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I) TEMA VERGOGNA
Il primo sonetto, insieme prologo ed epilogo dell'opera, attribuisce al sentimento di vergogna una
parte importante nella genesi dell'opera. Ad essa si associa il pentimento, altra nozione
importantissima per il ruolo fondamentale che svolge nella storia narrata nel Canzoniere.
Vergogna e pentimento non sono illuminazioni improvvise, ma sono il risultato di una conquista
faticosa, il cui percorso mostra che in quell'anima esiste una scintilla conscientiae senza la quale il
viaggio sarebbe assolutamente cieco e senza reale progresso.
PRIMO SONETTO
- Uso dei tempi verbali ci fa comprendere che il sentimento di vergogna è vivo nel presente,
mentre la causa viene collocata nel passato.
- Egli parla di "giovanil errore" - > implica che l'autore del sonetto sia maturo o addirittura vecchio.
È importante che la storia del Canzoniere copra un arco di vita lunghissimo perché ciò rende
ancora più difficile e quindi più prezioso il mutamento finale nel quale si vuol cifrare il senso di
tutta un'esistenza.
- Altro dato rilevante è la presenza di un pubblico perché ad esso si devono gli aspetti della
confessione del Canzoniere, la sua dimensione esemplare.
- Nel sonetto si parla di due vergogne: la prima ha una motivazione esterna e sociale, in quanto
l'autore protagonista la prova davanti la gente che lo giudica; la seconda è una vergogna intima
sentita davanti alla propria coscienza. La vergogna è strettamente legata tanto alla sfera intima
quanto alla sfera pubblica, e coinvolge un campo di osservazione vastissimo.
- Il problema centrale per gli autori antichi e medievali è capire se la vergogna sia una passione
oppure una virtù, proprio attorno a tale problema è costruito il Canzoniere. Per molti autori, tra
cui Aristotele, la vergogna è una passione più propria dei giovani: nelle persone di età avanzata il
carattere è ormai definito, e se le persone sono virtuose agiscono in modo da non aver ragione di
sentire vergogna, se invece sono impudenti allora non sentiranno mai vergogna perché il vizio
dell'impudenza è diventato in loro un'abitudine. I giovani invece, non hanno ancora un carattere
ben assestato, nei casi in cui si comportino male, la vergogna può rendere reversibile il loro
comportamento e metterli sulla strada della virtù--- > la vergogna, dunque, ha una funzione
positiva, ma è un sentimento occasionale limitato a una fase formativa della vita. Petrarca sente
vergogna da vecchio, cioè in una fase conclusiva della vita in cui rimane pochissimo tempo per la
reversibilità alla volta della virtù, e siccome il sentimento che il tempo si stia chiudendo dura in lui
per molti decenni, dobbiamo concludere che la vergogna l'accompagni per sempre. Secondo la
linea romana invece, la vergogna, nella misura in cui può essere chiamata virtù, è piuttosto
riscontrabile tra le persone mature. Petrarca afferma che, anche se non è propriamente una virtù,
"è aurora di essa". Egli nota che esistono due virtù: una interna, che porta al pentimento, e una
esterna, cioè derivata dal rapporto con gli altri, che ci porta a fuggire dalla gente e a rifugiarci nei
boschi. Detto ciò, Petrarca andrà inquadrato nella linea romana, ma indubbiamente con un profilo
originale e complesso. La vergogna è uno sprone a cambiare la propria vita orientandola verso
valori superiori. Il Canzoniere è in gran parte la storia dell'inefficacia di tale sprone, il Canzoniere è
la storia di un protagonista tormentatissimo dalla debolezza della propria volontà. Non si tratta
infatti di una vergogna occasionale, determinata da singoli eventi, ma riguarda tutta la sua vita,
impiegata nel seguire l'amore per una donna e per la gloria invece che dedicare la propria vita a
Dio, a fini più duraturi: la vergogna, insomma, nasce da un esame del tempo passato e da una
valutazione del modo in cui è stato investito. La vergogna di Petrarca rimane sempre "aurora di
virtù", indice di un animo nobile, ma, se non adempie alla funzione che le sarebbe propria, cioè
rimuovere la causa che la provoca, essa risulta piuttosto indice di un vizio che si chiama accidia.
Petrarca ci dimostra che non si può comandare alla propria volontà, perché la volizione scaturisce
dall'intenso desiderio di un obiettivo, e per il momento i suoi obiettivi sono due: gloria e amore. Il
sapersi irrisoluto, incapace di decidere, è causa di una nuova vergogna, segno di fallimento.
- In Petrarca frequentissimo è il tema di sottrarsi allo sguardo della gente rifugiandosi nella
solitudine dei campi e dei boschi. Tale fuga lo libera dalla vergogna pubblica ma non da quella
interna. Riguardo ciò, dobbiamo anche sottolineare che la fuga dal consorzio delle genti è di solito
motivata da un senso di orgoglio e dal conseguente disprezzo per il volgo, infatti, una derisione da
parte di altri ritenuti inferiori promuove un sentimento di orgoglio che sfocia in superbia. Ma la
coscienza è un peccato grave e la coscienza di esservi caduto provoca vergogna. Petrarca capisce
che dovrà includere nella sua storia anche il volgo affinché la sua storia sia esemplare. Il "voi" nel
primo sonetto non è costituito solamente dai fedeli d'amore ma a tutti quei peccatori che
sappiano capire e perdonare. Non a caso Petrarca parla di "popolo tutto", anziché di vulgo,
utilizzando così l'accezione cristiana del termine.
SONETTO 264
La canzone apre la seconda parte del Canzoniere ma Petrarca la finge composta prima della
morte di Laura per dare alla crisi in corso una motivazione puramente interiore. In effetti è
una canzone di crisi o di ripensamento della propria vita, per capire se l'abbia vissuta come
avrebbe dovuto, ed eventualmente per far scaturire da quell'esame propositi di miglioramento.
Questa canzone ha un legame molto stretto con il Secretum.
- Dobbiamo comunque riconoscere che l'amore per Laura non è del tutto negativo, grazie ad
esso l'amante ha vissuto una vita di continua ricerca, torturato dall'ansia di conoscere il vero
bene. In fondo il Canzoniere è soprattutto la storia della ricerca ansiosa di uno stato di pace
interiore. La queste è eroica e nobilitante, indipendentemente dai risultati ottenuti.