Grande favore incontrarono i poeti provenzali presso di noi
e , in ispecie , nelle corti del settentrione d'Italia . Molti anni sono , il dotto Cavedoni illustrava in particolare le accoglienze e gli onori ch’ebbero i trovatori di Provenza presso i Marchesi d’Este. E non furono scarsi di grazie e favori ai cultori delle muse oc citaniche nemmeno i Marchesi di Monferrato e i Malaspina e i signori di Saluzzo e perfino i Da Romano . Poi , segno importante della diffusione della lirica provenzale in Italia, è che il maggior numero di antiche raccolte trovadoriche, a noi conservate, fu scritto in Italia e da mani italiane. Era naturale che, dopo ciò, sorgesse il desiderio della imitazione. Ed ecco , di fatto , un nu mero considerevole di italiani che cantano nella lingua di Pro venza . Certo essi non giungono alle dolcezze di Bernart de Ven tadorn o ai sobrii e austeri modi di Bertran de Born , ma ve n'ha alcuni che raggiungono una singolare perfezione d'arte. Parliamo del mantovano Sordello, del genovese Lanfranco Cigala e del veneziano Bartolomeo Zorzi . Questi , sopra le solite imita zioni e luoghi comuni, in che si perdono gli altri , hanno un pro prio carattere poetico, un contenuto solido ed originale , e i due primi, ancora veri atteggiamenti artistici e abbondanza e facilità di locuzione . Ma a Genova , più che in ogni altra città d'Italia , fiorì una numerosa scuola trobadorica. E sono genovesi Percivalle Doria, Giacomo Grillo, lo Scotto , Bonifacio Calvo, che pianse sulla di sfatta della patria , inflitta dai Veneziani , e Luchetto Gattilusio , che fu podestà di Bologna e presente, allora , al testamento di re Enzo , e il ghibellino Calega Panzano. Su tutti , come aquila vola , Lanfranco Cigala . Compare dal 1235 in atti di cessione e di compere e in altri documenti di verso il mezzo di quel secolo . Dai quali si trae ch'ebbe a padre un Guglielmo, ragguardevole personaggio di Genova , a moglie una Saffiria che lo fe' padre di sette figli. E morì di morte violenta, per mano iniqua , il dicembre del 1278. L'antica leg genda scrive di lui : En Lafran Cigala si fo de la ciutat de Genoa , gentils home savis. E fo iuties e cavaliers, mas vida de iutie me 454 UN TROVATORE GENOVESE
nava . « Messer Lanfranco Cigala fu della città di Genova . E
fu giudice e cavaliere, ma menava vita di giudice ) . Nel 1248 fi gura come console . A Genova nel palazzo del visconte Cicala si conserva il ritratto di Lanfranco . È effigiato con in mano una carta sulla quale si legge : Lanfrancus Cicada consul anno 1248 , iurisconsultus, poeta egregius. Noi gusteremo qualcosa dei suoi versi sacri intorno alla Ver gine Maria 1 . In una prima lirica nella quale il Poeta adotta un grazioso schema strofico di Rambalilo di Vaqueiras, ei fa la sua umile Confessione alla Vergine benedetta e ne implora la misericordia .
Oi, Maire, fillia de Dieu O Maria, figlia di Dio
E dels angels Reina , E degli angeli Regina , Cui Marc e Luc ' e Mathieu A cui Marco e Luca e Matteo [E ] chascuns Sains aclina , E ciascun santo inchinasi, Gardatz mi l’arm'e il cors mieu , Custoditemi l'anima e il corpo mio , Flors de roza ses spina, Fior di rosa senza spina , Deu preian Dio pregando Que no segon mon enian Che non secondo il mio errore M'an iutgan , Mi giudichi. Mas segon sa merce gran . Ma secondo sua grande mercè .
Non v'è certo in questi versi novità di pensiero , ma la scelta
e collocazione delle parole e delle rime dànno un suono di squi sita dolcezza. E segue l'autore accusandosi di avere commessi, per sua follia , tanti peccati : que s'ieu ( s'io ) , egli dice, vivia mil anz ( viva mille anni ) En aspra penedensa , non ne avrei remis sione . E nomina varie sue colpe, e , tra l'altre, ch'ei fu mal par liers maldicente, ch'era uno dei peccati famosi dei trovatori :
Per q’ades Perchè adesso
Per tot aital mi cofes. Per tutte tali cose mi confesso .
E succede una quarta graziosissima strofa , ove riconosce
la sua spirituale impotenza a risanare da sè .
E non ai per me poder E non ho potere da me
De garir ne baillia ; Di guarire nè forza ( capacità ); Per que ' us vein merce qerer, Per ciò a voi vengo a chiedere Niercè. Gloriosa Maria , Gloriosa Maria ,
1 Mettiamo di fronte la traduzione per qualche parola o tratto
che più s'allontana dall'italiano , al quale, del resto , si vede quanto il provenzale assomigli, senza para gone, assai più che al francese, in ispecie, moderno . E LE SUE LAUDI A MARIA 455 Que mi deingnes tant valer , Che'a me degniate tanto giovare , Qu'eu per vos gardatz sia Che io per voi custodito sia De tot mal Di ogni male En aquest segle venal In questo secolo venale, Desleial . Sleale . E 'm dones gaug eternal. E mi doni il gaudio eterno.
E l'ultima strofa , canta la verginità di Maria e chiede d’es
sere preservato da morte subitanea . In un'altra poesia , più lunga , nè meno elegante, il Trova tore consacra alla Vergine i suoi novi canti sacri e deplora il tempo perduto , intessendo versi profani. Fa pensare alle pa role del Petrarca, nella Canzone bellissima a Maria : Se dal mio stato assai misero e vile Per le tue man resurgo, Vergine, i sacro e purgo Al tuo nome e pensieri e ingegno e stile .
En chantar d'aquest segle fals Nel cantare di questo secolo fal
lace Ai tant'obra perduda , Ho perduta assai opera , Dont tem aver penas mortals, Di che temo incontrare pene mortali ( eterne) Si merces no m'aiuda , Se misericordia non m'aiuta Per que mos chans si muda , Per ciò il mio canto si muta El vueill offrir E voglio offrirlo , Lai don venir Là donde venire Mi pot complida aiuda , Mi può pieno aiuto , Sol no ' m si ' irascuda Solo non mi sia irata La Maire Dieu , La Madre di Dio Cui mos chantars saluda. Cui il mio canto saluta .
E il cantare è fatto , in ispecie, di ingegnose antitesi tra
Maria ed Eva , e d'invocazioni alla Vergine . E piange, di novo , il suo peccato ; se non che si conforta , perchè
Quar si tot ai d'obra faillit , Se bene abbia fallito nell'ope
rare Crezens'ai dreit'asiza . La credenza ho dritta in me .
E , in prova , recita qualcosa delle verità che tiene ; e , credo,
infine protesta in globo , tutto che sta nel salmo che comincia « Credo » : E'l ver salm que comenza : « Credo » crei tot De mot en mot . Il trovatore italiano insomma, è ben lungi dall'orgo gliosa miscredenza albigese, la quale fu non ultima causa dello sfiorire e cessare della civiltà e della letteratura provenzale nelle sue terre d'origine. Nella terza lirica partenica, il Cigala riconferma il proposito di volere essere il cantore della Vergine. L'amore del mondo è 456 UN TROVATORE GENOVESE
piaga mortale, l'amore a Maria purifica . Citiamo la seconda di
queste cobbole unisonanti :
Qui de l'amor del mont follia , Chi dell'amore del mondo im .
pazza, Es pafratz d’una mortal plaia , È ferito di una mortale piaga , Per qu'es fols cel que 's n’ata Perchè è folle chi d'esso gode, [ lenta ; chi ne ha talento , Mas cel que vostr’amor chastina. Ma chi il vostro amore modera, No : il faillira que ioi non aia , Non fallirà che gioia non abbia E non er mals que de mal senta . E non sarà male , ch '(ei) risenta del male . E car eu sui poingz de l'espina E perchè io sono punto della spina Del mon , veing a vos per gui Del mondo , vengo a voi per gua ( rensa , rigione, Que 'm sanes per vostra pidansa Che mi saniate per vostra pietà E que 'm fassas , dousa Reina , E che mi facciate, dolce Regina, Mon cor e tota m'entendensa Il mio core e tutta l'intelligenza Pausar en vostra fin’amansa . Posare nel vostro fino amore .
E come in questa , nell'altre strofe , si sente che il poeta parla
con vero sentimento ed usa una forma ch'è certo pulita e gentile, ma semplice, senza quei giochi di parole onde tanto si dilet tarono i trovatori. I quali, nei loro canti profani, spesso si eser citavano retoricamente, esprimendo affetti non provati , in fredde e preziose ricercatezze . Qui invece il sentimento religioso appare genuino e ne guadagna anche l'arte . La breve leggenda , nel Co dice antico che serba le composizioni del nostro autore, dice : E fo bon trobador et fes maintas bonas chansos e trobava volontiers de Dieu ( Trovava , ossia faceva canti lirici volontieri intorno a Dio , cioè di cose sacre ). La sua anima, in ispecie da un certo tempo della sua vita , sentì molto la religione. Ne abbiamo una prova , oltre che nelle liriche citate, in una bella poesia che co mincia Pensius de cor e marritz Cobleiaré , car mi platz (Pensoso nel cuore e smarrito comporrò cobbole, giacchè mi piace ). La ragione della sua tristezza sta in questo soprattutto , ch'ei non ca pisce come falli alcuno commetta, che pure sa di dover morire . È un canto morale di penitenza dove confessa : qe'u ei faig , don sui marritz, Los set criminals peccatz , De que m'enoi em desplatz. E dels jaillimenz petitz , Tanz q’ieu non sui remembranz (Che io ho commesso , di che son smarrito, I sette capitali peccati, Onde mi attedio e mi spiace. E dei falli piccoli Tanti che io non ne sono ricordevole ). Ma non perde la speranza perchè spera nella misericordia di Dio e nel ricorso a Maria , alla quale anche in questo canto fa una tenera invocazione : E LE SUE LAUDI A MARIA 457 Maire de Dieu , totz mos anz Madre di Dio , tutti i miei anni, Mi faitz far vostres comanz , Fatemi fare i vostri comandi, Q’aissi serai certz de salvation , Che così sarò certo della salute, Per q'ie 'us en prec con cel que Per che io ve ne prego , come quello vostr'om son . che sono vostro uomo ( vostro fedele ) .
La poesia occitanica , si sa bene , fu , per disgrazia , assai pro
fana e sensuale, il più spesso . Ma v’ebbe , anche in essa , un mo vimento , diremo, ideale , cioè puro e cristiano nel trattare d'amore. E si considerarono allora piuttosto le doti dello spirito nella donna e il pudico riserbo e l'umiltà schiva di lodi e di vane pompe , e la composizione interiore che brilla nei diportamenti modesti e dà alla bellezza sensibile una grazia ammirabile e gentile , quale ride, ad esempio , nelle Madonne e nelle sante del B. Angelico e di Benozzo Gozzoli . È una forma vaga di arte , che si forma all'idea alta della donna elevata dalle virtù cristiane. In Provenza si segnalò in questa lodevole maniera Guilhem de Montanhagol, ispiratosi, a sua volta , al più antico Bernard de Ventadorn . Co storo , e i discepoli, si possono proclamare i degni precursori di quella scuola del dolce stil novo ond'è, tra noi , corifeo Guido Guinicelli. Ora il Cigala, cantando in provenzale di argomenti amorosi, si attiene a questo modo riserbato e casto, nel quale la donna è angelicata, come si disse, e dove l'amore inspira e muove purezza , come il Montanhagol protestava : E d'amor mou castitatz . Se non che la materia rimane sempre delicata assai all'uomo, proclive a decadiere, e noi udimmo come il pio Cigala si dolesse di avere messo il tempo e l'opera nei versi profani. L'indole sua schietta e il fino senso morale e religioso appaiono ancora nei versi dove incita alla Crociata e plauile a quelli che per Cristo Gesù scendono al cimento . Si mos chanz fos de ioi ni de solatz ; se il mio canto , ei comincia , fosse di gioia e sollazzo, tornerebbe gradito ; ma come gioire ? Cauzir pot hom los critz els braitz e .ls alors Del sepulcre (Chè udire può ognuno le invoca zioni e i pianti del sepolcro ) . E atfretta e stimola il re di Francia , e l'inglese e gli Alamanni e gli Spagnuoli e il Conte Provenzale . Se non che, quanto a quest'ultimo : Non ho cuore , soggiunge , però di troppo spingervi ; chè, di qua dal mare, la Chiesa ha bi- sogno di essere protetta pel vostro valore da'suoi guerreggiatori. Erano i nemici eretici della santa Fede. Ja de lai mar non quei - ratz Turcs peiors ! ( Di là dal mare non troverete Turchi peggiori di costoro ! ) . Pensava assai rettamente il buon trovatore geno vese ! Più tardi in novi versi esclamava : Qan vei far bon fag 458 UN TROVATORE GENOVESE E LE SUE LAUDI A MARIA
plazientier, Mi platz fars chanteret plazen (Quando veggo farsi
una buona azione gradita , mi piace fare un piccolo gradito canto ) . E tributava, nella lirica che ha questo principio , lodi grandi al re di Francia che primo si era crociato : L'onratz reis dels Frances, Car s'es primers per far socors crosatz Al saint regne ou Dieus fo mortz e natz ( L'onorato re dei Francesi perchè si è primo crociato per dare soccorso al santo regno dove Dio nacque e morì ). Il re celebrato così altamente era S. Luigi e la lirica è del 1246-48 . Ma non possiamo trattenerci più oltre sull'esame dei compo nimenti del Cigala . Chi voglia , può ampiamente leggere di esso nel dotto e geniale volume che il prof. Giulio Bertoni 1 ha di recente dato alla luce col titolo Trovatori d'Italia . L'opera , che il cav . Umberto Orlandini editore , già noto per altre siffatte pub blicazioni pregevolissime, ci presenta in una elegante e corretta veste tipografica e ricca di illustrazioni da Codici provenzali, meritava davvero tanto sollecita cura . Il Bertoni ha posto nel suo lavoro una diligenza , un acume critico , una genialità al tutto singolari. Egli tratta , da prima, del fiorire della lirica provenzale in Italia , quindi dà notizie sui trovatori che, nati in Italia , can tarono nella lingua d'oc ; ne esamina, in un terzo studio, la lin gua e il valore poetico e poscia, in un quarto comma del com piuto lavoro , fa una rassegna accurata e chiara dei manoscritti provenzali contenenti poesie di trovatori italiani. Seguono i testi e le traduzioni di liriche dei cantori occitanici italiani, con una dotta appendice sui componimenti di dubbia attribuzione o anonimi, e quindi note critiche, e infine un indice grammati cale e lessicologico. Noi non conosciamo in Italia un libro , che in tale materia possa paragonarsi a quello del Bertoni . Nel secolo scorso Giovanni Galvani illustrò , con un opera assai ben pensata, i generi letterari della poesia provenzale . Il Bertoni merita di essere messo a paro di quel suo erudito concittadino modenese nella conoscenza del Parnasso di Provenza ed egli ha, di più , il vantaggio che seppe usare di tutti i progressi che , d'allora, si fecero nello studio del provenzale e della sana cri tica moderna nella scelta e ricostituzione dei testi. Il prof. Ber toni tiene cattedra nella Università di Friburgo. Noi ci mera vigliamo che l'Italia si lasci sfuggire de' suoi di tanto valore. Giacchè non è il primo studio nel quale il giovane professore dà saggio di una superiore cultura e abilità letteraria ed artistica, 1 GIULIO BERTONI. I Trovatori d'Italia. Biografie, testi , tra duzioni, note . Ed . Car. l '. Orlandini. Modena, 1915. L. 20.