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Appare oggi sempre più chiaro che uno dei nodi centrali della persistente
asimmetria tra i sessi nella Chiesa cattolica riguarda l’incapacità cultuale
delle donne, ovvero la questione posta in origine con la formula dell’«impe-
dimentum sexus».
Pur contraddetta dalla parità escatologica tra i sessi, attestata dal Vangelo
e affermata dalle origini della Chiesa, il divieto alle donne all’esercizio
del ministero sacro ha caratterizzato in modo specifico il cristianesimo
fino a diventare, in età contemporanea, uno dei segni di demarcazione tra
protestantesimo e cattolicesimo. Se è vero che «l’inferiorità delle donne è
assiomatica in tutte le grandi religioni»1, bisogna anche riconoscere che la
rivoluzione epistemologica del femminismo sta producendo importanti esiti
nelle diverse tradizioni religiose, ma che spesso, tuttavia, anche laddove si
producono rapidi mutamenti in termini di mentalità e linguaggi, non neces-
sariamente essi significano il superamento di tali assunti assiomatici, come
dimostra la battaglia teologico-ideologica intorno al tema del sacerdozio
femminile aperta da decenni nel cattolicesimo post-conciliare2.
1
K. E. Børresen, Cristianesimo e diritti umani delle donne: l’«impedimentum sexus», in
Donne cristiane e sacerdozio. Dalle origini all’età contemporanea, a cura di D. Corsi, Roma
2004, p. 261.
2
Per un’introduzione al dibattito con particolare attenzione al punto di vista femminile-
femminista si legga: Le sfide del femminismo alla teologia, a cura di M. Hunt e R. Gibellini,
Brescia 1980; Donne e ministero. Un dibattito ecumenico, a cura di C. Militello, Roma 1991;
J. Wijngaards, Né Eva, nemmeno Maria. L’ordinazione sacerdotale delle donne nella Chiesa
cattolica, Molfetta 2002. Per il punto di vista ufficiale della Chiesa cattolica si veda il volume
della Congregazione per la Dottrina della Fede, Dall’«Inter insigniores» all’«Ordinatio sacer-
dotalis». Documenti e commenti, Città del Vaticano 1996.
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3
Børresen, Cristianesimo e diritti umani delle donne, p. 262. Della stessa autrice sul tema
delle radici giudaico-cristiane dell’incapacità cultuale delle donne si veda anche A immagine
di Dio. Modelli di genere nella tradizione giudaica e cristiana, Roma 2001.
4
Per una ricostruzione del metodo ermeneutico femminista, oltre ai saggi citati alla nota
2, si legga il volume ormai ‘classico’ di E. Schussler Fiorenza, In memoria di lei. Una ricostru-
zione femminista delle origini cristiane, Torino 1990.
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di cui si è detto. Nei secoli, cioè, all’interno del cattolicesimo è prevalsa una
lettura tipologica dei sessi per cui la femminilità esemplare è stata espressa
simbolicamente da Maria, quale nuova Eva, e la specificità mariotipica della
presenza femminile nella Chiesa è diventata uno strumento teologico per
l’esclusione delle donne dal sacerdozio5; e ciò pur in presenza di una linea di
riflessione dottrinale sulla figura e sul ruolo di Maria che portava a ricono-
scerle una dignità superiore a qualsiasi altra creatura e a vedere in lei precise
funzioni di mediazione sacerdotale6.
5
Anche la lettera apostolica Ordinatio sacerdotalis, emanata il 22 maggio 1994 da
Giovanni Paolo II, sostiene che il fatto che la Vergine non abbia ricevuto il sacerdozio
ministeriale dimostra che l’esclusione delle donne da esso è l’osservanza di un disegno da
attribuire alla sapienza divina: cfr. A. Piola, Donna e sacerdozio. Indagine storico-teologica
degli aspetti antropologici dell’ordinazione delle donne, Torino 2006, p. 15.
6
Emblematica degli equilibrismi prospettati in sede cattolica sul tema è la posizione espres-
sa da Settimio Cipriani, secondo il quale – riconosciuto il ‘tipico femminile in Maria’ – è neces-
sario «facilitare al massimo l’espletazione della “sacerdotalità femminile” perché, sull’esempio di
Maria, certo non apostola, ma “più che apostola”, le donne tornino […] ad arricchire con i loro
carismi e soprattutto con il dono della loro femminilità la Chiesa “sposa di Cristo”»: naturalmen-
te tale ‘sacerdotalità femminile’ svolta sul modello di Maria ‘più che apostola’ esclude a priori il
sacerdozio ministeriale: S. Cipriani, La Madonna, la donna, la Chiesa, Milano 1991, p. 131.
7
Le religiose, Figlie del Cuore di Gesù, trovavano in Maria il modello dell’anima vitti-
male associata al sacrificio di Cristo , ma anche con ciò stesso – questa la nostra ipotesi – il
modello di un ruolo femminile più attivo nella Chiesa: in assenza di un’analisi ‘di genere’ di
tutta la vicenda, cui si pensa di dedicare l’ulteriore sviluppo della presente ricerca, si potrà
leggere quanto ricostruisce a proposito R. Laurentin, Marie, l’eglise, le sacerdoce. Essai sur le
développement d’une idée religieuse, Paris 1952, pp. 442-508.
8
La Deluil-Martiny è stata beatificata il 22 ottobre 1989 da papa Giovanni Paolo II.
Nata nel 1841 a Marsiglia la religiosa fu uccisa nel 1884 a La Servianne da un anarchico, suo
ex giardiniere.
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9
Informazioni e alcune pagine composte da padre Giraud in Testi mariani del secondo
millennio. VI. Autori moderni dell’Occidente (secc. XVIII-XIX), a cura di S. De Fiores e L.
Gambero, Roma 2005, pp. 677-682.
10
«Così la Vergine sacerdotale, rendendo per certo modo Gesù al Padre, e presentan-
dogli le opere teandriche del Cuore di Gesù, le quali si riversavano nel cuore di lei, offeriva
al Signore un sacrificio perfetto, di valore infinito»: O. Van den Berghe in Testi mariani del
secondo millennio. VI. Autori moderni dell’Occidente (secc. XVIII-XIX), p. 778. La prima
edizione italiana dell’opera, pubblicata a Torino dalla Libreria del S. Cuore nel 1904, è basata
sulla seconda edizione del testo, risalente al 1875.
IL CULTO ALLA «VIRGO SACERDOS» E LA QUESTIONE DEL SACERDOZIO FEMMINILE 183
nei riti del proprio istituto, Pio X accolse la richiesta facendo stendere una
preghiera che, utilizzando esclusivamente espressioni dei Padri e dei dottori
della chiesa, risultò perfettamente ortodossa, fu arricchita di indulgenze
ed estesa alla Chiesa universale nel 190711; lo stesso papa concesse nel 1910
che nelle chiese dell’istituto si potesse aggiungere alle litanie mariane anche
l’invocazione «Virgo Sacerdos, ora pro nobis»12.
L’idea e la devozione al sacerdozio mariano si diffusero soprattutto grazie
ad una pubblicistica che era in gran parte debitrice alle opere di Giraud e
soprattutto di Van den Berghe, e ciò nonostante la madre Deluil-Martiny
e le sue religiose non approvassero la pubblicizzazione che alle loro tesi si
stava dando. In una spiritualità dalla forte curvatura mistica come quella
della Deluil-Martiny emergeva sia il tema della devozione riparatrice al S.
Cuore che quello dell’imitazione di Maria come sacerdote: la Vergine, infatti,
secondo la fondatrice, ai piedi della Croce offre il sacrificio perfetto al Padre
e immola se stessa con Cristo. Ciò consente di dire che al Calvario sono due
gli altari, quello del corpo del Figlio e quello del cuore di Maria; e che la
Vergine costituisce il modello del sacerdozio mistico, cioè di quel sacerdozio
che compete a tutto il popolo cristiano che realizzi le promesse battesimali.
Nulla di eterodosso, dunque: seguendo le indicazioni che il gesuita
Calage le impartisce in vista della fondazione delle sue «vierges victimes»,
la Deluil Martiny accoglie la distinzione – introdotta da Olier, come avremo
modo di vedere – tra il carattere sacerdotale, proprio di quanti hanno rice-
vuto l’ordine e con ciò il potere di sacrificare, e lo spirito sacerdotale, che
consiste nel rendersi vittime, anzi ostie immolate per la salvezza del mondo,
come le sue Figlie erano chiamate ad essere anche a riparazione degli errori
11
La preghiera composta dai cardinali Vannutelli e Vivès y Tuto così recitava: «O Vierge
Immaculée, non seulement Vous nous avez donné le Christ, le Pain Céleste, pour la rémission
des péchés, mais Vous êtes Vous-même une Hostie très agréable, offerte à Dieu, et la gloire
du Sacerdoce. D’après le témoignage del Votre bien heureux serviteur saint Antonin, bien
que n’ayant pas reçu le sacrement de l’Ordre, Vous avez étée remplie de tout ce qu’il y a
en lui de dignité et de grace, d’où à juste titre, Vous êtes appelée la Vierge Prêtre, jetez un
regard sur nous et sur les prêtres de Votre Fils, sauvez-nous, purifiez-nous, sanctifiez-nous
afin que nous recevions saintement les ineffables trésors des sacrements et que nous méri-
tions d’obtenir le salut de nos âmes. Ainsi soit-il. Reine du Clergé, priez pour nous; Marie
Vierge Prêtre, priez pour nous»: cfr. M. P. Pourrat, Marie et le sacerdoce in Maria. Etudes sur
la Sainte Vierge, sous la direction D’Hubert Du Manoir, I, Paris 1966, p. 819.
12
Si vedano poi temi e accenti analoghi – pur ovviamente nella chiara omissione di ogni
riferimento al tema della «Vierge Prêtre» – nello stesso insegnamento di Pio XII, come atte-
sta il volume Il magistero mariano di Pio XII, a cura di D. Bertetto, Roma 1956, in particolare
pp. 736-743.
184 Liviana Gazzetta
dello stesso clero13. L’attesa della beata madre Maria di Gesù (questo il nome
assunto dalla Deluil Martiny all’interno dell’ordine) era che si realizzasse il
tempo in cui i preti avrebbero adempiuto pienamente il loro ministero, nella
purezza e nella perfezione di vita che evidentemente vedeva mancare attorno
a sé, e in cui i fedeli sarebbero stati in grado di esercitare anch’essi il loro
sacerdozio spirituale in unione a Gesù, offrendo il sacrifico perfetto al Padre
come la «Vierge Prêtre».
Variamente riprese e rielaborate, queste tesi influenzarono la produzione
di autori quali padre E. Hugon de La Vierge Prêtre14, che ritrova nella Chiesa
greca l’idea del sacerdozio mariano; A. M. Lepicier, autore de L’Immaculée
Mère de Dieu corédemptrice15, testo che all’analisi del Sant’Uffizio nel 1914
non viene ritenuto eterodosso, purché fosse ‘purgato’ delle immagini incri-
minate della «Virgo Sacerdos» ; padre Max Schmid col suo manuale delle
anime vittime del S. Cuore di Gesù16 e padre Ignace Marie con La Vierge
sacerdotal17; senza contare una ricca pubblicistica minore, sulla cui stessa
produzione e circolazione – molto utile per la conoscenza dell’ampiezza de
fenomeno – la ricerca si può dire ancora agli inizi.
Temendo che, «mosse da una certa ambizioncella muliebre»18, volessero
prefigurare una sorta di sacerdotesse, il Sant’Uffizio impose una drastica
censura alle Figlie del Cuore di Gesù. Nel gennaio del 1913 si decise in
primo luogo di vietare totalmente le immagini collegate alla devozione,
immagini che la congregazione aveva utilizzato in qualche cappella o chiesa
interna all’istituto, sostenendo l’esistenza di una tradizione di rappresenta-
zione della Vergine come intercedente e offerente a Dio e ispirandosi per i
propri riti, in particolare, ad un affresco del IX secolo, presente nella basi-
lica di S. Clemente a Roma: esso raffigurava la Vergine che al di sopra del
13
Fondamentale per la conoscenza della spiritualità della Deluil Martiny e del suo
ordine sono i volumi di L. Laplace, La Mère Marie de Jésus Deluil Martiny, Lyon 1906 (la
successiva edizione del 1916 risulta opportunamente ‘epurata’) e di E. Vendeur, La Sainte
Messe et les écrits de la servante de Dieu Marie de Jésus, Namur 1913.
14
E. Hugon, La Vierge Prêtre, Paris 1912; si tratta della terza edizione francese. Anche
questo testo fu oggetto di analisi da parte del Sant’Officio; nel 1916, sulla base della distin-
zione tra culto – che implicava l’uso delle immagini- e titolo della Vergine sacerdote, l’opera
non viene censurata, mentre nel ’27 se ne vieterà la ristampa nonostante la piena e totale
disponibilità dell’autore a rivederla.
15
Cfr. M. Lepicier, L’Immaculée Mère de Dieu corédemptrice, Turnhout 1906.
16
Cfr. M. Schmid, Les âmes victimes, Toulouse 1927.
17
Cfr. Ignace Marie, La Vierge sacerdotale, Strasbourg 1924
18
P. Giovanni Lottini, I Compagno, Voto su Maria Santissima Virgo Sacerdos, S. Uffizio,
10 novembre 1912 in ACDF, Dev. V., 1913, 2 ,Virgo Sacerdos, vol. I, f. 1, p. 13.
IL CULTO ALLA «VIRGO SACERDOS» E LA QUESTIONE DEL SACERDOZIO FEMMINILE 185
19
S. Offizio. La devozione alla «vergine sacerdote», «Palestra del clero. Rivista settima-
nale», VI (22 dicembre 1927), 51. Anche nel ’27 comunque il divieto riguarda solo la devo-
zione: ciò significa che la censura non può estendersi alle tesi teologiche della partecipazione
di Maria al sacerdozio.
20
Già Laurentin, Marie, l’eglise, le sacerdoce. Essai sur le développement d’une idée
religieuse, pp. 443-444, sottolineava il problema degli scritti della fondatrice delle Figlie del
Cuore di Gesù: 21 volumi di manoscritti (tra cui 3 volumi noti come «giornale dell’anima»,
3 come «documenti diversi» e ben 10 di corrispondenza) depositati presso la Congregazione
dei Riti in vista del processo di beatificazione, ma dal 1916 in poi tenuti segreti.
186 Liviana Gazzetta
21
Per tutta la ricostruzione che segue mi sono avvalsa in particolare dell’ampio studio,
già citato, di Laurentin, Marie, l’église et le sacerdoce. Essai sur le développement d’une idée
religieuse e, dello stesso autore, di Marie, l’église et le sacerdoce. Etude théologique, Paris
1953; per l’età moderna e contemporanea risulta utile anche il saggio di M. P. Pourrat, Marie
et le sacerdoce in Maria. Etudes sur la Sainte Vierge, pp. 803-824.
22
Epifanio di Salamina (ca. 315-403). Val la pena di sottolineare che in un’opera dedi-
cata alla confutazione di alcune forme ereticali l’autore in questione critica drasticamente le
sette montaniste che ammettevano le donne al ministero: per tutte queste informazioni rinvio
a Piola, Donna e sacerdozio. Indagine storico-teologica degli aspetti antropoligici dell’ordinazio-
ne delle donne, pp. 128-131.
IL CULTO ALLA «VIRGO SACERDOS» E LA QUESTIONE DEL SACERDOZIO FEMMINILE 187
trasferisce il sacerdozio dei leviti alla nuova discendenza regale, dalla tribù
sacerdotale alla tribù di David.
In ogni caso in questo primo contesto teologico-spirituale si avverte
una discrasia tra la spinta che sembra portare in direzione di un sacerdozio
mariano e una sorta di autocensura o inibizione a usare il titolo di «sacerdos»
per la Vergine. Una censura che, d’altra parte, è perfettamente in linea con
tutte le testimonianze dei primi secoli secondo cui la Chiesa ha reagito dura-
mente contro l’attribuzione di ruoli sacrali alle donne. Si tratterebbe, quindi,
di una propensione a conferire attributi di tipo sacerdotale nell’ambito del
piano della salvezza, ma non un’idea di sacerdozio con le sue conseguenze
dottrinali: l’idea di oblazione mariana, che più direttamente suggerisce un
ruolo sacerdotale, sembra non essere ancora sorta.
È nel Medioevo che l’idea del sacerdozio della Vergine conosce un signi-
ficativo sviluppo sul piano teorico. Una delle vie filosofico-teologiche attra-
verso cui tra Alto e Basso Medioevo è stato possibile parlare di sacerdozio
mariano è quella consentita dalla diffusione delle idee dello Pseudo Dionigi.
Poiché nella prospettiva sincretistico-neoplatonica di questo autore e dei
molti suoi seguaci la relazione tra i diversi ordini di realtà si pone necessaria-
mente in chiave gerarchica, ciò induce inevitabilmente a collocare la Vergine
in una posizione di primato, senza dubbio nei confronti delle gerarchie della
Chiesa e non di rado anche delle gerarchie angeliche. Non pochi sono gli
autori medievali che lasciano intravedere la tesi secondo cui Maria occupa
un posto di preminenza nell’ambito delle gerarchie ecclesiastiche, sorta di
pontefice massimo della Chiesa. E sono soprattutto i francescani a spinge-
re in questa direzione, forti delle tesi scotiste sull’Incarnazione come fine
supremo dell’universo: in questo senso Maria è gerarca e grande sacerdote;
certo al di sopra del prete, svolge una funzione fondamentale di mediazio-
ne nell’ordine discendente grazie al ruolo avuto proprio nell’Incarnazione
di Cristo. San Bonaventura attribuisce alla Vergine l’attributo di somma
«bellezza della gerarchia celeste» e addirittura di «secondo gerarca» dopo
Cristo. Se Cristo è il sommo pontefice nell’offerta sacrificale, essa ha però
avuto origine in Maria dal punto di vista delle realtà spirituali, Maria che
viene quindi di necessità associata al ruolo di Cristo23.
23
Questa tendenza a fare di Maria una sorta di ‘secondo sommo pontefice’ degli angeli
e degli uomini si ritrova in vari discepoli dello Pseudo Dionigi soprattutto francescani, tra
cui Ubertino da Casale, san Bernardino da Siena, ma anche Sant’Antonino da Firenze: cfr.
Laurentin, Marie, l’église et le sacerdoce. Essai sur le développement d’une idée religieuse, pp.
172-182; lo stesso autore attesta, tra l’altro, che nell’ondata di entusiasmo tra ‘800 e ‘900, in
cui si colloca la vicenda della Deluil Martiny e della sua congregazione, la scuola francescana
188 Liviana Gazzetta
fu apertamente a favore dell’idea del sacerdozio mariano: ivi, pp. 499-507. Si veda anche
il recente lavoro di un francescano dell’Immacolata, padre S. M. Lanzetta, Il sacerdozio di
Maria nella teologia del XX secolo, Roma 2006.
24
Ritenuto fino agli anni ’50 del XX secolo come opera effettivamente attribuibile ad
Alberto Magno, il testo ha svolto un ruolo centrale nella tradizione cristiana e cattolica,
anche se oggi sembra trascurato dagli studiosi della teologia mariana (vedi ad esempio Testi
mariani del secondo millennio. IV. Autori medievali dell’Occidente sec. XIII-XV, a cura di L.
Gambero, Roma 1996, p. 343).
IL CULTO ALLA «VIRGO SACERDOS» E LA QUESTIONE DEL SACERDOZIO FEMMINILE 189
25
Laurentin, Marie, l’église et le sacerdoce. Essai sur le développement d’une idée religieu-
se, p. 104, nota 19.
26
Ibidem, p. 123, nota 87.
190 Liviana Gazzetta
27
Cfr. Laurentin, Marie, l’église et le sacerdoce. Essai sur le développement d’une idée
religieuse, pp. 192-3.
IL CULTO ALLA «VIRGO SACERDOS» E LA QUESTIONE DEL SACERDOZIO FEMMINILE 191
ridotto ad un ruolo passivo, nel senso che, mentre Cristo volle essere offerto,
Maria invece volle offrire.
28
Su questo autore si veda l’introduzione e la scelta antologica in Testi mariani del
secondo millennio. V, pp. 819-827 e il lavoro di F. Petrillo, Ippolito Marracci protagonista del
movimento mariano del secolo XVII, Roma 1992.
29
Testi mariani del secondo millennio. V, p. 820: i curatori fanno proprio a proposito un
giudizio di G. M. Roschini.
30
Sul complesso tema si vedano: Società, chiesa e vita religiosa nell’Ancien Régime, C.
Russo (ed.), Napoli 1976; G. Söll, Storia dei dogmi mariani, Roma 1981; La Vergine Maria
dal Rinascimento ad oggi, E. M. Toniolo (ed), Roma 1999.
192 Liviana Gazzetta
Ma oltre alla via dottrinale, cui si è fin qui fatto riferimento, nella storia
del cristianesimo occidentale si è profilata anche una via al sacerdozio della
Vergine di natura più propriamente devozionale e spirituale. Abbozzata in
autori medievali come san Pier Damiani, san Antonino da Firenze, presen-
te anche in sant’Ignazio di Loyola, essa si manifesta compiutamente nella
cosiddetta scuola francese di spiritualità, in particolare nell’Oratorio fonda-
to nel 161132.
Questa declinazione si manifesta, più che in una teologia e dottrina del
sacerdozio mariano, in un sentimento della presenza di Maria alla messa e
porta a creare un legame speciale, un ricorso particolare del sacerdote alla
mediazione della Vergine nelle funzioni sacramentali: quasi una somiglian-
za, e quindi un’imitazione, particolare di Maria ad opera del prete, come
la Vergine rappresentasse il modello ideale del sacerdote secondo la legge,
avviando la pratica delle messe offerte secondo le intenzioni di Maria e la
pratica della rinnovazione delle promesse sacerdotali in concomitanza con le
feste mariane. Qui le idee e le metafore che cominciano a circolare sul tema
veicolano progressivamente la tesi che, se Gesù Cristo è la fonte dello spirito
31
Non essendo la nostra una ricostruzione analitica di tutte le voci che si sono espresse
a favore del sacerdozio mariano, ci limitiamo qui a ricordare un altro autore quasi contem-
poraneo di Marracci, che ha avuto un ruolo molto importante nel sostegno e diffusione di
questi temi, esercitando un ruolo paragonabile a quello dello Pseudo Alberto Magno nel
Basso Medioevo: il gesuita spagnolo Ferdinando Quirino de Salazar (1577-1646), che pose
ex professo la questione della partecipazione di Maria alla redenzione e del suo sacerdozio.
Anch’egli favorevole all’Immacolata concezione, Salazar presenta la tesi del sacerdozio della
Vergine nelle sue esposizioni del libro dei Proverbi (1618) e del Cantico dei Cantici del
1643: vi sostiene che Maria non ha solo accettato ma anche voluto il sacrificio del Figlio; con
Epifanio afferma quindi che può essere chiamata «in qualche modo sacerdote e insieme alta-
re», che l’unzione di Cristo la rende «santa, regina, sacerdote»: cfr. Testi mariani del secondo
millennio. V, pp. 629-634.
32
Per un’introduzione ai temi della scuola si veda R. Deville, Scuola francese di spiritua-
lità, in Dizionario di spiritualità monfortana, S. De Fiores (ed.), Roma 2005, pp. 1575-1577;
Id., La scuola francese di spiritualità, Cinisello Balsamo 1990; L. Cognet, Spiritualità moderna.
La scuola francese 1500-1650, Bologna 1974.
IL CULTO ALLA «VIRGO SACERDOS» E LA QUESTIONE DEL SACERDOZIO FEMMINILE 193
33
Pourrat, Marie et le sacerdoce in Maria. Etudes sur la Sainte Vierge, pp. 803-813; a p.
807 l’autore afferma per gli autori della scuola francese: «L’Incarnation, la présentation au
temple, l’immolation du Calvaire, la résurrection et l’ascension sont les parties constitutives
du sacrifice du Christ. Or dans toutes les parties de ce sacrifice, Marie a exercé son sacerdoce
ministériel».
34
Nel 1638 la dichiarazione della dottrina dell’Oratorio redatta da padre Condren
recitava testualmente: «La Congrégation veut que tous les siens la servent… et qu’ils aient
recours à elle non seulement par l’obligation qui est commune à tous les enfants de Dieu,
mais par l’alliance spéciale que les prêtres contractent avec elle en la production du corps
de Jésus Christ qu’ils doivent apprendre d’elle à traiter saintement, e par la ressemblance
et liaison de la grace sacerdotale avec celle de la Mère de Dieu, en ce que l’une et l’autre
regardent le même corps de Jésus Christ»: Laurentin, Marie, l’église et le sacerdoce. Essai sur
le développement d’une idée religieuse, p. 346.
35
Ibidem, p. 347.
194 Liviana Gazzetta
necessario che Maria stessa – per quanto concepita senza peccato – si recasse
per la purificazione al tempio prima di offrire il Figlio al Padre, tanto più lo
dovranno fare ed essere i preti. Come nel movimento di riforma gregoriana,
la scuola francese di spiritualità si serve dell’analogia con Maria per condur-
re la propria battaglia per la riforma del clero, avanzando progressivamente
la tesi che il sacerdote devoto alla Vergine deve a Lei riferire non solo la sua
pratica sacerdotale ma il suo stesso sacerdozio.
Conosciute anche fuori della congregazione, le idee oratoriane hanno
influenzato esponenti del giansenismo e personalità come Jean Duvergier de
Hauranne abate di San Cirano, che descrive la Vergine come «image de la
prêtrise». Val la pena di ricordare poi san Jean Eudes, che fonda una nuova
congregazione di sacerdoti proprio ad imitazione della vita di Gesù e della
Vergine e in cui la dignità del sacerdozio è presentata come conformità a
Maria, madre del sommo sacerdote che è Cristo. Un’alleanza e rassomiglian-
za tra il sacerdote e la Vergine al punto tale che «i sacerdoti sono chiamati
immagine della Vergine perché, per suo mezzo come per mezzo di essi, il
Cristo è formato, dato ai fedeli e immolato a Dio»36.
Anche Jean Olier (1608-1657)37 sottolinea l’unità tra Madre e Figlio,
utilizzando talora immagini e termini audaci per esprimere tale rapporto,
concetti come quello di inclusione o identificazione. La specificità della
devozione mariana dei preti secondo Olier sta nella celebrazione della
messa, in cui la Madre appare totalmente coinvolta nel sacrificio del Figlio,
pronta ad offrirsi lei stessa a Dio in Gesù come una stessa ostia per il bene
della Chiesa e dei credenti. Costretto a chiarire concettualmente quello che
gli si propone come un’intuizione e un sentimento spirituale, Olier ricorre
anche alle categorie classiche della filosofia platonica e neoplatonica tante
volte utilizzate dagli autori medievali: quelle di partecipazione e di comu-
nicazione, in primis, in una visione gerarchica della salvezza per cui dopo
il principio che è Cristo, al sommo della gerarchia è la Vergine: Maria, la
Chiesa e i sacerdoti possono essere considerati livelli via via discendenti
dell’essere e della grazia, e la Madre sarebbe la partecipazione più piena a
Cristo. Maria è quindi modello e mediatrice della Chiesa e dei preti in par-
ticolare, anzi «Regina cleri» secondo una confraternita nata all’interno del
seminario di Saint Sulpice.
Tuttavia lo stesso Olier sembra fermarsi davanti alle logiche conseguenze
dei suoi parallelismi spirituali e giunge a sintetizzare la propria posizione
36
Ibidem, p. 359
37
R. Deville, Olier Jean-Jacques in L. Borriello - E. Caruana - M.R. Del Genio - N. Suffi,
Dizionario di Mistica, Città del Vaticano 1998, pp. 928-929.
IL CULTO ALLA «VIRGO SACERDOS» E LA QUESTIONE DEL SACERDOZIO FEMMINILE 195
38
Laurentin, Marie, l’église et le sacerdoce. Essai sur le développement d’une idée reli-
gieuse, p. 370.
39
Ibidem, p. 372.
40
Non a caso nei testi a stampa dello stesso Olier immagini e concetti usati per il ruolo
di Maria sono molto poco audaci: tra di essi quello noto di «portatrice di turibolo», colei
cioè che spande ovunque il buon odore di Cristo; oppure tenendo conto del suo ruolo nella
Redenzione Olier la paragona alla funzione del diacono e non a quella del sacerdote: cfr.
ibidem, p. 375.
196 Liviana Gazzetta
41
Il testo dell’inno Quam pulchre graditur è in Laurentin, Marie, l’église et le sacerdoce.
Essai sur le développement d’une idée religieuse, p. 380. Anche H. De Lubac, Meditazione
sulla Chiesa, Milano 1955, pp. 385-420, ricostruisce sinteticamente le posizioni di quanti
nella Chiesa cattolica hanno sottolineato il parallelismo tra il sacerdozio e Maria santissima.
IL CULTO ALLA «VIRGO SACERDOS» E LA QUESTIONE DEL SACERDOZIO FEMMINILE 197
42
Laurentin, Marie, l’église et le sacerdoce. Essai sur le développement d’une idée religieu-
se, p. 414; su Dupanloup (1802-1878), guida dei cattolici moderati di Francia e autore anche
di testi di precettistica femminile, vedi la tesi di A. Siracusa, Il pensiero pedagogico di Mgr.
Dupanloup, Torino 1940-1941.
198 Liviana Gazzetta
43
ACDF, Materiae Diversae, 1842, 29; in copertina al fascicolo il riferimento esplicito al
fascicolo Rerum Variarum, 1913, 7, successivamente denominata Dev. V. 1913, 2.
44
Cfr. De Compassione Beatae Mariae Virginis Officium Sancti Bonaventurae, Imola
1858.
45
La sottolineatura è nel testo. E continua: «cui Gabriello Arcangelo/chiedeva se quella
fosse,/che infra le Donne/salutò Beatissima,/questo sacro rito/a venerar virtute cotanta/il
serafico Bonaventura componeva/dedicavano divotissimi /gli editori
O Maria Addolorata
tal veneravati il VII Pio
e alla cattolica Chiesa
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Per una prima introduzione al pensiero di San Tommaso da Villanova e alle sue
riflessioni in tema di teologia mariana si vedano le pagine a lui dedicate in Testi mariani del
secondo millennio. V, pp. 222-231.
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Su questo aspetto rinvio alle indicazioni contenute nella nota 22.
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ACDF, SO, Materiae Diversae, 1842, 29, Voto di padre Cipoletti. Il che è confer-
mato, secondo l’estensore, dal principe degli apostoli nella prima lettera e dallo stesso san
Bonaventura per cui «quia unusquisque corpus suum offert hostiam viventem». Val la pena
di sottolineare qui, sia pure senza alcun approfondimento, che una devozione e opera delle
«Hosties sacerdotales» fu oggetto d’indagine da parte del Sant’Officio nel 1934 e che non a
caso in essa si trovano aperti riferimenti alla Deluil Martiny: cfr. ACDF, SO, DEV.V. 1934, 2,
Hosties Sacerdotales. Ringrazio Benedetto Fassanelli per la segnalazione.
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Il voto si conclude poi con l’esame di un altro passo dell’iscrizione sub judicio, in cui
si attribuisce all’arcangelo Gabriele una inchiesta nei confronti di Maria come non la rico-
noscesse ai piedi della Croce per quella stessa cui a Nazareth aveva annunciato la maternità
divina.
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Traggo la citazione da D. Corsi, “Forme” del ministero sacro femminile, in Donne cri-
stiane e sacerdozio, p. xviii.