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27.

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LEZIONE 1: PIO V VS ELISABETTA I
Pio V è il papa della vittoria dei cristiani sui musulmani (Battaglia di Lepanto), ha vissuto la sua vita religiosa
con coerenza, infatti verrà fatto santo. In una chiesa lacerata dalla denuncia luterana si trova a gestire
Elisabetta I, il cui padre Enrico VIII era un difensore della fede; la sua prima moglie Caterina d’Aragona non gli
dà un maschio, importante per la successione, e così chiede una dispensa al papa, che non gliela concede; a
quel punto Enrico VIII diventa capo della sua Chiesa.
Elisabetta sale al trono per la morte improvvisa del fratello Edoardo VI e si trova in un contesto di divisione
interna: cattolici, protestanti, luterani; il punto politico è proprio la complessità di tenere unito un regno diviso.
La regina intuisce che la soluzione era rimanere “vergine” per il suo stato, diventa un’icona (e lo testimonia
anche la ritrattistica del tempo).
25 Febbraio 1570 ↴
Bolla Regnans in Excelsis→ Pio V dichiarò Elisabetta I d'Inghilterra eretica, per la sua politica scismatica e
↓ persecutoria nei confronti dei cattolici
è una bolla molto potente, che esprime maestà, solitudine decisionale, nostalgia di un’unità persa (che in
realtà non c’era mai stata), importanza che il papa da a se stesso ecc; la parte più violenta è rappresentata
tuttavia dal punto in cui il papa sostiene che ci sono tanti nemici che corrompono tutto attraverso pessime
dottrine, idee e insinuazioni che toccano l’eresia, la non ortodossia, un pensiero divergente eterodosso che
colpisce l’istituzione del potere; continua poi dicendo che fra questi nemici è subentrata “Elisabetta, (e la
nomina senza titolo) serva di persone ignobili che si pretende regina d’Inghilterra, presso la quale come si
trattasse di un rifugio inviolabile hanno trovato asilo pessime persone”.
Fondamentalmente il papa accusa la regina di star disgregando piuttosto che unendo, di essere un’abusiva,
di star usurpando “con atti mostruosi” (monstrum tra l’altro ha sempre avuto un’accezione di un qualcosa di
non armonico, non equilibrato) il potere della Chiesa (già Enrico VIII si era nominato capo della Chiesa ed
Elisabetta rafforzerà questo titolo), di aver ricondotto il regno ad una misera condizione.
Il papa elenca tutte le “colpe” di Elisabetta I, dall’abolizione del sacrificio della Messa alla selezione dei cibi, la
distribuzione di libri contenenti manifeste eresie (come quello di Calvino).
La dichiara eretica nonché generatrice di eretici, e la scomunica!
La scomunica in età moderna era estremamente importante, ed essendo verso il suo regno in un certo senso
le toglie tutti i privilegi, solleva i nobili, i sudditi e i popoli dal rispettare la regina e dall’obbedirle (facendo
diversamente avrebbero anche loro la scomunica). Ciò significa che viene legittimata una guerra civile,
religiosa, una rivoluzione, e addirittura il tirannicidio.
Questa bolla tuttavia non sarà efficace, e proprio questo registrerà una crisi della modernità.
28.9
LEZIONE 2: COSA SI INTENDE PER STORIA MODERNA?
Interesse sul periodo della genesi e dell’ascesa del mondo moderno: sui secoli che vanno dalla fine del XV
secolo agli inizi del XIX e non sul periodo della sua maturità.
L’espressione età moderna viene intesa come l’età in cui per la prima volta nella storia dell’umanità il tempo si
storicizza e la storia diventa progressiva. Il tempo acquisisce un carattere dinamico e diventa una forza della
storia stessa.
Per Voltaire la storia moderna è quella parte della storia che diventa interessante, poiché comincia ad esserci
la stampa, l’Europa muta faccia a livello territoriale, una nuova religione stacca metà Europa dall’obbedienza
papale, si afferma un nuovo sistema politico (si raffina la monarchia), viene scoperta l’America (in cui il
moderno incontra l’altro e vi si dovrà confrontare).
Gli aspetti della modernità hanno versanti di varia natura: quello antropologico (ad esempio i missionari che
hanno scritto bellissime storie di scoperte riguardanti l’America come dei veri antropologi), religioso, politico,
scientifico-culturale, economico (gli imperi, le compagnie, il mercato, la finanza, le banche). Tutti questi
versanti tendono ad avvicinarci ad un nucleo: la genesi della modernità.
Periodizzazione→ XV-XVIII inizialmente, poi si allungherà a Napoleone e al congresso di Vienna
・Versante antropologico→ nascita dell’individuo come rinnovamento portato dall’Umanesimo;
autoconsapevolezza personale; preminenza della vita intellettuale; passaggio
dall’homo hierarchicus all’homo aequalis; individuo legato a concetto di
rivoluzione in senso politico e culturale, mondo modificabile per mezzo
dell’uomo.
Individuo e società sono aspetti inseparabili tra loro nella misura in cui gli uomini sono coinvolti nei mutamenti
strutturali, di lungo periodo, della società; nella concreta realtà storica, però, nel processo di civilizzazione
dell’Europa moderna un importante elemento di novità è costituito dal diffondersi della convinzione
dell’esistenza di un «io» separato (quello dell’individuo) dalle strutture sociali e in dialettica con esse. Emerge
la necessità delle correlazioni politiche, economiche e religiose per una reale comprensione.
L’importanza della storia sociale non è da sottovalutare, una guerra viene combattuta da uomini, persone con
delle storie, sentimenti, mentalità, certi tipi di alimentazione, vita sessuale eccetera.
mutazione antropologica: abbandono della concezione della divisione in tre grandi ordini in cui si ripartiva
l’umanità medievale: i preti, i militi (nobili), i lavoratori e delle sottospecie nelle quali
questi ordini a loro volto si suddividevano;
cambiamento graduale: nella prima età moderna, questo schema interpretativo,
che allineava la società al cosmo con leggi e forze immutabili, viene meno;
mobilità sempre maggiore all’interno dei corpi sociali o ceti o stati nei quali viene
superato per la prima volta il concetto di casta con una mobilità basata soprattutto
sul parametro economico;
centralità di quello che sarà chiamato impropriamente terzo stato e che possiamo
chiamare borghesia se vogliamo sottolineare la sua nascita e il suo primo sviluppo
nei borghi e nelle città mercantili
Famiglia moderna→ Mononucleare, basata sulla coppia e sui figli; mutamento rispetto alla famiglia
patriarcale e allargata
- ruolo della patria potestas: potere avanzante dello Stato che a un certo punto si mette anche dalla parte dei
soggetti (si pensi ai testamenti e ai beni)
- matrimonio formalizzato: contratto pubblico e pubblicizzato; matrimonio tridentino; contenimento dei
matrimoni clandestini; controllo della sessualità dei singoli
L’istituto della famiglia e il matrimonio si sviluppano nell’età moderna in consonanza con la divisione tra
una sfera pubblica che tende a concentrarsi nello Stato e una sfera privata in cui domina l’individuo con le
sue proiezioni patrimoniali e le sue difese giuridiche
・Versante religioso→ controllo e razionalizzazione dello spirituale; il sacro viene ristretto nel sacramento
come amministrazione dell’invisibile; demagificazione; richiamo alla coscienza
individuale, confessionalizzazione; Riforma
Chiesa: funzione ambivalente, principale strumento di repressione (non negando l’origine soprannaturale dei
fenomeni, ma classificandoli e comprimendoli sotto il suo potere e quindi in un recinto chiuso);
funzione di acculturazione forzata (spiega anche come mai le nuove confessioni religiose nate dalla
Riforma abbiano rivaleggiato e talvolta superato la vecchia Chiesa cattolica nella persecuzione della
magia e della stregoneria in alleanza con gli Stati confessionali);
centro della vita sociale: comunità religiosa e di culto; chiesa-parrocchia, punto di riferimento
Riforma e Concilio di Trento: non improvvisa frattura; non solo reazione alla corruzione ecclesiastica
ma conclusione di un lungo periodo di crisi della cristianità medievale
Il moderno nasce anche dalle tragedie degli scontri religiosi (rischio di relativizzare); avviene una
trasformazione del rapporto tra l’individuo e Dio, del rapporto pubblico tra il sacro e il potere (Chiesa e Stato).
Dopo lo scisma d’Occidente (1378-1417) si incrina l’unità della cristianità occidentale (fallimento del
conciliarismo).
La Riforma e la Controriforma rappresentano risposte diverse, rivoluzionarie o riformistiche, al problema della
modernità.
Nella sfera privata comincia ad esserci un nuovo rapporto tra la coscienza e il sacro, ci si pone il problema
della salvezza individuale, della grazia.
Lutero: rapporto diretto tra la coscienza del singolo e la parola di Dio; nessuna mediazione magisteriale; tutti i
cristiani sono sacerdoti (sacerdozio universale dei fedeli); mediatori con la divinità; comunità ecclesiali
e controllo dello Stato
Calvino: impegno dell’uomo nel mondo; salvezza o dannazione incarnata nel quotidiano; chi diventa ricco
sulla terra gode con ogni evidenza del favore di Dio (elevazione del lavoro a un livello religioso): tesi
di Weber sul calvinismo come spirito del capitalismo (mentalità calvinista come pre-condizione
culturale insita nella popolazione europea utile al formarsi della mentalità capitalista)
・Soluzione intermedia sulla grazia e sulla salvezza: necessità delle buone opere e abbandono nella capacità
redentrice di Cristo
・Salus animarum: Chiesa responsabile della salute delle anime; distacco apparente e formale dalla
dimensione politica; vescovo pastore di anime; modello Carlo Borromeo
・Aspetto centralizzatore: Roma; curia pontificia; nuovi ordini religiosi; funzione politica del pontefice (cfr.
Prodi, Il sovrano pontefice)
・Conflitti, due tendenze: nei paesi riformati si tende a lasciare al potere politico il governo della disciplina
ecclesiastica (ius circa sacra); in alcuni paesi nascono Chiese separate (Inghilterra,
Chiesa anglicana); l’altra tendenza, nei paesi rimasti cattolici, al frazionamento degli
Stati moderni si inserisce il centralismo romano
Anche se il periodo porta a una vicinanza molto stretta tra poteri (politico e religioso), rimane una
concorrenza tra gli Stati e una distinzione tra sfera pubblica e privata che permette la crescita dell’individuo.
Si dislocano diversamente i punti di attrito in questa continua tensione: nella concorrenza tra gli Stati, tra le
Chiese, nella rivendicazione di diversi fondamenti dell’autorità, nella distinzione tra la sfera della coscienza e
la sfera del diritto statale positivo
Il processo di secolarizzazione come distacco dal trascendente inizierà soltanto alla fine del XVII secolo, con
quella che è stata chiamata la «crisi della coscienza europea»: lo Stato non avrà più bisogno dell’unità
religiosa come puntello ideologico (sostituzione con religioni civili).
・Versante politico→ nello stato moderno vi è un unico soggetto politico collettivo dotato di piena sovranità;
tra XVI e XVIII la violenza diventa lecita soltanto tra soggetti dotati di piena sovranità
(justum bellum), e viene regolata da norme che circoscrivono l’uso della forza ai soli
rapporti interstatali; nuovo ordine nello jus publicum europaeum;
guerra come strumento fondamentale per la costruzione dello Stato; corpi armati
tutelano l’ordine pubblico e permettono il monopolio della violenza;
nascono le istituzioni totali: manicomi, prigioni, ricoveri forzati per
mendicanti/vagabondi
Comincia ad esserci una concezione impersonale dello Stato, un distacco dalla persona fisica del
monarca, ma le interpretazioni non sono univoche (Principe di Machiavelli, Leviatano di Hobbes).
Il potere comincia ad essere concentrato nelle signorie italiane del Rinascimento.
Sul fattore economico avviene una definitiva separazione tra sfera proprietà privata e sfera del potere politico
(in epoca feudale situazione mista); formazione dei mercati nazionali; grande ricchezza mobiliare
(capitalismo).
Cominciano ad esserci vari livelli giuridici all’interno dello Stato, una rete di tribunali per l’amministrazione
della giustizia (abbandono del pluralismo degli ordinamenti giuridici medievali universalistici come il diritto
romano e canonico).
Nascono un apparato burocratico e del fisco, gli eserciti permanenti, la diplomazia moderna.
L’identità collettiva si rispecchia nella dinastia, nel monarca e quindi la fedeltà è da interpretare non come
semplice dovere di obbedienza ma come conformità e adesione interiore a un sistema di potere, oltre che
come vincolo politico.
Solo con la Rivoluzione francese e l’età romantica Stato e Nazione si fondono e la Patria diventa nella
coscienza collettiva la nuova religione dei tempi moderni.
Nell’età moderna ci sono delle fasi intermedie:
1° fase→ Stato confessionale (primi due secoli dell’età moderna), cuius regio eius et religio: il suddito deve
seguire la religione del principe e dello Stato a cui appartiene; lo Stato incorpora in qualche modo la
Chiesa nel suo sistema amministrativo e le delega molte delle funzioni che esso non è in grado di
svolgere direttamente: confessioni/cemento di identità collettiva; è il papato che unisce la funzione
di comando e di formazione sull’individuo;
2° fase→ copre il XVIII secolo; assolutismo illuminato; sovrano perde la sacralità, muta la giustificazione
ideologica
3° fase→ Stato-nazione, Stato costituzionale o di diritto; pro patria mori; carte costituzionali; patto collettivo;
divisione dei poteri (legislativo, esecutivo, giudiziario); democrazia (unica ideologia), cittadino
(sacralità del voto)
・Versante culturale/scientifico→ università come associazione giurata di studenti e docenti; autonomia
dagli altri centri di potere; affermazione della figura del dottore (medicina,
diritto) come interprete del mutamento della società; dalle strutture
giudiziarie e politico-amministrative alla nascita della medicina moderna
La prima classe dirigente europea fu caratterizzata da dottori delle università. In epoca moderna tutte le
scienze fuoriuscirono dall’orbita della teologia e della filosofia, ma il cammino compiuto con la scolastica fu la
premessa più importante per la nascita della modernità.
Nelle città nasce una cultura nuova in rapporto con l’ascesa dei commercianti e della borghesia, si stabilisce
un circuito virtuoso tra innovazioni e organizzazione sociale, e la stampa diventa l’elemento moltiplicatore di
queste conoscenze (seconda metà ‘400). Tutto ciò cambia il volto dell’Europa, la scrittura diventa elemento
caratterizzante dell’individuo moderno.
L’istruzione diventa uno strumento di mobilità e ascesa sociale e viene appaltata alle Chiese e agli ordini
religiosi; la competizione inoltre è un elemento essenziale per la formazione dell’uomo moderno.
La vita economica, la vita amministrativa e politica sono sempre più fatte di scrittura, di registrazioni
Età moderna e matematica: misurazione del tempo (dall’orologio all’agenda: primi calendari a stampa).
La religione viene vista non solo come partecipazione a rituali collettivi, ma anche come concezione di un Dio
creatore e legislatore dell’universo. Dalla teologia nascono l’etica come scienza del comportamento e la teoria
del diritto naturale come concezione di un mondo umano sottoposto a leggi analoghe e parallele a quelle del
cosmo fisico (Dio come creatore di un mondo da lui dotato di leggi sue proprie, un mondo nel quale si
manifesta la sua onnipotenza e che tocca all’uomo scoprire). C’è un nuovo spazio per la coscienza
individuale.
Anche le nuove scoperte (Galileo) avvengono, pur osteggiate, in questa cornice.
Stampa a servizio del potere: censura dei Libri proibiti; la lingua e la grammatica assumono una funzione
importante nella costruzione della nuova identità collettiva della patria e della nazione al servizio dello Stato;
processo di alfabetizzazione.
・Versante economico→ complesso di innovazioni tecnologiche e organizzative che sostituendo al lavoro e
alla fatica dell’uomo e degli animali le macchine alimentate da energie naturali ha
permesso il passaggio dalla produzione contadina o artigianale alla produzione di
serie in grandi quantità di merci dando vita alla moderna civiltà dei consumi
Passaggio da una vita economica statica, di sussistenza, basata sull’agricoltura, sull’artigianato e sul
commercio a una fase dinamica di continuo mutamento in cui i mercati si espandono, l’innovazione
produce innovazione, ecc.
Rivoluzione industriale non solo come punto di partenza ma anche come arrivo: formazione del proletariato,
delle grandi imprese nazionali e multinazionali sino all’attuale società planetaria del mercato e dei consumi.
Sulla radice del diritto di proprietà nascono i germogli dei nuovi diritti umani che saranno alla base di tutte le
costituzioni moderne.
・Versante spaziale→ storia moderna come storia della conquista del mondo da parte dell’Europa
È l’uomo europeo, l’individuo, lo Stato, l’impresa, il mercato, che possiede una propria capacità superiore
di iniziativa e di organizzazione, capacità che fa sì che le civiltà preesistenti si sbriciolino di fronte alla sua
vitalità.
Alla fine del XV secolo l’Europa possiede già un potenziale economico, scientifico e tecnologico
enormemente superiore a quello di ogni altra società asiatica, africana o americana.
Le scoperte geografiche sono l’inizio ma anche la conclusione di un più lungo ciclo storico.
Durante tutto il Cinquecento il Mediterraneo continua a essere ancora il grande protagonista della storia
europea dal punto di vista antropologico, religioso, culturale, politico ed economico.
L’Italia fu oggetto delle mire delle nuove monarchie europee: per la sua organizzazione produttiva, imprese
commerciali, banche, Stati regionali. Fu superata dagli stati nord europei:continuerà a partecipare alla storia
europea soprattutto come ispiratrice degli sviluppi economici, culturali, artistici e scientifici.
Per quanto riguarda la colonizzazione ci furono varie forme:
1° forma→ portoghese, finalizzata alla conquista militare a tutela dei commerci; corona e funzione
imprenditoriale
2° forma→ imperiale, Spagna; dalla riconquista dei territori arabi della penisola iberica, concepisce la
conquista del Nuovo Mondo come organizzazione politica ed economica dei territori acquisiti:
vicereami, governatorati, distretti, etc..; sfruttamento risorse e manodopera indigena
3° forma→ conquista gestita dalle grandi compagnie commerciali e che può trovare il proprio esempio più
noto nelle colonie olandesi
4° forma→ colonie di insediamento o di popolamento: colonie inglesi fondate nell’America del Nord nel XVII
La conquista è legata anche ad un rinnovamento religioso (conquista spirituale, es. gesuiti e missionari).
Creazione della Congregazione de Propaganda Fide: controllo delle missioni in concorrenza con i poteri
statali; opposizioni interne; controversia dei riti; interessi di natura economica (potenze coloniali).
3.10
LEZIONE 3: I NUOVI ORIZZONTI GEOGRAFICI
I nuovi orizzonti geografici aprono a un problema fortemente attuale, che tocca il modo di considerare il tema
della scoperta o conquista. La scoperta ha una modalità pacifica di incontro, la conquista no.
In varie parti degli Stati Uniti le statue di Cristoforo Colombo vengono abbattute perché la scoperta
dell’America viene considerata una conquista violenta. Questo tema tocca il tema della costruzione di
un’identità nazionale, di un popolo. La domanda è: è giusto o meno abbattere quelle statue?
La complessità è propria del fatto storico e permette di guardare al fenomeno da varie prospettive.
Colombo rimane simbolicamente centrale perché segnò una fine traumatica degli imperi coloniali; la sua
figura permette di capire qual è stata la logica della colonizzazione: una logica della conquista.
Incarna un’ideologia vecchia, un quattrocento pieno che non è simbolo di modernità. Viaggia ma capisce
poco di quello che sta facendo. Rappresenta il momento di trapasso da un’epoca all’altra, è un traghettatore
inconsapevole; l’ultimo dei grandi esploratori medievali e il primo colonizzatore dell'età moderna.
Se Colombo si rivolge in modo particolare e in primis al Portogallo non è un caso, perché nel corso del ‘400
si erano sviluppate le scienze nautiche e una tecnica navale avanzatissima (es. avevano la caravella come
strumento ideale per la navigazione oceanica, utilizzavano la bussola ad ago magnetico e altri strumenti per
misurare la latitudine in base alla posizione degli astri), e le vie orientali erano diventate delle vere e proprie
risorse commerciali; il Portogallo diventa un impero eterogeneo e oceanico, interessato all’Africa.
L’espansione marittima portoghese ebbe inizio con la presa di Ceuta, a sud dello stretto di Gibilterra, nel 1415
e proseguì con l’occupazione dell’isola di Madera e delle Azzorre, la scoperta di Capo Verde e del golfo di
Guinea. Il re del Portogallo, Giovanni II (1481-1495) si pose con chiarezza il duplice obiettivo di
circumnavigare l’Africa in direzione dell’oriente e di ottenere informazioni riguardo i porti e le navigazioni
dell’oceano indiano.
A Giovanni II, nel frattempo, si era rivolto Colombo (1451-1506): viaggi per affari paterni; al servizio di grandi
case mercantili della sua città;
・Concezioni dello scienziato e umanista Paolo dal Pozzo Toscanelli: coste del Giappone separate
dall’Europa occidentale da appena sessanta gradi di longitudine (un terzo della distanza reale).
La corte portoghese era scettica; Colombo si rivolge alla monarchia spagnola;
conclusione della Reconquista: caduta dell’ultimo regno moro della penisola iberica, capitolazioni di Santa Fé
(17 aprile 1492).
Nel 1492 Granada era stata conquistata dai re cattolici Ferdinando d’Aragona e Isabella di Castiglia; nello
stesso anno vengono cacciati gli ebrei.
I coloni spagnoli erano consapevoli della loro superiorità e avevano ripulito alcune zone spagnole dal sangue
dei muslmani, degli ebrei. I nemici della religione erano anche nemici dello stato in questo modo.
Rottura degli equilibri del Mediterraneo→ il Mediterraneo non è più il centro (Venezia)
dimensione repubblicana vs dimensione imperiale
Quando gli spagnoli giunsero per la prima volta nelle città precolombiane dubitavano che gli abitanti fossero
umani. Gli inglesi e i francesi avevano posseduto le cronache delle scoperte spagnole e quindi sapevano già
cosa aspettarsi, di conseguenza le loro reazioni furono diverse da quelle degli spagnoli che li scoprivano per
la prima volta. L’America si mostra come mundus novus.
Nella corona spagnola venivano privilegiati i viaggi di esplorazione.
La conquista spirituale non era riuscita. Si disse che la conquista fosse principalmente di natura economica
ma anche per diffondere il cattolicesimo ovunque.
La regina Isabella concedette a Colombo il titolo di «ammiraglio del mare Oceano», la carica di viceré e
governatore delle terre scoperte; compartecipazione utili; privilegi di nobiltà
Il 3 agosto 1492 tre velieri partirono dal porto di Palos. Dopo una sosta alle Canarie, il 12 ottobre scopre
l’attuale isola di Watling nelle Bahamas, battezzata da colombo come San Salvador; le isole di Cuba e Haiti
vennero scambiate per il Giappone.
14 marzo 1493: trionfale ritorno a Palos, porta con sé alcuni indiani, pappagalli e un po’ d’oro.
Convince la corona per una seconda impresa: 17 navi e 1500 uomini 1493-96; secondo viaggio deludente.
Altre due spedizioni (1498-1500 e 1502-04): scoperta delle foci del fiume Orinoco e perlustrazione delle coste
dell’America centrale.
Amerigo Vespucci: al servizio della Spagna (1499-1500) e Portogallo (1501-02), ricognizione della costa
atlantica dell’America meridionale: Vespucci è il primo ad avere consapevolezza che si tratta di un nuovo
continente.
Un’altra conseguenza del primo viaggio di Colombo fu la disputa insorta tra spagna e Portogallo per
l’appartenenza dei territori→ Giovanni II stipulò con la corte spagnola il trattato di Tordesillas (7 giugno
1494): in forza di questo accordo la linea divisoria tra l’area portoghese e quella
spagnola era fissata a ovest di Capo Verde il che renderà possibile rivendicare
al Portogallo la proprietà del Brasile
I portoghesi affidano a Vasco de Gama (1497) la spedizione Indie Orientali: quattro caravelle risalgono la
costa orientale dell’Africa fino a Malindi: 20 maggio 1498 arrivo a Valicut lungo la costa del Malabar indiano.
Rientro burrascoso: due delle quattro navi rientrano dopo due anni di assenza. Sarà Pedro Alvares Cabral a
prendere possesso del Brasile per il re del Portogallo.
Nel frattempo nasce la Casa de Contratacion a Siviglia (1503), un'istituzione della Monarchia spagnola per
controllare i commerci tra la Penisola iberica e le Indie spagnole; svolgeva assieme al Consiglio delle Indie il
ruolo di alta corte di giustizia per tutti i tribunali dell'Impero spagnolo.
Un altro personaggio importante è Ferdinando Magellano: portoghese al servizio del re di Spagna; partito da
Siviglia con cinque navi il 10 agosto 1519, trovò in fondo alla Patagonia il 21 ottobre dell’anno seguente lo
stretto destinato a prendere il suo nome; dopo oltre tre mesi di navigazione sbarcò nelle Filippine (con sole tre
caravelle). Magellano rese Patagonia e Filippine cartograficamente conoscibili.
Le conoscenze geografiche si ampliavano e si mostrava lunga e pericolosa la via per giungere all’oriente.
Solo nel 1517 ebbe inizio l'esplorazione della terraferma: protagonisti ne furono i conquistadores, quei soldati
spagnoli che attraversarono l’oceano e mossero alla conquista di grandi regni e di immense estensioni di
territori; essi sfruttavano la popolazione indigena.
Nel 1519 Cortés, un hidalgo, partì dall'isola di Cuba e dalle coste dello Yucatan procedette verso il centro
dell’impero azteco senza incontrare grande resistenza, fu ben accolto da Montezuma II (re azteco), che venne
fatto prigioniero e obbligato a pagare un enorme riscatto.
Ricevuti rinforzi, Cortés ritornò nel 1521, la occupò e la distrusse. Sulle rovine venne eretta l’attuale città del
Messico. Il resto dell’impero azteco venne conquistato e sottomesso, nel 1522 un editto emanato da Carlo V
a Valladolid nominava Cortes governatore e capitano supremo della nuova Spagna.
Più stupefacente fu l'impresa di Pizarro e di Almagro che nel 1531 mossero verso sud da Panama, attratti
dalla notizia dell’esistenza del Perù. L’incontro tra l’esercito Inca guidato da Atahualpa e il piccolo corpo di
spedizione spagnola avvenne a Cajamarca nel 1532 (gli spagnoli ebbero la meglio).
Nascono così il viceregno della Nuova Spagna 1535 (Messico) e nuova Castiglia 1542 (Perù).
Nel corso del Cinquecento la Spagna si configura come nazione nuova in cerca di conquiste: la
colonizzazione spagnola si estese verso nord fino a comprendere la California e la Florida. Tra gli strumenti
della colonizzazione grande importanza ebbero la fondazione di città e l’encomienda (commenda). La
giurisdizione cittadina si estendeva al territorio circostante che era spesso ripartito in proprietà ai cittadini.
L’encomienda consisteva nell’assegnazione a un conquistador o a un colono spagnolo di una circoscrizione
territoriale al cui interno essi avevano diritto di esigere tributi e prestazioni di lavoro dagli indigeni; in base a
tale sistema gli abitanti di un villaggio o di un gruppo di villaggi erano affidati a un colono spagnolo
(encomendero), cui spettava il compito di proteggerli e provvedere alla loro cristianizzazione in cambio della
riscossione di tributi in natura o in forma di lavoro obbligatorio non retribuito.
In contrasto alle Encomiendas nel 1512 vengono emanate le leggi di Burgos, il primo tentativo di tutela degli
indigeni da parte del governo spagnolo, ma, benché il proposito fosse buono, la condizione di schiavitù degli
indigeni non cambiò. Durante il regno di Carlo V il dibattito si ravvivò. Il re, avendo saputo, grazie a Las
Casas, le nefandezze compiute dai conquistadores, procedette alla revisione della legislazione coloniale. De
Las Casas fu uno dei maggiori promotori dei diritti degli indigeni, sostenendo che il sistema dell'encomienda
non garantiva loro i diritti fondamentali.
sotto il profilo amministrativo i due vicereami della nuova Spagna e del Perù erano divisi in province,
variamente denominate, mentre le circoscrizioni giudiziarie erano chiamate audiencias.
Nel complesso si può dire che la corona di spagna riuscì a svolgere una certa azione di controllo della società
coloniale e di moderazione di molteplici soprusi che la caratterizzavano: Carlo V emanò le Nuove Leggi nel
1542 (vietavano tra l’altro di ridurre gli indios in schiavitù).
Contribuì a tale sforzo l’azione degli ordini regolari (in particolare i domenicani) che si preoccuparono anche
di combattere e denunciare le forme peggiori di maltrattamento a cui erano soggetti; il Re di Spagna
(Ferdinando II d’Aragona) fu toccato dal duro e coraggioso sermone di padre Antonio de Montesino: «tutti gli
spagnoli che abitano sull’isola vivono e muoiono in peccato mortale, a causa della crudeltà e della tirannia che
usano con queste persone innocenti (gli Indios)».
Il più strenuo difensore degli Indios fu però Bartolomeo de Las Casas. A Santo Domingo entrò nell’ordine
domenicano e conobbe Pietro di Cordova, che lo inviò presso il Re di Spagna assieme a Montesino al fine di
perorare (ancora una volta) la causa degli Indios. Scrisse molti resoconti terrificanti sulle atrocità commesse
dai conquistadores.
Le Leggi Nuove si possono riassumere in questi principi:
● Garantire la conservazione del governo e il buon trattamento degli indigeni;
● Divieto di schiavizzare gli indigeni per qualsiasi ragione;
● Liberazione degli schiavi, se non si dimostravano delle ragioni giuridiche in senso contrario;
● Gli indigeni non dovevano essere costretti a fare da caricatori contro la loro volontà o senza
un salario adeguato;
● Non potevano essere portati in regioni remote con la scusa della raccolta delle perle;
● Gli ufficiali reali, ordini religiosi, ospedali e confraternite non avevano diritto all’encomienda;
● Il possesso delle terre dato ai primi conquistadores doveva cessare totalmente alla loro morte
senza che nessuno potesse ereditarne la detenzione e il dominio.
Tutto ciò riguardava gli Indios, non gli africani.
A Valladolid nel 1550, Bartolomeo ebbe un incontro decisivo con Carlo V, che aveva sempre mostrato un
profondo interesse per le questioni giuridiche e religiose sorte con la scoperta del Nuovo Mondo.
In quella sede, Bartolomeo si confrontò con Juan Ginés de Sepulveda, sostenitore della tesi che gli indios
fossero servi per natura. La commissione preposta a giudicare le due posizioni non si pronunciò, mentre
Carlo V rimase (ancora un volta) più convinto dagli argomenti di Bartolomeo.
La bolla di Paolo III, la “Sublimis Deus” (1537), e due brani che ne spiegavano il contenuto, “Altitudo divini
Consilii” e “Pastorale Officium”, voleva mettere fine alla disputa riconoscendo che gli Indios fossero realmente
uomini e che di conseguenza potessero avere delle proprietà ed essere liberi.
L’afflusso di materiali preziosi nelle Americhe era considerato un tempo la causa della rivoluzione dei prezzi in
Europa, cioè della tendenza inflazionistica che portò a una moltiplicazione per 3/4 dei prezzi dei cereali; oggi
si ritiene che il fattore determinante sia stato piuttosto l’incremento demografico.
La burocrazia doveva riprodurre l’amministrazione europea in quel nuovo mondo, e questo avvenne con il
Consiglio delle Indie nel 1524 con dipendenza dal sovrano, che ha bisogno di avere persone di fiducia nella
gestione del potere.
Si delinea un’economia mondiale: nazioni più progredite del vecchio mondo produttrici di manufatti e centri
propulsori del commercio e delle finanze; territori colonizzati fornitori di materie prime e di derrate agricole e
di forza lavoro servile o semi-servile; cambiamento abitudini alimentari e vita sociale: mais, patata, pomodoro,
zucchero, caffè, cacao, tabacco, tè.
Bisogna sicuramente fare una distinzione tra la narrazione sull’America e ciò che poi realmente è stata la
scoperta e la conquista.

5.10
LEZIONE 4: SEMINARIO “LE REGINE REGGENTI NELLA MONARCHIA ISPANICA DELL’ETÀ
MODERNA”
Quando studiamo le regine è importante differenziare i diversi stati giuridici e istituzionali che hanno avuto le
regine.
・In primo luogo ci sono state regine titolari, che occupavano il trono in virtù di un proprio diritto, donne che
erano eredi dirette di un re/regina precedente (es. Maria Tudor); queste donne erano l’eccezione. In alcune
monarchie le donne venivano escluse dalla successione (legge salica).
In base alla legge agnatizia invece le donne potevano ereditare il trono dopo i fratelli maschi anche se
questi erano più giovani. Le regine titolari a pieno titolo erano pochissime, la maggior parte erano consorti
o reggenti.
・La regina consorte riceveva questo titolo esclusivamente attraverso il matrimonio, e lo furono la maggior
parte delle regine moderne. Avevano il compito principale di garantire la successione dinastica, ma
detenevano un potere politico informale, partecipavano alla vita religiosa e culturale della monarchie, erano
un modello di vita esemplare per le altre donne e intorno a loro si formavano gruppi di potere perché
・La regina reggente governava in assenza del marito in caso di battaglie o malattie, oppure quando alla
morte del re il successore era ancora minorenne; la regina era assistita da consigli, tribunali, segretari ecc.
Si trattava di una soluzione provvisoria; mentre nel Medioevo le reggenze venivano affidate ad altri uomini
della famiglia, nella modernità furono principalmente le donne (madri o mogli) ad esercitare il potere.
Alcuni filosofi sostenevano che le madri erano perfette per quel ruolo perché erano legate da un affetto
materno che impediva il desiderio di usurpare il potere come nel caso degli zii.
・Le regine vedove che non avevano dato luce a un figlio perdevano il loro potere e venivano esiliate dalla
Corte: scenario peggiore e più temuto di qualsiasi donna reale. Quando Carlo II morì, la seconda moglie
(Mariana) fu esiliata dalla corte spagnola. Filippo V arrivò con la prima moglie Maria Luisa, che divenne
regina consorte. La regina vedova non aveva i soldi necessari per sopravvivere e il testamento del marito
non fu rispettato, lei fu esiliata e dimenticata.
L’antico regime si è configurato sulla base di un sistema patriarcale; non furono pochi i teorici politici che
criticavano il governo femminile, considerato come una situazione atipica e che andava evitata a tutti i costi.
Knox→governo delle donne “mostruoso” e innaturale”
In Francia cominciò a circolare un opuscolo che criticava il modo di governare di Caterina de Medici, che
aveva molto potere a corte. Si sosteneva che le donne fossero intrinsecamente incapaci di governare, che il
loro ruolo fosse domestico (moglie e madre).
Il re Filippo IV di Spagna lascia come successore Carlo II e come reggente Mariana (considerata inesperta in
questioni di governo). Mariana divenne però governatrice (autorità politica sull’amministrazione dei
regni/territori), oltre che tutrice del bambino (quindi ebbe custodia legale fino all’età di 14 anni) e curatrice
(custodia legale tra i 14 e 25 anni solo se Carlo fosse stato d’accordo).
Le reazioni furono negative, di critica pesante con forte contenuto satirico.
Nella letteratura satirica la figura della regina è divisa: da un lato riferimenti alla sua considerazione giuridica,
dall'altro riferimenti alla sua condizione femminile, che era un problema in quanto la femminilità impediva di
prendere buone decisioni.
I nemici della regina dicevano che non aveva colpa di essere nata donna, non sapeva scegliere correttamente
i suoi servitori. Veniva giudicata come ingenua, si diceva che si facesse consigliare dal confessore, uomo
malvagio e dannoso per la monarchia. Queste critiche avevano un duplice obiettivo: promuovere l’accesso al
potere di don Giovanni e creare ostilità.
Un altro anonimo spiega che per la questione del suo sesso Mariana si occupava di cose insignificanti e
aveva causato un peggioramento delle questioni morali.
Le dame della regina erano accusate di non aver rispettato l’etichetta palatina, manovravano i fili della politica
e in questo contesto di opposizione al governo femminile ciò era importante.
Secondo il testamento, Mariana doveva essere accompagnata da un consiglio per governare. Un manoscritto
anonimo però sosteneva il potere femminile di Mariana e sosteneva che fosse necessario eliminare il
consiglio di reggenza, Mariana doveva governare con le stesse istituzioni del marito, da sola.
Era stata educata come arciduchessa d'Austria, di conseguenza poteva governare da sola.
“Il re don Alfonso il Saggio, e i suoi saggi legislatori, riconobbero che la regina madre deve avere suprema
potestà e sovranità e che il suo governo come reggente non deve essere soggetto ad alcuna restrizione.
Código de las Siete Partidas”
Mariana fece un uso consapevole della sua immagine. Dopo la morte del marito abbandonò la moda del
tempo e cominciò a vestirsi da suora (abitudine di regine spagnole era iniziare a vestirsi come suore una volta
vedove). Fece uso della propaganda politica attraverso ritratti in cui voleva dimostrarsi pia. Incarnava il
prototipo di vedova reale. Durante la reggenza ricevette parecchi personaggi importanti nella sala degli
specchi.
La figura della regina reggente fu manipolata per ottenere determinati risultati politici.
Quando Carlo raggiunse la maggior età ordinò l’esilio di sua madre a Toledo consigliato dal fratellastro don
Giovanni. Mariana scambiò almeno una lettera al giorno con suo figlio che rivelano due aspetti: l’amore
materno e il fatto che sia stata mal ricompensata.
Notevole è come sia importante che la donna deve mutare forma o mascolinizzandosi (attraverso l’accademia
militare), o attraverso l’idea di santità, la ritrattistica e il modo di vestire (modalità vedovile da monaca, non
con la solita assunzione del nero).
Anche la solitudine del potere è un fatto non secondario. Questa solitudine mostra la capacità di non farsi
influenzare nel bene e nel male, nonostante si abbia bisogno dell’aiuto degli altri, ma ci si deve mostrare
capaci di farlo da soli.
10.10
LEZIONE 5: SCOPERTA E CONQUISTA, DOCUMENTAZIONE
Giornale di bordo di Cristoforo Colombo
Non c’è l’originale, probabilmente è stato scritto dal figlio o da Las Casas
11 ottobre: primi momenti di “entusiasmo”, la terra è all’orizzonte e intonano la “Salve Regina” come era solito
fare tra i marinai; videro gente nuda. Colombo chiede a due uomini di fare testimoni di come lui
prendeva possesso della terra (anche se c’erano già altre persone in quella terra).
Nudità come stato preadamitico (prima del peccato originale); Colombo cerca inizialmente di non mostrarli
come peccatori, vengono giustificati dall’ignoranza anche se non avendo il battesimo sono peccatori
comunque.
Per rassicurare la corona (dato che veniva pagato da questa) sostiene che sembrano molto intelligenti,
apprendono subito e ripetono ciò che dicono (di conseguenza “facili da cristianizzare”).
14 ottobre: emerge la retorica del conquistatore (“pensano che noi siamo degli angeli”, come se fossero stati
loro a dirglielo, che non conoscevano nemmeno la lingua); scoprono che tra loro sono sempre in guerra
(complessità della scoperta, idea di mettere in griglia e classificare i soggetti: buoni vs cattivi, nudi vs vestiti)
Tema della crudeltà con cui si avanza, si uccide; immagine iconica dell’indios come il cristo, flagellato come
il santo, topos del cristo. Las Casas dirà “questi sono i cristiani?”.
I pontefici mettono un argine alla schiavitù, Pio II, Paolo III e la Bolla Veritas Ipsa (detta Sublimis Deus),
riconoscendo gli indios come dei veri e propri uomini e quindi con uguali diritti (riflessioni della scuola di
Salamanca sul non usurpargli tutto solo perché non erano cristiani).
Luglio 1519→ Cortés parla dei costumi (lontananza dalla fede, ribellione alla schiavitù, considerazione
negativa). Era un uomo sotto controllo. Parla della sodomia come peccato abominevole
praticato da quel popolo (tema del libertinaggio a livello sessuale)
Pietro-Martire d’Anghiera nel suo sommario parlava del fatto che molti uomini si vestissero come femmine e
descriveva ciò come “vizio contra natura”, cosa che stupiva gli occidentali (come se lì si fosse persa ogni
legge morale e naturale). Facevano anche “le cose di casa come le donne”; “al posto di far gli uomini
facevano le donne”. “Addirittura in quei posti sperduti si macchiarono di quegli abominevoli peccati”.
Dimensione adamitica come modello ed esemplare, rigidità dei ruoli e conseguente scandalo sulla loro
“confusione” dei ruoli
historia magistra vitae: Todorov osserva che l'adagio historia magistra vitae si sente ripetere dall'epoca di
Cicerone: se si ignora la storia, dice l'adagio, si rischia di ripeterla, ma, oltre al fatto
che noi non siamo più simili a coloro di cui parliamo, non è conoscendola che
sappiamo realmente cosa fare: non possiamo essere sicuri che, non comportandoci
come i conquistadores, non li imiteremo adattandoci alle nuove circostanze.
La loro storia è esemplare nel senso che ci permette di riflettere su noi stessi, di scoprire le somiglianze e le
differenze: ancora una volta la conoscenza di noi stessi passa attraverso quella dell'altro.
11.10
LEZIONE 6: LE GUERRE D’ITALIA (1494-1559), prima parte
Personaggi importanti: Alessandro VI Borgia, Papa guerriero Giulio II della Rovere, Papa Leone X Medici,
Ferdinando e Ludovico Sforza
Centralità dello stato pontificio vs questioni europee (guerra d’Italia ma prospettiva e dimensione europea).
L’Italia a un certo punto viene desiderata e ambita per questioni dinastiche e viene vista come terra di
bottino. Nella “Storia d’Italia” di Guicciardini, l’autore parlava del fatto che la storia viene fatta non solo
dall’economia, dagli interessi eccetera ma soprattutto dagli uomini che sostanzialmente incidono nella
scrittura e nello svolgimento della storia.
Richiamando Machiavelli, la qualità del principe non è un fatto secondario rispetto a ciò che verrà.
Lorenzo De Medici infatti sapeva tener freno alle ambizioni di Ferdinando e Ludovico Sforza, ma quando egli
morì nel 1492 (anno che è assolutamente irrilevante se non si collega ai soggetti, ai fatti e ai temi), essendo
venuto meno un importante soggetto non c’era da meravigliarsi se era venuta meno anche quella tranquillità e
pace che portava.
Nel 1454 c’era stata la pace di Lodi (repubblica di Venezia e ducato di Milano).
La lega italica nasce per la quiete e vede Venezia, lo Stato pontificio, la repubblica di Firenze e il Regno di
Napoli. Questa frammentazione degli stati è un fatto che va insieme alla questione rinascimentale; la
costruzione di uno stato passa intrinsecamente dalla frammentazione.
Il pontefice Alessandro VI Borgia era un sovrano, aveva un potere temporale enorme, oltre quello spirituale
religioso, dimensione che fa da collante a quella temporale. Il suo nome richiama la Spagna, una fazione.
Il conclave elegge il papa, i cardinali erano espressione di un gruppo politico e di una nazione. Era ordinario
che le famiglie dei papi godessero di benefici ecclesiastici ed economici.
La lega italica si indebolisce e ci saranno 65 anni di battaglie; si avanzavano diritti ereditari sulla penisola, in
particolare sul Regno di Napoli e il Ducato di Milano; i protagonisti in questa fase sono Stato Pontificio, Stati
Italiani, SRI, Spagna, Francia, Inghilterra e Impero Ottomano
Nella prima fase c’è una instabilità nel territorio, il problema principale è Milano;
Carlo VIII di Francia scende in Italia nel 1494 e occupa il Regno di Napoli per una questione dinastica;
sua nonna infatti era una d’Angiò.
Ludovico il Moro (e la moglie Beatrice d’Este), era reggente di Gian Galeazzo Sforza marito di Isabella
d’Aragona, e nipote di re Ferrante di Napoli; c’era rivalità con Beatrice d’Este moglie di Ludovico il Moro
(Spagna).
A far entrare Carlo VIII di Francia in Italia fu proprio Ludovico Il Moro, in modo che il ducato di Milano
potesse fare la sua partita.
La chiamata di Carlo VIII era motivata dall’obiettivo di concentrare le forze militari altrove.
A Firenze gli avversari dei Medici sostenevano l’iniziativa (divisioni interne).
A complicare tutto c’era anche la questione dello Stato pontificio: la fazione cardinalizia antipapale sosteneva
la deposizione del pontefice e l’installazione di Giulio II della Rovere.
Si costituisce una Lega antifrancese da stati spaventati dal potere che aumentava (Venezia, Milano, SP,
Inghilterra, Sacro romano impero, Firenze, Mantova).
Prima di entrare in Italia Carlo VIII aveva elargito territori a mezza Europa per poter discendere tranquillamente
nella penisola. A Firenze nel 1494 viene accolto da Girolamo Savonarola, domenicano carismatico che si
muoveva nella purezza dello spirito (criticando l’Italia per come era diventata); egli era a capo di un
movimento politico e religioso che voleva portare sulla terra una riforma vera, un’utopia praticamente che
potesse portare un cambio radicale di costumi da riversare anche sul campo politico. Pensava a una Firenze
ripulita dal peccato (millenarismo, parlava spesso di apocalisse). Le piazze in epoca moderna avevano delle
“star”, ovvero dei predicatori che venivano ascoltati e che giravano l’Italia. Le vite di questi uomini riempivano
quelle piazze e avevano molto seguito.
Roma non si oppone a Carlo VIII e gli riconosce i diritti su Napoli.
Assedio di Novara 1495: il cugino del re di Francia, discendente di una Visconti, occupa Novara: impresa non
riuscita.
Battaglia di Fornovo: 6 luglio 1495; i francesi fuggirono e gli italiani della Lega di Venezia cominciarono la
lunga teoria di guerre. Carlo VIII va via ma nemmeno gli italiani mantengono la compattezza professata.
Carlo VIII, Ludovico Il Moro e Alessandro VI protagonisti di questa fase.
(Sinteticamente il francese entra, prima lo si osanna e poi si ha paura che prenda troppi territori.)
Carlo VIII morì nel 1498.
Politica dell’equilibrio: debolezza degli antichi stati italiani, incapaci di reggere al confronto con le grandi
monarchie europee.
Il 1500 è un secolo che formerà le grandi monarchie europee, che andrà a compattarle per avere quelle
monarchie importanti nel 1600 (come Luigi XIV, Elisabetta ecc).
Dal matrimonio tra Filippo di Borgogna (figlio dell’imperatore Massimiliano d’Asburgo) e Giovanna
d’Aragona e Castiglia (detta la pazza) viene unito l’Impero, l’Arciducato d'Austria, Paesi Bassi borgognoni e
Spagna. Questo legame porta a Carlo V, che eredita la rivalità verso la Francia.
Dopo Carlo VIII di Francia viene Luigi XII, con cui resta la fissazione su Napoli e Milano; fa degli accordi con
Venezia che vuole crescere territorialmente estendendosi sulla terraferma, con la Svizzera, trattative con Papa
per crescita del figlio Cesare Borgia, duca di Valentinois, Romagna, Spagna.
Viene sconfitto Ludovico il Moro e saltano gli accordi con la Spagna rispetto alla spartizione delle terre: il
trattato di Lione 1504 porta la Francia a rinunciare all’intero Regno di Napoli e a concentrarsi su Milano e la
parte settentrionale dell’Italia (a Firenze sale Pier Soderini filofrancese e Genova è sottomessa).
Il Borgia vince nelle campagne militari e porta dalla sua parte Spagna e Francia (Valentinois aiutava Luigi XII
nelle campagne della Romagna), quindi il papato si consolida.
L’epoca del Borgia finisce e nel 1503 sale al trono pontificio Giulio II della Rovere (motto: “l’Italia libera dai
barbari”); con quest’ultimo cambiano gli scenari: politica anti borgiana, prende Perugia e Bologna.
Venezia nel frattempo aveva esteso il suo potere su alcune città romagnole (Rimini, Faenza, Cervia, etc..) e su
altri territori che portavano a crescere l’ostilità dell’Impero, della Francia e della Spagna.
Nel 1507 in Italia arriva Luigi XII e incontra Ferdinando di Spagna. L’anno dopo Massimiliano viene
riconosciuto imperatore del Sacro Romano Impero ed eletto a Trento da Giulio II.
Lega di Cambrai: nasce nel 1508, (antiottomana, Spagna, Impero, Papato, Francia) in realtà anti-veneziana.
Battaglia di Agnadello 1509: contro Venezia che perde tutte le annessioni successive al 1494.
Il pontefice Luigi XII aveva paura dello strapotere francese e si allea con Venezia per la Libertas Italiae: presa
della fortezza della Mirandola. Il papa convoca il concilio di Pisa (scisma 1510).
Formazione della Lega Santa (1511-1513): Inghilterra, Venezia, Spagna
Battaglia di Ravenna 1512: vittoria pirrica francese e perdita del brillante generale Gaston de Foix
Il papa chiede aiuto militare per mandare via i francesi ai cantoni svizzeri, che in questo periodo diventano
l’armata del papa; l’imperatore Massimiliano permette la discesa con conseguente ritiro dei francesi.
Nel congresso di Mantova 1512 c’è il nuovo assetto italiano: a Milano gli svizzeri riportano uno Sforza; a
Firenze riportano i Medici nella persona del cardinale Giovanni (futuro Leone X); Genova libera dai francesi;
allo Stato Pontificio vengono assegnate Parma e Piacenza (prima erano del Ducato di Milano), Reggio e
Modena (prima agli Este);
invalidità del concilio di Pisa→ validità del Concilio Lateranense V: primato del papato contro le spinte
conciliariste (infallibilità del papa)
Giulio II muore il 20 febbraio del 1513: liberatore d’Italia.
12.10
LEZIONE 7: LE GUERRE D’ITALIA, seconda parte
Giovanni de’ Medici viene eletto papa con il nome di Leone X (1513-1521), che era stato vicino a Giulio II ma
aveva una tempra differente, più debole; però aveva degli interessi familiari legati allo status principesco dei
Medici.
Il nuovo re di Francia è Francesco I (1515) della dinastia Valois-Angoulême.
Ancora una volta si segnalano le mire francesi sul ducato di Milano (protettorato elvetico-papale affidato agli
Sforza).
Ci fu la discesa di Francesco I e la vittoria a Marignano con l’aiuto veneziano; l’incontro tra Leone X e
Francesco I segnò la concessione dei benefici maggiori in Francia da parte di Leone X a Francesco I (il papa
voleva ottenere benefici, riconoscimenti e titoli per la sua famiglia.)
Nuovo posizionamento pontificio: sostegno a Carlo V (che era stato eletto imperatore senza l’appoggio del
papa, 1519);
Contesa sempre sul ducato di Milano che l’Asburgo rivendicò come feudo imperiale per una questione
dinastica (nella linea di Ferdinando d’Aragona e Isabella di Castiglia, e si incrociano dei matrimoni che portano
al contendere della carica imperiale). Ancora una volta la partita si gioca sulla feudalità del ducato di Milano.
Protagonisti in questa fase: Francesco I, Leone X e Carlo V
La discesa problematica di Carlo V: nuovo arbitro della Penisola; vastità dei possedimenti dopo la morte di
Ferdinando il Cattolico (Corona di Napoli, Americhe, etc..); si aveva paura di Carlo V.
Carlo V nel 1521 risalendo conquista il milanese con facilità. Il tema era una situazione da scongiurare:
regnare sul settentrione e sul meridione della Penisola (dai tempi degli Hohenstaufen)
Alla morte di Leone X, succede Adriano VI (già precettore di Carlo V), ultimo papa non italiano fino a Giovanni
Paolo II.
Il pontefice provava un dissenso religioso, desiderava una riforma religiosa per contrastare la corruzione
all’interno della chiesa, ma il suo fu un pontificato breve, ci fu un appoggio alla linea ispano-imperiale (Vittoria
alla Bicocca nel 1522, blocco dei francesi).
Alla morte di Adriano VI vi fu l’elezione di un altro Medici, cugino di Leone X, col nome di Clemente VII
(1523-1534).
Scontro tra Carlo V e Francesco I (Spagna vs Francia): sconfitta del re francese a Pavia (1525); Francesco I
deportato in Spagna.
Clemente VII modifica la sua linea e apre a Francesco I: non appoggia il progetto di Monarchia Universalis di
Carlo V (il papa temeva che fosse un tiranno per la Chiesa e per l’Italia); bisogna superare i concetti di fede in
questo caso e vederla come strumento per regnare.
Clemente VII infatti aveva interessi di parte e questa dinamica è caratterizzante in senso politico.
Lega di Cognac: 22 maggio 1526, segna l’asse Francia-papato; si mettono d’accordo e Carlo V si infuria
mettendo in atto il Sacco di Roma nel 1527: stupore, trauma; la città eterna invasa dai lanzichenecchi, tutti
tremano. In uno dei pochi documenti rimasti sul sacco di Roma ci sono immagini forti, perché al sacco seguì
la peste poiché migliaia di uomini e mercenari che venivano da molte parti si infettavano. Il papa venne
trovato in un ripostiglio nascosto con i cardinali e gli venne fatta firmare la convenzione di resa (come per dire
“e il tuo potere ora dov’è?).
All’Italia mancava una figura di capo militare all’altezza della sfida (forse lo è stato Giovanni de’ Medici, noto
come Giovanni dalle Bande Nere, muore nel 1526).
Dopo il sacco di Roma: mantenimento dello status quo per Venezia e il papato.
I Medici ritornano a Firenze, Modena e Reggio tornano agli Este.
1529: Firenze divenne ducato assegnato al figlio (naturale ma non legittimo) di Clemente VII, Alessandro de’
Medici.
Genova grazie ad Andrea Doria rompe l’asse francese e torna sotto Carlo V.
Tutto questo lavoro di fino che ha visto energie infinite e cambiamenti continui rappresenta la dimensione
simbolica del potere. Questo infatti ha i suoi tempi, i suoi riti e le sue regole con i relativi protocolli (il
linguaggio, la simbologia ecc).
Carlo V doveva conquistarsi la fiducia di territori che non andavano nella direzione spagnola, aveva bisogno
della fiducia della chiesa. Non era una figura divisiva in linea di massima ma unitiva, deve affrontare dei
problemi ma non subisce un dissenso forte.
La simbologia porta all’incoronazione di Carlo V a Bologna il 24 febbraio 1530 in San Petronio
(congiuntura tra impero e chiesa); fu un fatto simbolicamente elevatissimo.
Retrospettivamente il 1530 può essere considerata la data finale delle guerre d’Italia. Si mantiene però una
sensazione di precarietà: Carlo V non si fida del papa (nonostante l’incoronazione) che darà in sposa a Enrico
II di Francia sua nipote Caterina de’ Medici; il papa perdonò a Francesco I l’alleanza con Solimano (sultano
turco che aveva interessi contro l’impero spagnolo).
Successione pontificia: il prudente Paolo III Farnese (1534-1549): ripresa della città eterna, fortificazioni, etc..
Matrimonio di Margherita (figlia illegittima di Carlo V) con Ottavio Farnese (figlio di Pier Luigi, figlio naturale di
papa Paolo III): ciò servì all’investitura di Parma e Piacenza e allo staccato dal ducato di Milano (legame
pontefice-impero, ci sono sempre interessi di mezzo).
1535 morte di Francesco II Sforza; l’imperatore Carlo V si rifiuta di reinfeudare lo Stato con il proposito di
darlo a suo figlio Filippo. Milano diventa ancora problematico.
Francesco I, per ripicca (non gli era stato dato Milano), occupò il Piemonte cacciando Carlo III di Savoia,
nipote dell’Imperatore: il re avrebbe ridato il Piemonte a Carlo III se avesse ottenuto Milano.
Il Trattato di Crépy (1544) sembrò rendere perpetuo il dominio francese sul Piemonte; l’accordo raggiunto tra il
re di Francia e l’imperatore spinsero il papa a indire il Concilio.
Ambiguità di Paolo III: punizione: assassinio d i Pier Luigi Farnese (forse sobillato da Ferrante Gonzaga,
governatore di Milano, fiduciario di Carlo V)
Emanuele Filiberto, figlio di Carlo III, fu spedito in Savoia a intraprendere una carriera militare al fianco
dell’Imperatore: generale dell’esercito nelle Fiandre;
vittoria di Saint-Quentin (1557): Filippo II, erede di Carlo V, per i meriti di Emanuele Filiberto, ottiene dalla
Francia la restituzione del Piemonte ai Savoia;
Pace di Cateau-Cambrésis (1559): la Francia perde ogni pretesa sull’Italia, che viene controllata dalla
Spagna Asburgica. Finiscono le guerre d’Italia.
La pax Hispanica favorisce i Savoia, i Medici che con Cosimo I diventano duchi e granduchi grazie a Pio V nel
1569 (Cosimo otterrà anche la Repubblica di Siena).
La quiete ritorna grazia al dominio straniero: in pace ma non più liberi totalmente.
Dopo Paolo IV (1555-1559) c’è la fine del nepotismo, anima delle guerre.
17.10
LEZIONE 8: I NUOVI ORIZZONTI SPIRITUALI, RINASCIMENTO E RIFORMA, pt 1
Con Riforma e Controriforma si gioca tutta la partita della modernità.
Rinascimento è un termine coniato verso il XIX secolo, rappresenta una rinascita, un ritorno ai valori e ai
modelli dell’età classica nella filosofia, nella politica, nella letteratura e nell’arte, in consapevole polemica con
le credenze e gli atteggiamenti dei secoli di mezzo.
C’è la consapevole rottura con un determinato passato, con qualcosa che sta passando; la natura non
coincide più con Dio e si adotta un atteggiamento positivo verso essa: l’uomo viene posto al centro
dell’universo. A livello cronologico va dai secoli che abbracciano Petrarca (1301-1374) a Erasmo da
Rotterdam (1469-1536).
Nel concetto di Rinascimento c’è anche l’umanesimo, che si applica in prevalenza all’ambito filosofico e
letterario. Gli umanisti erano coloro che si dedicavano alla scoperta e allo studio delle opere dell’antichità,
insegnavano a esprimersi in un latino colto ed elegante.
Tra il XV e XVI secolo letterati e poeti si servirono più del volgare arricchito di latinismi e di voci dotte.
Al passaggio tra 400 e 500 il primato a lungo mantenuto da Firenze in campo intellettuale e artistico si attenua
a favore di una più larga partecipazione di altri centri; avviene quindi l’elaborazione di una nuova cultura in
concomitanza con la rottura dell’equilibrio tra gli stati rinascimentali ad opera delle potenze straniere: si tratta
di una vera e propria crisi della vita culturale.
In un primo tempo però quelle vicende diplomatiche stimolarono alla riflessione politica e storiografica (si
pensi al Principe e Discorsi di Machiavelli, che parlava di una nuova scienza della politica sulla base di una
sua scissione dalla morale e di un’esaltazione dei modelli classici basati sulla virtù)
I dotti sostanzialmente utilizzavano il latino, che però era anche la lingua del clero: la messa era in latino e la
gente le ascoltava senza capire. La filologia servirà a scardinare i falsi su cui si costruì quel potere.
L’attesa di una riforma alla chiesa, che la riportasse alla purezza, alla povertà delle origini, si era acuita
davanti allo scisma d’Occidente (1378-1415); inoltre ci furono contese per il primato tra il papato e i concili di
Costanza e di Basilea. Nella cultura di Roma era chiaro che prevalevano gli interessi politici e mondani
rispetto a quelli pastorali.
Alle origini del movimento che verrà detto protestante c'era anche la volontà di ristabilire l’autenticità del
messaggio cristiano attraverso lo studio diretto dei testi sacri e c’era bisogno di una religiosità più intensa.
C’era una corrente “laica” quindi che desiderava un cambiamento.
Tra gli esponenti di questi indirizzi ricordiamo:
・Thomas More, con Utopia (1516) in cui descriveva una società immaginaria basata sull’amore tra gli uomini
e sulla comunione dei beni.
・Erasmo da Rotterdam, il quale fu educato agli ideali di vita religiosa della Devotio moderna (movimento
spirituale Paesi Bassi), e tra le sue opere ricordiamo L’elogio della follia e i Dialoghi, opere satiriche i cui
principali bersagli sono la pedanteria, il fanatismo, le superstizioni, il fratismo e l’intolleranza.
Il contributo maggiore che Erasmo diede fu la sua edizione critica del testo greco e latino del Nuovo
Testamento (1516), che servirà a Lutero per la sua traduzione della Bibbia in tedesco.
Il cristianesimo per Erasmo era un ideale di vita pratica piuttosto che un insieme di dogmi, e per questo non
volle mai separarsi dalla chiesa cattolica, anche se le sue opere verranno messe all’ indice dalla chiesa di
Roma. La riflessione di Erasmo è amara: la vita umana è una commedia in cui tutti recitano la loro parte, chi
con una maschera chi con un’altra, finché a un tratto il capocomico non li fa uscire di scena o gli fa cambiare
completamente parte.
La Riforma luterana ↓
Lutero e la Riforma sono stati frutto di una crisi ciclica, si attendeva una riforma della chiesa che la riportasse
alla purezza e alla povertà delle origini.
Lutero è diventato un mito: pochi sanno realmente di cosa parlano le sue 95 tesi, e oltretutto si dice anche
che sia una leggenda il fatto che abbia appeso le tesi con il chiodo.
Era figlio di un piccolo imprenditore; nato nel 1483 ad Eisleben. La sua religiosità era cupa (episodio della
foresta in cui un fulmine inteso come Dio gli fa paura, e per liberarsi dai sensi di colpa si fa frate agostiniano)
Nel 1501 si iscrive alla facoltà di giurisprudenza di Erfurt e si fa frate nel 1505; ordinato sacerdote nel 1507,
diventa dottore in teologia e dal 1513 insegna a Wittenberg; nel 1515-16 tiene un corso sulla Lettera di S.
Paolo ai Romani riguardo al problema della salvezza (bisogna essere pronti a ricevere passivamente la
grazia, la fede gratuita arriva e giustifica l’uomo): “con il Vangelo è rivelata la giustizia di Dio, vale a dire la
cosiddetta giustizia passiva, quella cioè che riceviamo e attraverso cui Dio per sua grazia e misericordia ci
rende giusti tramite la fede”.
L’uomo attraverso la fede diventa giusto ma rimane peccatore (simul iustus et peccator), non può concorrere
alla propria salvezza con le opere o le indulgenze, la ottiene solo con la fede (sola fide) che è un esclusivo
dono della grazia di Dio (sola gratia).
La fede trova il suo fondamento solo nella Parola di Dio ovvero la Sacra Scrittura (sola scriptura), e non nella
sua interpretazione o nella mediazione da parte della Chiesa.
Per Lutero sono validi soltanto i sacramenti del Battesimo e dell’Eucarestia.
Le indulgenze avevano un potere enorme sulle coscienze (il Papa dona l’indulgenza che consiste
nell’assicurare un posto in paradiso in cambio di determinate azioni per risanare le casse), e Lutero si stancò
di quella situazione, lui non scendeva a patti con la sua coscienza.
De servo arbitrio (Lutero) vs De libero arbitrio (Erasmo): Secondo Lutero il libero arbitrio non esiste, è un
asservimento a delle regole ritualizzate e sostiene che “un semplice laico armato della Bibbia deve essere
creduto più del papa o del concilio che ne siano privi”.
Superamento della società dei chierici con quella dei laici: il clero secondo Lutero non era più
indispensabile nel ‘500, ma il terreno politico culturale li aveva preparati a questo, Lutero non viene fuori dal
nulla.
Lutero inoltre odiava il celibato e lo trovava innaturale in qualsiasi forma, non concepiva che un uomo non
vivesse la sua vita sessuale affettiva (c’è da dire anche che i papi avevano figli sparsi quindi non è che si
trattasse di celibato vero e proprio).
La questione dell’Eucarestia: secondo la fede cattolica storica l’eucarestia è quel momento in cui il corpo di
cristo diventa pane e il sangue vino. Per la chiesa il pane è davvero quel corpo e il vino davvero il sangue.
Dottrina cattolica della Transustanziazione: il pane e il vino, pur mantenendo invariato l’aspetto esteriore si
convertono nella sostanza del corpo e del sangue di Cristo
(dietro c’è Aristotele con la sostanza e gli accidenti, sostanza è ciò che non si vede e l’accidente ciò che
appare, concetto ripreso poi da Tommaso)
Dottrina luterana della Consustanziazione: dopo la consacrazione le sostanze coesistono in reale unione
con il corpo e il sangue di Cristo.
Dottrina zwingliana: l’eucaristia ha un valore simbolico, di commemorazione solenne della Cena del Signore,
la presenza di Cristo è solo spirituale, non reale
Dottrina calvinista: il fedele attraverso la comunione partecipa alla Cena ma non vi è la presenza locale di
Cristo nell'Eucaristia poiché Cristo può essere solo in cielo
Rottura con Roma: Alberto di Hohenzollern, fratello del margravio di Brandeburgo (titolare di due vescovati),
aspirava a diventare anche arcivescovo di Magonza.
Leone X accetta di dargli la nomina dietro pagamento di 10.000 ducati per l’appalto di una vendita di
indulgenze allo scopo di finanziare la costruzione della basilica di San Pietro;
Teoria delle indulgenze: esisteva un tesoro di meriti accumulati dalla Vergine e dai santi, al quale la Chiesa
poteva ricorrere per rimettere le pene ai peccatori pentiti e abbreviare le pene del
Purgatorio; veniva promesso il Paradiso
Il 31 ottobre 1517 Lutero invia ad Alberto 95 tesi che secondo la tradizione affisse anche alla porta della
chiesa del castello di Wittenberg. Non era uno sprovveduto, si inserisce nei binari istituzionali rivolgendosi
prima di tutto al suo vescovo, e fa un’operazione di mediazione.
Leone X nel giugno 1520 emana la bolla Exsurge Domine (Lèvati o Signore) che lasciava a Lutero 60 giorni
per ritrattare prima che contro di lui fosse scagliata la scomunica.
Lutero brucia la Bolla e i libri di diritto canonico. La scomunica giunse con la bolla Decet Romanum
Pontificem (Conviene al romano pontefice) emanata da Leone X il 3 gennaio 1521.
18.10
LEZIONE 9: I NUOVI ORIZZONTI SPIRITUALI, RINASCIMENTO E RIFORMA, pt 2
Nella bolla Exsurge Domine Lutero viene definito come un cinghiale pericoloso nella foresta.
Egli elogiava i santi apostoli a discapito dei papi, per la genuinità della scrittura e per riagganciarsi alle
fondamenta del cristianesimo in cui la Chiesa era ancora autentica.
L’attacco da parte del papa sta invece nel fatto che personaggi come Lutero, mossi da un’ambizione
personale, adulterano e distorcono il messaggio e l’interpretazione delle scritture (per ispirazione del diavolo),
cose che loro avevano già “risolto” con vari concili.
Il papa sosteneva che alcune cose che gli erano state rimproverate andavano contenute e contrastate: es.
negare che il peccato rimane nel bambino dopo il battesimo significa disprezzare Cristo, quindi era un errore
quello che Lutero sosteneva, mettendo in discussione la capacità del sacramento di salvare anche i bambini;
o ancora la questione della confessione, in cui la coscienza viene consegnata e viene stabilito un patto di
silenzio tra Dio e il penitente, è un fatto centrale in questa dinamica (di assoluzione giudiziaria) triadica di
contrizione confessione e soddisfazione che secondo Lutero non è stata creata da Dio o da Gesù.
Il papa quindi elenca nella bolla gli errori più problematici delle 95 tesi, come la 17, in cui Lutero sostiene che i
tesori della chiesa non sono meriti di Cristo e dei Santi ma sono stati inventati dai papi.
La riforma che Lutero aveva in mente riguardava anche il mondo sociale, voleva liberare le persone dalle
catene delle menzogne dei papi.
Tesi 41: i prelati ecclesiastici e i principi secolari non farebbero male, se eliminassero tutte le sacche di
↓ mendicità
Leone X sosteneva che fosse un errore attaccare gli uomini di Dio su un aspetto sociale. Inoltre insisteva
molto sul modo in cui Lutero si muoveva, su chi lo sosteneva.
Carlo V aveva promesso a Federico il Saggio (protettore di Lutero) che avrebbe acconsentito a Lutero di
giustificarsi alla sua presenza. L’incontro avvenne alla dieta imperiale di Worms nei giorni 17 e 18 aprile
1521; ne segue l’Editto di Worms che mette al bando Lutero, il che significava che chiunque avrebbe potuto
ucciderlo impunemente.
Le idee di Lutero avevano scatenato in tutta la Germania una grossa eco, dei suoi scritti furono stampate
circa 300.000 copie. Il messaggio luterano variava a seconda dei ceti e degli ambienti sociali (es: i cavalieri
vedevano nella riforma luterana la leva per una rivolta contro Roma e per un’affermazione dell’idea nazionale
tedesca). Questione religiosa utilizzata come strumento per rafforzare un’identità sociale.
Il legame con Lutero porta a un tema di giustizia sociale come la rivolta dei contadini che si sentivano
sostenuti dalle sue teorie. Nelle campagne infatti vigevano motivi evangelici sull’uguaglianza tra gli uomini
(che non c’era), nacquero delle polemiche contro i ricchi (Federico il saggio era la governance e Lutero era l’anima
spirituale; questo legame permette alle sacche popolari e al basso di ribellarsi; tendenzialmente la rivolta avviene
quando si hanno le spalle coperte); autonomia delle comunità di villaggio (i cui abitanti appunto si sentivano
sostenuti in quella rivolta che si agganciava ad allineamenti politici più ampi).
Fin dal 1520 alcuni seguaci di Lutero cominciarono ad aizzare le folle (riforma religiosa e riforma sociale);
Regno di Dio sulla terra, principi del Vangelo; un protagonista fu Thomas Muntzer (1488-1525): parroco
visionario (Turingia) che si pose a capo di una sollevazione popolare che diede vita ad un governo cittadino
basato sull’uguaglianza e comunione dei beni, la grande utopia comune del vivere comune in pace e tra pari
con la redistribuzione delle ricchezze.
La situazione sfugge di mano con la guerra dei contadini nel 1524: Svevia, lungo Reno, Turingia, Sassonia,
↓ Carinzia e Tirolo
millenarismi, rivendicazione antichi diritti; 12 articoli pubblicati nel febbraio del 1525 a Memmingen; sconfitta
subita il 15 maggio e Muntzer messo a morte ↴
Lut si scaglia contro i contadini, nel 1525 scrive: Contro le bande brigantesche e assassine dei contadini;
La rivolta dei contadini tedeschi, dalla Svevia al Tirolo, costrinse Lutero a prendere posizione per spiegare i
confini che ai suoi occhi dovevano passare tra l'attesa della salvezza nell'aldilà e l'ordine politico-sociale sulla
terra. Così a un primo scritto interlocutorio (Esortazione alla pace, sopra i Dodici articoli dei contadini di
Svevia), in cui il riformatore denunciò le vessazioni e l'avidità dei signori, condannando comunque la rivolta,
seguì un più violento pamphlet che legittimava le autorità civili intente a reprimere nel sangue con la
guerra santa una ribellione che aveva osato appropriarsi del linguaggio evangelico per sovvertire l'ordine
voluto da Dio in questo mondo, necessariamente ingiusto perché gravato dal peccato. Il testo è anche un
buon esempio della scrittura di Lutero, intrisa di richiami apocalittici.
I contadini secondo Lutero non avevano rispettato l’impegno di obbedienza ai loro signori (cosa che però
anche lui aveva fatto, dal momento in cui si era fatto frate e quindi aveva giurato obbedienza al papa).
Il linguaggio violento di Lutero e poco evangelico fa emergere come la situazione non era più gestibile.
Disobbedendo al papa Lutero doveva aspettarsi che quella disobbedienza avrebbe creato a sua volta una
spirale di disobbedienza e odio misto a violenza.
Negli anni venti Lutero e il suo braccio destro, Filippo Melantone (1497-1560), inizialmente disapprovavano
ogni costrizione in materia di fede e confidavano nell’intrinseca virtù della parola di Dio: in seguito diedero
appoggio ai principi e alla fondazione di chiese evangeliche.
C’è stato un tempo/dimensione dello spirito e un tempo/dimensione delle istituzioni; dal singolo si passa a
una pluralità che deve passare a un’istituzionalizzazione (es S. Francesco voleva semplicemente stare in
compagnia di persone povere che si erano spogliate di tutto, però quando cominciano ad essere tante
persone ricorre alle istituzioni, quindi è questo il passaggio da dimensione spirituale a istituzionale).
Corrente radicale: anabattisti (ribattezzatori), battesimo degli adulti;
Massacri e scontri (1534, Munster)
La conclusione dei conflitti in Germania: Carlo V si sforzò per risolvere la questione luterana. Convocò nel
1530 una Dieta ad Augusta, in cui il braccio destro di Lutero (Melantone) redasse una professione di fede, la
Confessio Augustana, a cui aderirono la maggior parte delle città.
Carlo V intimò ai protestanti di sottomettersi e per tutta risposta essi stipularono un’alleanza difensiva, la
Lega di Smalcalda (1530)
L’ultimo tentativo di conciliazione ebbe luogo nel 1541 (Ratisbona) ma le posizioni tornarono subito ad
allontanarsi. Neppure le vittoria riportata da Carlo V sulla lega nel 1547 riuscì a porre termine al conflitto, tanto
più che il nuovo re di Francia Enrico II allacciò subito i contatti con i protestanti tedeschi e con il sultano turco
per suscitare difficoltà all’Asburgo. (ossessione contro il potere degli Asburgo, per cui nascerà anche la guerra
dei Trent’anni mirata a contenerne il potere)
Nel 1551 fu stipulato un accordo segreto in base al quale Enrico II avrebbe garantito il suo appoggio
diplomatico e militare ai principi protestanti in cambio dell’acquisto dei vescovati di Metz, Toul e Verdun.
Carlo V fu costretto alla fuga nel 1552 di fronte all’avanzata dell’esercito protestante. Dopo questi inizi la
guerra non ebbe degli sviluppi anche perché ai principi tedeschi stava a cuore un’intesa con l’imperatore; le
trattative in merito furono condotte da Ferdinando e sfociarono nella pace di Augusta nel 1555, con essa
venne riconosciuta l’esistenza in Germania di 2 diverse fedi religiose, quella cattolica e quella luterana, mentre
nelle città imperiali era ammessa la loro convivenza. Questo andava ad indebolire l’imperatore (che è più
autorevole quando c’è un’unica fede, rafforza l’autorità centrale).
La pace di Augusta sanciva così la scissione religiosa della Germania e un indebolimento dell’autorità
imperiale.
I veri vincitori della lotta erano i principi, non solo luterani ma anche cattolici, che consolidarono il proprio
potere all’interno.
Carlo V divide il suo impero tra il fratello Ferdinando e il figlio Filippo II tra il 1555 e il 1556 con la sua
abdicazione. Mentre Ferdinando diventava imperatore del Sacro Romano Impero col titolo di Ferdinando I, a
Filippo II toccavano la Spagna e tutte le sue colonie.
Ridimensionamento religioso e politico
La riforma non si ferma a lutero, continua con Zwingli e Calvino, “il governo dei santi”.
Queste figure hanno due profili diversi:
・Zwingli (1484-1531) ha un'esperienza parallela a quella di Lutero: formazione umanistica, vivace clima
politico-intellettuale dei liberi cantoni svizzeri; nel 1518 è cappellano presso la cattedrale di Zurigo; si
stacca dalla fede tradizionale; tra 1523-25 convince il Consiglio cittadino ad abolire la messa, a riformare la
liturgia e a imporre la Bibbia come unica autorità; le immagini sacre vengono distrutte (idolatria da
purificare con iconoclastia);
Nell’incontro di Marburgo (1529) con Lutero e Melantone vi era un disaccordo sull'eucaristia.
Nel 1531 l’esercito cattolico si scagliò contro i protestanti a Kappel: sconfitta di questi ultimi.
Il calvinismo raccoglie l’eredità di Zwingli: carattere militante, compenetrazione più forte tra potere religioso e
civile (i saggi che governano le città protestanti assumono ruoli anche di carattere morale, e non è la santità
ad essere importante. Nelle città protestanti i peccati venivano conosciuti da tutti al fine di migliorare la
società)
・Giovanni Calvino (1509-64) nato a Noyon (Francia del Nord) da un funzionario della curia arcivescovile;
studi umanistici e giuridici a Orléans, Bourges e Parigi; conversione prima del 1534 (in quell’anno fuggì
all’estero a causa della persecuzione scatenata da Francesco I contro gli eretici); 1536 Institutio christianae
religionis: autorevole guida alla lettura e comprensione della Bibbia.
Punti condivisi con la dottrina luterana: autorità esclusiva della Scrittura e giustificazione per fede;
Il Dio di Calvino è più vicino al Vecchio Testamento; la predestinazione non elimina la responsabilità del
peccatore; compito del cristiano è la glorificazione di Dio: funzioni religiose;
Attivismo e opere sono maggiori nel calvinismo: spirito del capitalismo (Weber, che poi in realtà è stato
smentito con la tesi che l’anima del capitalismo provenisse addirittura da secoli precedenti)
Per Calvino era importante la «Chiesa visibile»: la congregazione dei fedeli, lo Stato, la città, l’autorità civile
deve promuovere il bene spirituale; trasferimento integrale all’autorità civile di quei compiti di controllo che nei
paesi cattolici erano affidati alla Chiesa.
Calvino soggiornò a Ginevra tra il 1536-38 e vi ritornò nel 1541 per rimanerci fino alla morte: la sua autorità
forgiò una «repubblica di santi»;
Ordinanze del 1541: Chiesa ginevrina riorganizzata con una suddivisione dei compiti tra i pastori (culto,
predicazione); dottori (insegnamento); diaconi (assistenza ai poveri e infermi); anziani o
presbiteri (vigilare sui costumi);
L’organo supremo della Chiesa è il Concistoro: dodici anziani e un numero minore di pastori, autorità che si
estendeva fino alla censura dei magistrati civili (piccolo e grande consiglio e i loro organi)
Città riformata: disciplina ferrea, proibizione delle osterie, balli, etc.. I dissidenti dopo scontri armati furono
costretti ad andarsene (immigrazione di profughi per motivi religiosi in Francia, Spagna e Italia): rogo di
Serveto (1553), negazione dogma Trinità
La satira antiprotestante e anticattolica in quegli anni era violenta, esplicita; ma c’era anche la bellezza
dell’arte come La messa di Bolsena di Raffaello Sanzio (davanti a chi attaccava l’eucaristia lui difendeva
ancora quell’immagine).
Diffusione europea del protestantesimo: l’istituzione di un’Accademia per la formazione dei pastori contribuì a
fare di Ginevra il centro d’irradiazione di una fede eroica. Le principali aree europee di diffusione del
calvinismo furono la Francia, i Paesi Bassi, la Gran Bretagna e l’Europa occidentale.
La Riforma in Inghilterra: nel 1528 il re d’Inghilterra Enrico VIII Tudor chiese al pontefice l’annullamento
del suo matrimonio con Caterina d’Aragona che non gli aveva dato il figlio maschio.
Clemente VII non accolse la richiesta ed Enrico decise nel 1529 di convocare un parlamento in cui ottenne
non solo l’annullamento del matrimonio, ma anche la rottura di tutti i vincoli di dipendenza da Roma e
l’approvazione nel 1534 dell’Atto di Supremazia che lo dichiarava capo supremo della chiesa
d’Inghilterra.
Artefice dello scisma anglicano fu Thomas Cromwell che poi caduto in disgrazia, fu giustiziato nel 1540.
La vera riforma ebbe luogo durante il breve regno di Edoardo VI (1547-53) nato dalla terza moglie di Enrico
VIII (Jane Seymour).
La dottrina calvinista si diffuse largamente in Inghilterra (Formulazione del Libro di preghiere comuni e la
formulazione dei Quarantadue articoli di fede); quindi Edoardo VI introdusse in Inghilterra la dottrina calvinista.
Invano Maria Tudor (1553-58), che succedette a Edoardo, sposò il re di spagna Filippo II e si sforzò di
riportare l’Inghilterra alla fede cattolica (condanne a morte, soprannome di Maria la Sanguinaria)
・In Scozia alla fine degli anni 50 il calvinismo divenne la religione dominante (predicazione importante di
John Knox, pastore educato a Ginevra).
・Nei paesi scandinavi fu invece il luteranesimo a diventare religione di Stato, grazie anche ai contatti culturali
e commerciali con il mondo tedesco.
・Nel 1521 la nobiltà svedese elesse a proprio capo Gustavo Vasa (re nel 1523) che si staccherà dall’Unione
di Kalmar (corone di Danimarca, Svezia e Norvegia, unite dal 1397); riforma in senso luterano (lingua, culto,
secolarizzazione dei beni ecclesiastici; nel 1544 la Svezia diventa ufficialmente un paese luterano sotto i
Vasa (si unisce la Finlandia);
・Danimarca, Federico di Holstein (1523-33) e suo figlio Cristiano III (1534-59) modificano gli ordinamenti
ecclesiastici; nel 1536 il luteranesimo diventa religione di Stato
・La Riforma fu introdotta in Norvegia e Islanda, suddite della corona danese
Il confine tra fatto religioso e storia politica è difficile da delineare.
19.10
LEZIONE 10: LA CONTRORIFORMA E L’ITALIA DEL TARDO ‘500, pt 1
La risposta cattolica alla Riforma, che si aspettava da tempo, fu il Concilio di Trento.
Il termine Controriforma, coniato in Germania alla fine del XVIII secolo, non ha raccolto consensi unanimi in
quanto gli studiosi cattolici preferiscono parlare di riforma cattolica (per una questione di autonomia e di
spontaneità del moto di rinnovamento che investì il mondo ecclesiastico nella prima metà del ‘500; oltretutto
controriforma significava arrivare dopo, e la Chiesa cattolica non poteva accettarlo).
Speranze e propositi di rinnovamento religioso→ la chiesa voleva modificare in profondità alcune cose per
essere più aderente ai dettagli evangelici e alla tradizione della chiesa stessa.
[Gesuita austriaco Hubert Jedin: «esame di coscienza interno alla Chiesa», «risposta al protestantesimo»
Proposta di definizione: «evangelismo»]
Influsso erasmiano: Erasmo era rimasto dentro l’istituzione della Chiesa, ma aveva inciso molto su di essa,
criticandola e spingendola così a un cambiamento istituzionale che fosse un’alternativa a Lutero, ai dogmi,
istituzioni e riti.
Ci fu anche un’ondata di profetismo: con Savonarola (guerre d’Italia), che coinvolse donne dalle qualità
intellettuali e morali che lo aiutarono a diffondere il suo pensiero; ma ci fu anche una suggestione di alcune
figure di ecclesiastici: cardinale Contarini (1483-1542), il vescovo di Verona Giberti (1495-1543) che fece
un’opera di istruzione e moralizzazione del clero e del popolo (bisognava cambiare i costumi del clero e
perfezionarsi, perché il popolo aveva bisogno di esempi, di essere sostenuto in questa situazione di riforma e
cambiamento).
Lo spagnolo Juan de Valdés (1490-1541) aveva fatto nascere a Napoli circolo intellettuale basato sul
misticismo (rapporto diretto con Cristo e non con le istituzioni);
Reginald Pole (1500-58) era un cardinale che si occupò della mediazione sul fronte inglese, non era
conservatore e cercava di non perdere i riformati.
Le classi sociali più basse e i vescovi nei paesi nordici, come la Svezia, accolsero il vento forte della Riforma
perché in qualche modo si rendevano indipendenti da quella che era l’egemonia asburgica (convenienza
politica), ma anche per l’adesione alle idee antipapiste (la lontananza da Roma si sentiva), il che significava
anche essere d’accordo con Lutero.
Nascono gli «Oratori del divino amore» che praticavano preghiere e opere di carità (in contrasto con la vita
mondana della Chiesa); si sentiva la necessità di vivere la vita cristiana.
Accento sulle massime evangeliche, fede e amore per Dio: «Del beneficio di Gesù Cristo crocifisso, del
monaco Benedetto da Mantova;
Paolo III Farnese (1534-49): nomina cardinali diversi esponenti delle correnti riformatrici (e non più in base
alle dinastie) (Contarini, Giberti, Pole).
Si cominciava a percepire il desiderio di convocare un concilio ecumenico; nel 1536 viene costituita una
commissione, presieduta da Contarini, con il compito di studiare e proporre rimedi ai mali della Chiesa:
Consilium de emendanda Ecclesia (Progetto per la riforma della Chiesa, 1537);
Il Concilio si convoca a Mantova (1537) ma si riunirà effettivamente solo alla fine del 1545
La seconda metà del ‘500 vede un’esplosione di spiritualità, gente che voleva fondare nuove realtà religiose,
come gli ordini religiosi ↴
1528: nascita dei Cappuccini, nuovo ramo della famiglia francescana: assistenza spirituale e materiale,
funzione sociale importante che richiamava la vicinanza alla gente umile; popolarità;
Nacquero congregazioni religiose (chierici regolari: preti che vivono insieme seguendo una regola): teatini,
barnabiti, somaschi; la chiesa si impegnò nella formazione del clero, nell’evangelizzazione delle plebi,
nell’assistenza ai malati e orfani e anche nell’insegnamento.
Orsoline: Angela Merici, fondazione 1535; donne che non erano claustrali, non erano monache (tema della
donna che può muoversi liberamente in una società controllata dagli uomini, una società in cui ognuno ha il
proprio posto). C’erano anche donne che usavano la santità o la finta santità per affrancarsi e andare nelle
case a parlare, di città in città e di corte in corte per avere un ruolo proattivo in società. Nei documenti spesso
si leggono scritture di parroci che definivano donne i cui mariti erano in guerra come “pericolanti”, cioè in
pericolo e quindi bisognava tenerla d’occhio. Ma la donna voleva affrancarsi socialmente, c’era
consapevolezza che si avevano meno possibilità degli uomini e che quindi erano limitate, soprattutto da parte
di donne eterodosse che “parlavano troppo”.
La femminilità problematica evolve, le streghe diventano fattucchiere, poi isteriche.
Ignazio di Loyola, era un esponente di quel ceto di hidalgos, caratterizzati dalla vocazione delle armi e dallo
spirito di crociata; ferito all’assedio di Pamplona si convertì nel 1521: preghiera e penitenza; fondò i Gesuiti
(la compagnia di Gesù); compì anni di studio nelle università spagnole e a Parigi; nel 1534 insieme ad alcuni
suoi compagni Ignazio pronuncia i voti: liberazione della Terra Santa e servizio alla Chiesa e al pontefice.
Nel 1540 la costituzione dei Gesuiti viene approvata dal papa Paolo III; Ignazio diventa primo generale
della milizia al servizio del papa e della Controriforma: ai tre voti tradizionali (povertà, castità, obbedienza)
si aggiunge quello di fedeltà assoluta alle direttive del pontefice;
Formazione del gesuita: 1548 pubblicazione degli Esercizi spirituali: disciplina, energia, tenacia, abnegazione;
diffusione esponenziale dell’ordine.
Si diffondono i collegi, che vedono la formazione del clero, dei giovani delle classi aristocratiche e
alto-borghesi che avrebbero formato le future classi dirigenti.
Questi ordini però elaborarono una propria efficace pedagogia: Ratio studiorum (sistematizzazione del sapere,
come e cosa studiare), latino, classici, etc…
Attività missionaria: Nuovo mondo ma anche Asia (Francesco Saverio: India, Indonesia, 1549 Giappone); in
Cina Matteo Ricci (cristianesimo introdotto tra il 1583 e il 1610); questione territoriale per cui il cristianesimo
non attecchisce in tutte le zone del mondo.
Nel 1541 fallì a Ratisbona l’ultimo tentativo di accordo tra protestanti e cattolici.
1542: creazione dell’Inquisizione (moderna) o della Congregazione del Sant’Uffizio, di cui fece parte Carafa
(futuro Paolo IV), intransigente difensore dell’ortodossia religiosa e del primato papale; c’era un’idea precisa
di controllo per contenere l’emorragia luterana (scopo dell’inquisizione), bastava avere un’idea eterodossa
per essere definiti luterani.
Bernardino Ochino (primo generale dei Cappuccini) fugge a Ginevra convertendosi al calvinismo; non era una
questione così rigida, non era più convinto delle idee cattoliche.
Eretici celebri: Lelio e Fausto Sozzini (o Socini) con movimento sociniano che negava Trinità; cristianesimo era
ragionevole e tollerante (fino all’Illuminismo).
Concilio indetto nel 1542 a Trento, sede di un principato vescovile soggetto all’Impero.
A motivo delle ostilità tra Carlo V e il re di Francia, il concilio poté riunirsi solo il 13 dicembre del 1545;
Il concilio doveva vedere la partecipazione di moltissime persone, ma non finiva mai, durò vent’anni e le
presenze erano ridotte: quattro cardinali, quattro arcivescovi, 21 vescovi (sugli oltre 500), alcune decine di
teologi (non aventi diritto al voto) e i generali degli ordini regolari. Solo le ultime sedute del concilio (1562-63)
saranno più affollate.
Centralità delle questioni dogmatiche: effetti del peccato originale (cancellati col battesimo); condanna
della giustificazione per sola fede (si risponde a Lutero e ai
protestanti); solco definitivo con i protestanti;
Nel 1547 il Concilio si trasferisce a Bologna a motivo della peste; sessione bolognese del concilio nel palazzo
dei Bevilacqua; riconvocato a Trento nella primavera del 1551 da Giulio III (1550-55); interrotto nel 1552 (per la
ripresa delle ostilità con la Francia); sospensione per 10 anni con papa Paolo IV Carafa che era ostile
all’Imperatore e al concilio (ritenuto limitante dei poteri pontifici) ed estese i poteri dell’Inquisizione,
sottopose a processo alcuni dei maggiori esponenti del partito riformatore (cardinali Morone e Pole) e
nel 1559 promulgò l’Indice dei libri proibiti inserendo l’intera opera di Erasmo;
Pio IV (1559-65) rilancia il Concilio e lo porta a termine dopo altri due anni di discussioni molto intense;
Effetti del Concilio: verticismo e infallibilità pontificia (ufficialmente sarà proclamata nel 1870) e sua superiorità
rispetto al concilio; valore delle opere ai fini della salvezza; tradizione della Chiesa accanto
alla Sacra Scrittura (la tradizione è tutto il deposito della fede negli anni; in netto contrasto
con sola scriptura di Lutero); sacramenti, eucarestia (corpus domini) come vera
presenza di cristo nelle specie del pane e del vino; sacramento dell’ordine:
sacralizzazione del clero (il sacerdote non è più uomo come altri, il che diventerà un
enorme problema per le gerarchie e per i chierici, rafforzerà le corporazioni perché c’è
un’idealità e una dimensione di perfezione che non viene mantenuta; ammettere che il
sacerdote e l’uomo comune erano uguali avrebbe depotenziato il sacramento, quindi
quella sacralizzazione era intoccabile); esistenza del Purgatorio, validità delle indulgenza;
culto dei santi e della Vergine
Formazione del clero: istituzione dei seminari, divieto di cumulo dei benefici, obbligo di residenza dei vescovi,
visite pastorali e sinodi diocesani, parroco e registri battesimi, matrimoni, abito
sacerdotale
24.10
LEZIONE 11: LA CONTRORIFORMA E L’ITALIA DEL TARDO ‘500, pt 2
L’applicazione dei decreti tridentini non fu immediata e l’Italia dovette fare i conti con la volontà dei sovrani
cattolici di mantenere il controllo sulle rispettive chiese.
Il decreto Tametsi sul matrimonio è fondamentale, cambia l’idea di famiglia e di matrimonio (gli sposi devono
essere liberi di sposarsi, mentre prima la scelta del matrimonio spettava al pater familias secondo la
tradizione del diritto romano). Dopo il concilio i tribunali ecclesiastici erano pieni di denunce di donne che si
erano sentite forzate (Maria Luisa d’Orleans, obbligata a sposarsi da Luigi XIV, dirà di essere stata forzata
nella volontà; in Francia la situazione era un po’ complicata).
Il concilio di Trento segna la ripresa della Chiesa cattolica, la conquista di una compattezza nella lotta
contro il protestantesimo. I documenti dicono che fu un concilio dogmatico (sulla grazia, sui sacramenti che
vengono stabiliti dalla Chiesa romana)
Pio V non esitò a pubblicare nel 1568 la bolla in Coena Domini e a scomunicare nel 1570 la regina
d’Inghilterra Elisabetta I.
Il papato della controriforma raggiunse il suo apogeo con Sisto V→ attività missionaria, riorganizzazione della
curia romana.
Sisto V e Clemente VIII: lotta contro il brigantaggio che infestava le province→ Ferrara venne annessa allo
Stato della Chiesa;
Abbellimento dell’urbe: palazzi e chiese (Bernini, Borromini sec. XVII). La risposta della chiesa ha più livelli,
non si risponde solo con le prediche e con i decreti conciliari, ma anche con la bellezza e con il trionfo
dell’arte, con l’architettura che arriva necessariamente alla gente (in modo da far arrivare la potenza dei papi).
Teologicamente è la chiesa che trionfa; la controriforma stimola i papi i cardinali e le gerarchie a fare una
selezione del personale moralmente più qualificata (corrente moralistica); a Bologna il cardinale Gabriele
Paleotti era alleato con un contro riformatore milanese, Carlo Borromeo; non erano più i vescovi di una volta,
ma i vescovi della diocesi (si “consumano” per il popolo, visitano le parrocchie ed il popolo). Vi furono
numerose diocesi (avvento di vescovi e arcivescovi animati da una forte carica riformatrice).
Già la pittura e la rappresentazione proiettarono Borromeo come modello della Controriforma.
Appartenente a una ricca famiglia della nobiltà milanese, creato cardinale dallo zio materno Pio IV, fu
protagonista nella conclusione del Concilio di Trento; nominato arcivescovo di Milano nel 1565; il suo fu un
ventennale episcopato in cui emergeva la suggestione emanata dalla sua vita austera, di pietà; per non
parlare della sua instancabile azione svolta per riorganizzare e moralizzare il clero e dei seminari o della
riunione frequente dei sinodi e dei concili provinciali; o ancora della visita alle 800 parrocchie della diocesi.
・Intransigenza contro l’eresia (territorio svizzero, Valtellina);
・Affermazione della giurisdizione ecclesiastica sulle istituzioni assistenziali e confraternite laicali
(disciplinamento e controllo delle istituzioni che prima erano più laicali); tentativo di assoggettare
all’autorità religiosa la vita familiare e privata dei fedeli (la sessualità era fortemente disciplinata, diventa una
questione vicina alla teologia morale che andava dal peccato al reato).
・Abnegazione e spirito di carità per la peste del 1576-77: fama di santità (dava la comunione agli ammalati).
・Scontro (per motivi di accentramento di potere nella sua persona) con parte del clero, con il Senato e il
governatore spagnolo; concezione borromaica in conflitto con il centralismo romano (dimensione politica).
・Impegno degli ordini religiosi; missioni nelle campagne e nelle borgate con prediche, penitenze e
devozioni collettive; indottrinare e convertire;
・Culto della Vergine e dei santi: taumaturghi, dispensatori di grazie, miracoli; aspetto taumaturgico del
sovrano→ beneficio di essere sacri (oggi in poche parti del mondo, es. Marocco)
・Pratiche devozionali: processioni per invocare pioggia o bel tempo; preghiere per i defunti; recite rosario;
quarantore di adorazione; messe e latino;
・Gente spettatrice di cerimonie: elemento spettacolare ed emotivo; misto di superstizione e di fede; i santi
della Controriforma (Teresa d’Avila, Giovanni della Croce, Ignazio di Loyola, Francesco di Sales, Francesco
Saverio, Filippo Neri, etc..)
La pace di Cateau-Cambrésis, stipulata tra Francia e Spagna nel 1559, sancì un’egemonia spagnola
destinata a durare fino agli inizi del XVIII secolo. La Spagna controllava i regni di Napoli, Sicilia e Sardegna, il
ducato di Milano e lo Stato dei Presidi.
L’autorità sovrana era rappresentata da un viceré o da un governatore (Milano) e dai comandanti dell’esercito,
provenienti dall’alta nobiltà spagnola. Al monarca si riconosceva la suprema autorità legislativa e il
diritto-dovere della difesa e quindi del prelievo delle risorse necessarie.
A Napoli grande autorità e prestigio aveva il consiglio collaterale, il cui viceré doveva sottoporre tutti gli
affari di un certo rilievo. Se nelle campagne meridionali rimaneva grave il peso economico e sociale della
feudalità, il governo spagnolo nel 500 riuscì a spezzarne la forza politica.
A Milano era il senato a svolgere il ruolo di interlocutore principale dell’autorità sovrana. Nello Stato di Milano
il predominio delle città fu attenuato dall’attuazione del catasto ordinato nel 1545 da Carlo V.
Più accentuata fu l’evoluzione verso lo stato assoluto in Toscana e in Piemonte, dove il principe agiva
direttamente.
Ai Medici, riportati a Firenze dalle armi spagnole, venne riconosciuto nel 1530, il titolo ducale e nel 1569
quello di granduchi di Toscana. Già nelle magistrature repubblicane c’erano due consigli formati dagli
esponenti delle famiglie più importanti: il consiglio dei 200 e il consiglio dei 48 (o senato).
Lo Stato Sabaudo, occupato da francesi e spagnoli durante le guerre d’Italia, venne ricostituito sotto il duca
Emanuele Filiberto. Egli spostò il baricentro del ducato al di qua delle alpi, trasferendo la capitale da
Chambéry a Torino. Il successore Carlo Emanuele I cercò di sfruttare questa compattezza del ducato per una
serie di iniziative espansionistiche.
A Genova: tradizionali contrasti tra fazioni nobiliari (nobiltà vecchia e nobiltà nuova); 1575 gravi disordini;
emergono gli strati popolari con richieste di sgravi fiscali e provvidenze a favore delle arti; 1576 accordo
elettivo nella ricomposizione dei magnifici (nobili genovesi); stratificazione orizzontale basata sui diversi livelli
di ricchezza; crisi dell’attività manifatturiera; affermazione della grande finanza legata alla Spagna (elemento
trainante dell’economia genovese).
Venezia: patriziato, incremento numerico (popolazione di circa 180.000 abitanti prima del 1576; 7500
appartenenti alle famiglie patrizie; 10.000 del secondo ordine, cittadini originari); progressivo rafforzamento
del Consiglio dei dieci: 1539 creazione di un nuovo organo di polizia i tre Inquisitori di Stato; 1583
opposizione dei «giovani» che vede recuperare le prerogative del Senato; politica estera più energica e
indipendente dalla Spagna e dalla Chiesa.
Nel mezzogiorno e nelle isole c’era un’aristocrazia di tipo feudale; nelle aree centro-settentrionali
invece c’erano i patriziati cittadini e ceti di origine mercantile che avevano accesso ai seggi dei consigli
(acquisizione di una mentalità aristocratica).
Chiesa, sessualità e arte: il modello sacralizzato a Trento è persistente e si aggrappa a un’idea di società
ordinata e porta al modello binario che conosciamo e a una sessualità procreativa
(processo di sacralizzazione).
La misoginia inoltre era radicata sia nella cultura ebraica che in quella cristiana. Entrambe si richiamavano al
libro della Genesi per spiegare la caduta dal giardino dell'Eden: il diavolo aveva sedotto Eva, che aveva poi
sedotto Adamo. Il primo comandamento di Dio agli uomini era quello di moltiplicarsi, ma lo si sarebbe dovuto
fare senza godimento, senza passione. Eva aveva introdotto, invece, il desiderio sessuale. La lussuria
(definita come forte desiderio sessuale) venne allora dichiarata peccato. Nel V secolo, Agostino d'Ippona
avrebbe aggiunto altri dettagli al concetto di sessualità come peccato. Egli affermò che il primo atto di
lussuria di Adamo ed Eva, il peccato originale, aveva lasciato un marchio indelebile ed ereditabile su tutte le
persone.
Tertulliano (115-220 d.C.) sostenne la connessione con il diavolo attraverso il genere femminile:
E non sai forse di essere Eva? La sentenza di Dio pende ancora sopra il tuo sesso e la sua punizione è ancora
pesante su di te. Tu sei la porta del diavolo [la vagina]; tu sei colei che per prima violò l'albero proibito
contravvenendo la legge di Dio. Tu sei colei che persuase Adamo, che il diavolo non ebbe la forza di tentare.
Con quale facilità distruggesti ciò che venne creato in immagine di Dio: l'uomo! Per colpa della morte che
meritasti, anche il figlio di Dio è dovuto morire. (L'eleganza delle donne, capitolo 1)
25.10
LEZIONE 12: DECRETI CONCILIARI SUL MATRIMONIO
Nei decreti conciliari si ribadisce che il matrimonio è un’istituzione divina e che può avvenire entro certi
gradi di parentela (dal terzo grado in poi). Vengono trattate questioni sulla monogamia, sull’endogamia ecc e
si decide che la separazione non può avvenire per adulterio, ci si può separare in casa ma non vuol dire
sciogliere quel vincolo e quell’unione.
Lo stato coniugale non era preferibile alla vita consacrata; nella piramide al primo posto c’era la vita
religiosa. La chiesa inoltre stabiliva che in certi periodi dell’anno non ci si potesse sposare (per i protestanti
era una superstizione).
Dato che i tribunali ecclesiastici si occupavano anche delle questioni matrimoniali, Lutero sosteneva che non
fosse loro competenza, ma con il concilio si stabilì che fosse legittimo occuparsene, perché storicamente la
partita si giocava sul tema dell’ordine sociale (i matrimoni clandestini abbondavano).
Nei secoli precedenti il matrimonio aveva delle tappe, seguiva dei progetti e dei percorsi dai quali la chiesa
stava fuori, riguardava strettamente il clan familiare, il pater familias. L’episodio di Renzo e Lucia dei Promessi
Sposi in cui don Abbondio non voleva sposarli stava a significare proprio che quella dimensione stava
sfuggendo.
A Trento c’era anche il tema delle pubblicazioni, perché la pubblicità (di un determinato matrimonio) garantiva
nella coscienza e nella forma che i soggetti fossero persone “a posto” (in tal modo se qualcuno aveva
qualcosa da dire poteva farlo vedendo la pubblicazione).
Prima il matrimonio non era sacralizzato, avveniva nelle case, nei mercati; dopo essere stato sacralizzato
vengono aggiunte figure come i testimoni, il parroco, il notabile (davanti al quale ci si toccava la mano per
rendere quell’atto pubblico).
Questione del ratto= fuitina, ribellarsi all’autorità paterna; è un atto violento socialmente perché crea
asimmetria, però c’è una pratica compensativa, una mediazione sulla dote
(compensazione di natura economica).
Contro il vagabondaggio: individui vaganti, i vagabondi erano pericolosi perché giravano per la città (tema
della cittadinanza e della pericolosità per le donne, del controllo sociale).
Tema del concubinaggio: avere relazioni extra-matrimoniali, la concubina finiva anche in casa per un
compromesso nei matrimoni combinati; si era molto elastici ma a un certo punto la
Chiesa mise un punto perché ciò attaccava l’istituzione della chiesa sia a livello
religioso (le promesse matrimoniali tra individui erano sacre) sia civile.
Era considerato empio violare la libertà del matrimonio e forzarlo, bisognava contrarre liberamente il
matrimonio; il coraggio in un atto conciliare così potente in una norma ci fu. Molti si ribellarono a questa
norma, in Francia fecero fatica ad entrare questi decreti perché sottraevano il potere evidente degli interessi
delle famiglie e quindi il potere secolare.
Il matrimonio non si concluse mai storicamente prima di Trento in un singolo momento ed era quello il
problema, perché si cominciava con una promessa ovvero il fidanzamento, ma la conclusione poi era lunga
perché spesso mancavano i denari (tema dell’elasticità, della fluidità). La promessa poteva garantire anche
una certa vicinanza, il vedersi di più e in alcuni casi anche la convivenza (nel basso Medioevo del ‘300/’400,
prima del concilio).
Teoria consensualista: di Pietro Lombardi; il consenso era fondamentale per la validità del matrimonio,
e contavano di più le parole dette al momento del matrimonio piuttosto che quelle
dette durante le promesse; era una società che si rafforzava intorno al discorso del
patto per salvaguardare l’onore femminile e maschile; onore non solo basato sulla
fisicità intatta ma anche sull’impegno, sulla virtù e sull’onestà.
Si ricorre ai giudici per arrivare a un patto (giustizia compensativa), per compensare una ferita con denaro o
con i matrimoni. Nei processi in cui bisognava recuperare la dote di una donna sedotta da un uomo che
l’aveva lasciata, le voci della gente contavano, l’opinione della gente su quella determinata donna (se era
onesta o no) era importante per recuperare i soldi che garantivano di non soffrire la fame.
A Trento si stabilisce una formula precisa che prima non c’era, c’erano consuetudini locali.
La solidarietà era legata alla comunità e al tema delle risorse (sposarsi senza risorse non era possibile e lo
status sociale segnava i destini in maniera chiara). C’era una teoria e una prassi e in quest’ultima c’era una
certa elasticità rispetto alla questione delle risorse, in base ad esse si concludeva o meno un patto
matrimoniale. Spesso non c’era neanche il tempo di concludere il matrimonio a causa di una mortalità
altissima, carestie, pesti.
Prima di Trento le consuetudini rimandavano a un’idea di relazione monogamica, però non si condivideva
l’idea che quel legame fosse indissolubile, si pensava nel sentire comune che si potessero anche sciogliere
dei legami (ci penserà la Chiesa a scioglierli).
Ci si risposava in caso di vedovanza, in caso di probabilis certitudo (diventava un problema quando però
ritornava il marito, anche se i casi erano rari). Si apre la possibilità di una bigamia involontaria (“non volevo
risposarmi ma l’ho fatto perché…”).
Spesso c’era un accordo tacito di non dormire nello stesso letto o addirittura non stare nello stesso luogo
(meglio separarsi in accordo che mettere in discussione quel vincolo). L’idea di continuità nella pratica
matrimoniale e nei legami era elastica, in questa discontinuità poteva entrare il giudice ecclesiastico che
doveva distinguere tra la verità individuale del soggetto, la volontà familiare e il destino.
26.10
LEZIONE 13: FAMIGLIA E MATRIMONIO: UOMINI, DONNE E SOCIETÀ IN EPOCA MODERNA
Il quadro giuridico in cui si muovevano gli uomini e le donne del XVI e XVII era diverso da quello attuale.
L’alto clero produceva norme (dimensione gerarchica), mentre il basso clero era costituito dai parroci, rigidi o
comprensivi che fossero.
Per un lungo periodo la teoria consensualista e le strategie familiari hanno coesistito. Si tende a pensare che
nella scelta del partner la famiglia non pensasse alla dimensione degli affetti (modalità presente nell’antico
regime). Non era però uno scontro titanico, c’erano gli interessi e c’erano i sentimenti, magari non
coincidevano ma c’erano felici soluzioni; l’interesse però era al primo posto.
Sia i protestanti (chiese evangeliche) sia i cattolici hanno voluto combattere i matrimoni clandestini perché
minavano l’ordine sociale a cui tutti tendevano. Una differenza in ambito cattolico è la clericalizzazione del
matrimonio, che si lega alla dimensione sacramentale, mentre la burocratizzazione c’era anche nel mondo
protestante (contratti, burocrazia). Per i protestanti restava comunque un fatto religioso, non un sacramento
ma sottoposto a giurisdizione secolare (quello che diventerà il matrimonio civile); solo in Olanda in epoca
moderna verrà introdotto il matrimonio civile in senso stretto, frutto della tolleranza religiosa in un contesto in
cui c’erano più fedi religiose.
Per quanto riguarda il divorzio, l’indissolubilità venne difesa anche in ambito protestante, c’erano casi
eccezionali ma c’era apertura alle seconde nozze.
Il punto di maggiore divisione tra il mondo protestante e il mondo cattolico fu il celibato, odiato dal mondo
protestante (nel mondo cattolico invece c’era la società dei chierici) che rivaluta il matrimonio e la famiglia,
per cui la casa era il centro di educazione religiosa e non la chiesa.
Per Trento al primo posto c’era la vita celibataria invece, chiamata vita perfetta (perché si seguiva un ideale di
vita perfetto sul modello di Gesù).
La figura femminile viene rivaluta nel contesto protestante, partecipa al fatto educativo che non è lasciato
alla scuola dei chierici ma alla famiglia; la donna è degna di essere moglie del ministro di Dio (ministri e
pastori non aderivano al celibato). Ma la dimensione è sempre modellare, si pensa a una donna inserita in una
gerarchia di subordinazione (moglie del pastore come donna non polemica, non orgogliosa, riservata, non
autoritaria, che si prende cura della casa: un femminile disciplinato, virtuoso, ancillare rispetto a quello che
è il ruolo maschile).
In ambito protestante la dimensione della vita sessuale doveva seguire linee chiare e definite; le istituzioni
secolari favorirono una repressione dei costumi sessuali molto più forte di quella cattolica che utilizzò il
confessionale come spazio in cui affidare le cose più segrete. Nel mondo protestante la via praticata era
quella giudiziaria: ci fu un’estensione del termine fornicazione ai promessi sposi e non solo alla sessualità
extra-matrimoniale; in ambito cattolico con fornicazione si pensava al sesso fuori dal matrimonio, in ambito
protestante la sessualità permessa nell’ambito matrimoniale doveva avvenire in determinati modi.
C’era una certa flessibilità nei tribunali cattolici e protestanti, si facevano lunghi processi per arrivare a un
patto, per esempio in caso di donna sedotta e incinta; la differenza è che nel mondo cattolico c’era il
matrimonio riparatore, in quello protestante si pensava direttamente agli interessi economici.
Il tema dell’onore femminile e della reputazione offesa e difesa si inserisce nell’ambito giudiziario; c’era
flessibilità, l’onore era negoziabile e poteva essere ripulito con il risarcimento economico. Abbandonare il
bimbo significava difendere l’onore della donna e della famiglia (per i cattolici?) mentre per i protestanti
l’onore stava nel riconoscere la paternità.
Nel 1779 ci fu la penalizzazione del reato di stupro semplice non violento.
Stupro semplice= nell’epoca moderna era la deflorazione della donna, che poteva essere consensuale ma
bisognava compensare, perché la donna aveva perso il suo onore. La violenza era intesa
come fatto sociale perché quella donna non sarebbe stata riabilitata socialmente. Gli
aspetti compensativi potevano essere il matrimonio riparatore o la dimensione pecuniaria.
Al centro c’era la questione della verginità, non era uno stupro considerato come al giorno d’oggi, in cui si
cerca un colpevole da incarcerare. C’era anche quello ma non è ciò che si intendeva in questo caso.
Arrivare vergini al matrimonio si scontrava con tempi lunghi e con promesse che predisponevano a un
matrimonio che poteva non avvenire e in quel caso la donna non era più spendibile in quel mercato in cui
contava la verginità fisica come aspetto necessario. La donna sedotta quindi perdeva un’arma legale
importante.
・Repressione della maternità illegittima
・Insofferenza verso il principio di autorità
・Dimensione ideologica armoniosa vs realtà disarmonica (per esempio il matrimonio combinato vs il
matrimonio d’amore)
Tutti gli studi sulla famiglia partono dal Catasto fiorentino, che è una fonte particolarmente ricca perché si
tratta di una rilevazione capillare degli aggregati domestici e della loro composizione e ricchezza a Firenze e
nella parte di Toscana allora dominata dalla città.
«A seconda delle società e delle culture, le famiglie possono essere monogamiche, cioè costituite dalla
coppia di un uomo e di una donna, o poligamiche, cioè unioni di più di due persone: se si tratta dell’unione di
un uomo con più mogli si definisce poliginica mentre poliandrica è l’unione di una donna con più mariti. Si
può dire però che sono rarissime anche le società extraeuropee, nelle quali più frequentemente si trovano
ménages poligamici, nelle quali l’unione sessuale e la filiazione non siano legittimate da una forma di
consenso pubblico che sanziona l’impegno reciproco dei contraenti, e cioè da un matrimonio legale.» (C.
Casanova, Famiglia e parentela in età moderna)
La famiglia non si basa ovunque sull’unione stabile tra un uomo e una donna. Gli esempi di famiglie
poligamiche sono innumerevoli anche se, secondo Lévi-Strauss, sono organizzate come famiglie
monogamiche nelle quali un uomo funge da partner per più donne che abitano in altrettante case (poliginia) o
una donna funge da moglie per diversi uomini (poliandria).
Per quanto i tipi di unione realizzati siano lontani dalla nostra idea di famiglia, l’elemento comune, quello che
conta, è la legalità del matrimonio, sancita dalla dote, e cioè un elemento non naturale ma sociale e
culturale. L’elemento dotale quindi si inserisce nell’idea di famiglia.
Le norme che regolano il matrimonio definiscono la ripartizione dei compiti tra i sessi, l’interdipendenza tra i
contraenti il matrimonio, l’associazione durevole tra individui, la legittimazione dei rapporti sessuali.
Nessun tipo di società sarebbe possibile senza lo scambio matrimoniale, la creazione di legami di affinità e le
prescrizioni relative alla sfera procreativa. La pratica dell’incesto comporterebbe la costituzione di gruppi
consanguinei chiusi in se stessi, ostili fra loro. Per questo l’incesto è interdetto in tutte le società e sono
definiti principi di filiazione che ripartiscono i consanguinei in diversi gruppi distinguendoli fra sposabili e non
sposabili.
Il matrimonio è un contratto di sostentamento reciproco sulla base di differenze stabilite
artificialmente/culturalmente. Le modalità di regolamentazione del matrimonio sono molto diverse ma
implicano sempre dei sistemi di classificazione dei parenti biologici (secondo le linee di filiazione) e delle
regole sulla scelta del congiunto stabilendo interdizioni o persino prescrizioni sulla scelta stessa, come nel
levirato (vedova che sposa il fratello del marito) e sororato (vedovo che sposa la sorella della moglie) per gli
ebrei.
Nella società occidentale, bilaterale o cognatica, tutti i legami sono ritenuti equivalenti attraverso gli antenati
dei due sessi, anche se vi è una notevole accentuazione patrilaterale (cognome, eredità, patri-virilocalità). La
parentela di lignaggio coesiste con la famiglia coniugale e con la parentela degli affini, cioè dei parenti
acquisiti con il matrimonio (coniugi, suoceri e cognati).
Una delle convenzioni più radicate nella cultura europea fin dal basso medioevo e dai primi secoli dell’ età
moderna è che la catena genealogica si declini sul paradigma del cognome trasmesso ai maschi dello stesso
sangue. Famiglia e casato, patrimonio e vincoli di parentela sono in primo luogo identificati nelle comunità e
nei ceti di appartenenza dal nome condiviso dagli uomini che riconoscono un antenato comune.
Nel latino classico e medievale e nella terminologia antropologica moderna “agnato” è una persona con cui si
è in rapporto di parentela solo in linea maschile. I romani consideravano paritari i legami di sangue in linea
maschile e in linea femminile, seguivano cioè un sistema di classificazione della parentela bilaterale o
cognatizio
Una radicale trasformazione nella società europea si è verificata nei secoli XI-XII quando i gruppi aristocratici
iniziarono a organizzarsi intorno alla linea agnatizia. Il lignaggio diventò così “una specie di compagnia di
uomini” del passato e del futuro, vivi, morti e non ancora nati. Il lignaggio, cioè, si identificava nella comune
discendenza da un antenato e agiva per trasmettere il nome, l’influenza politica, il patrimonio, alle generazioni
future.
Nel mondo medievale, ma anche nei secoli dell’Età moderna, un accordo matrimoniale spesso solennizzava
la fine di un conflitto. In questo la pratica sociale trovava un autorevole riconoscimento in S. Agostino per il
quale il legame coniugale era il principio ordinatore della società.
La centralità del matrimonio come fattore di regolazione dei conflitti valorizzò la funzione mediatrice
delle donne, anelli di congiunzione tra due lignaggi.
Dal XII secolo, la Chiesa estese attraverso il matrimonio il controllo sulla società non solo definendo i gradi di
interdizione ma anche con l’affermazione della sacramentalità dell’unione coniugale.
Inoltre, individuando l’essenza del sacramento nel libero scambio dei consensi dei contraenti, almeno in linea
di principio, la Chiesa si presentò come antagonista della parentela, che voleva che l’impegno reciproco
fosse controllato dalla volontà dei padri e del gruppo degli agnati.
Se nei ceti alti i figli rimasero ancora per molto tempo subordinati e le loro inclinazioni spesso non vennero
assecondate, nei ceti bassi la sacramentalità attribuita al consenso (che ne faceva un vincolo indissolubile)
dette luogo ad una grande varietà di unioni, basate di volta in volta sullo scambio del consenso per verba de
futuro: “prometto di sposarti”, seguito da rapporti sessuali e da convivenze, o su un impegno preso a
quattr’occhi senza testimoni ma immediatamente vincolante: per verba de presenti: “ti sposo”.
Ciò che faceva il matrimonio era l’accordo intercorso fra le due famiglie, che si attuava gradualmente ma che
fin dai primi passi, dai primi accordi avviati cautamente da intermediari, era cogente per entrambe le parti.
Venir meno alla promessa (anche prima che i giovani si fossero conosciuti) poteva comportare una lotta
sanguinosa tra le due parti.
Questi rituali, con diverse varianti, ricorrono in ogni parte d’Italia e in molte d’Europa ed erano contrastati
dalla Chiesa sia perché coartavano la volontà dei singoli sia perché potevano provocare odi e conflitti in caso
di rottura delle trattative.
Il concilio di Trento, con il decreto Tametsi del 1563 disciplinò la materia matrimoniale sia imponendo il
controllo collettivo sulla serietà della promessa, con l’affissione delle pubblicazioni nella parrocchia della
sposa, sia ritualizzando e definendo il momento effettivamente vincolante con un cerimoniale.
L'ipotesi formulabile dalla trasposizione alle società europee degli studi antropologici sulla struttura della
parentela è che ogni comunità presenti una modalità originale di porsi il problema dell'alleanza.
A questo valore si aggiungeva quello del vicinato: parentela, amicizia. Secondo le fonti quindi l’attrazione
individuale sembra drasticamente esclusa da questi accordi, più unioni di parentele che di coppie: il
matrimonio d’amore non è certo il buon matrimonio, ma lo sono il parentado, quello in cui “il tutto l’hanno
trattato li padri d’ambe le parti amorevolmente fra loro”, e il vicinato, che erano la sintesi di un buon
matrimonio.
Altrettanto visibile era il modo di trattarsi reciprocamente: il saluto, la conversazione amichevole, la
frequentazione delle rispettive case, il mangiare e bere insieme. La parentela aveva una precisa gerarchia: ci
si chiamava primi cugini o come cugini, ma non esiste, nel lessico italiano, una terminologia specifica per
coloro che sono legati da vincoli di consanguineità di quarto grado, cioè per i cugini di terzo grado.
L’asse portante che qualificava il fatto che delle persone “oltre la parentela sono buoni amici” era la
familiarità, l’essere “amico della casa”, condizione che si esplicava nella “gran pratica”, abitudine nella
frequentazione assidua e nella conoscenza che permetteva di programmare una politica della parentela.
Il terzo valore sociale è il rapporto di vicinato, che si instaura tra i gruppi innanzitutto in quanto membri della
stessa comunità o parrocchia o anche di comunità vicine, ma soprattutto come “vicini di case”, condizione
che permette “grande domestichezza”, cioè ancora familiarità, amicizia.
Il caso più classico è quello in cui si combinava la parentela alla vicinanza, come dice un uomo spiegando
che lui e il fratello sono “vicini di casa et d’habitatione, che non gli è se non un muro tramezzo, et tra detto mio
fratello et io solemo conferir insieme quando che occorre a maritare de nostri figlioli”.
Delle motivazioni che venivano addotte per chiedere le dispense negli anni successivi al concilio di Trento fino
al 1630, circa la metà si riferivano alla poca dote della donna.
Le cause determinanti dei matrimoni tra parenti, in questo periodo, sono da attribuirsi a fattori economici (che
si rendono espliciti nella poca dote della donna), a vincoli demografici (“strettezza” del paese), a difficoltà
familiari dovute a un numero eccessivo di figli.
In generale il concetto fondamentale è quello della parità di condizioni economiche e sociali che doveva
esistere tra i due coniugi: essere uguali “et di casata et di robba”.
Ai gradi inferiori della gerarchia dei ceti è probabile che funzionasse un altro meccanismo per cui il
matrimonio fra parenti era condizionato da preoccupazioni più pratiche, come quella che la “putta”, la
ragazza, “non vada a male”, non si traviasse. Delle ragazze si sottolineavano allora le buone qualità morali e
del pretendente l’industriosità per indurre le autorità ecclesiastiche a concedere la dispensa.
14.11
LEZIONE 14: ELISABETTA I DALLA STORIA AL MITO, pt 1
Elisabetta I ha dato protezione a Maria Stuart. Queste due donne erano funzionali a politiche maschili.
Communis opinio: cosa pensava la gente, l’opinione pubblica e religiosa?
Knox scrive “Il primo squillo di tromba contro il mostruoso governo delle donne” contro Maria Tudor, figlia di
Enrico VIII e Caterina d’Aragona. Il padre voleva il maschio, quindi viene messa in discussione. Knox scrive
questo pamphlet contro Maria ma in generale contro la donna: «Sono certo che Dio abbia rivelato ad alcuni in
questo nostro tempo che è ancor più di un mostro di natura che una donna regni e abbia potere sull'uomo».
Sovrani inglesi: Tudor ↴
・Edoardo VI (1537-1553): regna 7 anni, figlio di Enrico VIII e Jane Seymour; re d’Irlanda; fidanzamento
con Maria Stuarda (aveva sei mesi, regina di Scozia dal 1542 al 1567; regina
consorte di Francia dal 1559 al 1560; regina d’Inghilterra per i legittimisti, figlia di
Giacomo V di Scozia e Maria di Guisa); a 10 anni incoronato re d’Inghilterra e
d’Irlanda; 1544 Atto di Successione firmato da Enrico VIII: dopo Edoardo era
designata la cattolica Maria (figlia di Caterina d’Aragona), a seguire Elisabetta; da
un lato c’è una volontà legata al sovrano, dall’altro ci sono situazioni che
riguardano le contingenze storiche.
Enrico VIII nasce come difensore della fede, andare contro la Chiesa cattolica è stata una scelta politica; ma
non poteva non riconoscere che c’era una linea di sangue e che era importante seguirla. Maria Tudor era
cattolica (linea materna) ed era sostenuta dalla parte cattolica.
Inghilterra, Francia, Spagna
C’è un tema politico identitario.
Riforma chiesa d’Inghilterra, legami con Cranmer→ Edoardo VI introduce nel 1549 “Book of Common Prayer”
con l’aiuto di Cranmer: rende solida la comunione
anglicana; questione sacramentaria; influenza di John
Dudley, duca di Northumberland: designare Jane Grey
(linea non papista, ancora una volta la questione si sposta
sul legame con la Chiesa di Roma); illegittimità dell’atto
non in linea con quello parlamentare della successione;
c’erano inoltre le linee della sorella di Enrico VIII,
Margherita Tudor
Jane Grey (pronipote di Enrico VIII), regina per nove giorni; giustiziati (Dudley)
・Maria I Tudor (1516-1558)→ Regina d’Inghilterra e d’Irlanda: 1553-1558; consorte di Spagna dal 1554;
nota come la Cattolica, la Sanguinaria (Bloody Mary); giustiziati Cranmer e
oppositori. Figlia di Enrico VIII e Caterina d’Aragona: recuperare il legame con
Roma e risanare la ferita scismatica; moglie di Filippo II di Spagna
Anna Bolena/Enrico VIII: nascita della sorellastra Elisabetta; esecuzione della Bolena e passaggio a Jane
Seymour e poi Anna di Clèves.
Maria Tudor acclamata e incoronata regina il 19 luglio 1553; sostenuta dalla gentry;
Legame con Roma: cardinale Reginald Pole, nominato arcivescovo di Canterbury (ultimo cattolico); linea
spirituale ed erasmiana della riforma cattolica.
Matrimonio con Filippo II: questione asburgica; dominio europeo; scontri nel Kent con i protestanti (Thomas
Wyatt); sconfitti; celebrazione 25 luglio 1554; lei 38 anni, lui 27; repressione dei dissidenti e dei protestanti:
esecuzione di Grey e Dudley; Elisabetta rinchiusa nella Torre di Londra; roghi dei vescovi Hooper, Ridley,
Latimer, Cranmer.
Scontro con la Francia: perdita di Calais (1558); Paolo IV Carafa antispagnolo; freddezza con Pole;
Maria si ammala (sospetto di gravidanza ma tumore ovarico); la fazione cattolica spinge la regina a firmare la
condanna a morte della sorellastra; Maria Tudor non cede (Elisabetta cederà); morte nel novembre del 1558;
seppellita in Westminster.
・Elisabetta I (1553-1603)→ Regina d’Inghilterra e d’Irlanda dal 1558 al 1603; figlia di Enrico VIII e Anna
Bolena; ultima Tudor
Bolena venne giustiziata nel 1536: accuse varie (stregoneria, alto tradimento; incesto, adulterio, etc..).
Enrico VIII si lega a Jane Seymour, già dama di Caterina d’Aragona e la stessa Bolena; legame con Caterina
Parr (sesta e ultima moglie di Enrico VIII), educazione protestante; formazione umanistica; legame con Parker
(primo arcivescovo protestante di Canterbury) ;
Incoronata il 15 gennaio 1559: una parte importante di vescovi si rifiuta di partecipare; si evita il rito cattolico,
è un rito di incoronazione riformulato e rimodulato da Parker;
Atto di uniformità (1559): obbliga l’uso del Book of Common Prayer (in linea con Edoardo VI; il cattolicesimo
è abbandonato) e la regina diventa Supremo governatore della Chiesa
d’Inghilterra (Parker fa capire ad Elisabetta che poteva esserlo rimodulando la
questione delle gerarchie dell’ordine). Mancante dell’ordine sacro non poteva
esercitare il munus (potere) del governo proprio dell’ordinato.
Atto di Supremazia (1559): ufficiali pubblici giuravano nel sovrano superiore alla Chiesa; il giuramento in fatto
pubblico è da fare al sovrano, perciò la Chiesa è controllata dal sovrano.
Nomina del Consiglio privato: espulsi i cattolici.
Respinse il matrimonio con il cognato Filippo II.
Rivale cugina Maria Stuart (moglie di Francesco II di Francia) nel 1559 si era proclamata regina d’Inghilterra
(linea legittimista, linea del sangue più potente di quella di Elisabetta I, le successioni genealogiche hanno
meno fratture di relazioni). Presenza francese in Scozia per via della madre Maria di Guisa.
Guerre di religione in Francia, morte di Francesco II (1560); appoggio segreto agli Ugonotti.
1562: vaiolo; rischio vita; Elisabetta non si sposa e non riunisce il Parlamento; opposizione con la Camera dei
Comuni; possibili successioni: Maria Stuarda o la sorella minore di Enrico VIII (Maria Tudor, non la figlia), etc...
Maria Stuarda sposa il cattolico Henry Steward: strangolato nel 1567; sposa l’assassino presunto di suo
marito e il figlio Giacomo (futuro Giacomo VI di Scozia) viene allontanato; abdicazione; confinata per 19 anni
nel castello di Sheffield.
Ribellione settentrionale: 1569; porta ad avere il sostegno del papato; bolla di Pio V 1570 Regnans in
Excelsis
La situazione politica del paese era complessa.
Bolla: Filippo II, duca di Norfolk Thomas Howard, Maria Stuart: passano undici anni prima della
promulgazione; rivolta settentrionale 1569 e dell’Irlanda (dei Desmond).
Rivolte nel paese; attacco ai Gesuiti (filospagnoli); tentativo di assassinio da parte del banchiere Roberto
Ridolfi e con l’appoggio del duca di Norfolk (obiettivo di legittimare Maria di Scozia).
Scontro parlamentare: 1570 atto contro Roma; nel 1580 Gregorio XIII decide di sospendere la Bolla e
invita i cattolici all’obbedienza verso la regina; guerra anglo-spagnola (1585-1604): il parlamento emana un
atto contro i Gesuiti e i disobbedienti e vengono cacciati.
Nel 1588 Sisto V riporta in osservanza la Bolla dopo il regicidio di Maria Stuart (1587) (Elisabetta I aveva
scoperto che stava tramando contro di lei); impatto modesto in Inghilterra, più forte in Irlanda. Il tema nell’idea
di Elisabetta I è costruire l’Inghilterra moderna.
Nel 1568 Filippo II attacca le navi corsare di Drake ed Elisabetta risponde nel 1569; il Cattolico era impegnato
nelle Fiandre; tentato assassinio contro Elisabetta: la Spagna è considerata nemica; l’unica garanzia veniva
da Maria Stuarda. Elisabetta verrà vista dalla Spagna, dal papato e dalla Francia come sotto le opposizioni
antispagnole.
Vicinanza con la Francia ma massacro di San Bartolomeo contro i protestanti; negoziazioni matrimoniali:
prima con il duca di Anjou Enrico III e poi con il fratello il duca di Alençon, Francesco; nessun esito.
1580: il papa Gregorio XIII aiuta l’Irlanda ma invano; Portogallo annesso alla Spagna; nelle Province Unite
muore Guglielmo d’Orange: vicinanza dell’Inghilterra; complotti; morte dalla Stuarda ed eredità
spirituale a Filippo II.
1588: Invincibile Armata, sconfitta; discorso celebre di Tilbury: protagonista Drake e Howard; popolarità della
regina; guerre continue con Spagna e Olanda; Enrico di Borbone, protestante, prende il regno di
Francia; aiuto inglese;
1598: morte di Cecil, consigliere di lungo corso di Elisabetta; la questione dei monopoli reali; opposizione
parlamentare; promesse di riforme;
Ribellione di Tyrone: Hugh O’Neill si era proclamato re; 1595 dichiarato traditore: aiuto spagnolo; battaglie
vinte sugli inglesi; 1600 inviato Blount che vince sugli irlandesi nella battaglia di Kinsale
Ultimi anni: stato depressivo, muore il 24 marzo del 1602 a Richmond. Sepolta nell’abbazia di Westminster
accanto alla sorella Maria: «Compagne nel trono e nella tomba, qui noi due sorelle, Elisabetta e Maria,
riposiamo, nella speranza di un'unica resurrezione»
Succede Giacomo I d’Inghilterra, Stuart, figlio della cugina, come VI di Scozia: riserbo di Elisabetta I:
questione testamentaria di Enrico VIII che escludeva la linea scozzese della sorella maggiore; in verità
nessuno pose resistenza a Giacomo.
Nubilato di Elisabetta: sorte avversa della madre? Questione del parto, come nella Seymour e nella Parr,
morte di febbre collegata alla gravidanza? Spiritualizzazione e sacralizzazione della
verginità: ruolo di madre del popolo; purezza e religione? Ipotesi di sofferenze
psicologiche (molestie da Lord Seymour).
Dimensione simbolica: in quella società in cui l’apparenza è sostanza, la dimensione simbolica è un fatto
centrale; il giudizio storico su Elisabetta è moderato (può essere resa icona ma si può
guardare anche da altre prospettive: questione spagnola); pacificazione e pratica della
tolleranza; sostegno ai protestanti? Narrazione mitica; questione della comunicazione
e politica dell’immagine; la dimensione simbolica ha tenuto insieme un intero
regno.
Età elisabettiana: fioritura artistica; Shakespeare, Marlowe, Spenser, Bacone.
Politica imperiale: colonie americane; Virginia.
15.11
LEZIONE 15: ELISABETTA I DALLA STORIA AL MITO, pt 2
Il discorso politico si serve di immagini che servono a veicolare la comunicazione (soprattutto per quanto
riguarda i messaggi politici).
Elisabetta lavora moltissimo su 2 fattori:
1) i discorsi, non solo quelli pronunciati ma anche e soprattutto quelli riportati che dovevano
circolare (parole che ha voluto lasciare con una finalità e con uno scopo politico preciso)
・Discorso del 20 novembre 1558 presso la residenza di Hatfield dopo la scomparsa della sorellastra:
«E siccome io sono solamente un corpo dal punto di vista naturale, ma anche, per volere di Dio, un corpo
politico per governare, desidero che voi tutti, miei signori principalmente voi nobili, ciascuno secondo il
proprio grado e potere, mi siate d’aiuto».
Emerge l’enorme battaglia culturale tra natura e cultura: corpo naturale vs corpo politico (Knox tornerà sul
tema della natura). Elisabetta esortava i nobili a non fermarsi sul corpo naturale di donna, perché il suo era
un corpo politico, era una regina. Chi governa ha un corpo politico. Il diritto naturale è suggellato, surrogato
e sostanziato dal diritto divino: era regina per diritto divino.
I comuni a un certo punto si ribellano: lo stato fisico che permette alla donna di poter dare discendenza era a
rischio, gli anni passavano e loro volevano che lei prendesse marito ↴
・Discorso del 1559 in risposta a una petizione della Camera dei Comuni affinché prendesse marito e
assicurasse la discendenza:
«quando mi venne addosso l’onere pubblico di governare questo regno, mi sembrò essere un’avventata
follia tirare su di me le preoccupazioni che potessero derivare dal matrimonio. Per concludere, io sono già
vincolata a un marito, che è il regno d’Inghilterra, e questo vi può bastare. […] E non rimproveratemi più […]
per il fatto che non ho figli: poiché tutti voi, e tutti quelli che sono inglesi, siete miei figli e parenti; di cui, fino
a quando non ne venga privata, e fino a quando Dio mi proteggerà, voi non potete accusarmi, senza darmi
offesa, di essere priva»
C’è il tema dell’ossessione della discendenza che è garanzia di continuità politica. Lei offriva la sua vita ai
suoi sudditi, sposta dal piano naturale al piano politico che è simbolico. Ripresenta un’idea dal forte valore
simbolico: è più importante essere madre naturale oppure spostare la situazione su un approccio simbolico
e spirituale? Slittamento da piano naturale a simbolico politico
・Discorso del 1566 a una delegazione parlamentare:
«Da parte mia, non mi preoccupo della morte, poiché tutti gli uomini sono mortali; e sebbene io sia donna,
pure ho altrettanto coraggio, necessario per la mia posizione, quanto ne ebbe mio padre. Io sono la vostra
regina consacrata. Non verrò mai costretta a far nulla con la violenza. Ringrazio Dio di essere dotata di
qualità tali che, se venissi scacciata dal regno in sottoveste, sarei in grado di vivere in qualunque luogo della
cristianità».
La posizione in negativo (sebbene io sia donna) evidenzia l’idea negativa del femminile (per Knox le donne
non hanno coraggio, ma Elisabetta sosteneva che lei avesse coraggio come suo padre). Allusione a una
veste femminile: al di là dei simboli del potere, anche se la lasciassero in sottoveste lei saprebbe difendersi.
Ogni parola è misurata: cristianità= a lei non interessa di Roma e del cattolicesimo, è cristiana e questo le
basta, non deve correre dal Papa a chiedere aiuto.
・1588, discorso fatto sul campo militare di Tilbury:
«Mio devoto popolo, da alcuni di quelli che si preoccupano della mia sicurezza sono stata indotta a far
attenzione nell’affidarmi a moltitudini armate, per timore del tradimento. Ma io vi dico che non vorrei vivere
per diffidare del mio fedele e devoto popolo. Lasciamo la paura ai tiranni: io mi sono comportata in modo
tale che, dopo che in Dio, ho posto la mia principale forza e salvaguardia nei cuori leali e nella benevolenza
dei sudditi. Pertanto io vengo a voi in questo momento per tutt’altra ragione che il mio svago e il mio
piacere, essendo risoluta a vivere e morire tra di voi, nella mischia e nel fervore della battaglia fino al
sacrificio estremo del mio onore e del mio sangue, per il mio Dio, il mio regno e il mio popolo. So d’avere il
corpo di una debole e fragile donna, ma ho il cuore e il fegato di un re – anzi, di un re d’Inghilterra – e
m’indigno che Parma o qualunque altro principe d’Europa osi invadere le frontiere del mio regno. Ecco
perché, piuttosto che il disonore alligni accanto a me, io stessa metterò a repentaglio il mio sangue reale; io
stessa sarò il vostro generale, e giudicherò e ricompenserò la vostra virtù sul campo di battaglia».
Tema della mascolinizzazione: corpo di donna che deve essere superato
Hanno provato ad ucciderla ma lei ha fiducia nel suo popolo. Lei non aveva paura perché era nella sua
legittimità e coerenza politica. Incoraggia il popolo come farebbe un re (il re difficilmente andava in prima
persona a combattere, in età moderna arrivava al campo e incoraggiava i suoi). Sosteneva che era pronta a
morire con loro e per loro (Dio, regno, popolo). Lei come amazzone (antica tradizione che Knox farà
riemergere). Debolezza e fragilità legate al femminile, ma lei aveva superato quella dimensione che la natura
le aveva dato.
2) la ritrattistica, l’iconografia.
・1546, autore sconosciuto, forse il fiammingo William Scrots
Era presentata in quanto figlia del re, piena di gioielli (tra cui il pendente con la croce, segno dell’ortodossia
religiosa, perle simbolo di purezza e verginità, Bibbia, un libro in cui Elisabetta ha infilato un dito che
potrebbe rappresentare l’amore per la cultura classica a cui era stata formata, baldacchino con un letto
vuoto come riferimento alle infelici soluzioni materne o a un marito che non arriva o un’allusione a una
sessualità complessa e politicamente problematica, questioni che hanno toccato anche la dimensione
identitaria, però la sessualità a servizio della politica non si compie).
・Ritratto dell’incoronazione: la corporeità di Elisabetta è ridotta a nulla, del corpo rimangono le mani, il viso
iconizzato e i capelli lunghi e sciolti (stato nubilare, non è il capello raccolto o matrimoniale). È
sovraccaricata dai simboli del potere: il globo rappresenta metaforicamente il potere legale che viene
esercitato su un territorio limitato ma per estensione sul mondo intero, è in potenza un qualcosa di esteso, è
al vertice del suo regno e regna in virtù della propria fede; tutto è iconizzato perché questo messaggio
venga trasmesso; i gigli alludono alle pretese inglesi al trono di Francia; l’ermellino rappresenta la dignità del
potere; il collare ricco di perle come caratterizzazione di genere; l’intento marcatamente simbolico della
messa in scena è caratterizzato dalla postura ieratica; i capelli sciolti rappresentano la condizione
verginale della regina all’incoronazione).
Elisabetta è ritratta sempre giovane, perché non sposata, spiritualizzata (eternità del potere); volto bianco
che richiama la verginità spirituale.
・Ritratto di Elisabetta I con un setaccio (1583), Siena: il setaccio è emblema della capacità di discernimento
della regina. 2 virtù: verginità e saggezza.
・Ritratto dell’Armada: indica il globo, rimanda all’espansione; dietro di lei, le due scene dell’Invincibile
Armada da un lato e del naufragio di Filippo II di Spagna.
・Ritratto con il vestito bianco: celebrata come divinità; bianco come purezza celestiale; la scenografia alle
spalle rappresenta la sua vittoria.
・Ritratto dell’Arcobaleno: Domina il simbolismo; sebbene sia quasi settantenne, il suo viso è sempre
giovanissimo e i fiori selvatici ricamati sul vestito suggeriscono eterna giovinezza. La sua bontà governata
dalla saggezza del serpente che è un simbolo tradizionale. Ha occhi e orecchie dappertutto, la sua fama
non ha confini; tiene in mano l'arcobaleno (“non un arcobaleno senza sole”). Giovane regina della pace e
della bellezza.
Deve difendersi nella dimensione politica ma anche naturale: John Knox nel 1558 scrive “Il primo squillo di
tromba contro il mostruoso governo delle donne” (pieno di stereotipi).
(richiamo a Jezabel come paragone: figura biblica, pessima donna e pessima regina)
Knox (calvinista) sosteneva che nessuno aveva il coraggio di dire le cose come stavano: secondo lui il popolo
non stava difendendo la propria nazione dagli stranieri. Una donna crudele stava portando il regno al disastro
(Maria Tudor).
Sosteneva l’incompatibilità naturale della donna al potere, che fosse un insulto a Dio e che sovvertisse
ogni ordine positivo, equità e giustizia (riprende Aristotele, Platone).
Governo della donna contrario alla natura: Dio ha privato la donna di autorità e dominio (“come potrebbe un
cieco guidare chi ci vede?”; esempi di deboli, stupidi ecc per rappresentare le donne). Tutte queste mancanze
sono state notate dagli uomini nel corso del tempo, tanto che non solo le hanno rimosse da ogni posizione di
governo e autorità, ma si pensava anche che gli uomini soggetti alle decisioni e comando delle mogli non
fossero dediti alle cariche pubbliche (Aristotele, Politica). Riprende anche san Paolo quando dice che le
donne non devono parlare pubblicamente perché se si abituano diventano sfacciate.
Debolezza naturale, appetiti disordinati, sfrenata lussuria
Il massimo della perfezione del femminile è servire e obbedire all’uomo non per comandarlo, l’uomo è il suo
signore come Dio è il creatore.
Tertulliano, libro sull’abbigliamento: condanna di genere, donna come porta e cancello del diavolo; si
preoccupa di come vestirsi piuttosto che pensare a tutto quello che ha fatto.
Stratificazione di pregiudizi e categorizzazioni di genere (auctoritates che affondano le loro conoscenze nei
padri della chiesa, nei filosofi della chiesa, nello iuris civilis)
Verginità di Elisabetta come imitazione della Vergine Maria
16.11
LEZIONE 16: L’ITALIA DOPO CATEAU-CAMBRÉSIS (1559)
Carlo V (1500-1558) è una figura imponente. La sua idea era quella di un’unità europea che superasse le
territorialità e le monarchie nazionali. Creare un’unità nella diversità era però un’utopia, tant’è che Carlo V era
stato visto male dal Papato, perché aveva tentato di dialogare con i luterani per cercare una pace. Egli
cercava di trovare un patto tra le istanze spiritualiste iniziali della Riforma e quelle che erano le situazioni di un
nepotismo sfrenato che portava il pontefice ad essere un sovrano temporale.
Spostamento da un’aspettativa economico-finanziaria a una spirituale-intellettuale
Carlo V era figlio di Giovanna di Castiglia e d’Aragona (“la pazza”) e Filippo Il Bello, figlio a sua volta
dell’imperatore Massimiliano d’Austria e Maria di Borgogna; quindi c’era dietro la Borgogna e la linea
imperiale. Già il matrimonio dei nonni aveva una caratterizzazione territoriale nel patto matrimoniale. Sua
madre era una figura scomoda (definita pazza ma era semplicemente uno stereotipo femminile); era figlia di
Ferdinando II d’Aragona e Isabella di Castiglia. L’eredità di Carlo V era enorme, un impero in continua
espansione. Ma non era il solo figlio, ce n’erano altri che avevano fatto matrimoni importanti (Portogallo,
Francia, Danimarca, Ungheria) con casate europee.
Venne educato in territorio non spagnolo, ciò sarà un problema per la Spagna (lingua, cultura) (tant’è che per
un periodo la madre Giovanna non sarà più pazza e le verrà chiesto aiuto perché non volevano suo figlio).
L’educazione del principe fu essenzialmente fiamminga, educato alla lingua inglese, educazione complessa,
ampia e principesca completa che verrà riconosciuta, lodata e cantata da Erasmo da Rotterdam.
La morte di suo padre accelererà il percorso spagnolo, dovrà gestire la corona spagnola ma c’era ancora suo
nonno che rappresentava una resistenza al suo ingresso.
14 maggio 1516: proclamato ufficialmente re
Dopo Cateau-Cambrésis dipendevano direttamente dalla Spagna: il Ducato di Milano, lo Stato dei Presidi e il
Regno di Napoli (con Sicilia e Sardegna)
Erano alleati della Spagna: la Repubblica di Genova, il Ducato di Savoia, il Granducato di Toscana, lo Stato
pontificio
I temi sono: inimicizia con la Francia (collegamento con Italia), questione ottomana e questione religiosa.
L’estensione plastica del regno di Filippo II andrà a confermare i territori spagnoli e ad aggiungere altre parti
con la questione delle Fiandre.
[Gli scenari in conflitto erano Francia (varie guerre fino al trattato di C-C), questione ottomana (espansione
turca come grande problema, Solimano: retorica dello straniero, Vienna minacciata dai Turchi, ma Solimano
veniva in Europa per aumentare il suo peso politico, il suo prestigio e aveva dalla sua sia il re francese sia i
principi tedeschi, e non per fare fuori i cristiani, quindi c’è il tema della religione come instrumentum regni;
retorica del perfido come lo erano i Giudei;), questione religiosa (crisi, guerre di religione, Pacificazione di
Augusta per cui i sudditi seguivano la religione del sovrano)]

Ferdinando d’Aragona sposa Isabella di Castiglia e dalla loro unione nasce Giovanna di Trastamara detta La
Pazza.
Massimiliano d’Asburgo sposa Maria di Borgogna→ Filippo I d’Asburgo detto Il Bello
Giovanna di Trastamara sposa Filippo I d’Asburgo→ Carlo d’Asburgo (poi re di Spagna come Carlo I e poi
imperatore come Carlo V)
Obiettivi di Carlo V: creare una nuova monarchia universale cristiana
politica interna→ consolidare la propria autorità sui suoi domini spagnoli e contrastare la
spinta autonomistica dei principi protestanti tedeschi
politica estera→ Francia e Impero Ottomano
Lo scontro è tra Carlo V e la Francia rispetto alle ambizioni sulla terra italiana.
Sconfitta di Francesco I a Pavia (1525), che trasferito a Madrid nel 1526 firmò la pace di Madrid (1527) in cui
rinuncia alla Borgogna e ai territori italiani
La Lega di Cognac (1526)→ Firenze, Venezia, Ducato di Milano, Enrico VIII (Inghilterra), Papa Clemente VII
(Stato della Chiesa)
LA PACE DI CAMBRAI (1529) (pace delle due dame: Margherita d’Austria, zia di Carlo V, Luisa di Savoia,
↓ madre di Francesco I)
Carlo V rinunciava alla Borgogna e restituiva i figli di Francesco I in ostaggio dal 1526
La Francia non voleva essere una potenza di serie B; il Papa era il sovrano pontefice e si sentiva in dovere di
mantenere una qualche “neutralità”.
Equilibri in Europa intorno al 1515 ↴
・Asburgo: controllavano Austria, Borgogna e Paesi Bassi e avevano il titolo imperiale
・Spagna: controllava i territori spagnoli, l’Italia meridionale e i domini americani
・Francia: controllava il territorio francese e il Ducato di Milano
I possedimenti di Carlo V erano l’eredità di Maria di Borgogna (Paesi Bassi), l’eredità di Isabella di Castiglia
(Africa Settentrionale, Messico, Cuba ecc), l’eredità di Ferdinando d’Aragona (Napoli, Sicilia, Sardegna ecc),
l’eredità di Massimiliano d’Asburgo (Austria ecc).
Nel 1519 si fa eleggere imperatore del Sacro Romano Impero (con il matrimonio del fratello entrerà anche
l’Ungheria).
Domina la politica europea→ 1516: re di Spagna, 1519: eredità i domini asburgici + eletto imperatore
Tra il 1520 e il 1555 Carlo V dominò la politica europea, e i suoi obiettivi erano:
1) realizzare un Impero universale
2) cancellare la riforma protestante
3) respingere la minaccia turca
Ma la riforma protestante non verrà cancellata e il Papa sarà sempre diffidente verso gli Asburgo.
Carlo V si sposò con sua cugina Isabella d'Aviz nel 1526, ebbero 6 figli legittimi e altrettanti naturali
(illegittimi?).
Ritornando alle guerre d’Italia ↴
・Nel 1521: Carlo V occupò Milano e assediò Pavia
・Nel 1524: Francesco I assediò Pavia ma fu fatto prigioniero dall’imperatore
・Nel 1526: ci fu il trattato di Madrid la Francia rinunciò a Milano, cedette i possedimenti in Borgogna e pagò
un riscatto per liberare Francesco I
・Carlo V mandò in Italia i lanzichenecchi; Francesco I appena libero, creò la Lega di Cognac contro
l’imperatore formata da Francia, Venezia, Genova, Firenze, Stato della Chiesa e Inghilterra
・Nel 1527: Sacco di Roma: i lanzichenecchi saccheggiarono Roma per giorni
Il tema si sposta dall’Italia, all’Europa al Mediterraneo ↴
・minaccia Turca
・nel 1535: Carlo V conquistò La Goletta e Tunisi, la minaccia turca non fu eliminata
・Francesco II Sforza morì e Carlo V occupò Milano: Francesco I si alleò con tutti i nemici di Carlo V riprese la
guerra che si concluse con la rinuncia di Francesco I a Milano e Pier Luigi Farnese, figlio di papa Paolo III,
che divenne duca di Parma e Piacenza
Le diete di Augusta e di Ratisbona non avevano avuto esiti.
Espansione ottomana: Tunisia, Egitto, Siria, Grecia, Balcani
Battaglia di Mohacs (1526)→ il re di Boemia e Ungheria Luigi II perse la vita
1529: Assedio di Vienna
Francesco I si allea con Solimano in funzione antimperiale.
Nel 1547 Francesco I morì, il figlio Enrico II riprese la guerra contro Carlo V, si allea con Solimano il Magnifico
e i principi luterani tedeschi.
La guerra si spostò dall’Italia alla Germania e nel 1555 la guerra finì con la pace di Augusta.
Il sogno di Carlo V di ricomporre la frattura fra cattolici e luterani era fallito, ma egli aveva posto le basi
per un dominio asburgico-spagnolo in Italia che non c’era mai stato e verrà ufficializzato dopo la sua morte
(che durò 150 anni).
Ferdinando arciduca d’Austria lo aveva aiutato a fermare l’avanzata ottomana e questo preparava a un
passaggio di consegne (nozze di Filippo II con Maria Tudor nel ‘54 fortemente volute da Carlo V perché
poteva essere utile un’alleanza che potesse rafforzare la questione antifrancese).
In età matura sottoscrisse la pace di Augusta per rasserenare la situazione rispetto ai principi protestanti e
per una pace religiosa (principio cuius regio eius et religio).
Il nuovo Papa Carafa non era filoasburgico (si andava delineando una soluzione di compromesso).
Nel 1556 Carlo V abdicò e scelse due successori: al fratello Ferdinando I lasciò Austria, Tirolo, Boemia e
Ungheria, al figlio Filippo II lasciò Spagna, Milano, Napoli, Sicilia, Sardegna, Paesi Bassi e domini americani.
Il ritiro finale di Carlo V nel monastero di San Geronimo (in realtà in un palazzo vicino al monastero) era l’esilio
d’oro, il momento in cui prese le distanze, disilluso rispetto al suo progetto.
・Nel 1557 papa Paolo IV si alleò con tutti i nemici della Spagna nella battaglia di San Quintino; gli spagnoli
ottennero una grande vittoria contro l’esercito francese.
・Nel 1559 fu firmata la pace di Cateau-Cambrésis
La Spagna era la potenza egemone (Spagna, Paesi Bassi, Milano, Napoli, Sicilia, Sardegna, Genova, Corsica,
Stato dei Presìdi e domini americani).
La Francia tolse Calais agli inglesi e controllava il Piemonte e il Marchesato di Saluzzo.
Nel ‘58 i principi elettori raccolgono le dimissioni e il nuovo imperatore fu Ferdinando.
La leggenda aurea dice che Carlo V morì pronunciando il nome di Gesù.
Il senso del dovere e la cifra di un governo così faticoso e complesso viene fuori dallo sforzo da parte del
sovrano di tenere unito un qualcosa che non lo era. Quel progetto necessario (era necessaria una
convivenza pacifica che assumesse e rispettasse le diversità territoriali, culturali e sociali) è sempre al
centro di un dibattito e di una lotta a difesa delle proprie territorialità (difesa della soggettività e della
singolarità). Carlo V voleva trovare un equilibrio tra quelle opposte singolarità.
21.11
LEZIONE 17: FILIPPO II
Filippo II (1527-1598) si trova ad ereditare un impero, una realtà enorme.
L’immagine di Filippo II è diventata mito (“il re prudente”, “il re delle carte”, “il religiosissimo”); c’è stato un
fiorire di nomi, titoli, aggettivi legati alla sua figura per la durata del regno (quasi 50 anni).
C’erano 7422 reliquie, tra cui 12 corpi interni, 144 teste complete e 306 arti che il monarca aveva raccolto
personalmente tra il 1571 e il 1598. Il re chiedeva al custode delle reliquie di mostrargliele, e le baciava.
Ci sono una serie di questioni che mostrano Filippo II non schiacciato dall’idea di bigottismo a cui spesso è
stato associato.
Sicuramente bisogna ricordarlo per l’Invincibile Armada, ma anche per Lepanto, che fu un’impresa
cristianissima, con un valore simbolico che non corrisponde però al valore reale della battaglia.
Focolai di rivolta in Europa 1560-1570:
1) 1560 - rivolta nel cantone di Vaud (calvinisti) contro i Savoia (cattolici)
2) 1562-72 – guerre civili e di religione in Francia
3) 1564 – rivolta in Corsica contro Genova
4) 1566-68 – rivoluzione nei Paesi Bassi (calvinisti) contro la Spagna (cattolica)
5) 1567- rivolta del Regno di Scozia (Maria Stuart, cattolica) contro Elisabetta I Tudor
(protestante)
6) 1568 – rivolta dei “moriscos” (musulmani) di Granada; tema di come Filippo II soluziona
l’uscita di scena di migliaia di moriscos
7) 1569 - ribellione delle contee settentrionali (cattoliche) in Inghilterra
Formazione e incoronazione:
・1527 – nasce a Valladolid da Isabella di Portogallo e Carlo V d’Asburgo
・1543 – a sedici anni sposa la cugina Maria Manuela di Portogallo (morta nel 1545)
・1449-51 – si trasferisce a Bruxelles (Paesi Bassi) con il padre
・1552 – ritorna in Spagna ed assume la reggenza in nome del padre
・1554-59 – si sposta nuovamente a Bruxelles assumendo la reggenza dei Paesi Bassi
・1555 – sposa in seconde nozze la cugina Maria Tudor (figlia di Enrico VIII e di Caterina d’Aragona), regina
d’Inghilterra: si profila l’unione dei due regni in un nuovo grande impero marittimo atlantico
・1556 – Carlo V abdica e si ritira nel monastero di Yuste. Filippo è proclamato re di Spagna; il fratello
Ferdinando sarà imperatore
I nemici della spagna diventano principalmente gli inglesi protestanti, la Francia e il Papato.
・Dominio su: Spagna, Paesi Bassi, possedimenti italiani, Franca Contea, colonie americane e Portogallo (dal
1580)
La Franca Contea gli permette il passaggio dalle alpi per andare su con la Lorena favorevole ai Paesi Bassi,
quindi avrà un accesso senza passare dalla Francia.
La biblioteca del giovane principe non mostra il devoto principe bigotto con le preghiere, mostra Petrarca,
Dante, la Naturalis Historia di Plinio, Erasmo, opere di alchimia, astrologia ecc. Non si fermava a una lettura
devota e funzionale alla causa cattolica, ma comunque gli stava a cuore contenere la spinta musulmana e
protestante (tema politico ma anche personale); condivideva l’idea di una monarchia universale.
“El Rey prudente”: il conflitto con l’Islam (1559-1574) ↴
・1558 – Muoiono a breve distanza Carlo V e Maria Tudor: sfuma il sogno di un impero universale (perché
l’Inghilterra non era più afferrabile). Elisabetta Tudor è la nuova regina d’Inghilterra
・1559 – Filippo II, dopo aver lasciato la reggenza di Paesi Bassi alla sorella Margherita, lascia Bruxelles e si
trasferisce in Spagna. Inizia il governo personale
・1559 – Pace di Cateau-Cambrésis. Lunga tregua con la Francia
・1560 – Filippo sposa in terze nozze Elisabetta di Valois, figlia del re di Francia (morta nel 1568); lo scopo di
questo legame era rafforzare il legame francese, ma era una soluzione problematica sul piano religioso
I matrimoni di Filippo II hanno sempre finalità politica.
La presenza di Ferdinando era comoda per muoversi, aveva meno nemici.
・1560-71 – guerra contro i Turchi:
・1560 – i Turchi occupano Ceuta; 1565 – i Turchi assediano Malta (dove c’erano i cavalieri, un ordine
fondamentale per gli equilibri politici anche del Papato), intervento spagnolo; 1570 – i Turchi attaccano
l’isola veneziana di Cipro
・1566-68 – insurrezione dei Paesi Bassi
・1568-72 – guerra per la riconquista dei Paesi Bassi (erano un problema)
・1568-69 - rivolta dei “moriscos” di Granada; repressione e inizio della guerriglia sulle montagne Alpujarras
・1570 – i moriscos superstiti (30.000) sono deportati in massa e dispersi nelle regioni settentrionali della
Castiglia
・1571 – una flotta cristiana (Spagnoli, Veneziani, Pontifici) sconfigge a Lepanto la flotta turca dopo una
battaglia navale sanguinosissima e feroce (25.000 morti). La testa del comandante turco viene issata sul
pennone della nave ammiraglia spagnola. Filippo sposa in quarte nozze la nipote Anna d’Asburgo (morta
nel 1580); problema genetico degli Asburgo (sterilità, endogamia)
・1573-74 – guerra in nord Africa (Tunisi) contro i califfati
La vittoria di Lepanto diventa un fatto celebrativo della vittoria della cristianità contro l’Islam.
Pio V ha una visione della vittoria a Lepanto, dedica la vittoria alla Vergine del Rosario, e a livello artistico e
religioso ci sarà una diffusione persistente. L’impresa cristiana diventa un fatto di rilevanza politica enorme
che si schierava contro l’avanzata del turco.
Pio XII nel 1947 in un discorso diceva che il 7 ottobre fosse un giorno memorabile del 1571 (battaglia di
Lepanto; il 7 ottobre la Chiesa ricorda la Madonna del Rosario) e ricordava che la preghiera di Pio V fu
efficace a fermare l’avanzata. C’è un espediente retorico tipico della retorica ecclesiastica, ovvero quello di
trovare dei modi per non dire qualcosa in maniera esplicita.
1588: sconfitta dell’Invincibile Armada
Filippo II di Spagna (1574-1598) ↴
・1579 – proclamazione della Repubblica delle Sette Province Unite
・1580 – Muore senza eredi diretti il re di Portogallo Enrico di Braganza: Filippo II occupa il Portogallo e
proclama l’unione delle due corone (fino al 1640)
・1585-88 – conflitto navale e commerciale con l’Inghilterra di Elisabetta I che sostiene i Paesi Bassi
・1587 – esecuzione di Maria Stuart regina di Scozia, accusata di congiura a favore della Spagna
・1588 – fallito attacco all’Inghilterra e distruzione dell'Invincibile Armada al largo delle coste britanniche
・1589-98 - Conflitto con la Francia di Enrico IV
・1598 – Pace di Vervins con la Francia. Morte di Filippo II.
Temi principali:
1) La successione con Carlo V, una monarchia che torna ad essere di stampo universale ma non
impero.
2) Matrimoni politici per rafforzare ancora una volta un’idea
3) Problemi che riguardano la perdita consistente di quell’ambizione riversata sull’area inglese
4) Questione turca, Lepanto
“Il re delle carte”→ burocrazia. Idea di centralizzazione del suo sguardo, farà fatica ad arrendersi a un’idea di
delegare al ministro, ci saranno i Consigli (non sono i ministri che si occupano delle questioni, tutto deve
passare dal suo sguardo e dalla sua lettura; la sua idea era di governare veramente, cosa che lo porterà a
un isolamento “monastico” simbolicamente; quei consigli erano una sorta di ministeri, c’erano i funzionari che
leggevano le carte e a un certo punto faranno una sintesi dato che divenne impossibile per il re leggere tutto,
la sua ossessione riguardava il controllo e il governo diretto, reale. Era costretto a fidarsi dei funzionari).
・1559 – Filippo II lascia il governo dei Paesi Bassi alla sorella Margherita, moglie di Ottavio Farnese (nipote
di papa Paolo III), affiancata dal cardinale Antoine Perrenot de Granvelle (già consigliere di stato di Carlo V).
Tema dei cardinali che diventano in qualche modo i primi ministri (governo dei chierici). Filippo II non
voleva girare, non era per l’itineranza come lo era stato Carlo V; la stabilitas loci è propria della realtà
monasteriale.
・Schiacciamento degli Stati provinciali
・Opposizione del patriziato locale al governo spagnolo (i patrizi dei Paesi Bassi volevano una maggiore
libertà per godere dei benefici di una anzione confederata che funziona a livello economico, con città che
sono aperte commercialmente, c’è un’attività che si vuole difendere)
・Introduzione dell’inquisizione spagnola e politica religiosa intollerante nei confronti dei protestanti
・1564 – allontanamento del Granvelle
・1565, gennaio – missione (fallita) a Madrid del conte Lamoral di Egmont, governatore del Brabante e
rappresentante la nobiltà fiamminga
・1566, 5 aprile – duecento gentiluomini fiamminghi presentano a Margherita una protesta per la repressione
religiosa. Inizio della “rivoluzione” dei Paesi Bassi. Il tema religioso viene usato come strumento per
avere maggiore libertà di movimento in questo tipo di contesto.
・1566, agosto – rivolta antispagnola di Bruxelles e di Anversa (epoca moderna come simbolo di libertà
religiosa ed economica)
La repressione (1567-72) ↴
・1567, luglio – Ferdinando Alvarez de Toledo, duca d’Alba, nominato governatore dei Paesi Bassi al posto di
Margherita Farnese, è inviato nelle Fiandre per reprimere la rivolta: in 4 mesi vengono eseguite 2.500
condanne a morte (Consiglio dei torbidi)
・1567 – i conti di Egmont e di Hoorn, rappresentanti della nobiltà fiamminga, vengono arrestati e sottoposti
a processo.
・1568, 5 giugno – Egmont e Hoorn vengono decapitati a Bruxelles.
・1569 – la Spagna impone una tassa del 10% su tutte le transazioni commerciali (necessaria a mantenere
l’esercito d’occupazione spagnolo); tema della cassazione: la Spagna vuole che il denaro circoli
all’interno, e non che i Paesi Bassi diventino la cassa della Spagna
Guglielmo I d’Orange (1533-1584): “eroe nazionale” olandese
・1568 – dopo la decapitazione di Egmont e Hoorn il principe Luigi di Nassau assume il comando dei ribelli,
ma viene sconfitto dagli spagnoli a Jemmigen. Truppe ugonotte francesi guidate dall’ammiraglio Coligny
muovono in soccorso dei ribelli delle Fiandre.
・1572, 23-24 agosto (notte di San Bartolomeo) - strage degli ugonotti francesi
・1572 – il principe Guglielmo I d’Orange-Nassau, detto “Guglielmo il taciturno”, “libera” le province
settentrionali e si fa proclamare Statholder (governatore militare) dei Paesi Bassi
・1573 – Guglielmo I si converte al calvinismo; gli olandesi rompono le dighe ad Alkmaar per fermare gli
spagnoli
・1572-73 – Rivolta dei “gueux” (straccioni) delle Fiandre sostenuti dai calvinisti francesi.
Blocco navale sostenuto dagli inglesi.
Ammutinamento dei soldati spagnoli (senza paga da mesi) che saccheggiano Anversa.
・1574,14 aprile – Luigi di Nassau è sconfitto e ucciso dagli spagnoli nella battaglia di Mookerheide
・1576, 8 novembre – “Pacificazione di Gand” fra cattolici e protestanti per lottare uniti contro gli spagnoli
・1578 – Crisi dell’alleanza di Gand: prevalenza calvinista
・1578, gennaio – gli spagnoli, al comando di Giovanni d’Austria, iniziano la riconquista dei Paesi Bassi
partendo da sud. Bruxelles, Anversa e Gand resistono, ma le forze della coalizione antispagnola sono
sconfitte il 31 gennaio a Gembloux.
・1578, 1° ottobre – Giovanni d’Austria muore e viene sostituito da Alessandro Farnese (figlio di Margherita e
Ottavio).
・1579, gennaio – Rottura fra la “Lega di Utrecht” a guida calvinista (unione delle sette province del nord:
Frisia, Gheldria, Groninga, Olanda, Overijssel, Utrecht, Zelanda) e l’ “Unione di Arras” a guida cattolica
(province meridionali: Artois, Brabante, Fiandre, Hainaut, Namur, Liegi, Limburgo e Lussemburgo). Le
province meridionali proclamano la fedeltà al re di Spagna.
Scenario, problematico politicamente, che Filippo II deve affrontare: le sette province del nord, calviniste
(Lega di Utrecht), protagoniste della lotta per l’indipendenza e le otto province del sud, cattoliche (Unione di
Arras), fedeli al re di Spagna.
La proclamazione della Repubblica ↴
・1580, settembre – Le sette province unite chiedono il sostegno della Francia e Francesco d’Anjou (fratello
di Enrico III) firma con l’Unione di Utrecht un accordo che lo riconosce “principe e signore dei Paesi
Bassi”.
・1581, 26 luglio – Dichiarazione d’indipendenza della “Repubblica delle sette province unite”. Gli Stati
Generali proclamano Guglielmo I d’Orange Statholder, con sede a L’Aia.
・1583, gennaio – Francesco d’Anjou, proclamato duca di Brabante, cerca di impadronirsi di Anversa, ma
viene cacciato ed è costretto a ritornare in Francia dove muore pochi mesi dopo.
・1584, 10 luglio – Guglielmo I d’Orange è assassinato a Delft da un fanatico cattolico. Il comando
dell’esercito viene assunto dal figlio diciassettenne Maurizio di Orange (Nassau).
・Il governo delle Province Unite si regge sull’equilibrio fra il potere degli Stati Generali, presieduti dal
Gran Pensionario d’Olanda, responsabile della politica interna, e quello dello Statholder, suprema
autorità militare e responsabile della politica estera.
・Se la carica di Statholder è prerogativa della famiglia Orange-Nassau (espressione della grande nobiltà
terriera, tendenzialmente monarchica e militarista), quella di Gran Pensionario è espressione della borghesia
mercantile olandese, rigorosamente repubblicana e tendenzialmente pacifista.
La lunga lotta per il riconoscimento dell’indipendenza (1581-1648) ↴
・1585, luglio-agosto – Alessandro Farnese riconquista Gand, Bruges, Anversa e Bruxelles. Elisabetta Tudor
invia un contingente armato in soccorso delle Province Unite.
・1588 – la Repubblica ottiene il riconoscimento dai paesi protestanti e il sostegno militare dell’Inghilterra e
della Francia
・1590, settembre-ottobre – Maurizio di Nassau riconquista Breda, Deventer e Nimega.
・1592, 3 dicembre – Alessandro Farnese muore in seguito alle ferite riportate durante la battaglia di Rouen
contro i francesi di Enrico IV.
・1604 – assedio e caduta di Ostenda. La città è annessa ai Paesi Bassi spagnoli.
・1609 – tregua di 12 anni con la Spagna. Si apre il conflitto interno fra lo Statholder Maurizio di Nassau e il
Gran Pensionario Oldenbarnevelt.
・1618 – Sinodo di Dordrecht: vittoria della corrente calvinista intransigente e condanna degli Arminiani.
・1619 – Maurizio di Nassau ottiene la condanna e la decapitazione di Oldenbarnevelt.
・1648 – solo al termine della Guerra dei trent’anni (pace di Westfalia) il Regno di Spagna riconosce
l’indipendenza della Repubblica delle Province Unite.
Ritratto di Filippo II (Sofonisba Anguissola)→ la ritrattistica schiaccia e si piega al mito, come un monaco si fa
ritrarre in una forma severa, austera, ascetica
Con Filippo II si chiude l’idea di una sovranità cristiana disciplinata da un senso del dovere, da una
prospettiva/orizzonte/idea del controllo della monarchia che è una modalità ancora antica che porta a
responsabilizzare il sovrano davanti ai propri sudditi ma soprattutto in coscienza davanti a Dio.
Tema religioso usato in maniera strumentale, la storiografia ha accolto in sintesi entrambe le prospettive di
una spiritualità da un lato sincera ma anche crudele (es. ferite storiche con i moriscos, ma anche come è
stata trattata la questione dei Paesi Bassi: Filippo II pensava di poter governare dalla Spagna, tenendo sua
sorella e il cardinale, una terra che voleva superare quell’idea centralizzata di monarchia, erano degli stati con
delle proprie autonomie e rappresentatività, ma Filippo II non ha la lungimiranza di capirlo).
Filippo II→ Lepanto, idea di monarchia burocratico, è prudente ma in realtà la storiografia mostra che è stato
prudente nel prendersi tempo in diverse circostanze, però è stato anche efficace negli interventi
(battaglia di Lepanto non è cifra della prudenza, ma dell’intervento politico deciso come anche nei
Paesi Bassi)
Il sovrano si consegna alla storia tra mito e storia, però la costruzione del mito comunque attraversa la storia.
La cifra politica è ampia, tant’è che Filippo II è ancora oggetto di interesse della storiografia, della
cinematografia, dell’arte; ispira la scrittura dello storico ma anche la creatività dell’artista, che vede in questo
soggetto le contraddizioni di un’epoca, dell’uomo, del sovrano e della sovranità, e lui ne ha mostrato un
volto.
22.11
LEZIONE 18: GUERRE DI RELIGIONE E CIVILI IN FRANCIA (1562-1598), pt 1
Le guerre di religione hanno rappresentato sul territorio francese, delle Fiandre, spagnolo e tedesco un
momento difficile di convivenza e di tolleranza. Il tema è la religione usata per scopi politici.
Ci sono 2 piani: non è detto che la dimensione politica escluda la dimensione religiosa e spirituale più intima.
Si racconta che l’8 settembre 1562 Carlo di Guisa ricevette a Roma la notizia che nella notte di San
Bartolomeo erano stati massacrati in Francia migliaia di riformati; il Papa voleva lo sterminio degli ugonotti,
e dopo averlo ottenuto celebra una messa di ringraziamento e per l’occasione fu coniata una medaglia
commemorativa con l’effige di Gregorio XIII.
L’ambiente di Francesco I di Valois: a corte c’era una certa tolleranza. La Francia con la sanzione di Bourges
aveva ribadito le proprie libertà (libertà gallicane che si spostano sul governo ecclesiastico, viene mantenuta
un’ortodossia religiosa ma difende la propria peculiarità politica-culturale), tendeva a una sorta di chiesa
nazionale. Potersi scegliere i propri vescovi era un fatto che incideva politicamente sul territorio ma anche
spiritualmente (la caratterizzazione del clero cambia da contesto a contesto). Era questo il contesto che
precedeva il conflitto.
L’umanista Jacques Lefèvre d'Étaples (noto anche come Jacobus Faber Stapulensis) rappresenta i fermenti
dell’umanesimo nel cenacolo di Meaux in cui c’erano una serie di figure (Guillaume Briçonnet, Gérard
Roussel, Louis Berquin, François Vatable e Margherita d'Angoulême, sorella di Francesco I, scrisse
l’Heptaméron, e anche i riformatori protestanti Guglielmo Farel e Giovanni Calvino); neoplatonismo; Guillaume
Budé, grande intellettuale, frequentazione con il Poliziano.
Jacques Lefèvre d'Étaples, pur restando all’interno del cattolicesimo, si era aperto alla linea neoplatonica che
trovava un compimento in Erasmo.
Volgarizzamento della scrittura→ permettere alle persone di poter leggere la Scrittura non andava ad
attaccare l’ortodossia
La diffusione del pensiero protestante riformato è già avviata in Francia, nonostante la condanna di Sorbone,
quindi i libri circolavano a Lione. Ci fu un episodio che cominciò a mostrare una frattura: nell’ottobre del 1534
volantini e manifesti contro la messa inondano Parigi e vennero diffusi in varie città (“l’affaire des
placards”); Francesco I trovò questi volantini all’interno del castello (atto politico contro la fede, viene
ridicolizzata la messa del Papa, divisione tra Papisti e non). Il re, pur tollerante, doveva fare i conti con la
difesa della fede, con un principio inscritto nella struttura della monarchia “un re, una legge, una fede”, un
principio identitario e unitario. Francesco I, per non passare per eretico, guidò quindi una processione
espiatoria a Parigi (spettacolo religioso, la religione messa in scena, dimensione estetica, esteriore,
spettacolare propria del fatto religioso, il rito e le forme religiose che hanno anche un valore politico). Questo
scandalo provocò una dura risposta repressiva della Sorbona e del Parlamento di Parigi e la fuga all’estero di
numerosi esponenti della Riforma fra i quali il giovane Calvino e il poeta Clément Marot.
La parte interessata territorialmente sarà chiamata “mezzaluna riformata” (la parte più a sud della Francia).
Dagli anni ‘20 una parte importante del ceto artigianale e della borghesia cittadina vi aderisce: dimensione
sociale e politica. C’erano delle famiglie nobili che sostenevano una parte piuttosto che un’altra, dei ceti che
assunsero quella sensibilità religiosa, ecco perché alcuni aderirono e altri no.
Fra i protestanti c’erano numerosi mercanti, ma anche arcivescovi, perché la Riforma mise in gioco i
soggetti fino al punto che si abbandonava uno status.
Una conversione importante fu quella di Odet de Coligny, cardinale di Chatillon (1517-1571) e fratello
dell’ammiraglio Gaspard de Coligny.
Casate cattoliche: Guisa, Lorena, Montmorency
Casate protestanti: Rohan, Coligny, Condé, Borbone
Cambiano però di volta in volta le adesioni; in Francia ci furono 8 guerre di religione, e in questo percorso
qualcuno di una famiglia aderì ad un’altra casata.
Principi del sangue: parenti più prossimi del re. Fra questi, Antonio di Borbone mostrava simpatie per la
Riforma, ma suo fratello Carlo di Borbone era cardinale ed era stato elevato alla possibile incoronazione
francese. Filippo II aveva promesso dei benefici a Borbone per far sì che si convertisse, perché per lui era un
vantaggio. Poi però a un certo punto Borbone dirà di rimanere neutrale.
Struttura sempre uguale delle rivolte: momento in cui il fenomeno tocca il fatto religioso e momento in cui
si evolve in fatto politico.
Dopo l’affare dei volantini Francesco I divenne ostile, quella corte tollerante non poteva più essere tale perché
si era intaccato il fatto politico.
1547: ascesa al trono di Enrico II di Valois
Sposò l’italiana Caterina de’ Medici, dalla quale ebbe 4 figli, tutti futuri re di Francia: Francesco II, Carlo IX,
Enrico III, Margherita (moglie di Enrico IV)
Estintasi la famiglia nel 1588, il trono di Francia passò ai Borbone, già re di Navarra. Il tema è la debolezza
della monarchia a causa di situazioni difficili che minavano la stabilità del regno.
Caterina aveva capito che il regno aveva bisogno di essere compattato nella figura dei suoi figli, che
dovevano garantire in qualche modo un’unità religiosa.
Il trattato di Cateau-Cambresis del 1559 venne criticato perché Enrico II aveva accettato di rinunciare all’Italia,
che divenne asburgica. A Enrico II succede Francesco II (sposo di Maria Stuart), ma dopo un anno gli
succedette il fratello Carlo IX (1560-1574) sotto la reggenza della madre. Nel 1574 gli succedette Enrico III,
già re di Polonia, ma Caterina manteneva il controllo della situazione.
Nel 1533 era stato condannato al rogo Michele Serveto, e un sostenitore di Calvino che poneva il tema
dell’uso legittimo/non della violenza nel fatto religioso.
La morte accidentale di Enrico II ad opera di Gabriel de Montgomery (accanito persecutore dei protestanti),
nel giugno 1559, è vista dai protestanti come un «giusto giudizio di Dio».
La reggente Caterina de’ Medici, madre di Francesco II, si appoggia al clan cattolico di corte: la regina di
Scozia (e regina di Francia) Maria Stuart (moglie del figlio), il duca Francesco di Guisa e suo fratello il cardinale
Carlo di Lorena.
Avvio della repressione contro i Riformati dopo Cateau-Cambrésis ↴
La pace di Cateau-Cambrésis, che pone fine a mezzo secolo di guerre franco-asburgiche, consente a Enrico
II di dedicarsi alla lotta contro l’eresia, spinto a ciò da papa Paolo IV (Cum ex Apostolatus officio) che
minaccia di scomunicare i sovrani che si uniscono alla Chiesa di Roma nel contrastare ogni dissenso
religioso. O si resisteva o ci si sottometteva.
Inizia una fase di persecuzioni che pone i riformati di fronte al dilemma se sottomettersi o resistere.
Il giurista francese François Hotman (1524-1590), aderente alla Riforma, legittima la «resistenza» ugonotta
sostenendo nel 1559 il diritto ad opporsi anche con le armi alla persecuzione.
Pur essendo un sostenitore dell’istituto monarchico, egli afferma che se il sovrano rompe deliberatamente il
patto con i suoi sudditi, perseguitandoli ingiustamente, può essere legittimamente spodestato o ucciso.
Questa teoria andrà sempre più a rafforzarsi (è giusto ribellarsi al tiranno? La teoria è che non esiste un corpo
del sovrano, egli ha un regno fatto da 2 corpi: quello del sovrano e quello del popolo, e se questi non sono in
armonia, un corpo è legittimato a ribellarsi).
Lo storico Davila addossa la responsabilità della congiura ai Borbone, la lettura dei fatti politici viene vista in
base alla fazione di appartenenza.
Casata dei Guisa: Francesco e Carlo di Lorena, 2 personaggi importanti che faranno pressione a Caterina de’
Medici
I Riformati in Francia ↴
All’inizio degli anni Sessanta le comunità Riformate (ugonotti) in Francia sono circa 1.400 con più di due
milioni di aderenti (su 18 milioni di francesi), concentrate soprattutto nelle grandi città (Parigi, Lione, Reims,
Rouen, Orléans, Meaux, Bourges, Tours, Nimes, Arles), nell’ovest e nel sud-ovest. Il contatto con Ginevra è
intensissimo e il flusso migratorio verso il Lemano continuo
1560: la fallita congiura di Amboise
Inizia la lotta armata: reagendo alla repressione, alle condanne a morte e alla distruzione dei templi, molti
esponenti della media e piccola nobiltà provinciale ugonotta, guidati da Jean du Barry signore de La
Renaudie, dopo aver consultato Calvino, decidono di unirsi invocando il «Dio delle vendette» contro gli
«empi» (Salmo 94).
Il 1° febbraio 1560 si tiene a Nantes una grande assemblea degli ugonotti nella quale si decide un’azione
contro il castello di Blois, sede della corte.
Il re tuttavia si sposta da Blois ad Amboise per una battuta di caccia e la congiura, scoperta, fallisce
traducendosi in un massacro degli ugonotti con centinaia di esecuzioni capitali ordinate dal duca di Guisa e
dal cardinale di Lorena.
Il cardinale di Lorena chiede al futuro re (che aveva 10 anni) di assistere all’esecuzione dei congiurati, per farlo
indurire (era bene che venisse educato ad un atteggiamento virile e non alla mansuetudine).
Michel de l’Hospital
A un certo punto all’interno della corte c’è un assemblea di notabili in cui emergono il duca Guisa e
l’ammiraglio Coligny protestante (animano lo scontro intestino).
L’ammiraglio era stato invitato per far sì che a corte ci fosse una rappresentanza dei protestanti, questo però
fa scattare lo scontro. Dimensione di fondamentalismo religioso cristiano
Francesco I di Lorena, duca di Guisa (1519-1563) ↴
Generale al servizio di Francesco I ed eroe della guerra franco-asburgica, sposa nel 1548 Anna d'Este,
figlia del duca di Ferrara Ercole II d'Este e di Renata di Francia.
Dopo la morte di Francesco I divenne Luogotenente generale del Regno e alla morte di Enrico II, nel 1559,
assume il governo per conto di Francesco II e Caterina de’ Medici.
Nel 1560, dopo la fallita congiura di Amboise, scatena una brutale repressione anti ugonotta.
Nel 1562 provoca la prima guerra di religione prima di venir ucciso dai protestanti.
L’ammiraglio Gaspard de Coligny (1519-1572), capo del partito ugonotto ↴
Ammiraglio al servizio di Francesco I ed eroe della guerra contro Carlo V, dopo il 1560 si converte al
calvinismo divenendo uno dei capi più autorevoli del “partito ugonotto”.
Consigliere di Caterina de’Medici e di Carlo IX, nel 1572 sostiene la ribellione dei Paesi Bassi, ma viene
ucciso da sicari dei Guisa nella terribile “notte di San Bartolomeo”.
Caterina de’ Medici dice parole funzionali politicamente al soggetto che si trova di fronte (quando Alamanni
va da Caterina mostrando sofferenza e dolore nella notte di San Bartolomeo, in cui tra l’altro aveva fatto
sposare la figlia Margherita con Enrico IV, la regina dice “ho fatto di tutto perché quel sangue non scorresse”).
28.11
LEZIONE 19: GUERRE DI RELIGIONE E CIVILI IN FRANCIA (1562-1598), pt 2
1561: il fallimento del colloquio di Poissy ↴
Nel settembre 1561, su iniziativa di Caterina de’ Medici e Carlo IX, si tiene a Poissy un colloquio fra due
delegazioni di teologi (6 cattolici guidati dal cardinale Carlo di Lorena e dal vescovo Antonio Caracciolo, che
l’anno successivo avrebbe aderito al calvinismo fuggendo a Ginevra, e 6 calvinisti guidati dal ginevrino
Théodore de Bèze) per definire un terreno di incontro sulla base della Confessione di Augusta, ma il colloquio
fallisce.
Francesco II: influenza degli zii della moglie Maria Stuart, gli intransigenti Francesco di Guisa e Carlo,
cardinale di Lorena, inasprisce le persecuzioni ai danni degli ugonotti; Francesco II era influenzato dalla
moglie Maria Stuart.
Complotti da parte dei Barbone e Châtillon (parte ugonotta);
Reggenza di Caterina de’ Medici: politica di conciliazione e tolleranza (arginare l’inettitudine dei figli spinti
dalla pressione delle casate contrapposte). Quando si parla di guerre di religione bisogna avere a mente che
la monarchia divisa e separata è un danno enorme alla Francia, i clan e le varie aristocrazie si rafforzano
proprio sulla debolezza della monarchia.
A corte si fa strada il partito calvinista, che porterà a una reazione cattolica (Caterina De’ Medici era cattolica,
ma perché strizza l’occhio ai calvinisti?).
Caterina viene consigliata dal cancelliere Michel de l’Hôpital a convocare un sinodo della chiesa gallicana a
Poissy (1561);
17 gennaio 1562: Caterina emette l’Editto di Saint-Germain (ugonotti, libertà di coscienza e culto fuori dalle
città cintate).
Reazione cattolica→ Francesco di Guisa, 1° marzo 1562, massacro di Vassy: inizio della prima fase delle
guerre di religione fino al 1570 (8 guerre in totale);
Guisa sostenuti da: esercito regio, aiuto spagnolo e pontificio, non riportarono vittorie decisive sugli ugonotti,
che abbandonano l’idea della resistenza non violenta→ organizzazione militare, sostegno dei correligionari
ginevrini, olandesi e inglesi: guida di Luigi di Borbone, principe di Condé e di Gaspard de Coligny.
Scontri ed esiti incerti: muore Francesco di Guisa (1563), Anne de Montmorency (1567), Condé (1569);
L’ammiraglio di Coligny marcia su Parigi: pace di Saint-Germain-en-Laye (29 luglio 1570).
Questo scontro porta al rafforzamento degli ugonotti: alcune piazzeforti, libertà di coscienza nel regno,
limitata libertà di culto e alcuni diritti civili (accesso alle cariche pubbliche); tutto si gioca su questi ultimi 3
elementi portanti.
Coligny aveva un ascendente su Carlo IX: la reggente favorisce il matrimonio tra l’ugonotto Enrico di
Borbone (linea antica), re di Navarra, e sua figlia Margherita di Valois. Caterina quindi voleva provare a
sancire una pace attraverso il matrimonio (sacrificando la felicità della propria figlia).
Matrimonio celebrato il 18 agosto 1572: Parigi era piena di ugonotti (molta nobiltà).
22 agosto: un colpo di archibugio colpisce l’ammiraglio di Coligny (ugonotto) ritenuto responsabile della
morte di Francesco di Guisa; quest’ultimo era un esponente fondamentale della fazione cattolica
Il re (Carlo IX) decide di sbarazzarsi dei capi ugonotti: l’ammiraglio viene assassinato nella notte del 24
agosto (San Bartolomeo) dalla guardia reale guidata da Enrico di Guisa.
Seguì il massacro di centinaia di ugonotti: da Parigi alle province.
Responsabilità: accertata quella del sovrano (perché ha dato mandato); congetture sulla «machiavellica»
Caterina: forse perché con l’aiuto spagnolo e pontificio si eliminava Coligny e falliva il piano
d’intervento nei Paesi Bassi a fianco dei rivoltosi, avallato da Carlo IX? Si è sempre detto che
Caterina fosse d’accordo con il Papa e con gli spagnoli.
Fuga in Inghilterra di molti ugonotti e abiure di fede; i Paesi Bassi erano ancora problematici quindi l'Inghilterra
era la soluzione migliore.
Per un periodo (dal 1576) Enrico di Navarra era fuggito dalla corte e si era messo a capo della fazione
ugonotta.
Nel momento in cui Enrico di Borbone sposa Margherita di Valois, diventa lui il re, ma era ugonotto. Il tema è
la debolezza dei figli di Caterina.
Muore Francesco d’Alençon (1584) destinato a succedere al fratello Enrico III, privo di figli. Enrico di Navarra è
il più prossimo a succedere in forza della legge salica che escludeva le donne.
Dicembre 1584: la Lega cattolica, sotto la guida dei Guisa, firma a Joinville un trattato di alleanza con la
Spagna per estirpare il protestantesimo dalla Francia e dai Paesi Bassi: si indica come erede
legittimo il cardinale Carlo di Borbone, zio di Enrico di Borbone (e non Enrico per il
problema della notte di San Bartolomeo, dato che era un ugonotto).
Guerra dei tre Enrichi: Enrico III di Valois (figlio di Caterina, senza eredi); Enrico di Guisa (fazione
cattolica); Enrico di Navarra (Borbone, sposato con Margherita di Valois);
A Coutras (ottobre 1587) Enrico di Navarra sconfigge l’esercito regio; il Guisa vince ad Auneau contro le
truppe tedesche giunte in aiuto agli ugonotti: la Lega sostituisce l’autorità del re; 3 pretendenti al trono, da un
lato Enrico di Navarra fa partito suo e si mette contro l’esercito regio, il Guisa si fa valere trattenendo gli
ugonotti. La lega cattolica prende Parigi perché nessuno poteva governare in quel momento.
Maggio 1588: a Parigi, i Ligueurs (lega cattolica) si erano insediati nel governo municipale.
Il re accetta la successione del cardinale di Borbone imposto dalla Lega.
Sconfitta dell'Invincibile Armada (1588) rende i cattolici più deboli→ Enrico III fa assassinare Enrico di Guisa
(la lega gli stava stretta perché aveva delegittimato il suo potere) e il fratello Luigi, cardinale di Lorena (1588) si
allea con Enrico di Navarra.
Unite le forze, Enrico III entra a Parigi con l’aiuto degli ugonotti: viene colpito con una pugnalata dal frate
domenicano Jacques Clément (1° agosto 1589): designa con la mano il Navarra.
I Ligueurs non lo riconoscono: gli oppongono prima il cardinale di Borbone, poi la figlia di Filippo II e di
Elisabetta di Valois (Isabella Clara)→ Enrico di Navarra temendo la disgregazione del regno:
Abiura al calvinismo e si riconcilia con la Chiesa a Saint-Denis (25 luglio 1593);
Viene consacrato re a Chartres (27 febbraio); antica tradizione
Entra a Parigi il 22 marzo 1594;
1595: Clemente VIII lo «assolve»: si ricompatta il regno;
Filippo II è sconfitto a Fontaine-Française e ad Amiens ed è costretto a firmare la pace di Vervins (21 maggio
1598): definitivo tramonto del sogno di una monarchia universale asburgica.
13 aprile 1598: firma dell’Editto di Nantes ↴
Coesistenza delle due religioni (non uguaglianza); garanzie agli ugonotti: 150 piazzeforti, metà a carico del
bilancio regio (places de sûreté), tribunali civili e criminali speciali (chambres de l’édit), libertà di coscienza
ovunque, libertà di culto (non a Parigi e non nei centri in cui la Lega cattolica era molto presente), libero
accesso alle cariche pubbliche, professioni e mestieri.
[Jean Bodin: teorico dello Stato e della tolleranza ↴
- Les Six Livres de la République (1576)
- Separazione sfera politica da quella religiosa;
- La tutela del potere sovrano e l’unità della nazione vengono prima dell’unità confessionale. Non bisognava
farsi soggiogare dal fatto religioso.]
Enrico IV nel 1600 sposa in seconde nozze Maria de’Medici (continuità con Margherita, figlia di Caterina
de’ Medici; matrimonio politico). In questa prospettiva l’italiana era più comoda, non oscurava il Borbone, era
la soluzione politica migliore.
Editto di Nantes→ Articolo 1: dimenticare il passato, ferite date per chiuse e concluse; proibizione di insultarsi
l’uno contro l’altro, considerarsi come fratelli, amici, concittadini, sudditi reali
dello stesso re;
Articolo 3: religione cattolica apostolica romana ristabilita, stabilisce i confini della pratica
religiosa protestante (i protestanti vengono chiamati come “quelli della
cosiddetta religione riformata”, perché secondo i cattolici la vera riforma
l’avevano fatta loro e i protestanti si dicevano riformati ma non lo erano);
Nel percorso della civiltà l’editto di Nantes sarà un fatto enorme: quegli intenti di tolleranza si troveranno ad
essere nuovamente disattesi, sarà di nuovo un problema la convivenza pacifica.
29.11
LEZIONE 20: L’APOGEO DELL’ASSOLUTISMO, LA FRANCIA DI LUIGI XIV, pt 1
[Luigi XIV è una figura che ha caratterizzato la storiografia francese e in generale la Francia. In qualche modo
ha fatto la Francia moderna: per la storiografia è una figura divisiva (fonda un’idea di stato moderno nella
forma assoluta), ma a lui vengono imputati anche tutti gli aspetti meno funzionali e meno armonici. È
tematizzato, ci sono delle questioni collegabili a lui che riguardano questo periodo.
L’immagine che veniva fuori era la centralità del suo governo, ma in realtà lui era nulla senza gli altri, dai
ministri agli aristocratici. Aveva bisogno di sapere tutto ciò che gli aristocratici facevano, anche se si mostrava
come disinteressato. È passata come grandezza la sua più grande debolezza: dipendere dagli
aristocratici, che sono stati in grado di fare la Fronda (parlamentare, politica, che non fa governare).
L’immagine che Saint Simon restituisce del sovrano nelle Mémoires è quella della regina delle api, che in
qualche modo controlla, domina, è ascoltata (centralità di carisma nonostante la “mediocre intelligenza”).
L’ingegno, il sentirsi qualcuno, l’essere rispettato divenne per lui sospetto e detestabile: voleva regnare da
solo. “Regnò in effetti nelle cose piccole, ma non poté arrivare alle grandi, e anche nelle piccole fu spesso
governato” (allusione al sodalizio con una delle sue ultime donne).
Un elemento delicato nella vita di corte è l’adulazione. Le lodi e le adulazioni gli piacevano a tal punto che le
più grossolane erano ben accolte. Solo così era possibile avvicinarlo.
L’intuizione politica di Luigi XIV è quella di far esistere gli aristocratici (a Versailles) in un calendario che
stava contando i giorni della loro fine, e in più anche qui ricorre il tema dell’adulazione (sentirsi lodato dagli
aristocratici che grazie a lui vivevano a Versailles).]
・Enrico IV ebbe 6 figli con Maria de’ Medici (figlia di Francesco I e Giovanna d’Austria), tra cui Elisabetta
(sposa del futuro Filippo IV di Spagna, ebbero 7 figli, tra cui proprio la moglie di Luigi XIV)
・Genitori di Luigi XIV: Luigi XIII e Anna d’Austria; un fratello (Filippo d’Orleans)
・Gastone d'Orléans: fratello di Luigi XIII; sarà capo della Fronda, avrà due matrimoni, uno con Maria di
Borbone e uno con Margherita di Lorena (Margherita Luisa d’Orleans, la figlia, e cugina di Luigi XIV si
oppose a questi in forza del rango)
Il re davanti a un nome (Orleans) e un casato deve mediare e stare attento. L’idea dello stato assoluto (“l'etat
c'est moi”) è totalmente sbagliata, il re non faceva quello che voleva.
L’apogeo dell’assolutismo è in realtà un’apparenza, uno stereotipo e un’immagine che va rimodellata.
Tema: fuori gli ecclesiastici dal governo
Il mestiere di re ↴
Luigi XIV, figlio di Luigi XIII e Anna d’Austria aveva appena 5 anni quando ereditò la corona 1643; ne aveva 23
quando assunse personalmente il potere (morte di Mazzarino 9 marzo 1661); morì nel 1715 (il suo regno
durò 72 anni di cui 54 vissuti alla testa degli affari).
Rappresentò l’apogeo dell’assolutismo monarchico e fu anche il periodo in cui la Francia giunse più vicina a
esercitare una supremazia sul resto dell’Europa (disegno sconfitto dalla coalizione delle altre potenze).
Educazione del re sole→ lettura dei teorici del diritto divino dei re (scrittori politici che facevano derivare il
potere direttamente da Dio) + lezioni pratiche nell’arte di governo da parte di
Mazzarino
Supererà la dimensione frazionata e ci sarà quella centrata.
Fin da giovane manifestò la propria volontà di governare da solo senza più delegare a nessuno il proprio
potere→ preferì servirsi di ministri di nascita modesta che a lui solo dovessero la propria elevazione e
fossero quindi più docili ai suoi voleri, ad esempio Colbert (figlio di un mercante) a cui fu affidata la
gestione delle finanze (col tempo diventerà una sorta di superministro dell’economia e degli affari interni); (Le
Tellier, Louvois, Pomponne, Torcy, Pontchartrain, d'Aguesseau). Voleva usare quelle persone e le loro qualità
senza mettere in ombra la sua figura e la sua persona.
Ruolo del Consiglio si articolava in:
⋅Superiore (Conseil d’en haut), comprendente i ministri della guerra, degli affari esteri e delle finanze
presieduto sempre dal re;
⋅Consiglio dei dispacci (Conseil des dépêches), che esaminava la corrispondenza ricevuta dalle province;
⋅Consiglio delle parti (Conseil des parties), competente nelle questioni giuridiche;
⋅Consiglio delle finanze
L’idea è quella di superare una monarchia itinerante che non si è specializzata.
La scelta di persone che vengono da un ceto sociale differente da quello aristocratico è una scelta politica
importante: erano professionisti, e non aristocratici meramente interessati al ceto e non abituati alla
professione. La subordinazione cetuale permette di nobilitarli (nobiltà di toga), però l’intuizione non va
piegata solo su questa subordinazione, si tratta di una scelta di competenza e professionalità in modo da
permettere che il regno non vada in bancarotta, come invece avevano fatto gli aristocratici.
C’è una sorta di specializzazione, lo stato assomiglia sempre più a quello moderno ↴
Intendenti→ preposti alle généralités (suddivisione territoriale-amministrativa della Francia, circa una trentina),
durano in carica più a lungo e rafforzano il proprio potere sotto il regno di Luigi XIV; nominati dal
re e revocabili a suo piacimento, hanno autorità nei settori più svariati: giustizia, fiscalità,
forniture militari, lavori pubblici, eccetera; cinghie di trasmissione della volontà regale, gli occhi e
le mani dell’amministrazione centrale nelle province.
Per la capitale dal 1667 provvede un luogotenente della polizia.
Officiers→ più numerosi (circa 40.000 in tutta la Francia); detentori di uffici venali, ereditati o acquisiti con
denaro; in questa categoria rientrano i consiglieri e i presidenti dei tribunali superiori (in primis dei
Parlamenti): registrazione degli editti regi; se inizialmente i Parlamenti svolgevano un lavoro di
moderazione rispetto all’entrata in vigore di leggi reali, in seguito il re impose agli stessi di
registrare gli atti prima di poter esercitare rimostranze.
Officiers quindi forza intermedia tra la società e lo Stato; ceto che doveva alla monarchia la propria
legittimazione; crescendo il potere si affrancava in qualche modo dalla stessa monarchia.
«Lo Stato sono io»: da un lato mostra un compiacimento per la potenza esercitata nella propria persona;
dall’altra parte il riconoscimento di un limite: una società caratterizzata da una molteplicità di privilegi e di
mediatori notabili appartenenti a differenti ceti.
Giustizia→ la legislazione regia lasciava scoperte molte aree: nel Nord diritto consuetudinario, mentre nel Sud
vigeva il diritto romano; in campo amministrativo e fiscale: gli Stati provinciali dei pays d’états
conservavano importanti poteri (possibilità di contrattare con la corona l’ammontare delle imposte
da pagare e di provvedere alla ripartizione)
La corte e il paese ↴
・Primi anni di regno, itineranza tra Parigi e residenze intorno; a partire dai primi anni Ottanta la corte si
trasferisce a Versailles (ancora con cantieri aperti); diecimila tra cortigiani (un migliaio in senso stretto),
ministri e funzionari, tecnici e personale di servizio.
・Rigida etichetta: centralità della figura del re→ camera da letto collocata al centro del palazzo; momenti
della giornata del sovrano quasi come rappresentazioni teatrali (privilegio assistervi): uno sguardo, un
cenno, un saluto; l’apparenza diventa sostanza, dà senso ed è un’epifania di quel potere. Il re passava
nella galleria degli specchi, guardava tutti e se non guardava qualcuno veniva registrato (era segno di
sfavore).
Tema delle favorite→ la favorita non prende il favore del re sotto il fattore del corpo e della sessualità, ma si
tratta di quella complicità, quell’intesa ed empatia che è anche cifra politica. Le
favorite non erano le donne di letto del sovrano; la società del favore aveva le sue
regole, il suo valore politico.
Essere re in epoca moderna significa avere un contatto con una società che può anche tagliarti la testa.
Vivere a corte→ conversazione, dissimulazione, manipolazione dei sentimenti; letteratura di questo periodo:
teatro di Racine e Molière; Massime di La Rochefoucauld; i Caratteri di La Bruyère.
30.11
LEZIONE 21: L’APOGEO DELL’ASSOLUTISMO, LA FRANCIA DI LUIGI XIV, pt 2
Versailles è stata descritta come una prigione dorata: ridurre l’azione politica dell’aristocrazia, avere il
controllo sulle province che in passato avevano portato all’itineranza della monarchia. I governatori delle
province vivevano a corte; viene superata l’esperienza della Fronda; dalla lotta contro lo Stato al tentativo di
occupare lo Stato a proprio vantaggio.
・Fuori da Versailles: 20 milioni di francesi; uomini per le guerre e denari per lo splendore;
・Oltre l’80% viveva sulla terra e dalla terra (i ministri devono riformare quella realtà); tecniche obsolete e
congiunture negative; miseria; il frutto delle attività era soggetto a una tassazione che variava dal 20 al
60%: richiesta di parte del raccolto e di prestazioni di lavoro gratuite (corvées);
・Decime riscosse dal clero; imposte dirette statali (taglia) o indirette (dazi, gabella del sale, etc..);
・Carestie 1661-62; 1693-94; 1709-10; lunghe guerre; scarso dinamismo delle attività industriali; il peso del
privilegio diventava insopportabile; ciclicità delle carestie con conseguente sofferenza endemica e ciclica
Direzione dell’economia→ Colbert si propose due obiettivi: rimediare al dissesto dei conti pubblici e rilanciare
l’economia francese;
Una delle iniziative di Luigi XIV fu la creazione di una camera di giustizia straordinaria per indagare sugli
illeciti arricchimenti di finanzieri, appaltatori, ricevitori delle imposte.
Nella visione mercantilista di Colbert, il risanamento finanziario doveva non solo liberare l’erario dai debiti, ma
fornire anche dei mezzi per un intervento dello Stato a sostegno dell’economia, quindi pose in atto una
strategia:
- controllo sulla qualità dei prodotti e controllo della manodopera attraverso l’imposizione di
una rigorosa disciplina;
- concessione di sovvenzioni e privilegi agli imprenditori disposti a introdurre nuovi rami
d’industria
- protezionismo doganale (imposizione di dazi molto alti sui manufatti stranieri in modo da
scoraggiare le importazioni)
- costituzione di compagnie privilegiate per il commercio con le varie aree del globo
(Compagnia delle Indie, orientali e occidentali; del Levante; colonizzazione del Canada,
Louisiana, Antille); si spartiscono il mondo;
- sviluppo della marina mercantile e da guerra e potenziamento delle infrastrutture atte ad
agevolare la circolazione degli uomini e delle merci: strade, canali, porti;
La sua attività non registrò successi a causa della morte precoce, ma molte iniziative avrebbero portato solo
dopo i propri risultati (sotto Luigi XV).
Direzione delle coscienze→ diffusione della corrente giansenista (vescovo Giansenio 1585-1638), che poneva
l’accento sulla interiorità della fede, dal punto di vista dottrinale seguiva
sant’Agostino e sosteneva l’importanza della grazia, dono concesso a da Dio a
pochi (per la salvezza ultraterrena), svalutazione delle devozioni esteriori;
roccaforte il monastero di Port Royal: gruppo di prelati e intellettuali di prestigio
tra i quali Pascal (Lettere provinciali 1656-57, contro la morale permissiva dei
gesuiti); condanna di tale movimento avvenne dalla Santa Sede solo nel 1711
con la bolla Unigenitus;
L’interiorizzazione del fatto religioso diventa un problema per il monarca (non solo gli ugonotti ma anche i
giansenisti), tant’è che si arriverà alla bolla pontificia che reprimerà il giansenismo (alcuni vescovi francesi,
detti appellanti, si opporranno a questa bolla perché c’erano tante persone che avevano aderito al
giansenismo; si ripresenta ciò che era successo nelle guerre di religione).
・Distruzione del monastero e dispersione dei portorealisti; giansenismo politico: medio e basso clero,
nobiltà e borghesia di toga, contro centralismo papale: XVIII secolo scontro tra monarchie e Parlamenti;
・Contrasti con Roma a proposito della régale = diritto regio di percepire le rendite dei seggi vescovili vacanti
e di conferire i benefici ecclesiastici. Avere i vescovi dalla propria parte garantiva una forma di controllo
utile. Più che di assolutismo si parla di potere centralizzato.
・Nel 1682: un’assemblea straordinaria del clero francese approvò una dichiarazione in 4 articoli che
affermava la superiorità del Concilio sul pontefice e negava l’infallibilità di quest’ultimo (fine ‘800);
Luigi XIV rischia la scomunica, che era già pronta ma non la inviarono perché non potevano permettersi di
perdere anche la Francia.
・La regale viene riconosciuta ma la questione della superiorità del concilio viene irrisolta;
・Questione ugonotta: nel 1685 l’editto di Fontainebleau annullava l’Editto di Nantes (= assicurava la
libertà di culto) e faceva obbligo a tutti i francesi di riconoscere e praticare il culto cattolico; molti ugonotti
scelsero la via dell’esilio; artigiani, mercanti, professionisti andarono in Olanda, Inghilterra e Prussia; in
Francia il calvinismo sopravvisse clandestinamente; si ispirarono ad esso i rivoltosi della Cevenne
(1702-1705) passati alla storia col nome di camisardi (camicie bianche indossate);
LA GLORIA MILITARE: LE GUERRE DI LUIGI XIV ↴
・Pensiero di Luigi XIV: coesione interna, prosperità e rafforzamento del Regno erano premessa a disegno
egemonico: strumenti nella diplomazia e guerra;
・Massicce spese militari quasi mai inferiori alla metà del bilancio e negli anni di guerra (37 su 54 di regno
effettivo) due terzi o tre quarti;
・Esercito risistemato: effettivi che passarono da 65.000 uomini del 1667 ai 280.000 del 1678 e ai 400.000
del 1705; nuove forme di reclutamento: «milizia», basata sul sorteggio da effettuarsi tra i celibi all’interno di
ogni parrocchia; soldati vestiti di uniforme e meglio armati non più come quelli della guerra dei Trent’anni;
・Grande sviluppo i corpi di artiglieria e genio
・Guerra di devoluzione contro la Spagna: rivendicazione di Luigi XIV in nome della moglie Maria Teresa figlia
del defunto Filippo IV di Spagna; occupazione francese della parte meridionale dei Paesi Bassi (1667)
preoccupò l’Olanda e l’Inghilterra che insieme all’imperatore Leopoldo I fecero pressioni sul monarca per
interrompere l’avanzata: pace di Aquisgrana 1668, vengono riconosciuti i vantaggi territoriali fino allora
acquisiti nelle Fiandre;
・Risentimento verso l’Olanda: questioni commerciali;
・1672: Francia e Inghilterra e re di Svezia dichiararono guerra alle Province Unite: gli Stati Generali olandesi
aprono le dighe: inondazione e inaccessibilità; guida di Guglielmo III d’Orange (sostegno delle masse),
intervento di Spagna e Impero; Inghilterra firma da sola una pace con l’Olanda; sconfitta svedese; Luigi
firma la pace di Nimega (1678): la Spagna cede la Franca Contea e lembi delle Fiandre;
・Ripresa delle ostilità in direzione dell’impero: occupa Strasburgo e Monferrato; 1683-84: ostilità contro la
Spagna, Genova bombardata dal mare;
・Nuova coalizione europea: 1686 ad Augusta una lega difensiva tra Spagna, Impero, Svezia e Olanda
(trovare un equilibrio tra questi stati): conflitto su scala continentale; fattore scatenante invasione militare del
Palatinato ordinata da Luigi nell’autunno del 1688;
・Nel corso del 1689 aderiscono l’Inghilterra e la Savoia (Vittorio Amedeo II): varie sconfitte francesi: 1689 il
re di Francia stipula una pace separata col duca di Savoia cui cede la fortezza di Pinerolo; pace generale
nell’autunno 1697 a Ryswick: ritorno alla situazione passata e la Francia perde gran parte delle annessioni
degli anni Ottanta;
Tramonto del Sole ↴
・Peso indiretto e diretto della guerra divenne per i sudditi intollerabile; nuove imposte 1695 (capitazione,
imposta sull’individuo); 1710 il decimo (prelievo in percentuale su qualsiasi tipo di reddito);
・Malessere per miseria, guerra, tasse e carestie: incupirsi della vita di corte: dopo la morte di Maria Teresa
(1683), influenza di Françoise d’Augigné de Maintenon (sposata morganaticamente nel 1684), devota e
influenzata dai gesuiti;
Un lungo regno non poteva non portare a un’opposizione sorda contro il re: ci furono sommosse popolari
spontanee; contestazioni da parte degli operatori economici; sacrificate agricoltura e commercio; gabbie di
regolamenti e divieti; rivendicazioni di maggiori poteri da parte dell’alta aristocrazia;
・Nella filosofia, vita religiosa, letteratura e arte→ nuovi indirizzi: es. Dizionario storico-critico di Pierre Bayle,
preannuncia il clima dell’illuminismo;
・Ultimi anni di Luigi XIV: rovesci subiti nella guerra di successione spagnola, lutti familiari (morte del gran
Delfino, 1711 e del duca di Borgogna, il nipote); alla morte del re si accesero fuochi di gioia;
・Successore era Luigi d’Angiò, secondo figlio del duca di Borgogna: reggenza; la morte di Luigi XIV
rappresenta una cesura importante.
Le immagini del re sole: dalla storia al mito ↴
Nocret rappresenta la famiglia reale in abiti mitici.
“Louis XIV, roi de France, à l'âge de dix ans, en 1648” Testelin ⬎
mostra il sovrano a 10 anni con abiti che esprimono potere, simbologia nota e ricorrente (i gigli dei Borbone),
è una continua successione di ritrattistica nella sua dimensione politica.
・Statua votiva, dal re come giove al re cristianissimo devoto
La ritrattistica era importante perché mostrava l’immagine che il re voleva dare al regno.
Immagine di Luigi XIV nella ritrattistica più centrata e solida, si poneva in quell’idea maschile virile rispetto
all’immagine di Filippo d'Orléans. La questione è l’idea di rivalità al maschile tra fratelli che aveva minato la
monarchia e la sua sostenibilità. La scelta che si ha rispetto al fratello di Luigi XIV non deve replicare
l’esperienza della Fronda tra Luigi XIII e Gastone d’Orléans.
La storiografia ha riflettuto attraverso una prospettiva di gender studies sull’immagine di Filippo d’Orléans; lo
status fa la differenza rispetto al vivere la dimensione di mascolinità (nella sessualità per esempio).
Definizioni preliminari:
・Virilità→ dal latino virilitas, che traduce la parola greca andreia= principio su cui si basa un insieme di
comportamenti e di azioni che definiscono, in Occidente, la natura ideale dell’uomo (latino vir) nella sua
pienezza, I’espressione più perfetta dell'uomo (latino homo).
La virilità non è dunque la condizione naturale e immobile della mascolinità e dell'essere maschio, ma una
virtù in continua evoluzione storica: è una costruzione.
・Con l'elaborazione di una cultura cristiana dominante, il modello virile conosce un sociale mutamento:
stirpe come garanzia di forza morale, fastosità come simbolo di potenza, onore, forza fisica unita a un
modello di comportamento cortese. Fino alla seconda metà del Quattrocento, tuttavia, prevale la continuità
con l'andreia greca: forza + coraggio + dominazione sessuale + prestigio sociale.
Cosa succede nel passaggio alla “modernità”?
・Si verifica una cesura negli strumenti di affermazione sociale: la prestanza (forza + arte di apparire)
sostituisce l'arte della guerra. L'universo delle corti incoraggia una virilità che unisce potenza guerriera ed
eleganza, onore familiare e raffinatezza.
・La complessità sociale, la diversità dei ruoli all'interno delle corti, l'autonomizzazione di alcuni settori sociali
rispetto ad altri portano ad elaborare differenti ideali di virilità: la virilità del chierico non è la virilità del
soldato, la virilità del mercante non è la virilità del contadino.
・Nelle corti, l'ideale di virilità guerriera si fonde con l'ideale del cortigiano.
・Nel corso del Settecento, una visione nuova del potere e la ricerca di un'autonomia individuale porta alla
progressiva rielaborazione dei modelli di virilità.
Passaggio dal chevalier al cavalier, dal cortigiano guerriero al guerriero-cortigiano ↴
・Modello dell' honnête homme, che coniuga finezza, ingegnosità, delicatezza (urbanitas),cortesia (politesse)
a una forza controllata→ virilità guerriera + modello del cortigiano.
・La progressiva centralizzazione politica, la regolazione della violenza da parte del potere reale
(domestication della nobiltà), la molteplicità di funzioni all'interno delle corti impongono un progressivo
controllo dei comportamenti e un raffinamento dei costumi.
・La virtù virile si trasforma in virtù civile, la virilità diventa più complessa, diversificata.
・Si elabora progressivamente l'idea di un potere che trae legittimazione da se stesso, non da un'autorità
superiore: al modello del sovrano-soldato che dirige lo Stato in armatura e spada, si sostituisce il sovrano
che dirige lo Stato mediante il fasto della corte.
・Questo nuovo modello di virilità in corso di definizione provoca resistenze, legate all'inquietudine per una
minaccia che sembra gravare sulla virilità.
・Venivano fatte accuse a coloro che passavano il tempo a curarsi, truccarsi: troppo delicati per fare la
guerra, non erano ritenuti capaci (mignon che giravano intorno a Enrico III). Da un lato c’è l'idea di
femminilizzazione degli uomini, dall'altro c’è quella di mascolinizzazione delle donne.
Filippo d’Orléans ebbe due mogli: Enrichetta Anna Stuart, sorella di Carlo II re d’Inghilterra, ed
Elisabetta-Carlotta del Palatinato duchessa di Baviera.
L'elaborazione del PERSONAGGIO storico e la sua REPUTAZIONE POSTUMA ruotano intorno a 3 idee
fortemente TIPIZZATE:
1. Omosessualità (intesa come insieme di comportamenti convenzionalmente legati
all'omosessualità, concetto elaborato nel corso dell'Ottocento) come elemento fondante e
preminente (se non esclusivo) della personalità;
2. Omosessualità intesa come patologia indotta da un'educazione mirata alla
FEMMINILIZZAZIONE e alla NEUTRALIZZAZIONE politica;
3. Equivalenza FEMMINILITÀ = EFFEMINATEZZA (→ debolezza di carattere).
5.12
LEZIONE 22: RIFLESSIONI STORIOGRAFICHE SULLA CATEGORIA DELLA MASCOLINITÀ IN
ETÀ MODERNA
La riflessione storiografica si è fermata da circa un trentennio sulla mascolinità, soprattutto in ambito
anglofono (conservativo), raccogliendo la sfida lanciata agli inizi degli anni Novanta da John Tosh e Michael
Roper. La riflessione storiografica sviluppata da Tosh mostrava la mascolinità come un insieme di attributi
culturali strutturanti uno status sociale specifico al contesto in cui il soggetto mostrava particolari
attitudini. John Tosh e Michael Roper riflettevano sul fatto che bisognava entrare nei contesti e pensare allo
stato dei soggetti, rendere visibili gli uomini come soggetti sessuati. Il primo aggiungeva che questa
operazione si poteva cogliere accogliendo la sfida di Zemon Davis, che sottolineava che la storia delle donne
deve essere una storia di relazione fra individui e fra individui e contesti: se non si studia il sistema sociale,
economico, culturale e di potere in cui vivono le donne non si potrà mai fare luce sulla loro reale situazione.
Bisognava fare attenzione alla dimensione multiforme del potere.
Non dare per scontato le donne però sembrava equivalere alla sottomissione.
Zemon Davis invocava allora una storiografia che si occupasse non soltanto delle donne in quanto soggetti
storicamente oppressi, ma di uomini e donne colti in una varietà di relazione in cui il potere agiva
trasversalmente, e a più livelli; lo status, la condizione economica e le età della vita erano fattori
fondamentali nella costruzione della maschilità, e questa avveniva soprattutto nella sociabilità familiare e
lavorativa, quindi intersecando i principi ordinativi della società stessa.
Lo studio non entrava allora nell'ambito specifico della sessualità. Quella stessa prospettiva, aggiungeva
Tosh, era da adottare a proposito della storia degli uomini, con l'avvertenza che in questo caso ci si sarebbe
trovati di fronte a uno scenario apparentemente paradossale: «nei documenti storici sembra quasi che la
mascolinità sia sempre presente ma assente».
E come parla? Parla innanzitutto con la parola della legge, di cui nei secoli dell'antico regime l'uomo è unico
produttore riconosciuto come legittimo, e parla con la capacità d'azione riconosciuta dalle istituzioni e dai
modi di regolamentazione, formali e informali, tipiche di quelle società.
Robert A. Nye definiva la normatività maschile codificata in una ritualità specifica dell’onore (il duello è
tipica forma dell’età moderna) come un «fenomeno sociale totale», riferendosi a un intero sistema che si
reggeva poggiandosi su un intreccio, difficilmente aggirabile, di varie forze: potestas paterna, capacità
maschile di gestione patrimoniale, monopolio della violenza militare e codici cavallereschi improntati su un
modello di virtù improntata all'azione introflessa, vendicativa, dura, contrapposta alla introflessione, alla
mollezza e alla pavidità, caratteristiche reputate femminili.
Alla luce di un quadro così delineato, dove bisogna allora cercare “l’uomo” se esso sembra quasi scomparire
dietro il suo mito, come una sorta di implicito normante? In che modo possiamo avere un’idea di come si è
misurato con il proprio desiderio, in società come quelle di Antico Regime in cui gerarchie, ruoli,
funzioni, sarebbero stabilite e agite in primis da un principio normativo maschile ubiquo e strutturale,
che in quanto tale non può interrogare se stesso, né ammettere alcuna vulnerabilità, tantomeno
sessuale?
La questione interroga la nozione stessa di individuo premoderno che si riteneva occupasse nel mondo un
tassello dell’ordine naturale delle cose, «che gli era stato assegnato dalla Provvidenza e dalla tradizione
famigliare, al fine di evitare qualsiasi possibile devianza dal solco tracciato a ciascuno ancora prima che
nascesse».
Un’ipotesi abbracciata dalla storiografia degli ultimi anni è che l’uso non virtuoso del corpo sessuato può
restituire agli storici tracce di una “policromia della maschilità”, meglio di quello virtuoso. Come se i vissuti
individuali riferiti alla sessualità potessero emergere con evidenza ai nostri occhi di storici solo quando
trasgrediscono, distaccandosi dal paesaggio piatto della norma.
・“dissident sexualities” e luoghi delle loro pratiche come spazio privilegiato per l’osservazione del maschile
in epoca moderna: è soprattutto nei luoghi della débauche (luoghi in cui si esercita l'illecito sessuale) che
si permettono espressioni dell'identità sessuale altrimenti inesprimibili. Sempre nei luoghi della débauche,
la reiterazione delle pratiche trasgressive, qui consentita, porterebbe a definire il desiderio nelle sue
possibilità plurali, dando un nome a ciò che sarebbe altrimenti solo impronunciabile o tutt'al più sussurrato.
Strategie difensive: espedienti di uomini e donne del ’6/700 che usano la stessa norma per raggirarla.
Medesime conclusioni sembrano emergere dalle parole del medico riminese Giovanni Bianchi (1693-1775)
nella sua nota Breve storia della vita di Catterina Vizzani (Venezia, 1744), che visse una vita in abito e identità
maschile: «non d’altro amore si sentì mai accesa che verso le Fanciulle sue pari, alle quali sempre tenea dietro
ardentemente amandole non come Fanciulla, ma come uomo fosse stata».
Da queste emergerebbe un senso di appartenenza a gruppi di soggetti che hanno adottato modi di essere
“altri”, ben più personali di quelli conformi proprio in virtù del fatto che si muovono negli spazi, spesso
interstiziali, delle cosiddette subculture. (Sottocultura: spazio in cui sentirsi liberi).
È in questi spazi che il sistema eteronormativo nell’idea, illusoria ma efficace, che esista una sola vera
maschilità egemonica, relega il “subordinato maschile” (in primis l’omosessuale): qui è consentita
l'espressione di sé proprio perché "stanno sotto" (sub) e quindi, si possono accettare purché restino meno
evidenti e non destabilizzino il sistema della conformità visibile. Questi sono spesso spazi di
sparigliamento, di confusione, di sovvertimento dei ruoli sessuali e degli imperativi sociali: l’insolito,
l’eccentrico, il queer. Si tratta di una virilità ridefinita; pur polarizzate, le posizioni fanno emergere una
policromia, spazi in cui le possibilità ci sono; se gli “infami commerci” compromettono visibilmente gli ordini
sociali, politici e religiosi, la repressione scatta ad eliminarli.
Le raccolte di testimonianze giudiziarie riproducono un’immagine ricorrente nella storia del fenomeno:
artigiani, uomini d’affari, aristocratici, la maggior parte sposati, e molti religiosi, cacciatori e prede, nascosti
nelle ombre di una capitale che può permettere che à la brume il maschio viva una dimensione che au grand
jour sarebbe colpevole.
Il già citato subordinato maschile è inoltre accettato purché ridimensionato in esperienze ritenute formative e
di transizione verso la piena maturità o parte di esperienze “sanamente virili” come l’amicizia.
Complici nei percorsi iniziatici alla vita adulta, la riflessione storiografica sull’aristocrazia italiana lo ha
mostrato bene, i giovin signori, pur attenti a non tradire le regole severe dei collegi e dei precettori, attenti
mediatori e scrupolosi realizzatori dei progetti famigliari e dei dettami del rango, posare in attitudini ambigue e
ricercate. Tutto questo però, attenendosi a concessioni che il costume permette e che, salve le regole del
gioco, non scalfiscono sostanzialmente l’immagine del maschio e il suo ruolo nella società. Una virilità
spesso ridefinita se non funzionale alla conservazione del sistema, che al contempo la rifiuta o la integra.
Alain Corbin si domandava perché la storiografia si fosse fin lì interrogata sulla sofferenza delle donne,
dando per scontato che essa non fosse propria anche della storia degli uomini: «Non sarà forse per paura
di rendersi conto che gli uomini del XIX secolo, ossessionati dalla paura delle donne, portavano già come un
peso l’antica immagine della virilità? Per paura di scoprire la miseria e la debolezza di questo “sesso in lutto”,
la cui sofferenza deriva proprio, in gran parte, dall'esclusione e soprattutto dal silenzio imposto alle donne».
・perdite di controllo, sbavature, ferite inferte e subìte, talmente inaccettabili da non poter essere nemmeno
dette, capaci di rendere la persona stessa che ne è attrice o portatrice indegna di essere nominata. «O forse
quelle parole c’erano, ma andavano pesate e disciplinate, negate anche, perché così era meglio fare».
La distanza che però separa «le nostre parole e le loro», lo scarto tra storia e storiografia, riguarda per
definizione qualsiasi argomento del passato; ciò non si traduce, tuttavia, nell’impossibilità di farne l’oggetto di
un’indagine storica. «Pretendere di ricostruire la vita affettiva di una data epoca è compito al tempo stesso
estremamente attraente e terribilmente difficile. E allora? Lo storico non ha il diritto di disertare». Bisogna
collocare la «sensibilità» nel campo della storia delle idee e delle istituzioni. Lo storico deve interrogarsi sulle
parole e sulla distanza tra queste; il silenzio non lo giustifica dal non occuparsene.
6.12
LEZIONE 23: LA GUERRA DEI TRENT’ANNI (1618-1648), pt 1
Fu un lungo conflitto che coinvolse l’Europa intera. Numerosi e diversi moventi, di ordine politico, religioso,
sociale, si intrecciarono tra loro e furono all’origine delle dichiarazioni di guerra dei singoli stati.
Sostanzialmente fu una guerra contro gli Asburgo e il loro tentativo di imporre l’egemonia sul
continente, cui si sovrapposero le divisioni religiose fra protestanti e cattolici.
Si dice sia l’ultima guerra di religione; è vero che il fatto religioso sarà dominante e preponderante in questa
guerra e che non ci saranno più guerre a tema religioso successivamente, però ci sono nascosti interessi
politici:
1) Gli Asburgo facevano paura (alla Francia, alle Province Unite, a una parte dell’Italia, a Venezia,
al Nord Europa Svezia e Danimarca) e bisognava contenerli (erano in Spagna e nell’Impero);
2) Nella pace di Augusta non erano previsti i calvinisti: da un lato c’era l’unione evangelica con il
Palatinato (sostenuta dalla Francia, stranamente dato che era cattolica, ma dato che non
voleva essere schiacciata dalla Spagna aveva interesse nel sostenerla), dall’altro la lega
cattolica (Baviera, Spagna).
Non è solo una questione tedesca, la guerra dei Trent’anni sarà paragonata alla Prima Guerra Mondiale
(mondiale perché è l’Europa il mondo). Era un conflitto su scala europea tra gli Stati protestanti (principi
riformati tedeschi, Svezia di re Gustavo Adolfo, Province unite olandesi), a cui dal 1635 si aggiunse anche la
Francia cattolica per motivi politici, ovvero il contrasto alla potenza asburgica, e le potenze cattoliche
(Asburgo d’Austria, il cui obiettivo era imporre la propria egemonia su tutto l’impero germanico, Spagna).
Nel 1555 c’era stata la Pace d’Augusta tra l’imperatore Carlo V e i principi tedeschi, in cui si era imposto il
principio “cuius regio eius religio”, a cui facevano eccezione solo i principati ecclesiastici, in cui il
vescovo-principe non poteva abbracciare la fede luterana; i calvinisti vennero esclusi dall’accordo. Per quanto
riguarda i patrimoni, ci sarebbe stato l’incameramento dei beni.
Nel 1598 ci fu l’editto di Nantes con cui Enrico IV concedeva agli ugonotti gli stessi diritti politici dei cattolici e
libertà di culto laddove vi era riconosciuta presenza di comunità ugonotte.
Con la pace di Augusta in Germania si viveva una frammentazione politica e religiosa: alcuni principi (tra cui
quello del Palatinato nella Germania nord-occidentale) passarono al calvinismo.
Dal 1600 gli Asburgo intrapresero una campagna di riconversione forzata al cattolicesimo nei territori
sottoposti al loro dominio. Dietro questa volontà c’era un tema politico: la monarchia è forte se ha un’unica
religione.
Opera di ricattolicizzazione→ reazione dei calvinisti ungheresi che nel 1606 ottennero la libertà di culto.
Reazione della Boemia che ottiene da Rodolfo II con la Lettera di Maestà nel
1609 la libertà di culto. (In Boemia erano radicati gli utraquisti hussiti che
assumevano il sacramento dell’eucarestia sotto entrambe le forme del pane e
del vino).
・Quadro asburgico d’Oriente: Germania, Boemia Ungheria
Dopo Rodolfo ci sarà Ferdinando II d’Asburgo (cattolico, fanatico, educato dai gesuiti), che nel 1619 (dal
1617 re di Boemia e dal 1618 re di Ungheria) divenne imperatore, abolisce la Lettera di maestà e impone alla
Boemia un Consiglio di reggenza composto in gran parte da cattolici. Esclude i non cattolici dalle cariche
pubbliche (ricattolicizzazione e tedeschizzazione). Spedì a Praga dei funzionari tedeschi imperiali a imporre
che la situazione sarebbe cambiata, il cattolicesimo si sarebbe imposto. Defenestrazione di Praga ↴
Maggio 1818: gli esponenti degli stati generali della regione a capo di una folla tumultuosa entrano nel
palazzo reale e gettano dalla finestra due dei rappresentanti imperiali. La nobiltà boema dichiara decaduto dal
trono di Boemia Ferdinando e proclama il calvinista Federico V, elettore del Palatinato.
Gli schieramenti diventano 2: Federico V del Palatinato e leader dell’unione evangelica, che unisce i principi
tedeschi protestanti, appoggiato dall’Inghilterra (indirettamente, parentela con Giacomo I), Danimarca
(Cristiano IV) che era luterana, Venezia (voleva essere libera di muoversi per i suoi traffici e temeva lo
schiacciamento da parte degli Asburgo), e Province Unite (motivo religioso), dall’altra parte il Duca
Massimiliano di Baviera, cattolico e Capo della Lega cattolica sostenuta dalla Spagna di Filippo III.
La posta in gioco era un’unica religione per l’impero.
・Fase boemo-palatina (1618-1622) ↴
Esercito imperiale e Lega cattolica sconfiggono l'esercito boemo-palatino nella battaglia della Montagna
bianca (presso Praga). Federico V (il “re di un inverno”) fugge e in Boemia prende avvio un'azione capillare di
sradicamento dell'eresia; molti boemi per non sottomettersi al cattolicesimo abbandonano il paese.
La Valtellina aveva cattolici e protestanti, e gli Spagnoli usano quella divisione interna per far fare fuori i
corregionali non cattolici (“sacro macello della Valtellina”).
・Fase danese (1623-1629) ↴
Cristiano IV, re di Danimarca, interviene per paura che il suo regno venga assorbito da un impero troppo
forte (Asburgo), e l’impresa viene finanziata da inglesi, olandesi e francesi. Viene sconfitto dall’esercito della
Lega cattolica guidato dal generale Tilly e dall’esercito imperiale guidato da Albrecht von Wallenstein,
finanziatore importantissimo utile alla Lega cattolica. Era un nobile boemo che mise insieme un enorme
patrimonio acquistando a prezzi bassissimi le terre confiscate ai ribelli boemi; si arricchì con prestiti,
speculazioni e soprattutto con la guerra, visto che disponeva di un esercito gigantesco le cui prestazioni
vendeva all’imperatore. Per mantenere l’esercito impose tributi alla popolazione che subì inoltre saccheggi e
devastazioni per opera dei soldati. Divenne nemico del cattolico Ferdinando d’Asburgo. Non riuscì a bloccare
gli Asburgo, ci furono disfatte militari importanti.
Nel 1629 con la Pace di Lubecca Cristiano IV si impegnava a tenere la Danimarca al di fuori delle vicende
tedesche.
7.12
LEZIONE 24: LA GUERRA DEI TRENT’ANNI (1618-1648), pt 2
Dopo il successo degli Asburgo nella fase boemo-palatina, il conflitto era inevitabilmente destinato ad
allargarsi perché c’era una posta in gioco europea più grande che toccava il contenimento dell'evoluzione
asburgica ma anche questioni di natura religiosa ed economica (espansione economica, commerci, come
mapparsi e dividersi quei territori).
Cristiano IV di Danimarca aveva creato uno stato solido dal punto di vista finanziario anche grazie a una
politica fiscale abbastanza aggressiva (dazi sul canale del sud, esportazione del bestiame verso la Germania);
aveva controllato le spinte dell'aristocrazia locale, che non gli aveva impedito di centralizzare il suo regno. Il
suo sogno era di conseguire l'egemonia sull'intera penisola scandinava e sul Baltico (anche la Svezia
aveva un progetto simile). Aveva l’appoggio di Olanda, Inghilterra e Francia (tutti correligionari a parte Francia,
che interviene per contenere gli Asburgo, e il problema cattolico diventa secondario in un certo senso).
Cristiano IV scese in guerra con i protestanti contro l’impero e affidò il compito di difendere l’impero ad
Albrecht von Wallenstein, genio dell’imprenditoria bellica che rafforzerà l'istituto delle milizie (godeva di
privilegi propri, prestava soldi anche all’imperatore). Esercito di 62.000 uomini, 150.000 nel 1630, numeri che
fanno comprendere il concetto di guerra ed esercito in senso moderno, che ha una ferma lunga che porta a
una specializzazione e ad una professionalizzazione. Nel frattempo Ferdinando II d'Asburgo dà più di 50
possedimenti nella Boemia.
Cristiano IV non si aspettava una disfatta così veloce, deve accettare una pace umiliante che lo squalifica
totalmente. Da quel momento la Danimarca non è più tra gli attori della guerra. Con la Pace di Lubecca
rinuncia ad ogni ingerenza nell'impero.
L’imperatore emana l’Editto di Restituzione: imposto da Ferdinando II, prevedeva la restituzione delle terre
sottratte alla chiesa cattolica come effetto della Pace di Augusta e dichiarava illegale il calvinismo su
tutto il territorio dell’impero; dovevano essere riconsegnati alla chiesa cattolica tutti i beni confiscati dopo il
1555. Fine favorevole agli Asburgo d’Austria.
Il cuius regio et religio era stato pensato in una dimensione che aprisse alla tolleranza (Ferdinando II
riprenderà l’idea di Carlo V: tolleranza, tema religioso). Formalmente Ferdinando voleva applicare la legge,
come ambizione aveva l’accentramento e messa in pratica del progetto unitario dell’impero.
・Fase svedese (1630-1635) ↴
La Svezia era caratterizzata da un potente e moderno esercito che sconfisse gli imperiali e Ferdinando
cominciò ad aver paura.
[La questione religiosa è luterana: il luteranesimo è molto vicino al potere politico; a sud si aveva timore che il
cattolicesimo fanatico degli Asburgo fosse un problema reale.
Questione economica/commerciale: dominio economico sul mar Baltico, paura che la Germania possa
togliere alla Svezia un bacino commerciale importante.
Ad appoggiare Gustavo Adolfo erano Francia, Inghilterra e principi elettori.
Innovazioni militari: cannoni più leggeri (la lega utilizzata era più leggera); azioni efficaci e rapide, moschetto
leggero e veloce, fucili, cavalleria forte, file serrate, sciabole sguainate, esercito ben addestrato.]
Politica di potenza di Ferdinando II→ reazione del luterano Gustavo II Adolfo, re di Svezia (Stato protestante),
che con il suo potente e moderno esercito (truppe regolari a lunga
ferma) sconfigge gli imperiali a Breitenfeld (1631) e a Lützen (1632),
dove, però, muore sul campo.
1634: gli svedesi vengono sconfitti a Nordlingen, Ferdinando fa uccidere Wallenstein e chiede aiuto alla
Spagna
1635: Pace di Praga, con cui l’applicazione dell’Editto di restituzione viene limitata al Palatinato e alla
Boemia (territori meno ostili al sovrano, perché quelli più ostili non facilitano la restituzione).
・Fase francese (1635-1648) ↴
Minaccia per i paesi europei→ trasformazione dell’impero in una compagine unitaria, forte e accentrata
A Ferdinando II successe Ferdinando III dal ’37 al ’57.
Francia, Svezia e Olanda contro Spagna e Impero (monarchia cattolica, luterana e protestante contro
cattolici).
Il cardinale Richelieu, primo ministro francese (del re Luigi XIII) diventa il principale rivale dell’imperatore e
del re di Spagna (Filippo IV), paladini della Controriforma. Duca di Olivares, dalla parte spagnola, antagonista.
Nella Manica gli Olandesi avevano sconfitto gli Spagnoli. Nel ’41 una forza franco-catalana aveva costretto
alla ritirata l’esercito spagnolo. Era comodo per i Francesi minare e continuare a prendere pezzi di territorio
(un’altra vittoria i francesi l'avevano conseguita in Italia, nel Monferrato).
I colpi decisivi furono inferti alla Spagna alle truppe imperiali tra il 1643 e ’44: Luigi di Borgogna (Francia)
ottenne vittoria sugli spagnoli (Rocroi), arrivarono fino alla Baviera. ↴
・L’esercito del nuovo imperatore (Ferdinando III) viene sconfitto a Lipsia (1642) e a Jankov (1645)
・Massimiliano di Baviera viene sconfitto a Alerheim (1645)
・L’esercito spagnolo viene sconfitto a Rocroi (1643)
I successi francesi allarmano le Province Unite, che preferivano avere uno stato-cuscinetto fra loro e la
potente Francia (i Paesi Bassi spagnoli)→ pace separata spagnoli/olandesi a Münster (1648)
La Spagna riconosce ufficialmente l’indipendenza delle Province Unite (sorte nel 1581).
Le trattative di pace iniziarono nel ’44, e nel 1648 ci fu la Pace di Westfalia (ci si accordò su cose diverse,
Francia e Spagna non risolsero le loro questioni territoriali), che consta di 2 trattati:
1) Di Münster tra Francia e Impero e tra Spagna e Province Unite (Olanda, a cui viene
riconosciuta l’indipendenza)
2) Di Osnabrück, tra Svezia e Impero
La pace di Westfalia pone termine alla guerra dei Trent’anni, ma viene siglata solo da Impero, Francia e
Svezia (la Spagna non firmò perché la guerra con la Francia continuò). Inoltre sancisce il fallimento del
progetto di egemonia asburgica sul continente e di unità cattolica nell’impero: Ferdinando III deve
accettare il pluralismo religioso e concedere la libertà di culto a luterani e calvinisti. L’impero risulta così
costituito da una miriade di Stati autonomi, dotati di propria sovranità. Gli asburgo detengono sull’impero
un’autorità solo formale, mentre continuano ad esercitare una vera sovranità sui loro domini diretti (Boemia,
Ungheria e Austria). Stati vincitori risultano la Svezia e la Francia.
Svezia: ottiene importanti regioni costiere e porti della Germania settentrionale; la Pomerania occidentale;
dominio dell’area del Baltico
Francia: acquisisce le città di Metz, Toul e Verdun in Lorena e gran parte dell’Alsazia, riesce a indebolire gli
Asburgo (nell’impero e in Spagna) ed emerge come prima potenza europea
Nel 1659 ci fu la Pace dei Pirenei tra Francia e Spagna, con cui la Spagna di Filippo IV d’Asburgo deve
cedere alla Francia il Rossiglione (la Francia si era alleata con l’Inghilterra e dopo la battaglia delle Dune nel
1658 la Spagna dovette cedere la Giamaica all’Inghilterra, e alla Francia invece anche parte delle Fiandre). La
pace viene suggellata dal matrimonio tra Maria Teresa (figlia di Filippo IV di Spagna) e Luigi XIV, re di
Francia.
Un bilancio:
・Termina l’età delle guerre di religione
・La politica diventa europea, ovvero le vicende di uno Stato hanno ripercussioni su tutti gli altri
・Ricerca dell’equilibrio: obiettivo della politica internazionale dei decenni successivi
Tema della multipolarità: molteplicità di poli, la Francia viene fuori dalle guerre di religione e aveva bisogno di
diventare un polo; fu una guerra atroce perché gli Asburgo pensavano di potersi affermare con una
dimensione imperiale vecchia. A livello di diritto internazionale si cercava un equilibrio tra i poteri.
Recap ↴
Protagonisti: Ferdinando II d’Asburgo vs Federico V del Palatinato (Germania)
Cristiano IV di Danimarca vs Gustavo Adolfo II di Svezia
Massimiliano I duca di Baviera vs Albrecht von Wallenstein
Olivares vs Richelieu
Mazzarino
[La Rivolta del Portogallo ebbe successo (i portoghesi approfittarono della rivoluzione catalana e nel 1640
avevano proclamato la loro indipendenza sotto la guida del duca di Braganza); dinastia dei Braganza]
1660: Pace di Oliva, pose fine alla guerra della Svezia con la Polonia, il Brandeburgo e l'Impero [stabilì la
rinuncia del re di Polonia Giovanni Casimiro al trono di Svezia, e la restituzione della Pomerania svedese
occupata dal Grande Elettore. Però la Svezia, al pari della Polonia, riconobbe definitivamente il ducato di
Prussia come stato sovrano. Inoltre recuperò l'Estonia, perduta durante la guerra, acquistò parte della Livonia,
ma dovette rinunciare a ogni pretesa sulla Curlandia]
La tradizione storiografica ha interpretato le tre paci (Westfalia, Pirenei, Oliva) come il segno dell’indiscussa
egemonia francese in Europa. Bisogna tuttavia intendersi sui caratteri e significati di essa: sia per la
capacità militare e abilità politica-diplomatica, sia per successi di ingrandimenti territoriali, sia per
autorevolezza delle relazioni internazionali. È un’egemonia diversa dalla Spagna di Filippo II (assenza di
contendenti per Filippo II, mentre la Francia li aveva).
Il quadro del XVIII prepara a degli Stati-nazione, a un cambiamento culturale (superamento questione
religiosa).
12.12
LEZIONE 25: ASSOLUTISMO ILLUMINATO E RIFORME, pt 1
“Settecento Riformatore” è un libro di Franco Venturi, che riflette sui cambiamenti reali che avvennero nel
XVIII secolo, periodo di rivoluzioni con cui si è passati da una società del privilegio a una società che ai
privilegiati si ribella. Spiccano ed emergono figure di un certo peso che sono diventate mito e idea di riforma,
anche quando non lo sono state realmente.
La ghigliottina funzionava a tal punto che venne tagliata la testa al re. È un secolo interessante e
appassionante, ha diversi volti, scompaiono le monarchie, si struttura un pensiero liberale, il fatto educativo
passa dalla chiesa allo stato (Maria Teresa, Caterina, Federico Il Prussiano).
Tema che tocca lo stato e l’amministrazione: quest’ultima assume una forma strutturata.
・Dispotismo illuminato: alcuni monarchi assumono l’ideale di essere illuminati
L’Europa si illumina di una luce nuova che porta centralità ai soggetti, che non possono essere rappresentati
da un arbitro despota.
Si comincia a governare attraverso la legge, con codici legislativi che devono regolamentare la società.
Un governo forte era sinonimo di monarchia, che si basava sulle vittorie militari; molti sovrani puntavano
all’espansione territoriale, quindi c’è un tema che riguarda le guerre (es. guerra di successione spagnola
1700-1713, guerra di successione polacca, guerra di successione austriaca).
Tutto questo si risolverà parzialmente con la pace di Aquisgrana nel 1748, che confermava l’equilibrio
raggiunto fra una tradizionale rivalità tra Francia e Austria.
Grande materia che interessa il ’700 è quella fiscale (imposte che gravavano sui contadini che portarono
all’attacco alla mano morta, attacco al clero che aveva troppi beni e davanti a una crisi enorme, dovuta al
fatto che si stava sempre in guerra, bisognava ammortizzare il debito fiscale con il clero, che accumulava, ma
quando era indebolito in nome degli ideali evangelici poteva anche rinunciare ai beni).
Passaggio dall’antico regime che pullula di privilegi, tribunali, magistrature, a una semplificazione dei
codici, delle leggi e delle strutture che amministrano la giustizia.
Altro tema importante è l’equilibrio tra centro e periferia: c’erano sacche di popolazioni in periferia che
andavano ascoltate.
Si doveva superare la dimensione feudale dell’esercizio della giustizia. Giustizia verso i cittadini, non verso i
sudditi privilegiati. Il ’700 cerca di eliminare i privilegi.
La Prussia di Federico II ↴
・Assolutismo illuminato= termine coniato dagli storici tedeschi negli ultimi decenni del XVIII secolo;
despoti illuminati; sovrani europei che dichiaravano di volersi servire del potere
per il bene dei loro sudditi e che si professavano amici dei philosophes;
La concentrazione del potere nelle mani del monarca era vista come unica arma capace di superare gli
ostacoli che si frapponevano alle riforme; bisognava combattere particolarismi e privilegi di territori e di ceti.
Il più famoso tra i despoti illuminati fu il re di Prussia Federico II il Grande (1740-1786): scrittore prolifico,
musicista, irreligioso, amico di Voltaire e di molti enciclopedisti aggregati all’Accademia delle scienze di
Berlino; si rifaceva al “contratto sociale”; continuatore della politica paterna di rafforzamento militare e
burocratico; mantenne la servitù della gleba e preferì i nobili per le cariche militari e civili: il suo genio militare
si vide nella guerra di Successione austriaca (1740-48) e nella guerra dei Sette anni (1756-1763), poiché
nonostante i duri colpi ricevuti in battaglia riuscì a mantenere la Slesia (importanza mineraria e industriale).
[Rafforzò quindi la Prussia anche grazie all’assenza di concorrenti tedeschi in grado di competere con le
monarchie europee. Una delle sue più grandi contraddizioni era che era intellettuale (scrittore, filantropo) ma
il governo lo aveva militarizzato (smania di espansione, esercito permanente, tutto il contrario di un
dispotismo illuminato).
Vantaggio Prussia: congiuntura politica nazionale
1748: Federico II ottenne il riconoscimento dell’annessione di una ricca regione mineraria industriale, la
Slesia.
1756-1763: guerra dei 7 anni, a malapena Federico II riuscì a far riconoscere lo status quo territoriale.
Punto di forza: tradurre principi di riforma dello stato senza intaccare il paese.
Aveva ereditato il calvinismo dal padre, ma rispetto al padre era sensibile all’arte, alla poesia, alla musica.
Rese obbligatoria l’istruzione elementare. Diffuse la collegialità nell’apparato amministrativo. Abolì la torturaa
e limitò la pena di morte.
Le basi della società prussiana restavano immutate: le imposte dei contadini erano riscosse dai signori,
permaneva la servitù della gleba. Immagine di un ’700 che non si riforma completamente, si mitizza Federico
II (“irreligioso”, “libertino”, “amico di Voltaire”, “si rifà al contratto sociale”).
Benedetto XIV (papa dei philosophes) in realtà fece censurare libri di Voltaire (?)
Queste guerre permettono a Federico II di tenere la Slesia.]
・esercito di 200.000 effettivi; ottenne anche l’annessione della Prussia occidentale in occasione della prima
spartizione della Polonia (1722).
Alla sua morte i suoi Stati erano all’incirca raddoppiati; incremento demografico; intelligente politica di
popolamento delle terre orientali (insediati 300.000 coloni tedeschi che mutarono il carattere etnico); grande
tolleranza religiosa.
In campo amministrativo non portò novità importanti; di rilievo furono le norme attuate in campo giudiziario:
abolita la tortura e limitata la pena di morte. Estensione libertà di stampa.
La monarchia austriaca sotto Maria Teresa e Giuseppe II ↴
・Le guerre di Successione polacca e austriaca avevano segnato una grave crisi per la monarchia degli
Asburgo, costretti a rinunciare alla Slesia;
・Maria Teresa non era certo una sovrana illuminata come Federico II ma univa buon senso e grande
determinazione; istintiva capacità di scegliere gli uomini giusti; sollecitudine materna verso il suo popolo;
・1748: Maria Teresa costrinse i ceti di ciascun territorio (Land) a votare le imposte per un intero decennio,
lasciando a organi regi di nuova istituzione il compito di effettuare il riparto e l’esazione dei tributi.
・Non si era realizzato il sogno imperiale degli Asburgo.
・La Slesia era stata una grave perdita per l’Austria.
Con Maria Teresa si apre una stagione di riforme. Pensa in una prospettiva riformata, anche in campo
religioso (suo figlio continuerà su questa scia).
・La nobiltà fu compensata nel conferimento delle cariche civili e militari (fondati nel 1750 un collegio detto
Theresianum e nel 1752 un’accademia militare);
・ristrutturazione del sistema finanziario che diede buoni risultati;
・1753: nomina di cancelliere di corte e stato a Kaunitz, il quale impose l’istituzione di un Consiglio di Stato
(1760) come suprema istanza di coordinamento tra dicasteri; il Consiglio di Stato era chiamato a dirigere
l’apparato, la formazione del personale invece era chiamata a dirigere lo stato. Maria Teresa pensò a
istituzioni che controllassero la fiscalità (il controllore non era il controllato, come accadeva invece in
Francia).
・1765: morte del marito di Maria Teresa, gli succedette il primogenito Giuseppe II (coreggente con sua
madre); quest’ultimo mutò lo stile di governo, fu emanata da lui nel 1781 la patente di tolleranza che
rendeva legittimo il culto per le confessioni protestanti e greco-ortodossa (furono soppressi circa 700
monasteri e conventi e i loro beni incamerati dallo Stato per finanziare scuole e attività assistenziali);
diminuite feste di precetto, limitati i pellegrinaggi, processioni, esposizione di reliquie, soppresse
confraternite, religiosità popolare superstiziosa («regolata devozione» di Ludovico Antonio Muratori);
・1783: istituzione seminari statali dove i sacerdoti dovevano compiere i loro studi (ideale giuseppinismo del
«buon parroco»);
・1774: promulgazione di una legge che introduceva l’obbligo scolastico;
・ 1781: abolizione della servitù personale e tra il 1748 e il 1786; fece redigere un nuovo catasto dei beni
fondiari;
・1787: promulgazione codice penale giuseppino che accoglieva i principi della legalità della pena e della
parità di tutti i sudditi di fronte alla legge;
・1790: morte Giuseppe II, gli succedette il fratello minore con il nome di Leopoldo II;
・Bilancio positivo: strutture solide di esercito e burocrazia; tradizione di buona amministrazione;
attenzione per le classi subalterne; sviluppo della popolazione, delle manifatture e dei traffici;
・Vienna grande capitale oltre 200.000 abitanti: raffinata civiltà intellettuale, artistica e musicale.
13.12
LEZIONE 26: ASSOLUTISMO ILLUMINATO E RIFORME, pt 2
Illuminismo significa progresso sociale, culturale, politico, ma significa anche complessità, diversità. Ci sono
più illuminismi; la maggior parte dei philosophes sono deisti (idea del divino che si aggancia alla questione
cristiana in modo ragionevole). All’inizio del progetto enciclopedico Diderot e D'Alembert ingaggiarono
almeno 4 sacerdoti cattolici (affidano delle voci enciclopediche a membri del clero per avere voci di
mediazioni), per avere un cristianesimo che alla luce della ragione deve essere antidogmatico ma non
irreligioso, perché l’ateismo puro è irragionevole, e una società di atei non tiene. Il tema riguarda anche i
gesuiti, è un tema politico che non riguarda però la fede.
Prussia ↴
Conflitto giurisdizionale con la Chiesa: le risorse erano necessarie e si intensificò la lotta sul piano
giurisdizionale. Maria Teresa rifletteva sulla possibilità di incamerare i beni della Chiesa.
・Congiuntura favorevole.
Bisognava creare uno stato ordinato ed efficiente libero dai poteri del clero (passaggio da una politica
coraggiosa ma prudente di Maria Teresa a quella più audace e intransigente di Giuseppe II).
La censura venne sottratta al clero e affidata a un’istituzione di natura laica (svuotamento del potere
dell’Inquisizione); si riduceva il diritto di asilo che praticavano gli ecclesiastici nei loro territori; vennero
soppressi i piccoli conventi; nell’81 l’imperatore emancipò gli ebrei, diede diritti uguali a tutti i sudditi; patente
di tolleranza; scelta di impegnare il clero cattolico in un servizio non solo religioso ma anche civile (“il
buon parroco”), che comportò la confisca dei beni.
La politica ecclesiastica giuseppina divenne un punto di riferimento nell’Europa dei riformatori e spinse papa
Pio VI a recarsi a Vienna come pellegrino apostolico (va per calmare la situazione, per far capire a Giuseppe II
di andarci piano con la riforma).
Ideale della pubblica felicità: felicità pubblica, non ultraterrena; il cittadino ha diritto di essere felice, e a
contribuire alla felicità deve essere lo stato attraverso la giustizia sociale
(centrale in questo è il programma educativo, già avviato da Maria Teresa).
・Illuminismo giuridico: codice penale realizzato nel 1787.
・Limitata libertà di stampa se usata per criticare il governo.
・Ondata di malcontento sollevata da conseguenze della riforma (insuccessi militari, aggravi fiscali).
Nel 1790 seguì Leopoldo II, seguito nel ’92 dal figlio Francesco II.
Dimensione irreligiosa di Federico II ↴
scelta di tolleranza religiosa non solo come atteggiamento umanitario o come scelta utilitaristica di
opportunità politica (rifiuto di firmare la bolla papale di soppressione dei gesuiti, che avrebbe privato lo stato
di un esercito di docenti di cui non si poteva fare a meno, e in più avrebbe creato problemi nella Slesia che
era cattolica in maggioranza; li nominò membri reali) ma come programma ideologico di coesione
nell’esercito (tra gli ufficiali vi era una predisposizione culturale verso l’associazionismo massonico) e di
rigenerazione dell’uomo. I quadri generali erano legati da altro.
La Russia di Caterina II ↴
Dopo Pietro III, che venne deposto nel 1762 in seguito a un colpo di stato organizzato dalla moglie Caterina, il
cui regno, durato dal 1762 al 1796, riguardava l’evoluzione della struttura interna ed esterna, dove fece il
possibile per aprire la Russia all’influenza della cultura europea e in particolare francese; il regno di Caterina II
(sovrapposizione di rivoluzione francese e americana) fu caratterizzato dai rapporti con la scienza nascente: la
zarina era amica dei philosophes. I nobili non furono più obbligati al servizio dello Stato e poterono
liberamente viaggiare; fino al 1790 in Russia vi fu una notevole libertà di espressione e anche di critica.
La Russia aveva abbattuto i Turchi (Moldavia), ottenuto successo in Asia contro i Persiani, ma restava
comunque un Paese arretrato (nonostante gli sforzi dell’imperatore). La gran parte dei territori era di proprietà
feudale; servi di nobili costituivano la maggior parte della popolazione.
・Cardini ricorrenti degli stati riformati del ’700
・Consolidamento potenza internazionale della Russia fondato su estensione e unificazione del proprio
territorio e ordine sociale interno garantito da alleanza tra zar e nobiltà fondiaria.
・Annessione della Crimea 1783; sul litorale furono fondate Odessa e Sebastopoli.
Un effetto della colonizzazione fu l’aumento della popolazione servile. Sfruttamento messo a sistema
(contraddizioni delle riforme: libertà vs sfruttamento).
Il consolidamento del rapporto tra zar e aristocrazia fu formalizzato dalla Carta della nobiltà, che manteneva
tutti i privilegi tradizionali.
Il primo bersaglio di Caterina fu la Chiesa ortodossa: bastione del tradizionalismo e proprietaria di
immense estensioni di terra (clero ozioso e ignorante).
・1764: confisca delle proprietà ecclesiastiche; utilizzate per risanare il bilancio per le spese belliche e
utilizzate per gli istituti di istruzione; maggior parte dei conventi (500 su 900) venne soppressa;
・1767: convocazione di una commissione legislativa composta da rappresentanti dei nobili, dei cittadini, dei
contadini liberi con il compito di elaborare un nuovo codice di leggi;
・L’Istruzione personalmente redatta da Caterina come guida ai lavori della commissione era in gran parte
ricalcata sulle opere degli illuministi e indicava come obiettivi della legislazione la “pubblica felicità”, la
tolleranza, la libertà, l’umanizzazione delle pene e delle procedure giudiziarie; progetti che rimasero in
gran parte sulla carta;
Caterina sciolse la commissione (litigiosità interna) alla fine del 1768 col pretesto della guerra contro
l’impero ottomano;
・rivolta del cosacco Pugačëv, spacciatosi per il redivivo zar Pietro III: raccolse il malcontento dei contadini e
dei vecchi credenti: giustiziato il 10 gennaio 1775;
・furono abbandonate le velleità di progetto di riforma delle masse rurali; buona la riforma
dell’amministrazione locale, articolata in governatorati (una cinquantina in tutta la Russia) e a livello inferiore
in distretti; equilibrio tra funzionari regi e rappresentanti della nobiltà locale; molto fu fatto per l’istruzione;
avvio dell’insegnamento elementare gratuito; notevoli progressi nelle manifatture, estrazione mineraria e
commercio con l’estero;
・Successi: guerra iniziata nel 1768 contro l’Impero ottomano fu contrassegnata dall’azione di una
squadra navale russa, il conflitto si concluse nel 1774 con condizioni vantaggiose per la Russia stessa che
ottenne l’accesso al mar Nero (passaggio sul Bosforo);
・1772: prima spartizione della Polonia che fruttò l’annessione della Bielorussia; annessione della Crimea
divenne definitiva dopo una seconda guerra russo-turca (1787-92); la popolazione russa passò in trent’anni
da 23 a 37,5 milioni di abitanti: il paese più popoloso d’Europa.
Caterina II nacque in un ambiente che poteva pensare a un femminile in sostituzione al maschile.
Alla fine del regno di Caterina II, la Russia era un po’ meno uno stato autocratico e un po’ più uno stato
feudale, paradossalmente.
In Spagna e in Portogallo ↴
In Spagna c’era stata la guerra di successione e la perdita dei possedimenti europei (gli storici parlano di un
illuminismo che ha portato a una restaurazione incompleta); la Spagna sembrava dotata di minori centri
urbani. L’aristocrazia terriera aveva ancora il primato sulla nascente borghesia e la potenza della Chiesa era
enorme. I gesuiti monopolizzavano l’istituzione scolastica, si opponevano anche allo Stato e alle istituzioni
monarchiche.
Il progetto di Carlo III fu più un progetto che una realizzazione. Limitò le immunità ecclesiastiche e i poteri
dell’Inquisizione ed espulse i gesuiti dal regno (provvedimento preso anche da Portogallo, Francia, Napoli,
Parma).
・1773: scioglimento compagnia di Gesù a opera di Papa Clemente XIV.
L’assolutismo illuminato di Carlo III riguardava un avanzamento nell’aspetto culturale.
Marchese di Pobale: ministro plenipotenziario portoghese che espulse i gesuiti e fece ricostruire Lisbona
dopo il terremoto del 1755.
In Italia l’assolutismo illuminato si era concentrato maggiormente in 3 stati: il Regno di Napoli
(Borbone), la Lombardia (diventata austriaca) e la Toscana (dei Lorena).
[Come nel ’500 e nel 1707 durante la guerra di successione spagnola, le sorti del Regno di Napoli nel 1734
furono decise nel solco della grande politica internazionale tra conflitti ed equilibri.]
Ogni volta si rifà l’Europa ai confini a livello internazionale; le grandi potenze si mettono d’accordo e
decidono la ricostituzione di uno stato.
L’Italia, per questa sua debolezza, venne sottoposta a questa ridefinizione:
1) sul trono napoletano saliva Carlo di Borbone (figlio di Filippo V ed Elisabetta Farnese); il
mezzogiorno riacquisiva un proprio re e la sua indipendenza (dopo governo aragonese); il suo
regno è definito come “il tempo eroico della dinastia”, grazie a varie riforme che mise in atto;
permaneva però la dipendenza dal mercato internazionale, squilibrio tra campagna e città,
limiti nell’economia. Si presentava comunque come un centro culturale in cui lo sviluppo delle
scienze non era inferiore a quello di Parigi o Londra. Problemi di sovraffollamento urbano.
2) Dopo Aquisgrana nel 1748 la Lombardia cadde sotto il dominio austriaco; riforme con Maria
Teresa, passaggio alla specializzazione; abolizione della venalità delle cariche pubbliche.
Giuseppe II (figlio Maria Teresa) aveva imposto un rigido controllo dello stato sulla Chiesa;
centralizzazione amministrativa; aveva incentivato le discipline scientifiche in ambito culturale
(promozione di istituzioni culturali come le accademie, l’osservatorio astronomico); inserì la
Lombardia in un sistema economico integrato nel sistema degli scambi europei. Abolì il
senato milanese (operazione di sostituzione e centralizzazione).
3) Granducato di Toscana sotto dominio austriaco (Francesco Stefano di Lorena, marito di
Maria Teresa d’Austria); Pietro Leopoldo (figlio Maria Teresa) era stato granduca di Toscana;
promosse due riforme: allivellazione (concedeva ai mezzadri i terreni di prorpeità dello stato
dietro la corresponsione di un canone) e nuovo codice penale dell’86 leopoldino (aboliva la
pena di morte, il diritto di lesa maestà, la tortura e la confisca dei beni al condannato, che ne
attenuava la violenza con cui i rei venivano perseguiti). I sudditi del granducato acquisirono i
diritti sul piano della libertà individuale ed economica (soppresso tribunale del sant’uffizio e
applicate le indicazioni di beccaria, abolite limitazioni dei diritti del reo e si liberalizzò la terra
del commercio in modo che l'economia complessiva ne traesse giovamento maggiore
In tutti e tre gli Stati le riforme trovarono ispirazione nel movimento illuministico a livello intellettuale.
3 formule riassuntive: nella Napoli del ’700 si sarebbe scritto più che agito; a Firenze si sarebbe agito più che
scritto; a Milano si sarebbe scritto e agito.
14.12
LEZIONE 27: NASCITA DEGLI STATI UNITI D’AMERICA E RIVOLUZIONE AMERICANA
Come si arriva alla Dichiarazione d’Indipendenza? Ci sono passaggi che fanno parte di una storia complessa
che porta alla nascita degli Stati Uniti d’America.
Le colonie inglesi hanno una loro storia di colonizzazione, che riguarda l’America del Nord.
1618: colonizzazione della Virginia ↴
Colonie inglesi del Nord America: differenti origini; Compagnia della Virginia aveva ottenuto dalla corona dei
privilegi per colonizzare l’area tra il 34° e il 35° parallelo.
・1620: un gruppo di puritani inglesi (padri Pellegrini), che non si riconoscevano nella Chiesa anglicana, si
erano stabiliti nelle regioni del Massachusetts (1630 fondazione di Boston); già nel giuramento dei padri
pellegrini si scriveva che si faceva un patto, ci si organizzava un corpo civile per costituire e regolare leggi
per il benessere generale della colonia.
La storiografia si è divisa: da un lato c’è chi riflette e insiste ideologicamente sulla sostituzione etnica di
gruppi di popolazioni e chi invece è più propenso alla tolleranza, chi ritiene che lo scambio abbia creato una
realtà che ha permesso agli stessi di avanzare e di cambiare un volto che altrimenti non avrebbe avuto un
cambiamento significativo. Si presentava una realtà molto complessa.
L’atto di nascita è legato alla concessione da parte del sovrano di statuti e monopoli a gruppi di
colonizzatori: c’era un equilibrio precario e fragile tra i colonizzatori che diventano i governanti, e i governanti
(re inglese). Quanto valevano le forme di mediazione parlamentari inglesi in una nuova terra in cui i
colonizzatori si erano affrancati da chi li aveva inviati? Il re dall’Inghilterra imponeva cosa fare:
colonizzatori-governanti-governanti→ fragile equilibrio conseguente da Gran Bretagna, Francia, Spagna e
Russia che si stavano spartendo il mondo.
I coloni rivendicano sin dall’inizio un corpus legislativo e istituzioni rappresentative autonome, pur
legate alla corona; questo getta le basi sull’alto governo coloniale. La struttura politica è più elaborata
teoricamente e differente nella pratica: coloni che si pongono in una forma di auto-governo.
Gli insediamenti del XVII secolo furono numerosi (dal ’29 al ’31 si fondano le colonie del Connecticut, poi
Massachusetts ecc).
・1681: il quacchero William Penn fondò la Pennsylvania; altre colonie come Nuova Amsterdam
(ribattezzata New York nel 1664), furono conquistate dagli inglesi nel Seicento; New York diventa colonia
della Corona perché Giacomo II diventa re.
・Ai primi del Settecento le colonie britanniche raggiunsero il numero di dodici; nel 1732 venne fondata la
tredicesima in onore di Giorgio I (Georgia); la causa immediata della nascita e dello sviluppo di queste
colonie è legata al tema di lotte politiche e religiose in Inghilterra: i puritani che avevano fondato la
comunità del New England, i coloni della Virginia e i quaccheri in Pennsylvania erano perseguitati, ma
esprimevano comunque vitalità; così i coloni inglesi piantarono in America modelli originali di vita religiosa e
sociale. La libertà americana si manifestava come possibilità di mettere in pratica ipotesi di vita
religiosa e sociale; al motivo religioso si aggiunge quello economico: speranza di migliorare la propria
situazione in America.
Questioni di autonomia: lo statuto delle regioni nordamericane e il loro rapporto con la madrepatria fu stabilito
in varie Carte, si creò un contratto tra la madrepatria e coloro che erano già installati nei territori; nelle
Carte erano riprodotte le diversità dei titoli d’origine, le forme diverse della colonizzazione:
1) corporazione (es. Connecticut): riconosceva fin dall’origine una vasta autonomia alla
comunità di coloni installati nel territorio;
2) proprietario (es. New York fino al 1682, Pennsylvania, New Jersey; concedeva lo
sfruttamento del territorio a un singolo individuo);
3) colonia (al vertice c’era un governatore direttamente nominato dal re).
Queste Carte contemplavano la costituzione di ordini statali per il governo delle colonie, ma in assenza di un
ministero per le colonie, che fu creato solo a metà ’700, e di un coordinamento politico amministrativo della
madrepatria, le singole colonie (giuramento del mayflower) si diedero ordinamenti, istituzioni, leggi, organismi
rappresentativi accettati da tutti i coloni, riuscendo a vanificare i tentativi di centralizzazione e di costituzione
di una burocrazia imperiale compiuti dall’Inghilterra soprattutto dopo gloriosa rivoluzione (1688-1689, aveva
deposto Giacomo II e al suo posto c’era con Guglielmo III d’Orange, e aveva creato una monarchia
parlamentare, riducendo i poteri del re con i Bills of Rights).
Tema delle autonomie e tema del decentramento.
Rapporto ideale vs rapporto politico tra America e Inghilterra: politico perché non è ancora il tempo della
maturità, non ci si può ancora affrancare dalla madrepatria; ideale perché aiuta a riempire dei vuoti, a creare il
senso delle cose. Quello tra colonie e madrepatria è un rapporto complesso.
Non esisteva un’autonoma realtà americana, fino alla metà del XVIII secolo: la realtà era l’impero, e la
diversità di situazione economiche, politiche e religiose che esso consentiva giocò a lungo a suo favore, ne fu
il cemento che al tempo stesso è il sottile veleno (perché l’impero chiede e poi non si vuole più dare). Essere
inglesi in America comportava portare e trasmettere costumi inglesi; c’era un duplice rapporto di
antagonismo e simpatia.
・Popolazione all’inizio del XVIII secolo 250.000: già nel 1775 2 milioni e mezzo; costante flusso migratorio.
・Non solo inglesi o scozzesi ma anche irlandesi, tedeschi, olandesi: migrazioni per motivi religiosi, per
tentare la fortuna e costruire un futuro nuovo; la traversata spesso veniva pagata attraverso l’obbligo di
lavorare sotto un padrone (quattro o cinque anni) e poi acquistare la libertà.
・Alla vigilia dell’indipendenza, nel 1775, gli schiavi neri superavano il mezzo milione; importati dai Caraibi o
dall’Africa, trattati alla stregua degli animali; i più fortunati come domestici presso un padrone; schiavi 40%
della popolazione; tutto ciò incise sullo sviluppo economico e sociale (questione delle economie a più livelli,
piantagioni di tabacco zucchero, portuali, commerciali).
・L’economia delle colonie meridionali era quella che meglio si integrava con le esigenze della madrepatria:
forniture di prodotti in cambio di manufatti e generi di lusso; si formò un’aristocrazia di medi e grandi
proprietari paragonabili a quella inglese;
・1619: prime importazioni di schiavi; la crescita nelle regioni del Sud fu enorme; alla fine del ’700 il numero
dei neri era quasi uguale a quello dei bianchi (circa mezzo milione). Nel 1776 nelle tredici colonie americane
vivevano circa mezzo milione di neri. I neri servirono per vincolare la manodopera alla terra. Si creò una
politica di sfruttamento totale degli individui, tant’è che il silenzio su questo fu assordante nella
dichiarazione dell’indipendenza e nella Carta costituzionale.
Nella prima stesura della Costituzione Jefferson aveva denunciato la responsabilità del re d’Inghilterra
nel mercato degli schiavi neri, ma la pressione dei proprietari di schiavi indusse a cancellare questo
passaggio nella carta costituzionale.
Nella stesura definitiva della Costituzione non appaiono mai le parole “schiavo” o “schiavitù”, come tributo
pagato all’unione. Si uniscono le colonie, ci si libera dalla Corona ma si deve tacere sulla schiavitù per creare
un compromesso.
Nel Nord il nuovo spirito di libertà indusse i padroni a liberare i loro schiavi negli anni ’80 del ’700 (influirono
sia lo spiritualismo cristiano sia la nuova cultura dei lumi).
Il conflitto tra coloni e inglesi crea un’autocoscienza americana.
Ragioni del conflitto sia di natura economica sia politica; più le colonie rafforzavano la loro struttura
economica e politica, più pesava la mancanza di autonomia dal sistema inglese (dimensione protettiva della
corona non era più utile alle colonie).
Motivo politico: Inghilterra e America si ispiravano a un diverso principio di sovranità; l’Inghilterra con la
rivoluzione aveva allargato le basi del potere, ma il principio della concentrazione assoluta delle sovranità in
un’autorità era stato riconfermato anche dopo il 1688 (nonostante le rivoluzioni rimaneva il re + il parlamento).
Le colonie americane dipendevano dal re, ma il pensiero politico delle colonie si stava formando
diversamente.
3 eventi che approfondirono questo solco tra Inghilterra e America
1) risveglio religioso in america tra anni ’30 e ’40 del 700 (fermento mistico religioso che aveva
portato le colonie a idealizzare l’America come popolo eletto)
2) delusione della guerra dei 7 anni
3) provvedimenti fiscali decisi dall’Inghilterra negli anni ’70 contro le colonie
Fu soprattutto per la cocente delusione della guerra dei 7 anni, i cui esiti furono la sofferenza delle colonie per
la spartizione delle colonie tra Inghilterra e Francia, che i coloni avvertirono la discrepanza tra la loro capacità
di guidare la situazione interna, e la frustrante posizione subordinata dell’impero (mancata riconoscenza della
loro autonomia da parte del governo).
L’Inghilterra si accingeva a far pagare agli americani il salatissimo prezzo della guerra dei 7 anni (per
riequilibrare il bilancio).
Nuova società americana: a livello politico le élite si strutturavano con delle assemblee legislative elettive
(chiamate camere basse); nelle camere alte c’erano funzionari addestrati dalla madrepatria a cui era stato
detto cosa fare.
・Colonie del centro e del nord: abitate da coltivatori diretti, artigiani, pescatori e mercanti producevano ed
importavano il necessario; commercio soprattutto con le Indie occidentali (Antille): esportavano grano,
legname, carne salata e importavano zucchero, melassa per il rum.
・Agli inizi del Settecento le colonie avevano istituzioni politico-giudiziarie abbastanza simili; governatore
nominato dal re assistito da un consiglio; il governatore nominava i giudici e aveva diritto di veto sulle
decisioni; potere legislativo esercitato da un’assemblea eletta con suffragio largo (50-70% tra maschi
adulti).
・Ampie autonomie delle città: problemi diversi quali lotta contro gli indiani, assegnazione delle terre da
coltivare ai nuovi arrivati, organizzazione del territorio.
・Inferiore la popolazione della Nuova Francia (parte dell’odierno Canada): 15.000 nel 1700, 65.000 nel 1775;
metà del Seicento fondate Québec e Montréal; di grande autorità godevano i gesuiti.
・Economia: agricoltura, caccia, pesca e commercio pellicce; esploratori e missionari si erano spinti lungo il
corso del Mississippi e nel 1682 avevano raggiunto le foci (1720 fondazione di New Orléans).
Contrasti tra le 13 colonie e la madrepatria ↴
・Durante la guerra dei Sette anni (1756-63) anni, le tredici colonie britanniche parteciparono a fianco delle
truppe inviate dall’Europa alle operazioni militari contro i francesi; la vittoria britannica porta all’eliminazione
completa della presenza francese nel Nord America.
・Altri motivi di malcontento erano la pretesa del Parlamento inglese di vietare il commercio diretto tra le
colonie e paesi terzi, di imporre dazi elevati sull’importazione di alcuni prodotti, di proibire la produzione
e l’esportazione di manufatti che potessero entrare in concorrenza con quelli della Gran Bretagna: tutto ciò
favorì un ricorso al contrabbando e alla corruzione delle attività portuali.
・Sul profilo politico le assemblee legislative sentivano come oppressivi i poteri di veto esercitati dai
governatori. Alla fine della guerra dei Sette anni era convinzione del governo inglese che la riorganizzazione
e la difesa dell’impero richiedessero un maggiore contributo da parte dei coloni americani.
・Nel corso delle due generazioni di crescita e di espansione prima dell’ascesa di Giorgio III, gli americani
acquisirono gradualmente la coscienza di se stessi come popolo distinto, non tanto per legge, politica
o costituzione ma per carattere e cultura;
・Appariva anche urgente regolare i rapporti con gli indiani.
・Furono poi emanate norme volte a impedire il contrabbando: introduzione di nuovi dazi su zucchero,
caffè ecc (Sugar Act e Stamp Act); tassa di bollo su tutti i documenti legali e sui fogli periodici (1765).
・I coloni reagirono con sdegno a queste riforme; i delegati, riuniti a New York dichiararono così
incostituzionale la tassa di bollo, che nel 1766 venne ritirata dal governo inglese; l’anno seguente
introdussero nuovi dazi sull’importazione di té e altri generi→ i coloni così boicottarono le merci inglesi.
・Nel 1773 un gruppo di patrioti (coloni indipendentisti) travestiti da indiani salì a bordo di una delle navi
inglesi della Compagnia delle Indie orientali in attesa di scaricare la merce nel porto di Boston e gettò in
acqua tutto il carico di tè trasportato (per protestare contro il Parlamento britannico che aveva appena
approvato il Tea Act, che autorizzava la Compagnia delle Indie Orientali a vendere direttamente il tè
proveniente dall'Oceano Indiano nelle sue colonie americane, e di fatto tagliava fuori gli intermediari
americani che fino ad allora avevano goduto di un ampio giro di affari); con il «Boston tea party» ha inizio la
fase delle ostilità aperte fra le colonie e la madrepatria.
Il principio più forte era “nessuna tassa senza rappresentanza” (“no taxation without representation”), non
potevano essere tassati senza essere rappresentati.
・Scontro aperto.
Le rappresaglie inglesi emanarono le Leggi definite poi intollerabili, che disposero la chiusura del porto di
Boston, fino al rimborso dei danni. Le leggi produssero un salto di qualità nella coscienza americana:nel
1774 numerosi scritti contro il parlamento inglese e il suo potere di rappresentare le colonie furono diffusi.
Thomas Jefferson ribadì distinzione tra corona e parlamento (coloni non erano vincolati alle decisioni del
parlamento inglese perché non vi erano rappresentati; le uniche rappresentanze politiche per le colonie erano
le assemblee, e quando le assemblee venivano sciolte il potere tornava al popolo). L’ipotesi che si avanzava
era quella del Commonwealth britannico.
L’Inghilterra non accettò le proposte di Jefferson.
La guerra di indipendenza ↴
La dura reazione del governo inglese provocò nelle colonie uno stato di insubordinazione→ sorsero comitati e
organismi chiamati Congressi provinciali o Convenzioni (contropoteri rispetto ai poteri costituiti dei
governatori britannici) che esautorarono di fatto le autorità britanniche;
・1774: primo Congresso continentale (Filadelfia), fu deciso il primo boicottaggio delle merci inglesi e
riaffermato il principio che gli americani riconoscevano valide solo le leggi e le imposte votate dalle loro
assemblee e non quelle del Parlamento britannico.
・4 luglio 1776: secondo Congresso continentale (dopo i primi scontri armati) a Filadelfia: approvazione
Dichiarazione d’indipendenza che proclamava il diritto degli americani a darsi un nuovo governo sulla
base dell’uguaglianza tra tutti gli uomini e del diritto di ognuno di loro alla vita e alla libertà (restavano le
contraddizioni in merito alla schiavitù; spirito dell’Illuminismo europeo). Il comando delle forze armate fu
affidato dal congresso a George Washington (1732-99), ricco possidente della Virginia distintosi nella guerra
dei Sette anni. Giorgio III dichiarava ribelli i coloni americani.
La data decisiva per la rivoluzione americana fu il 1776, l’anno di pubblicazione della dichiarazione
d’indipendenza redatta da Thomas Jefferson.
Principi ispiratori della nazione americana:
1) Il diritto all’indipendenza e alla libertà è un diritto naturale, superiore a qualunque volontà
umana.
2) Attraverso il contratto sociale i governi si impegnano a rispettare tutti i diritti inalienabili degli
individui.
3) Il rapporto tra governanti e governati è fondato sul consenso di questi ultimi e sul loro potere
di controllo; quindi il mandato dei governanti può essere in qualsiasi momento revocato (se
non vengono rispettati i fini del contratto sociale).
[Le fonti illuministiche sono caratteristiche peculiari del carattere americano: Voltaire, Rousseau,
Montesquieu.]
Washington organizzò le forze armate valorizzando la disciplina, la preparazione tecnica, il senso di
appartenenza nazionale.
・svolta importante nella battaglia di Saratoga (ottobre 1777): contingente inglese si arrese ai reparti
americani; fu questo episodio a convincere il governo francese ad appoggiare gli insorti anche grazie alla
propaganda svolta dal delegato del Congresso di Filadelfia a Versailles, Benjamin Franklin (idolo dei
philosophes); anche la Spagna interviene a fianco delle colonie contrastando la flotta britannica; (reparti
americani sconfissero quelli inglesi, ma furono i francesi, partecipando a fianco degli americani per il
risultato della guerra dei 7 anni, a stabilire le conseguenze decisive).
・1781: sconfitti gli inglesi a Yorktown→ 1783: trattato di Versailles= Gran Bretagna riconosceva
l’indipendenza delle tredici colonie nordamericane e restituiva alla Francia alcuni territori occupati nei
Caraibi e nel Senegal e alla Spagna la Florida e Minorca.
Nella Rivoluzione americana la storiografia ha identificato 4 tendenze politiche, che entrano nella costruzione
della Costituzione degli Stati Uniti d’America:
1) conservatrice (espressione dei grandi commercianti del centro nord e degli ambienti
professionali di queste aree; identificava i governanti nella classe sociale composta dai
cittadini più ricchi)
2) radicale (diffusa tra artigiani, medi e piccoli commercianti, medi e piccoli proprietari terrieri;
vedeva nel potere legislativo eletto a suffragio universale un organismo rigidamente
controllato dagli elettori)
3) tradizionalista (diffusa tra comunità agricole, classi inferiori delle città e delle zone costiere;
voleva preservare lo spirito religioso e morale e l’autonomia della comunità locale);
4) tendenza modernizzante (diffusa nei centri urbani; puntava alla crescita commerciale)
Rivoluzione costituzionale ↴
・1777: votati gli Articoli di Confederazione ed entrati in vigore nel 1781: il Congresso gestiva la politica
estera e la difesa; altri poteri (imporre tasse, battere moneta, etc..) erano prerogativa dei singoli Stati.
・Esigenza (soprattutto da parte degli Stati più ricchi e popolosi: Virginia, Pennsylvania, New York) di un
governo centrale forte→ partì nel 1786 la richiesta che il Congresso convocasse una Convenzione
incaricata di rivedere la Costituzione federale.
・La Convenzione si riunì a Filadelfia nel 1787, e prevalse la proposta di una Costituzione federale nuova
che doveva sostituire e integrare gli Articoli di Confederazione.
・La costituzione fu approvata il 17 settembre ed entrò in vigore nell’estate del 1788, alla sua base vi era
un difficile equilibrio tra l’esigenza di rafforzare il governo centrale e quella di salvaguardare l’autonomia dei
singoli Stati.
・Il potere legislativo era detenuto da un Congresso composto da un Senato e da una Camera dei
rappresentanti (entrambe erano assemblee elettive con durata e mandato differenti; ampia la sfera di
attribuzioni del Congresso, che legiferava in materia di finanza, commercio, moneta e giustizia).
・Al vertice del potere esecutivo vi era un presidente eletto dal popolo (designazione di elettori da parte
della popolazione di ogni Stato); a lui spettavano un potere di veto sulle leggi, la nomina dei ministri, la
direzione della politica estera e delle forze armate, la designazione dei giudici della Corte suprema (una
volta eletti sono inamovibili);
・Corte suprema: vertice del potere giudiziario; controllo della legittimità costituzionale sulla legislazione del
governo federale e sui singoli Stati; la nomina a vita garantiva continuità.
Lo sviluppo degli Stati Uniti tra Sette e Ottocento ↴
・Nel 1800 la popolazione toccava i 5,3 milioni di abitanti di cui 1 milione di neri; nel 1810 superava i 7
milioni.
・Dal 1791 si aggiunsero altri Stati (Vermont, Kentucky, Tennessee, Ohio).
・Gli indiani fecero le spese di questa espansione (espulsi dalle loro terre e decimati per malattia).
・Economia del sud: cotone (produzione industriale); a Nord grande esplosione dei porti di Boston e New
York.
・Primo presidente George Washington (rieletto per il secondo mandato nel 1793): autorevolezza dovuta
dai suoi modi nobili e semplici, scelta di validi collaboratori; debiti di guerra pagati dal governo federale; nel
1791 istituzione di una Banca degli Stati Uniti.
・Al partito federale si oppone uno repubblicano: autorevole rappresentante Thomas Jefferson (1743-1826);
sostenuto dai proprietari terrieri del sud e piccoli mercanti e artigiani del centro-nord.
・Presidenziali del 1796 vinte dal federalista Adams, mentre nel 1800 vince Jefferson e nel 1808 un altro
repubblicano (Madison).
・Negli anni Novanta di fronte alla radicalizzazione della Rivoluzione francese il governo statunitense si era
riavvicinato alla Gran Bretagna (1794 trattato di commercio); dal 1800 rapporto preferenziale con Napoleone
che nel 1803 vende la Louisiana (ceduta pochi anni prima dalla Spagna) agli Stati Uniti per 15 milioni di
dollari.
・Tensione tra Gran Bretagna e Francia per i commerci con gli Stati Uniti→ guerre del 1802-03 e 1812:
nulla di fatto nel 1814; ormai gli Stati Uniti si affermavano come potenza continentale; 1865: abolizione
schiavitù
Agli uomini vennero sostituite le leggi: questo è il significato universale della rivoluzione americana.
19.12
LEZIONE 28: INTRODUZIONE ALLA RIVOLUZIONE FRANCESE
La rivoluzione francese è un evento che ha diviso gli storici.
Maria Antonietta è straniera e prende la monarchia nella fase finale, quella più triste per la storia di Francia.
Nella lettera della regina di Francia Maria Antonietta, che scrive alla cognata per l’ultima volta, dato che venne
condannata a morte, scrisse che sperava di aver mostrato la stessa fermezza del marito (Luigi XVI). Era
addolorata al pensiero di abbandonare i suoi figli e sua cognata (che definiva “sorella”). La sua coscienza non
le rimproverava alcunché. Professò la sua fede cattolica, ma c’erano preti che avevano aderito alla rivoluzione
che non erano più filomonarchici e di cui non si fidava.
La rivoluzione è un fatto senza precedenti in questa forma, ma ci sono state tante anime in questa rivoluzione.
È una lettura complessa sotto molteplici aspetti: sguardo della monarchia, del clero, del terzo stato; sguardi
che non sono uniformi. La decapitazione è un fatto pesante, ma la questione francese allo storico d’età
moderna sconvolge ancora entrando nei luoghi rivoluzionari. La monarchia aveva nutrito la nazione e i
cittadini, quindi decapitare il re fu un atto di una certa violenza: si arrivò a una votazione, non erano tutti
d’accordo perché sapevano che si sarebbe creata un’altra anima rivoluzionaria monarchica che avrebbe fatto
dei re i martiri, e in modo particolare Luigi XVI.
Analisi dei 3 stati non come immobili e immutabili.
Il valore e il significato della rivoluzione francese:
1) crollo della monarchia e del diritto divino
2) abolizione della feudalità, dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino
3) sovranità come espressione di volontà popolare, e non di diritto divino
4) venne fuori il merito individuale, talento
L’antico regime presentava già crisi interne.
Riflessione storiografica: per molti storici occuparsi della rivoluzione francese è stato un atto che ha avuto un
valore politico (prese di posizione anche di natura ideologica, nasce la borghesia, il terzo stato). È chiaro che
è stato un evento che ha diviso sotto l’aspetto ideologico.
Categoria nuova di popolo: emergevano sentimenti di nazione, protagonisti diversi che incarnavano quel
sentimento; i 3 principi (libertà, uguaglianza, fraternità) della rivoluzione potevano essere coniugati? C’erano
state spinte contraddittorie.
La rivoluzione realizzò 2 condizioni essenziali: la democrazia e il capitalismo. Tuttavia fu in fondo l’avvento
politico della classe borghese. Aprì alla costruzione di una classe sociale.
・Sostegno popolare dei contadini.
La storiografia marxista aveva concepito senza scarti la rivoluzione come l’avvento della società borghese
moderna capitalistica. Nel secondo dopoguerra lo schema è stato messo in discussione: alla fine del ’700
rimanevano in piedi solo pochi residui feudali: la nobiltà si era trasformata, pochi nobili vivevano sulla
feudalità. Élite nobile e borghese unite nello spirito riformista.
Concepire la rivoluzione come un evento che irrompe quasi all’improvviso è sbagliato, non si passa
direttamente dallo stato aristocratico a quello borghese, dal dominio del modo di produzione feudale a quello
capitalistico. Errata è anche l’interpretazione che sostiene che i mutamenti più importanti nella società
francese erano già avvenuti prima della Rivoluzione, interpretazione che riduce e annulla il significato della
Rivoluzione.
・22 milioni di abitanti nel 1700, che nel 1780 divennero 27 milioni. Alla vigilia della Rivoluzione, meno di un
terzo dei terreni apparteneva ai due ordini privilegiati di nobiltà e di clero. Professionisti e ceti non nobili
possedevano circa il 30% e circa il 40% apparteneva ai contadini. Circa il 70% quindi non apparteneva alla
nobiltà e al clero. La monarchia aveva i piedi di argilla, era un simbolo di apparenza che tanto aveva
voluto Luigi XIV.
Era aumentata la produzione agricola, nel periodo storico in cui regnò Luigi XV la ricchezza si stava
strutturando in una determinata maniera. Nel momento in cui cambia il vento rispetto alla positività
rappresentata da questa crescita, quelli che possedevano il 70% dovevano difendere il proprio privilegio.
Lo 0,5% della popolazione apparteneva al clero, e anche nel clero le differenze economiche erano rilevanti
(es. tra alto e basso clero), ma farne parte significava avere l’immunità.
Terzo stato: gruppi legati al commercio internazionale, banchieri, appaltatori d’imposta, pubblici funzionari,
proprietari terrieri non nobili, professionisti, medici, avvocati, notai.
Lavoratori, artigiani e plebe povere formavano una massa corrispondente a quasi un terzo della popolazione.
Aspirazione alla scalata sociale. Il terzo stato non era la borghesia come la intendiamo.
Fattori diversi che portarono la Rivoluzione:
1) tensioni interne alla società, frustrazioni di una parte del clero esclusa dai livelli più alti di
privilegio;
2) malcontento dei ceti popolari parigini e dei contadini colpiti dallo squilibrio dei prezzi (crisi
agraria dell’89);
3) idee illuministiche che avevano fatto presa sui parigini;
4) complessiva arretratezza del sistema politico rispetto ai fermenti in atto nell’economia e nella
società.
Tra le cause più importanti: crisi finanziaria della monarchia; 1715-74 regno di Luigi XV, che aveva avuto un
lungo periodo di splendore, ma la monarchia prima della guerra dei 7 anni era influenzata da un tema di
politica interna di non accordi con Luigi XV (opposizione interna che prosegue fino al ’70, il cancelliere con un
colpo di stato soppresse il parlamento). Luigi XV portò avanti l’imposta fondiaria per i nobili e per il clero, +
riduzione delle pensioni.
Necker pubblica il bilancio dello stato, da cui vengono fuori pensioni, privilegi e grazie concesse dal re
alla nobiltà e al clero.
1781: Necker viene allontanato.
Gli Stati Generali si erano riuniti l’ultima volta nel 1614. Erano stati svuotati di una funzione importante.
Nell’88 il re trasferì a una corte di nomina regia la prerogativa del parlamento di parigi di registrare gli
atti, passaggio che non fu gradito. Costituì quindi una corte di nomina regia degli affari che decideva lui. Il
terzo stato reagisce riconvocando ordini legislativi, come quello degli stati provinciali.
Di fronte alla grave crisi di credito della monarchia, il sovrano richiama Necker e promette la convocazione
degli Stati Generali per il maggio del 1789. Da qui si avvia la rivoluzione francese.
Fasi principali:
1) dalla convocazione degli Stati Generali il 5 maggio 1789 alla congiura del Termidoro e
all’arresto ed esecuzione di Robespierre nel 1794;
2) dalla reazione del Termidoro e dal passaggio dei poteri al Direttorio nel 1795 alla
proclamazione di Napoleone imperatore nel 1804.
20.12
LEZIONE 29: NAPOLEONE BONAPARTE (LEZIONE DI RICCARDO BENZONI)
Napoleone nacque in Corsica, ad Ajaccio, il 15 agosto 1769.
1802 sarà l’anno in cui Napoleone divenne console a vita (facoltà di poter esercitare il potere esecutivo per
una durata illimitata e di poter scegliere il proprio erede).
Le vicende che interessarono la Corsica vennero vissute in primis dal padre di Napoleone nella seconda metà
del ’700.
Che peso ha avuto e quanto ha influito il coinvolgimento del padre di Napoleone dalle vicende politiche
dell’isola nella formazione di Napoleone?
La famiglia di Napoleone era una famiglia in vista nella città; il padre era Carlo Bonaparte e la madre Letizia
Ramolino.
Ponte Nuovo era una località ubicata nel centro dell’isola, e nel giugno del 1769 ebbe luogo uno scontro fra le
forze indipendentiste corse e i contingenti militari inviati dalla Francia, che sconfissero i rivoltosi. L’ambizione
dei corsi era trasformare la Corsica in una repubblica indipendente dalla repubblica di Genova. A fasi alterne
portarono avanti quegli obiettivi, che verranno rilanciati nel ’700 da Pasquale Paoli, idolo di Napoleone, che
con il movimento indipendentista paolista rilancerà quelle ambizioni di affrancamento dal controllo di Genova,
che per contrastarlo chiese aiuto militare ai francesi, che intervennero e contribuirono a indebolire quel
movimento indipendentista corsa; il 15 maggio 1768 attraverso la firma del trattato di Versailles la CORSICA
diventa un’isola francese.
・Napoleone nascerà un anno dopo.
・Disfatta di Paoli ed esilio.
Famiglia Buonaparte ↴
・Carlo Buonaparte (1746-1785)
- 1763: giurisprudenza a Pisa, proseguì gli studi di giurisprudenza in Corsica e divenne un intraprendente
avvocato ajaccino. Inizialmente aderì alle istanze indipendentiste, fu un fervente paolista; iniziò però ad
avvicinarsi ai nuovi rappresentanti della Francia sull’isola.
- 1764: matrimonio con Letizia Ramolino
- trasferimento a Corte (avvocatura)
- 1766: il legame con Pasquale Paoli
- 1769: il legame con Marbeuf, governatore francese dalla cui amicizia ottenne una patente di nobiltà (1769) e
la facoltà di far iscrivere due dei suoi figli (Giuseppe futuro re di Napoli e Spagna, e Napoleone) nelle scuole
francesi, dove si formavano i rampolli della nobiltà francese destinati alla carriera militare.
・Letizia Ramolino (1750-1836) e gli otto figli della coppia
Dal 1779 Napoleone si forma nel Collegio di Autun, poi nel collegio militare di Brienne. All’uscita da Brienne
entrò nella scuola militare di Parigi, da cui esce con il grado di Ufficiale di artiglieria (istruzione sull’uso
dell’artiglieria sul campo di battaglia).
Napoleone già sembrava essere destinato a grandi cose, secondo una leggenda aurea (compagno di scuola
che ne parlava così).
Si forma nelle scuole francesi in virtù delle relazioni stabilite dal padre con il governatore francese. Ha avuto
quindi un peso importante.
*Napoleone cominciò a sottoscriversi Bonaparte e non più Buonaparte per eliminare ogni riferimento alle
sue origini italiane che erano palesi nel cognome.
Quando ha avuto luogo la consacrazione militare di Napoleone?
La consacrazione militare precede la consacrazione politica di Napoleone, e ha luogo in Italia e in Egitto,
dove compirà le sue prime campagne militari in qualità di generale in capo. La campagna in Italia inizia nel
1796. Napoleone fu in Egitto dal ’98 al ’99, quando ancora si stava combattendo la campagna in Italia che finì
nel ’99 in sua assenza.
La consacrazione avrà luogo a partire dal ’96.
Come fa Napoleone a diventare generale e ad ottenere i gradi per diventare generale?
1793: Assedio di Tolone ↴
Tolone era uno dei porti più importanti della Francia; nel 1793 passò sotto il controllo degli inglesi. Nel ’93 la
Francia era una Repubblica: dal ’92 non era più una monarchia, era diventata una repubblica e i poteri erano
passati a un organo chiamato Convenzione, e nei mesi della Convenzione vi fu dapprima una maggioranza
girondina, i girondini di Brisseau; successivamente la maggioranza passò ai loro rivali, alla montagna, tra i
montagnani troviamo molti cordiglieri della prima ora come Danton e Marat, ma anche ex giacobini tra cui
Robespierre. In questo clima venne creato un organo di governo, il Comitato di Salute Pubblica, che ha
una prima presidenza di Danton, che venne allontanato e la presidenza passò a Robespierre. Tutto ciò nel
’93. Nell’ottobre di questo anno Napoleone si trasferisce con tutta la famiglia Bonaparte nei pressi di Tolone.
La famiglia era in contrasto con Paoli, infatti la casa di Bonaparte viene saccheggiata dai paolisti. Tolone in
quei mesi viene cinta d’assedio dagli inglesi, che combattevano contro la Francia repubblicana.
Gli inglesi erano sostenuti a Tolone dai nostalgici della monarchia borbonica, perciò riuscirono ad occuparla,
insieme ai fortini. Napoleone presenta un piano ai comandi militari francesi per risolvere l’assedio e riuscire a
rioccupare Tolone e sottrarla agli inglesi. Decide di cannoneggiare le navi inglesi. Tolone viene recuperata e
Napoleone viene promosso a generale di brigata.
・Dopo Termidoro: Augustin Robespierre e la breve prigionia.
・Ritorno a Parigi.
1795: insurrezione realista del 5 ottobre (13 vendemmiaio anno IV) ↴
A capo della Repubblica c’era un governo esecutivo moderato, il Direttorio, composto da 5 membri e istituito
attraverso l’introduzione della Costituzione dell’anno terzo repubblicano. La Francia direttoriale nel ’95 era
ancora minata da tensioni interne. I monarchici organizzano un’insurrezione a Parigi. Napoleone contribuì a
sedare la rivolta scoppiata il 5 ottobre (13 vendemmiaio). Non utilizzò i cannoni per risolvere la situazione, non
sarebbe stato possibile posizionare i cannoni in quelle vie strette. La giornata si concluse con la risoluzione
del problema: l’insurrezione venne sedata e qualche giorno più tardi gli venne riconosciuto questo merito con
la promozione di generale di divisione, qualche giorno più tardi generale in capo dell’armata dell’interno.
Campagna d’Italia ↴
Nel 1769 la Francia proseguiva la campagna contro Inghilterra e Austria. Il Direttorio divise l’esercito su 3
fronti: un’armata viene affidata alla guida del generale Jourdan, un’altra al generale Moreau (rivale di
Napoleone, che troverà il modo negli anni del consolato per rendere inoffensivo Moreau), inviato verso il Reno
quindi verso i confini della Francia (intento di ampliare la Francia e raggiungere i confini naturali per fissarli
lungo il Reno), e infine il fronte italiano che consentirà di ottenere i maggiori successi grazie a Napoleone.
・Nomina a generale in capo dell’Armata d’Italia (1796).
Napoleone allontanò gli austriaci da Milano, aveva ottenuto delle vittorie rapidissime (in Veneto a Rivoli,
respinge gli austriaci fino al Tirolo e nel ’97 gli fa firmare il trattato di Campoformio (1797) con cui si sgretola
la plurisecolare Repubblica di Venezia, perché l’Austria ottenne il Veneto, ma dovette riconoscere le conquiste
francesi in area belga e la nascita di quelle nuove entità statuali francesi nel territorio italiano (repubbliche
sorelle della Francia). Il trattato di campoformio era un’iniziativa autonoma di Napoleone (inizia a condurre
autonomamente la politica dal Direttorio).
Trattato di Tolentino (1797): le Marche allora erano territorio dello Stato Pontificio. Napoleone arriva nelle
Marche e costringe il papa Pio VI Braschi a firmare un trattato con cui il papa ottiene il mantenimento
dell’integrità sugli stati pontifici (il territorio del papa viene preservato), e Napoleone ottiene il pagamento da
parte del papa di una forte indennità di guerra e opere d’arte.
Anche il trattato di Tolentino fu un’iniziativa autonoma; spazi di autonomia che Napoleone si ritaglia rispetto al
Direttorio.
Nascono delle divergenze tra Napoleone e l’esecutivo francese?
Sì, infatti il Direttorio pensa di far affiancare a Napoleone un generale, Kellermann, ma le divergenze si faranno
più gravi verso il 1798, quando Napoleone viene richiamato in Francia per incaricarlo di una missione che
doveva aver luogo nel Mediterraneo orientale, la campagna d’Egitto.
Il triennio repubblicano o «giacobino» (1796-1799) ↴
・Bonaparte e la fondazione delle «Repubbliche sorelle»;
・Repubblica Cispadana (1796) + Repubblica Transpadana (1796) → Repubblica Cisalpina (1797);
・Repubblica ligure (1797);
・Repubblica romana (1798);
・Repubblica partenopea (1799).
Repubbliche che nascono in italia nel triennio giacobino/repubblicano dal 1796 (arrivo dell’armata d’Italia in
Italia) al 1769 (anno in cui repubbliche fondate crollano). Non tutte le Repubbliche vengono fondate quando
Napoleone è presente in Italia, come la Repubblica romana (1798) e la Repubblica partenopea (1799).
La Repubblica romana, che aveva come capitale Roma, venne fondata quando Napoleone non era presente,
perché il Direttorio voleva occupare lo stato pontificio fin dall’inizio, quando Napoleone invece fece il trattato
di Tolentino; il Direttorio fa occupare gli stati pontifici e nelle repubbliche vengono fondati dei direttori, degli
esecutivi analoghi a quello francese.
Nel 1797 nasce la Repubblica ligure, democratica ispirata a quella francese. Genova perde la sua centralità.
Repubblica Cisalpina (1797) ha per capitale Milano e nasce dalla fusione tra la Repubblica Cispadana (che
comprendeva Bologna, Modena, Reggio Emilia e Ferrara e fu la prima a dotarsi del vessillo tricolore italiano,
era dotata di una costituzione) e il territorio lombardo nominato per comodità Repubblica
Transpadana/lombarda, che non aveva una costituzione. Bologna era il capoluogo del dipartimento del Reno
nella Repubblica Cisalpina.
Nel 1799 le Repubbliche crollano per l'intervento delle forze controrivoluzionarie e anche per l’arrivo degli
eserciti stranieri: gli austriaci aiutati dai russi entrano a Milano e decretano la fine della Repubblica Cisalpina;
a Napoli la Repubblica partenopea viene rovesciata in seguito al ritorno dei Borbone aiutati dagli inglesi e dai
controrivoluzionari del movimento della santa fede, i sanfedisti.
・Fine dell’Antico Regime.
・Introduzione dello stato civile.
・divisione geometrica e razionale del territorio (i dipartimenti).
・I fattori di malcontento (leva militare, tradizione violata, tassazione)→ le insorgenze.
・1799: la crisi della Francia (il pericolo esterno e le divisioni interne).
・Il ritorno del «salvatore».
・Il Colpo di Stato del 18 Brumaio (anno VIII) e la nascita del Consolato.
・La Costituzione dell’anno VIII.
・La ricerca dell’«amalgame».
・L’accentramento amministrativo: il prefetto.
・L’Istruzione: i licei (1802).
・La pacificazione religiosa: il Concordato con la Santa Sede.
・La seconda campagna d’Italia.
・La pace in Europa: il Trattato di Lunéville (1801) e la Pace di Amiens (1802).
・1802: proclamazione del Consolato a Vita (Costituzione dell’anno X).
・1804, 18 maggio: proclamazione dell’Impero (Costituzione dell’anno XII).
・1804, 2 dicembre: incoronazione a Notre-Dame.
La seconda campagna d’Italia e Milano capitale ↴
・14 giugno 1800: vittoria di Marengo.
・La «seconda Cisalpina».
・Comizi di Lione (dic. 1801-gen. 1802).
・(1802-1805) Repubblica italiana (vicepresidente Francesco Melzi d’Eril).
・(1805-1814) Regno d’Italia. Viceré Eugenio di Beauharnais.
Le campagne militari della stagione imperiale ↴
・Terza coalizione (1805): AUS/ING/RUS/NAP/S VE
1) Scontro navale: Trafalgar (1805)
2) Sul continente: Ulm, Vienna, Austerlitz
Pace di Presburgo (1805): Fine S.R.I; Nascita Confed. Reno; Veneto, Dalmazia, Istria
・Quarta coalizione (1806-1807): PRU/ING/RUS/SVE/SAS/SIC
Jena, Auerstedt, Berlino, Eylau, Friedland
Pace di Tilsit (1807)
Rus: riconosce blocco continentale.
Pru: cede territori a Regno di Vestfalia, Ducato di Varsavia.
・Quinta coalizione (1809): AUS/ING
Questione spagnola
Ratisbona, Essling, Wagram
Pace di Schönbrunn (1809)
AUS cede Carinzia, Carniola, Croazia, Dalmazia
[L’Europa dei napoleonidi ↴
・Napoleone: Francia, dip. Riuniti.
・Giuseppe Bonaparte: Spagna.
・Eugenio di Beauharnais: Regno d’Italia.
・Elisa Bonaparte: Toscana.
・Carolina Bonaparte-Gioacchino Murat: Napoli.
・Luigi Bonaparte: Olanda.
・Girolamo Bonaparte: Vestfalia.
Il blocco continentale (fallimento) ↴
- Mancata adesione di diversi Stati (es. Portogallo).
- Contrabbando lungo la costa.]
・Campagna di Russia (giu.-dic. 1812): - Borodino - Mosca - Ritirata - Passaggio della Beresina
・Sesta coalizione (1812-1814): AUS/RUS/PRU/SVE/ING/SIC/SARD
1813: Lipsia, «battaglia delle nazioni»:
Campagna di Francia
Abdicazione di Fontainebleau (aprile 1814)
・Prima Restaurazione (Luigi XVIII);
Napoleone detiene la sovranità sull’Isola d’Elba;
Fuga
Sbarco al Fréjus e «vol de l’aigle»
Cento giorni
・Settima coalizione (1815): -Waterloo -Esilio a Sant’Elena: il nuovo Prometeo
1796, 9 marzo: matrimonio con Joséphine de Beauharnais
Il problema della successione: figli illegittimi ↴
- 1806: Léon (da Eléonore Denuelle de La Plaigne)
- 1810: Alexandre (da Maria Walewska)
Un nuovo matrimonio: Implicazioni diplomatiche - Talleyrand: Ekaterina Pavlovna Romanova
- Fouché: Carlotta Bonaparte
Una necessità politica - crisi spagnola
- attentato di Staps
1810: divorzio da Joséphine e il matrimonio con Maria Luisa d’Asburgo
1811, 20 marzo: nascita del re di Roma
Napoleone e le donne: nel film di Scott torna dall’Egitto dopo aver saputo che Josephine l’ha tradito.
Josephine diventa un’ossessione?
Rapporto molto tormentato. I due si tradivano reciprocamente regolarmente, quindi non torna dall’Egitto per
gelosia.
La campagna d’Egitto fu fallimentare per la Francia nel complesso. Nel 1799 torna dall’Egitto perché era
conscio del fatto che la Francia direttoriale era in difficoltà: crisi sul piano interno dovuta dalle divisioni tra
le fazioni (reintrodurre monarchia vs introduzione monarchia costituzionale che assomigliasse a quella del
1791).
Sieyès era membro del clero e voleva porre fine al potere del Direttorio. Organizza il colpo di stato, individua
Napoleone come forza militare che poteva sostenerlo. Napoleone quindi torna perché sa che c’erano le
condizioni per poter creare un nuovo esecutivo. Con il ritorno di Napoleone dall’Egitto ci sarà anche la sua
consacrazione politica, perché tra il 18 e il 19 brumaio (9 e 10 novembre 1799) compie il colpo di stato, e
subito dopo allontanerà Sieyès dai nuovi uomini al potere. Viene introdotta la costituzione dell’anno ottavo,
con cui nasce un nuovo esecutivo che prende il nome di Consolato, con 3 consoli, Napoleone è il primo
console, colui che può esercitare il potere esecutivo in Francia per 10 anni e ha voce in capitolo nelle
questioni legislative. Nel 1802 divenne console a vita, può designare il proprio erede.
Nel 1804 fonda il proprio impero, ponendo fine alla Francia repubblicana. Il 2 dicembre si incorona
imperatore in Notre Dame. Incorona Josephine (che era vedova di un generale). La madre Letizia non
partecipò alla cerimonia d’incoronazione.
Josephine non è stata l’unica moglie di Napoleone; egli nutriva stima nei suoi confronti, ma i tradimenti erano
frequenti; Josephine era più anziana e perciò sterile; l’unico erede diretto e legittimo nascerà nel 1811 dalla
seconda moglie Maria Luisa d'Asburgo (figlia dell'imperatore d’Austria Francesco I). Nel frattempo
Napoleone aveva divorziato da Josephine perché non poteva dargli un figlio. Quando Napoleone scopre di
essere fertile (era convinto di essere lui a non poter generare figli, dato che Josephine aveva avuto già due
figli, ma lei non poteva averne più per l’età), perché gli nasce un figlio fuori dal matrimonio nel 1806 con una
dama della moglie, un altro con la duchessa di Polonia, divorzia e si lega a Maria Luisa. Il loro legame porterà
alla nascita del suo erede che prenderà il titolo di re di Roma.
Napoleone era credente? Quanto era legato alla dimensione del cristianesimo?
Napoleone riesce a piazzare i familiari ovunque per l’Italia; come è potuto accadere che quest’uomo
tenesse in pugno l’Europa e diventasse così forte?
Le condizioni dell’epoca e la forza dell’esercito gli permisero di ottenere un controllo su molte parti
dell’Europa. Per controllare un sistema così ampio attuò un accentramento amministrativo molto forte, che
verrà osservato in tutti quei territori che graviteranno intorno alla Francia negli anni successivi, tra cui anche il
regno d’Italia napoleonico. L’accentramento amministrativo gli consentì di controllare da Parigi la periferia
attraverso i prefetti che rispondono al ministro dell’interno; sotto i prefetti c’erano i viceprefetti, sotto i quali
c’erano i sindaci. Teneva in piedi il sistema attraverso le campagne militari.
Napoleone giunse a stabilire un accordo con la Santa Sede (Concordato) per risolvere uno scisma all’interno
del clero. Il papa credeva di cristianizzare il Consolato.
Riforme sul piano politico.
Questo sistema si può reggere anche attraverso il coinvolgimento di membri della propria famiglia, grazie
ai quali c’era la piena distribuzione di territori e stati legati alla Francia (es. regno d’Olanda affidata al fratello
Luigi). Creazione di Confederazioni di Stati al posto del Sacro romano impero. Il regno di Napoli affidato a
Gioacchino Murat, sposato con Carolina Bonaparte; a Milano Napoleone era re e il regno fu affidato a
Eugenio, un figlio di Josephine.
Ha provato a tenere in piedi un sistema.
Quali eventi militari/battaglie bisogna ricordare?
・Austerlitz 2 dicembre 1805: consente di sconfiggere Austria e Russia
・Friedland 14 giugno 1807: in Prussia orientale, vittoria importante rispetto ad Austerlitz dove vince nel
1816; segue la pace di Tilsit
・1809 Vagram nei pressi di Vienna
・disfatta del 18 giugno 1815, campagna del Belgio: Napoleone l’anno prima aveva dovuto firmare la sua
prima abdicazione a Fontainebleau, gli viene assegnata la sovranità sull’isola d’Elba nel 1814, ma nel marzo
del 1815 torna in Francia e instaura il “governo dei 100 giorni”. È però ormai circondato da tutte le potenze
coalizzate contro la francia,e l’unico mezzo a cui poter ricorrere per far fronte alla situazione è l’attacco: si
impegna nella campagna del Belgio che terminerà con quella disfatta il 18 giugno 1815 a Waterloo. Viene
sconfitto e costretto ad abdicare; verrà esiliato a sant’Elena, uno scoglio nell’Atlantico dove verrà
sottoposto alla sorveglianza degli inglesi e dove morì il 5 maggio 1821.
Le campagne napoleoniche hanno contribuito a far sviluppare la leggenda nera su Napoleone.
La famiglia Bonaparte aveva lontanissime origini toscane, Napoleone parlava male l’italiano, si sentiva corso
e non italiano, in Italia troverà la sua piena consacrazione militare, aveva un’opinione non sempre positiva
degli italiani (quando fornì istruzioni a Eugenio figlio di Josephine gli disse di tenere a bada gli italiani).
La questione dell’italianità servì per far apparire Napoleone come corpo estraneo alla Francia.
・Battaglia di Waterloo: 15 giugno 1815; vanno storte molte cose, la difficoltà più grossa fu il mancato
intervento di un generale contro le forze prussiane. Napoleone era in guerra contro tutta l’Europa, nel 1815
c’era anche la campagna del Belgio.
Nel 1804 i francesi avevano accettato la nascita dell’impero perché la rivoluzione era sufficientemente lontana
e perché Napoleone era riuscito a raccogliere attorno a sé attraverso la politica dell’amalgama quelle linee
politiche che erano state in contrasto tra loro. Nel 1804 riesce a instaurare l’impero. Il fallimento di una
cospirazione che mirava ad attentare alla vita di Napoleone, alimentata dagli inglesi e sostenuta da alcuni ex
realisti e alcuni militari come il generale Moreau, accelerò l’instaurazione dell’impero. Riuscì a sventare la
cospirazione; attraverso la stampa riuscì a far percepire ai francesi la necessità della Francia del
mantenimento di una figura forte.
*Napoleone aveva retrodatato la sua data di nascita per creare una non disparità rispetto all’età di Josephine.
21.12
LEZIONE 30: LA RIVOLUZIONE FRANCESE (DALLA PRESA DELLA BASTIGLIA A NAPOLEONE
BONAPARTE)
Per gli illuministi il termine “Rivoluzione” cominciò a riflettere idee e aspettative di trasformazione sociale: “Voi
avete fiducia nell’ordine attuale della società senza pensare che quest’ordine è soggetto a rivoluzioni
inevitabili” -Rousseau.
Dopo il 1789 il termine assunse l’odierno significato di momento necessario e ineliminabile per lo sviluppo
delle istituzioni politiche e per il progresso dell’umanità.
Rivoluzioni:
・Le due rivoluzioni inglesi (1649-1660) Cromwell e (1688-89) con la cacciata di Giacomo II e la nuova
dinastia Orange, che firma il Bill of Rights
・Rivoluzione Industriale
・Rivoluzione USA
Fasi della Rivoluzione francese:
1) Monarchica 1789-1792
2) Repubblicana 1792-1799
3) Il Consolato 1799-1804
4) L’Impero 1804-1814
Protagonisti: Robespierre, Danton, Marat, Luigi XVI, Maria Antonietta, Mirabeau, Lafayette, Saint-Just,
Desmoulins, Brissot
ANCIEN REGIME ↴
・Potere politico della monarchia assoluta, potere sociale dell’aristocrazia
・Immobilismo riformistico
・Vaste aree di privilegio (nobili, alto clero)
・Insofferenza degli intellettuali e della borghesia mercantile
・Spettro della carestia nelle campagne
・Disavanzo del bilancio pubblico
・tentativi di risanamento ad opera di Turgot, Necker, Colonne, De Brienne.
・Iniquità fiscale: imposte indirette sui generi di più largo consumo sui ceti più poveri
・Aristocrazia e vescovi non sono soggetti ad alcun tributo
・Esenzione parziale per il clero
・Necessità di una riforma fiscale: abolire i privilegi
・Luigi XVI nel 1788 decide di convocare gli Stati Generali
・Rappresentanti dei tre ordini: nobiltà, clero e terzo stato (25 milioni)
・Organo con potere solo consultivo
Lo stato francese in questo periodo è quasi alla bancarotta, le entrate ammontavano a 504 milioni, le spese a
629 milioni. Si preannunciava una guerra civile alle porte. Il Parlamento di Parigi nell’88 dichiara che i tre
ordini devono riunirsi. A dicembre viene inviata una supplica da parte dell’aristocrazia in cui si parla del fatto
che lo Stato è in pericolo, insieme ai privilegi degli aristocratici. Erano attaccati i diritti della proprietà da parte
del terzo stato nei confronti dei primi due ordini. Il re raddoppia il numero dei votanti rispetto al terzo stato, ci
furono le guerre civili.
L’abate Sieyès scrisse un pamphlet su cosa fosse il terzo stato: una classe estranea alla nazione per la sua
fannullaggine, poneva il problema della rappresentanza politica.
Il terzo stato era tutto, ma nella rappresentazione politica nulla, e chiedeva di rappresentare qualcosa. La
nobiltà si era autodeterminata ed era estranea, non difendeva l’interesse generale ma un interesse particolare.
Gli Stati generali si riuniscono il 5 maggio 1789 a Versailles: una metà era costituita dai rappresentanti del
terzo stato, erano assenti artigiani, contadini e salariati, l’altra metà era costituita da clero e nobiltà.
1789 ↴
・Primi mesi: assemblee in tutto il paese per elezioni dei 1154 rappresentanti;
・291 per il clero;
・285 per la nobiltà;
・578 per il terzo stato;
・“Cahiers de doleance” del terzo stato (abolizione del sistema feudale, uguaglianza fiscale, concessione dei
diritti civili e tutela delle libertà).
Gli Stati Generali non sono un organismo nuovo: c’erano già dal Medioevo (per esempio Filippo IV il Bello vi si
era appellato perché lo sostenessero nella sua lotta contro Bonifacio VIII). Non più convocati dal 1614.
・Assemblea di tutte le componenti sociali più eminenti del paese, ed era elettiva.
・Necker illustra la questione del deficit.
・voto per Ordine o per Testa.
Una parte dei nobili aveva idee illuminate e liberali, una parte del clero era costituita da parroci che
simpatizzavano con il terzo stato (differenze tra alto e basso clero). Nobiltà e clero dapprima rifiutarono la
proposta del terzo stato di riunirsi in un’unica assemblea, ma poi si cede al terzo stato perché c’era
divisione interna, non si poteva difendere ad oltranza una società del privilegio, non si poteva proseguire
e bisognava trovare una situazione di mediazione. Il clero risultò utile al terzo stato.
L’assemblea non si poté riunire perché il re fece trovare chiusa la sala in cui abitualmente si svolgevano le
riunioni degli Stati Generali, e allora andarono nella sala destinata al gioco della Pallacorda.
・I deputati del terzo stato si definiscono “deputati dei comuni “ (10 giugno)
Il 17 giugno i deputati del terzo stato con una parte del clero proclama l’ASSEMBLEA NAZIONALE
Il 20 giugno 1789 l’Assemblea nazionale si trasferisce nella sala della Pallacorda con solo 9 esponenti del
clero e giurò di non abbandonarla fino a che la Francia non avesse avuto la COSTITUZIONE (giuramento
della Pallacorda: carattere nazionale dell’assemblea e impegno a istituire una solida costituzione).
Molti membri del clero e qualche nobile si vanno a unire all’Assemblea Nazionale.
Il 9 luglio si proclamarono Assemblea Nazionale Costituente, rifiutando gli ordini del re di restare separati
(rappresentante Assemblea Mirabeau).
Il radicalismo della resistenza a un re che vuole cedere a una sorta di patto inizia a crescere.
Il 1789 è un anno che ha fatto la storia, perché un vecchio organismo come gli stati generali aveva impresso
una svolta nella politica francese. Luigi XVI accettando il voto per Testa e ordinando alla nobiltà e al clero di
unirsi a quelli del terzo stato riconobbe l’assemblea nazionale, ma tutti continuarono a considerare necessaria
la sanzione regia, Luigi XVI era il garante del patto con la nazione. L’Assemblea Nazionale Costituente (luglio
1789) fu il prolungamento degli Stati Generali di maggio.
Fu una serie di eventi a imporre alla rivoluzione il carattere di una mutazione brusca. Le previsioni originarie
cambiarono e gli eventi non furono tutti gestiti.
Bruschi cambiamenti: reazione della corte, del clero, della nobiltà più conservatrice intervento delle masse
popolari della rivoluzione sollecitate dalla crisi economiche e dalle aspettative della
convocazione degli Stati Generali.
Il ricorso alla forza armata trasformò in guerra civile un conflitto che fino al luglio dell’89 si cercava di
risolvere all’interno degli ordini.
All’inizio di luglio il re fa circondare Parigi da mercenari stranieri (si prepara a difendersi, 20000 soldati)
licenzia Necker e lo sostituisce con un ministro dell’aristocrazia più conservatrice, creando un governo di
soli conservatori (Breteuil).
Le masse popolari diedero una scossa alla rivoluzione, sia in città che in campagna (malcontento per prezzo
del pane, paura delle truppe straniere, paura che l’Assemblea Nazionale venisse sciolta, propaganda
rivoluzionaria).
L’agitazione popolare esplode nel primo atto rivoluzionario vero e proprio: il 14 luglio artigiani, operai,
commercianti, assalirono la fortezza della Bastiglia, dove erano rinchiusi i rei di stato. La Bastiglia fu un fatto
simbolico.
A Parigi viene formata una nuova municipalità, la “Comune”. L’insurrezione si estende: in molte città della
Francia nascono altre municipalità e una forza militare che prese il nome di Guardia Nazionale (generale
Lafayette al comando).
Scoppiarono rivolte di natura antifeudale a colpire i simboli del potere aristocratico. Nelle campagne ci furono
rivolte cruente contro i nobili, con saccheggi e distruzioni dei castelli.
Date importanti:
・4 agosto: l’Assemblea Nazionale emana decreto di abolizione dei diritti feudali.
・26 Agosto: Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino in 17 articoli.
Tutti gli uomini nascono liberi e dotati di diritti. Separazione dei poteri. Legge: espressione della volontà
generale. Sovranità: appartiene alla nazione. La proprietà è un diritto inviolabile.
Articolo 1
Gli uomini nascono e rimangono liberi e uguali nei diritti. Le distinzioni sociali non possono essere fondate
che sull'utilità comune.
Articolo 2
Il fine di ogni associazione politica è la conservazione dei diritti naturali ed imprescrittibili dell'uomo. Questi
diritti sono la libertà, la proprietà, la sicurezza e la resistenza all'oppressione.
Articolo 3
Il principio di ogni sovranità risiede essenzialmente nella Nazione. Nessun corpo o individuo può esercitare
un'autorità che non emani espressamente da essa.
Articolo 4
La libertà consiste nel poter fare tutto ciò che non nuoce ad altri: così, l'esercizio dei diritti naturali di
ciascun uomo ha come limiti solo quelli che assicurano agli altri membri della società il godimento di quegli
stessi diritti. Questi limiti possono essere determinati solo dalla Legge.
・fine dell’assolutismo monarchico
・la Grande Paura (non si sapeva più da che parte sarebbe arrivata l’ondata di violenza); si tratta di una serie
di INSURREZIONI ARMATE nelle campagne, scoppiate a brevissima distanza dalla presa della Bastiglia
(luglio-agosto 1789).
・5-6 ottobre: marcia delle donne su Versailles (solo dopo questa il re accetterà i decreti di agosto); le
donne erano stanche delle tassazioni, dell’impossibilità di sostenere una vita di stenti e di miseria.
Arrivarono negli appartamenti del re e di Maria Antonietta. Il re viene portato a Parigi, dove si trasferisce
anche l’Assemblea Nazionale, che fu molto attiva. Il punto d’arrivo fu la costituzione del 1791.
・ottobre: il re viene portato a Parigi
・nasce il club elitario dei Giacobini (Robespierre)
Il re trasferisce la corte a Parigi, alle Tuileries. Per un anno si lavora alla carta costituzionale. Un decreto divide
i cittadini in attivi e passivi a seconda del reddito.
・Necessità di ripianare il bilancio: esproprio dei beni della Chiesa, della corona e della nobiltà; emissione
degli assegnati (buoni del tesoro).
・Decentramento amministrativo (83 dipartimenti)
Abolizione delle decime. L’esproprio delle terre, senza indennizzo, aveva tagliato fonti dirette di
sostentamento.
Nel ’90 era stata approvata la Costituzione civile del clero (sottoposto a rigido controllo dello Stato); ordini
clericali sciolti d’autorità. Le diocesi corrisposero ai dipartimenti, tutte le cariche furono elettive, dal vescovo
al parroco. Vescovi e parroci diventano funzionari dello stato e soggetti al potere politico (cariche elettive con
controllo civile).
Reazione di Roma: il Papa Pio VI scomunica gli ecclesiastici che accettavano la Costituzione civile del clero.
In Francia il clero si spaccò: alcuni accettarono i nuovi ordinamenti costituzionali, altri invece si opposero
(refrattari): divisione in clero “refrattario” e clero “costituzionale”.
Tutte le iniziative costituzionali furono coronate nella Costituzione del 1791. In questa costituzione si erano
realizzate le idee ispiratrici dell’illuminismo come la separazione dei poteri e una nuova concezione della
rappresentanza fondata sulla democrazia parlamentare.
La costituzione consentiva la partecipazione di oltre 4 milioni di francesi alla vita politica.
Si formarono in questo periodo gli schieramenti di destra (nobili liberali come LaFayette, protettori e
consiglieri del sovrano) e sinistra (deputati radicali come Rosbespierre) nell’Assemblea.
Politica e club ↴
Nascita di club: circoli privati rivoluzionari
・Società del 1789 (La Fayette) di orientamento monarchico-costituzionale e moderato.
・Cordiglieri (Danton, Hebert, Marat, Desmoulins) di orientamento repubblicano e democratico; (ex
francescani, dal cordone dei francescani), che raccoglievano esponenti di ceti diversi e costituivano il
canale di collegamento tra artigiani, salariati parigini e professionisti della capitale. Il leader dei cordiglieri
era Marat, aggressivo pubblicista, e Danton che era avvocato. Insieme a Robespierre saranno i protagonisti
della fase repubblicana della Rivoluzione.
・Giacobini (Robespierre, Brissot) anch’essi su posizioni repubblicane e democratiche; (chiamati così perché
si riunivano in un ex convento dei giacobans ex domenicani). Questa società era composta principalmente
da parlamentari: gli obiettivi iniziali erano combattere privilegi e instaurare monarchia costituzionale.
Crisi della monarchia ↴
Luigi XVI aderisce forzatamente ai nuovi ordinamenti varati dall’Ass. Nazionale. Nel giugno 91 tenta di fuggire
in Belgio, ma viene riconosciuto e arrestato a Varennes. La fuga del sovrano e le reazioni che essa provocò
portarono allo scoperto le divisioni tra le forze e gli schieramenti della Rivoluzione. Tensione contro la
monarchia. Si comincia a chiedere la deposizione del re.
・17 luglio: eccidio del Campo di Marte.
Il 3 settembre ’91 viene approvata la nuova Costituzione. Nasce l’Assemblea Legislativa.
Nella nuova Costituzione:
・viene mantenuta la Monarchia ma da assoluta diventa costituzionale;
・parlamento unicamerale;
・prime leggi contro i preti refrattari, i fuoriusciti e sui diritti delle donne.
Monarchia costituzionale: potere esecutivo→ re e ministri
potere legislativo→ assemblea legislativa
potere giudiziario→ giudici eletti
L’Assemblea legislativa ha il compito di preparare e discutere le leggi ordinarie. Si forma un folto gruppo detto
“i girondini”, di sentimenti repubblicani (c’erano anche i foglianti, ovvero monarchici e conservatori, e i
Giacobini, cioè repubblicani, radicali, Cordiglieri come Robespierre), che erano più moderati dei Giacobini.
Progetti di largo respiro riguardanti la società civile: piano per l’istruzione nazionale, programma di intervento
creditizio per i meno abbienti, ma il re spesso adopera il diritto di veto.
・Crisi economica
Si accentuarono le divisioni tra i leader della Rivoluzione. Ognuno rivendicava una radicalità maggiore del
fatto rivoluzionario. Intanto il re viene preso e messo al tempio e l’Europa trema, perché era monarchica ed
erano tutti parenti. Iniziano le guerre, le pressioni (bisognava difendere o meno il re della Francia?).
Inizialmente le reazioni non furono calorose: Giorgio III d’Inghilterra fece sapere che si sarebbe mantenuto
neutrale; Carlo VI di Spagna e Vittorio di Sardegna non volevano esporsi in una guerra. Luigi XVI fu costretto
ad accettare la costituzione il 14 settembre 1791; viene reintegrato dei suoi poteri e la Costituente si scioglie.
Fase legislativa: ottobre ’91-agosto ’92; a volere la guerra erano in molti, bisognava capire se salvare o meno
la monarchia.
La guerra all’Austria ↴
Il 20 aprile 1792 Luigi XVI, sotto la pressione dei Girondini, dichiarò guerra all’Austria (per dare sbocco alla
crisi interna e per espandere la rivoluzione), al fianco della quale scese la Prussia. Gli inizi della campagna
militare furono un disastro per le truppe francesi; l’11 luglio l’Assemblea legislativa proclamava che la patria
era in pericolo. Un nuovo inno nazionale, la Marsigliese, risuonò in tutte le regioni del Paese.
・Allontanamento dei girondini dal governo
・I Sanculotti chiedono la fine della monarchia
Battaglioni di volontari confluirono a Parigi, e l’esercito prussiano minacciò di mettere ferro e fuoco Parigi se
fosse stata oltraggiata la famiglia e il re. C’erano cospirazioni (i prussiani andavano a difendere il re).
Robespierre chiede le dimissioni del re e del governo e la nomina di una nuova Assemblea a suffragio
universale.
Il 10 agosto del 1792 il popolo assalì il palazzo delle Tuileries, uccise le guardie e costrinse Luigi XVI a
mettersi sotto la protezione dell’Assemblea Legislativa. Nasce la Comune insurrezionale di Parigi.
Si svolgono le elezioni per la nuova assemblea, che verrà chiamata Convenzione. La vittoria francese
sull’esercito prussiano a Valmy il 20 settembre 1792 diede forza a questa spinta rivoluzionaria.
In questo periodo l’Assemblea vota la deposizione del sovrano, il riconoscimento della nuova municipalità
parigina e la creazione di un consiglio parigino.
Il 22 settembre viene abolita la monarchia e proclamata la Repubblica, logico sbocco delle istanze
egualitarie dell’89.
La caduta della monarchia rappresentò la vittoria del movimento democratico.
Club giacobini diffusi sull’intero territorio nazionale. Dovunque erano sorti circoli, club: fase di partecipazione
popolare in cui emersero gruppi come i Sanculotti (gruppo popolare, arruolamento di massa). Dopo la
destituzione del re, la rivoluzione visse forse uno dei suoi momenti più critici.
Tante forze si spartivano il potere.
La Convenzione (nuova assemblea) del ’92 proclamò la Repubblica francese; destra occupata dai girondini,
sinistra dai deputati della montagna; il centro era la palude.
Il re viene processato; per i montagnani rappresentati da Robespierre, Luigi XVI era colpevole di alto
tradimento per aver cospirato con le potenze straniere, doveva essere considerato un nemico della
nazione. Venne processato davanti ai deputati, e la Gironda fece appello al popolo come unica autorità
legittima. Forti resistenze a processare il re. Il 14 gennaio del 93 la condanna a morte di Luigi XVI fu approvata
con una levissima maggioranza: l’Assemblea era spaccata. Il 21 gennaio 1793 il re viene ghigliottinato.
L’ostilità delle potenze europee si accentua. Nel frattempo la guerra civile era scoppiata ovunque, le coalizioni
antifrancesi spingevano alle porte dei confini (ricordare insurrezioni della Vandea).
Verso la dittatura ↴
・Febbraio ’93: guerra contro Inghilterra, Olanda, Spagna. Rottura con Italia.
・Annessioni (Savoia, Nizza, Renania, Belgio).
・Settembre ’93: I Coalizione europea. Ad Austria e Prussia si uniscono Inghilterra, Spagna e Russia, anche
perché la Francia era diventata antimonarchica. Defezioni all’interno dell’esercito (Dumouriez) e proteste
contro la leva obbligatoria. Leva di massa: 1 milione di uomini! Propaganda controrivoluzionaria e rivolta
realista in Vandea.
・Coscrizione obbligatoria e rivolta della Vandea. In 18 mesi, fino alla caduta di Robespierre il 27 luglio
1794, i soldati della Rivoluzione uccisero 117 mila persone, su una popolazione totale di 800 mila. 10 mila i
casolari distrutti su 50 mila.
・Agitazioni popolari anche per malessere economico.
・Frustrazione dei contadini che non avevano potuto accedere alle proprietà della chiesa, accaparrate dai
borghesi.
Dittatura giacobina ↴
・Contrasti tra le forze rivoluzionarie.
・Aprile 93 i Giacobini assumono il controllo della Convenzione. Ne è leader Robespierre l’incorruttibile.
・Comitato di Salute Pubblica, organismo di governo di 9 membri.
・Tribunale rivoluzionario. Arresto dei Girondini.
・Interpreti del popolo, espressione della volontà generale (democrazia totalitaria).
COSTITUZIONE DELL’ANNO I (24 giugno 1793) ↴
I diritti naturali sono: uguaglianza, libertà, sicurezza e proprietà.
La Francia è una repubblica.
La sovranità risiede nel popolo.
Lo scopo della società è la felicità comune.
IL TERRORE ↴
sistematica eliminazione fisica degli avversari politici o sospetti tali.
・Grave crisi economica con forti rischi di insurrezioni.
・Comitato di Salute pubblica: gestore del potere esecutivo.
・Governo dittatoriale d’emergenza: commissari con poteri straordinari.
・Tribunale Rivoluzionario e “legge sui sospetti”.
Oppositori del terrore: Controrivoluzionari e moderati
Arrabbiati (Jacques Roux): radicalismo democratico ed egualitario
Scristianizzazione della Francia (Hebert)
Gli Indulgenti (Danton e Desmoulins): fine della repressione e delle azioni anticristiane
Il periodo del terrore (settembre 93-luglio 94) portò i protagonisti della rivoluzione a uccidersi. La costituzione
del ’93 aveva previsto un rafforzamento legislativo (aumento del potere legislativo, progressivo slittamento
verso la dittatura costituzionale).
Primo passo: Comitato di salute pubblica andava sempre più a sostituire apparati democratici e ad assumere
atteggiamenti più dittatoriali. Uscì Danton ed entrò Robespierre.
Secondo passo: Controllo del comitato di vigilanza su tutta la società (emanazione della Convenzione per
sorvegliare stranieri e cittadini sospetti).
Terzo passo: Organizzazione di una giustizia rivoluzionaria con ‘annullamento delle garanzie giuridiche degli
accusati
・Eliminazione delle “fazioni” di sinistra e di destra.
・Decreti del Ventoso: requisizione e nazionalizzazione dei beni.
・Vittorie delle armate francesi.
・Ostilità all’autocrazia di Robespierre.
・Colpo di stato 9 Termidoro (27 luglio 1794).
Concezione politica di Robespierre: democrazia sociale; salvaguardare la proprietà piccola-media borghesia
e masse popolari in una società senza ricchi e senza poveri basata sulla virtù l'austerità di costumi e la
morale repubblicana; deista ostile all'ateismo; culto dell'Essere supremo.
[DEISMO: ritiene che l’uso corretto della ragione consenta all'uomo di accertarsi dell’esistenza della divinità,
rifiuta decisamente l'ateismo, in quanto incapace di spiegare l'ordine del grande orologio dell'universo che
richiede un grande orologiaio quale suo fattore (Voltaire)]
[Calendario laico rivoluzionario ↴
Autunno (Rima in aire in francese, in aio in italiano)
- Vendemmiaio (Vendémiaire) (22 settembre ~ 21 ottobre)
- Brumaio (Brumaire) (22 ottobre ~ 20 novembre)
- Frimaio (Frimaire) (21 novembre ~ 20 dicembre)
Inverno (Rima in ôse in francese, in oso in italiano)
- Nevoso (Nivôse) (21 dicembre ~ 19 gennaio)
- Piovoso (Pluviôse) (20 gennaio ~ 18 febbraio)
- Ventoso (Ventôse) (19 febbraio ~ 20 marzo)
Primavera (Rima in al in francese, in ile in italiano)
- Germile (Germinal) (21 marzo ~ 19 aprile)
- Fiorile (Floréal) (20 aprile ~ 19 maggio)
- Pratile (Prairial) (20 maggio ~ 18 giugno)
Estate (Rima in idor in francese, in idoro in italiano)
- Messidoro (Messidor) (19 giugno ~ 18 luglio)
- Termidoro (Thermidor) (19 luglio ~ 17 agosto)
- Fruttidoro (Fructidor) (18 agosto ~ 16 settembre)]
・Legge dei sospetti: settembre ’93 imponeva a tutti i cittadini l’obbligo di un certificato di civismo concesso
dal comitato di vigilanza (lealtà civica dei soggetti doveva passare per questa certificazione).
・Controllo rigido dell’economia e della politica.
La dinamica del potere vedeva in ascesa Robespierre, che era di famiglia povera, leader inizialmente del
partito giacobino e si era schierato a sinistra tra i montagnani, aveva votato contro Luigi XVI, diventa membro
del Comitato di Salute Pubblica. Ascesa di Robespierre favorita dall’assaassinio di Marat.
Nella Convenzione Robespierre aveva nemici sia a sinistra sia a destra.
Danton si rendeva conto che la violenza era un passaggio necessario per la Rivoluzione, ma secondo lui
doveva terminare in nome della legalità costituzionale.
Danton fu ghigliottinato con l’accusa di aver preso le difese di alcuni esponenti indulgenti coinvolti in traffici
legali con la compagnia delle Indie (corruzione). Il Comitato di Salute Pubblica, ora interamente nelle mani di
Robespierre, è alienato, non è più espressione del popolo. Con la legge del ’94 la violenza diventa sistema di
governo: il grande Terrore (soppresso il diritto alla difesa, atti di accusa mandarono alla ghigliottina migliaia di
francesi). 1376 persone solo a Parigi furono vittime del sistema di Robespierre.
Secondo calcoli recenti il terrore fece 16590 vittime, di cui il 16% a Parigi. Tutti i ceti sociali furono coinvolti
(25% borghesi).
Bilancio del terrore: 17.000 condannati a morte, 35-40.000 vittime di esecuzioni di massa. Sentenze di morte
soprattutto nelle regioni insorte (es. Vandea). Difficile valutare il numero delle vittime della “pacificazione”
militare.
Il malcontento dilaga: da una parte i borghesi, che temono la ghigliottina, dall’altra il popolo che contesta i
salari bassi, le continue guerre e l’essere supremo. Il 27 luglio scoppia la rivolta guidata dai borghesi detta
Termidoriana. La rivolta nasce fra gli stessi deputati della Convenzione. Robespierre viene arrestato e il 28
luglio ghigliottinato.
・Repressione contro Giacobini e sanculotti
・Terrore Bianco.
Robespierre seppe raccogliere sotto i valori della nazione e della difesa della Repubblica le forze militari
francesi, però nel ’94 un complotto ordito da membri del Comitato di Salute Pubblica e da esponenti della
Convenzione condusse all’arresto di Robespierre. Il 28 luglio 1794 la ghigliottina poneva fine alla dittatura
giacobina di Robespierre. Sarebbe seguita l’ascesa di Napoleone.
1794 ↴
・giugno: il Terrore al suo massimo.
・tutto il potere nelle mani di Robespierre.
・27 luglio: colpo di stato del 9 Termidoro.
・28 luglio: esecuzione di Robespierre.
・nasce il Direttorio.
1795 ↴
・abolizione degli estremismi giacobini.
・Costituzione dell’anno III→ base elettorale censitaria che elegge un corpo legislativo bicamerale: Camera
bassa (consiglio dei 500) che proponeva disegni di legge, e Camera alta
(Consiglio degli Anziani) che li approvava.
Governo: Direttorio di 5 membri scelti all’interno delle due Camere, uno dei
quali cambiava ogni anno.
・Congiura degli Uguali (Babeuf): realizzazione di un sistema comunista e ripristino della Costituzione
dell’anno I (1793);
uso della forza (esercito, esecuzioni) contro realisti e gruppo di Babeuf;
1796: vittoria finale in Vandea.
FINE DELLA RIVOLUZIONE ↴
・Aprile del 1797: elezioni per la nuova Convenzione→ incremento significativo della presenza monarchica.
・Reubell, Barras e La Révellière si accordano con i vertici militari: colpo di stato antimonarchico 18
Fruttidoro 1797 (notte tra il 3 e il 4 settembre). Elezioni annullate.
・Secondo Direttorio: in carica fino al colpo di stato napoleonico del 18 brumaio 1799.
[La rivoluzione fu un fatto anche femminile. Il 5 ottobre 1789 le donne del Faubourg Sant’Antoine erano
andate a Versailles per domandare una limitazione del prezzo del pane e per far accettare al re la
dichiarazione dei diritti dell’uomo. Dal marzo 1793 a giugno 1794 la prigione della conciergerie ospitò 579
donne, circa il 13% della popolazione carceraria; erano state attrici della storia, ma diventavano nemiche
insieme a chi aveva tradito il popolo.
Dichiarazione, speculare a quella dei diritti dei cittadini, ma sui diritti delle donne fu vista male, bisognava
rendere le donne cittadine ma non erano soggetti politici che potevano occupare dei posti nell’Assemblea
Nazionale. Spesso la storia ci insegna e ci dice che non si deve essere soggetti protagonisti della propria vita
e della storia stessa. Ogni soggetto può essere però protagonista della propria storia. Ci sono state persone
che in qualche modo hanno pagato sulla propria pelle pensando alla felicità dei soggetti in generale. Debito
verso questi soggetti.
Attivista francese donna: de Gouge; da famiglia povera, rivendicò l’abolizione della schiavitù. Il suo fu un
impegno politico rivolto anche all’importanza della donna all’interno della rivoluzione (dichiarazione del
’91). Era una partigiana del movimento monarchico costituzionalista, prese le distanze da Robespierre e
sosteneva i Girondini. Accusò Robespierre di voler instaurare una dittatura; viene arrestata per perfidia e
criminalità (attribuzioni abbastanza generiche). La sua fu una formazione sotto l’aspetto intellettuale da
autodidatta, ma scrisse in maniera raffinata a livello letterario.
Problemi di natura economica, politica, situazioni in cui emergono figure carismatiche (oratori ecc) che
potevano utilizzare un linguaggio anche profetico/mistico.
La Rivoluzione francese mostra che vennero piazzati diritti fondamentali, ma poi ci si trovò a svuotarli di
senso perché non si rendeva degno il cittadino di essere tale (mancanza di cibo, di lavoro, di diritti
costituzionali effettivi).
Il profetismo si aggrappò in determinati momenti a un potere, trovò degli sponsor e doveva avere due
elementi di sostanza: 1) chi era profeta doveva essere coerente e autorevole; 2) la sostanza doveva nutrire il
discorso e la profezia stessa. Quando i philosophes si divisero sull’immortalità dell’anima perché pensavano
di offendere la religione rivelata di posizionarsi vicino ai materialisti atei non era solo un gioco di
opportunismo politico, alcuni ci credevano davvero; c’è chi ha scritto trattati e trattati sull’immortalità
dell’anima. Bisogna vedere ciclicamente perché appare il profetismo, come si compie. I predicatori religiosi
avevano più forza su determinati ceti sociali.]

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