Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
Nuova evangelizzazione
vita consacrata e vocazione francescana
• 1. COME SI È ARRIVATI AL TEMA DELLA NUOVA
EVANGELIZZAZIONE PER LA TRASMISSIONE
DELLA FEDE?
La “nuova evangelizzazione”:
storia di una espressione
• Giovanni Paolo II il 9 giugno 1979
durante l’omelia nel Santuario di
Santa Croce a Mogila, in Polonia:
«abbiamo ricevuto un segno, che
cioè alla soglia del nuovo
millennio – in questi nuovi tempi,
in queste nuove condizioni di vita
– torna ad essere annunziato il
Vangelo. È iniziata una nuova
evangelizzazione, quasi si
trattasse di un secondo
annuncio, anche se in realtà è
sempre lo stesso»
• XIX Assemblea del Celam nel
1983. «La commemorazione del
mezzo millennio di
evangelizzazione avrà il suo
pieno significato se sarà un
impegno vostro come Vescovi,
assieme al vostro Presbiterio e ai
vostri fedeli; impegno non certo
di rievangelizzazione, bensì di
una nuova evangelizzazione.
Nuova nel suo ardore, nei suoi
metodi, nelle sue espressioni»
Un sensibile cambiamento…
• L’esortazione I rilievi del Sinodo:
Redemptoris Missio • La nuova evangelizzazione
(1990) riguarda tutti i popoli
• Missio ad Gentes • La missio ad gentes
• Cura pastorale riguarda anche i paesi di
antica evangelizzazione
ordinaria
• E la cura pastorale non
• Nuova può essere una «pastorale
evangelizzazione di mantenimento»
2. GLI SCENARI DELLA NUOVA
EVANGELIZZAZIONE
• ad una secolarizzazione degli spazi pubblici e alla conseguente privatizzazione della fede,
corrisponde di fatto una baricentratura ecclesiale della vocazione sulla figura del
sacerdote e del religioso/religiosa che caratterizza in modo crescente la figura vocazionale
a partire dalla teologia post-tridentina e che arriva di fatto fino alla prima metà del ‘900.
La vocazione ha un carattere in tal modo “esclusivo”.
• Questa lunga fase è quella nella quale la figura del laico cristiano si indebolisce
gradatamente dal punto di vista ecclesiale. La sua è essenzialmente una figura passiva. La
vita battesimale perde gradatamente cittadinanza e non identifica una soggettività
propria.
• Saranno i movimenti di vita e di pensiero che prepareranno il Concilio Vaticano II a
puntare molto sulla carattere laicale della vocazione battesimale, recepita poi nel Vaticano
II, in particolare con il capitolo IV e V della Lumen Gentium: la vocazione appare qui non
più esclusiva di alcuni ma inclusiva di tutti i fedeli.
• La riduzione numerica delle vocazioni
• Il secondo elemento, ossia la diminuzione della pratica religiosa e della
adesione esplicita alla Chiesa, è quello sociologicamente più rilevabile e
la sua ricaduta in ambito vocazionale è immediato:
– la diminuzione della pratica religiosa corrisponde di fatto ad una diminuzione
delle vocazioni, facendo riferimento ora alla vita consacrata e al sacerdozio
ministeriale, o comunque a forme di radicalismo evangelico. Tale diminuzione
si manifesta come diminuzione dei candidati e aspiranti e come abbandono
della vocazione, il venir meno della perseveranza vocazionale come valore.
La terza fase è quella in un certo senso “postideologica”, quella dopo la caduta del
muro di Berlino, tanto per intenderci, e dove lo stesso processo di secolarizzazione
diviene disincantato rispetto alle sue stesse promesse elaborate negli ultimi secoli.
• Quale spazio vocazionale sembra legittimarsi in un tale contesto? Direi che non vi
sono problemi rispetto a forme di spiritualità personali e di impegno caritativo
anche radicale; tuttavia esse sembrano più comprese come impeto di dedizione o
volontà di impegno, più che di reale identità di chiamata.
• Le vocazioni, mi sembra, non appaiono solo fragili dal punti di vista affettivo, come
si può facilmente constatare, ma lo sono dal punto di vista culturale e teologico.
• Per parafrasare Taylor, le scelte vocazionali sono “possibilità tra le altre”, cioè, non
si presentano come vocazioni, ma opzioni baricentrate sul soggetto e sulla sua
libertà di scelta reiterabile e proprio per questo tendenzialmente sono vissute
come “revocabili”.