Sei sulla pagina 1di 66

Ugo Plez Il vero volto del Raja Yoga 1984 casa editrice MEB OM AGNIM ILE PUROHITAM YAJNASYA

DEVAM RTVIJAM HOTARAM RATNADHATAMAM Primo verso dei Veda e Mantra del fuoco: OM AG 1. La costituzione dell'uomo

Consideratevi cos costituiti: 1) Da un corpo fisiologico (Sthula Sharira) percettibile allo stato di veglia (J agrat) Da un corpo "sottile" (Linga Sharira) percettibile allo stato di sonno (Svapna) Da un corpo "causale" (Karana Sharira) percettibile allo stato di catalessi (Su shupti) Siccome di questi tre stati di mente solo il primo accompagnato da coscienza, ne consegue che solo dello Sthula Sharira abbiamo percezione diretta allo stato no rmale delle cose. Naturalmente, il termine "corpo" assolutamente improprio trann e che per il corpo fisiologico. Si tratta di una debolezza della mente umana - d i cui lo Yoga tiene conto - che deve rappresentarsi tutto in forma corporea per poter comprendere. Il corpo sottile l'immagine che ognuno ha di s. Non l'immagine cosciente, ma quel la subcosciente. Siccome, a parte le variazioni individuali, il subconscio umano fondamentalmente identico per tutti, ne consegue che tutti i popoli nelle loro mitologie hanno conosciuto il corpo sottile (Ka degli egizi, K'i dei cinesi, Sep hiroth degli ebrei, il corpo dei Keiraku dei giapponesi) e l'hanno descritto con una coincidenza di particolari che non lascia ombra di dubbio. Ida e Pingala de gli indiani sono Yin e Yang dei cinesi, Yin e Yo dei giapponesi. Le nadi degli indiani sono i peridromi e gli allodromi dei cinesi, i Keiraku dei giapponesi. I chakra degli indiani sono i sintopi dei cinesi, i Sephiroth della tradizione ebraica. Lo studio delle tradizioni comparate ci porterebbe troppo l ontano. Il fatto per che ci che i tibetani chiamano il corpo illusorio sia essenzi ato di immagine mentale non significa che sia privo di potenza. Il fatto che un cancro immaginario finisca per diventare reale, che ad una persona spaventata ve ngano di colpo i capelli bianchi - per non entrare nell'extranormale considerand o fenomeni tipo Lourdes o del Gange - mostra che le immagini mentali hanno un lo ro preciso effetto sulla materia, constatabile del resto anche nella vita di ogn i giorno: il rosso d sensazione di calore, il blu di freddo e cos via. I significati sono contenuti in ci che chiamiamo il corpo causale. Se tutti hanno constatato che in una pittura i colori arancione e rosso danno sensazione di ca lore, e colori caldi vengon detti, mentre verde e blu danno sensazione di freddo , e colori freddi vengon detti, mentre non esiste in realt dal punto di vista fis ico la minima variazione di temperatura, ci che fa s che proprio il rosso sia il c olore del calore e il blu il colore del freddo, chi capisce il perch di questo ar chetipo il corpo causale. In s esso non dice nulla, ma reagisce alle sensazioni p rovenienti dall'esterno, man mano che queste ne evocano gli archetipi di cui com posto. Secondo la tradizione questi archetipi sono 72.000.000. Il corpo causale si pu paragonare allo schermo bianco del cinema che non entra in funzione se non si proiettano su di esso delle immagini. Sembra che non svolga nessun lavoro, ma senza di esso nemmeno le immagini avrebbero luogo. Cos: il corpo fisico il corpo dello stato di veglia; il corpo sottile dello stato di sogno - se non ne abbiam o percezione solo perch non siamo in grado di portare la coscienza nello stato di sogno. Il corpo causale vive in uno stato di vacuit simile a quello di una perso na in catalessi. Ma se si riuscisse a portare la coscienza in tale stato, allora

gli archetipi che sono al di l della parola verrebbero ad essere compresi e si r ealizzerebbe quella forma di pensiero che al di l del pensiero sensoriale animale , al di l di quello logico-discorsivo umano, che si chiama pensiero "sottile" (un pensiero che non ammette dubbi, leggero, luminoso, indescrivibile ed accompagna to da potenza). Lo Yoga propone un viaggio dal corpo fisiologico al corpo sottile, dal corpo sot tile al corpo causale, dal corpo causale al S. Oltre il S non c' pi nulla. Il rappor to tra maestro ed allievo Si scioglie col raggiungimento del corpo causale. Ivi, con le sue proprie forze generate da un'altra modalit di conoscenza, l'adepto de ve trovare il modo per raggiungere il S (Atman). L'Atman inafferrabile, simile allo spazio, onnipervadente, dentro e fuori del co rpo, cos come lo spazio che c' in una stanza lo stesso spazio che c' fuori di essa. L'esempio classico quello di un vaso riempito di acqua marina e gettato nell'oc eano. Se quest'acqua fosse intelligente si sentirebbe un dio isolato e a s stante . Ma se il vaso venisse aperto allora l'acqua interna scoprirebbe di essere una con l'acqua esterna e si estenderebbe per tutta l'immensit dell'oceano. Il realiz zato che ha "perforato" uno dopo l'altro i suoi involucri si sente pervadere l'i ntero universo dello spazio e del tempo, della materia, dell'immagine e degli ar chetipi. svincolato dalla legge di causalit! uno con l'eternit, con l'immensit, ess ere-coscienza-beatitudine: Sat-Chit-Ananda. Non partecipa del dolore, dell'ignor anza e della finitezza. Ed anche se gli altri vedono di lui una testa, due bracc ia, due gambe come prima, queste percezioni sono divenute per lui un infinitesim o accidente nello Rta, il titanico ordine cosmico descritto dai Veda e dai Tantr a. Ma torniamo alle umili bassezze terrene. Il S incarnato - ossia racchiuso negli inv olucri - si ritiene un io e d'altro canto non potrebbe far diversamente. Crede o stinatamente che esista qualcosa fuori di lui (non pu far diversamente). Teme il dolore, la morte e la perdita di persone e cose care e non potrebbe far diversam ente. Di cos' essenziato quest'io causa di tanto male: la colpa di Ahamkara? esse nziato di nulla. Ogni pensiero accompagnato da uno stato di coscienza e senza co scienza non si d pensiero. Lo stato di coscienza di un pensiero si riversa nel su ccessivo, si sia consci di ci o meno, e si viene a creare cos quel filo di continu it a cui attribuiamo il nome di "io". Gli stati di coscienza sono secondo la tradizione 5: Retta conoscenza: vedo una brocca e c' veramente. Falsa conoscenza: vedo una corda e la scambio per un serpente. Memoria: evoco l'immagine di un oggetto realmente comparso innanzi a me. Immaginazione: evoco l'immagine di un oggetto che non mai comparso innanzi a me, ma che posso comporre mescolando particolari di oggetti diversi o deformando ca ratteristiche di un oggetto gi visto, o entrambe le cose assieme. Sonno: l'assenza di percezione sempre riferita ad un "io". Il nero per la fisica assenza di colore, ma per la psiche un colore come tutti gli altri. Che signifi cato ha dire che da morti si smette di percepire? I mezzi della retta conoscenza sono 3: Percezione diretta: vedo una brocca, sia pure un'allucinazione, come allucinazio ne io la vedo. Inferenza: non vedo gli atomi, ma deduco in base al calcolo che essi debbono esi stere. Testimonianza: non sono mai stato a Parigi, ma molti ci sono stati e attestano c he Parigi esiste. Non sono mai entrato nel Kaivalya, lo stato supremo dello Yoga , ma ho la testimonianza di coloro che lo hanno raggiunto.

Questo discorso sulla natura dell'io ci porta ad approfondire la questione per p oter passare alle prime disposizioni di indole pratica. Tutti i fenomeni fisici hanno un corrispondente psichico. per questo che alterando la struttura del cerv ello si altera lo stato d'animo. Tutti i fenomeni psichici hanno un corrisponden te fisico. per questo che una violenta emozione pu far venire un infarto. Psiche e soma reagiscono l'una sull'altro, e viceversa, come ruote di un complesso ingran aggio. La localizzazione dell'io dal punto di vista anatomico situata nell'emisfero sin istro del cervello, in corrispondenza ai centri di Broca, o del linguaggio. Si p arla ovviamente dell'uomo. L'emisfero sinistro del cervello comanda la parte des tra del corpo. la presenza dei centri di Broca che fa s che la parte destra del c orpo sia pi abile e pi forte della parte sinistra. Per i mancini il discorso inver tito, essi hanno i centri di Broca a destra. Gli antropologi hanno constatato dallo studio dei crani che i centri di Broca co mpaiono contemporaneamente ai primi strumenti destrorsi e sinistrorsi. L'uomo ha iniziato a parlare circa 300.000 anni fa. Accanto per a quest'area privilegiata del cervello che racchiude quell'io che pre nde coscienza di se stesso, ve ne sono altre che non riescono a raggiungere la s fera della coscienza, non di meno hanno un'attivit psichica che resta nell'incons cio e dall'inconscio influisce sull'io principale. In psichiatria noto il fenomeno delle personalit alternanti. Il soggetto, perfett amente normale, cade in un breve stato di sonno da cui non possibile svegliarlo. Quando si ridesta sembra una persona completamente diversa: ha voce, carattere, gusti completamente differenti, e differente morale di vita. Di pazzia non si p u parlare perch ciascuna delle personalit alternanti perfettamente normale sebbene diversa dalle altre. Si registrarono casi di ben cinque personalit diverse ospita te in un unico corpo. Questi sono casi limite, ma ci che per qualcuno al limite, per tutti cova sotto le ceneri. Un inconveniente dello Yoga l'attivazione delle personalit secondarie. Bisogna sapere che esse sono gli agenti dei fenomeni di toribismo, ben studiati da Cesare Lombr oso, che accompagnano la crisi puberale e siccome lo Yoga ha per effetto, agli i nizi, un possibile risveglio della facolt medianiche latenti in tutti, ne consegu e che sovente lo Yogin principiante va soggetto ai medesimi fenomeni. Quando sol o sente colpi battuti, voci, assalito da visioni mostruose, talvolta da visioni languide. Queste sono le pi pericolose perch tendono a far credere alla loro ogget tivit. Del resto anche le visioni spaventose hanno il loro maggior pericolo nel t errore stesso che ingenerano. Se il principiante scappa, come se conferisse loro la patente di realt. Allora verrebbe letteralmente perseguitato dalle entit da in cubo generate dal suo inconscio e ne trarrebbe traumi mentali ed anche fisici da cui con molta difficolt potrebbe rimettersi. Ma i pericoli non finiscono qui. Tra le personalit secondarie ce n' una particolar mente forte che il ponte tra la sua personalit primaria e tutte le altre secondar ie. Si tratta dell'esatto corrispondente nell'emisfero destro del cervello - che comanda la parte sinistra del corpo - e che perci viene detto "l'uomo sinistro". Mentre le personalit secondarie sono in genere legate alla crisi puberale, "l'uo mo sinistro" legato ai disturbi dell'essere umano adulto. Anche qui in psichiatria sono noti casi dove per motivi non ancora accertati l'u omo sinistro (per i mancini le cose sono invertite) diviene visibile agli occhi della personalit primaria. I colpiti da questo strano male vedono vicino a s una s pecie d'immagine speculare di loro stessi. Hanno la sensazione che sia per qualco sa di diverso, dotato di una sorta di caparbia volont cibernetica. De Musset, stu dioso di fenomeni psicologici, era egli stesso colpito da questo male e si esprimeva dicendo: "Uno straniero vestito di nero che mi somiglia come un fratello..." Naturalmente, nella grande maggioranza dei casi tutto questo rimane inconscio, p erch l'uomo sinistro e l'uomo destro hanno ciascuno un'area di potere ben definit a. L'assenza di linguaggio da parte dell'uomo sinistro impedisce l'emergere dell a sua volont nella coscienza.

Tuttavia i confini in natura spesso vengono violati, soprattutto quando l'entit p rimaria indebolita, ad esempio sotto una forte passione, quando si commettono at ti per i quali uno dice: "non ero in me in quel momento", segno che nella profon dit del suo essere non ha mai voluto compiere ci che di fatto compiva. In stati fe bbrili, sotto effetto della droga accadono casi analoghi. Il pi frequente il sonn ambulismo, in cui uno compie automaticamente atti che non la sua volont cosciente a volere, ma in quel momento un brandello del suo inconscio che si esprime. Chi , del resto, non ha visto la singolare andatura, la testa alta, gli occhi dilata ti, talvolta chiusi completamente e che pure vedono benissimo dei sonnambuli, co me se il loro corpo fosse meccanicamente diretto a distanza? Anche qui ci sono i casi limite. Talvolta si alternano nella stessa persona l'uo mo destro e l'uomo sinistro e talvolta tra i due c' una tale differenza di morali t che gli atti compiuti dall'uno non sono riconosciuti come veri dall'altro. Il m ostro di Dusseldorf non ricordava assolutamente le sue vittime, n, a rigore, pote va essere ritenuto responsabile, perch quando agiva non era la sua volont ad agire , ma una forza estranea a lui. Lo strangolatore di Boston quando gli fu fatto ri cordare a forza ci che aveva compiuto ne ebbe un tale shock da rimanere catatonic o per il resto dei suoi giorni. Ebbene, senza spingersi ai casi limite, si sappia che lo Yoga tende a risvegliar e certe forze di cui le entit secondarie e soprattutto l'uomo sinistro possono ap profittare, ad insaputa del soggetto vero. La soluzione: insegnare all'uomo sinistro il linguaggio. Elevare il suo livello di mente fino a fargli raggiungere il livello dell'uomo destro, in modo che sia collaboratore ed alleato del legittimo proprietario del corpo. Bisogna porre molta attenzione, quando si scrive, al lavorio dell'emisfero sinis tro del cervello fino a percepirlo con nitida chiarezza. Poi imparare a scrivere con la mano sinistra. Fare lo stesso sforzo di concentrazione sull'emisfero des tro. Non basta imparare a scrivere con la mano sinistra. Dapprima noterete la di fferenza. La mano destra magari scrive da "dottore", la mano sinistra avr la graf ia di un bimbo delle elementari. Ma man mano che la sinistra procede nel suo mig lioramento vi accorgerete che in realt non che un nuovo lavoro appreso dall'emisf ero destro L'esercizio deve servire per imparare a pensare con l'emisfero destro , cos come con quello sinistro, a volont. Coloro che hanno fatto questo allenament o assicurano che si avverte come se i due emisferi cerebrali si congiungessero e si sovrapponessero l'uno all'altro. La persona si sente unificata e da quel mom ento tutta la coorte delle personalit secondarie tagliata fuori. La maggior parte della gente, dice lo Yoga, crede di avere una forte personalit: in realt una seri e di marionette a cui fili invisibili imprimono il movimento. Noi crediamo di vo lere ci che in effetti non vogliamo. Un esame serale permetter di individuare le singole personalit secondarie, di sche darle per cos dire, di conoscerle nei loro ritmi e nella loro essenza. Non si sme tta mai per un attimo di pensare che il loro io inconscio per noi perch la loro, sebbene crepuscolare, coscienza. Un io" sia il nostro che il loro, lo stato di co scienza di un pensiero che si riversa nel pensiero successivo e accanto al decor so dei nostri pensieri nel nostro cervello vi sono corsi di pensieri secondari; altrettanti "io" in potenza che rimangono nell'oscuro, tentando di emergere, e l o fanno appena ne hanno l'occasione, e che comunque ripetono meccanicamente ed a utomaticamente la loro suggestione del tutto simile alle suggestioni postipnotic he. Noi eseguiamo e ci sentiamo liberi... Ecco ora un'altra pratica che potr servire alla rieducazione delle personalit seco ndarie. La sua base l'autoipnosi. Di notte, in una stanza buia, illuminata da du e candele poste accanto a voi, guardate uno specchio. Fissate la vostra immagine alla radice del naso, tra gli occhi. Ripetete a voce alta, ma con tono distacca to, come di chi comanda verso un inferiore, senza arroganza: "Tu (segue il propr io nome e cognome) farai questo e quest'altro". Non date mai ordini negativi (Tu non farai...). La vostra immagine riflessa in realt ipnotizzer l'inconscio. Quest i rituali con le candele ed altri particolari che ciascuno pu inventare da s sono conosciuti da millenni per la loro efficacia, prova ne sia l'uso che ne han fatt o tutte le liturgie del mondo. Nulla meglio di un rituale suggestivo per neutral izzare l'inconscio, nei limiti ovviamente del possibile.

Si pu utilizzare questa stessa pratica per vincere alcune malattie. In tal caso d ate anche nell'ordine il periodo di scadenza entro il quale volete la guarigione . Sovente questa pratica funziona. 2 Il regime di vita Dal punto di vista fisico noi siamo il prodotto della continua moltiplicazione d ella prima cellula del nostro corpo, la cellula seminale, nata dall'incontro del lo spermatozoo paterno e dell'ovulo materno. Dal momento in cui le due diverse m et si sono congiunte in poi, essa non ha mai smesso un momento di segmentarsi. Se gmentandosi si differenzia, trasformandosi in cellule di muscolo, occhio, cervel lo, creando i tessuti del nostro intero corpo. In parte si segmenta rimanendo af fine a se stessa, per poter generare i corpi dei nostri discendenti. La potenza di cui dotata la cellula seminale nello Yoga viene detta Kundalini. Nella scienz a occidentale energia organica. Kundalini pu essere adoperata in due modi: 1) Per ricostruire i tessuti logori del corpo stimolandone la moltiplicazione ov e necessario e per allungare la vita umana ritardandone la moltiplicazione esage rata. lo Hatha Yoga. 2) Per accelerare l'evoluzione umana (ammesso che l'uomo si stia evolvendo). Che differenza c' tra un uomo e un gorilla? Nell'uomo la cellula seminale si trasform a pi in cellule cerebrali e di tessuto nervoso, che in cellule di muscolo e di os sa. Nel gorilla accade il contrario. Questo il Raja Yoga. Da quanto detto risulta pi che evidente che lo Yogin, in attesa che si verifichin o in lui profonde modificazioni psichiche e fisiologiche, deve prepararsi psicol ogicamente e fisicamente per non soccombere. Gi cos le prove che dovr superare e i rischi che dovr correre - onesto avvisare - saranno mortali. Come si suol dire, l a pratica gli romper le ossa. Un conto dare dei precetti, un altro insegnare a realizzarSi. Questo il punto de bole di ogni morale. Se un uomo fondamentalmente cattivo, sotto la paura di fini re in carcere o all'inferno, si comporter come se fosse buono. Ma buono non . Ha s olo paura. Non appena intendesse che un misfatto potrebbe essere approvato da Di o, trova un gusto infinito nel compierlo. La storia piena di delitti efferati co mpiuti in nome di Dio. E non solo la storia dei roghi e delle torture medioevali , anche la cronaca umile e quotidiana dei giornali. Si legga e si vedr. Questi precetti vengono chiamati Mahavrata da Patanjali il "Grande Voto", ossia non un "voto", una morale particolare di una setta o di un gruppo, ma il fondame nto della morale umana universale. Se l'uomo fosse ci che deve essere Si comporte rebbe esattamente cos. Se questo non succede e perch la sua vera natura viene dist orta da sbagli educativi, dall'ambiente, da traumi infantili e cos via. Che soluzione c' dunque s e uno trova difficolt ad uniformarsi a questi precetti: la psicoanalisi (l'autoan alisi), che fior di maestri di Yoga arrivano addirittura a consigliare come prat ica quotidiana dello Yogin fino a che il suo comportamento poggi sull'assoluto i n cui non c' pi possibilit d'errore. Una meta ben lontana. In Oriente esiste una psicoanalisi tradizionale che si chiama Kaviraja. Essa ha tantissimi punti di contatto con la psicoanalisi occidentale. Kundalini, la libi do freudiana, ne la base e le associazioni di pensieri sono il modus operandi. I l Kaviraja sottopone al paziente una storia. Dopodich gliela fa ripetere e tiene conto di tutte le pi piccole modificazioni e sostituzioni di parole. Chi esperto di psicoanalisi riconosce gi un qualcosa di analogo alla tecnica dei lapsus. Da q ui si risale via via sempre di pi verso l'origine delle deviazioni della personal it.

La psicoanalisi orientale ha il vantaggio di comprendere i problemi tipici degli Yogin, ma ha lo svantaggio, per noi, di non tener conto delle ansiet, delle ango sce, delle nevrosi e psicosi, delle fobie di cui sono afflitti gli occidentali e che in Oriente sono quasi sconosciute o si manifestano in modo molto differente . Ogni cosa inizia, dura, finisce, e la sostanza di cui era composta passa a form are altre cose che inizieranno, dureranno e finiranno. Tutto passa, ma la sostan za resta immobile nell'eterno presente. Se ci guardiamo esternamente, ossia se c i riferiamo alle forme, il nostro corpo e la nostra mente non essendo altro che forme percepite, troveremo dei mutamenti. Ma se ci guardiamo interiormente, vedi amo che siamo al presente, in qualunque istante siamo solo ed unicamente al pres ente. Perch ci che percepisce la Sostanza, il S: ci che percepito invece scorre e vi ene travolto nel vortice del mutevole e perci dell'irreale in s Sotto il multiform e aspetto delle forme individuali il S uno per tutti. Non possibile nuocere ad al cuno senza nuocere a se stessi, n possibile fare ad alcuno del bene senza farlo a nche a s. Questo anche se la mente umana troppo miope per cogliere il momento in cui con inesorabile fatalit il ferro di chi ha colpito ferir a sua volta l'aggress ore, e il forte che si approfittato del debole, divenuto debole a sua volta, pia nger senza capire perch c' un forte che si approfitta di lui. Il tempo non ha alcun a importanza. Tutto presente nella realt, ma la mente umana troppo debole per aff errare l'infinit del presente e facendo leva sulla brevit apparente della vita - p erch appunto non esiste n inizio n fine nell'eterno adesso pensa di poter fare del male sottraendosi alla punizione, facendo intervenire Monna Morte prima che la mannaia del vendicatore cada. Questo discorso non vale solo per i rapporti tra uomo e uomo, ma anche per i rap porti tra uomo e animale. Se l'uomo dotato d'intelletto, questo non lo rende sup eriore e in diritto sugli esseri che di questo intelletto (ragionevole-discorsiv o) sono privi, lo rende solo pi forte. Essere forti non vuol dire essere buoni, n virtuosi, n conferisce alcun diritto. E per quanto sia forte un uomo, con eserciti ed aviazione, sempre una nullit in co nfronto alla shakti, alla potenza cosmica che genera tanto i vermi quanto l'uomo e di fronte a cui tutti sono identici: lo Yogin ci pensi e modelli su questi pr incipi il suo comportamento. Questo non vuol dire evitare la battaglia, ma vuol dire combatterla con lealt e per necessit. Patanjali dice che non solo chi fa del male, ma anche chi lo subisce senza reagire e chi lo lascia fare, potendolo evit are, complice di chi lo ha perpetrato. L'esatto contrario di tutti questi errori si chiama Ahimsa, la non-agitazione. La non-agitazione la base di ogni morale e il fondamento perci dei successivi precetti che d lo Yoga. Si dice che ferisce la lingua pi della spada. vero, anche perch le spade si muovon o solo se mosse da un braccio, e il braccio si muove solo se il pensiero lo deci de e nell'uomo il pensiero avviene tramite il linguaggio. Siamo qui in presenza delle vere e delle false dottrine. Come distinguerle? Se si tratta di argomenti di ordine scientifico il problema non si pone. Gli sc ienziati a vicenda si rafforzano, a vicenda si confutano e il discorso scientifi co sempre aperto e la scienza di ogni teoria conosce i limiti entro cui le si pu dare validit. Tuttalpi qui il problema quello di non essere eccessivamente traspor tati dall'umano entusiasmo al punto di essere sordi agli argomenti altrui. Se si tratta invece di argomenti di ordine morale c' un mezzo antico quanto il mo ndo per conoscere la verit: l'etimologia. Facciamo un esempio. Cos' la superstizio ne? La parola viene da "superstite", vuol dire ci che rimane, ci che sopravvive. L a superstizione la reminiscenza di qualcosa che quando esisteva in forma piena, non deformata, non era superstizione. Antichi culti restano oggi a livello di su perstizioni popolari. Oltre alla linguistica che ha origini contemporanee allo Yoga (la linguistica mo derna nacque con la scoperta del sanscrito che da millenni la lingua sacra dello Yoga, e il sanscrito nacque come purificazione filosofica del linguaggio per l' uso dei Mantra) altre due scienze possono immensamente aiutare lo Yogin: la logi ca e la matematica e non soltanto perch alcune scuole ne fanno uso direttamente n ella pratica (gli Yantra, i diagrammi iniziatici, prevedono ottime conoscenze ma

tematiche, per non parlare dei calcoli astronomici e via dicendo), ma perch quest e tre scienze a differenza di tutte le altre che per svilupparsi hanno bisogno d i oggetti, strumenti ed osservazioni, non richiedono altro che la mente del pensatore. I pi validi filosofi, come Leibnitz, furono contemporaneamente logici, matematici e linguisti e stranamente si avvic inarono alla scienza orientale, pur senza magari aver conosciuto l'effettiva pra tica dello Yoga. Ritornando al nostro punto di partenza, il Satya, la verit, diciamo che lo Yogin non dovrebbe mai accettare dogmi, ma attraverso i mezzi che abbiamo detto, della sperimentazione personale, della deduzione logica o della comparazione delle te stimonianze, verificare sempre ci che gli viene insegnato. Chi non fa questo si rende anche responsabile verso gli altri, perch tender a comu nicare ai figli, amici o conoscenti le frottole che egli stesso ha bevuto. Lo Yo gin dovrebbe abituarsi a dire sempre la verit. Non sempre pu essere detta, in tal caso ci si pu salvare generalizzando sempre di pi il problema senza scendere nei p articolari. Infine, non ci si scordi che noi abbiamo a disposizione due metodi d i espressione: la parola e il silenzio. Se il caso, lo Yogin taccia quel che vuo l tacere. Dopo un po' di tempo di questo esercizio si render conto di quanta ipocrisia lo c irconda. Un praticante che conosciamo, una volta fu accusato di qualunquismo per ch non aderiva ad un partito politico. E tu perch aderisci?" rispose, "perch questo partito fa i tuoi interessi, non certo per amore di verit. Non si confonda appunto l'ordine del vero con l'ordine dell'utile. Una verit pu essere molto scomoda e no n detto che faccia sempre bene. In tal caso abbiamo gi segnalato come comportarsi . E veniamo alla propriet. Feuerbach diceva: " inutile parlare di religione a chi ha la pancia vuota, prima riempitegli la pancia e dopo parlategli di religione". v ero. Con la pancia vuota le cose di ordine psichico passano in secondo piano, di fronte a ll'impellente esigenza della sopravvivenza. vero per anche che con la pancia trop po piena la cosa diventa ancora pi difficile; Feuerbach non ci aveva pensato. Dic eva anche: "L'uomo ci che mangia". vero, ma vero anche il contrario. L'uomo mangi a per ci che . Non proibendo ad una persona di mangiare carne di maiale che se ne fa un ebreo, ma chi aderisce alla religione ebraica sceglie di non mangiare carn e di maiale. Feuerbach, che pure era ebreo, non ci aveva pensato. Il regno umano, dice lo Yoga, ancora da realizzare e l'attuale fase di civilt vol ge al termine, purtroppo male. Se l'uomo avesse realizzato il regno umano sarebb e il giardiniere della Terra, invece di aver provocato l'estinzione di migliaia di specie e di star provocando la sua stessa estinzione. La collaborazione per l a vita avrebbe gi da un pezzo sostituito la lotta per la vita. quanto accade negl i Ashrama seri. Purtroppo il Kali-Yuga, la nostra era terminale, vede anche degl i Ashrama corrotti che arrivano al punto di rilasciare il diplomino di Yoga. Mol ti sedicenti maestri dalle nostre parti non hanno altra esperienza di Yoga che q uella di esibire il diploma rilasciato in India in certi Ashrama pi o meno a buon mercato che un tempo furono seri. Tra non molto qualcuno far delle scuole di san tit e rilasciando diplomi di santo di prima o seconda categoria si arricchir. inut ile piangere su ci che non esiste pi. La lotta per la vita una realt. Lo Yogin sar c ostretto a parteciparvi. Lotti per il necessario e non per il superfluo. Si abit ui a considerare tutto con gli occhi dell'artista. La musica di chi la sa capire , non di chi colleziona spartiti. Vendano pure il Colosseo al primo babbeo che c apita. L'opera d'arte di chi la sa gustare, non di chi l'ha comperata. Lo Yogin apprenda, per quanto gli possibile, a vedere in tutto il lato migliore, come fec e Cristo che invitato a cambiare strada dai suoi discepoli a causa del fetore emanato da una cagna in decomposizione rispose: "I suoi denti sono candidi come la neve". Allora tutto sar suo, dalla catena dell'Himalaya ai Mari del Sud, dalla silente bellezza delle rocce lunari alla misteriosa bellezza delle nebulose lon tane da noi miliardi di anni luce e che ci portano la visione di come fu miliard i di anni fa l'universo in cui noi abitiamo. E ci nonostante dovr comunque lottare , come diceva Buddha, senza tregua.

E veniamo al sesso. ora di smitizzare una questione importante. Dopo i libri di Garrison: Tantra lo Yoga del sesso ed altri, per il grosso pubblico il tantrismo divenuto sinonimo di sesso. Completamente falso. Gente come Garrison non ha mai letto i Tantra. I testi tantrici trattano di linguistica, matematica, astronomi a, biologia, filosofia, embriologia, medicina, erboristeria, storia, etnologia, di tutto lo scibile e quindi anche di sesso. Ma, evidentemente, n storia, n lingui stica o matematica o astronomia hanno colpito la fantasia di certi maiali al par i della parola " sesso" . Vi sono sei scuole ortodosse di tantrismo. perci che Sh iva detto il Dio dai sei volti. Ognuna di queste scuole, sebbene non ignori le t ecniche altrui, fa leva su una propria Sadhana o pratica. Una sola usa la Virasa dhana, ossia la pratica sessuale. Ma non si tratta di godere col sesso, si tratt a di far leva sulle forze mosse dal sesso per ottenere ci che le altre scuole ott engono con altri metodi: coi Mantra, con gli Yantra, coi Mudra, e le altre tecni che, comprese alcune che si basano sul dolore. L'orgasmo non viene mai raggiunto . Non lo scopo. Delusione per chi cercava il sesso nello Yoga. Non abbiamo nulla in contrario, e nemmeno lo Yoga, che uno cerchi nella sua fami glia, o se non ha famiglia in un night, le sue soddisfazioni sessuali, ma non si ha da mischiare sacro con profan o. I seguaci della scuola Kaula hanno una Sadhana vincolata dal segreto pi assoluto. I loro testi, quei pochi, sono stati scritti anagrammati in modo che chi non si a iniziato non possa mai ricostruirne la chiave. Essi si riconoscono tra loro co n speciali gesti delle mani, Nyasa, da cui sanno dedurre il ruolo e il grado del l'avanzamento. probabile che i " sessuomani" non ne trovino mai uno in vita loro , n se lo trovassero lo saprebbero riconoscere. Per divenire Kaula si viene scelt i e prima di arrivare alla Virasadhana si debbono svolgere le fasi preliminari c omuni a tutte le scuole di Yoga. E solo queste sorpassano di gran lunga in durez za ogni comune immaginazione. Se Garrison avesse veramente conosciuto la Virasad hana avrebbe tenuto la bocca chiusa, chi ne parla non sa nulla. Se ne traggano l e dovute conclusioni. Tutti gli altri sono in mezzo al fascio, tra quelli che si definiscono "esperti". Passiamo, dunque, ad un discorso serio sulla sessualit. Il discorso pu essere qual itativo e quantitativo. Un discorso qualitativo molto semplice. Lo Yoga degli in duisti come dei buddhisti, dei taoisti come dei seguaci di Zoroastro (Zarathustr a). Uomini, oltre che di tutte le religioni, di tutte le razze e di tutti i grup pi etnici vi aderiscono, ed ognuno ha le proprie convinzioni morali. Ci che consi derato immorale qui non lo l. Ci che immorale oggi non lo era ieri e forse non lo sar domani. Ma chi devia rispetto alla consuetudine della sua gente, significa che non accet ta il suo ruolo. Anche se crede di essere nato cos, la psicoanalisi dimostra che c' sempre nell'inconscio la reminiscenza di un passato dimenticato o svalutato che lo costringe a credersi cos. Il problema dunque un problema o di et nologia o di psicoanalisi. Dal punto di vista quantitativo vale il discorso fatto nello Hatha Yoga. Ognuno ha un suo ritmo e lo pu constatare sulla base degli orgasmi notturni in un periodo di astinenza. Si va da un estremo all' altro. Comunque questo il ritmo che Madre Natura ha stabilito per noi. Bisogna adeguarsi superando le sollecitazioni pro e contro che l'ambiente fornis ce. Qualche ragguaglio particolare. Le infatuazioni sono un'attivit delle entit second arie. Cos la gelosia. Durante i giorni del Risveglio di Kundalini bisogna astener si da ogni attivit sessuale, per non interferire sul lavoro che si sta facendo. u na disposizione tecnica, non morale, cos come l'allenatore fa astenere dal rappor to sessuale un pugile prima di un incontro difficile. Questo argomento, malament e tradotto come "castit", si chiama Brahmacharya, alla lettera: maestria del suon o, dato che Kundalini si manifesta come suono e i Mantra sono i suoni che metton o Kundalini in attivit. Un altro punto base la non ambizione (Aparigraha). Qui mancano le parole per esp

rimersi adeguatamente perch sia non-ambizione che non-orgoglio non rendono affatt o bene l'idea, in quanto sia l'ambizione che l'orgoglio sono qualit positive o ne gative a seconda di come vengono prese. Un uomo senza ambizione e senza orgoglio sarebbe un debosciato. Tuttavia le parole ambizioso ed orgoglioso possono signi ficare rispettivamente arrivista e vanaglorioso. Sono appunto questi i difetti c he deve evitare lo Yogin: le scalate sociali, il gusto di comandare, i pubblici scappellamenti. Nel raccon to cristiano i pericoli di questo atteggiamento sono esemplificati dal comportam ento di Ponzio Pilato che non solo aveva avvertito l'innocenza di Cristo, ma aveva anche intuito una singolare natura di quell'uomo. Da un lato gli po neva domande di vita, ma dall'altro la ragione di stato prevalse al punto di con segnarlo nelle mani di quelli che ne sarebbero stati i boia. Lavandosene le mani pens di mettersi a posto la coscienza. Schopenhauer diceva che gli uomini inferiori sentono il bisogno di stare assieme in tanti, anche l'un l'altro sconosciuti, di fare chiasso, di ballare in compag nia, di ubriacarsi in massa, di eccitarsi vicendevolmente. A migliaia e milioni a gridare: A morte! nei rispetti di qualcuno di cui non sanno nulla assolutament e, se non quel poco che han letto sui rotocalchi, ma di cui non possono assoluta mente verificare la realt; oppure assieme per gridare: Evviva! e sempre per qualc uno di cui in realt nulla sanno dei retroscena e della vera personalit. Chiasso, m asse oceaniche in preda alle suggestioni, idolatranti coloro che verranno gettat i magari nella polvere e linciati poco appresso. Ma esiste un'altra umanit. Quella dei salotti, che si considera per bene, che gen tile ed educata, parla forbito, fa citazioni di Tizio, Caio e Sempronio. Dibatte problemi di alto livello, parla di relativit, ma non sa risolvere un problema di calcolo tensoriale senza cui parlare di relativit vano. Blatera di filosofia ori entale, ma non conosce il sanscrito senza cui impossibile fare della filosofia o rientale. Non staremo qui a dimostrarlo, il lettore se ne accorger da solo. Tali persone parlano di tutto e di tutti con saccente aria di superiorit. Ma non sanno in profondit nulla di nulla, non lingue, non matematica, non logica, non astrono mia, non filologia, n glottologia. Se sanno l'inglese ne vanno fieri, ma nessuno scienziato ha mai apprezzato troppo l'inglese. Provino col sanscrito, l'hittita, il sumero, l'osseta, il tocario o le lingue precolombiane. son proprio questi i linguaggi sottoposti all'attenzione degli uomini di scienza. Allo Yogin capiter anche di sentirsi dire: "Pensi che proprio l'altro mese ho scr itto un articolo sullo Yoga". Lo sente dire da una signora che ostenta i suoi gi oielli, che sa di Yoga quanto, direbbe il Manzoni, due studenti che discutono di entelemachia. Lo Yogin si sentir dire: "Tu fai lo Yoga? e allora mettiti in ques ta posizione, con la gamba dietro la nuca. Si sentir dire: Fai lo Yoga? E come ma i sei nervoso? muovi la gamba, un segno di nervosismo. E ancora: "Fai lo Yoga e a llora perch hai l'influenza?" Nessuno di loro sa che pratica massacrante lo Yoga reale, di Yoga conoscono solo le bidonature ginniche che ci sono in giro, oppure il Raja Yoga delle sedicenti altre scuole, scuole super, dove a suon di musica le signore annoiate vanno a r ilassarsi e al telefono risponde, tra saune e moquettes, una voce mielata con l' erre moscia. Il problema non nuovo. Anzi antichissimo. Cosicch fin dalla pi alta antichit gli Yo gin, schifati, hanno scelto di far parte di una terza umanit. Quella che opta per la solitudine. Raminghi tra le selve o erranti sulle montagne, senza moquettes, ma per casa una caverna, senza sauna, ma bevendo ad un ruscello. N grassi n magri , ma con la capigliatura sciolta in cui a momenti gli uccelli depongono il nido. Cose d'altri tempi totalmente o quasi. Diciamo delle forme e non della sostanza . Lo Yogin non si sottragga ai suoi compiti, ma si crei la sua solitudine, eviti di raccontare che uno Yogin, non faccia mai parte a nessuno delle sue esperienz e se non ad altri che han fatto la sua stessa scelta e anche in tal caso con sag gia prudenza. Su come si purifica il corpo (Shodhana) e su come si deve regolare la dieta si g i detto in Hatha Yoga. Aggiungiamo qui qualcosa sul fumo. Alcuni confondono lo Yo

ga con l'igienismo occidentale e lanciano fulmini contro il fumo. Uno dei rituali pi ant ichi dello Yoga questo: quando il Guru, il maestro, vuole esprimere la sua somma benevolenza verso i discepoli, li fa fumare nella sua pipa. No comment. vero ch e fumare tanto fa male alla salute. Anche mangiare troppa insalata. Sulla droga il discorso leggermente diverso perch intervengono anche qui fattori etnici. Ci che in un posto severamente vietato in un altro considerato del tutto innocuo. Gli islamici si scagliano contro il vino. Milioni di cristiani bevono e non sono alcolizzati. In Oriente molti fumano oppio, hashish, foglie di vite e cos via. Mai nessuno ha per confuso lo stato mentale provocato da questi intrugli con lo Yoga. Quel tale che ha detto in una trasmissione televisiva che lo Yoga c ome lo "spinello", un imbecille che conosce solo lo spinello. Lo Yoga no di certo. Di sicuro non ha passato anni a studiare Panini e Patanjali, n ha affrontato le fatiche del Khecari-Mudra. Terminiamo questo capitolo con un famoso consiglio. L o Yogin non cerchi il dolore, ma nemmeno l'euforia. Al termine dell'ascesa c' la discesa. Cerchi uno stato di vita tranquillo e costante con meno novit possibili. Meno cambia e meglio . Narra una vecchia storia che quando mor un feroce imperato re romano tutti erano allegri, tranne una vecchia, che piangeva. Credendola un'a mmiratrice del tiranno la folla irosa le domand spiegazioni. Quella rispose: "Ho vissuto a lungo e ad ogni morte di tiranno ne seguito sempre uno peggiore, chi s ar il prossimo?" Purtroppo non sempre il prossimo cos amabile. Qualche volte distu rba e non poco. Che fare? Se necessario si alzi la voce o qualcos'altro, ma senz a " metterci il cuore", come si legge nella letteratura yoga: "Lo Yogin finse di arrabbiarsi", ossia non prov internamente alcuna emozione, ma siccome il caso lo richiedeva la bastonata la diede per davvero.

3 Esercizi preliminari Prendete questi esercizi come una ricapitolazione dello Hatha Yoga o una selezio ne di esso ai fini del Raia Yoga, pi qualche avanzamento. Cominciamo dal rilassam ento che implicito ovunque, ma di cui esplicitamente nessun testo di Yoga parla (i testi veri, originali). Rilassarsi non significa dormire, n riposarsi in senso generale. Dal punto di vista fisiologico un distacco psicomuscolare che induce per la simbiosi psiche-soma un analogo distacco psichico, base dell'Ahimsa, alme no al momento della pratica. Tra l'atto di volont psicologico di muovere un arto e il suo movimento reale passa un intervallo di qualche frazione di secondo norm almente impercettibile. Man mano che il rilassamento procede tale intervallo psi comuscolare aumenta di durata e la sua misura la misura del rilassamento raggiun to. Quando l'intervallo raggiunge i due o tre secondi si avverte una certa difficolt a mettere in moto i muscoli. Quando avr raggiunto il minuto si avr la sensazione di abitare nel proprio cadaver e perch per un minuto il corpo non pu eseguire gli ordini della volont, neanche se gli brucia la stuoia o la poltrona su cui si esercita. Molti che vanno in posti dove si fa "rilassare" la gente - rilassamento su cui gli stessi istruttori ne s anno ben poco - cadono senza rendersi conto in questo stato, inavvertiti, e ne t raggono talvolta shock potenti. Qui l'adepto stato avvisato: tutto normale. Si porti l'intervallo psicomuscolare fino a cinque minuti. Metodi per rilassarsi ce ne sono tantissimi. Ricapitolando, in breve, si faccia ad esempio cos: Si visualizzi il proprio corpo divenire sempre pi pesante. Un corpo rilassato in queste condizioni si sente pesantissimo. inutile che negli ospedali dove fanno i l rilassamento per le partorienti facciano compilare il questionario se ci si se ntiti pi leggeri o pi pesanti. Se un vero rilassamento, con intervallo psicomuscol are, ci si sente pesanti e basta. Millenni di esperienza lo attestano senza ques tionari. Qui la visualizzazione anticipa il risultato,- questa volta per le vari azioni psichiche riflesse a livello fisico.

Contemporaneamente si adotti il ritmo respiratorio 1-4-2. La ritenzione dura il quadruplo dell'inspirazione, l'espirazione solo il doppio di essa. Il tempo si m isura in pulsazioni cardiache. L'ideale sarebbe: 20 pulsazioni di inspirazione, 80 di ritenzione, 40 di espirazione. Ci si alleni gradualmente. tanto? Pochissim o in confronto a ci che verr. Questo esercizio non ha una posizione definita. Ovunque lo si pu applicare. Lo si applicher nelle posizioni seguenti, cos come l'Ahimsa implicita nei precetti che le seguono, Satya ecc. ecc. Ma proprio qui sta la difficolt. Perch il corpo che te nde a non pi muoversi, va tenuto in moto nei muscoli respiratori. I vantaggi del rilassamento sono immensi. Una grande fatica pu essere abolita in pochi minuti, ma possono anche intervenire fenomeni imprevedibili oltre quelli p recedentemente detti. Lo Yogin deve essere pronto a tutto. Nessuno pu profetizzar gli nulla. Appreso il rilassamento totale, che se tutto va bene porta via un mese circa di tempo, si passi al seguente esercizio, detto Sukhasana, posizione felice. Si met te il piede destro sotto la gamba sinistra e viceversa. La schiena appoggiata co ntro il muro perch tale posizione instabile. Si applica il rilassamento totale. I l ritmo respiratorio sempre quello suddetto. Le mani staranno sulle cosce all'al tezza necessaria per avere il busto eretto. Il motivo per cui Svatmarama incomin cia con questo esercizio semplice: esso dedicato allo stato di malattia, quando assumere una posizione pi impegnativa diverrebbe troppo faticoso e sconsigliabile . Svatmarama fa conto che lo Yogin sia solo, senza medici, senza ospedali e inferm ieri, senza amici, servi ed aiutanti. Solo come una belva errante che pu far cont o delle sue risorse soltanto. Si ponga attenzione al respiro, fissando la punta del naso. Si avvertir qualcosa che si accumula dietro la fronte. il Vayu, la stessa forza di cui fanno uso gli agopuntori. una forma di energia bipolare, come molte altre, che nella medicina cinese si chiama Yin nella polarit negativa e Yang nella polarit positiva. Nello Y oga Ida e Pingala. Come un magnete qualsiasi il corpo umano polarizzato positiva mente a destra e negativamente a sinistra. Facendo attenzione si osserver che la narice sinistra inala un Vayu freddo e la destra un Vayu caldo. Spingendo un po' pi in l l'attenzione si osserver che la narice sinistra inala un Vayu azzurro e la destra un Vayu rosso. Guarda caso, nelle antiche carte mediche cinesi la parte sinistra del corpo dipinta in azzurro e la destra in rosso e ancora tali sono i colori con cui percepiscono il corpo coloro che vengono posti in ipnosi profonda . All'espirazione la situazione si inverte. Ma il Vayu pu essere scisso dall'aria f isica. Mentre questa esce dalle narici il Vayu pu essere incanalato verso una par te o l'altra del corpo Con un po' di attenzione si riuscir a selezionare il Vayu positivo e negativo anche senza toccare con le mani le narici. Se un organo mala to si incanali verso di esso una soffiata positiva ed una negativa alternativame nte, alcuni aggiungono anche una soffiata mista in terza fase. I Guru dicono che questo esercizio presenta un pericolo: il dolore sparisce molt o prima del male e il praticante non sentendo pi l'allarme tende a trascurare il male in s talvolta superando i limiti di ogni possibile trattamento. Con questa r espirazione alternata si apra qualunque esercizio di Yoga e soprattutto gli eser cizi respiratori descritti in seguito. Veniamo ora ad un esercizio curioso, complementare del precedente. Si tratta di Gomukhasana. Lo Yogin si segga con una gamba accavallata sull'altra, e con il br accio corrispondente alla gamba accavallata posto dietro la schiena, sopra la sp alla, afferrato dalla mano opposta. Avvertirete che questa posizione seleziona, a seconda che venga eseguita con la parte destra o sinistra del corpo, il Vayu n egativo o positivo. E per la corrispondenza che c' tra fenomeni fisici e psichici vi accorgerete che la narice destra o sinistra tenderanno automaticamente a res pirare pi aria. Contrariamente a quanto dicono coloro di cui abbiamo parlato poco fa, lo Yoga ta ntrico, sebbene non consigli l'ascetismo assoluto, consiglia di "risparmiare il seme"

motivi si intuiscono. A tale scopo si usi la posizione Paschimottanasana. Tese l e gambe avanti a s come bastoni si afferrino gli alluci. Si inspiri il Vayu attra verso la colonna vertebrale dal basso verso l'alto. Il Mulabandha, che l'adepto gi dovrebbe conoscere lo aiuter, comunque sar descritto in seguito. Questo esercizi o spinge Kundalini verso l'alto anzich verso il basso, corrispondente yogico della " sublimazione della libido" . per questo che questa posizione detta anche Brahmacharyasana. Sul significato della parola Brahmacharya si gi discusso. Aggi ungiamo allora che questo esercizio d luogo a particolari fenomeni auditivi i qua li, sviluppati, possono portare alla "chiaro-udienza". bene per che lo Yogin non cerchi poteri per se stessi. Di norma un Guru qualificato che stabilisce quali poteri uno adatto a gestire. Gli esercizi che abbiamo descritto fin qui sono qualitativi. Quello che segue qu antitativo. Serve per immagazzinare il Vayu. Il Vayu sotto molti aspetti, come q uello della bipolarit, assomiglia all'elettricit. Le assomiglia anche in questo: t ende a disperdersi verso le punte. Bhadrasana serve per evitare questa dispersio ne. Ci si siede con le piante dei piedi poste le une contro le altre. Le palme d elle mani analogamente poste le une contro le altre oppure stringendo i piedi. S i ricordi che il Vayu entra ed esce solo dalle narici. Se si inspira dalle naric i e si espira dalla bocca la dispersione ridotta al minimo. L'esercizio d forza e qualcuno sostiene che d anche conforto psicologico. Non basta sapere incrociare le gambe per realizzare la posizione del loto, Padma sana. L'essenziale di questa posizione spingere la lingua fortemente contro gli alveoli degli incisivi superiori. Cos facendo si invia il Vayu verso il centro de l corpo. Contemporaneamente lo si inspira dal basso, come insegnato precedenteme nte e i due flussi si incontreranno nel centro del corpo eccitando il calore psi chico del Manipura, il centro psichico neurovegetativo, corrispondente a ci che s ul piano fisico il plesso solare. Dal punto di vista tattile tale centro viene a vvertito come una forma di calore, conosciuto anche dai praticanti del training autogeno. Dal punto di vista visivo avvertito come una palla infuocata ravvolta da un alone color "nube gravida di pioggia". L 'utilit fisica e psicologica di questo esercizio immensa nella vita quotidiana, ma un'utilit ancora maggiore l'avr nello Yoga perch l'esercizio in grado di calmare il corpo quando sar preso dalle convulsioni. Un altro esercizio puntare gli occhi e soprattutto la vista nello spazio tra le sopracciglia, anche qui, volendo, facendosi aiutare dalla pr essione della lingua. In capo ad un certo tempo, poco di solito, compare un puntino luminoso. Sappiamo gi dallo Hatha Yoga che il "terzo occhio" o occhio shivaico o "occhio ciclopico" o come dir si voglia, perch siffatta percezione stata nota a tutti i popoli in tutti i tempi. Sappiamo anche che sul "terzo occhio" - che certi danno come una grandissima realizzazione, mentre invece solo un preliminare - sono state scritte montagne di idiozie: un'operazione chirurgica, che cresce dietro la nuca Si tratta invece del "punto zero" della vista fisica, il punto in cui impossibile vedere qualcosa, ma proprio per questo la sua fissazione prol ungata permetter di svincolare la vista psichica dalla vista fisica. In alcuni casi accaduti a Lourdes si notato che dei ciechi avevano ripreso a vedere prima che i tessuti oculari si fossero ricostruiti. Era la vista psichica dipendente dall'Ajna, il centro del "comando", che agiva in loro. Da questo momento in poi tutti gli esercizi saranno svolti fissando l'Ajna-chakra. La cosa deve essere ritenuta implicita ovunque.

Nonostante Padmasana sia utilissima, la posizione usata in tutti gli eserci zi siddhasana. Prima di arrivarvi bene che si siano appresi i tre Bandha: B andha-Traya. Notiamo che, a differenza di quanto dice Van Lysabeth un esercizio denominato Bandha-Traya non esiste. Il primo Bandha Jalandhara-Bandha. Si pu eseg uire sia a polmoni pieni che vuoti. Si tratta di trattenere in stasi i polmoni f ino a scoppiare, al momento in cui non se ne pu pi si infila la punta del mento ne lla fossetta all'inizio dello sterno. Si constater che l'apnea inspiratoria o esp iratoria che sia viene notevolmente prolungata oltre il limite normale. Contempo raneamente, se si tengono gli occhi fissi sull'Ajna, comparir in quella zona una luce celestina sotto la quale si vedr una sfera arancione. il Vishuddha-chakra ch e presiede le funzioni del linguaggio, dell'espressione in genere, dell'udito, i n breve le funzioni di relazione con l'esterno. Il secondo Bandha Uddiyana. Si tratta di comprimere l'ombelico verso la colonna vertebrale. Se viene fissato contemporaneamente l'Ajna, comparir il Manipura-chak ra come descritto. Il terzo Bandha Mulabandha. Si tratta di stringere il perineo con tanta forza qu anta possibile come se si volessero spingere verso l'alto le viscere. Circondato da una luce violetta comparir il Muladhara-chakra come una luce gialla. Sempre c he naturalmente venga rispettata la condizione di fissare contemporaneamente l'A jna. Si consiglia di gettare il Vayu alternativamente positivo e negativo su questi t re chakra (centri) ritenuti fondamentali per la funzione che esercitano sul corp o fisico. Gli esercizi debbono durare circa due ore e mezzo l'uno. La posizione pi adatta per rendere efficiente questo esercizio la posizione Simhasana. Veniamo, dunque, alla Siddhasana, posizione in cui tutti i rimanenti esercizi, s alvo controindicazioni, dovranno essere svolti. qui implicito che si debba fissa re l'Ajna. I primi esercizi da fare sono gli esercizi di identificazione. L'io t ende a localizzarsi nell'occhio destro. Se vi fate fissare negli occhi da una persona e lo guardate nell'occhio sinistro non vi sentirete a vostra volta scrutati. Se invece fissate l'occhio destro vi sentirete guardati di rimando. Segno che nell'occhio destro che avvertite la sua presenza viva. Con uno sforzo di volont potrete immaginare la coscienza che avete di voi stessi, l'io, spostata in qualunque parte del corpo. Un metodo quello, dato che l'io fe rmo, di immaginare che sia il corpo a spostarsi. Se l'io viene identificato nell 'Ajna e ivi mantenuto per un po' di tempo una serie di immagini, le pi impreviste , si proietteranno nel campo visivo dell'allievo. Questo esercizio serve di base alla psicometria, ma vale lo stesso discorso fatto innanzi. Con un ulteriore sf orzo di volont si potranno creare immagini mentali vivide come quelle viste in un film. Questo esercizio unito alla respirazione alternata viene usato per favori re l'accadere di un avvenimento, dando quasi l'impressione che lo Yogin muova fo rze esterne a lui. In realt niente fuori di lui si muove. Il "caso" meno casuale di quanto si pensi. La potenza dell'esercizio viene ovviamente a cozzare contro due fattori: 1) La f orza dello Yogin. 2) La difficolt oggettiva dell'avvenimento rappresentato. L'ese rcizio acquista pi forza se ci si riesce ad identificare nell'immagine creata. Su ll'identificazione si ritorner. Ma l'identificazione era gi implicita anche prima. perci che se qualcuno adopera e sercizi di questo genere per soddisfare dei vizi ne rester la vittima ossessionat a. Se li user per far del male a qualcuno, in virt dell'identificazione stessa, co nstater la ritorsione su di lui della sua rappresentazione, cosa che del resto ac cade comunque, sebbene pi lentamente, anche nella vita ordinaria. La posizione Siddhasana si realizza fisicamente sedendosi sul tallone sinistro e ponendo la gamba destra sulla gamba sinistra. Le mani, palme verso l'alto, sono poste l'una sull'altra ed entrambe sul tallone destro. Al posto di sedersi sul tallone sinistro si pu porre la gamba sinistra sotto la destra. La prima parte terminata. dedicata al corpo fisico. Qualcuno obietter che la perc ezione del Vayu esorbita dal piano fisico. Oggi s. Ma non una volta. Lo dimostria mo subito. Se in tutte le lingue indoeuropee - e su questo concetto di "indoeuro peo" si ritorner - noi analizziamo l'etimologia della parola psiche, troviamo all

a base il concetto di soffio. In greco psych viene dal verbo psycho, soffio. In latino spiritus viene da spiro. Animus collegato al greco anems, il vento. Il sanscrito atman etimologicamente l egato al tedesco atmen, respirare. Gli antichi sapevano. Supponiamo che lo Yogin abbia portato a termine gli esercizi concernenti questa prima parte. Star egli meglio o peggio del non Yogin? E chi lo sa? Forse peggio. ben lontano da quella Mukti, liberazione dalla causalit, che sta alla fine del se ntiero; ma gi non pi nella comune condizione umana. nella terra di nessuno e si ac cinge ad inoltrarvisi sempre di pi. Una cosa positiva per c' stata: la scelta. Sicu ramente un atto che va contro corrente e contro ogni corrente. stata la sua prim a libert. LA VITA 4 Fisiologia del "corpo sottile" Nel trattare questo argomento bisogna sempre combattere contro ogni sorta di pre giudizi, non tanto da parte degli scienziati, che hanno l'intelligenza per compr endere di che si tratta (ne han trattato Huxley, Lakhowsky, Pagenstecher, Baradu c, Kyrlian e molti altri), ma piuttosto da parte dell'opinione comune e della cu ltura dei mass-media, la cui preparazione filologica, matematica, ontologica, pa ri al tenore culturale delle trasmissioni televisive. Soprattutto bisogna combattere contro i pregiudizi messi in giro da certi teosof i ed "occultisti, come vedremo tra poco, la cui informazione scientifica non cert o pari alla caotica fantasia. Le "mesdames astrologhe ingrossan le file e le rinf orzano. Giustamente stato detto che l'occidentale, fermamente razionale negli ar gomenti di ordine fisico, diventa completamente irrazionale in quelli di ordine psichico e lascia appunto al regno dell'occulto quanto sfugge al mondo dei pesi e delle misure. Pare per che l'orientale si comporti nel modo opposto. difficile trova re persone come Arthur Avalon che avevano i piedi in due scarpe, razionali qui e l. Vero che siffatti "occultisti" potrebbero trovare nozioni estremamente precise leggendo Avalon, ma il suo linguaggio ermetico, ad ogni passo chiede in pratica la somma delle conoscenze occidentali ed orientali. Studiare fatica. Gli "occultisti" lo sanno. Ed ecco appunto la posizione di semisuperstizione che alimenta lo scetticismo (p er lo pi finto, magari dietro le quinte vanno a farsi fare le carte) dell'opinion e dei massmedia. Sempre che abbia un significato parlare di occulto, vorrei sape re come si pu discuterne in un campo dove, se non fosse per la scuola, si vendere bbero molti pi libri di occultismo che di qualunque altro argomento. Veramente oc culte lo sono certe scuole di Yoga da cui non trapela assolutamente nulla. Torniamo a noi. La descrizione del corpo " sottile" che qui seguir necessariament e monca, tuttavia la pi completa che in Italia sia mai stata fatta. Procediamo, a costo di ripeterci un po', dal generale al particolare. Queste cognizioni serviranno all'adepto per capire eventuali fenomeni imprevisti ed anche come introduzione alla medicina yogica, che la base storica di tutte l e medicine orientali, agopuntura compresa. Non daremo nessuna bibliografia per s timolare i ricercatori a cercare da s i testi arcaici, in cui questi argomenti so no esposti con rara chiarezza e sintesi, ed anche in poesia, cosa che gli scienz iati moderni non san pi fare. Gli antichi pensavano invece che tanto pi alto fosse l'argomento trattato, tanto pi elevato dovesse essere lo stile dell'esposizione. Cos non era un singolo, ma un'equipe anonima, simboleggiata da un solo nome per tutti, a compilare i trattati e spesso l'opera richiedeva secoli di paziente lav oro, tramandando il testo di generazione in generazione affinch fosse limato in t utte le sue sfumature. Il corpo sottile , dunque, l'immagine subcosciente che ogni essere vivente ha di s. Come tale la sua dimensione mentale lo stato di sogno. Il fatto per che sia ess enzialmente immagine mentale non significa che non abbia anche una consistenza f isica reale, perch le immagini mentali sono in grado di muovere delle forze che a

loro volta agiscono sulla materia. cos che per uno spavento possono venire i cap elli bianchi. L'insieme di queste forze costituisce il corpo sottile nella sua g lobalit. precisamente su questo che fa leva l'agopuntura come la medicina ayurved ica, e la camera Kyrlian pu fotografare, per cos dire, i territori di confine del corpo sottile e dell'ambiente che lo ospita assieme agli altri corpi sottili. Qu ando subentra la morte il corpo sottile si stacca dal corpo fisico e il distacco , non solo fotografabile mediante una camera a nebbia, ma anche pesabile e, come pi volte abbiamo detto, nell'uomo tale peso compreso tra i 16 e i 21 grammi: il calo di peso che si verifica istantaneamente al momento della morte. Il corpo sottile avr poi una disgregazione analoga a quella del corpo fisico nel suo ambiente. Essendo i suoi costituenti forze psichicamente impregnate, manteng ono una vitalit cibernetica che pu dare l'impressione di trovarsi di fronte a dei veri e propri esseri viventi in certi rituali noti in tutte le culture primitive . Corrispondentemente a ci che nel corpo fisico la struttura solida, nel corpo sott ile esiste la tensione superficiale: Rayi. Uno studioso di Zurigo ha constatato che estraendo del siero da una pianta e diluendolo in sali da cristallizzare suc cessivamente, la cristallizzazione mutava forma e regolarit a seconda dello stato di salute generale della pianta. Questo principio organizzativo appunto Rayi. Corrispondente allo stato fluido della materia, nel corpo sottile Kapha, la forz a d'osmosi e d'assimilazione. da Kapha che dipendono le allergie e i rigetti org anici, dove a parit di formula chimica, un corpo vivente distingue ci che suo da c i che non lo . Corrispondente allo stato radiante del corpo (energia termica, raggi alpha, beta , gamma, ecc.) nel corpo sottile Pitta. Ne abbiamo gi fatta conoscenza tramite lo strano calore che si avverte nella zona del plesso solare quando vi si concentra l'a ttenzione. Corrispondente all'energia biocinetica, differente dall'energia cinetica perch so ttoposta all'azione della volont sia conscia che inconscia, nel corpo sottile Vata. ci che anima la fisiologia, per cui un'attenzione particolare sar dedicata a Vata che si suddivide nei vari Vayu del corpo, coi quali abbiamo gi avuto un contatto preliminare. Infine, senza corrispondenza, nel corpo sottile c' Ojas, la potenza psichica, ci che permette al serpente di affascinare la preda. Veniamo dunque al Vayu che, come s' detto, richiede uno studio di particolare importanza. Non solo una forza, come l'elettricit, bipolare, ma segue anche percorsi ben definiti: le nadi, ossia i peridromi e gli allodromi dell'agopuntura. Dove le na di si incontrano e si ridistribuiscono, formano dei plessi, detti chakra, i sintopi dell'agopuntura. Le due principali nadi sono Ida e Pingala. La prima inala Vayu negativo ed esala Vayu positivo, l'altra fa il lavoro inverso. Queste due nadi si congiungono ris pettivamente con la narice sinistra e con la narice destra, discendono lungo il parasimpatico sinistro e destro fino a congiungersi nel chakra pi basso del corpo: il Muladhara-chakra, chakra radice, cos detto perch ivi la sede di Kundalini e attraverso di esso l'individuo entra in simbiosi con la specie. La sua corrispondenza alla base della colonna vertebrale. Secondo quanto si legge nelle opere di alcuni teosofi, esistono due chakra pi bassi, il cui risveglio sarebbe la peggiore disgrazia". Se ci fosse vero, per la corrispondenza tra organi fisici e sottili, l'uomo dovrebbe avere la coda, perch la corrispondenza del Muladhara-chakra il plesso solare. Dal Muladhara in su parte una terza nadi, la cui funzione normale quella di collegare tra loro i chakra maggiori.

Diamo qui una tavola riassuntiva dei chakra. Sede del dosha vayu principale funzioni passive ed attive Ajna (ojas) (udana) (coordinazi one) Vishuddha (ojas) (udana) (udito e li nguaggio) anahata vata prana tatto e sistema musc olare Manipura pitta samana vista e sistema neurovegetativo svadhisthana kapha apana gusto e tubo digerente muladhara rayi vyana olfatto e sesso La sushumma raccorda questi chakra tra loro e segue il percorso centrale della colonna vertebrale. Anche qui nelle opere di alcuni te osofi si legge di un centro splenico, corrispondente alla milza: se tale centro esistesse l'uomo avrebbe la colonna vertebrale fatta a zigzag. Santi teosofi! E sante le mesdames astrologhe che regolarmente ne trascrivono le incongruenze per ch a studiare testi seri si fa fatica. Non parliamo poi dei cosiddetti "petali" d ei chakra su cui sarebbero scritte le lettere dell'alfabeto sanscrito. Queste non sono mai esistite. Sono solo supporti tecnici per la meditazione. Un teosofo dice poi che il Sahasrarachakra che si trova sopra il capo, viene detto cos: chakra dei mille petali, perch si vuol dare l'impressione che sono tanti, ma lui che li ha contati di persona dice che sono 960 esatti! Nel simbolismo dei "p etali" quelli del Sahasrara, che non affatto uno chakra, voglion significare il riflesso cerebrale delle varie parti e funzioni distribuite nel corpo e quindi i "petali" sono 52, tanti come le lettere sanscrite di cui si fa uso nella medita zione. E chi ha fatto caso avr notato che essi riproducono in ordine alfabetico l e varie lettere dalla prima all'ultima, dall'alto al basso. Ida e Pingala talvolta vengono descritte come parallele alla Sushumna, talaltra come attorcigliantisi attorno ad essa e riproducendo cos l'universale simbolo del la medicina il caduceo ermetico. Tra le due descrizioni non c' contraddizione per ch dipende da dove si sposta l'io durante la percezione extrasensoriale. Veniamo dunque ora alla descrizione dei sei chakra. Si parte per tradizione dal pi basso. Il Muladhara-chakra. Rifacciamo in breve un discorso naturalistico gi fa tto in altre opere. Dal punto di vista fisico siamo essenzialmente formati da due tipi di cellule: a) Le cellule seminali, che si moltiplicano restando affini a se stesse, salvo l a differenziazione maschile e femminile che ricompongono la cellula seminale pri mitiva quando il maschio e la femmina si incontrano. b) Le cellule specializzate, che a differenza della cellula seminale non sono in grado di riprodurre per intero un organismo, ma tuttalpi si moltiplicano come ce llule specializzate. L'esempio classico il geranio. La talea pu essere tagliata e trapiantata in qualu nque luogo facendovi nascere un geranio intero. Le foglie non hanno questa propr iet, esse vengono emesse dalla cellula seminale, la talea, l'unica che si moltipl ica e le servono per procurare quel tanto di ossigeno, luce, ecc. che da s la tal ea non sarebbe pi in grado di procurarsi. Quando nacque la vita sulla terra esistevano solo specie primitive (amebe, ecc.) rimaste tuttora. Cellule che si segmentavano di continuo, rimanendo identiche a loro stesse. Poi, quando le condizioni di vita ottimali si persero, siffatte sp ecie emisero, per specializzazione cellulare, tessuti complementari adatti a far sopravvivere la cellula primitiva. Il geranio un esempio. Col trascorrere dei m illenni questi organi complementari e sostitutivi divennero sempre pi complessi: l'evoluzione, fino a raggiungere, almeno su questo pianeta, il massimo della com plessit con l'uomo. Quel medico che per giustificare i trapianti di cervello ha d etto: "I nostri corpi sono fatti per trasportare il cervello", mancava delle pi e

lementari nozioni di biologia teoretica. I nostri corpi, cervello compreso, sono fatti per trasportare la cellula seminale, l'unica che si perpetua dalle epoche della vita ancestrale fino ai nostri giorni, producendo di volta in volta appar ati sempre pi complessi per adattarsi alle condizioni ambientali. Ed ogni volta c he genera i nostri corpi, riproduce nello sviluppo fetale tutti i passaggi della specie, come Hackel ha mostrato gi da tanti anni. Ma a questo punto sorge il pro blema dell'individualit. Una cellula primitiva si segmenta in due. Non sono padre e madre che danno alla luce un nuovo individuo. L'individuo sempre lo stesso, h a solo moltiplicato le cellule del suo corpo. Vi sono organismi cellulari che po ssono vivere come corpi uniti o disseminati. Alcune meduse possono essere taglia te in tanti pezzi da cui sorgeranno altrettante meduse complete e viceversa pi me duse possono per compressione unirsi assieme e formare una medusa pi grande. Sono specie primitive che non conoscono la riproduzione, ma solo la moltiplicazione. Non cos per l'uomo, n per gli animali superiori di cui l'uomo fa parte. Essendo tu tti gli individui umani la segmentazione di un'unica cellula ancestrale, dovrebb ero essere lo stesso individuo e lo stesso "io". Invece no. Le mie sensazioni so no mie e non sono le tue. Un piede pestato a me, non fa male a te. Come si risol ve il problema? Mediante una legge fondamentale della natura: la simbiosi L'esempio classico il lichene. Formato da un'alga e da un muschio, l'alga ricava l'umidit per il muschi o e il muschio l'ossigeno per l'alga, essi vivono tanto strettamente uniti da se mbrare un unico organismo. La stessa cosa accade all'uomo e agli animali superio ri. Il soggetto cellulare ha una sua individualit che si esprime con gli istinti di specie. I singoli "io" entrano alla nascita in simbiosi col soggetto cellular e, ne escono alla morte. Qui si potrebbero citare per l'ennesima volta gli esper imenti psicobiofisici di Rodriguez ed altri. Spezzando un uovo di una covata in presenza delle altre uova, sin dal primo giorno dopo l'uscita dalla madre, le al tre uova reagiscono emettendo segnali identici a quelli che nell'individuo adult o corrispondono alla paura. Segno questo che la psiche non "prodotta" dal cervel lo, ch il cervello ancora non formato, ma che sta per sorgerne uno adatto ad espr imere le esigenze della psiche. Gli esempi si potrebbero ben moltiplicare. Lo ps ichismo fetale precerebrale ormai un dato acquisito anche nella scienza comune. Fermiamoci perci a considerare alcune cose. Innanzitutto, si pu constatare come tu tto ci avvenga a proposito di entit che non sono in grado di vivere direttamente t rasformando i minerali in tessuti viventi, ma che hanno bisogno di appoggiarsi a d un essere pi primitivo che svolga tutto questo per loro. Cos anche dal punto di vista alimentare noi non siamo in grado di vivere assimilando roccioni e pietre, ma abbiamo bisogno di ingerire tessuti viventi. In secondo luogo c' una continua lotta di interessi tra le esigenze dell'individuo cellulare e i singoli individ ui in simbiosi con esso. I leming, roditori dei paesi nordici, quando il loro nu mero aumenta tanto da turbare l'equilibrio naturale, vanno a milioni a suicidars i nelle acque del mare, distruggendo tutto al loro passaggio. La piovra cura mir iadi di uova rifiutandosi di andare a cercare il cibo per il suo sostentamento. Se questo le viene artificialmente offerto dallo sperimentatore, si vede vivere il dramma tra l'interesse dell'individuo singolo e quello dell'individuo cellula re il cui ordine categorico : non fare altro che curare le uova. Ma di norma l'in dividuo cellulare che ha il sopravvento. La piovra rifiuta il cibo e nel momento stesso in cui muore le uova si dischiudono. Anche qui si potrebbero moltiplicar e gli esempi: ovunque si constata la legge terribile della natura. L'individuo g razie alla simbiosi scambia per suoi gli interessi dell'individuo cellulare e si comporta di conseguenza. Soprattutto l'istinto di conservazione e l'istinto di riproduzione o sessuale so no quelli che fanno il gioco dell'individuo cellulare, ma le singole individuali t li sentono come propri e si comportano di conseguenza. Bisogna proprio essere d el tutto digiuni delle pi elementari basi del tantrismo per confonderlo con una d ottrina filosessuale. La verit che l'individuo cellulare ci presta i suoi tessuti e noi prestiamo a lui i nostri servizi. Non il problema di combattere l'istinto

, ma di trovare un modo per salvare il tutto ed accontentare le esigenze di entr ambi: dell'individuo cellulare, che ha bisogno della nostra attivit sessuale, e l e nostre dato che possiamo fare uso dell'energia messa a disposizione dall'individuo cellulare per accelerare quel processo di evoluzione che iniziato, probabilmente in modo casuale, dalla natura stessa. La storia uma na pu essere vista sotto un nuovo profilo. la storia del patteggiamento, con alte rne vittorie, tra le due esigenze. Si sono seguiti nell'umanit periodi sessuofobi e sessuofili. Certi governi pare abbiamo avuto in mente solo gli interessi dell 'individuo cellulare, il miglioramento della stirpe, ramo della specie. Altri se mbrano non aver badato ad altro che all'interesse dei singoli individui, raggrup pati in comunit. Tornando ai nostri chakra. Il Muladhara il chakra radice perch Kundalini, che la corrispondente sottile dell'individuo cellulare, si trova in questo chakra In es so lavora fondamentalmente il Vayu Vyana, che presiede alla forza costruttiva Ra yi di cui abbiamo parlato. Ma vi lavora anche il Vayu, la cui sede propria quell a del chakra Svadhisthana: l'Apana, il cui compito di presiedere a tutte le elim inazioni, espellere dall'organismo ci che gli superfluo Questo Vayu interviene ne l Muladhara durante l'atto sessuale maschile e presiede all'espulsione degli spe rmatozoi elementi dell'individuo cellulare estranei al corpo sottile che la mani festazione dell'individualit isolata. Contemporaneamente nella donna lavora il Va yu Prana che presiede a tutte le assimilazioni. Il Muladhara-chakra il chakra-isola-della-specie nell'individuo, perch presiede a gli istinti di riproduzione. Ha dei duplicati nella donna in corrispondenza dell e mammelle Nell'uomo non si sviluppano a meno che si manifestino condizioni pato logiche, come la rosolia, che ne eccitino la nascita. In corrispondenza di questa funzione attiva, c' quella passiva del senso dell'olfatto. In tutta la natura animata il sesso avvertito tr amite l'olfatto. Si tratta di una percezione particolare che non da confondere c on l'odore della pelle, del tutto indifferenziato. L'uomo ha perduto questa sens ibilit, come molte altre, e l'arte l'ha sostituita mediante l'uso dei profumi che pi o meno agiscono tutti inibendo o esaltando l'attivit del Muladhara: l'incenso al massimo grado! Ora, siccome lo scopo dello Yoga, come di tutte le correnti in iziatiche che si riflettono nelle religioni, la sublimazione, conscia o inconsci a, di Kundalini, ecco comprendiamo perch si fa largo uso di incenso nello Yoga e in quasi tutti i rituali e cerimoniali dei popoli. Procedendo dal basso verso l'alto, dall'osso sacro, in cui si trova il Muladhara - il termine derivato dal latino sacrum perch gli antichi sapevano che l, nel cor po sottile, si trova la potenza centrale del corpo, e anche nelle scritture ebra iche si legge che nella stessa zona c' il Luz, la parte immortale dell'uomo, che presiede alla "resurrezione" - si giunge al Svadhisthana-chakra. Il suo colore dominante verde-azzurro, ma in realt manda vari riflessi sicch pi appropriato parlare di color "madreperla". Ad e sso fisicamente corrispondono gli organi genitali e l'apparato escretorio del tu bo digerente. La prima parte della digestione avviene sotto il dominio del Manip ura, il chakra superiore, e la seconda sotto il dominio dello svadhisthana. Esso regola mediante l'Apana, che il suo Vayu dominante, tutto ci che deve essere esp ulso dall'organismo. In natura presiede anche al senso del gusto. Gli animali e gli uomini selvaggi trovano "buono" ci che fa bene e " cattivo" ci che fa male. Ac canto alle esigenze fisiche di un individuo vi sono per anche le esigenze sottili ed perci che ciascuno nasce con un suo proprio gusto alimentare, che si modifica nel corso della vita, serbando per alcune costanti che nessuna ereditariet potreb be spiegare. Un cattivo funzionamento dello Svadhisthana produce le allergie. In fondo alla gola, sempre riferiti al corpo sottile, c' un duplicato dello Svadhis thana: il Bodhaka-chakra Tutto ci che avviene nel Bodhaka si riflette nello Svadh isthana e viceversa. Siccome pi facilmente raggiungibile il Bodhaka alla radice d ella lingua, gli Yogin hanno creato esercizi di purificazione, respirazioni e va ri movimenti della lingua o altro sul Bodhaka-chakra per raggiungere il suo geme llo situato alla radice degli organi genitali. Uno degli effetti pi consueti di q uesto chakra l'immediato effetto di rigetto provocato dal comprimere la base del

la lingua con le dita. Come sappiamo il rigetto un atto di repulsione, provocato di norma da reazioni organiche a cibi guasti, ma pu anche avere cause extraorgan iche, puramente psichiche, come la nausea che nasce di fronte a scene disgustose : questo implica appunto un primario agente psichico che influisce sul soma. Si analizzi poi la parola disgustoso! Si sar anche notato che ognuno dei chakra posto un po' sotto il centro nervoso su l quale influisce. Da qui l'antico termine alchemico di "fornelli", che evidente mente non avevano nulla a che vedere con quelli dei laboratori chimici, anche se l'ignoranza medioevale ha compiuto questo errore, sfociando, meno male, nella c himica moderna. Il centro nervoso per eccellenza del corpo il Manipura-chakra che si trova a liv ello dell'ombelico. In realt si tratta di un chakra triplice, formato da tre mino ri: il Candra-chakra verso la milza, il Surya-chakra verso il fegato e il Nabhichakra in corrispondenza dell'ombelico. Come gi si detto questo chakra viene avve rtito come un forte calore che via via si espande per il corpo. I Cinesi in agop untura lo chiamano il triplice focolare. Esso presiede alle trasformazioni del c orpo, mediante il Vayu Samana che vi agisce. Questo chakra veramente importante, perch per tutto il periodo fetale, attraverso una nadi speciale che si chiama Damini, Kundalini penetra dal corpo della madre al corpo dell'embrione e si colloca nel Manipura. Questo contemporaneamente all a nutrizione del feto per mezzo del cordone ombelicale. Con la nascita dell'indi viduo nuovo, con il taglio del cordone ombelicale sul piano fisico, avviene l'is olamento del corpo sottile sul suo proprio piano. Kundalini in pochi secondi si fissa nel Muladhara. Contemporaneamente, sul piano fisico avviene il mutamento d i respirazione, pi tardi l'espulsione del meconio, l'attivazione di Kapha, nello Svadhisthana, e da quel momento il nuovo individuo rifiuter anche gli stessi tess uti della madre. La nadi Damini pu essere attivata dallo Yoga, sia consciamente, sia casualmente. Allora si sveglia la facolt dell'autoscopia, la visione degli or gani fisici interni. E questa nozione sar utile allo Yogin perch pu sempre accadere che, magari per errore, la concentrazione sul Manipura porti al risveglio del N abhi-chakra (Nabhi = ombelico) e della nadi sopita che ivi risiede. Lo Yogin non si trovi sprovvisto. Gli organi appariranno di un colore particolare che lascia mo scoprire da voi. Una volta scoperto questo colore potrete facilmente smascher are coloro che si gabellano Yogin e non lo sono. Il senso del Manipura la vista. Corrispondentemente al plesso cardiaco c' il chakra Anahata. Esso corrisponde al sistema muscolare e al senso tattile. Le due cose sono talmente affini che non c ' bisogno di dare su questo punto ulteriori spiegazioni. Il Vayu che vi lavora pr evalentemente il Prana. Il Prana il Vayu che viene dall'esterno e perci talvolta il termine di Prana viene adoperato come sinonimo di Vayu in generale, perch cos i l Vayu anche fuori dal corpo. Il termine di Anahata, vuol dire senza percussione . L'Anahata il chakra in cui concentrando l'udito si ascoltano i famosi suoni interni che non nascono dall'urto di due oggetti. Qui necessita qualche parola d i spiegazione. Vi sono m natura due tipi di suoni. Quelli nati dalla percussione di due ogget ti: Dhvani, che non hanno significato in s, i suoni, come quelli uditi internamen te, che hanno un significato in s: Shabda. Ogni oggetto, se ascoltato con i dovut i mezzi della concentrazione yogica, emette un suo particolare suono. il " nome naturale" dell'oggetto. L'imitazione fatta c oi fonemi di una lingua di questi suoni mantra. Il linguaggio in s Shabda e non Dhvani, ma deve fare uso dello Dhvani, ossia dell'urto dell'aria contro gli organi fonetici per manifestarsi. Non bisogna confondere il mantra con lo Dhvani che lo manifesta, come non va confuso un dio con la statua che lo rappresenta. Siccome, per quanto completa sia una lingua, non posseder mai l'immensa gamma fon etica della natura (si ricordi l'armonia delle "sfere celesti" cui alludevano, oggi non pi

capiti, gli antichi filosofi), ne consegue che per comporre un mantra si debbano talvolta mettere assieme un gran numero di fonemi, che possono essere del tutto apparentemente privi di significa to, come OM MANI PADME HUM; oppure cercare anche di adattargli un senso in qualche lingua, come i mantra vedici. Naturalmente, il significato apparente nulla ha a che vedere col significato rea le del mantra se non quello tuttalpi di indirizzare la mente. Comunque un "nome naturale" ha due caratteristiche: 1) Ascoltando un oggetto coi dovuti mezzi della percezione yogica lo Si pu percep ire. 2) Pronunziandolo, senza l'urto di due oggetti, ossia evocandone il suono, cos co me con la visualizzazione si evocano le immagini, si produce l'oggetto di cui il nome. Sui mantra, che nello yoga hanno un'importanza enorme, torneremo nell'ultimo cap itolo. Per ora segnaliamo soltanto che il luogo scelto per la ripetizione di un mantra l'anahata - ripetizione nel senso su indicato (japa). I mantra dei chakra sono i seguenti: Muladhara: LAM Svadhisthana: VAM Manipura: YAM Vishuddha: HAM Ajna: OM. OM il mantra supremo, il mantra di Ishvara tutti gli altri mantra vengono compos ti. Ishvara viene detto Bindu, il punto, e il suo simbolo un punto che si pone s ulle lettere sanscrite per indicare la risonanza nasale, la quale viene indicata di per s col mantra OM. Viene detto Bindu perch la coscienza ishvarica simile a q uello stato mentale embrionale anteriore al differenziarsi degli organi percetti vi in cui suoni-colori-forme-odori-sapori appaiono come unit. La differenza che m entre l'embrione non ha conoscenza di questo stato mentale, lo Yogin cerca di ot tenerla concentrandosi sul mantra OM. Il mantra, in quanto riproduzione del "nome naturale", provoca il fenomeno che d esigna. Il caso pi tipico il fonema H che provoca l'espirazione (il suo opposto i l fonema S che mette la gola nella stessa posizione dell'inspirazione e provoca l'entrata in azione del Prana nel corpo sottile). Esso perci anche il mantra fond amentale del Vishuddha, che il chakra del linguaggio, il quale avviene espirando. La parola Hatha che nel linguaggio corrente significa violenza, rapina, omicidio viene mantricamente scomposta in HA e il suo opposto THA, il sole e la luna, Ap ana e Prana. Queste nozioni serviranno all'adepto per capire il Pranayama Sagharba, accompagn ato ossia dal Japa (ripetizione evocata) del mantra. Veniamo dunque al Vishuddha-chakra. Lo abbiamo gi implicitamente trattato e poco manca a completarlo Il Vishuddha presiede alla funzione dell'espressione Esso di rige perci non soltanto il linguaggio fisico, ma anche la mimica facciale, l'urla re e tutto quanto forma "l'espressione . Il linguaggio verbale naturalmente la p rincipale forma di espressione, alla quale corrisponde la principale funzione pa ssiva di questo chakra: l'udito. Quando non funziona bene si possono avere i cas i di sordit psichica ovvero di allucinazione sonora, in cui il soggetto sente voc i e rumori che non esistono. Il Vayu che esso adopera l'Udana. Tutti i disturbi psicologici sono accompagnati da perturbazioni dell'Udana e la perturbazione di questo Vayu a sua volta pu favorire le malattie mentali. L'ultimo chakra, l'Ajna, che gi conosciamo, la sede del Manas, quell'apparato psi cologico che dirige l'attenzione. Leggo il giornale e non sento il rumore dei tr

am che passano per la strada, ma poi mi scotto su una stufa e non faccio pi caso al giornale. Ci che trasforma in percezioni vere e proprie le sensazioni che cost antemente giungono all'entit pensante il Manas che si esprime attraverso l'Ajna, il quale fa da coordinatore tra i differenti chakra ed per questo che bi sogna passare attraverso di lui affinch la percezione possa raggiungere tutti gli altri. In realt l'Ajna, come il Manipura, un chakra composito e il nome di Mana-chakra s i riferisce alla componente che ha la suddetta funzione. Un'altra componente il Soma-chakra. Il termine Soma vedico. Esso indicava una "bevanda" che rendeva "ve ggenti". Il popolino la identificava con l'Asclepia acida. Ma i dotti non cercav ano il soma terrestre bens il "soma celeste". Un nome pi usato Amrta, il "nettare" il contrario di Kundalini. La forza orgonica segue le vie nervose, questo confe rmato da esperimenti moderni: una lucertola a cui stata tagliata la coda la ripr odurr se i nervi non saranno stati lesi. La volont direttiva segue le vie nervose dall'alto al basso (Kundalini dal basso all'alto). La potenza che scende dall'al to detta Amrta, perch percepita in forma di sapore. Siccome a livello del plesso solare la volont cosciente cessa di avere padronanza sugli organi, si dice che il "fuoco del Manipura brucia il nettare che scende dalla Luna" e uno dei compiti dello Yoga ristabilire questo contatto. L'Ajna propriamente detto, che il punto che si manifesta tra le sopracciglia (me ntre Manas e Soma-chakra sono sopra di esso), ha il compito di allacciare l'enti t pensante, l'io, al corpo sottile che, contemporaneamente all'embrione, si sta s viluppando. Esso non ha controparti fisiche eccettuato uno strano organo, dalle funzioni ancora ignote, la ghiandola pineale, che ha la forma di un occhio embri onale. L'Ajna e il suo complesso non ha un Vayu particolare, ma viene nutrito dall'Udan a inviatogli dal Vishuddha. Il Sahasrara un chakra in via di sviluppo, non ancora funzionante presso la nost ra specie. compito dello Yoga porlo in attivit, in attesa che lo faccia per tutti l'evoluzione lungo l'arco dei millenni che essa richiede. Oltre ai Vayu maggiori che abbiamo qui descritto ve ne sono diversi minori. Essi sono accompagnati da sostanze pi dense e quindi pi facilmente percettibili dai se nsi e pi corpose nella loro azione sulla materia. I testi ne nominano di solito c inque connesse con le funzioni riflesse: Naga con il singhiozzo, Kurma con lo sb attimento della palpebre, Krkara con lo starnuto e la tosse, Devadatta con la so nnolenza, Dhanamjaya con le esalazioni dei cadaveri. Di una certa importanza, tr a questi Vayu che sono tutte trasformazioni dell'Apana, sono Naga e Dhanamjaya. Naga si manifesta come energia estrinsecata fuori dall'organismo ed ci che permet te in certe esperienze la fotografia dei sogni. Dhanamjaya ha un effetto pi diret to sulla materia fisica ed l'agente dei fenomeni parapsichici di toribismo. per questo che talune scuole di Yoga consigliano la pratica dei mantra a cavalcioni di un cadavere. Per lo stesso motivo alcuni cerimoniali arcaici prevedevano il s acrificio di alcuni animali, onde avvalersi dell'energia sottile liberata al fin e di agire sulla materia. Tutti questi Vayu minori sono detti globalmente Naga e allora il nome particolare vale per tutti, cos come Prana vale per indicare tutt i i Vayu in generale. Oltre ai Vayu minori, vi sono anche delle nadi minori. Esse sono distribuite a c oppie. Si tenga conto perci che nel corpo sottile la parte sinistra inferente e l a parte destra efferente. Hastijihva e Gandari congiungono l'Ajna ai due occhi. Sono responsabili dell'emi ssione e della ricezione delle immagini mentali dirette, una sorta di telepatia, ben nota tra gli Yogin. Pura e Yasashvini hanno la medesima funzione, rispetto all'udito. Esse partono sempre dall'Ajna e giungono alle due orecchie. tramite l oro che certi Yogin riescono a comunicare i loro ordini agli animali, e sempre tramite loro che si spiegano certi pretesi miracoli di stregoni e sciamani che s olitamente non hanno precisa idea delle forze che muovono. La nadi Alambusha ha una funzione del tutto particolare. Essa conferisce un pote re ipnotico o fascinatorio alle parole. Sovente capita di notare quanta sciattez za ci sia nei discorsi di certi personaggi ascoltati da milioni di persone incan

tate a bocca aperta. La fascinazione una realt, come dimostra il serpente con la sua preda, e non si manifesta solo attraverso la vista, ma anche attraverso l'ud ito. tramite il Vayu Alambusha che i mantra peculiari delle singole scuole vengo no tramandati da maestro ad allievo lungo i secoli e per agire debbono essere ne cessariamente ascoltati dalla viva voce del maestro o di chi egli autorizza. Non una mancanza di democrazia, ma un dettaglio tecnico. Certe scuole formano cos de lle magnifiche catene mantriche che, senza soluzione di continuit, tramandano for mazioni di Alambusha create migliaia di anni fa. Infine il Vayu Alambusha viene usato nella terapia del "soffio" ben nota agli antichi e anche a certi contempor anei soprattutto nello Yoga zarathustriano. Vi sono infine le due nadi minori Kuhu e Shankini, connesse con le funzioni uret rali ed escretorie, mediante cui precisamente si esercita il Brahmacharya di cui s' innanzi parlato. Trattiamo ora un argomento gi iniziato in Hatha Yoga: la Tridosha, che la base di tutta la medicina orientale. Ne parliamo per due motivi: 1) Perch non sempre la percezione dei chakra avviene con i colori classici segnal ati nei testi, dal basso all'alto: giallo, blu, rosso, nero, bianco, dovuti ai D osha fondamentali. Talvolta la concentrazione coglie in un chakra il riflesso de l Dosha proprio ad un altro. Ogni chakra ha un riflesso su tutti gli altri. 2) Perch il tema affascinante e non esiste, nel nostro paese, alcuna pubblicazion e che se ne occupi anche solo marginalmente. Questo ci ha sorpreso non poco. Oggi si trovano "maestri" di Yoga dappertutto. S e ne trova uno o pi in ogni palestra. Si fanno corsi di Yoga alla televisione. An che certe scuole di danza hanno il loro maestro di Yoga e persino le crociere tu ristiche introducono nei loro programmi "lezioni di Yoga". Su un argomento cos importante dovrebbero trovarsi, come si suol dire, degli espe rti che dan risposte competenti in punta di forchetta. La triste realt invece che sovente questi sedicenti maestri di Yoga non sanno nemmeno cos' la Tridosha. E d ire che ci sono ormai scuole che rilasciano il "diploma di Yoga". Aspettatevi pr esto il "diploma di Buddha" . In un volantino ho letto che presso la palestra ta l dei tali i Sigg. Medici X e Y davano corsi di Raja Yoga, "mediante il quale si raggiungeva il benessere mentale perch le sollecitazioni dolorose restavano fuor i dal campo della coscienza". Noi siamo ben lontani dal definirci maestri di Yog a. Sappiamo quali poteri immensi hanno i veri maestri e quale profondit di conosc enze possiedono. Altro che la Tridosha! Sappiamo anche che maestri non si divent a. Si nasce e si viene designati con speciali criteri. Tuttavia conosciamo qualc osa sulla Tridosha e a dire il vero non ci costato nemmeno molto impararlo. Ne t ratteremo dunque dal solo punto di vista che qui ci interessa: spiegare le modif icazioni nella percezione dei chakra. Se poi qualcuno vorr approfondire questo ar gomento che di natura espressamente medica, potr sempre consultare i testi non in trovabili di Sushruta e Caraka. Col termine Dosha si intendono le forze che collegano la psiche ai vari stati de lla materia, o sostanza fisica, che sono sia fuori che dentro il corpo. La sosta nza fisica si presenta in quattro forme: Stato solido Stato liquido Stato gassoso Stato radiante I primi tre costituiscono la materia propriamente detta, l'ultimo l'energia. Que sto dal punto di vista fisico. Dal punto di vista medico si noti che i quattro s tati in questione si trovano tanto fuori di noi quanto dentro di noi. Siamo soli di nelle ossa, liquidi nel sangue, gassosi nella respirazione, radianti nell'ene rgia termica e nelle altre forme di energia che costituiscono il nostro corpo. S i noter, poi, che il primo dei quattro stati costituisce il campo di indagini del l'anatomia. Gli altri tre quello della fisiologia. I Dosha sono le forze che par tono dalla psiche e influenzano l'andamento di questi quattro stati del corpo. Q uando in seguito ad un'emozione viene la febbre, Pitta che si mosso.

Lo stato solido, dominio di Rayi, ben difficilmente influenzabile dal punto di v ista psichico, perci questo e il chakra da cui dipende Rayi sono fuori dal discor so, come lo sono anche i due chakra connessi con l'Ojas: Vishuddha e Ajna. Riman gono perci: Svadhisthana: connesso con Kapha Manipura: connesso con Pitta Anahata: connesso con Vata Sembrer che nel procedere dal grossolano al sottile, il collocare l'energia termi ca prima dello stato gassoso, disturbi l'ordine delle cose. Ma in realt Vata l'en ergia cinetica nel corpo, cio sottoposta alla volont cosciente e subcosciente. L'e nergia cinetica si esprime in natura liberamente nei gas e ha per corrispondenza organica la respirazione. Ogni Dosha, come abbiamo implicitamente gi detto, subisce una ripartizione quinar ia. Vata ha come ripartizione quinaria i cinque Vayu maggiori di cui abbiamo gi p arlato. Non ci resta che indicarne i colori: Prana: Verde smeraldo Apana: Rosso Samana: Bianco latte Vyana: Bianco Udana: Rosso "lampo" Passando ai Dosha Pitta e Kapha, anche qui ritroviamo la divisione quinaria. Il colore fondamentale di Pitta rosso un suo riflesso nello Svadhisthana il Ranjaka -Pitta. Un altro riflesso Sadhaka-Pitta nell'Anahata, qui il colore diventa latt iginoso. Il riflesso nei centri psichici Alochaka-Pitta, incolore, ma luminoso. Bhrajoka-Pitta segue le stesse vie del Vyana, centrato nel Muladhara si propaga per tutto il corpo. Come si gi visto il colore del Dosha dello Svadhisthana cangiante. Il termine blu o verde spumeggianti, color mare, color madreperla indicano appunto la tonalit u mida e fredda della percezione, una tendenza generale, nulla di preciso in mater ia di colore. Kapha secreto dallo Svadhisthana deve passare attraverso la selezi one del Manipura. Qui il detto Dosha si chiama Kledaka che nel Bodhaka-chakra rende manifesto l'Am rta con una forma bianco argentea, gocciolante verso il basso. Facciamo rilevare che l'Amrta considerato il corrispondente maschile di Kundalini, il primo color del "seme", la seconda del "menstruum". Abalambaka-Kapha il riflesso nell'Anaha ta. Nel Vishuddha e nell'Ajna lavora il Tarpaka-Kapha come il corrispondente Pit ta incolore, ma anzich essere luminoso connesso col senso sottile dell'udito ed p erci che la posizione Paschimottanasana agisce sia sui centri sessuali che sulla vista e sull'udito. Come il corrispondente Pitta, Slesmaka-Kapha segue le vie del Vyana. ci che confe risce al corpo sottile la sua coesione, pi o meno come fa lo scheletro nel corpo fisico.

Terminiamo cos quest'argomento avendo detto qualcosina in pi di quanto ci eravamo proposti. In una successiva opera approfondiremo maggiormente questo studio. Oltre alle nadi menzionate ce ne sono altre decine di migliaia. Gli agopuntori, ad esempio, fanno un uso maggiore di nadi che non gli Yogin. Vi sono anche centi naia di altri chakra oltre a quelli descritti, e in taluni sistemi di Yoga si fa leva su alcuni di essi. Alcune nadi non comunicano affatto con i chakra della S ushumna, ma per via indiretta ne subiscono e ne distribuiscono le influenze. In particolare, alcune nadi che sfociano nelle cinque dita delle mani e dei piedi t

rasportano le risonanze dei chakra. Questo permetter di capire da una parte il minuzioso tastare del polso che si fa in medicina orientale, dall'altra il perch dei Nyasa (talvolti detti anche Mudra) ossia i gesti anche complessissimi delle mani, che accompagnano certe pratiche. Le corrispondenze sono: Pollice - Vishuddha Indice - Anahata Medio - manipura Anulare - Svadhisthana Mignolo - Muladhara. singolare il riscontro tra i gesti inconsci quotidiani e queste corrispondenze. L'anello si pone nell'anulare. Quando indichiamo "io" appoggiamo l'indice nella zona del cuore, in corrispondenza con l'Anahata, e via dicendo. 5 Mantra e respirazione Per poter trattare questo argomento bisogna purtroppo fare un lavoro pi ingrato d i quello gi fatto nel capitolo precedente, perch mentre l si trattava di supplire a d una carenza editoriale, qui si tratta di dover combattere dei pregiudizi immon di messi in circolazione dai soliti sedicenti maestri di Yoga. Il primo, da cui tutti gli altri sono derivati, confondere il Pranayama con un e sercizio di respirazione fisica. Se il Pranayama fosse un esercizio di respirazi one fisica che significato avrebbe una frase come: Inspirate l'aria per i tallon i o fate questo finch l'aria non si manifesta nella colonna vertebrale? Evidentemente, non si tratta dell'aria comune, la miscela di ossigeno, azoto e g as minori che non pu che scendere ai polmoni. Ma si tratta del Vayu, ossia di una cosa di ordine completamente differente. Di tutti i Vayu trattati i pi importanti sono due: Prana ed Apana. Il primo ha un moto ascendente, attivo nel lato sinistro del corpo, presiede a tutte le introi ezioni, compreso lo stesso atto di inspirare. L'altro ha un moto discendente, at tivo nella parte destra del corpo, presiede a tutte le estroiezioni, compresa l' espirazione. L'uomo emette il seme con l'Apana, la donna lo accoglie col Prana. Il feto espul so con l'Apana e succhier il latte col Prana che sar emesso con l'Apana. Tutte manifestazioni dell'energia biocineti ca. Lo scopo del Pranayama unificare Prana ed Apana, con varie tecniche e meccanismi, per ch solo quando le due forze sono neu tralizzate Kundalini si svincola ed coercibile dalla volont dello Yogin. Pare che molti non abbiano capito questo argomento e gli effetti non tardano a manifestarsi. Qui si tratta della confusione tra la respirazione fisica e la respirazione sott ile. Non conoscendo che la respirazione fisica, normalmente si costretti ad ignorare il Pranayama detto Sahita, che il fondamento, la trama su cui sono intessute tutte le variazioni. Perch? Perch apparentemente esso una respirazione a narici alternate. Anche l'esercizio di purificazione preliminare esteriormente una respirazione a narici alternate, Nadi-Shodhana. Ma ci che 1i fa differire non sono i movimenti esteriori, del tutto

identici, ma i giri del Vayu che sono del tutto differenti. Gli errori non si fermano qui. Alcuni autori, ad esempio, classificano tra gli esercizi di Pranayama anche quello detto Kapalabhati, indicandolo come gemello del Pranayama Bhastrika, il mantice. L'errore sempre lo stesso. Sia l'uno che l'altro sono due esercizi di respirazione violenta, ma Kapalabhati avviene senza modificare il percorso del Vayu, perci pulisce e basta. Bhastrika, invece, prevede l'entrata del Prana nelle vie dell'Apana e viceversa. Pur essendo simili esteriormente, i due esercizi sono diversi e i testi classici classificano Kapalabhati come una purificazione e non come un Pra nayama e Bhastrika come un vero e proprio Pranayama. In genere poi si dedica solo qualche riga al pranayama Sidali e alla sua variant e Sitakari. Nei testi classici sono considerati importantissimi, perch raffreddano il corpo p er concentrarne il calore su Kundalini, allo scopo di eccitarla. Svatmarama tratta come primo pranayama l'esercizio di perforazione del sole Sury a-Bhedana, mentre pone all'apice del pranayama "con" - ne parleremo tra un po' l'esercizio detto Plavini, galleggiante. Infine, Svatmarama dice che il Pranayama "con", o Sahita, serve esclusivamente per prepararsi al Pranayama "senza", ossia al Kevali. Molti testi conoscono sola mente il Kevali che l'unico Pranayama completo, e tutti gli altri sono considera ti esclusivamente in preparazione ad esso. Gli autori occidentali lo ignorano de l tutto, senza dedicarvi manco una parola (cos s che si avanza bene nella conoscen za!). Noi invece faremo quel che Svatmarama, Geranda e gli maestri dicono. Nonostante gli esercizi fatti precedentemente, di separare il Vayu positivo e ne gativo con un solo atto di volont, qui bene separarli con il Vishnu-Mudra, onde n on sbagliare. Sarebbe grave, specie se il Vayu accompagnato dal mantra. Il Vishn u-Mudra si compie con la mano destra. Col pollice si chiude la narice destra, co n le dita mignolo ed anulare si chiude la narice sinistra. Il Vayu deve sempre e ntrare dal fondo della colonna vertebrale, dall'osso sacro o, alla tibetana, dag li organi genitali. Il mantra deve essere "visualizzato", se cos si pu dire, come un suono che esce dal cuore, vivido come una voce vera. Tanto pi vivida la rappre sentazione, tanto pi efficiente sar il Pranayama. Prima di qualunque Pranayama si eseguir il suddetto Nadi-Shodhana, esercizio di purificazione delle nadi. Eccone la formula: Nadi-Shodhana: Si faccia entrare il Vayu negativo con 16 YAM. Si ritenga con 64 YAM e si espiri con 32 YAM. Ci si concentri sul Manipura e si esegua Mulabandha in modo che il giallo del Muladhara si unisca con il rosso del Manipura. Si inali poi il Vayu d alla nadi solare (Pingala) con 16 RAM, si ritenga con 64 RAM e si esali dalla pa rte opposta con 32 RAM. Si fissi poi la punta del naso e concentrandosi sul Vayu negativo, visualizzato come una "luce lunare", si inali il Vayu negativo THAM 1 6 volte. Si trattenga con VAM 64 volte ponendo la lingua in corrispondenza del B odhaka-chakra e sollecitando l'Amrta che si dovr visualizzare mentre inonda il co rpo. Si espiri poi con 32 LAM visualizzando il proprio corpo forte come il diama nte. Veniamo ora all'ottuplice serie di Pranayama. Svatmarama considera tutti i Prana yama che qui seguiranno come 8 variazioni di Sahita "con". Geranda d anche la for mula generale di Sahita che qui esporremo tra breve. Intanto, diciamo che per Pr anayama "con" si intende il Pranayama con inspirazione ed espirazione, e con Pra nayama "senza", Kevali, si intende l'arresto in assoluto del moto respiratorio a l quale subentrer, come vedremo a suo tempo, anche l'arresto del moto cardiaco. Sahita: Il praticante inspiri da Ida con 16 A, colorando l'aria di rosso con la visualiz

zazione, poi trattenga il fiato con Uddiyana, colorando l'aria di nero e con 64 U. Espiri con 32 M, attraverso Pingala colorando l'aria di bianco. Ripeta ricomi nciando il ciclo da Pingala e cos di seguito. La parte che fonde il Prana con l'Apana la seconda, presa a s si chiama Surya-Bhe dana. Tuttavia anche la prima parte pu essere presa a s. Diviene allora un eserciz io di equilibrazione tra l'uomo destro e l'uomo sinistro. Ecco la formula: Si immagini nell'incavo del polmone sinistro un corpo ottuso e tenebroso. Si ins piri da Ida con 16 YAM, immaginando l'aria di colore grigio che avvolge e nascon de quel corpo. Poi con 64 RAM si evochi il fuoco del Manipura che brucia quel co rpo Si esali per Pingala con 32 VAM immaginando che l'acqua lavi ogni residuo. P oi si introdurr un tempo supplementare con il mantra LAM e si mediter sul proprio corpo come forte e puramente adamantino. Prima di proseguire accenniamo solamente di sfuggita alle leggi del Sandhi, comp osizione dei suoni o, viceversa, scomposizione dei suoni. A partire dal suono pi vibrante di tutta la fonetica umana: A, avvicinando a poco a poco le labbra tra loro si ottiene O larga, poi chiusa, poi U e infine anche M. Tutti i gradini int ermedi sono compresi. A met esatta tra A ed U c' O, chiusa e lunga. La M finale te nde a nasalizzarsi sia in OM che negli altri mantra terminanti in -M. La sillaba OM, ossia il Pranava, il veicolo del Prana che lo fa entrare nella Sushumna, la composizione dei tre suoni A+U+M. AUM la scomposizione di OM che quando pronunc iato ad alta voce si emette in modo che mai le labbra si incontrino tra loro. Ta le scomposizione dovuta alla necessit di distribuire il mantra lungo la triplice sequenza del Pranayama. Tali leggi sono bene esposte nei Pratishakhya, i manuali di dizione vedica e in Panini, il celeberrimo grammatico, e Patanjali, fondator e dello Yoga, che secondo la tradizione fu suo allievo. Anche per tutti gli altr i mantra terminanti in M valgono le stesse leggi. Un'altra pratica respiratoria Ujjaya. Molti hanno gridato allo scandalo perch esp osta in due modi differenti da Geranda e da Svatmarama. Il fatto che due tecnich e diverse sono concepite in modo da dare lo stesso risultato: saturare il corpo di Prana. Secondo Geranda bisogna inspirare il Vayu dalle narici ed espirarlo da lla bocca. Secondo Svatmarama bisogna inspirarlo dalle narici ed espirarlo dalla sola narice sinistra. Il Prana non entra e non esce dalla bocca. Ne consegue ch e eseguendo Ujjaya come Geranda dice il corpo si riempie di Prana che poi non vi ene espulso. Svatmarama invece si concentra non su ci che entra, ma su ci che fa e ntrare. L'espulsione dalla sola narice sinistra fa uscire l'Apana e il corpo si carica del Vayu Prana ottenendo il medesimo risultato. Supplementarmente in entrambi i casi si fa strisciare all'inspirazione l'aria ne lla gola. Questo facilita l'entrata del Vayu nella Sushumna, perch come in tutti i Pranayama gli occhi vanno concentrati nello spazio tra le sopracciglia dove br illa il Bindu, il punto dell'Ajna-chakra, e il Vayu va fatto salire per la corri spondenza sottile della colonna vertebrale: la Sushumna. Col sistema di Geranda l'espulsione del Vayu deve essere fatta tenendo le labbra chiuse ad O, vale a dire con lo stesso sistema con cui pronunziato il Pranava. Col sistema di Svatmarama invece il Pranava deve essere scomposto nelle sue tre costituenti, come tutti i Sahita. Ujjaya e gli altri Pranayama sono stati ordina ti da Svatmarama in modo da potersi concentrare sui vari chakra nel loro ordine. Con Ujjaya ci si concentri sul Muladhara e sulla Sushumna. Questo dopo aver fat to prima conoscenza con le due nadi laterali. Sitali e Sitakari sono due Pranayama quasi identici. In realt Geranda conosce sol o Sitali, Svatmarama entrambi. Sitali richiede il gesto del corvo: Ashvini-Mudra che molti non possono compiere (inspirare l'aria con le labbra semichiuse e la lingua che sporge fuori piegata ad U). Si esegue allora Sitakari. La lingua mess a tra i denti, nella posizione con cui si pronuncia la TH inglese, o se preferit e la Z spagnola o la Theta greca moderna. Il corpo si raffredda perch come avevam

o anticipato il calore si interna verso Kundalini. Bisognerebbe allora pronuncia re il mantra HUM HAMSA. Se si turano le orecchie coi pollici, tenendo indici e m edi davanti agli occhi, gli anulari a comprimere il naso e i mignoli ai lati del la bocca, si sentir il sibilo caratteristico di Kundalini quando viene eccitata. Un nome alternativo di Kundalini Ananta: la serpe. Si concentri l'attenzione sui chakra Svadhisthana e Bodhaka. Quando si mangia, per via orale, si assimila direttamente l'Apana, ossia il Pran a elaborato dagli organismi viventi. per questo che un uomo sfinito dalla fame, dopo mangiato si risente in forze, anche se la digestione fisica non nemmeno ini ziata. Facendo entrare il Prana per le vie dell'Apana si ottiene la fusione, que sta la meccanica di Sitali e Sitakari. Bhastrika una pratica dura. Dove le nadi si intrecciano provocano le "strozzatur e" della Sushumna, rappresentazioni subcoscienti di particolari stati di coscien za difficili da superare, in cui la forza "mayavica" pi potente, ossia la forza c he impedisce al S di riconoscersi; il Bhastrika stato ideato per superare queste ostruzioni. Si deve inspirare il Vayu lentamente fino all'Anahata e poi espellerlo violentem ente per la stessa via. Questo si pu raggiungere con una violentissima espirazion e, fatta con l'Uddiyana Bandha come un colpo di frustra. Certi maestri chiedono oltre 100 respirazioni violente al minuto. Quando sopraggiunge la stanchezza si inala per Pingala. Si trattiene il fiato pi a lungo possibile e poi si esala per Ida. La concentrazione va tenuta sul Manipu ra che sembrer diventare gigantesco, ciclopico. Mille colori irridescenti accompa gneranno l'emissione violenta del Vayu. Questa pratica pu essere anche psichicizz ata. Dopo aver inalato con la sola forza di volont si pu scagliare il Vayu sui Mul adhara-chakra e ripetere il mantra LAM. Una serie di fenomeni strani accadranno: ondulazioni, sudorazioni ed altri fenomeni analoghi accompagneranno questa prat ica. La seguente Bhramari. La concentrazione qui sull'Anahata. Turandosi le orecchie si esegua Ujjaya, ma il pi silenziosamente possibile. L'inspirazione sar pi lunga p ossibile, ma in modo che l'espirazione sia ancora pi lunga. Si sentir nella region e del cuore un suono. il Pranava che viene imitato dalla sillaba OM. Ma dirigend o lo sguardo verso i pi svariati oggetti, acqua, metalli, stelle, ogni volta si sentir una variazione nel suono: sono i nomi naturali che si manife stano nella percezione. Se invece l'attenzione mantenuta sul cuore si osserver una luce "spigolata" indef inibile, azzurra che viene detta Jala-Jotis, le acque lucenti. Murccha e Plavini hanno modi di procedere opposti. In Murccha dopo l'inspirazion e si fa Jalandhara-Bandha. Si odono delle vibrazioni in corrispondenza della gol a, un fremito del tutto particolare e il Vishuddha si render manifesto. Col mantr a HAM si ottiene lo stesso effetto. Ma con lo stesso Pranayama si pu rendere mani festo anche qualunque altro chakra con i rispettivi mantra: YAM, RAM, VAM e LAM. Plavini invece si esegue spingere il Prana verso il basso si fa salire l'Apana v erso l'alto. Non si chiude la gola, ma l'aria interna comunica per un tempo inde finito con l'aria esterna. Il mantra da adoperare OM, il mantra supremo e nello stesso tempo il mantra dell'Ajna-chakra, su cui inevitabilmente cadr la concentra zione. Non si dir mai abbastanza per mettere in guardia il lettore dai pericoli del Pran ayama accompagnato da mantra, primo tra i quali un precoce risveglio di Kundalin i. A questo scopo invece dedicato il mantra HUM che in alcuni testi viene inseri to nella ritenzione del respiro col Pranayama in generale proprio per propiziare questo risveglio che nella tecnica delle scuole Natha verr effettuato dai Mudra.

6 Il pensiero e i suoi segreti Abbiamo conosciuto il "corpo sottile", prima per descrizione e poi per esperienz a diretta. Ora dobbiamo conoscere l'ambiente in cui esso esiste, in cui ha significato, per ch ovviamente rispetto al piano fisico, oggettivo, dello stato di veglia quale st udiato dalla scienza contemporanea esso non ha significato alcuno e quindi esist enza alcuna. Per attuare questa conoscenza dobbiamo fare in modo che il pensiero pensi se ste sso invece di concentrarsi su questo o quell'oggetto. I minerali esistono in uno stato di coscienza paragonabile a quello della morte. Tuttavia in essi c' latente lo sviluppo che l'evoluzione mostra. Le piante vivon o una esistenza paragonabile a quella del nostro sonno profondo: capaci di reagi re alle stimolazioni, ma non coscienti di farlo. Il pensiero animale si svolge sulla base di generalizzazioni dei ricordi di ordi ne olfattivo, gustativo, visivo, tattile e uditivo. questa generalizzazione che permette ad un cane di distinguere una lepre da un uomo. La vista di una lepre a ssociata a quella di altre lepri viste in passato e ciascuna accompagnata da un particolare odore, sapore e cos via. Quando il neonato compare, il suo pensiero di questo genere. Un pensiero fatto d i immagini sensoriali dirette. Una differenza per lo contraddistingue dagli animali, in quanto propria della spe cie umana: il linguaggio. All'inizio della vita il suo pensiero prevalentemente: tattile, visivo, uditivo. A preferenza personale ogni bimbo, anteriormente all'acquisizione del linguaggio , pensa prevalentemente con immagini o visive o uditive o tattili, pur non manca ndo le altre componenti. C' una formula personale peculiare per ciascuno, sia qua ntitativa che qualitativa. Quantitativa in senso di percentuali: tanto per cento di immagini visive, tanto di uditive e tattili. Qualitativa perch a seconda degl i argomenti prevale l'uno o l'altro dei sistemi. Per esempio, immagini affettive pensate tattilmente o uditivamente, immagini di giochi pensate in altro modo e cos via. In generale, ripetiamo, uno di questi tre sistemi che prevale sugli altr i. Pi tardi interviene l'acquisizione del linguaggio e il cerchio si stringe ancora di pi. Col linguaggio interviene la logica, meccanismo cos complesso che non pu funzionar e con immagini sensoriali primitive. Bisogna allora sostituirle con altre immagi ni di pensiero. Queste sono le parole tratte da una lingua qualunque, quella che si parla per diretta acquisizione ambientale. Il lavoro della logica avviene tr amite le parole, cos le sostituzioni di soggetti con predicati e tutti gli altri passaggi logici. Ad esempio: Socrate un uomo Gli uomini sono mortali Socrate mortale chiaro che questo lavorio non potrebbe avvenire con ricordi di immagini. Ma tali ricordi restano dietro le parole e ne costituiscono il senso. Si capisce allora come le parole astratte sono l'uso astratto di parole concrete. Diciamo che un pensiero dolce come diciamo che dolce un frutto. Idolo vuol dire: oggetto da ved ere. Specie vuol dire: faccia. E cos via. Talvolta possibile coordinare le parole con perfetta forma grammaticale e in per fetta sequenza logica, ma senza che vi sia un corrispondente concreto. Si otteng ono cos i discorsi vuoti e magniloquenti per i quali ci si batte, si muore ma che non significano assolutamente nulla. Tuttavia, se questo il difetto del pensier o logico-discorsivo che contraddistingue la specie umana, questo ne anche il pre gio. Non solo la logica permette l'applicazione della meccanica dando alla nostr a specie una superiorit sulle altre - che non sempre usa a fin di bene - ma anche , mediante l'uso del linguaggio, si passa dai piani del pensiero inferiore e sen soriale ai piani di quello superiore, supersensoriale. La poesia, ad esempio, ce ne d una vaga immagine. Come gi si visto altre volte, l'entit poetica percepita al

di l del significato attribuito ai versi dalla logica, tant' che mutando le parol e. pur rispettando il contenuto dei Pensieri si distrugge l'entit poetica. Il cerchio si stringe ancora di pi perch nascono differenze tra uomo e uomo, e all 'interno dello stesso uomo tra il metodo usato per pensare le parole in uno stat o mentale o nell'altro. C' chi pensa con immagini verbali tattili: quando pensa pronuncia impercettibilme nte le parole, invia impulsi muscolari alla lingua e agli organi fonatori. C' chi pensa con immagini verbali uditive: quando pensa ode una "vocina" nelle orecchi e, che recita il suo pensiero. C' infine chi pensa, ma sono casi rarissimi, con i mmagini visive di parole, ossia pensa "scrivendo" nel suo pensiero. Questa trasposizione dalle immagini sensoriali dirette alle immagini sensoriali di parole, il cui significato sono le immagini sensoriali, assomiglia al cambio che fa un giocatore di roulette. Cambia il denaro per le fiches. Fa tutte le sue operazioni con le fiches e solo al termine delle operazioni di gioco le ricambi a in denaro. Cos, noi sostituiamo agli oggetti immagazzinati nella memoria le par ole, pensiamo tramite esse e soltanto alla fine dei nostri sillogismi torniamo a vedere a che oggetti corrispondono le parole trovate. Il lavoro di sostituzione pu andare avanti ancora. Al pensiero verbale gi astratto , ad esempio ad una cifra, si sostituisce un segno grafico. Si lavora con questi segni grafici, simboli dei simboli. Lo studioso d'algebra sostituisce alle oper azioni numerali le lettere. I sistemi di simboli divengono poi sempre pi comprens ivi, finch ad una formula come integrale tra a e b di f(x)dx corrispondono una ve ntina di operazioni sottintese. Nella matematica superiore una formula pu sottint endere centinaia di operazioni semplici. E tutto questo accade mentre il pensier o primitivo sensoriale diretto ancora non sparito del tutto, perch ci sono attimi nella nostra vita in cui pensiamo per sensazioni, senza parole. L'adepto dovr trovare qual il suo pensiero dominante, questo un lavoro di una est rema semplicit e pu essere fatto in pochi secondi talvolta. Poi dovr trovare a che sistema di simboli appartiene durante il sogno. Il motivo per cui non si possono controllare i propri sogni proprio questo. Perch avvengono con due sistemi di simboli differenti. Due compartimenti stagni che non si tocc ano. Questo anche il motivo per cui non si ricordano che i sogni particolarmente forti o quelli vicini alla veglia, perch allora si fa in tempo a "tradurli" nel sistema di pensiero consueto. Questo anche il motivo per cui non si ricorda pi la primissima infanzia, quando non era ancora inserito nella nostra macchina del p ensiero il pensiero verbale. Questo, infine, il motivo per cui i vecchi talvolta ricordano pi vividamente le cose dell'infanzia che le cose della vita, perch il p ensiero verbale nei vecchi non allenati a tenere desta la mente discorsiva va in disgregazione e risubentra il pensiero sensoriale primitivo. Il lavoro di scoprire a che sistema di simboli si appartiene durante il sonno no n difficilissimo. Prima di addormentarsi compaiono le immagini ipnagogiche, imma gini scollegate. Esse sono accompagnate da un soliloquio che gi pensato col siste ma di simbolismo notturno. La coscienza per abbastanza sveglia perch il praticante possa un giorno o l'altro (o meglio una notte o l'altra) arrestarsi un attimo p rima di dormire e scoprire tale sistema di simboli. molto difficile il lavoro su ccessivo. Bisogna durante il giorno sforzarsi di pensare nel sistema di simboli notturno. Il Kevali spiegato nel capitolo seguente, nella sua prima parte, sar mo lto utile, ma alla fine questo lavoro deve divenire spontaneo, senza l'intermedi ario di una prassi qualunque. Alternativamente, ci si dovr esercitare a cadere ne l sonno mantenendo lo stesso sistema di simboli diurno. Attraverso questo proced imento o il precedente accadr qualcosa di strabiliante, di meraviglioso. L'adepto si addormenter cosciente di addormentarsi, sogner cosciente di sognare, p otr controllare i suoi sogni oppure lavorare mentre dorme, perch non vi sar pi inter ruzione di coscienza e scoprir interi filoni aurei della sua mente, regioni immen se, territori sterminati del suo pensiero che mai avrebbe sospettato di posseder

e. Bisogna fare la prova. Per potersi immergere interamente, completamente, nel mon do segreto del suo pensiero l'adepto dovr anche allenarsi al terzo sistema di sim boli. Se uditivo di giorno e motorio (tattile) di notte, si eserciti a pensare a nche visivamente. Sar la sua forma di pensiero ipnoide. Cos potr cadere in stato d' ipnosi volontariamente eppure mantenersi sveglio dal punto di vista della coscie nza. Ma l'esperienza pu essere spinta ancora pi avanti. L'adepto pu esercitarsi a pensar e in simboli sensoriali primitivi. Allora riacquister la memoria della sua prima infanzia e degli stadi di sviluppo fetale. L'esperienza pu penetrare un ulteriore stadio. La comunicazione telepatica - e qu esto il vero segreto - avviene solo quando due esseri pensano col medesimo siste ma di simboli. per questo che tra gli animali di regola, mentre tra gli uomini s i persa questa facolt. Accordando il proprio pensiero con quello di una qualunque persona se ne avvertir il pensiero e se questa sa fare altrettanto si pu stabilir e un vero e proprio colloquio. Esistono anche altri metodi per ottenere ci. Se invece si accorda il pensiero sensoriale diretto con quello degli animali pos sibile suggestionarli e comandarli a distanza. Questo spiega molte cose ritenute miracolose o leggendarie che accadono tra gli sciamani di tutte le parti del mo ndo (ad esempio lo squalo di famiglia oceanico che compare puntualmente quando u na persona muore). Infine, l'esperienza pu essere spinta ulteriormente. Ci sono dei momenti misterio si della vita di ognuno in cui si compie un atto e si sente di averlo gi compiuto . Siamo certi che al lettore ci sar capitato pi di una volta. Il praticante dovr ana lizzare a che sistema di simboli appartengono le impressioni di queste esperienz e e poi pensare mediante esse. Il Kevali qui sar utilissimo. Una serie di visioni inizieranno a passare davanti alla sua mente ed egli sentir queste visioni come ricordi, pur non facendo parte di nessuna delle sue esperienze da quando nato. I pi spiegano questa esperienza come il ricordo di personalit trascorse, personalit ina nellate sullo stesso "io". L'esempio classico quello di chi perde la memoria e viene rieducato fuori dal su o ambiente primitivo. successo in vari casi dopo l'ultima guerra ad esempio. Per sone che per uno shock avevano perso ogni memoria e avevano dimenticato financo il loro nome e la loro lingua e nessuno sapeva da dove venissero, furono rieduca te, con un nome fittizio. La nuova educazione, probabilmente, fece loro acquisir e nuova lingua, nuove abitudini, nuove idee e nuove conoscenze, ma certi dati de l carattere si manifestarono come inclinazioni. Cos coloro che spiegano in questo modo l'esperienza in questione dicono che le inclinazioni nascono da esperienze fatte in personalit trascorse e interpretate dallo stesso "io" . I salmoni perco rrono migliaia di miglia per andare ad accoppiarsi in un luogo in cui moriranno. Chi ha insegnato loro questo? Parlare di "istinto" tautologico, ovviamente. I sostenitori di questa teoria adducono come ulteriore prova il fatto, gi pi volte segnalato alle stampe, di bambini che spontaneamente parlano lingue che nessuno nel loro ambiente conosce. noto il fatto anche tra i linguisti che di Yoga poss ono non saperne nulla. Perch queste cose accadono a bambini che immancabilmente " ricordano" un'altra infanzia? Perch il sistema di simboli verbali che avevano acq uisito non era ancora fermamente stabilito, e ora vivono un periodo analogo e qu indi c' un'apertura negli scompartimenti stagni. Altri, sempre all'interno dello Yoga, danno spiegazioni pi filosoficamente corret te della reincarnazione. Si tratta di un fenomeno cui si deve dare un chiariment o. Ma la spiegazione una teoria, il fenomeno un fatto. Un'altra teoria quella de lle eredit multiple. Non staremo qui a fare l'elenco delle ipotesi esposte per sp iegare questo fenomeno, ma una cosa certa: il discorso sulla morte si impone e si rende necessario. Abbiamo visto il corpo sottile e il suo ambiente. Ora la pratica ci porter verso il corpo causale e il suo ambiente. Il viaggio si inoltra. LA MORTE

7 Il pensiero sottile Gli esercizi del capitolo precedente costituiscono il Pratyahara nelle sue fasi pi avanzate. Certe scuole pongono il Pratyahara prima del Pranayama - e senza dub bio pu svolgersi anche senza di esso - la maggior parte invece lo pone dopo, per l'ausilio che questo pu dare. Infine, vi sono dei metodi in cui le ultime fasi de l Pranayama sono contemporanee al Pratyahara (Shiva Samhita). Sbaglia comunque E liade Mircea quando dice che il Pratyahara consiste nella creazione di immagini mentali vivide come se gli oggetti che normalmente le provocano fossero presenti . Questa una facolt che si sviluppa nelle forme di Yoga preliminari e si suppone gi in possesso dell'adepto quando adisce al Raja Yoga. Certo per che il controllo dello stato di sogno d il controllo delle immagini mentali. Come avevamo preannunciato, in questa fase dello Yoga l'adepto trover una rispost a al problema della morte che i pi vogliono scansare e che purtuttavia non si las cia evitare. Affrontiamolo dapprima dal punto di vista logico e filosofico. Allo Yoga le disquisizioni non piacciono affatto: l'esperienza che conta. Quando Kal yanas incontr Alessandro Magno ebbe con lui un vivace battibecco. Alessandro mand un messo dal sapiente che viveva solo nella foresta. Il messo disse: "Alessandro , figlio di Zeus ti invita da lui. Se andrai ti riempir di doni se non andrai ti far duramente punire". Kalyanas rispose: "Non ho bisogno di doni perch se figlio di Z eus lui, lo sono anch'io. La punizione che pi temo quella che egli si merita". So rpreso da questa risposta Alessandro rimand il messo e gli fece dire: "Non farti forte della selva, col mio esercito posso arrivare dappertutto". E Kalyanas di r imando "Prova allora ad entrare vivo nel paese dei morti" . Alessandro era grand e veramente e queste ardimentose risposte gli piacquero. Kalyanas divenne il suo maestro di Yoga. Un giorno Kalyanas - che i greci chiamarono Kelens - decise di morire. Si fece preparare un rogo e vi si bruci sopra, con gran meraviglia di tut ti senza dare segni di sofferenza. Alessandro lo scongiur di revocare la sua deci sione. Ma Kalyanas disse: "Che ti preoccupi, tra un anno ci rivedremo ancora". D opo un anno Alessandro mor nella localit che Kalyanas aveva previsto. Vi sono molti aneddoti su quell'interessantissimo periodo storico in cui i greci vennero a contatto con la cultura indiana. Vi fu uno scontro verbale preparato con grande finezza ed umorismo tra i bramini e i sapienti greci. Questi ultimi s ottoposero ai primi una serie di domande trabocchetto a cui i secondi risposero per a tono - Cosa deve fare un uomo per diventare un dio?: - Ci che non pu. - Sono di pi i vivi o i morti?: - I vivi perch i morti non sono. - Qual l'animale pi intelligente?: - Quello che non si conosce. - Nacque prima il giorno o la notte?: - Il giorno perch venne il giorno prima del la notte. Fate domande assurde e tali risposte avrete. C' anche chi dice che fu proposto il famoso quesito dell'uomo e della gallina. Na cque prima l'uovo o la gallina?: - Il primo uovo non fu di gallina. Dopo questo intermezzo riprendiamo pure il nostro argomento. La domanda classica : cosa mi succede dopo la morte? La risposta classica : dimmi con che ti identifi chi e te lo sapr dire. A seconda che uno si identifichi nel corpo fisico, sottile o causale potr trovare risposte diverse all'eterno quesito. Lo Yoga guarda, per cos dire, dall'alto l'a rgomento e cerca di comprendere perch una dottrina arriva ad una conclusione ed u n'altra dottrina approda ad un'altra conclusione, osservando qual il punto di pa rtenza, l'ottica, l'angolo di visuale che non pu che condurre a quella risposta. C'era uno che diceva: "Dopo morto spero di essere un buon concime". Lo sempre st ato, e non si vede come la morte possa mutare questa sua caratteristica. Egli id entificava la sua "ipseit" col corpo fisico e tale - nella sua logica - era stata

la risposta. Una logica diversa avrebbe portato ad una diversa conclusione. Io sono una combinazione genetica particolare, tutte le volte che questa combinazio ne genetica si ripresenter io torner ad essere e nell'eternit ci sono infinite prob abilit affinch tale combinazione possa infinite volte ripresentarsi. Non si dica c he una combinazione genetica identica possa essere un'altro "io" perch allora l'i o non viene pi identificato in qualcosa di materiale e le premesse cadono. La dottrina della reincarnazione proposta a livello popolare. Essa per a livello di serrata logica si presenta difettosa. Se noi vogliamo spiegare le caratterist iche del Signor X come l'effetto di ci che ha fatto il Signor Y, sua preincarnazi one, dovremo a sua volta spiegare le caratteristiche del Signor Y con quelle di un Signor Z e cos via, compiendo il primo errore logico: il regresso ad infinito. Il fatto che il S non n il corpo fisico, n il corpo sottile, n il corpo causale. Sec ondo l'esempio classico dell'acqua marina rinchiusa in un vaso e gettata nel mar e che se fosse intelligente si considererebbe come un "io" chiuso e diverso dal resto, ma che a ppena il vaso si apre viene in comunicazione con l'acqua dell'oceano e il suo "i o" si dilata senza confini, l'Atman, il S sia negli organismi, sia fuori di essi. Il S negli organismi si chiama Jivatma (jiva = organismo), il S in assoluto si ch iama Paramatma. Paramatma si presenta al jivatma come qualcosa che dentro di lui eppure anche fuori di lui. Ishvara che nelle religioni aventi un dio personale, diviene oggetto di culto e viene detto che "nel cuore" di ognuno. Di fatto semp re lo stesso S. Se il S sparisse nella morte di un individuo, sparirebbe con lui t utto l'universo, perch dietro il molteplice apparire delle forme personali la sos tanza unica nel cosmo. Il problema della morte proprio un problema di identificazione. A suo tempo most reremo gli esercizi di identificazione propri a questa tecnica di Yoga. Per il m omento invece ci accontenteremo di un esercizio di disidentificazione. Siamo giunti al Kevali. L'adepto si segga in Siddhasana e poi si rilassi quanto pi pu. Diminuisca gradatamente l'ampiezza del suo ciclo respiratorio finch nulla si a visibile all'esterno: secondo la prova classica due piume poste sotto le naric i non registrano la minima entrata o uscita d aria dai polmoni. Per fare questo l'adepto faccia internamente oscillare il Vayu dall'Ajna al Vishuddha. Poi si Concentri sul cuore. Quando il cuore si restringe compia l'uscita del Vay u e quando si allarga ne compia l'entrata. Appoggi la sensazione che sopravverr ( gli sembrer di respirare col cuore) con questa visualizzazione alla tibetana: qua ndo si restringe, immagini miriadi di strali luminescenti uscire fuori dal cuore , quando si dilata immagini gli strali luminiscenti essere riassorbiti nel cuore . Passiamo ora a descrivere il primo degli esercizi di disidentificazione. Una vol ta ottenuto il Kevali l'esercizio non tarder, con un po' di costanza, a riuscire. Bisogna costruirsi o delle statuette o disegnare dei ritratti di persone, vere o immaginarie che siano. Bisogna mettersi in un luogo ove si assolutamente soli, in silenzio. Una stanza adibita ad hoc sarebbe l'ideale. Tutto deve essere buio , tranne che per una luce fioca che illumini la figura bi o tridimensionale che avete innanzi. Fissate il centro dell'immagine e poi iniziate il Kevali. Quando lo sguardo si d econcentra bisogna riportarlo al centro dell'immagine. Quando l'attenzione vaga bisogna tagliare i pensieri e concentrarsi sull'esperienza. Meglio se non si pen sa a nulla, per difficile che sia. Ad un certo punto accadr qualcosa di molto strano. Le immagini disegnate assumera nno un aspetto vivente, le dimensioni dello sfondo diverranno come se fossero re ali. Le immagini incominceranno a muoversi, a recitare parti imprevedibili, a ca mminare per la stanza, a toccare lo Yogin, talvolta a minacciarlo, a tentare di colpirlo. Lo Yogin non deve fare l'errore di scappare via terrorizzato. Sarebbe come conferire la patente di realt a immagini create dalla propria mente. Ogni vo lta che si terminer l'esercizio si chiuderanno gli occhi, si saluteranno poi i di agrammi e si uscir dalla stanza senza girarsi indietro. Solo dopo qualche ora si potr tornare a mettere le cose in ordine. Ogni volta che si ripeter l'esperienza,

le immagini riprenderanno la loro imprevedibile recita nel punto in cui l'hanno lasciata. Si scelgono per questo tipo di esperienza di solito immagini iconograf iche tradizionali che presentano in simbolo qualche momento particolarmente sign ificativo della manifestazione cosmica. Bisogna stare attenti al fatto che quest e immagini tendono a diventare sempre pi cattive e violente. A fare l'errore summ enzionato si corre il rischio di venirne perseguitati imprevedutamente in qualun que momento della propria vita. A che serve questo esercizio? Per capire che se Maya, creazione mentale, il mond o che si costruito con questi diagrammi, anche il mondo fino ad oggi considerato reale non pu essere che Maya, solo che fino ad ora non sappiamo come ce lo creia mo. L'esperienza prosegue. Ora si faranno dei diagrammi astratti, forme geometriche di varie specie, ma sintatticamente legate tra loro. Pi tardi diremo qualcosa in pi a proposito delle forme geometriche fondamentali, gli Yantra. La tecnica di concentrazione sar la stessa. Ma qui non si produrranno effetti sen soriali comuni. L'adepto non dovr non pensare a nulla, ma dovr ragionare sul signi ficato corrente delle figure, sulle loro propriet e cos via. Ad un certo punto il pensiero discorsivo si fermer ed uno stato di intelligente luminosit, statica, fer ma, intuitiva in un modo che non si conosce nella comune esperienza quotidiana s i manifester. il pensiero del corpo causale. Sia la prima che la seconda esperienza vanno eseguite in Kevali, ma c' chi riesce anche senza il Kevali. Le due esperienze possono essere sintetizzate in una sola. Siamo al Mandala. una pratica conosciuta in tutto l'Oriente e fa parte anche delle forme pi popolari d i Yoga. Si tratta di portare il S dal piano fisico, al sottile e al causale. Il M andala ha una sua armonia in cui le immagini concrete ed astratte hanno lo stess o significato. I Mandala non s i inventano quindi, ogni scuola ha i suoi, alcuni sono comuni a tutte le scuole e tutti presentano in comune la caratteristica di mostrare le fasi della creazione e della dissoluzione cosmica. Mandala vuol dir e cerchio e ci perch questa la forma di questo tipo di diagrammi sintetici. La tec nica vishnuita va dal centro verso la periferia. La tecnica shivaita va dalla pe riferia verso il centro. Ecco cosa accade. In un primo tempo si ha davanti a s il Mandala. un oggetto fisi co e nulla di pi. Poi inizia l'effetto di animazione. il trapasso nel sottile. Poi si verifica lo stato di il luminazione di cui abbiamo detto precedentemente. Non tutto accade alla prima es perienza, bisogna insistere. A poco a poco si trascende dal pi grossolano verso i l pi sottile. Giunti al culmine dell'esperienza c' una specie di Samadhi, tra le v arie specie possibili. Siamo arrivati al punto centrale. Poi incomincia nuovamen te la discesa. Dallo stato di luminosit alla recita animata e imprevedibile delle figure, quindi di nuovo nel corpo fisico, il Mandala ridiventa un pezzo di meta llo o altro appeso alla parete o altrove e nulla di pi. Per finire qualche osservazione di natura mantrica. Il mantra dell'inspirazione SAH e il mantra dell'espirazione HAM uniti assieme formano la parola Hamsah, che significa cigno. questo il motivo per cui nelle tradizioni indoeuropee il cigno un animale a cui sono state attribuite numerosissime leggende allegoriche. Nel mondo nordico, ad esempio, Lohengrin viene trasportato da un cigno su una conchi glia e rester invincibile finch il suo "nome" rester segreto. chiaro che questo nom e il mantra, il nome o parola di potenza. Una leggenda indiana dice che il grand e cigno reale Hamsah ha la facolt, se gli viene offerto del latte annacquato, di bersi tutto il latte lasciando l'acqua nel bicchiere. un'allegoria che allude al modo di agire della conoscenza mantrica: Svadhyaya. Invertendo le due componenti si ottiene, applicando le leggi del Sandhi, il suon o SO HAM, che alla lettera significa: io sono quello. "Quello" o Tat un modo per indicare il S assoluto, di cui nulla si pu dire senza limitarlo e perci viene desi gnato solamente col nome di "quello". Come nella tradizione indoeuropea non se n e devono fare delle immagini verbali. SO HAM il mantra della respirazione che tu tti coloro che respirano, ossia vivono, inconsciamente ripetono, proprio perch vi vono. l'Ajapa-mantra, il mantra irrecitato. Esso viene usato per facilitare il K evali.

Questa forma di respirazione viene anche adoperata per udire il discorso di quei fili di pensiero inconsci che abbiamo chiamato le entit secondarie. Di queste, c ome s' detto, l'uomo destro e l'uomo sinistro sono le principali. Come avviene un a lotta tra gli spermatozoi per possedere l'ovulo cos c' una sordida lotta tra le entit secondarie per divenire primarie. Le entit secondarie sono ereditarie e tra quella paterna e materna, una destinata a restare subordinata. A questa ereditar iet si deve la crisi matrimoniale che segue in genere la nascita di un figlio e c he colpisce soprattutto la donna, dopo che per nove mesi ha avvertito inconsciam ente il pensiero fetale dentro di s. Interrompiamo qui questo discorso per non in generare delle false comprensioni che difficile poi sradicare e per non complica re un discorso gi di per s non troppo semplice in materia di embriologia yogica. 8. I "Piani" della natura e i "Loti" Per molti divulgatori dello Yoga, anche per altro qualificatissimi, la parola ch akra e la parola Padma, loto, indicano la stessa cosa. In realt sono due cose mol to diverse. I chakra sono gli organi del corpo sottile. I padma invece sono i co rrispondenti microcosmici dei piani macrocosmici che cadono a vari livelli tanto del corpo fisico, come di quello sottile. Cos un padma pu essere o non essere uno chakra, cos come un chakra pu essere o non essere un padma. Vero che la letteratu ra yogica usa sovente l'una parola per l'altra; ma il lettore edotto nelle scrit ture sa all'istante riconoscere se si tratta di chakra o di padma. Bisogna dunqu e scusare questa incertezza. Del resto la stessa cosa accade agli orientali quan do leggono di filosofia occidentale o di altri argomenti concernenti la nostra c ultura. Ho conosciuto un indiano che rimaneva perplesso quando sentiva dire che un certo scrittore era considerato cattolico perch le sue idee erano ortodosse, m entre gli "ortodossi" non sono cattolici. La definizione data prima della differenza tra chakra e padma di sicuro sar appar sa un po', anzi tanto, nebulosa al lettore che non conosca gi l'argomento. cos pe rch essa adombra un argomento difficilissimo e che noi ora tenteremo, sperando di riuscirci, di rendere chiaro. La divisione di corpo fisico, sottile, causale usata fin qui divenuta ora troppo stretta. Useremo dunque al posto della divisione ternaria, l a divisione quinaria del Vedanta. L'universo concepito a "piani" . Non si debbon o intendere questi piani o livelli come regioni dell'universo, ma come lo stesso universo osservato secondo diversi livelli di coscienza. I livelli di coscienza , come tutto in natura, trapassano l'uno nell'altro. Ecco che allora questione d i pura convenzione usare una ripartizione ternaria, quinaria o anche settenaria, come Patanjali, o d'altro genere. Come la scienza occidentale cos anche lo Yoga considera l'universo nato da un Bin du, un atomo primitivo. La parola Bindu indica anche il primo germe dell'embrion e, perch nell'ontogenesi c' la filogenesi. Questo atomo primitivo l'essenza del ma ntra OM, Ishvara, dalla cui esplosione provengono i mondi e le singole intellige nze che li abitano. La differenza che c' tra la cosmogonia occidentale e la cosmo gonia vedantica che mentre la prima tien conto solo dell'universo oggettivo rela tivo allo stato di veglia, la seconda tien conto di tutti gli "universi" paralle li, relativi a tutti gli stati di coscienza. Cos per un seguace dei Veda non ha significato dire un miliardo di anni fa tutto era buio sulla Terra, perch essa era ricoperta da una coltre di nubi che non rius civano a liquefarsi per l'alto calore del suolo. Tranne il riverbero della mater ia ancora incandescente nulla era visibile A quell'epoca non esisteva ancora un essere vivente. Se non c' l'occhio che guarda che significato ha parlare di buio o di luce? La cosmogonia vedantica comprende anche lo sviluppo dell'universo fisico, con mi rabile coincidenza coi dati della scienza moderna, sebbene meno estesi di essi p erch l'attenzione non rivolta solamente ad esso. Il primo livello di coscienza l'Akasha. questo il livello in cui agisce lo Sphot

a. Ecco una pi che fondamentale teoria dello Yoga che raramente viene citata. Ava lon e qualche altro appena appena ne parlano per esteso. Per il resto silenzio a ssoluto. evidente qui che la grammatica iniziatica sanscrita misconosciuta dalla maggior parte dei divulgatori dello Yoga e questo compromette non poco l'intell igenza dell'intera dottrina. Lo Sphota l'unit della parola. Quando a distanza di secoli, in luoghi diversi, in circostanze diverse, due diversi uomini pronunciano la medesima parola: GAUH, e ssi non hanno pronunciato due parole diverse, ma la stessa parola. Ecco che allo ra bisogna distinguere tra parola e dizione; la dizione manifesta la parola come un guizzo di lampo rende manifesto nella notte un vaso posto su un tavolo, che non di meno continua ad esistere, anche quando non pi illuminato. Ecco dunque cos ' lo Sphota: l'unit della parola, che le lettere rendono manifesta, ma che non lo sono Infatti le lettere si susseguono nel tempo e quando una cessa di essere pro ferita l'altra inizia a proferirsi e ci che permette di cogliere l'unit dell'insie me non la memoria, dato che talvolta chi legge lo fa senza nemmeno soffermarsi s u quanto legge ma passando direttamente da significato a significato, bens lo sph ota. La mancanza di comprensione dello Sphota ci che fa s che un cervello elettron ico non distingua tra L'AMA e LAMA se mancano i dovuti segni di interpunzione, m entre nel discorso parlato, pur non essendoci questi segni, chi ascolta capisce ugualmente. Il cervello elettronico non vivente e lo Sphota non pu intuirlo. Cos q uesta antica dottrina ha avuto una moderna conferma nella cibernetica, e molte a ltre se si aggiungono tutti i casi tipo: il whisky pronto, reso con: lo spirito pronto. E via dicendo. La parola Sphota viene dalla radice Sphut: fiorire, perch mediante la tecnica Yog a si deve passare alla comprensione dello Sphota, senza l'ausilio della dizione. Questo sboccio della parola articolata, ma non pronunciata, per lo Yoga il fond amento del sapere e del potere. Ogni piano ha il suo spazio-tempo. Sul piano del l'Akasha lo spazio-tempo spiroidale. Il tempo spiroidale facilmente comprensibil e, perch la dottrina dello Sphota permette di capire come ad ogni singola dizione si ripete la medesima entit, che pure, proprio per il fatto che ripetuta non pi l a stessa. Cos come ogni 1 di Gennaio un 1 di Gennaio ma non lo stesso dell'anno p rima. un cerchio che ruota a spire che si allargano senza mai ritornare su se st esso. Pi difficile immaginare lo spazio spiroidale. Qui occorrerebbero forti cognizioni matematiche. Se ne occupano le geometrie non-euclidee e il calcolo tensoriale. Lasciamo questi argomenti allo Jnana Yoga e allo Yoga classico e per ci che ci co ncerne speriamo un giorno di veder fiorire la parola sul piano dell'Akasha anzic h anticipare intellettualmente un concetto che solo la sperimentazione pu farci ve ramente capire e vivere. Il piano immediatamente inferiore quello in cui lo Sphota si riveste di ci che sa ranno le sensazioni nei piani pi bassi. il piano del Vayu. Come sia la percezione delle idee su questo piano gi pi facilmente intuibile, perch si avvicina di pi al n ostro, che quello immediatamente successivo. Sul piano del Vayu si manifesta, pe r esempio, ci che c' in comune tra la stessa melodia suonata da un trombone e da u n violino: la medesima entit resa manifesta, materialmente, in due modi diversi. questo il piano in cui agisce il "numero" ed di questo "numero", quello che vien e evidenziato in musica, che parlavano, oggi non pi tanto facilmente capiti, gli antichi Pitagorici. Ogni rapporto matematico ha il suo "significato", questo sig nificato ci che si capisce quando si dice di aver compreso un brano musicale. Lo spazio-tempo di questo piano ciclico. Esso rappresentato dall'unit della circo nferenza che torna sempre al suo punto di partenza, come in matematica la radice del numero 1; cos anche in musica la somma di tutti i tempi di una melodia deve dare sempre 1, quale che sia l'unit di misura in cui l'unit stata spezzata. per questo motivo che si usa l'esagono stellato, e non per indicare lo spazio-te mpo di questo piano, ma perch l'esagono la figura geometrica con lato pari al rag gio. Ossia il rapporto uno. Giungiamo cos al nostro piano, quello del tejas. Qui le idee non sono pi percepite , n nella rivestite da un germe di sensazione. Esse sono invece tratte logicamen te dai materiali sensoriali forniti dai piani inferiori. Un bimbo che nascesse s

ordo, muto e senza nessun altro organo di senso attivo non arriverebbe mai a con cepire nessuna idea. Abbiamo gi esposto le caratteristiche fondamentali del nostr o piano. Il suo spazio-tempo triangolare e il triangolo viene adoperato per simboleggiarl o. Di fatto noi abbiamo una visione dello spazio bidimensionale. La terza dimens ione colta solamente mediante la triangolazione matematica. Coloro che nascono c iechi e riacquistano in seguito la vista non sono abituati a svolgere, con gli o cchi, meccanicamente ed automaticamente questo lavoro inconscio di triangolazion e. Essi devono superare un periodo di rodaggio molto penoso in cui tentano di af ferrare le stelle, si gettano dai balconi perch non sono abituati a valutare con la pressione sentita dall'occhio se un oggetto vicino e piccolo oppure grande e lontano. L'uomo pur appartenendo a questo piano di esistenza entra in simbiosi con l'ulti mo livello: Prthivi, scavalcando il piano intermediario dell'Apas. per questo ch e noi percepiamo solo il livello materiale di esistenza oppure le idee che astraiamo o sservando quello. Dell'intermediario non abbiamo conoscenza alcuna a parte quand o si manifesta nei fenomeni di ordine extranormale. anche questo il motivo per cui a chi ha sviluppato la capacit di somatoscopia yog ica, ossia pu vedere dentro l'altrui corpo, appare il feto umano in forma triango lare, anzich in forma quadrata come appartiene allo spaziotempo del piano Prthivi . Il piano immediatamente inferiore al nostro il piano dell'Apas. il fluido dei fe nomeni paranormali che gi ben conosciamo. Non esiste qui la coesione dello stato solido, ma impera la forza di osmosi e la tensione superficiale. Il segno matema tico che lo rappresenta la lunula. Viene infine il piano del Prthivi, oggetto di studi degli scienziati moderni. Qu i lo spazio-tempo rettilineo. Almeno cos appare, perch dopo i lavori di Einstein c he hanno spinto la ricerca fisica alle origini della materia, lo spazio viene de scritto come rettilineo solo rispetto alla percezione comune o rispetto agli str umenti di misura poco precisi Con pi precisione di misura si sconfina nello spazi o curvo del piano superiore. Il simbolo che viene usato per indicare questo tipo di spazio il quadrato, ossia l'insieme di quattro angoli retti e delle linee re tte che li riuniscono a vicenda. Si noti ora che il quadrato scomponibile in triangoli. Lo spazio quadro commensu rabile rispetto allo spazio triangolare ed perci che la punta penetra rompendo la coesione della materia solida Riferendosi al corrispettivo psichico di questo fenomeno fisico - perch come sapp iamo non esiste fenomeno fisico senza relativo fenomeno psichico e viceversa - l a stessa cosa accade alla nostra struttura mentale che non percepisce lo spazio rettilineo in tutte le direzioni, ma in grado di commensurarlo; mentre non in gr ado di commensurare lo spazio curvo che sfugge totalmente alla normale percezion e dei sensi. Questo non che un modo di semplificare la cosa che, il lettore intuisce, per svi luppare a fondo, non basterebbero pi ponderosi volumi. Si noti che molti altri si mboli pi semplici e pi popolari sono stati ideati per esemplificare le caratterist iche dei vari piani. Cos al posto del quadrato, per indicare la coesione e la res istenza che caratterizza i materiali del piano Prthivi stato ideato il simbolo d ell'elefante, la pesantezza. Inoltre non sempre i diagrammi sono piatti, talvolt a sono tridimensionali: al posto del quadrato pu comparire un cubo. Su ogni piano si usa anche dare un nome allo stato di coscienza relativo. la "de it" del piano. Sul piano del Tejas la deit Agni, il fuoco, l'energia radiante che manifesta il nostro pensiero. Il primo verso dei Veda inizia con le parole: AGNI M ILE. . . Io venero il Fuoco. . . Su ogni piano esiste anche una Shakti che simboleggia il particolare potere acqu istato da Kundalini quando raggiunge quel piano. E nel simbolismo la moglie, la potenza della corrispondente "deit" o stato di coscienza. Il movimento che va dall'alto al basso l'Amrta, il nettare, il "soma celeste" cu i alludono i Veda, che appare alla percezione extrasensoriale come un dolcissimo sapore. Il movimento che dal basso sale verso l'alto Kundalini. La potenza che

si espressa nella manifestazione non esaurita lungo i differenti piani e stati d ella coscienza, ma giunta al Prthivi essa appena latente. Si manifester poi in fo rma di vita, con organizzazioni sempre pi complesse che tenderanno a raggiungere il Bindu da cui sono emanate ed ci che si fa appunto muovendo Kundalini. Gli esse ri dell'universo appartengono ad una spira ascendente che tende a questa realizz azione, con pi o meno coscienza, o alla spira discendente che tende invece a inse rirsi nella materia L'uomo appartiene alla spira ascendente, sebbene quale noi l o conosciamo sia "catturato" nella simbiosi con l'individuo cellulare, essere ap partenente al piano dell'Apas che pi vicino al Prthivi riesce a rivestirsene senz a difficolt, ma che ha bisogno della simbiosi con altri esseri per mantenere la s ua vita su questo piano e a sua volta li vincola. Inconsciamente, l'uomo vorrebbe realizzare la sua autonomia. La chiama "il parad iso", o con altri termini. uno stato superiore a quello dell'uomo attuale sottom esso alle leggi del Prthivi, ma che lo Yogin vuole lasciarsi alle spalle per att endere possibilmente al Bindu ed oltre ad esso. Finch, per, il piano dell'Apas non superato, la forza della simbiosi lo legher ines orabilmente a se stessa, perch fuori dal suo proprio piano, in uno per lui incomm ensurabile, subisce una disgregazione mentale che lo obbliga ad appoggiarsi, inc onsciamente e meccanicamente, alla simbiosi. Ora lasciamo questi argomenti di antropologia yogica e ritorniamo ai piani della natura, da cui faremo il salto verso i corrispondenti microcosmici: i padma. La legge questa: Ogni livello agisce sul livello inferiore che in parte si sottrae al suo control lo. Il tutto pu essere rappresentato da questo schema: I BHUTA AKASHA: Piano dell'Akasha AKASHA VAYU: Piano del Vayu AKASHA VAYU TEJAS: Piano del Tejas AKASHA VAYU TEJASAPAS: Piano dell'Apas AKASHA VAYU TEJASAPAS PRTHIVI : Piano del Prthivi

Non che manchi, ad esempio, il Bhuta Apas sul piano del Tejas: c', ma sfugge al c ontrollo. Si arriva cos al piano del Prthivi che subisce il riflesso di tutti i livelli sup eriori. Ecco allora che a questo punto si entra nella cosmogonia occidentale. Da l vuoto-spazio-tempo, cui risalgono le propriet di comportamento della sostanza f isica, si passa alla pi sottile energia: l'energia cinetica. Da questa all'energi a radiante, allo stato fluido della materia e quindi allo stato solido. Kundalin i si fissa a questo livello e da questo livello riemerge in forma di esser viven ti. Il piano del Prthivi perci compenetrato dai piani superiori e il nostro corpo cos tituito dagli elementi del piano fisico ne parimenti compenetrato, e perci nei va ri livelli del corpo si trovano gli agganci col macrocosmo. La corrispondenza del plesso coccigeo il Muladhara che governa nel corpo fisico gli organi sessuali ed escretori. Il livello che gli proprio il Prthivi. Qui il Muladhara considerato come padma al di sotto del corpo sottile, nel piano della sostanza fisica comune. Proprio perch Kundalini fissata qui, la percezione che no

i abbiamo del mondo limitata al piano del Prthivi.

Il Muladhara-Padma viene descritto come un "loto" con quattro petali. Sia detto per inciso che non esistono n il "loto" n i "petali", si tratta solo di supporti tecnici per la meditazione. Gopi Krishna, l'autore del libro Kundalini: l'energia evolutiva, dice che un insulto all'intelligenza, cred ere che questi loti coi loro petali e le lettere disegnate sopra esistano verame nte. Infatti in altre tradizioni al posto del loto si usa visualizzare un altro fiore e il risultato non cambia. Il loto una pianta familiare agli indiani e agl i orientali in genere. I quattro petali del Muladhara sono posti in relazione ai quattro punti cardinal i. In certe tradizioni si usa orientarsi a seconda dell'ora del giorno sempre in direzione del sole. All'alba ad est, al mezzod a sud, al tramonto ad ovest e a m ezzanotte a nord. Generalmente, in Oriente si usa rivolgersi sempre verso nord q uando si tratta di meditazioni di tipo conoscitivo, ad est per quelle di tipo ut ilitaristico. L'ovest e il sud sono dedicati a particolari tipi di meditazione. L'ovest per aggredire qualcuno. Il sud nella Sadhana nera: meditazione sui cadav eri e cos via. Anche le antiche citt venivano suddivise in quattro parti, ciascuna abitata da una casta particolare. I bramini vivevano a nord, i guerrieri ad est . Si trattava di esporsi alle varie direzioni di propagazione delle onde geopran iche che solcano la Terra sia nelle zone basse che alte dell'atmosfera. Oltre ai quattro petali, il Muladhara ha anche in mezzo lo yantra, il diagramma quadrato. L'adepto constater che molto difficile per l'evocazione mentale mantene re il quadrato. Esso tende a scindersi in due triangoli (!): nelle donne con la punta verso il basso (si confrontino le ideografie antichissime, come quella sum era in cui la donna indicata con un triangolo con la punta verso il basso) e nel l'uomo verso l'alto. Si noti, per inciso, che la sovrapposizione dei due diagram mi d l'esagono stellato, il Sigillo di Salomone, il simbolo della specie umana. a nche lo yantra dell'Anahata perch quello il centro mediano in cui la forza mascolina dell'Amrta e quella femminina della Kundalini si incontrano e si equilibrano nell'unit. Inizialmente in natura non esistevano il maschio e la fem mina. Ci avvenne in seguito ed questa differenziazione che crea quell'attrazione di polarit che sul piano fisico avvertita come l'attrazione del maschio verso la femmina e viceversa, e sul piano psichico come l'attrazione della materia primor diale e della psiche (Prakriti e Purusha). Facciamo notare che Prakriti nelle li ngue " naturali" dell'India, ossia nelle lingue non purificate, diverse dal sans crito, vuol dire "donna", Purusha vuol dire esattamente "uomo". L'evocazione del triangolo giallo ha un effetto particolare: impedisce lo scaric o di Virya, il corrispondente fisico della forza seminale, che viene cos riassorb ita nel corpo. un modo di fortificare il brahmacharya. In alcuni sistemi yogici Dharana la concentrazione passiva su un oggetto. Dhyana la creazione di immagini mentali. In altri sistemi, questo compreso, si usa dar e nel Dharana gi quell'immagine che poi perdurer nel Dhyana. Questa appare, allora , come il prolungamento di quella. Solo per quando si capisce il significato a s, senza il supporto delle parole, con una forma di pensiero sottile e non discorsi vo, che non ammette contraddizioni e dualismi, si raggiunto il corpo causale. Os sia quando si capisce perch le immagini mentali adoperate hanno quell'effetto e p roprio quello, anzich un altro (e ci non pu avvenire mediante la parola), allora il causale raggiunto. Il ragionamento discorsivo pu solo capire il significato cont ingente e il simbolo, ma non il significato in assoluto. I quattro petali vanno meditati rossi e questo rosso eccita il moto di Kundalini . La meditazione procede in senso orario da petalo a petalo accompagnata dai man tra VAM, CAM, SHAM, SAM che di ciascuno ne evidenzieranno le funzioni. Lo stesso discorso fatto innanzi valido anche qui. Anche lo Svadhisthana che come padma porta fino all'Apas e immaginato con sei pe tali color vermiglio, per gli stessi motivi precedenti. Lo yantra la lunula, che porter particolari facolt inerenti ai liquidi. Il suo colore blu o verde. I mantr

a dei petali sono BAM, BHAM, MAM, YAM RAM, LAM. L'adepto noter che ogni volta che medita sui petali, le sensazioni che prover una volta giunto all'ultimo saranno quasi identiche a quelle del primo, come un ciclo che Si chiude. I corrispondent i organi fisici sono l'apparato renale e ghiandolare. I sei petali sono posti in relazione ai sei colori: rosso-arancione-giallo-verde-blu-viola. Ognuno ha per complementare il suo opposto speculare. Perfettamente in centro sarebbe il grigi o che ha per complementare se stesso. Il bianco ha per complementare il nero e v iceversa. Questi colori non sono qui presi in considerazione. Si viene al Manipura, il cui corrispondente il Tejas e gli organi fisici che ne subiscono il riflesso sono gli organi del sistema neurovegetativo. I petali sono dieci, color violetto, i cui mantra sono: DAM, DHAM, NAM, TAM, THAM, DAM, DHAM, NAM, PAM e PHAM. Questi dieci petali sono posti in relazione ai dieci vayu del corpo e i mantra lo evidenziano. Lo yantra il triangolo rosso. La meditazione de l triangolo rosso nella regione del plesso solare scalda il corpo e questa prati ca portata agli eccessi ci che conferisce agli Yogin tibetani la capacit di vivere nudi in ambiente polare e di farsi seppellire nella neve facendo a gara a chi n e scioglie di pi. Se il triangolo viene meditato blu, ossia col colore proprio de lla lunula dello svadhisthana, si ha l'effetto opposto. Anche qui, questa pratic a portata agli eccessi conferisce coscientemente la propriet di camminare sul fuo co, provando s la sensazione di bruciatura, ma senza bruciarsi effettivamente. Come abbiamo detto, il triangolo rosso del Manipura proiettato nel Muladhara-cha kra durante il periodo embrionale. Questo lo si pu fare anche in meditazione. all ora detto il triangolo Kamarupa. Se l'adepto si concentra in Brahmari, turandosi le orecchie e ascoltando, udir lungo i lati del triangolo suoni corrispondenti a tutti i fonemi, siano o no rappresentati dalle lettere di un alfabeto qualunque . Come vedremo il linguaggio parte dal Muladhara. Gli angoli del triangolo sono silenziosi. L'Anahata ha dodici petali color bianco. Sono posti in relazione alle dodici rip artizioni del cielo, quindi anche dell'anno. I mantra dei dodici petali sono: KA M, KHAM, GAM, GHAM, NAM (gutturale), CAM, CHAM, JAM, JHAM, NAM (palatale), TAM, THAM che sono dette le dodici "lettere belle", ossia quelle da cui inizia la par te consonantica dell'alfabeto sanscrito. Lo yantra per molteplici ragioni - tra cui anche la luce "spigolata" che si vede in Brahamari - l'esagono stellato. Conosciamo gi il perch. Il cuore e i polmoni s ono i corrispondenti fisici di questo loto. Il vishuddha ha 16 petali messi in relazione ai 16 Adhara, 16 punti del corpo in cui si cita l'azione del Pratyahara. I 16 Adhara sono: il pollice, le caviglie, le ginocchia, le cosce, il prepuzio, i genitali, l'ombelico, il cuore, il collo , la gola, il palato, il naso, lo spazio tra le sopracciglia, la fronte, la test a, la punta della testa. Concentrando l'attenzione su questi punti, ciascuno a m odo suo arresta il pensiero. In certe scuole se ne fa uso per pratiche complesse . I 16 mantra dei petali, immaginati di color cremisi in certe tradizioni, in al tre di color lavanda, sono i seguenti, tutti corrispondenti a vocali: AM, AAM, I M, IIM, UM, UUM, RIM, RRIM, LIM, LLIM, EM, AIM, OM, AUM, Anusvara e Visarga: H, questi ultimi appoggiati ad una A. Lo yantra di questo padma dovrebbe essere la spirale, ma varie tradizioni fanno uso anche di yantra diversi. Gli organi della respirazione e del linguaggio sono i corrispondenti di questo padma. Il lettore avr notato che a partire dal Muladhara con quattro "petali" il loro nu mero aumenta di loto in loto, rispettivamente di due e quattro alternativamente. La cosa non era sfuggita ad una certa astrologa che si picca di occultismo ed e soterismo a buon mercato. Solo che arrivata all'Ajna le sembrava assurdo che i p etali diminuissero repentinamente a due soltanto. Allora scrisse in una sua pubb licazione che l'Ajna era il centro a 18 petali. Anche quella naturalmente poneva un centro nella milza. Fattole notare lo sbaglio disse: "Voi vedete i centri co me delle sfere: io li vedo come tante svastiche". Logica ferrea. I centri quando sono osservati appaiono di forma sferica per l'assenza di punti di riferimento e nessun'altra forma potrebbero avere oltre a questa. I petali non esistono, ma sono un supporto tecnico per introdurre le lettere sanscrite che funzionano nell a meditazione come yantra del corrispondente mantra. Le lettere in tutto sono 50 e quindi nell'Ajna compaiono le ultime due HA e KSHA, che vanno immaginate di c

olore bianco argenteo. La lettera KSHA l'unica lettera composta che compare nel sistema dei padma e sta ad indicare la base delle composizioni di: suoni che si possono comporre successivamente, ciascuna corrispondente ad un mantra, e second o la tradizione ve ne sono 67.000.000 possibili. Lo yantra dell'Ajna di forma triangolare (ma invertita rispetto al triangolo del Muladhara) di modo che la sovrapposizione delle due forme dia nel punto central e l'esagono stellato, il Sigillo di Salomone, simbolo della specie umana di cui gi s' parlato. Prima di proseguire facciamo notare che tutte le lettere qui descri tte debbono essere pronunciate con l'Anusvara, la risonanza nasale, che indica i l corrispondente fonetico del Bindu. A se stante viene meditato come OM, il Pran ava, mantra centrale dell'Ajna, il cui corrispondente fisico la ghiandola pineal e e pi vastamente il cervello e la cui corrispondenza macrocosmica fuori dai cinq ue piani vedantici della natura, nel Bindu stesso. Come sappiamo l'Ajna, parimenti al Manipura, il complesso di tre centri. Cos pure l'Ajna considerato come padma. Il Manas e il Soma sono sopra di esso, Ajna prop riamente detto. Appaiono alla vista come una mezzaluna e un punto. Vengono assim ilati alla mezzaluna, l'Ardha Candra, che si pone sulle lettere sanscrite ad ind icare l'inizio della risonanza nasale, e al Bindu vero e proprio. da questo comp lesso che sorgono da una parte le immagini sensoriali del sogno e dell'allucinaz ione e dall'altra parte il "nettare", Amrta, che si dice essere il vedico Soma c he sgorga dalla luna. In certi metodi di meditazione questi due centri sono medi tati a parte, in altri sono meditati nel complesso del Sahasrara di cui parlerem o ora. Il Sahasrara - Sahasra vuol dire: uno(Sa), migliaia(Hasra) il centro dai "mille petali". D'accordo che un teosofo diceva che li aveva contati di persona ed eran o solo 960, ma i "petali" oltre a non esistere perch sono solo dei supporti tecni ci per la meditazione, sono in realt solo 50, ossia sono i corrispondenti cerebra li delle 50 lettere che vengono distribuite lungo i padma del corpo. Il termine 1000 sta solo a simboleggiare un numero elevato rispetto agli altri. Il Sahasrar a, interamente, non esiste. Esso un organo da creare. Un organo sottile da crear e mediante la dinamica mentale dell'evoluzione di immagini vivide usata fin qui. Nello stato normale della vita Kundalini, che deve essere elevata lungo i padma, si muove tra il Muladhara e lo Svadhisthana. per questo che la percezione confi nata al piano Prthivi. Quando Kundalini viene spostata nello spazio seguente tra lo Svadhisthana e il Manipura si acquista una beatitudine immensa, a livello fi sico, non priva di rapporti con la sessualit. Molti arrivati a questo stadio si a ccontentano e godono. Quando Kundalini viene spostata nello spazio successivo tr a il Manipura e l'Anahata si acquistano capacit di auto ed etero guarigione. Qua ndo si riesce ad elevarla nello spazio tra l'Anahata e il Vishuddha si acquista una conoscenza extrasensoriale indescrivibile e meravigliosa. Quando Kundalini v iene spostata tra il Vishuddha e l'Ajna si conseguono i poteri sulle leggi natur ali. Ma solo quando Kundalini viene portata fuori dal corpo si ha lo svincolamen to dalla legge di causalit e quella liberazione che tutti gli Yogin, vi riescano o no, cercano. Bisogna dunque creare un organo sottile in grado di dare ricettacolo a Kundalini e questo organo il Sahasrara. Viene meditato sopra il corpo oltre la "fontanell a", che come si sa aperta nel neonato e resta aperta a livello sottile, il Brahm arandra, l'apertura di Brahman, del Suono (Kundalini qui viene avvertita come su ono). La meditazione classica la seguente: Create nel pericarpo del Grande Loto dai mille petali un loto pi piccolo, bianco, dai dodici petali fatto di luce abbagliante. Sui dodici petali vi sono i Bija: HA, SA, KSHA, MA, LA, VA, RA, YA, HA, SA, KA, PHREM. Dentro di esso vi un triang olo. il triangolo A, Ka, Tha. (Nella prima linea si odono i fonemi da A in poi, nella se conda da Ka in poi, nella terza da Tha in poi.) Nel mezzo di esso c' il Pranava: OM.

Si noti che questa la meditazione che ha provocato a Gopi Krishna un risveglio p rematuro di Kundalini con le terribili esperienze che ne sono seguite e sono sta te esposte nel suo meraviglioso libro gi citato. Su come si coordinano i Bija, os sia i "semi" di mantra, sarebbe troppo voluminoso descrivere qui. La grammatica di Panini inizia col Pratyahara-Sutra, la legge di collocazione de i suoni. L'alfabeto diviso in gruppi articolatori, ciascuno dei quali contrasseg nato da un esponente. Unendo una lettera ad un esponente si ottiene una sillaba che riassume tutti gli intermediari. All'inizio abbiamo: A ,I, U, N. Qui N l'esponente. Se si dice AN si sottintende tutto il gruppo. Se si dice IN s i sottintende solo I ed U. La prima consonante ed anche l'ultima, ripetuta quindi due volte, H. L'ultimo es ponente L. Cos con HAL si intende tutto il corpo causale dal Vishuddha in gi, oppu re solo il Vishuddha se ci si riferisce alla seconda H. L'insieme di tutti i fon emi sar AL e, guarda caso, anche in tradizioni diversissime, come quelle semitich e, con la lettera AL, ALEPH ebraico, o quella greca ALPHA, inizia l'alfabeto. ev idente che qui ci si trova di fronte ad una scienza vastissima, di cui abbiamo v oluto solamente dare al lettore l'idea dell'esistenza. una scienza matematico-li nguistica in cui il teorema di Fourier regge il passaggio da un fonema all'altro . Vi sono scuole di Yoga che l'hanno sviluppata in profondit, ma i NATHA invece h anno preferito ai mantra e agli yantra la via dei mudra quali mezzi per il risve glio di Kundalini, o come dicevano i sumeri per la "Sveglia del Mondo". A proposito di questa scienza ci sia permessa un'osservazione. Lo Shri-Yantra lo yantra il cui mantra corrispondente HRIM. Da millenni e millenni la concentrazi one yogica avviene su questo yantra mediante questo mantra e l'uno capace di evo care l'altro e viceversa. Fin qui la tradizione. Ma quando di fronte ad un elabo ratore elettronico fu fatto cantare il mantra HRIM, le vibrazioni crearono nella nebbia elettronica una figura del tutto simile allo Shri-Yantra. Si noti che no n esiste alcuna equazione matematica che possa rappresentare un insieme di linee come questo. Ebbene questa equazione matematica era stata trovata con la scienz a degli yantra e dei mantra da millenni mediante la concentrazione yogica dagli Yogin. Con le singole meditazioni sui padma, abbiamo visto, possibile estrarre qualche archetipo dei 67.000.000 che formano il mondo del corpo causale, ma con la medit azione su questo padma la conoscenza intera del corpo causale si render manifesta e con essa, intuitivamente, le leggi che governano mantra, yantra, mudra e tutt i gli altri mezzi di accesso. di questa conoscenza che si dovr avvalere l'adepto quando Kundalini portata all'Ajna. Il rapporto tra Guru e discepolo si scioglie perch la conoscenza ulteriore, il passaggio dal finito all'infinito, al di l delle parole umane. Al Guru si sostituisce il Gurudeva, la conoscenza innata, visualizzata al centro del Sahasrara come un'immensa figura nivea, argentata, una colossale immagine s imbolica dello stato supremo in cui sussiste ancora un dualismo Shiva-Shakti. Al di l il conoscente, il conosciuto, la conoscenza divengono una sola unit. Nessun simbolo pu rappresentarla e il suono cessa di risuonare. 9. La scissione psicorganica La parola Mudra significa "sigillo" e qui il termine sta ad indicare per contras to la conoscenza di ci che chiude per poter aprire. I mudra sono infatti gli stru menti che adopera questo stile di Yoga per svincolare Kundalini ed innalzarla lu ngo i padma. Bisogna sottolineare a grandi lettere una cosa. Sebbene solo i due ultimi mudra siano specializzati a muovere Kundalini, tutti gli altri possono estemporaneamen

te e imprevedutamente farlo, cos come anche qualche pratica tra le precedenti. De l resto dopo lo svincolamento di Kundalini lo scopo proprio questo: innalzare Ku ndalini a scelta lungo l'asse della Sushumna che inanella i padma. Prima di tale svincolamento lo scopo, pi limitato, quello di dare un'esperienza diretta dei pa dma, come luoghi da visitare prima di installarvisi, come un'esplorazione svolta prima di passare co n l'esercito. I Mudra sono stati posti in ordine tale da dare prima la conoscenz a delle nadi fondamentali, poi dei padma, infine di Kundalini. Il primo mudra il Mahamudra, il Grande Mudra. Esso viene svolto anche come Asana in Hatha Yoga, ma senza la percezione extrasensoriale. allora un semplice eserc izio ginnico che fa bene ai reni, al fegato e alla milza. Qui si deve svolgere, cogli occhi fissi sul terzo occhio e l'attenzione lungo il corpo. Dalla posizione Siddhasana si allunga una gamba davanti a s, un po' di lato, si a fferra l'alluce, lo si estende e contemporaneamente si esegue Jalandhara, il leg amento della gola. Alla luce dell'Ajna si aggiunge la percezione del Vishuddha c ome una palla arancione. Poi, a seconda che l'esercizio sia fatto a destra o a s inistra, si aggiunge la percezione delle due nadi Ida e Pingala che rispetto ai Padma sono dette Shashi e Mihira. Talvolta si usano nomi di localit vere: Ganga e Yamuna, i due fiumi indiani Gange e Yamuna. Questo mudra pu condurre gi a dei; po teri di cui fanno uso i fachiri. Ma qui non il caso di soffermarsi. Altro ci att ende. Il secondo mudra Mahabandha, il Grande Legamento Seduto in Siddhasana lo Y ogin deve bilanciarsi col perineo sul tallone. facoltativo eseguire Jalandhara, ma i denti superiori debbono essere fortemente compressi agli alveoli dalla ling ua. Compare la Sushumna. Essa in realt formata da tre nadi sovrapposte, riflesso le prime due di Ida e Pingala. A seconda della parte da cui viene svolto l'eserc izio le due nadi interne alla Sushumna compariranno alla percezione e con la rec ita del Pranava OM comparir la terza nadi, la pi sottile, quella in cui dovr passar e Kundalini. Il terzo mudra Mahavedha, il Grande Traforo. una pratica forte e pericolosa. tut tavia necessario compierla I testi dicono che come bellezza e fascino non servon o ad una donna senza uomini, cos Mahamudra e Mahabandha a nulla servono senza il Mahavedha. La posizione sempre quella Siddhasana. Lo Yogin ha il tallone sotto il perineo. Si deve alzare con le mani da terra, in apnea, poi lasciarsi cadere sul tallone. Gli occhi come prima puntati sull'Ajna, l'attenzione al Muladhara. Lo scossone che riceve Kundalini forte e a lungo andare si aprir il veicolo verso i padma sup eriori. Lo Yogin, come ogni volta che Kundalini viene mossa dalla sua sede, si sente morire e i segni della morte compaiono sul suo corpo. La temperatura si fa fredda, il corpo si copre di gelido sudore, il volto diventa cereo. Anche quest o esercizio e il precedente possono essere usati per particolari facolt. Chi si a llena deve arrivare gradualmente a compierlo otto volte al giorno ogni tre ore. Molto pi dura la pratica del Khecari Mudra. I testi lo considerano come il pi impo rtante dei mudra e dedicano ad esso pagine e pagine. Questo esercizio dedicato a ll'Amrta che si percepisce nel Bodhaka e al suo corrispondente, lo Svadhisthana. Contemporaneamente d la facolt di sfuggire per mesi al piano del Prthivi. Si tratta di tirare la lingua con una pinza e un fazzoletto, possibilmente di li no. La lingua deve acquistare una elasticit tale da riuscire ad arrivare a toccar e lo spazio tra le sopracciglia. La pratica pu durare mesi ed anni. Si ricorre ad uno strumento tagliente a forma di foglia di cactus per recidere gradatamente i l frenulo della lingua, giorno per giorno, senza permettere che la ferita, di un a frazione di millimetro per volta, riesca a rimarginarsi. Per evitare eventuali infezioni si cosparge la ferita di mirabolano in polvere. Molti durante questa pratica muoiono di asfissia per quanto seguir. Ma alcuni ci riescono. Conosciamo persone che svolgono questa pratica senza l'ausilio di nessuna guida, allo sbara glio. Finora ci si esercitati a trattenere il fiato col Jalandhara Bandha. Ora c i si eserciti ingoiando la punta della lingua, tanto pi quanto pi essa sar diventat a allungabile. Quando la lingua sar in grado di otturare i fori delle narici, il Vayu non potr pi n uscire n entrare dal corpo, ma vi rimarr statico. questo il metodo

con cui i fachiri si fanno seppellire vivi per mesi interi in bare senza aria, cibo, acqua od altro e ne escono con la barba rasata come il giorno in cui vi en trarono. Si raccontano molte storie affascinanti su questi sperimentatori della morte, altre che invece sono terribili. Ma hanno tutte il difetto-pregio di essere vere. Questo mudra deve essere accoppiato alla meditazione (meditare = evocare mentalmente l'immagine) su kundalini. Ma accoppiato ad un altro tipo di meditazione (e non si dimentichi che meditare nello Yoga vuol dire creare immagini vivide come quelle reali, esattamente come nel cinematografo), pu conferire la facolt della scissione psicorganica. Prima di procedere ad esporre la seconda parte del Khecar che implica un azione sul cuore, esporremo qualche esempio di ipnosi sperimental e. Qui lo Yoga non c'entra per nulla. Questi esperimenti portano la firma di scienziati della cultura ufficiale come Lombroso ed altri. Si tratta dell'esteriorizzazione del principio sensibile. Il soggetto posto in stato di ipnosi proietta la sua sensibilit su un altro soggetto, posto in un'altra stanza, che non pu vedere. Il secondo soggetto viene punto e il primo avverte la puntura. classico ormai l'esp erimento fatto da Pagenstecher con la signora Reyez. Una persona che assisteva scettica ad una esperienza punse con un ago, infilandoglielo interamente sotto un'unghia, la signora Reyez che non avvert nulla, mentre avvertiva tutto ci che accadeva sui soggetti sui quali proiettava la sua sensibilit. Non solo questo esperimento viene compiuto con esseri viventi, ma anche con oggetti inerti. Il soggetto proietta la sua sensibilit in una vaschetta di cera, pungendo la quale il soggetto urla come se avessero punto lui. Lo Yoga insegna a svolgere la proiezione del principio sensibile indipendentemente da un agente esterno. L'adepto crei la vivida immagine di una bolla luminosa nella regione del cuore e si identifichi con essa. Man mano che il cuore diminuisce il suo battito e che i legami col corpo fisico rallentano noter che la bolla tende a staccarsi. Si staccher e l'adepto potr proiet tare la sua ipseit dove vorr. Si accorger, come negli esperimenti citati precedentemente, che gli ostacoli fisi ci non ostruiscono i suoi movimenti, sebbene per lungo tempo manterr l'abitudine di evitarli. Si accorger, al contrario, che esistono ostacoli al suo movimento ch e saranno per lui inesplicabili. Cosa si vede in questo stato? La percezione normale non fondamentalmente alterat a. Ma accanto alle forme usuali ne vedr altre che non hanno riscontro nell'esperi enza della vita ordinaria, vedr immagini deformi di Linga Sharira in decomposizio ne, mantenenti un cinetismo "cibernetico" simile a quello dei fenomeni di toribi smo. Vedr tantissime cose dall'apparenza mostruosa di cui un po' per volta accert er di persona la natura. Uno Yogin vi augura di non trovare tutto questo alla prima esperienza. Un motivo di shock psicologico pu essere la tendenza a proiettarsi nel corpo di c adaveri appena morti, ancora caldi. Un altro fenomeno la Trishna. Un forte desiderio sessuale pu assalire lo sperimen tatore durante questa esperienza. La spiegazione del fenomeno questa. La moltipl icazione della cellula seminale accompagnata da orgasmo, ma noi lo avvertiamo so lo durante la copula sessuale. In realt la cellula seminale si moltiplica di cont inuo, senza che noi lo avvertiamo, perch ci siamo abituati, cos come non avvertiam o lo scorrere del sangue nelle vene. La cellula si moltiplica di continuo per ri fare i tessuti logori del corpo. Ne avvertiamo la mancanza quando siamo in quest a situazione. questa Trishna che spinge le strutture bioplastiche di qualunque s

pecie vivente a sovrapporsi alle strutture inserite nei corpi viventi al momento della copula come stato rilevato dagli esperimenti di Kyrlian, Rodriguez ed alt ri. Questo sovrapporsi il corrispettivo sottile di ci che a livello fisico costit uisce le entit secondarie della personalit principale. Il "rientro" avviene per le vie opposte. La bolla luminosa dovr rientrare nella r egione del cuore. Il cuore riprender il suo battito normale. bene coprire il corp o con una coperta prima dell'esperimento affinch non si raffreddi troppo. bene as sicurarsi che nessuno urti il corpo durante l'esperienza. I pericoli di questa prova, oltre quelli facilmente comprensibili, sono: 1) La morte. 2) Pazzia o altri disturbi cerebrali dovuti all'eventuale lesionarsi dei tessuti per anemia. 3) Cancro, per gli stessi motivi ma riferiti a tutti gli altri tessuti del corpo . 4) Una personalit secondaria pu prendere il posto della primaria e questa non rius cire pi a prendere possesso del corpo. fondamentale sapere che la coscienza deve comunque essere legata ad un'immagine se non si vuol cadere in uno stato di vacua ipnoticit. Cogliamo qui l'occasione di dire che il "Libro dei Morti" tibetano non una sorta di messa funebre e tanto meno una guida "alla droga", come certi cervelli bacat i hanno supposto. una tecnica simile a questa in cui l'adepto si pone gradualmen te in stato di morte e la sua coscienza tenuta desta dalla voce dell'officiante. questo il metodo di realizzazione e di esplorazione di alcune tipiche scuole ti betane: le scuole del Bardo. Khecari, anch'esso apre la strada a dei particolari poteri, tra cui quello della conoscenza totale del piano dell'Apas in cui per u n tempo non comparabile a quello normale lo Yogin si trover a vivere. perci che stato conferit o a questo mudra il suo nome: Il Vagante. Esso il complemento della pratica di s cissione psicorganica e quella pratica sar considerata come un preliminare di que sta. Il successivo mudra collegato con il Manipura. Uddiyana che gi abbiamo praticato come Bandha. La forma la. stessa, ma vi si unisce la concentrazione sull'Ajna e la percezione extrasensoriale. Una particolare facolt legata a questa mudra il po tere di espansione della percezione: Vigrahasiddhi. Anche il successivo Mudra lo avevamo gi praticato come Bandha e nulla c' da aggiun gere alla sua forma fisica, tranne la percezione extrasensoriale ottenuta con gl i stessi precedenti mezzi. Compiendo questo mudra dapprima compare il Muladhara, poi una fiammata che sale lungo la Sushumna, accompagnata da un calore bruciante. Si allunga fino a raggiu ngere l'Anahata. possibile coordinare il moto del Prana e del cuore con le contr azioni del perineo che caratterizzano il Mulabandha-Mudra. Anche il successivo Mudra, Jalandhara, stato gi praticato come Bandha, ora vi si aggiunge come ai due precedenti la percezione extrasensoriale. Lo Yogin pratichi il legamento della gola. Gli occhi fissi sull'Ajna, la concentrazione sulla gol a. Il Vishuddha si manifesta. Si manifesta anche l'Amrta. Ne segua la discesa e osserver che giunto al Manipura esso si disperde. Questo corrisponde a livello fisico alla perdita di controllo volontario sugli organi che stanno al di sotto del plesso solare. Tra quelli ch e stanno al di sopra solo il cuore sfugge al controllo della volont. Lo Yogin oss ervi che quando compie Jalandhara la dispersione cessa di avvenire e l'Amrta rag giunge i 16 Adhara a cui connesso questo Padma. Viparitakarani-Mudra come il Mahamudra praticato anche come Asana. Come mudra si distingue per la percezione extrasensoriale che lo accompagna. Si tratta di reg gersi in bilico con le gambe in alto. Gli occhi fortemente puntati sull'Ajna. St rani fenomeni accadranno: un'alterazione del senso geometrico, ci che era alto ap pare basso e viceversa, e soprattutto l'eliminazione del senso del tempo Raggiungiamo cos i due ultimi mudra cui affidato il compito di svegliare Kundalin i. La prima pratica di tipo "sessuale", ma lungi dall'essere una pratica amena. Anzi sconsigliabilissima senza la guida di una persona veramente esperta se non

si vuol rischiare, come si suol dire, di "rompersi" qualcosa e non solo a livell o fisico. Lo Yogin deve avere gi realizzato il Khecari e poi deve unirsi ad una donna. Nell 'orifizio del pene deve essere introdotta una cannuccia. Al momento dell'orgasmo deve ingoiare la lingua in Khecari. Questo impedisce al seme di uscire e lo Yog in dovr poi aspirarlo di nuovo dentro di s. La reazione che provoca questo atto sv eglia Kundalini. La pratica usata di norma per il risveglio di Kundalini Shakticalani. Lo Yogin r oteando i muscoli dell'addome e contemporaneamente comprimendo il perineo provoc a un movimento contrastante di forze. Da una parte spinge il Vayu verso il basso e dall'altra lo spinge verso l'alto. L'immagine classica che il lavoro deve ass omigliare a quello di comprimere un gas dentro un tubo: si genera del calore. An che qui si generer il "calore psichico" che desta l'energia ravvolta: Kundalini, Kutilangi, Arundati, Tapashvini,; Ananta o come la si voglia chiamare Quando avviene il risveglio di kundalini la sensazione che se ne avr far drizzare i capelli in testa e non solo figuratamente. Una sensazione, gi segnalata, di mor te imminente, un calore ardente sale lungo la colonna vertebrale, tutte le immag ini si distorcono e svaniscono davanti agli occhi. Non basta questo per portare a termine lo Shakticalani. Se in questo momento si compie lo Yoni-Mudra, turandosi le orecchie con le dita e via dicendo, si udr il sibilare di Kundalini e il mantra HUM HAMSAH deve appoggiarne il risveglio. Poi l'adepto esegua Bhastrika per sei ore consecutive. Kundalini diverr allora sempre pi "docile". Durante queste pratiche l'astensione da rapporti sessuali deve esse re assoluta e il cibo leggero e sostanzioso. Chi ha fatto questo, dicono i testi, non avr pi paura di nulla, nemmeno di entrare nelle fauci della morte. Il lavoro simboleggiato in vari modi. Kundalini, come ben si sa, viene assimilat a per la sua forma ravvolta ad un serpente. questa stessa forma ravvolta viene u sata per simboleggiare quell'energia non ancora dispiegata nella natura, ma late nte da risvegliare. Il serpente, si dice nel simbolismo, deve essere colpito per ch si drizzi come un bastone, deve essere ucciso perch lasci libera l'entrata dell a Sushumna, oppure deve salire esso stesso lungo la Sushumna, la Shakti, la pote nza cosmica, affinch incontri il suo sposo Shiva che dorme nel Brahmarandra e que sta unione sia Nada, il suono, ovvero Brahman il supremo principio immanente e t rascendente sul quale riposa tutta la creazione e che con un frammento di se ste sso ha fatto il mondo e oltre ad esso, come in esso, sussiste di eternit in etern it. Qui finisce la parte dedicata ai mudra. L'adepto non si fidi a svegliare Kundali ni prima di aver svolto gli esercizi di identificazione mediante cui potr control lare dall'interno questa forza che viceversa lo sovrasterebbe con un impeto e un a potenza capace di sgretolarlo e ridurlo ad una larva in brevissimo tempo. L'ULTIMA LIBERT 10. L'identificazione L'identificazione, Samyama, lo strumento per eccellenza del controllo, della con oscenza e del piacere. Come abbiamo detto innanzi necessario che il risveglio di Kundalini avvenga dopo che l'adepto in grado di eseguire Samyama su di essa, af finch non divenga la vittima di una forza travolgente che non gli lascerebbe scam po e lo condurrebbe presto in una situazione tale che solo col suicidio potrebbe spegnere le sue sofferenze. Samyama, l'identificazione, non una cosa del tutto estranea alle esperienze dell a vita quotidiana. A molti, se non a tutti, capitato di sentirsi fondere assieme ad un oggetto di o sservazione, quasi a divenire una sola cosa con esso. Una musica bellissima, un paesaggio stupendo, anche la fusione nella massa oceanica dove ciascuno perde al

meno per un attimo la sua identit sono esempi microscopici di Samyama. Le antiche civilt illuminate cercavano di appoggiare Samyama, anche chiamata dive rsamente, in tutti i modi possibili. C' identificazione tra il lottatore nell'are na e lo spettatore, come tra il bimbo ed il personaggio mitico di cui ode le ges ta. Ovunque nella conoscenza vi sia identificazione tra soggetto ed oggetto, tra con oscente e conosciuto, ivi Samyama. Dal punto di vista della conoscenza Samyama un modo di conoscere illimitato, in cui l'oggetto conosciuto percepito nelle sue relazioni ad infinitum ed ab infini to. Un intenso godimento accompagna la conoscenza che si ottiene in Samyama qual e che sia l'oggetto sul quale ci si concentrati. Si pu paragonare la Samyama, nei suoi stadi incipienti, ai punti culminanti dell' emozione estetica. Che sia una fucilazione o una nativit, se il quadro ben disegn ato provoca in chi guarda il medesimo godimento, la cui intensit non dipende dall 'oggetto rappresentato, ma dalla sensibilit del soggetto e dall'abilit dell'artist a. Veramente beati dunque quei grandi illuminati che, non solo durante una sedut a di Yoga, ma in tutta la loro vita hanno proiettato la Samyama e a loro l'unive rso appare come un'immensa opera d'arte di cui il brutto e il bello, il male e i l bene, sono sempre accompagnati da beatitudine.

La Samyama si compone di tre stadi: Dharana, Dhyana, Samadhi. Per distinguerli, indipendentemente dall'aspetto tecnico, possiamo paragonarli a due cerchi. In Dharana i due cerchi si toccano. In Dhyana si sovrappongono in parte. In Sama dhi si sovrappongono totalmente e divengono una cosa unica. Uno dei due cerchi i l Soggetto, l'altro l'Oggetto. Il primo conosce, l'altro conosciuto. Quando i du e sono uniti in Samyama esiste solo la conoscenza. Patanjali stabilisce sette gradi della Samyama, dopodich esiste la somma identifi cazione. Il soggetto si identifica con se stesso. Percepisce, ma non percepisce mai se st esso proprio perch ci che percepisce. L'occhio non pu vedere se stesso, tuttalpi pu vedere lo specchio che lo riflette, l'orecchio non si pu ascoltare, n il naso odor arsi. Quando il soggetto scopre se stesso, scopre che fatto di quell'unica sosta nza che compone in miriadi di forme diverse l'intero universo e da quel momento il suo stesso corpo diverr un accidente tra le miriadi di accidenti del mondo. La Samyama non era sconosciuta in Occidente dai grandi movimenti iniziatici che nel 1200 dilagarono per l'Europa contemporaneamente al dilagare del tantrismo in Oriente. Dante esprime la sua Samyama cos: O Luce eterna che sola in te sidi sola t'intendi, e da te intelletta e intendente te ami e arridi. Questo il supremo stato di coscienza che si autoconosce. Dante non era affatto all'oscuro di quanto accadeva in Oriente. Lo dimostrano i suoi versi: "Un nom che nasce a le rive dell'Indo..." Alcune sue visualizzazioni , chiamate da lui " sogni", sono identiche alle forme di Yoga buddhiste e tibeta ne: "Vidi una donna vestita di rosso che mi diceva: Vide cor tuum. ascoltando ne l cuore sentivo cose che capivo ed altre che non capivo". Nel Vajrayana tibetano deve farsi altrettanto. Immaginare il proprio corpo come se fosse quello della rossa Vajra Yogini, una nota immagine iconografica tibetan a, e poi concentrarsi ad udire i suoni interni, nella regione cardiaca. Abbiamo detto questo perch anche il metodo Natha si avvale dei suoni interni della region e cardiaca. Che prendano Dante per un politico, per un religioso, per un esteta, resta sempre un grande iniziato che solo chi dedito a tali pratiche pu veramente capire.

Basta solo che si pensi a come spiega, facendolo dire ad Adamo, quale fu il nome del "Sommo Bene" nel linguaggio primitivo: I per vedere che coincidenza c' tra l a dottrina dantesca della parola o Logos e la dottrina vedica e tantrica sul med esimo argomento. I il segno che indica la lettera A, che come abbiamo visto il s uono di Brahman, il fondamento di tutti i suoni. I sette gradi della Samyama classica patanjaliana vengono seguiti dal sistema ta ntrico solo nei primi quattro gradi: il quaternario fondamentale. I tre gradi su ccessivi, il ternario superiore, evitato, perch si prende la scorciatoia delle pr atiche inerenti a Kundalini. Si ricordino intanto le divisioni tradizionali del sapere: le arti del trivio e del quadrivio. Ecco i sette gradi della Samyama cla ssica: 1) Identificazione 2) Identificazione 3) Identificazione 4) Identificazione 5) Identificazione piano del Vayu 6) Identificazione piano dell'Akasha 7) Identificazione con con con con con il Vayu le sensazioni i noumeni Kundalini gli oggetti sottili del

con gli oggetti sottili del con Ishwara

Seguir poi l'ultimo stadio (per il quale non esiste tecnica n nel tantrismo n altro ve come gi abbiamo detto) che coincide con la liberazione. Ora svolgeremo le prim e tre identificazioni. Poi la quarta sar eseguita nel contempo che si dar il risve glio di Kundalini. Identificazione col Vayu: a) Si visualizzi il Vayu vividamente come un fumo bian castro, che penetra nel corpo da un punto qualunque e si ferma in un qualunque a ltro. Si abolisca la differenza tra soggetto ed oggetto, ci si immedesimi in que lla parte del corpo dove stato fermato il Vayu. Questo esercizio rinforza gli ef fetti terapeutici. b) Si visualizzi il Vayu come prima, ma ci si identifichi nel Vayu in movimento. Si noter che a seconda del Vayu scelto la percezione si disto rcer di conseguenza. possibile cos anche fare uscire la percezione fuori dal corpo insieme al Vayu. c) Si prenda un bastone e lo si ponga davanti a s. Si esegua l' esercizio precedente inviando il Vayu verso il bastone finch la percezione proiet tata col Vayu sul bastone veda il suo stesso corpo seduto davanti al bastone. Qu esto esercizio adoperato in molte eteroterapie. Identificazione con le sensazioni: a) Ci si procuri uno sfondo colorato in cui la vista si perda dentro senza scorg ere i confini. Se lo sfondo, supponiamo, giallo, il pensiero "Io sono il giallo" deve fare da supporto alla Samyama finch si realizzi l'identit tra s e la sensazio ne. Gli effetti di ogni colore sono gi noti: il giallo rinforza, il verde calma, il blu mette freddo, il rosso mette caldo ed eccita e cos via. (Sia detto per inc iso che queste identificazioni accompagnano i suggestivi rituali vedici e questi sono stati escogitati in modo suggestivo proprio per facilitare la Samyama.) b) Ci si procuri un rumore continuo senza variazioni, ci si immerga fino a diven tare quel suono. Poi si passi ad alcune Samyama pi agili con musiche vere e propr ie. Le campane tibetane che hanno un suono continuo, quasi senza rintocco, otten uto attraverso i suoni simpatici, sono l'ideale per questo esercizio. Infine si esegua il Bhramari e ci si identifichi coi suoni interni. c) Gli stessi esercizi svolti con gli altri sensi. Con bastoncini d'incenso per l'olfatto e via dicendo. Identificazione noumenica: Dobbiamo qui fare una premessa. Lo spiritualista pensa che Dio abbia fatto il mo

ndo, e che questo ci si riveli attraverso i cinque sensi. Di fatto, noi abbiamo conoscenza solo dei cinque sensi. Il materialista obietta che non c' bisogno di r icorrere a Dio. Basta la materia per spiegare i cinque tipi di sensazioni. L'emp irista obietta al materialista di fare come fa lo spiritualista da lui criticato . Immagina un'entit impercettibile, causa delle percezioni: la materia mentre di fatto esistono solo ed unicamente le percezioni. Niente legge di causa ed effett o, ma solo la legge di associazioni delle sensazioni e delle idee. Secondo lo Yoga esistono Tanmatra, sensazioni fondamentali della vista e degli a ltri sensi, che vengono perturbate dagli oggetti. Noi non percepiamo n gli oggett i n altro, ma solo le perburbazioni dei Tanmatra. Concentrandosi ad esempio sulla punta del naso si avverte un odore soavissimo che sembra la base di tutti gli a ltri odori. Qui il lavoro per ottenere la Samyama consiste nell'abolire tutte le sensazioni che accompagnano un oggetto. Se io vedo un muro davanti a me, poi chiudo gli occhi e cesso di vederlo, avr solo il t atto per conoscere l'esistenza del muro. Se perdo il senso del tatto quel muro m i apparir come una cieca volont di resistenza alla mia altrettanto cieca volont di penetrare. Ancora, se noi presupponessimo esseri di un pianeta che vedono le onde sonore e ascoltano le radiazioni luminose, per essi il sole sarebbe solo un fragore che i nizia al mattino, sale all'apice al pomeriggio e si smorza alla sera. Per sapere ci che gli oggetti sono in se stessi, bisogna divenire essi. Dunque l' adepto ponga davanti a s un oggetto e si sforzi di togliergli tutti gli attributi sensoriali. Non vederlo, non udirlo, non toccarlo e cos via. La mente si fissa s ull'oggetto finch non ne colga per identificazione la vera natura. Si render cos conto che la scienza moderna studia solo la superficie esterna, sens oriale degli oggetti della cui natura in s nulla sa e nulla pu sapere. Dopo questo esercizio difficile l'adepto pu risvegliare Kundalini e identificarsi in essa. Da questo momento in poi i piani superiori verr a conoscerli tramite Ku ndalini stessa. Samyama, dice Bhoja, uno dei due grandi commentatori di Patanjali, l'essenza del lo Yoga. Lo Yoga esclusivamente questione di Samyama, come dice il nome stesso Y oga = unione, del soggetto con l'oggetto (lat.: iugum, gr.: zygon, pers.: jugom, ted. Joch, ecc.). Si parte da un'esperienza gi facente parte della vita quotidia na: Prakritilaya, e la si sviluppa fino ai gradi massimi. Uno dei commenti a Patanjali traduce la parola Prakritilaya come: quell'identifi cazione che propria dei disincarnati. Il traduttore ha evidentemente preso lucci ole per lanterne, il suo errore facile da scoprire. Prakriti la natura. Laya, la dissoluzione. Prakritilaya sarebbe per lui la dissoluzione della natura, ossia la disincarnazione. Invece no. E qui si pu vedere quanto poco ci si possa fidare dei testi di coloro che non hanno un'informazione diretta Prakritilaya la dissol uzione, l'assorbimento nella natura come quando ci si sente fusi assieme ad un p aesaggio o qualunque altro oggetto della natura. Sebbene Samyama sia composta delle tre fasi Dharana Dhyana, Samadhi, siccome ess a culmina nel Samadhi, questo termine usato anche per indicare i pi elevati stadi dell'esperienza yogica e il fine stesso dello Yoga. Questo bene dirlo per evita re errori e confusioni. 11. Il nome e la forma L'aspetto vedico e tantrico della dottrina del "Logos" Se c' una dottrina comune a tutte le religioni e le filosofie degne di questo nom e questa la filosofia del logos o verbo o, come si dice modernamente, della "par ola". Lo Yoga non una disciplina pusillanime che va accentuando le differenze pe

r creare divisioni e in base ad esse le presunte superiorit di una tradizione sul l'altra, di una credenza sull'altra. E invece, anche dal punto di vista teoretic o, una disciplina che cerca il punto di unit tra tutte le filosofie e le ideologi e possibili, in attesa che la pratica porti l'adepto a percepire il punto d'unit della vita universale, del cosmo. Nessuno di questi due aspetti dello Yoga: Jnana e Kriya, conoscenza e azione, pu essere negletto. L'azione senza conoscenza produce dei fanatici e nulla di pi: al la base delle superstizioni, delle favole e delle leggende popolari. La conoscen za senza azione pu provocare anche di peggio: l'accademismo, l'ufficialismo, quel la forma di criptorazzismo per cui oggi in Occidente, dove l'aspetto Kriya della cultura scomparso, si ritiene sempre di essere in possesso della vera scienza, della vera religione, della vera filosofia, della vera sociologia mentre gli alt ri si nutrono di "mitismo". vero che poi in Occidente stesso esistono mille sett e, mille partiti, mille ottiche religiose, mille filosofie, anzi qui mille e una . Non importa se ognuna proclama per s la verit, per gli altri la menzogna. Si sen tono tutti diversi e non sanno quanto invece si assomigliano. Lo Yoga scopre evidentissime affinit tra l'antica religione biblica e il material ismo moderno. Ad esempio, in entrambe le dottrine le colpe dei padri ricadono su i figli. Per lo Yoga non esistono n padri n figli, come ha dimostrato la genetica, siamo tutti emanazioni della medesima cellula primitiva, fratelli e sorelle dei padri e delle madri stesse, i demeriti come i meriti dei "padri" non possono es sere i figli" a scontarli, ma le stesse ipseit che compaiono e ricompaiono nella simbiosi con l'individuo cellulare. Se inquinano l'ambiente oggi se lo godranno domani inquinato e se inventano la schiavit per gli animali, qualcuno penser con i l parto della loro stessa testa a farli finire nel medesimo stato. Certo che dur o questo punto di vista, pi facile e discolpante attribuire tutto agli antenati, ma in un universo regolato dalla legge di causa effetto, non si nasce per caso q ui e non altrove, oggi e non ieri, in una famiglia anzich in un'altra. La dottrina del logos che noi esporremo nel suo aspetto vedico antico e tantrico moderno costituisce il fondamento del Raja Yoga. Tantra vuol dire estensione. E sso allude all'estensione di una dottrina antica che non pu esser pi adoperata nel la sua forma arcaica nella nostra et, ma deve essere mostrata con gli esempi e le applicazioni che si adeguano ai nuovi e mutati tempi. una dottrina comune a tut te le religioni, sebbene in forme diverse. Cos' la parola? Una serie di suoni designanti un oggetto, un'azione, una modalit che pu a sua volt a venire espressa in forma grafica mediante la scrittura Supponiamo per che uno nasca sordomuto ed impari a leggere e scrivere correttamen te. Questi avr imparato la parola in forma grafica e visiva e poi, se magari un'o perazione chirurgica gli restituisce l'udito, la ricodificher in forma uditiva, s volgendo cos il processo opposto a quello che si svolge normalmente. Cos noi vediamo che la parola pu essere tanto un'entit visiva, quanto un'entit uditi va. Per il cieco sordo muto che apprende a leggere tastando la scrittura Braille , la parola sar un'entit tattile. evidente che la parola una cosa, i mezzi attraverso cui si manifesta un'altra, e la nostra domanda iniziale, cos' la parola, diviene ora: cos' in s la parola, indi pendentemente dai mezzi che la esprimono? Cos' questa unit che non n visiva, n uditiva, n tattile e via dicendo, ma che per ren dersi manifesta ha bisogno di qualche mezzo interpretativo? Essa un archetipo, un significante di per se stesso, cos come una melodia tale si a suonata da un violino che da un trombone. Essa si "capisce" come il medesimo motivo pur essendo suonato da due strumenti diversi. questo motivo significante di per se stesso, sia o no suonato sussiste anche quando nessuno lo ascolta. Ecco dunque la dottrina di Nama e Rupa. una dottrina che inverte il normale modo di vedere le cose. Normalmente consideriamo i nomi come simboli degli oggetti. Questa dottrina ci mostra come i vari oggetti siano i simboli della "parola". No n della parola contingente di questa o quella lingua: anche queste sono oggetti e manifestano la "Parola assoluta" n pi n meno degli oggetti che designano. Se cos n

on fosse il linguaggio, e pi in generale il simbolo, non esisterebbero, non potre bbero esistere perch non vi potrebbe essere alcun parallelismo in natura. Nama, l a parola in assoluto, si manifesta come Rupa, sia come oggetti sia come parole c ontingenti del linguaggio convenzionale, che sono in grado, tanto quanto gli ogg etti, di portare alla mente il medesimo archetipo. Per fare un esempio banale, diremo che i pittori parlano di colori caldi e di co lori freddi eppure non vi sono variazioni di temperatura su un quadro. Il colore manifesta un archetipo come il fuoco o il ghiaccio, e le parole che dicono: fuo co e ghiaccio, manifestano lo stesso archetipo, e questo sussiste, sia o no rapp resentato da oggetti o parole che possono portarlo alla mente ma non crearlo n p i n meno degli astronauti che hanno visto colori che non esistono sulla Terra perc h si erano messi in condizioni speciali, ma questi colori erano potenzialmente co ntenuti nel magazzino della percezione anche prima che si verificassero le condi zioni adatte a manifestarli Cos si dice che il nome in assoluto - Nama - anteriore alle forme - Rupa - perch s ussiste in s, significa in s, pur essendo per noi non manifesto finch qualche circo stanza di natura sensoriale, simboleggiata o meno dalle parole comuni, lo renda manifesto. Questo il significato delle parole: Da principio era il Verbo. Quando l'India fu occupata dagli europei, il sanscrito e la sua letteratura furo no conosciuti dagli studiosi occidentali Goethe cre il suo mondo interpretando la Shakuntala di Kalidasa. Schopenhauer diede un giro di vite allo sviluppo della filosofia leggendo le Upanishad e disse di esse: "Le Upanishad sono state la con solazione della mia vita e saranno la consolazione della mia morte". Predisse ch e tra un secolo l'unica filosofia che avrebbe retto sarebbe stata quella delle U panishad e la predizione si sta realizzando, se osserviamo come certi scienziati all'apice della cultura occidentale, quali Huxley, premio Nobel, cerchino nello Yoga la soluzione per i loro problemi biologici e genetici. Ma la scoperta del s anscrito non ebbe solo qui i suoi effetti. Dallo studio dei grammatici sanscriti nacque la moderna scienza della linguistica. A poco a poco fu dimostrato che i popoli latini, ellenici, germani, slavi, celti, ari, baltici, hittiti, tocari ed altri, formarono un tempo un'unit etnica e linguistica. Fu dimostrato che nei lo ro linguaggi ancestrali, da cui provengono quelli moderni, si riflette quella st ruttura che brilla pienamente nel sanscrito e perci questi popoli e queste lingue furono denominate indoeuropee e si dice che il "protosanscrito" fu la lingua ch e modell a sua somiglianza tutte le altre del medesimo ceppo. Ora, sono questi i popoli che dal loro apparire alla storia ad oggi mantengono il controllo degli a vvenimenti. Questa innegabile superiorit storica non dovuta, secondo lo Yoga, ad altro che alla superiorit del loro linguaggio, che mostra due matrici. Una popola re che apparteneva in origine ai cavalieri delle steppe imparentati con i popoli del ciclo boreale: dai turchi, fino ai paleosiberiani. Una sacerdotale che si i mparenta alla base con le popolazioni del ciclo australe, dal Caucaso fino alla Cina. La scienza archeologica conosce gli indoeuropei solo per le imprese guerre sche, le tracce delle emigrazioni, compresa l'invasione dell'India. Ma lo Yoga c onosce gli indoeruopei per l'elaborazione culturale fatta dai sacerdoti del temp o antico, i rishi, che scrissero i Veda e l'Avesta, la cui lingua cos somigliante ai Veda che si pu parlare a momenti di un'unico linguaggio in due aspetti divers i, e forse qualche altro capolavoro perduto dalla storia. Il termine indoeuropeo Ariya, oggi in tutta l'Asia significa: buddhista, essendo il buddismo la religi one non teistica che identifica il culto con l'ascesi yogica. Quando le popolazioni arie si stabilirono in India il loro linguaggio inizi a cor rompersi e a frazionarsi nelle lingue che oggi son dette prakrite, naturali. All ora, avvalendosi degli antichi modelli i grammatici, di cui Panini fu il maggiore, purificarono l a lingua base comune a quelle popolazioni e ne trassero il sanscrito. I Veda han no col sanscrito un rapporto di antichit ed arcaismo come Omero rispetto alla koi n greca. Ma il mistero si infittisce ancora di pi. L'archeologia ha scavato ed ha scoperto in India i resti di antiche civilt ciclopiche, il cui linguaggio ancora avvolto

nel mistero, mentre la scrittura fa uso di lettere la cui forma spesso quella de gli yantra usati nella concentrazione Yoga Da questa civilt, che vari rapporti le gano con la Polinesia, la scrittura della valle dell'Indo stata ritrovata nell'I sola di Pasqua; con i sumeri, con i micenei, con gli egizi, uscirono dei cimeli che mostrano Yogin in meditazione nelle stesse posizioni usate ancor oggi, con l o stesso bestiario che la coorte di Shiva, la "deit" corrispondente allo stato di coscienza della dissoluzione suprema: Laya, conosciuta dagli Yogin nello Yoga. Si disse per molto tempo che prima degli ari l'India fosse abitata solo da popol azioni dravidiche e munda. Si sapeva che il tantrismo era una dottrina di substrato. Una dottrina che proru ppe verso il 1200 dopo aver giaciuto nella non-ortodossia per millenni. La sua d iffusione in Oriente contemporanea alla diffusione in Occidente dei gruppi inizi atici: Ermetismo, Provenzali, Dolce Stil Novo il simbolismo come abbiamo visto i l medesimo e pare che i Templari, a contatto da una parte coi cristiani dall'alt ra cogli islamici, che ben conoscevano l'India (come dimostra sia il sistema dec imale che la trigonometria e le altre nozioni che vi hanno acquisito), furono il ponte di congiunzione tra l'Occidente e l'Oriente. Si disse anche che quando gli ari invasero l'India apprezzarono la cultura del s uolo conquistato, ma che mancavano nei Veda, i testi della loro ortodossia, elem enti per poterla ammettere e cos l'Atharvaveda rest nella clandestinit per secoli e secoli. I primi tre Veda Rig, Sama e Yajurveda furono detti la Trayavidya, la s cienza dei tre. Solo in seguito avvenne l'identificazione tra Shiva e Rudra ed a llora anche l'Atharvaveda e la cultura del substrato preindoeuropeo dell'India, di cui il tantrismo fa parte, furono ammessi nella societ induista. Cos si disse, e si dice tuttora. Ma le ricerche d'avanguardia hanno dimostrato ch e prima che gli ari classici, conosciuti dagli archeologi, penetrassero in India , gi vi esistevano popolazioni indoeruopee e proprio queste erano in possesso del lo Yoga. I Vratya ne sono un esempio. Un'altra unit detta indo mediterranea, pi va sta di quella indoeuropea, ma che ne all'origine, si va delineando sempre con ma ggior vividezza. un'unit antica che rimane oggi solo come reminiscenza folclorist ica e linguistica di un passato lontano e perduto. Eppure proprio da questa anti ca unit che furono tratti i modelli mantrici di purificazione del linguaggio che portarono alla compilazione del sanscrito. Il tantrismo emerge dall'ombra, s' det to verso il 1200. Intanto tante cose erano accadute. I giainisti si rifiutarono di usare il sanscrito e di appartenere alla sintesi induista. Essi hanno per lin gua sacra la Maharashtri. I buddhisti hanno fatto altrettanto ed usano il Pali n el sud, il tibetano purificato da Tonmi Sambhota nel nord. Gli antichi ari conos cevano una sola lingua degna: il vedico. Il tantrismo tiene in considerazione tu tte le lingue contingenti e perci la dottrina di Nama e Rupa viene presentata in una forma pi moderna, dopo tutte queste esperienze. Non si tratta pi di trovare il parallelismo tra gli archetipi e il linguaggio (per antonomasia), ma tra gli ar chetipi e le lingue. Questa la dottrina di Shabda e Dhvani. la dottrina che appl icata ci porter alla realizzazione finale. Il punto di partenza l'indovinello ved ico che dice: Esistono quattro linguaggi. Uno solo parlato dall'uomo. Sai dirmi quali sono gli altri tre? Per dare una risposta a questo quesito vedico bisogna studiare i meccanismi dell a creazione dal punto di vista tantrico. Nell'ontogenesi c' la filogenesi. Questo principio che entr molto tardivamente nella cultura occidentale era gi ammesso lla comparsa dei primi testi. Ci che nasce nell'universo non almente della sostanza di quell'universo e quella sostanza si non senza resistenze e nel tantrismo fin da pu che essere essenzi comporter nel medes

imo modo sia nel micro che nel macrocosmo e perci vi saranno corrispondenze che s i possono e si devono identificare. Ogni essere vivente una manifestazione del Tribindu il Triplice Punto, costituit o dal soggetto conoscente, l'oggetto conosciuto e le modalit di conoscenza. Se ve dessimo le onde sonore e udissimo le radiazioni luminose la nostra immagine sare bbe completamente diversa e quindi anche le modalit di conoscenza giocano la loro parte. Nell'embrione per prima che le cellule dei vari tessuti si differenzino l a percezione non pu essere suddivisa in varie modalita e questa percezione global e ed unitaria, che ha l'embrione non sapendo di averla, detta qui Ishwara o Bind u Il Bindu esplode nel Tribindu, sia nel micro che nel macrocosmo. Ma il Bindu p receduto da Nada (il suono). Nel macrocosmo questa la vibrazione creativa, il pr imo atto che muove l'inerzia preesistente. Nel microcosmo Nada corrisponde al mo vimento di Kundalini. Nello Yoga tale moto percepito in forma di suono, come in pi esercizi abbiamo constatato. Nella v ita ordinaria l'attivit di Kundalini percepita solo durante l'unione sessuale sot to forma di orgasmo e questo , secondo i Tantra, un riflesso pallido del piacere creativo che domina la creazione e senza di cui la creazione delle molteplici fo rme di vita non avverrebbe. anche sintomatico il fatto che ogni essere ha la sua propria vibrazione e se questa non impressa Kundalini non pu essere mossa e l'or gasmo stesso non pu avvenire. Come nel microcosmo Nada prodotto dall'unione di due polarit opposte, il maschio e la femmina, cos nel macrocosmo ogni energia si muove da un polo positivo verso un polo negativo. I due poli sono Shiva e Shakti nella cosmogonia tantrica, corr ispondenti ad Yin e Yang nella filosofia cinese e cos via. L'energia dinamica Sha kti, il cui riflesso nei singoli individui Kundalini, si muove entro l'immobile spazio che Shiva. Non c' l'uno senza l'altra e viceversa, entrambe sono la manifestazione statica e dinamica di quel principio che la sostanza informale del cosmo: Parasamvit, di cui nulla pu essere detto e che il Vedanta per ci chiama Tat: Quello. Lo strumento di realizzazione qui Nada. Esso appare in molteplici forme e in esse pu essere a doperato per realizzarsi. Cos nello stile Natha viene fatto uso di Nada come suon o interno. Il suono interno pu essere percepito in tre diversi punti del corpo. Nel Muladhar a, nell'Anahata, nell'Ajna. La divisione quinaria del Vedanta viene riassunta nel tantrismo in una divisione ternaria per questo motivo. Il corpo fisico si manifesta nel loto del Muladhara . Il corpo causale nel loto dell'Ajna. Gli altri tre piani sono riassunti come c orpo sottile e al centro c' il piano del Vayu con la sua corrispondenza microcosm ica nell'Anahata. In questi tre punti del corpo l'iconografia popolare segna il Lingam di Shiva, ossia l'aspetto fallico di Shiva. Non bisogna scandalizzarsi se il tantrismo ha permesso la permanenza di questa rappresentazione che sa di pre istoria. Chi Si scandalizza dimostra la stessa apertura mentale di quegli ind che inorridiscono apprendendo del rito cristiano della comunione in cui si "mangia la carne" e si "beve il sangue" del Dio-uomo. Questi basano il loro inorridire s u quanto gli etnologi dicono. Ossia che il rito cristiano della comunione stato ereditato da culti prescristiani in cui il cannibalismo era effettivamente prati cato. Oggi per la cosa associata, quale che ne sia stata l'origine, con ben altro ordine di idee. La stessa cosa vale per il tantrismo. Il Sahasrara Alinga, ossi a privo di suono. questo il linguaggio "assoluto", la trama su cui tutto tessuto , come l'onda portante della radio, di cui si percepiscono le modificazioni come musiche o parole. Il simbolo di questa onda portante la Shakti, la barra che vi ene posta orizzontalmente sulle lettere sanscrite e che unisce parola con parola , come per indicare che noi udiamo le variazioni del Suono inaudibile: Brahman. Nell'Ajna c' lo Shiva-Lingam. Lingam l'organo del piacere spontaneo, il quale non dipende da altro che dalle forze del corpo stesso. Esso prova il piacere quando avverte Kundalini, nello Yoga in forma di suono. Questo primo suono udibile att raverso lo Yoga Pashyanti-Shabda, il linguaggio "veggente", ossia che presenta l e future determinazioni. Tutte le lingue contingenti hanno le stesse categorie. Dappertutto vi sono plurali e singolari, tempi passati e futuri, radici e parole

derivate. Solo la tecnica di espressione muta. Queste categorie sono noumeniche , mentre il loro esprimersi fenomenico Nell'Anahata c' il secondo Nada, percepito dal Bhana-Lingam. questo il linguaggio medio che si riempie delle rappresentazioni di oggetti contingenti, corrisponde a cose percepite. il secondo linguaggio udibile nello Yoga. il Madhyama-Shabda. ad esso che vanno imputati i fenomeni di telepatia che perme ttono di percepire il pensiero di un uomo di cui si ignora il linguaggio parlato . Infine a livello del Muladhara e sul piano fisico c' l'ultimo linguaggio, frazion ato nelle singole lingue, il linguaggio fisico che fa uso di strumenti fisici pe r manifestarsi. Qui chi lo avverte l'Itara-Lingam. Questo linguaggio si chiama V aikhari-Shabda ed frazionato nelle singole lingue del mondo. Possiamo dunque confrontare la creazione ad un libro del quale non si conosce n l a lingua n la scrittura in cui scritto. Si sfoglier il libro che apparir come una s erie di caratteri indecifrabili. L'essere vivente che viene al mondo si trova in questa situazione. Vede oggetti, cose, fenomeni e non se ne sa dare ragione. Po i si apprende meccanicamente, come su un manuale di conversazione, a dire qualch e frase in quella lingua. Ad ogni frase succede qualcosa. Un cameriere porta del l'acqua, un signore si gira e si avvicina. Questo secondo grado corrisponde al p assaggio dal fisico al sottile. Il terzo passaggio sar dal sottile al causale. No n solo si apprende l'azione delle cose, come ad esempio che a visualizzare un tr iangolo rosso nella zona del plesso si ingenera calore, ma se ne capisce il perc h. A questo livello si come uno che abbia appreso a parlare un idioma: non si sof ferma pi sulla composizione delle parole che un automatismo inconscio ormai, ma p assa da significato a significato sia nell'esprimersi, che nell'udire altri espr imersi senza pi badare alla forma.

Tutto ci nel macrocosmo, vediamo ora nel microcosmo. Parashabda la potenza creati va che in quanto infinita si ferma nell'ultimo stadio della creazione, ma resta latente, pronta a svegliarsi. la shakti, che nel corpo Kundalini stessa, dormien te nel Muladhara. Essa agisce nello spazio tra il Muladhara e lo Svadhisthana al zandosi ed abbassandosi ad ogni atto respiratorio, con cui abbiamo visto si ripe te l'Ajapa-Mantra, il mantra irrecitato. Pashyanti-Shabda lavora nello spazio su ccessivo tra lo Svadhisthana e il Manipura. Madhyama Shabda tra il Manipura e l'Anahata. Questi sono i tre linguaggi inudibili dell'uomo normale Come egli crede di essere solo un corpo fisico, perch non ha la percezione degli altri veicoli, cos crede che il linguaggio sia solo quello espresso con i mezzi fisici, il Vaikhari-Shabda che lavora nello spazio tra l'A nahata e il vishuddha. Qui a livello della gola si somatizza e diviene udibile frammentandosi nelle singole lingue. I suoni sono di due tipi in natura. I suoni articolati o Shabda, comportanti significato e i suoni disarticolati, non comportanti significato: Dhvani. chiaro che lo Shabda fa uso dello Dhvani per manifestarsi, e precisamente dell'urto dell'aria contro gli organi fonatori, ma non questo e a seconda dello Dhvani che adopera si differenzia da lingua a lingua, pur sussistendo una sorta di legame matematico tra i linguaggi, ben noto agli studiosi naturalistici del linguaggio. Ad esempio : Italiano - Spagnolo Fumo = Humo Figlia = Hija Formica = Hormiga Fuoco = Fuego Uovo = Uevo Specchio = Espejo

Vecchio = Viejo Abbiamo scelto due lingue vicine perch il rapporto matematico tra l'una e l'altra pi evidente. Pi difficile sarebbe stato illustrare il rapporto tra italiano e ted esco, sebbene sia ben noto (legge di Grimm). Eccezionalmente complesso sarebbe s tabilire un'equazione fonetica tra lingue separate tra loro da pi di ventimila anni come tra un parlare bant ed uno precolom biano. Adesso la parte finale di questi ragionamenti. Abbiamo visto la manifestazione d ello Shabda nel microcosmo, lungo la Sushumna. inutile ricordare qui il simbolis mo della torre di Babele la cui costruzione dovette essere interrotta per la "co nfusione delle lingue". Lo Yoga vuol portare a termine la costruzione. Si tratta di trovare un punto del corpo in cui macro e microcosmo si corrispondo no esattamente. L'unica corrispondenza nella regione del cuore, dove sorge il Bh ana-Lingam e dove echeggia il Madhyama-Shabda che il Bhana-Lingam ode. questo il motivo per cui sia per l'uso dei suoni Nada, sia per il Japa del mantr a si sceglie la regione cardiaca. Anche il mantra ha tre "corpi", il corpo fisic o che sarebbe la sua espressione fonetica, il corpo sottile che l'effetto della ripetizione e il corpo causale in cui si capisce il significato, la "deit" del ma ntra. A questo punto Kundalini in unione con l'Ajna. Oltre l'Ajna sia coi suoni interni che col mantra non si pu andare e il rapporto col Guru si scioglie perch l 'adepto deve trovare da solo i mezzi per proseguire. qui che si realizza il vero e proprio Raja Yoga. Ci scusi il lettore se questo discorso gli parso un po' complesso. l'argomento che tale e purtroppo molti di coloro che aderiscono allo Yoga credon o di sapere gi tutto e che gli manchi solo di fare gli esercizi. Purtroppo anche le materie teoriche necessarie alla comprensione stessa degli esercizi sono misc onosciute. Nessuno o quasi ne parla mai con precisione e diversi prendono luccio le per lanterne. Ora non c' che da mettere in pratica quanto stato appreso. Prima di passare alle pratiche Laya che costituiranno lo scopo ultimo del Raja Y oga e di questa stessa opera, esponiamo subito i Samadhi preliminari che daranno la conferma di ci che stato esposto. La parola Samadhi qui usata non come compon ente di Samyama, ma come abbiamo detto innanzi, come forme elevate di Samyama ch e si avvicinano al culmine dello Yoga Il primo di questi Samadhi si chiama Dhyana-Yoga-Samadhi. Esso deve portare alla percezione dei cinque Akasha, i quali contengono ognuno i cinque piani di cui s ' parlato al capitolo precedente. Lo Yogin seduto in Siddhasana. Adotta la respirazione Kevali ed ad occhi aperti fissando lo sguardo nel vuoto o su qualche oggetto davanti a lui, mentalmente fi ssa l'Ajna Si dice che questo esercizio si realizza quando sembra che lo Yogin v eda tutto e in realt non vede nulla. interamente assorbito nella luce shivaica. D avanti a s avr come un vortice nero. Egli deve perforare, portandovi dentro l'io q uesto vortice, andare al di l. Dopo la prima perforazione vedr una luce del piano dell'Akasha di colore blu. Dovr perforare questo cielo ed andare oltre vedr allora il grigio del piano del Vayu. Perfori ancora: vedr la luce del piano del Tejas r ossa. Ancora oltre: il blu-verde del piano dell'Apas. Pi in l ancora la luce giall a del piano Prthivi. sceso dall'Ajna lungo i piani fuori dal corpo. Ora si trove r come di fronte ad un'apertura, ma con grandissima resistenza ad essere perforat a dall'identificazione. Lo Yogin si sforzi ed avr una beatitudine particolare, pe rch percepir quella sostanza immanente che si chiama Brahman ed l'essenza del suon o. Il secondo Samadhi detto Nada-Yoga-Samadhi. Lo Yogin esegua lo stesso esercizio di prima e quando compare l'Ajna, avendo dapprima eseguito il Khecari mudra, all unghi la lingua come a volerlo toccare, occludendo i passaggi del Vayu e dell'ar ia. Cadr in quello stato di ibernazione di cui si parlato precedentemente, contemporaneamente l'Amrta invader il suo corpo e si trover egli stesso immerso in un'altra forma di beatitudine: identificatosi c on l'Amrta comprender ora l'essenza. Il terzo Samadhi si chiama Rasananda-Yoga-Samadhi. Lo Yogin si ponga in Kevali.

Associ il Shanmukhi-mudra. Si turi con i pollici le orecchie, con i mignoli gli angoli della bocca e con gli anulari le due narici, con le restanti dita si chiu da gli occhi fissi sull'Ajna. La lingua rivoltata all'indietro. Quando avvertir i l "nettare", l'Amrta, calare si concentri sul suo orecchio destro. Udr un ronzio provenire dal cuore. Questo suono ha un'eco e questa eco contiene una luce. Lo Y ogin si identifichi con questa luce e con questo suono e ne capisca cos l'essenza . A poco a poco il suono diverr sempre pi grande e pi forte e tutti i sensi, compre so il tatto, si dilateranno assieme ad esso. Avr l'impressione che il centro del suo cuore da cui sgorga la luce che si diffonde in ogni dove sia il centro dell' universo; egli giunge ovunque, "tasta" ogni luogo e la sua personalit sar divenuta titanica. Queste le esperienze preliminari. Ora la grande realizzazione: il ris veglio di Kundalini. 12. La "liberazione" stato seminato. Sarebbe altrettanto assurdo non raccogliere i frutti, quanto ten tare di raccoglierli senza aver seminato. Un ultimo discorso necessario, ora, per avviarci verso quella meta finale che gli Yogin chiamano Mukti o Moksha, la liberazione. Libera zione da che? inutile spiegarlo. E perch mai uno dovrebbe intraprendere il sentiero dello Yoga se non sa da che vuol liberarsi? Precisamente il discorso in questione riguarda la religione e le religioni. Quando abbiam parlato del regime di vita abbiamo mostrato tre comportamenti tipici nell'umanit. Vi sono coloro che amano inebriarsi e perde re nell'ebrezza dell'alcool, del sesso, del chiasso la loro identit e le loro responsabilit. Vi sono quelli che amano arrivare, superare qualcuno, essere i primi, se non del mondo o della nazione, almeno del loro pianerottolo o della loro porta di casa. Se non han meriti da sventolare in via individuale si fan forti dell'appartenere ad un grup po. Di sicuro il loro partito sar il migliore, la loro religione sar la migliore, la loro razza la migliore. Al limite saranno orgogliosi dell'appartenenza alla specie umana e trarranno soddisfazione dall'uccidere o torturare gli animali. Vi poi la terza umanit, quella dei pensatori, dei meditabondi che non amano n il chiasso indifferenziato n i pettegolezzi dei salotti o le riunioni nei circoli. Le loro caratteristiche non sono amate dalle masse, sono loro incompren sibili: tenacia, profondit di pensiero, parsimonia di eloquio. Sono in pochi, ver o. Sulle loro spalle si regge - per lo pi irriconoscente - il resto del mondo. facile fare dottrine consolatorie e dirsi costantemente come recita la canzone: che corridore sarebbe stato se non fosse stato zoppo! Provate ad insegnare la relativit ad un oligofrenico. Leibnitz a sei anni scopers e le progressioni aritmetiche con grande meraviglia del maestro di prima element are il cui cervello non valeva a quaranta o cinquant'anni quello del pargolo. Be ethoven era sordo, figlio di alcolizzati e pazzi. Non certo per ereditariet genet ica o per le sollecitazioni dell'ambiente che scrisse la Pastorale o la Corale. Eppure su gente come quella nominata, si diceva, si regge il mondo. Per costruir e una ruota dentata occorre calcolare una curva matematica che si chiama cicloid e. Ci sono uomini che costruiscono ruote dentate senza aver la minima idea del p rincipio che governa e organizza il loro lavoro. Milioni che se ne servono, dall 'orologio, all'automobile, all'aereo, alle navi. Ed anche loro n sanno come ci si arrivati, n sanno come ci si arriva. Miliardi di persone hanno sentito parlare di matematica, di fisica, di chimica, biologia o altro, senza sapere, se non pi che approssimativamente, i preliminari di queste scienze e

ignorare addirittura l'esistenza dei livelli pi alti. Molti ignorano completamente l'esistenza di varie scienze La maggior parte della gente, ad esempio, ignora l'esistenza di quella scienza, di cui qualcosa abbiamo detto al capitolo precedente, che stabilisce le equazioni di passaggio tra una lingua e l 'altra. Molti ignorano l'esistenza di centinaia di discipline: Shabdavidya, Brahmavidya, Tattvajnana, per dire quelle che appartengono al bagaglio di nozioni pi vicine allo Yoga. Non c' da meravigliarsi se saranno in tanti a domandarvi che c'entra lo Yoga con la linguistica, con la mat ematica, con la logica. Bene, il primo tipo di umanit si dice essere tamasica. Tamas la forza che in natu ra corrisponde all'inerzia, alla stasi. Il secondo tipo di umanit detta rajasica. Rajas in natura ci che porta al moto, ai mutamenti e al vortice del divenire. Il terzo tipo di umanit si dice essere sattvica. Sattva saggezza, l'armonia tra R ajas e Tamas. Tra inerzia e impulso nasce un equilibrio che quello che organizza elettroni e protoni in atomi, gli atomi in molecole, le molecole in composti, a mmassi di composti in pianeti e stelle e le stelle nelle galassie, le galassie n egli ammassi galattici, ed oltre nella grande organizzazione cosmica che fa asso migliare l'universo ad un titanico corpo organizzato. Lo Yogin si dice che deve realizzare il Sattva per superarlo. Per superare il Sattva bisogna ascendere al S. Non vi sono tecniche, abbiamo dett o, la tecnica pu portarci solo alla piena realizzazione del Sattva.

Questi sono i tre Guna, i tre "coefficienti" del macro e del microcosmo. Non ci sono sbalzi in natura. La specie umana, pur distinguendosi al suo interno in ind ividui tamasici, rajasici e sattvici, dominata, rispetto alle altre specie, dal Rajas. Il mondo minerale immerso nel Tamas pi assoluto. Il mondo vegetale ed animale son o agitati vieppi dal Rajas. Il regno umano ancora di pi. Ma oltre il Rajas, ci son o i piani dominati dal Sattva. Avvicinare l'uomo al Sattva anche il compito dell e religioni. Per decine di millenni l'uomo non ha avuto altra guida che le relig ioni. Talvolta le religioni vengono sostituite con qualche altro tipo di organiz zazione che presto prende tutto l'aspetto di una religione, con la sua ortodossi a, le sue eresie, i suoi alleati e nemici, le sue gerarchie, i suoi martiri e i suoi eroi, le sue streghe e le relative cacce. A sua volta c' un modo tamasico, un modo rajasico, un modo sattvico di vedere le religioni stesse. Facciamo un esempio. Con tutta probabilit un antico greco del buon, ma non troppo sapiente demo ateniese, credeva che Ulisse fosse un personaggio veramente esist ito, che avesse ubriacato il ciclope e poi lo avesse colpito col palo arroventat o nel suo unico occhio. La lezione che ne traeva era questa: meglio furbi che fo rti. Una lezione morale. Questa l'interpretazione tamasica. Serve a dare un mode llo di comportamento, ma il ciclope non mai esistito, n Ulisse lo ha mai accecato . L'interpretazione rajasica di questo stesso racconto un tantino superiore perch c erca di stabilire quale verit vi possa essere. Ciclope, in greco Kyklops, signifi ca: col viso o con l'occhio rotondo. Enormi, con un occhio fiammeggiante, o insa nguinato, sono i vulcani che lanciano pietre: quasi sempre micidiali, raramente utili, per gli antichi navigatori il cui archetipo il nostro Ulisse, l'ideatore del cavallo di Troia. Quanto al cavallo, certamente il greco tamasico avr creduto nella sua esistenza. Ma Troia in realt, da tempo inutilmente assediata, fu colpita da un terremoto che ne abbatt parte delle mura. I greci ne approfittarono ed entrarono distruggendo la citt, in cui - dice Virgilio - le torri precipitavano tanto sui nemici che sug li amici, anche se Virgilio cerca di farci credere che ci fu opera dei troiani. I l cavallo era il simbolo di Saturno come dio del terremoto, del Vayu, nella nost ra terminologia, che pure lo Yoga connette con Saturno. Vi furono dunque dei red

attori del mito che parlavano in un linguaggio che si presupponeva altri potesse ro capire. Qui siamo alla religione vista dall'uomo sattvico. Allora il racconto del ciclope prende un aspetto diverso. Un occhio solo in mezz o alla fronte, il "terzo occhio", l'occhio di Shiva, l'occhio che sta in mezzo a l triangolo, trafitto dal palo appuntito, l'acume, la concentrazione, mediante i l vino, la respirazione, che notoriamente d a chi non abituato un senso quasi di ubriachezza. Un altro esempio: la torre di Babele. C' ancora chi ci crede alla lettera. Ne tra e la lezione che la superbia controproducente e divide gli uomini. C' invece chi vede nel racconto biblico il ricordo delle Zigurat sumere, cos come vede in tutti gli altri racconti del Genesi, la reminiscenza della letteratura sumera: il dil uvio di No lo stesso diluvio di Ziusudra sumero, l'arca identica, gli animali che fa uscire identici. L'interpretazione sattvica invece ci porta all'interpretazi one della Sushumna e delle varie gradazioni del linguaggio fino al suo rivestime nto con Dhvani diversi del medesimo Shabda. Lo Yogin, finch legato ad una tecnica e quindi alla legge di causa e di effetto, non un liberato. Egli fa parte come tutti di questa umanit difettosa, piena di vi lt e di paura, pi che ogni altra specie: "Nulla di pi vile dell'uomo tra coloro che respirano", dice Omero. Egli deve aspirare al Sattva. Poi, quando lo avr realizz ato, semmai lo realizzer, penser a superarlo. Ma intanto egli deve sapere che la sua condizione rajasica pu portarlo su due div erse strade. Il Rajas pu essere usato per reprimere il Tamas ed esaltare il Sattv a, o reprimere il Sattva per esaltare il Tamas. Questo quanto deve evitare e dev e saper riconoscere chi lavora consciamente o inconsciamente per questo. Chi tende ad esaltare il fondo comune di tutte le religioni che anche lo stesso fondo comune della scienza - Einstein parlava della religione cosmica - usa il R ajas per reprimere il Tamas ed esaltare il Sattva. Chi invece accentua le differ enze tra una religione e l'altra, provocando consciamente o inconsciamente divisioni e odi - le intolleranze tra religioni ha nno provocato pi vittime di tutte le calamit naturali messe insieme - usa il Rajas per reprimere il Sattva ed esaltare il Tamas. Questo discorso non solo valido p er le religioni, ma anche per la scienza: la mia scienza vera, la tua non scienz a, superstizione, e per le ideologie in genere: io sono nel vero, tutti voi siet e nel falso. Per la religione, specie se teistica, perch esistono anche religioni atee, come il buddismo, il discorso ancora pi vivido, perch ove prevalga il Tamas l'uomo si servir del suo dio per odiare, e nel suo nome sar pronto ad uccidere, a torturare, a negare la pi banale evidenza dei fatti, contrastando il cammino del la scienza e delle arti Oggi c' di fatto un movimento mondiale di riavvicina ment o di tutte le religioni, sebbene non manchino qua e l gruppi di ottusa resistenza , che si abbarbicano ad un testo sacro, interpretandolo alla lettera e non nel c ontenuto e sono sordi di fronte alle affinit che quello stesso testo ha con tutti gli altri testi sacri di tutte le religioni. Il diluvio, la torre di Babele, la donna nata dalla costola, e via dicendo sono racconti che si possono trovare ta nto nella Bibbia quanto nelle tradizioni amerindiane precolombiane, in quelle es quimesi, in tutte le altre. Il rapporto tra lo Yoga e le religioni duplice: 1) Come la linguistica non una lingua, ma serve a meglio conoscere tutte le ling ue, cos lo Yoga non una religione, ma serve a conoscerle meglio tutte, ivi compre sa la propria. Dire Maometto, Zarathustra, Krishna (che alcuni studiosi identifi cano con lo stesso personaggio di Cristo) non significa altro che indicare il su premo stato di coscienza. Lo Yoga attesta in termini scientifici, non legati par ticolarmente ad una tradizione, che cos' questo stato della coscienza in cui il p unto di unit della vita colto. 2) Questo supremo stato della coscienza e gli stati intermedi che conducono ad e sso sono espressi in tutte le religioni mediante simboli che solo un'intelligenz a ottusa pu prendere come reali entit. Giorno verr per in cui anche la realt fino ad ora considerata oggettiva si sgretoler per l'adepto e la visualizzazione dar a que sti simboli una vitalit pari a quella di tutti gli altri oggetti, perch sia di que sti come di quelli, l'adepto si render conto che si tratta di rappresentazioni la cui esistenza dipende dalla mente. Al momento in cui realizza ci cade in un abis

so di solitudine infinita, come un cosmonauta lanciato nel vuoto senza confini. Questo sar dunque il rimedio che permetter alla coscienza di aggrapparsi per non c adere in un baratro senza fine e senza ritorno.

Ci detto, passeremo a descrivere la tecnica finale di questo metodo Yoga. L'adept o si consideri maturo quando con un solo atto di volont sar in grado di percepire i suoni interni concentrandosi sull'orecchio destro. Ecco come il sommo Svatmara ma descrive le azioni di questa tecnica, gi studiate isolatamente, che ora sarann o da combinare nella giusta sequenza. Inutili sono tutte le posizioni tranne Siddhasana poich essa ci dar la vittoria. I l Prana Vayu si ferma col Kevali kumbhaka. Soltanto quando si ha successo in sid dhasana si pu raggiungere Unmani e le tre sedi si compiono spontaneamente, non c' nessun Asana come Siddhasana, nessun kumbhaka come Kevali. Non c' Mudra come il Khecari e nessun Laya al pari di Nada. Ecco dunque le sequenze: 1) Stasi del corpo col susseguente distacco psicomuscol are mediante Siddhasana. 2) Stasi del respiro, ovvero sospensione assoluta del c iclo respiratorio col Kevali. 3) Stasi del pensiero, ponendosi in stato d'iberna zione col Kkecari. 4) Stasi dell'io con la tecnica Nada-Laya che sar descritta or a. Questa sequenza si svolge in senso verticale. Lo Yogin prima deve svegliare c ol metodo prescritto Kundalini (Shakticalani, Yoni-Mudra), poi si deve identific are, ossia deve compiere Samyama, su Kundalini. La condizione sine qua non esser e sempre identificati in Kundalini, dal principio alla fine dell'esperienza, se non si vuole andare incontro ad esperienze terribili. Raggiunto questo ci si sie de nella posizione perfetta, si sospende il respiro, si ingoia la lingua, o megl io si ottura dall'interno il passaggio del Vayu e dell'aria, condizione necessar ia per mantenere il corpo in vita quando Kundalini lascer la sua sede: naturale, e si passa a Nada-Laya, la dissoluzione tramite il suono. Ascoltiamo la tecnica dalle parole stesse di Svatmarama: Descriver ora un metodo per ottenere il Samadhi distruttore della morte e raggiun gitore della felicit che Brahmananda (Beatitudine del Suono). Raja Yoga, Samadhi, Unmani, Manonmani, Amaratva, Laya, Tattva, Shunya, Ashunya, Paramapada, Amanask a, Advaita, Nirabamba, Niranjana, Jivanmukti, Sahaja, Thuriya sono tutti sinonim i. gi qui si pu vedere la mistificazione delle cosiddette scuole che insegnano il "Ra ja Yoga"; il Raja-Yoga lo stato finale dello Yoga, il sinonimo di liberazione e per nulla una tecnica. ci che raggiunto attraverso la tecnica. Svatmarama, dopo l a descrizione dei principi su cui si regge la tecnica che sta per descrivere, pa ssa a quest'ultima: Descriver ora l'esercizio come fu esposto (prima di me) da Gosraska Natha (la cui opera and perduta) a beneficio di coloro che (ancora) sono fuori dal potere di c omprendere la conoscenza. Questo esercizio piacer anche ai profani. Adhinata (Il primo dei Natha, nell'allegoria Shiva stesso) insegn 10.000.000 metodi per avere la Liberazione e di tutti questi il migliore Anahata Nada (per noi Natha). Sedut o in posizione Muktasana (Siddhasana per Svatmarama) lo yogin deve ascoltare il suono interno con l'orecchio destro e la mente assorbita. Occhi, orecchie, naso debbono essere chiusi e si ode passaggio del Vayu per la sushumna che sar stata r ipulita da tutte le impurit (col pranayama). E ancora:

In tutti gli Yoga vi sono quattro stadi: Arambha, lo stato preliminare, Ghata, lo stato del vaso di pienezza, Parichaya, lo stato d'esperienza, Nispatti, lo stato d'annullamento. Prima di proseguire con le parole di Svatmarama, ricordiamo che a seconda del pu nto in cui si pone l'io le due nadi Ida e Pingala appaiono diritte oppure intrec ciate tra loro nella forma del caduceo mercuriano. Dove esse si incrociano forma no i Granthi o nodi della Sushumna che simboleggiano particolari difficolt nella salita di Kundalini, corrispondenti nel macrocosmo a particolari stadi in cui la forza di Maya, della creazione mentale inconscia, pi difficile da superare. Ques ti "nodi" l'inconscio raffigura come dei contorcimenti, che "strozzano" la Sushu mna e che vanno sfondati con la potenza del Laya, la forza dissolutrice di Nada. Continua Svatmarama: Il primo stadio Arambha Avasta si ottiene quando il Brahma-Granthi (Anahata) rag giunto dal Pranayama ed allora si manifesta nel vuoto del cuore una sorta di bea titudine L'Anahata risuona di suoni tintinnanti e questo suono si ode diffonders i nel corpo. Il proprio corpo apparir luminescente, sano, accompagnato da un prof umo lucente. Il cuore apparir, in essenza, vacuit. Nel secondo stadio, Ghata Avastha, i Vayu si unificano nella Sushumna. Lo Yogin diviene immobile (come morto) e compare in lui una saggezza luminosa (pensiero s ottile). Il Vishnu-Granthi viene spezzato e una grande felicit avvertita in quest o. Un suono simile al rullare di un timpano percepito nel vuoto della gola. Il terzo stadio Parichaya Avastha conosciuto per il manifestarsi di un suono sim ile al battito di un tamburo nello spazio tra le sopracciglia. Allora il Vayu ri esce a penetrare nel Mahashunya, la Grande Vacuit. Questa la sede dei poteri tutt i. Qui si acquista la gioia mentale (i due precedenti stadi manifestavano una gi oia simile a quella fisica e sentimentale portata all'infinito), insieme a quest a beatitudine avviene la distruzione dei mali, dei dolori, della vecchiaia e del la morte (uno yogin Natha sceglie da s il momento di morire) della fame e del son no. L'ultimo stadio Nispatti Avastha e si raggiunge quando il Rudra-Granthi oltrepas sato e il Vayu entra nella sede di Ishvara. Il suono diventa qui simile a quello di un flauto. L'unione tra il mentale e il suono si chiama Raja Yoga. Naturalmente, non basta meccanicamente otturare le orecchie e via dicendo, il fa re lo Yoni-Mudra, per ottenere il Laya-Nada. Ci che importa la selezione dei suon i. Due tecniche sono segnalate. Una consiste nel tenere la mente fissa sul primo suono gradevole che si avvertito, la seconda tecnica consiste nel tenere la men te sui suoni pi sottili scartando i suoni pi gravi che compaiono alla percezione. Il seguente brano di Svatmarama illustra tutto questo e nello stesso tempo ci d l a chiave di quei simboli che costituivano l'antica alchimia, che non aveva nulla a che vedere con la chimica, anche se nel Medioevo gli ignoranti prendevano par ole come "mercurio" o "zolfo" per il mercurio e lo zolfo chimici, e la stessa co sa fanno oggi i sedicenti storici della scienza. Il suono che ode un Muni (Yogin) chiudendo con le dita le orecchie deve essere a scoltato attentamente finch la mente non vi si fissa fermamente. Con l'audizione di Nada i rumori esterni divengono impercettibili. Lo Yogin entra nella beatitud ine con il superare le distrazioni della mente (ottenendo il monoideismo) nello spazio di due settimane. In principio si udiranno suoni fortissimi e di molte sp ecie. Col procedere dell'esercizio essi diverranno sottili. Nel primo stadio v' u n crescendo di tamburi e tintinnii. Nel secondo stadio i suoni vengono ad assomi gliare a quelli di una conchiglia, di mridanga, di campane. Nell'ultimo stadio s i trasformano in suoni di campanelli, flauti, vina, ronzii d'ape. Questi suoni sembrano prodotti dal corpo stesso. Anche quando compaiono i suoni pi gravi

come il rombare del tuono e il rullare del tamburo bisogner sforzarsi di mantene rsi su quelli pi sottili. Trasportando sempre l'attenzione da quelli a questi la mente non si distrae, non vaga. Ove la mente si attacca per prima, l vi rimane, q uindi vi si assorbe. Cos come l'ape succhia il nettare e non si fa distrarre dal profumo del fiore, la mente assorbita in Nada non distratta da oggetti di fruizi one. Come un elefante che vaga per il giardino dei piaceri cos la mente pu essere controllata col pungolo di Anahata Nada. Presa nella trappola di Nada la mente d iviene come un uccello con le ali strappate. Chi desidera la regalit dello Yoga s tudi e ascolti i suoni interni, la mente raccolta e libero da ogni affanno. Nada per la mente la trappola che la rende simile ad un capriolo immobilizzato alla merc del cacciatore. Nada per la mente il catenaccio che chiude la dimora del cav allo. Sempre perci lo Yogin si dedichi all'ascolto di Nada. Il mercurio della men te (mobile come il mercurio per sua natura) viene privato della sua irrequietezz a calcinandolo con lo zolfo di Nada. allora che lo Yogin pu vagare senza appoggia rsi per l'Akasha di Brahman. La mente come una serpe che resta incantata dal suo no di Nada, dimenticando la sua mobilit non pu fuggire. Come il fuoco si estingue dopo aver br uciato il suo combustibile, cos la mente si estingue dopo aver avuto per oggetto di consumazione il Nada. Come il capriolo udendo le campane resta ipnotizzato e l'arciere lo colpisce, cos della mente udendo Nada. Il conoscibile permea il suono di Anahata e la mente interpreta il conoscibile. La mente si assorbe ove la sede dell'immanenza e della trascendenza. Tutto ci che si ode in forma di suono Shakti e finch il suono permane, si nel piano dell'Akas ha. Quando i suoni spariranno si sar in Parabrahman (il Suono Inudibile), si sar i n Paramatma (Il S assoluto). Ci che senza forma al di l dei Tattva (veicoli) ed e P arameshvara (assoluta volont che vuole perch vuole, senza motivo e senza condizion e). Quando i suoni interni cessano, dice Patanjali, segno che la morte vicina. Infat ti perch i suoni interni cessino bisogna che sia esaurita l'energia di Kundalini, la Shakti nel corpo. Nello stato normale delle cose, man mano che dallo stato d i veglia si entra nello stato di sogno, dallo stato di sogno nello stato di cata lessi, la coscienza abbassa il suo livello sempre di pi. Ma lo Yoga consiste nel portare la coscienza dentro lo stato di sogno, poi dentro lo stato di catalessi, infine l'ultimo lavoro consisterebbe nel portare la coscienza nello stato di mo rte. chiaro che qui la tecnica ci abbandona, perch la morte abolisce la coscienza stessa. Un'opera del genere corrisponde alla costruzione di un organo sottile al di l del corpo: il Sahasrara. Indicazioni non se ne possono dare, ma quando l'adepto avr raggiunto il pensiero sottile trover in quello le indicazioni per portare a termi ne l'opera e c' chi gi riuscito. C' chi ha raggiunto il quarto stato: Thurya. Oltre a questo c' uno stato "transquarto", dopodich l'adepto, non solo nella sedut a, ma anche nella vita vive immerso nel Samadhi. Sono pochi coloro che riescono a penetrare con la coscienza nello stato di sogno, ancor meno nello stato di cat alessi. Si contano sulla punta delle dita i maestri che hanno raggiunto vivi, co me diceva Kalyanas, il regno della morte. Ancor meno coloro che hanno raggiunto questo stato in permanenza. Sono le grandi guide delle umanit: Rama, Krishna, Bud dha, Zarathustra, Cristo, Milarepa, Lao-Tze, pochi altri, ed hanno lasciato una traccia nella storia dell'umanit.

Questo lo Yoga ed una tecnica. La tecnica veniva paragonata ad un cavallo. Con u n cavallo si marcia velocemente, ma non detto che si arrivi prima di chi il cava llo non ce l'ha. Anzi non detto che si arrivi del tutto. Molti han lasciato la p elle per strada, ma coloro che sono arrivati in fondo sono stati i portatori del la fiaccola della conoscenza attraverso i millenni. Questo lo Yoga. Molti chiuderanno questo libro con un senso di delusione e forse anche di disgusto. Mi pare gi di sentirli dire: "Io credevo che il Raja Yoga fos

se un benessere mentale che si aggiunge al benessere fisico dello Hatha Yoga". Nulla di pi falso. A parte che propriamente il Raja Yoga lo stato raggiunto attra verso la pratica di qualsiasi forma di Yoga, poi quel benessere che lo Yoga chia ma Kaivalya o Nirvana non ha nulla a che vedere col benessere mentale inerente alla condizione umana. Questo una questione di medicina e non di Yoga. dopo aver preso coscienza dello stato di sogno e di catalessi, dopo aver acquisito il pensiero sottile e i poteri sulla natura che si raggiunge il Kaivalya e il Nirvana. Questo stato trascende totalmente l'umana comprensione, al di l della parola e dell'azione. Altri diranno: " difficile". Ed vero: difficile e pericoloso, tuttavia non imposs ibile. Il nostro consiglio sarebbe quello di tentare. Chiss che, da cosa nasce cosa, l'adepto non possa un giorno trovare un maestro per davvero. Del resto c' chi arrivato in fondo anche senza maestro. Krishnamurti ad esempio. Si autoinizi allo yoga, partendo analfabeta ed arrivando come uno dei massimi sapienti. dell'umanit. Vorremmo concludere quest'opera con le parole di Nagarjuna: "Il merito acquisito vada a chi ne ha bisogno". Ma non siam sicuri di aver acquisito merito. Speriamo che un giorno si possa cantare come l'antico poeta Laba: Ecco il mio pensiero: vinca il toro e il cavallo! Forse ho raggiunto il Soma? Come venti che travolgono, fui travolto dalla libagione! Forse ho raggiunto il Soma? Come la mucca muggente va dal figlio amato, cos l'inno si avvicinato a me! Forse ho raggiunto il Soma? Come un falegname la sella, cos nel mio cuore piego l'inno! Forse ho raggiunto il Soma? I cinque popoli non sono che un bruscolo nell'occhio! Forse ho raggiunto il Soma ? Cielo e Terra non sono la mia met! Forse ho raggiunto il Soma? Cielo e terra ho superato in grandezza! Forse ho raggiunto il soma? Questa terra la posso metter e qui o qui! Forse ho raggiunto il Soma? Ora in un secondo io la voglio spaccare! Forse ho raggiunto il Soma? Una met l'ho posta in cielo, l'altra quaggi! Forse ho raggiunto il Soma? Sono pi grande del grande! Forse ho raggiunto il Soma? Come un palazzo bene ornato porto la mia oblazione ai lucenti! Forse ho raggiunto il Soma? Chiudiamo qui la nostra piccola opera. Non dimentichiamo: pochi tra coloro che s entono parlare di Yoga, ne sentono parlare correttamente. Tra questi ancor meno sono quelli che osano tentare. Tra coloro che tentano, la stragrande maggioranza lascian la lingua al gatto. Tra quelli che perseverano non si contano quelli ch e sono stroncati dalla morte, dalla malattia fisica e mentale. Ma se maturato il momento di lanciarsi nella pi grande avventura dell'universo, ben pi atroce sar la sorte di chi rinnega la sua natura. A cavallo della tigre. Nel nascondiglio dal quale abbiamo estratto i Veda ora noi li rimettiamo dentro. Si celebrato e si offerto mediante la potenza

dell'Inaudibile (Brahman). Per questo Tapas e Lucenti (Calore psichico, Kundali ni) assistetemi qui. Ultimo inno vedico

Appendice 1 Jotirveda: l'astronomia dello Yoga Abbiamo pi volte accennato ad una rigogliosa tradizione astronomica presente lun go la storia dello Yoga. Effettivamente i grandi monumenti, come l'immenso osser vatorio astronomico di Jaipur, attestano la presenza di questa tradizione. Nel 2 258 a.C. in India era gi stata calcolata con 6 ore di approssimazione la precessi one degli equinozi, un movimento che dura oltre 26.000 anni. Da noi Ipparco arri vato con due millenni di ritardo alla medesima conclusione, ma con cifre estrema mente pi approssimative. A proposito di questo argomento: attualmente la precessi one si trova a 23 dei Pesci. Siccome per compiere un grado la Terra impiega 72 an ni, ne consegue che alla mitica "Et dell'Acquario" manca circa mezzo millennio. H an voglia di fondare i clubs aspettando la nuova et! Il calcolo astronomico non u n'opinione. A che serve l'astronomia nello Yoga? Serve ai pi svariati scopi. Quando Gandhi fu ucciso - e Gandhi stesso sapeva quando sarebbe stato ucciso - fu interpellato u n astronomo indiano che seppe indicare chi era e dove poteva trovarsi l'assassin o. Lo si trov proprio cos. Questa una realt storica. Quando vi fu il grande terremoto indiano, riporta l'orientalista Evans-Wentz, la gente era gi avvisata e si era raccolta nei templi e nei luoghi pi sicuri. Il ter remoto avvenne nel giorno e inizi nell'era indicata. L'astronomo Jha addit agli studiosi occidentali quanto potrebbero apprendere da queste scienze se fossero studiate d alla base, con tutti gli anni che richiedono. Naturalmente i nostri scienziati s ono troppo superiori per poter apprendere qualcosa dall'Oriente. La scienza dell 'inquinamento e della vivisezione non ha niente da imparare da nessuno. Stiamo a ttraversando un periodo (scriviamo nel 1984) di un decennio di inverni molto pro lungati e freddi, con punte di caldo torrido d'estate. Era stato previsto gi nel 1981 dall'Osservatorio di Pechino. Tutte leggende. Per si verificano puntualmente . L'astronomia indiana serve per risolvere il quesito pi angoscioso cui ogni uomo s ottoposto. La nostra personalit ha un lato attivo: ci che si pu compiere e non comp iere secondo la propria volont. Poi ha un lato passivo: le cose che ci capitano t ra capo e collo senza l'intervento cosciente della nostra volont. Per esempio un signore spendaccione non ha mai i soldi per permettersi di andare in vacanza. Un a volta decide e di buzzo buono si mette a risparmiare. Riesce finalmente a conc edersi una partenza Ma il treno sul quale parte ha un incidente e quel signore m uore. In che misura, se avesse seguito la sua indole, avrebbe evitato l'incident e? Ecco un esempio di come il lato attivo e passivo della personalit interferisco no l'uno sull'altro. L'astronomia Yoga misura i ritmi cui l'uomo, come qualunque altro essere vivente, sottoposto. Quando due serie cicliche hanno un avvenimento in comune possibile da una serie passare all'altra. Tra i cicli astronomici e biologici vi sono vari elementi in comune Ad esempio il risveglio della flora all'Equinozio di Primavera Gli antich i Egizi si avvalevano del calendario sotiaco, da Sotis, nome della stella Sirio, perch si erano accorti che il Nilo straripa quando la stella Sirio si leva all'o rizzonte prima del Sole. La serie astronomica ha il vantaggio di poter esser calcolata con matematica precisione. Noi abbiamo dei ritmi passivi c he dipendono da Kundalini e quindi, risalendo a monte, dalla Terra. Quando si na sce ci si inserisce nel grande ritmo del pianeta Terra. Questi ritmi agiscono at traverso la Sushumna. Vi sono poi dei ritmi attivi che dipendono dall'azione del Sole e della Luna, gli unici due astri che agiscono direttamente sulla Terra. L

uce incidente e luce riflessa: Pingala ed Ida. Nell'uomo in cui prevale Pingala la respirazione bassa. Nella donna in cui prevale Ida la respirazione alta (addo minale e rispettivamente pettorale). Tuttavia l'attivit solare, riflessa poi anch e dalla Luna, non costante. Ad esempio il ciclo delle macchie solari cui sono le gati enormi fenomeni biologici subisce le forze gravitative di Saturno e Giove. Siccome questi due pianeti impiegano 11 anni ad invertire la loro posizione, di 11 anni anche il ciclo delle macchie solari. Dunque le perturbazioni che subisce il Sole si riversano poi su tutto il sistema solare, Terra compresa. Cos anche i fenomeni legati alla Luna subiscono analoghe perturbazioni. Il ciclo composto d i Venere, di 8 anni, coincide col ciclo del perigeo lunare, cui connesso il feno meno della trasgressione delle maree. Cos certi fenomeni mentali legati alla Luna subiscono analoghe perturbazioni. Tutti questi sono i ritmi attivi, hanno la ca ratteristica di essere oggettivi e costituiscono occasioni buone o cattive di cu i ci si pu avvalere o da cui si deve possibilmente scampare. I ritmi passivi lega ti a Kundalini sono il Karma, perch non a caso che in universo legato alla legge di causa e di effetto si nasce in un luogo o in un altro, in un tempo o in un al tro. I ritmi attivi sono quelli mediante cui ci creiamo il Karma futuro secondo il modo con cui ne approfittiamo. Ecco dunque il legame tra la parte attiva e qu ella passiva della personalit. Mediante l'astronomia possibile il calcolo della f ormula pranica di una persona. Per calcolare la formula pranica occorrono i dati anagrafici della persona e dei genitori. Non essendo casuale la nascita, le coordinate geografiche che dann o il luogo, quelle astronomiche che danno il tempo, unitamente a quelle dei geni tori che danno l'eredit sono significative, corrispondendo alla stesa composizion e del nostro universo: spazio - tempo - materia. Le applicazioni della formula p ranica sono praticamente illimitate. Essa ci da il quadro dell'individuo e delle sue possibilit, lo status dei suoi chakra: i ritmi attivi di cui potr approfittar e se sono buoni e da cui dovr premunirsi se son cattivi. Dar i ritmi passivi inelu ttabili ai quali dovr rassegnarsi, tra questi la morte stessa. Oltre a tutto ci, p ermette di stabilire il Mantra personale, il "proprio nome scritto nelle stelle" . Si ricordi l'armonia delle sfere di Pitagora, antico insegnamento, oggi perdut o, frainteso nel Medioevo, che lo Yoga ci riporta genuino. Il pallido riflesso d i questo insegnamento resta nell'uso di dare ad ogni giorno un nome nel calendar io. Qualcuno si domander se c' qualche affinit tra l'astronomia dello Yoga e l'astrolog ia. In via di principio, nessuna. L'astrologia parte dal presupposto che le stel le influiscano sull'uomo ed in particolare le stelle del momento della nascita. Lo Yoga sostiene che - esista o no un influsso astrale - non si fatti cos per cau sa delle stelle, ma ciascuno nasce dove, come e quando gli compete. A meno che i l Padre Eterno o chi per lui non si diverta a giocare ai Robot". In secondo luogo i metodi adottati dall'astrologia sono cos grossolani che centinaia di persone o forse migliaia ed anche di pi possono avere il medesimo "oroscopo" (anticamente oroscopo era l'insieme dei calcoli per stabilire l'ora. Viene dal greco Hera Sko p: guardo l'ora). Tolomeo avrebbe risposto che anche se identico luogo e istante di nascita, sono diversi luogo e istante di concezione. Oggi chi conosce il prop rio momento di concezione? A mala pena si conosce l'ora della nascita. Inoltre l 'astrologia, sostenendo da una parte l'influsso astrale e dall'altra adottando i sistemi equinazionali d'astronomia, cade in contraddizione perch ad e sempio il segno del Leone non coincide pi con la costellazione del Leone. Se poss o, in via di principio, ammettere che certe costellazioni inviino una radiazione influente, non posso ammetterlo per delle divisioni puramente convenzionali, co me lo Zodiaco tropico, ossia quello comunemente usato. Barbault (che si difende benissimo e che certamente uno studioso di genio indipendentemente dal fatto se sia o no riuscito a dimostrare qualcosa) dice che non ha importanza dove cade lo 0 dell'Ariete convenzionale. In qualunque costellazione cada il segno, sempre a 0 del segno che abbiamo nell'Equinozio di Primavera. Cos anche se lo 0 del Cancro o ggi cade nei Gemelli, ci non toglie che abbiamo allo 0 del Cancro il Solstizio d'E state. Dunque, conclude Barbault, la precessione non intacca l'astrologia che si basa sui segni, non sulle costellazioni omonime, anche se queste in origine han dato il nome ai segni. Tuttavia gli astrologi orientali fanno uso dello zodiaco

siderale. Chi ha il Sole a 15 del Capricorno secondo lo Zodiaco occidentale, lo ha a circa 22 del Sagittario in base allo Zodiaco orientale. Il significato attri buito ai segni lo stesso. Infine - e questa l'amara realt - attualmente sono ben pochi gli astrologi cogniti di calcolo astronomico. Parlan di ascendente, ma i p i non sanno in termini reali, guardando il cielo dalla finestra, dove sia e a cos a corrisponda l'ascendente. Parlan di mediocielo, ma senza le tavole prefabbrica te non sanno calcolarlo. Parlan di domificazione, ma non sanno che esistono alme no 20 sistemi di domificazioni diversi e che a Nord della Groenlandia non si pu p i domificare. Ho riscontrato che molti astrologi rimangono meravigliati del fatto : non sanno nemmeno il principio che regge la domificazione, e che proprio per l a sua non-universalit Keplero la considerava una superstizione. Keplero, che fu u n sommo astrologo. I suoi pronostici, come la morte di Wallenstein prevista con 26 anni di anticipo, ora e giorno, sono rimasti scultorei nella storia. Questo i l nocciolo del problema Un tempo l'astrologia era gestita da astronomi, filosofi , scienziati. Copernico, Keplero, Newton, Gardano, Tyge Brahe (maestro di Kepler o) furono astronomi. Dante Alighieri, Leonardo da Vinci furono artisti e lettera ti, S. Tommaso e S. Gerolamo, Giordano Bruno, Tommaso Campanella, Ruggero Bacone furono filosofi. Per non parlare degli Arabi e dei Greci antichi: Ippocrate dis se: "Il medico che non sa l'astrologia non ha diritto a chiamarsi medico. Cos Ippa rco, Aristarco, Tolomeo, Pitagora e centinaia d'altri. Oggi non pi cos. Ci che fu il lume dell'umanit caduto in mano ad una massa di incomp etenti. Questo naturalmente facendo salvo qualche grande ricercatore: Choisnard ad esempio di cui,- guarda caso, gli "astrologi" non conoscono nemmeno l'esisten za ed l'unico che sia citato nelle enciclopedie di tutte le nazioni. E solo i pi seri lo nominano appena nelle bibliografie. Era astronomo e matematico. I suoi l ibri, oltre ad essere drammatici, sono irti di calcoli che richiedono serie cono scenze matematiche: trigonometria sferica, calcolo infinitesimale, calcolo astro nomico. Come pi semplice consultare quattro tavole gi compilate e predire la buona sorte! Domandate ad un astrologo seccamente: "Quando morir?" Sentirete tutte le scuse e le giustificazioni. Non faceva cos Keplero. Gli argomenti antiastrologici che abbiamo esposto non sono il solito allineamento con la cultura ufficiale di chi sta sempre dalla parte dell'autorit, ma sono il risultato della constatazion e di fatto che oggi chi esercita l'astrologia, al 99 % dei casi, gente che non h a il rigore logico dell'Armonia Mundi di Keplero, del Contiloquium e del Tetrabi bles di Tolomeo. L'astrologia finita assieme alla chiromanzia, alla numerologia, ai talismani. Costoro dicono che sono degli "intuitivi". Beati loro che invece di dimostrare come fece Keplero, "intuiscono". E allora perch non intuiscono che numero uscir al Lott o? Sarebbe troppo lungo spiegare perch l'astrologia ha fatto questa fine. In brev e: ai tempi di Tolomeo si calcolava il momento di concezione. Come ogni pianta d eve essere seminata nel momento pi opportuno ed ogni animale ha i suoi periodi di calore, cos l'uomo naturale non si sottrae alle leggi di natura. La domanda che si rivolgeva ai tempi di Tolomeo era: "Qual il momento pi opportuno per concepire ?". Anche se la civilt pu salvare un uomo, nel periodo corrispondente a quella che sarebbe una morte in natura, si verificheranno delle crisi. Tolomeo studiava as tronomicamente i ritmi della specie umana. Ragionava con logica e matematica. No n "intuiva" . Chi si rivolgeva all'astronomo lo faceva per conoscere il momento pi opportuno per la concezione, come per la semina, come per i viaggi. Era il far aone, il tiranno, il signore, qualcuno le cui sorti si identificavano con le sor ti di tutti. Keplero, inoltrando gli studi del maestro, cre un sistema di futurol ogia: la Geometria Sideralis. Egli mostra che le stesse leggi del suono valgono anche per i corpi celesti ed i n base a questo scopr le famose leggi dei pianeti. Non in base ad osservazioni. A nche la Terra in s ha i suoi ritmi, composti da ritmi minori, fino al caso singol o. Dunque Keplero risponde alla domanda: sono qui, quali saranno i miei periodi di alto e di basso? Il sistema di Keplero richiede approfondite conoscenze astronomiche e matematich e. Ce la vedete Madame Soleil, Madame Irma, Madame Denise impegnate mesi interi su astruse geometrie proiettive? Come pi facile usare un cerchio, scrivere i pian eti ed "intuire"! Poi trovare sempre la parolina di conforto.

Tutto ci non si verificato ancora nello Yoga. Per il momento la tradizione astron omica ancor pura, sebbene, credo, durer tale ancora per poco. La comparazione dei propri dati con quelli dei genitori esclude ogni "gemellaggio". I ritmi attivi, passivi, il mantra personale, lo studio del Karma passato, di quello futuro seco ndo le differenti scelte che si faranno, sono astronomicamente calcolati. Fin da lla pi alta antichit sono usati sia il sistema geocentrico sia il sistema eliocent rico, a seconda dell'analisi che in corso. Il capitano di marina fa calcoli tole maici. Quando si lancia un missile si fanno calcoli kepleriani. L'uso di un sist ema astronomico o dell'altro condizionato dal tipo di calcoli che si debbono far e. Appendice 2 Sul sanscrito Da quando l'Hindi divenuta lingua ufficiale indiana si verificato il fenomeno ch e la pronuncia dell'Hindi stata trasferita sul sanscrito, avendo le due lingue i l medesimo alfabeto. Lo stesso fenomeno accade da noi. Per esempio noi pronuncia mo CESAR la parola CAESAR, mentre il tedesco KAYSER ed il russo KZAR attestano c he inizialmente la parola doveva far udire un K- all'inizio. Senonch, mentre da n oi questa pronuncia dichiaratamente convenzionale, i francesi ad esempio pronunc iano SESAR, in India sovente si sentono persone che credono che questa sia stata la pronuncia originale e non prendono nemmeno in considerazione il fatto che no n pu esistere un linguaggio che per millenni non vada soggetto a scambi di pronun cia. Cos anche nelle traslitterazioni in caratteri latini trascrivono le loro nuo ve modalit di pronuncia. Io me ne avvalgo per stabilire la qualificazione della p ersona con cui parlo. Tra i fenomeni in questione c': 1) la A silente, sovente in fin di parola. ARJUN per ARJUNA, ASHRAM per ASHRAMA, AVATAR per AVATARA, PRAN per PRANA e cos via; 2) la pronuncia di U per V (qualche volta trascritta W). Cos BAGWAN per BHAGAVAN ecc. Invece tra i cattivi vezzi portati dagli inglesi c', ad esempio, la C che si pron uncia ci trascritta CH. In sanscrito la H ha sempre un suono indipendente dalla consonante. SPHOTA si legge SP-H-OTA, con la H aspirata. Dunque CH per C sbagli ato, ma noi l'abbiamo lasciato per motivi di adeguazione. ammesso il nesso SH da pronunciarsi SCi, come in SCENA. Le sibilanti sono in san scrito interscambiabili, dunque C.S.S possono essere unite in un solo suono o du e S od SH secondo l'uso pi frequente. Il visarga H aveva due suoni, uno labiale, simile ad un soffio: Upadhmaniya, uno faucale come la H profonda degli arabi: Jihvamuliya. Anche nella scrittura talv olta eran segnati diversamente. ignoranza di certi indiani saltarli addirittura e confonderli con una A. I suoni cerebrali segnati con un punto sotto la lettera hanno una pronuncia retr oflessa come il siciliano CAVADDU. La pronuncia del sanscrito trattata in testi specializzati che si chiamano Prati shakhya. Essi sono soprattutto dedicati al sanscrito vedico. Tralasciamo qui le questioni di accentuazione che solleverebbero problemi delicati di glottologia. Sorprende vedere come i pi grandi sanscritisti non siano indiani: Pisani, Renou, Varin ecc. Cos come i pi grandi scacchisti non furono indiani, pur essendo gli sca cchi nati in India. E per lo Yoga?

Potrebbero piacerti anche