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KANT

L’ITER FILOSOFICO
Il pensiero finale di Kant ha sicuro avuto un susseguirsi di cambiamenti e di innovazioni, questo
perché? Perché è determinato da più fattori, partiamo proprio dall’inizio.
 Durante gli studi giovanili esamina e appoggia la filosofia naturalistica dell’illuminismo, che ha
proprio come elementi fondanti la descrizione dei fenomeni e l’allontanamento di concetti come
cause e forze, è per questo motivo che ad un certo punto subentra in qualche modo la necessità
della metafisica, perché la metafisica si costituisce in base agli stessi criteri limitativi e fa uso
del metodo della ragione fondante.
 Successivamente, grazie alle analisi degli empiristi inglesi, la metafisica viene considerata come
scienza limitativa e negativa, ovvero come un’autocritica della ragione.
 Nella dissertazione del 1770 il punto di vista critico, limitante dalla sensibilità, diventa
“trascendentale”, e viene esteso ad ogni ambito della vita umana.

LE BASI DEL CRITICISMO


L’obiettivo della filosofia kantiana è quello di delineare una “scienza dei limiti della ragione”,
ossia erigere un “tribunale della ragione” allo scopo di sottoporre la ragione (intesa come facoltà
di conoscere in generale) ad un esame (“critica”) che stabilisca i limiti e l’estensione della
conoscenza umana. La ragione è una facoltà autonoma, che non può essere giudicata da nessuna
autorità che non sia la ragione stessa.
Kant comincia con lo stabilire la distinzione tra:
 conoscenza sensibile  dovuta alla ricettività del soggetto  ha per oggetto il fenomeno (=
tutto ciò che è oggetto della nostra conoscenza, cioè la realtà in quanto ci appare tramite le
forme a priori del conoscere (spazio, tempo e categorie))
 conoscenza intellettuale  è la facolta attiva del soggetto  ha per oggetto la cosa così com’è,
cioè il noumeno. (noumeno = tutto ciò che non può essere oggetto della nostra conoscenza, ma
può essere soltanto inteso come concetto-limite, che serve cioè a circoscrive le pretese della
nostra conoscenza. Pur non potendo averne un concetto positivo, bisogna ammetterne
l’esistenza per spiegare la passività della nostra conoscenza, cioè l’origine delle sensazioni)
Distingue poi nella conoscenza sensibile:
 materia = l’oggetto della sensazione, percepita dagli organi di senso;
 forma = la legge, che ordina la materia sensibile.
La conoscenza sensibile è costituita da spazio e tempo che sono intuizioni pure e precedono ogni
conoscenza sensibile. Sono condizioni soggettive e necessarie alla mente umana per ordinare i dati
sensibili.
A seconda se sia anteriore o posteriore all’intelletto, la conoscenza sensibile è detta apparenza
(anteriore) o esperienza (posteriore).

IL CRITICISMO COME FILOSOFIA DEL LIMITE


Kant fa della critica lo strumento per eccellenza della filosofia.
Criticare = interrogarsi programmaticamente suln fondamento di determinate esperienze umane,
chiarendone:
 le possibilità  condizioni che ne permettono l’esistenza;
 la validità  i titoli di leggittimità o non leggittimità che le caratterizzano;
 i limiti  i confini della validità.

 Perché è necessario stabilire i limiti della ragione?


Perché la natura della ragione umana è quella di porsi dei problemi dei quali non può trovare la
soluzione, poiché oltrepassano ogni suo potere. La tendenza della ragione è quindi quella di
oltrepassare i limiti posti dall’esperienza, cercando di conoscere realtà che nell’esperienza non
sono date. L’ambito di questi problemi è la metafisica, ossia quel sapere che pretende di conoscere
oggetti che trascendono l’esperienza possibile.

L’ORIZZONTE STORICO DEL PENSIERO DI KANT


Il criticismo risulta definito da due coordinate di base: la rivoluzione scientifica e la crisi
progressiva delle metafisiche tradizionali. Il criticismo studia il sapere, la morale, l’esperienza
estetica e sentimentale, e tutto ciò si concretizza nei 3 scritti di Kant: la critica della ragion pura, la
critica della ragion pratica e la critica del giudizio.
In qualche modo il pensiero del filosofo è uno svolgimento di quello critico dell’empirismo inglese.
Ci sono però delle notevoli differenze tra il kantismo e l’empirismo inglese, Kant rifiuta gli esiti
scettici e accentua maggiormente l’analisi critica, non ponendo l’attenzione sull’etica, i
meccanismi conoscitivi o sentimentale, ma considerando possibilità e i limiti di validità. Kant
vuole che l’uomo esca dallo stato di minorità, andando contro l’illuminismo.
Per quanto riguarda l’illuminismo invece, il Kantismo in relazione ad esso è caratterizzato da una
maggiore radicalità di intenti: l’Illuminismo considera l’uomo nella sua totalità, Kant invece solo la
ragione dell’uomo. Il filosofo si considera “figlio dell’Illuminismo” nonostante vado oltre i suoi
punti cardine, tuttavia pensa che i confini della ragione possano esser tracciati solo dalla ragione
stessa, essendo autonoma non può essere guidata da fattori esterni, infatti Kant è contrario ai limiti
della ragione segnati dalla fede, ma crede che i limiti della ragione possano esser segnati solo dai
limiti dell’uomo.

I GIUDIZI SINTETICI A PRIORI


Nella Critica, Kant, si interroga sull’esistenza della metafisica e per comprenderla deve
necessariamente partire dalla matematica e dalla fisica, la cui veridicità è assoluta.
Kant, grazie ad Hume, comprende che il principio di causalità non ha nessuna base oggettiva, ma
è soggettiva perché deriva dall’abitudine e dall’istinto.
Per mostrare che la conoscenza umana è universale e necessaria, il filosofo, utilizza dei “giudizi”.
Per Kant “conoscere è giudicare” e, dalla filosofia di Aristotele, si sa che il giudizio è l’attribuzione
di un predicato ad un soggetto. Vengono distinti tre tipi di giudizi:
 Giudizi analitici a priori: il concetto che funge da predicato è contenuto nel concetto che funge
da soggetto. Il predicato può essere ricavabile per analisi dal soggetto stesso. Ad esempio: ogni
corpo è esteso. L’estensione è una proprietà stessa del corpo. Quando dico corpo,
implicitamente dico anche estensione. Non esiste un corpo privo dell’attributo estensione.
Questo tipo di giudizio è a priori, perché non c’è bisogno di ricorrere all’esperienza, ed è
universale e necessario e infecondo. La scienza si avvale di questi giudizi per spiegare molte
cose, ma non si basa su di essi per amplificare le conoscenze. Il fondamento dei giudizi analitici
a priori è il principio d’identità e di non contraddizione.
 Giudizio sintetico a priori: in quanto sintetico aggiunge qualcosa in più al soggetto, ma è
anche universale e necessario e fecondo. La matematica, la geometria e la fisica si basano su
questo di tipo di giudizio. Per aggiungere informazioni al soggetto, utilizza la sensibilità ma non
derivano dall’esperienza. Simboleggiano la concezione criticistica della scienza.
 Giudizio sintetico a posteriori: il concetto che funge da predicato non si trova implicitamente
nel concetto che funge da soggetto, ma viene aggiunto, come qualcosa di nuovo, attraverso
l’esperienza e quindi a posteriori. Ad esempio: ogni corpo è pesante. I giudizi sintetici pur
essendo fecondi (cioè estensivi del sapere), mancano di universalità e di necessità, perché
sono a posteriori, e sono dunque particolari e non necessari.

 Come viene risolto il problema dei giudizi sintetici a priori?


Attraverso la filosofia trascendentale, che è lo studio non degli oggetti, ma della nostra
modalità a priori di conoscerli. Per Kant ogni conoscenza è resa possibile dalle forme a priori
del soggetto conoscente, cioè dai modi con cui a priori il soggetto organizza e struttura il
materiale delle sensazioni proveniente dal mondo esterno. Io non potrei avere nessuna
esperienza del mondo, senza le strutture formali del conoscere, che organizzano la molteplicità
delle sensazioni che ricevo dal mondo esterno. Ma tali strutture formali appartengono al
soggetto conoscente e sono uguali in tutti gli uomini, quindi hanno un carattere universale e
necessario: cioè tutti gli uomini non possono fare a meno di conoscere e percepire il mondo in
questo modo.

IL PROBLEMA GENERALE
Quindi le domande fondamentali della filosofia critica sono:
1) come è possibile una matematica pura?
2) come è possibile una fisica pura?
3) è possibile la metafisica come scienza?
4) come è possibile la metafisica in quanto disposizione naturale?

LA RIVOLUZIONE COPERNICANA
Per rivoluzione copernicana si intende quella prospettiva della filosofia trascendentale secondo
cui la conoscenza non consiste nell’adeguazione del soggetto all’oggetto, bensì nella modificazione
dell’oggetto secondo le forme a priori del soggetto. Per cui la ragione conosce scientificamente un
oggetto solo quando essa cerca in tale oggetto ciò che essa stessa vi ha posto.
Per esempio la matematica ha scienza delle figure geometriche solo perché le costruisce mediante
definizioni, deducendo poi le loro proprietà.
- Se non vengono dall’esperienza, da dove vengono i giudizi sintetici a priori?
Kant elabora una nuova teoria della conoscenza, intesa come sintesi di materia (a posteriori) e
forma (a priori).
 Materia della conoscenza = molteplicità caotica e mutevole dopo la sperimentazione delle
impressioni sensibili (provenendo dall’esperienza è a posteriori).
 Forma della conoscenza = modalità attraverso cui la nostra mente ordina la molteplicità
caotica (proviene dalla ragione dunque è a priori).
Le forme a priori vengono paragonate a delle lenti colorate per guardare la realtà. Se abbiamo delle
lenti azzurre, tutto quello che vedremo, anche in futuro, sarà azzurro. Nello stesso modo ogni
evento, anche in futuro, dipenderà da cause o sarà compreso nello spazio e nel tempo.
Paragone del computer  il computer elabora dei dati esterni attraverso una serie di programmi
interni fissi. Allo stesso modo anche se cambiano le informazioni/i dati sensibili, non mutano mai le
forme a priori che li rielaborano.
Quindi Kant afferma che non è la mente che si modella in modo passivo sulla realtà, ma è la realtà
che si modella sulle forme a priori attraverso cui la percepiamo.
Il filosofo fa inoltre la distinzione tra:
 Fenomeno = la realtà come ci appare tramite le forme a priori (relativo al nostro modo di
conoscere, ma non è ingannevole e illusorio).
 Cosa in sé = realtà considerata indipendetemente da noi e dalle forme a priori (la sua vera
realtà).

LE FACOLTÀ DELLA CONOSCENZA


Kant distingue tre facoltà conoscitive principali:
 La sensibilità è la facoltà con cui gli oggetti ci sono dati intuitivamente mediante i sensi e sono
ordinati attraverso forme a priori dello spazio e del tempo.
 L’intelletto è la facoltà mediante la quale pensiamo i dati sensibili tramite le categorie, i
concetti puri.
 La ragione è la facoltà attraverso cui cerchiamo di spiegare la realtà attraverso le idee di anima,
di mondo, di Dio.
Su questa tripartizione della facoltà conoscitive in generale è basata anche la divisione della critica
della ragion pura. Questa si biforca in due tronconi principali:
 la dottrina del metodo che consiste nel determinare il metodo della conoscenza ossia come sia
possibile usare le forme a priori.
 la dottrina degli elementi che si propone di scoprire gli elementi chiamati puri o a priori.
Questa si divide in:
 estetica trascendentale  studia la sensibilità e le sue forme a priori dello spazio e del tempo.
 logica trascendentale  si sdoppia a sua volta in analitica trascendentale che studia
l’intelletto le sue forme a priori e in dialettica trascendentale che studia la ragione e le sue tre
idee di anima, mondo e Dio.

IL CONCETTO DI “TRASCENDENTALE”
Nella terminologia scolastica del medioevo erano denominate trascendentali quelle proprietà
universali comuni a tutte le cose. Kant si collega a questa tradizione terminologica ma connette il
concetto di trascendentale con quello di forma a priori che rende possibile la conoscenza della realtà
fenomenica. Il principale significato di trascendentale è quello che lo identifica con lo studio
filosofico degli elementi a priori. In Kant quindi risultano trascendentali non le forme a priori ma
le discipline filosofiche ad esse relative.
La ragion pura è quella che contiene i principi per conoscere qualcosa prettamente a priori e può
essere interpretata nel seguente modo: “esame critico generale della realità dei limiti che la
ragione umana possiede in virtù dei suoi elementi puri a priori”.
La critica quindi rappresenta un’analisi delle autentiche possibilità conoscitive dell’uomo e si
configura come una mappa filosofica della potenza e dell’impotenza della ragione.

L’ESTETICA TRASCENTALE
 Cos’è l’Estetica trascendentale?
È la parte della Critica della ragion pura che studia le forme a priori della sensibilità. Dal greco
aìsthrsis = sensazione.
Kant considera la sensibilità “recettiva” perché non genera propri contenuti ma li accoglie per
intuizione dalla realtà esterna. Però la sensibilità è anche attiva perché organizza le intuizioni
empiriche tramite le intuizioni pure (spazio e tempo).
 Lo spazio è la forma del senso esterno = geometria
 Il tempo è la forma di senso interno = matematica
Se non ogni cosa è nello spazio (es. i sentimenti, le emozioni) ogni cosa è nel tempo, perché “tutti
i fenomeni cadono nel tempo”. Kant giustifica l’apriorità del tempo e dello spazio tramite:
l’esposizione metafisica e l’esposizione trascendentale.

L’ESPOSIZIONE METAFISICA
Nell’esposizione metafisica Kant fa emergere il proprio punto di vista, confutando la visione
empiristica, oggettivistica e concettualistica.
 Contro l’empirismo (Locke)  afferma che spazio e tempo non possono derivare
dall’esperienza, poiché dobbiamo considerare le loro rappresentazioni originarie.
 Contro l’interpretazione oggettivistica (Newton)  spazio e tempo non sono contenitori in
cui si trovano gli oggetti, ma quadri mentali a priori in cui connettiamo e organizziamo i dati.
 Contro l’interpretazione concettualistica (Leibniz)  spazio e tempo hanno una natura
intuitiva e non discorsiva, poiché noi non intuiamo uno spazio come una molteplicità di spazi,
ma come parti diverse di uno stesso spazio.

L’ESPOSIZIONE TRASCENDENTALE
Qui Kant giustifica ulteriormente l’apriorità dello spazio e del tempo attraverso la matematica.
Kant vede nell’aritmetica e nella geometria, le scienze sintetiche a priori per eccellenza
(sintetiche perché ampliano le nostre conoscenze; a priori perché i teoremi valgono a prescindere
dall’esperienza).

L’ANALITICA TRASCENDENTALE
La logica trascendentale è una logica che ha come specifico oggetto di indagine l’origine delle
conoscenze a priori che sono proprie dell’intelletto e della ragione. La logica è la scienza del
pensiero discorsivo, Kant la divide in:
 Logica generale  si riferisce all’intelletto a prescindere dalla varietà degli oggetti a cui può
essere rivolto (logica pura e logica applicata).
 Logica speciale  comprende le regole per pensare ad una determinata specie di oggetti.
LE CATEGORIE
Sono concetti puri, cioè a priori, non empirici. Sono le forme a priori dell’intelletto, ossia le
modalità universali e necessarie di giudicare, di attribuire un predicato a un soggetto. Non hanno
alcun contenuto, sono pure forme, in pratica sono le condizioni a priori in base alle quali un oggetto
può essere conosciuto e giudicato. Sono dodici e coincidono con i predicati primi.
Poiché pensare è giudicare, ci saranno tante categorie quante sono le modalità di giudizio.
TAVOLA DEI GIUDIZI
Quantità Qualità Relazione Modalità
Universali Affermativi Categorici Problematici
Particolari Negativi Ipotetici Assertori
Singolari Infiniti Disgiuntivi Apodittici

TAVOLA DELLE CATEGORIE


Quantità Qualità Relazione Modalità
Unità Realtà Sostanza e accidente Possibilità-impossibilità
Pluralità Negazione Causa e effetto Esistenza-inesistenza
Totalità Limitazione Della comunanza Necessità-contingente

LA DEDUZIONE TRASCENDENTALE
Dopo aver formulato la tavola delle categorie, Kant deve giustificare la loro validità e il loro uso.
Questo problema lo denomina deduzione trascendentale.
Il termine deduzione è da intendersi in senso giuridico forense, che vuole alludere alla
dimostrazione della legittimità di una pretesa di fatto.
L’Io Penso. La deduzione trascendentale è la giustificazione dell’applicazione delle categorie al
mondo dell’esperienza. Il problema è dato dal fatto che le categorie sono forme soggettive del
conoscere, che pretendono però una validità oggettiva. La soluzione di Kant è che nessuna
unificazione del molteplice intuitivo potrebbe mai avvenire se non per mezzo delle categorie,
in quanto queste sono applicate alle intuizioni dall’Io penso. L’Io penso è l’autocoscienza del
soggetto conoscente, nessuna rappresentazione potrebbe mai essere connessa e nessun oggetto
potrebbe mai essere conosciuto senza l’attività sintetica dell’Io penso, la quale opera attraverso
le categorie. Ciò equivale quindi a dire che la realtà obbedisce necessariamente alle forme a priori
del nostro intelletto. L’io penso si configura come un principio supremo della conoscenza umana,
come ciò cui deve sottostare ogni realtà per poter entrare nel campo dell'esperienza e per divenire
un oggetto per noi. Esso rappresenta anche ciò che rende possibile l'oggettività (l'universalità e la
necessità) del sapere.
Contro l’idealismo. Nella seconda edizione della critica vi è anche una confutazione sull'idealismo,
diretta sia contro l'idealismo problematico di Cartesio, sia contro l'idealismo di Berkeley, che riduce
le cose esterne a semplici idee. Kant definisce l'idealismo come la teoria che considera l'esistenza
degli oggetti nello spazio fuori di noi. Distingue l'idealismo di Cartesio di Berkeley dal suo perché
i loro erano materiali, il suo idealismo è invece trascendentale. La sostanza di questa confutazione
dell'idealismo risiede quindi nella tesi secondo cui l'interiorità non può essere concepita senza
l'esteriorità in quanto l'esperienza interna dipende da qualcosa di permanente che si trova al di
fuori di essa.
 Qual è l’unico uso legittimo delle categorie?
L’unico uso legittimo delle categorie è quello empirico, cioè la loro applicazione alle intuizioni
empiriche. Questo perché la funzione delle categorie è di unificare il molteplice dell’esperienza.
Senza dati intuitivi da unificare, non è possibile nessuna sintesi e quindi nessuna conoscenza. La
metafisica invece è un sapere illusorio perché fa un uso trascendente delle categorie, ossia le
applica a contenuti che non sono dati nell’esperienza, come il mondo come tutto, Dio o l’anima.
Dunque la conoscenza per Kant è data dall’unione di intelletto e sensibilità.

GLI SCHEMI TRASCENDENTALI


Nell'analitica dei principi Kant indaga il modo in cui le categorie si applicano ai fenomeni. Questa
è la dottrina dello schematismo trascendentale con la quale Kant vuole mostrare come l'intelletto
possa concretamente condizionare la realtà fenomenica tramite le categorie.
La domanda da porsi è: come è possibile che l'intelletto condizioni effettivamente le intuizioni e
quindi gli oggetti sensibili?
Kant risolve questo problema affermando proprio che l’intelletto,non potendo agire direttamente
sugli oggetti della sensibilità, agisce su di essi indirettamente tramite il tempo. Tutto questo
avviene attraverso l'immaginazione produttiva, una facoltà che produce a priori una serie di
schemi temporali che corrispondono ognuno a una delle categorie.
Kant per “schema” intende la rappresentazione intuitiva di un concetto. Gli schemi che
corrispondono alle categorie Kant chiama schemi trascendentali. Gli schemi trascendentali sono
quindi le regole attraverso cui l'intelletto condiziona il tempo in conformità ai propri concetti
a priori; sono quindi lo strumento di una pre-sintesi intellettiva, mediante la quale il materiale della
sensibilità viene ordinato secondo la prefigurazione delle categorie nella forma del tempo.

I PRINCIPI DELL’INTELLETTO PURO E “L’IO LEGISLATORE”


L’ultimo discorso kantiano lo troviamo nella sezione dedicata ai principi dell’intelletto puro,
ovvero le regole di fonodo tramite cui avviene l’applicazione delle categorie agli oggetti. I principi
dell’intelletto puro sono quegli enunciati fondamentali che fungono da regole oggettive delle
categorie e che rappresentano le leggi supreme dell’esperienza, e Kant ne riconosce quattro tipi:
 Gli assiomi dell’intuizione (corrispondenti alle categorie della quantità) che dicono che tutti i
fenomeni intuiti costituiscono le quantità estensive, ossia qualcosa che può essere conosciuto
solo mediante la sintesi delle sue parti;
 Le anticipzioni della percezione (corrispondenti alle categorie della qualità) affermano che
ogni fenomeno percepito ha una quantità intensiva, quindi un certo grando di intensità;
 Le analogi dell’esperienza (corrispondenti alle categorie di relazione) affermano che
l’esperienza costituisce una trama necessaria di rapporti basata sui principi della
permanenza della sostanza, della causalità e dell’azione reciproca;
 I postulati del pensiero empirico in generale (corrispondenti alle categorie di modalità)
stabiliscono che il possibile si accorda con le condizioni formali, il reale con le condizioni
materiali e il necessario con le condizioni universali dell’esperienza.
Io legislatore. Per Kant la natura è un insieme unitario di fenomeni e di leggi che connettono i
fenomeni tra di loro in maniera necessaria. Ma tale ordine e unità (tra l’altro non finalistica ma
meccanica) che si riscontrano nel mondo naturale non sono intrinseci alle cose in sé (che ci
rimangono sconosciute), ma sono il riflesso nel mondo fenomenico dell’unità trascendentale
dell’Io penso. Il carattere unitario e legale della natura non è dato dall’oggetto, ma da una
proiezione del soggetto sull’oggetto, è il soggetto che costituisce la natura come un insieme
unitario di fenomeni e di leggi.

GLI AMBITI D’USO DELLE CATEGORIE E IL “NOUMENO”


Kant anziché cercare negli oggetti o in Dio la garanzia ultima della conoscenza, la scopre nella
mente stessa dell’uomo, fondando il bisogno dell’oggettività nell’uomo.
Le categorie, essendo la facoltà logica di unire la molteplicità dei dati sensibili, dipendono dal
materiale che organizzano. Considerate di per sé sono vuote. Per Kant quindi il conoscere non può
estendersi al di là dell’esperienza, in quanto una conoscenza che non si riferisca ad un’esperienza
non è conoscenza. Questo principio esclude che le categorie abbiano un uso transcendetale e
implica che il loro unico uso possibile sia empirico, per cui si rifanno al fenomeno.
La delimitazione della conoscenza al fenomeno comporta un esplicito rimando alla nozione di cosa
in sé, ovvero il noumeno. Il noumeno è tutto ciò che non può essere oggetto della nostra
conoscenza, ma può essere soltanto inteso come concetto-limite, che serve cioè a circoscrive le
pretese della nostra conoscenza. Pur non potendo averne un concetto positivo, bisogna ammetterne
l’esistenza per spiegare la passività della nostra conoscenza, cioè l’origine delle sensazioni.

DIALETTICA TRASCENDENTALE
È la logica dell’apparenza, dell’illusione trascendentale, cioè è quella parte della Critica della
ragion pura che studia degli errori della ragione (intesa come facoltà specifica del conoscere,
distinta dall’intelletto), dovuti alla sua naturale e insopprimibile tendenza a fare un uso trascendente
delle categorie, cioè ad estendere illegittimamente l’uso delle strutture formali del pensiero umano
al di là dei limiti dell’esperienza.

LA GENESI DELLA METAFISICA E LE IDEE TRASCENDETALI


La metafisica è un parto della ragione, che è l’intelletto stesso che vuole per fornza unificare i dati
sensibili in categorie ed è inevitabilmente portato a farlo anche quando manca di questi dati. Kant
ritiene che questo voler procede oltre i dati dell’esperieza derivi dalla nostra innata tendenza
all’incondizionato e alla sua totalità.
Il principio a priori che guida l’attività della ragione è l’idea dell’incondizionato.
Per la ragione umana, se è dato il condizionato (ossia ciò che è conosciuto dall'intelletto, il mondo
dei fenomeni, che è sempre relativo e mai assoluto), allora deve essere data anche l’intera serie delle
sue condizioni, la quale però non è mai data da alcuna esperienza reale.
La ragione allora si costruisce dei concetti di realtà assolute, ossia le idee trascendentali, che sono:
1. l’idea di anima, cioè l’unità incondizionata di tutti i fenomeni interni (cioè delle conoscenze
relative al soggetto)
2. l’idea di mondo, cioè l’unità incondizionata di tutti i fenomeni esterni (cioè delle conoscenze
relative all’oggetto)
3. l’idea di Dio, cioè l’unità incondizionata di tutte le conoscenza in generale, fondamento ultimo
di ogni realtà
La metafisica è precisamente la pretesa di conoscere scientificamente gli oggetti che
corrispondono a queste idee.

CRITICA DELLA PSICOLOGIA E DELLA COSMOLOGIA RAZIONALE


La psicologia razionale è quella parte della metafisica che pretende di avere scienza dell’anima
indipendentemente dall’esperienza. Essa si basa su un ragionamento scorretto, poiché, affermando
l’esistenza di una sostanza pensante, attribuisce al soggetto, all’io, la categoria di sostanza,
quando invece l’Io penso non è una cosa, è sempre soggetto della sintesi categoriale, ma mai può
esserne l’oggetto, non essendo mai percepito sensibilmente. Secondo Kant noi possiamo conoscere
solo l’io fenomenico, che appare a noi stessi tramite le forme a priori.
La cosmologia razionale è quella parte della metafisica che pretende di avere scienza del mondo
inteso come cosa in sé, come totalità. I suoi ragionamenti sono fallaci perché portano a una serie di
antinomie, cioè a coppie di affermazioni opposte (una tesi e una antitesi) ma ugualmente
dimostrabili. Mentre nelle prime due antinomie (che affermano il carattere finito o infinito del
mondo nel tempo e nello spazio e la sua possibile o impossibile divisibilità all’infinito) la tesi e
l’antitesi sono entrambe false in quanto pretendono di conoscere il mondo come noumeno (oltre
ciò che è dato nell’esperienza), nella terza e la quarta antinomia (che affermano l’esistenza o meno
della libertà e di un essere necessario) le tesi possono essere considerate vere per il mondo dei
noumeni (dove potrebbero esistere un essere necessario e la libertà) e le antitesi vere per l’ambito
dei fenomeni (dove tutto è contingente e ci sono solo cause meccaniche).

LA CRITICA ALLE PROVE DELL’ESISTENZA DI DIO


La teologia razionale è quella parte della metafisica che pretende di avere scienza di Dio.
 Kant critica la prova ontologica (che ricava l’esistenza di Dio dal suo concetto), affermando
che l’esistenza non è un attributo o una perfezione, non entra nella determinazione del concetto
di qualcosa.
 Critica la prova cosmologica (se dalla constatazione nel mondo di esseri contingenti, ricava
l’esistenza di un essere necessario come loro causa), perché applica la categoria di causa a un
ente di cui non si ha esperienza e quando poi pretende di dire quali sono le proprietà dell’essere
necessario, si affida di nuovo alla prova ontologica.
 Critica la prova fisico-teologica (che risale dall’ordine e dalla finalità constatabile nel mondo a
Dio come suprema causa ordinatrice), perché per dimostrare che l’ente ordinatore è anche
creatore ha bisogno della prova cosmologica, la quale poi presuppone la prova ontologica per
dire che Dio è l’ente necessario.
Con queste critiche, Kant non vuole negare Dio, ma mettere in discussione la dimostrabilità
razionale e metafisica della sua esistenza. Kant infatti non è ateo ma agnostico, perché ritiene che
la ragione umana non passa dimonstrare né l’esistenza di Dio, né la sua non esistenza.

LA FUNZIONE REGOLATIVA DELLE IDEE


Le idee della ragione non sono prive di senso e di valore. Certo non hanno un uso costitutivo
come le categorie dell’intelletto, perché non costituiscono alcun oggetto né rendono possibile
alcuna esperienza, ma hanno pur sempre un uso regolativo, cioè promuovono l’unità sistematica
del sapere, in quanto consentono di ordinare le conoscenze dell’intelletto al fine di realizzare la
maggiore unità possibile, indicando anche le vie lungo le quali procedere per poter accrescere il
sapere umano.
Le idee valgono come condizioni che impegnano l’uomo nella ricerca naturale.

LA NUOVA CONCEZIONE METAFISICA


Kant considera una nuova metafisica “scientifica” e “critica”, concepita come scienza dei concetti
puri, una scienza che abbraccia tutte le conoscenze che possono essere ottenute senza
l’esperienza. Di questa nuova metafisica fanno parte la metafisica della natura (che studia i
principi a priori della conoscenza della natura), sia una metafisica dei costumi (che studia i principi
a priori dell’azione morale)  la metafisica kantiana è una scienza dei principi a priori del
conoscere o dell’agire.

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