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Marianna Guerrieri
28/02/2022
Il ‘300
Petrarca nasce all’inizio del secolo, nel 1304, e muore nel 1374.
Contemporaneo di Boccaccio (1313-1375).
2/03/2022
Questa impostazione crolla, perché ci si rende conto che la ragione non può
spiegare la fede, perché quest’ultima è data dalla rivelazione: il senso della
fede sta nel dogma, e sarebbe paradossale usare la ragione per spiegarla.
Se la ragione vede ristretto il proprio campo d’azione, limitato alla realtà
sperimentabile, si libera al tempo stesso di una serie di pregiudizi,
condizionamenti e dogmatismi che il rapporto di collaborazione con la fede le
aveva addossato.
La ragione conosce la libertà di conoscenza e sperimentazione, che diventa
conquista definitiva dell’umanesimo, a proposito dell’approccio ai classici:
questo è finalmente libero da tanti pregiudizi medievali scaturiti
dall’influenza della fede, anticipando la scienza moderna. Non è un caso che
si abbia un eccesso di misticismo? Dall’altra parte, in virtù di questa
separazione, si ha anche la religiosità muti e si faccia più intima: il rapporto
con Dio si fa più personale, anticipando la riforma protestante. Nel caso di
Petrarca ci troviamo di fronte ad una religiosità vissuta in maniera più
intima, constatando la sostituzione della filosofia classica con la filosofia
morale, per la quale il vero mistero non è il Cosmo, bensì l’uomo, sulla falsa
riga della riscoperta dei classici.
Per parlare del Canzoniere dobbiamo partire dal Secretum, non soltanto
come descrizione dell’opera, ma come chiave di lettura del Canzoniere stesso.
Il Secretum è un dialogo che avviene in 3 giorni/3 libri riguardante una crisi
interiore
Allora perché dare quella data, palesemente errata? (quello vero sarebbe 47-
53) per conferire al ì quella mutatio vitae di cui ci parla nel secretum un che di
eroico: in fondo si fonda sulla capacità del peccatore di esercitare su di sé una
enorme forza di volontà per uscire dalla sua condizione. Questa impresa
risulta più eroica se compiuta da giovane rispetto che da un vecchio, aiutato
dalla saggezza conferita dagli anni. All’interno del secretum vediamo la
stessa doppia istanza del canzoniere, che vede un soggetto che tende alla
riappropriazione di sé, all’atto di volontà capace di recuperare la ragione.
Libri
1
Agostino mette il dito nella piaga: evidenzia come la causa dell’incapacità di
Francesco di mettere in atto il suo cambiamento è la malattia o difetto della
volontà: Francesco non riesce ad attuare la mutatio vitae per difetto della
volontà. Come si rafforza la volontà? Attraverso una costante meditazione
sulla morte (tema storico che si eredita dalla cultura classica, fortemente
cristiano). L’espressione memento mori significa ricordati che devi morire;
l’espressione non trae origine dalla cultura cristiana, ma classica: quando un
generale tornava vincitore dalla battaglia entrava in modo trionfale in città;
rischiava di essere sopraffatto dalla superbia, quindi qualcuno gli ricordava
di essere un mortale. La consapevolezza da parte dell’uomo di essere mortale
porta a ridimensionare il proprio ego. Tempus fugit è un’altra espressione
famosa stavolta tratta dalle Georgie di Virgilio, riconducibile allo stesso tema.
Il tempo scorre rispetto alla fine che si avvicina inesorabile.
La cultura classica ci permette di capire che, dal momento che il tempo fugge,
siamo chiamati ad impiegarlo bene, e a farlo immediatamente, evitando tutto
ciò che è inutile e deleterio (stesso modo carpe diem).
Secondo libro
Petrarca (o meglio Agostino) si sofferma sull’accidia, detta anche aegritudo:
l’accidia è il male di vivere, un torpore esistenziale, tedio, un sentimento
paralizzante che impedisce di fare qualsiasi cosa e produce nel peccatore un
senso di compiacimento.
La differenza tra il male di vivere petrarchesco e quello odierno: di certo
quello peggiore è il secondo, perché l’accidia petrarchesca contiene in sé dei
valori positivi sullo sfondo, a differenza di quello odierno che ha come
sfondo il nulla.
Terzo libro
Agostino parla delle “due catene” dalle quali Francesco deve liberarsi: la
passione amorosa e il desiderio di gloria letteraria: il dialogo tra i due si fa
più teso perché il discorso non è più su un piano generale, ma si fa
incredibilmente specifico e personale, criticando apertamente Francesco
nell’amore per Laura e per il desiderio di gloria per le opere Africa e De viris
illustribus; il poeta riconosce in parte la vanità della passione amorosa,
condannando la sensualità, ma si ostina a difendere il suo amore per Laura,
affermando di essersi avvicinato a Dio grazie all’amore che prova per lei.
Agostino contesta pure questo, dicendo che una concezione del genere faccia
passare per virtù ciò che è vizio, ossia travestendo il vizio da virtù: sotto
questo punto di vista l’amore spirituale è ancor peggiore dell’amore carnale,
che invece è diretto e facilmente individuabile; infatti l’amore spirituale
spinge ad amare il creatore con il solo merito di aver creato la persona amata,
ma non tiene conto delle Sue più grandi creazioni, delle quali l’aspetto fisico
non è certamente all’altezza. L’orientamento deve essere invertito: è l’amore
per il creatore che deve portare all’amore per ogni sua creatura, e non il
contrario.
La passione amorosa (o morbo) diventa una forma di schiavitù per l’amante,
totalmente in balia del comportamento della persona amata, che fa del poeta
ciò che vuole. L’autocontrollo è il perno della teoria stoica: come tale, un
sentimento che fa perdere il controllo sulle proprie emozioni non può che
essere condannato, come ad esempio l’ira, la gola, l’invidia e la lussuria.
7/03/2022
Una prima bozza del Canzoniere porta la data del ’36 e Petrarca ci lavora fino
alla fine della sua vita, lasciandolo incompleto. È un’opera in itinere, un
cantiere sempre aperto, ma dobbiamo pensare ad essa come completa.
Dovendo paragonare il Canzoniere ad un tessuto, questo sarebbe multicolore,
oppure in termini moderni sarebbe definito come la descrizione di una
nevrosi esistenziale: il percorso non è lineare perché il poeta spesso si
contraddice, si confonde, è preso da slanci di speranza e a volte cade nella
disperazione, movimento oscillatorio che pervade l’intera opera.
Perché l’opera si possa chiudere, il Canzoniere necessita di una svolta
penitenziale: ad un certo punto il poeta decide di avviare l’opera ad una
conclusione imponendole questa svolta penitenziale del peccatore che si
rende conto dei propri peccati, se ne pente e si propone una nuova vita.
Il protagonista si attribuisce l’amore per Laura, della quale dice di essersi
innamorato nel 1327. Laura non è come Beatrice, che per Dante era stata una
vera e propria scala verso il cielo. Laura è anzi una sorta di anti-Beatrice,
collocandosi dalla parte opposta: è una creatura umana e terrena e rimane
tale fino alla fine; neanche la morte le concede quella trasformazione che
era toccata a Beatrice, diventata vera e propria allegoria religiosa. La morte
di Laura non permette neanche alla passione del poeta di sublimarsi: del
resto conosciamo la severa riserva di Costantino a proposito dell’amore come
mezzo di spiritualizzazione, nel Secretum.
Alla fine del Canzoniere Petrarca racconta di un amore passato dal punto di
vista di colui che di tale amore si è pentito, raccontandolo come se stesse
avvenendo nel presente. In pratica l’ultimo sonetto del Canzoniere si
ricollega all’inizio, come in un cerchio.
La preghiera alla Vergine
Nella preghiera alla Vergine, viene menzionata Beatrice quando Petrarca,
parlando di Maria, la definisce “la vera Beatrice”, lasciando intendere che
Laura fosse stata “la falsa Beatrice”.
Laura alla fine del Canzoniere viene associata a Medusa, il mostro mitologico
che aveva la capacità di pietrificare, simboleggiando il ripudio finale nei suoi
confronti. Questa è la svolta penitenziale: Il canzoniere si chiude a questo
prezzo, altrimenti sarebbe rimasta un’opera aperta.
Le descrizioni della natura sono fatte in modo da essere percepita, ma allo
stesso tempo diventa correlativo oggettivo dei sentimenti del poeta: lo spazio
in Petrarca è uno spazio interiorizzato. Anche nella lirica cortese c’erano
riferimenti alla natura: la poesia stilnovistica faceva frequenti riferimenti
naturali, prendendo spunto dal vestiario o dall’astrologia; a volte le bellezze
della donna erano rappresentate come elencazione delle bellezze naturali. Il
sentimento del poeta è posto in parallelo con i paesaggi, come per esprimere
meglio il suo stato d’animo. Si ha un indiscusso dualismo io-natura. Anche
se essa viene usata per declinare le bellezze della donna non si parla mai di
un vero e proprio correlativo oggettivo. In Petrarca invece si ha una sorta di
invasione delle emozioni del poeta nello spazio naturale, e viceversa. Lo si
vede molto bene in “chiare, fresche et dolci acque” nelle quali individuiamo una
correlazione stretta natura-Laura, arrivando ad una sorta di trasmigrazione.
“Il tempo non esiste, è solo una dimensione dell'anima. Il passato non esiste in
quanto non è più, il futuro non esiste in quanto deve ancora essere, e il presente è solo
un istante inesistente di separazione tra passato e futuro.”
La canzone alla vergine è una preghiera col quale Petrarca chiude il cerchio, è
il componimento della svolta penitenziale che però aveva già avuto inizio dal
360esimo.
Le stanze sono visibili ad occhio: sono blocchi di 13 versi; ci sono versi più
corti (3 soltanto) 10 endecasillabi e 3 settenari.
Ogni stanza ha il suo schema:
Vergine saggia, et del bel numero una O Vergine saggia, una del bel
15 de le beate vergini prudenti, numero delle beate vergini savie
anzi la prima, et con piú chiara lampa; e anzi la prima, con una
o saldo scudo de l’afflicte genti lampada più luminosa; o saldo
contra colpi di Morte et di Fortuna, scudo delle persone afflitte
sotto ’l qual si trïumpha, non pur scampa; contro i colpi della morte e della
20 o refrigerio al cieco ardor ch’avampa fortuna, sotto il quale non solo
qui fra i mortali sciocchi: si trova scampo ma si trionfa; o
Vergine, que’ belli occhi refrigerio al cieco ardore [della
che vider tristi la spietata stampa passione] che avvampa qui tra
ne’ dolci membri del tuo caro figlio, gli sciocchi mortali: o Vergine,
25 volgi al mio dubbio stato, rivolgi quei begli occhi che,
che sconsigliato a te vèn per consiglio. tristi, videro le terribili piaghe
nelle dolci membra del tuo caro
figlio [Cristo], alla mia incerta
condizione poiché, non sapendo
che fare, vengo a te per avere
consiglio.
Vergine pura, d’ogni parte intera, O Vergine pura, intatta in ogni Commentato [MOU1]: Ripetizione della sua qualità di
30 del tuo parto gentil figliola et madre, tua parte, figlia e madre del tuo vergine
ch’allumi questa vita, et l’altra adorni, nobile parto, che illumini questaCommentato [MOU2]: Aggettivo tipicamente cortese:
aggettivo “profano” declinato in senso sacro
per te il tuo figlio, et quel del sommo Padre, vita e adorni quella eterna,
o fenestra del ciel lucente altera, grazie a te il figlio tuo e del
venne a salvarne in su li extremi giorni; sommo Padre [Cristo], o lucente Commentato [MOU3]: L’età di Cristo, ultima età del
mondo.
et fra tutt’i terreni altri soggiorni e altissima finestra del cielo,
sola tu fosti electa, venne a salvarci negli ultimi Commentato [MOU4]: Riprende “benedetta fra le donne”
35 Vergine benedetta, giorni; e tu sola fosti scelta tra
che ’l pianto d’Eva in allegrezza torni. tutti gli altri soggiorni terreni
Fammi, ché puoi, de la Sua gratia degno, [tra le altre donne], o Vergine
senza fine o beata, benedetta, che trasformi in gioia
già coronata nel superno regno. il pianto di Eva. Fammi degno
della grazia di Dio, visto che
puoi, tu che sei beata senza fine,
già incoronata nel regno
superbo.
Vergine, quante lagrime ò già sparte, O Vergine, quante lacrime, Commentato [MOU11]: Non sono le lacrime del
pentimento, bensì quelle piante per amore.
80 quante lusinghe et quanti preghi indarno, quante lusinghe e quante
pur per mia pena et per mio grave danno! preghiere ho già sparso invano,
Da poi ch’i’ nacqui in su la riva d’Arno, solo per il mio dolore e con mio
cercando or questa et or quel’altra parte, grave danno! Da quanto sono
non è stata mia vita altro ch’affanno. nato sulle rive dell'Arno [da
85 Mortal bellezza, atti et parole m’ànno padre fiorentino], viaggiando
tutta ingombrata l’alma. ora in questo ora in quel luogo,
Vergine sacra et alma, la mia vita non è stata altro che
non tardar, ch’i’ son forse a l’ultimo anno. affanno. Una bellezza umana,
I dí miei piú correnti che saetta gesti e parole [di Laura] mi
90 fra miserie et peccati hanno totalmente occupato
sonsen’ andati, et sol Morte n’aspetta. l'anima. Vergine sacra e nobile,
non tardare a venire, poiché
sono forse giunto alla fine della
mia vita. I miei giorni se ne sono
andati più veloci di una freccia
tra miserie e peccati, e solo la
Morte mi aspetta.
105 Vergine, in cui ò tutta mia speranza O Vergine, in cui ripongo tutta
che possi et vogli al gran bisogno aitarme, la mia speranza che tu possa e
non mi lasciare in su l’extremo passo. voglia aiutarmi nel momento
Non guardar me, ma Chi degnò crearme; del bisogno, non mi
no ’l mio valor, ma l’alta Sua sembianza, abbandonare in punto di morte.
110 ch’è in me, ti mova a curar d’uom sí basso. Non guardare me, ma Colui
Medusa et l’error mio m’àn fatto un sasso [Dio] che si degnò di crearmi; Commentato [MOU12]: Primo giovenile errore, tratto dal
d’umor vano stillante: non guardare il mio valore, ma primo sonetto
Vergine, tu di sante la Sua alta sembianza che è in Commentato [MOU13]: Richiama “quante lagrime ho già
sparte..”
lagrime et pïe adempi ’l meo cor lasso, me ti spinga a soccorrere un
115 ch’almen l’ultimo pianto sia devoto, uomo tanto misero. Medusa
senza terrestro limo, [Laura] e il mio peccato mi
come fu ’l primo non d’insania vòto. hanno tramutato in un sasso da
cui sgorga un inutile umore [le
lacrime]: Vergine, tu riempi il
mio cuore spossato di lacrime
sante e pie, così che almeno
l'ultimo pianto sia devoto, privo
di fango terreno, come invece il
primo fu pieno di follia [per
l'amore di Laura].
Gli ultimi 2 versi di tutte le stanze sono interessati dalla rima al mezzo, ossia
quella che si crea tra la fine del primo verso e la metà del verso successivo
(fine del primo emistichio). Nel momento in cui Petrarca scrive la canzone
alla vergine, ha una serie di modelli a cui ispirarsi, tra cui la letteratura
Mariana, la Bibbia, Dante. Nostro modello più vicino per una preghiera alla
Vergine è senz’altro l’Ave Maria: Lei è piena di grazie, benedetta tra le donne,
perché è stata scelta tra tutte le altre, benedetto il frutto del tuo seno Gesù, nel
suo grembo fecondo si è realizzato l’incarnazione. Santa Maria, madre di Dio,
prega per noi peccatori adesso e nell’ora della nostra morte, questa è invece la
seconda parte, la richiesta.
Quel “bella” è un riferimento al cantico dei cantici, nel quale ricorre spesso
l’aggettivo “quanto sei bella, amata mia, quanto sei bella”
“vestita di sole coronata di stelle” è preso dalla “donna e il drago”
E del bel numero… ha a che vedere con “benedetta tra le donne”, evidenziando la
differenza di Maria rispetto alle altre donne riguardo alla scelta di Dio. Il “bel
numero” può anche aver a che fare con la parabola delle 5 vergini sagge e
delle 5 stolte
Ipallage: figura retorica che attribuisce ad altri ciò che logicamente dovrebbe
avere altra attribuzione.
09/03/2022
La canzone 360
La conclusione è uguale a quella del Secretum: quando la ragione dovrebbe
esprimere un giudizio, afferma che è difficile dare un’ultima parola.
Nonostante la canzone 360 non si chiuda come la 366 (che neanche chiude
propriamente la questione) alla fine si affida a Dio.
361
Nel caso del 361 ci troviamo di fronte a tutte parole piane, quindi il problema
non si pone. In presenza di sdruccioli e monchi si ha l’eccezione.
Solitamente gli iati valgono sempre 1
Questa è l’ultima fase del canzoniere, nel bel mezzo della svolta penitenziale
che ricondurrà il lettore al Petrarca incipitario. Pur consapevoli della nostra
posizione, non possiamo fare a meno di notare che l’ultima parte del sonetto
si chiuda con una sorta di vagheggiamento sull’amore terreno, inducendo ad
interpretare la parola in maniera diversa da ciò che è.
Volo così spesso in cielo con le ali del pensiero che quasi mi pare di essere
uno di loro
Lasciando a terra il corpo squarciato
Amico, ti amo e ti onoro per il tuo cambiamento sia interiore che esteriore.
Dante immagina alla fine della Vita nuova col pensiero di raggiungere il
Paradiso e di incontrare la donna amata:
Di speranza m'empieste et di desire, Commentato [MOU34]: Non posso che dolermi meno di
qualsiasi altra sventura.
quand'io partí' dal sommo piacer vivo;
Commentato [MOU35]: L’autore afferma di aver visto
ma 'l vento ne portava le parole. Laura poco prima della sua morte: ipallage molto
frequente in Petrarca, dato che ad esser viva era Laura,
non il piacere.
In questo sonetto Petrarca annuncia la morte dell’amata, proponendo il
planctus, genere ampiamente documentato della lirica volgare due-
trecentesca, ampiamente enfatizzato dall’anafora dell’esclamazione Oimè,
ripetuta 5 volte, poche vicino alle 15 volte di Pistoia (Oimè lasso quelle trezze
bionde). Laura muore nel ’48 di peste e probabilmente la notizia giunse al
poeta mentre stava a Parma, e poco dopo scrisse il sonetto.
Anche quando siamo nelle condizioni di sperare in qualcosa, ecco che
sopraggiunge la morte. Siamo nulla: il vento trascina via le parole e la
speranza che sembrava inestinguibile nei nostri cuori.
364
Tenemmi Amor anni ventuno ardendo, Commentato [MOU36]: soggetto
lieto nel foco, et nel duol pien di speme; Commentato [MOU37]: termini contrastanti: lieto/foco,
poi che madonna e 'l mio cor seco inseme duol/speme
Omai son stanco, et mia vita reprendo Commentato [MOU39]: presumibilmente nel 1358
di tanto error che di vertute il seme Commentato [MOU40]: si ritrova nel sonetto 363
à quasi spento; et le mie parti extreme, Commentato [MOU41]: rimprovero
alto Dio, a te devotamente rendo:
Signor che 'n questo carcer m'ài rinchiuso, Commentato [MOU45]: per antonomasia, il corpo.
tràmene, salvo da li eterni danni,
ch'i' conosco 'l mio fallo, et non lo scuso.
Evidenziamo nel primo sonetto come il Canzoniere sia una sorta di flashback:
il narratore si rivolge ai lettori (suoi contemporanei e postumi) e secondo le
regole dell’esordio classico, suona come captatio benevolentiae. Altra
caratteristica tipica dell’exordium
Con questo sonetto si precisa il progetto, nella mente dell’autore, di fare una
raccolta, idea nata dopo la morte di Laura, anche se alcune parti sono scritte
ancora prima.
Il vario stile
Per quanto raccolte in una raccolta, queste rime rimangono comunque sparse,
per l’assenza di una trama omogenea.
All’inizio del ‘900, utilizzò parole particolari sulla lingua di Dante e Petrarca.
Per il primo plurilinguismo e pluristilismo, per l’altro unilinguismo e
unistilismo, con delle incursioni da parte dello stile (e del lessico) più basso
persino nel Paradiso: questa sua scelta ha fatto criticare molto esperti. San
Pietro, nel Paradiso, dice parole come “puzza” e “cloaca”, per l’orrore dei
classicisti, mentre compiva una pesante invettiva contro la corruzione della
Chiesa, per cui richiedeva un linguaggio forte per veicolare un messaggio
tanto urgente. Con Petrarca si ha un orientamento classicistico. A partire da
quel momento il taglio della nostra letteratura è di quel tipo. Un poeta come
dante, di fronte ad un tale orientamento prevalente,
petrarca usa anche lessico umile
quando Dante usa parole ascrivibili ad un registro basso, la utilizza
all’interno di contesti che confermano la vocazione della parola e la
enfatizzano: in pratica utilizza parole concrete per esprimere concetti astratti.
Il lessico petrarchesco è enormemente polisemico: una stessa parola viene
spesso ripetuta, ma utilizzata con sfumature di significato diverse.
Voi ch'ascoltate in rime sparse il suono Commentato [MOU55]: Presso voi che ascoltate, voi che
per prova intendete amore, io spero di trovare compassione.
di quei sospiri ond'io nudriva 'l core Petrarca si rivolge ad un pubblico fortemente selezionato,
in sul mio primo giovenile errore caratterizzato da altezza d’ingegno e sensibilità.
quand'era in parte altr'uom da quel ch'i' sono, Commentato [MOU56]: Non raccolti secondo un vero e
proprio criterio di unità, ma anche alla frammentarietà
interiore che il sonetto dichiara esistente ancora.
del vario stile in ch'io piango et ragiono
Commentato [MOU57]: Sospiri d’amore.
fra le vane speranze e 'l van dolore,
ove sia chi per prova intenda amore, Commentato [MOU58]: Tanto è già stato fatto, ma il lavoro
di redenzione non è ancora compiuto.
spero trovar pietà, nonché perdono.
Ma ben veggio or sí come al popol tutto Commentato [MOU59]: Il momento del poeta ravveduto,
anziano e maturo: un altro uomo rispetto a quello che si
favola fui gran tempo, onde sovente accinge a raccontare.
di me mesdesmo meco mi vergogno;
Commentato [MOU60]: Ripetizione che conferisce
musicalità, enfatizzando il verso.
et del mio vaneggiar vergogna è 'l frutto, Commentato [MOU61]: In realtà sarebbe un “sono”,
e 'l pentersi, e 'l conoscer chiaramente perché riferito a vaneggiare, pentirsi e conoscere. I frutti di
questo vaneggiare sono la vergogna, il pentimento e la
che quanto piace al mondo è breve sogno. consapevolezza del fatto che il vivere umano è evanescente.
21/03/2022
3
Era il giorno ch'al sol si scoloraro
per la pietà del suo factore i rai,
quando i' fui preso, et non me ne guardai, Commentato [MOU66]: Riprende il motivo evidenziato
precedentemente, dato il giorno dell’attacco.
ché i be' vostr'occhi, donna, mi legaro.
Commentato [MOU67]: Gli occhi sono un topos costante: è
un motivo tradizionale e presente anche nel sonetto
Tempo non mi parea da far riparo precedente
contra colpi d'Amor: però m'andai Commentato [MOU68]: Nel senso cortese di domina.
secur, senza sospetto; onde i miei guai Commentato [MOU69]: Quasi sempre significa “perciò”.
nel commune dolor s'incominciaro. Commentato [MOU70]: In questo passaggio non possiamo
pensare al “soli eravamo e senza nessun sospetto”, preso dal
Trovommi Amor del tutto disarmato racconto di Francesca a Dante, quando raccontava di come la
saetta d’amore abbia colpito inaspettatamente.
et aperta la via per gli occhi al core,
Commentato [MOU71]: quando
che di lagrime son fatti uscio et varco:
Commentato [MOU72]: nel tormento comune dei fedeli
per la morte di Cristo, ma anche i suoi “guai” di tutt’altra
però al mio parer non li fu honore natura.
ferir me de saetta in quello stato, Commentato [MOU73]: Ricalca l’immagine del poeta
a voi armata non mostrar pur l'arco. inerme vista nel sonetto precedente, in antitesi con
“armata” alla fine del sonetto, che si riferisce a Laura; se la
saetta ha colpito il poeta non è successo ugualmente per lei,
Ci siamo soffermati sulla totale impotenza dell’autore di fronte all’assalto di creando un amore non corrisposto.
Amore. Nel terzo sonetto il poeta ritorna sull’episodio, creando una Commentato [MOU74]: Lacrime che il poeta afferma di
coincidenza tra il giorno dell’innamoramento e il giorno della morte di Cristo piangere continuamente.
Arriviamo ai componimenti di Laura petrosa: 21, 22, 23, 26, 29, 30 36, 45, 50,
57, 67, 76, 79, 82, 83, 88, 121, 124, 125.
Sono indicazioni interessanti anche a riguardo del canzoniere come opera
non unitaria e incoerente. Questi testi successivi al 70 sono di svolta, eppure
in seguito si torna indietro con i passi.
Si parla di Laura petrosa, di un’amata che fugge e si nega al suo amante, non
corrisponde al suo amore e provoca sentimenti di frustrazione amorosa nel
poeta. Nel sonetto 82 l’amante giunge persino ad odiare se stesso,
maledicendo il giorno della propria nascita, o nel 79 afferma di volersi
sottrarre a questo legame velenoso, nel 29 vaneggia il suicidio e nel 124 prova
invidia verso i morti.
Il sonetto 79 è detto “di anniversario”, nel quale il poeta afferma che sono
passati 13 anni dall’innamoramento e che è in corso il 14esimo, fornendo una
data precisa. Questi anni si sono compiuti tra sospiri interminabili: il tempo
fugge ma nulla cambia rispetto a questo doloroso trascorrere di giorni. Tutti
elementi relativi all’alienazione amorosa e il riferimento al campionario del
Secretum è d’obbligo, perché Agostino aveva spesso sottolineato che a causa
dell’errore a monte dell’orientamento era diventato alienato, in totale balia
della donna amata. Il senso su cui insiste Agostino (e lo stesso Petrarca nel
Canzoniere) è la consunzione d’amore, abdicando alla razionalità e perdendo
il controllo di se stessi.
Commentato [MOU79]: se quest’anno continua allo stesso
79 modo di cui è iniziato, è la fine per me.
S'al principio risponde il fine e 'l mezzo Commentato [MOU80]: nessun’aria fredda può darmi
del quartodecimo anno ch'io sospiro, scampo dall’ardore del mio animo
piú non mi pò scampar l'aura né 'l rezzo, Commentato [MOU81]: amore, col quale non divido
sí crescer sento 'l mio ardente desiro. neppure un pensiero (pensa interamente a lui)
Commentato [MOU82]: che sono quasi ridotto a metà a
causa degli occhi che tanto spesso volgo al mio dolore
Amor, con cui pensier mai non amezzo, (quindi fa riferimento alle lacrime)
sotto 'l cui giogo già mai non respiro,
Commentato [MOU83]: può essere inteso sia moralmente
tal mi governa, ch'i' non son già mezzo, che semplicemente come motivo del pianto.
per gli occhi ch'al mio mal sí spesso giro. Commentato [MOU84]: venendo meno
Commentato [MOU85]: così discretamente
Cosí mancando vo di giorno in giorno, Commentato [MOU86]: solo io e colei che a guardarla mi si
sí chiusamente, ch'i' sol me n'accorgo strugge il cuore.
et quella che guardando il cor mi strugge. Commentato [MOU87]: A malapena sono arrivato al
tredicesimo anno
A pena infin a qui l'anima scorgo, Commentato [MOU88]: Non so fino a che punto l’anima
resterà con me (la morte come disgiunzione dell’anima)
né so quanto fia meco il suo soggiorno,
ché la morte s'appressa, e 'l viver fugge. Commentato [MOU89]: Sugella il discorso ed è un motivo
ricorrente
Dal 70 Petrarca inaugura una nuova concezione d’amore, che però non
rimane mai costante, in linea col carattere incoerente e frammentato
dell’opera.
22
A qualunque animale alberga in terra,
se non se alquanti ch'ànno in odio il sole,
tempo da travagliare è quanto è 'l giorno;
ma poi che 'l ciel accende le sue stelle,
qual torna a casa et qual s'anida in selva
per aver posa almeno infin a l'alba.
Et io, da che comincia la bella alba Commentato [MOU90]: Si tratta di un “e” avversativo,
quindi si traduce con un “ma”.
a scuoter l'ombra intorno de la terra
svegliando gli animali in ogni selva,
non ò mai triegua di sospir' col sole;
pur quand'io veggio fiammeggiar le stelle
vo lagrimando, et disïando il giorno.
Con lei foss'io da che si parte il sole, Commentato [MOU98]: Dal tramonto: il poeta sta
pensando ad un incontro privato notturno, con testimoni le
et non ci vedess'altri che le stelle, sole stelle
sol una nocte, et mai non fosse l'alba;
et non se transformasse in verde selva Commentato [MOU99]: Riferimento al mito di Dafne: in
sostanza il poeta speri che lei non si sottragga per l’ennesima
per uscirmi di braccia, come il giorno volta al suo amore.
ch'Apollo la seguia qua giú per terra.
Ma io sarò sotterra in secca selva Commentato [MOU100]: Bara (la secca selva indica la bara
fatta di legno morto). La metonimia è indispensabile per
e 'l giorno andrà pien di minute stelle mantenere nei rigidi schemi.
prima ch'a sí dolce alba arrivi il sole.
Nel congedo però Petrarca scrive sotterra, che a differenza delle altre è
trisillabo: l’eccezione proposta è autorizzata, perché Dante opta per sotterba,
lui che aveva sempre scritto erba. Scrivere una composizione di questo tipo
con regole tanto rigide significa mettere insieme un discorso poetico sensato
di non semplice esecuzione.
23/03/2022
Nel primo verso, il poeta evidenzia come il travaglio della vita sia legato al
giorno, e si dissipi la notte; la parola animale infatti indica tutti gli esseri
viventi, meno i notturni naturalmente. Se tutti trovano pace di notte, il poeta
no. Questo concetto viene ripetuto per 3 stanze, e nella quarta nomina
“costei”, “aspra fera”, la Laura petrosa e impietosa, non compiacente nei
confronti del poeta, per poi proiettare secondo la tipica costruzione in avanti
delle conclusioni fantastiche a lui compiacenti: lui spera di giacere con
l’amata, e sogna che essa sia compiacente, esprimendolo in maniera
abbastanza esplicita. Naturalmente si tratta di un desiderio irrealizzabile, e il
poeta conclude dicendo che è più probabile che si vedano le stelle, piuttosto
che lui realizzi il suo desiderio.
30
Giovene donna sotto un verde lauro
vidi più biancha et piú fredda che neve
non percossa dal sol molti et molt'anni;
e 'l suo parlare, e 'l bel viso, et le chiome
mi piacquen sí ch'i' l'ò dinanzi agli occhi,
ed avrò sempre, ov'io sia, in poggio o 'n riva.
Commentato [MOU101]: L’approdo dei pensieri amorosi, e
Allor saranno i miei pensier a riva quindi l’esaudimento.
che foglia verde non si trovi in lauro; Commentato [MOU102]: Quando l’alloro non avrà foglie
quando avrò queto il core, asciutti gli occhi, verdi (impossibile, dato che si tratta di una pianta
sempreverde.
vedrem ghiacciare il foco, arder la neve: Commentato [MOU103]: Altri eventi impossibili
non ò tanti capelli in queste chiome
quanti vorrei quel giorno attender anni. Commentato [MOU104]: Il poeta sarebbe disposto ad
attendere quel giorno ancora per più anni di quanti capelli
non abbia sul capo.
Ma perché vola il tempo, et fuggon gli anni,
sí ch'a la morte in un punto s'arriva, Commentato [MOU105]: In un istante
o colle brune o colle bianche chiome,
seguirò l'ombra di quel dolce lauro
per lo piú ardente sole et per la neve, Commentato [MOU106]: O in estate, o in inverno
fin che l'ultimo dí chiuda quest'occhi.
la notte e 'l giorno, al caldo ed a la neve. Commentato [MOU112]: Siamo nel 1334.
Mentre nella sestina 22 il poeta insisteva sulla sua pena, qui inizia a parlare
della giovane donna, la stessa che prima era “aspra fera” e che qui definisce
più fredda del ghiaccio, sinonimo di indisponibilità.
Le bionde chiome presso agli occhi che menano gli anni miei sì tosto a riva
vincono l’oro e i topazi al sole sopra la nave.
66
L'aere gravato, et l'importuna nebbia Commentato [MOU119]: dalle nuvole
compressa intorno da rabbiosi vènti
tosto conven che si converta in pioggia;
et già son quasi di cristallo i fiumi,
e 'n vece de l'erbetta per le valli
non se ved'altro che pruine et ghiaccio.
SI seccheranno prima mari, fiumi e laghi prima che io possa vedere cambiata
questa donna di ghiaccio.
Ritroviamo una suggestione dantesca, quando Dante descrive la tempesta nel
V canto.
70
Lasso me, ch'i' non so in qual parte pieghi Commentato [MOU120]: povero me, che non so più in cosa
sperare,
la speme, ch'è tradita omai più volte:
che se non è chi con pietà m'ascolte,
perché sparger al ciel sí spessi preghi? Commentato [MOU121]: se lei non mi corrisponde, perché
continuare a buttare al vento preghiere tanto insistenti?
Ma s'egli aven ch'anchor non mi si nieghi
finir anzi 'l mio fine Commentato [MOU122]: Mi sarà concesso
queste voci meschine, Commentato [MOU123]: Finire prima della mia morte
non gravi al mio signor perch'io il ripreghi Commentato [MOU124]: Non dispiaccia al mio signore che
torni ancora a pregarlo
di dir libero un dí tra l'erba e i fiori:
Drez et rayson es qu'ieu ciant e 'm demori. Commentato [MOU125]: Di poter comporre libero
Commentato [MOU126]: Ho argomento e ragion di cantare
e rallegrarmi
Ragione è ben ch'alcuna volta io canti,
Commentato [MOU127]: Sarebbe giusto che qualche volta
però ch'ò sospirato sí gran tempo mi rallegri
che mai non incomincio assai per tempo
per adequar col riso i dolor' tanti.
Et s'io potesse far ch'agli occhi santi Commentato [MOU128]: Se potessi fare in modo che agli
occhi santi una mia qualche poesia procuri un qualche
porgesse alcun dilecto diletto,
qualche dolce mio detto,
o me beato sopra gli altri amanti!
Ma piú quand'io dirò senza mentire: Commentato [MOU129]: ma ancor di più sarò beato
quando potrò dire senza mentire:
Donna mi priegha, per ch'io voglio dire.
Commentato [MOU130]: la donna mi prega di comporlo
(Cavalcanti)
Vaghi pensier' che cosí passo passo
scorto m'avete a ragionar tant'alto, Commentato [MOU131]: a speranze tanto ambiziose
vedete che madonna à 'l cor di smalto, Commentato [MOU132]: sappiate
sí forte ch'io per me dentro nol passo. Commentato [MOU133]: con le mie forze
Ella non degna di mirar sí basso Commentato [MOU134]: la crudeltà della donna
che di nostre parole
curi, ché 'l ciel non vòle, Commentato [MOU135]: l’avverso destino
al qual pur contrastando i' son già lasso: Commentato [MOU136]: per averlo contrastato
onde, come nel cor m'induro e n'aspro, continuamente, ormai sono stanco
così nel mio parlar voglio esser aspro. Commentato [MOU137]: perciò, come nel cuore mi
indurisco e inasprisco
Commentato [MOU138]: così voglio essere aspro nelle
Che parlo? o dove sono? e chi m'inganna, parole (Dante)
altri ch'io stesso e 'l desïar soverchio? Commentato [MOU139]: se non io stesso, e il desiderare
Già s'i'trascorro il ciel di cerchio in cerchio, eccessivo? Rimanda a Dante, che parla dell’amore eccedente
nessun pianeta a pianger mi condanna.
Se mortal velo il mio veder appanna,
che colpa è de le stelle,
o de le cose belle?
Meco si sta chi dí et notte m'affanna, Commentato [MOU140]: io sono il nemico di me stesso
poi che del suo piacer mi fe' gir grave
la dolce vista e 'l bel guardo soave. Commentato [MOU141]: da quando la dolce vista e il bel
sguardo soave di Laura mi fece grave del suo piacere.
l'occhio non po' star fermo, Commentato [MOU144]: E se non sono capace di tornare al
vero Splendore
cosí l'à fatto infermo
Commentato [MOU145]: Sull’obiettivo giusto
pur la sua propria colpa, et non quel giorno
Commentato [MOU146]: solo
ch'i' volsi inver' l'angelica beltade
nel dolce tempo de la prima etade. Commentato [MOU147]: il giorno dell’innamoramento
Commentato [MOU148]: termine
28/03/2022
Al poco giorno e al gran cerchio d’ombra Commentato [MOU149]: al breve giorno e alla lunga notte:
l’inverno.
son giunto, lasso, ed al bianchir de’ colli,
quando si perde lo color ne l’erba:
e ’l mio disio però non cangia il verde,
5 sì è barbato ne la dura petra
che parla e sente come fosse donna.
Similemente questa nova donna Commentato [MOU150]: Straordinaria, diversa dalle altre.
Come farà notare al verso 29 e al 34, si tratta di una donna
si sta gelata come neve a l’ombra; che rappresenta l’eccezione alla regola, non ricambiando
ché non la move, se non come petra, l’amore del poeta.
10 il dolce tempo che riscalda i colli,
e che li fa tornar di bianco in verde
perché li copre di fioretti e d’erba.
Quand’ella ha in testa una ghirlanda d’erba,
trae de la mente nostra ogn’altra donna;
15 perché si mischia il crespo giallo e ’l verde
sì bel, ch’Amor lì viene a stare a l’ombra, Commentato [MOU151]: All’ombra dei suoi occhi
che m’ha serrato intra piccioli colli Commentato [MOU152]: rinchiuso
più forte assai che la calcina petra.
La sua bellezza ha più vertù che petra, Commentato [MOU153]: idea medievale secondo la quale
le pietre preziose hanno virtù magiche
20 e ’l colpo suo non può sanar per erba;
ch’io son fuggito per piani e per colli,
per potere scampar da cotal donna;
e dal suo lume non mi può far ombra Commentato [MOU154]: ma
poggio né muro mai né fronda verde.
25 Io l’ho veduta già vestita a verde,
sì fatta ch’ella avrebbe messo in petra Commentato [MOU155]: avrebbe fatto innamorare persino
una pietra
l’amor ch’io porto pur a la sua ombra:
ond’io l’ho chesta in un bel prato d’erba,
innamorata com’anco fu donna, Commentato [MOU156]: diversamente da com’è
realmente, insensibile all’amore
30 e chiuso intorno d’altissimi colli. Commentato [MOU157]: ricerca di un luogo appartato
Ma ben ritorneranno i fiumi a’ colli,
prima che questo legno molle e verde
s’infiammi, come suol far bella donna,
di me; che mi torrei dormire in petra
35 tutto il mio tempo e gir pascendo l’erba,
sol per veder do’ suoi panni fanno ombra. Commentato [MOU158]: Petrarca aveva detto similmente
che sarebbe stato disposto ad aspettare per più anni di
Quandunque i colli fanno più nera ombra, quanti capelli avesse sul capo
sotto un bel verde la giovane donna
la fa sparer, com’uom petra sott’erba. Commentato [MOU159]: Uom=si personale
Canzon, vattene dritto a quella donna Commentato [MOU183]: un invito simile lo ritroviamo in
“donne ch’avete intelletto d’amore”
che m’ha ferito il core e che m’invola
quello ond’io ho più gola,
e dàlle per lo cor d’una saetta,
ché bell’onor s’acquista in far vendetta. Commentato [MOU184]: si acquista bell’onore a vendicarsi
Litanie oculorum
72
Gentil mia donna, i' veggio Commentato [MOU185]: mia nobile signora
nel mover de' vostr'occhi un dolce lume
che mi mostra la via ch'al ciel conduce;
et per lungo costume,
dentro là dove sol con Amor seggio,
quasi visibilmente il cor traluce.
Questa è la vista ch'a ben far m'induce,
et che mi scorge al glorïoso fine;
questa sola dal vulgo m'allontana:
né già mai lingua humana
contar poria quel che le due divine
luci sentir mi fanno,
e quando 'l verno sparge le pruine, Commentato [MOU186]: brine
et quando poi ringiovenisce l'anno Commentato [MOU187]: la primavera, tempo
qual era al tempo del mio primo affanno. dell’innamoramento
Io penso: se là suso, Commentato [MOU188]: in paradiso
onde 'l motor eterno de le stelle Commentato [MOU189]: DIo
degnò mostrar del suo lavoro in terra, Commentato [MOU190]: Si degnò di mostrare il suo lavoro
son l'altr'opre sí belle, in terra
aprasi la pregione, ov'io son chiuso, Commentato [MOU191]: Belle come gli occhi di Laura
et che 'l camino a tal vita mi serra. Commentato [MOU192]: Corpo come prigione dell’anima
Poi mi rivolgo a la mia usata guerra, Commentato [MOU193]: Amore non corrisposto
ringratiando Natura e 'l dí ch'io nacqui Commentato [MOU194]: Ci sono stati componimenti in cui
che reservato m'ànno a tanto bene, malediceva il giorno natale e la natura; ora li benedice.
et lei ch'a tanta spene Commentato [MOU195]: Addirittura ciò che prima era un
male diventa una benedizione del destino
alzò il mio cor: ché 'nsin allor io giacqui
Commentato [MOU196]: Prima di innamorarmi
a me noioso et grave,
da quel dí inanzi a me medesmo piacqui, Commentato [MOU197]: Fui per me stesso noioso e
insopportabile
empiendo d'un pensier alto et soave
Commentato [MOU198]: riempiendo
quel core ond'ànno i begli occhi la chiave.
Commentato [MOU199]: di cui gli occhi hanno la chiave
per solicito studio posso farme, Commentato [MOU210]: dei beni terreni
porrebbe forse aitarme Commentato [MOU211]: impegno
nel benigno iudicio una tal fama: Commentato [MOU212]: aiutarmi
Certo il fin de' miei pianti, Commentato [MOU213]: giudizio di lei
che non altronde il cor doglioso chiama, Commentato [MOU214]: non altri il cuore addolorato
vèn da' begli occhi alfin dolce tremanti, chiama
ultima speme de' cortesi amanti. Commentato [MOU215]: espressione di chiarissima
impronta cortese, che indica l’appagamento dei sensi
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Perché la vita è breve,
et l'ingegno paventa a l'alta impresa,
né di lui né di lei molto mi fido;
ma spero che sia intesa Commentato [MOU218]: possa giungere
là dov'io bramo, et là dove esser deve, Commentato [MOU219]: da Laura
la doglia mia la qual tacendo i' grido.
Occhi leggiadri dove Amor fa nido, Commentato [MOU220]: Amore ora si trastulla negli occhi
di Laura, ora ci fa il nido: ci sono diverse immagini simili che
a voi rivolgo il mio debile stile, accostano Amore a quegli occhi.
pigro da sé, ma 'l gran piacer lo sprona; Commentato [MOU221]: Debole ingegno poetico
et chi di voi ragiona
Commentato [MOU222]: Espressione ambigua in un
tien dal soggetto un habito gentile, concetto che potrebbe fare a meno di queste continue
che con l'ale amorose altalene
levando il parte d'ogni pensier vile. Commentato [MOU223]: Sollevando le ali
Con queste alzato vengo a dir or cose Commentato [MOU224]: Lo allontana
ch'ò portate nel cor gran tempo ascose. Commentato [MOU225]: Riferito alle ali
Non perch'io non m'aveggia
quanto mia laude è 'ngiurïosa a voi:
ma contrastar non posso al gran desio,
lo quale è 'n me da poi Commentato [MOU226]: Si trova in me da quando vidi ciò
che è inattingibile dal pensiero
ch'i' vidi quel che pensier non pareggia,
non che l'avagli altrui parlar o mio. Commentato [MOU227]: Lo eguagli
Principio del mio dolce stato rio,
altri che voi so ben che non m'intende.
Quando agli ardenti rai neve divegno, Commentato [MOU228]: Raggi = occhi
vostro gentile sdegno Commentato [MOU229]: Mi sciolgo
forse ch'allor mia indignitate offende.
Oh, se questa temenza Commentato [MOU230]: Questo timore
non temprasse l'arsura che m'incende, Commentato [MOU231]: Mi accende
beato venir men! ché 'n lor presenza
m'è più caro il morir che 'l viver senza.
L'amoroso pensero
ch'alberga dentro, in voi mi si discopre
tal che mi trâ del cor ogni altra gioia;
onde parole et opre
escon di me sí fatte allor ch'i' spero
farmi immortal, perché la carne moia. Commentato [MOU253]: Spero l’immortalità
Fugge al vostro apparire angoscia et noia,
et nel vostro partir tornano insieme.
Ma perché la memoria innamorata
chiude lor poi l'entrata, Commentato [MOU254]: Ad angoscia e noia
di là non vanno da le parti extreme;
onde s'alcun bel frutto
nasce di me, da voi vien prima il seme:
io per me son quasi un terreno asciutto,
cólto da voi, e 'l pregio è vostro in tutto.
80
Chi è fermato di menar sua vita Commentato [MOU256]: Ha deciso
su per l'onde fallaci et per gli scogli Commentato [MOU257]: condurre
scevro da morte con un picciol legno, Commentato [MOU258]: ingannevoli
non pò molto lontan esser dal fine:
però sarrebbe da ritrarsi in porto Commentato [MOU259]: converrebbe
mentre al governo anchor crede la vela. Commentato [MOU260]: la vela crede ancora al governo =
fin quando obbedisce ancora
L'aura soave a cui governo et vela
commisi entrando a l'amorosa vita Commentato [MOU261]: affidai
et sperando venire a miglior porto, Commentato [MOU262]: di giungere alla salvezza
poi mi condusse in piú di mille scogli; Commentato [MOU263]: l’amore si rivela un ingannevole
et le cagion' del mio doglioso fine errore giovanile
non pur d'intorno avea, ma dentro al legno. Commentato [MOU264]: esito tanto doloroso
S'io esca vivo de' dubbiosi scogli, Commentato [MOU268]: possa io uscire
et arrive il mio exilio ad un bel fine, Commentato [MOU269]: parola topica per indicare la vita
ch'i' sarei vago di voltar la vela, terrena
4/04/2022
142
A la dolce ombra de le belle frondi Commentato [MOU275]: il lauro = Laura è il rifugio contro il
“dispietato lume”
corsi fuggendo un dispietato lume
che'nfin qua giú m'ardea dal terzo cielo; Commentato [MOU276]: desiderio concupiscente
Non vide il mondo sí leggiadri rami, Commentato [MOU278]: fa riferimento anche alle belle
membra di Laura
né mosse il vento mai sí verdi frondi
come a me si mostrâr quel primo tempo: Commentato [MOU279]: l’evento fatidico
dell’innamoramento
tal che, temendo de l'ardente lume,
non volsi al mio refugio ombra di poggi,
ma de la pianta piú gradita in cielo. Commentato [MOU280]: ad Apollo
Un lauro mi difese allor dal cielo, Commentato [MOU281]: dal primo momento
dell’innamoramento
onde piú volte vago de' bei rami
da po' son gito per selve et per poggi; Commentato [MOU282]: desideroso
264
I' vo pensando, et nel penser m'assale
una pietà sí forte di me stesso,
che mi conduce spesso
ad altro lagrimar ch'i' non soleva: Commentato [MOU293]: non più dell’amore ma del
pentimento
ché, vedendo ogni giorno il fin piú presso,
mille fïate ò chieste a Dio quell'ale Commentato [MOU294]: ali
co le quai del mortale
carcer nostro intelletto al ciel si leva.
Ma infin a qui nïente mi releva
prego o sospiro o lagrimar ch'io faccia:
e cosí per ragion conven che sia,
ché chi, possendo star, cadde tra via,
degno è che mal suo grado a terra giaccia.
Quelle pietose braccia
in ch'io mi fido, veggio aperte anchora,
ma temenza m'accora
per gli altrui exempli, et del mio stato tremo,
ch'altri mi sprona, et son forse a l'extremo.
Né so che spatio mi si desse il cielo Commentato [MOU296]: quanto tempo mi è stato dato da
vivere
quando novellamente io venni in terra
a soffrir l'aspra guerra
che 'ncontra me medesmo seppi ordire; Commentato [MOU297]: è lui la cagione del suo, male, non
fattori esterni
né posso il giorno che la vita serra
antiveder per lo corporeo velo; Commentato [MOU298]: prevedere il giorno in cui morirò
ma varïarsi il pelo Commentato [MOU299]: maturare
veggio, et dentro cangiarsi ogni desire. Commentato [MOU300]: cambiare il mio desiderio
Or ch'i' mi credo al tempo del partire (mutatio animi)