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Introduzione
Protagonisti o perseguitati?
Il futuro Paolo VI nel 1962 aveva affermato che la fine del potere
temporale fu una vera provvidenza per la Chiesa cattolica. L’essersi
discostata dal temporalismo fu un bene morale e materiale. Un
riconoscimento importante, destinato a creare una sorta di
imbarazzo presso quella storiografia che indugiava a enfatizzare le
persecuzioni subite dalla chiesa, negando che il processo
risorgimentale fosse comune anche ai cattolici. In realtà i cattolici
non furono né protagonisti né perseguitati del Risorgimento; essi
non erano contrari all’unità, ma a come venne configurata dopo il
1948: movimento antitemporalista radicale guidato da una
leadership liberale modernizzatrice, che già nel Piemonte degli anni
cinquanta (con le leggi Siccardi e la politica laicizzante del
connubio Cavour-Rattazzi, aveva chiuso conventi confiscato beni
ecclesiastici, costretto la Chiesa al diritto comune). I cattolici non
erano contrari alla costituzione di un potere unitario anche perché:
-il cattolicesimo veniva professato da tutti gli italiani;
-dal 1500 tutti i papi erano italiani.
Ciò che la Chiesa non poteva accettare era il carattere
rivoluzionario dell’unificazione: il liberalismo del Risorgimento
venne visto in piena continuità con la rivoluzione del 1789.
IL SILLABO (1864) -> documento con cui la Chiesa condannava gli
errori della società moderna e il principio secondo cui il Papa può e
deve conciliarsi e transigere con il progresso, il liberalismo e la
civiltà moderna.
La cattolicità europea poi si dividerà in: transigenti e intransigenti
verso la modernità. Tuttavia, in seguito gli intransigenti da un
approccio decisamente oppositivo sono giunti ad un approdo di
convinta compartecipazione al pensiero liberale.
L’unificazione comunque non comportò una crisi o un crollo della
pratica religiosa: le èlite liberali erano genericamente credenti e,
purchè favorevoli a diminuire il peso sociale e politico della Chiesa,
volevano mantenere la vita pastorale.
Una nuova cristianizzazione
È con la Grande Guerra che i cattolici diventano veri cittadini
italiani. Il cattolicesimo si radica nelle masse di contadini, è in prima
linea nell’esperienza bellica e unificherà gli italiani, sotto forma di
sentimenti religiosi e devozioni di guerra: è un risveglio religioso.
Fiorì anche un nuovo protagonismo delle donne intorno ad un culto
mariano rinnovato.
Un atlante della pietà
Quando le paure e le insicurezze suscitate dal vento modernista
sono spirate e i laici sono preda di un disorientamento che crea un
vuoto crescente, la cultura cattolica attraversa un grande fermento.
Investire nella cultura, formazione e ricerca è ora possibile e
necessario ( es. il medico francescano Agostino Gemelli che nel
1920 fonda un’università cattolica). In questo nuovo clima si staglia
la figura di Giuseppe De Luca, prete romano che non vuole solo
dialogare con la cultura laica, ma diventarne l’anima. (“la pietà che
muove l’uomo verso Dio nasce dalla carità e niente sfugge a questa
verità”). La sua rifondazione culturale è volta a ridisegnare i confini
dell’Italia e dell’Europa non con mappe geografiche, tradizioni
giuridiche economiche e politiche, ma ricomponendo un atlante
costruito dal percorso di pellegrini, dal culto dei santi, dalla
devozione ai santuari e alla madonna.
Una menzogna che aiuta a vivere
Dalla Riforma protestante in poi, più ogni espressione religiosa si
mostrava depurata dal miracolo e dal prodigioso e più veniva
considerata matura, autentica e adulta. Per tutto il 1800 quindi si
pensava che il culto della Madonna e dei Santi alimentassero una
religione superstiziosa, per animi semplici e non per un’èlite colta.
Così miracolo e scienza si sono fronteggiati fino alla seconda metà
del 1900, quando è maturata un’idea più dialogica del loro rapporto
(ora invece si riaprono le ostilità).
LOURDES -> località nei Pirenei, sconosciuta fin quando nel 1858
c’è chi sostiene di vedere la Madonna e fa nascere un culto che
dura fino ad oggi. Lourdes sarà anche meta di Zola, che avrà
occasione di osservare il grande bisogno di illusione e menzogna
che spinge l’uomo a sperare nel miracolo: una menzogna che aiuta
a vivere.
La domanda di guarigione fisica era quella che maggiormente
aveva incrementato il culto della Madonna e dei Santi; già allora
però affiorava un modo di taumaturgie tutto nuovo: anche i medici
dovevano ammettere di non riuscire a curare tutte le malattie,
specie quelle della mente. I medici allora diventano così gli attori
secondari di questa nuova devozione, avvalorando i miracoli di
Lourdes oppure giungendoci come scettici, costatandoli e
rimanendo folgorati da conversioni tempestose: la ragione per
confutare la religione.
La crisi dell’individualismo
Mentre De luca aveva deciso di non prendere in considerazione le
indagini di natura psicologica, Agostino Gemelli percepì le
potenzialità dell’alleanza tra un progetto di ricristianizzazione e le
scienze psicologiche.
Tra cattolicesimo adulto e devozioni
La funzione delle religioni con funzione di pacificazione e
civilizzazione del nuovo millennio è un punto focale del pontificato
di Papa Wojtyla. Nel suo disegno i rapporti con gli stati passavano
attraverso le devozioni, i culti diventavano materia delle relazioni
internazionali; infatti, la sua era ha attenuato la divisione tra classi,
generi e generazioni. Il culto più amato da Wojtyla fu quello
mariano: la madonna diventa simbolo di riconciliazione.
Capitolo I: Le devozioni italiane
Non osare dire nulla di falso, né tacere nulla di vero
Nel clima religioso del primo ventennio dopo l’unità (17 marzo 1861
l’unità, quindi si sta parlando del 1880) sono presenti due tendenze
opposte:
1) devozione personale, con richieste di protezione e di grazie
personali, dolorista, accompagnata spesso da severe pratiche
ascetiche;
2) devozione come fatto sociale, con forme collettive della
pietà personale e con ostentata ritualizzazione attraverso un
uso dichiaratamente politico.
I culti portanti della devozione ottocentesca sono: Cristo, Maria,
Sacro Cuore, Angelo Custode, Santi protettori. Inoltre, a partire
dalla seconda metà dell’800 le devozioni non contemplano più un
confine tra vita contemplativa e attività umana: le devozioni
dovevano compenetrarsi con tutti gli ambiti della vita quotidiana.
Attraverso uno studio si ripercorrono le espressioni devozionali,
tramite i manuali di devozione più diffusi nel ventennio post unitario:
-Francesco di Sales;
-sant’Alfonso Maria de’ Liguori;
-influssi di domenicani e gesuiti, echi di tradizioni antiche,
medievali, visionarie.
Un’attenzione particolare va alle espressioni devozionali
femminili; la chiesa è sempre più al femminile e vengono quindi
introdotte indicazioni pratiche e liturgiche per loro, perché possano,
con le preghiere e le azioni, venire in soccorso a una chiesa
sempre più abbandonata da uomini e ceti colti. Le donne non
devono pregare solo per le proprie famiglie, devono esprimere con
sollecitudine la loro solidarietà alla Chiesa.
Il sacramento della Penitenza è un battesimo laborioso: la più
grande prova a cui possa essere sottoposto l’amor proprio
dell’uomo.
In assenza di messali ( libri liturgici contenenti tutte le informazioni
necessarie al celebrante per la celebrazione della messa), i manuali
di devozione offrono suggerimenti per seguire la liturgia in forma
individuale. L’accompagnamento devoto alla funzione si presenta
per lo più come una serie di preghiere propiziatorie formulate, nella
prima parte, con generici riferimenti al Nuovo Testamento, nella
seconda parte, invece, ci si concentra sul sacrificio della croce.
Per quanto riguarda il rosario, esso diventa sempre più una
devozione e una preghiera praticata sia individualmente che
comunitariamente. La sua recita viene introdotta stabilmente nella
messa da Leone XIII per realizzare una partecipazione più affettiva
al sacrificio di Cristo.
Il digiuno e il riposo festivo diventano pratiche esteriori che
accompagnano la devozione. Si creano leghe per il riposo festivo
con il fine di difendere il giorno festivo come spazio sacro, non
invaso da occupazioni diverse che non siano, soprattutto, troppo
ricreative. Ma il rigore liturgico, il digiuno fino a mezzanotte del
giorno prima o l’astinenza dei rapporti matrimoniali prima della
Comunione si accompagnano all’esortazione affinchè venga
incrementata la pratica dei sacramenti.
Alessandro Manzoni, ne I Promessi sposi, porta un’interiore
consapevolezza del peso e della presenza di Dio nella storia e
nell’agire umano. Una presenza non strumentalizzata a fini politici,
non punitiva, vendicatrice o riparatrice. (Dio buono e
misericordioso).
Il culto del papa
Intorno alla figura di papa Pio IX, alla sua immagine di prigioniero in
Vaticano, si sviluppò una vera devozione con molte reliquie
(pezzetti paglia del suo giaciglio, immagini di lui in catene…). L’aura
di santità dei pontefici, molto sentita fino al IX secolo (quando si
identificava con il martirio stesso o con la sua rappresentazione
metaforica), viene lasciata sempre più in ombra in epoca post
tridentina (dopo il concilio di Trento, 1563), per rinascere poi tra
700 e 800. Quello del Papa è un martirio simbolico e fisico ad opera
dei nuovi pagani, figli di un patto con Lucifero, che dalla riforma di
Lutero origina la Rivoluzione francese. Con Pio IX la devozione
raggiunge un’altissima dedizione popolare: egli viene costretto a
fuggire a Gaeta a causa della repubblica romana e poi la sua salma
verrà trasferita tra disordini e tumulti.
Nella seconda metà del IXI secolo gran parte della letteratura
apologetica cattolica compiva un parallelo tra le persecuzioni dei
governi liberali e quella dei martiri, vittime degli imperatori romani.
Nel momento in cui dei pellegrini francesi riportano, come souvenir,
una statua bronzea di S. Pietro, egli diventa il simbolo di una
devozione al primo papa martire e nel 1877 Pio IX dispone una
speciale indulgenza a chi conservasse la statuetta in casa. Anche
le catene diventano un oggetto di culto e Pio IX si assocerà sempre
a questo simbolo.
La devozione al Papa non è specificatamente italiana, essa nasce
quando, con la fine dell’intesa trono-altare, le chiese e i fedeli non si
sentono più protetti dagli imperi e rivolgono quindi occhi e cuore al
pontefice (es. giubileo del 1877). I fedeli riscoprono un senso di
paternità, che li fa sentire come figli protetti e quasi responsabili
delle sofferenze del Papa.
La “Dèvotion au pape” degli ultramontani si veicola
prevalentemente nei pellegrinaggi, che sono vissuti come la
“nuova crociata”, volta non solo a liberare Roma come se fosse la
nuova Gerusalemme, ma anche il corpo del Papa.
Sotto Leone XIII cambiano la figura e la funzione del sacerdote: il
prete diventa “prete sociale”, al posto che “del sacramento”, cioè
sosteneva il mondo contadino e i suoi diritti, condividendone le
stesse miserie, nel bene e nel male (soprattutto nel Mezzogiorno).
Alle aperture sociali leonine corrisponde un’intransigenza dottrinale
interna, ben visibile nei seminari: la formazione diventa più rigida,
controllata, viene introdotta la sociologia cristiana e rinnovati i testi
d’insegnamento. Inoltre, le case parrocchiali si trasformano:
1) dovevano accogliere svariate attività -> società sportive,
filodrammatiche, filarmoniche, circolo di gioventù maschile e
femminile, società operaie, gruppi di anziani;
3) la piccola biblioteca del clero doveva essere più varia -> libri di
agricoltura pratica, romanzi, libretti teatrali…