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LA CARATTERISTICA GENERALE DELLA SPIRITUALITÀ

FRANCESCANA NEL PERIODO DI


“UNA RESTAURAZIONE INNOVATRICE”

La spiritualità francescana si è trasformata nel tempo, a causa di svariati


avvenimenti che l’hanno portata ad assumere le caratteristiche odierne. Uno di questi
eventi fu il «Grande scisma»1, in cui la chiesa cristiana subì una divisione interna tra
coloro che supportavano il papa di allora, Urbano VI, e i sostenitori di Clemente VII che
era stato eletto papa da un gruppo di cardinali che erano in disaccordo con Urbano VI.
Ma non si trattò di un vero e proprio scisma, perché non ci fu un’opposizione nei
confronti della Chiesa universale, cioè di Roma, ma solo una resistenza basata su ostilità
interne.
Rispetto al problema della divisione, si cercò di agire seguendo quattro vie: la via
facti, convectionis, subtractionis e concilii.2. Inizialmente, le parti in conflitto percorsero
la via facti, cioè cercarono di eliminarsi a vicenda, ma nessuna riuscì nell’intento, perché
conservava la propria posizione. Poi tentarono di procedere secondo la via convectionis,
che invitava a raggiungere un compromesso, ma anche questo non funzionò perché
entrambe erano ancorate alle proprie convinzioni.
Si pensò che la via subtractionis fosse la scelta migliore in quanto consisteva nel
non obbedire al papa contrario alla Chiesa universale, ma anche questa opzione non si
concretizzò. La via concilii infine era data dall’unione delle vie convectionis e
subtractionis: con essa si sperava di portare a conclusione le contrapposizioni, ma ciò non
accadde. La chiesa infatti ha dovuto indire diversi concili per affrontare vari argomenti
che erano motivo di tensione, tra i quali si ricorda il tema dell’obbedienza.
Anche la spiritualità francescana fu colpita in quel periodo dalla piaga delle
scissioni interne, infatti «lo scontro con il papa Giovanni XXII aveva portato alla

1
M. BARTOLI, Introduzione storica, in Storia della spiritualità francescana (secc. XIII-XVI), vol. I., a cura
di M. Bartoli, W. Block, A. Mastromatteo, EDB, Bologna, 2017, p. 412.
2
Ibid., 412-413.
divisione dell’ordine e alla creazione di più gruppi dissidenti». 3 I frati cominciarono a
concretizzare in modi diversi gli insegnamenti di Francesco, fino al punto di creare
separazione nell’ordine.
Alcuni aspiravano alla riaffermazione identitaria dei frati, in quanto religiosi
obbedienti e fedeli alla Chiesa e al papa. Tra questi, si ricorda Bonaventura che diceva
che tutti i frati potevano essere santi come Francesco, dato che vivevano in obbedienza e
fedeltà al Vangelo. Altri cercavano di individuare il ruolo dei francescani nella
costruzione della società. Si fa riferimento, a tal proposito, a Bernardino da Siena che
parlava del passaggio dei frati dall’eremo alle piazze. In questo modo ci si accorgeva
delle problematiche quotidiane, sociali e politiche del popolo del XV secolo.
Nel 1517, la spiritualità francescana fu rinnovata dalla riforma, guidata da
Bernardino da Siena e Giovanni da Capestrano e portata avanti dai frati dell’Osservanza,
a cui papa Leone X diede l’autonomia. La riforma puntava a rafforzare una religiosità che
si occupasse della costruzione di una società cristiana, mediante predicazioni che
promuovevano l’ordine e la pace in un mondo attraversato dal movimento «umanistico-
rinascimentale italiano ed europeo».4
I frati francescani, come Bernardino da Siena, vissero una spiritualità influenzata
dalle sfide provenienti dall’umanesimo. Come sappiamo, in quel momento l’uomo veniva
considerato al centro di tutto e pian piano Dio veniva messo da parte, con conseguenze
visibili nella vita politica, sociale e soprattutto nella vita religiosa. In Bernardino si
scorgeva una spiritualità francescana che si avvicinava ai bisogni del tempo, al popolo in
cerca di giustizia e soprattutto ai poveri, che Dio da sempre preferisce.
Verso il 1402 maturò in lui il desiderio di aderire alla riforma osservante, nella
quale gli vennero affidati parecchi incarichi. Le sue predicazioni giocarono un ruolo
importante all’interno dell’osservanza minoritica. Infatti, si diceva che fossero vere
perché riuscivano a toccare l’interiorità dell’uomo, cioè il cuore. La sua predicazione,
concreta e in difesa delle persone che avevano subito qualsiasi abuso, nasceva dalla

3
Ibid., 416.
4
M. RESCHIGLIAN, Le clarisse dell’Osservanza. Rinascita del carisma clariano, in Storia della spiritualità
francescana (secc. XIII-XVI), vol. I., a cura di M. Bartoli, W. Block, A. Mastromatteo, EDB, Bologna, 2017, p. 493.
volontà di diffondere la dottrina cristiana e dal desiderio di concretizzare gli studi
ricevuti. Il suo impegno però non fu apprezzato dalla chiesa, il cui rifiuto emerge in
questo passo: «la Chiesa aretina…. Contribuisce alla cacciata di Bernardino». 5 Non tutti
erano soddisfatti del suo operato, perché toccava da vicino non soltanto la vita sociale ma
anche la vita spirituale.
I suoi sermoni si occupavano dei diversi stati di vita, dell’elemosina, dei legami
familiari, dell’usura e altri argomenti simili e trattavano anche di come dovesse essere
affrontata la Quaresima. Mettevano inoltre in luce alcuni principi quali l’obbedienza a
una regola, l’assunzione da parte di ciascuno dei propri doveri e la necessità di vivere la
spiritualità cristiana quotidianamente. Bernardino credeva di aver imparato dalla vita
monastica il distaccamento dalle cose inutili e di aver ricevuto l’incarico di propagare
l’amore di Dio come «frate, prete e predicatore» 6, sempre avendo in Cristo il suo punto di
riferimento. E si rivolgeva a Maria come collaboratrice di Dio.
Un altro aspetto di questa spiritualità consisteva nell’imitazione del dinamismo di
Cristo, che durante la sua vita terrena non aveva vissuto di sola contemplazione ma era
andato a proclamare il Vangelo. Bernardino manifestava il suo cristocentrismo
francescano in termini ecclesiologici, attraverso l’importanza che riservava
all’obbedienza a Roma. Il cammino di Bernardino nell’Osservanza è proseguito insieme a
Paoluccio Trinci, Alberto da Sarteano, Giacomo della Marca e Giovanni da Capestrano,
Bernardino da Feltre, Michele Carcano ed altri.7
La spiritualità francescana dell’Osservanza custodiva allora queste due eredità:
l’eredità della spiritualità di Francesco, cioè l’invito a tornare sempre alla vocazione
originaria del fondatore e l’eredità storica, che ripercorreva, sulle orme dei frati prima
dell’inizio dell’Osservanza, un cammino innanzitutto cristiano. Inoltre, «L’osservanza…

5
Ibid., 453.
6
D. SOLVI, Bernardino da Siena. Dagli eremi alle piazze cittadine, in Storia della spiritualità francescana
(secc. XIII-XVI), vol. I., a cura di M. Bartoli, W. Block, A. Mastromatteo, EDB, Bologna, 2017, p. 457.
7
Cfr. L. PELLEGRINI, L’Osservanza come scuola di spiritualità. Da Paoluccio Trinci a Bernardino da
Feltre, in Storia della spiritualità francescana (secc. XIII-XVI), vol. I., a cura di M. Bartoli, W. Block, A.
Mastromatteo, EDB, Bologna, 2017, p. 463.
imponeva di riflettere su un doppio binario di spiritualità: una vissuta per sé, da frati,
l’altra proposta ai laici».8
Nel Quattrocento la spiritualità dell’osservanza ha assunto una forma «ecclesiale e
missionaria»9, fondata sulla centralità del papato e ha provato a ricostruire al suo interno
una gerarchia cristiana medievale, che fosse di esempio per tutti. In tale contesto,
Bernardino da Siena è stato una figura notevole, perché ha arricchito di novità l’attività
pastorale dei frati, stimolandoli soprattutto ad una predicazione ben preparata e basata su
studi ed esperienze. Come lui anche Giovanni Capestrano aveva degli incarichi rilevanti,
uno di questi era la formazione dei novizi, ai quali aveva dato indicazioni sull’ascesi, utili
non solo per sé stessi ma anche per gli altri.10
Bernardino considerava la predicazione uno dei mezzi per la formazione religiosa
dei laici, perché ad ogni sermone potevano corrispondere delle azioni, messe in atto dagli
uditori. In tal modo, quando parlava della pace, promuoveva di conseguenza situazioni
pacifiche; oppure, quando affrontava il tema della carità, suggeriva ai fedeli di sostenere
concretamente i più deboli, per esempio finanziando i Monti di pietà. Da ciò si evince che
la predicazione dei frati di quel tempo perforava il cuore dei fedeli, toccando gli aspetti
della loro vita personale, familiare e sociale.
La spiritualità francescana subiva dei mutamenti, non soltanto nel ramo maschile,
ma anche in quello femminile, in particolare nell’ordine delle clarisse, sparse in tutta
Europa. È noto inoltre che «nel Quattrocento, si assistette al fenomeno di donne che, al di
fuori del monasteri già stabiliti, si raccoglievano insieme… seguendo la Regola del
Terz’Ordine e poi scegliendo di professare la Forma di vita»11 di Chiara. Le clarisse in
quel periodo erano divise in due gruppi: le comunità sottomesse alla Regola di Chiara e le
altre comunità più numerose che ubbidivano alla Regola di Urbano IV, conosciuta come
“seconda regola” e diversa dalla regola originale di Chiara in quanto prevedeva
l’aggiunta della dote delle aspiranti monache e la stretta clausura.

8
Ibid., 466.
9
Ibid., 468.
10
Ibid., 470.
11
M. BARTOLI, Introduzione storica, pp. 418-419.
Furono molte le vicende che portarono ad una crisi della vita monastica delle
clarisse; tra queste, la morte di Chiara che indebolì la relazione tra loro e i frati e
l’ingresso
in monastero delle suore provenienti da famiglie nobili che concepivano in maniera
differente l’adesione alla povertà e la vita religiosa in generale.12
Un esempio di adesione alla riforma fu quello di santa Colette Boylet da Corbie in
Francia. La riforma colettana aveva «caratteristiche di continuità e discontinuità» rispetto
alla prima Regola.13 Continuità per quanto riguardava la conferma della condizione di
povertà personale e comunitaria delle monache, il legame privilegiato con il Primo
Ordine per la cura spirituale, la riscoperta della Regola di santa Chiara, la clausura
rigorosa e la radicalità della testimonianza evangelica. Discontinuità perché, a partire da
essa, si sviluppò un altro ordine maschile, chiamato dei frati colettani.14
Come abbiamo già accennato, tutto ciò accadde nel tempo dell’umanesimo,
caratterizzato da «la scoperta dei classici, la molteplicità delle arti, la formazione
letteraria, intesa anche come formazione spirituale».15 Dai libri sull’argomento e dalle
riflessioni e testimonianze delle suore emerge la grande influenza che l’umanesimo ebbe
anche nella vita monastica. La spiritualità francescana iniziò infatti ad apprezzare la
letteratura, la cultura e l’arte, come mezzi di sviluppo della capacità intellettuale. Ciò fu
possibile, traendo il positivo da una «cultura rinascimentale tutta orientata all’uomo,
artefice del proprio destino, alla sua intelligenze e bellezza, alle sue capacità tecniche e
artistiche, alla sua azione politica».16
Le clarisse hanno favorito, nella spiritualità francescana, non soltanto lo sviluppo
di una riforma spirituale, intesa come ritorno ad una cultura biblica in senso francescano,
ma anche culturale, in quanto riappropriazione degli studi sull’antichità. Come era
accaduto per i francescani, anche le clarisse reinterpretarono l’umanesimo alla luce del
12
M. RESCHIGLIAN, Le clarisse dell’Osservanza. Rinascita del carisma clariano, in Storia della spiritualità
francescana (secc. XIII-XVI), vol. I., a cura di M. Bartoli, W. Block, A. Mastromatteo, EDB, Bologna, 2017, pp.
478-479.
13
Ibid., 486.
14
Ibid., 488.
15
Ibid., 492.
16
Ibid., 497.
messaggio evangelico, affermando che l’uomo cristiano era colui che si fermava a
contemplare Cristo sofferente e appassionato.
Le suore avevano custodito il desiderio di tornare al carisma originario,
promuovendo la crescita di vari aspetti che lo caratterizzavano: la sfera intellettuale e
spirituale, il senso dell’umano e del divino, la cura per la bellezza della cultura, dell’arte e
del creato. Avevano condotto la spiritualità francescana ad una riforma che sosteneva «la
ricerca di un’autentica povertà evangelica, l’obbedienza sponsale a Cristo, la riattivazione
della regolare vita di comunione, la grandezza dell’incarnazione e la passione di Gesù». 17
Tra le fonti scritte in quel periodo, se ne ricordano due dal titolo «Chronica XXIV
generalium» e «Il de conformitate vitae beati Francisci ad vitam Domini Iesu», che
presentavano gli avvenimenti vissuti da Francesco e dai suoi frati.
Chronica XXIV generalium fu composta per raccontare la storia dell’intera
istituzione religiosa, a partire da Francesco fino ai tanti frati santi e martiri dell’ordine,
descrivendo i vari generalati che si sono susseguiti. Non si trattava soltanto di una
cronaca, differiva da essa infatti sia dal punto di vista ideologico che spirituale, ma di un
insieme di memorie dell’Ordo fratrum minorum. Riguardo alla data di composizione, si
suppone che sia stata scritta tra gli anni ’60 e 70 del XVI secolo.
A proposito dell’autore, non si può affermare con certezza la sua identità, ma molti
sostenevano che fosse Arnaldo di Sarrant, perché fu ministro provinciale dal 1361 al
1383, le date di cui l’opera trattava.
La Chronica invece descrive l’ordine nel suo complesso, le difficoltà ed i problemi
da esso affrontati, «le sue tappe istituzionali, il suo tutt’altro che lineare percorso
storico»18 senza fare alcun accenno all’Osservanza. L’autore infatti era fortemente
motivato a rappresentare il sostegno che i frati si assicuravano tra loro, nonostante le
fatiche, sia all’interno che all’esterno dell’ordine, avendo sempre come punto di
riferimento le virtù di Francesco.

17
Ibid., 498.
18
M.T. DOLSO, La Chronica XXIV generalium. Celebrazione della santità minoritica, in Storia della
spiritualità francescana (secc. XIII-XVI), vol. I., a cura di M. Bartoli, W. Block, A. Mastromatteo, EDB, Bologna,
2017, p. 427.
Le caratteristiche francescane che l’autore voleva mettere in risalto erano l’unità
dell’ordine, la salvaguardia dell’unità in mezzo ai pericoli, la ricerca per i frati di una vita
rigorosa, l’importanza dell’obbedienza, la consapevolezza dei rischi creati dalla
disobbedienza e la santità vissuta da tanti frati santi e martiri. L’opera si propone di
dimostrare che gli insuccessi esistono nell’ordine francescano, ma che questi ultimi non
sono in grado di cancellare i principi voluti da Francesco, né l’esempio di frati fedeli,
santi e martiri, né tantomeno la grazia dello Spirito che aiuta l’ordine a trovare la propria
strada.
Il De conformitate vitae beati Francisci ad vitam Domini Iesu fu composto, da
Bartolomeo da Pisa, fra il 1385 e il 1390 e affrontava il tema della spiritualità di
«Francesco e del francescanesimo…alla fine del XIV secolo» 19 sempre mettendone in
luce l’aspetto cristologico. Esso traeva radici da due premesse: la prima è che, grazie alla
sua bontà, Francesco ha potuto imitare Cristo nella vita, nella passione e nella gloria; ed il
secondo è che Francesco desiderava essere plasmato dalla grazia di Cristo. 20
L’autore ha utilizzato, per la stesura di tale testo, una grande varietà di fonti, tra le
quali: gli scritti e i detti di Francesco, i manoscritti, la tradizione orale, la testimonianza di
Tommaso da Celano e degli atri frati, la Sacra Scrittura e le opere dei padri della chiesa. 21
La versione moderna integrale del De conformitate è composta da tre libri e 40
conformitates/fructus.22 In ogni fructus sono presenti due parti, una che ripercorre la vita
terrena e spirituale di Gesù e l’altra che argomenta la conformità di Francesco a Cristo.
Per comprendere le finalità con le quali fu scritto il De Conformitate, dobbiamo
tenere conto che l’intenzione primaria di Bartolomeo era quella di rendere un buon
servizio ai confratelli, presentando Cristo come esempio di perfezione e parallelamente
Francesco come “l’altro Cristo”. Ecco perché l’autore ha preferito mostrare un Francesco

19
A. MASTROMATTEO, Il De conformitate vitae beati Francisci ad vitam Domini Iesu di Bartolomeo da
Pisa. Ridefinizione della propria identità, in Storia della spiritualità francescana (secc. XIII-XVI), vol. I., a cura di
M. Bartoli, W. Block, A. Mastromatteo, EDB, Bologna, 2017, p. 439.
20
Ibid., 440.
21
Ibid., 442.
22
Ibid., 443.
diverso dall’immagine tipica descritta da Bonaventura. Inoltre, quest’opera viene
considerata una sorta di sintesi enciclopedica del francescanesimo tra XIII e XIV secolo.
La spiritualità francescana, nel periodo della restaurazione innovatrice, ha vissuto
un tempo buio a causa delle divisioni nell’ordine, ma anche un tempo favorevole perché
con l’aiuto dello Spirito Santo, è riuscita a cogliere le sfide proposte dall’umanesimo,
dando ad esse profondità di significati.

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