
pur necejfario , che ihnotoper la perpendicolare C. \B. debba
ejfer pi veloce , che per l'inclinata C. <-A. tuttauia , JL~j
quejloe, come potr il cadenteper inclinata,giunto al punto
^A. hauer tanto impeto , cio tal grado di velocit , quale , e_/
quanto il cadente per la perpendicolare haur nel punto Bi
queHe due proporzioni, par che fi contradicano
SALV. ^Adunque molto pia viparrfalfo ,fe io dir , che afiolutamente le velocit de' cadentiper laperpendicolare,e per l'inclinatafiano eguali: epur queja e proporzione verijfma ,fi
come vera quefia ancora, che dice , che il cadente fi muouz_j
pf V elocemen-

Ma

'

Velocit Der
il piauo indi
nato eguale^

alla velocit

moto per 1 a.^


perpendicol3
re pi veloce,
che perinclinata.

> dicolare, e heper

la inclinata.

$AG.

Quelle al mio

orecchio JTuona

no proporzioni contradittorie,<& alvo/ir'o


Sig. Simplicio?

SIMP. Et a me par l'iftejfo

ff
-"

SALV. Credo, che voi mi burliate , fingendo di non capire quel


che voi intendete meglio di me {pero ditemi Sig. Simpl. quando voi v'immaginate vn mobile efier pi veloce a" vn altro,
che concetto vi figurate voi nella mente i
SIMP. Figuromi l'vnopajfar neliifieffo tempo maggiorefpazio
dell'altro; b vero pafiare fpazio eguale, ma in minor tempo.
SALV. Benijmo; e per mobili egualmente veloci , che concetto vi
figurate

SIMP.. Figurami,

chepajjtnofpazj eguali in tempi eguali.

%alu.Enon

f*

SALV.

Del Galileo
E non altro concetto, che quefio i

SIMP.

Quefio mi par
guali .

17

che fia la propria definizione de moti c-

SAGR. Aggiungiamoci pure

quefialtra di pi ; cio chiamarji


ancora le velocit ejfer' eguali, quando gli Jpazj pajfati hanno la medejma proporzione, chei tempi, ne' qualifon pajfati,
e far definizionepili vniuerfle .
SALV. Cosi e, perche comprende gli Jpazj eguali pajfati in tempi
eguali, e gl'ineguali ancora pafsati in tempi inegualit prporzionali a efsiJpazj. Ripigliate bora la medefimafigura,

Velocit dico
fi

eguali qua*

do

gli

& np

il concetto, che vifigurate del moto pi veloce.di*


temi perche vipare, che la velocit del cadenteper C. 'B.fia-*
maggiore della velocit dello fcendente per la C. A.
SIMP. Farmi, perche nel tempo, che'l cadente pajfer tutta la C.
e
B. lofcendentepajfer nella C. <A. vna parte minor della*

applcadoui

C. B.

SALV.

Cosfi; e cosfi verifica , il mobile muouerfi pi veloce*


mente per la perpendicolare, che per V inclinata Con/iderate
oraje in quefta medefimafigurafipotefie in qualche modo ve
.

rificarc l'altro concetto, e

trouare , che

mobili fujfero egual*

mente veloci in amendue le linee C.A. C.B.


SIMP. Io non ci so veder coja tale , anzi pur mi par contrad*
zione al gi detto .
voi , che dite Sig. Sagr. Io non vorrei gi infegnarut
quel, che voi medefimi fapete , e quello di che pur bora mi ha*

SALV.

uete arrecato la definizione

SAGR. La defizione, che io ho addotta e fiata

che

mobilifi p

fan chiamare egualmente velocitandogli Jpazjpajfati da


loro hanno la medefima proporzione, che i tempi, ne qualigli

pafano: per a voler, che

la definizione hauejfe luogo nelpre-

che il tempo della Jcefa per C. A. al


tempo della caduta per C.B.h&uejfe la mede/ima proporzione che lafiefa linea C.%A. alla C.B. ma ci non so io intender, chepojfa ejfere tuttauolta che il moto per la C. l.fia
pi veloce, che per la C.A.
SALV. E pur Sforza, che voi V intendiate. Ditemi vnpoco;quefii
moti nonji vann' eglino continuamente accelerando i
SAGR. Vannofi accelerando : ma pia nella perpen dicolare , ch^>

fente

cafo, bifognerebbe

nell'inclinata.

SALV.

Ma quefia accelerazione

nella perpendicolare e ella pero

tale

Ipazj

P al^ aa fon F ro
n * tiai
e

Dialogo primo

18

comparazione di quella dell'inclinata , che prefe due


parti eguali in qualfuoglia luogdi effe linee,perpendicolare,
e inclinata, il moto nella parte della perpendicolare Jia femprepiu veloce, che nella parte dell inclinata
SAGR* Signor no : anzi potr io pigliare vno fpazio nell'inclinata , nel quale la velocitja maggiore affai , che in altrettanto
fpazio pr e nella perpendicolare , e quejofar-, f lo fpazio
nella perpendicolarefar prefo vicino al termine C, e nell inclinata, molto lontano ,
SALV. Vedete dunque, che la proposizione, che dice, il moto per la
perpendicolare epi veloce , cheper linclinata,non fi verifica
vniuerfalmente , f non de i moti, che cominciano dalprimo
termine, cio dalla quiete ;fenza la qual condizione la proporzione farebbe tanto difettofa, che anco lafua contradittoria
potrebbe ejfer vera; cio, che il moto nell'inclinata, e pi velotale in

ce, che nella perpendicolare: perche e vero, che nell'inclinata*


pojjiamo pigliare vno, fpazio pajfato dal mobile, in manco
tempo, che altrettantofpazio pajfato nella perpendicolare
Hora, perche il moto nell'inclinata in alcuni luoghi pi vein altri meno , che nella perpendicolare , \adunque in
loce ,
alcuni luoghi dell'inclinata il tempo, del moto del mobile , al
tempo del moto del mobile, per alcuni luoghi della perpendicolare, haur maggior proporzione che lo fpazio pajfato , allo
in altri luoghi la proporzione del tempo, al
fpazio paffato',
tempo far minore di quella dello fpazio, allo fpazio Come.
per efempio partendoji due mobili dalla quiete , ciodalpuntd

&

&

C.vno perlaperpe-

^C

dicolare C..B. e l'ai-

tro per l inclinata


C*A. nel tempo, che
nella perpendicolare
il

mobile haur pafE. lai

fata.tutta la

tro haur paflata la


^
C.T. minore. E pero **%per
C.
T.a
tempo
il
tempo per C:B. (che gli eguale) har maggior proporzione,
[

chela linea T.C. alla C.B,eJ/endo , che la medefima alla minore ha maggior proporzione, che alla maggiore
per loppfiiOi quando nella Q % ^4. prolungata quanto bifognaffe.,fi
.

prendejfe

Del Galileo 7

19

prendejfe vna parte eguale alla C.B. mapajfata in tempo pia


breue , il tempo nell'inclinata al tempo nella perpendicolare
bar ebbe proporzione minore, che lofpazio , allofpazio . Si
dunque nell'inclinata , e nella perpendicolarepojfiamo inten-

der efpazj, e velocit tali , che le proporzioni tra efiifpazjfianoj e minori) maggiori delleproporzioni de* tempi;pojjiamo
ben ragioneuolmente concedere , che vifieno ancofpazj per i
quali i tempi de i mouimenti ritengano la medejma proporzione, cbcglifpazj

SAGR.

Gi mi [enfio leuato lo fcrvpolo maggiore

ejfer

non filo pofibile ma

reua

vn

contraddittorio:

dir necejfario

e comprendo

quello

che

mipa-

ma non per intendo per ancora

che

<vno di queji cafipoj/bili, necefiarjfia queJlo,del quale hab*


biamo bifogno diprefente; s che verofia , che il tempo della*

fcefaper C.<-A. al tempo della caduta per C.B. habbia la medesima proporzione,cbe la linea C.<A. alla C.B. ondee'fipof
fafenza con tradizione dire , che le velocit per la inclinata*
C.A. eper la perpendicolare C. B.Jeno eguali
SALV. Contentateuiper bora , ch'io v'habbia rimoffa l'incredulit; ma la faenza afpettatela vn'altra volta, cio quando vedrete le cofe dimojrate dal nofiro accademico intorno a i moti
locali: doue trotterete dimofrato , che nel tempo , che'l mobile
cade per tutta la C.B. V altro fcende per la C.^A.fino al punnel quale cade la perpendicolare tirataui dal punto B*
to
eper trottare doue il mede/imo cadente per la perpendicolare
fi trouerebbe , quando l'altro arriua al punto *A. tirate da
e/so <A. la perpendicolare /opra la C.^A. prolungando e/sa, e
la C.B. fino alconcorfi:e quello far il punto cercato. Intanto vedete , come e vero , che il moto per la C.B. e pi veloce ,
che per l'inclinata C.kA. (ponendo il tei mine C per principio
de' moti de' quali facciamo comparazione perche la linea*
)
C. B. e maggiore della C.T. e l'altra da C. fino al cuncorj
della perpendicolare tirata da Afopa la C.A. e maggiore della C.A. e pero il moto per efsa e pi veloce, che per la C.A. ma
quando noi paragoniamo il moto fatto per tutta la C.A. non
con tutto' l moto fatto nel medefimo tempo per la perpendicolare prolungata, ma e olfatto in par te del tempo per la fola
parte C.B. non repugna, che il mobile per C. o4. cotinuando
di fendere oltre al T.pojfa in tal tempo arriuare in <A. che
qualproporzionefitroua tra le linee C.utf. CB. talefia tra)

'.

effi

Dialogo primo

2,0

l ora ripigliando il nojro primo propofito, cht~>


e^fi tempi
era i moftrare, come il mobile grane partendofi dalla quiete
pajfa fcendendoper tutti i gradi di tardit precedenti a qualfiuoglia grado di vdocit , eh egli acquii , ripigliando la medejma figura ricordiamoci, cije eramo conuenuti, che il cail defeendente per l 'inclidente per la perpendicolare G.H.
nata C. A. nei termini B.A.fitrouaJfro hauere acquijati
eguali gradi divelocit: horafeguitando pi auanti. non cre.

&

do, che voi habbiate diffcult veruna, in concedere , che/opra


un'altro piano meno eleuatodi A.C. qual farebbe v.g. D.A.
il moto del de/tendenteJrebbe ancora pi tardo, che nel piano C. A. Talch, non e da dzibitar punto r chejipojjano notar
giani tantopocoeleuati fopra l'orizonte A.\B. e he' l mobile ,
cio la, medefima patta in qualjuoglia lunghijjmo tempo fi

condurrebbe al termine, A. giacche per conduruifiper ilpiano

B,A.non hafia

^a

tempo infinito:
il moto fifa,
femprepi lento, quanto la~
decliuit e minore infogna

&

..

dunque

necefi

fariamente cofefiare

poterfi

fopra il termine E. pigliare vn punto tanto ad ejfo B. vicino , che tirando


da ejfo al punto A. vn piano , la palla non lo pafiaffe ne anco
in vn'anno . Bifogna bora, che voifappiate,che limpetojcio
il grado di velocit^ he la palla
fi troua hauere acqui/iato quado arriua al punto A. e tale , che quando ella continuaff di
muouerft con. queflo medefimo grado vniformemente } cio
fenza accelerar/i, o ritardar/i; in altrettanto tempo r in quanto e venuta per ilpiano. inclinato. } pajferehbe vn.ojpazio lungo il doppio delpiano inclinato ; cio (per efempio ) f la palla hauefle pajfato ilpiano. 'D.A. in vn bora r continuando di
muouerfi vniformemente con quel grado di velocit , che ella
fi troua hauere nelgiugnere al. termine A.pajferebbe in vn~~>
ora vnofpazio doppio della lunghezza D.A. e perch (come
dicemmo) i gradi di velocit acqufiati,
i punti B.A.da

mobil

Del Galileo;

ai

theJipartono da qua Ifiuoglia punto prefo nella perpendico*


lare C.B. e che fendono, l'vno per ilpiano inclinatoci' altro
per e/laperpendicolare fon fempre eguali: adunque il cadente
per la perpendicolarepub partirfi da vn termine tanto vicino
al B. che l grado di velocit acqui/iato in B. nonfujfe baflante ( conferuandofi fempre l'ifiejfo) a condurre ti mobile per
vno fpazio doppio della lunghezza delpiano inclinato in vn'
anno, ne in dieci , ne in cento . Pojfiamo dunque concludere , che f e vero, chefecondo il corfo ordinario di natura vn
accidentarif,
mobile, rimo/fi tutti gl'impedimenti efierni ,
fi muouafopra piani inclinati con maggiore , e maggior tardit, fecondo, che inclinazionefar minore, s chefinalmen-

&

'

te la tarditfi

conduca a efere infinita, che e quandofifinifet

l'inclinazione, e s'arriua al piano orizontale; ef veropari-

mente,che al grado di velocit acquiftato in qualche punto del


piano inclinato sia eguale quel grado di velocit , chefitroua
hauereil cadete per la perpendicolare nelpuntofegato da vna
parallela all'orizonte, chepajfaper quelpunto delpiano incli71 ato,bi fogna di necejfit confeffare , che il cadente partendofi
dalla quiete,pafa per tutti gl'infiniti gradi di tardit, e che in

confeguenza, per acquifiar'vn determinato grado di velocit,


bifogna,cb 'e fi muouaiprimaper linea retta, defeendendo per
breue,o lungo fpazio,fecondo,che la velocit da acquifiarfi do-

ur e/fere minorer maggiore,e fecodo,chelpiano, jul qualefi


fcdefar poco ,o molto inclinato; talch pu darfivn piano co
fipoca inclinazione, che,per acquifarui quel talgrado di velocit, bifognaffeprima muouerfiper lunghifiimofpazio,& in

ndpiano orizontale qualfifia velonaturalmente mai auuenga, che il mobile gi mai vi fi muouer: ma, l moto per la linea orinzuntale ,ce non e decime , ne eleuaja , e moto circolare intorno al
centro, adunque il moto circolare non s acquifera mai naiutalmente Jfenza il moto retto precedente ma bene acqzafiaio
r r
iche e sijiaji continuer egli perpetuamente con velocita vi.iforme, lo potrei dichiararui, <& anco dimojh a? ui con altri
difeorfi, qutft medefimt verit , ma non voglio intet rimper
configran cl.grej/.oniilprincjpalnofiroragiOhminto, e pi,
Itrngbijjmo ttmpo;s che

cita

non

s'acquister

con altra occafione ; e ma/j, me , che Lciaji


venuto in qi.efio propofito,non per ftnuirjene per vna dimoftrazion muffarla, ma per adornare vn concetto Platonico:
tolto ci ritorner

al

Mote circola*
re

ncn

aic

Ci

natia
lcn?a

ll

a
niat

rr.tnte

,j

moto

reuo {recede

Moto circolar

-^

vnuor"

Dialogo primo

zz

al quale voglio aggiugnere vr? altra particolare offeruaziont


pur del nojro accademico , che ha del mirabile . figuriamoci
tra i decreti dd diurno architetto , ejfer efiato penfiero di crear

Mondo quefii globi , che noi veggiamo continuamente


muouerj in giro, ir hauere fabilito il centro delle lor conuer-

nel

Joni

& in

ejf> collocato il

bricati tuttii detti ghb nel

Sole immobile

r bauer poi fab,


medefimo luogo , e di l datali in-

clinazione di muouerj , discendendo ver/o


acquijlajfero quei gradi di velocit-,

il

centro , finche

chepareua alla [medefima

mente diuina: li quali acquifiati fujfero volti in giro, ciafcheduno nelfuo cerchio , mantenendo la gi concepita velocit :
fi cerca in quale altezza , e lontananza dal Sole era il luogo
doue primamente furono effiglobi creati: ef puh ejfer 3 ch<L->
lacreazion di tuttifuffe fiata nellifiejfo luogo Perfar queJla inuej>gazone,hijogna pigliare da i pi periti Afironomi-,
le grandezze de i cerchi, ne i qualii Pianetifi riuolgono, e parimente i tempi delle loro reuoluzoni : dalle quali due cognizionifi raccoglie quanto v.g. il moto di Gioue pi veloce
del moto di Saturno ; etrouato ( come in effetto e ) che Gioue
fi muoue pia velocemente, conuiene, chejendofi partiti dalla
medefima altezza, Giouefiafeefopi, che Saturno fi come
purefappiamj ejfere veramente ejfendo VQrbefuo inferiore
venendopiu auanti , dalla propora quel di Saturno
zione, che hanno le due velocit di Gioue-, e di Saturno, e dalla difianza,che e tra gli Orbiloro,e dalla proporzione dell'accelerazion del mota naturale > fi pu ritrouare in quanta al.

..

Grandezze de

porzioiutam
te all' Ter diIte fi dal

mede

tezz%,e hntanaza dal centro delle lor reuoluzjonifujfe il luogo donde fipartirono.Ritrouato,efiabilito quefioj cerca f
Marte fendendo di lfino alfuo Orbe,fitroua,che la gran>

gliorbi,e velo
cica dei moti
dei Pianeti rif

poniono pro-

Ma

dezza

dell'Orbe, e la velocit del

&

moto cuengono con

quello

il fimilefi fa della Terra , di


che dal calcolo ci vien dato
Venere, e di Mercurio, de i quali le grandezze de i cerchi , e le

velocit de

moti faccofiano tanto projjmamente a quel , che

ne danno i computi, che

coja

marauiglioja

SAG R. Ho con e/Iremogufofentito quejlopenfiero, ef non,ch'io


credoyche

ga,

far quei

il

calcoli precifamentefarebbe

e laboriofa, eforf

troppo

difficile

da

ejfer

imprefa luncomprefa da me-,

ve ne vorrei fare infanza


L'operazione e veramente lunga , e diffcile , ? anco non
m ajjtcurerei di ritrouarla cast prontamente , ppro l<% riferbevemo
io

SALV-

Del Galileo

23

remo ad vr altra volta; e per bora ritorneremo alnoBroprU


rno propn/ito, ripigliando li,di doue digredimmo , che f beri
mi ricorda, eramo fui determinare , cime il moto per linea-*
retta non pub effer di zfo alcuno nelle parti del Al ondo bene
ordi /late; efeguitauamo di direbbe no7i cgs auuiene de imo,

'

tomenti circolari; de i quali quello, che efatto dal mobile infe


fiefib,gi lo ritien fempre nel mede/imo luogo, e quello che coduce il mobile per la circonferenza d'vn cerchio intorno al
fuo centrofiabile, ejffo, non mette in difordine ne se, ne i cir- .,
conuicini;imperoccb' tal motoprimieramente efinito,e termi-

...

1^

e ter,
minati non di

ri

nato, anzi non purfinito, e terminatola non epuntoalcuvltimo termine fordinanole^


no nella circonferenza, che nonfia primo,
^"
artl
della circolazione ; e continuandoji nella circonferenza aff- P

&

gnatagli,

per

laficia

tutto

il

refio,dentro ,

efuori di quella

libero

j*j^j

moto c

mai colare- ogni


il mobilefempre fi punto della-

bifogni d' altri, fenz' impedirgli, b difordinargligi

Quefio ejfendo vn mouimento , chefa, che


parte, efempre arriua al termine, pu primieramente effofolo circonferzae
P nncl P 10 > e ~
effer e vniforme , imperocch l'accelerazione del motofi fa nel
mobile quando e' va verfo il termine,doue egli ha inclinazio- Moto circola
il riiardamento accade per la repugnanza,cb 'egli ha di re folo vnifor
ne,
allontanarsi dal medesimo termine, e perche nel me
partirfi,
moto circolare il mobile fempre si parte da termine naturale, e

&

fempre

&

si

gnanza

muoue verfo il medesimo adunque in


,

lui la repu-

e l inclinazione fon fempre di egualiforze

quale egualit ne

rifinita

dalla*

vna non ritardatale accelerata ve- Moto

circola

Vvniformit del moto Da quefia vniformit , e re pu contidaW effir terminato , ne pub feguire la continuazion perpe- nuarfi perpetua ccl reiterarfempre le circolazioni,la quale in vna linea tuameHte
in terminata ,
in vn moto continuamente ritardata ,b ac to retton
celerato non si pub naturalmente ritrouare; e dico naturai._
mente, perche il moto retto, che si ritarda e il violento ,che non menfe eflr p
pu efier perpetuo ,e l accelerato arriua neceffariamtnte al ter- petuo.
mine fi vi e ;e f non vi e, non vi pu ne anco eJfrmoto }
pache la natura non muoue doue imponibile ad arriuare
Concludo per tanto ilfolo mouimento circolare poter iatu- Moto retto af
ralmente conuenireai corpi naturali integranti l'vnimrfo, e fegnato a icor
nat iralj F ei
:ituiti nell'ottima di[posizione;^ il retto al pia, che sipoffa Pi
ridurli all'or.
\
a
t?
*
j
fi
*
r
j-naire ejlere ajsegnato dalla natura a ijuoi corpi e parti diejfi ^ne p er fetto
qualunque volta si ritrouaj]ero fuori de' luoghi loro cofiitui- quando ne ria
te aipraua deposizione, e pero bifiognofic di ridursi per la pi no nmoffi
locit, cio

&

"

i'

B 4

breue*

Dialog primo

24.

breueallo flato naturale

Di qui mi par

che affai ragion e-

uolmente sipoffa concluder^, cheper mantenimento dell'ordine perfetto tra le parti del Mondo bifogni dire che le mobili
sieno mobilifolo circolarmente, ef alcune ve nefono, che circolarmente non si muouano , quejie di neceffit sieno immobili: non effendo altro , fatuo , chela quiete , e'I moto circolare
atto alla conferuazione dell'ordine . Et io non poco mi marauiglio, che Arijloiile, il quale pureJim che l globo terre,

La
la

quiete fo-

il

moto

circolare atti
alla coferua-

zion dell'or*
dine.

Jirefuffe collocato nel centro del mondo , e che quiui immobilmente si rimaneffe , non diceffe , che de corpi naturali altri
altri immobili;e mafjime hauenerano mobili per natura,

&

natura efier principio di moto, e di quiete,


SIMP. lArtJiotile, come quello,che non siprometteuadelfuo ingegno, ancorch per fpicajfimo > pi di quello , che si conuienet

do gi definito

Xe

fenfateef-

perienze fide
xoao ancepor
re a i difcorfi
vniani.

Chi nega

il se
fo,merita d'ef
ferne prillato.

II fenfo magran
i

lira

muoueru
nero, e
gieri al

al
leg-

con-

cane.

la

JUmo nel fuo jilofofare

, chele fenfate efperienze sidouefseroanteporre a qualsiuoglia difcorfo , fabbricato da ingegno limano, e di/se, che quelli, che hauefsero negato ilfenfo, meritauano di efser gafiigati , col leuargli quel talfenfo ; bora , chi
quello cos cieco, che non vegga leparti della Terra, e dell'Acqua muouersi,come graui, naturalmente all' ingi;cioverfo
il centra dell' vniuerf,aJsegnato dall' ijiefsa natura perJne,e
termine del moto retto deorso>e no vegga parhnete muouersi
UFuoco,e l'Aria all' ins rettamente verfo ilconcauo dell'Orbe litnare,come a termine naturale del moto furfum/e vedendosi tanto manifejlamente quefo , &" efsendo noi sicuri, che}
cadem eli ratio totius,& partiurn, come nojideue egli dire
efser propofzion verar e manifefa,che il mouimeto naturale
della Terra e il retto ad mediti,? del Fuoco il retto a medio.
SALV* In virt di quefo voflro difcorfo al pi , al pi , che voi
potefie pretenderebbe vifufse conceduto, che, fi come leparcio dal luogo doue effe
ti della Terra rimofse dal fuo tutto
naturalmente dimorano , ciofinalmente ridotte inpraua^
e difordinata di/posizione, tornano al luogo loro fpontaneam'ente > e pero naturalmente con mutamento retto cos
(conceduto , che eadem ft ratio totius,
partium.) si potrebbe inferire, che rimofsoper violenza il globi) terre/ire dal
luogo a/segnatogli dalia natura, egli vi intornerebbe per linea
retta . Quefo,come ho detto e quanto alpiu vi sipotefse concedere, fattaui ancora ogni forte d'ageuoezza; ma chi volefse
fiusder con rigore quejie partite, prima vi negherebbe, che le
parti
,.

&

1 grani defcldenti

biofe

nano

dtib-j
fi

di
recto*

m -tomoto

Del

Galileo."

parti della Terra, nel ritornare al fuo tutto t $mottefsero per


linea t etta, e non per circolare, altra misia , e voifcuramete bau enfe, che fare affai a dimq/rare il con trario , consta
apertam en te in ten derete nelle rifpofte alle ragioni, ^7 zfperienze particolari addotte da Tolomeo , e da Arifictile . Secondariamente, f altri vidiceffe, che le parti della Tetrafi muouono,nonper andar' al centro d.el Mondo, ma per andare a riw
nirficol [no tutto , e che per ci hanno naturale incili, azione

verfo il centro del globo terrejre,per la quale inclinaziows


1
tonfpirano aformarlo, e e mferuarlo, qual'altro tutto,e qual
altro centro trcuereje voi al Mondo , al quale Unter globo Terra sferica
terreno , ejfendone rimojfo , cereaff di ritornare , onde la ra- per la cofpira
gion del tutto ufffimile a quella delle partii Aggiugnete,che z 10 " <! elle P a *
ni Ariilotile, ne voi, proueretegi mai, che la Terra defaio
Ja nel centro dell' vniuerfo; ma, ffipu ajfegnare centro al- s i e pi p ro *
cuno all'vniuerfo , iroueremo in quello ejferpi prejo collo- babilmtenel

'

centro dell'ycome nelprogrejfo intenderete .


iuei
c ^* 8
dal cofpirare concordemente tutte le parti della** "
^
Terra aformare ilfuo tutto, nefegue,che effe da tutte le parti
con eguale inclinazione vi concorrano, epervnirfialpi,cht

cato

H or

il

Sole,

a, fi come

fiapojjbile infeme

sfericamente vifi adattano ^perche

non

Solergli altri corpi mon


dani jjiano e(fi ancora difigura rotonda , non per altro , che
per vn concorde inftinto , e concorfo naturale di tutte le loro
parti componenti? delle quali , f tal' ora alcuna per qualche"Natttffij In
violenza fujfe dalfuo tutto feparata , non e egli ragioneuole clonazione del
tu
artl
// credere, che fpontaneamente , e per naturale infinto ella vi *| P

doniamo noi crederebbe

la

Luna,

il

ritornerebbe

& in quefio modo concludere

che'l

moto

retto

"

| andare a

competa egualmente a tutti i corpi mondani l


j j or
SIMP. E' non e dubbio alcuno,cbe come voi volete negare nonfollmente i prinapj nellefeienze, ma efperienze manifefe,
i
fnfiftefji, voi non potrete gi mai ejfer conuinto , rimojfo
da veruna oppinione concetta;
io pia lofio mi quieter
(perche con tra negantes principia no eftdifpiuandnm)

centri

&

&

tbe perfuafo in virt delle voflre ragioni .

Eflandofu

le c-

fe da voi pur bora pronunziate (gi, che mettete in dubbio


infino nel moto de i grani fefia retto, no) come potete voi
mai ragioneuolmente negare, che le parti della Terra,cioe,che Moto retta di
le materie grauiffme dejcendano verfo il centro,con moto ret- l graui com,

to,fe lafciate

da vna

altiffima

Torre }

le

cui paretefono dirti- ?


tifjime^

le *

da * en "

Dialogo primo

a piombo , effe gli vengono per cos direi


lambendo , e penocendo in terra in quel medejtmo punto cu*
capello-, doue verrebbe a terminare il piombo , chependeffe da
vnofpago legato in alto mi per l'appunto, ondefi lafci cadere
ilfaffo non e queflo argomento pi , che euidente cotal [moto
tffme, e fabbricate

Argomento
d'Ariftot. per

prouar , che
graia

fi

muo-

uono per andare al centro


deH'vniuerfo.

I graui fi muo
nono al centro della Ter-

ra per accids
Cercar quello che fegui-

rebbe doppo
vn' imponibile vanit.

Corpi

celelti

116 fon

ne gra

ui

ne *?SQ e ~

ejfer retto , e verfo il centro ? Nelfecondo luogo voi reuocate


in dubbio, f le parti della Terrafi muouanoper andar, come
afferma Ari/ioti le , al centro del Mondo , qua/i che egli non
Vioabbia concludentemente dimoflrato per i mouimenti contrarj,mentre in coiai gufa argomentaci mouimento de i grani e contrario a quello de i leggieri , ma il moto dei leggierifi

vede effer dirittamente alVmsu, cio verfo la circonferenza*


del Mondo , adunque il molo dei graui rettamente verfo il
accade per accidens, che efa verfo il
centro del Mondo:
erratotele queflofi abbatte ad ejfcre vnito co
centro della
quello
Il cercar poi quello 3 che faceffe vna parte del globo
Lunare, b del Sole, quando fuffefeparata dalfuo tutto, va3
nit; perchefi cerca quello, chefeguirebbe i'n confegueza d'vn
impojfibile; attefo che, come pur dimofra Arifoiile i corpi ce-

&

lfifono impajfbili, impeneirabilh infrangibili; s che nonfi


pub dare il cafoie quandopure ej?deff,e che la partefeparata
ritornaffealfuo tutto , ella non vi tornerebbe come graue,
leggiera, che pur il medefmo Arifibotileprona , che i corpi celefti non fono ne graui, ne leggieri
SALV. Quanto ragioneuolmente io dubiti ,fe i grauifi muouano

comepufora ho
quando efaminero queflo argomento particolare. Circa
il fecondo punto, io mi merauiglio , che voi habbiate bifogno ,

per

linea retta, e perpendicolare, lofentirete

detto,
3

Paralogifmo d' Ariflotile vi[fa /coperto , effendo per /L->


fieffo tanto manifeflo; e che voi non vi accorgiate , che Ariftofile fuppone quello, che in quiflione: pero notate
SIMP. Digrazia Sig. Salutatiparlate con pi ri[petto d'Ariflotile .Et a chi potrete voi perfuader gi mai, eh e quello, che e (iaammirabile efplicator della forma Siloto il primo, vnico,
Arifr.nonpu
degli Elenchi, de i modi di conodella
dimoflrazione,
gijlica,
equiuocare ef
fendo inuenfere i Sofismi, i Paralogismi, '& infomma, di tutta la Logica,
tor della Loequiuocaffepoifigrauemente infupporper noto-, quello , che
che

&

gica

e in

quiflione! Signori bifogna

prima

intenderlo perfetta-

mente , epoiprouarji a volerlo impugnare


SAL V> 'Signor Simplicio noijiamo qui ira noi difeo rrendo fami.

Uar-

Del Galileo.

2.7

Ilarmente per nueBgar qualche verit ;io notrhar maiper


malerbe voi mipalejiate i miei errali, e quando io non lauro
confeguita la mente d'AriJlotile.riprendettmipur liberamente, che io ve ne baro buon grado . Concedetemi in tanto , che

rifponda ancora alcuna coche la Lcg.ca coirne bedicenoui,


a
le
vltime
parole,
voflre
fa
nifimofapete, l'organo col qualejj lojofa ;n,af cerne pu
io efponga le mie dijficult,e ch'io

effer,

che vn'artefice fa eccellente

m flbncare crgani,ma in-

dotto nelfaperglifonare, cos pu ejlr'vngran logico,ma poco e (per o neljaperfifet tur della Logica;Ji come ci fon molti ,
che fanno per lo forno a mente tutta la poetica-,

e fon poi

in-

felici nel e omp or

quattro verjifolamte : altri pojfeggono tutti i precetti dd Vinci , e non faprdber poi dipignere vnofgOr
bello
Il fonar l'Organo n on s'impara da quelli , che fanno
far' Organi, ma da ctAgL safonai e: la Foefia s'impara dalla)
contmua lettura de' "Poeti : il dipignere s'apprende col continuo difegnare e dipignere : il dimofirare dalla lettura de i
alematici foli,e non
libri pieni di dimojhazioni, che fono i
i Logici . Ora tornando alpropqfto dico, che quello , che vede Criftotile del moto de i corpi leggieri e ilpartirf il Fuoco
da qualun que luogo della fuperjicie del globo terrejlre,e dirit.

tamente dfcojarjene, falcndo in alto; e queflo e veramente


muouerfi verfo vna circonferenza, maggiore di quella della
Terra ; anzi il mide/imo Arijlotile lofa muouere al concao
della Luna; ma,che tal circonferenza fa poi quella del Mondo, concentrica a quella ,f che il muouerfi verfo quefla ,fia
vn muouerfi anco verfo quella del Mondo; ci non fi pu affermare, f prima nonfifuppone che'l centro della 1 erra~->> ParaWfmo
dal quale noi vediamo difcoflarfi leggieri afcendenti , fia il d'Anftoc. nel
medefmo, che'l centro del Mondo,che quanto dire, che' Igl- prouar la Ter
ho terreftrefia cofituito nel centro dd Mondoiche e poi quel- el ^r nel ce
tr0
Mocto.
lo , di che noi dubitiamo , e che Ariflotile intende diprouare .
queflo direte, che nonfia vn manifflo Paralogifmo l
SAGR. Queflo argomento d' ariflotile mi eraparfo anco per vn'
altro ri/petto mancheuole, e non concludente, quando bene
f
,

che quella circonferenza , alla qualefi muoue


,
rettamente il Fuoco ,fujfe quella , che racchiude il ^Mondo .
Imperocch, prefo dentro a vn cerchio non folamete il centro,

gli concedeffe

ma

qualfiuoglia altro punto

quello

ogni mobile , che partendofi da


, e verfo qualfiuoglia parte >

cammmerper linea retta

fenza

Dialogo primo

Sciioprefi il

Paralogifmo
d'Ariftoc. per
vn'altro verfon

,,

fenz'alcun dubbio andr ver/o la circonferenza, e cotnuatt


do il moto vi arriuer ancora;fi che ver'i/fimo far il direbbe
egli verfo la circonferenza fi muoua: ma non far gi vero
che quellOfCbe per le medefime lineefi moueffe con mouimento
contrario, vadia verfo il centro, f no quado il pUto prefofujfe
fijejfo centro j) chl motofujfefatto per quellafola linea ,cae,
prodotta dalpunto affegnato fpajfa per lo centro . Talchi il
dire: il Fuoco mouendofi rettamente va verfo la circonferenza del Mondo, adunque le parti della Terra , le quali ,per le
medefime lineefi muouono di moto contrario, vanno verfo'l
eentro del Mondo, non conclude altrimenti ,fe nonfuppoflo
prima, che le linee del Fuoco prolungate ,paffino per il centro
del Mondo; e perche di effe noi fappamo certo , che le paffano
perii centro del globo terre/ire {effendo a perpendicolo Jbpra
laJua fuperficie, e non inclinate) adunque per concludere bifogna fupporre,che il centroela Terra sia Viftejfo, che il centro del jAl ondo, almeno, che leparti del Fuoco, e della Terra non afeendano, edefcendano,fe non per vna linea fola,che
paffiper il centro del Mondo;il che epoifaljb, e repugna all'efperienza,la qual ci moJra,che leparti del Fuoco,nonper vna
lineafola, maper le infinite, prodotte dal centro della Terra,

verfo tutte leparti del Mondo , afeendono fempre per linet->


perperdicolari alla fuperficie delglobo terrejlre

$AVL,

Voi Signor Sagredo molto ingegnofamente conducete Arimojlrando V equiuoco manifejlo; ma aggiugnete vn altra fconueneuolezza . Noi veggiamo la Terra ejfere sferica, e per siamo sicuri che ella ha il
fuo centro : a quello veggiamo , che si muouono tutte lefuz^j
parti , che cos e necejfario dire , mentre i mouimenii loro fon
tutti perpendicolari alla fuperficie terrejlre; intendiamo, come
mouendosi al centro della Terra, si muouono alfuo tutto,
alla fua madre vniuerfale : e siamo poi tanto buoni,che ci vogliam lafciar perfuadere , che Vinfinito loro naturale non e di
andar' verfo il centro della Terra,ma verfo quel\d'dVVniuerfo, il quale nonfappiamo doue sia, ni f sia; e che quando pur
sia, non altro, ctivn punto imaginario , r vn niente fenza
veruna facult AWvltimo detto poi del Signor Simplicio
che il contendere, f le parti del Sole , della Luna , di altro
corpo cele/le, eparate dalfuo tutto, ritornajfero naturalmente, a quello, sia vna vanit, per ejfere il cafo impoJJibie,effendo
manifefto
Jlotile al medesimo incjnueniente,

J>rouafi pi
jagioneuol-

mece dirli che


igraui tendoa) cener
delia Terra ,
che a quel del
i'vnwerfo

no

&

Del Galileo

19

manifefioper dimofrazioni di Ariflotle,che

no impaffibili, impenetrabili
.

impattiteli

corpi celeflfo-

j"* 1 *- 1

'c. iti/pondo ni^

enn dizioni ,per le quali Ariflotilefa diff trite t cor- " ^ ^elefti
picekfli dagli Elementari, hauere altra fujfiflenza , che quel- difieriiccno
la, cb'ei deduce dalla diuerjt de i moti naturali di quelli, e di da gli cJcme
queji; in modo , che negato , che il moto circolare flafclo de i c ?"?v^

una

delle

^:

corpi Celefliy ir affermato, ch'ei ccnuenga a tutti i corpi natii- ^natigli


rali mobili , bifogna per neceflaria conseguenza dire , che s ii
^ti
attributi di generabile , o ingenerabile , alterabile , o inaltera-

comunemente
tanto ai Cele/li ,
conuengano a tutti i corpi mondani,
quanto a gli Elementari , o che malamente^ con errore habbia Arifotile dedotti dal moto circolare quelli , che ha aflebile ,partitelc, impartitele, 'c.

egualmente t

cio

gnati a i corpi CelefiL


Queflo modo di fllofnfare tende alla fouuerjon di tutta
al di/ordinare, e mettere in conquajfb
lafdofoja naturale,
il Cielo, e la Terra, e tutto l'Vniuerfo; ma io credo, che ifondamenti de i Peripatetici fien tali, che non cija da temerebbe
con la rouina loroflpojfano conjruire nuouefeienze.
SALV.
on vipigliate gi penfero del Cielo ne della Terra, ne
temiate la lor fouuerfione, come ni anco dellajilofoja, perche
quanto al Cielo in vano e , che voi temiate di quello , che voi
mede/imo reputate inalterabile , e imponbile ; quanto alla*
Terra, noi cerchiamo di nobilitarla, e perfezionarla > mentre
proccuriamo di farla Jimile a i corpi Celefli e in certo modo
metterla quafi in Cielo di doue i vojlri filo fbfi l'hanno ban-, r r
T
v
dita. Lajlojojiamedejima non pu ,Je noti riceuer benejinceuer*
zio dalle no/Ire difpute; perche f i nojlri penjeri faranno ve- accrefeimto

SIMP.

ti,

nuoui acquifliflfarannofatti;ftfalfl,col ributtargliynag dalle difpute,


z
le prime dottrine
Jriglateui e ? ont?^ }~

gior mente verran o confermate

pi tolo penfiero di alcunifilofofij e vedete di aiutargli, efaflettergli; ctie quanto alla fcienzaflejfa , ella non pu ,fe non,
auanzaif E ritornando al noflro propojto , producete liberamente quello y che vifouuiene per mantenimento della*
.

fomma deferenza

che Ariflotile pone tra

corpi Celefi, e la

parte Elementare, nelfar quelli ingenerabili , incorruttibili ,


mailerabili, 'c. e quefla corruttibile, alterabile, 'c.
SIMp. io non veggo per ancora , che Anfotile Ja bifognofo di
flocco/fo, rflandj egli in piedesfaldo, eforte ; anzi non eflen-

doper ancora pure flato

ajjalito

non

che abbattuto

da voi

E qual

Dialogo primo

io

E qualfar
Dffcorfo d'A
rift. per pruarl 'incorrile
tibilicdelcie

lo.

contrarj

per Arili.

Al moto

cir-

colare, niun'
altro moto
contrario.
Cielo abita-

lo

voBrofchermo in

quejlo primo ajfalto ? Scritte

xAriflotile. Quello, eh efigenerafifa

da vn contrario in quaU

chefubietto], e parimente fi corrompe in qualche fubietto

da

vn contrariojin vn contrario; fi che (notate bene) la corruzzione e generazione non ef non ne i contrarj ; ma de i con,

Generazione,
C corruzione
folamente-
tra

il

,p gli

Dei

immortali.

Immutabilit
del cielo coni
prefa per il se
lo.

Prona , che il
moto circolare non ha con
erario.

trarj i mouimentifon contrarj ;fe dunque al corpo Celejle n&


Jtpu affegnar contrario , imperocch al moto circolare niun*

mouimento e contrario , adunque benifiimo ha fatto la


natura a fare efente da i contrarj quello, che doueua ejfere ingenerabile , <& incorruttibile . Stabilito quejlo primo fondamento, fpeditamentefi eaua in confeguenza,ch'eifia inaugumentabile , inalterabile , impajfibile , e finalmente eterno,
abitazione proporzionata agli Dei immortali,conforme alla
opinione ancora di tutti gli huomini , che de gli Dei hanno
concetto
Conferma poi Vijlejfo ancorper ilftnfo ; auuenga,
che in tutto il tempo paffato, fecondo le tradizioni, e memorie
nijjunacofafivedeejferfitrafmutata, ne fecondo tutto Vvltimo Cielo, nefecondo alcuna fua propria parte . Che poi al
moto circolare niuno altrofia contrario, loproua AriJlotil<Lj>
in molte maniere; mafenza replicarle tutte ajfai apertamente
rejla dimojlrato , mentre , che i motifemplci non fono altri
che tre, al mezo, dal mezo, e intorno al mezo, de i quali i dua
retti furfum ,
deoriiim/#o manifijlament contrarj e
perch vnfoto ha vn foloper contrario , adunque non reffa
altro

&

&

mouimento chepojfa effer contrario al circolare Ecconi il difeorfo di Arijlotle argutijfimo, e concludentiffmo, per
il qualefiproua l'incorruttibilit del Cielo
SALV. Quejlo non* niente di pi , che il puro progrejfo d'AriJlotile,gi da me accennato, nel quale tuttauolta, che io vi neghi che il moto , che voi attribuite a i corpi Celefi, non con-tenga ancora alla Terra, lafua illazione refa nulla Dicoui
per tanto , [che quel moto circolare , che voi ajfegnate a i corpi
Celefii, e onuiene ancora alla Terra: dal che,poJlo, che il refio
del vojlro difeorfofia concludente ,feguir vna di qucjle tre
or vi replico, cio, che la Trcofe; comepocoffi detto,
ingenerabile
ancora
rafia ejfa
, e incorruttibile , come i corpi
Cele/li, che i corpi Celeflifieno come gli Elementari generabili, alterabili, &c. che quefia differenza di moti non habIl difeorfo di
bia, chefar con la generazione , e corruzione
vArt fiatile f e vojlro contiene molte propofizioni da non effer
altro

&

di

Del Galilea

Hi leggiero ammejfe, e per poterlo meglio e/ammare >Jrd bene


ridurlo pi al netto, fa' al dijinto , ebefia pofibile ; efcufimt
il Sig. Sagredo , f forf con qualche tedio fente replicar pi,
volte le medefime cofe, e faccia conto difentir ripigliargli ar-

gomenti nei publici circoli de i dfputanti . Voi dite la generazione) e corruzione nonfifa, f non doue fono i contrari
i

non fono, f non

contrarj

bili di

te quelli

del Fuoco,
,

corpifimplici naturali,

mo-

Anno per linee rette tra termini contrari , e^


al mezo ; e tali
folamente dua , cio dal mezo ,

&

mouimenti nonfono

terzo

chefi

queji fono

ne

tra

mouimenti contrari; mouimenti contrari fono folamj-

di altri corpi naturali

che della

Terrat

degli altri due Elementi; adunque la generazio-

corruzione non

f non tra
mouimentofemplice y cio il

gli Elementi

E perche il

mezo >
dua ,e vn

circolare intorno al

non ha contrario (perche contrari fono gli

altri.

folo ha vnfolo per contrario ) per quel corpo naturale , al


quale tal moto compete , manca di contrario , e non hauendo
contrario, reja ingenerabile, e incorruttibile, &c. perch dotte non contrariet, non generazione , ne corruzione, &c.
ma tal moto competefolamente a i corpi Cele/li: adunquefoli
quejifono ingenerabili, incorruttibili, &PV..

E prima a mej

rapprefenta affai pi ageuol cofa il poterj afjcurare ,fe la>


Terra corpo vajifjmo , e per vicinit a. noi trattabili/fimo fi

mucua

di

vn mouimento majfimo qual farebbe per bora il Pi


,

riuolgerfi infefiejfa in ventiquattro ore, che

non

facile

l'intende- accorgerli

re, " ajficurarfi f la generazione , e corruzione fifacciano


muoua^chefe
da i contrari; anzi pure f la corruzione, e la generazione,^ j a corruzione
Ef voi Sig. Simplicio mifapefe fi faccia da i
i contrarifieno in natura
ajfegnare qualfia il modo di operare della natura , nel gene- contrarj.
rare in breuijfmo tempo , centomila mofcioni da vn poco di
fumo di mofo, mofirandomi qualifieno quiui i contrarj,qual
cofafi corrompa, e come, io vi reputerei ancora pia di quello,
eh' io fo; perche io nejfuna d quejie cofe comprendo In oltre
barei molto caro d'intendere, come e perch queji contrari
,

corruttiui fieno cos benigni verfo le cornacchie, e cosi fieri


verfo i colombi , cos tolleranti verfo i cerni,
impazienti
contro a i caualli, che a quelli concedanopi anni di vita,cio

&

d'incorruttibilit , cbefittimane a queji


/ P efebi ,gli Vliui
hanno pur radice ne medefimi terreni , fono efpofii a i mtdefimifreddi) a i medefimicaldi, alle medefimepwggie, e ven~
*
th;
.

Dialogo primo

3%

ti, * infomma alle medefime contrariet ,e pur quelli vengo


no deflrutti inbreue tempo , e quefli viuono m die centinaia
e
d'anni . Dipi, io non fon mairejlato ben capace di quefa
tra/mutazionefufanziale ( reHandofempre dentro a i puri
termini naturali) per la quale v?ia materia venga talmente
trasformatalefideua per necefjit dire quella tffr/idtl tut-

to deflrutta,fi che nulla del fuo primo ejfere vi rimanga , c->


da quella, f nefiaprodotto;^

eh' vn' altro corpo duerjffimo


il

Semplce traf
pofzi di par

pu rappre-

rapprefentarmifivn corpo fotta

vn aJpetto,e di li a poco fot-

to vn'altro differente affai, non ho per imponbile, chepoffa*


fegureper vnafemplce trafpo/zione di partifenza corrom-

r
?,!? \r ,?5:
duierli
lotto

pere, generar nulla di nuouo : perch dijimili Metamorfoft


ne vediamo noi tutto il giorno . Si che torno u replicarui,che
r

afpecti.

nome voi mi vorrete perjuader ,

pi

'.

.,

muouer circolarmente per via


bauerete

.-^
Term
non

fi poffa
di corruttibilit,egenerabilit,

che fare affai pi di me

che con argomenti ben pia.

ma non men concludenti,

vijtrouer .il contrario.


Sign. Saluiati perdonatemi, f io interrompo il voflro ra-

difficili,

SAGR.

che la

gion amentoftl quale, fi come mi diletta affai, perche io ancora


mi trouo inuolto nelle medefime dijffcult, cos dubito , chefa
impojjibile il poterne venire a, capo ,/nza deporre in tutto , e
per tutto la no/ira principal materia ;per quandofipoteffLs
tirare auanti il primo difeorfo , giudicherei , chefuffe bene riintero ragionamento quejia
mettere ad vn altro feparato ,
quijlione della generazione,e corruzione^fi come anco,quanal Sign. Simplicio, fipotrfare di altre
do cipiaccia a voi,
particolari
che
il corfo de' ragionamenti ci porgeffe
,
quiflioni
auanti; delle quali io terra memoria a parte, per proporle vn*
altro giorno ,e minutamente efaminarle . Hor quanto alla*
prefente,gi che voi dite, che negato ad Aristotile che il moto
circolare non fa della Terra,come degli altri corpi Cekfti, ne

&

&

Terra , circa effr geneancora del Cielo , l affiamofarf la


corruzione sieno, o non sieno in naturale tor-

fegur, che quello


rabile, alterabile

che accade della

ifXc.fa

generazione, e
niamo a veder d'inuejiigare,quelche faccia

SIMP.

Io non pfo accomodar

dubbio, f la generazione,

il globo

l'orecchie, a fentir

terrefre

mettere in*

corruzione sieno in natura^ffen-

do vna co fa , che noi continuamente hauiamo innanzi a gli


occhj , e della quale Arijotile hafritto due libri interi
quando si babbiano a negare i principi/ nelle fcienjze , e met.

Ma

tere

Del Galileo T

33

fere in dubbio le cofe manifejlijfime , chi non sa, che Jpotr


prouare, quel che altri vuole,e'foRener qualfiuogliaparadof-

Neganclorf

*
corrom- Pn c.iP^ =liei
Jb
^
ferfi erbe, piante, animali, che altra co/a vedete voi* come no pu fofienere
vedete perpetuamente giojirarjtin contro le contrariet e la q U al fi voglia
Terra mutarjiin Acqua, l'Acqua conuertirj in Aria-, V Aria paradello
in Fuoco, e di iuouq l'Aria condenfarjiin nuuole, in piogge ,
grandini, e tempele /
$AGR. Anzi veggiamopur tutte quejle cofe , e per vogliamo cocederui il dtjcorfo d' Arijlotile, quanto a quejlaparte della generazione e corruzionefatta da i contrarj ; ma f io vi concluder in virt delle medejme proporzioni concedute ad<

E f voi non vedete tutto

ti

giorno generarfi,

Arifiotile, chei corpi Celeftijleno eff ancora-, non meno , che


gli Elementari generabili, e corruttibili , che cofa direte voi (

SIM P.

Diro, che voi habbiatefatto quello ^che e impojjbi le afar/i.

SAGR.

Ditemi vnpoco Sign.

Simplicio,

non fono

quejle affezio-

ni contrarie tra di loro i

SIMP. Quali!
SAGR. Eccouele

Alterabile, inalterabile

pajfbile

impajpbilep

generabile, ingenerabile, corruttibile, incorruttibile /

SIMP. Sono contrarissime


SAGR. Come quejloJa, efa
ingeneragli,

vero ancora, chei corpi

incorruttibi, io vi prono

Celejli fieno

che di necejjit bifo-

gna, cheitorpi

Cele/liJen generabili, e corruttibili


Quejlo non potr effer' altro, che vn Sojjsma
Sentite l'argomento, e poi nominatelo, efoluetelo. I coru
pi CeleRiyper chifono ingeneratoli , <& incorruttibili , hanno :ge
Sf^J?a
e
in natura dei contrarj, chefono i corpi generabili, ecorrutti- xrorrutib. per~
bili ; ma doue contrariet , quiui e generazione , e corruzio- che fonoinge

SIMP.
SAGR.

ne,

adunque itorpi

nerabili, e in-

Celejlifon generabili, e corruttibili.

SIMP. Non
Quejlo

vi difsio, che nonpoteua eJfer'altro,ch'vn Soffisma


vn di quelliargomenti cornuti, cheji chiamano So-

come quello del Candiotto,chedmua,che tutti i Candiotti erano bugiardi, pero ejfendo egli Candiotto veniuaadir la
bugia, mentre diceua,cbe i Candiotti erano bugiardi ;bifovna
adunque, che i Can diottifujfero veridici,^ in conJcgm nzaf
ejfo, come Candiotto veniua ad effer verdico; e per, nel dir,
chei Candiotti erano bugiardi, diceua il vero y c comprendendofe } -come Candiotto, bifgnaua, che efujfi, bugiardo. E cos
rtii:

in quefla forte di Sojjsmi , fi durerebbe va eterno arigirarjl


Sagr. Voi
,

fenza concluder mai niente

corrLlttlblil

Al'g urn nco


^
altrimenti So
rite

Dialogo primo

|4
SAGR.

Voifin qui Vbauete nominato,


mq/iran do la fallacia .

SIMP. Quanto

alfoluerlo, e

rejla bora,che lofcoglatt,

moHrarlafua

voi prima la contradizion manifeja

Tra

corpi

non

lefti

n gmiet.

lejii;

ma e tra gli

i Cieli

tro

li

fon cauli di
corruzione n6
j/k.cno nel
corrora

'

toccano

ma

da gl'Eie-

mzm

la contrariet de

ma

&c
efter corruttibili

chefi corrompe

rified'ella nel-

a pur e

ba relazione ad vn' altro i dico f tvmidit,per efempio, per la quale fi corrompa


vna parte di Terra, rifede neirifiejfa Terra, opure in vn'altro corpo, qualfarebbe VAria , l'Acqua . Io credo pur , che
voi direte, chefi come i mouimenti in su ,e ingi, e lagrauit,
e ^a ^g?erezzaJ c
^oifate i primi contrari, nonpojfn'ejfen
nelmcdfimofuggetto,cosne ancol'vmido,elfecco, ilcaldo*
rifreddo: bifogna dunque, che voi diciate, che quando il corpfi corrompe, ci auuengaper la qualit, chefi troua in vn'
altro, contraria allafua propriaipero perfar , che'l corpo Celefefia corruttibile, bafia , che in natura ci fieno corpi , cht^
babbiano contrariet al corpo Celefe;e talifono gli Elementi
,

f e vero,che la corruttibilitJia contraria alt incorruttibilit*


SIMP. Non bafia quefio Sign. mio , Gli Elementifi alterano , e
_.
Jt corrompono , perchfi toccano, efi mefcolano tra di loro ,e

*on fon tocca


ti

hanno

leggerezza, egrauit;

'Piano Sign. Simplicio: quefta contrariet ,per la qualz^

I cStrari che

quali

e della

voi dite alcuni corpi empiici

fi

non vedete

cbejmuouono circolarmente , al qual moto muri almancano di contrariet , e pero fono incor-

liffejfo corpo

che

contrario,

ruttibili,

SAGR.

Elementi,

& deorfum;

moti furfum,

pC

fallacia

I corpi Celefifono in"


generabili, e incorruttibili , adunque i corpi Celejifon generabili,e corruttibili? E poi la contrariet non e tra i corpi Cei

cospojfono efercitare le lor contrariet ; ma i corpi Celefiifono Jeparati dagli Elementi , da i quali nonfon ne anco tocchi^
ben effi toccano gli Elementi . Bifogna, f voi volete pr-

$iar la gen erazione, e

corruzione nei corpi

Celejii, che

firiate, che tra loto rifuggano le contrariet

voi mo-

SAGR.

Ecco, ch'io ve le trouo tra di loro . Il primo fonte, dal


quale voi cauate le contrariet degli Elementi,} la contrariet de' moti loro in su, e ingi: adunque forza , che contrari
fieno parimente tra di loro queiprincipi/, da i quali dependono tali mouimenti : eperch quello mobile in super la legge*
rezza, e quefio in gi per lagrauit,} necejfario, che leggerezr
tAi e granitacene tra di loro contrarie ini menofdeue ere*

Del Galileo:

|f

dere, chefon contrarj quegli altri princpi) , chefon cagioni


Grattiti, e ley
the queslofa graue, e leggiero quello:maper voi medejimi la

vengono in confeguenza della rarit , f^eafo'^foa


adunque contrariefaranno la denfit, eia rarit* le q Ua Uc ctr*quali condizioni tanto ampiamentefi rtrouano nei corpi Ce ne.
ie/i, che voifimate le Stelle non ejfer*altro, che parti pi denfe del lor Cielo ; e quando cifa, bifogna , che la denfit delle
Stelle f^P^
Stelle fuperi quafi d 'infinito interuallo quella del refto del
legge rezza, e lagrauit
e denfit,

Cielo:

il

che manifefo dall' ejfere

parente, eie

Stelle fommamente

lafs altre qualit, che' lpi, l

Cielo fommamente traf-

il

opache

meno

edalnonftrouare

fu fl^ nza del


refto del cielo
ja

denfi, raro, che della ianniumw


ejferprincipi) : Effen-

maggiore, e minor trafparenzapofano

do dunque tali contrariet ir i corpi

Celejti , necejlario , che

in quel medefmo modo,cbefon tali i corpi Elementari^ vero,cbe no la contrariet


fa caufa delia corruttibilit, &c.
$IMP. Non e necejfario ni l'vn, ni l'altro, perche la densit , _*
rarit ne i corpi Celefti non fon contrarie tra loro , come nei
nca
corpi Elementari ; imperocch no dependono dalle prime qua*\
J*
J>*
liti caldo, e freddo, che fono contrarie; ma dalla molta, o pceeidiaeri*
ea materia in proporzione alla quantit: bora il molto, elpo- <ia quelle d
co dicono folamente vna opposizione relatiua,chee la minor, g* Elementi*
the sia, e non ha, che fare con la generazione, e corruzione . Crera.
SrfGR. Talch a voler, che il dehfo e'I raro , che tra gli Elementi
deue ejfer cagione di grauit,e leggerezza, le quali pojfanejjep
taufe di moti contrarj furfum,& dcox(\im,dai quali dependano poi le contrariet per la generazione, e corruzione, non
bafla che sieno di quei densi , e rari , che fitto la medesima^*
quantit, o vogliam dir mole, contengono molta , poca materia, ma e neceJfario,che e siano densi, e rari, merce delle prime qualit freddo, e caldo, altramente non si farebbe niente ;
ma, /eque fio e, ^Arifotile ci ha ingannati, perch doueua dircelo da principio , e lafciar e fritto chefin generabili , e cor- Ariftot.fi ino*
tjji ancorafengenerabili,e corruttibili,

ruttibili quei corpi J empiici, che fon mobili di

mouimenti firn-

** ra

diminiit*

da legger ezza,e grauit,caufa- | e caiifedel'Fteda rarit,e densit, fatta da molta,e poca materia, merce del eifer gli Eiecaldo ,e delfreddo; e non sifermarefui femplice moto furfum, menti generale deorlum: perche io vi ajficuro , che quanto al fare i corpi b.|M e co^ucgraui,e leggieri,onde sien poi mobili di mouimenti contrarj, tlt>lii *

plici in su, e in gi, dependenti

qualsiuoglia densit,

e rarit

bafla

venga

ella per
2,

caldo

<l*>

freddo,

Dialogo primo
3<
freddo , per quel chepi vipiace ; perche il caldo , l freddo
non hanno, chefar niente in quejla operazione : e voi vedrete, che vn ferro infocato, chepur si pu chiamar caldo ,pefa il
medesimo, e si muoue nel medesimo modo chefreddo cMa
lafiiato ancor quejio; chefapete voi, che il denfo,e'l raro CeleHe non dependano dalfreddo e dal caldo i
SIMP. S olio, perche tali qualit nofono.tra i corpi Celejliyli qua,'
li non fon caldi n\freddi
SALV. Io veggo,che noi torniamo di nuouo a ingolfarci in vn pelago in-finito da non ne vfcir mai, perche queflo e vn nauigar
fe?iza buffala, fenza Stellefenza remi,fenza timone;onde cozdenper neceffit, opaffare di foglio, in foglio , dare in ficco, nauigarfempr e per perduti . Per, fi conforme al vofro
consiglio noi vogliamo tendere auanti nella nojra principal
materia, hifogna, che.lafciata per bora quefa general considerazione,fi il moto retto sia neceffario in natura , e conuenga ad alcuni corpi, venghiamoalJe dimojrazioni, ofiferuazio*
,

ni,

& efperienzeparticolari

che da lAriflotile , da

: proponendo prima tutte quelle,


Tolomeo , e da altri fon!)*fiate sin qui

addotte per proua dellaJabilit della. 'T^yva, cercando fecondar iamente difoluerle : e. portando in vltimo quelle , per 1<lj>
quali altri poffa refr perfuafo, chela Terra sianon men,cbe
la

Luna

o altro

Tianeta da connumerarsitri corpi natu-

ralimobili circolarmente,- *

SAGR.

Io tanto pia volentieri mi atterr a quejo,quanto

io reflo?

affai pi fodisfatto del vofro difiorfo architettonico , e geneil voflro finza intoppo
veruno mi quieta , e l'altro ad ognipaffo mi attrauerfa qualche inciampo; e nonfio, come il Sign. Simplicio non sia re/lata
fubito perfuafo dalla ragione.arrecata da voi perproua, che ili
moto per linea retta non pub hauer luogo in natura,tuttauoltachesifupponga , che le parti deWVniuerfo sieno difpqfte in

rale, che di quello d'iAriflotikjperche

ottima coflituzione, e perfettamente ordinate\.


SALV. Fermate digrazia Sign. Sagredo, che pur'horamifouuiene il modo di poter dar fodisfazione anco al Sign. Simplicio,
tutiauolta per-, che e' non voglia refiar talmente legato ad

ogni detto dJ\Ariftoti le, che egli habbia perfacrilegio il difeofi


none dubbio , che per mantener rottitarfineda alcuno
ma difposizione , e lordine perfetto delle parti deWVniuerfo,.
..

manto alla locai situazione^ non

ci

e.

altro, che

il

mouiment,
circolare^

Del Galileo.
circolare t e la quiete,

37

ma quanto al moto per lnea

retta,

non

veggo, che poff fruire ad altro , che al ridurre nella fua naturai coflituzione, qualche particella d alcuno de' corpi integrali, cheper qualche accidentefujfefiata rimofia , e feparata
Consideriamo bora*
dalfuo tutto, come di/pra dicemmo
tutto il globo terrefre,e veggiamo quelchepuo effer d lui,tut.

tauoltache, T ejfo, egli altri corpi mondani si deuano confermare nell'ottima, e naturai di/posizione Egli e necejfario, dire che egli refii , e si conferiti perpetuamente immobile nel
luogofuo, che refiando pur ftmpre nellifiejfo luogo, si riuolga fefieffo , o che vadui intorno ad vn centro , mouendosi
per la circonferenza di vn cerchio De i quali accidenti , *
<Arif}otUe, e Tolomeo, e tutti ilorfeguaci dicon pure, che egli . .. -, . :
"
e per mantenere in eterno il primo , m co otl p 0no
ha ojferuatofempre ,
Hor, perche il globo 'terre
cio vna perpetua quiete nel medesimo luogo
dire
,
in
buon
bora
deuegli
dunque
non si
cbefua naturala & immobile
il
immobile
pi
tojlo
e
affezione
refiare
chefarfuo naturale
,
il moto all' ingi , delqual moto egli gi mai non fi e mojfo ,
ned' e per tnuouerfi[i e quanto al mouimento per lnea retta Naturale de!
iafeifi, che la natura f neferuaper ridur alfuo tutto le par- globo terreftre (iei,e
ir "
tkelle della Terra, dell 'Acquaceli Aria, e del tuoco,e di ogni
<|
altro corpo integrale mondano quando alcuna di loro ,per ,j cce c c ^
qualche cafo ,fene trouajfefeparata , e pero in luogo difordi- mo to retto ainato trajpofia; f pure anco, per far quefa refituzione, non 'ingi.
fi trouajfe, che qualche moto circolare fujfe pi accomodato
Parmi, che quefaprimaria pojizione rijponda molto meglio,
dico anco in via d'Ariflotle mede/imo, a tutte le altre confeguenze, che l'attribuire, come intr infoco e naturai principia
degli Elementi i mouimenti retti . 1 1 che manifeflo ,pe eoe
$io domander al peripatetico, f, tenendo egli, che i corpi Ce.

&

.'

y,

lejhfieno incorruttibili,

& eterni,

ei

crede, che' l globo terref

nonfia tale, ma corruttbile, e mortale, fi che egli h abbia a ^ otl retti eoa
venir tempo , che continuando fuo ejfere , efue operazioni ti
aJfr jf^VaUe
Sole, e la Luna, e le altre Steller Terra nonfiritrouipiu al parti,che a ^li
Mondo, mafia con tutto il reio de gli Elementi defirutta , e metri Lleneandata in niente, fonficuro, che egli rifponder di no: adun- n
tre

que la corruzione, e generazione e nelle parti,e non nel tutto,


e -nelle pay ti ben mimme,e fuperjciali, le quali fon,come inseJ.bdi in, cparazion di tutta la mole; e perche Arifi. argumta
la generazione, e corruzione dalla contrariet de' mouimenti
retti,
C 3

Dialogo primo

38
retti, lafcinjl tali

mouimenti allegarti che folefi alterano e


> e sfera degli Elementi attri,

corrompono,

& all'intero globo

buifcaj,

moto, circolare

proprio

&

al.

il

'una perpetua confluenza nei

luogo:, affezioni, chefolefono atte alla perpetuazione,

mantenimento

dell'ordine perfetto

QueJQ r chefi dice

della Terra, pu dirjconjmil ragion del Fuoco,e della

mag-

gior parte dell'Ariana quali ElementiJifon ridotti i Peripatetici ad ajfegnareper loro intrinfeco 3 e naturai moto,vno del
quale mai nonJfono mojji, ne fono per muouerfi, e chiamar
fuor della natura loro quel mouimento , del qualefi muouono,fifon morti, efon per muouerjperpetuamente: quejlo di-

Peripatetici

iffegnano

co.

poca ragione;
per naturali
quei moti a
gli Elementi,
de' quali non,
fi

muou mai,.

t per preter-

naturali quelde' quali fi

li

&

al Fuoco jl moto all'ins,del


co, perche afjegnano alVAria,
quale gi maiji e mojfo alcuno dei detti Elementi , ma folo
qualche lor particella , e quejia non per altro x che per ridurfi
alla perfetta cojlituzione, metrefi trouauafuori del luogo fuo
naturale ^ " all'incontro, chiamano a lor preternaturale il
moto, circolare, delquale incejfabilmenteji muouono ifcordatifi

in certo,

modo di quella

che pi volte ha detto %Arifiotiley

che nejfun violento pu durar lungo tempo

..

xnuouoa fem- SIMP. A tutte quefie cofe habbiamo noi le rifpofe accomodatif
pre..
/ime, le quali per bora lafceSF da parte per venire alle ragioni
Efperienze s
pi particolari,
efperienzefenfate , le qualifinalmente defate deuono a
uono
anteporfi,come
ben diceAriJlotile a quanto pojfa ejferci
tepori! ai difhumano
dall'
fomminifrato
difcorfo
ferii vmani..
SAG.R.. Seruanci dunque le. cofe dettefin qui per hauercmejfo in
confderazione qual de' due generali difcorf habba pi del
probabile , dico quello di Aristotile per perfuaderci la natura
de i corpifullunari ejfer generabile, e corruttibile &c..eperb

&

..

,.

diuerftfjima dall' effenza de i corpi Celefli,per ejfer loro impafJibili , ingenerabili , incorruttibili f, &c. tirato dalla diuerjit

de i mouimentifemplici; bpur quefie del Sign. Salutati ,cbz^


fifppon.en.do

le parti

integrali del

Mondo efere dijpojle in

ot-

tima cojiituzione. efcludeper neceftaria confeguenza da i corpifemplici naturali imouimenti retti come di nunovfo in
natura, e slima la Terra ejfer' effa ancora vnode. i corpi Cen
le/li adornato di tutte le prerogative, che a quellconu:engono,
Il qual difcorfofin qua me confuona ajfaipu , che quell'alSia dunque contmtoil Sign., Simplicio produr tutte le
tro
particolari ragioni-, efperienze,
ojferuazioni tanto, naturaUx qumtQ agronomiche , per le quali altri pojfa rejlar per,

..

&

fuafi.

Del Gali/eo
39
Terra efier diuerfa da i corpi Celej, immobile, collocata nel centro del Mondo,efe altro vi e, che l'efcluda dall' efferejfa ancora mobile, come vi Pianeta,come Gioue,b la Luna y jc. Et il Sign. Saluiatiperfua cortejia Ji contenter di
rifpondere aparte, a parte .
SIMP. Eccoui per la prima due potentijjlme dimofirazioni per
proua, chela Terra e dijferentifitma da i corpi CelefiL Prima,
fuafo

la

che fono generabili , corruttibili ^alterabili , 'c.fon


diuerfifiimi da quelli , che fino ingenerabili , incorruttibili

I corpi,

inalterabili,

&c. la Terra generabile , corruttibile

alterabi-

corpi Celefii ingenerabili , incorruttibili , inalteraadunque la Terra e diuerfijpma da i corpi Celejli .

le, <?c. e i

bili,

&c.

SAGR. Per il primo argomento voi riconducete in

&

tauola,quelh9

apena fi e leuatopur* ora .


che ci efiato luti oggi,
Piano Signore, jentite il refio, e vedrete quanto e'fia difboferente da quello: nell'altro fiprou la minore a priori,

SIMP,

&

ra vela voglio prouare pofteriori;guardatef quefio efiere il medefimo: prouo dunque la minore {ejfendo la maggiore
tnanifefiifima ) lafenfata efperienza ci mofira,come in Ter'
rafifanno ctinue generazioni, corruzioni, alterazioni, &c.

j. *,.

neper fenfo nofiro, neper tradizioni, memoriti nuitabil^jf che


de' nofiri antichi ,fe n'e veduta veruna in Cielo adunque il non fi veduGielo e inalterabile, face la Terra alterabile,
e. e pero diuer- ta mutazione
e
,a ma,#
fa dal Cielo , Ilfecondo argomento cauo io da vn pr indoale, * " S
efienziale accidente, <& e quefto . Quel corpo, che eperfua
natura ofeuro epriuo di luce e diuerfo da i corpi luminqfi, e
rifplendenti, la Terra e tenebrofa, efenza luce ,
i corpi Ce- Corpi Incidi
per ia tura
lejii fpUndidi, e pieni di luce, adunque,^ e. rifpondafi a ^e^
/li per non far troppo cumulo , epoi ne addurr altri
j,rof t
SALV. Quanto al primo la forza del quale voi cauate dall' efperienza , defidero , che voi pi di/Untamente mi produciate le
alterazioni, che voi vedete farfi nella Terra, e non in Cielo ,
per le quali voi chiamate la Terra alterabile, T il del) no.
SIMP- Veggo in Terra continuamente generarfi e corromperfi
berbz, piante, animali, fufcitarfi venti, pioggie, tempefie procelle,
infimma ejfer quefio a/petto della Terra in vna perpetua Metamorfofi,niuna delle quali mutazionifi forge ne*
corpi Celefii, la coflituzione,efigurazione de quali e puntuali/fimamente conforme a quelle di tutte le memorie , fenza cfferuifi generato cofa alcuna di nuouo , ne corrotto* delle andelle quali

&

&

&

&

'

tiche,

C 4

Salu.Ma

40
SALV.

Dialogo primo

adorne voi vi h abbiate a quietare su quefie vifihil'hper


dir meglio 3 vedute efperienze , forza che voi reputiate la
China > e l'America ejfer corpi Celejii , percheficuramente in
efinon hauete vedute mai quefie alterazioni , che voi vedete
qui in Italia , e che pero quanto alla vofira apprenfione e'fie*
,

no inalterabili \

$IMP.

Ancorch io non hahbia vedute quefie alterazionifenjatamente in quei luoghi-, ce ne fon pero le relazionificurpoltre
partium , ejjendo quei
che, cum eadem fit ratio totius >
paefiparti della Terrai, come i nofiri , eforzai che e'fieno al*

&

terabili,

come quefii

non l hauete voi ,fenza ridurui a douer credere


SALV. E
relazioni
all'altrui
oJ/eruate,e vifie daper voi con i vofiri ocperche

cbiproprj

SIMP.

ejfer' efpoBi agli occhi naf


tanto
remoti,che
la
fon
vifia nqfira non potrebbe arriua'
re. a comprenderci fimili mutazioni .
SALV. Hor vedete, come daper voi medefimo hauete castalmen-

Perche queipaefi, oltre al non

tri,

voslro argomento ; imperocch, JL*


voi dite , che le alterazioni , chefi veggono- in Terra apprejfb
di noi non le potrefie per la troppa dfianzafeorgerfatte in+
^America, molta meno le potrefie vedere nella Luna , tariti
centinaia di volte pi lontana', f voi credete le alterazione
Mefiteane a gli auuifi'venuti di la , quai rapporti vi fon venuti dalla Luna afignificaru,ehe in lei non vi e alterazione!
adunque dal non veder voi le alterazioni in Cielo, doue qua"
do vi fujfera non potrefie vederle per la troppa difianza,e dal
non ne bauer relazione, mentre, chehauer nonfipojfa, non
potete arguir, che elle non vifieno, come dal vederle, e intenderle in Terra bene arguite, che le cifono .
SIMP. Io vi trouer delle mutazionifeguite in Terra cos gran*
di; che fedi tali,f nefacejfero nella Luna , benijjmo potrebbero ejfer ojferuatedi qua gi . Noi hauiamo per antichijjMediterraneo
me memorie, che gi allofiretto di Gibilterra, Abile, e Calpis
http per la di
erano continuati infieme, con altre minori montamele quali
10
teneuano l'Oceano rifpinto ; ma ejfendofi, qualfe nefujfe lai
Wl 3 " Calpe
"
caujjfeparati i detti monti,
aperto Vadito all'acque maru
ne,, quefiefeorfero talmente in dentro,kbe neformarono tutto
il Mare Mediterraneo : del quale ,fe noi confedereremo la-*
tefeoperta lafallacia del

&

grandezza 9

e la diuerfiti detfaffretto che


5

deuon fare

tra de

kro

Del Galileo.
loro la fuperficie

dell'

Acqua

4*
vedute d
mutazione poteua be-

e quella della T'erta

lontano^ non ba dubbio , che vna tale


ni/fimo ejfer comprefa da chifufie fiato nella Luna,fi com<L*>
da noi abitatori della Terra fimili alterazioni dourebbero
fc orgerj nella Luna ; ma non ci memoria , che maififia veduta co/a tale, adunque non ci reja attacco dapoter dire , cbe
alcuno de i corpi Celefifia alterabile, &c.

SALV. Cbe mutazioni cos vaflefienofeguite nella Luna

io non
non ve nepoffano ejferfeguite; e perche vnafimil mutazione non potrebbe
rapprefentarci altro , cbe qualche variazione tra le parti pi
chiare, e le pi ofcure di ejfa Luna, io non so, cbe cifienofiati
in Terra Selinografi curiofi, cheper lunghifima ferie di anni

ardirei di dirlo,

ma nonfono ancoficuro

cbe

ti habbiano tenuti prouuijli di Selinografie cos efatte, che ci


pojfano render ficuri nijfuna tal mutazione ejfer gi maifeguita nella faccia della Luna; della figurazione della quale
non trouopi minuta defcrizione, che il dire alcuno, chela*
rapprefenta vn volto vmano, altri , cbe l'efimile a vn ceffo di
altri, cbe le Caino con vnfafcio di pruni injpalla:
Leone,
adunque il dire il Cielo e inalterabile, per chi nella Luna, in
altro corpo CeleRc nonfi veggono le alterazioni , cbe fifiorgonoin Terra, non haforza di concluder cofa alcuna
SAGR. Et a me refia non so che altro fcrupolo in quefio primo argomento del Sign. Simplicio, il quale defidero, che mifia leuato :pero io gli domandole la Terra auanti Vinnondaziom

&

Mediterranea era generabile,

e corrutibile,

pur comincio al-

lora ad ejfer tale

SIMP.
ti,

Erafenza dubbio generabile,

e corruttibile

ma quella fu vna mutazione tanto vafia

ancora auan-

cbe anche nella

Lunafi far ebbepotuta ojferuare

SAGR. Oh f la Terrafu pure auanti tale alluuionegenerabile, e


non pub ejfer tale la Luna parimentefenza vnafimile mutazione i perche e neceffario nella Luna~
quello, cbe non importaua nulla nella Terra
SALV. Argutijpma infanza Ma io vo dubitando, cbe il Sign
corruttibile, perche

Simplicio alteri

vn poco V intelligenza de i tefii dIArifiotile

degli altri peripatetici , li quali dicano di tenere il Cielo inalterabile, perche in efio nonfi e veduto generare, ne corromper

mai alcuna Stella, cbeforf e del Cielo parte minore, che vna
Citta della 7jrraf epuf mnumerabiU di quejefifon defirut-

Dialogo primo

41

modo, che ne anco i vesligij ci fon rimasl .


lo certo (imaua altramente, e credeua, che il Sign. Simpl.
dijfimulajfe quefta efpofizione di tejlo per non granare il
ifuoicondifcepoli di vna nota ajjai pi deforme
Jdaefiro,
E qual vanit e il dire,la parte Ctlejte inalteradell altra
bile, perche in ejfa non fi generano e corrompono Sitile icie
forf akuno , ebehabbia veduto corrompirfivn globo terreftre,e rigeneracene vn'altro h non egli riceuuto da tutti ifilosofi, cbepocbifime Stellejeno in Cielo minori della Terrat
ma bene ajfaijfime molto e molto maggiori? il corr apersi dute in

SAGR.

&

<.

E non meno
impofibile_->

corrompers'v
Stella, che
tutto il globo
ria

tenebre.

',

non e minor cofa,cbedefruggersi tutto il globo terreHre ; per quando per poter con verit introdur nelTVniuerfo la generazione, e corruzione sia necefiario,
che si corrpano, e rigenerino corpi cos vaili , come vna Stella, toglietelo pur via del tutto, perche viajficuro, che mai non
que vna Stella in

Cielo

vedr corrompere il globo terreHre ,0 altro corpo integrale


Mondo : s che, ejfendocisi veduto per molti Jecoli decorsi,
ei si diffolua in maniera, che di f non lafci vefigio alcuno .
per dar foprabbondante foddisfazione al Sig.Simpl,
SALV.
e torlo, Je epo/fibile, di errore,dico che noi hauiamo nel nolro
si

del

Ma

fecolo, accidenti,

& ojferuazioni nuoue

e tali

ch'io

non du-

bito punto, che f Aristotilefufie ali et nojlra, muterebbe opAriftot.mute-

rebbe opinione vedendo le


nouit del no

Aro fecole

pimone; il che manifefamente si raccoglie dalfuofeffo modo


dijilofofare : imperocch, mentre eglifcriue di\Rimare i Cieli

&c. perche nijfuna cofa nuoua si e veduta geneo diffoluersi delle vecchie , viene implicitamente a lafeiarsi intendere , che quando egli haueffe veduto vno di tali
inalterabili,

raruisi

accidenti, hauerebbe filmato il contrario , dr antepojlo , come


conuiene, la fenfata efperienza al naturai difeorfo ; perche
quando non haueffe voluto fare Rima de' fenfi, no baurebbe,almeno dal nonfi vederefenfatamente mutazione alcuna,

argumentata l'immutabilit .

$JMP.

<AriJotilefece il principaljuofondamento fui difeorfo

priori, mofirando la necejfit dell inalterabilit del Cielo, per


ifuoi principi) naturali, manifejli , e chiari e la medefima*
,

flabili

doppo pofteriori,/er ti

gli antichi

enfio , epter le tradizioni

dz^

SALV.

Cotefio, che voi dite e il ^Metodo , tal quale egli baferitta


lafua dottrina, ma non credo gi, che jia quello t colqual^
egli la inueRigoi perche io tengo perfermo, eh' piroccuraffici

prima

Del Galileo.
prima per via defenfi,

45

dell' efperienze, e delle

offeruazom > d

quanto fujfe pojjbile della conclufione,e che doppo


andajje ricercando mezi da poterla dimoftrare ; perche cos La certezza-
e ^ a conclufifa per Lo pi nellefaenze dimofiratiue ;e quefia auuienzs, j!
1
percbe quando la conclusone e vera ,feruendofi del Metodo
co i
rj (:roliai
refolutiuo ageuolmente fi incontra qualche proporzione gi Metodo refoajjcurarfi

dimofirata ,' ofiarriua a qualche principio perf noto : maf lutino la di-*
la concltifione fiafalfafi pu procedere in infinito,fenza in- moftrazione .
contrar mai verit alcuna conofciuta ; f gi altri non incon-

non habbiate
trajfealcurimpojjbile, o ajfurdo mamfejo .
dubbio , che Pitagora gran tempo atlanti che- e ritrouajfe la,
dimofirazione, per la qualefece l'Ecatumherfi era aJJcurato> Pitagora f*
i hl quadrato del lato oppojlo all'angolo retto nel triangolo ce l'Ecatbe
rettangolo, era eguale a i quadrati degli altri due lati ; e la.~> P er X na dimo
certezza della conclusone aiuta non poco al ritrouamento JS?
r!tr*
della dimojlrazione intendendo fempre nelle faenze demo- uata 4
Jlratiue Mafuffe ilprogrejjo di AriJotile in qual/uogUa*
,

modo,ficheildijcorfok^xon,precedeffeilfenfo. pofterio
X, oper Voppofito; affai che il mcdefimo ^AriBotile antepone
( comepi volte s' detto ) l efperienze fenfate a tutti i difcoroltre , cbequato a idifcorfiX priori gifi e efaminato quaJ;
tafia la forza loro .Or tornando alla materia, dico , che 1<l~>
cofefcoperte ne i Cieli a i tempi nofrifono efono fiate tali
t he poffon dare interafoddisfazione a tutti ifilofofi;imper oc,,

,,

enei corpi particolari , e nell'vniuerfale efpanfione del


Cielofifon vifii,efi veggono tuttauia accidentiJmili a. quel'
li, che tra di noi chiamiamo generazioni, e corruzioni , effon-

che ,

do, che da AJlronomi eccellentifonofiate ojferuate molte Comete generate, e disfattela partipia alte dell Orbe lunare oltre alle due Stelle nuoue dell anno 1 572. e del 1604* fenza
,

;&

Stelle

nuoue
1 Cie

a PP ante

veruna contradizione altiffimefopra tutti i Pianeti


yl-j
faccia dell' ifejfo Solefi. veggono, merce delTelefcopio>, pr- Macchie, che
durre, e dijfoluere materie denfe, " ofcure ,,infemhianzi-> fi generano, e
moltoJmili alle nugole intorno alla Terra,, e molte di quefie diffoluono ia
acGJa " ei ^"
cos
che fuperano di gran lunga,,
il Sino
fono

quandt

nonfolo

vafie,

^Mediterraneo,

ma tutta l'affrica, e l'CAfia ancora

^Arijotile vedejfe quejle cofe,, che credete

Hora

Macchie Sovoi Signor i ar maggiori


..

Simplicio, eh' e' dicejfe, efaceje i

&1MP.

di tutta l'Aso quello,, che sfacejfe, nedicejfe Arjlotile,eheera $& Affrica,

Io non
padrone dellefetenze^

ma so bene in parte quello, chefanno, e


dicono^

Dialogo primo

44

dicono,e che eonuiene, chefacciano, e dicano ifuoifeguae,pep

non rimaner Jv.. 'za guida, fenza/corta, e.fenza capo ndlafilofifa Quanto alle Comete non fon eglino restati cohumti
.

Agronomi

quei moderni Astronomiche le voltuanofar Celesti dall' Antiticone, e conuinti con le loro medesime armi , dico per via d

cornanti dal-

'Paralaj,

i'Anuticone.

nalmente afauor

di Calcoli rigirati in cento

modi concludendofi,

d Aristotile, che tuttefono Elementari i e-*

/piantato questo, che era quanto fondamento haueuano ife-

guaci delle nouit, che altro pi


piedi

resta loro per

fastenersi iti*

SALV. Conflemma Sign.

Simplicio; cotesto moderno autore , che


cofa dice egli delle telle nuoue del 72, e del 604-. e delle macchiefilari ? perch

quanto

Comete,

alle

io

quant'a

me poca-*

Luna,n ha
Iicone n
finto repugnanza alcuna nelpoter credere che la materia h'
ro sia h lamentare, e che lepojjano fubhmarsi quantopiacelodifflcultfarei nel porle generatefitto, fopra la
maifatto gran fondamento fopra la loquacit di

ro,fenza trouare oftacoli neW impenetrabilit del Cielo / eriil quale io stimopi tenue,piu cedente , e pi fittile^*
ajfai della nostra aria 5 e quanto a i calcoli delle taralaff,prima il dubbio ,fe le Comete sianfoggette a tale accidente, e poi
Vimonstanza delle ojferuazion ifopra le qualifin fatti 1 comL'Antiticone
accomoda le
puti, mi rendono egualmente fofpette queste opinioni, e queloiTeruazioni
le; e maffime, che mipare, che V lAntiticone taluoka accomodi
aftronomiche
modo, h meita perfallaci quelle ojferuazioni t che repuafuo
a i fuoi dilegnano alfuo difegno .
gui.
SIMP. Quanto alle Stelle nuoue V^Anttconefe ne sbriga benifsimo injpuattro parole , dicendo , che tali moderne Stelle nuoue non fon parti certe de i corpi Celesti, e che bifogna , che gli
auuerjrjjfi voglion prouar e lafsefser'alterazione , e generazione dimostrino mutazionifatte nelle Stelle deferitte gi
tanto tempo, delle quali nijfuno dubita, che sieno cofe Celesti)
il che non pofonofar mai in veruna maniera: Circa poi alle
materie, che alcuni dicono generarsi, e dijfiluersi in faccia dei
e*
Sole, ei non nefa menzione alcun a; ond'io argomento, eh'
l'habiaper vnafauola, per illusioni del Cannocchiale , al
infirn ma per ogni alpi per ajfizionceUe fatte per aria ,
tra cofa, che per maiene Celesti
patetico,

&

SALV.

C/VLavoi, Sign. Simplicio

nfponden

che cofa vfete immaginato d

all'opposizione di queste macchie

importune , venute

Del Galileo.'

45

mite a intorbidare il Cielo, e pi la peripateticafilofofia ! egU


eforza, che come intrepido difenfor di quella 3 vi habbiate trottato ripiego^foluzio'nc, della quale non douete defraudarci,
SIMP. lo ho mtefe diuerfe opinioni,intomo a quefio particolare.^
Chi dice che lefono Sielle,che ne' loro proprj orbi , a guifa di
Venere,e diMerc.fi'volgono intorno al Solere nelpaffarglifot- Q p n oni ^
tofi mojrano a noi ofcure; e per ejfer moltiffmefpefio accade, uer fe c jj ca e
che pane di loro fi aggreghino infieme e-che poifi fepar ino ; macchie folade' cri- ri
10 altri le credono tfier vmpreffo?ii per aria; altri illufioni
tecredere,anzi
a
ma
io
inclino
cojc;
affai
Halli; T altri altre
evarjcorpi
molti,
aggregato
di
vn'
le
che
fieno
go perfirmo
,

'

opachi, quafi cafualmete concorrenti tra di loro, eper veggia-

vna macchiafipojfon numerare dieci,epiu di


che fono difigure irregolari, e cifi rapminuti,

, comefiocchi di neue, b di lana, di mofche volanpresentano

co3 , ti: varianofito tra di loro, ? horfi difgregano, ir bora fi


come
,, gregano, e mafimame-nie fiotto il Sole, intorno al quale,
intorno afuo centro fi vanno mouendo
<SMa nonpero e di
})
necejfit dire, che lefigenerino, efi corrompanola che alcualtre voltis>
ne voltefi occultano doppo il corpo del Sole,
bench allontanate da quello,nonfi veggono per la vicinanza
mofpeffi,che

in

tali corpicelli

&

della fmifurata luce del Sole: imperoccJje nell'Orbe eccentrico

del Sole vi e costituita vna quafi cipolla campofia dimoiti


grojfezze, vna dentro all'altra, ciafcheduna delle quali ejfin do tempefiata di alcune piccole macchie fi muouc ; e bench il

mouimento loro da principiofia parfo


3)
i}

inconfiante,

& irrego-

effe rfi vltim amente cffruato,ch<L^


detro a tempi determinati ritornano le medefime macchie per
V appunto Queflo pare a me ilpi. accomodato ripiego, chz~>
fin quififia ritrouaio per render ragione di cotale apparenza, ir infieme mantenere la incorruttibilit,^ ingenerabilit

lare,

nulla dimenofi dice


.

del Cielo;e

gegnipi

quando

queflo

non

bafajfi,non

mancheranno

in-

ne troueranno degli altri migliori.


SALV, Se queflo di chefi dijputafuffi qualche punta di legge, o di.
altri flud) vmani, nei quali non e ne verit, ne falfit,fipoeleuati,che

*
trebbe confidare ajfai nella fottigliezza dell'ingegno, e nella.-* -^ i
del dire , e nella maggior pratica ne gli finitori , e naturali ine*
fperare, che quello, che eccede (f in quefle cofi, fu/fi'per far 'ap- ficace l'arte-v
parire,e giudicar la ragion fua fup.eriore;ma nellefcicnze na- oratoria
,

prontezza

turali; le conclufioni delle qualifan

yen,

e necejfar.k.

ne vi

Dialogo primo
4<
che
nulla
V
ha
arbitrio h amano, bifigna guardar/i d non
far
J porre alla difefa delfalfo , perche mule Demo fieni, e milk
Aristoteli remerebbero a piede contro ad ogni mediocre ingegno, che babbia hauto ventura di apprender/i al vero . c^tr
Sgn. Simplicio toglieteui pur gi dalpenJero,e dallafperanza, che voi hauete, chepojfano ejfr huomini tanto pi dotti
eruditi, e verfati ne i libri, che nonfamo noi altri , che al difpetto della natura fienopjr far diuenir vero quello, ccfalfo . E gi, che tra tutte le opinioni chefono fiate prodotti^*
fin qui intorno aUejfenza di quelle macchie filari, quefa
efplicata pur' bora da voi vi par la vera rejjta (Je queio e )
r
che r altre tutteJenfal e,& io per liberarui ancora eia quejia^
che pure faljjjima chimera lafciando mili altre imptcabilit che vifono , duefole efperienze vi arreco in contrario :
l'vna , che molte di tali macchieJ veggono nafeere nel mezo
del difeo filare f e molte parimente dijfoluerj , efuanirepur
,

Agomto che
3

iKceffariamtc prona le-


macchie folari generarli,

clinoluern"

Dimoftrazione concludete
le macchie effer contigue

al
re

corpo fola-

Moto

delle-

macchie verfo la circonfe-

renza del Sole appanfce-*

cardo.

Figura delle

macchie ftretta verfo lacir


conferza del

duco

folare, e

perch appa-

lontane dalla circonferenza del Sole : argumento necefjario 9


che leJgenerano, ej dijfoluono ; cbefejenzagenerarji,e cor
romper/, compariffero quiui perfilo mouimento locale,tutte
J vedrebbero entrare , e vfeireper la efrema circonferenza

Laltra ojferuazione a quelli

che

non fon co/situiti

mo grado dignoranza di projhettiua


rapparenti Jgur e j

e dall'apparente

nell'imfi-

dalla mutazione del"

mutazion

di velocit di

moto, J conclude necejfari&mente, che le macchiefon contigui


al corpo filare, e che toccando lafuafuperficie con ej/a , ufi
pra di ejfajmuouono, e che in cerchi da quello remoti in ve*
run modo non J raggirano . Concludelo ti moto > che verfo
la circonferenza del difco folare apparifee tardij/mo , e verfa
il mezo pi veloce; concludonlo leJgur e delle macchie,le quali verfo la circonferenza appari/cono JrettijJrne in comparazione di quello , chejmojtrano nelle parti d mezo , e queio,
perch nelle parti di mezoJ veggono in maejt , e quali t//e-*
veramentefono, e verfo la circonfetenza, mediante lo sfuggi-

mento della fuperficie globofa,J mojlrano in iscorciotf l'vna,


e l'altra diminuzione diJgura,e di moto', a chi diligentemente l'hajapute ojferuare e calculare , rifponde preejamented
quello y che apparir deue, quando le macchie Jien contigzie al
Sole,e di/corda inefcufabilmente dal muouerj in cerchi remoti, bench per piccoli interualli, dal corpo filare; come djfufamente jlato dtmojrato dall'amico nqjlro nelle lettere tli<u*
,

cifeataie.

macchie

Del Galileo.

47

macchiefilari al Sign. Marco Velferi. Baccoglef dalla mei effe e Stella, o altro
efima mutazion aiJ&
figura, che niffuna
"
/*'
il
.r t '
ri i~
ro/^o difgura sferica ; imperocch tra tutte lepgure ,Jola la
sfera nonji vede mai in iscorcio t npub rapprejntarsi mai, f
r.on perfettamente rotonda; e cos quando alcuna delle macehie particolarifufse vn corpo rotor do .quali fi filmano ejfer
tutte le Stelle, della medefima rotondit fi mojlrertbbe tanto
'

Macchie fola.
nonionodi
^ ura s fenca^
nia diftefe,co

ri

me
li

falde ibi

quanto verfo V eilrtmit: doue che


mo/it arfi cosfittili verfo tale ejlremitt
all' incontro fpaziofe, e larghe, verfo il mezo ci rendejicuri
quelle ejferfalde di poca profondit , b grojfizza, ri/petto alla
lunghezza, e larghezza loro Chepoijisia ojferuato vltimavnente,che le maccoie doppofuoi determinati periodi ritornino
le medesimeper V appunto non lo crediate Sign. Simplicio , e
chi ve l'ha detto vi vuole ingannare ; e che ci sia , guardate 9
che ei vi ha taciuto quelle, chefgenerano, e quelle , che si diffoluono nellafaccia del Sole lontano dalla circonferenza , ni
vi ha anco detto parola di quello feorciare , che e argomento

nelmezo

del dijcofilare,

lo /cornar e tanto

neceffario dell' ejfer contigue al Sole

Quello, che ci e del ritor-

medesime macchie, non e altro, che quel,chepur si leg"


g nelle fiprad dette lettere,cioe, che alcune di ejfepuo ejfer taluolia , cnefano di cos lunga durata , che non 'fi disfacciano
per vnajla conuerjone storno al Sole , la quale Jifpedifce
in rmno di vn mefe
IIMP. lo per dire il vero non ho fatto nefi lunghe, n fi diligenti oferuazioni , che mipojfano bajlare a ejfer ben padrone del
quodeft di quella materia , ma voglio in ogni modo farle ,
poi prouarmi io ancora , f mifuccedejfe concordare quel che
et porge l'tfperienza, con quel, che ci dimojra Ariflot. perche
chiara coja , che due veri non sipojfon contrariare

no

delle

ZALV*

Tuttauolta, che voi vogliate accordar quel che vimojrer* ilfenfi, con le pi falde dottrine d'Arifl. non cihaueretn^

vnafatica al

mondo,

che ci sia vero, Arifi.

non

j) c i Cl c i

p er
dicegli,che la gran lonta-

nanza non fi
delle coje del Cielo , mediante la gran lontananza , non
fi ne
P u re * liua pu molto refolutamente trattare i

S1M#.
$ALV.

D^h apertamente.

medesimo non affermagli, che quello, che Xefperenza , e


il finfo a dtmoflra, si deue anteporre ad ogni dijcorfo,ancorthe ne parefie affai ben fondato i e quello non lo die'egli refi'
lutamvtte, ejenzapunto titubare i
Simp. 'Dicelo,

^"aiSL

Il

jj fen fQ pr

naie al difcor
'

fo per

Ari*.

Dialogo primo
48
S1MP. Dicolo
SALF. Adunque di queBe duepropofizioni, chefono ambedue
.

dottrina d' Arisi quefl'a feconda, 'che dice, che bijogna anteal difeorfi, dottrina molto pi firma, e rifilu*
ta,cbe 'altra,chefiima il Cielo inalterabile; e pero pi Arifio'
.

Ciclo pu dii

alterabile.-

pi conforme

ad Ariiot. di
quella nella
quale fi fa i,

na

Lei

a ile

porre ilfenfo

turcamente filofiferete , dicendo il Cielo alterabile , pei eti


^ mojra ilfenfo, che f direte il Cielo e inalxerabiU,perth cosperfuadc il difeorfi ad Arijlotile
Aggiugnete, cbz^*
noipojjamo molto meglio di Arifiot. difeorrer delle cofe del
Cielo perche confettando e?li cotal cognizione elfer'a lui difpaleper La lontananza da ijenji, viene a concedere, che quei'
lo, a chi ifenjlmeglio lopotefiero rapprefentare , con ficureza
maggiore potrebbe intorno ad ejfojilofofare.
ora noi merce
XOl

ce del Telefcpio difeor


rer meglio i
C

feiir

^ ? ^ftop?

quaranta volte
pi, che vicino non era ad Anfi.fi'che pojjamoj corgere in
efio

ce lofiam fatto vicino trenta, e

cento cofe, che egli non potette vedere, e tra le altre quefie
Sole, che alfolutamente ad efio furono inufibili ,

mac;hie nel

adunque

del

del) ,

del Sol: pi ficuramente pojjamo noi

trattare che uirifiole.


y

SAGR.

Io fono nel cuore al Sign. Simpliciot e veggo,chve fifinte


muouere affai dalla forza di quefiepur troppo concludenti
ragioni; ma dall'altra banda il veder eia grande autorit, che
fi acquifiata Arifiot. appreffo Vvniuerfale il confiderai il
,

numero degli interpretifamofi


plicare ifuoifinfi;

il

chefi fono affaticati per efi


vedere altre fcienze, tanto vtili, e necefi
,

fariealpublico fondar gran parte deUafiima,e reputazione


lorofopra il credito d' Arifi. lo confonde,?,fpauenta affai\e me
lo parfentir dire.
a chifi ha da ricorrereper definire le nofi
tre controuerfie,e.uaio chefujfe difeggo Arifi. quaValtro au-

jy
ne di

Smipl.

torefi ha

da feguitare nelle fcuoky

nelle accademie,nellifiud)l

Qualfilofifo ha fritto tutte leparti della naturaijilojofia , e


tanto ordinatamente, fenza lafciar indietro pur vnaparticolar conclufione?adunquefi deue defilar quella fabbrica,fotta
la qualefi ricuoprono tanti viatori i fi deue dtfirugger quell'Jdfilo, quel Pritaneo, doue tanto agiatamente fi ncoueranotanti judiofi, douefenza efporfi all'ingiurie dell'aria , col
filo riuoltar poche cariefi acquijiano tutte le cognizioni della
natura? Si ha dafpiantar quelpropugnacolo, doue contro ad
ogni nimico ajfalto inficurezzafi dimora f logli compat] co
noumeno, che a quel Signore , che con gran tempo , co-nfpefa

immen-

Del Galileo

4P

immenfa, con 'operai di cento ,\e cento artefici fabbric nohili/Jmo palazzo, e poi lo vegga per ejferfiato malfondato minacciar rovina , e che per non vedere con tanto cordoglio disfatte le muraci tante vaghe pitture adornateleadute le colonne, fi/Ugni delle fuperbe logge, caduti i palchi doraii,r orina-

tiglifiipith i frontefpiz,e le cornici marmoree con tanta fpefa condotte, cerchi con catene, puntelli contraffort^barbacani,

efirgozzoni di riparare alla rouina .


ALV, Eh non tema gi USign. Simplicio dfinii cadute ; io con
fua affai minorefpefa torreiad ajficurario del -danno ;non ci
spericolo , che vna moltitudinefi grande difilofofi accorti, t
fagacifi tafci fopraffare da vno, o dua, che faccino vnpoco di Pii bfa Pe
Jlrepito ; anzi non pure col voltargli contro lepunte d Ile lor ripacetica inpenne, ma col filofilenzio, gli metteranno in di/prezzo, e de- alterabile,
rifione apprejfi l'vniuerfale. VaniJJmo ilpenfierodichicre*
deJJe introdur nuoua filofofia col reprouar auejio , quello

autore ibifogna prima imparare a


ni, e rendergli atti adijmguere

rifer' ceruelli degli

huomi-

vero dalfalfi: cofa chefilo


Dio la pu fare . M-ad'vn ragionamento in vn altro, doue
Jamo noi trafcorfio nonfaprei ritornare in fu la traccia-*
il

fenza

lafior Ut della

vojra

memoria

SIMP. Me ne ricordo io beni/fimo Eramo intorno alle rfpofie


.

dell' Antiticone all'obbiezioni

cotro ali immutabilit, del Cie-

lo,tr le quali voi inferifle quefia delle macchie filari

cata da lui

e credo,

non

toc-

che voi volefie conjiderar la fua rijpofia

aWinflanza delle Stelle nuoue ,


fior mifouuiene il rejiante; efeguitando la materia, par
mi, che nella rifpoHa dell' Antiticone fieno alcune cofe degne
di riprenjione E prima ;fe le due Stelle nuoue, le quali e' no
pu far di manco di non por nelle parti altiffime del Cielo , e
chefurono dilunga durata, efinalmente fuanirono, non gli
danno fa/lidio nel mantener l'ine 'terabilit del Cielo, per no
ejfer loro parti certe di quello, ne mutazioni fatte nelle Stelle

SALV.

-antiche^ chepropofito metterfi con tanta anfet, <& affanno


contro le Comete , per bandirle in ogni maniera dalle regioni Celtfi ? non ballati egli il poter dir di loro quel medejimo,

nuouei cio, cheper n ejfir parti certe del Ciene mutazionifatte in alcuna delle fue Stelle, nejfun progiudizio portano , ne al Cielo, ne alla dottrina d' Arijotile i
che delle Stelle

lo

fec ondatamente

io

non

reflo

ben capace dell'interno della-

nim&

Dialogo prima

q
wmofup,

mentre, che e confeffa,.chele alterazioni chefi'faeeffero nelle Stelle farcbber deflruttrici delle prerogative del
Cielo cio dell'incorruttibilit , &c. e queflo, perche le Stelle
fon cofe Celefli, come per il concorde confenfo di tutti e maniall'incontro niente lo perturba , quando le medfime
fefo;
'.,

&

alterazioni fi facefiero fuori delle Stelle nel re/io della Celefle

efpanfione . Stim egliforf, che il Cielo nonfa cofa. Celeje i


me credeua, else le Stellefi chiamajfero cofe Celefli , me"
diante l'ejfir nel Cielo, b Vejferfatte della materia del Cielo:
io per

chepero

Cielofuffi pi Celeje di loro, in quella guifa, chz^>


cofa ejerpi terrefrej pm ignea della Terra, b del Fuocojlejfo . Il non bauer poifatto menzione delle macchie alari, delle quali e flato dimoflrato concluil

nonft pub dire alcuna

dentemente produrle diffoluerj h


'

&

effer prof/ime al

corpo

folare,e con. efiy intorno ad effo raggirar/i, mi d grand mdizioyche poffa ej/er 3 cheque/lo Autore. firiuapijq/lo a com3

piaceza di altri, che a foddisfazionpropriaie quefo dico,per"


eh} dimoflrandofi egli intelligente delle. Matematiche , e impojfhile, ctei non refi perfuafo dalle dimoftrazioni > che tali
materiefono neceffaramente contigue al corpo filare } efono
generazioni,? corruzioni tanto grandi,che niffuna cos gran*
de, fi ne, fa mai in terrai ef tali, e tante , ejifrequentifi ne
fanno nelViflejfo globo del; Sole , che ragioneuolmentepuoflitnarfi dellepi nobili parti del Cielo ,qual ragione refier potente a. dijjuadercip che altre neponffao accadere ne gli altri,
globi :
r. $AGR. Io non pojfbfinza grande ammirazione 3 e dir gran re^
pugnanza al mo. intelletto, fintir attribuirper gran. nobilt%
liti* e altera-;
e perfezione ai corpi.naturali,^ integrati deU>euniuerfoquezione perfealVJnconzion. maggiofio ejfir'impaffihile,immutabile, inalterabile,
re-> ne corpi
tyoflimar grande imperfezione l'efter 'alterabile, generabile
mondani che.
mutabile , "c ioper me reputo la Terra nobilifjima , <& am\

&c &

dzio ni.
Terra nobilikfi

ma p ci le ta -

teu->

mutazioni
1
*

fanno .
Terra inutile^
e piena di ono euate i.^

stazioni.

mirabile, per

le tate,

razioni, Xc che in

za

ejfirfuggetta

ef diuerfi alterazioni,muta.zonj,geneine ejfabilmentefifanno; e quandofin-

lei

ad alcuna mutazione

ellafujfe tutta

vna>

vna. mafia di diafpro, b che al temdiacciando/i


Vacque, che la copriuano,fUftt*>
Diluuio,
P del
globo
immenfidi criflallo, doue mainon nafiefie,
refiata vn
vafa foUtudine d'arena,

b.

nefi alterajfiy bfi mutajficofa veruna , io laflimerei vn corpMQQ inutile al Mondo, *pimo di ozio, e per dirla in breuz^%
*
fuper

Del Galileo.

come f nonfujfe in natura


fuperfluo
ferenza cifarei, che e tra l'animai viuo , e
,

dani

e quella

defimo dico della

il

morto

Beffa dif,

&

il

me-

Lunari Gioue,e di tutti gli altri globi mon-

Ma quanto pi m'interno in conjdemr la vanit de

i difcorsi popolari, tanto piagli

trouo leggieri ejiolti


,

maggiorfciocchezza si pu immaginar di quella

qual

chiama
cofepreziofe le gemme, l'argento e l'oro, e vilijjlmela Terra,
e il fango? e come nonfouuiene a quejli tali, che quando fujfe
tanta fcarsit della Terra , quanta e delle gioie , dei metalli
,

che

ni

J
pi pregiati,

'*.
*
r
1
non farebbe principe alcuno, che volentieri non
ifpendejfe vnafoma di Diamanti,e di Rubini , e quattro carrate di Oro, per hauerfolamente tanta Terra, quanta bajlaf

.s

T< rra

PJ

n -

f
bile
dell oro,

--^

e j e jj e

fe per piantare in vnpicciol vafo vngelfomino , bfeminarui


vri'arancino della Cina, per vederlo nafeere, crefeere, e produrre si beile frondi,fiori cos odorosi , e s gentilfrutti? duque la penuria ,e l'abbondanza quella, che mette in prezzo, Penun"a,& ab"
n za mct
iy auuilifce le cofe apprejfo il volgo , il quale dir poi quello n ?n r
e/er'vn belliJ/mo diamante , perch ajjmiglia l'acqua pura , & auuilficono
Que/ii ,che le cofe
e poi non lo cambierebbe con dieci botti d'acqua
ejaltano ta nto l'incorruttibit,Vinalterabilit,^X^credojChe]s
riduchino a dir quejie cofe ,per il desiderio grade di capare af- Incorruttibifai,eper il terr ore, che hanno della mortele noconsiderano,che Ht celebrata
vul S P er
quando gli huomini fujfero immortali a loro non toccauaa>
venire al Mondo Queji meriterebbero d'incontrarsi in vn morte
capo di Medufa , che gli trafmutajfe in iftatue di diafpro, o di
I detrattori
della corrutdiamante ,per ditte ntar pi perfetti,ch e nonfono
m en~
SALV. forf anco vna tal Metamorfosi non farebbe, f no con 11 ^
r
qualche lor va ntaggio ; che meglio credo io , che siati non dif
feJ cangi
arila
&
correre, che di/co rrere a rouefeio .
fatiie
non e dubbio alcuno,' che la Terra e molto pi perfetta,
SIMP.
.

&

eJfendo,come ella e, alter abile, mutabile, e. che f la fujfe vna


maffk di pietra, quando ben anco fujfe vrintero diamante
durijjmo ,
quanto quejie condizioni arimpaffibile
recano di nob ilt alla Terra, altrettanto renderebbero i corpi

&

Ma

Celeslipi imperfetti,ne i quali


do, che

corpi Celejii, cio

Corry [ Celeft

ejfe farebberofuperfiue;efsen- ordinaci

Sole, la

Luna

per

che feruizio della


non fono ordinati ad altro vfo, che al feruizio della Terra , T erra " on-
no
non hanno bifogno d'altro per confeguire il lorfine , che del n
r
t
moto, e del lume
de f mt
i

il

e l'altre Stelle

SAGR. ^Adunque la natura ha prodotti^ indrizzati tanti vaf-

tijjmi

fte

del

lume

Dialogo primo
C

ti

tijfim^perfttifjmi, e nobili/fimi corpi etesiiJmpa/pbMJmmortali, diurni, non ad altro vfo , che al feruizio dlia Terra
pajjbile,

caduca,e mortale? al feruizio di qudlo, che voi chia-

mate la feccia del Mondo lafintino: di tutte le immondizie f


e a che propositofar"i corpi Celeji immortalile, perfiruirs
,

a>vno]caduco,'c. Tolto via quejio vfo di firuire alla Terra


l'innumerabilefcbiera di tutti i Celeji corpi rejla del tutto inziiile,e fuperjlua,gi che no hanno, ne
pfionuhauere alcuna

fiambieuole operazionefra di lvro,poicbe tutti fono inakera-

Tl/K
mancano

di o-

perazione fca-~
bieuole tra d^
Jpr.Q..,.

biti,immzitabili,impaJ/ibili:cbefev.g.laLunaeimpa,/;b:lc,che
volete, che il Sole , o altra Stella open in lei l fari fenz' alcun

dubbio operazione minore afsai che quella, di chi co la vija9


v col pensiero, volefie liquefare vnagran mafia d'oro
In*
oltreamepare, chementre, cheicorpi Cele/li concorrano alle
generazioni, '& alterazioni della Terra, siafirza,che ejfi an,

cor a sienoalterakiU>altramente non so intendere, che l'appli-

cazione della Luna > del Sole alla Terra per far le generazionififie altro,, che mettere acanto allafpofa vna fatua di.
marmo, e datalcongiug-nimento Bare attendendo prole
SIJMP. La corruttibilit,l'alterazioner mutazione,^ e. non fon,
nell'intero globo terrefire, il quale, quanto-allafua integrit^
x
*' alterabilit,
nQn m&n Q^tevno,cheilSole,,la-Luna, ma e generabile, e corfattibile, quanto alle [u parti efrne, ma e ben vero , che in
tem Globo ter
5
reih-e, mi in
effe la generazione, e corruzione fon perpetue , e come tali rialcune parti.
cercano l'operazioni Celeji eterne.}; e per necefiario > che p.
corpi Celeji sieno eterni

SAGR. Tutto camminatene; mafie aireternit dell'intero

gioir

no epunto progiudiziale Ha corruttibilit delleparti


anzi quejoefser generabile, corruttibile, alterafiuperficiali,
Corpi CeeiM
bile, &c>. gli arreca grand' ornamento^perfezione, perche non
alcerabil nelle parti efter
potete, e douete voiammetter alterazioni generazioni,&c.paB<Lv
rimente nelleparti eferne de globi Celeji, aggiugnendo loro
ornamento fenza\diminuirgli perfezione, o Ituargli l'azioni}
anzi atcrefcendoglkle , col far , che non filo [opra la Terra ,
ma, cheficambieuolmentefra di loro tutte operino ,ela Terra ancor&verfo di loro t'
SIM'P.. QueHonon pub ejfere, perche le generazioni, mutazione,
terre/irej

&& chefifacejfer v. g. nella Luna fiarebber' inutili

evane^

& natura nihil fruftrA facit.


&A&R,

E perchefarebbero, elleno

mutili

e vane i

Simp*Terehk

'

Del Galileo

5 j
Perche noi chiaramente veggiamo,e tocchiamo con mano,
the tutte le generazioni mutazioni ,^c. cheJfanno in Ter- Generazioni
ra tutte, b mediatamente, immediatamente fono indriz-zate
Terra

tIMP.

^^n''

&

comodo
al benefzio eThuomo ; per comodo \0Vi Clltce
p cr
degli huomini nafeono i cauaUi ,per nutrimento de' cauaUi, benifizio deiU
produce la Terra iljieno, e le nugole Vadacquano ; per -corno- 1' huomo
do e nutrimento degli huomini nafeono le herbe le hi ade ,
sll'vfo

al

frutti,

lefere, gii vccelli,

ipefei;

mo diligentemente efaminando
f,

tr vaeremo

ilfine,

^T infomma ,fe noi andere,

rifoluendo tutte queRe co-

i quale tuttefono indrizzate,ejferil bi-

fogno, l'vtile il comodo , e il diletto degli huomini Hor di


quale vfo potrebbe/ ej/er mai al genere humano le generazioni, chejfaceffero nella Luna , in altro Pianeta i f gi voi
non volejle dire, che nella Luna ancorafujfero huomini, che
godejfer de fuoifrutti;penjero, bfauolofo, v empio
SAGR. Che nella Lama, , b in altro PianetaJgenerino , erbe ,
piante, animaliJmili a i noJri, viJfacciano pioggie,ven- una manca
ti, tuoni, come intorno alla Terra, io non lo so , e non lo ere- di generazodo; e molto meno, che ellaja abitata da huomini: ma non in- n * M* a ^5r>
tendo gi, cornei tuttauoltacbe non vi Jt'generino cofe fmMnthhatad
alle noRre tjdeuadi necejjt concludere che niuna altera- huomini
zione viJfacciaci vipofsano efere altre cofe, chej mutino, Nella Luna
.

.,

J generino, eJdiJfoluano,nonpiamente diuerfe dalle nojlr e,


ma lontani/lime dalla noRra immaginazione
in jComma
o
^

'

&

poflbno efler
generazioni di
cote u.iiicri(L-^>

del tutto a noi inefcogitabili . EJeomeiofonJcuro, che <*> ^ a || e no ft re %


vno nato, e nutrito
vnafelua immenfa trafiere, &vccdli,e che non hauejfe cognizione alcuna dell'Elemento dell' Ac^y nianCa f?e

mai non gli potrebbe cadere nell'immaginazione ejfeH della coeniz 6


in natura vn altro mondo diuerfo dalla Terra, pieno di ani- dell' Elemcnmali, li qualifenza gambe;e fen za alevelocemmte cammina- t0 "' ac S"*
no, e nonfopra lafuperjcie folamente come le fiere fopra la
beimaSar le
Terra, ma per entro tuttala profondit ; e nonfolamente ca- aui,ne i felci
minano ma douunque piace loro immobilmenteJfermano,
cofa, che non pojfon far e g''veceIliper aria ; e che quiui di pi

qua

habitano ancora huomini, evifabbricano palazzi, e Citi,<kj


hanno tanta comodit nel viaggiare , chefenza niuna fatica
vanno con tutta la famiglia, e con la cafa, eeon le Citt infere in lontanijfmi patj,j come dico iojonjcuro che vn tale,
ancorch di perfpicacijjm a immaginazione non Jpotrebbe^
gi maifigurare i Pefci, l'Qceano} le Naui, le Flotte, eleAr,

mate

Dialogo primo

5 4-

Mare; cos,e molto pi, pu accadere, che nella Lnntt


per tanto internatio remota da noi , e di materia per autisti
tura molto dimrfa dalla Terra ,fienofkfanze efifacciane
mate di

operaziwhnAnffolamente lontane , ma del tuttofuori d'ogni


no/ira immaginazione, come quelle, che non babbuino /imiti
tud'me alcuna con le no/ir e>eperci del tutto inefcagitabili,au
uengacb' quello' che noi ci immaginiamo, bifogna, chefia ,
vna delle co/ gi vedute, o vn campoja di e o/, diparti del
\,

volta vedute; che tatifono le Sfingi , le Sirene , U


Chimere} i Centauri, &v
SALV-. lafon molte volte andato fantaflicanda ,/opra quefle co
di poter ritrouar bene alcune delizi
f, efinalmente mi pare
cofe, che nonfieno , ne pofiareffer nella Luna ; ma non gi
veruna, di quelle, che io creda, che vifieno, epoffano e/fere ,fc
non con vna larghiffma generalit , ci}, co/ che l'adorni
noopSTcandQi e.m.ouendo, eviuenda ; e forf con modo diuer
Nella Luna
fi/fimo dal noflro, veggendo , <& ammirando la grandezza , e
poflbno effer
bellezza del Mondo. x e del/uo Facitore, e Rettore, e con eneo
y coritini* cantando lafua gloria; infomma. ( che quel
f
d ile noi
,"lo, che io intenda) facendo quello tantofrequentemente dz*
ft rc
glifcrittorfiacri affermato, cio vna perpetua occupazione di
tutte le creature in laudare Iddio*.
$A3R: Que/iefono delle cofe , chegeneralijjmamente parlando %
vipoffanoejfere; ma, io/ntirei volentieri ricordar di quelle,,
che elU crede, che non vifieno,nepoJfano. e/fere, le quali forza, chepiuparticolarmentefipoJa.no nominare. .
S.ALV. <Auuertite Sig. Sagredo y che quejlafar la terza volta *
che noi cosi d pajfoinpa (fa, non ce ri ancorgedo., cifaremo de
uiati dal n o/iroprincipale inflituti e che tardi verremo a ca
p de' nofri ragionamenti , facendo digrjfioni ; pero f va
gliamo differir quejo difeorfo tragli altri,che ftam conuenuti
le co/e altra

,,

&

mmjsttre ad vna particolar//sione, farforf benfatto,


SAJ-R. Digraziagi,chefiamo nella Luna /fediamoci dalle co
fe,che appartengano alei, per non hauere a/are vn*altra voi
tavnfi lunga cammino
SALV* Sia come vi.piace . JBper cominciar dalle co/ pi genera
.

'*

.,

io credo, che il[globo lunarefia differente'a/sai dal terrefiret


ancorch in alcune cofefi veggano delle conformit; diro II-*
conformit, epoi le diuerfit. Confrme e ficuramente la Lu
u alla Te.rra.ndlafigura la quale indubitabilmente sferi
tadorne

li,

3,

Del Galileo

5 5

eaf come di neceffitfi conclude\dal vederfi ilfuO difcoperfetfat^tt^T


tamente circolare,e dalla maniera del riceuere il lume dei So- una c j a j ec
le, dal quale,f la fuperficiefuafujfe piana , verrebbe tuttiL** ra: che c^uelnell'iftejfo tempo vefiita , eparimente poi tutta, pur in Vti-j la della hgufpoeliata di luce, e non prima le parti, che ri-**
" momento
r*i e
r
irL
f r f + r l proua

iBe/To

'

.,

"

mo

dal

guardano ver/o il Sole, ejuccejjiuamente lejegutnU ,Jich<u> D del |. ei crc


giunta all' oppofzione ,[e non prima refia tutto apparente illuminata dal
|-

difio iUufirato

di che all'incontro accaderebbe tutto l'oppofi- Sole

quando lafua vifibilfuperficiefujfe concaua ; cio la Muminazione comincierebbe dalle parti auuerfe al Sole Secon- Seconda Cdariamente ella e come la Terra, per f jlejfa ofcura,& opaca, or ?li ^ *'""
^
a ripercuotere il lu- Ybrofr corhc
per la quale opacit atta a riceuere ,
me del Sole;ilcbe,quando ella no fu[fetale, far non potrebbe. ja Terra.
Terzo io tego lafua materia denfifiima,efolidifsima no meno Terza. La madella Terra,di che mi e argometo affai chiaro ejfer lafua fu- teri ^ della I u
e
tta
perfideper la maggiorparte ineguale, per le molte eminenze,
a Terrac
to,

&

ft

e cauit , che vijifcorgono merce del Telefcopio, delle quali eminenze ve nefon molte in tutto,eper tutto fimili alle no/ire

pi afprej efcofcefe montagne^ vif nefcorgono alcune

mon tuofa.

tira-

te, e continuazioni

lunghe di centinaia di miglia; altre fono


in gruppi piii raccolti ; e fonui ancora moltifogli fiaccati , e
folitarj, ripidi affai, e dirupati; ma quello, di che vi e maggior
frequenza ,fono alcuni argini ( vfer quefo nome per non
me ne fouuenir'altro, che piagli rapprefenti ) affai rikuati, li
quali racchiudono, e circondano pianure d diuetf grandezze, eformano varie figure , ma la maggior parte circolari
,

&

"molte delle quali hanno nel mezo vn monte rileuato ajfai


alcune pochefon ripiene di materia alquanto ofcura , cioefimilea quella delle gran macchie, chefiveggon con V occhio libero; e queflefono delle maggiori piazze ; il numero poi delle
minori, e minori grandiffimo , e pur quafi tutte circolari
Quarto, fi come la fuperficie del nofro globo e difiinta in due Quarta. Luna
majfime parti, cio nella terreftre, e nell'acquatica, co'nel di- dininta in dna
,

aildlt eien -

lunare veggiamo vna difiinzion magna di alcuni gran P


f
eampipii rifplendenti , e d altri meno ; all'afpetto de i quali za e fcurit
credo , che farebbe quello della Terra ajfai fimglante a chi come il Glodalla Luna o da altrafimile lontananza lapotejfe vedere il- ho terrelt. nel

apparirebbe la fuperficie del Mare pi are > e te11 *


luflrata dal Sole ,
ofcura, e pi chiara quella della Terra
Quinto fi come noi re ^ a
.dalla Terra veggiamo la Luna or tutta luminofa or mezat
or
4
fico

&

DafogoprmD

$6
SHpcrHcie del

or pi

rbbe da lonuno pi ofeuradi quella-*

wfibile, cio

1 C

r?

a"

noni

or meno, tafor fatata e taluolta ci rejfa del tutto in*


quando e/otto i raggi filari; fi ebe la parte, e e
riguarda la ferra , re/la tenebrofa ; cos appuntoJi vedi Li e
dalla Luna coli i/lejf periodo a capello , ejottoU mtdejim<_*
mutazioni di figure , l'Illuminazione fatta dal olejoo, a Iti
,

<.

fama della jerra . S0


&4fiti & ianovn poco Sign Salutati* Chef illuminazione della
Terra, quanto alle diuerfefigure Ji'rapprefentajfe a cbtfujfe
nella Luna Jimile in tutto a quello , ebe noi feorgiamo milt

Luna-, l intendo io benijfimo , ma non refo gi. capace ,


come ella Ji mojraffe fatta coli iBeJfo periodo ; auuengaco^
quello, chefa l'illuminaziondelSole nella fuperjicie lunaria*

di figure
nella Terra-i
fimiii quelle
della Luna , e

io periodo

in vnmefe, lo fanello- terraflre in ventiquattr' borei.


vero>, chel'effetto delSole- , circa- l'illuminar quejli

$ALV.

dut

corpi, e ricercar colfuofplendore tutta la lorfuperficie,fifpe*

Terrain vn giorno naturale e nella Luna in vi


ma non da queftofolo depende la variazione dellefigure, fitto le quali dalla LunaJi vedrebbero le parti illuminate
della terrefre Juperfice, ma da i duerji af
petti, chela Luna
va mutando col Sole ,fichequando v.g. la Luna feguitajse

difee nella

rnefe3

puntualmente il moto del Sole, e flejfe,per cafo,fempre linear*


mente tra ejjo, elaTrrain cmeW afpetto che noi diciamo di
congiunzione, vedendo ella fmpreilmedejimoemtsfrio del*
,

la Terra? che vedrebbe il Sole,h vedrebbeperpetuamente tut*


; come per VoppojitOy quando- eUa refiajf fmpre al*
Voppofizone del Sole, non vedrebbe mai la Terrafdella quale
farebbe continuamente volta verfo la Luna la parte tenebro*

to lucido

Ma

e perci inuijibile
quando la Luna. \ aliaquadratu*
ra del Sole, dell'emisfero terre/Ire^ efpoBo alla vifa della Luna quelaxmst, che e verfo jfSole , e luminofa, e l'altra verfo*
l-oppojl. del Sole e oftura; e per la parte della Terra illumi*
naia ,J,rapprefenterekbe alla Luna fiottofigura di mezQ ccr*

fa

cbio

$A3;R*. Refo cabacfjtmodeltutto &". intendo gi benijjtmo , che:


partendofi la Luna dall' oppojizione del Sole di do u. ella no
,

veddua.nte.nte dell'illuminato della terre/ir e.fuperficie, ve*


nendo di giorno, in giorno verfi.il Sole, incomincia a poco, a

poco a/coprir qualche particella della faccia della Terra illuminata; e quefla vede ella in figuradi fottifalce ,pereffer lai
T&rarQtQndat' acquifando pur la Luna colfuo mouim*

Del Galileo l

$7

to di d in di maggior vicinit al Sole viene'J coprendo pi , f


piufempre ddimisftr&ierrejr illuminato ,ji che alla quadratiti a >;efcuopi e la mitgiufo,Ji cjme noi di hi veggiamo
altrettanto : continuando poi di venir ver/o la congiunzion e, fcuopre fuceejj-uamen teparte maggiore della fuperjcie il*
lumina. a , ejr almenie nella cogiunzionevedt l'intero emis*
,

fino tutto Inmmofo

Et mfomma comprendo benijjimo,che

quello y che accade agli abitatori de'la


riet,

la Terra,

ma

Terra t n el veder

le

va-

veder
f nella Luna nel
con ordine contrario, cio, che quando la Luna

della Luna-, accoderebbe

chifu

a noipiena,5 all'oppofzion del Sole, a loro la Terra farebbe alla congiunzion col Sole, e del tutto o/cura ,
wuifibile;
all'incontro quello fiato, che a noi e congiunzion della Luna
col Sole, epero Luna /riente ,enon veduta , l farebbe oppojizion della 2 erra al Sole, e per cos dire, Terra piena, cio tutjin algente quanta parte a not di tempo in*
ta luminofa
tempoJ mojra dtlla fuperjcie lunare illuminata, tato dalla
Luna J vedrebbe ej/rneH'iJhffo tempo la parte della Terra
efeura, e quauto a noi refia della Luaapriuo di lume, tanto

&

alla

Luna

l'illuminato delia

Terra; fiche: folo

drature quefi veggono mezo cerchio della

nelle

qua-

Luna lumino/o,

ferra In v>-a cofa mi par, che differivano quejij fcambkuiv operazioni; @? che dato, e non
eoncejp>, che nella Lunafujfe chi di l potejfe rimirarla Terra, vedrebbe ogni giorno tutta, la. fuperjcie terrejire,mediante
e quelli altrettanto della

il moto di e fa Luna intorno alla Terra in ventiquattro ,


venticinque bore, ma noi non veggiamo mai altro, che la me*
t della Luna,poicti ella nonji riuolge in f fejfa , come bifognerebbe, per poterctfi tutta mofirare.
$ALV. rurcte quejo non accaggiaper il contrario , cio che il
rigirar/iella in f fieffa^fa cagione , ebe noi non veggiamo
mai l'altra met, che cos farebbe necefario, ebefuffe, quando
doue la/ciate voi vn' altra diffetllahauejfe V Epiciclo .
renza in contraccambio di quefia auuertita da voi ?
Tutta la Terqual' e i che altra per bora non mi Viene in mente \
SAGR.
ra vede la me
&ALV.
t che f la Terra [come bene bautte notato) non vedi^* t folamence_>
,

Ma

E
E

met della Luna > doue, che dalla Luna vien vitutta la Terra, all'incontro, tutta la Terra vede la Luna,

,
j a
t
r
i
f
ima della
Luna, foto la. meta vede la U erra ; perche gli babita-

altro, che la
(la

tori per cost

ella

M'"
^
a"
JJL
!?.u,
mente aeiix-Luna vede tus
dire, dell e.nisfcrofuperiore della Luna,cbe a noi u la 1 erra.
i

>

Dialogo primo

58

vinuifibk, fon pr lui della vi/la della

Terra, e qucfifonfof
<SM a qui mi fcuuien 'bora a vn particolare
accidente, nuouamente offerziato dal nofro accademico nella
Luna, per il quale fi'raccolgono due confeguenze neceflarie,
l'vna e , che noi veggiamo qualche co/a di.pi della met della
Luna e l'altra che il moto della Luna ha giufiamente re-

f gli Antictoni

*-j

ti,

-r.

la

met

del Globo lunare

lazione al centro della Terra: e l'accidente , el'ojferuazione


tale Quando la Luna h abbia vna corrifpondenza,e naturai

vedete pi

che

fimpatia con la Teiera, verfo la quale , [con vna ialfua eterminata parte ella riguardi, e necejfario , che la linea retta, che
congiugne ilor centri, pafffempre per ViJleJJo punto dellafuperfide della Luna; tal che quello, che dal centro della Terra la
rimirajfe, vedrebbefempre l'ifiejfo di/co della Luna puntualmente terminato da vna medefima cirtQnferza;Madivn,
pojlituitfipra lafuperficie terrefire , il raggio, che dall'occhio

fuo andajfefino al centro del globo limar e,non pajferebbe per


Viflefo punto della fuperficie di quella ,per il qualepajfa la li"
nea tirata dal centro della Terra a quel della Luna , f non
quando ella glifujft verticale : mapojla la Luna in oriente,
in occidente, il punto dell'incidenza del raggio vifuale reBa
,

Juperiore a quel della linea , che congiugne i centri, e perofi


fcuopre qualche parte dell'emisferio lunare verfo la circonferenza di/opra, efi nafconde altrettanto dalla parte difitto ;
fifcuopre dico, efinafcode ri/petto all'emisfero, chefi vedrebbe dal vero centro della Terra : e perch la parte della cireonferenza della Luna,che efuperore nel no/cere, e inferiore nel
tramontare , per affai notabile dourfarfila differenza delVajpetto di effe parti Juperiore, e inferiore ,fcoprendofi bora ,
^yjoraafcondendofi delle macchie , altre cofe notabili di ejfi
parti. Vna fimil variazione dourebbefcorgerfi ancora verfo
l'ejlremit boreale,

& auftrale del mede/imo dlfco,fecondo,che

Lunafitroua in queBo, b in quel ventre delfuo Dragone;


perche qudo ella e fettentrionale , alcuna dellefuc parti verfo fettentrione cifi nafconde y efifiuopr e delle aufimli , e per
Hora, che queBe confeguenzefi verifichino in* _
l'oppofito
fatto fi Telefcopio ce ne rende certi; imperocchfono nella Luna due macchie particolari, vna delle qual,quando la Luna
e nel meridiano guarda verfo MaeJlro,e l'altra gli quafi diala

metralmente oppojla; elaprimaevifibile, ancofenzail'Telej copio

ma non gi l'altra: e la MaeBrak vna macchietta^*


ouata,

Del Galileo

cuata, diuifa dall'altre grandi[Jme% Voppoja

minore, epa-

jjjjp

Luna!^

rimente Jeparata dalle grandijjme , ejiuata in campo, affai per j e q Ua jj g


chiaro; in amendue quejlefi offeruano molto manifeftamente oflerua lei hale variazioni gi dette , e veggonfi contrariamente l'vna dal- er riguardo
centro dcll'altra, ora -vicine al limbo del di/co lunare, fa' bora allonta- ^
nate, con differenza tale, che l'interuallo tra la maejirale, e la j UQ mow m
circonferenza del difco e pi, che il doppio maggiore vna volta, che l'altra : e quanto all'altra maccbia (perche l'ipi vicina alla circonferenza) tal mutazione importa pi , che il triplo da vna volta all'altra Di qui e manifejo la Luna , come allettata da virt magneiic a yConjiantemente riguardare
.

vna fua

con

mai

SAGR.

faccia

il

globo ierrejire

ne da quello diuertif

quandofi ha apor termine alle nuoue ojferuazioni, e-*


fcoprimen ti di quejo ammirabileJlrumen toi
SALJS* Se iprogrefsi di quefa fon per andarfecondo quelli di altre inuenzio ai grandi, e dafperare, che col progrejfo del tempofifa per arrtuar a veder co/ a noi per bra inimmaginabili . Ma tornando al nojlro primo difcorfo , dico per lafeja Sefta.La Ter.
"?]
congruenza tra la Luna,e la Terra,chefi come la Luna gran l?J, ?
parte del tempo fupplifce al mancamento del lume del Sole,e ci te ^ iii um inarende con la refefsione delfuo le notti afiai chiare cos Icl~> no
Terra ad ejja in ricompenfa rende quando ella n' pia bifognofa\, col refletterle i raggifolari vna molto gagliarda illuminazione e tanto per mio parere, maggior di quella che a
noi vien da lei, quanto la fuperficie della Terra e pi grande
,

di quella della

Luna

SAGR. Non pi, non pi

Sig. Saluiatt, lafciatemi il gufo dimoJirarui , come a quejo primo cenno hopenetrato , la caufa yii
vn accidente, al quale mille volte ho penfato , ne mai l'ho p,- Lume reflcfl
tuto penetrare . Voi volete dire, che certa luce abbagliata, che da ! a Terra-
j
fi vede nella Luna , maf imamente quando lefalcata , viene
dal rejkfsadel lume del Sole nellafuperficie della Terra, e del
%5Mare;epiJ vede tal lume chiara, quanto la falce e pifttile, perche allora maggiore e la parte luminofa della Terra ,
che dalla Luna e veduta, conforme a quello, che poco fafi conclufe ; cio , che fmpre tanta la parte luminofa della Terra ,
chefi mo[l*a alla Luna,quanta lo/cura della Luna,cbe guar-

da verfo la Terra; onde quando la Luna fottilmente falcat#}


ivconfeguenza grande lafua parte tenebroja , grande
eia

&

Dialogo primo

ferra veduta dalla Luna,e tanto


lume
SALV. Queflo e puntualmente quello, eh" io voleua dire Infomma gran dolcezza e il parlar con pe>font giudiziofe, e di tuona apprenju-a; e majsime quando nitri vpaJ]eggiar do,e aifi
correndo tra i viri io mifon pi volte in con Uato in ceruelli
tanto duri, clw per mille volte ,che io babbea loro replicato quee lparte illuminata dtlla

pi potente

larejejsion dtl

Jlo, che voi hauetefubito per voi mede/imo penetr ato,mai


eflato pofsibile, che e l'apprendano.

non

SI MI 3

.
Se voi volete dire di non bau erlo potuto perfuadere loro,
fiche e' l'intendine, io molto me nemarauigho , efonfcuro ,
che ?ion V intendendo dalla vojra ejplicazione non ^inten,

derannoforf per quella di altri parendomi la vojra ejpref


fua molte chiara ; ma f voi intendete di non gli bauer perfuaf,fi che e' lo credanoci que/Io ncn mi mat auiglio punto,
,

io flejfo confefso diefser vn di quelli , che intendono i


vojiri difcorfir ma non viji quietano, anzi mi rejano in que-

perche

'

Jla,e in parte dell' altrefei congruenze molte dijj.cult,le quali


promouero,quandohauretefinite di raccontarle tutte *
$ALV. Il defiderio, che ho di ritrouar qualche verit , nel qualt^
acquiflo,afsai mipofaono aiutare k obbiezioni di

buomini in-

qualfete voi,ymifar efser breuifsimo nello Jpe dirmi da quel, che ci refla-. Sia dunque la fttima congruenza
il rifponderfi'reciprocamente non mzno alle ojfefi , chea ifltelligenti,

uori, onde la Luna , chehene Jpefso nel colmo della fu illuminazione,perl'interpofizi&n della Terra trafe,e il Sole vieti
Settima. Terra,e

Luna Ica'

elidano .

priuata di luce,

&

ecclifsata > Os e/sa

ancora per fuo njcatto

Ji interpone traa Terra, e il Soie, econ V ombrajua ofeura la


Terra; efi ben la vendetta non e pari all' ojfefa , perehi bene

Luna rimane,^' anco per a/sai lun^o tempo,immer*


fa totalmente nell'ombra della Terra, ma non gi mai tutta
la Terra ne per Uingofpazio di tempo reit ojcurata dalla
Luna, tuttauia hauendqf riguardo alla picciolezza del corpo
di quefla,in comparaziondella grandezza di quello , nonfi
pu dir, f non che il valore, in vn certo modo, dell'animofa
Jpefso la

grandifsimo . Quello quanto alle congruenze Seguirebbe


bora il difeorrer circa ledi/parit; ma perche il Sign. Simplicio ci vuolfauorire de idubbj contro di quelle , far benefentirgli, e ponderargli prima, chepafsare auanti
8AGR* Siperche e credibile, che il Sign. Simplicio non Ja J?er bauer
.

Del Galileo:

iter ripugnanze intorno alle di/parit; e differenze tra la Tcf


ra, e la Luua, gi che eglifiima le lorfufianze diuerfij/me .
SIMP. Delle congruenze recitate da voi nelfar parallelo tra Ut
Terra , e la Luna non fento di poter ammetterfenza repugnanza, ' non laprima % e due altre ;. ammetto la prima>%
cio lifigura sferica,
f
io quella della

bene anco in qutfia vi

non so cbe,fil-

Luna eJfep$uliti{fima,eterfa,QQme vno


fpecchio, doue, cheque/la dtlla Y erra tocchiamo con mano efJer fcabrofijma <$ afpra ; ma quejia attenente all'ineguamando

lit della fuperficie

va confiderata in vn''altra

delle congruen-

ze arrecate da volper mi riferbo a dirne quanto mi occorre


nella cotifiderazione di quella. Che la Lunajapoi , come voi
dite ntllafeconda congruenza, opaca-,
ofcura per f fieff*
come la T'erralo non ammetto, f non il primo attributo della opacit, del che miajficurano gli ecliffi filari',che quando lot
Lunafujfe trasparente,}'aria nella toi ale ofcur azione del So-

&

le non refierebbe cosi tentbrofa,come ella refia,maper la trafi


parenza del corpo lunare trapalerebbe vna luce re fratta , co^
me veggiamofarfiper le pi denfi nugole Ma quanto ali ofcurit, io non e redo, che 'la Lunafia del tutto priua diluce,come la Terra, anzi quella chiarezza, chefforge nel rejio del _
r
fuo di/co, oltre alL fittili corna illujiratedal Sole,reputo ^^djrJ^ftiinaciL
Jt a fuo proprio, e naturai lume, e non vn reflejfi della Terra, propria deiia
Luna
la quale iofimo impotente per la fuafomma afprezza ,
.

&

ofeurit, a rejietterei raggi dtlSole

..

Terra, impo-

Nel terzo parallelo con-

tente a

"".
conuengo
mei giudicar il corpo della Luna folidijjmo , e duro , come la del Sole.
Terra, anzi pi affai, perche) f da Ari/i., noi cauiamo , che il Suftanza CeCielofa di durezza impenetrabile eie Stelleparti pi denfe^ e ^ c impene-
er
del ^ielo e ben ntcejfa, io , che lefilano faldifime ,
impene- T^/l^ ^
ti abili,, ime
uengo con voi in vna parte,

e nell'altra dijfento

SAGR. Che bella

materia farebbe quella del Cielo per fabbricar


palazzi, chi nepo*efft hauere cos dura, e tanto trasparente .
SALV. <^dnzipej'ima, perchefendo per lafimma trafparenza del

non fi potrebbe , fenza gran pericolo divrtar


neglifiipiti, e fpezzarfiil capo, camminarper le /lonze.
SAGfr. Cotefio pericolo nonfi correrebbe egli, e vero , come diatutto inuifbile,

f
cono alcuni Peripatetici, che la fia intangibile; e lawfipuQMzmAZ.
Celef
toecare, molto meno potrebbe vrtare
fte imagibile
fi
.

SALV* Diniuno. folltuamentofarebbe

cotefio ;cociofiachef

ben

ti

,,

6i
ben

Dialogo primo
la materia celefiz non pub efer toccata, perche

le tangibili

qualit, pu) beri ella toccare

per offnderci tanto e , che dia vrti in noi ,

Ma

manca del*

corpi elementari ;e

& ancor peggio

chef noi vrtajfimo in lei .


lafciamojar quejipalazzi,b
per dir meglio, cafieUiin aria , e non impediamo il Sign. Sim*
plicio

SIMP* La qufiione, che voi hauete cos incidentemente promoffa e delle difficili, chef trattino injilofofia, <& io ci ho intorno
di bellijjtmi penfier di vn gran cattedrante di Padoua , ma
non e tempo di entrami adejfo ipero tornando al nojro propqfto replico, che Bimo la Lawafolidiffima pia della Terra
ma non l'argomento gi, comefate voi,dalla ajprevza , efca*

rc

,,

Superficie <ael
la Luna terfa
pi d'vno fpec

chio

broftdeUafua
anzi dal contrario, cio dall' effere
J , Jfuperficie,
r J
^- M j
Ja<.;r
k
,,
aitaanceuere
( come veggiamo tra noi nelle gemme pi du*
re ) vn pulimento , e lufirofuperiore a qualfifiafpecchio piterfo; che tale e necejfario, chefa la fuajuperficie , per poterci
fare fi viua reflefsione de' raggi del Sole Quelle apparen

zepoi, che voi dite, di monti, difogli, di argini, di valli, &c.


io mifono ritrouato afentire in publifon tutte llufioni j
che difputefofiener gagliardamente contro a quefi introdut-

tori di

nouit , che tali apparenze non da altro prouengono

che daparti inegualmente opache, eperfpicue, delle quali inte-

Eminenze

cauit nella-
lufioni (tiopa-

co,e di perfpi-

cuo

&

riormente ,
Seriormente compofia la Luna , comefpeffo
veggiamo accadere nel crijlallo, nell'ambra,^ in moltepietre
preziofeperfettamente lufimte; doue per la opacit di alcune
parti, e per la trasparenza di zdtre,apparifcono in quelle varie
concauit, eprominenze , Nella quarta congruenza conce*
do, che lafuperficie del globo ierreBre veduto di lontano farebbe due duerfe apparenze;cioe vnapi chiara , e l'altra pi
ofeura, majimo , che tali diuerfit accaderebbono al contrario di quel che dite voi; cio, credo, che lafuperficie dell'acqua
apparirebbe lucida, perche lifcia,e trafparente, z quella della
Terra remerebbe ofeuraper lafua opacit^fcabrofit male accomodata a riuerberare il lume del Sole . Circa il quinto ri-

ammetto tutto, e retto capace, che quando la Terra


come la Luna,fimofirerebbe,a chi di lafs la rimirafiefittofigure conformi a quelle , che noi veggiamo nella Luna\comprendo anco,come ilperodo della fua illuminazione^ variazione difigure, far ebbe di vn me/, bench il So*
lei* ricerchi tutta in ventiquattr'bore ; e finalmente non ho

feontro

lo

rifpendejfe,

dijfi-

,,

Del Galileo

6$

affienita nel?ammetter e , che la met fola della Luna vede**


tutta la Terra , e che tutta la Terra vedefilo la met dell&~>

Luna

Nel

reflo reputa faljfsimo

che la

Luna pojfa rice-

ver lume dalla Terra, che ofcurifsima, opaca,

reflettere

il lume del Sole,comeben

& inetti/sima

lo rejiettela

Luna a noi;

come ho dettofrno, che quel lume! eh efi vede nel reflo della
faccia della Luna , oltre alle corna fplendidifsime , per Villuminazion del Sole,Ja proprio, e naturale della Luna, e gran
Jlfettimo degli
cofa ci v or ebbe a farmi credere altrimenti
.

eclifsifeambieuoli fipub anco ammettere, f ben propriamenteficoft urna chiamare Ecliffe del Sole,queJo che voi volete
quejo e quantoper bora mi
chiamare Eclijfe della 2'erra .

occorre dirui in contradizione alle fette congruenze;alle quavi piacer di replicare alcuna cofa > l'afcolterb
li infianze,

volentieri

SALV.

Se io ho bene apprefo quanto hauete rifp^Jlo, parmi, chz^>


tra voi , e noi refimo ancora controuerfe alcune condizioni
le quali iofaceua comuni alla Luna
alla Terra,efon quitte . Voijiimate la Luna terfa, e lifeia, comvnofpecchij , q~j

&

&

all'incontro la
come tale atta a re/ietterei il lume del Sole ;
Terra per lafua afprezza non potente a far fimile reflefsione Concedete la, Lunafolida,e dura,e ci argumentate dall' ejfer' ella pulita, e terfa, e non dall' ejfer montuofa ; e dell'apparir montuofa ne ajfegnateper caufa Vefiere di parti pi , e
.

Efinalmente limate quella Iuc<l~


propria
della
fecondaria ejfer
Luna,e non per rejiefsion della
che
al
f
ben
par
Mare
Terra;
per ejfer difuperficie pulita
voi non neghiate qualche reflefsione Quanto al torui di ermeno

opache, eperfpicue

rore, che la rejiefsion della

Luna non fifaccia come da vno

fpeccbio,ci bopocafperanza,

mentre veggo, che quello

che in

talpropofitoji legge nel Saggiatore,e nelle letterefilari del noJro amico comune, non haprofittato nulla nel vqfiro concetto, f pero

tal

voi hauete attentamente letto quanto vi efritto in


materia .

S1MP.

loihotrafcorfo cos Juperfcialmente , conforme apoco


tempo, che mi vien lafciato oziofo dafud)pi fidi, per ,f<L~>
col replicare alcune di quelle ragioni t a colVaddurne altre voi
penfate rifiluermi le difficult , le afcolterpi attentamente.

SALV. lo dir

quello, che

b'ejere, cbefujfe

mi viene in mente alprefente,e potreb-

vnamijiionedi

cocetti

mieiproprj,

di quelli j

Dialogo primo

^4

ne i detti libri , da i quali mi'fouuknent^p


ch'io reBaimteramcnteperfuafo, ancorch le concktfioni nel
primo a/petto mi parejfer gran paradofsi. Noi cerchiamo Sig.
Simplicio, f perfare vnarefiefion di lumefimlc a quello ,chc
ci vien dalla Luna,Jta necefSarno che lafuperjicie da cui vieti
la reflefsioneJa cos terfa, e li/ca, come di vnofpecchio, pur
o
fapi accomodata vnafupcrfce non terfa, e non lifcia ma
ora quando a noi veniffer due reflef,afpra, e malpulita
Jioni, vnapi lucida, e V altra meno > da due fuperfidc oppoJieci, io vi domando qual delle due fupcrjlcie voi credetet cbejt
rapprefentafe a gli occhi nq/iripi chiara, e qual pi o/tura,
SIMP. Credo fen za dubbio , che quella , che pi viuamente mi
reflettejfe illumemijmojlrerebbe in.affetto pi chiara,e Poltra pi ofcura
SALV. Pigliate bora in corteja quello Jpeccho , che e attaccato a
quel muro,
vfciamo qua nella corte Venite Sg.Sagredo*
Prouafi a luti
Attaccate lo Jpeccho l a quel muro doue batte il Sole ; difcona S
fiiamocii e ritiriamoci qua all'ombra . Ecco ldue fuperficit
f ir r
a"
percoffe dal Sole, cio il muro, e lofpecchio Ditemi bora qual
cS afpM
vjirapprefenta pi chiara, quella del muro , quella dello
fpecchio / voi non fpondete
SAGR. Io lafcio rispondere al Sig-. Simplicio , che ha la difficolt
che io quanto a me, da queflo poco principio di efperienzafon.
//',

che gi t s

>

&

perfuafo, che bifogniper neceffty cheia Lunajia difuperficie molto malpulita .


SALV. Dite Sign. Simplicio, f voi hauejle a ritrar quel murOjCS
quello fpecchio attaccatoui , doue adoprerefe voi colori pi
ofcurJ,nel dipignere

il

muro, bpur nel dipigner

lo fpecchio t

&IMP-.

AJfai pi fcuri nel dpigner lo fpecchio *


SALV. Horjb dalla fuperficie, chejrapprefentapiuchara,vien
la refltjjion del lumepi potente , pi viuamente ci refletter
.,

raggi del Sole il muro, che lofpecchio .


$IMP. BeniJJmo Signor mo ; hauete voi migliori ejperienze di
quefle ? voi ci hauetepofi in luogo doue non batte il reuerbero dello fpecchio; ma venite meco vn poco pi in qua; ngei

nite pure

SAGR.

Cercate voi forf il luogo della refezione

che fi lo fpec-

chio i

SI MP. Signors.

SA GR, Oh vedetela l nel muro Qppofto grade giufto quanto lo


?

Jpeccho,

Del Galileo.
Jpeccbio i e chiara poco

mente

6f

meno , cbc f vi hattcffe ti Sole -diretta'

SIMP.

Venite dunque qua , e guardate di ii la fuperficie dello


Jpeccbio, e/oppiatemi dire, f Tpiujcura di quella del muro*
SAGR. Guardatelapur voi, che io per -ancora non voglio acceca*
re ; e so beni/fimofenza guardarla , che lafimo/Ira viuace , e
chiara quanto

SIMP.

il

Sole iFtejfo, opoco

Che dite voi dunque,cbe la

men potente

di quella di

meno

refilejfiion

di

vno fpeccbhfia

vn muro t io veggo

muropppofojdoue arriua il

rejleffo dell'altra

che in quefto

parete illumi*

nata, infieme con quel dello fpeccbio,quefio dello Jpeccbio e affai pi chiaro; e veggio parimente,cbe di qui lo Jpeccbio mede-

fimo mi appari/ce pi chiaro affai, che il muro .


Voi con la v offra accortezza mi bauete preuenuto , perch
di quejla medejma ojferuazione baueuo bifogno per dichiaVoi vedete dunque la differenza, che cade
rar quelcbe refia
due
tra le
reflejfioni, fatte dalle duefuperficie del muro,e delloJpeccbio , percoffe nell'iBeffo modo per l'appunto dai raggi

SAL V.

filari; e vedete , come la refilejpon, che vien dal muro , fi diftutte le parti oppofeli , ma quella dello Jpeccbio

fonde verfo

va verfo vna parte fola non punto maggiore


,

dello Jpeccbio

medefimo vedete parimente, come la fuperficie del muro , riguardata da qualfiuoglia luogo fimo/Ira chiara sepre egualmente afeJejfa; e per tutto affai pia chiara , che quella dello
Jpeccbio, eccettuatone quel piccolo luogo fidamente doue batte
il refileffo dello Jpeccbio , che di li appari/ce lo Jpeccbio molto
pi chiaro del muro Da quefte cofenfate, e palpabili efperienze, mi par che molto fp editamente fi poffa venire in cognizione, f la refi lefsione,che ci vien dalla Luna, v)ga,come
da vno Jpeccbio, o pur, come da vn muro , che ,Je da vnafuperficie lifcia, pure afpra .
SAGR. Se iofufsi nella Lunafteffa, non credo , che iopotefsi con
mano toccar pi chiaramente Vafprezza della fua fuperficie
di quel ch'io me lafcorga ora con l'apprenfione del difeorfo .
La Luna veduta in qualfiuoglia pofitura, ri/petto al Sole, e a
noi ci mojira la fua fuperficie tocca dal Sole fempre egualmente chiara; effetto , che rifponde a capello a quel del muro f
che riguardato da qualfiuoglia luogo apparifee egualmente
>

chiaro,e difeorda dallo Jpecchio,cbe da vn luogo folofi mofira


luminofo, e da tutti gli altri ofeuro . In oltre , la luce,che mi

vien

Dialogo primo

66

vie dalla refilefsion del muro e tollerabile, e debile in campa'


razon di quella dello fpecchio gaglardifsima ,
ojfenjua
alla vi/la poco meno della primaria , e diretta del Sole..
cos
confuautt riguardiamo lafaccia della, Luna, che quando llafuJJe,come vno fpecchio, mofrandoci/t anco per la vicinit
grande quanto Vtjejfo Sole , farebbe il fuo fulgore, affolutamente intollerabile , e ciparrebbe di riguardare quajt vn' al-

&

tra Sole

SALV* Non

attribuite digrazia Sig. Sagr. alla mia dimojlr azionepi d quello, chele Jperuiene. Io voglio muouerui contro vn'injlanza, che non so quantofia diageuolefcioglimeto.
Voi portate per gran diuerjt tra la Luna , e lo fpecchio , che
ella rimandi la refllefsione verfo tutte leparti egualmente,comefa il muroj doue, che lojpeccbiala manda in vn luogofolo

determinato;
Specchi Piani

mSdano

refleffione

la
in

vn luogo folo,
magli

sferici

per tutto

ro, e

e di

qui concludete la

non allojpecchio .

Luna ejferjmile

al mit-

Ma io vidico,che quellofpecchio ma-

da la rejllefsione in vn luogo folo , perch lafua fuperjcie e


piana t e douendo i raggi reflefsi partirjiad angoli eguali a
quelli de* raggi incidenti , e forza, che da vnafuperjcie piana,
Jpartano vnitamente verfo il mede/imo luogo : ma effndo,
che lafuperjcie della Luna e, nonpiana, ma sferica%
i raggi incidenti, /pra vna talfuperjcie trouano da refietterfi ad
angoli eguali a quelli dell incidenza verfo tutte le parti, medtante lainfinit delle inclinazioni, che compongono la~*
fuperjcie sferica , adunque la Luna pu mandar la refleffione per tutto* e non e necefsitata a mandarla in vn luogo Jlo t
some quellofpecchio, che piano .
SIMP. Quella e appunto vna delle obbiezioni, che io voleuofarl

&

gli contro

SAGR.

Se quejla e vna, e forza, [che voi ne habbiate delle altreipcr ditekjche quanto a quejla prima mipar,che ellajaper riu-

feirepm contro

d voi, che infauore .


Voi hauete pronunziato, come cofa manifefla, che la refilefsion fatta da quel muroja cos cbiara,& illuminante,come quella, che ci vien dalla Luna,
io la /limo , come nulla
in comparazion di quella ; imperocchejn queflo negozio del l illuminazione, hifogna bauer riguardose dijlnguere la sfe ra di attiuit;e chi dubita ,cbei corpi Celejli habbiano maggio re sfera di attiuit,che quelli noslri Elementari, caduchi > e-
che egli altro, che vnpoco di
e
, , mortali? quel murofinalmente,
Sagr.
qui
inetta all'illuminare i
w Terra ofeura,

SIMP.

&

Sfera di attli corpi

ni tane

Celeiri

mag-

giore che negl'elemtari

&

Del Galileo.
SAGR. E qui ancora credo
vengo

che voi vi inganniate di affai

alla prima inftanza mojfa dal Sign. Salutasi

Ma

E confi-

der, che perfar, che vii oggetto

ci apparifca tuminofb)koh
bafa,cbefopra ejb cafcbino i raggi del corpo illuminante, ma
ti bifogna, che i raggi refilefsi vengano all'occhio noftro ; come apertamente fi vede nell e/mpio di quello fpecchio , /opra
il quale non ha dubbio , che vengono i raggi luminofi del So-

&

illujlrato, f non
con tutto ci ei non cifimofira chiaro,
quando noi mettiamo l'occhio in quel luogo particulare, doue
va la refllefsione . Conjideriamo adeffo quelcbe accaderebbe
quando lo fpecchio fujfe difuperficie sferica ; che fenz''altro
noi troueremo,cbe della refilefsione,cbefif da tutta lafuperle,

ficie illuminata , piccolifsima

parte e quella , che peruiene alvna minimif-

l'occhio di vnparticolar riguardante, per effr*

fima particella

di tutta la fuperficie sferica quella , l'inclina-

zion della quale ripercuote il raggio al luogoparticolare delV occhio: onde minima conuien chejia la parte della fuperficie
sferica , che all' occhiofi moftra splendente ; rapprefentandofi
La Luna f
tutto il rimanente o/curo . Quando dunque la Lunafuffh**
01
terJ,come vno fpecchio, pccolijfima partefi mofirerebbe a gli ^u ^e
00
v?. 'f
^P^
particulare
dal
"^
occhi di vn
Sole ancorch tutto vn'
illufirata
il refio rimarrebbe altmisferiofujfe efpojo a raggifilari;
beinuifibik.
occhio del riguardante, come non illuminato, e perci inuifibile; e finalmente inufibile ancora del tutto la Luna, auuengache quella particella, onde venijfe la riflefsioneper lafua*
piccolezza e gran lontananza fi perderebbe + E fi come all' occhio ella refierebbe inuifibile , cos lafua illuminazione
refierebbe nulla; che bene e impofsibile, che vn corpo luminofo
togliejfe via le no/ire tenebre colfuo fplendore , e che noi non
lo vedefsimo
SALV. Fermate ingrazia Sign. Sagredo, perch io veggo alcuni
mouimenti nel vifo, e nella perfona del Sign. Simpltcio,che mi
fono indizj, efreinon refi, ben capacelo foddisfatto di quefio, che voi confomma euidenza , ijy afsoluta verit hauett^
detto
E pur bora mi efouuenuto dipotergli con altra esperienza rimuouere ognifcrupolo Io ho veduto in vna camera difopra vn grandefpecchio sferico:facciamoloportar qu t
e mentre, che fi conduce, torniti Sign. Simplicio a confederare
quanta egrade la chiarezza, che vien nellaparete quifiotto la

*^

&

loggia dal refilejfo dello fpecchio piano

Simp.Io

Dialogo primo

68
$IMP*

Io veggo, che Ve chiarapoto meno > thefi VipercoteJJe di*


rettamente il Sole ,

Hor ditemi,f leuando via quelpicco


metteremo neUisleJfo luogo quel grande sferico, quar effetto credete voi, chefiaper far lafua refiefsiont
nella mede/zma parete i
S1MP. Credo , che gli arrecher lume molto maggiore , e molta
pi ampio .
SALV*
f l illumi nazionefar nulla, cos piccola^ che appe*
na ve ne accorgiate , che direte allora t
SJMP+ Quando baurh vifio Veffetto, penfer alla rijpofia.
SAJLV. Ecco lofpecchio,il quale voglio,cbefia pojo accanto alV altro; ma prima andiamo l vicino al reflefjo di qulpiano,e rimirate attentavente lafua cbiarezza;vedete come chiaro qui
doue e batte, e come dtfiintamentefi veggono tutte quefie mi
nuziedl muro .
SIMP* Ho vislo, e offeruato benifsimo ? fate metter Patir fpecchio a canto al primo .
SALV. Eccolo l. Vfu meffo Jubito,cbe cominciaft*a guardare
le minuzie , e non ve nefete accorto >figrande efiato l'accrefeimento del lume, nel reslo della parete . Hor tolgafi viah>
Ectouleuata via ogni refiefsione , ancorch
fpecchio piano
grande
rima/lo
il
fpecchio conueffb T\imuouafi quefio
vifia
ancora, e poi vifi riponga quanto vipiace , voi non vedrete
mutazione alcuna di luce in tutto il muro . Eecoui dunque
moflratoalfenfo,come la refilejsione del Solefatta in ifpeccho
sferico conueffo non illumina fenfibilmente i luoghi circonut>
cini . Hora, che rifpondetete voi a quefia ejperienra l
SIMP. Io bopaura> che qui non entri qualchegiuoco di mano; io
veggo pure nel riguardar quellofpecchio vfeire vn grande
fplmore, che quafi mi toglie la vtjia ; [e quel che pi import-a,
ve lo veggofempre da qualfiuoglia luogo, ch'io lo rimiri ; e-
veggolo andar mutandofito,fopra lafuperficie dellofpecchio^
fecondo, ch'io impongo a rimirarlo in quejio, in quel luogo;
$ALV*

Cosi e veramente .

lo/pecchie piano
)

Ma

..

'

argomento necejfario > che il lume fi reflette viuo. affai verj


in confeguenza cos potentefiopra tuttau
tutte te bande,
quella parete, comefopra il mio occhio .
SALV, Hor vedete quanto bifogni andar cauto , e riferuato nel
prefiare affnfo a quello , che il fola difeorfo ci rapprefenta *
Non ha dubbiotfhe quefio , the voi dite ha affai dellapparer

&

Del Galileo
uitauapotete vedere

e,

incontrario

d>

come la fenfata cjpericnza mijirA

SIMP* Come dunque cammina queflo negozio

quanto vja per


appagare . E prima; quello fplendore cos viuo , che voi vedete[opra lo fpecchio, e che vi par, che ne occupi ajfai buon a-
parte, non cos grande a gran pezzo, anzile piccolo afflai, affai; ma lafua viziezza cagiona nell'occhio vofro , mediante
la refiefsionefatta nell'vmido degli orli delle palpebrala qua-

5ALV. Io vi dir quel che ne finto

che

non

so

e.

leJ dijlendefopra la pupilla vna irradiazione auuentizia> t


Jtmile a quel capillizio, che cipar di vedere intorno allafiammella di vna candela pofia alquanto lontana ; vogliate affimigliarla allo fplendore auuentizio di vna Stella; che f voi
paragonerete il piccolo corpiccUo v.g. della Canicola , veduto

di giorno col Tele/copio , quandoJ vedefenza irradiazione


col mtdejmo veduto di notte coli' occhio libero , voi fuor di

Carpiceli

orni dubbio comprenderete , che l irraggiato fi mo/ira pi di rc * le Stelle-*


mille volte maggiore del nudo, e real corpicello;^X vnjmile,
par je m i$ e
maggior ricredimelofa V immagine del Sole,che voi vedete in volte maggioquello fpecchio ,dico maggiore,per ejfer'ellapi viua della Stel- re, che nudo
tadorne e manifefto dalpoter/i rimirar la Stellalo afflai minor
offefa alla vijla,cbe queja refiefsion dellofpecchio . Il reuerbero dunque, chejba da participarefopra tutta queffla parete, viene da piccola parte di quellofpecchio , e quello, che pur*
bora veniua da tutto lo fpecchio piano, fi'participaua , e rijlrigneua a piccolijfma parte della mede/ima parete. Qual mera-

dunque, che la refleffioneprima illumini molto viua-

ziiglia e

mente,

che quef altra refi quafi impercettibile (


Io mi trouopiu inuiiuppato, che mai, e mi fopraggiugne

SIMP.

ejfire , che quel muro , ejfendo di


dijuperjkie cosi mal pulita, habbia a~~

V altra difjcult comepoffla


,

materia

cos ofcura, e

ripercuoter maggior
lito

lume ,

che

vno fpecchio ben

terfo

pu-

SALV. Maggior lume n, ma ben pi

vniuerfale,che quanto alla

viuezza,voi vedetele la rejiefsione di quello fpecchietto piano, doue ellaferifce lfotto la loggia, illumina gagliardamente;

&

doue

il
e

rejfante della parete, che riceue la rejiefsion del muro,

attaccato lofptcchio;non a gran fegno illuminato,co-

me la piccola parte doue arriua il rejiejfo dello fpecchio

f
voi dejderate intender l'intero di queflo negozio, conJideratet

come

Dialogo primo

7q
I.urre reflcffo
dei corpi afpe
ri

eomel'efier lafuperjcie di quel.muroafpra, e l'iftejfo-, cbefefi


fer compofa di innumerabilifuperjcie. piccoltjjme , dfpole

pi vniuer-

fecondo innumerabili diurjit. di inclinazhni;tr le quali di


necejfit decade, cheMefieno molte dijpofle a mandare i raggi
in fomreflejfi da loro y in vn tal luogo } molte altre in altro;

fale che quello de i reri ; q.

&

perch.

ma non

luogo alcuno,al quale

non arriuino moUijfimi. rag-

gi reflejfi da moltijjime fuperficiette [parf per tutta l'intera


fuperjcie del corpofcabrofo,fopra il quale e afeano. i raggi lu-

Dal chefegue di necefit, chefopra qualjuoglia parqualunquefuperjcie oppojla a quella, che riceue i raggi
in confeguenprmarij incidati, peruengano raggi refiejfi;,
za V illuminazione Seguene ancora , che ilmedejmo corpo
fui quale vengono i raggi illuminanti rimirato da. qualjiuoglia luogofi mojri'tutto illuminato, e chiaro: e per la Luna,
per ejfer difuperjcie ajpra e non terfa. rimanda la luce del
a tutti i riguardanti fi mojlr a*
Sole verfix tutte le bande,
egualmente lucida Che f la fuperjciefua efendo, sferica ,
minoji

te di

&

..

Xtjna. ,,
terfa,elifcja_,

._

farebbe inuifibile

&

Te futfe.

jujf ancora

lifeia,

..

uifibile, attefo che

comevno fpecchio

rejler ebbe del tutto in-

quellapie eolijfima parte , dalla quale potejfc


all'occhio di vn particola,

venir reflejfa Vimmagine del Sole

re, per la gran lontananza.refierebbeinuifibile,comegi hakhiam detto. s

$IMP..

Re/lo afiai ben capace del.vojtro difcorfo;tuttauia mi par

e. mantener bmifsimOychela Lunafio, rotonda) epulitifsima, e che re/ltta il lu me del Sole a noi al modo, di vnofpecchio: ne perci immagine del Solefideue veder nelfuo mezo auuetigache non per

dipoter r.tfoluerlo con, pochijfimafatica;

37

lefpezie dell' i/ejfo

colafigura

del.

,_

Solep offa vederfi infigran dijaza 7

Sole, mafia compre/a da noi per

il

la pic-

lume pr*

dotto dalSole l'illuminazione di tutto il corpo lunare; vn_a~*


noi vedere in, vna pia/Ira dorata ,e ben krutalcofapofsiamo
)
niia y che percofia da vn corpo luminofo. ,fi moflya. a chi /#_-
da. vicinofifeor3 , guarda da. lontano tutta rifplendente; efolo
corpo
del
nel
la
immagine
luminofo.
mezo
piccola
di
g
ejfit.

,,

ConfeJ/an do ingenuamente la mia mcapacit,di.co, che n5


intendo,di quejo vofro difeorfo altro , che: di quella piatir,
dorata; ef voi mi concedete il parlar liberamente y ho grande
opinione, che voi ancora non l'intendiate^ ma habbjate imparate a mente quelle parole fritte da qualcuno , per desiderio
di contraddire 3 gmojrfisfi pi intelligente dell' auuerfario ;

ALV.

moftrarfi

Del Galileo.

71

inoslrarfiper a quelli , che per apparir eglino ancora intelligenti applaudono a quello , the e' non intendono, e maggior
concettofi'formano delle perfine , fecondo , che
intefe; epur, che lo finitore Biff non

manco

da loro fi n>

fa ( come molti

cene Jfono) di quelli , che Ccriuono quel che non intendono, e *.


r,
'
-',
~. ?
Alcuni icriuo
/
,/
,~
_,
v
chepero non s intende quel che ejsi Jcrtuono \Pero;la,jciando no quel che_>
il rejio, vi ri/pondo , quanto allapiaflr dorata , che quando non intendoellafiapiana, e non molto grande , potr apparir da lontano "o e per n
" on * intende
tutta rifplendente, mentrefiaferita da vn lume gagliardo,ma
perfi -vedr tale/quando V occhioJia in Vna linea determina- ,{c l-i lK)no#
.

ta , cio in quella de i raggi refilefisi : e vedrafsipi fiammeggiante, cbefefuff v.g. d'argento , mediante l'ejfer colorata

& atta per lafomma denfit del metallo a riceuere brunimeE

.
quando lafuafuperficie, ejfendo b enifi
'''".'*
fmoluflrata, nonfujfipoi efattamente piana,mahauejfe vamant1
Dia

rie inclinazioni , all'ora anco da pi luoghi fi vedrebbe il fio


aU
fplendore; cio da tanti a quanti peruenijfero le varie rejilefUQf?CC e~t
fonifatte dalle diuerfifuperficie cheperfi lauorno i dia- perch.
manti a molteficee, acci il lor diletteuolfulgore fifio fga da
molti luoghi
quando la piafra fuffe molto grande,non
pero da lontano , ancorch ellafuffe tutta piana ,fi vedrebbe
tutta rifplendente : e per meglio dichiararmi Intendafvna
piaflra dorata piana,e grandifiima efpofaal Sole; moflreraffi a vn occhio lontano ,l 'immagine del Sole,occupare vnaparte di talpiafirafilamente ; cio quella , donde viene la refieffione dei raggifilari incidenti; ma vero, che perla viuacit
del lume, taV immagine apparir inghirlandata di molti raggi, eperfiembrer occupare maggior parte affai della pia/Ira,
che veramente ella non occuper : e che cifia vero , notato il
luogo particolare della piatir, donde viene la reflefs ione, efi-

to perfettifsimo

'

';

Ma

gurato parimente quanto grande mifirapprefenta lofpazio


rifplendente, cuoprafi di efiofpaziola maggiorparte,lafi land folamente Jcoptrto intorno al mezo: non perfi diminuir punto la grandezza dell' apparente fplendore a quello che
di lontano lo rimira; anzifi vedr egli largamente fiarfi fipra ilpanno, altro con chef, ricoperfe Se dunque alcuno
col vedere vna piccola piaR-ra dorata da lontano tutta rifpledente 7 fi far immaginato , che l'iflefio douefie accadere anco
dipiajlre grandi quanto la Luna ,fi ingannato non meno,
chefi credtjfe la Luna non ejftr maggiore di vn fondo di ti,

no*

Dialogo primo

71
no

Quando poilapajlrafuffedifuperfice sferica vedreBf

hefiin vnafola fua particella il rejiejfo gagliardo-; ma ben*


mediante la viuezza fi mofrerebbe inghirlandato di molti

ragg affa* vibranti

:.

il

re/lo dellapallaj

vedrebbe , \comz_s

quando e' nofyfuj/e in. fummo grado pulito,, che quando e'fujfe brunito perfettamente
apparirebbe ofcuro Efempio di quejlo bauiamo giornalmente auanti gli occhi ne i vajt d'argento ,,li quali mentre, fono
colorato; e quejlo ancofolamente

Argento Bru-

,.

nito apparifce

pi ofcuroche.
il non brunito, e perch..

follmente bolliti nel bianchimento ,fon tutti candidi come la


neue r .ne punto rendono V immagini;, ma f in alcuna parte
fi bruni/cono , in quella fubito diuentano ofcuri , e di l renquel diuenireoJcu.ro non.
dono l 'immagini ,.comeJpecchi
procede da altro che dall' efferfi fpianata vna finisfima grana, che faceua la fup.erficie dell'argento fcabrofa, e per tale,
che rifletteua il lume verfo tutte le parti 3 per lo che da tutti i
luoghi fi mofiraua egualmente illuminata:: quando poi col
brunirla fi /pianano efquifitamente quelle minime inegualit yfi che la reflesfione da i raggi incidenti fi drizza tutta in
luogo determinato xallor.a^da quel tal luogo fi mojra la parte
brunita affai pih chiara,e lucida del restante, che filamenti
bianchito; ma da tutti gli altri luoghifi vede molto ofeura*
noto, che la diuerfit delle vedute3 nej.rijnirarjuperficie bruni*-

e.

Aeciaibruaito da: alcu-

ne vedute appar chiarimmo, e da altre:


gfciiriffimo

diffmm tali di apparenze^chepsr imitar e,erapprt


in
pittura.
vg.,vnaorazza brunita , bifogna accopfeniare
piare nerijchietti,e bianchi, l'vn.&a canto all'altro in parti U
te,cagiona

effa

arme,doue iUume cade egualmente.*

SAGR. adunque quando


di conceder, che la

quefii Signori filojofi si contentale ro-'


, egli altri pianetifufero dt

Luna,Venere

fuperficie noncoslufira,e terfa, come vnofpecchio}

ma vn*

manco, cio., quale , vna piatita diargento bianchitafolamente,ma non brunita, quejlo batterebbe a poterlafar
accomodata a ripercuoterci illume del Sole?
visibile,
SALV. Bajlerebbe inparie ;,manon renderebbe vn lume cos p*
tente, comef,effendomontuofa, ^X in fomma piena di emi*
nenze, e cauit grandi .
quefii Signori filofofi non la>
capello

e.

&

Ma

wncederanno mai pulita meno di vnofpecchio; ma bene affai


p,fepisipuo immaginare ; perchfilmando eglino, che d
iorpiperfettifsimisiconuenganofigurej?erfettifsime} bifognay
the la sfericit di queiglobi

celefii sia

afsolutifsima; oltre,ch<L*

quando e' mi somedejero qualche inegualit } ancorch mini*-

Del Galileo

71

ma,io me ne prendereifenzafcrupolo alcuno altra afiai maggiore, perche consi/lendo tal perfezione in indiuisibili,tantO l&

guafia

vn

capello^

quanto vna montagna .


due dubbj , l'vno l'intendere perch l&

SAGR. Qui mi nafcono

voglian quefla efattafigura

SALV. Al prima

rifpondero io;^X al Sign* Simplicio lafcerb lai-*


cura di rispondere al fecondo Deuefi dunque auuertiret che Superficie pi*
le medefime fuperficie vengono dal mede/imo lumepi r e memag m rc fl e fno illuminate ,fecondoch i raggi illuminanti vi cofano fo- fj ne di lume,
prapi, ameno obliquamente-,fiche la majfima illuminazio- chela mena
ne e doue i raggifon perpendicolari * Et ecco , ch'io ve lo mo~ fobrofa;
firo alfenfo Io piego quello foglio, tanto , che vna parti-* dicofar^iflu
faccia angolo fopra V altra; r e/ponendole alla refiefsion del m j nano n
.

lume di quel muro oppoflo, vedete come quefla faccia cho~> che
riceue i raggi obliquamente, e manco chiara di quefi'altra ,do- qui.
ne la refitjjione viene ad angoli retti ; e notate, come fecondo
che logli va riceuendo pi x e pi obliquamente l'illumwaziQ*
nefi fa pi debole
SAGR. Veggo l'effetto^ ma non comprendo lacaufa
,.

SALV.

Se voi cipenfajle vn centefimo d'hora la trouereflc;maper

non confumare il tempo, eccouene vnpoco di dimofirazi^-^.


ne in queflafigura.

SAGR. La fola vijla


mi ha
guiu

SJMP.
me

gl'obbli-

e perch.

della

figura

chiarito, il tutto, pero

f-

'Dite in
j

che

grazia

non fono

il rcfio*

di si veloce

apprenfiua .
j^
SALV. Fate canta, che tutte le ln ee parallele, che voi vedete partirfi da i termini A. B.fieno #
raggi, cbejopra la linea CD. vengono ad angoli retti : indi/
mate bora la medefima CD.fi chependa, come D.O. non ve-

&

dete voi, che buona parte di quei raggi, chefermano la C.

D.

pajfanofenza tocar la D.O. ? adunque. felaD.O* e illuminata da manco raggi, e ben ragionevole, che il lumerkeuuto da
eifiapi debole Torniamo bora alla Luna, la quale, effendo difigura sferka?quando lafuafuperficiefuffipulita, qu&
.

llP^'-P*
mina" jJJ^
n0j c perch i

-Dialogo primo

74to quefia carta

le parti

delfuo emisferio illuminato dal Sole,

chefon Verfo Vejremit

ricetterebbero minor lume affaijfmezo , cadendo /opra quelle i raggi obliqui/fimi efopraqueBe ad angoli retti ; per lo the nel Pienilunio, quando noi reggiamo quaf tutto V emisferio illumina'

mo

le parti

che

di

to, le parti

ver/o

mezo,cifi dourebbero mo/irarepiu rifplen: il che nonfi vede^j


Figuratemi bora lafaccia della Limapienadi montagne ben
alte, non vedete voi, come e piagge , e i dorjiloro , eleuandoil

denti, che l'altre verfo la circonferenza

Argentp brupiofcuo"che
il non brunito* e perch,

Jfopra
eJfift*

fai
to

la conueffit della perfetta fuperfieie

meno

il

sferica,vengono
i raggi
afobliquamente, e perci a mojrarfi illuminati quan-

atta vijia del Sole

C accomodati a riceuere

rejio l

SGR. Tutto bene: ma f vi fono

montagne, evero,che il So*


le leferir affai pi direttamente , che non farebbe l'inclina*
zione di vna fuperfieie pulita : ma anco vero , che tra effL~>
montagne remerebbero tutte le valli ofeure, mediante l'ombre
grandijjime, che in quel tempo verrebberda i monti, doue che
le parti di mezo, bench piene di valli,e monti mediante l'hauereil Sole leuato rimarrebbero fenz' ombre , eperopia luci"
de affai , cheleparti ejireme, fparfe non men di ombre, che di
lume; epur tuttauia non fi vede tal differenza
SIMP. Vnafimil diffuult mi si andaua auuolgendo per lafan
tali

tasia*

SALV. Quanto epi pronto il Sign.

Simplicio a penetrar le difficult,chefauorifcono le opinioni d'AriJi. che le foluzionilm


io ho qualche fofpetto, che a bellofiudio voglia anco taluolta tacerle ; e nelprefe-nte particulare ,hauendo daper fpotuto veder l'obbiezione, che pure e affai ingegnofa,non poff cre-

dere

che t

non habbia ancora auuertitala rifpofta , ond'h

voglio tentar di cauargliela (comesi dice ) di bocca .Pero ditemi Sign. Simplicio: Credete voi , chepoffa effere ombra doue

fericono i raggi del Sole


Credo,anzi fonficuro, che no , perche efendo egli il maffimo luminare, che faccia conifuoi raggile tenebre, e impfJbile , che doue egli arriua refi tenebro/o ; e poi hauiamo la

SIMP.
Aeciaio brufutodaalcune

V
l

da

definizione;che

^ aPP ar SALV*

altre ofeu-

riflmo

Tenebrie

flint priutio

luminis

Adunque II Sole rimirando la Terra la Luna o altro


corpo opaco non 'vedemai alcuna delle jue parti ombroje >
non bauzndo altri oci da vidi? e , che i fuoi raggi apporta,

tori

Del Galileo

75

conseguenza vno> % chefuffe nel Sole now


vedrtbbemai niente'* di adombrato, imperocch i raggifuoi vi'
fini andrebbero fempre in compagnia de i Solari illuminanti..
SIMT*. Quejta verijmo. fnza contradizione alcuna
ALV.
quando la Luna all'oppofizon del Sole, qual deferenza tra il viaggio, che fanno i raggi della vojira vifa e
tori del lume: ifX in

Ma
.

quello, che

SIMi1

.,

fanno

Ora ho

raggi

dd Sole

.<

iniefo; voi volete dire, che

caminando i raggi del-

dJ Sokper le mede/ime linee, noi non poliamo J'coprir alcuna delle valli ombrefe della Luna Digrazia

la vfla,e quelli

*.

fmulatore, o difJmulatore;e vi giuro da gentilhuomo, che non haueuo penetrata cotal rifpojta ne forf Ibaurei ritrouata. fenza l'aiuta
voflro, fenza lungo penfami
SAGR. La foluzione , chefra tutti due hauete addotta, circa queB'vltima dijfcult ha veramente] od'disfatto a me ancor a;ma
nel medefmo. tempo, queja. confider azione del camminare i
raggi della vifa con quelli del Sole mi ha defato vn altro
fcrupolo circa V altra parte,ma non sof io. lo fapr Jpiegare;
perche ejfendomi nato di prefente. , non l'ho per ancora ordinato a modo mio ; ma vedremo fra tutti di ridurlo a chiarezza. E non e dubbio alcuno che le parti verfo la circonferenza dell Emisferio pulito ,ma non hrunito,chefa illuminato dal Sole, riceuendo i raggi obliquamente ne rie euono affai
meno, che le parti di mezo,le quali direttamente gli riceuono;
e pu ejfere che vna firifeia larga v.g. venti gradi , che fa
verfo lefremita dell' Emisf rio , non riceua pi raggi , che
vn' altra verfo le parti di mezo, larga non pi di quattro gradi;onde quella veramente far afaipiu ofeura di quefa^e tale apparir a chiunque le imirajfe amendue in faccia , o vogliam dire in maeft cMa quando l'occhio del riguardante
fujfe cofiituito in luogo tale, che la larghezza de i venti grad
dellaftrifeia ofeura f gli rapprefentajfe non pi lunga d'una
di quattro gradi pofa fui mezo dell emisfeno io non ho per
impossibile , chefeglipotejfe mofirare egualmente chiara, t^>
luminofa, come l altra, perchefinalmente dentro a due angoli eguali, cio di quattro gradi l'uno, uengono ali occhio le refezioni di due eguali, moltitudini di. raggi ; di quelli ciocche
fi reflettono dalla firifeia di mezo, larga gradi quattro ,edei
reflejfi dall'altra di uenti gradi; ma ueduta in ifcor cifatto la
quantit
toglietela gi di quejla opinione

c/io Jia

..

Dialogo-primo

quantit, digradi quattro


1

quando

& vn Jtto tale otterr "Cocchio

fia collocato

trai detto emisfero el corpo, che V illumina; perche allora la vifta,ei raggi vanno per le mede/ime
linee

e'

Par dunque,

che

effer difuperficie affai

nonjia impofJbile,che la Lunapoffa

bene eguale , e che non dimeno nel Pie-

niluniofimoBrinQnmenluminofanell'eJlremit, che

nelle

parti di mezo .
SALV. La dubitazione e ingegnofa, e degna d'ejjer confiderata: t
comeebe ella vi natapur bora improui/amente, io parimente ri/ponder quello che improui/amente mi cade in mente , e
forf potrebb' effere, che colpenfaruipi mifouuenijfe miglior

Ma

.
prima , che io produca altro in mezo ,far benebbe noi ci affcuramo con tefperienza,fe la vofira oppofixone rifponde cos infatto, comepar che concluda in apparenza ; e per ripigliando la mede/ima carta , inclinandone ,
col piegarla , vnapiccolapartefopra il rimanente, prouiamo,
f efponendola al lume ,fichefpra la minor parte cafehino i
raggi del lume direttamente, e/pra l'altra obliquamente,
ecco
quefia che riceuei raggi diretti ,fi mofiripi chiara;
gi l'efperienza manifesta, che Te notabilmentepi luminofa:
bora quando la vofira oppofizionefia concludenteMfbgnery

rifpoja

&

che abbaffando noi X occhio tanto , che rimirando l'altra maggiorparte, meno illuminata, in ifcorcio,ella ci apparifea non
pi larga dell'altra pi illuminata, e che in confegueza nofia
vedutafotto maggior angolo,cbe quella ; bifogntr dico,che il
fo lumefi accrefca,fi che ci sebri cos lucida, come l'altra. Ecco, cheiolaguardo,e la veggo s obliquamete, che la mi appari/ce pifiretta dell'altra,ma con tutto ci lafuaofcurit non
mifirifebiara punto. Guardate boraf l'iftefio accade a voi.
SAGR. Ho vi/o,ne perche io abboffi l'occhio veggo punto illuminar^, rfcbiararf dauuantaggo la detta Jperficie;anzi mi
parpi tofio, che eUafi imbrunifca
SALV. Siamo dunque fin' bora ficuri dell'inefficacia dell' oppofizione; Quanto poi allafoluzione, credo,cbeper efier lafuperJciedi quefia carta, poco meno, che terfa pochifieno i raggi v
cbfi reflettano verfo g' incidentijn comparazione della moltitudine, ebefi reflette verfo le parti oppofij e che di quei pochif ne perdano femprepi , quanto pifi accojano i raggi
vifiui a effi'raggi luminofi incidenti e perche, non i raggi incidenti, ma quelli, ebe fi refettorio all'occhio , fanno, apparir
,

? oggetto

Del Galileo

77

oggetto lumnofo,perb, nell'abbafiarVoccbh,pequello,cbt


come anco voifiefiditts
fi[perde, ee quello, chefi acquifia ,
apparirui nel vedere il foglio pi ofeura .
SAGR. Io dell' efperienza , e della ragione mi appago . Refia bora
ihe'l Sign. Simplicio rifponda all'altro mio quefito,dicbiaran~
dcmi,quali cojt muovano i Peripatetici a, voler quefia roton~
dita ne i corpi Cele/li tanto efatta .

SJMP.

ejfer e i

corpi Celefli ingenerabili ,incorruttibiU,inalttimmortalile *fa che e'fieno affolutamente Sfericit per

r abili, impajj.bili,

perfttti;e l efiere ajfolutamenteperfettifi tira in

ebe

confeguenza, pJSguIe cor-

m lorofa ogni genere diperfezione; epero, che lafigura

ancora fa perfetta , cio sferica , e ajfolutamente , e perfettairregolare .


mente sferica-, e non afpera,
SALV. E quefia incorruttibilit da chi la cauate voi t
SIMP. Dal mancar di contrari immediatamente,e mediatamente dal moto ftmphce circolare
SALV. Talcbt,per quanto io raccolgo dal vojlro difeorfo , nel co-

pj (jekfti da i
Peripatetici.

&

Jlituir Vejfenza de

corpi Celefli incorruttibile

inalterabile,

&c. non v'entra, come caufa, b requifito necefario la rotondita; che quando quefia cagionale l'inalterabilit , noipotremo ad arbitrio nojro far incorruttibile il legno , la cera, ed
altre materie Elementari, col ridurle infigura sferica

SIMP. E none egli manifeflo

che

pi lungo tempofi conferuer,

fi

j^

dell'-

incorruttibilit , ma di pi

lnga- dura
zione

vna palla di legno , meglio , e


che vna guglia altra forma
,

angolarefatta di altrettanto del mede/imo legno .


SALV Cotefloe verifjmo , ma non pero di corruttibile diuerr
ella incorruttibile, anzi rejerpur corruttibile, ma ben di pi
iunffa durata . Pero da notarfi, che il corruttibile e capace
,.^v
,.
r
/in
di pm, e di meno tale, potendo noi dire quejto e men corrutttbile di quello , come per fempio , il diafpro men corruttibile
della pietra S rena ; ma l'incorruttibile non riceue il pi , el

i-7-

T . corruttibi _MM t :
II

i^,

r i ce uc

pi

e'1

il

me-

no ma non-

meno, fichefipojfa dire quefto pi incorruttibile di quell'ai- {* rcorruttttro ,fe amendu'Jono incorruttibili > " eterni La diuerfit *
perfezioi*
dunque difigura, non pu operare, f non nelle materie , che di figura opefon capaci delpi, o del meno durare; ma nelle eterne , che no ra nei corpi
'e

pojfon'ejferefe

figura

gura

non egualmente eterne,cejfa l'operazione della

E per tanto, gi che la materia Celefie,non per lafi-

incorruttibile,

ma per altro non occorre ejfer cos an,

fiofo di quefla perfetta sfericit; perch , quando la materia


far incorruttibile , babbiapur chefigura si voglia , ellafar

fempre

tale.

Sagr.

Ma

corruttibili
JjjJ-jj JJSJjJj,

78
SAGR.

.Dialogo primo

Ma io v considerando qualche cofa dipi; e dico, che,


tedtito,xhe lafigura sferica baueffe facuit di conferire l'in-

Se la figura
sferica confei
corpi
farebbero e-

tutti

semi

cti-

corruttibilit ftutti i corpi di qualsiuoglia figura farebbero


eternit incorruttibili: imperocch ejfendo il corpo rotondo in-

a consifiere in quelli^
; come per efempio in
<vn dado vi e dentro vna palla perfettamente rotondai come
corruttibile , la corruttibilit verrebbe

'*

parti, che alterano la perfetta rotondit


tale incorruttibile

reja

dunque

che corruttibili sieno quelli

angolifCbe ricuoprono,& afcondono la rotondit; alpi dunque, chepotejfe accadere , farebbe , che tali angoli , e (per cos
dire) efcrefcenze si corrompefiero . xSMafepi internamente
andremo considerando,in quelle parti ancora verfo gli ango-

vifon dentro altre minori palle della medesima materia , e


1
ejfer rotonde, incorruttibili ; e cos ne residui, che circondano quefie otto minori sferette , vi f nepoffono intendere altre; talchfinalmente rifoluendo tutto il dado in palle innumerabili, btfogner confejfarlo incorruttibile,
li

per effe ancora, per

E quejlo medesimo difeorfo, & vna simile refoluzione


far di

tutte le altrefigure

si

pub

Ilprogrejfo cammina bmJfimo,s che quando v.g. vn crJlallo sferico baueffe dallafigura V ejfer'ine orruttibile,cioe lafa

SALVI

cult ai resijiere a tutte le alterazioni interne,

& ejlerne,njn

vede, che Vaggiugnerli altro criJallo,e ridurlo v.g. in cubo,


Vbaueffe ad alterar dentro t ne anco di fuori, si che ne diuenif
si

fe meno atto a resifereal nuouo ambiente fatto


,

dell'ijlejfa-*

materia, che non era all'altro di materia diuerfa;e majjmefe


e vero,cbe la corruzione si faccia da i cotrarj, come dice Arijl.
e diqual cofa sipu circondare quella palla di crijlallo, che gli
noi non ci
sia manco contraria del crijlallo medesimo ?
accorgiamo delfuggir delVhore, e tardi verremo a capo de'noJtri ragionamenti, ffopra ogni particulare si hanno da fare
si lunghi di/corsi, oltre che la memoria si confonde talmente
nella multiplicit delle cofe , che difficilmente pofio ricordarmi

Ma

dlleproposizioni , che ordinatamente haueua propojleM Sig.


Simplicio da considerarsi

SIMP*

Io me

ne ricordo beniffmo

e circa

quejlo particulare del-

la montuosit della Luna , rejla ancora in piede la ^aufiz , che


io addu/J di tale apparenza, potendosi beni/fimo jaluar e con
dir ch'ella sia vrillusione procedente dall' ejfer le parti della
Luna inegualmente opache f eperjpicue .
Sagr, Poco

Del Galileo.
79
SAGR. Pocofa quando il Sign. Simplicio attribuiua le ppartn*
ti inegualit della Luna,conforme aU opinione di certo Peri'
patetico amicofuo alle parti di efia Luna diuerfamente opa,

conforme a che fimi li Muflonifi veggono in


crijladt, egtmme di piforti, mifouuennevna materiamoltopiu accomodata per rapprefentar cotali effetti , e tale <hz^>
che

eperfpicue

Madreperle

atte a

imitai*

,
|n 2ESSdeI
credo certo, che quelfilo]ofo la pagherebbe qualfiuogliaprezo; j a foperfick-*
e quefefono le madreperle le qualifi lauorano in varie fi- della Luna.
,

vna

eflrema lifeezza ,fembrano alvariamente in duerfe parti cane , e colme , che


appena al ! attoJeJfoJpu darfede della loro egualit
SALV. Belli/fimo e veramente queflo p enfer ;e quel che non e[flato fatto"fin bora, potrebbe effer fatto vn' altra volta; ef fono
fate prodotte altre gemme,e criHalli,cbenon han chefare con
l'illufoni delle madreperle, faran ben prodotte quejle ancora:
intanto, per non tagliar Voccafione ad alcuno tacer la rifpoJla, che ci andrebbe, e folo proctirer per ora difodisfareallt^
obbiezioni portate dal Sign. Simplicio
Dico per tanto , chi^
quefa vojlra e vna ragion troppo generale,e come voi non~~
l'applicate a tutte le apparenze ad vna, ad vna ,cbefiveggono nella Luna, e per le quali io
altrififon nmffi a tenerla
montuofa, non credo fcbe voifiate per trouare chiffoddisfaccia di tal dottrina; ne credo,cbe voifieffo, ne l'autor medefimo
troui in ejfa maggior quiete, che in qualjluoglia altra cofa re-

gure,

bench ridotte ad

l'occhio tar. to

mota dalpropqfito

&

Delle molte ,e molte apparenze' varie,che


jn^Jf^S^cl
Jtfcorgono difera, infera, in vn corfo lunare, voi pur vna> j a una non
fola nonne potrete imitare col fabbricare vna palla a voflro fi poilno iurbitrio di parti pi, e meno opache, eperfpicue,ech&fia.difu- mj ta r P er v * a
~
P IU ' e me
perfide pulita ; doue che all'incentro di qudjuogli materia
.

e non trajparentefi fabbricheranno palle, l? quali folo


con eminenze, e cauit e col rireutre variamente f illuminazione, rapprefenteranno lifi effe vif e mutazioni a capello ,
ehe d'bora in bora fi feorgono nella Luna
In effe uedrete i
dorfi dell'eminenze efpofle al lume del Sole chiari affaire doppo
di loro le proiezioni dell ambre ofcuriffime;Vedretele maggiori , e minori, fecondo , che effe etninenzefitrouerannopi , o
meno diftanti dal confine, che diftingue la parte della Luna-*
illuminata dalla tenebrofa . Vedrete l'i/lefso termine,e confi-

folida,

>

per fpicud

Vedute varie
Luna i-

della

"mobili con-

'

ne,
ta,

n
e
t fi
r
non egualmente diftefo,
qual farebbe f la pallajujsepulti

/*

ma anfrattuoj, e merlato

/*

dateria

Apparenze
varie

dalle-*

a
'
}5L"
rocnL4 ***

5ST
moli
tuoficanelhus

Vedrete oltre al detto termine Luna


nella

G pa-

C a_*

Dialogo primo

nella parte tenebro/a moltefommit illuminate

, efiaccate dal
refiogi lumino/o, uedrete l'ombre fopradette , fecondocbc
l'illuminazionefi u alzado, andrfi elleno diminuendo,fin-

che del tutto fuanifiono,ne pi veder/ine alcuna quando tutto l'emisferiofia illuminato . ^All'incontro poi , nel pafsare il
r

.>

...

lume verfo l'altro, emisfero lunare riconojcerete ViBefse eminenze ofseruateprima, e uedrete le proiezioni dell'ombre loro
andar crefcendo; delle quali cofe, torno
farfi al contrario,
a replicarui che uoipur'una non potrete rapprejentarmi col

&

uojlro opaco, eperfpicuo

SAGR. Anzi pur f ne imiter vna ,cio

quella del plenilunio

quando per effer il tutto illuminato non fi forge pi n omne altro, che dalle eminenze , e cauit riceua alcuna va%3tta di grazia S. Salu. non perdete pi tempo in
.
quefio particolare, perche vn o che hauejfe hauuto pazienza di
far V ojferuazioni di vna,b due lunazioni, e non reHajfe capace di quefia fenfatijfima verit , fipotrebbe ben fentenziarc
per priuo del tutto di giudizio ; e con fimili, a che confumat
tempo , e parole indarno ?
SIMP, Io veramente non ho fatte tali ojferuazioni , perch non
ho hauuta quefia curiofit , ne menofirumento alto a poterle
fare; ma voglio per ogni modo farle : e intanto pojfiamo lafeiar quefia quefiione in pendente ; e pajfarea quel punto 9
bre,

riazione

che fegue, producendo i motiui,per i quali voi Rimate , cbzs


la Terra pojfa reflettere il lume del Sole non men gagliarda-

mente , che la Luna , perche a me parcella tanto ofeura , *


opaca, che
fibilz-j

vn

tale effetto

mi fi rapprefenta del tutto impof-

SALV. La caufa ,per la quale voi reputate

la

Terra inetta all'il-

luminazione, non altramente coteFa S. Simp. e non farebbe bella coj, che io penetrafsii volri difeorfi meglio , che voi

medefimo l
Se io midi/corra bene, male potrebti effer, che voi meglio
dime lo conofeefie ; mah bene , o mal ch'io mi difcorra,che
voi pofitate meglio dime 'penetrarli mio difeorfo queBo non

SIMP.

creder io

mai .

SALV* Anzi velfar io crederpur' bora Ditemi vnpoco: quando la Luna jtrejfo che piena,fi che ella fi pub veder di gior.

&

anco a meza notte


no,
il giorno, q la. notte t

quando vipar ella piufplendente


Simp,

La

DelGaltieo.
SIAfP. La notte fcnza comparazione, eparmt,
ti

quella colonna d nugok,e difuoco, che

che la

St
Luna imi-

fu /cora, a i

figli-

^ un A *FF-*"*
.

P
&oli d Ifdraele , che alla prefetiza del Solefi mojraua , come
otte
^
vna fiugoletta,ma la notte poi era [pledidi/fitna. Cos ho io of- c ^\ e orno
feruato alcune volte di giorno tra certe nugotte la Luna , luna veduta
non altramente che vna di efie biancheggiante , ma la notte di. giorno fim e a v na-f
poifi mojlrafplendenti/fima .
na^
g oictta
vederla
mai
abbattuto
a
SALV. Talch quando voi non vi fofte
.

',

Luna, f non di giorno voi non


fplendidadi vna di quelle nuvolette
,

SIMP.
SALV.

Cosi credo fermamente .


Ditemi bora credete voi che

lucente la notte , che'l giorno

la

l'haurejle giudicata-

pi

Luna fia

realmente pi.

,vpur che per qualche accidente

fi mofir itale
Credo, che realmente ella rifplenda infifiefia tanto di
giorno, quanto di notte, ma che'l fuo lume fimofiri maggio"
ella

%IMP.

redi notte, perche noi la vediamo nel campo ofeuro del Cielo t
il giorno ,per ejfer tutto V ambiente affai chiaro , fiche ella

&

dipoco lo

auanzadi luce,

cifi rapprefenta affai

men lucida.

SALV. Hor ditemi ; hauete voi veduto mai in su la meza

notte il

globo terre/ire illuminato dal Sole?

SIMP.

Quefia mi pare vna domanda da non farfi,fe non per


vero a qualche perfona conofeiuta per infenfatx-*

burla

affatto

SALV. N,no~iovhoper huomo

fenfajfmo, e fola domanda


fulfaldo; e per rifpondetepure, e poi f vi parr, che io parli
afpropofito , mi contento d' ejfer' io l'injnfato ; che bene e pi
fiocco quello che interrogafeioccamente , che quello a chififa
l'interrogazione

SIMP.

Se dunque voi non mi hauete per femplice affatto , fett^f


conto, ch'io v'habbia rifpofto,e detto, che e impoJfibile,che vnot
chefia in terra, comefiamo noi, vegga di notte quella partii

dtlla

Terra doue e giorno,

cio,

che epercoffa dal Sole

SALV. (Adunque non vi e toccato mai a veder la Terra illuminata ,ft non di giorno ma la Luna la vedete anco nella pi
,

profonda notte rifplendere in Cielo E quefta Sig. Simplicio,


e la cagione, che vi fa credere, che la Terra non rifplenda ,come la Luna;chefe voipztefle veder la Terra dlumir.ata,mentrecb voi fujie in luogo ientbrof) , come la noflra not:e, la
vedrefie fpkt. dici a pi chi. la Luna . Hora
f voi volt tJ -che
.

la

Dialogo primo

comparazione proceda bene, bifignafarparallelo del lume


della Terra, con quel della Luna veduta di giorno^ non con
la Luna notturna '.poich non ci tocca a veder da Terra illuminata, f non di giorno * Nonfl cos /
SIMP. Cos douere
SALV. Eperche voi medefimo hauete gi confejfato d'hauer veduta la Luna di giorno tra nugolette biancheggianti, ejimi-_
Uffima, quanto allaJpetto,ad vna di effe , gi primamente vead effer/iflun ^ e a confefareiche quelle nugqlette,che purfon materie Eleminate dal So
le non meno
mentari , fon 'atte a riceuer l 'illuminazione quanto la Luna,
he la Luna
f ancor pi ,fi voi vi ridurrete infantafa d'hauer vedute
taluolta alcune nugole grandifsime , e canddJJime,come Icl~*
neue e nonfipu dubitare , chef vna talefipotejfe confermar cos luminofa nella pi profonda notte,, ella illuminerebbe luoghi circonuicini pi, che cento Lune* Quando dunque
noi fuffmofcur, che la Terrafiilluminajfe dal Sole, alpari
Muro illumla

'

:.

nato dal Sole


e paragonato

con

la

Luna

meno d '"oueU
\ 3_mi

M vna d quelle nugolette, non rejierebbe dubbio,che ellafuf-

fi-non meno rfplendente della Luna . %5/ttadiquefiQeejfa~*


Qg ni dubbio? mentr e noi veggiamo le mede/ime nugole nelTaf-

ftnza del Sole refiar la notte cos


che epi x

ofcure,

come la Terra;e quel

non e alcuno dinoi,al quale nonfa accaduto di ve-

derpi volte alcune tali nugole bajfe , e lontane, ejlare in-**


dubbiof lefujfero nugole, montagne: fegno euidente le m$~
tagne non effer men luminofe di quelle nugole .
che pi altri difeorfi ? eccou la su la Luna,cbe epi d
SAGR.
meza; eccoui l quel muro altodoue batte il Sole; ritirateui in
qua, fi che la Lunafi vegga accanto al muro, guardate bora;
che vi par pi chiaro l non vedete voi % che fi vantaggio vi
l'ha il muroll Sole percuote in quellaparete;di lfireuerbera

Ma

Illumina pi
la terza refief**

Vn mi1

10n

h^'

modella Luna_

nellepareti dellafola,

da quellefi reflette in quella camera ,fi

^che in ejfa arriua con la terza reflejfione ;e ad ogni modo fon


Jicuro, che vi epi lume, chefi direttamente uiarriuajfe il lu*

me ^e^a ^- una *

SIMP. O quefio non credo io, perche quel della Luna, e majjme,
quando eli' e piena e vn grande illuminare

SA GR. Par grande per Tofcurit de i luoghi circonuicini ombroji;


ma aJf^ul!amente non * molto, & e minore che quel del creLume della
,

Luna pi debole di quel


del crepufco-

pufcolo di mezbora doppo il tramontar del Sole;ilche e manfejlo , perche non prima , che allora\vedrete cominciare a di'

fiinguerfiin Terra le ombre de i corpi illuminati dalla Luna*

Del Galileo.

83

Se poi quella terza rejleffione in quella camera illumini pi

Luna fipotr cono/cere andando l col


vn libro, eprouar poiJlafera al lume della Luna,

che la prima della

legger quiui

fefi legge pi ageuolmente,b meno, che credo fenz 'altro, cbeji


legger

meno

SALV. Hora Sig.

Simpl. (f per voifete fiato appagato ) potete


comprender, come voi medefimofapeui veramete che la Terra rifplendeua non meno, che la Luna, e che il ricordaruifilamente alcune cofefapute daper voi, e non infegnate da me,
ve nha refi certo, perche io non vi ho infegnato , che la Luna
fimojrapi rifplendente la notte, che' l giorno , ma gi lo fapeui daper voi; come anco fapeui , che tanto Jmofira chiara,
vna nugoletta, quanto la Luna :fapeui parimente, che l'illuin fommafaminazion della Terra nonfi vede di notte ,
peui il tutto , fenza faper difaperlo Di qui non douer d
ragione ejferui difficile il conceder, che la reflejfione della Terra pojfa illuminar la parte tenebrofa della Luna , con luce no
minor di quella , con la quale la Luna illufira le tenebre della
notte, anzi tantopi, quanto , che la Terra quaranta volte
,

&

maggior della Luna ,


S1MP* Veramente io credeua,cbe quel lume fecondarlo fojfeproprio della Luna.
quefio ancorafapete daper voi, e non v'accorgete difaDitemi non bauete voiper voifiejfo faputo , chela I corpi illtiperlo
Luna fi moflrapi luminofa affai la notte , che il giorno ri- Jpnati appari
* cono P u h a
in confeguenza-*
i
fpetto all'ofeurit del campo ambiente i

non venite voi afapere in genere, che ogni corpo lucidofimo- tc fcuro
fira pi chiaro , quanto l'ambiente e pi o/curo /
S1MP. Quetto so io benijjmo.

SALV.

&

SALV. Quando la Luna falcata

, e vimofira affai chiaro quel


lume fecondarlo, non ella fempre vicina al Sole,
in confeguenza nel lume del crepufculoi
SIMT. Euui, e molte volte ho defiderato, che Varia fifac effe pi
fife a per poter veder quel tal lume pi chiaro,ma l' tramon-

&

tata auanti notte ofeura

SALV.

Voi dunque fapete beni/fimo , che nella profon da nottt-*


quel lume apparirebbe pi i
SJMP. Signor si ; ^T ancorpifefipotejfe tor via il gran lume
delle corna tocche dal Sole , la prejnza del quale offufea affai

l altro minore. *

Salu.

Ob

Dialogo primo

84-

SALV. Oh non accadagli taluolta di poter vedere dentro ad ifcurijjma notte tutto il difco della Luna fenza punto ejfere illuminato dal Sole i
SI MB. Io non so, che quefloauuenga mai, f non ne gli ecliff to-

tali della Luna


SALV. Adunque allora dourebbe queflafua luce mojlrarfi vuiffima ejfendo in vn campo ofcurijfimo, e non ojfufcatodallju*
.

chiarezza delle corna lumino/ ;


hauete veduta lucida ?

SMB.

ma voi in quello flato come


t

Holla veduta taluolta del color del rame ,

bicante;

& vn poco al-

ma altre volte e rimaflatanto ofcura,cbe l'ho del tutto

perfadivifla

$ALV. Come dunquepub ejfer fua propria quella hi.ce,che voi cos

chiara vedete nel'albor del crepufcolo

non affante l'impe-

dimento dello Jplendor grande , e contiguo delle corna ; e che


poi nella pi o/cura notte , rimojfa ogni altra luce non apparfee

SIMP.

punto

Intendo

ejferci flato chi ha creduto cotal lume venirle


participato dall'altre Stelle , "#* in particolare da Venere fu&*

vicina*.

SALV.

E cotefla parimente e vna vanit

perche nel tempo dell*

ofeurazione dourebbe pur moHrarfi pi lucida p


che macche non flpu dire, che V ombra della Terra gli afeon*
da la vifla di Venere,ne dell'altre Stelle .Ma ben ne rimari eU
la del tutto priua allora, perche V emisferioterreftre , che in-*

fua totale

quel tempo riguarda ver/ola Lunare quellodoue e notte ,do\


vn 'interapriuazion del lume del Sole. f voi diligentemente andrete ojferuando , vedrete fenfatamente , chefl come la
Luna, quando e fottilmentc falcata ,pocbisfimo illumina l

Terra

fecondoch in lei vien crefeendo la parte illumina-, crefee parimente lofplendore a noi, che da quella
vienci rejejfo ; cosi la Luna,mentre efottilmente falcata , e
che per ejjer tra'l Sole , e la Terra fcuopre grandijfma parte
,

ia dal Sole

terreno illuminato,fi mofra affai chiara; e didal


Sole, e venendo verflj la quadratura , fi vede
fcjftandofi
dell' emisferio

&

oltre la quadraturafi vede aftal lume andar languendo;


fai debile , percheJempre va perdendo della visla della parte
luminofa della Terra : epur dourebbe accadere ileontrario r
quando tal lumefujfefuo , comunicatole dalle Stelle; perche

allora la pojfiamo vedere nellaprofonda notte,e nell'ambien*


te

molto tenebrojh

Simp,

Fe&

Del Galileo.

SIMP. Fermate digrazia chepur bora mi fornitene hauer letto


in vn libretto moderno di conclufioni, pieno di molte nouit,
,

^ce f co che quefo lume fecondano non e cagionato dalle Stette , rie e
ana del *-*
dalla
comunicatogli
Terra,
della
Luna,e
tutti
men
di
proprio
,,
ma che deriua dalla medefma illuminazion del Sole , la qua- nata da j <g)lCt
t
le, per ejfer lafufanza del globo lunare alquanto trafparen- fecondo alcat
penetra per tutto ilfuo corpo;ma pi viuamente illumina * e
te,

dall'emisfero efpojo a i raggi del Sole;e la profonlafuperjcie


vi
dita imbeuendo, e per cos dire , inzuppando/} di tal luce a>
e
,, guifa divna nugola, di vn crifallo, la tra/mette, fi rende
viabilmente lucida ,
quefo (f ben mi ricorda) proua. egli
t,
t, con V autorit, con V efperienza , e con la ragione , adducendo
Cleomede, Vitdlione, Macrobio, e qualcb'altro autor modert)
,, no; e foggiugnendo veder/iper efperienza, ch'ella fi mofira^
molto lucida ne i giorni profftmi alla congiunzione ,cioe qua do efalcata, e maffimamente rifplende intorno alfuo limbo .
E dipifcriue , che negli Eclijffilari , quando ella e fitto il
dtfeo del Soleji vede tralucere , e majjme intorno all'efiremo
7,
cerchio Quanto poi alle ragioni, parmi , eh' e' dica , che non
1P potendo ci deriuare ne dalla Terra, ne dalle Stelle,n dafi^
faffi1 ' re a necejfariamente , cb'e venga dal Sole Oltrech ,
i, fatta quefa fuppofizione ,beniJfmofi rendono accomodata
ragioni di tutti iparticulari > che accafeano Imperocch del
i
n moflrarftal luce fecondaria pi viuace intorno all'efiremo
limbo, ne e cagione la breuit dello fpazio da ejfer penetrato
*> da ir aggi del Sole , efndoch delle linee, che trauerfano vn
cerchio, la maffima a quella chepajfaper il centro , e delle alf
tre, le pi lontane da quefa , fin fempre minori delle pi vit,
1)al medefmo principio dice egli deriuare che tal luti cine
me poco diminuifee
finalmente per quefa via fi ajfegna
t
la caufa onde auuenga, che quel cerchio pi lucido intorno
,,
all'efiremo margine della Lunajifcorga nell' EcliJJe filare in
!jf

'

quella parte, che ffitto il difeo del Sole , ma non in quella ,


che e fuor dei difeo; prouenendo ci , perche i raggi del Solts
,.
trapajfano a dirittura al nofro occhio per le parti della Luna fottopoje ; maper le parti , che fon fuori , cofano fuori
,
dell'occhio
,

SALV.

Se quefioflofifo fujfefiato ilprimo autore di tate opinionon mi marauiglierei, che e' vifujfe talmente affezionato, che e' l' bau effe rmuutapev vera ;ma ricevendola da alne, io

tri }

8
tri,

Dialogo primo
non fapreiaddur ragione baflante per

fcufarlo dal

non

bauer comprefe le fue fallacie, emajfimedoppo l'hauer'egli sehauerpotuto con mille espetifa la vera caufa di tale effetto,
rienze, e mamfeji ri/contri ajficurarfi3 ci dal refleffo della
Terra, e non da' altro procedere ; e quanto quefta cognizione

&

fa defiderar qualche cofa nell'accorgimento di quejo autore


e' di tutti gli altri, che non le preflano V affenfo,tanto il non Vbauer e intefa ,enon effer lorofouuenuta mi rendefeufabili
,

quei pi antichi, i quali, fon benficuro, che ,feadefio lintendeffero,fenza vna minima repugnanza Vammetterebbero.
f io vi deuofchiettamente dire il mio concetto , nonpojfo creder, che queffautor moderno internamente non la creda ; ma
dubito, che il non poterfen' eglifare ilprimo autore , lo slimoli
vnpoco a tentare di fupprimrla , fmaccarla almanco appreffo a ifemplic , il numero de i qualifappiamo effer grandijfimo ;e moltifono , che godono afiaipi deWapplaufo nuvmrofo del popolo, che dellaffenfo de i pochi non vulgari.
SAGR. Fermate vnpoco Sign^ Saluiati, che mi par di vedere , che
voi non andiate drittamente al vero punto nel vojlro parlai
re, perche quejii, che tendono U pareti alcomuneyJifanno ancofare autori dell'inuenzioni di altri, purch nonjeno tanta
antiche, efatte pubbliche per le cattedre > e per lepiazzey che**

fieno pia che notorie a tutti

SALV. Ob io fon pi cattiuodi voi, che dite


E

Tifteffo cf-

fer le opinio-

huomini""'

& elTer gl'huo


mini nuoui alle opinioni

Luce fccondana del la_*


fee

informa-

di anelloicio

eh iara nell'e? rema circot T*cn73 p non


nel mezo
gefeh .
<?

'

&

voi di pubbliche , o di
notorie? Non e eglil'ijleffo V effer l'opinioni , e linuenzioni
nuoue agli huomini , che l' effer gli huomini nuoui a loro Ift
vo j vi contefiate dellafiima de principianti nelle feienze , che
vengon su di tempo in tepo, potrefiefarui anco inuentorefin
dell alfabeto , e cos renderui ad e[J ammirando. ;efe ben poi
colprogrejfo del tempofifeopriffe la vojirafagacit , ci poca
pregiudica al voBro fine .perche altrifottentrano a mantenere il numero de ifautori : ma torniamo amojlrare al Sign..
Simplicio la ineficacia de i difcorfidel fuo moderno autore ,

ne - q Ua n dfonofalfit^

&

inopnabie cofe non concludenti,


Eprimafalfo , che queja luce fecondaria fia. pi chiara
intomo alefiremo margine, che nelle part di mezo, fiche fi
formi quafi vn' anello , cerchio pi rifplendente del re/lo del
guardando la Luna poja nel crepucampo : ben' e vero , che ^
pufcolo , fi mofra nelprimo apparire vn tal cerchio , ma con

*'" **^

"-

inganno.^ ohe nafte dalla dmerfita de i tonfine con i quali ter-

mina

,,

Del

$7

Galileo."

mina H Alfio knate fparfo d quefa hi cefecondarla : impe,

rocch dalla parte verfo

Luna

il

Sole confina con le corna luciatjf-

ha per termine confnanfe il camdel


crepa
'[colo;
la
relazion del quale ci fa parere pi
o/curo
po
chiaro l'albore del difco lunare , il quale nellapartc oppojta*

me della

e dall'altra

viene ojfufcato dallo fplendor maggiore delle corna ; chefir


moderno haueffe prouato afarf oflacolo tra l'occhio
e lo fplendor primario , col tetto di qualche cafa , con altro ^

l'autor

tramezzoji che

vifbile refaffefolamente la piazza della

na fuori delle corna


minofa

? d'

ai "

Lu- c6daria del-

l'haurebbe veduta tutta egualmente lu-

la

Luna

, che egli fcriua $ ejferfferuitQ di


vnfmile artifizio per nafeonderf la falce lucida *
SAL V. Oh come quefto e, lafa, che iojiimaua inaztuertenza, i*
uenta bugia) la quale pizzica anco di temerit'-)poich ciafeheduno nepubfar frequentemente la riproua Che poi nelVE^^c0 * Ii*
clifie del Solef vegga il difco della Luna in altro modo } chts
perpriuazione, io ne dubito ajfai 3 e majjime quando l'Ecliffe c j^e j e j Q ^
nonfa totale, come necefariamentebifogna,cbefanofiate le non p UO ve<.
offeruate dall'autore ; ma quando anco e'fifeorgeffe come lu- derf le notu*
cido, quello non contraria anzi fauorifee l'opinion no/ira f P er priuazio41e
*
auuengache allora fi oppone alla Luna tutto Vemisferio ter- -"'
refre illuminato dal Sole , chef bene l'ombra della Luna ne
ofiura vna parte, quefiae pocbijfma , in comparazione di
quella, che rimane illuminata
Quello , che aggiugne di pi
che in quefio cafo laparte del margine, chefoggiace al Solef
mofiri affai lucida , ma non cos quella], che refia fuori , e ci
deriuare dal venirci direttamente per quella parte i raggi folari all'occhio, ma non per quefia, e bene vna di quellefauolet
che manifefiano le altrefinzioni di colui, che le racconta;perch e, fi perfarci vifbile dilucefecondaria il difco lunare^ bifo-

SIMP. Miparpur ricordare


-,

gna

chei raggi del Sole vengano direttamente al nofiro ocnon vede ilpouerino, che noi mai non vedremo tal luce
fecondarla, f non nelXEclifiedel Sole E f V efser'vna parte
della Luna remota dal difco filarefolamente manco afsai di
mezo grado pub deuiare i raggi del Sole , fiche non arriuino
al nofiro oc e biocche far quando ella fine troui lontana venti, e trenta, quale ella ne e nella fua prima apparizione ? e co.rne verranno i raggi di Sole ? che hanno a trapafsarper il corpo della Luna a trouar V occhio nofiro i QuefthuomofvM
,

chio,

F 4

mano

Dialogo primo

8 3

mano
L'autor del
libretto delle
cclufioni va

accomodando
lecofeai fuoi
propofiri 3 e-/
non i propoliti

alle cofe.

in

manofigurando le cofe, qua li bifignerebhe

fufsero perferuire alfuopropofito

,.

eb'eU<L^

non va accomodando i

fuoi prnpofiti di mano in mano allecofe, quali ellefono. Ecco:


per far che lofplendor del Sole pofsa penetrar lafuFanzcu*
della Lunari lafa in parte diafana,qualeev,g. la trafpareza
di vna nugola, di vn cnjlallo; ma non so poi quello , ch'eifi
giudicafse , circa vna tal trafparenza , quando i raggi filari
bauefsero apenetrare vna profondit di nugola dipi di duo,
mila miglia ; ma ammetta/i, che egli arditamente rifpondefse
ci potere efser benijjmo nei corpi celefii , che fino altre faccende; che queji nojri Elementari impuri,efecciofi;e conuinchiamo l'errorfuo , con mezi, che non ammettono rijpofia, &
per dir meglio, futterfugy . Quando ei voglia mantenere,cht
lafuslanza della Lunafia diafana, bifogna, cb'ei dica,che ella e tale , mentrecjb i raggi dei Sole abbiano a penetrar tutta
lafua profondit , che ne abbiano a penetrarpi di dua mila
miglia; ma che opponendoglienefilo vn miglio ,
anco meno, non lapenetreranno pi, che e'fipenetrino vna delle no*
,

&

fire

mmtagne *

SAGR*
Burla fatta a
vno che voleva vender cer
to fegreto da.

poter

parlar

con vno in_


lontananza di
mille maglia .,

Voi mi fate fouuenire di vno , che mvoteua vendere vn


fegreto di poter parlare,per via di certafimpatia di aghi cala*
mitaii,a vno,cbefufse /fato ltano due, a tre mila miglia,e dicendoli io che volentieri l'haurei comprato,ma che voleuo vederne lefperienza,e che mi bafiauafarla /land io in vna del
egli in vn' altra , mi rijpofe > che in fipiccola,
te mie camere. ?
difianza nonfi poteua veder ben l'operazione:, onde io lo licenziai con dire , che non mifintino per allora di andare net
Cairo, b in Mofcouiaper veder tale efperienza ; mafie purz^
voleua andare ejfi, che io hareifatto Valtra parte reando in
Venezia
fintiamo come va la confeguenza dell'autore,
e come bifogni , ch'egli ametta la materia della Luna ej/erpermeabili/sima dai raggi filari nella profondit di dua mila
miglia, ma opaci} simapi di vna montagna, delle nofre,nel ,

&

..

Ma

lagrojfizza

divn miglio filo

..

SAJLF. Vileffi montagne appunto iella Luna ce nefanno tefiimonianx.a, le qualiferite da vna parte dalSole, gettano dall' oppofia ombre negrijfime, terminate,e taglientipi ajfai dell'ombre delle nofire; che quando ellefujfiro diafane, mai non
auremmo potuto conofiere afprezza veruna nella Juperficie
della Luna } ne veder quelle cufpidi luminofifiaccate dal ter-

mine.

Del Galileo
mine

8?
anzi

che di/lingue la parte illuminata dalla tenebro/;

meno vedremmo noiquefo medejmo termine cosi difin-

ne.

fefufic vero , cvel lume del Sole penetrale la profonditi


Luna;anz per il detto medejmo dell autore bifognerebbe vedere il paffiggio , e tonfine tra la parte vtfia,e la non vi'
ja dal Sole affai confufo, e rntfio di luce , e tenebre ; che bene
to

dtlla

necefiario, cbe quella materia, che

il

tran/ito

raggifola-

dna mila miglia ,fia tanto trasparente^


contraili nella centefima , o minor parte di

ri nella profondit di

che pocifimo gli

talgrofflzza ; tuttavia il termine, chefepara la parte illuminata dalla ofeura tagliente, e cosi difinto, quanto difinto
il bianco dal nero, e majjmedoue il taglio paffafopr a la parte
della Luna naturalmente pi chiara ,e pi ajpra; madouefega le macchie antiche, le qualifono pianure , per andare elle
sjIncarnente incliti andoj,fi che riceuono i raggi del Sole obliqui/fimi, quiui il termine 'non e cos tagliente, mediante la illuminazione pi languida Quellofinalmente], eh' ei dice dei
nonfi diminuire , ? abbacinare la lucefecondaria , fecondo,
.

che la

Luna va

crefcendo

ma conferuarfi continuamente

medefima efficacia, faljjfimo, anzi pocofi vede nella--*


quadratura quando per V oppofito ella dourebbevederfi pi
viua, potedofi vederefuor del crepufcolo nella notte pi profonda Concludiamo per tanto ejfer la reflejfion della Terra
potentifsima nella Li-ina; e quello, di che douretefar maggiorefilma, cauaiene vr altra congruenza bellifsima, cio, che f
t vero, che i pianeti operino fopra la Terra col moto,, e col lu- a Terra pu
me, forf la Terra non -menofar potente a operar reciproca- reciprocarne!*
mente in loro col medejmo lume e per auuentura col moto te oberare ne
co
ancora; e quando anco ella nonfi mou effe, pur gli pu re/lare
f ? Jl
UI
la medefima operazione ; per chi gi come Jev duio l'azione
del lume t la medefima appunto, cio del lv.mt del Sole rejlejfo;
e'I moto non fa altro., chela variazione degli afpetti,la quale
fgue nel modo medejmo facendo muouer la Terra , e fat
fumo il Sole, chefJfaccia per V oppofito .
SIMP. Nonfitrouer alcuno deifilofofi, che habbia detto, che
della

quefii corpi inferiori operino ne icelefii,

chiaro

il

contrario

& lArifiotile dice

SALV. Ariflot. egli altri, che non hanfaputo, cbe la Terra e la


Lunafi illumininofcambieuolmente, fon degni difeufa ; ma.
,

farebber ben degni di ripr enfiane, fi mentre vogliono^ che. noi

sona-

Dialogo primo

$o

concediamo) e crediamo a loro,che h Luna operi in Terra col


lume, volejfinpoi a noi, che gli battiamo infegnato , che la
Terra illumina la Luna, negare l'azione della Terra nella

Luna
SIJWP. In fomma io fento in me vn'efiremarepugnanza nel poammettere quefa fociet , che voi vorrefle perfuadermi
tra la Terra, eia Luna, ponendola, comefi dice, in ifchiera co
tere

le Stelle

che

quando

altro

non

cifuffe la gran feparazione, e

lontananza traeffa , e i corpi celefi mi par che neceffariamente concluda vna grandijjma dijfimilitudine tra di loro .
SALV. Vedete Sign. Simplicio, quanto pub vn'inueterato afftto,
,

& vna radicata opinione, poich

tanto gagliarda, che vi fa

parer fauoreuoli quelle cu/ mede/ime, che voi Beffo producete contro di voi : chef lafeparazione , e lontananzafono accidenti validiper perfuaderui vna gran diuerfitdi nature 7
conuien che per Voppofto la vicinanza , e contiguit importiAffinit tra la
Terra,e la Lu
nofimilitudine: ma quanto epi vicina la Luna alla Terra,
na rifpetto aialtro de i globi celefi ? con f fate dunque
cfr e a qual/tuoalia
*^
*^
li VlPill SIITI
*\
per la vojira medefima concefsione ( ir hauerete anco altri
filofofiper compagni ) grandifsima affinit, effer tra la Terra,
eia Luna Hor feguitamo atlanti ? e proponete f altro ci
refa da conjderare circa le difficult,che voi mouefie contro
le congruenze tra quefi due corpi
SIMP. Ci remerebbe non so che in propofito della folidit della
*

*-

Luna , la quale io argumentaua dall' effer' ella fommamente


pulita , elifcia , e voi dall' effer montuofa ; vn altra diffcult
mi nafceuaper il credere io ? che la reflefsion del cMare douefi
f effer per V egualit della fua fuperficie pi gagliarda , che
quella della Terra, la cui fuperjicie tanto fcabrofa ,
opaca
SALV. Quanto al primo dubbio; dico, chefi come nelle parti della Terra , che tutte per la lor grauit confpirano ad approfi
fimarfi quanto pi poffono al centro , alcune tuttauia ne rimangano pi remote , che l'altre, cio le montagne pi delle
pianure , eque/lo per la lor folidit e durezza ( chef fuffr
di materia fluida fi fpianerebbero ) cos il veder noi alcune
parti della Luna refare eleuate fopra la sfericit delle parfipiu baffe,arguifce la loro durezza :perch e credibile, che la
materia della Luna fifiguri in forma sferica per la concorde
confpirazione di tutte le fue parti al medefimo centro Circa

&

-,

Solfdit del
lunare

Globo
i

argomenta

dell'eifer

m-

'

Del Galileo;
altro dubbi o,parmi,che per

le

co/e,

pi
chehauamo confiderai

accader negli jpecchi, pojjamo inteder benifsimo x che la refief


fion del lume , che vien dal mare Ja inferiore afiai a quella , Reflefllon iel
che vien dalla Terra ; intendendo per della reflefsione vni- l unie P 1U de'

uerjale: perche quanto alla particolare^ chelafuperficie del-

luogo determinato non ha dubbioyche chiji confiituir in tal luogo vedr nell'acqua vnrefiejfo potentifsimo, ma da tutti gli altri luoghij vedr laful'acqua quieta

manda in <vn

ghedalUTS
r?

errale per moandiamo qua in Sala e verfiamo vn poco di


acqua fui pauimento ditemi bora nonfimofir'egli queslo c ^ e
^xz ja
mattone bagnato pi ofcuro affai degli altri afciutti { certo re fleflon del , e tale fi mofirer egli rimirato da qualfuoglia luogo ,ec- V acqua men

perficie dell'acqua pi o/cura di quella della

Jirarlo alfenfo

eettuatone vnfolo,e quefo e quello douearriua ilrefiejfo del c ^|f ra di quel


a
cr"
a
lume, che entra per quella fineftra j tirateui adunque indie-

pian piano.
"Di qui veggo io la parte bagnata pi lucida del refo
del pauimento , e veggo, che ci auuiene perche il reflejfo del
lume,cbe entraper la fin e(ira viene verfo di me .
SALV. Quel bagnare non ha fatto altro , che riempier quelle piccole cauit , che fono nel mattone, e ridur la fua fuperficie a
vn piano efquifito onde poi i raggi reflejj vanno vniti
verfo vn medefimo luogo :ma il re/io del pauimento afciutto
ha la fua afprezza, cio vna innumerabil variet di indinazioni nelle fue minime particelle : onde le reflefjoni del
lume vanno verfo tutte le parti ma pi debili che f andaf
tro

SIMP.

fer tutte /unite infieme ; e per poco , nientefi varia il fuo


afpetto per riguardarlo da diuerfe bande ; ma da tutti i luo*
ghi fi mojlra l'ifiejfo ma ben men chiaro affai, che quella reJieffon della parte bagnata , Concludo per tanto che la fuperficie del mare veduta dalla Luna ,fi come apparirebbe egualifima(trattone le ifole,egli fogli) cos apparirebbe men\
,

Terra mtntuofa,e ineguale. E f non


comefi dice, di vokrne troppo ,
d' auer offeruato nella Luna quel lume fecondano,

cbiara,cbe quella della

fujfe ch'io

vi direi

non

vorrei, parer-,

tiice fccoa^

dico venirle dalla rcfleffion del Globo terre/Ire , ejfer "


notabilmente pia chiaro due ,o tre giorni auanti la congiun-

eh' io

am

T>

eila

j*'

jijjSJJj

zione, che doppo, cio quando noi la veggiamo auanti l'alba cgiunzione,
in Oriente, che quandofi vede lafera doppo il tramontar del che doppo.

Sole

m Occidente) della qualdifierenza, ne caufa che l'emis*


}

ferk

Uiaiogo primo

9%

Ma 'credete volferio terrefire, chef oppone alla Luna orientale, ha poco ma-

SMP.
forf

che quelle gran

macc

fff

^.

re,& affaifima terra,hauendo tutta V Afa,doueche, quando

J^"ella

Occidente, riguarda grandifiimi mari,cioe tutto V-

O ceano Atlanticofino alle


Luna, pano mari V/

Americhe. argomento affai pr-

refopik chiaro Ter- labile del mofrarfi menofplendida la fuperjcie dell'acqua t


che quella della Terra
ra t co/a tale?

SALV.

domandate il principio delle incongrueslim i ejfer tra la Luna , e la Terra , dalle quali fari
tempo che noi ci sbrighiamo che pur troppo Jamo dimorati
in quefa Luna . Dico dunque , che quando in natura noti
fuffe altro che vn modo foto per far apparir due fuperjicie
Uujrate dal Sole vna pi chiara deU altra , e che quejto fbff
per ejfer vna di terra,e l'altra di acqua; bifognerebbe neceffariam'ete dire, che lafuperfcie della Luna fojfe parte terrea , e
parte aquea;m perche vi fono pi modi conofcuti da noi,che
altri per auuentura
pojfon cagionare il mede/imo effetto ;
nepoffor effere incogniti a noi pero io non ardirei di affer*
-Quejlo che voi

z.e,cb'io

&

-,

mare qziejlo pi

che quello ejfer nella

Luna

Gi fi veduto

di fopra come vna piajra d'argento bianchito, col toccarlo


colbrunitoio,di candido fi rapprefna ofcuro; la parte vmida della Terrafi mojr-api ojcura della arida; ne i dorfi delle

montagne

lepartijiluofeapp-arifcono

ajai

pia fofcbe

delle

gran

quan-

nude,efterili; ci accade, perche tra le piante eafa

Le part pi
ofeure della*
Luna fon pia-

ne , e le pi
chiare moncuofe .

tit di ombra, ' i luoghi aprici fon tutti illuminati dal Sole ,
* que/a miflionedi ombre opera tanto che voi vedete ne i
velluti a opera il color'della Jeta tagliata mojrarfi molto pi.
ofeuro j che quel della non tagliata } mediante le ombre diffeminate tra pelo ,e pelo, ^F il velluto piano parimente affai pi
fofco,chevn ermijinofatto della medejma feta:fiche quando nella Lunafofs ero coje che imitajkro grandifsimefeluca f
l'ajpetto loro potrebbe rapprefentarci le macchie, che noi vegliamo : vna tal differenza farebbero /elle fuffer mari ; efinalmente non repugna chepoteffe ejfer, che quelle macchiefof
fer realmente di color pi ofcuro del rimanente, che in quefa
guifala neue fa comparir le montagnepi chiare. Quello che
Ji vede manifefamente nella Luna e , che le par ti pi ofeure
fon tutte pianure con pochi fogli, e argini dentroui; ma pur
ve ne fon'alcuni ; il rcjianiepiu chiaro e tutto pieno d foin pargli, montagne, argi netti rotori di,e di altre figure ;
ticolare intorno alle macchie fono grandijjime tirate dimon-

&

tagne*

Del Galileo

93

gne TielVepr le macchiefuperficie piane ce ne ajficura il ve.

"
roa

ideila

termine, che difiingue la parte illuminata dall' o- una fono lu


fc:tra,nel trauerfzr le 'macchie fa il taglia eguale , ma nellzs ghe tirate fi
parti chiare fimo-Ira per tutto anfrattuofo, e merlato . cMa montagne
non so gi f quesla egualit di fuperficie pojfz effer bajlantc
der, corne

il

perf fola a far apparir l'ofcurit, e credo pi toso di n. Reputo oltre a quefio la Luna dijferehtijfima dalla Terra , perche, f bene io mi immagino, che quelli non fien paej oziofi e
morti, no affermopero ,cbe vifie?io mouimenti,e vita,e molto
-vr
e u a L ima
meno,che vi figenerino piante, ammalilo altre coffimli alle non f genera*
nosre,ma,fe pur ven'e,fufiro diuerftjfime,e remote da ogni no cole limili
E muouomia cos credere, perche alle noftrcma
nojlra immaginazione
me-
primamente (limo, che la materia del globo lunare non fia diuernfli
di Terra, e di Acqua ; e qufio /oh baila a tor via le gene- ^^cnerazio',

'

razioni , e alterazioni Jmili alle nofire; ma,pofio anco , cht^, nc-lafs foje .Acqua , e Terra ad ogni modo non vi nafeereb- Luna non canimali fimili a i noftri ; e quefio per dui^j polla di 1 erbero piante ,
La prima , che per lenofiregenerazio- >e a *
ragioni principali

&

..-..
ni fon tanto necejfarijgli afpetti variabili del Sole , chefenza
.
mancherebbe
bora
le
il
tutto
habitudini
:
del
la
Sole
~
j*
verfo
e/fi
nSeffaerra fon molto afferenti da quelle verfo la Luna . Noi , njiper le noquanto ali" illuminazion diurna ,abbiamo nella maggior par- ftre generazio
te della Terra ogni ventiquattr bore parte di giorno, e parte ni non fono
di notte il quale effetto nella Luna j fa in vn mefe; e quello ta "

abbaiamento
apporta
le

r alzamento annuo , per

il

quale il Sole

q^^

ci

natii-

diuerfe fiagioni, e la difegualit dei giorni, e del- ra li nella Lunotti, nella Luna fifinifeepur in vn mefe; e doueil Sole a na fono di vn
le

&

noifi alza ,
abbafa tanto che dalla mafilma alla minima me ^e
vi
corre
circa quaranta fette gradi di differenza , cio
Altezza

quanta

e la

difianza dall' v no all'altro tropici

non importa altro


portano

l'

vno *

*-

im ?

che gradi dieci

nella

Luna AH*

bpoco pi che tanto im,

a i z ^J

ma/flme latitudini del Dragone di qua e di l con diuerft


dall'Eclittica
Gonjderif bora qual farebbe l'azion del di gradi 10.&
Sole dentro alla Zona tor rida,quado e dura f/ quindici gior- alia Terra di
ni contnui a ferirla con i fuoi raggi ; che fenz'altro s'inten- S rac^ 4 ?
der, che tutte le piante, le herbe , e gli animali fi difper perebbero $ e f pur vi fi'face fro generazioni , farelber di erb<Lj>
pante,& animali diuerfi/fimi da iprefenti Secondariamente io tengo perfermo, eh e nella Luna nonfiano piogge; perche
quando in qualche parte vi fi congregafiero nugole, com?^
le

intorno

Nella ~una
non iono piog
gC m

Dialogo primo

94

tri

intorno alla Terrari verrebbero ad afcondere alcuna d quel


i
i r
n r
le coje f che noi col tele/copio veggiamo nella Luna ,
fomma in qualche particella ci varierebber la vija ; effetto 9
che io per lunghe,e diligenti offruazioni non ho veduto mai;
mafempre vi ho fcorto vna vniforme ferenit purijfma.
SAGR. *-A quejo Ji potrebbe rifpondere, b che vi fojfero grandif
Jme rugiade che vipioueffb ne i tempi della lor notte , cio
quando il Sole non la illumina .
SALV. Se per altri ri/contri noi auejjmo indizij, che in effajfacejfer generazionifimili alle no/Ire , e folo ci mancajfe il concor/o dellepiogge potremmo trouarci quello , altro temperamento, chefupplijfein vece di quelle,come accade neW Egitto dell'inondazione del Nilo; ma non incontrando accidente

& Ms

>

alcuno, che concordi co i nojlri , de' molti , cheji ricercherebbe-

ro per produrui gli efftti Jimili , non occorre affaticar/i per


introdurne vnfolo, e quello anco, non perche fi rthabbia Jltura ojferuazone, ma per vna femplice non repugnanza*.
Oltre che quando mifojfe domandato quello , che laprima~
il puro naturale difcorfo mi detta circa il
apprenjione ,
produrjl cofe Jimili , pur differenti dalle no/ire, io direi
fempre differentiffime 'a noi del tutto in immaginabili,cbe
cos mi pare , che ricerchila ricchezza della natura , e l'onni'
potenza del Creatore } e Gommatore .
SAGR, Ejlrema temerit mi par/a fempre quella di coloro, che
voglionfarla capacit vmana mifura di quanto poffa, efappa operarla natura, doue che all'incontro e' non effetto alcuno in natura per minimo, che e'Ja, all'intera cognizione
TJ
qualepojfano arriuare i pi fpecolatui ingegni . Quejla
del
maUntefo nul
cojivana\profunzione d' intendere il tutto non pub bauer
laperfettamte fa che alcuprincipio da altro che dal non hauere intefo mai nulla , perni credono d'
c f^ quando altri bauejfe efperimentato vna volta fola a inintendenltut
haueffe gufiate vetender perfettamente vna fola coja,
ramente come efatto il Japere , conojcerebbe come dell' infinit dell'altre conclujoni niuna ne intende.
SALV* ConcludentiJJmo e il vojiro difcorfo , in confermazion-j>
del quale abbiamo Tejperienza di quelli,che intendono, b hanno intefo qualche co/a, i quali, quanto pi fono Japienti,tantopi cono/cono , e liberamente confejfano di faperpoco ; <&*
ijapientijjmo della Grecia, t per tale fentenziato da gli oracolijdiceua apertamente conofcer di non faper nulla .

&

,,

&

S1MP.

. .

Del Galileo.

9$

SlMP. Conuien dunque dire, che

V Oracolo, b Ti/lejfo Socrate-*


fujfe bugiardo, predicandolo quello per fpientiffimo, e
dicendo quello di conoicerfl ignorantiffimo
SALV. Non ne feguita ni l'vno , ne l'altro difendo che amendue
i pronunziati pojfjn'ejler veri . Giudica l'Oracolo fapien- Refponfo delti/Jmo Socrate foragli altri huomini lafapienza de i quali l'Oracolo ven giudicar
limitata ;J con of;e Socrate n on faper nulla in relaziona
J?
1 *"
alla fapienza ajjiuta , che* infinita; e perche dell'infinito^^?
.

n't. il molto, che' poco, t che il niente (perche per arl


riuar per efempio al numero infinito, tanto l' accumular
migliaia pianto decine, e quanto zeri ) pero ben conofceua
Socrate la terminata fua fapienza ejfer nulla all'infinita* ,
a perche pur tra gli huomini J troua
che gli mancaua
qualche faper e , e quejionon egualmente compartito a tutti >
potette Socrate batterne maggior parte de gli altri,e perci ve"

tal\parte

rificarfiil refponfo dell'Oracolo

SAGR. Farmi di intender beni/fimo queflo punto Tra gli bitumini, Sig. Simp. e la poteji di operare ma non egualmente
.

participata da tutti

: e ion e dubbio , che la potenza d'vn


Imperadore maggiore ajfai , che quella d'vna perfonapriuata;ma e quefa,e quella e nulla in comparazione dell' onnipotenza diuina Tra gli huomini vi fono alcuni,che intendon meglio l 'agricoltura, che molti altri ; ma il faper piantar
vn fermento di vite in vna fojfa-, che ha dafar colfaperlofar
barbicare, attrarre il nutrimento, da quello feierre quefa
parte buona per farne le foglie quel? altra per formarne
vn'ali viticci, quella per i grappoli , quell'altraper l'vua,
tra per i fiocini , che fon poi l" opere della fapientifsima natura i Quefa e vna fola opera particolare delle innumera- $ aper diiifHo
bili chefa la natura,^ in e/afolafi conofee vn infinita fa' Infinite volte

&

pienza, talch fipub concludere il faper diuno


te

SALV.
in

ejfer infini- infinito

volte infinito
Eccone vn' altro efempio.No dire noi che'lfapere [coprire

vn marmo vna bellifsima fiatua ha

fublimato l'ingegno

Buonarruoti ajfai,aJfaifopra gli ingegni comuni degli'altri huomini i e quefia opera non e altroch imitare vna fola

del

attitudine e difpofizion di membra efieriore e fuperfciale _


dvn'buomo immobileieper che cofa e in riparazione d*vr
d'ingegnofob
huomo fatto dalla natura compojlo di tante membra efer- blime
,

ne," internerei tanti mufcoli, tendini, nerui,

offa,

che fer-

vono

Dialogo primo

$6

uon a tanicefi diuerfimouimitif ma che diremo de fenfi,


delle potenza dell'anima e finalmente dell'intendere / non
pojfiamo noi dire ,econ ragione la fabbrica d' vna fiatua cedere d'infinito intervallo alla formazion d'vn'huomo viuo %
anzi anco allaformazion a"vn vili/fimo verme ?
SiAGT{. E qual differenza crediamo che fujfe tra la Colomba.
d'Archita,
vna della natura l
SIMP.
io non fono vn di quegli huomini, che intendano o'n
quejlo vofiro difeorfo e vna manifefla contradizione. Voi tra.
t maggiori encomi], anzi purper il mafsimo di tutti,attribui,

&

teall'buomo fatto dalla natura quefo dell'intendere , e poco


fa diceui con Socrate , che'l fuo intendere non era nulla , adunque bifognera. dire., che ni anco la natura habbia intejo il
modo di fare vn' intelletto , che intenda .
SALV. Molto acutamente opponete ; e per rispondere ali* obbiezione conuien ricorrere a vna difiinzione filofofica, dicendo,
the l'intendere fi pu pigliare in due modi, oHntenfiu ,
vero extenfu; e che extenfu , cio quanto alla moltitudi-

LVomo
tende

aliai

jn

in-

ne degli intelligibili , che fono infiniti V intender' bumano e


come nullo quando bene egli intende (Te mille proporzioni
perche mille yrtJpetto ali infinita , e come vn zero : mapigliando l'intendere intenfiu , inquanto coiai termine importa in,

poco
a .

extenf-

tenfiuamente ,
che l'intelletto

cio perfettamente

alcunapropofizione , dico 9

bumano ne intende alcune cos perfettamente 9

e ne ha cos afolu'a certezza , quantof n 'habbia liftejfa natura; e tali fono le fetenze matematiche pure , cio la Geome-

l ^Aritmetica : delle quali l'intelletto diuino ne sa bene


infinite propofizioni di pizi,perche lesa tutte, ma di quelle pcbejntefe dall'intelletto bumano,credo che la cognizione agguagli la diuina nella eertezza obiettiua, poictil arriua a comprenderne la necefsit ,fopra la quale non par cbepojfa effe*
tria, e

ficurezza maggiore

SIMT?. Quejlo mi pare vn parlar molto

refoluto,

& ardito.

lontane da ogni ombra di temerit , o d'ardire , e che putiti non detraggono di


maefi alla diurna fapieiza, fi come -niente diminu/ce lafua
onnipotenza Udire , che Iddio non pu fare, che il fatto non
fiafatto; ma dubito Sig. Simp. che voi pigliate ombra per effer fiate riceuute da voi le mie parole con qualche equiuocazione; per, per meglio dichiarar mi, dico, che quarto alja ve-

SALV.

Quefe fon propofizioni comuni

rit

Dei Galileo
rha ,di che

ci

97

danno cognizione le dirhoftraziont'matematiche,

ella e l'ifieffa, che

modo

cono/ce la Sapienza diuina;ma vi conceder "frodo

co-

quale Iddio cono/ce le infinite propofi- |j ^j:!


\\^
ve
zioni, delle quali noi conofciamo alcune poche , efommamete que n .j e nV
pi eccellente del noftro , ti quale procede co?i difcorfi, econ> huomiirri
bene, che

il

col

pajfaggi di conclufione\, in conclufione , dotte ilfuo e di vn> Intendere vn n0 * att0 P ei


femplice intuito ; e doue noi, per efempio , j?er guadagnar la
faenza d'alcune paJfio?ii del cerchione ne ha infinite,cominciando da vna delle pi/empiici', e quella pigliandoper fu a**
definizione,p affamo con difeorfo ad vn'altra., e da quefia alla terza, e poi alla quartale, l'intelletto diuino, con lafemplice apprenfone dellafua ejfenza comprendefenza temporaDefinizioni
neo dtfeorfo tutta la infinit di quellepajfioni ; le quali anco
poi in effetto virtualmente fi comprendono nelle definizioni comprendono

di tutte

le cofe, e

che poifinalmente per ejfer'infinite, forf fi-

'

virtualmente'

no vna fola nell' ejfenza loro , e nella mente diuina : il che ne ni ^elle
anco all'intelletto humano e del tutto incognito, ma ben da> definite
profonda, e denfa caligine adombrato; la qual viene inj/arte Pafloni

cofe

infi-

quando cifiamo fatti padroni di nite fono forf


affottigliata
vna
a*
alcune e onclufioni fermamente dimofirate , e tanto fpeditamente pojfedute da noi, che tra effe pfiamo velocemente trafeorrerc: perche in fiamma , che altro e l'effer nel triangolo il
,

e chiarificata],

quadrato oppofio all'angolo

retto eguale a gli altri dzie,che gli

fono intorno , f non V eficr i parallelogrammi opra baJ<L->


comune e tra le parallele tra loro eguali i e quefio none egli
finalmente il medefimo cheeffere eguali quelle duefuperficie,
che adattate infieme nonfiauanzano, mafiracchiuggono de,

tro al medefimo termine

Hor queji paffggi, che l'intelletto

nofirofa con tempo , e con motodipaffo inpafio , V intelletto


diuino aguifa di luce trafeorrein vrinfante, che e Viftefso, PafTaggi fatti
<he dire,gli hafe?npre tuttiprefenti. Concludo per tanto,l'in- ^" te P de *
tender nofiro, e quanto al modo e quanto alla moltitudine
,

no HntellSt

delle cofe intefe, efser di infinito interuallo fuperaio daldiui- Diuino fa in


no;ma non pero l'auuilifco tanto } ch'io lo reputi afsolutamen- incanti ; cio
gli na tempre
; anzi quando io vo confederando quante , e quan