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M
'5*Cr^Plr^/""^
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yy^*^
splSIPSsilfe^
3 Smithsonian
Institution Libraries
Gi
Gail Enfmjian
in
honor of the
Enfiajian
Family Grandchildren
DI ALD O G
I
Filofofo
PISA.
SERENISSIMO
GR.DVC A DI TOSCANA.
Doue ne i
fi
difcorre
foprai due
MONDO
TOLEMAICO, E COPERNICANO^
"Proponendo indeterminatamente
tMito per l'vna
CON
PRI
>
le
VILEGL
CON LICENZA
DM' SVPE{lQRI*
Magifter
Imprimatur ie
Fr.
1 1,
Septcmbrififj*.
SERENISSIMO
'
GRANDVCA
%
|3
per grandifftma che ella fiacchi diceffe poter darfi poco diffimile tra gli flell
fS^El^S!! huomini, forf non pallerebbe fuor di ragione.Qual proporzione ha da vno amille?e pure prouerbio vulgato,ehe vn iolo huomo vagliaper mille^ oue mille non vagliano per vn folo. Tal differenza depende dalle abilit diuerfe degl'intelletti; il che io riduco alfeflere , non effer filofof poich la filofbfia,come
alimento proprio di quelli, chi pu nutrirfene,ilfepara in
effetto dal comune effer dei volgo in pi, e men degno
grado , come che ila vario tal nutrimento Chi mira piti
alto, li diierenzia pi altamente; e'l volgerli al gran libro
delia Natura, che '1 proprio oggetto della filofofia., il
modo per alzar gli occhi: nel qual libro,beneh tutto quel
che fi legge,come fattura d* Artefice Onnipotente, fia per
ci proporziona ti llimoj quello nientedimeno pi fjpedito,e pi degno,oue maggiore ai noftro vedere apparifee
l'opera , e l'artifizio , La Coftituzione dell' Vniuerfo, tra
i naturali apprenfibili, per mio credere , pu metterli nel
primo luogo: che f quella come vniuerfal contenente,
in grandezza tutt altri auanza; come regola, e mantenianimali
',
mento
fi
re;
dunque
TA. V. con la fua lolita benignit :y e f citrouerr cofa aicuria, onde gli amatori del vero poflan trar frutto di maggior cognizione,e di giouamento; riconofeal , come propria di Se medefima , auuezza tanto a giouare, che per
nelfuo felice Dominio non ha niuno, che dell' vniuerfali
Mondo,
ne fen ta alcuna che lo diflurbi: con che pregandole profferita, per crefcerfefnpre:
in quella fua pia , e magnanima vfanza ,Je fo vmilifnm&i
Eexierenza.
Dell'Altezza VoftraSerenifsima
<
Galileo Galilei*.
AL DISCRETO
LETTORE.
Roma
ma
fermezza della Terra alolutamente ma fecondo, che Ci difende da alcuni; che di profellione IJ eripatctici,ric ritengono
folo
li
etamineran-
me f aiilutamente detiene rimaner vittorioia/aggiungendo nuoue Ipeculazioni le quali per /crucino per facilit
d Aftronomia,non per necci] ir di na tura Nel terzo luogo
,
ci lnirniniirrano*
que-
Venne
Filippo Saltuari
nel quale
il
minore ipiendore era la chiarezza del Sangue , e la magnificenza delie ricchezze fublime intelletto , che di ninna
delizia pi acidamente il nutriua> che di (pecolazioni eiquifite.CoiT quelli due mi trouai ipel diicorrer di quelle materie con l'interuento di vn Filosofo Peripatetico , al quale
pareua,che niuna col oftaffe maggiormente per l'intelligenza del vero , che la fama accmitata nell'interpretazioni
;
Ariftoteliche
lepromeiTe ipeculazioni.
Erano carnalmente occorf (comeinteruiene) varij difcorli alla fpezzata tra quefti.Signori , i quali hauenano pi
tolto ne i loro ingegni accela, che confolata la fete dellimparare; per fecero faggia rifoluzione di trouari alcune
giornate infieme, nelle quah, bandito ogni altro negozio,
fi attenderle a vagheggiare con pi ordinate fpeculazionilc
marauigliedi Dione! Cielo, e nella Terra: fatta la radunanza nel Palazzo deirilluirrifsimo Sagredo, dopo i debiti ,
per breui complimenti, il Signor, dlmati in. quefta maniera
jafiomiocii
ma
GIORNATA PRIMAr
Interlocutori
V la conclufione, e l'appuntamento
SALV. 43&^t&>&'eJh^&2
l
feS^^v^OT
6)^\
fintamente
e particolarmente per
&
&
ii generali, e
firazioni
Dialogo primo
com'ei noti
Ariftotile fa
il
mondo per-
fetto, perch
ha
la trina di-
menfone.
&
pajfaggio ad altra fiche in quefie tre fole fi termini Vintegrit, e per cos dire, la totalit. , auerei ben defiderato , che da*
y
mi fujfefiato dimojirato con neceffit,e majjme potendo/i ci efequire affai chiaro , e fpeditamente
Arifi.
SIMP.
Dimoftrazonid'Arift.per
no
Numero
ter-
re tre
pi.
nario celebre
appretto i Pitagorici
tey che oltre alle tre dimenjioni non ven'e altra,perche il tre
ognicofa } il tre e per tutte le bande f ci non vien'egli con'
fermato con l'autorit, e dottrina de i Pittagorici,che dicono,
che tutte le cofefon determinate da tre, principio, mezo, efine ,
doue lafciate voi l'altra ragione,
che e il numero del tutto?
legge
naturale
cotal numerofi vfa nefacriche
cio,
quafiper
&
tutti
verfi:
il
numero
chegli e toccato
cos
e chi
in
hanno
vns
Del Galileo:
trapaffofe
jf
&
SAL V.
Io per dire
il
mi fon feti'
titojrignere a concedere altro, f non che queUo,che ha principio, me zo, efinepojfa, edeu* dir/i perfetto :tna chepoipershe principio , mezo, efine fon j. Unum. $.Ja numero per-
fetto
chi
fare
nellefaenze dimofiratiue
a t nu-
SAL V.
numeri,
Ma
intelletto
r-
mano
parteci
pe di diuinit
P er( ne intenr
opp^nion^di
piatone.
Mifterj de nu
perche so, che ejfi, accio le cofe mirabili nonfuffero efpofie alle me n_ Pif a gcontumelie^ al di/pregio della plebe, dannauano, comefacri- ncl U0 * QU
legio il publicar le pi recondite propriet de' numeri , e delle
quantit incommenfurabili,& irrazionali da loro inuefiigate, e predicauano, che quello , che le hauejfe manifejiate era*
tormentato nell'altro mondo ipenfo , chetal'vno di loro per
dar paflo alla plebe, e liberarfi dalle fue domande, gli diceffe i
.
fera
,,
Dialogo primo
non so, fi della Madre, o della curio/a Moglie,che Vaffediaua , acci le conferire i fegreti del Senato compofe quella
fauola,onde ejfa con molle altre donne rima/ero dipoi, con~~>
gran rifa del medefimo Senatofchernite
SIMP. Io non voglio ejfer nel numero de' troppo curiof de'minit,
che
le
ne poter
ejfer,
che
quando
ejfer pia di
Arj.
nonVhaurebhelafciata in dietro
SAGR.
Ma
ti
A. B.
all'altro le linee
curuc
nella
mente vojlra
SAGR*
Io
hreue,
direi la retta, e
s perche l'
AJB.
e perche.
la retta e la
vna,fola, e determinata,doue
pi
le altrefono
poja
vna fuperjzcie
quale
io
vorrei
della
che voi
afegnaje
mi
qjj V
""
Del Galileo :
retta
A.F. pure
SIMP.
Ma
la retta
CD.
&
ad altri,
CD.
feitiffima
Ma
arriuajfe profifmo al pauimento, e la lunghezza di talfio effondo la retta, e breuyfiima di quante lineefpotejfero dalme-
direi, chefujj la
vera
al-
tezza di queflajlanza .
SALV. BeniJJimo .
quando dal jjunto notato nel pavimento
Dialogo primo
delle mifure, e da e
fi farete partire vna retta linea , come
determinatrice della prima mifura, cio della lunghezza , bi~
ne
fogner per
necejfit che quella , che dee definir la la.gberza,fiparta ad angolo ratto opra la prima, e che quella, cb^>
bada notar l'alte za,che la terza dimenfione, partendo dai
medefimo punto formi pur con le altre due, angoli non obliqui, ma retti : e cosi dalle tre perpendicolari haurete , come da
tre linee vne, e certe,e brem/fime,determinate le tre dimenfioniA.B. lunghezza A.G. larghezza A.D. altezza ; eperchg
,
eperfet^
1>
^s^
"~B
J^
to,&c,
correre altro
&
'
geoBietrica.
SAGR^
chi
Siforf
non la
doue
la
&
Salu. Cesi
De! Galileo:
ialprogrefo.
Mo to^Sart
Mo
n - fo
ndofenfbile,e ritirando/tal
Vfcendoper cosi dire, del
do Ideale, comincia architettonicamente a confederare, che ef- Moti retto ,
fendo la n atura principio di moto, conuiene,cbe i corpi natu- circolare fem
erc "
rali fiano mobili di moto locale . Dichiara poi i mouimenti l} lc > F
.
?i2plki
&
&
fAGR.
Digrazia Sig.Saluiati fermateui alquanto perche io mi sequefo progrejfo pullular da tante bande tanti di.Lb) che
mi far forza, o dirgli s'io vorr fentir con attenzione le cofe,
the voifoggiugnereie o rimuouer l'attenzione dalle cofe da
dirfi, f vorr conferuare la memoria de' diibbj
ZALV. lo molto volentieri mi fermer ,ptrch'e corro ancor'io fmil fortuna , efo di punto in punto -yerperdermi mentre mi
e muiene veleggiar trafogli
onae cosi rotte , che mifan*
}
ta in
&
i-A
no,
Dialogo primo
T)efinizicm
della natura
difettofa,
fuor di tempo
indotta da A-
dal Mondo fenfib'ie per additarmi. V architeitura,con la quale egli doueuaejfier fabbricato, e con miogujo mi comincia/le a
dire, che ile orpo.naturak e per natzira mobile , ejfendo chef}
dijfinito altroue la natura ejfer principio di moto.Qui mi nacque vnpoco di dubbiosefu per qual cagione Arijiotile no diffe,
che de' corpi naturali alcuni fono mobili per natzira ,
altri
immobili , auuengache nella definizione vien detto la natura
ejferprincipio dimoio, e di quiete; chef i corpi naturali han-
&
mouimento
Elica incorno;
s^l
Cilindro
pu
lo riceuo quietamente, ne
dirli lin ;
aXeraplice..
Jmile a f flejfa,
plici..
tra
le
lineefem-
nelfientirlo riftrignere
f il moto
Mondo,enon
la fabbrica
della
Arftot.acGo
moda i precetti d'architettura
alla__j>
fabbrica
precetti,.
del
a,"
&
in
natura ci pojfin' ejfer e. mille mouimenti circolari
moti.in.s,em.
milk
e
ano.
ancora
entravi
GOnfiegueramilk
far
,
gi.
Del Galileo
gi.
In
oltre eipone,
chiamandofempuci il
'
moto inifiol
miBo il compojio
&
li
il
mouimento
Arift.
pezzo
SAGR.
&
&
plice, e mijlo
Sagr, Benf-
Dilogo primo
to'
SAGR.
Beni/limo veramente ;
compojto m'infegnajfero
, <b" bora volete , che
da i corpifemplici,e da i mijii io vega in cognizione di qualjia
il motofemplicey e quale il compoHo; regola eccellente per non
faper mai conofeer ne i moti, n i corpi. Oltre, che gi venite a
dichiararui, come non vi bajlapiu la maggior velocit,ma ricercate vna terza condizione per definire il mouimento femplice,per il quale Arijlotileji cotento d'vnafola,cio della femplicit dellofpazio;
ora, fecondo voi,il moto femplicefari,
quello , che vien fatto fopra vna linea femplice, con certa determinata velocit da vn corpo mobile femplice. Orfa, come
a voi piace, e torniamo ad AriJlotile,il qual: mi defin il moto
mi/lo ejfer quello , che Ji compone del retto, e del circolare;
ma non mi troub poi corpo alcuno t che fuje naturalmente
mobile di tal moto .
SALV. T'orno dunque ad Arjlotile, il quale bauedo molto bene,e
metodicamente cominciato ilfuo difeorfo , ma hauendo pi la
mira di andare a terminare, e colpire in vnofeopo prima nella metiiefua flabilitoji , che doue dirittamente ilprogrejfo lo
conduceua, interrompendo ilfilo ciefee trauerfalmente aportar, come cofa nota , e manifefa, che qzianto a i moti retti in
sa, e in giu,quefli naturalmente conuengono al Fuoco, {? alla 'ferra; e che per necejfario, che oltre a quefli e orpi,chefono apprejfo di noi, ne Jta va'altro in natura, al quale contenga il mouimento circolare, ilqtiale Ja ancora tanto pi
qualiJano i corpifemplici,
e il
quali
mijii
Ma
quanto il moto circolare epi perfetto del moto retquanto poi quello Jia pi perfetto di que/io lo determina**
dalla perfezion della linea circolarefopra la retta,chiamando
eccellente,
to;
linea circolare
pene et
fecondo Ar.e
la retta imper
lC3j perche
; imperfetta, perche f e
termine; f efinita , fuori diei ci
e alcura cofa doue ellajpub prolungare Quejla e la prima,
pietra, bafe, e fondamento di tuttala fabbrica del Mondo
Arijlotelico, fopra la qualeJi appoggiano tutte Valtre proprie-
quellaperfetta ,
infinita,
manca difine,
e di
t di
efente
Jepa'Jioni afferma egli e/er proprie del corpo femplice , emob le di moto circolare: e le condizioni contrarie di grauit,leggere-^za, corruttibilit, &c. Isa/legna a corpi mobili natu-
nel-
lo
Del Galileo
xr
pur conuerrebbe,
che
e fondamenti fujferO'
primi principi ,
primi-
&
&
%ALV.
Stabilito
lor
concludere, che, f
ragione e
affaifacile , e
imperocch quello
perfetto difpofe :
<SMa noifupponghiamo
..
li
Moto
retto
imponbile
natura
jf>
Natura non
intrapende
fare quello ,
che impofi
bileederfae
co.
Dialogo primo
infinito, perche infinita,e indeterminata e la linea retta, eimpo/Jbile,che mobile alcuno habbia da natura principio di muo
uerjper linea retta, cio verfo doue e imponibile di arriuare
non vi effendi termineprejnito; e la natura, come ben dic<L~>
Arifotik medefmo, no intraprende a fare quello ,cbe non pub
ejferfatto, ne intraprende a muouere doue impojfibile aperuenire .
f pur alcuno dicefle , chef bene la linea retta ,
in confeguenza il moto per ejfa eproducibile in infinito , ciol
interminato , tuttauiaper la natura ,per cos dire , arbitrariamente gli ha ajfegnat alcuni termini , e dato ?2aturali infanti a' fuoi corpi naturali di muouerji quelli,io ri/ponder,
che ci per auuenturafipotrebbefauoleggiar e, chefujfe auue-
&
Moto
retto
& inordmatamento
mo
Gaos*
Moto
retto
accomodato
Jii;
e collocazione
impon-
bile,
Ci.
pera,
dunque
condur le materieperfabbricar
mafabbricata, ctell',
l'o-
<Corpi
monda
ai motti da_
principio di
moto retto , e
poi circolar-
mente fecio
alatone.
Il mobile poquiete
non fi moller quando no
llo in
poHo
in libert
si
mouera,
tutta voltaper
ch'egli
habbia da>
e' fujft
. .
Del Galileo.
13
Ilmobilcai
&
*'
quello della
fomma
tardit
Hora>
infinita
v i c i n ic al
retta
vn
vna
&
ueflibito creato ilfuo moto circolare,con tak,e tanta velocit. velocit mmo
SALV. lo non ho detto, ne ardirei di direbbe alla naturala Dio jj atura non
fuffe imponibile
alatamente
il
ma diro bene
talch
il
farlo verrebbe
Dialogo primo
14
SAGR* ^Adunque voi credete che vn faffo p artendofi dalla quieentrando nelfuo moto naturale ver/o il centro della-*
te,
f
&
te
Terra-,
a qualfiuo-
SALV.
gran capitale
Il
fljj? 1
k P* r
quiete paflk-
per
tutti i
gra
d di velocit
fenza dimora
re in alcuno .
di tardit precedenti a qualfifia velocit aquijatatadal mobile in quel tal tempo: e pero, prima , che venire ad altro , cercher di rimouerui queffo fcrupolo , che douer ejjer ageuol
cofa,
detti
gradi
&
d maggior impeto,
SAGR.
SALV.
v adiafempre aquijan-
e velocit
Sonodiquefioficuriffimo.
Ef io dir,
delfuo moto,fa tanto, che baflerebbe a ricondurla a quell'altezza dondefipart ,melo concedere/le ?
SAGR,
applicar
Del Galileo.
if
che rimofo dal perpendicolo che e ilfuo fiato di quiete , e lafiato poi in libert, cala verf detto perpendicolo, e lo trapaf
fa per altrettanto fpazio ; folamente tanto meno, quanto il
,
ne,
tezza.
sifo-
SALV.
non bamedian-
V allontanammo dal termine donde il mobilefiparte , e l'auil fuo moto , barete voi difJcult nel concedere, che due mobili eguali, ancorch fendente
ti
per diuerfe
linee ,
noter quejali
nea <-A. B. paralicia
^St-
all' or i-
zonte,efopra
il
punto B. drizzer
la perpen-
dicolare B.C. e
nata C. A. Intendendo bora la linea Q.iA. ejfer'vn piano inclinato efquifll amenze pulito, e duro, [opra il qualefenda vna palla pevfettammte rotonda , e di materia durijjma ,
vnafmilv^
fender ne liberamenteper la perpendicolare C.B. domando
f
voi conceder efte, che l impeto dellafendenteper il piano C.A.
giunta , che lafufle al termine lA.potelfe effere eguale all'im-
&
pen dicolar e
C.,3,
Sagralo
Dialogo primo
16
SAGR.
Impeti fono
bfli
eiualm-
te auuicinatifi
al centro.
Sopra
le
fi
il
mo-
mobUe^
ft-fermo.
Ma
'
Velocit Der
il piauo indi
nato eguale^
alla velocit
la inclinata.
$AG.
Quelle al mio
orecchio JTuona
ff
-"
SIMP.. Figurami,
%alu.Enon
f*
SALV.
Del Galileo
E non altro concetto, che quefio i
SIMP.
Quefio mi par
guali .
17
Velocit dico
fi
eguali qua*
do
gli
& np
applcadoui
C. B.
SALV.
trouare , che
SALV.
che
mobilifi p
fente
cafo, bifognerebbe
nell'inclinata.
SALV.
Ma quefia accelerazione
tale
Ipazj
P al^ aa fon F ro
n * tiai
e
Dialogo primo
18
&
&
C.vno perlaperpe-
^C
fata.tutta la
chela linea T.C. alla C.B,eJ/endo , che la medefima alla minore ha maggior proporzione, che alla maggiore
per loppfiiOi quando nella Q % ^4. prolungata quanto bifognaffe.,fi
.
prendejfe
Del Galileo 7
19
der efpazj, e velocit tali , che le proporzioni tra efiifpazjfianoj e minori) maggiori delleproporzioni de* tempi;pojjiamo
ben ragioneuolmente concedere , che vifieno ancofpazj per i
quali i tempi de i mouimenti ritengano la medejma proporzione, cbcglifpazj
SAGR.
ejfer
reua
vn
contraddittorio:
dir necejfario
e comprendo
quello
che
mipa-
che
fcefaper C.<-A. al tempo della caduta per C.B. habbia la medesima proporzione,cbe la linea C.<A. alla C.B. ondee'fipof
fafenza con tradizione dire , che le velocit per la inclinata*
C.A. eper la perpendicolare C. B.Jeno eguali
SALV. Contentateuiper bora , ch'io v'habbia rimoffa l'incredulit; ma la faenza afpettatela vn'altra volta, cio quando vedrete le cofe dimojrate dal nofiro accademico intorno a i moti
locali: doue trotterete dimofrato , che nel tempo , che'l mobile
cade per tutta la C.B. V altro fcende per la C.^A.fino al punnel quale cade la perpendicolare tirataui dal punto B*
to
eper trottare doue il mede/imo cadente per la perpendicolare
fi trouerebbe , quando l'altro arriua al punto *A. tirate da
e/so <A. la perpendicolare /opra la C.^A. prolungando e/sa, e
la C.B. fino alconcorfi:e quello far il punto cercato. Intanto vedete , come e vero , che il moto per la C.B. e pi veloce ,
che per l'inclinata C.kA. (ponendo il tei mine C per principio
de' moti de' quali facciamo comparazione perche la linea*
)
C. B. e maggiore della C.T. e l'altra da C. fino al cuncorj
della perpendicolare tirata da Afopa la C.A. e maggiore della C.A. e pero il moto per efsa e pi veloce, che per la C.A. ma
quando noi paragoniamo il moto fatto per tutta la C.A. non
con tutto' l moto fatto nel medefimo tempo per la perpendicolare prolungata, ma e olfatto in par te del tempo per la fola
parte C.B. non repugna, che il mobile per C. o4. cotinuando
di fendere oltre al T.pojfa in tal tempo arriuare in <A. che
qualproporzionefitroua tra le linee C.utf. CB. talefia tra)
'.
effi
Dialogo primo
2,0
&
B,A.non hafia
^a
tempo infinito:
il moto fifa,
femprepi lento, quanto la~
decliuit e minore infogna
&
..
dunque
necefi
fariamente cofefiare
poterfi
mobil
Del Galileo;
ai
&
'
te la tarditfi
ndpiano orizontale qualfifia velonaturalmente mai auuenga, che il mobile gi mai vi fi muouer: ma, l moto per la linea orinzuntale ,ce non e decime , ne eleuaja , e moto circolare intorno al
centro, adunque il moto circolare non s acquifera mai naiutalmente Jfenza il moto retto precedente ma bene acqzafiaio
r r
iche e sijiaji continuer egli perpetuamente con velocita vi.iforme, lo potrei dichiararui, <& anco dimojh a? ui con altri
difeorfi, qutft medefimt verit , ma non voglio intet rimper
configran cl.grej/.oniilprincjpalnofiroragiOhminto, e pi,
Itrngbijjmo ttmpo;s che
cita
non
s'acquister
al
Mote circola*
re
ncn
aic
Ci
natia
lcn?a
ll
a
niat
rr.tnte
,j
moto
reuo {recede
Moto circolar
-^
vnuor"
Dialogo primo
zz
nel
Joni
& in
ejf> collocato il
Sole immobile
il
centro , finche
mente diuina: li quali acquifiati fujfero volti in giro, ciafcheduno nelfuo cerchio , mantenendo la gi concepita velocit :
fi cerca in quale altezza , e lontananza dal Sole era il luogo
doue primamente furono effiglobi creati: ef puh ejfer 3 ch<L->
lacreazion di tuttifuffe fiata nellifiejfo luogo Perfar queJla inuej>gazone,hijogna pigliare da i pi periti Afironomi-,
le grandezze de i cerchi, ne i qualii Pianetifi riuolgono, e parimente i tempi delle loro reuoluzoni : dalle quali due cognizionifi raccoglie quanto v.g. il moto di Gioue pi veloce
del moto di Saturno ; etrouato ( come in effetto e ) che Gioue
fi muoue pia velocemente, conuiene, chejendofi partiti dalla
medefima altezza, Giouefiafeefopi, che Saturno fi come
purefappiamj ejfere veramente ejfendo VQrbefuo inferiore
venendopiu auanti , dalla propora quel di Saturno
zione, che hanno le due velocit di Gioue-, e di Saturno, e dalla difianza,che e tra gli Orbiloro,e dalla proporzione dell'accelerazion del mota naturale > fi pu ritrouare in quanta al.
..
Grandezze de
porzioiutam
te all' Ter diIte fi dal
mede
tezz%,e hntanaza dal centro delle lor reuoluzjonifujfe il luogo donde fipartirono.Ritrouato,efiabilito quefioj cerca f
Marte fendendo di lfino alfuo Orbe,fitroua,che la gran>
gliorbi,e velo
cica dei moti
dei Pianeti rif
poniono pro-
Ma
dezza
&
quello
velocit de
coja
marauiglioja
ga,
far quei
il
calcoli precifamentefarebbe
e laboriofa, eforf
troppo
difficile
da
ejfer
SALV-
Del Galileo
23
'
...
1^
e ter,
minati non di
ri
&
gnatagli,
per
laficia
tutto
il
refio,dentro ,
efuori di quella
libero
j*j^j
moto c
&
fempre
&
si
gnanza
lui la repu-
quale egualit ne
rifinita
dalla*
circola
Vvniformit del moto Da quefia vniformit , e re pu contidaW effir terminato , ne pub feguire la continuazion perpe- nuarfi perpetua ccl reiterarfempre le circolazioni,la quale in vna linea tuameHte
in terminata ,
in vn moto continuamente ritardata ,b ac to retton
celerato non si pub naturalmente ritrouare; e dico naturai._
mente, perche il moto retto, che si ritarda e il violento ,che non menfe eflr p
pu efier perpetuo ,e l accelerato arriua neceffariamtnte al ter- petuo.
mine fi vi e ;e f non vi e, non vi pu ne anco eJfrmoto }
pache la natura non muoue doue imponibile ad arriuare
Concludo per tanto ilfolo mouimento circolare poter iatu- Moto retto af
ralmente conuenireai corpi naturali integranti l'vnimrfo, e fegnato a icor
nat iralj F ei
:ituiti nell'ottima di[posizione;^ il retto al pia, che sipoffa Pi
ridurli all'or.
\
a
t?
*
j
fi
*
r
j-naire ejlere ajsegnato dalla natura a ijuoi corpi e parti diejfi ^ne p er fetto
qualunque volta si ritrouaj]ero fuori de' luoghi loro cofiitui- quando ne ria
te aipraua deposizione, e pero bifiognofic di ridursi per la pi no nmoffi
locit, cio
&
"
i'
B 4
breue*
Dialog primo
24.
Di qui mi par
uolmente sipoffa concluder^, cheper mantenimento dell'ordine perfetto tra le parti del Mondo bifogni dire che le mobili
sieno mobilifolo circolarmente, ef alcune ve nefono, che circolarmente non si muouano , quejie di neceffit sieno immobili: non effendo altro , fatuo , chela quiete , e'I moto circolare
atto alla conferuazione dell'ordine . Et io non poco mi marauiglio, che Arijloiile, il quale pureJim che l globo terre,
La
la
quiete fo-
il
moto
circolare atti
alla coferua-
zion dell'or*
dine.
Jirefuffe collocato nel centro del mondo , e che quiui immobilmente si rimaneffe , non diceffe , che de corpi naturali altri
altri immobili;e mafjime hauenerano mobili per natura,
&
do gi definito
Xe
fenfateef-
perienze fide
xoao ancepor
re a i difcorfi
vniani.
Chi nega
il se
fo,merita d'ef
ferne prillato.
II fenfo magran
i
lira
muoueru
nero, e
gieri al
al
leg-
con-
cane.
la
, chele fenfate efperienze sidouefseroanteporre a qualsiuoglia difcorfo , fabbricato da ingegno limano, e di/se, che quelli, che hauefsero negato ilfenfo, meritauano di efser gafiigati , col leuargli quel talfenfo ; bora , chi
quello cos cieco, che non vegga leparti della Terra, e dell'Acqua muouersi,come graui, naturalmente all' ingi;cioverfo
il centra dell' vniuerf,aJsegnato dall' ijiefsa natura perJne,e
termine del moto retto deorso>e no vegga parhnete muouersi
UFuoco,e l'Aria all' ins rettamente verfo ilconcauo dell'Orbe litnare,come a termine naturale del moto furfum/e vedendosi tanto manifejlamente quefo , &" efsendo noi sicuri, che}
cadem eli ratio totius,& partiurn, come nojideue egli dire
efser propofzion verar e manifefa,che il mouimeto naturale
della Terra e il retto ad mediti,? del Fuoco il retto a medio.
SALV* In virt di quefo voflro difcorfo al pi , al pi , che voi
potefie pretenderebbe vifufse conceduto, che, fi come leparcio dal luogo doue effe
ti della Terra rimofse dal fuo tutto
naturalmente dimorano , ciofinalmente ridotte inpraua^
e difordinata di/posizione, tornano al luogo loro fpontaneam'ente > e pero naturalmente con mutamento retto cos
(conceduto , che eadem ft ratio totius,
partium.) si potrebbe inferire, che rimofsoper violenza il globi) terre/ire dal
luogo a/segnatogli dalia natura, egli vi intornerebbe per linea
retta . Quefo,come ho detto e quanto alpiu vi sipotefse concedere, fattaui ancora ogni forte d'ageuoezza; ma chi volefse
fiusder con rigore quejie partite, prima vi negherebbe, che le
parti
,.
&
1 grani defcldenti
biofe
nano
dtib-j
fi
di
recto*
m -tomoto
Del
Galileo."
'
cato
H or
il
Sole,
a, fi come
fiapojjbile infeme
non
la
Luna,
il
ritornerebbe
che'l
moto
retto
"
| andare a
centri
&
&
Eflandofu
le c-
to,fe lafciate
da vna
altiffima
Torre }
le
le *
da * en "
Dialogo primo
Argomento
d'Ariftot. per
prouar , che
graia
fi
muo-
I graui fi muo
nono al centro della Ter-
ra per accids
Cercar quello che fegui-
rebbe doppo
vn' imponibile vanit.
Corpi
celelti
116 fon
ne gra
ui
ne *?SQ e ~
&
comepufora ho
quando efaminero queflo argomento particolare. Circa
il fecondo punto, io mi merauiglio , che voi habbiate bifogno ,
per
detto,
3
&
gica
e in
prima
intenderlo perfetta-
Uar-
Del Galileo.
2.7
effer,
dotto nelfaperglifonare, cos pu ejlr'vngran logico,ma poco e (per o neljaperfifet tur della Logica;Ji come ci fon molti ,
che fanno per lo forno a mente tutta la poetica-,
e fon poi
in-
quattro verjifolamte : altri pojfeggono tutti i precetti dd Vinci , e non faprdber poi dipignere vnofgOr
bello
Il fonar l'Organo n on s'impara da quelli , che fanno
far' Organi, ma da ctAgL safonai e: la Foefia s'impara dalla)
contmua lettura de' "Poeti : il dipignere s'apprende col continuo difegnare e dipignere : il dimofirare dalla lettura de i
alematici foli,e non
libri pieni di dimojhazioni, che fono i
i Logici . Ora tornando alpropqfto dico, che quello , che vede Criftotile del moto de i corpi leggieri e ilpartirf il Fuoco
da qualun que luogo della fuperjicie del globo terrejlre,e dirit.
gli concedeffe
ma
quello
fenza
Dialogo primo
Sciioprefi il
Paralogifmo
d'Ariftoc. per
vn'altro verfon
,,
$AVL,
Voi Signor Sagredo molto ingegnofamente conducete Arimojlrando V equiuoco manifejlo; ma aggiugnete vn altra fconueneuolezza . Noi veggiamo la Terra ejfere sferica, e per siamo sicuri che ella ha il
fuo centro : a quello veggiamo , che si muouono tutte lefuz^j
parti , che cos e necejfario dire , mentre i mouimenii loro fon
tutti perpendicolari alla fuperficie terrejlre; intendiamo, come
mouendosi al centro della Terra, si muouono alfuo tutto,
alla fua madre vniuerfale : e siamo poi tanto buoni,che ci vogliam lafciar perfuadere , che Vinfinito loro naturale non e di
andar' verfo il centro della Terra,ma verfo quel\d'dVVniuerfo, il quale nonfappiamo doue sia, ni f sia; e che quando pur
sia, non altro, ctivn punto imaginario , r vn niente fenza
veruna facult AWvltimo detto poi del Signor Simplicio
che il contendere, f le parti del Sole , della Luna , di altro
corpo cele/le, eparate dalfuo tutto, ritornajfero naturalmente, a quello, sia vna vanit, per ejfere il cafo impoJJibie,effendo
manifefto
Jlotile al medesimo incjnueniente,
J>rouafi pi
jagioneuol-
no
&
Del Galileo
19
no impaffibili, impenetrabili
.
impattiteli
corpi celeflfo-
j"* 1 *- 1
enn dizioni ,per le quali Ariflotilefa diff trite t cor- " ^ ^elefti
picekfli dagli Elementari, hauere altra fujfiflenza , che quel- difieriiccno
la, cb'ei deduce dalla diuerjt de i moti naturali di quelli, e di da gli cJcme
queji; in modo , che negato , che il moto circolare flafclo de i c ?"?v^
una
delle
^:
comunemente
tanto ai Cele/li ,
conuengano a tutti i corpi mondani,
quanto a gli Elementari , o che malamente^ con errore habbia Arifotile dedotti dal moto circolare quelli , che ha aflebile ,partitelc, impartitele, 'c.
egualmente t
cio
SIMP.
ti,
pi tolo penfiero di alcunifilofofij e vedete di aiutargli, efaflettergli; ctie quanto alla fcienzaflejfa , ella non pu ,fe non,
auanzaif E ritornando al noflro propojto , producete liberamente quello y che vifouuiene per mantenimento della*
.
fomma deferenza
corpi Celefi, e la
ajjalito
non
che abbattuto
da voi
E qual
Dialogo primo
io
E qualfar
Dffcorfo d'A
rift. per pruarl 'incorrile
tibilicdelcie
lo.
contrarj
per Arili.
Al moto
cir-
colare, niun'
altro moto
contrario.
Cielo abita-
lo
voBrofchermo in
da vn contrario in quaU
da
vn contrariojin vn contrario; fi che (notate bene) la corruzzione e generazione non ef non ne i contrarj ; ma de i con,
Generazione,
C corruzione
folamente-
tra
il
,p gli
Dei
immortali.
Immutabilit
del cielo coni
prefa per il se
lo.
Prona , che il
moto circolare non ha con
erario.
&
&
mouimento chepojfa effer contrario al circolare Ecconi il difeorfo di Arijlotle argutijfimo, e concludentiffmo, per
il qualefiproua l'incorruttibilit del Cielo
SALV. Quejlo non* niente di pi , che il puro progrejfo d'AriJlotile,gi da me accennato, nel quale tuttauolta, che io vi neghi che il moto , che voi attribuite a i corpi Celefi, non con-tenga ancora alla Terra, lafua illazione refa nulla Dicoui
per tanto , [che quel moto circolare , che voi ajfegnate a i corpi
Celefii, e onuiene ancora alla Terra: dal che,poJlo, che il refio
del vojlro difeorfofia concludente ,feguir vna di qucjle tre
or vi replico, cio, che la Trcofe; comepocoffi detto,
ingenerabile
ancora
rafia ejfa
, e incorruttibile , come i corpi
Cele/li, che i corpi Celeflifieno come gli Elementari generabili, alterabili, &c. che quefia differenza di moti non habIl difeorfo di
bia, chefar con la generazione , e corruzione
vArt fiatile f e vojlro contiene molte propofizioni da non effer
altro
&
di
Del Galilea
gomenti nei publici circoli de i dfputanti . Voi dite la generazione) e corruzione nonfifa, f non doue fono i contrari
i
contrarj
bili di
te quelli
del Fuoco,
,
corpifimplici naturali,
mo-
&
mouimenti nonfono
terzo
chefi
queji fono
ne
tra
che della
Terrat
corruzione non
f non tra
mouimentofemplice y cio il
gli Elementi
E perche il
mezo >
dua ,e vn
circolare intorno al
altri.
E prima a mej
mucua
di
non
facile
l'intende- accorgerli
&
Dialogo primo
3%
Semplce traf
pofzi di par
pu rappre-
r
?,!? \r ,?5:
duierli
lotto
afpecti.
pi
'.
.,
.-^
Term
non
fi poffa
di corruttibilit,egenerabilit,
difficili,
SAGR.
che la
&
&
ifXc.fa
generazione, e
niamo a veder d'inuejiigare,quelche faccia
SIMP.
dubbio, f la generazione,
il globo
l'orecchie, a fentir
terrefre
mettere in*
Ma
tere
Del Galileo T
33
Neganclorf
*
corrom- Pn c.iP^ =liei
Jb
^
ferfi erbe, piante, animali, che altra co/a vedete voi* come no pu fofienere
vedete perpetuamente giojirarjtin contro le contrariet e la q U al fi voglia
Terra mutarjiin Acqua, l'Acqua conuertirj in Aria-, V Aria paradello
in Fuoco, e di iuouq l'Aria condenfarjiin nuuole, in piogge ,
grandini, e tempele /
$AGR. Anzi veggiamopur tutte quejle cofe , e per vogliamo cocederui il dtjcorfo d' Arijlotile, quanto a quejlaparte della generazione e corruzionefatta da i contrarj ; ma f io vi concluder in virt delle medejme proporzioni concedute ad<
ti
giorno generarfi,
SIM P.
SAGR.
Simplicio,
non fono
quejle affezio-
SIMP. Quali!
SAGR. Eccouele
Alterabile, inalterabile
pajfbile
impajpbilep
incorruttibi, io vi prono
Celejli fieno
gna, cheitorpi
SIMP.
SAGR.
ne,
adunque itorpi
nerabili, e in-
SIMP. Non
Quejlo
come quello del Candiotto,chedmua,che tutti i Candiotti erano bugiardi, pero ejfendo egli Candiotto veniuaadir la
bugia, mentre diceua,cbe i Candiotti erano bugiardi ;bifovna
adunque, che i Can diottifujfero veridici,^ in conJcgm nzaf
ejfo, come Candiotto veniua ad effer verdico; e per, nel dir,
chei Candiotti erano bugiardi, diceua il vero y c comprendendofe } -come Candiotto, bifgnaua, che efujfi, bugiardo. E cos
rtii:
corrLlttlblil
Dialogo primo
|4
SAGR.
SIMP. Quanto
alfoluerlo, e
moHrarlafua
Tra
corpi
non
lefti
n gmiet.
lejii;
ma e tra gli
i Cieli
tro
li
fon cauli di
corruzione n6
j/k.cno nel
corrora
'
toccano
ma
da gl'Eie-
mzm
la contrariet de
ma
&c
efter corruttibili
chefi corrompe
rified'ella nel-
a pur e
hanno
leggerezza, egrauit;
I cStrari che
quali
e della
fi
non vedete
cbejmuouono circolarmente , al qual moto muri almancano di contrariet , e pero fono incor-
liffejfo corpo
che
contrario,
ruttibili,
SAGR.
Elementi,
& deorfum;
moti furfum,
pC
fallacia
cospojfono efercitare le lor contrariet ; ma i corpi Celefiifono Jeparati dagli Elementi , da i quali nonfon ne anco tocchi^
ben effi toccano gli Elementi . Bifogna, f voi volete pr-
Celejii, che
voi mo-
SAGR.
Del Galileo:
|f
Cielo:
il
parente, eie
Stelle fommamente
il
opache
meno
edalnonftrouare
mouimenti firn-
** ra
diminiit*
da legger ezza,e grauit,caufa- | e caiifedel'Fteda rarit,e densit, fatta da molta,e poca materia, merce del eifer gli Eiecaldo ,e delfreddo; e non sifermarefui femplice moto furfum, menti generale deorlum: perche io vi ajficuro , che quanto al fare i corpi b.|M e co^ucgraui,e leggieri,onde sien poi mobili di mouimenti contrarj, tlt>lii *
qualsiuoglia densit,
e rarit
bafla
venga
ella per
2,
caldo
<l*>
freddo,
Dialogo primo
3<
freddo , per quel chepi vipiace ; perche il caldo , l freddo
non hanno, chefar niente in quejla operazione : e voi vedrete, che vn ferro infocato, chepur si pu chiamar caldo ,pefa il
medesimo, e si muoue nel medesimo modo chefreddo cMa
lafiiato ancor quejio; chefapete voi, che il denfo,e'l raro CeleHe non dependano dalfreddo e dal caldo i
SIMP. S olio, perche tali qualit nofono.tra i corpi Celejliyli qua,'
li non fon caldi n\freddi
SALV. Io veggo,che noi torniamo di nuouo a ingolfarci in vn pelago in-finito da non ne vfcir mai, perche queflo e vn nauigar
fe?iza buffala, fenza Stellefenza remi,fenza timone;onde cozdenper neceffit, opaffare di foglio, in foglio , dare in ficco, nauigarfempr e per perduti . Per, fi conforme al vofro
consiglio noi vogliamo tendere auanti nella nojra principal
materia, hifogna, che.lafciata per bora quefa general considerazione,fi il moto retto sia neceffario in natura , e conuenga ad alcuni corpi, venghiamoalJe dimojrazioni, ofiferuazio*
,
ni,
& efperienzeparticolari
che da lAriflotile , da
addotte per proua dellaJabilit della. 'T^yva, cercando fecondar iamente difoluerle : e. portando in vltimo quelle , per 1<lj>
quali altri poffa refr perfuafo, chela Terra sianon men,cbe
la
Luna
o altro
ralimobili circolarmente,- *
SAGR.
io reflo?
affai pi fodisfatto del vofro difiorfo architettonico , e geneil voflro finza intoppo
veruno mi quieta , e l'altro ad ognipaffo mi attrauerfa qualche inciampo; e nonfio, come il Sign. Simplicio non sia re/lata
fubito perfuafo dalla ragione.arrecata da voi perproua, che ili
moto per linea retta non pub hauer luogo in natura,tuttauoltachesifupponga , che le parti deWVniuerfo sieno difpqfte in
ci
e.
altro, che
il
mouiment,
circolare^
Del Galileo.
circolare t e la quiete,
37
retta,
non
veggo, che poff fruire ad altro , che al ridurre nella fua naturai coflituzione, qualche particella d alcuno de' corpi integrali, cheper qualche accidentefujfefiata rimofia , e feparata
Consideriamo bora*
dalfuo tutto, come di/pra dicemmo
tutto il globo terrefre,e veggiamo quelchepuo effer d lui,tut.
tauoltache, T ejfo, egli altri corpi mondani si deuano confermare nell'ottima, e naturai di/posizione Egli e necejfario, dire che egli refii , e si conferiti perpetuamente immobile nel
luogofuo, che refiando pur ftmpre nellifiejfo luogo, si riuolga fefieffo , o che vadui intorno ad vn centro , mouendosi
per la circonferenza di vn cerchio De i quali accidenti , *
<Arif}otUe, e Tolomeo, e tutti ilorfeguaci dicon pure, che egli . .. -, . :
"
e per mantenere in eterno il primo , m co otl p 0no
ha ojferuatofempre ,
Hor, perche il globo 'terre
cio vna perpetua quiete nel medesimo luogo
dire
,
in
buon
bora
deuegli
dunque
non si
cbefua naturala & immobile
il
immobile
pi
tojlo
e
affezione
refiare
chefarfuo naturale
,
il moto all' ingi , delqual moto egli gi mai non fi e mojfo ,
ned' e per tnuouerfi[i e quanto al mouimento per lnea retta Naturale de!
iafeifi, che la natura f neferuaper ridur alfuo tutto le par- globo terreftre (iei,e
ir "
tkelle della Terra, dell 'Acquaceli Aria, e del tuoco,e di ogni
<|
altro corpo integrale mondano quando alcuna di loro ,per ,j cce c c ^
qualche cafo ,fene trouajfefeparata , e pero in luogo difordi- mo to retto ainato trajpofia; f pure anco, per far quefa refituzione, non 'ingi.
fi trouajfe, che qualche moto circolare fujfe pi accomodato
Parmi, che quefaprimaria pojizione rijponda molto meglio,
dico anco in via d'Ariflotle mede/imo, a tutte le altre confeguenze, che l'attribuire, come intr infoco e naturai principia
degli Elementi i mouimenti retti . 1 1 che manifeflo ,pe eoe
$io domander al peripatetico, f, tenendo egli, che i corpi Ce.
&
.'
y,
lejhfieno incorruttibili,
& eterni,
ei
nonfia tale, ma corruttbile, e mortale, fi che egli h abbia a ^ otl retti eoa
venir tempo , che continuando fuo ejfere , efue operazioni ti
aJfr jf^VaUe
Sole, e la Luna, e le altre Steller Terra nonfiritrouipiu al parti,che a ^li
Mondo, mafia con tutto il reio de gli Elementi defirutta , e metri Lleneandata in niente, fonficuro, che egli rifponder di no: adun- n
tre
Dialogo primo
38
retti, lafcinjl tali
corrompono,
buifcaj,
moto, circolare
proprio
&
al.
il
mantenimento
dell'ordine perfetto
mag-
gior parte dell'Ariana quali ElementiJifon ridotti i Peripatetici ad ajfegnareper loro intrinfeco 3 e naturai moto,vno del
quale mai nonJfono mojji, ne fono per muouerfi, e chiamar
fuor della natura loro quel mouimento , del qualefi muouono,fifon morti, efon per muouerjperpetuamente: quejlo di-
Peripatetici
iffegnano
co.
poca ragione;
per naturali
quei moti a
gli Elementi,
de' quali non,
fi
muou mai,.
t per preter-
li
&
in certo,
modo di quella
..
xnuouoa fem- SIMP. A tutte quefie cofe habbiamo noi le rifpofe accomodatif
pre..
/ime, le quali per bora lafceSF da parte per venire alle ragioni
Efperienze s
pi particolari,
efperienzefenfate , le qualifinalmente defate deuono a
uono
anteporfi,come
ben diceAriJlotile a quanto pojfa ejferci
tepori! ai difhumano
dall'
fomminifrato
difcorfo
ferii vmani..
SAG.R.. Seruanci dunque le. cofe dettefin qui per hauercmejfo in
confderazione qual de' due generali difcorf habba pi del
probabile , dico quello di Aristotile per perfuaderci la natura
de i corpifullunari ejfer generabile, e corruttibile &c..eperb
&
..
,.
diuerftfjima dall' effenza de i corpi Celefli,per ejfer loro impafJibili , ingenerabili , incorruttibili f, &c. tirato dalla diuerjit
le parti
integrali del
ot-
tima cojiituzione. efcludeper neceftaria confeguenza da i corpifemplici naturali imouimenti retti come di nunovfo in
natura, e slima la Terra ejfer' effa ancora vnode. i corpi Cen
le/li adornato di tutte le prerogative, che a quellconu:engono,
Il qual difcorfofin qua me confuona ajfaipu , che quell'alSia dunque contmtoil Sign., Simplicio produr tutte le
tro
particolari ragioni-, efperienze,
ojferuazioni tanto, naturaUx qumtQ agronomiche , per le quali altri pojfa rejlar per,
..
&
fuafi.
Del Gali/eo
39
Terra efier diuerfa da i corpi Celej, immobile, collocata nel centro del Mondo,efe altro vi e, che l'efcluda dall' efferejfa ancora mobile, come vi Pianeta,come Gioue,b la Luna y jc. Et il Sign. Saluiatiperfua cortejia Ji contenter di
rifpondere aparte, a parte .
SIMP. Eccoui per la prima due potentijjlme dimofirazioni per
proua, chela Terra e dijferentifitma da i corpi CelefiL Prima,
fuafo
la
I corpi,
inalterabili,
alterabi-
le, <?c. e i
bili,
&c.
&
tauola,quelh9
SIMP,
&
ra vela voglio prouare pofteriori;guardatef quefio efiere il medefimo: prouo dunque la minore {ejfendo la maggiore
tnanifefiifima ) lafenfata efperienza ci mofira,come in Ter'
rafifanno ctinue generazioni, corruzioni, alterazioni, &c.
j. *,.
&
&
&
&
'
tiche,
C 4
Salu.Ma
40
SALV.
Dialogo primo
no inalterabili \
$IMP.
Ancorch io non hahbia vedute quefie alterazionifenjatamente in quei luoghi-, ce ne fon pero le relazionificurpoltre
partium , ejjendo quei
che, cum eadem fit ratio totius >
paefiparti della Terrai, come i nofiri , eforzai che e'fieno al*
&
terabili,
come quefii
cbiproprj
SIMP.
tri,
&
grandezza 9
deuon fare
tra de
kro
Del Galileo.
loro la fuperficie
dell'
Acqua
4*
vedute d
mutazione poteua be-
io non
non ve nepoffano ejferfeguite; e perche vnafimil mutazione non potrebbe
rapprefentarci altro , cbe qualche variazione tra le parti pi
chiare, e le pi ofcure di ejfa Luna, io non so, cbe cifienofiati
in Terra Selinografi curiofi, cheper lunghifima ferie di anni
ardirei di dirlo,
ma nonfono ancoficuro
cbe
&
e corrutibile,
SIMP.
ti,
e corruttibile
ancora auan-
Simplicio alteri
degli altri peripatetici , li quali dicano di tenere il Cielo inalterabile, perche in efio nonfi e veduto generare, ne corromper
mai alcuna Stella, cbeforf e del Cielo parte minore, che vna
Citta della 7jrraf epuf mnumerabiU di quejefifon defirut-
Dialogo primo
41
SAGR.
&
<.
E non meno
impofibile_->
corrompers'v
Stella, che
tutto il globo
ria
tenebre.
',
non e minor cofa,cbedefruggersi tutto il globo terreHre ; per quando per poter con verit introdur nelTVniuerfo la generazione, e corruzione sia necefiario,
che si corrpano, e rigenerino corpi cos vaili , come vna Stella, toglietelo pur via del tutto, perche viajficuro, che mai non
que vna Stella in
Cielo
del
Ma
fecolo, accidenti,
e tali
ch'io
non du-
Aro fecole
&c. perche nijfuna cofa nuoua si e veduta geneo diffoluersi delle vecchie , viene implicitamente a lafeiarsi intendere , che quando egli haueffe veduto vno di tali
inalterabili,
raruisi
argumentata l'immutabilit .
$JMP.
flabili
doppo pofteriori,/er ti
gli antichi
dz^
SALV.
prima
Del Galileo.
prima per via defenfi,
45
offeruazom > d
dimofirata ,' ofiarriua a qualche principio perf noto : maf lutino la di-*
la concltifione fiafalfafi pu procedere in infinito,fenza in- moftrazione .
contrar mai verit alcuna conofciuta ; f gi altri non incon-
non habbiate
trajfealcurimpojjbile, o ajfurdo mamfejo .
dubbio , che Pitagora gran tempo atlanti che- e ritrouajfe la,
dimofirazione, per la qualefece l'Ecatumherfi era aJJcurato> Pitagora f*
i hl quadrato del lato oppojlo all'angolo retto nel triangolo ce l'Ecatbe
rettangolo, era eguale a i quadrati degli altri due lati ; e la.~> P er X na dimo
certezza della conclusone aiuta non poco al ritrouamento JS?
r!tr*
della dimojlrazione intendendo fempre nelle faenze demo- uata 4
Jlratiue Mafuffe ilprogrejjo di AriJotile in qual/uogUa*
,
modo,ficheildijcorfok^xon,precedeffeilfenfo. pofterio
X, oper Voppofito; affai che il mcdefimo ^AriBotile antepone
( comepi volte s' detto ) l efperienze fenfate a tutti i difcoroltre , cbequato a idifcorfiX priori gifi e efaminato quaJ;
tafia la forza loro .Or tornando alla materia, dico , che 1<l~>
cofefcoperte ne i Cieli a i tempi nofrifono efono fiate tali
t he poffon dare interafoddisfazione a tutti ifilofofi;imper oc,,
,,
che ,
do, che da AJlronomi eccellentifonofiate ojferuate molte Comete generate, e disfattela partipia alte dell Orbe lunare oltre alle due Stelle nuoue dell anno 1 572. e del 1604* fenza
,
;&
Stelle
nuoue
1 Cie
a PP ante
quandt
nonfolo
vafie,
^Mediterraneo,
Hora
&1MP.
Io non
padrone dellefetenze^
Dialogo primo
44
non rimaner Jv.. 'za guida, fenza/corta, e.fenza capo ndlafilofifa Quanto alle Comete non fon eglino restati cohumti
.
Agronomi
quei moderni Astronomiche le voltuanofar Celesti dall' Antiticone, e conuinti con le loro medesime armi , dico per via d
cornanti dal-
'Paralaj,
i'Anuticone.
nalmente afauor
modi concludendofi,
fastenersi iti*
quanto
Comete,
alle
io
quant'a
me poca-*
Luna,n ha
Iicone n
finto repugnanza alcuna nelpoter credere che la materia h'
ro sia h lamentare, e che lepojjano fubhmarsi quantopiacelodifflcultfarei nel porle generatefitto, fopra la
maifatto gran fondamento fopra la loquacit di
ro,fenza trouare oftacoli neW impenetrabilit del Cielo / eriil quale io stimopi tenue,piu cedente , e pi fittile^*
ajfai della nostra aria 5 e quanto a i calcoli delle taralaff,prima il dubbio ,fe le Comete sianfoggette a tale accidente, e poi
Vimonstanza delle ojferuazion ifopra le qualifin fatti 1 comL'Antiticone
accomoda le
puti, mi rendono egualmente fofpette queste opinioni, e queloiTeruazioni
le; e maffime, che mipare, che V lAntiticone taluoka accomodi
aftronomiche
modo, h meita perfallaci quelle ojferuazioni t che repuafuo
a i fuoi dilegnano alfuo difegno .
gui.
SIMP. Quanto alle Stelle nuoue V^Anttconefe ne sbriga benifsimo injpuattro parole , dicendo , che tali moderne Stelle nuoue non fon parti certe de i corpi Celesti, e che bifogna , che gli
auuerjrjjfi voglion prouar e lafsefser'alterazione , e generazione dimostrino mutazionifatte nelle Stelle deferitte gi
tanto tempo, delle quali nijfuno dubita, che sieno cofe Celesti)
il che non pofonofar mai in veruna maniera: Circa poi alle
materie, che alcuni dicono generarsi, e dijfiluersi in faccia dei
e*
Sole, ei non nefa menzione alcun a; ond'io argomento, eh'
l'habiaper vnafauola, per illusioni del Cannocchiale , al
infirn ma per ogni alpi per ajfizionceUe fatte per aria ,
tra cofa, che per maiene Celesti
patetico,
&
SALV.
nfponden
importune , venute
Del Galileo.'
45
'
in
tali corpicelli
&
inconfiante,
& irrego-
lare,
del Cielo;e
gegnipi
quando
queflo
non
bafajfi,non
mancheranno
in-
*
trebbe confidare ajfai nella fottigliezza dell'ingegno, e nella.-* -^ i
del dire , e nella maggior pratica ne gli finitori , e naturali ine*
fperare, che quello, che eccede (f in quefle cofi, fu/fi'per far 'ap- ficace l'arte-v
parire,e giudicar la ragion fua fup.eriore;ma nellefcicnze na- oratoria
,
prontezza
yen,
e necejfar.k.
ne vi
Dialogo primo
4<
che
nulla
V
ha
arbitrio h amano, bifigna guardar/i d non
far
J porre alla difefa delfalfo , perche mule Demo fieni, e milk
Aristoteli remerebbero a piede contro ad ogni mediocre ingegno, che babbia hauto ventura di apprender/i al vero . c^tr
Sgn. Simplicio toglieteui pur gi dalpenJero,e dallafperanza, che voi hauete, chepojfano ejfr huomini tanto pi dotti
eruditi, e verfati ne i libri, che nonfamo noi altri , che al difpetto della natura fienopjr far diuenir vero quello, ccfalfo . E gi, che tra tutte le opinioni chefono fiate prodotti^*
fin qui intorno aUejfenza di quelle macchie filari, quefa
efplicata pur' bora da voi vi par la vera rejjta (Je queio e )
r
che r altre tutteJenfal e,& io per liberarui ancora eia quejia^
che pure faljjjima chimera lafciando mili altre imptcabilit che vifono , duefole efperienze vi arreco in contrario :
l'vna , che molte di tali macchieJ veggono nafeere nel mezo
del difeo filare f e molte parimente dijfoluerj , efuanirepur
,
Agomto che
3
clinoluern"
Dimoftrazione concludete
le macchie effer contigue
al
re
corpo fola-
Moto
delle-
cardo.
Figura delle
duco
folare, e
perch appa-
che
e dall'apparente
nell'imfi-
mutazion
di velocit di
cifeataie.
macchie
Del Galileo.
47
macchiefilari al Sign. Marco Velferi. Baccoglef dalla mei effe e Stella, o altro
efima mutazion aiJ&
figura, che niffuna
"
/*'
il
.r t '
ri i~
ro/^o difgura sferica ; imperocch tra tutte lepgure ,Jola la
sfera nonji vede mai in iscorcio t npub rapprejntarsi mai, f
r.on perfettamente rotonda; e cos quando alcuna delle macehie particolarifufse vn corpo rotor do .quali fi filmano ejfer
tutte le Stelle, della medefima rotondit fi mojlrertbbe tanto
'
Macchie fola.
nonionodi
^ ura s fenca^
nia diftefe,co
ri
me
li
falde ibi
nelmezo
del dijcofilare,
lo /cornar e tanto
no
delle
ZALV*
Tuttauolta, che voi vogliate accordar quel che vimojrer* ilfenfi, con le pi falde dottrine d'Arifl. non cihaueretn^
vnafatica al
mondo,
non
j) c i Cl c i
p er
dicegli,che la gran lonta-
nanza non fi
delle coje del Cielo , mediante la gran lontananza , non
fi ne
P u re * liua pu molto refolutamente trattare i
S1M#.
$ALV.
D^h apertamente.
^"aiSL
Il
jj fen fQ pr
naie al difcor
'
fo per
Ari*.
Dialogo primo
48
S1MP. Dicolo
SALF. Adunque di queBe duepropofizioni, chefono ambedue
.
dottrina d' Arisi quefl'a feconda, 'che dice, che bijogna anteal difeorfi, dottrina molto pi firma, e rifilu*
ta,cbe 'altra,chefiima il Cielo inalterabile; e pero pi Arifio'
.
Ciclo pu dii
alterabile.-
pi conforme
ad Ariiot. di
quella nella
quale fi fa i,
na
Lei
a ile
porre ilfenfo
feiir
^ ? ^ftop?
quaranta volte
pi, che vicino non era ad Anfi.fi'che pojjamoj corgere in
efio
cento cofe, che egli non potette vedere, e tra le altre quefie
Sole, che alfolutamente ad efio furono inufibili ,
mac;hie nel
adunque
del
del) ,
SAGR.
il
jy
ne di
Smipl.
torefi ha
nelle accademie,nellifiud)l
immen-
Del Galileo
4P
immenfa, con 'operai di cento ,\e cento artefici fabbric nohili/Jmo palazzo, e poi lo vegga per ejferfiato malfondato minacciar rovina , e che per non vedere con tanto cordoglio disfatte le muraci tante vaghe pitture adornateleadute le colonne, fi/Ugni delle fuperbe logge, caduti i palchi doraii,r orina-
tiglifiipith i frontefpiz,e le cornici marmoree con tanta fpefa condotte, cerchi con catene, puntelli contraffort^barbacani,
huomi-
fenza
lafior Ut della
vojra
memoria
cata da lui
e credo,
non
toc-
SALV.
nuouei cio, cheper n ejfir parti certe del Ciene mutazionifatte in alcuna delle fue Stelle, nejfun progiudizio portano , ne al Cielo, ne alla dottrina d' Arijotile i
che delle Stelle
lo
fec ondatamente
io
non
reflo
nim&
Dialogo prima
q
wmofup,
mentre, che e confeffa,.chele alterazioni chefi'faeeffero nelle Stelle farcbber deflruttrici delle prerogative del
Cielo cio dell'incorruttibilit , &c. e queflo, perche le Stelle
fon cofe Celefli, come per il concorde confenfo di tutti e maniall'incontro niente lo perturba , quando le medfime
fefo;
'.,
&
chepero
&
effer prof/ime al
corpo
folare,e con. efiy intorno ad effo raggirar/i, mi d grand mdizioyche poffa ej/er 3 cheque/lo Autore. firiuapijq/lo a com3
&c &
dzio ni.
Terra nobilikfi
ma p ci le ta -
teu->
mutazioni
1
*
fanno .
Terra inutile^
e piena di ono euate i.^
stazioni.
mirabile, per
le tate,
razioni, Xc che in
za
ejfirfuggetta
lei
ad alcuna mutazione
ellafujfe tutta
vna>
b.
nefi alterajfiy bfi mutajficofa veruna , io laflimerei vn corpMQQ inutile al Mondo, *pimo di ozio, e per dirla in breuz^%
*
fuper
Del Galileo.
dani
e quella
il
morto
Beffa dif,
&
il
me-
qual
chiama
cofepreziofe le gemme, l'argento e l'oro, e vilijjlmela Terra,
e il fango? e come nonfouuiene a quejli tali, che quando fujfe
tanta fcarsit della Terra , quanta e delle gioie , dei metalli
,
che
ni
J
pi pregiati,
'*.
*
r
1
non farebbe principe alcuno, che volentieri non
ifpendejfe vnafoma di Diamanti,e di Rubini , e quattro carrate di Oro, per hauerfolamente tanta Terra, quanta bajlaf
.s
T< rra
PJ
n -
f
bile
dell oro,
--^
e j e jj e
&
&
Ma
Corry [ Celeft
Sole, la
Luna
per
il
e l'altre Stelle
tijjmi
fte
del
lume
Dialogo primo
C
ti
tijfim^perfttifjmi, e nobili/fimi corpi etesiiJmpa/pbMJmmortali, diurni, non ad altro vfo , che al feruizio dlia Terra
pajjbile,
Tl/K
mancano
di o-
perazione fca-~
bieuole tra d^
Jpr.Q..,.
biti,immzitabili,impaJ/ibili:cbefev.g.laLunaeimpa,/;b:lc,che
volete, che il Sole , o altra Stella open in lei l fari fenz' alcun
cazione della Luna > del Sole alla Terra per far le generazionififie altro,, che mettere acanto allafpofa vna fatua di.
marmo, e datalcongiug-nimento Bare attendendo prole
SIJMP. La corruttibilit,l'alterazioner mutazione,^ e. non fon,
nell'intero globo terrefire, il quale, quanto-allafua integrit^
x
*' alterabilit,
nQn m&n Q^tevno,cheilSole,,la-Luna, ma e generabile, e corfattibile, quanto alle [u parti efrne, ma e ben vero , che in
tem Globo ter
5
reih-e, mi in
effe la generazione, e corruzione fon perpetue , e come tali rialcune parti.
cercano l'operazioni Celeji eterne.}; e per necefiario > che p.
corpi Celeji sieno eterni
gioir
evane^
E perchefarebbero, elleno
mutili
e vane i
Simp*Terehk
'
Del Galileo
5 j
Perche noi chiaramente veggiamo,e tocchiamo con mano,
the tutte le generazioni mutazioni ,^c. cheJfanno in Ter- Generazioni
ra tutte, b mediatamente, immediatamente fono indriz-zate
Terra
tIMP.
^^n''
&
comodo
al benefzio eThuomo ; per comodo \0Vi Clltce
p cr
degli huomini nafeono i cauaUi ,per nutrimento de' cauaUi, benifizio deiU
produce la Terra iljieno, e le nugole Vadacquano ; per -corno- 1' huomo
do e nutrimento degli huomini nafeono le herbe le hi ade ,
sll'vfo
al
frutti,
ipefei;
mo diligentemente efaminando
f,
tr vaeremo
ilfine,
.,
'
&
poflbno efler
generazioni di
cote u.iiicri(L-^>
qua
mate
Dialogo primo
5 4-
,,
&
'*
.,
li,
3,
Del Galileo
5 5
iBe/To
'
.,
"
mo
dal
difio iUufirato
quando lafua vifibilfuperficiefujfe concaua ; cio la Muminazione comincierebbe dalle parti auuerfe al Sole Secon- Seconda Cdariamente ella e come la Terra, per f jlejfa ofcura,& opaca, or ?li ^ *'""
^
a ripercuotere il lu- Ybrofr corhc
per la quale opacit atta a riceuere ,
me del Sole;ilcbe,quando ella no fu[fetale, far non potrebbe. ja Terra.
Terzo io tego lafua materia denfifiima,efolidifsima no meno Terza. La madella Terra,di che mi e argometo affai chiaro ejfer lafua fu- teri ^ della I u
e
tta
perfideper la maggiorparte ineguale, per le molte eminenze,
a Terrac
to,
&
ft
e cauit , che vijifcorgono merce del Telefcopio, delle quali eminenze ve nefon molte in tutto,eper tutto fimili alle no/ire
mon tuofa.
tira-
te, e continuazioni
&
aildlt eien -
&
DafogoprmD
$6
SHpcrHcie del
or pi
wfibile, cio
1 C
r?
a"
noni
<.
di figure
nella Terra-i
fimiii quelle
della Luna , e
io periodo
$ALV.
dut
difee nella
rnefe3
to lucido
Ma
e perci inuijibile
quando la Luna. \ aliaquadratu*
ra del Sole, dell'emisfero terre/Ire^ efpoBo alla vifa della Luna quelaxmst, che e verfo jfSole , e luminofa, e l'altra verfo*
l-oppojl. del Sole e oftura; e per la parte della Terra illumi*
naia ,J,rapprefenterekbe alla Luna fiottofigura di mezQ ccr*
fa
cbio
poco a/coprir qualche particella della faccia della Terra illuminata; e quefla vede ella in figuradi fottifalce ,pereffer lai
T&rarQtQndat' acquifando pur la Luna colfuo mouim*
Del Galileo l
$7
la Terra,
ma
Terra t n el veder
le
va-
veder
f nella Luna nel
con ordine contrario, cio, che quando la Luna
chifu
a noipiena,5 all'oppofzion del Sole, a loro la Terra farebbe alla congiunzion col Sole, e del tutto o/cura ,
wuifibile;
all'incontro quello fiato, che a noi e congiunzion della Luna
col Sole, epero Luna /riente ,enon veduta , l farebbe oppojizion della 2 erra al Sole, e per cos dire, Terra piena, cio tutjin algente quanta parte a not di tempo in*
ta luminofa
tempoJ mojra dtlla fuperjcie lunare illuminata, tato dalla
Luna J vedrebbe ej/rneH'iJhffo tempo la parte della Terra
efeura, e quauto a noi refia della Luaapriuo di lume, tanto
&
alla
Luna
l'illuminato delia
nelle
qua-
Luna lumino/o,
ferra In v>-a cofa mi par, che differivano quejij fcambkuiv operazioni; @? che dato, e non
eoncejp>, che nella Lunafujfe chi di l potejfe rimirarla Terra, vedrebbe ogni giorno tutta, la. fuperjcie terrejire,mediante
e quelli altrettanto della
Ma
E
E
met della Luna > doue, che dalla Luna vien vitutta la Terra, all'incontro, tutta la Terra vede la Luna,
,
j a
t
r
i
f
ima della
Luna, foto la. meta vede la U erra ; perche gli babita-
altro, che la
(la
ella
M'"
^
a"
JJL
!?.u,
mente aeiix-Luna vede tus
dire, dell e.nisfcrofuperiore della Luna,cbe a noi u la 1 erra.
i
>
Dialogo primo
58
Terra, e qucfifonfof
<SM a qui mi fcuuien 'bora a vn particolare
accidente, nuouamente offerziato dal nofro accademico nella
Luna, per il quale fi'raccolgono due confeguenze neceflarie,
l'vna e , che noi veggiamo qualche co/a di.pi della met della
Luna e l'altra che il moto della Luna ha giufiamente re-
f gli Antictoni
*-j
ti,
-r.
la
met
vedete pi
che
fimpatia con la Teiera, verfo la quale , [con vna ialfua eterminata parte ella riguardi, e necejfario , che la linea retta, che
congiugne ilor centri, pafffempre per ViJleJJo punto dellafuperfide della Luna; tal che quello, che dal centro della Terra la
rimirajfe, vedrebbefempre l'ifiejfo di/co della Luna puntualmente terminato da vna medefima cirtQnferza;Madivn,
pojlituitfipra lafuperficie terrefire , il raggio, che dall'occhio
Del Galileo
minore, epa-
jjjjp
Luna!^
vna fua
con
mai
SAGR.
faccia
il
globo ierrejire
ne da quello diuertif
di quella della
Luna
Sig. Saluiatt, lafciatemi il gufo dimoJirarui , come a quejo primo cenno hopenetrato , la caufa yii
vn accidente, al quale mille volte ho penfato , ne mai l'ho p,- Lume reflcfl
tuto penetrare . Voi volete dire, che certa luce abbagliata, che da ! a Terra-
j
fi vede nella Luna , maf imamente quando lefalcata , viene
dal rejkfsadel lume del Sole nellafuperficie della Terra, e del
%5Mare;epiJ vede tal lume chiara, quanto la falce e pifttile, perche allora maggiore e la parte luminofa della Terra ,
che dalla Luna e veduta, conforme a quello, che poco fafi conclufe ; cio , che fmpre tanta la parte luminofa della Terra ,
chefi mo[l*a alla Luna,quanta lo/cura della Luna,cbe guar-
&
Dialogo primo
pi potente
larejejsion dtl
non
SI MI 3
.
Se voi volete dire di non bau erlo potuto perfuadere loro,
fiche e' l'intendine, io molto me nemarauigho , efonfcuro ,
che ?ion V intendendo dalla vojra ejplicazione non ^inten,
perche
'
buomini in-
qualfete voi,ymifar efser breuifsimo nello Jpe dirmi da quel, che ci refla-. Sia dunque la fttima congruenza
il rifponderfi'reciprocamente non mzno alle ojfefi , chea ifltelligenti,
uori, onde la Luna , chehene Jpefso nel colmo della fu illuminazione,perl'interpofizi&n della Terra trafe,e il Sole vieti
Settima. Terra,e
Luna Ica'
elidano .
priuata di luce,
&
Del Galileo:
non so cbe,fil-
va confiderata in vn''altra
delle congruen-
&
&
..
Terra, impo-
tente a
"".
conuengo
mei giudicar il corpo della Luna folidijjmo , e duro , come la del Sole.
Terra, anzi pi affai, perche) f da Ari/i., noi cauiamo , che il Suftanza CeCielofa di durezza impenetrabile eie Stelleparti pi denfe^ e ^ c impene-
er
del ^ielo e ben ntcejfa, io , che lefilano faldifime ,
impene- T^/l^ ^
ti abili,, ime
uengo con voi in vna parte,
e nell'altra dijfento
f
cono alcuni Peripatetici, che la fia intangibile; e lawfipuQMzmAZ.
Celef
toecare, molto meno potrebbe vrtare
fte imagibile
fi
.
cotefio ;cociofiachef
ben
ti
,,
6i
ben
Dialogo primo
la materia celefiz non pub efer toccata, perche
le tangibili
Ma
manca del*
corpi elementari ;e
SIMP* La qufiione, che voi hauete cos incidentemente promoffa e delle difficili, chef trattino injilofofia, <& io ci ho intorno
di bellijjtmi penfier di vn gran cattedrante di Padoua , ma
non e tempo di entrami adejfo ipero tornando al nojro propqfto replico, che Bimo la Lawafolidiffima pia della Terra
ma non l'argomento gi, comefate voi,dalla ajprevza , efca*
rc
,,
Superficie <ael
la Luna terfa
pi d'vno fpec
chio
broftdeUafua
anzi dal contrario, cio dall' effere
J , Jfuperficie,
r J
^- M j
Ja<.;r
k
,,
aitaanceuere
( come veggiamo tra noi nelle gemme pi du*
re ) vn pulimento , e lufirofuperiore a qualfifiafpecchio piterfo; che tale e necejfario, chefa la fuajuperficie , per poterci
fare fi viua reflefsione de' raggi del Sole Quelle apparen
tori di
Eminenze
cauit nella-
lufioni (tiopa-
co,e di perfpi-
cuo
&
riormente ,
Seriormente compofia la Luna , comefpeffo
veggiamo accadere nel crijlallo, nell'ambra,^ in moltepietre
preziofeperfettamente lufimte; doue per la opacit di alcune
parti, e per la trasparenza di zdtre,apparifcono in quelle varie
concauit, eprominenze , Nella quarta congruenza conce*
do, che lafuperficie del globo ierreBre veduto di lontano farebbe due duerfe apparenze;cioe vnapi chiara , e l'altra pi
ofeura, majimo , che tali diuerfit accaderebbono al contrario di quel che dite voi; cio, credo, che lafuperficie dell'acqua
apparirebbe lucida, perche lifcia,e trafparente, z quella della
Terra remerebbe ofeuraper lafua opacit^fcabrofit male accomodata a riuerberare il lume del Sole . Circa il quinto ri-
feontro
lo
rifpendejfe,
dijfi-
,,
Del Galileo
6$
Luna
Nel
che la
reflettere
& inetti/sima
lo rejiettela
Luna a noi;
come ho dettofrno, che quel lume! eh efi vede nel reflo della
faccia della Luna , oltre alle corna fplendidifsime , per Villuminazion del Sole,Ja proprio, e naturale della Luna, e gran
Jlfettimo degli
cofa ci v or ebbe a farmi credere altrimenti
.
eclifsifeambieuoli fipub anco ammettere, f ben propriamenteficoft urna chiamare Ecliffe del Sole,queJo che voi volete
quejo e quantoper bora mi
chiamare Eclijfe della 2'erra .
occorre dirui in contradizione alle fette congruenze;alle quavi piacer di replicare alcuna cofa > l'afcolterb
li infianze,
volentieri
SALV.
&
&
all'incontro la
come tale atta a re/ietterei il lume del Sole ;
Terra per lafua afprezza non potente a far fimile reflefsione Concedete la, Lunafolida,e dura,e ci argumentate dall' ejfer' ella pulita, e terfa, e non dall' ejfer montuofa ; e dell'apparir montuofa ne ajfegnateper caufa Vefiere di parti pi , e
.
opache, eperfpicue
fpeccbio,ci bopocafperanza,
che in
talpropofitoji legge nel Saggiatore,e nelle letterefilari del noJro amico comune, non haprofittato nulla nel vqfiro concetto, f pero
tal
S1MP.
SALV. lo dir
quello, che
b'ejere, cbefujfe
vnamijiionedi
cocetti
mieiproprj,
di quelli j
Dialogo primo
^4
che gi t s
>
&
il
lo fpecchio t
&IMP-.
nite pure
SAGR.
che fi lo fpec-
chio i
SI MP. Signors.
Jpeccho,
Del Galileo.
Jpeccbio i e chiara poco
mente
6f
SIMP.
SIMP.
il
men potente
di quella di
meno
refilejfiion
di
vno fpeccbhfia
vn muro t io veggo
muropppofojdoue arriua il
rejleffo dell'altra
che in quefto
parete illumi*
nata, infieme con quel dello fpeccbio,quefio dello Jpeccbio e affai pi chiaro; e veggio parimente,cbe di qui lo Jpeccbio mede-
SAL V.
filari; e vedete , come la refilejpon, che vien dal muro , fi diftutte le parti oppofeli , ma quella dello Jpeccbio
fonde verfo
dello Jpeccbio
medefimo vedete parimente, come la fuperficie del muro , riguardata da qualfiuoglia luogo fimo/Ira chiara sepre egualmente afeJejfa; e per tutto affai pia chiara , che quella dello
Jpeccbio, eccettuatone quel piccolo luogo fidamente doue batte
il refileffo dello Jpeccbio , che di li appari/ce lo Jpeccbio molto
pi chiaro del muro Da quefte cofenfate, e palpabili efperienze, mi par che molto fp editamente fi poffa venire in cognizione, f la refi lefsione,che ci vien dalla Luna, v)ga,come
da vno Jpeccbio, o pur, come da vn muro , che ,Je da vnafuperficie lifcia, pure afpra .
SAGR. Se iofufsi nella Lunafteffa, non credo , che iopotefsi con
mano toccar pi chiaramente Vafprezza della fua fuperficie
di quel ch'io me lafcorga ora con l'apprenfione del difeorfo .
La Luna veduta in qualfiuoglia pofitura, ri/petto al Sole, e a
noi ci mojira la fua fuperficie tocca dal Sole fempre egualmente chiara; effetto , che rifponde a capello a quel del muro f
che riguardato da qualfiuoglia luogo apparifee egualmente
>
vien
Dialogo primo
66
&
tra Sole
SALV* Non
attribuite digrazia Sig. Sagr. alla mia dimojlr azionepi d quello, chele Jperuiene. Io voglio muouerui contro vn'injlanza, che non so quantofia diageuolefcioglimeto.
Voi portate per gran diuerjt tra la Luna , e lo fpecchio , che
ella rimandi la refllefsione verfo tutte leparti egualmente,comefa il muroj doue, che lojpeccbiala manda in vn luogofolo
determinato;
Specchi Piani
mSdano
refleffione
la
in
vn luogo folo,
magli
sferici
per tutto
ro, e
e di
qui concludete la
non allojpecchio .
Luna ejferjmile
al mit-
&
gli contro
SAGR.
Se quejla e vna, e forza, [che voi ne habbiate delle altreipcr ditekjche quanto a quejla prima mipar,che ellajaper riu-
feirepm contro
SIMP.
&
ni tane
Celeiri
mag-
&
Del Galileo.
SAGR. E qui ancora credo
vengo
Ma
E confi-
ci apparifca tuminofb)koh
bafa,cbefopra ejb cafcbino i raggi del corpo illuminante, ma
ti bifogna, che i raggi refilefsi vengano all'occhio noftro ; come apertamente fi vede nell e/mpio di quello fpecchio , /opra
il quale non ha dubbio , che vengono i raggi luminofi del So-
&
illujlrato, f non
con tutto ci ei non cifimofira chiaro,
quando noi mettiamo l'occhio in quel luogo particulare, doue
va la refllefsione . Conjideriamo adeffo quelcbe accaderebbe
quando lo fpecchio fujfe difuperficie sferica ; che fenz''altro
noi troueremo,cbe della refilefsione,cbefif da tutta lafuperle,
fima particella
zion della quale ripercuote il raggio al luogoparticolare delV occhio: onde minima conuien chejia la parte della fuperficie
sferica , che all' occhiofi moftra splendente ; rapprefentandofi
La Luna f
tutto il rimanente o/curo . Quando dunque la Lunafuffh**
01
terJ,come vno fpecchio, pccolijfima partefi mofirerebbe a gli ^u ^e
00
v?. 'f
^P^
particulare
dal
"^
occhi di vn
Sole ancorch tutto vn'
illufirata
il refio rimarrebbe altmisferiofujfe efpojo a raggifilari;
beinuifibik.
occhio del riguardante, come non illuminato, e perci inuifibile; e finalmente inufibile ancora del tutto la Luna, auuengache quella particella, onde venijfe la riflefsioneper lafua*
piccolezza e gran lontananza fi perderebbe + E fi come all' occhio ella refierebbe inuifibile , cos lafua illuminazione
refierebbe nulla; che bene e impofsibile, che vn corpo luminofo
togliejfe via le no/ire tenebre colfuo fplendore , e che noi non
lo vedefsimo
SALV. Fermate ingrazia Sign. Sagredo, perch io veggo alcuni
mouimenti nel vifo, e nella perfona del Sign. Simpltcio,che mi
fono indizj, efreinon refi, ben capacelo foddisfatto di quefio, che voi confomma euidenza , ijy afsoluta verit hauett^
detto
E pur bora mi efouuenuto dipotergli con altra esperienza rimuouere ognifcrupolo Io ho veduto in vna camera difopra vn grandefpecchio sferico:facciamoloportar qu t
e mentre, che fi conduce, torniti Sign. Simplicio a confederare
quanta egrade la chiarezza, che vien nellaparete quifiotto la
*^
&
Simp.Io
Dialogo primo
68
$IMP*
Cosi e veramente .
lo/pecchie piano
)
Ma
..
'
&
Del Galileo
uitauapotete vedere
e,
incontrario
d>
che
non
so
e.
Carpiceli
ziiglia e
mente,
SIMP.
materia
cos ofcura, e
ripercuoter maggior
lito
lume ,
che
terfo
pu-
viuezza,voi vedetele la rejiefsione di quello fpecchietto piano, doue ellaferifce lfotto la loggia, illumina gagliardamente;
&
doue
il
e
f
voi dejderate intender l'intero di queflo negozio, conJideratet
come
Dialogo primo
7q
I.urre reflcffo
dei corpi afpe
ri
pi vniuer-
&
perch.
ma non
Dal chefegue di necefit, chefopra qualjuoglia parqualunquefuperjcie oppojla a quella, che riceue i raggi
in confeguenprmarij incidati, peruengano raggi refiejfi;,
za V illuminazione Seguene ancora , che ilmedejmo corpo
fui quale vengono i raggi illuminanti rimirato da. qualjiuoglia luogofi mojri'tutto illuminato, e chiaro: e per la Luna,
per ejfer difuperjcie ajpra e non terfa. rimanda la luce del
a tutti i riguardanti fi mojlr a*
Sole verfix tutte le bande,
egualmente lucida Che f la fuperjciefua efendo, sferica ,
minoji
te di
&
..
Xtjna. ,,
terfa,elifcja_,
._
farebbe inuifibile
&
Te futfe.
jujf ancora
lifeia,
..
comevno fpecchio
$IMP..
e. mantener bmifsimOychela Lunafio, rotonda) epulitifsima, e che re/ltta il lu me del Sole a noi al modo, di vnofpecchio: ne perci immagine del Solefideue veder nelfuo mezo auuetigache non per
37
colafigura
del.
,_
il
la pic-
lume pr*
,,
ALV.
moftrarfi
Del Galileo.
71
inoslrarfiper a quelli , che per apparir eglino ancora intelligenti applaudono a quello , the e' non intendono, e maggior
concettofi'formano delle perfine , fecondo , che
intefe; epur, che lo finitore Biff non
manco
da loro fi n>
fa ( come molti
ta , cio in quella de i raggi refilefisi : e vedrafsipi fiammeggiante, cbefefuff v.g. d'argento , mediante l'ejfer colorata
.
quando lafuafuperficie, ejfendo b enifi
'''".'*
fmoluflrata, nonfujfipoi efattamente piana,mahauejfe vamant1
Dia
to perfettifsimo
'
';
Ma
no*
Dialogo primo
71
no
:.
il
re/lo dellapallaj
vedrebbe , \comz_s
quando e' nofyfuj/e in. fummo grado pulito,, che quando e'fujfe brunito perfettamente
apparirebbe ofcuro Efempio di quejlo bauiamo giornalmente auanti gli occhi ne i vajt d'argento ,,li quali mentre, fono
colorato; e quejlo ancofolamente
Argento Bru-
,.
nito apparifce
pi ofcuroche.
il non brunito, e perch..
e.
effa
Luna,Venere
ma vn*
manco, cio., quale , vna piatita diargento bianchitafolamente,ma non brunita, quejlo batterebbe a poterlafar
accomodata a ripercuoterci illume del Sole?
visibile,
SALV. Bajlerebbe inparie ;,manon renderebbe vn lume cos p*
tente, comef,effendomontuofa, ^X in fomma piena di emi*
nenze, e cauit grandi .
quefii Signori filofofi non la>
capello
e.
&
Ma
celefii sia
afsolutifsima; oltre,ch<L*
Del Galileo
71
ma,io me ne prendereifenzafcrupolo alcuno altra afiai maggiore, perche consi/lendo tal perfezione in indiuisibili,tantO l&
guafia
vn
capello^
SALV. Al prima
lume di quel muro oppoflo, vedete come quefla faccia cho~> che
riceue i raggi obliquamente, e manco chiara di quefi'altra ,do- qui.
ne la refitjjione viene ad angoli retti ; e notate, come fecondo
che logli va riceuendo pi x e pi obliquamente l'illumwaziQ*
nefi fa pi debole
SAGR. Veggo l'effetto^ ma non comprendo lacaufa
,.
SALV.
SJMP.
me
gl'obbli-
e perch.
della
figura
f-
'Dite in
j
che
grazia
non fono
il rcfio*
di si veloce
apprenfiua .
j^
SALV. Fate canta, che tutte le ln ee parallele, che voi vedete partirfi da i termini A. B.fieno #
raggi, cbejopra la linea CD. vengono ad angoli retti : indi/
mate bora la medefima CD.fi chependa, come D.O. non ve-
&
D.
pajfanofenza tocar la D.O. ? adunque. felaD.O* e illuminata da manco raggi, e ben ragionevole, che il lumerkeuuto da
eifiapi debole Torniamo bora alla Luna, la quale, effendo difigura sferka?quando lafuafuperficiefuffipulita, qu&
.
llP^'-P*
mina" jJJ^
n0j c perch i
-Dialogo primo
le parti
ricetterebbero minor lume affaijfmezo , cadendo /opra quelle i raggi obliqui/fimi efopraqueBe ad angoli retti ; per lo the nel Pienilunio, quando noi reggiamo quaf tutto V emisferio illumina'
mo
le parti
che
di
to, le parti
ver/o
Argentp brupiofcuo"che
il non brunito* e perch,
Jfopra
eJfift*
fai
to
meno
il
sferica,vengono
i raggi
afobliquamente, e perci a mojrarfi illuminati quan-
C accomodati a riceuere
rejio l
tasia*
dere
che t
voglio tentar di cauargliela (comesi dice ) di bocca .Pero ditemi Sign. Simplicio: Credete voi , chepoffa effere ombra doue
SIMP.
Aeciaio brufutodaalcune
V
l
da
definizione;che
^ aPP ar SALV*
altre ofeu-
riflmo
Tenebrie
flint priutio
luminis
tori
Del Galileo
75
Ma
.
quello, che
SIMi1
.,
fanno
Ora ho
raggi
dd Sole
.<
dJ Sokper le mede/ime linee, noi non poliamo J'coprir alcuna delle valli ombrefe della Luna Digrazia
la vfla,e quelli
*.
fmulatore, o difJmulatore;e vi giuro da gentilhuomo, che non haueuo penetrata cotal rifpojta ne forf Ibaurei ritrouata. fenza l'aiuta
voflro, fenza lungo penfami
SAGR. La foluzione , chefra tutti due hauete addotta, circa queB'vltima dijfcult ha veramente] od'disfatto a me ancor a;ma
nel medefmo. tempo, queja. confider azione del camminare i
raggi della vifa con quelli del Sole mi ha defato vn altro
fcrupolo circa V altra parte,ma non sof io. lo fapr Jpiegare;
perche ejfendomi nato di prefente. , non l'ho per ancora ordinato a modo mio ; ma vedremo fra tutti di ridurlo a chiarezza. E non e dubbio alcuno che le parti verfo la circonferenza dell Emisferio pulito ,ma non hrunito,chefa illuminato dal Sole, riceuendo i raggi obliquamente ne rie euono affai
meno, che le parti di mezo,le quali direttamente gli riceuono;
e pu ejfere che vna firifeia larga v.g. venti gradi , che fa
verfo lefremita dell' Emisf rio , non riceua pi raggi , che
vn' altra verfo le parti di mezo, larga non pi di quattro gradi;onde quella veramente far afaipiu ofeura di quefa^e tale apparir a chiunque le imirajfe amendue in faccia , o vogliam dire in maeft cMa quando l'occhio del riguardante
fujfe cofiituito in luogo tale, che la larghezza de i venti grad
dellaftrifeia ofeura f gli rapprefentajfe non pi lunga d'una
di quattro gradi pofa fui mezo dell emisfeno io non ho per
impossibile , chefeglipotejfe mofirare egualmente chiara, t^>
luminofa, come l altra, perchefinalmente dentro a due angoli eguali, cio di quattro gradi l'uno, uengono ali occhio le refezioni di due eguali, moltitudini di. raggi ; di quelli ciocche
fi reflettono dalla firifeia di mezo, larga gradi quattro ,edei
reflejfi dall'altra di uenti gradi; ma ueduta in ifcor cifatto la
quantit
toglietela gi di quejla opinione
c/io Jia
..
Dialogo-primo
quando
fia collocato
trai detto emisfero el corpo, che V illumina; perche allora la vifta,ei raggi vanno per le mede/ime
linee
e'
Par dunque,
che
niluniofimoBrinQnmenluminofanell'eJlremit, che
nelle
parti di mezo .
SALV. La dubitazione e ingegnofa, e degna d'ejjer confiderata: t
comeebe ella vi natapur bora improui/amente, io parimente ri/ponder quello che improui/amente mi cade in mente , e
forf potrebb' effere, che colpenfaruipi mifouuenijfe miglior
Ma
.
prima , che io produca altro in mezo ,far benebbe noi ci affcuramo con tefperienza,fe la vofira oppofixone rifponde cos infatto, comepar che concluda in apparenza ; e per ripigliando la mede/ima carta , inclinandone ,
col piegarla , vnapiccolapartefopra il rimanente, prouiamo,
f efponendola al lume ,fichefpra la minor parte cafehino i
raggi del lume direttamente, e/pra l'altra obliquamente,
ecco
quefia che riceuei raggi diretti ,fi mofiripi chiara;
gi l'efperienza manifesta, che Te notabilmentepi luminofa:
bora quando la vofira oppofizionefia concludenteMfbgnery
rifpoja
&
che abbaffando noi X occhio tanto , che rimirando l'altra maggiorparte, meno illuminata, in ifcorcio,ella ci apparifea non
pi larga dell'altra pi illuminata, e che in confegueza nofia
vedutafotto maggior angolo,cbe quella ; bifogntr dico,che il
fo lumefi accrefca,fi che ci sebri cos lucida, come l'altra. Ecco, cheiolaguardo,e la veggo s obliquamete, che la mi appari/ce pifiretta dell'altra,ma con tutto ci lafuaofcurit non
mifirifebiara punto. Guardate boraf l'iftefio accade a voi.
SAGR. Ho vi/o,ne perche io abboffi l'occhio veggo punto illuminar^, rfcbiararf dauuantaggo la detta Jperficie;anzi mi
parpi tofio, che eUafi imbrunifca
SALV. Siamo dunque fin' bora ficuri dell'inefficacia dell' oppofizione; Quanto poi allafoluzione, credo,cbeper efier lafuperJciedi quefia carta, poco meno, che terfa pochifieno i raggi v
cbfi reflettano verfo g' incidentijn comparazione della moltitudine, ebefi reflette verfo le parti oppofij e che di quei pochif ne perdano femprepi , quanto pifi accojano i raggi
vifiui a effi'raggi luminofi incidenti e perche, non i raggi incidenti, ma quelli, ebe fi refettorio all'occhio , fanno, apparir
,
? oggetto
Del Galileo
77
SJMP.
ejfer e i
corpi Celefli ingenerabili ,incorruttibiU,inalttimmortalile *fa che e'fieno affolutamente Sfericit per
r abili, impajj.bili,
ebe
pj (jekfti da i
Peripatetici.
&
Jlituir Vejfenza de
inalterabile,
&c. non v'entra, come caufa, b requifito necefario la rotondita; che quando quefia cagionale l'inalterabilit , noipotremo ad arbitrio nojro far incorruttibile il legno , la cera, ed
altre materie Elementari, col ridurle infigura sferica
che
fi
j^
dell'-
incorruttibilit , ma di pi
lnga- dura
zione
i-7-
T . corruttibi _MM t :
II
i^,
r i ce uc
pi
e'1
il
me-
no ma non-
meno, fichefipojfa dire quefto pi incorruttibile di quell'ai- {* rcorruttttro ,fe amendu'Jono incorruttibili > " eterni La diuerfit *
perfezioi*
dunque difigura, non pu operare, f non nelle materie , che di figura opefon capaci delpi, o del meno durare; ma nelle eterne , che no ra nei corpi
'e
pojfon'ejferefe
figura
gura
incorruttibile,
fempre
tale.
Sagr.
Ma
corruttibili
JjjJ-jj JJSJjJj,
78
SAGR.
.Dialogo primo
Se la figura
sferica confei
corpi
farebbero e-
tutti
semi
cti-
a consifiere in quelli^
; come per efempio in
<vn dado vi e dentro vna palla perfettamente rotondai come
corruttibile , la corruttibilit verrebbe
'*
reja
dunque
angolifCbe ricuoprono,& afcondono la rotondit; alpi dunque, chepotejfe accadere , farebbe , che tali angoli , e (per cos
dire) efcrefcenze si corrompefiero . xSMafepi internamente
andremo considerando,in quelle parti ancora verfo gli ango-
tutte le altrefigure
si
pub
Ilprogrejfo cammina bmJfimo,s che quando v.g. vn crJlallo sferico baueffe dallafigura V ejfer'ine orruttibile,cioe lafa
SALVI
& ejlerne,njn
dell'ijlejfa-*
Ma
SIMP*
Io me
ne ricordo beniffmo
e circa
Del Galileo.
79
SAGR. Pocofa quando il Sign. Simplicio attribuiua le ppartn*
ti inegualit della Luna,conforme aU opinione di certo Peri'
patetico amicofuo alle parti di efia Luna diuerfamente opa,
eperfpicue
Madreperle
atte a
imitai*
,
|n 2ESSdeI
credo certo, che quelfilo]ofo la pagherebbe qualfiuogliaprezo; j a foperfick-*
e quefefono le madreperle le qualifi lauorano in varie fi- della Luna.
,
vna
gure,
bench ridotte ad
l'occhio tar. to
mota dalpropqfito
&
folida,
>
per fpicud
Vedute varie
Luna i-
della
"mobili con-
'
ne,
ta,
n
e
t fi
r
non egualmente diftefo,
qual farebbe f la pallajujsepulti
/*
ma anfrattuoj, e merlato
/*
dateria
Apparenze
varie
dalle-*
a
'
}5L"
rocnL4 ***
5ST
moli
tuoficanelhus
G pa-
C a_*
Dialogo primo
, efiaccate dal
refiogi lumino/o, uedrete l'ombre fopradette , fecondocbc
l'illuminazionefi u alzado, andrfi elleno diminuendo,fin-
che del tutto fuanifiono,ne pi veder/ine alcuna quando tutto l'emisferiofia illuminato . ^All'incontro poi , nel pafsare il
r
.>
...
lume verfo l'altro, emisfero lunare riconojcerete ViBefse eminenze ofseruateprima, e uedrete le proiezioni dell'ombre loro
andar crefcendo; delle quali cofe, torno
farfi al contrario,
a replicarui che uoipur'una non potrete rapprejentarmi col
&
quando per effer il tutto illuminato non fi forge pi n omne altro, che dalle eminenze , e cauit riceua alcuna va%3tta di grazia S. Salu. non perdete pi tempo in
.
quefio particolare, perche vn o che hauejfe hauuto pazienza di
far V ojferuazioni di vna,b due lunazioni, e non reHajfe capace di quefia fenfatijfima verit , fipotrebbe ben fentenziarc
per priuo del tutto di giudizio ; e con fimili, a che confumat
tempo , e parole indarno ?
SIMP, Io veramente non ho fatte tali ojferuazioni , perch non
ho hauuta quefia curiofit , ne menofirumento alto a poterle
fare; ma voglio per ogni modo farle : e intanto pojfiamo lafeiar quefia quefiione in pendente ; e pajfarea quel punto 9
bre,
riazione
vn
tale effetto
la
luminazione, non altramente coteFa S. Simp. e non farebbe bella coj, che io penetrafsii volri difeorfi meglio , che voi
medefimo l
Se io midi/corra bene, male potrebti effer, che voi meglio
dime lo conofeefie ; mah bene , o mal ch'io mi difcorra,che
voi pofitate meglio dime 'penetrarli mio difeorfo queBo non
SIMP.
creder io
mai .
SALV* Anzi velfar io crederpur' bora Ditemi vnpoco: quando la Luna jtrejfo che piena,fi che ella fi pub veder di gior.
&
La
DelGaltieo.
SIAfP. La notte fcnza comparazione, eparmt,
ti
che la
St
Luna imi-
fu /cora, a i
figli-
^ un A *FF-*"*
.
P
&oli d Ifdraele , che alla prefetiza del Solefi mojraua , come
otte
^
vna fiugoletta,ma la notte poi era [pledidi/fitna. Cos ho io of- c ^\ e orno
feruato alcune volte di giorno tra certe nugotte la Luna , luna veduta
non altramente che vna di efie biancheggiante , ma la notte di. giorno fim e a v na-f
poifi mojlrafplendenti/fima .
na^
g oictta
vederla
mai
abbattuto
a
SALV. Talch quando voi non vi fofte
.
',
SIMP.
SALV.
la
l'haurejle giudicata-
pi
Luna fia
realmente pi.
fi mofir itale
Credo, che realmente ella rifplenda infifiefia tanto di
giorno, quanto di notte, ma che'l fuo lume fimofiri maggio"
ella
%IMP.
redi notte, perche noi la vediamo nel campo ofeuro del Cielo t
il giorno ,per ejfer tutto V ambiente affai chiaro , fiche ella
&
dipoco lo
auanzadi luce,
men lucida.
notte il
SIMP.
burla
affatto
SIMP.
dtlla
cio,
SALV. (Adunque non vi e toccato mai a veder la Terra illuminata ,ft non di giorno ma la Luna la vedete anco nella pi
,
la
Dialogo primo
'
:.
con
la
Luna
meno d '"oueU
\ 3_mi
ofcure,
Ma
Illumina pi
la terza refief**
Vn mi1
10n
h^'
modella Luna_
nellepareti dellafola,
me ^e^a ^- una *
SIMP. O quefio non credo io, perche quel della Luna, e majjme,
quando eli' e piena e vn grande illuminare
pufcolo di mezbora doppo il tramontar del Sole;ilche e manfejlo , perche non prima , che allora\vedrete cominciare a di'
Del Galileo.
83
legger quiui
meno
&
non venite voi afapere in genere, che ogni corpo lucidofimo- tc fcuro
fira pi chiaro , quanto l'ambiente e pi o/curo /
S1MP. Quetto so io benijjmo.
SALV.
&
&
SALV.
l altro minore. *
Salu.
Ob
Dialogo primo
84-
SALV. Oh non accadagli taluolta di poter vedere dentro ad ifcurijjma notte tutto il difco della Luna fenza punto ejfere illuminato dal Sole i
SI MB. Io non so, che quefloauuenga mai, f non ne gli ecliff to-
SMB.
bicante;
perfadivifla
$ALV. Come dunquepub ejfer fua propria quella hi.ce,che voi cos
SIMP.
punto
Intendo
vicina*.
SALV.
fua totale
Terra
fecondoch in lei vien crefeendo la parte illumina-, crefee parimente lofplendore a noi, che da quella
vienci rejejfo ; cosi la Luna,mentre efottilmente falcata , e
che per ejjer tra'l Sole , e la Terra fcuopre grandijfma parte
,
ia dal Sole
&
molto tenebrojh
Simp,
Fe&
Del Galileo.
^ce f co che quefo lume fecondano non e cagionato dalle Stette , rie e
ana del *-*
dalla
comunicatogli
Terra,
della
Luna,e
tutti
men
di
proprio
,,
ma che deriua dalla medefma illuminazion del Sole , la qua- nata da j <g)lCt
t
le, per ejfer lafufanza del globo lunare alquanto trafparen- fecondo alcat
penetra per tutto ilfuo corpo;ma pi viuamente illumina * e
te,
'
SALV.
Se quefioflofifo fujfefiato ilprimo autore di tate opinionon mi marauiglierei, che e' vifujfe talmente affezionato, che e' l' bau effe rmuutapev vera ;ma ricevendola da alne, io
tri }
8
tri,
Dialogo primo
non fapreiaddur ragione baflante per
fcufarlo dal
non
bauer comprefe le fue fallacie, emajfimedoppo l'hauer'egli sehauerpotuto con mille espetifa la vera caufa di tale effetto,
rienze, e mamfeji ri/contri ajficurarfi3 ci dal refleffo della
Terra, e non da' altro procedere ; e quanto quefta cognizione
&
quei pi antichi, i quali, fon benficuro, che ,feadefio lintendeffero,fenza vna minima repugnanza Vammetterebbero.
f io vi deuofchiettamente dire il mio concetto , nonpojfo creder, che queffautor moderno internamente non la creda ; ma
dubito, che il non poterfen' eglifare ilprimo autore , lo slimoli
vnpoco a tentare di fupprimrla , fmaccarla almanco appreffo a ifemplic , il numero de i qualifappiamo effer grandijfimo ;e moltifono , che godono afiaipi deWapplaufo nuvmrofo del popolo, che dellaffenfo de i pochi non vulgari.
SAGR. Fermate vnpoco Sign^ Saluiati, che mi par di vedere , che
voi non andiate drittamente al vero punto nel vojlro parlai
re, perche quejii, che tendono U pareti alcomuneyJifanno ancofare autori dell'inuenzioni di altri, purch nonjeno tanta
antiche, efatte pubbliche per le cattedre > e per lepiazzey che**
Tifteffo cf-
fer le opinio-
huomini""'
informa-
di anelloicio
'
&
voi di pubbliche , o di
notorie? Non e eglil'ijleffo V effer l'opinioni , e linuenzioni
nuoue agli huomini , che l' effer gli huomini nuoui a loro Ift
vo j vi contefiate dellafiima de principianti nelle feienze , che
vengon su di tempo in tepo, potrefiefarui anco inuentorefin
dell alfabeto , e cos renderui ad e[J ammirando. ;efe ben poi
colprogrejfo del tempofifeopriffe la vojirafagacit , ci poca
pregiudica al voBro fine .perche altrifottentrano a mantenere il numero de ifautori : ma torniamo amojlrare al Sign..
Simplicio la ineficacia de i difcorfidel fuo moderno autore ,
ne - q Ua n dfonofalfit^
&
*'" **^
"-
mina
,,
Del
$7
Galileo."
Luna
il
me della
e dall'altra
l'autor
tramezzoji che
? d'
ai "
la
Luna
gna
chei raggi del Sole vengano direttamente al nofiro ocnon vede ilpouerino, che noi mai non vedremo tal luce
fecondarla, f non nelXEclifiedel Sole E f V efser'vna parte
della Luna remota dal difco filarefolamente manco afsai di
mezo grado pub deuiare i raggi del Sole , fiche non arriuino
al nofiro oc e biocche far quando ella fine troui lontana venti, e trenta, quale ella ne e nella fua prima apparizione ? e co.rne verranno i raggi di Sole ? che hanno a trapafsarper il corpo della Luna a trouar V occhio nofiro i QuefthuomofvM
,
chio,
F 4
mano
Dialogo primo
8 3
mano
L'autor del
libretto delle
cclufioni va
accomodando
lecofeai fuoi
propofiri 3 e-/
non i propoliti
alle cofe.
in
,.
eb'eU<L^
non va accomodando i
&
fire
mmtagne *
SAGR*
Burla fatta a
vno che voleva vender cer
to fegreto da.
poter
parlar
&
..
Ma
lagrojfizza
..
SAJLF. Vileffi montagne appunto iella Luna ce nefanno tefiimonianx.a, le qualiferite da vna parte dalSole, gettano dall' oppofia ombre negrijfime, terminate,e taglientipi ajfai dell'ombre delle nofire; che quando ellefujfiro diafane, mai non
auremmo potuto conofiere afprezza veruna nella Juperficie
della Luna } ne veder quelle cufpidi luminofifiaccate dal ter-
mine.
Del Galileo
mine
8?
anzi
ne.
dtlla
il
tran/ito
raggifola-
ri nella profondit di
talgrofflzza ; tuttavia il termine, chefepara la parte illuminata dalla ofeura tagliente, e cosi difinto, quanto difinto
il bianco dal nero, e majjmedoue il taglio paffafopr a la parte
della Luna naturalmente pi chiara ,e pi ajpra; madouefega le macchie antiche, le qualifono pianure , per andare elle
sjIncarnente incliti andoj,fi che riceuono i raggi del Sole obliqui/fimi, quiui il termine 'non e cos tagliente, mediante la illuminazione pi languida Quellofinalmente], eh' ei dice dei
nonfi diminuire , ? abbacinare la lucefecondaria , fecondo,
.
che la
Luna va
crefcendo
ma conferuarfi continuamente
chiaro
il
contrario
sona-
Dialogo primo
$o
Luna
SIJWP. In fomma io fento in me vn'efiremarepugnanza nel poammettere quefa fociet , che voi vorrefle perfuadermi
tra la Terra, eia Luna, ponendola, comefi dice, in ifchiera co
tere
le Stelle
che
quando
altro
non
lontananza traeffa , e i corpi celefi mi par che neceffariamente concluda vna grandijjma dijfimilitudine tra di loro .
SALV. Vedete Sign. Simplicio, quanto pub vn'inueterato afftto,
,
parer fauoreuoli quelle cu/ mede/ime, che voi Beffo producete contro di voi : chef lafeparazione , e lontananzafono accidenti validiper perfuaderui vna gran diuerfitdi nature 7
conuien che per Voppofto la vicinanza , e contiguit importiAffinit tra la
Terra,e la Lu
nofimilitudine: ma quanto epi vicina la Luna alla Terra,
na rifpetto aialtro de i globi celefi ? con f fate dunque
cfr e a qual/tuoalia
*^
*^
li VlPill SIITI
*\
per la vojira medefima concefsione ( ir hauerete anco altri
filofofiper compagni ) grandifsima affinit, effer tra la Terra,
eia Luna Hor feguitamo atlanti ? e proponete f altro ci
refa da conjderare circa le difficult,che voi mouefie contro
le congruenze tra quefi due corpi
SIMP. Ci remerebbe non so che in propofito della folidit della
*
*-
&
-,
Solfdit del
lunare
Globo
i
argomenta
dell'eifer
m-
'
Del Galileo;
altro dubbi o,parmi,che per
le
co/e,
pi
chehauamo confiderai
luogo determinato non ha dubbioyche chiji confiituir in tal luogo vedr nell'acqua vnrefiejfo potentifsimo, ma da tutti gli altri luoghij vedr laful'acqua quieta
manda in <vn
ghedalUTS
r?
Jirarlo alfenfo
pian piano.
"Di qui veggo io la parte bagnata pi lucida del refo
del pauimento , e veggo, che ci auuiene perche il reflejfo del
lume,cbe entraper la fin e(ira viene verfo di me .
SALV. Quel bagnare non ha fatto altro , che riempier quelle piccole cauit , che fono nel mattone, e ridur la fua fuperficie a
vn piano efquifito onde poi i raggi reflejj vanno vniti
verfo vn medefimo luogo :ma il re/io del pauimento afciutto
ha la fua afprezza, cio vna innumerabil variet di indinazioni nelle fue minime particelle : onde le reflefjoni del
lume vanno verfo tutte le parti ma pi debili che f andaf
tro
SIMP.
fujfe ch'io
vi direi
non
vorrei, parer-,
tiice fccoa^
eh' io
am
T>
eila
j*'
jijjSJJj
zione, che doppo, cio quando noi la veggiamo auanti l'alba cgiunzione,
in Oriente, che quandofi vede lafera doppo il tramontar del che doppo.
Sole
ferk
Uiaiogo primo
9%
Ma 'credete volferio terrefire, chef oppone alla Luna orientale, ha poco ma-
SMP.
forf
macc
fff
^.
J^"ella
SALV.
domandate il principio delle incongrueslim i ejfer tra la Luna , e la Terra , dalle quali fari
tempo che noi ci sbrighiamo che pur troppo Jamo dimorati
in quefa Luna . Dico dunque , che quando in natura noti
fuffe altro che vn modo foto per far apparir due fuperjicie
Uujrate dal Sole vna pi chiara deU altra , e che quejto fbff
per ejfer vna di terra,e l'altra di acqua; bifognerebbe neceffariam'ete dire, che lafuperfcie della Luna fojfe parte terrea , e
parte aquea;m perche vi fono pi modi conofcuti da noi,che
altri per auuentura
pojfon cagionare il mede/imo effetto ;
nepoffor effere incogniti a noi pero io non ardirei di affer*
-Quejlo che voi
z.e,cb'io
&
-,
mare qziejlo pi
Luna
Gi fi veduto
montagne
lepartijiluofeapp-arifcono
ajai
pia fofcbe
delle
gran
quan-
Le part pi
ofeure della*
Luna fon pia-
ne , e le pi
chiare moncuofe .
tit di ombra, ' i luoghi aprici fon tutti illuminati dal Sole ,
* que/a miflionedi ombre opera tanto che voi vedete ne i
velluti a opera il color'della Jeta tagliata mojrarfi molto pi.
ofeuro j che quel della non tagliata } mediante le ombre diffeminate tra pelo ,e pelo, ^F il velluto piano parimente affai pi
fofco,chevn ermijinofatto della medejma feta:fiche quando nella Lunafofs ero coje che imitajkro grandifsimefeluca f
l'ajpetto loro potrebbe rapprefentarci le macchie, che noi vegliamo : vna tal differenza farebbero /elle fuffer mari ; efinalmente non repugna chepoteffe ejfer, che quelle macchiefof
fer realmente di color pi ofcuro del rimanente, che in quefa
guifala neue fa comparir le montagnepi chiare. Quello che
Ji vede manifefamente nella Luna e , che le par ti pi ofeure
fon tutte pianure con pochi fogli, e argini dentroui; ma pur
ve ne fon'alcuni ; il rcjianiepiu chiaro e tutto pieno d foin pargli, montagne, argi netti rotori di,e di altre figure ;
ticolare intorno alle macchie fono grandijjime tirate dimon-
&
tagne*
Del Galileo
93
"
roa
ideila
il
perf fola a far apparir l'ofcurit, e credo pi toso di n. Reputo oltre a quefio la Luna dijferehtijfima dalla Terra , perche, f bene io mi immagino, che quelli non fien paej oziofi e
morti, no affermopero ,cbe vifie?io mouimenti,e vita,e molto
-vr
e u a L ima
meno,che vi figenerino piante, ammalilo altre coffimli alle non f genera*
nosre,ma,fe pur ven'e,fufiro diuerftjfime,e remote da ogni no cole limili
E muouomia cos credere, perche alle noftrcma
nojlra immaginazione
me-
primamente (limo, che la materia del globo lunare non fia diuernfli
di Terra, e di Acqua ; e qufio /oh baila a tor via le gene- ^^cnerazio',
'
razioni , e alterazioni Jmili alle nofire; ma,pofio anco , cht^, nc-lafs foje .Acqua , e Terra ad ogni modo non vi nafeereb- Luna non canimali fimili a i noftri ; e quefio per dui^j polla di 1 erbero piante ,
La prima , che per lenofiregenerazio- >e a *
ragioni principali
&
..-..
ni fon tanto necejfarijgli afpetti variabili del Sole , chefenza
.
mancherebbe
bora
le
il
tutto
habitudini
:
del
la
Sole
~
j*
verfo
e/fi
nSeffaerra fon molto afferenti da quelle verfo la Luna . Noi , njiper le noquanto ali" illuminazion diurna ,abbiamo nella maggior par- ftre generazio
te della Terra ogni ventiquattr bore parte di giorno, e parte ni non fono
di notte il quale effetto nella Luna j fa in vn mefe; e quello ta "
abbaiamento
apporta
le
il
quale il Sole
q^^
ci
natii-
diuerfe fiagioni, e la difegualit dei giorni, e del- ra li nella Lunotti, nella Luna fifinifeepur in vn mefe; e doueil Sole a na fono di vn
le
&
noifi alza ,
abbafa tanto che dalla mafilma alla minima me ^e
vi
corre
circa quaranta fette gradi di differenza , cio
Altezza
quanta
e la
l'
vno *
*-
im ?
nella
Luna AH*
a i z ^J
intorno
Nella ~una
non iono piog
gC m
Dialogo primo
94
tri
& Ms
>
&
,,
&
S1MP.
. .
Del Galileo.
9$
tal\parte
SAGR. Farmi di intender beni/fimo queflo punto Tra gli bitumini, Sig. Simp. e la poteji di operare ma non egualmente
.
participata da tutti
&
SALV.
in
volte infinito
Eccone vn' altro efempio.No dire noi che'lfapere [coprire
fublimato l'ingegno
Buonarruoti ajfai,aJfaifopra gli ingegni comuni degli'altri huomini i e quefia opera non e altroch imitare vna fola
del
offa,
che fer-
vono
Dialogo primo
$6
&
LVomo
tende
aliai
jn
in-
poco
a .
extenf-
tenfiuamente ,
che l'intelletto
cio perfettamente
alcunapropofizione , dico 9
e ne ha cos afolu'a certezza , quantof n 'habbia liftejfa natura; e tali fono le fetenze matematiche pure , cio la Geome-
ficurezza maggiore
refoluto,
& ardito.
SALV.
rit
Dei Galileo
rha ,di che
ci
97
modo
co-
il
col
di tutte
le cofe, e
'
virtualmente'
no vna fola nell' ejfenza loro , e nella mente diuina : il che ne ni ^elle
anco all'intelletto humano e del tutto incognito, ma ben da> definite
profonda, e denfa caligine adombrato; la qual viene inj/arte Pafloni
cofe
infi-
e chiarificata],
no HntellSt