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Testo e parafrasi
[vv. 1 – 6] Dal momento che io non spero di tornar mai in Toscana, oh piccola
ballata, vai tu, agile e veloce, dritta dalla mia amata, la quale, in virtù della sua
cortesia, ti farà molto onore.
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Tu porterai novelle di sospiri
piene di dogli’ e di molta paura;
ma guarda che persona non ti miri
che sia nemica di gentil natura:
[vv. 11 – 16] perché di certo per la mia infelicità tu saresti avversata e criticata
al punto che per me sarebbe fonte di angoscia; dopo la morte dunque,
occasione di pianto e di nuovo dolore.
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Tu senti, ballatetta, che la morte
mi stringe sì, che vita m’abbandona;
e senti come ’l cor si sbatte forte
per quel che ciascun spirito ragiona.
[vv. 17 – 20] Tu sai, oh piccola ballata, che la morte mi afferra al punto che la
vita è sul punto di abbandonarmi; e sai quanto fortemente il cuore si agiti a
causa di ciò che ciascuno spirito dice.
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Tanto è distrutta già la mia persona,
ch’i’ non posso soffrire:
se tu mi vuoi servire,
mena l’anima teco
(molto di ciò ti preco)
quando uscirà del core.
[vv. 21 – 26] A tal punto è già distrutta la mia persona che io non posso
resistere oltre: se tu vuoi rendermi un servizio, porta con te l’anima, te ne
prego fortemente, quando uscirà dal cuore.
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Deh, ballatetta mia, a la tu’ amistate
quest’anima che trema raccomando:
menala teco, nella sua pietate,
a quella bella donna a cu’ ti mando.
[vv. 27 – 30] Deh, piccola ballata, raccomando alla tua amicizia quest’anima
che trema; portala con te, nel suo stato di angoscia, a quella bella dona alla
quale ti invio.
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Deh, ballatetta, dille sospirando,
quando le se’ presente:
«Questa vostra servente
vien per istar con voi,
partita da colui
che fu servo d’Amore».
[vv. 31 – 36] Deh, piccola ballata, dille sospirando quando sarai davanti a lei:
“questa vostra fedele servitrice (riferito all’anima) viene per stare con voi, dopo
essere divisa da colui che è stato uno schiavo dell’Amore”.
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Tu, voce sbigottita e deboletta
ch’esci piangendo de lo cor dolente,
coll’anima e con questa ballatetta
va’ ragionando della strutta mente.
[vv. 37 – 40] Tu, voce sbigottita e fioca che esci piangendo dal cuore
sofferente, con l’anima e con questa piccola ballata parla continuamente della
mia condizione angosciosa.
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Voi troverete una donna piacente,
di sì dolce intelletto
che vi sarà diletto
starle davanti ognora.
Anim’, e tu l’adora
sempre, nel su’ valore.
[vv. 41 – 46] Voi troverete una donna bellissima, dall’animo così dolce che sarà
per voi un piacere stare in sua compagnia in ogni momento. E tu anima,
adorala sempre per le sue virtù.
Analisi metrica
Perch’io non spero di tornar giammai risponde alla forma metrica della ballata.
Il testo si compone di quattro strofe, ciascuna delle quali è formata da dieci
versi. All’interno delle strofe i versi sono ripartiti in:
– una FRONTE di quattro endecasillabi, rimati secondo lo schema AB AB;
Come spesso accade nelle liriche di Cavalcanti, anche in questo testo la donna
appare poco più che un pretesto per giustificare una poesia essenzialmente
introspettiva, che al proprio centro non ha l’amata, ma la descrizione degli
stati d’animo del poeta.
Un tratto specifico di questo testo risiede però nel fatto che Cavalcanti riceve lo
spunto per cantare il suo dolore unicamente dal motivo della distanza, e non
da quello consueto, dell’indifferenza della donna amata. Ne risulta l’evocazione
di una figura femminile assai poco ricorrente in questo autore: una
creatura affettuosa e complice, lontana dalla donna spietata e sorda al
dolore del poeta che compare nella maggior parte della poesia di
Cavalcanti.
Il lessico dell’interiorità
I caratteri formali
Figure retoriche
Personificazioni
All’ampio utilizzo dell’apostrofe (vedi sopra) corrisponde la ripetuta
personificazione della ballata. Il poeta attribuisce al componimento
comportamenti e atteggiamenti propri dell’essere umano in più punti:
VERSO 3: va’ tu…
VERSO 7: Tu porterai novelle…
VERSO 9: ma guarda che persona non ti miri…
VERSO 12: tu saresti contesa…
VERSO 17: Tu senti, ballatetta…
VERSO 19: e senti come…
VERSO 23: se tu mi vuoi servire…
VERSO 24: mena l’anima teco…
VERSI 27-28: ...a la tu’ amistate ... raccomando…
VERSO 29: menala teco…
VERSO 31: Deh, ballatetta, dille sospirando…
Oltre alla ballata il poeta personifica anche l’emozione dolorosa, che nella
ballata ha trovato espressione, alla quale si rivolge nell’ultima strofa:
VERSI 37-40: Tu, voce sbigottita e deboletta
va’ ragionando della strutta mente.
Altre figure
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