La parola greca psych si riferisce a unarea semantica piuttosto ampia (pu essere tradotta, a seconda del contesto, con anima, vita, spirito, coscienza; tra i suoi significati c anche quello di farfalla), che ha subto significative trasformazioni storiche: in Omero corrisponde allimmagine che si allontana dal cadavere di un defunto per raggiungere lAde, allombra spettrale con la quale si indica la persona nel suo non essere pi; le testimonianze del VI e del V secolo mostrano una trasformazione nelluso del termine psych, impiegato per indicare la personalit del vivente, particolarmente per quanto riguarda gli aspetti emotivi: la sede del coraggio, dellangoscia, della passione e della piet e, raramente prima di Platone, della ragione; fra la psych cos concepita e il corpo non sussiste nessuna conflittualit: la psych rappresenta il principio vitale (letteralmente soffio, da psychin, soffiare) intimamente connesso al corpo e ai suoi movimenti; questa concezione naturalistica viene approfondita dai filosofi della natura del VI secolo, che identificano la psych con larch, il principio cosmico della vita e del movimento: cos la psych per Anassimene essenzialmente aria, per Eraclito fuoco, per Filolao e il tardo pitagorismo armonia; occasionalmente, specie nei testi degli autori tragici, la psych si presenta come organo della coscienza e le si attribuisce una specie di intuizione non razionale: un bambino pu afferrare con la psych qualche cosa di cui non pu avere conoscenza razionale; ha una psych divina non chi pi intelligente o virtuoso, ma il veggente; si immagina che la psych abiti in qualche profondit dellorganismo e di l possa parlare a chi la possiede, con voce propria.
Per quanto la terminologia psicologica in uso nel V secolo risulti piuttosto confusa ( ormai completamente sovvertito il vocabolario omerico), appare chiaro che, se anche lidea di psych pu evocare un vago sentore di soprannaturale, lanima non considerata affatto prigioniera del corpo: piuttosto il principio vivificante il corpo, nel quale quindi si trova come a casa propria. Accanto a questa concezione naturalistica della psych si viene per formando una diversa nozione di anima, implicante un rigido dualismo anima-corpo. Proprio il dualismo fra anima (psych) e corpo costituisce lasse portante della religiosit orfica, cos detta perch ispirata alla figura del leggendario cantore tracio Orfeo, al quale vengono attribuite le dottrine e gli scritti che costituiscono il riferimento per questa forma di spiritualit. Si tratta di una corrente religiosa molto lontana dalla religione pubblica della plis e legata piuttosto alla sfera dei culti misterici per la centralit accordata al problema della salvezza personale. Le testimonianze pi antiche riconducibili alla corrente religiosa orfica sono del VI sec. a.C.; molto difficile stabilirne con certezza i caratteri, specialmente considerando che le testimonianze dirette (laminette e terracotte funerarie) sono successive e le opere integrali tramandate come orfiche sono falsificazioni di et tardo-antica e quindi circa di un millennio posteriori alle origini dellorfismo. Tramite le testimonianze indirette tuttavia possibile enucleare alcuni caratteri distintivi delle credenze legate al movimento orfico e coglierne loriginalit rispetto alla cultura greca tradizionale e insieme la pesante ricaduta sulla trasformazione di quella stessa cultura.
Per seguire le tracce di questa alternativa matrice di significati, che Rohde ha chiamato una goccia di sangue estraneo nelle vene dei Greci, occorre rifarsi alla prima testimonianza significativa in questa direzione, quella del poeta Pindaro, che trova riscontri terminologici e concettuali in Senofonte e Aristotele.
L1- T1 Unimmagine delluomo che viene dagli dei
E il corpo di tutti soccombe alla morte potente. Ma viva ancora unimmagine rimane delluomo, ch sola dagli dei viene; essa dorme, mentre operano le membra; ma dimostra nei sogni ai dormienti sovente il giudizio, che avanza, di gioie e di pene. [Pindaro, fr.116 Bowra. Traduzione di F. Sarri] Dal testo di Pindaro (prima met del V secolo) emergono alcuni spunti significativi circa il problema della natura dellanima e del suo rapporto con il corpo: laffermazione della sopravvivenza, dopo la morte del corpo, di una immagine delluomo; la giustificazione di tale sopravvivenza tramite il riferimento a una origine divina; la constatazione del rapporto di proporzionalit inversa fra attivit corporea e attivit del principio divino; la sua esemplificazione con il richiamo allesperienza dei sogni profetici.
Limmagine delluomo che rimane viva Il frammento di Pindaro esprime chiaramente e nella sua originalit lo spirito della religiosit orfica; ciononostante, per designare la psych, si serve di una perifrasi tipicamente omerica, ossia limmagine delluomo che rimane viva: questa scelta linguistica richiama da vicino lidea dellombra spettrale che si allontana dal cadavere per recarsi nellAde, tipica dellepica tradizionale. Gli Orfici possono sussumere nella loro idea di psych quella omerica di soffio vitale che al momento della morte abbandona luomo, per quanto sia apparentemente incompatibile con la divinit e immortalit dellanima: infatti la psych orfica presenta delle caratteristiche che ne consentono laccostamento alla immagine delluomo di Omero. Anche la psych divina non che immagine delluomo: non partecipa alle attivit delluomo che vive, sente, pensa, ma svolge una attivit propria che pu realizzare pienamente solo quando allenta i legami con il corpo; la sua consistenza si avvicina dunque molto a quella dello spettro omerico, la cui identit consiste propriamente nel non essere pi delluomo cui pure apparteneva.
L1- T2 Manifestazioni del divino nellanima
Io per mio conto, o figlioli, non sono mai riuscito a persuadermi di questo: che lanima, finch si trova in un corpo mortale, viva; quando se ne liberata, muoia. Vedo infatti che lanima rende vivi i corpi mortali per tutto il tempo in cui vi risiede. E neppure mi sono mai persuaso che lanima sar insensibile, una volta separata dal corpo, il quale insensibile. Anzi, quando lo spirito si separato dal corpo, allora, che sciolto da ogni mescolanza e puro, logicamente sensibile pi di prima. Allorch il corpo delluomo si dissolve, si vedono le singole parti raggiungere gli elementi della loro stessa natura, ma non lanima: essa sola, presente o assente, sfugge alla vista. Osservate poi, - prosegu,- che nessuno degli stati umani pi vicino alla morte del sonno: e lanima umana allora meglio che mai rivela con chiarezza la sua
natura divina, allora prevede il futuro, senza dubbio perch allora pi che mai libera. [Senofonte, Ciropedia, VIII, 7, 21. Traduzione di C. Carena] Lesposizione in prosa di Senofonte sembra ribadire le idee essenziali del brano di Pindaro, con alcune importanti precisazioni. In essa troviamo: la sottolineatura del rapporto di stretta intimit fra anima e corpo; ciononostante, la convinzione che un diverso destino li attenda, dopo la loro separazione: il corpo, insensibile, si dissolve e le parti che lo costituiscono raggiungono gli elementi della loro stessa natura; lanima logicamente pi sensibile di prima e sfugge alla vista; quindi, la sottolineatura della proporzionalit inversa fra attivit corporea e psichica; il richiamo alla natura divina dellanima umana; laccostamento morte-sonno e lesempio del sogno profetico. Aristotele diceva che la nozione degli dei ha avuto origine negli uomini da due fonti: dagli avvenimenti concernenti lanima e dai fenomeni celesti. Dagli avvenimenti concernenti lanima a cagione delle ispirazioni che questa ha nei sogni e nelle profezie. Quando infatti, egli dice, nel sonno lanima viene ad essere per s, allora, assunta la sua propria natura, essa prevede e predice le cose future. Tale essa anche nel separarsi dai corpi al momento della morte. Pertanto [Aristotele] approva anche il poeta Omero per il fatto che ha notato questo: ha infatti rappresentato Patroclo che, nel venire ucciso, predice luccisione di Ettore e Ettore la morte di Achille. Da questi avvenimenti, egli dice, gli uomini furono indotti a supporre che esista alcunch di divino simile per se stesso allanima e il pi capace fra tutti di avere scienza.[Aristotele, Sulla filosofia, fr.12 a Ross. Traduzione di G. Giannantoni] Oltre che dallosservazione dei fenomeni celesti, la nozione degli dei collegata da Aristotele allesperienza psichica. Come la contemplazione del cielo, lesperienza coscienziale alla portata di ciascun uomo. A garantirne linterpretazione chiamato Omero, lautorit per eccellenza; la testimonianza del poeta, per, riguarda soltanto la capacit profetica della psych dei morenti, non il passaggio fondamentale concernente il legame con il divino, che non poteva trovare riscontro nellIliade n nellOdissea, in quanto propriamente estraneo alla mentalit arcaica veicolata da quei testi. Laggancio a Omero in realt una rilettura del poeta alla luce di uno schema di pensiero pi complesso: nei sogni e nelle profezie lanima umana ispirata e prevede e predice le cose future; ci accade in virt del fatto che nel sonno lanima viene a essere per s e assume la sua propria natura; le stesse condizioni si verificano quando lanima si separa dal corpo al momento della morte, come attestano i poemi omerici; il divino qualcosa di simile per se stesso allanima.
La matrice dei nuovi significati dellidea di psych legati al dualismo anima-corpo e la ragione del radicale capovolgimento del concetto omerico ma anche naturalistico di psych rappresentata dalla idea dellorigine divina dellanima. Si incomincia cos a parlare della presenza, nelluomo, di una scintilla divina e immortale, proveniente dagli dei e situata nel
corpo; dal momento per che la sua natura decisamente antitetica a quella del corpo, pu essere veramente se stessa quando i vincoli con il corpo si allentano, quindi quando il corpo dorme oppure si appresta a morire. Questa nozione di psych pare non potersi ricollegare alla religione popolare dei Greci, quanto piuttosto alle speculazioni dei teologi o sapienti, le cui figure (Abaris, Aristea, Ermotimo, Epimenide, Ferecide) richiamano echi della tradizione sciamanica originatasi nel mondo scitico, come anche delle credenze indoiraniche sullimmortalit. Tali credenze sembrano passare nei misteri, nelle sette religiose chiuse dedite al culto di Dioniso e, in epoca coeva alla nascita della filosofia greca, nellorfismo.
La mentalit greca interpreta le credenze sciamanistiche in senso morale: il fatto che lanima divina sia racchiusa in un corpo giudicato come un castigo. Questa interpretazione, veicolata dallorfismo, offre una risposta convincente ad alcune esigenze logiche, morali e psicologiche dei Greci della fine dellet arcaica. Determinando una significativa discontinuit rispetto alla mentalit corrente, lorfismo non si limita ad affermare lesistenza di premi e castighi nelloltretomba (solo in casi eccezionali e limitati, se ne trova traccia anche in Omero) o a parlare di rinascita delle anime (eventualit ammessa, anche se solo per pochi), ma estende la reincarnazione a tutte le anime senza distinzione e le attribuisce valore morale: la reincarnazione diventa un peso anzich un privilegio ed funzionale a spiegare la disparit delle sorti individuali, dimostrando, come afferma un poeta pitagorico, che le sofferenze degli uomini sono volute da loro stessi. La dinamica di sviluppo la seguente: con lo sviluppo del concetto di moralit, si fa sempre pi urgente il bisogno di razionalizzare il senso oscuro di colpa dominante nellet arcaica: la credenza nella ereditariet della colpa diventa sempre pi intollerabile, mentre si pone il problema di giustificare le sofferenze apparentemente inspiegabili degli innocenti; secondo la dottrina orfica, non esistono propriamente anime innocenti: tutti scontano colpe di varia gravit commesse nelle vite anteriori; la credenza nella trasmigrazione della psych, nota come metempsicosi, riguarda appunto la necessit della psych di entrare, dopo la morte, in un altro corpo per potere completare con le sofferenze della reclusione corporea il necessario ciclo delle purificazioni; per ciascuna anima permane dunque la validit della misura arcaica della giustizia, secondo la quale chi ha peccato, pagher; tale misura si realizza per sul metro del tempo cosmico.
Lesistenza nel corpo dunque per la psych occasione di espiazione: se ne troverebbe testimonianza nello stesso uso linguistico, che si serve di parole molto simili per indicare il corpo (sma) e la tomba (uno dei significati di sma):
L2- T1 La tomba dellanima
Difatti alcuni dicono che il corpo tomba [sma] dellanima, quasi che essa vi sia presentemente sepolta: e poich daltro canto con esso lanima esprime [seminei] tutto ci che esprime, anche per questo stato chiamato giustamente segno [sma]. Tuttavia mi sembra che siano stati soprattutto i seguaci di Orfeo ad aver stabilito questo nome, quasi che lanima espii le colpe che appunto deve espiare, e abbia intorno a s, per essere custodita [szetai] questo recinto, sembianza di una prigione. Tale carcere dunque, come dice il suo nome, custodia [soma] dellanima, sinch essa non abbia finito di pagare i suoi debiti, e non c nulla da cambiare, neppure una sola lettera. [Platone, Cratilo, 400c. Traduzione di G. Colli] Oltre a ribadire alcuni aspetti del rapporto anima-corpo in continuit con i testi precedenti, questo brano di Platone offre un significativo riferimento allidea di espiazione di una colpa e di saldo di un debito, di cui viene individuata la matrice, senza per precisarne i contorni. Cos il testo presenta il corpo: il corpo segno: grazie a esso che lanima esprime tutto ci che esprime;
il corpo tomba dellanima, recinto con laspetto di una prigione, custodia: allinterno, lanima espia le colpe che deve espiare, fino a che non abbia saldato il suo debito; questa dottrina da attribuirsi soprattutto ai seguaci di Orfeo.
Considerando questi errori e queste tribolazioni della vita umana, sembra talvolta che abbiano visto qualcosa quegli antichi, sia profeti sia interpreti dei disegni divini nella narrazione delle cerimonie sacre e delle iniziazioni, i quali hanno detto che noi siamo nati per pagare il fio di alcuni delitti commessi in una vita anteriore, e sembra vero ci che si trova presso Aristotele, ossia che noi subiamo un supplizio simile a quello patito da coloro che in altri tempi, quando cadevano nelle mani dei predoni etruschi, venivano uccisi con una crudelt ricercata: i corpi vivi di costoro erano legati assieme a dei morti con la massima precisione, dopo che la parte anteriore di ogni vivo era stata adattata alla parte anteriore di un morto. E come quei vivi erano congiunti ai morti, cos le nostre anime sono strettamente legate ai corpi.[Aristotele, Protrettico, fr.10 b. Traduzione di G. Colli] Rispetto al contributo precedente, il testo mette a fuoco con maggiore precisione la motivazione e la consistenza del debito della psych; in esso si riscontrano di nuovo la sottolineatura dello stretto legame fra anima e corpo e, allinterno di esso, la distinzione fra il principio vivo, rappresentato dallanima, e la pura passivit caratteristica del corpo; emergono per anche: la caratterizzazione dellunione anima-corpo come ricercato supplizio; la giustificazione del supplizio: noi siamo nati per pagare il fio di alcuni delitti commessi in una vita anteriore; lattribuzione di questa convinzione agli antichi, sia profeti sia interpreti dei disegni divini e il riscontro di questa matrice culturale nel primo Aristotele.
interessante rilevare come il motivo della reminiscenza, di importanza fondamentale nella filosofia platonica, ma molto probabilmente gi in quella pitagorica, potrebbe essere stato originariamente legato proprio alla necessit di educare la memoria al ricordo di una vita anteriore, ragione delle sofferenze di quella presente. Restano da chiarire le modalit dellespiazione:
L2- T3 Il contrappasso
Questo sia detto come preludio alla trattazione di questa materia, e si aggiunga a questo la tradizione, alla quale, quando ne sentono parlare, molti di coloro, che nelle iniziazioni ai misteri sinteressano di queste cose, prestano molta fede, che, cio, nellAde vi una punizione per tali misfatti, e che gli autori di essi, tornati qui di nuovo, devono necessariamente pagare la pena naturale, quella, cio, di patire ci che hanno fatto, terminando in tal modo per mano daltri la novella vita. [Platone, Leggi, IX, 870 d-e. Traduzione di A. Cassar] Il testo prosegue offrendo esempi concreti in proposito: chi ha ucciso il padre deve sopportare che un giorno lo stesso trattamento gli sia riservato da parte dei figli; il matricida deve rinascere di sesso femminile e morire per mano dei figli; lanima colpevole deve pagare luccisione con luccisione, il simile con il simile. Dunque:
il castigo che attende i malvagi dopo la morte consiste nel tornare di nuovo in vita e scontare la pena naturale, cio patire ci che hanno fatto.
Terminato il ciclo delle reincarnazioni, lanima ha finalmente accesso al premio che realizza il suo destino pi pieno. Circa la natura dei premi riservati alle anime purificate, le testimonianze offerte dalle laminette auree trovate presso alcune tombe presentano versioni diverse: nella laminetta trovata a Petelia si dice che il destino dellanima quello di regnare insieme agli Eroi; quella di Ipponio afferma che lanima purificata nellaldil fa molta strada per le vie che percorrono anche gli altri iniziati e posseduti da Dioniso. Numerose laminette trovate a Turi assegnano allanima il recupero della sua divinit originaria. Convivono comunque, nella descrizione dellaldil, una componente originale propriamente orfica, e un quadro tradizionale: nella maggior parte dei casi, il premio dellanima che si purificata scontando la sua pena naturale consiste nel rinascere dio; laldil descritto idealizzando la realt terrena e collocando i beati in un rapporto di armonia con gli dei.
Resta comunque da spiegare per quale motivo un principio divino si macchia di colpe e si purifica da esse in un corpo mortale, vale a dire, secondo le parole di un poeta pitagorico, da dove proviene lumanit, e perch divenne cos cattiva. A questa domanda risponde la teogonia orfica, un complesso di narrazioni mitologiche destinate, in conformit con le teogonie tradizionali greche e in particolare con quella esiodea, a illustrare larticolarsi delle genealogie divine e linstaurarsi dei regni dei vari dei e a svolgere cos una cosmologia mitica in grado di abbracciare la generazione di tutto luniverso. La particolarit della teogonia orfica risiede per nel fatto di chiudersi con la spiegazione dellorigine della stirpe degli uomini e del bene e del male che in essi: questo fa s che il racconto mitico possa rappresentare la base per una dottrina etica. La teogonia orfica di difficile ricostruzione: le fonti decisive sono infatti molto tarde, e legate alla testimonianza dei Neoplatonici; questa duplice limitazione rischia di comprometterne lattendibilit, soprattutto perch lorfismo ha subito un processo di trasformazione plurisecolare che ben presto ha reso difficile distinguere gli elementi pi antichi dalle aggiunte successive. Alcuni elementi sembrano per appartenere alla narrazione originaria. Quando Zeus conquista il dominio del mondo dopo avere divorato Phanes da cui aveva avuto origine ogni cosa, plasma di nuovo luniverso. Unitosi con Rhea Zeus genera Persefone, dalla quale ha Dioniso. A questi, per quanto giovanissimo, viene attribuito il potere sul mondo e la signoria sugli dei. I Titani, per, invidiosi di Dioniso e probabilmente sobillati da Era, gli tendono una trappola.
L2- T4 Dioniso sbranato dai Titani
[] Intorno a lui ancora fanciullo si agitano in una danza armata i Cureti, ma i Titani si insinuano con lastuzia: dopo di averlo ingannato con giocattoli fanciulleschi, ecco che questi Titani lo sbranarono, sebbene fosse ancora un bambino, come dice il poeta delliniziazione, Orfeo il Tracio [] [Clemente Alessandrino, Protrettico, 2, 17- 18. Traduzione di G. Colli] I Titani dunque, dopo averlo ingannato con giocattoli fanciulleschi (tra cui lo specchio) fanno a pezzi Dioniso. Atena riesce a salvare solo il suo cuore, da cui Zeus genera un nuovo
Dioniso. I Titani per punizione vengono fulminati da Zeus e dalla loro cenere nascono gli uomini. Luomo si presenta, in questa concezione, come unione di elemento divino, dionisiaco, e elemento titanico. Si spiega cos la tendenza al bene e al male presente in ogni uomo: alla parte dionisiaca corrisponde lanima, alla parte titanica il corpo. Il compito morale che ne deriva quello di liberare lelemento divino dallinvolucro titanico. Il ciclo delle rinascite finalizzato a liberare luomo da questa colpa originaria. Per affrettare la liberazione dellelemento divino, si rende necessario un esercizio di purificazione. Il concetto di catarsi non rappresenta un elemento originale orfico: infatti al centro degli interessi del pensiero religioso anche durante let arcaica; certamente, allinterno dello schema antropologico prospettato dallorfismo, il tema della catarsi acquista un ruolo e unurgenza assolutamente prioritari: a garantire la salvezza la purezza, prima ancora che la giustizia. Tra le pratiche catartiche maggiormente attestate vanno inclusi la partecipazione a riti e cerimonie, spesso centrate sulluccisione di Dioniso a opera dei Titani, la pronuncia di formule a carattere magico e il vegetarianismo (considerato corollario naturale della metempsicosi, ma legato, pi in profondit, alla regola che comandava di astenersi da qualsiasi spargimento di sangue). Particolari declinazioni dellideale catartico si riscontrano presso alcuni filosofi che hanno aderito alle dottrine orfiche.
Nodi