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LUCANO

La sua opera principale è il poema epico “Bellum civile”, noto anche come Pharsalia (Gli
eventi di Farsalo), che ha come argomento la guerra civile tra Cesare e Pompeo, e culminata
con la battaglia di Farsalo. L’opera prevedeva 12 libri, ma il testo è composto da 10, a causa
della morte dell’autore, perciò non si sa se, altri 3 libri furono pubblicati mentre l’autore era
in vita e se l’opera si sarebbe dovuta chiudere con il cesaricidio o con il suicidio di Catone
Uticense. Le fonti utilizzate per la produzione dell’opera sono: l’“Ab urbe condita” di Livio,
le lettere di Cicerone, i Commentarii di Cesare e le opere storiografiche di Asinio Pollione.
Ma l’argomento della guerra civile tra Cesare e Pompeo non era più di attualità e non aveva
la possibilità di fornire a Lucano, elementi per la glorificazione di Roma. Pertanto, alcuni
critici pensano che l’opera sia dunque una polemica verso Nerone, identificabile con il
tirannico Cesare; altri, invece, a causa di un lungo inserto laudativo nei confronti
dell’imperatore, visto come l’iniziatore di una nuova età dell’oro, pensano che l’opera abbia
come fine l’esaltazione di Nerone, visto come nuovo Augusto. Al di là delle motivazioni
politiche, il poema mostra un distacco dal modello virgiliano dell’Eneide: l’argomento è
storico e non mitologico; gli eroi delle guerre civili sembrano agire senza alcuna guida né
degli dei né del fato; la limpidezza dello stile di Virgilio, lascia il posto ad una serie di excursus
e a una forma barocca che risente della cultura del tempo; infine, alcuni elementi in comune
con l’opera virgiliana, col fine di evidenziare ancora di più le differenze con quest’ultima,
come la scena di negromanzia, che richiama il viaggio Enea nell’Ade o il numero dei libri.
I personaggi principali dell’opera sono: Cesare, Pompeo e Catone Uticense, il pompeiano di
formazione stoica che preferì il suicidio, come supremo atto di protesta e di rivendicazione
della propria dignità umana, all’oppressione politica. Cesare è descritto in maniera negativa,
con le caratteristiche principali del tiranno, Pompeo è descritto in maniera positiva in quanto
le sue idee miravano alla difesa della libertas, valore tipicamente repubblicano, nonostante
un eccessivo attaccamento al potere e alla ricchezza nobiliare. Inoltre essendo i due, generi,
in quanto Pompeo aveva sposato la figlia di Cesare, questo rendeva questa guerra ancora
più empia.
L’assenza nell’opera degli dei è causata dal fatto che egli crede nella fortuna e nel caso,
ammettendo però che sono due fattori difficili da comprendere, inoltre quando l’uomo
cerca di svelare questi segreti e di predire il futuro, lo fa sempre attraverso pratiche oscure,
raccapriccianti e irrazionali, ottenendo profezie di sciagure, per questo si parla di
provvidenza crudele.
Il Bellum Civile è caratterizzato da uno stile sublime che spesso tende ad accentuare pathos
e drammaticità, fa uso di espressioni sentenziose (“L’onore è più grato quanto più alto è il
prezzo”), frasi antitetiche, gusto per il macabro e narrazione soggettiva.
GIOVENALE
L’opera di Giovenale consiste in 16 satire divise in 5 libri: il primo contiene
le satire 1-5; il secondo la celebre satira 6 contro le donne, dal carattere
fortemente misogino; il terzo le satire 7-9; il quarto le satire 10-12 e il
quinto quelle 13-16, quest’ultima incompleta. L’opera è caratterizzata da
indignatio, per le prime 7 satire, le altre, invece, sono caratterizzate da un
atteggiamento più ironico. Questo atteggiamento mutato è stato
interpretato come una disillusione delle speranze di un miglioramento
della società.
La visione di Giovenale è legata a quella del ceto medio italico, ovvero una
morale catoniana, sobria e repubblicana. La nobilitas viene trattata come
qualcosa di decaduto, infatti i nobili sono stati sterminati dalla gens Giulio-
Claudia, come si nota nella satira 4. Inoltre nella satira 2 sono presentati
vizi e perversioni private dei nobili. Quindi al posto dei nobili i personaggi
sono: i liberti arricchiti, gli schiavi astuti, i greci.
Per Giovenale la società è basata sul denaro, sul commercio e sulla
speculazione, sulla luxuria e avaritia, definiti nella satira 14 come “l’asse
portante della società”. Con pessimismo, egli sottolinea gli elementi di
continuità rispetto al passato, piuttosto che quelli di rottura con il
dispotismo, come dimostrato dal fatto che fa più volte cenno al
clientelismo, infatti nella satira 3 Umbricio, suo alter ego, ne deplora la
decadenza, mentre nelle satire 5 e 9 trattano degli sgarbi e delle
discriminazioni da parte dei patronus.
Analogo è il destino del matrimonio, tema affrontato nella satira 6, nella
quale afferma la corruzione della donna di buona famiglia, la matrona,
incapace di resistere alla libidine; la debolezza di carattere dei mariti e la
decadenza della società nel suo complesso.
Lo stile di Giovenale è caratterizzato da pessimismo, con una
considerazione dell’area negativa del reale. Utilizza il sarcasmo e il
linguaggio è basso, con alcuni termini aulici o arcaismi e raramente termini
osceni.

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