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E STUDI
SULLA TRADIZIONE FILOSOFICA
MEDIEVALE
Rivista della Societ4 Internazionale
per lo Studio del Medioevo Latino

v
1994

CENTRO ITALIANO DI STUDI SULL'ALTO MEDIOEVO


SPOLETO
CARLA CASAGRANDE - SILVANA VECCHIO

La classificazione dei peccati tra settenario e decalogo


(secoli XIII-XV)*

In una storia del peccato che non sia esclusivamente una storia del
pensiero teologico , rna che consideri il problema della colpa anche nella
sua dimensione antropologica e nel suo rilievo sociale, la maniera in cui
i peccati sono stati classificati costituisce un elemento di prima ria im-
portanza. Adottare l'una o l'altra classificazione del peccato non rappre-
senta mai un'opera zione neutra che si svolge nello spazio rarefatto e
asettico della teoria, rna coinvolge l'intero sis tema di valori ai qua li una
societa fa riferimento . Questo e tanto pili vero in un'epoca come il Me-
dioevo, nella quale l'attenzione al problema morale si e spesso tradotta
proprio nel tentativo di disegnare una mappa del peccato, individuando
e distinguendo in maniera sottile le singole colpe e organizzando i pec-
cati in sistemi forti , cioe teoricamente coerenti e capillarmente diffusi,
rna al tempo stesso agevolmente adattabili alle gerarchie di valor i nelle
quali la societa medievale si e volta a volta riconosciuta 1 .
Gli studi condotti sul tema del peccato nella cultura medievale h a nno
pili volte sottolineato la straordinaria diffusione del sistema dei sette
vizi capitali. Illibro di Morton Blooomfield, The seven deadly sins , ormai
divenuto un classico, ha tracciato le linee essenziali per una storia del
settenario, mettendone in evidenza la lunga durata e la incredibile fortu -
na anche in ambito letterario e artistico e collocando proprio fra XIII e
XIV secolo la fase della sua piena maturita 2 .

'' Questa saggio costitu isce il prima risultato di un lavoro avvia to da lle autrici nell'am -
b ito della ricerca .« Defi ni zione e classi fi ca zione dei peccati nella teologia e nella pastorale
dei secoli XII-XV», fi na n zia ta da l CNR peril tri enni a 1993-95. Silvana Vecchi o ha cura to
Ia prima par te, Carla Casagrande Ia seco nda.
1
Per una visione d'insiem e sui tem a del pecca to e sulle sue classifica zioni, co n parti-
cola re riferimento a ll'epoca med ievale, cfr. T. DEMAN, Peche, in Dictionnaire de Theologie
Catholique, XII.! , Pa ri s 1933, coil. 140-275; P. GERVA IS, Peche-Pecheur, in Dictionnaire de
Spiritualite Ascetique et Mistique , XII .! , Paris 1984, coli. 790-853; J . LE GoFF, Peccato, in
Enciclopedia, vol. X, Torino 198 0, pp . 561-5 8 1
2
M. W. BLOOMFIELD, The Seven Deadly Sins. An Introduction to the History of a Religious
Concept, with Special Re[e1·ence to Medieval E nglish Literature, East La nsing (Mich .) 195 2.
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II ponderosa repertorio di opere sui vizi e sulle virtu, che lo stesso Non a caso John Bossy nel segnalare il ruolo assolutamente centrale del
Bloomfield con la collaborazione di altri studiosi ha messo a punto, con- decalogo nella pastorale cinquecentesca tanto cattolica quanto prate-
sente di quantificare tale fortuna negli oltre 6000 incipits catalogati 3 . I stante, parla di una vera e propria svolta di portata rivoluzionaria 8 . E lo
rapidi accenni di Bloomfield ai segni di una qualche insofferenza per il stesso Bossy ad affrontare il problema dei rapporti fra settenario e deca-
sistema dei vizi capitali sono ampiamente ripresi e sviluppati dall'im- logo in un articolo suggestivamente intitolato Moral Arithmetic: S even
portante saggio di Siegfried Wenzel, che individua nel dibattito teologi- Sins into Te n Commandements 9 , nel quale individua le tappe del percor-
co duecentesco sulla natura del settenario uno dei momenti fondamen- so che conduce a quella svolta . La sostituzione del settenario con il de-
tali per la storia del peccato . E su questo terreno che emergono le pili vi- calogo nella codificazione della morale cristiana si disloca nell'arco di
stose tracce di insoddisfazione nei confronti di quello stesso schema che diversi decenni e manifesta al suo interno problemi e sfasature; pili de-
4
appare invece trionfante a livello pastorale, letterario e artistico . cisa in ambito teologico, incontra invece sul terrene pastorale la forte re-
Sul trionfo del settenario e sulla sua perdurante vitalita anche oltre i sistenza del tradizionale settenario , rna finisce comunque per imporsi
termini convenzionalmente fissati per il Medioevo , ha insistito pili re- grazie alla maggior precisione del decalogo nel fissare le norme della
centemente il ricco studio di Jean Delumeau, che attribuisce al sistema vita cristiana. Questo comporta, secondo Bossy, l'accentuazione degli
dei vizi capitali un ruolo centrale nell'organizzazione della pastorale cri- aspetti pili teologici della morale ed una maggior attenzione alla dimen-
stiana anche al di la della Controriforma 5 . sione verticale del problema morale (rapporti uomo/Dio) a scapito della
D'altra parte diversi studi hanno segnalato , almeno a partire dal XIII dimensione orizzontale (rapporti uomo/uomo) .
secolo , accanto al vasto impiego del settenario, anche la presenza del de- II sia pur rapido panorama b ibliografico ha fatto emergere i nodi
calogo nei manuali per la confessione e nelle opere di carattere centrali attorno ai quali si muovono gli studi sulla classificazione dei
catechetico 6 . E chi , come Philippe Delhaye, ha seguito la storia del de- peccati. La fortuna del decalogo ed il su o impiego sempre pili vasto nella
calogo , ha indicate nel XII secolo una sorta di riscoperta della legge mo- dottrina e nella pastorale cristiana e un dato incontestabile che sollecita
saica, ed ha mostrato, a partire dal XIII secolo, l'inizio di una crescente una serie di interrogativi ed apre diverse direzioni di ricerca. Occorre
fortuna di questo schema nella casistica e nella manualistica morale, chiedersi innanzitutto se, quando e con quali modalita le norme mosai-
7 che , riscoperte dopo la lunga latenza altomedievale, sono riuscite a sop-
fortuna destinata a culminare nel trionfo del catechismo tridentino .
piantare il fortunate schema gr egoriano, o se hanno dovuto in qualche
Sulla diffusion e d el se ttenario grego ri a no cfr. anche A. SouGNAC, Peches capitaux, in Diet. modo raccordarsi ad esso . L'indagine sulla fortuna del decalogo deve al-
Spir. ci t., coli. 853-862 ; R . WASSELYNCK, Les 'Mora lia in Job' dans les ouvrages de morale du lora procedere di pari passo con una parallela ricerca che metta in evi-
hau t moye11 age /ati11, «Rech erch es d e th eologie a n cienne et medi evale '', 31 , 1964, pp. 5-31;
ID., La presence des 'Moralia' de S aint Gregoire le Grand dm1s les ouvrages de m orale du Xlle
denza tutti i segni di disaffezione o di insoddisfazione nei confronti del
siecle, ibid ., 35 , 1968, pp . 197-240. sistema dei vizi capitali; rna deve anche tener conto delle sue possibili
3 M. W. BLOOMFIELD- B. G. GuYOT - D. R . HowARD - T. B. KABEALO, ! ncipits of Latin Works
trasformazioni , nonche della presenza di altri schemi e altre classifica-
on the Virtues and Vices, I 100-1 500 A. D., Cambridge (Mass.) 1979 .
4 S . WENZEL, The Seven Deadly Sins: Some Problems of Research , «Speculum », 43 , 1968, pp. zioni che continuamente si intrecciano coni due sistemi principali e che
1-22; cfr. anche Id., The Sin of Sloth : 'Acedia' in medieval thought and Literature, Chapel Hill
1967, pp. 38-46; 18 1-1 82. Per Ia fortuna del settenario in ambito artisti co vedi infra, p. 376. Cfr. an che E. DuBLANC HY, Decalogue, in Diet. Thea/. Cath. , IV, coli . 161-176; E . MANGENOT,
5 J . DELUMEAU, Le pee he et /a peur. La culpabilisation en Occident (XII!e-XVII!e siecle), Catechisme, ibid ., II, coli. 1896-1901.
8
Paris 1983, trad . it . Bologn a 198 7. J. BossY, Christian ity in the West . 1400-1700, Oxford 198 5, tra d. it. Torino 1990, pp.
6 P . MICHAUD-QUANTIN, A propos des prem ieres 'Summae co11fesso rum'. Theologie et droit 42-46. Sui ruol o del decalogo n ella pastora le pos tridentina cfr. L. W . SPITZ , Further Lines of
canonique, " Rec h . Theol. Anc. Med . », 26 , 1959, pp. 292-306 ; R. RuscoN I, 'Ordinate confite- Inquiry for the Study of the 'Refonnation and Pedagogy', in C. TRINKAUS - H . A. OBERMAN, The
ri'. La confessione dei peccati nelle 'Summae de casibus' e nei manuali per confessori (meta Pursuit of Holiness in Late Medieval and Renaissance Religio11, Leiden 1974 , pp . 295-300. Si
XII- in izi XIV secolo), in L'aveu. Antiquite et Moyen Age , Actes de Ia tabl e ronde organisee ved a a n che, sopra ttutto in rela zione ai catechismi illustra ti , G. PALUMBO, Speculum Pecca-
p ar \'Ecole Fra n ~ a ise d e Rome avec le con cours du CNRS et de l'Univer site d e Tries te, torum. Frammenti di storia 11ello specchio delle immagini tra Cinque e Seicento , Napoli
Rome 28-30 m ars 1984 , Rom a 1986, pp . 305- 307. Per \'a na li si di questa letteratura si veda 1990.
9
Ia parte II . In E . LEITES, Conscience and Casuistry in Early Modem Europe, Ca mbr idge-Paris
7 P . DELHAYE, Le decalogue et sa place dans /a morale ch1·etienne, Bruxelles-Pari s 1963 . 1988 , pp . 214-2 34.
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delineano un panorama del peccato estremamente varia e articolato. mente trascurato dopa la riflessione agostiniana, si trova inopinatamen-
Deve cioe ripercorrere nel corso dei tre secoli che vanno dal Concilio La- te installato nel cuore della morale cristiana e perfettamente raccordato
terano IV alla vigilia della Riforma protestante, tutte le piste maestre con i precetti della carita evangelica sui quali essa si fonda . I commenti
dell.::1 riflessione teologico-morale, rna deve anche addentrarsi nei mean- alle Senten ze, nei luoghi classici della distinzione 42 del II libro e delle
dri spesso tortuosi e intricati della pratica pastorale. La scelta di separa- distinzion{ 37-39 del III, costituiscono cosi una pista obbligata perrin-
re la riflessione teorica dalla pratica pastorale non nasce dalla convin- tracciare lo sviluppo della riflessione teologica su questi due argomenti
zione che teologia e pastorale siano rigidamente separate, ne tantomeno e gli eventuali accenni ad una qualche relazione reciproca.
che la pastorale sia una semplice tradu zione sul piano pratico di elabo-
Il dibattito teologico sul settenario si incentra attorno al problema
razioni condotte in sede teologica. E semmai la certezza che nulla vi sia
della sufficientia : si tratta per gli scolastici di trovare nella scansione tra-
di scontato sui rapporti tra teologia e pastorale che ci induce a tenere se-
dizionale dei vizi una coerenza ed una necessita interne che ne giustifi-
parati i due piani . Sea volte le mediazioni , le interferenze e le r eciproche
chino il numero e la successione .
influenze appaiono evidenti, in altri casi le scelte si presentano diverse o
In effetti per secoli il settenario si e affidato al modello genealogico
quanta meno compiute in tempi e modi diversi. Si tratta dunque di co-
gliere di volta in volta sia le co nvergenze sia le divergenze che il com- che i due « padri » , Cassiano e Gregorio gli avevano impasto 11 : i vizi na-
plesso rapporto fra teologia e pastorale comporta, e per questa ci pare scono l'uno dall'altro secondo un ordine preciso che nel corso del tempo
utile mantenere i due piani in un prima momenta separati, per poi ten- ha subito variazioni anche importanti, rna che non ha infranto mai la lo-
taP.: in sede conclusiva un possibile bilancio . gica generativa che lo sorreggeva. Anzi, il modello genealogico si e con-
tinuamente riprodotto al suo interno e, utilizzando anche la fortunata
metafora dell'albero, ha dato vita ad una sempre pili estesa « famiglia >>
I. IL DISCORSO TEOLO GICO dei vizi 12 .
) . La filiazione dei peccati costituisce un'idea certo suggestiva e larga-
Le difficolta del settenario mente utilizzabile nell'iconografia e nella pratica pastorale , rna difficile
da tradurre nei termini rigorosamente scientifici della teologia 13 . Di fat-
Il discorso teologico costituisce il terreno sul quale settenar io e deca-
logo , diversi per origine, per tradizione, per fortuna, si trovano per la
II J. CASSIEN, Conferences , ed . E . PtCHERY, So urces Chreti ennes 42 , Par is 1955, p . 209 ; S.
prima volta. Nel corso del XII secolo una serie di opere teologiche com- GREGORII MAGN l Moralia in Job, XXXI, XLV, ed . M . ADRIAEN , Corpus Christianorum , Series
paste sulla scia della riflessione abelardiana affronta no con rinnovata Latina 143 B, Turnholti 198 5, pp . 1610-1 6 11.
12
attenzione il te~a del peccato, dell'atto morale, della legge. In questa Si veda ad esempi o lo pseudo-bonaventuriano Speculu m conscientiae, inS. B ONAVEN·
TURAE Opera Omnia , Ad Claras Aquas 1882-1902 , VIII, pp. 623-645. Per Ia m etafora arborea
elaborazione teologica, che culmina nelle Senten ze di Pier Lombardo 10 , appli cata ai vizi cfr. M. REEVES - B. HIRSH R EICH, The Figurae of Joachim of Flore, Oxford
destinate a diventare il manuale per eccellenza dello studio e della ricer- 1972 , p. 25; C. FRUGONJ, La mala pianta, in Storiografia e storia. Studi i 11 onore di V. Du pre
ca teologici, il problema dei rapporti tra settenario e deca logo non viene Th eseider, Rom a 1974, II, pp . 651-659; J. O'REILLY, Studies in the Iconography of the Virtues
mai posto: i due sistemi si affiancano , rna non si incontrano. Si tratta and Vices in the Middle Ages, New Yo rk- Lo ndon 1988, pp. 323-449 .
13
Si vedano ad esempio le difficolta incontrate da Gi ovanni d ella Rochelle nel tentati-
tuttavia p er entra mbi di una s volta importante: il settenario, gia ampia - ve di spiegare com e un vizio n asca da un altro : << Ad quod dixerunt qui da m quod multipli-
mente utilizzato nella letteratura monastica, nei penitenziali e nei trat- citer dicitur generare unum vicium aliud; nam quandoque gen erat p er natura m m ediatio-
tati morali, viene investito da uno sguardo teorico che ne sanziona l'im- ni s, ut scilicet m ediante illo vitio adquirat suum fin em sicut avar icia gener at fu rtum et
fraudem , sicut inanis gl oria ia ctanciam; aliquando p er similitudinem ut gula ineptam let i-
portanza e ne articola la problematicita; il decalogo , quasi completa-
ciam, cum enim n on semper p ossit delectari in com ed endo querit delectacion em in simili
scilicet in aliis sensibus; aliqua ndo p er m od urn contr ari etati s sicut gula h eb etudinem m en -
10
Ysagoge in theologiam, in A. LA, DGRAF, Ecrits theologiques de /'ecole d 'Abelard, Lo u - tis, quia p er earn co ntr ari a tur intellectus. Sed hie con sideretur gen eracio viciorum ut di ce-
vain 1934 , pp . 104-106, 132-139; Summa sententiarum , PL 176, coli. 11 3-114, 120-1 25; H u. remus illud vicium ex illo et ex illo gen erar i sicut patebit; ideo m elius videbitur dicere
GONJS DE SANCTO VJCTORE De sacramentis , PL 176, co li. 343-364 , 52 5-526; PETRI LoM BARDI Sen- quod generacio viciorum es t flu xu s immedia tus vicii ex vicio , ra cio n e voluntatis vel com-
tentiae in IV lib ris distinctae, Ed. Coll egii S . Bo navent u rae , Ad Cl aras Aquas 1971-1 98 1, J. par is , unde ubi cumqu e immediatio non invenitur n o n debet illud vicium nasci ab ali O>>
II, d . 42, c. 6-8 , pp. 570-572 , l. III, dd . 37-40, p p. 206-2 29. (S umma de vitiis, Pa ri s, Bib!. Nat. , m s . la t. 16417 , f. 125r a/b ).
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to gia nelle S enten ze di Pier Lombardo la concatenazione gregoriana ha origine di tutti gli altri vizi spettava il primo posto nell'universo del
ceduto il posto ad una pura e semplice enumerazione dei vizi, rna il mo- 15
peccato . Radice di ogni male, inizio di tutti i peccati, comandante del-
dello genealogico ha lasciato nel vocabolario teologico vistose tracce che l'esercito delle GOlpe, madre di una lunga serie di figlie nefaste , la super-
costituiranno altrettanti problemi peril dibattito successive . bia ha per sec~li conservato un primate che , espresso in una molteplici-
I teologi scolas tici hanno per lo piu tentato di legittima re la scansione ta di metafore, indicava un dato incontrovertibile: la superbia e il vizio
gregoriana ricorrendo a modelli piu solidi, che individuano le origini dei gerarchicamente piu importante dal memento che non esiste alcuna col-
vizi nelle parti dell'anima o nelle possibili deviazioni della volonta uma- pa che direttamente o indirettamente non tragga da essa la sua origine.
na. E soprattutto quest'ultimo schema che , adottato dai piu importanti Ma, nelle Senten ze, alla citazione gregoriana Pier Lombardo aveva af-
teologi del '200 finisce per imporsi in maniera quasi assoluta: i singoli fiancato il testo paolino (I Tim. 6,10) che individua nella cupiditas lara-
vizi rappresentano altrettanti << disordini » della volonta che o desidera dice di tutti i mali; di fronte al problema della duplice gerarchia che im-
qualcosa che non deve essere desiderate o fugge qualcosa che non deve mediatamente si presentava , egli aveva spiegato che tutti i generi di pec-
essere fuggito; le modalita con cui questi due moti dell'animo si manife- cato potevano volta a volta essere ricondotti alla superbia o alla cupidi-
stano e gli o ggetti che essi di volta in volta investono determinano i sette tas; non solo, le stesse due radici potevano manifestare una sorta di
vizi capitali 14 . L'operazione degli scolastici none facile ; il tentative di le- interdipendenza reciproca al punto che a seconda dei casi la superbia
gittimare uno schema che, si ricordi, non ha origine scritturale, compor- poteva nascere dall'avarizia o viceversa 16 .
ta non p0chi problemi. Per tutto il XIII secolo e ancora all'inizio del XIV La pacifica giustapposizione di Pier Lomba rdo che attribuiva ad en-
la lunga serie di questioni che accompagna la distinzione 42 sulla classi- trambi i vizi il ruolo di radice di ogni male costituisce un problema spi-
ficazione dei peccati testimonia l'intensita di un dibattito che ripropone nose e ricorrente per le riflessioni teol ogiche, strette nella m orsa di una
in contesti ed in tempi diversi le difficolta strutturali del settenario . doppia citazio ne autorevole, rna obbligate a districare il nodo insolubile
Un primo p r oblema riguar da l'assetto interne del sistema. Nella ge- di un duplice prima to 17 . I teologi che hanno voluto rimanere aderenti
nealogia gregoriana l'ordine era per cosl dire << naturale >> : alla superbia, alla pagina del Lomba rdo hanno dovuto ricorrere a sottili distinzioni
che permettessero di aggirare la contraddizione di una doppia gerar-
14
S. BoNAVENTURAE Comm. in II Lib. Sententiarum, in ID . Opera Omnia cit., II, d. 42, chia: i termini radix , in itium, caput , p rincipiu m si sono spogliati di ogni
dub. III. p. 978; JOHANNES DE R UPELLA, Summa de vitiis, ms . cit. , f. 113rb-va ; ALEXAN DRI DE H A-
LES Glossa in quatuor libms Sententiarum Petri Lombardi, Ad Claras Aqu as 1952, II, d . 42 ,7, valenza metaforica e sono stati trasferiti sul pia no astratto della loo-ica·
b '
p . 404; I D. , Su mma theologica, Ad Clar as Aquas 1924-197 9, III, pp . 4 84-489; ALBERTI MAGNI
15
Commentarium in II lib rum Sententiaru m , in ID . Opera Omnia, ed . A. BoRGNET, Parisiis _ S. GREGORI! Moralia cit., p . 16 10: «Rad ix q uippe cun cti m ali superbi a est , d e qu a
1890-1 899, t . XXVII, d. 42, a. 6, p . 664 ; S . THOMAE DE AourNo S umma theo logiae , I , II, q. 84 , scnptura attesta nte, di citur: In itium o mni s peccati superbi a ». II r iferimento scr ittural e e
a. 4 ; I D., Quaestiones disputatae de malo, in ID. Opera Omnia, ed . Leonina , t . 23 , Ro m a -Par is Eccli. 10,15 .
16
1982, q . 8, a . I , p . 194 . Per Ia discu ssio n e sull 'organi zzazio n e intern a d ei sette vizi, quella PETRI LOMBARDI Sententiae cit. , II, d . 4 2, 7-8, pp. 57 1-572 . La dupl ice m a t rice dei vizi
ch e co n termine scolasti co vien e d efi nita la sufficientia d el settenario, cfr. WENZEL, The se- era gia sta ta eviden zia ta da Agos tin o (De Ge11esi ad litteram, XI, l 4, ed . I. ZYCHA, Pragae-Vin-
ven deadly sins ci t ., pp. 3-12 . AI di Ia d elle diffe ren ze individuali , l'impia nto generale del dob onae-Lipsiae 1894 , CSEL 28,III, pp. 346-3 47), il qu ale tut tavia aveva trova to n el p asso
p roblema puo esser e illustrato dallo schem a seguente: paolino un a ulteri ore con fe rm a d el prima to dell a superb ia. Cfr. W . M. GREEN, Jnitium om-
nis peccati supe1·bia. Augustin on p1•ide as the {i1·st sin, Uni v. o f Ca li fo rni a Press 194 9, p . xm,
INANIS GLORIA n. 13.
17
a ppetit b o num AVARITIA . Si ved an o ad esempl o le oscillazio ni di Gugli elmo di Auxe rre, ch e insiste sull a do p-
no n a ppeten d um pla r ad1 ce, a n che se fi nisce per a t tribuire a li a su perbi a il ru olo di regina dei vizi (Summa
GULA aurea, ed . J . R IBAILLfER, Pa ri s-G ro tta ferrata 1982, II , II, pp . 593 -596). Pili vicini a ll'auto ri ta
voluntas LUXURIA
deordinata gregoriana n ell'afferm ar e il pr im a to d ell a superbi a riman gon o invece Gi ovanni d ell a Ro-
chelle, peril qua le Ia contra pposizio ne e co munqu e n on tanto superbi a-ava ri zia quanta su-
sp ec tu ACEDIA

C
fu git n o n o ni proprii p erbia-lussuri a (S umma de vitiis, m s . cit., ff. 114va-11 5ra) ; Riccardo di Medi avilla (S uper
fug iendum IV libros Sententiarum Petri Lombardi Questiones , Br ixiae 1590-1 59 1, II, d . 42 , p . 507); Pie-
~x.terius
sp ectu interius INVIDIA tro di Gi ova nni Oli vi (Quaestiones in II librum Sententiarwn, ed . B. JANSEN, Ad Claras
o ni a lieni IRA
Aquas 1928, vol. III, q. 98, p . 223 ). Sulle implicazio ni sto ri co-socia li co nnesse ali a crescen-
te importa n za dell 'avari zia nel sistem a dei vizi vedi infra, p. 368, n . 102 .
338 CARLA CASAGRAN DE- SILVANA VECCHIO LA CLASSIFICAZIONE DEI PECCATI TRA SETTENARIO E DECALOGO 339

mentre la riflessione sui due termini chiave, superbia e cupiditas ne ha ogni male, lo sono in quanta vizi particolari e specifici e non in quanta
evidenziato la polisemia e ha consentito di giocare ora sull' uno ora sul- tendenze generalissime alia colpa. Le autorita agli occhi di Tommaso
l'aJtro dei lora significati . parlano chiaro: radice di ogni vizio e l'avarizia, intesa nel suo sensa pro-
Alessandro di Hales, Bonaventura, Alberto Magno, Pietro di Taranta- prio di inordinqtus amor div itiarum, inizio di ogni male e la superbia,
sia, Egidio Romano hanna distinto nei termini superbia e cupiditas un cioe l'inordinatus appetitus proprie excellentie . E a questa livello, e non
sensa stretto che allude al vizio capitale vera e proprio , ed un senso largo trasferendo i termini su un piano di maggiore generalita, che Tommaso
che identifica cupiditas con ogni sorta di concupiscenza e superbia con propane una soluzione del problema, soluzione che ancora una volta in-
l'amore del proprio bene e il disprezzo di Dio . Cosl intese, non solo en- dividua nell'atto del peccato due aspetti : l'intenzione e l'esecuzione. Il
trambe possono essere radici di peccato, rna entrambe concorrono di fine che muove all'atto peccaminoso e sempre la ricerca della propria ec-
fatto nel compimento di ciascun peccato, nella misura in cui ogni pecca- celienza, cioe la superbia, mentre per quanta riguarda l'esecu zione, il
to comporta un mota di separazione e allontanamento da Dio (aversio ), primato spetta ali'avarizia, alia brama di quelie ricchezze che consento-
che si manifesta come superbia, ed un ripiegamento su un bene mutevo- no di realizzare ogni desiderio peccaminoso 20 .
le (conversio) , che corrisponde alia concupiscenza 18 . Superbia e cupidi- Anche Durando di San Porziano condivide le critiche tomiste alia so-
tas sono sempre e comunque la duplice rna inestricabile radice di ogni luzione comunemente accettata, fondata sulla definizione << larga ,, di su-
peccato , :1 tramite necessaria fra la volonta umana e l'universo del male. perbia e cupiditas, rna si dichiara al tempo stesso insoddisfatto della so-
La riflessione sui vari sensi di s uperbia e cupiditas puo essere la via luzione di Tommaso : non necessariamente tutti i peccati appaiono ri-
per risolvere un ulteriore problema inerente alia classificazione dei pec- conducibili alia superbia neli'intenzione che li muove; il desiderio dei
cati: il rapporto tra il settenario ed un altro fortunato schema, quello piaceri turpi ad esempio difficilmente potrebbe essere vista come mani-
della triplice concupiscenza. La concupiscentia earn is, la concupiscentia festazione dell'inordinatus amor sui; ne d'altra parte e sempre vera che il
oculi e la s uperbia v itae , le tre tentazioni del Cristo , riconducibili rispet- desiderio di ricchezze sia origine di ulteriori peccati , dal momenta che
tivamente a lussuria, avarizia e superbia, possono agevolmente essere l'avaro tende piuttosto ad accumulare i beni che non a utilizzarli per
comprese in quel sensa larghissimo di cupiditas che, come si e visto, pre-
siede ad ogni atto peccaminoso 19 . tentazioni , a !oro volta m esse in r a pporto coi tr e n em ici dell'uo m o ; i tern ari sono poi col-
legati tra !or o grazie a! rapporto di concatenazio n e genera ti va ch e inter corre tr a i vizi. Lo
Questa soluzione , che sembra risolvere molti dei problemi relativi sch ema puo esser e cosi illustra te :
alia struttura interna del settenario , non e accettata da tutti . Tommaso
superbi a
contesta espressa mente nella Summa theologiae la dilatazione dei signi-
superbia vitae invidia
ficati di superbia e cupiditas; se questi due vi zi sono radice e inizio di (dia bolus)
ira
oculoru~ accidia
18
ALEXA DRt DE H ALES Glossa cit., II, d . 42 , 16, pp. 407-408; ID. S umma theologica cit., t .
concupi scentia
III. pp . 48 1-482; S . BONAVENTURAE Comm . i11 II Sent. cit ., q . 42 , dub. IV, pp . 978-979 ; ALBERTI (mundus)
MAGN t Comm. in II Sent. cit., d . 42 , a . 6, pp. 665-666 ; INNOCENTI! V (Petr i de Tara nta sia) In avariti a
Iibras Sententiarum Commentaria, Tolosae 164 9, ri st . a n as t. Ridgewood 1964 , II , d. 42 , q .
3, a. 2, p . 351 ; AEGID IUS RoMAN US, Opus super secunda libra Sententiarum, Ven etii s, p er Lu- co ncupi scentia
(caro)
carnis~ gula
cam Ven etum 1482, d . 42 , q . 3; ID., Sermones de tribus vitiis, in Io., Opera omnia, 1.6, Re- lussuri a
pertorio dei sermo11i, a cura di C. L uNA, Fi1·en ze 1990, pp. 343, 349-350 , 36 1-363 .
19
AEGID tus R oMANUS, Opus super II Sent. cit ., d . 42 , q . 3; Ia ri cer ca disordi nata del bene Sui tem a d ella tripli ce con cupisce n za cfr. D . R . H owARD, The Three Temptations. Medie -
che nasce dalla con cup iscen za si tr a duce n ei qu a ttro vizi principa li : super b ia, avarizia, val Man in Search of the Wod d, Princeton 1966 . Sui tre n emi ci cfr. S . WENZEL, The Three
gola e lu ss uri a . Si n o ti ch e Egidio s i di sco sta d alla tra dizio ne, interp retando Ia terza co n- Enemies of Man, «Mediaeval StudieS>>, 29, 1967, pp . 48-66.
20
cupi sce n za in relazio ne a li a go la piuttost o ch e alia luss u ria (cfr. Sermones de tribus vitiis Su mma theol, I , II, q. 84 , a . 1-2; nel Commento aile Sentenze Tommaso sembrava in-
cit. , pp . 341 -387). Un a co nn essio ne m olto stretta tra setten ario e sch em a dell a tripli ce con - vece accettare qu esta solu zio n e (Comm. in II Se11t., d. 42 , q . 2, a. 3, in S. T HOMAE Ao utNATIS
cupi scen za e indica ta da Wycli f nel Trialogus (ed . G . LECHLER, Oxo nii 1869 , pp . 160- 161); Opera Omnia, t . VI, Parm ae 185 6, pp . 76 8-770). La di stin zio ne tomista tra ordo intentionis
Wyclif, ch e ritien e in ta l m od o di p a ter ga ranti re a l set ten ario una b ase scritturale, propa - e ordo executionis e ripresa da Pietro d e Tra bibus (Super II Sententiarum, d . 42 , Firen ze,
ne un se ttenari o s tru tturato in tre terna r i , ciascuno d ei qua li co t-risp o nde a una delle tre Bib!. Naz ., m s. Co nv. So ppr. B . 5. 1149, f. 178ra-b).
340 CARLA CASAGRAN DE- SILVANA VECCHIO LA CLASSIFICAZIONE DEI PECCATI TRA SETTENARIO E DECALOGO 341

scopi peccaminosi. Sulla base di queste osservazioni Durando finisce gine dei sette rimangano esclusi vizi importanti e significativi. Pier Lom-
per contestare radicalmente il primato di superbia e avarizia e per rico- bardo aveva dichiarato a chiare lettere che non esiste nessun peccato che
n c- <>cere agostinianamente la radice unica di tutti i peccati in una forma non tragga origine da uno dei vizi 23 , e molti teologi hanno riproposto
deviata di amore (inordinatus amor sui ) che sottende tanto la superbia nella definizione di vizio capitale questa idea di onnicomprensivita 24 ,
quanto l'avarizia e quindi l'universalita dei peccati 21 . rna hanno dovuto comunque ricercare nella ~atura del settenario la le-
Il vivace dibattito sulla gerarchia interna del settenario rimanda ad gittimazione di tale pretesa. Al tempo stesso hanno dovuto faticare non
un altro ordine di problemi, che toccano il nodo centrale: la definizione poco per adattare e costringere in quello schema peccati che sembravano
e la natura stessa dei vizi capitali . Tutti i teologi escludono decisamente restarne esclusi e che tuttavia parevano troppo gravi ed importanti per
che la specificita dei vizi capitali sia da r icercarsi nella particolare rile- non aver un posto di primo piano nell'organi zzazione complessiva del
vanza o gravita delle colpe che costituiscono il settenario; i sette vizi non sistema 25 .
sono ne i vizi principali, ne i peccati piu gravi; tantomeno possono essere Il dibattito sulla << sufficienza >> del settenario ha dovuto cosi da una
identificati tout court con la categoria dei peccati mortali, cioe dei pec- parte spiegare perche solo quei sette potevano rientrare nella definizione
cati che conducono alla dannazione eterna, alla quale pure uno dei sensi di vizio capitale, dall'altra legittimare alcune assenze che agli occhi di
di « capitak , potrebbe alludere; la scansione peccati mortali!peccati ve- molti costituivano un problema. Alessandro, Pietro di Tarantasia, Bona-
niali interseca l'intero settenario e guarda all'universo del peccato in ventura, Riccardo di Mediavilla, Tommaso conco rdano nel riconoscere
un'ottica completamente estranea ad ogni logica di generazione . Perche, nei sette vizi i fini principa li che muovono all'a zione peccaminosa e uti-
di fatto, questo rimane, a] di la dello svuotamento della metafora grego- lizzano la metafora del caput per illustrare la fun zione direttiva che essi
riana , il punto fermo nella definizione dei sette vizi: capitali sono quei hanno nei confronti di una molteplicita di altre colpe. Ma devono al tem-
vizi che in qualche modo possono essere considera ti origine di altri vizi. po stesso giustificare l'esclusione d al settenario di due colpe gravissime
La discussione sembra cosi a vvolgersi su se stessa e riproporre di quali haeresis e in fidelitas che certamente costituiscono il caput e l'origi-
continuo gli stessi problemi ; perche se solo la « produzione >> di ulteriori ne di ulteriori peccati e potrebbero quindi legittimamente a spirare a!
vizi determina Ia qualifica di capitale, essa sembra spettare a rigore uni- rango di vizio capitale. La necessita di tener ferma la scansione gregoria-
camente a superbia e cupiditas, radici , come si e vis to , di tutti gli altri; na ha costretto i teologi a complicati escam otages logici: all'infidelitas e
se invece a tutti gli elementi del settenario viene riconosciuta una poten- stato riconosciuto un ruolo causale rispetto ad altre colpe, rna puramente
za generativa , si arriva ad annullare la specificita delle radici o quanto accidentale 26 , o del tutto indiretto , media to cioe d a lla concupiscenza 27 ;
meno a squilibrare fortemente il sistema. Il settenario finisce cosi peres- per lo pit) si e tentato di ricondurre questi peccati ad uno dei tradizionali
sere una compagine alquanto biz zarra all'interno della quale ogni vizio sette vizi 28 , o addirittura, assimilandoli all' errore , di sottrarli all' ambito
appare come il capo di un suo piu o meno vasto corteo di colpe, rna nella della volonta e alla definizione stessa di vizio 29 .
quale si incrociano anche ra pporti trasversali di gerarchia o di mutua di- Per altri tuttavia queste assenze rimangono troppo gravi e insanabili
pendenza difficili da conciliare; se i sette vizi sono insomma i vizi capi-
al punto di compromettere la coerenza dell'intero settenario : Pietro di
tali , appare evidente che fra essi ce ne sono due (o forse tre) piu capitali
degli altri . 23
P ETRJ L oMBARDI S ententiae c it., d . 42 , cap . 6, p . 570 .
24
D'altro ca nto definire i vizi capitali come quelli ex quibus alia vitia ALEXANDRI DE H ALES Glossa c it ., d. 42 , 1 1 , p . 405 ; I D. , Summa theol. c it., III, p . 4 83.
25
oriuntur 22 apre un altro problema, quello della completezza e dell'esau- 26
Sui tenta tivi di dila tare il se tte n ario cfr. infi·a , pp. 3 7 1-374 .
I NNOCENTII V I n Iibra s Sent. c it. , II , d . 42 , q. 3 , a . 2 , ad 3; AEG IDI US R oMANUS, I n II Sent.
stivita del settenario: si tratta cioe di capire se i vizi che nascono dai sette
c it. , d. 42 , q. 3 , ad 7 .
costituiscano Ia totalita dell'universo della colpa, oppure se dalla compa- 27
G UILLELMI ALTI SSI ODORENSIS Summa aurea c it., II, I, pp . 3 8 6 - 3 88.
28
P er Alessa ndro di Hal es l'infidelitas e r ic onduc ibil e a li a s upe rbia (Glossa c it ., II, q.
21 4 2 , 11 , p . 405 ); T o mm aso indiv idua Ia m atri ce d e ll 'eres ia n e ll 'acc idi a (De malo c it. , q . 8,
D uRAN Dus DE S ANCTO P oRCIANO, In Petri Lombardi Sententias Commenrarioru m Libri IV ,
Ve n e tii s 157 1, r is t . a n as t . Ridgewood 1964 , II , d . 42 , q . 4 , ff. 201 v-202r. a. 1, 7, pp . 19 5- 196).
22 29
Cfr. S . B o NAVENTURAE Comm. in II S e11t. c it ., d . 42 , dub. III, p . 977 ; TH OMAE DE Ao uiNO S . B oNAVENTURAE Comm . in II Sent. ci t. , d . 4 2 , dub . III. p. 977 ; AL BERTI M AG NI Comm.
Summa theol ., I, II, q. 8 4 , a. 3 . in II Sent. c it ., d . 42 , a. 6 , p. 66 3 .
CARLA CASAGRANDE- SILVANA VECCHIO
LA CLASSIFICAZIONE DEI PECCATI TRA SETTENARIO E DECALOGO 343
342

Giovanni Olivi individua proprio nella mancanza di haeresis e infidelitas coerente ed una definizione rigorosa per uno schema che, nato e cre-
il punta debole della schema gregoriano e finisce per definire i vizi capi- sciuto al di fuori del terreno teologico, poneva pili problemi di quanti ne
tali unicamente come i comandanti di un esercito del male dai ruoli in- risolvesse. L'autorevolezza del testa gregoriano ed il grande successo pa-
terscambiabili, r iuniti nella compagine del sette pili per ragioni di con- storale del sistema dei sette vizi capitali ne hanna in qualche modo im-
gruenza che di in ~rinseca necessita .
30 pasto l'accettaz1one anche sui piano teologico, sul quale tuttavia esso ha
Duns Scoto si spinge ancora oltre : i sette vizi non sono ne le radici creato difficolta quasi insormontabili . Su questa terreno il settenario e
prime del male , ne i peccati principali, rna semplicemente gli elementi stato discusso , analizzato , sviscerato; rna raramente e stato utilizzato
aggreganti e le « occasioni » pili diffuse all'interno di un universe di colpe come strumento per classificare i peccati 33 ; la discussione sulla suffi-
che non coincide con i contorni della schema gregoriano . Sgombrato il cientia si e per lo pili ridotta ad una sorta di tributo pagato alia tradizio-
campo da ogni discussione sui termini radix e caput e sulla struttura in- ne senza conseguenze sugli sviluppi della riflessione morale . La posizio-
terna del settenario, Scoto finisce p er denunciarne apertamente l'insuf- ne scotista non e che !'ultimo atto della lunga avventura teologica del
ficienza: la pretesa di rappresentare e comprendere la totalita del male settenario. D'ora in avanti la distinzione 42 del II libra dei commenti alle
puo essere avanzata solo da un sistema che riproduca in negative la Sentenze sara commentata sempre meno e, quando lo sara, vedra una ri-
struttura stessd del bene, cioe il settenario delle virtu, oppure che si mo- petizione passiva di commenti dei teologi del passato ormai divenuti di
delli specularmente sulle norme della Iegge divina; le clamorose assenze scuola. Di fatto la discussione sui peccato e sulla sua classificazione e
di infidelitas e desperatio rendono il settenario carente rispetto al prima destinata a percorrere altre strade 34 .
modello, mentre la sfasatura tra i sette vizi e i dieci precetti del decalogo
31
impedisce di ravvisarvi il secondo . Il sis tema delle virtu
La drastica conclusione scotista segna una svolta decisiva nella ri-
La co ntestazione del settenario gregoriano da parte di Duns Scoto
flessione sul settenario . Ai seguaci del dottor sottile appare ormai del
propane, come si e vista, due modelli alternativi per la classifica zione
tutto inadeguata la concezione dei sette vizi come radici di tutti i pecca-
dei peccati: il sistema delle virtu e il decalogo della Iegge mosaica. Non
ti , ed il settenario puo essere letto soltanto come il catalogo dei peccati
pili diffusi nei comportamenti umani 32 . Questa concezione « empirista » si tratta di modelli astratti; nell'intenso dibattito chela prescolastica e la
del settenario sembra o r mai l'unica possibile, rna denuncia anche aper- scolastica hanna svolto sui temi della teologia morale entrambe le solu-
tamente l'esaurirsi di un dibattito . Per circa un secolo i teologi si sono zioni sono state di fatto sperimentate ed utilizzate proprio nel sensa in-
impegnati in un'operazione quasi impossibile: trovare una colloca zione dicate da Scoto.
Che la scansione dei peccati dovesse trovare un suo naturale pendant
30 PETRUS IoANN IS Ouvi, Quaest. in II Sent . cit. , q. 98 , p . 22 3. nella classificazione delle virtu e stato evidente fin da lle prime riflessio-
31 IoANN IS DuNs ScoTI Quaestiones in librum II Sen ten tiarum , d . 42 , q. 5, in Io., Opera ni sulla morale cristiana 35 ; di fatto pero i due sistemi, nati in contesti
Omnia, Parisiis 1893, rist . a nast . Fa rnboro ugh 1969 , t. XIII , p . 478; cfr. a nche d . 3, q . 7,
ibidem, t. XII, p . 364 . 33
Tre importanti opere teologiche utili zzano la rgam ente il se ttenario co me con ten ito-
32 PETRI AuREOLI Commentarium in I V Iibras Sententiarum, Rom a 1596-1 605, II, d . 42 , a .
re di peccati : Ia Summa de vitiis di Gi ovanni d ella Rochelle , Ia S umma theologica a ttribuita
4, t. II, p . 321: «Divisio peccatorum mortalium in septem duces est con grue assigna ta et
ad Alessandro di Ha les, Ia Summa theologiae di Alberto Magno (in Opera Omnia c it., t.
divisio ilia potest acc ipi secundum ilia quae fre quentius ap pa rent in nobis in conver satio-
XXXIII, qq. 115-122, pp. 345-404). Per tutti e tre i teologi tu ttav ia il settena ri o rappresenta
ne humana »; LANDULPH US CARACCIO LUS, Comme11tarium in II Sententiarum, d . 42 , Firen ze,
soltanto un o d ei possib ili schem i per classificare i peccati.
Bibl. Naz. , m s. Conv. Sop pr. A. 3. 64 1, f. 247ra: « Quarta concl usio quod divisio ista septem 34
Sui crescente di sinteresse della scolasti ca nei co n fro nti del settenar io areuoria no
capitalium vitiorum non videtur di stin cti o penes gr avitatem et deformita tem m aximam
cfr. WENZEL, The Seve11 Deadly Sins cit ., pp . 13-14; L. CovA, 'Super septem vitia ' e"'-De<>propor~
peccatorum sed ta ntum penes commun em usum qu o homines peccant qu ia plus et usi ta-
twnzbus '. Due opuscoli inediti di Ludovico da Pirano (XV secolo) , in Atti del Centro di Ricer-
tius in istis delinquitur». II Caracciolo ripre nde a nche esplicitam ente il tem a scotista della
che Storiche di Rovigno, 17, 1986-87, pp . 9 1-95 .
sfasatur a tra settena ri o e decalogo: «Hoc p roba tur quia omni a ista septem vitia capitalia 35
II combattimen to delle virtu contra i vizi cos titui sce Ia struttura porta nte d ella Psi-
directe videntur ordin a ri contra precepta secunde tabule, nullum saltern non di recte con-
comachia di Pruden zio (ed . M. LAVARENNE, Paris 1948), pun to di riferi m ento essen zia le per
tra m aiora p recepta p rime tabule sic ut est dil ecti o dei uncle periuriu m est maius peccatum
Ia trad izione, sop rattutto fig urat iva, delle ba ttaglie tra vizi e virtu . Cfr. J. HouLET, Le com -
quam aliquod is torum . Melior ergo divisio esset per oppositionem ad decem precep ta de-
bat des vertus et des vices, Paris 1969; J. S . NoRMAN, Metamo rphoses of an Allegory. The l eo -
calogi , licet is tis septem homines usita tius peccent >> (ibid.).
344 CARLA CASAGRANDE- SILVANA VECCHIO LA CLASSIFICAZIONE DEI PECCATI TRA SETTENARIO E DECALOGO 345

culturali ed in momenti storici molto diversi, hanno seguito nel corso tradizione piu compatta ed autorevole, rna il sistema delle virtu e certa-
dei secoli vie spesso distanti l'una dall 'altra _ E anche quando , tra XII e mente quello teoricamente piu forte. Solidale con una psicologia ed una
XIII secolo ;:i sette vizi si contrappongono sette virtu (le quattro virtu teologia che consentono di agganciare il discorso morale alle potenze
cardinali e le tre teologali), e la corrispondenza tra settenari si presenta dell'anima da una parte e ai doni dello Spirito Santo dall'altra, il sette-
come l'impianto classico del discorso morale, si tratta di una corrispon- nario delle virtu puo effettivamente fornire ai teologi il punto di parten-
denza puramente estrinseca, che si limita a contrapporre due serie nu- za per costruire una classificazione del peccato meno fragile e proble-
mericamente equivalenti senza stabilire ulteriori rapporti all'interno matica. Si tratta di modellare il sistema dei vizi in maniera effettivamen-
delle rispettive compagini 36 . te speculare rispetto alle virtu, rna ridisegnare in questo modo la mappa
Il settenario dei vizi non e speculare al settenario delle virtu; essi pos- del peccato vuol dire mettere visibilmente in crisi il settenario gregoria-
sono essere giustapposti, rna non contrapposti, e anche la radicale oppo- no, o almeno ridimensionarne duramente le pretese di esaustivita.
sizione delle due radici , superbia e umilta, che sorregge l'intero impian-
A questa operazione allude evidentemente la polemica di Scoto, rna
to appare piu un espediente retorico che una soluzione coerente con i
di questa operazione si possono trovare vistosi esempi gia in importanti
due sistemi 37 . Di fatto e impossibile vedere nei vizi che costituiscono il
opere morali della prima meta del '200.
settenario gregoriano il rovesciamento puntuale delle sette virtu .
La Summa de virtutibus et viti is (c . 1227) del vescovo parigino Gugliel-
Dei due sistemi quello dei vizi si presenta con le credenziali di una
mo d 'Alvernia non dedica molto spazio alla classificazione dei vizi, rna
nographv of Psychomachia in Medieval Art , New York- Bern - Frankfurt am Main -Pari s
afferma a chiare lettere quello che ne e il principia ispiratore, e cioe la
1988. Tra i testi pili sig ni ficativi AMBRosn AuTPERTJ Libel/us de conflictu virtutum atque vi- corrispondenza con il sistema delle virtu. I vizi si collocano cosl in uno
tiorum, ed . R. WEBER, Turnholti 1979, CCM 2 7 B, pp. 907-931. La metafora guerresca si tro- schema particolarmente complesso che prevede un triplice ordine di vir-
va anche in un passo della pseudo-agostiniano De spiriLU et anima (PL 40 , col. 794: «anima
habet virtutes qui bus instruitur et armatur contra viti a>>), p ass a ch e costi tuira il riferimen-
tu relative alle tre potenze dell'anima (razionale, concupiscibile, irasci-
to obbligato p er l'analisi scolastica delle virtu ; cfr. 0 . LaTTIN, Les vertus cardinales et leur bile) e si definiscono aristotelicamente come deviazioni per eccesso o per
ramifications chez les theologiens de 1230 a 1250, in Io., Psychologie et morale aux Xlle et difetto rispetto al giusto mezzo della virtu. In tal modo non solo Gugliel-
Xllle siecles, Louvain-Gembloux 1949, II,2 , pp. 153-194.
36 mo arriva a catalogare un numero molto alto di vizi (61 per la precisione),
L'origine delle corrispondenze settenarie e AucusTJNUS, De sennone Domi11i in monte,
ed . A. M uTZENBECHER, CCL 35 , Turnholti 1967. Fondamentale per Ia ripresa del tema n el XII rna svolge una polemica diretta contro le classificazioni tradizionali -
secolo e il De quh1que septenis di Ugo di San Vittore (Six opuscules spirituels, ed . R . B ARON, tanto il settenario gregoriano, quanto lo schema dei « tre vizi principali >>
Sources Chretiennes 155 , Paris 1969, pp. 41-59), che m ette in relazione vizi, petizioni del -delle quali dichiara apertamente l'inconsistenza e l'inutilita 38 .
Pater Noster, do ni della Spirito Santo, virtu e beatitudini. Le sette virtu cui qui si fa riferi-
mento non son o tuttavia le quattro cardinali e le tre teologali destinate ad assestarsi n el La moltiplicazione del numero dei vizi e l'utilizzazione del principia
settenario canoni co, rna humilitas, mansuetudo, compunctio, esuries iustitiae, misericor- aristotelico del giusto mezzo si ritrovano in alcuni trattati morali fonda-
dia, cordis mw1ditia, pax. Lo stesso Ugo invece, quando nel De sacramentis affronta il r ap- tamente attribuibili a Roberto Grossatesta e databili prima del 1246 . Il
porto dei vizi con le virtu tradizion a li , si limita a stabilire una gene ri ca corrispondenza tra
i due set tenari, ricorr endo a li a metafora medica malattia-rimedio (PL 176 , coil. 526-527). trattato sulla confessione Deus est ed il compendia morale Templum Dei,
Un tentative di con trapposizione pili puntuale tra vizi capita li e virtu cardi n ali e rintrac-
38
ciabile nella Ysagoge in theologiam cit ., pp. 104-106. Nella definitiva sistemazion e della GuJLLELMUS PARISJENS JS, De vitiis et peccatis, in Io., Opera Om nia, Parisi is 1674, t. I , p.
materia morale delle Sententiae di Pi er Lom bardo il problema d ei vizi e delle virtu e affron- 283: « Quare apparet division em eorum imperfectam esse; di viserunt enim omnia vitia in
tato separatamente, senza preoccupazioni di corri spondenza (Sententiae cit. , II, d. 42, cap. septem ut eis vis um est; nos autem iam ostendimu s in prima pane tractatus istius septem
6-8 , pp . 570-572; III , dd. 23-33, pp. 141 -189). Di fa tto opuscoli e tratta ti sui vizi e sulle virtu esse vi ti a notissima virtuti s n ostrae rat ionalis, sive secundum ipsam, octo con cupi scibilis,
affrontano raramente , a! di Ia della corrispondenza numerica, il pro blema dei rapporti in- quadraginta et sex irascibilis, sive secundum ipsam, et posuimus n omin a ti o nes eOJ-um et
terni fra settenari ; si veda, fra gli altri, 0 . LaTTIN, Le traite d'Alain de Lille sw·les vertus, les rationes nominati onum ; diximus etiam quia quadraginta ista et sex sunt secu ndum super-
vices et les dons du saint Esprit , in Id ., Psycho logie et m01·ale ci t. , VI, pp. 45- 92. Sulla cos ti - fluitatem et indigen ti am, et mediae virtutes inter ea 23 et quia ista nota sunt tam nomini-
tu zione del sistema delle virtu e sulla su a s truttura interna, cfr. A. MICHEL, Vertu , in Diet. bus quam operibus a pud n os intelligentes, noli decipere animam tua m , et ne labores in di-
Theol. Cath. , XV,2, coil. 2739-2799, e 0 . LaTTIN, Les premieres definitions et classifications vis ionibus, quae parum utiles su nt » ... «Similiter et in divisionibus, quae leguntur a pud
des v~rtus au Moyen Age , in Io. , Psycho logie et morale cit., III, 2, pp. 99-50. Apostolum, vel potius enumerationibus, vel in evan geli o n e laboraveris, tamquam omnia
31
De fructibus camis et spi1·itus, PL 176, coil. 997-999; H UGON JS DE SANCTO VJCTORE De sa- vitia ibi enumeren tu r, ve l ad enum erata redi gantu r; neutrum enim h orum necesse est; ma-
cramentis cit ., coli. 525-527. Cfr. i11fra, p. 374 . gis exempla sunt , quae ibi ponuntur, q u am enun ciati o uni versalis ».
LA CLASSIFICAZIO NE DEI PECCATI TRA SETTENARIO E DECALOGO 347
CARLA CASAGRANDE- SILVANA VECCHIO
346

toil suo primato nella sfera del peccato , rna anche l'analisi dei dodici ar-
ancorche mossi da ~ini squisitamente pastorali, presentano un impianto
ticoli della fede , dei sette sacramenti , delle sette opere di misericordia
teorico particolarmente solido ed articolato nel quale le virtu svolgono il
spirituale e corporale, nonche delle colpe che ad essi ineriscono 4 1 ; d'al-
ruolo fondamentale 39 . A partire dalle sette virtu, tre teologali e quattro
tro canto la carita , compimento delle virtu , diventa, come si e visto, il
cardinali , rimedio rispettivamente contro la corruzione dell'anima e del
punto di.raccordo col sistema dei sette vizi capitali, rna , nel suo doppio
corpo , si definiscono sette coppie o gruppi di vizi che non coincidono af-
aspetto di amore di Dio e del prossimo , si presta agevolmente anche a
fatto con il settenario tradizionale . I sette vizi capitali, tuttavia, si ricom-
con tenere le due tavole del decalogo 42 .
pattano, all'interno del sistema grossatestiano , nella contrapposizione
Questa funzione di enorme contenitore del discorso sulle virtu cele-
ad una sola delle virtu, la carita nelle sue sette manifestazioni ; rna tanto
bra il suo trionfo nella summa morale per eccellenza del XIII secolo la
seconda parte della Summa Theologiae di San Tommaso. Il procedim~n­
nel Templum Dei quanto nel Deus est i sette vizi rappresentano rispetto
alle sette virtu figlie della carita solo una meta delle possibili colpe che
to piu compendioso e piu rapido per chi vuole affrontare l'analisi detta -
possono consistere sia nell'eccesso sia nel difetto rispetto al giusto mez-
gliata della materia mor ale , dichiara Tommaso, consiste nell'anali zzare
zo rapnresentato dalle virtu. In entrambi i trattati i vizi capitali vedono
nel medesimo trattato in primo luogo la virtu ed il dono corrispondente
cosl. d;asticamente ridimensionata la loro pretesa di contenere le radici
e poi i vizi contrapposti ed i precetti tanto negativi quanto affermativi 43 .
di tutti i peccati e possono legittimare l'attributo « capitale , solo in rela-
40 Le sette virtu corrispondono dunque puntualmente ai sette doni dello
zione alla virtu principale , la carita . Spirito Santo e si articolano in una serie di virtu secondar ie , cui si con-
D'altro canto il ruolo centrale delle virtu all'interno del discorso mo-
trappone una serie di vi zi aristotelicamente intesi come deviazione per
rale si manifesta non solo nella possibilita di definire a partire da esse
eccesso o per difetto dal giusto me zzo . Quello che caratterizza, all'inter-
una gamma sempre piu vasta e articolata di vizi, rna anche nel raccordo
no del sistema tomista, la classificazione dei peccati e la polverizzazione
delle singole virtu con altri importanti elementi della dottrina e della
del set~enario dei vizi capitali . Anche se Tommaso ha piu volte teori zza-
morale cristiana. Nei trattati di Grossatesta fede e Carita si contendono
to la sufficientia dello schema gregoriano e l'ha di fatto utili zzato nel-
il ruolo di protagonisti del panorama morale: la fede, fondamento delle
l'impianto del De malo, quando costruisce il suo sistema morale, non ali
virtu , consente di sviluppare non solo un ampio discorso sul vizio che le
attribuisce nessuna fun zione: non solo il settenario non struttura la cl:s-
si contrappone direttamente, quella infidelitas che vede cosl. riconosciu-
sificazione dei peccati , rna non esiste nel sistema delle virtu un punto di
39 S . WENZEL, Robert Grosseteste Treatise on Confession 'Deus est', «Fra n ciscan Studies>>
aggregazione per i sette vizi capitali . I singoli vizi si di sperdono nella
30 , 19 70 , pp. 21 8-293; Rob ert Grosse teste, Templum Dei, ed . J. GoERING - F . A. C. MANTELLO, contrapposizione all'una o all'altra delle virtu principali o delle loro fi-
Toro nto 1984 . liazioni, e possono perfino presentarsi piu di una volta in relazione a di-
40 WENZEL, Robert Grosseteste cit., p . 264 : «H aec sunt septem capita b estiae [Apoc. 13,
1] id est vitia capitalia. Et n o n dicuntur capitalia qui a sunt r a di ces vitiorum , sed qu ia ca-
verse virtu; antiche gerarchie o solida rieta tradizionali vengono spezza-
pi~alem virtutem , scilicet caritatem , i mpugnant >> . II com plesso sistema d ei vizi e delle virtu te , mentre colpe assenti dal sistema gregoriano, quali l'in fidelitas , occu-
elabora to da Grossates ta pub essere illustr ate dallo sch em a seguente: pano posizioni di primaria importanza .
FIDES
Infideli tas La medesima dispersione sembr a essere il destino dei precetti del de-
Desp eratio/Pr a esumptio
SPES Superbia/H ypocrisis calogo, dal momento che nel sistema tomista molti di essi sono posti in
Humilitas
E xultatio Invidia/Pusilla nimitas rela zione con una virtu specifica: il primo con la fede, il quarto con la
Patientia Ira/Negli gentia
Lar gitas Avar i tia/Prodigali ta s
CARITAS
Occupa tio Accidia/Cur iosi tas :~WENZEL , Robert Grosseteste cit ., p p. 250-2 60 .
Abstinenti a Gula/E vacu a tio GROSSETESTE, Temp/wn Dei cit. , pp. 34-3 6.
Co ntinentia Luxuri a/lnsen sibilitas 43
Iniustitia . THOMAE DE AQUINO S umma theol. , II, II, Prol. Per l'organi zzazio n e del sistem a m orale
IUSTITIA d1 ~omma so e p er Ia circolazion e d ell a II, II, cfr. S . PtNCKAERS, Les sources de Ia morale
Timor/Audacia
FORTITUDO StultitiaNer sutia
PRUDENTIA chretzem_1e (Sa methode, so11 contenu, son histoire), Fribo urg 1985, trad . it. Mil a no 1992, pp .

~
o destia Immod es tia ~~~~~71 , L. BoYLE, The Settmg of the 'S umma theologiae' of Saint Thomas, Toron to 1982 , pp .
TEMPERANTIA erecundia Inver ecundi a
udicitia lmpudicitia
CARLA CASAGRANDE - SILVANA VECCHIO
LA CLASSIFICAZIO NE DEI PECCATI TRA SETTENARIO E DECALOGO 349
348

speranza, quinto , sest.:> e nono con la temperanza. Ma d'altro ca~_to , ri- Il decalogo e i peccati
corda Tommaso, tutte le virtu comprendono in qua_lche _~odo l m~ero L'integrazione del decalogo nel sistema della morale cristiana e, al-
. la fede che fondando il primo precetto h legittlma tutti, la l'altezza del XIII secolo, un fatto : il discorso sulle virtu consente, come
d ecal ogo . • . . ·d · -
speranza che li sottintende , la carita che SI articola nei ue pre_cetti ev~n si e visto , dive;se modalita di raccordo coni singoli precetti e costituisce
gelici compendia dell'intero decalogo , la ?r~~e~za che presiede a cia~ una delle vie per assimilare la << riscoperta » legge mosaica nel corpus or-
scuno di essi, la forza che rinvia ai precetti divmi anche se non n~cessa mai consolidate della dottrina cristiana. Le corrispondenze ed i legami
riamente alle tavole mosaiche. Esiste tuttavia un luogo.~el qu~le Il dec~­ che i teologi stabiliscono tra i diversi schemi morali consentono di stem-
logo trova una sua piu specifica collocazione; i prec~tti ~nfa~ti, nell~ mi- perare in un discorso che si muove nel solco della tradizione gli eventua-
. ui· I·mpongono l'obblicro di rendere agli altn (D10 e Il prossimo) li elementi di novita o di rottura che le mode teologiche portano con se
sura m c "' . · · 1 · t'
· , che e
' loro dovuto si riferiscono evidentemente alla gmstizia, a vir u e di annullare nella sistematicita del metodo scolastico le diverse vicen-
ci 0 ' l. l . L'. d lo
che concerne obblighi e divieti nei confronti deg I a tn. mtero eca_ - de culturali che ogni sistema sottintende .
go si disloca cosl nel vasto panorama di virtu che co~pre_n~on~ la gm- L'esempio forsepiu evidente del tentativo di integrare il decalogo nel
sti zia: la prima tavola con i precetti che riguarda~o DI~ si _nfer_Isce alla sistema morale tradizionale si puo trovare nella Summa aw'ea di Gu-
religio, il quarto precetto , che impone di onora re I gemton ,_ att~e~e alla glielmo di Auxerre. L'analisi dei singoli precetti , infatti, mette in eviden-
pietas' i restanti sei precetti si collocano variamente nella gmstizia pro- za una serie di corrispondenze che da una parte legano i comandamenti
44 alle quattro virtu cardinali e ai sette doni dello Spirito santo, dall'altra
priamente detta . . . d ll
Le singolari modalita con cui il decalogo SI rappo~ta ,al Sist~~a e e consentono di esplicitare in essi la proibizione dei sette vizi capitali : la
virtu, ora concentrandosi nel riferimento ad ~na virtu . specihca,_ or~ superbia e l'invidia sono escluse dal primo precetto, l'accidia da l terzo ,
stemperandosi in un generico rinvio a tutte e a ciascuna di ess~, testimo la gola, assimilabile alla lussuria, e vietata dal sesto, mentre del tutto
nia un'indubbia attenzione al tema della le~g_e nel~a costruzwne .d~lla evidenti sono le corrispondenze dell'avarizia col settimo e dell'ira col
ostra anche i limiti della sua utihzzazwne nella classihc~- quinto 47 . Anche per Bo naventur a il decalogo << contiene » l'intero sette-
mora l e , rna m · d. · · ·
zione dei peccati . La legge mosaica comprende una sene I pn~Cipi P:I~ nario: all'interdizione esplicita di lussuria e avarizia si affiancano infatti
mi che debbono essere noti a tutti piu che una rassegna dettagl~ata ~~"'h le proibizioni implicite dei restanti vizi, secondo una formula legger-
obblighi cui il cristiano deve attenersi e delle col~e che ~eve ~~I tare ·. Il mente diversa da quella di Guglielmo, rna destinata ad una notevole for-
decalogo non puo in alcun modo essere il con~e~Itore_ di tutti~ ~ec~ati ~ tuna, soprattutto nella pastorale francescana 48 .
di fatto nella Summa i peccati che infrangono I smgoh precetti SI disper Colmare la sfas a tura fra i divieti del decalogo ed i vizi del settenario
dono nell'arco dell'intero sistema morale 46_ costituisce dunque uno dei modi per integrare la legge mosaica nella mo-
rale tradizionale ed apre la possibilita di utili zzare le due tavole come
strumento di classificazione del peccato. L'operazione apparentemente
II 12 2 La posizione tomista e r ipresa dallo neutra delle corrispondenze tende in realta ad annullare la profonda dif-
44
THOMAE DE AQUI NO Summa t I1eo I·• II ' ' q . · . d 79 Jl 41 5-
.b · v· o di Beauvais (Dou a1 1624 , Ill, I , . ., co ·
Speculum morale a tt n Ul tO a m cen z . . I 533 - 535; DI0-
41 8) Cfr a nche PETRI AuREOLI Commentarza Cit ., Ill, d . 37, q . 1, a . l , t. I ' pp . - . 1903 d 47
GuiLL ALTISS. S umma aurea cit., Ill, 2, pp . 846-84 7. Pe1· un 'ana lisi d ettag lia ta dell a
NISIU~ CA~THUSIA us, [J1 librum III Sentent iarum, in Id ., Opera Omma, t. 23, T01 n ac1 • ·
rifl essione di Guglielmo sui decalogo , c fr. L. J. SMITH , Academic commentaries on the ten
37, ~ 1, pp . 604-605.. S I I II II q 140 a . 1 ad 3. Sull'interesse tutto somma to commandements (c. 1150 - c. 12 70), D. Phil. Thesis, Trinity Term 1983, pp . 90-12 3.
o THO MAE DE AQU INO umma t 1eo ., , , · • · . M z- d 48
S. BoNAVENTURAE Comm. in III S ent., in ID. Opera Omnia cit. , Ill, d. 37 , q . 1, p . 824 . Lo
·mita to d i Tom m aso nei con fro nti d el decalogo, cfr. P. LuMBRERAS, Theologza ora zs a
l schema delle corrispond en ze e il seguente:
l
Decalouum «An creh. cum >> , 20 , 1943, PP· 265-2 99 · d · , Superbi a - I e IX precetto
46 : Sec~ndu~ diversa p recepta n on diversificantur peccat~ sec_un urn spec1 e~
72 a 6 ad 2). Si noti tuttavia co m e nell amb1to della p ast01 ale Invidia/Ira - V precetto
(Summa t h eo I., I , II • q. • · ' . d. t" · fr J p ToRRELL Accidia - III p recetto
Tommaso finisca per utili zzare il decalogo com e co ntemtore l pecca di, c S. . . . s Phl·lo:
· ' d s · Tl d'Aqum «Revue es c1ence Lussuria/Gola - VI e IX p recetto
Les 'Collationes ~e decem prec6e9pt1zs9 85e az ~ :40 1~;-z;_~6 3 . Per ~li sviluppi d ella predica zione Avari zia - VII precetto
soph1ques et Theolog1ques,, .' ' PP· • " Per Ia rip resa di queste corrisponden ze in a m bi to pas torale cfr. infra, pp . 389-390.
dom eni cana sul d ecalogo, cfr. mfm, pp . 384-3 85.
350 CARLA CASAG RANDE- SILVAN A VE CCHIO LA CLASSIFICAZION E DEI PECCATI TRA SETTENARIO E DECALOGO 351

ferenza che separa i due sistemi , ben al di la della sfasatura numerica. Di Questa operazione, quasi automatica per alcuni dei precetti, e destinata
fatto , quale che sia la logica che sorregge i due sistemi e la tradizione che comunque a rimanere incompleta e pretestuosa proprio per la natura di-
essi hanna aile spalle, essi appaiono in questa operazione perfettamente versa delle tre classificazioni. La struttura unitaria della morale e garan-
omologati: il settenario ha perso , lo si e vista nelle pagine precedenti, tita non gi& dalla corrispondenza numerica di virtu , vizi, precetti, rna
ogni riferimento ad un modello generativo (albero o fa miglia) per diven- proprio dalla distinzione e dal raccordo degli specifici ambiti cui ciascu-
tare uno schema astratto con un vago riferimento gerarchico facilmente na classificazione si riferisce 5 1. Quell a che e comunque garantito e il ca-
49
assimilabile alia struttura decisamente gerarchizzata del decal ago . II rattere onnicomprensivo del decalogo : i dieci precetti prescrivono tutto
decalogo , dal canto suo, tenta di spogliarsi del carattere fortemente lega- cia che deve essere fatto e vietano tutto cia che non deve essere fatto·, de-
listico e veterotestamentario che accompagna la sua storia per proporsi limitano cioe i confini del bene e del male morale 52 . Di fatto queste con-
come paradigma morale atemporale e assoluto . Sorretti entrambi da un siderazioni che concludono il De decem preceptis di Giovanni della Ro-
criteria di intrinseca razionalita, la sufficientia , che ne delimita l'ampiez- chelle, gli consentono di articolare l'analisi di ogni singolo precetto in un
za e ne lecrittima le articolazioni 50 , settenario e decalogo esprimono in catalogo delle colpe che esso esplicitamente o implicitamente compren-
b
formule quasi identiche la stessa istanza: definire attraverso l'analisi dei de, inaugurando una tradizione di trattati sui decalogo che sembra avere
corr.portamenti umani e delle motivazioni che li muovono una tassono- un successo particolare proprio in ambito francescano 53 .
mia delle colpe : Una volta riconosciuta la sua specularita rispetto al si- Le riflessioni rupelliane sui tema del decalogo non si limitano al De
stema dei vizi , il decalogo pua , come e meglio del settenario, assumersi decem preceptis ; il maestro francescano ha dedicato al problema della
il compito di classificare i peccati, conferendo a tale classificazione l'or- Iegge mosaica una serie di questioni disputate, in larga parte confluite
dinata struttura gerarchica e l'indiscutibile autorevolezza delle tavole nella Summa Halens is 54 , alia cui composizione egli ha attivamente par-
mosaiche e colmando le lacune che lo schema gregoriano presentava.
Ma, allimite,l'operazione delle corrispondenze none neppure stret- 51 J OANNES DE R uPELLA, De preceptis et consiliis , Oxford , Bod!. , m s. Bod!. 2, f. 70ra: «No n
tamente necessaria. Giovanni della Rochelle , ad esempio, non si nascon- es t ergo qu er er e precepta virtutibus r espo nde nti a n ee pro hibi tio nes res po ndentes viciis,
de le difficolta che incontra chi vuole stabilire puntuali relazioni tra i n a m secundum aliud et a liud multipli cai·entu r vi rtutes et vicia et precepta . Nam num em s
dieci comandamenti e i sette vi zi da una parte e le sette virtu dall'altra. vir tutum sumi tur sec undum num erum po ten ciarum vel vir ium a nim e quas pe rficiunt et
ha bilita nt ad m o tum in De um , ut di citur su o loco. N um em s vero capita lium vicio rum su-
mitu r secundum ac tu s prim os vir tu tum a ni meet in ordinac io ne m a m o ris in ipsis. Numerus
49 Il tentati vo di assimila r e il d ecal ogo al se ttenari o si spinge fi n o ad a pplicare Ia m e-
ver o precepto rum secundum actus con sequ entes scili cet compositi, h oc est hominis p rout
tafo ra d ell'alber o a n che al sistem a d ei precetti ; cfr . R. GROSSETESTE, De decem mandatis, ed . di stinguimus actum cordi s o ri s et o peris, pro ut secundum ipsos es t m er eri , h oc est prout
R . C. DALES - E . B . K.l NG, Oxford 1987 , pp. 2-4. secundum ipsos es t ordin a ri ex carita te ad Deum et ad proxim u m •• . Il tra tta to d i Gi ovanni
50 Immancabilment e di scu ssa da tutti i teologi, Ia sufficientia del decalogo puo esse re della Rochelle e stato in buo n a parte inserito n ell a Summa Halensis col titolo di B1·evis ex-
illustra ta dallo sch em a segu ente : planatio praeceptorum ad instructionem simplicium (ALEXAN DRI S umma cit. , t. IV, pp. 587-
5982; p er il p asso cita to si ved a la p. 598 . Cfr. DouCET, Prolegomena , ibid ., pp. CCXII I- ccx1v.
deli tas I. Non h a b ebis d eos a lien os 2
II . Non assumes n om en Dei in vanum ' IoHANNES DE R uPELLA, De preceptis, m s. cit. , f. 77va: « Sc iendum ergo quod o mn e fa -
Ad Deum ever en ti a
[ ]mul a tus III. Mem ento ut di em sa bba ti san cti fices ciendum qui a de natura su a b o num in gen er e precipitur in decalogo, omne non fac iendum
quia d e natura su a m a lum , hoc es t secundum ra ti o nem gen er a lem qu a est o rdin a ri ex ca-
d ebitum r edde re IV . Hono r a patrem tuum et matrem tuam rit a~~· p ro hib etu r>•; cfr. ALEXANDR I S umma cit., p . 597.
,, L'analisi dei si ngoli prece tti e co ntenuta n ei ff. 68va-77 r b ; cfr. ALEXAN DRJ Summa cit. ,

~lvln:
propria p erson a V. Non occides
opere pe_rson a coniuncta VI. No n m oechaberis pp . 589 -597. Fra i tratta ti fran cescani sul decalogo basti ri corda r e il Legiloquium de decem
r e1 possesswn es VII. Non furtum fac ies preceptis di Gi ovanni del Ga lles (Cfr. BLOOMFIELD, Incipils c it. , n . 5345 , p . 460 ), il De decem
Ad
proximum p1•eceptis a ttribui to a Pietro Au reo lo (cfr. BLOOMFIELD, ! ncipits cit ., n . 3266, p. 282), e il De
non ore Nonl oqueri s contra p roximum tuum fa lsum
decem preceptis di Fra ncesco di Meyr o nne (ed. Paris 151 9, c fr. B LOOMFIELD, Incipits c it., n .
nocere ~t1m o mum

co r de
rue Non con cupi sces rem p roximi tui
4532 , p . 38 3)
54
Le Questiones d isputate de legibus et preceptis, de lege naturale, de lege mosaica di
Giova nni dell a Roc helle so no contenute in due m ss. (Assisi, Bib!. Co m ., m s. 138, ff. 213-
~o n desider abis u xorem proximi tui 232 ; Bib!. Vat., m s. Vat. La t. 78 2, ff. 129r a-1 33 rb ). Per l'analisi delle ques ti oni r upellia ne e
Per Ia sufficientia del setten ari o c fr. supra, p . 33 6 n. 14 . peri !oro rappo rt i co n la S umma Halensis cfr. F . H ENOUINET, Ist der Traktat 'De legibus
352 CARLA CASAGRAN DE- SILVANA VECCHIO LA CLASSIFICAZIO NE DEI PECCATI TRA SETTENARIO E DECALOGO 353

tecipato 55 . L'ampio spazio chela Summa dedica alla morale, infatti, ap- Il primato del settenario riceve in questo modo un colpo durissimo;
pare scandito da due grosse partizioni, il discorso sul peccato e quello l'antico e glorioso schema gregoriano none il sistema dei peccati, la rap-
sulla legge 56 . L'analisi delle virtu, mai completata dall'equipe francesca- presentazione · di una eterna genealogia del male; esso e solo uno fra i
na che ha collaborate all'opera, appare comunque in una certa misura tanti modi di.- classificare il peccato; come gli altri e importante e utile,
secondaria rispetto alla struttura morale presente nella Summa 57 . Il pec- rna non unico e non esaustivo. In effetti moltiplicare le classificazioni
cato con le sue molteplici classificazioni e la legge nella sua complessa vuol dire ridimensionare notevolmente ciascuna di esse e allimite ridi-
ed articolata struttura sembrano infatti esaurire la totalita del discorso mensionare il senso stesso di ogni impresa classificatoria, ormai leggibi-
morale , proponendosi come i due grandi modelli, in negativo ed in posi- le come un'operazione puramente convenzionale, volta a finalita prati-
tivo, ai quali il cristiano deve ispirare il proprio comportamento . che piu che a investigare la vera natura del peccato . Gli otto schemi della
L'analisi del peccato e nella Summa Halensis particolarmente ricca; Summa Halensis possono essere visti come il momento di massima at-
una pluralita di definizioni che mettono a fuoco ora la materia, ora la tenzione al problema delle classificazioni, rna al tempo stesso come l'av-
forma , ora la causa delle colpe, consentono di impostare altrettante clas- vio di un processo che nel volgere di pochi decenni portera i teologi a di-
sificazior.i: il peccato, sottoposto ad una serie di sguardi diversi appare sinteressarsi completamente di questo aspetto della teologia morale.
cosi identificabile a partire dalla gravita (veniale/mortale), dal suo rap - Piu che classificare e importante peri teologi definire esattamente la
porto con l'azione (delictum/comm iss um), dallo strumento con cui viene natura del peccato e nelle varie definizioni che la Summa elenca un ele-
perpetrato (pensieri/parole/opere), dalle potenze dell'anima che lo muo- mento sembra assumere un rilievo particolare, il riferimento alla legge:
vono (7 vizi capitali) , dalle matrici che lo generano (ex infirmitate, igno- il peccato e, Secondo la definizione di Agostino , un pensiero , una parola,
rantia, industria), dalle passioni che lo alimentano (amore/timore), dalle un'azione contrari alla legge eterna 59 . La legge si manifesta cosi effetti-
forme che in esso assume la concupiscenza (concupiscentia carnis, con- vamente come l'altra faccia del peccato, il necessaria presupposto per
cupiscentia oculoru m , superbia v itae ), dalla persona verso la quale e di- poter parlare di esso ed il vero fondamento di ogni affermazione che su
retto (Dio, il prossimo, se stessi) 58 . Sottoposto ad una sorta di dissezione di esso puo essere fatta.
anatomica, il peccato sembra quasi perdere la sua consistenza unitaria Il discorso sulla legge, che occupa tutta la seconda parte dellibro III,
e si presenta come un concetto, imbrigliato in una serie di relazioni che quasi sicuramente opera di Giovanni della Rochelle, rappresenta, per la
ne definiscono la natura . Quello che emerge da una tale vertigine classi- sua ampiezza e per la pluralita dei temi trattati, una indubbia novita al-
ficatoria e da una parte l'esigenza di cogliere la totalita dell'oggetto pec- l'interno di una summa teologica e testimonia in maniera tangibile il
cato , dall'altra l'impossibilita di fare riferimento ad una sola delle classi- profondo interesse con cui la prima scuola francescana ha studiato que-
ficazioni o comunque di stabilire fra esse una sorta di gerarchia di valo- sto tema 60 . Anche l'analisi della legge si articola in una pluralita di di-
re. Non prive di corrispondenze , rna mai perfettamente sovrapponibili , stinzioni, rna , a differenza dalle classificazioni del peccato , i diversi tipi
tutte e ciascuna sono ugualmente importanti, perche ciascuna costitui- di legge cui la Summa fa riferimento si incastrano l'uno nell'altro, a co-
sce uno specifico punto di vista sul peccato che evidenzia aspetti non struire un complesso ed articolato sistema unitario . Tutte le leggi riman-
percepibili attraverso le altre. dano in ultima analisi ad un fondamento unitario, la legge eterna, che si
identifica con la razionalita divina, principia immutabile dell'ordine del
et preceptis' in der 'Summa' Alexa11ders vo11 Hales vo11 Joannes von Rupella?, « Fran ziska ni-
sche Studi en ••, 26 , 193 9, pp . 1-22 , 234-2 58. 59
Cfr. AcosTI NO, Contra Faustum, XXII, 27, ed . I. ZYC HA, Pr agae-Vindo bo n ae-Lipsiae
55 DoucET, Prolegome11a cit. , pp . Lxxvm-Lxxrx; cfr. I. B RADY , Jean de Ia Rochelle, in Diet.
189 1, CSEL 25 , p. 621. A ques ta d efi ni zio ne, des tina ta a di veni re Ia d efini zio n e classica del
Spir., VIII , coli. 599-602. peccato, Ia Summa Halensis, in linea con le Sententiae di Pier Lo mba rd o (II , d . 35, c. 1, p .
56 PI NCKAERS, Les sou rces de Ia morale c it. , pp. 25 8-259 .
52 9), a ffianca Ia de fini zio ne di Amb rogio (De paradiso, ed . C. ScHENKL, Pragae -Vindobo-
57 ALEXANDRI S umma cit., IV, p. 420 : « Dicendum quod lex sive praecepta legis n aturali-
nae-Lipsiae 1896, CSEL 32,1, p . 296), che pure eviden zia il cara ttere di infraz ione alia Ieg-
ter sunt p r iora virtutibus » . ge: << Pecca tum est p raeva ri ca tio legis di vinae et coelestium ino bed ie ntia m a nda to rum ''
58 Ibid ., III. p p . 28 1-282. La m edesima scan sion e in ALBERTI MAGN I Summa theologica
(ALEXAND RJ Summa cit. , t. III, pp . 274-275 ).
cit., q . 115 , pp. 345-347 . Cfr. an ch e le di eci di visi o ni del pecca to secondo Gi ovanni della 60
0 . LaTTIN, La loi etemelle chez saint Thomas d'Aquin et ses predecesseurs, in Psycholo-
Rochelle (S umma de vitiis, m s. cit. , ff. 82vb-83ra). gie et morale cit., II, 1, pj:> . .52-5 8.
354 CARLA CASAGRAN DE - SILVANA VECCHIO
LA CLASSIFICAZIO NE DEI PECCATI TRA SETTENARIO E DECALOGO
355

creato e della sua moralita. Dalla legge eterna derivano, piu o meno di-
Chiesa, e la riscoperta e la fortuna del decaloao acquistano un
rettamente tutte le altre leggi, nella misura in cui contengono un princi- ticola t . "" sensa par-
.r~en e pre~nante m un momenta storico che segna l'epoca d 'oro
pia di legittimita: innanzitutto la legge naturale, sua filiazione piu pros- d
d e1 Intto canomco In q t f d. . .
sima e diretta, quella che la riflette in maniera immediata e puntuale , e cultura e dell ' . ~es. a ~se I massima gmridicizzazione della
poi, via via sempre piu lontane dall'archetipo, la legge divina (mosaica ll . 'd~pparato ~c~ ~siastico la nozione stessa di peccato sembra
a a_ nc~~ca I una deflmzwne piu rigorosa e di una fondazio .,
ed evangelica) e le leggi umane positive 61. Il riferimento al decalogo si
« Scie~tific~ » . _La riflessione sul peccato, nata nel XII secolo ro ~i: ~m
tentatiVe di svmcolare la prospettiva teologica da quella giuri~ic~ a =~
colloca quindi nel contesto di un'amplissima analisi del tema della legge,
che traccia una linea di continuita tra i dettami della legge eterna e della
re nel corso del XIII contrassegnata invece da una nuova e d. ' PP.
legge naturale e i precetti morali della legge mosaica, completati, rna genza d ' 1 1· •· . 1versa esi-
. . I ega Ismo. L Impiego ormai costante non solo nei testi dei cano
non annullati dalla legge evangelica. L'operazione di raccordo del deca-
logo coi sistemi morali tradizionali appare cosi risolta alia radice: i pre- ~~~~Ia::eanche_ :ella _l~tteratura pastorale e perfino in quella teologica d~
cetti mosaici sono per lora stessa natura la morale cristiana, dal momen- ~. quah :"ravi_ta del peccato, responsabilita personale, oiudizio
ta che si trovano all'incrocio di quel sistema di leggi che definisce i con- ~~m:I~nn~ soddisfazw_ne: re~tituzione, ecc., collocano il proble~a dell~
p n quadro di nfenmento di carattere prettamente a· .d.
fini dellecito e dell'illecito, del bene e del male. I dieci comandamenti, il modellando se ·, :;,Iun 1co,
d. mpre pm spesso 1a nozione di peccato su quella di c . .
nocciolo morale e quindi eternamente valido della legge mosaica, sono o I reato e rinviando la sua definizione ad un . . r:mm~
per il cristiano la norma per eccellenza; norma autorevolissima ed indu- prefissate 62 L'obbl" d 11 f . Sistema di regale o dileggi
. Igo e a con esswne annuale . d 1C ..
bitabile, perche dettata da Dio stesso, essi indicano tutto quello che si Laterano IV (1215) f . Impasto a onciho
' con 1a tras ormazwne della peniten .
deve fare e vietano tutto quello che non si deve fare. Il decalogo puo al- dura giuridica assimilabile in qualche misura al za In una proce-
lora tranquillamente essere usato , come Giovanni fa nel De decem pre- q t d. . processo, appare da
ues o punta I VIsta la conferma piu evidente dei cambi·a t. .
ceptis , per catalogare i peccati; quell a che importa e tener presente che ealtem t 'ld . . menimatto
non si tratta di un ulteriore schema che si affianca agli otto previsti dalla suto ste~s~ sdeelslsaociultisposi~iv~ ca~~ce di modificare in profondita il tes-
ura cnstrana .
Summa ; classificare i peccati a partire dal decalogo vuol dire individua-
re l'essenza del peccato, prima ancora delle sue diverse manifestazioni,
la dove si evidenzia la sua vera natura, nella relazione con la legge.
~~~s~l:;:~c:f~::~c!e~~s::,::':::~;e':::ad:~\;;;;,~~:~~: :~e~:r;~a;~~"x~~;
ar~ ~ Imp~fna I PI~ ms~gm rappresentanti del pensiero scolastico ap-
Il peccato e la legge iroble~~~~l_l~e~t:~:~o~e a~z:~~~~ed:l~~ ~~~~~~. ~~r!~ich~u.d!t~~~~!~ ~
La scuola francescana impone all'attenzione dei teologi il problema ella_p~htica, rna al tempo stesso risponde all'esigenza di razion .
della legge in tutta la sua ampiezza. La distinzione fra le diverse leggi, i e legittrmare la pretesa stessa della Chiesa di darsi una sua ~hzzare
tura giuridica. propna strut-
lora reciproci rapporti , il ruolo specifico che in questa sistema svolge la
legge mosaica costituiranno per tutto il XIII secolo un passaggio obbli-
gato di commenti alle Sentenze, di somme teologiche, di trattati morali .
la r~:~sli~~=l~:~~fft::~ez::;~~: %ofonde_che 1dividono i singoli teologi,
1" . """" uoversi, ne corso del '200 secondo
L'impianto della morale non puo non uscire profondamente modificato ~~~a me: di tenden~a _sostanzialmente unitaria. La scoperta fr;ncescana
da questa ampia riflessione che, non a caso, coincide con il tentativo leg""e. eter~a ~IVIene patrimonio comune della teologia e unto di
messo in atto dalla Chiesa di darsi un piu rigoroso apparato giuridico. Il ~~~~~z: _d~ og~I ~Iba~tito sull'argomento, ed il riferimento cos~ante ad
dibattito sulla legge infatti sembra scandire a distanza la costituzione di g hta pnmigema ed archetipica consente ai sincroJi teoloai· d . .
quel Corpus Juris Canonici che e destinato a diventare la legge della "" "" In-
62
Cfr. S. KuTTNER, Kanon istische Schuldlehre G. · b · .
IX, Citta del Va ti can o 1935 pp 8 _22 . p M von mtzan zs auf dze Dehetale11 Gregors
61
ALEXAN DRI Su mma cit., IV , pp . 313-412. Cfr. 0 . LOTTI N, La loi etemelle cit. , p. 53 ; I. BRA· nuels de confession au moyel~ a a~ (XII-Xvi . :c/HAU)D L·Q UANTJN, Sommes de casuistique et ma-
DY, Law in the 'S umma fratris Alexandri ', «Proceedings o f the Ameri can Catholic Philo- 63 N B , szec es, o u va m-LI!I e- Mo nt r' 1 1962
· ERJ OU, La confession dans lese •· . z . ea , pp. 35-3 8.
sophical Associa ti on >>, 24, 1950, pp . 133-147. cation de l'ame ou dema rche ,·udic. . . J Cll lLs ;11eo ogzques et pas to raux du XII l e siecle: medi-
zalle. , m aveau, Clt ., pp. 26 1-282.
CARLA CASAGRANDE- SILVANA VECCHIO LA CLASSIFICAZIONE DEI PECCATI TRA SETTENARIO E DECALO GO 357
356

condurre ad un contesto unitario l'analisi delle singole leggi (legge natu- precetto della prima possono essere collegati solo per via indiretta ai
rale , mosaica, evangelica, positiva) 64 . Francescani e domenicani concor- dettami della ragione e come tali possono essere modificati o sospesi
dano perfettamente nel riconoscere nel decalogo mosaico una sorta di dalla volonta divina senza che questo implichi contraddizione 66 .
compendia della legge naturale, dotato come tale di validita atemporale L'esigenza di salvaguardare l'assoluta liberta divina grazie allo scarto
e assoluta. Legge divina per eccellenza, la legge mosaica si impone per tra potenza assoluta e potenza ordinata, che costituisce uno dei tratti
specifici del pensiero di Scoto, si manifesta nella discussione sul decalo-
l'autorevolezza di colui che l'ha promulgata, rna la sua aderenza al piano
go in forma quasi paradigmatica. Legge stabilita e imposta da Dio , il de-
della legge naturale ne garantisce la validita universale ed esclude che
calogo e percio stesso la pili giusta e la migliore delle leggi; rna, assolu-
essa possa subire eccezioni o dispense. Nessuno ha il potere di sospen-
tamente vincolante per gli uomini, non lo e in alcun modo per Dio, che
dere, neppure per un momenta, l'obbligatorieta dei singoli precetti,
puo - de potentia absoluta - sospenderlo o sostituirlo in qualunque mo-
espressione congiunta della volonta divina e della forza della ragione;
menta con un'altra legge, destinata a diventare, peril fatto stesso di es-
nessuno , nemmeno Dio stesso, potrebbe dispensare dalla loro stretta
sere scelta da Dio, pili giusta e migliore della precedente .
osservanza 65 . E stato pili volte sottolineato come l'impostazione giuridica del pro-
Proprio dalla nozione di dispensabilita riparte invece l'analisi scoti- blema dell'onnipotenza conduca Scoto a costruire un'immagine di Dio
sta del decalogo . La constatazione che in qualche momenta della storia molto vicina a quella di un sovrano assoluto 67 . Quello che ci interessa
sacra Dio !1a di fatto sospeso la validita dei precetti , imponendo l'omici- sottolineare in questa sede non e tanto la traduzione in termini politici
dio , il furto o la fornicazione , fa emergere un'evidente sfasatura fra il dell'immagine di potere che si intravede nelle pagine scotiste, quanto
piano della volonta divina e quello della legalita naturale. Di fronte all'e- piuttosto la strutturale ambivalenza implicita nella dialettica potenza
videnza dei fatti , il presupposto della coincidenza tra legge di natura e assoluta-potenza ordinata ed i suoi risvolti in campo etico. La discussio-
decalogo appare agli occhi di Duns Scoto insostenibile : i precetti mosai- ne sulla dispensabilita dei precetti finisce paradossalmente per rinforza-
ci non sono la legge naturale, o meglio, non tutti i precetti rappresenta- re l'obbligatorieta del decalogo, espressione diretta della volonta divina
no la traduzione di quella legge; solo la prima tavola, quella che tocca i e percio stesso positiva manifestazione della legge morale. La scelta del
rapporti con Dio, impone obblighi immediatamente riconducibili alla decalogo , ancorche arbitraria e contingente se osservata dalla parte di
legge naturale; i precetti della seconda tavola e almeno in parte il terzo Dio, si manifesta agli occhi degli uomini come l'imposizione di una nor-
ma definitiva e vincolante, l'unica legittimata a guidare i loro comporta-
64 Ai t eolog i fran cescan i ri corda ti sopra si aggiungano: JoHANN IS W ALLENsrs Legiloquium
menti, l'unica in grado di definire le loro colpe.
de decem p1·eceptis, Oxford , B o d!., m s . Lincoln 67 , ff. 142ra-144va ; RrcARDI DE MEDIAVILLA S u -
per IV Iibras Sententiarwn cit. , III, dd. 37-40 , pp. 439-48 8; M ATTHAE I AB AQUASPARTAQuaestio- 66
nes d isputatae de anima separata, de an ima beata, de ieiunio et de legibus , ed . C. PlANA, Ad IoANNIS DuNs ScoTI In Librum III Sententiarum, in Opera Omnia, t . XV , Parisiis 1894,
Claras Aquas 1959, pp . 431-5 7 1. Pe ri do m enicani cfr . PETRUS DE TARANTASIA, Questiones de d . 37 , q . unica, pp . 741-742 , 783-86,825-2 7,843-45 ,8 51. Cfr. R . P. P RENTICE, The contingent
lege et preceptis, Bib!. Vat. , m s . B orgh es . 13 9, ff. 104v-110v; ALBERTI MAGN I De bono, ed. H. element governing the natural law on the last seven precepts of the Decalogue, according to
K uEHLE - C. FECKES - B. GEYER - W . K uEBEL, Munster 1951, pp. 283-2 88; THOMAE DE AQUINO Du ns S cot us , « Anto nianum » 42 , 1967, pp . 259-29 2 ; M . DAMIATA, I e II tavo la. L 'e tica di Gio-
S umma theol. , I, II, qq. 90-1OS ; I D., Collationes de decem praeceptis cit., pp . 24-25 . Per il di - vanni Duns S coto, Firen ze 1973; A. B . W oLTER, Duns Scotus on the Will and Morality,
battito scolas tico sui te m a della Iegge, cfr . 0 . LoTTI N, La loi en general. La definition thomi- Washingt o n 1986, pp . 57-64 .
67 C f r. E . R AND J, II sovrano e l'orologiaio. Due immagini di Dio nel dibattito sulla
ste et ses antecede11ts, in Psychologie et morale cit, t. II, 1, pp . 11 -47; I D., La loi etemelle cit. ,
ibidem, pp. 49-67; ID., La loi naturelle depuis le debut du XIIe siecle jusqu'a saint Thomas «potentia abso luta » fra X II e X IV secolo, Firen ze 198 6, pp. 56-65 ; W . J . CouRTENAY, The dia -
lectic of omnipotence in the high and late Middle Ages, in Divine Omniscience and Omnipo-
d'Aquin, ibid ., pp . 71-100.
65 Cfr. INNOCENTII V (P ETRI DE TARANTASIA) In lib. Sent. cit ., III, d . 37, q . 1, pp . 296-300 ; tence in Medieval Philosophy, ed . T. R uDAWSKY, Dordrec ht-Bos ton-La ncast er 1985, pp . 253-
T HOMAE DE AQUINO S umma Theol, I, II, q . 100, a . 8; RrcARDI DE MEDI AVILLA Supe r IV Iib ras Sen- 25 5; ID ., Capacity and voli tion . A history of the distinctio11 of absolute and ordained powe r,
tentiarum cit., III, d . 37, q . I , pp. 441-443 ; q . V, pp . 447-44 8,. II p r oblem a della di sp e n sabi- Bergamo 1990, pp . 101-103. Sugli sviluppi in senso giuridico-politico di qu est a pros pettiva
lita dei precetti era s tato affronta to d a Bern a rdo d i Chiaravail e n el contesto di un diba ttito nella scu ola scot ist a, cf:r. E . RAND!, 'Lex est in potestate agentis'. Note per una storia dell 'idea
sull'osservan za della regola (De praecepto et dispensatione, in SANCTl B ERNARD I Opera, vol. scotista di 'potentia absoluta', in S opra Ia volta del mondo. Onnipotenza e potenza assoluta
III, Ro m ae 1963 , pp . 241-294); in q u est o ambito Bernardo di stingu e tra Ia inviolabilita dei di Dio tra medioevo e eta modema, Bergam o 1986, pp . 128-13 8; ID., A Scotish Way of distin-
precetti divini ch e n o n p osson o esser e modifi cati d agli u o mini e Ia incom mutabilita della guishing between God's Absolute and Ordained Powers , in From Ockham to Wyclif, ed . A.
H uDSON - M. WrLKS, Oxford 1987, pp . 43-50 .
ragione divina et erna , ch e n e mm e no Dio p u b muta r e.
358 CARLA CASAGRANDE - SILVANA VECCHIO LA CLASSIFICAZIONE DEI PECCATI TRA SETTENARIO E DECALOGO 359

Ma la dialettica dell' onnipotenza consente di an dare ancora oltre. Nonostante le profonde differenze che, proprio sul tema dell'onnipo-
Anche quel nocciolo di legge naturale che Scoto aveva salvaguardato tenza divina, separano Scoto da Ockham 71 , le conclusioni nell'ambito
nell'analisi dei primi tre precetti appare agli occhi di Guglielmo di della morale sembrano essere le stesse: che si consideri, come fa Scoto,
Ockham un'incongrua limitazione dell'assoluta liberta divina. Da un il piano della p_otentia Dei absoluta come una possibilita reale da parte di
punto di vista strettamente logico, Dio potrebbe, se lo volesse, non solo Dio di infrangere le sue stesse leggi, o che si veda piuttosto nell'assoluta
sospendere i precetti che riguardano il prossimo 68 , rna abo lire il fonda- onnipotenza una possibilita logica mai tradotta in atto, cosi come la in-
menta stesso dell'intera morale cristiana, potrebbe imporre perfino al- tende Ockham, per entrambi l'esigenza di salvaguardare la totale liberta
l'uomo di odiarlo senza che questo implicasse contraddizione; l'odio di divina si accompagna al riconoscimento dell 'insostituibile valore delle
Dio diventerebbe, peril fatto stesso che Dio lo impone, un atto meritorio leggi che Dio ha promulgate. Definibili solo a partire da esse, bene e male
peril cristiano e la base di ogni moralita 69 . La provocatoria dottrina del- trovano nel decalogo il compendia esaustivo della loro articolazione.
l'odium Dei , paradossale corollario logico della concezione occamista La dottrina scotista sul decalogo segna profondamente la teologia so-
dell'onnipotenza divina, conferma e rafforza l'analisi di Scoto . Certo, prattutto francescana del XIV secolo 72 , rna i percorsi della morale volon-
Dio potrebbe, in un orizzo~te di assoluta onnipotenza che e definibile tarista si snodano anche al di fuori dei confini dell'ordine 73 . La provoca-
solo in termini logici, sovvertire completamente i fondamenti dell'etica toria dottrina occamista dell'odium Dei si riaffaccia con la medesima ca-
ed imporre i comportamenti piu inspiegabili e bizzarri; di fatto pen) Dio rica eversiva nelle affermazioni di Giovanni di Mirecourt 74 e compare
ha scelto una volta per tutte di incanalare la sua potenza entro un ordi- spesso, almeno come obiettivo polemico, nelle pagine dei teologi impe-
ne, al quale rigorosamente si attiene. Questo ordine, con le sue regole e gnati a ridefinire i confini della morale 75 . A cavallo tra XIV e XV secolo,
le sue leggi , costituisce l'orizzonte invalicabile entro il quale gli uomini
ritagliano la propria esperienza e definiscono i propri comportamenti. 71
. _ Sulla dottrina d ell'onnipotenza divina tra Scoto e Ockham si vedano, oltre ai saggi
Questo ordine ed esso soltanto consente di definire , in maniera pura- c1tat1 alia n . 6 7, M . A. PERNOU D, The Theory of the 'Potentia Dei ' according to Aquinas, Scot us
mente formale, che cosa e merito e che cosa e peccato: e solo perche Dio an d Ockham, « Antonianum », 47 , 1972, pp . 69-95; A. GHISALBERTI , Onnipo tenza divina e con -
tmg~~na del m ondo in Guglielmo di Ockham, in S opra Ia volta del mondo cit, pp . 33-5 5.
li ha proibiti e non perche intrinsecamente malvagi che determinati . La d1stmz10ne scotls ta tra prima e seconda tavola in relazione alia Iegge di natura
comportamenti costituiscono altrettanti atti peccaminosi; e solo in base ntorna m F RANCISCI DE MARONJS Decalogi seu decem preceptorum Do mini expla natio, Parisiis
ad un inappellabile decreta divino che questi atti e non altri comportano 1519, f. 8r; PETRI AuREOLI Com mentariu m in Se11t. cit., III, d . 37, q. 2, p . 542 ; JOHANNES DE
BAssou s, In III Sen tentiaru m , Parisiis 1517, d. 37, q . uni ca , f. 100 ss ; PETRUS DE AQ UILA
la pena eterna e possono quindi essere definiti peccati mortali 70 .
QuaiJstiones in fi! S ententiaru m , ed . C. PAOLI NI, Levan to 1907-1908, d . 37, q. 1, pp. 242-243.'
. Per un rap1do profilo della dottrina volontarista cfr. A. MICHEL, Vo lo ntarisme, in Diet.
68
GuiLLELMI DE OcKHAM S criptum in librum I Sententiarum. Ordi natio, d. 48, q . uni ca, Theol. Ca th., XV, 2, coil. 3309-3322 ; W. J. Co uRTENAY, N ominalisme and Late Medieval R eli-
ed. G. I. E TZKORN -F. E . K ELLEY, in Opem theologica, vol. IV, New York 1975, p . 690: gio n , in The Pursuit of Ho liness in Late Medieval and R enaissance Religio n, ed. C. TRI NKAUS
« Dice ndum es t qu o d si Deus vult eos non hon o rari n ee a b is to nee ab ali o, is te p eccat in -H. A. OBERMAN , Le iden 1974, pp. 26-59, o ra in W . J . CouRTENAY, Covenant and Cau sality in
h on o rando parentes s u os ». Med;gval Thought , London, Variorum Reprint 1984, IX.
69
ID. , Quaestiones in librum II Sententiarum (Reportatio), q. IS, ed . G. GAL- R . W ooD, Per Ia condanna delle proposizioni occamiste (1324-28) , cfr. A. PELZER, Les 51 articles
in O.foera Theologica, vol. V, New York 198 1, pp . 352-353 . de Gu illaume Occam censures en Avignm1, en 1326, «Revue d 'histoire ecclesiastique », 18,
0 ID ., Quaes tiones in librum IV Sementiarum (Repo rtatio), qq. 10-11, ed . R . Woo D- G.
1922, pp. 240-270; perle proposizioni condannate di Gi ovanni di Mirecourt, cfr . H . DEN IFLE
GAL- R . GREEN, in Opera Theologica, vol. VII, New Yo rk 198 4 , pp . 195-199. Sui fo ndam enti - E . CHATELAIN, Chartu lariu m Universitatis Parisiensis, Paris 1891, rist. anas t. Bruxelles
d ella morale occa mista, cfr. A. GARVENS, Grundlage 11 der E thik Wilhelms von Ockham , 1964, t. II , pp. 610-614 e G . TESSIER, Jean de Mirecourt ph ilosophe et theoloaien in H istoire
« Franziskanisch e Studie n », 21 , 1934, pp. 243-2 73, 304-408; E . BoNKE, Doctrina nominali- Litt~r_aire de Ia France , vol. 40, Pari s 1974, pp . 36-46 . "' '
stica de f~mdame11to ordin is moralis apud Guglielmwn de Ockham et Gabrielem B iel, ' Cfr. Tractatus de principiis theologiae , ed . L. BAU DRY, Paris 1936, p . 46, n. 8: ,, De us
« Collectanea Franc iscana ••, 14, 1944 , pp . 57-70; L. VEREECKE, L 'obligat ion morale selon potest virtuose odiri a voluntate creata »; RoBERTI HoLKOT In qu atuor Iibras Sententiarum
Guillaume d'Ockham, « La vie s pirituelle . Supple m e nt », 45 , 1958 , pp . 123 -143 , tra d. it. lD ., questiones , Lugduni 1518, ri s t. anas t . Frankfurt 1967, I. I, q . IV, a . II, cone!. III: " Homo po-
Da Guglielmo d'Ockham a sant'Alfonso de' Liguo ri: saggio d i storia della teologia morale test od1re s umm e deum meritor ie , sta nte lege que modo es t ». Si veda anche GREGORil ARI·
modema Cinisello Balsam o 1990 , pp . 170-1 88; L. URBAN, William of Ockham's theological MINENSIS Lectu ra super primum et secund um Sentent iarum, ed. D. TRAPP- V. MARCOU NO, Ber -
eth ics, « Franciscan Studies», 33 , 1973 , pp . 310-350 ; S . PI NCKAERS, Les sources de Ia mora'le lm- New York, dd. 34-37 , q . 1, p . 239; H uGO LI NI DE URBEVETERE Commentaria in quattu or li-
chretienne c it , pp. 284-300; L. FREPPERT, The basis of morality accm·ding to William Ockham, bros Sententzarum, ed . W. E cKERMANN - V. MARCOLINO , Wurzburg 1988, t. IV, d . 37 , q . unica
Chicago 1988, sop ra ttutto pp . 112-140. p . 125. '
360 CARLA CASAGRANDE- SILVANA VECCHIO LA CLASSIFICAZIONE DEI PECCATI TRA SETTENARIO E DECALOGO 361

Pietro d'Ailly ed il suo discepolo Giovanni Gerson, entrambi cancellieri nuovo testamento rappresentano per l'uomo una norma stabile, immu-
dell'universita di Parigi ed entrambi personaggi di spicco della politica tabile, assoluta. In questo contesto i precetti del decalogo possono costi-
ecclesiastica, ridiscutono, proprio a partire da quelle affermazioni, la tuire una sorta di compendia di tutti gli altri precetti tanto divini quanto
nozione di legge morale e di peccato . L'analisi che Pietro d'Ailly conduce umani; i peccati che infrangono i comandamenti possono essere letti
sul concetto di legge finisce per riconoscere la radice di ogni legalita nel- come una summa dell'intero universo del peccato 80 .
la pura volonta divina, a partire dalla quale soltanto e possibile definire
il peccato; legge giustissima per definizione, la legge divina, cosl come si
manifesta nei precetti mo.saici e nella legge evangelica, costituisce il II. IL DISCORSO PASTORALE
principia di ogni obbligazione morale ed il fondamento della nozione
stessa di peccato 76 . Gerson riprende e sviluppa l'idea che nessun atto e La lunga durata del settenario
buono o cattivo in se rna solo in relazione alla volonta divina cosl come A un primo sguardo il discorso pastorale si presenta come illuogo del
si manifesta direttamente nella legge rivelata 77 . L'impossibilita di defini- trionfo del settenario dei vizi. Un trionfo celebrato da innumerevoli te-
re il peccato in altro modo che in relazione a questa legge conduce Ger- stimonianze provenienti da tutti i generi letterari della pastorale, dal
son a mettere in crisi la stessa distinzione tra peccati mortali e veniali sermone a l trattato di vizi e virtu, dal manuale per confessori all'interro-
che costituisce dal XII secolo uno dei cardini della dottrina morale . Ma gatorio per penitenti, dal compendia di teologia morale al trattatello
l'enfasi port2ta sulla nozione di legge divina consente anche di stabilire catechetico 8 1 . Un trionfo che ha anche il sapore della rivincita: presso-
una netta linea di demarcazione tra le leggi che sono state promulgate che « scomparso >> dal dibattito teologico dopo il XIII secolo, il settenario
direttamente da Dio (decalogo e vangelo) e la pletora di precetti e di ob- prospera nei testi pastorali , dove resta uno dei grandi protagonisti alme-
bligazioni che da quelle leggi i poteri costituiti e la stessa Chiesa hanno na fino a tutto il secolo XV se non oltre.
creduto di poter dedurre 78 . Le fortune pastorali del settenario vanno in primo.luogo rintracciate
Alla fine del XV secolo Gabriele Biel, il teologo francescano tradizio- nei testi per la confessione composti tra la fine del sec. XII e la prima
nalmente considerato il trait d'union tra Ockham e Lutero, ripropone la meta del XIII secolo. Di questa letteratura, che precede e segue l'istitu-
dottrina della dispensabilita del decalogo di impianto scotista sullo sfon- zione della confessione nella sua forma moderna, sancita dal Canone 21
79
do di un volontarismo assoluto di ispirazione occamista . Il fondamen- del Laterano IV (1215), che impone a tutti i fedeli l'obbligo della confes-
to di ogni giustizia e di ogni legalita puo consistere solo nella libera ear- sione annuale, la classificazione dei peccati e argomento centrale: senza
bitraria volonta di Dio, rna le leggi che Dio ha impasto nell'antico e nel una mappa delle forme che puo assumere il peccato, neil riconoscimen-
76 PETRI DE ALLI ACO Quaestiones supe1· 1ibros Sententiarum, Lugduni 1500, Principium in
to delle colpe da parte del penitente ne l'interrogatorio e la valutazione
I Sent., D-H . Cfr. F. OAKLEY, Pierre d 'Ailly and the Absolute Power of God, « Harvard Theolo-
da parte del sacerdote sono possibili. Occorre predisporre una geografia
gical Review», 56, 1963 , pp . 59-7 3, ora in Io ., Natural Law, Conciliarism and Consent in the del peccato che sia sufficientemente ampia, per poter essere usata nei
Late Middle Ages, Londo n , Variorum Re prints 1984, III ; W. J . Co uRTENAY, Covenant and confronti di tutti i fedeli, qualunque sia il sesso e la condizione che li di-
Causality in Pierre d'Ailly, «Speculum ,,, 46 , 1971 , pp. 94-119, ora in Io. , Covenant and Cau- stingue, rna anche sufficientemente flessibile e particolareggiata, per po-
sality cit. , IX.
77 J. GERSON, De vita spirituali animae, in Io. , CE.uvres completes, ed. P . GLORI EUX, III, Pa-
80
ri s - Tournai- Ro m e - New York 1962 , pp. 113-202; si veda in particolare alla p. 124: « nihil G. BIEL, Collectoriwn cit. , p. 639: '' Omnia cetera praece pta ad d ecalogum reducun-
est malum nisi quia prohibitum , e t nihil bonum nisi quia Deo acceptum>>; «omni s rectitu- tur>>. Per le rifl ess ioni di Biel sulla Iegge divina in generale e s ul decalogo, cfr. H. A. OsER·
do moralis ipsius vo luntatis resultat ex conformitate ei us aut suorum actuum vel omissio- MAN, The Harvest of Medieval Theology. Gabriel Biel and Late Medieval Nominalism, Cambri-
num ad divinam legem et eius rectam ratio ne m >>. dge 1963 , pp. 90-119.
81
78 Ibid e m , pp. 133-140. Cfr. L. VEREECKE, Droit et morale chez Jea11 Gerson, «Revue Hi- Sui di ver si generi le tterari del di scorso pastorale vedi P. M! CHAUD-Q UANT!N, Les metho-
storique de Droit Fran <;:ais e t Etranger ,, , 34, 1954, pp. 417-427 , trad it. in lo ., Da Guglielmo des de la pastorale du Xllf au X TV'' siecle, in Methoden in Wissenschaft und Knust des Mit-
di Ockham cit. , pp. 243 -259. telalters (Miscellanea Mediaevalia 7), ed . A. ZIMMERMANN, Be rlin 1970, pp. 76-91 e L. E. Boy.
79 GABRIELIS BI EL Collectoriwn circa quattuor Iibras S ententiarum, ed . W. W ERBEK - U. LE, «Sum mae confessorum >>, in Les genres litteraires dans les sources theo logiques et philo-
H oFMANN, Ti.ib in gen 1979, III , d. 37 , q . uni ca, a. 2 , pp. 636-638; Cfr. Ba NKE, Doctrina nomi- sophiques medievales, Ac tes du Co ll oque international de Lo uvain-La -Neuve, 25-27 mai
11alistica cit., pp . 70-93. 198 1, Louvain-La Neuve 1982 , pp. 227-237.
362 CARLA CASAGRANDE- SILVANA VECCHIO LA CLASSIFICAZIONE DEI PECCATI TRA SETTENARIO E DECALOGO 363

ter essere di volta in volta adattata a ciascuno di questi interlocutori nel- vizi), altre pili particolari (le filiazioni), l'intero universo del peccato; dai
la sua individualita; non basta, bisogna anche che essa sia completa, per peccati carnali , individuati dalla gola e dalla lussuria, a quelli spirituali,
consentire l'individuazione di tutti i peccati . La confessione, ripetono i ascritti alia s.uperbia , all'ira, all'avarizia e all'invidia, cosi come insegna
testi con insistenza, ribadendo l' obbligo sancito dal Canone 21 di confes- la partizione gregoriana, che e quella prediletta dai nostri testi , nessun
sare tutti i peccati, deve essere integra: un solo peccato non confessato e
peccato puo sfuggire aile strette griglie del settenario; diventa cosi pos-
sufficiente per condurre alia morte eterna 82 .
sibile rimediare alia dimenticanza e all'ignoranza, soccorrere chi ha di-
II settenario dei vizi capitali si presenta da subito come lo schema
menticato i propri peccati e chi non li sa riconoscere, come capita so-
che meglio puo rispondere a tutte queste esigenze. Gli studi ormai nu-
prattutto nel caso dei peccati spirituali, meno popolari tra i fedeli rna
merosi sulla letteratura penitenziale del secolo XIII hanno pili volte sot-
spesso pili gravi dei pili noti peccati carnali 85 . Se accompagnato dallo
tolineato l'importanza che in essa assume l'antico schema dei vizi capi-
schema delle circostanze 86 ed esemplificato coni casus ricavati dalla le-
tali . Gia invocato, se pur in modo marginale ed episodico, come utile
schema di inte::.J.-ogazione del penitente in una serie di testi considerati gislazione canonica, il settenario consente di arrivare fin aile pili deter-
momenti di passaggio tra gli antichi penitenziali e i nuovi generi lettera- minate e individuali forme di peccato , rendendo possibile , cosi come im-
ri legati all 'istituzione della confessione moderna 83 , il settenario si im- pone uno dei principi della " nuova » confessione, quello dell 'arbitrarieta
pone con tutta la forza e l' estensione della sua struttura ramificata in delle pene, stabilire di volta in volta una penitenza diversa, commisurata
due opere che segnano la nascita di questa letteratura, il Liber poeniten- alia specifica gravita della colpa effettivamente commessa in quell'occa-
tialis del canonico vittorino Roberto di Flamborough, scritto tra il 1208 sione da quella persona 87 . In tal modo una casistica di tipo giuridico tro-
e il 1215, e la Summa confessorum del chierico inglese Tommaso di va posto all'interno di categorie di natura teologica e i due filoni che so-
Chobham, databile 1210- 1215 . In entrambi i casi l'appello al settenario stanziano la letteratura penitenziale, il teologico e il giuridico, convivo-
assume un tale rilievo da influenzare l'intera architettura del testo: Ro- no e si compenetrano tra loro tanto che Michaud-Quantin ha potu to par-
berto di Flamborough dedica un intero libro del suo trattato all'analisi lare di una vera e propria " morale juridisee ,, 88 .
dettagliata sotto forma di interrogatorio dei singoli vizi e delle loro filia- Ma quello che soprattutto piace del settenario e la sua struttura ordi-
zioni, Tommaso di Chobham riserva alia rassegna dei peccati compresi nata e coerente, che consente, come spiega Roberto di Flamborough in
nel settenario circa la meta della sua Summa 84 . un passo giustamente famoso, di superare quel disordinato racconto di
Piace del settenario la sua pretesa di totalita, il suo tentativo di domi- fornicazioni, spergiuri, omicidi, incesti, adulteri, furti e sortilegi, con il
nare con un numero limitato di categorie, alcune pili generali (i sette quale i fedeli sono soliti passare " biograficamente ,, in rassegna i loro
peccati. A questa informe, caotica ed episodica enumerazione di peccati,
82 Cmwne 21, Concilium Lateranense IV (1215 ): « Omnis utriusque sexus fidelis, po-
che confonde il penitente e mette a dura prova la memoria del sacerdote,
stquam ad annos discretioni s pervenerit, omnia sua solus pecca ta confiteatur fidelite r, sal-
te rn semel in anno proprio sacerdoti •• (i n Co11eiliorum Oecumenicorum Decreta , ed. G. AL· Roberto contrappone l'ordinato sistema delle colpe offerto dal settena-
BERJGO, G. L. DossETT!, P .-P. J oANNU, C. LEONARDI , P . PRODJ, Bologna 1991 , pp. 245) . Cfr. N. rio gregoriano : << Mi piace invece che incominciando dalla superbia, che
BERIOU, Autour de Latran IV ( 12 15): la naissance de la confession modeme et sa diffusion, in
L' aveau c it. , pp. 73-93. 85
83 B uRCHARD! WORMACENSJS Decretum, l. XIX , PL 140, 976-977; BARTOLOMEO DI E xETER, RoBERT OF f LAMBOROUGH, Liber poe11itemialis ci t , p. 179. TH OMAE DE CHOBAHM Summa
Con fessorum c it, p. 327: « Et num eret ei sep tem pecca ta qui a multi e tiam d e quibus d a m n e-
Poenitentiale, in A. MoREY, Bartholomew of Exeter, Bishop and Canonist, Cambridge Univer- sciunt utrum sint p ecca ta, et ideo oportet re du cer e e is in m emoriam genera p ecca torum,
sity Press, pp. 175 e 203 ; ALAIN DE LILLE, Liber poenitentialis, ed . J. LoNGERE, Louvain-Lille quia fau ci sunt qui co nfitea ntu r peccata s piritualia ».
1965 (Anal ecta Mediaevalia Namurcensia 17-18 ), II, p . 27 . Per queste ed altre testimonian- 8
Sull'uso d e ll e c ircos tan ze nella peniten za cfr. J. G RONDEL, Die Lehre vo11 den Umstiin-
ze c fr. R uscoNI, 'Ordi nate confiteri ' cit. (ve di supra, p. 332, n . 6), pp. 298-302 . den der menschlischen Handlung im Mittelalter, Mi.ins ter W est f. 1963 (BeitJ-age zur Gesc hi-
84
ROBERT oF fLAMBOROUG H, Liber poenitentialis, ed. J. J. fiRTH, Toronto 1971 , l. IV, pp . chte der Philosophie und Theo logie d es Mitte la lters 39/5) , in particolare le pp . 393-418.
179-202. THOMAE DE CHOBHAM Summa Confesso,-um , ed. F. BROOMFIELD, Louvain-Paris 1968, 87
Si veda ad ese mpi o co me To mmaso di Chobham gius ti fica Ia n ecessita peril sacer-
(Analecta M ediaevalia Namurcensia 25 ), art. VII, dd . II-XIII, pp . 330-572. Sulla struttura dote di conoscere lo sc he m a d e i sette vizi cap itali : « H aec a u tern omnia oportet sacerd o te m
d ei due testi e in particolare sull'importanza che in essi assume il settenario dei vizi si veda considerare dilige nter, ut scia t attendere ge n era peccatorum et c ircum sta ntias secundum
MI CHAUD-Q UANTIN, A propos des premieres« Swnmae confessm-um >> cit. (ved i supra, p. 332, n. quas maior ve l minor est iniungenda p e nite ntia » (Summa confessorum ci t. , p . 15).
6) , in particolare le pp. 276-296. 88
MICHAUD-Q UANTLN, A propos des premieres c it. , p. 295 .
CARLA CASAGRANDE- SILVANA VE CCHIO
LA CLASSIFICAZIONE DEI PE CCATI TRA SETTENARIO E DECALOGO 365
364

e la radice di ogni male, tu confessi i singoli vizi, co n le lora specie , per Dopa questi primi significativi successi la fortuna del settenario nella
gradi a seconda di come uno nasce e procede dall'altro; e cioe in prima letteratura per la confessione non si affievolisce: dal XIII al XV secolo, e
luog; la vana gloria, in secondo l'invidia, in terzo l'ira, in quarto l'acci- anche oltre, non c'e testa che non vi faccia riferimento . Non sempre uti-
· sett1mo
dia, in quinto l'avarizia, in sesto 1a go1a, 1n . . >> 89 • L' or-
l a l ussuna lizzato nella sua forma pili completa ed elaborata, a volte ridotto a una
dine genealogico del settenario, che governa la successione dei ;i~i se- rapida enumerazione dei vizi e delle lora principali filiazioni , il settena-
condo uno schema di progressiva concatenazione causale e che s1 npro- rio compare immancabilmente per almena tre secoli in tutti i sistemi di
duce poi all'interno di ogni vizio attraverso la proliferazione delle filia- classificazione delle colpe proposti dalla letteratura per la confessione ,
zioni, mette a disposizione del sacerdote un universo del peccato dalla dove , pili o meno ramificato, pili o meno popolato di peccati, pili o meno
struttura ben riconoscibile , nella quale ogni elemento e classificabile e integrato con altri schemi, continua a svolgere presso confessori e peni-
prevedibile: il peccato , in tutte le sue forme, puo essere riconosciuto, tenti la sua preziosa funzione di guida all'interno della variegata compa-
previsto e quindi, quando e possibile, anche prevenuto .
90 gine dei peccati 94 .
La scelta di Roberto e di Tommaso sara ben presto condivisa da mol- Nel frattempo i sette vizi capitali si impongono anche in altri ambiti
ti: riproposto ai confessori in due brevi trattati compresi negli statuti si- della letteratura pastorale. I numerosi testi volti all'istruzione del clero e
nodali emanati tra il 1224 e il 123 7 dal vescovo inglese Alessandro dei fe~eli, dalle disposizioni sinodali ai manuali per sacerdoti, dai trat-
Stavensby 9 1 e da un'anonima Summa de poenitentia , composta in lnghil- tati di perfezionamento spirituale ai compendi di istruzione teologica
terra poco dopa il 1234 92 , il settenario dei vizi mantiene la sua centralita fino ai trattattelli catechetici per laici, si mostrano unanimi, pur nella
nell'interrogatorio del penitente anche nei primi trattati domenicani pe~ diversita di articolazione e di approfondimento che li caratterizza, nel
la confessione di Paolo d'Ungheria e di Raimondo di Peflafort, compost1 dedicare sempre ampio spazio all'esposizione dei sette vizi. Il cui cre-
negli anni '20 del secolo XIII , dove pure, soprattutto nel ~aso ?i Ra.i~on­ scente successo trova conferma anche nella predicazione: oltre ai ser-
do e ai testi del nascente diritto canonico che viene lasc1ata 1 anahs1 e la moni dedicati al settenario o ad alcuni dei vizi che lo compongono, val
93 la pena di segnalare la presenza di alcuni sermonari interamente dedi-
valutazione dei singoli peccati .
cati a questa schema, sui quali avremo modo di tornare; come pure tor-
89 RoBERT oF FLAMBOROUGH, Liber poenitentialis cit., p . 62. Cfr. MI CHAUD-QUANTI N, A propos neremo, attraverso alcuni esempi significativi, su alcuni degli innume-
des premieres ci t. , p . 279 e R uscoN I, 'Ordinate confiteri' cit., p . 303 . revoli testi espressamente dedicati al settenario, che, tra scarni trattatel-
'9o Si ved a qua nta scrive Tommaso di Chobha m Ia dove insiste sui vantaggi che Ia co-
noscen za del settenario dei vizi com porta per il confesso re: « et sciat (sacer dos) etiam que li e ponderose somme, popolano numerosi la letteratura latina e quelle
peccata ex quibus nascantur , ut sciat premunire penitentem ne ab un o peccato ruat m in lingua volgare dei secoli tardo-medievali e che costituiscono la testi-
aliud » (Summa confessorum cit ., p . 15). . monianza pili clamorosa della diffusa e permanente presenza dei sette
9 1 Cfr. F. M. PowiCKE _C . R. CHENEY, Councils and Synods with Other Documents relatzng
to the English Church, I, Oxford 1964, pp. 207-226, in particola re le pp . 214-2_20 peril tra t- vizi capitali 95 .
tato De VII criminalibus e le pp . 220-22 6 peril De confessione, nel quale per l mterroga zw-
ne del penitente si consiglia l'uso d el setten ario insiem e a circostanze, status e membra del
scente prevalen za nei testi per Ia confessione di materi ale p roveni ente dalla legisla zione
corpo . Sul ru olo della legislazione sinodale all'interno del rinnovamento pastoral_e del se-
canonica a scapito di qu ello di origine teologica , cfr. MI CHAU D-Q UANTIN , A propos des pre-
colo XIII, cfr. R. f oREVILLE, Les statuts synodaux et le renoveau pastoral du Xllle szecle da ns
m ieres cit., pp . 297-2 99. D'altro canto nella Summa de casibus poenitentiae di Raimondo di
le Midi de Ia France, «Cahiers d e Fanj eau x>>, 6, 1971 , pp . 119-1 50 e piu in ge nerale le con-
Pefiafo r t, che porta fin o in fondo questo p rocesso di « giurid icizza zione >>, dedi cando le pri-
siderazioni di 0 . PoNTAL, Les statuts synodaux, Turnhout 1975 (Typologie d es sources du
me due parti dell'opera all'analisi dei peccati indi viduati dalla legislazione can onica, J'in-
Moxen Age 0 ccidental11 ), pp . 44-51. . . dicazione del settenari o r itorn a qua ndo si tratta di dettare le norme per l'interrogazi one
92 J. GoERI NG, The 'S umma de penitentia ' of Magister Serlo, «Media eval StudieS, .35,
del penitente (RAYMUN D! DE P ~NIAFORT Summa de poenitentia, Ro mae 1607, l. III, 31 , pp . 465-
1976, pp . 1-53. Si tratta di un testo quasi interam en te dedicato all'a nalisi del setten ano e
466); cfr. MICHAUD-Q uANTI N, A propos des premieres cit. , pp. 300-305.
d elle su e fili azioni . . . . , 94
93 Si fa qui riferimento a lia versione lunga d ella Summa de poemtentza d1 ,PaolodUn-
Per una rassegna di alcuni testi significativi d ella m a nu alisti ca peni tenziale dal XIII
al XV secolo e un'analisi del p osto da essi assegnato a l settenario e ad altri schem i m orali
crheria edita in Bibliotheca Casisensis, IV, Mon tecassino 1880, pp . 19 1-21 5; l espoSIZione
cfr. infra, pp. 378 -3 8 1.
d el settenario d ei vizi e d elle quattro virtu cardinali manca n ella versione corta , che Mi- 95
Sulla fortuna m edi evale del settena ri o nella tradizione la tina e volgare si rinvia alia
chaud-Qua nti n e p ropenso a considerare com e un' abbreviazione su ccessiva d ella verswne
bibliografi a citata supra, pp. 33 1-332; in parti colare per i tra tta tti sui vizi e le virtu cfr. R.
]unga; lo studi oso fra ncese val uta l'omissione del settenario com e un sintom o d ella ere-
366 CARLA CASAGRANDE- SILVANA VECCHIO LA CLASSIFICAZIONE DEI PECCATI TRA SETTENARIO E DECALOGO 367

Questa enorme successo del settenario in ambito pastorale merita Ma il pili delle volte la giustificazione del settenario dei vizi sulla
una riflessione . Si tratta di capire come uno schema, concepito da mo- base dell'effettivo procedere dell'atto peccaminoso e tema di riflessione
naci per monaci all'interno della spazio pacificato del monastero, abbia estraneo ai tes.ti pastor ali; quando viene affrontato , lo e in modo margi-
potuto non solo essere usato per individuare comportamenti di uomini nale. In quest i testi la parte pili consistente e articolata e sempre quella
e donne che vivono nel mondo rna conoscere proprio in quello spazio, dell'enumerazione dei vari peccati all'interno dei vizi come accade nel
che gli era inizialmente estraneo, il suo successo pili ampio e clamoroso . testa di Peraldo, dove si ricorre alla teoria del procedere dei peccati dal-
E questa mentre i teologi, come abbiamo vista , lo sottoponevano a una l'amor inordinatus in un breve inciso a meta della trattazione.
serie di revisioni e di critiche arrivando in qualche caso a negarne qual- E se mai interessante notare che la dove una teoria compiuta e coe-
siasi efficacia come strumento di individuazione dei peccati . rente sull'origine e sul procedere dei sette vizi viene formulata, come ac-
Sui meriti del settenario dei vizi abbiamo gia registrato le autorevoli cade nei testi di Grossatesta, in cui i singoli peccati vengono ricondotti
opinioni degli autori dei manuali di confessione, tra i primi ad impadro- alle forme di corruzione subite dall'anima e dal corpo 97 , o nella Specchio
nirsi di questa schema monastico per esportarlo nel mondo : di fronte al de' peccati del frate predicatore Domenico Cavalca, in cui i peccati ven-
succedersi disordi'1ato dei peccati , il settenario, grazie alla sua struttura gono ordinati a seconda del movimento interiore che li ha generati 98 , la
ordinata, garantisce un sistema di riconoscimento e di classificazione in classificazione scelta none certo quella del settenario dei vizi: in un caso
cui ogni peccato trova un nome, una classe di appartenenza, un criteria e il sistema delle virtu, nell'altro quello delle passioni che diventano
di valutazione . L'opinione e ampiamente condivisa. Del settenario ser- schema di classificazione dei peccati . Si tratta comunque di proposte
monari , somme, trattati di istruzione religiosa apprezzano e recuperano minoritarie, nonostante la diffusione delle opere che le sostengono . La
la potenzialita tassonomica facendone un capiente contenitore di pecca- dove si tratta di classificare peccati, il settenario resta infatti lo schema
ti. E nella misura in cui i vizi della schema settenario si mostrano suffi- preferito; la sua presenza, rispetto a quella di altri schemi , risulta senza
cientemente potenti come categorie classificatorie dei peccati la pasto- dubbio preponderante.
rale continua a farvi riferimento senza porsi necessariamente il proble- E il modo pili comune di servirsi del settenario e quello di farne, al di
ma di giustificarne la natura, il numero e la successione, senza cioe pre- la di ogni giustificazione, un grande repertorio classificatorio. A confer-
occuparsi necessariamente di fondare il settenario all'interno di una rna di questa uso prevalentemente tassonomico del settenario e interes-
teoria del peccato che ne mostr i l'origine e il procedere .
Non mancano certo tentativi anche in ambito pastorale di giustifica- dell. II, dopo l'analisi di gala, luss ur ia, avari zia e a ccidia e prima d ell'analisi di superbia,
re l'uso del settenario ricorrendo ai vari modelli che abbiamo vista di - ira e invidia. Introdotta a giustificazione dell'ordine seguito dall 'autore, mostra come ogni
vizio nasca dall'amore di sordinato di un b en e o di un m ale. Gola, lussu r ia e avari zia sono
scussi a livello teologico. Sono tentativi che fanno appello ora al modello definite amo ri eccessivi p er b eni minori , l'accidia un amore troppo tiepido p er un grand e
della concatenazione genealogica di un vizio dall'altro, come fa Roberto bene , Ia superbia un am or e eccessivo p er il proprio b en e, invi di a e ira am ori peril m ale del
di Flamborough , ora alla teoria della voluntas deordinata , come propane prossimo . Sull'or igine e Ia fo rtuna di questi modelli , cfr. WENZEL, The S even Deadly S ins cit,
pp. S-8 e supra, pp. 335-33 6.
il domenicano Ugo di Strasburgo nel Co m pendiu m theologicae veritatis , 97 Sulla classifica zio n e dei p eccati n elle opere p as torali di Ro berto Grossatesta vedi su-
influente somma di volgarizzazione teologica , ora alla teoria agostinia- pm , ~P · 346-347 , nn. 39-42.
9 Nella Specchio de' peccati di Cavalca (ed . F . DEL FuRIA, Firen ze 1828), op era di su ssi-
na dell'amor inordi natus , come suggerisce un altro domenicano , Gugliel-
dio p er Ia confess io ne che p oteva servi re an che p er Ia predi ca zio n e, co mposta verso il
mo Peraldo, autore della pili diffusa e autorevole somma di vizi e virtu
1333, i peccati ve ngono cla ssifi cati prima in b ase a sei fo nda m entali << affetti o movimenti
del secolo XIII 96 . del cuore ,, (amor e, odi o, dol or e, gaudio , timore, speranza ) e po i ulteriorm ente suddi visi in
base ad altri sch emi (cu ore\lingua\oper e\o missione e contra Dio\i l p rossimo\se stes si). La
NEWHAUSER. The treatise on Vices and Virtues in Lati11 w1d Vernacular, Turnho ut 1993, classifica zion e dei p eccati sulla base d elle p assioni , a una pr ima indagine, che andrebbe
(Ty~o l og i e des sources du Moyen Age Occidenta l, 68) . ulteriormente appro nfo ndita, non r isulta m olto di ffu sa . Nelle esuber a nti liste di p eccati
6 prop oste dall a m anualis ti ca p er Ia confessione del XIV e del XV secolo, p assate in rassegna
R OBERT OF FLAMBOROUGH, Liber poenitentia/is cit ., p . 62 ; H UGO RI PELIN DE ARGENTI NA,
Compendium theologicae veritatis, in ALBERTI MAG NT Opem Omnia, ed . A. B oRGNET, Paris iis piu avanti , solo il Confessionale di Mar chesino da Reggio, n ella versione presente nelle
1895 , t. XXXIV, pp. 104-105; GuJLLE LMI PERALD I S umma virtutwn ac vitiorwn, II , Par is iis opere di San Bon aventura (VII, Romae 1596, p. 52 ), co nti en e un rapido accenno allo sche-
1669 , pp . 213-2 14; Ia teo r ia d ell'amor inordinatus com e origine di tutti i vizi si trova a m eta ma delle se tte affectiones, n ell'ordine spes, tin~or, gaudium, maeror, amor, pudor, odium.
368 CARLA CASA GRANDE- SILVANA VECCHIO
LA CLASSIFICAZIO NE DEI PECCATI TRA SETTENARIO E DECALOGO 369

sante notare come la struttura genealogica del sistema si vada progres- ne dal rapporto di discendenza a quelli di inclusione, partecipazione ,
sivamente smorzando _ Si attenua la concatenazione genealogica di un modalita, somiglianza 103 .
vizio dall'altro; ne resta qualche traccia nell'indicazione di rapporti di Cosi come viene utilizzato nei testi di pastorale, il settenario tende
causalita tra due vizi elencati in successione (classico e per esempio il dunque a pres entarsi come un r epertorio tassonomico che non ha la pre-
rapporto di causa-effetto tra gola e lussuria, piu volte ribadito , rna non tesa di rivelare l'effettivo procedere dei peccati rna che risponde all'inte-
mancano accenni anche ai legami tra superbia e invidia, o tra invidia e resse primario dei protagonisti della pastorale: disporre di fronte al po-
ira) e nell'ordine con cui i vi zi vengono in molti casi passati in rassegna polo dei fedeli di un sistema classificatorio sufficientemente potente da
(superbia, vanagloria, invidia, ira, accidia, avarizia, gola, lussuria = svi- consentire la descrizione e la valutazione di una grande quantita e varie-
iaagl) , senza pero che si faccia in genere riferimento al modello concate- ta di comportamenti peccaminosi rna anche sufficientemente semplice
nativo che si nascondeva dietro questa sequen za 99 . Il piu delle volte i vizi da far rientrare queste molteplici e variegate forme del peccato in un nu-
vengono passati in r a ssegna secondo criteri che nulla hanno a che vede- mero limitato e controllato di categorie.
re con la loro origine: a volte si comincia con i vizi carnali per passare Come tale il settenario si mostra di straordinaria efficacia. Gia nella
poi a quelli Sf.n rituali, altre volte si sceglie la successione fondata sul ter- sua formulazione piu semplice, quella prevista dal modello gregoriano,
mine saligia (superbia, avarizia, lussuria, invidia, gola, ira, accidia), suc- che a ssegna un certo numero di filiazioni a ciascun vizio , il settenario
cessione che mette in primo piano i tre vizi considerati piu importanti e raggiunge una buona quantita e varieta di azioni peccaminose; se questa
che presenta indubbi vantaggi di memori zzazione 100 . formulazione, come accade in molti casi, viene ulteriormente elaborata,
Anche il ruolo di radice della superbia rispetto agli altri vizi viene at- facendo intervenire altri criteri , che si affiancano a quello della filiazio-
ne o vi si aggiungono in seconda battuta dando origine a un procedimen-
tenuata. Ribadito da molti testi, viene pero in parte ridimensionato dal
to di progressiva suddivisione, la mappa dei peccati individuati si esten-
rilievo sempre maggiore dato alla triade superbia, avarizia, lussuria,
de ulteriormente. I criteri che intervengono all'interno dei vizi per indi-
identificate con le tre concupiscenze dell'epistola giovannea 10 1, dall'assi -
viduare e classificare vari tipi di peccati sono molteplici: e soggetti a va-
milazione, piuttosto frequente dopo il XIII secolo, di vanagloria e super-
riazione : ogni testa ne privilegia piu di uno e spesso variano da vizio a
bia, che finisce col ridurre le distanze tra la superbia e gli altri vizi, e dal
vizio all'interno di un singolo testo.
primato assunto in alcuni casi dall'avarizia, sulla spinta di una situazio-
Basta guardare al piu importante trattato sui vizi del XIII secolo, la
ne sociale nella quale i comportamenti legati all'accumulazione dei beni
somma di Peraldo , per verificare come vi si proceda variamente alla sud-
acquistano un rilievo sempre maggiore 102 .
divisione interna dei vizi. Ogni vizio viene distinto in species o divisio-
Resta invece il rappori:o di filiazione dei peccati dai vizi sulla base del
nes . Nel caso di superbia e ira e prevista anche la presenza di filiation es .
quale e possibile procedere alla classificazione dei singoli peccati in ca-
In queste categorie trovano poi posto vari peccati (molti sono quelli del-
tegorie piu ampie, rna e interessante notare che per designare i gruppi di
la tradizionale enumerazione gregoriana) che vengono poi ulteriormen-
peccati dipendenti dai vizi, accanto, e a volte in sostituzione, ai termini
te suddivisi in base a diversi criteri . In primo luogo quello binario fon-
filia e e rami si usano con sempre maggiore frequenza termini come spe-
dato sulle opposizioni anima\corpo, interno\ esterno, spirito\ carne, che
cies, div isiones , satellites , m embra , proprietates , che spostano l'attenzio-
puo essere riferito sia alle modalita di esecuzione dei peccati (per esem-
103
99 Sulla cris i d el m od ello con ca tena ti vo vedi supra, pp . 33 5-340 . Solo qualche esempi o : PERA LDO, Summa cit. , u sa le catego ri e species, satellites, filiae,
100
Peri di versi ordini di enum erazio n e d ei vizi, ri conducibili sostan zialme nte a t re , il divisiones , se n za di stingu ere con precisio ne, co m e del r es to a nch e gli altri autori, tra qu e-
primo fa tto r isalire a Cass ia n o (glaitavs) , il seco nd o a Gregorio (siiaagl o viiaagl), il ter zo a sti termini ; il Fasciculus Marum, un tra ttato sui vizi e sull e virtu scritt o n ei primi anni del
En r \g? di Sus a (saligia) , s i ve da B LOOMFIELD, The S even Deadly Sins c it., pp . 68-9 1 e 105-106. sec . XIV da un fra n cescan o inglese ad u so dei p i-edi cato ri (ed. S . WENZEL, Pennsylva nia Sta-
Sullo sc hem a d elle tre con cup1 sce n ze n spetto a! se ttenar io d ei vizi, vedi supra , p . te University, Uni versity Park and Lo ndon 1989), usa membra e propri etates; ALEXANDER
339 , n . 19. CARPENTARIUS, Destructorium vitiorum, N uremb erge, per Anto nium Koberger , 1496, usa p er
102
Cfr. L. K. L ITTLE, Pride Goes before Avarice: Social Change and the vices in Latin Chri- tutti i vizi Ia suddivisio n e in species, tra nne che p er Ia van aglo ri a, d istinta in fi liae; su qu e-
stendom , « Am erica n Hi stori cal Review», 76 , 1971 , pp . 16-49; e A. MuRRAY, Reason and S o- sta voluminosa somm a di vizi compos ta in Inghilterra nel sec. XV, cfr. G. R . OwsT, The 'De-
ciety i11 the Middle Ages, Oxford 1978 , trad . it. Ro m a 1986, pp . 67-90 . struct07·ium vitiorum ' of Alexande r Carpe11ter, Lo ndo n 195 2.
370 CARLA CASAGRANDE - SILVANA VECCHIO LA CLASSIFICAZIO NE DEI PECCATI TRA SETTENARIO E DECALO GO 371

pio la lussuria viene distinta in lux uria cordis et operis) che al contenuto d'animo, dal torpor alla vagatio men tis fino alla desperatio , che provoca-
della colpa (per esempio la tradizionale partizione delle superbia in in- no una specie di ottundimento progressivo della tensione spirituale, col
teriore, se rivolta alle qualita intellettuali e morali della persona, ed este- passare del tempo si dilati fino a comprendere tutti i comportamenti in-
riore, se riguardante beni esteriori, come la bellezza e la prestanza del dolenti , negligenti, oziosi nei confronti di Dio e del prossimo che si ma-
corpo , la potenza e la nobilta della stirpe, la ricchezza e la raffinatezza nifestano nella vita religiosa come in quella sociale 104 . La stessa dilata-
degli ornamenti) . Un altro criterio utilizzato rinvia ai diversi obiettivi zione e laicizzazione che subisce l'accidia riguarda anche altri vizi: cla-
che i peccati possono perseguire : per esempio all'interno dell'ira si di- moroso e il caso dell'avarizia nella quale rientrano tutti i peccati legati
stinguono gli atti di ira verso di se da quelli verso il prossimo e all'inter- all'affermarsi di un'economia mercantile e monetaria, dalla frode com-
no della superbia gli atti contro la fede (eresie e varie credenze sospette), merciale all'usura, alle quali viene spesso dedicato ampio spazio 105 . E
quelli contro Dio, gli angeli, i padri spirituali e carnali (tutti gli atti di ir- non meno significativo e il trattamento riservato alla lussuria che pre-
riverenza e disubbidienza). Per la lussuria funziona una particolare ca- vede una regolamentazione precisa e circostanziata della sessualita dei
tegoria di peccati , gli incitamenta , peccati che risultano attinenti a quel laici, uomini e donne , in sintonia con la dottrina sacramentale del
vizio in quanto capaci di provocarlo, categoria che consente a Peraldo di matrimonio 106 . Si potrebbe continuare cita ndo altri esempi: l'analisi
dedicare largo spazio ai temi dell'ozio , dei rapporti con le donne , del po- della conflitt ualita sociale, nelle forme dell 'odio e della diffamazione,
tere seduttivo della musica e del canto. Un ulteriore criterio, che Peraldo considerate aspetti dell'invidia 107 e in quelle della rissa , dell'omicidio e
usa con una certa frequenza , distingue i peccati in base alla figura del della guerra, collocate all'interno dell 'ira, la codifica di una disciplina
peccatore : per esempio all'interno della lussuria vengono distinti i pec- delle pratiche alimentar i, che interviene sulla quantita, la preparazione
cati che riguardano lo stato laicale da quello clericale, bipartizione che e i modi di assunzione dei cibi , prevista all'interno della gola 108 , l' atten-
funziona anche per l'accidia e per la superbia, dove i peccati che riguar- ta valutazione sui modi di abbigliarsi, ornarsi e truccarsi delle donne
dano gli uomini di Chiesa vengono ulteriormente ripartiti a seconda che che trova posto nella superbia, nella vanagloria o nella lussuria a secon-
siano commessi da prelati o da sudditi , da chierici o da claustrali ; all'in- da dei casi 109 . Importante e comunque sottolineare la capacita del sette-
terno dell'avari zia si riserva un'analisi particolare ai peccati dei mercan-
nario di aderire alla complessa situazione che e chiamato a interpretare
ti, a quelli degli avvocati, dei ministri della Chiesa, dei giocatori.
proponendosi come il contenitore di tutti i comportamenti peccaminosi
I criteri con cui procede la somma di Peraldo sono piu o meno quelli
che la societa degli uomini presenta in gran copia e varieta.
di tanti altri testi dello stesso genere , precedenti e posteriori a quello del
Contenitore che diventa sempre piu capiente se alla dilatazione inter-
domenicano francese . A volte l'impianto appare << meno disordinato >>: al-
na dei singoli vizi si aggiunge un 'opera di integrazione rispetto alla stes-
cuni autori scelgono lo stesso tipo di suddivisione per ogni vizio invece
sa struttura del settenario . Non sono pochi i casi in cui ai sette vizi si ag-
di riservare a ogni vizio una sua a rticolazione particolare come avviene
giunge un altro vizio, e in qualche caso anche piu vi zi, in cui catalogare
in Peraldo . Altre volte, a seconda dell'ampiezza e del tipo di testo, l'enu-
peccati che nei vizi tradizionali non trovano posto o che, occupando una
merazione delle suddivisioni interne e molto rapida . Ma la dove , come
accade nella somma di Peraldo e in molti altri testi , le potenzialita tas- 104
W ENZEL, The sin of sloth: 'Acedia ' c it. (vedi supra, p. 33 2, n . 4 ).
sonomiche del settenario vengono esperite fino in fondo , allora il sette- 105
Cfr. M uR RAY, Reason and Society c it.
106
nario si riempie di innumerevoli peccati . Sulla regola rn entazion e d e ll a sess u a lita all 'int ern o d el m a trim o ni o n ei tes ti p er Ia
confession e d el t ard o rn edioevo c fr . T . N . T ENTLER, Sin and Confessio11 in the Eve of Refor-
E allora si scopre che quei vizi, << monastici >> per origine e tradizione,
mation, Prin ceton 1977, p p . 162-2 32 .
erano sta ti scelti a suo tempo con provvidenziale acume : funzionano in- 107
M. VJ NCENT-CAssv, L'E nvie au Moyen Age, « Annal es E. S . C. », 35, 19 80 , pp . 25 3-2 7 1
fatti benissimo per descrivere i comportamenti peccaminosi delle donne e C. CASAG RAN DE, 'Den·actio' e 'fama ' nella letteratum teologica e pastorale del secolo XIII , di
e degli uomini che vivono nel mondo . pross irna pubbli cazio n e in « R icerch e Sto ri c h e •• .
108
Cfr. M. M o NTANARI, Alimentazione e cultura nel Medioevo , B ari-Ro m a 1988, pp. 3-12 .
Certo grazie a una serie di aggiunte, precisazioni, distinzioni. Sieg- 109
Su superbia e omatus fe mminile cfr. C. CASAGRAN DE, La donna custodita , in Storia
fried Wenzel, in un libro ormai classico dedicato all'accidia, ha mostrato delle do n ne , a c ura di G. D us v e M . P ERROT, II , II Medioevo, a cura di C. KLAP ISCH -Z UBER,
come questo vizio , chiamato in ambito monastico a designare gli stati Rom a -Ba ri 1990 , pp. 113-11 7.
372 CARLA CASAGRANDE- SILVAN A VECCHIO LA CLASSIFICAZIONE DEI PECCATI TRA SETTENARIO E DECALOGO 373

posizione marginale, meritano invece un rilievq particolare. Tommaso spergiuro, trasgressione dei voti e infidelitas 115 ; Dionigi il Certosino, nel-
di Chobham, tra i primi a servirsi del settenario nella confessione, e an- la Summa de vitiis et virtutibus , si preoccupa di aggiungere alla fine del
che uno dei primi ad arricchirne l'intelaiatura complessiva inserendo settenario peccati di complicita e peccati della lingua 11 6 _
nella sua rassegna dei vizi alcune distinzioni dedicate al sortilegio, alla Ma certamente il testa che presenta un maggior numero di integra-
menzogna, alla trasgressione dei voti e allo scandala, peccati esclusi dal- zioni esterne al settenario e il Tractatus de vitiis dell'agostiniano Enrico
le enumerazioni tradizionali del settenario 110 . Peraldo aggiunge al suo da Frimaria, composto nella prima meta del XIV secolo, dove si mostra
settenario un otta:vo vizio, ilpeccatum linguae, in cui raccoglie e descrive che sette sono i generi dei peccati, come le sette teste della bestia dell'A-
ventiquattro peccati di parola, peccati che appaiono sempre piu gravi e pocalisse, rna che il settenario e solo una di queste, le altre sei corrispon-
diffusi in un mondo che, dall'ambito politico e a quello religioso, si mo- dono ad altri sei generi di peccati, che Enrico elenca e analizza con cura:
stra sempre piu attento ai poteri della parola parlata 111 . L'integrazione i peccata clamantia , peccati di tale enormita che gridano vendetta a Dio;
di Peraldo avdt grande successo, rna none l'unica che il settenario abbia i peccata muta, peccati innominabili a causa della I oro turpitudine; i pec-
subito . Bartolomeo di San Concordia ai peccati di lingua si preoccupa di cata in Spiritum sanctum , i peccati irremissibili; i peccata aliena 117 , i
aggiungere i peccati delle donne, a riconoscimento della importanza del peccati che si commettono consentendo in varia modo ai peccati altrui ,
pubblico femminile come destinatario del discorso pastorale, soprattut- i peccata maledicta, i peccati individuati dalle dodici maledizioni divine
to mendicante 112 ; peccati contra lo Spirito Santo e peccati di pensieri, elencate in Deut . 27, 15-26; i peccata venialia, i peccati meno gravi 11 8 .
parole, opere e omissioni sono invece le integrazioni proposte dal Com- Manon basta : esistono, e ancora una volta l'autorita di Greaorio Mauna
pendium theologicae veritatis di Ugo di Strasburgo 113 ; prima di lora un e decisiva, altri peccati, i peccata occulta , cioe tutti quei peccati "' "' si
che
altro domenicano, Iacopo da Benevento, nel Viridarium, un fortunato presentano sotto le mentite spoglie della virtu, e ad essi Enrico di Frima-
trattato di vizi e virtu, aveva fatto seguire a una parte sui sette tradizio- ria dedica un intero trattato in cui arriva a contare ben 42 tipi dipeccata
nali vizi un'altra parte intitolata De aliis peccatis, in cui venivano passati occu lt a, se1. per ogm. VlZlO
. . capita
. l e I I 9 . Al d i l a d ei problemi che questa
in rassegna tutti i peccati << dimenticati » nella parte precedente 114 . Le in- complesso sistema dei peccati pone, problemi relativi alla sua coerenza
tegrazioni continuano anche nei secoli successivi: Antonino da Firenze interna e alle tradizioni cui fa appello, dal nostro punta di vista e inte-
chiude la sua analisi dei vizi del settenario, che occupa l'intera seconda ressante notare come nuovi e diversi tentativi di classificare i peccati in
parte della sua Summa, con una serie di capitoli dedicati a menzogna, base ai piu diversi criteri, la gravita, le conseguenze penali, le modalita,
l'autorita della Scrittura, avvengano all'ombra del settenario : le nuove
classificazioni non si pongono come alternative al settenario ~a lo inte-
110
Tommaso si preocc upa di g ius ti ficare in qualch e m odo J'a nalisi di questi peccati al-
115 .
l'inte rno del setten ario: Ia dis tin zione s ui sortil egio, pas ta di seguito a quella d edi cata all 'i- ANTONINUS DE F LORENTJA, S umma theologtca, II, Ve n etii s, p er Leo nardum Wild de Ra-
r a d ove si e a lungo t ratta to d ell e varie fo rm e di omicidi o, vien e cosi introdotta: " Quia tisbona
I 16
et Raynaldum de Novimao-io ~
1480-1481
I •

m e ntione m fe cimus d e ve ne fi c iis non est inco ngruum d e sortibus e t sortilegiis aliquid DroNYSII CARTUSIANI Summa de virtu tib us et vitiis libri duo, in I D. Opera Omnia,
inter serere » (Summa confesso rum ci t. , p . 466 ); pe r Ia m e n zogna , ch e segue Ia superbia: XXXIX, Tornaci 1910, pp . 146-160.
11 7
<< Quia vero tam ex invidi a q uam ex s upe rbi a sepe nascitur m e nda cium, pauca de m e ndacio Sulla categoria dei peccara aliena nell e opere di alcuni predicatori (in pa rti colare
dicenda sunt » (p . 539 ); per lo scanda la, c he chiude Ia parte dedicata ai peccati: « Pos t hec Bertoldo di Rati sbona e Gi ovanni He ro lt ), cfr . R . N EW HAUSE R, From Treatise to Sermon:
r es ta t ut di camus de scanda la qui a m axi mum peccatum es t >> (p . 566) . Johannes Herolt on the 'novem peccata aliena', in De o1·e Domini. Preach e1· and Wm·d in the
111
C. CASAGRAN DE - S . VECCHIO, I peccati della li ngua, Disciplina ed etica della parola nella Middle Ages, ed . T. L. AMos - E. A. GR EEN - B. M. KI ENZLE, Ka lamazoo Michi 0o-a n 1989 pp.
cu ltura medievale, Roma 1987, pp. 103-140. A Pera ldo basta de nunciare l'assen za di un vi- 185-209. '
11 8
zio ta nto diffuse dalle tr adi zi onali classific a zi o ni p er giusti ficar ne l'aggiunta a! settenario: H ENRJ cus DE F RIEMAR, Tractatus de vitiis, Basel, Uni ver sita ts bibliothek , m s. A.
" Ultim o inter peccata dicendum es t d e peccato lin gu e qui a istud peccatum r emane t post VIII.34 , ff. 87v-121r. Cfr. C. STROICK, Hei m·ich von Friemar. Lebe11, Werke, philosophische-
alia peccata. Multi ca ve nt sibi d e aliis p eccatis qui n o n cavent sibi a peccato lingu e >> (S um- theologische S tellu ng in der Scholastik , Freiburg 1954, pp . 67-71 , dove si riproduce l'indi ce
ma cit ., II , p. 371) . dell'8~era; BLOOMFI ELD, l ncipits cit., n . 6456 , p. 55 8.
112
BARTHO LOMAEUS DE SANCTO CONCORDI O, De docu m entis an tiqu oru m , Ta rvisii 1601. . H ENRICUS DE FRIEMA R, Tractatus de occultatione vitiorum sub specie virtu lwn , Basel ,
1 13
H uGo RIPELI N DE ARGENTI NA, Compendiu m theo logicae veritatis cit. , pp . 119-121 . Umv., ms. A. VII .34 , ff. 168v-1 88r. BLOOMFI ELD, l ncipits c it ., n . 1982, p . 180. Peril passo di
Gregorio c he e all'origin e del tra ttato , vedi S . GREGOR II MAGNI Moralia in l ob III XXXIII
11 4
IAcosus DE B ENEVENTO, Viridarium consolationis, in Bibliotheca Casinensis, IV, Mo n-
tecassino 1880 , pp . 263-315 . 65-69 , ed. M . ADRIAEN, CCL 143 , Turnho lti 1985, pp . 155-15 7. ' ' '
374 CARLA CASAGRANDE - SILVANA VECCHIO LA CLASSIFICAZIONE DEI PECCATI TRA SETTENARIO E DECALOGO 375

grano o lo attraversano finendo in tal modo per accrescerne la gia tradi- Faenza. Esempi importanti , che comunque, lo ricordiamo, non compor-
zionale e , almeno dal punto di vista pastorale , indiscussa autorevolezza. tano la « scomparsa » del settenario dei vizi, rna solo una limitazione dei
Autorevolezza che finisce con l'assegnare al settenario compiti che di suoi privilegi · pressoche esclusivi in fatto di classificazione dei
partenza non gli competono : da schema privilegiato per la classificazio- peccati 123 ; e in ogni caso esempi numericamente limitati rispetto alla
ne dei peccati diventa infatti in qualche caso contenitore di tutte le nor- gran copia di testi che fanno invece appello al settenario dei vizi. Capita
me positive e negative cui il fedele deve attenersi, una specie di somma se mai di trovare testi che, per risolvere il problema della corrisponden-
settenaria del buon cristiano. I procedimenti sono quelli gia descritti a za dei vizi con le virtu , piuttosto che modificare il sistema dei vizi prefe-
proposito dell'immissione di nuovi pecca ti e ora utilizzati per aumenta- riscono intervenire sul sistema delle virtu approntando appositi settena-
re la portata catechetica dello schema: dilatazione dei contenuti dei sin- ri di virtu in grado di porsi come effettivi contrari de( vizi 124 .
goli vizi (per esempio: analisi degli articoli di fede all'interno della su- Insomma il grande successo pastorale del settenario risulta alla fine
per bia, delle opere di misericordia nell'avari zia, di alcuni sacramenti, ampiamente giustificato da tutti i requisiti che il vecchio schema mostra
eucarestia e penitenza, nell'accidia) 120 e integrazione del sistema con di possedere: capace di individuare un numero sempre piu alto di pecca-
l'aggiunta della sua parte positiva , il settenario delle virtu. Incuranti del- ti , pronto a prendere le misure di fronte a peccati << nuovi » che si impon-
la non corrispondenza del settenario dei vizi con il settenario tradiziona- gono e a' peccati << vecchi >> che si trasformano, disponibile a tutte le inte-
le delle virtu, costituito dalle tre virtu teologiche e dalle quattro cardina- grazioni interne ed esterne che il variare delle situazioni impone tanto
li, molti testi, a partire da quello autorevole di Peraldo, giustappongono da diventare veicolo di un intero progetto morale e catechetico, rna nello
12 1
senza problemi i due sistemi , analizzandoli in successione . La solu- stesso tempo sempre uguale a se stesso neUe sue componenti fondamen-
zione, che alcuni teologi , tra cui Tommaso, avevano proposto , di far tali, fedele alla semplicita della sua struttura, facile da ricordare, agevole
emergere l'analisi dei peccati da quella delle virtu trova nei testi pastora- da usare. Domina nel colloquia tra fedele e confessore, ritorna piu volte
li alcuni esempi importanti: i gia citati testi pastorali del Grossatesta , il 12 3
Servasanto ad ese mp io parla esplicita m ente di puntuale contrapposizione trail set-
Deus est e il Templu m d01nini 122 , cui valla pena di aggiungere l'influente
tenario delle virtu e quello dei vizi e di fatto recupet·a i s ingoli vizi a ll'interno dell'ana lisi
Liber de virtutibus et vitiis (1277-1285) del francescano Servasanto da delle virtu . Cfr. SERVASANTO DA FAENZA, Liber de virtutibus et viti is, di st. I, ca p. 15: Quod sep-
tem sunt virtutes et vitia principalia, Fire n ze, Bib!. Naz., ms. Conv. sopp. E . 6. 1046, f. 6rb-
120 Si veda a d esempio come il Fasciculu s morum dil ata Ia fun zione catechetica d el se t- va: «His itaque suppositis est sciendum quod sicut septem virtutes sic et sep tem sunt vitia.
tenario: nel capitola dedicato a ll'i nvi di a e inserito un lungo brano sui Cristo (nascita, vita, Quia si uni vi rtuti plura sint opposita vi tia u t uni m edi a duo extrema tame n septem sunt
passio ne, resurrezione, ascens ione), sull'azione della Spirito Santo e sull a Trinita, che ha peccata capitalia a d que poss unt re duci omnia a lia ... De oppositione vera virtu tum et vitio-
Ia funzione di mostrare come si possa recuperare il bene perdu to della carita, considerata rum quod cui sit oppositum patebit in prosecutione singulorum dum statim post virtutem
virtu contra ria all'invidi a (Fasciculus cit ., pp . 200-3 10); all'intern o dell'acc idia so no previ - vitium ponetur contrarium >>. Di fatto i due settenari non si rivela no poi tra !oro speculari:
sti capi toli sulla m essa (pp. 404-416), sulla penitenza, sull'elem osina, sui di gi uno, e sulle gola, luss uri a, superbia, avarizia, ira e acc idia vengono individuati come vizi oppos ti a lia
virtu , fede , speran za, carita, pr ud enza, temperan za, forza, che assistono l'uomo nella bat- temper.apza, o m eglio a una serie di virtu com prese nell a te mperanza (sob rietas , castitas,
tagli a contra i tre nemici , mondo, carne e d iavolo (pp . 428-624). Altri esem pi della dilata- humilitas, paupertas, dementia, spiritualis letitia ), l'invidia com e vizio co ntrario alia carita;
zione catecheti ca dei vizi nel Dest1·uctoriwn vitiorum del Carpentaria (vedi supra, n. 103): vengono poi enum erati vizi che non appartengono a! setten ario, e cioe infidelitas, despera-
lunga disamina delle opere di misericordia spiritua le e corporale a ll'intemo della obdw·a- tio e stultitia, rispetti vamenti definiti come vizi contra ri a fede, speran za e prudenza. Cfr.
tio cordis, specie dell'avarizia; an alisi d egli art icoli di fe de n ell'infidelitas, figlia dell a perti- P. L. O LIGER, Servasanto da Faen za e il suo 'Liber de virtutibus et vitiis "• in Miscellanea F.
nacia, che e figlia della va nagloria, a su a volta specie della su perbia. Ehrle. Scritti di storia e paleografia, I , Roma 1924, pp. 148-1 89, che ne pubblica anche !'in-
121 In realta Ia prima parte della Sum ma virtutum ac vitiorum di Peraldo non compren- dice aile pp . 175-176; BLOOMFIELD, fncipits cit., n. 6137, p. 530.
124
de solo le virtu, teologali e cardinali, rna anche i doni della Spirito Sa nto e le beatitudini Cfr. per ese mpi o l'elenco delle opposizioni vizio\virtu c he presen ta il Fasciculus mo-
evangeliche. La m olteplicita di schemi m o rali , che il testa prese nta , conferm a Ia dilatazio- rum : superbiaVzumilitas, im\paciencia et mititas, invidia\caritas, avaritia'VJaupertas, acci-
ne del oenere « trattato sui vizi e sulle virtu ,, a somma co mpl essiva della morale cristiana; dia\occupacio sancta, gula\sobrietas, luxuria\castitas. Parti colarme nte a ttento a! problem a
d'altro "canto gli sch emi restano sostan zialmente indipend enti tra !oro, a parte Ia corri- delle contrapposizioni tra vizi e vir tu si m ostra Wyclif che, non se nza esitazion i soprattut-
spo nd en za stabilita da Peraldo tra i doni della Spir ito Santo e le beatitudini, mostrand o le to nel caso delle virtu opposte all'avarizia e a ll'accidia, giunge in fi ne a questa solu zione:
diffico lta di ten uta e le in coeren ze di un sistema cos truito per sovrapposizione. Sui proble- superbiaV1wnilitas, invidia\caritas, ira\mimi levitas, accidia\servitium debitum Dei, avari-
mi relativi alia contrapposizione del settenario a quello delle virtu, cfr. supra, pp. 343-344. tia\ordinatus amor temporalibus usitw1di, gula\abstinentia, luxuria\castimonia (Trialogus
122
Cfr. su pra, pp. 345-347 . cit., pp . 158-210).
CARLA CAS AGRANDE - SILVANA VECC HIO
LA CLASSI FI CAZIONE DEI PECCATI TRA SETTENARIO E DECALOGO 377
376

nelle parole dei predicatori, si impone infine anche alla vista. Jerome radice (cupiditas vel concupiscentia) , tro nco (voluntatis consensus), rami
Baschet, in uno studio recente, ha mostrato come a partire dagli affre- principali (septem v itia) e secondari (filiationes), foglie (mala verba) e
schi del Camposanto di Pisa (c. 1330) il settenario diventi lo strumento frutti (malae opemtiones) 127 ; un fortuna to testa, probabilmente opera di
per la rappresentazione dell'inferno, raffigurato come uno spazio diviso un francescan9 inglese vissuto tra XIII e XIV secolo, nato come Vene-
in sette parti in cui sette tipi di peccatori , individuati a partire dai sette num Malachiae , dove all'interno della metafora principale del peccato
vizi capitali , subiscono le pene che si sono meritati. Scelta questa che se- come veleno e della virtu come medicina trovano posto una serie di me-
condo lo studioso francese va messa in rapporto con le scelte compiute tafore secondarie, per lo piu tratte dal mondo animale e naturale, appli-
a livello della confessione dove il settenario era divenuto lo schema pri- cate in gran copia ai singoli vizi e alle singole virtu 128 ; un'opera , che va
vilegiato per la classificazione dei peccati del penitente: l'interrogazione sotto il nome di Ethymachia, che ha una buon circolazione tra XIV e XV
settenaria rende riconoscibile ed efficace l'immagine infer nale, questa a secolo, dove vizi e virtu sono presentati come comandanti di due eserciti
sua volta, in un rapporto di continua interazione , prepara all'atto della contrapposti 129 .
confessione aiutando a ricordare i peccati e mostrandone le drammati- Si potrebbero fare molti altri esempi, rna preme qui soprattutto di
p- sottolineare la presenza di questa grande repertorio di immagini relative
che conseguenze - ~.
Al successo pastora le del settenario contr ibuisce poi un vasto reper- a] settenario dei vizi che finisce per costituire un'ulteriore giustificazio-
torio di immagini capace di imporlo all'attenzione, allo sguardo , alla ne della lunga durata di ques ta schema . Rinunciare al settenario infatti
memoria di qu anti se ne devono servire. I modelli iconografici del sette- avrebbe significato rinunciare anche a questa repertorio figurato che
nario sono molteplici: un albero ramificato , la bestia dalle sette teste ci- per secoli ha saputo tenere viva l'attenzione, la tensione e la p aura nei
tata n ell'Apocalisse, un corpo umano mostruoso da cui escono sette dra- confronti del peccato dei fedeli dell 'Europa medievale.
ghi, una cavalcata di sette divers i personaggi montati su sette diversi
animali 12 6. Alle immagini affidate ai fogli dei codici o alle pareti delle Settena7'io e decalogo
chiese si aggiungono poi le immagini verbali utili zzate in gran copia nei
La lunga durata del settenario nella letteratura pastorale non impedi-
sermonari, nei trattati di vizi e virtu , nei testi letterari di tutta Europa.
Animali e malattie sono le immagini preferite all'interno di un vasto re- sce a questa letteratura di sperimentare altri sistemi di classificazione
pertorio di figure che viene continuamente incrementato . Solo a titolo di del peccato . Abbiamo gia piu volte fatto riferimento a un sistema di clas-
esempio val la pena di segnalare alcuni testi dedicati al settenario che sificazione fondato sulle virtu , proposto in forme diverse da Roberto
presentano il loro oggetto all'interno di un discorso tutto figurato: il gia Grossatesta e da Servasanto da Faenza e anche a un sistema fondato sul-
citato Speculum conscientiae pseudobonaventuriano , tutto organizzato le passioni, elaborato dal Cavalca. Abbiamo pen) anche ricordato che
sull'immagine di un albero, del quale vengono accu ratamente descritti questi sistemi, pur proposti da autori di rilievo in testi che hanna cono-
127
J . BASCHET, Les justices de l'au-dela . Les representations de l'enfer en France et e11 Italie
12 5 Cfr. supra, p. 335 , n . 12.
128
(Xlle-XVe siecle), E cole Franr;:aise de Rome, Rom a 1993, in particolare le pp. 293-349, de- MALACHI£ HI BERNICI Libel/us septem peccatorum mortalium eonunque remedia ... qui
dicate all'affresco del Giudizio Universale dipinto d a Buon am ico Buffalmacco per II Cam- dicitur Venenum Malachie , Parisiis, in officina Henri ci Steph ani , 1518. Cfr. BLOOMFIELD, In-
posanto pisano nel 1330; l'autore sottoli nea !'influenza della cultura domenicana nella cipits cit. , n. 5102 , pp . 437-438 . Pi u in ge neral e sui rapp orti analogici e metaforici che in-
scelta della schema setten ario dei p eccati come modello icon ografico per la rappresenta- tercorrono tra discorso medico e d iscorso morale cfr. J. AGRIM I- C. CRJSCIA NI, Medicina del
zione dell 'inferno e insiste sui mutamenti ch e l'uso del settenario comp orta nella raffigu- corpo e medicina de/l'anima. Note sul sapere del medico fino all'i11izio del secolo XIII , Milano
razi one delle pene. Per le su ccessive ri prese del m odello iconografico in l talia e in Fran cia, 1978 e L. J. BATA ILLON, Les images dans les sermons du XII Ie siecle, «Freiburger Zeitschrift
fur Philosophie und Theologie », 37/3, 1990, in p arti colare pp . 330-336 (ora in Id ., La p1·edi-
cfr. ibid ., pp. 35 1-497. cation e11 France et en l talie. Etudes et documents, a cura di N . BERJOU - D. D'AvRAY, Vario-
126 Cfr. A. KATzENELLENBOGEN, Allegories of the Virtues and Vices in Medieval Art , London
1935; R . T uvE, Allegorical Imagery. So me Medieval Books and their Posterity, Prince ton rum Reprints, London 1993{.
129
1966, pp . 57- 143; J . O'REILLY, Studies in the Iconography cit. (vedi supra , p. 335 , n . 12);_ M. Su questa testa , ch e c ircola da solo rn a a n ch e in appendi ce a] Lumen Anime, cfr.
V!NCENT-CASSY, Un modele franr:ais: les cavalcades des sept peches capitaux dans les eglzses BLOOMFIELD, The Seven Deadley Sins cit. , pp. 138-139; M. A. RousE - R . H . RousE, The texts
rurales de Ia fi 11 du XVe siecle, in Artistes, artisans et production artistique au Moyen Age, called 'Lumen Anime ', «Archivum Fratrum Praed icatoru m », 41, 197 1, pp . 36-38; NoRMAN,
Actes du Colloque de Ren n es, dir . X. Barra! y Altet, III , Paris 1990, pp. 461-4 87. Metamorphoses of a11 Allegory cit . Sui modello della battaglia vedi supra, p. 343 , n. 35.
CARLA CASAGRANDE - SILVANA VECCHIO
LA CLASSIFICAZIONE DEI PECCATI TRA SETTENARIO E DECALOGO 379
378

sciuto una buona diffusione, incontrano una fortuna che e imparagona- XIII secolo la moltiplicazione degli schemi morali per l'interrogatorio
bile per dimensioni a quella del settenario. Altri sistemi, come quello di del penitente e ormai un fatto acquisito: lo testimoniano i due testi per
classificare i peccati a seconda della figura e della condizione (status) di la confessione del cancelliere Roberto di Sorbona insieme ad alcuni for-
chi pili frequentemente li commette o quello di distinguerli a seconda mulari anonimi di grande diffusione 133 . Sulla stessa linea si collocano i
dei modi in cui vengono commessi (peccati di pensiero\parola\opera\o- testi per la con'fessione elaborati dai francescani tra XIII e XIV secolo: e
il caso del rapido interrogatorio di Marchesino da Reggio, della com-
missione) e a seconda degli obiettivi cui si rivolgono (contro Dio\il pros-
pendiosa somma di Astesano da Asti, degli agili manuali di Giovanni
simo\se stessi), ricorrono con una certa frequenza rna , come abbiamo
di Erfurt e Giovanni Rigaud, del voluminoso trattato di Durando di
avuto modo di vedere, vengono usati spesso all'interno o a fianco del set-
Champagne 134 .
tenario, che mantiene e rafforza in tal modo la sua posizione di primato.
L'unica classificazione che puo vantare una fortuna paragonabile a
quella del settenario e la classificazione fondata sul decalogo. conclude con !'invito a considerare i peccati "professionali >>, i peccati d'intenzione, quelli
contra i dieci comandamenti, gli articoli di fede e i sette sacramenti (cit. da Paris, Bib!.
Se ritorniamo ai testi per la confessione, nei quali avevamo visto il
Nat. , ms. Lat. 3073 in P. MICHA UD-0 UANT1N, Deux fonnulaires pour Ia confession du milieu du
settenario dar inizio al suo trionfo, vediamo che con un decalage di pochi XII!e siecle, "Revue de Theologie ancienne et medievale >>, 31 , 1964, pp. 44-45) ; Guglielmo
anni un identico destino tocca anche al decalogo. Infatti se e vero che la d'Alvernia (Supplementwn trgctatus novi de poenitentia, in Opera Omnia, Aureliae-Parisiis
scelta del settenario per ordinare i peccati del penitente, fatta dai primi 1674, II Suppl. , pp. 244-246 ) propane un interrogatorio strutturato su sette vizi, cinque sen-
si, dieci precetti con un rapido richiamo a virtu, opere di misericordia e pensieri\ parole\o-
manuali di confess~one, viene ripetuta poi da tutti i testi successivi, sen- pere; per l'attribuzione a Guglielmo d'Alvernia di questa testa cfr. P. GLOR1E ux, Le 'Tractatus
za eccezioni, e anche vero pero che ben presto il settenario cessa di esse- novus de poenitentia' de Guillaume d'Auverg11e, in Miscellw1ea Momlia in honorem A. Jan s-
sen ,1H, Louvain-Gembloux 1948, pp. 551-565. Per Grossatesta vedi supra, pp. 345-347.
re il solo schema classificatorio impiegato.
RoBERTO DI SoRBONA, Ad sane/am et rectam confessionem e Cum repetes a proximo, in
Proliferano infatti altri settenari: ai sette vizi vengono via via affian- Maxima Bibliotheca Veteru m Patru m, XXV, Lugduni 1677, pp. 352-354 , 354-358. I due te-
cati i sette sacramenti, le sette virtu, le sette petizioni del Padre Nostro, sti, che dipendono da Guglielmo d'Alvernia (cfr. N. BER10U , Robert de S01·bon , in Dictionnai-
i sette doni dello Spirito Santo 130 ; rna contemporaneamente si ricorre re de Spiritualite, XIII, Paris 1988, coli. 820-821), sono costituiti da un esame di coscienza
per penitenti, il prima, e da un interrogatorio ad uso dei sacerdoti, il secondo, e propongo-
anche al decalogo, agli articoli di fede , ai cinque sensi, aile membra del no una successione di schemi che comprende sette vizi, dieci precetti, virtu, opere di mi-
corpo, aile opere di misericordia corporale e spirituale, alla rassegna de- sericordia e pensieri/parole/opere; solo il settenario dei vizi presenta una serie di esempli-
gli status. Si costituisce insomma un ricco inventario di classificazioni ficaz!Om m forma di domanda , gli altri schemi vengono richiamati brevemente per lo piu
con l'aiuto di versi mnemotecnici. Vicini al modello di Ugo di San Caro sono invece i due
possibili al quale i singoli autori attingono in modo diverso: si va da una interrogatori composti verso Ia meta del secolo, denominati Confessio debet e Ad haben-
combinazione minima, in cui si ricorre a due o tre schemi, a una combi- dum salutiferae confessionis ordinem (editi in M1CHAUD-QUANTIN, Deux formulaires cit.): nel
nazione multipla, che prevede l'uso in contemporanea di quasi tutti gli prima viene proposto il binomio sette vizi e cinque sensi, nel secondo una rapida rna arti-
colata rassegna di schemi che comprende peccata puerilia , sette vizi, sette sacramenti , die-
schemi elencati. La scelta a favore di una molteplicita di classificazioni,
ci precetti, cinque sensi, membra del corpo.
al di la della varieta delle opzioni percorse, diventa un tratto comune a 134
II Confessionale di Marchesino da Reggio , scritto prima del 1315, ed. cit. (vedi su-
131
tutta la letteratura penitenziale dal XIII al XV secolo . Si impone nelle pra, p. 367 , n . 98) , pp. 48-52, elenca nell'ordine settenario, decalogo , peccati di complicita,
sue forme pili articolate gia prima della meta del sec. XIII nei modelli di circostanze e poi, molto rapidamente, cinque sensi , sette affectiones, peccati della lingua.
La Summa de casibus conscientie di Astesano da Asti, composta verso il 1317 (Venetiis, per
interrogatorio proposti da Ugo di San Caro e Guglielmo d 'Alvernia come Johannem de Colonia et Johannem Manthen de Gherretzen, 1478), nel capitola dedicato
132
nella complessa architettura dei testi di Roberto Grossatesta . In pieno all'interrogazione del penitente propane Ia triplice combinazione dieci prece tti, sette vizi,
cinque sensi cui aggiunge un esame delle circostanze, dei peccati contra naturae degli sta-
130 Sulla proliferazione dei settenari, cfr. supra, p. 344 , n . 36. tus. La S umma de poenitentia di Giovanni di Erfurt, scritta verso il 1295, prevede Ia rasse-
131 C. CASAGRANDE, La moltiplicazione dei peccati. I cataloghi dei peccati nella letteratura gna del binomio settenario\decalogo (per l'indice dell'opera cfr. B. K uRTSCHEID , De studio
pastorale dei secoli XIII-XV, in La Peste nera: dati di una realta ed elementi di una interp7'e- iuris canonici in Ordine Fratrum Minorum saeculo XIII , «Antonianum >>, 2, 1927, pp. 187-
tazione, Atti del XXX Convegno del Centro Italiano di Studi sui Basso Medioevo , Todi I 0- 189). La Formula confessionis di Giovanni Rigaud , composta trail 1309 e il 1312, elenca
cinque sensi, sette vizi, dieci precetti , opere di misericordia, virtu, sacramenti, circostanze
13 ottobre 1993 , Spoleto !994, pp. 253-284.
132 II modello d 'interrogatorio proposto dal domenicano Ugo di San Caro nel Commen- aggravanti (per l' indice vedi A. TEETAERT, La 'Fonnula con{essio11is' du Frere Mineur Jean Ri-
to ail e Sentenze (c. 1230) si svolge seguendo l'ordine dei settevizi e dei cinque sensi e si gaud (t 1323), in Miscellanea historica in honorem Alberti De Meyer, II, Leuven-Brussels
380 CARLA CASAGRANDE - SILVANA VECCHIO LA CLASSIFICAZIONE DEI PECCATI TRA SETTENARIO E DECALOGO 381

Le uniche voci che si discostano da questa comune presa di posizione letteratura per la confessione alia fine del Medioevo , che continuano a
a favore della molteplicita delle classificazioni, restando fedeli ai modelli riproporre una lista piu o meno ampia di possibili classificazioni: i fran -
di interrogatorio di Paolo d 'Ungheria e Raimondo di Penafort fondati sui cescani Bartolomeo Caimi, Michele Carcano, Pacifico da Novara e Ange-
settenario, vengono da parte domenicana, e sono quelle di Giovanni di lo da Chivasso, i domenicani Antonino da Firenze e Giovanni Nider l'a-
Friburgo , Bartolomeo di San Concordia e Iacopo Passavanti 135 , rna e gostiniano Giacomo Filippo Foresti , il benedettino Andrea di Escoba; 137 .
molto significativo che una serie di testi che rielaborano successivamente Ora, di questa sistema multiplo di classificazione dei peccati, del
alcune di queste opere si preoccupino di integrare l'inter rogatorio quale si danno nel corso del tempo varie formulazioni , settenario e de-
<< settenar io , con l'aggiunta di altre classificazioni morali: e il caso dei calogo sono il nucleo centrale . Sono infatti i soli due schemi che sono
trattati a ttr ibuiti al cardinale Berengaria Fredol, composti tra XIII e XIV sempre presenti qualunque sia la combinazione di liste che ogni singolo
secolo , del compendia della Summ a di Giovanni di Friburgo che il do- autore sceglie di fare propria e sono i due schemi nei quali si raccoglie il
menicano Guglielmo di Cayeux-sur-Mer scrive nei primi anni del XIV, del piu vasto numero di peccati . Insomma quella stessa tipologia di testi che
Supplem ento alia Summa Pisana di Bartolomeo di San Concordia com- decreta la fortuna pastorale del settenario come schema di classificazio-
piuto dal francescano Nicola di Osimo verso la meta del sec . XV 136 . Nu- ne dei peccati mostra di fare altrettanto con il decalogo.
merosi sono poi gli autori del XV secolo , tra i piu noti esponenti della E come per il setten a rio , anche per il decalogo il successo avuto nei
testi per la confessione viene confermato e amplificato da tutti gli altri
1946 , p . 662). La seconda pa rte d ell a Summa collectionum pro confessionibus audiendis di
Dura ndo di Cha mpagne , con fess ore della regina di Ft-ancia, m orto verso il1 340 , e tutta d e-
testi della letteratura pastorale . Quello stesso sistema di liste, che abbia-
di cata all 'an a li si di st>~te n ari o (Paris, Bib!. Na t. , m s. Lat. 3264, ff. 22 r b-103rb ) e decalogo mo vista imporsi progressivamente nei testi per la confessione come
(m s. cit. , ff. 103rb-260v). strumento per la classificazione dei peccati, e d el quale decalogo e sette-
135 IoHANNES DE F RIBURGO, Summa confessorum, I. III, tit . XXXIV, q . 83 , Lugduni 15 18,
ff. 192va- 193rb, dove a p roposito d ell'interrogatorio d el pe nitente vien e ripropos to Io sch e-
nario sono parti integranti ed essenzia li, viene incessantemente propo-
ma di Ra imo nd o d i Peiia fort : se ttenari o pili c ircos tan ze e status; sch em a ripreso anc he nel sto nei sermoni, nei manuali di istruzione dottrinale, nelle somme di di-
Confessionale , un m anua le di confess ion e a d uso dei sacerdoti m eno esp erti , dove il m od el- vulgazione teologica, nei trattati di perfezionamento spirituale come
lo di interrogatorio e diviso in due part i, Ia prim a d edi cata al settenario integra to coni p ec-
piccola enciclopedia dottrinale del buon cristia no , indice ideale di tutto
cati della lingu a, l'altra a lia rassegn a degli status; cfr. P . MI CHAUD-Q UANTIN, Sommes de ca-
suistique et manuels de confession au Moyen Age (XII- XVI siecles), Louvai n-Lille-Montreal cia che deve essere creduto , fatto o evitato, come viene detto, con una
1962, p p. 49-50 . BARTHOLOMAEUS DE SANCTO CoNCORDIO, Summa Pisana, s. v. Confessor II, 5, formula di successo, nel De tribus pu netis religionis ch ristianae, uno dei
Ve netiis, p er Nicolaum Girardengum , 1481. JACO PO PASSAVANTI, Lo specchio di vera penite J1- primi e piu diffusi compendi dottrinali per chierici e per laici, composto
za, ed . M. LENARDON, Fi ren ze 1925, p. 173, d ove vien e propos to un mod ello di interr ogatorio
costitui to da vizi capita li e circostan ze; !'op era, d eri vata da un ciclo di pred icazion e qua re - nel 1316 da Tommaso d'Irlanda 138 .
simale tenu to a Fire n ze nel 1354, e divisa in due parti: Ia p rim a e d edicata a lia p eniten za,
Ia seconda , ch e verte sui vizi ca pita li e sull e virtu contrappos te, e in co mpl eta e si limita al- ven gon o aggiunti cinque sen si e di eci precetti; NiCOLAUS DE AusJMO, Supplementum S umme
l'an a lisi de lla coppia superbi a\ umilta e della prim a fig lia d ella superbia, Ia van aglori a. Pisanel/e, Ven etii s, per Leo nardum Wild , 14 89: « E t non solum interrogati ones fac iende
136 La Summa 'Quoniam circa confessiones', ri elaborazio ne del testa di Paolo d 'U ngh e-
sunt de hi is vitiis sed etia m de arti culis fi dei et de sacramen tis ecclesie et de preceptis d e-
ri a attribuita a! cardina le Berengari a Fred ol, si con cl ude co n un vero e proprio t ratta to sui calo~i et de op eribus caritatis ... >>.
17
p eccato, dove, sotto Ia rub rica D~ instrumentis ad cognoscendum peccatwn et quomodo va- A p arte i m odelli rela ti vam ente sempli ci d el Confessionale 'Defecenmt' di Ant onino
leamus salubriter confiteri, si elen can o in su ccession e: prece tti , arti coli di fede , sacra m enti, da Firen ze (Ve netiis, per Joh a nnem d e Colo n ia et J o ha nn em Ma n th en de Gh erret ze n 1480
op ere di misericordi a spirituale e corporale, cinque se nsi , viz i, virtu . Cfr. A. TEETAERT, La ff. 30-70) che di vide l'inter roga torio in tre p arti , sett enari o , d ecalogo, status, e d el D~ /eprd
'Summa de paenitentia: Quoniam circa confessiones' du Cardinal Berenger Freda/ Senior, in morali di Gi ovanni Nider (Bas ileae, p er Mi ch ae lem Wenssler, 1475) che divide i p eccati se-
Miscellanea Moralia in honorem A. Janssen cit. , II, pp. 567-600 . La S ummula in foro poeni- condo se tten ario, decalogo e sacram en ti, gli a lt ri testi p resenta no lungh e liste di sc hemi
tentia/i, com pen di a se mpl ificato de lla somma di Ra imond o di Peiia fort a d uso del clero deborda nti d i p eccati . Gli sch emi utili zzati , co n qua lche omission e che vari a d a tes ta a te-
m en o prepa ra to, p roba bilmente a n ch 'esso d ovuto a! cardinal e Fredol , riportand o il p asso sta, sono quelli gia sp erim enta ti da i tes ti dei secoli preced enti e cioe: arti coli di fede vizi
di Ra imo nd o d ove si raccomanda l'uso del settena ri o n ell'interrogatori o, n o n m a nca di ag- virtu, decalogo, doni della Spirito Sa nto, beatitudini evangelich e, sacra m enti , op ere d i mi:
giungervi un invito a servirsi in prima luogo d el decalogo. Cfr. P. MICHAUD -0 UANT!N, La sen cordta corporale e spi ritu ale, cinque sens i, status. Per un a rassegna di qu es ta manuali-
'S umma in foro poenitentiali' attribuee a Berenger Freda/, « S tudia grati a n a >> , II , 1967, pp . sti c73~ard omedieval e, cfr. MICHA UD-Q UANTIN, Sommes de casuistiques cit. , pp. 68-83.
145-167, in parti cola re p . 153. Gu!LLELM US DE CAJOCO, Summa confessontm Iohannis de Fri- Cfr. BLOOMFIELD, Incipits ci t. , n . 5134, pp . 441-442 ; R . H. RousE - M.A . RousE Prea-
burgo abbreviata, Pavia , Bib!. Un iv. , ms . Aldini 8, f. 77vb, dove a set te na ri o e ci rcosta n ze chers, Florilegia and Sermons. Studies on the 'Manipulus flo rwn ', Toronto 1979, pp . 1o'l-1 04 .
LA CLASSIFICAZIONE DEI PECCATI TRA SETTENARIO E DECALOGO 383
CARLA CASAGRANDE- SILVANA VECCHIO
382
dell'autore doveva raggiungere le fasce pili incolte e meno attrezzate dal
. a o dai testi volti all'istruzione del ~1~-
Molte testimomanze proven""on 1 ate nel 1281 al conCiho punta di vista dottrinale del clero , dei religiosi , della popolazione laica,
. . . '1 1 ro inglese promu g coinvolgere bambini e giovani fin dall'infanzia, arrivare fin dentro gli
ro Nelle costltuzwm per 1 c e G' ' . Pecham si raccomanda al
· f ano wvanm • ospedali presso l,e persone che soffrono e presso colora che se ne pren-
di Lambeth dal vescovo rancesc 1 ttro volte all'anno «absque
. f d r per a meno qua dono cura, affidarsi alia parola parlata di predicatori e maestri e a quella
sacerdote di esporre al e e 1 h t' articoli di fede , decalogo,
.1. · t t ra p antas 1ca " , scritta di tabelle da affiggere in tutti i luoghi pubblici, chiese , scuole,
cuiuslibet subtl ltatls ex u . . . d' peccati capitali , virtu, sa-
. 1' . ere dl misencor la, 1 ospedali, luoghi religiosi 141 .
precettl evange lCl, op . 1 h variante nel numero e ne -
. 139 s 11 tessa lmea, con qua c e A questi testi, diretto supporto dell'azione pastorale, si aggiunge una
cramentl . u a s . . 1' ero' settenario e deca1ogo non
. h . postl tra 1 qua 1 p II serie di opere che presentano in forma sistematica i risultati della rifles-
l' ordine degh sc eml pro ,. . . lt' al clero secolare tra XI e
. . ll an trattatl nvo 1 d'
mancano mal, Sl ~o oca~o v olo ualche esempio significative in or l- sione teologica proponendosi come canali di trasmissione tra teologia e
XV secolo , tra cul - per Cltare sf. q . d ' tl'toli collocati in un quadro pastorale, tra queste: la Summa Iunio rum di Simone di Hinton e il Com-
.. d' na 1tta sene 1 •
ne di tempo all mterno 1 _u 11'1 d 1' Riccardo Wetheringsett, Gu- pendium theologicae veritatis di Ugo da Strasburgo per il secolo XIII, lo
1t d1lata to- que · · ·
spazio-tempora1e mo o . G . d d ' Monte Rocherio e Dwmgl Speculum morale peri primi anni del XIV, e poi alcuni grandi somme del
glielmo di Pagula , Ranulfo J:llg~en,_ Ul o tol ambito va dato all' Opus tri- XV secolo come quelle di Arnoldo Geilhoven e Antonino da Firenze; tutti
Certosino 140_ Un rilie_vo partlCO ~re mc~~:~ie tre trattati, il prima sul de- testi nei quali il posto del decalogo e del settenario all'interno di un si-
partitum di Giovanm Gerson, c_ e :a(interamente dedicato all'esame ~el stema dottrinale complesso , rna ormai definitivamente ordinato , viene
calogo , il secondo s~lla confesll~wnt d ' ben morire : una specie di mamfe- ribadito e ulteriormente analizzato 142 .
settenario d el· VlZl· ·) , 11 terzo su ar e 1 1' .one che nelle intenzwm · ·
Elementi stabili di un patrimonio dottrinale consolidate, rna anche
.
sto dl una nuova e pl
·-u radicale evange IZzazl ,
tappe di un processo di perfezionamento spirituale, settenario e decalo-
( . r d ' fede) quelle da fare (decalogo) e go ritornano anche in testi molto vicini a quelli appena citati , dove la di-
L'opera elenca nell'orci ine le co_se c~i credere aru co l I ' .
evitare (settenario del VIZ!). . d S d ,z.th Other Documents Relatmg to vulgazione teologica si coniuga a finalita di tipo ascetico ed edificatorio ,
que lie da . C 1Cz1s an yno s, " come lo Speculum del vescovo inglese Edmonda di Abington (fine XII) e
139 " Icrnoran tia sacerdotum ,, Jn ow C Oxford 1964 II, pp. 900-905.
" p ' E - c R HENEY' ' ( fr B M
the Englis/1 Church, ed . F . M. OWICK . . , unt di Ri ccardo Wetheringsett ~ . . LOO : la Dieta salutis di Guglielmo di Lanicea (ante 1311-131 7) 143 .
140 Nel prolocro della Summa quz bene pl es l d lla Tn eta del sec . XIII, VIZ! capltah
" 387-388) testo m " ese e ,.. . . . . . .
FIELD Incipits cit , n. 458 3, pp. r ' f"che insiem e ad aru coh dl fed e, petlZlOm 14 1
II testo originale dell' opera e in francese, Ia vers ione la tin a (cfr. Opera Omnia , I , An-
e pr~cetti ven gono con sider a ti tr~ g l argom~~t~ e s~cram enti devono essere pili frequen-
d el Padre Nostro, doni dello Spm~o Santo, " redisponendo a proposito dl Clascuno twerpiae 1706, col\. 425-450) e forse opera dello stesso Gerson; peril testo francese, cfr. Le
Miroir de l'A me, in <Euvres completes, ed. P. GLORIE UX, VII. !, Paris 1966, pp. 193-206; Exa-
t emente predicati dai sacerdoti . L opera p~o::~~~~te pub attingere; cfr. D. L. D'AvRAY, The .
men de conscience selo11 les peches capitaux, ibid ., pp . 393 -400 ; La Medicine de l'Ame, ibid .,
di questi schemi una sene dl m aten ah CUI rom Paris before 1300, Oxford 1985,_ pp . 82-86,
Preaching of the Friars .. Sermons dzffu~e~ (l L'Oculus Sacerdotis, scri tto verso ll 1320 dal
VII.2, pp. 404-407 , cui vanno aggiunte le du e lettere c he fanno da prologo all'opera com-
plessiva, ibid ., II, Paris 1960, pp . 72-76 , aile quali si rimanda a proposito della destinazione
dove vien e riprodotto ll testo del ~ro o,o. de in considerazione decalogo e settenan o s;:
e'dello scopo dell'opera.
chierico inglese Gu glielmo dl P agu a , p re nle sia com e materia di predicazione; dr. L. . 142
com e schemi di interrogazJOne pemtenzla I . works of William of Pagula, " Transacti ons SIMONE DI HI NTON, Su mma Iuniorum, in IoHANNIS GERSONII Opera Omnia , I, Antwerpi-
BoYLE, The " Oculus Sacerdotis ,, an d some o~~~ . 8 1-110. Per lo Speculum curatorum del ae 1706, coli . 244-256 (decalogo), coil. 324-3 54 ( settenario). Uc o DI STRASB URGO, Compen-
of the Royal Historical Society_" • V s ..... 5. 194) 'cff' E. J . CROOK - M. JENN INGS, Gradmg ~m. a
dium theologicae veritatis cit., pp . 104-119 e 192-193. (PSE UDO) VI NCENZO DI BEAUVAIS, Spe-
b ened ettino inglese R anulfo HJdgen ( I 1~6ur~ AJ~imarum ', " The American Ben edlctme
culum Morale, Douaci 1624 (rist. anast. Graz 1964), coli. 414-41 8 e 990-1404. Peril piano
dello Speculum conscientiae (Gnotosolitos) di Ar noldo Geilhoven , cfr. A. G. WEILER, La sy-
Medieval English Benedzctme m the Ct" altri testi di area inglese, cfr. W . PANTIN, The
Review>>, 31, 1980 , pp. 335-345. P er ques l e mbridge 1955, pp . 189-21 9. Lo spagnolo GUl- stematique de Ia theologie morale selon A mold Geilhovove11, in Vocabulaire du liv re et de
English Church i11 the Fourteenth Centu 1~, C~ . (V~netiis, per Andream de Bone_us d e Pa-
l'ecriture au Moyen Age, Actes de Ia Table Ronde, Paris 24-26 sept. 1987, ed. 0 . WEJ ERS,
. Monte Rocherio nel Manzpulus cw ato1um I ta' del sec XIV analizza ll settena- Turnhou t 1989, pp. 11-1 8. ANTONINO DA FIRENZE, Summa theologiae cit., p. I, tit. XIV sui de-
d o d1 ·ffu · cntto verso a me · ' b) calogo e p. II, intera m ente dedicata al settenario.
. 1483) testo di grande dl sJOne, s d te sulla penitenza (ff. 68ra- 7 1r e
p1a , • ~
rio com e strumento di interrogaz!One n
· ella secon a par 1 · ·
. 'd li um (ff. 89rb-93ra); BLOOMFIELD , nczpz- I43 Lo Speculum del vescovo inglese Edmondo di Abingto n , in entrambe le recensioni
il decalogo nella terza, d edi cata allamformatzo ~~ ~471) nel De vita et regimine curatorum , in cui viene trama nda to , rispettivamente denominate Speculu m Religiosorum e Speculum
Ecclesie (ed. H . FoRSHAW, Auctores Britannici Medii Aevi III, Oxford 1973) , prevede Ia co-
ts cit. , n . 50 19, pp . 428-430. DJOmr~~;r~oes~~c~ ~mpio spazio sia al decalogo (pp . 253-264)
noscenza di decalogo e settenario dei vizi, oltre chedi beatitudini , doni dello Spirito San-
(in Opera Omnza , vol. 37 ' Torn acl ) t per l'esam e di coscien za (pp . 287 -289).
sia al settenario, con siderate come strum en o
384 CARLA CASAGRANDE- SILVANA VECCHIO LA CLASSIFICAZIONE DEI PECCATI TRA SETTENARIO E DE CALO GO 385

Non va poi dimenticato l'apporto dei predicatori che si rivela deter- solo settenario, come fanno i due fra ncescani osservanti Roberto Carac-
minante sia peril settenario sia peril decalogo 144 : senza contare i singo- ciolo e Antonio da Bitonto sempre nel XV secolo 147 .
li sermoni dedicati al decalogo e al settenario o a ciascuno dei vizi e dei E infine una serie di trattati specificatamente dedicati al deca logo ,
precetti, valla pena di segnalare alcuni sermonari interamente dedicati alcuni piu br~vi , altri molto elaborati , la cui presenza , p er quanto sicu-
ai due schemi. Ci sono predicatori cui si devono cicli di sermoni su en- ramente inferiore a quella dei t r attati sul settenario, a un primo lavoro
trambi gli schemi, come Ugo da Prato e Raimondo Lullo tra XIII e XIV di cataloga zione si va comunque rivela ndo consistente. Solo qualche
secolo , Michele Carca no e Pel barto di Themesvar nel XV 145 ; altri che esempio : il De decem m an.datis di Roberto Grossatesta (1230-35), il Legi-
privilegiano il deca logo, e il caso di Bonaventura, di Tommaso e Aldo- loquium div ine legis di Giovanni del Galles (XIII 2), il diffu sissimo Precep-
brandino da Tosca nella nel XIII, Pietro Geremia da Palermo , con un torium di Enrico da Frimaria (1324) , il De man.datis div inis di Wyclif
breve ciclo di sette sermoni, e Enrico Herp, con un voluminoso trattato (13 7 5-7 6) e poi nel XV la scarna ed essen ziale Expositio decalogi di Russ
di ben duecentotredici sermoni , nel XV 146 ; altri ancora che scelgono il cui si contra ppongono i voluminosi pm eceptoria del domenicano Gio-
vanni Nider (XV 1) , dell'agostiniano Godesca lco Holl en (1461-68 ), del
to, virtu , arti co li di fe d e, sacram e nti e o p er e di mi se ri cordi a, co m e asp etti d ell a conte mpla - carmelitano Giovanni Beets (XV 2 ) 148 .
zio n e d i Dio a ttraverso Ia Sc z-ittura; s u qu es to punto, com e su a ltr i, il tes to r ise nte d e l De Una cosl ampia promo zione del decalogo in a mbito pastorale viene
quinque septenis di Ugo d i Sa n Vitto r e, cfr. H. F oRSHAW, Saint E dmond 's 'Speculum': a clas- certamente favorita dal dibattito che si svolge in sede teologica. II recu-
sic of Victorine Spirituality , « Arc hi ves d 'His to ire Litter a ire et Doc tr in a le du Moyen Age>>,
39 , 1972 , pp . 7-40 . La Dieta salwis (inS . BONAVENTURAE Opem Omnia , Ro mae 1596, VI , pp. pero della riflessione patristico-agostiniana che a veva definitivamente
285 -34 8) m os tra un camm ino di pe r fez io n a m e nt o spi r itu a le in sett e ta ppe c h e comin cia saldato i precetti mosaici a quelli evangelici , una precisa defini zione del-
con l'a nalis i d e i sette vizi (pp . 286-294 ) e d e lla pe nite n za, prosegu e co n Ia con osce n za d e i la natura e del ruolo del decalogo a ll'interno di una piu generale rifles-
p rece tti (pp. 301-305 ), d e i co ns igli evange li c i, d ell e vi rtu , d e i d o ni d e ll o S p irito Sa nto e d e l-
le bea ti tudini; cfr. B .-G . G uYOT, La 'Dieta salwis' et Jean R igaud, « Arc hi vum Fra t rum
sione sulla legge e sulle sue parti zioni , il raccordo dei coma ndamenti
Praedi c ato rum >>, 82, 1989, pp . 360-393, in parti cola r e le pp . 375-3 88 . con gli a ltri elementi della dottrina (virtu, doni dello Spirito Sa nto , sa-
144
S . VECCHIO, II decalogo 11ella predicazione del secolo X III , « Cristian es im o n ella s to -
r ia >>, 10, 1989, p p. 4 1-56. Brixiae 1502 , ff. II-XVIII (l 'edi z . co mpre nde a nc he sern1 o ni De adventu, De peccato, De fide,
145
Ugo d a Pra to e Ra im o ndo Lull o inse ri scon o i cicli d i serm o ni s u d ecalogo e se tte De oratione, Desanctis); H ENRICUS H ERPH, Speculum aureum decem preceptorum, Mu gunti e ,
vizi a ll 'interno di serm o nari piu a mpi c h e s i prese nta n o co m e ve re e pro p r ie so m me cate- pe r P e trum Sc h aeffer, 1474; cfr. B . DE T ROYER, Bio-Bibliographia franciscana Neerlandica
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RoBERTUS CARACC IOLUS, Quadragesimale de peccatis , Ve n e tii s, p er Andrea m d e To rea-
R o mae 1975, n . 198 1, p p . 259-260 ; RAYMUNDUS LuLLUS, S umma sennonum (c he co mpre nde ni s d e As ul a, 1488 . ANTON IUS DE BITONTO, Sennones quadragesimales de vitiis, Ve n etii s, a pud
De decem praeceptis, De septem sacramentis, De Pater Noster, De Ave Maria, De virtutibus et J. He rtzog, 1499.
viti is, De septem donis Spi ritus S anc ti, De operibus misericordiae), in I D, . Opera Lati11a, ed . 148
Per i testi di Grossates ta e Gi ovann i de l Ga ll es vedi supra, p . 35 0, n . 49 e p . 35 1, n .
F . DoMINGUEZ R EBOIRAS - A. SOR IA FLORES, CCM 76, Turnh o lti 1987. L'osservante Mi c he le Car- 53. Sui Preceptoriu m divinae legis di Enri co d a Frim aria, di cu i s i co nta no ci,-ca 400 m a no-
can e scrive un serm o na ri o s ui sette n ario d e i vizii (Sermonarium triplicatum scilicet per scritti e una ve n ti n a di e di z io ni q u att roce ntesc he, s pesso sotto il n o m e di N icola d i Lyr a,
adventum et per duas quadragesimas ... de peccato, Ve n e ti is, p er Fra nc isc um d e H ai lbru m cfr. B LOOMFIELD, Incipits c it. , n . 0526, p . 59 e B .-G . G uYOT, Quelques aspects de Ia typologie
et N ico la um d e F ra nc kfordia , 1476), un o sui sette n ari d ei vizi e d e ll e virtu (S ermonarium des Commentaires sur le 'Credo' et le 'Decalogue', in Les genres litteraires c it. , pp. 244-248;
de commendatio11e virtu tum et 1·epmbatione vitionon, Medi o la ni , per Uld eri c um Scin zen ze- ed . con s ul tata: Colo ni ae 1501. J oHANNIS W YCLIF Tractatus de mm1datis divinis , e d . J . LosERTH
ler, 1495) e un a ltro s ui d ecal ogo (Quadragesimale de decem preceptis, Ven etiis, pe r Io ha n- -F. D. M ATTHEW, Lo nd o n 1922 . J oANN IS H us Expositio Decalogi, ed . W . F LAJSHANS, Prag 1903.
n em e t Gregorium d e Gregorii s, 1492). II fra n cescano ungh er ese Pe lba rto di Themesvar e IOHANNES NIDER, Preceptoriwn divinae legis, Me di o la ni , per Leo nard um Pac he l e t Uld e ri c um
a uto re di un co mplesso qua d ragesi m a le di viso in tre p arti , Ia prima d edi cata alla pe nit en- Sc in ze n zeler, 1480-14 85; cfr. KAEPPELI, Scriptores c it., II, n . 2540, p p. 507-508. GoDESCALcus
za, Ia seconda a l se tte na ri o d e i vizi, Ia terza a ! d ecalogo (Serm011es quadragesimales , Hage- H oLLEN, Preceptorium divinae legis , Co lo ni e, p er J o ha nne m Gulde nschaef, 148 1; cfr . W . E c-
na u , B,er H . Gra u , I SO 1). KERMANN , Gottschalk Hollen OESA (t 1481). Leben, Werke und Sakramentenlehre, Wurzbu rg
1 6
S. B ONAVENTURAE Collationes de decem praeceptis, in ID. Opera Omnia, V, Ad Claras 1967, pp . 12 7-1 35. J oHANNES B EETS, Commen.twn super decem preceptis Decalogi, Lovanii,
Aquas 189 1, p p. 507-532 . P eri serm o ni s u i d ec a logo di To mmaso d 'Aquin o, ve di supra, p. p er A. Va nder H eers tarte n , 1486; cfr. E . VAN ARENBUGH , Jean de Beets, in Bibliographie Na-
348, n. 46. ALDOBRANDINUS DE ToscANELLA, Expositio Decalogi, cfr. K~E P PELI, S criptores cit. I , tionale, X , Bruxell es 1888-89, cc. 360-3 62. A q u es ti testi se ne posso n o agg iun ge,-e m o lti a l-
n . 136, p . 44 ; Ald obra ndin o scrive a nc h e un se rm o n a ri o sui Credo e un o sui Pater Noster tr i. Nel lavoro di ca ta logazio n e de i tes ti s ui di ec i com a d a m e nti , c he e a nco ra in un a fase
(Kaeppe li , Scriptores cit., n . 133, pp . 40-42 , n. ] 37, pp . 44-45 ). P ETRUS DE HIEREM IA DE PANOR- inizia le, a bbia m o co nta to a lm e n o un a c in quan tin a di tito li so lo per Ia tradi zione latin a,
MO, Senno11es de decem praeceptis et de quadruplici lege, in Sennones divini Petri Hieremie, sen za te ne r co nt o dei num erosi a n o mini .
386 CARLA CASAGRANDE - SILVANA VECCHIO LA CLASSIFICAZIONE DEI PECCATI TRA SETTENARIO E DECALOGO 387

cramenti) , tutto questo costituisce una garanzia di coerenza e di orto- (petizioni del Padre Nostro, doni dello Spirito Santo , vizi, virtu, beatitu-
dossia dottrinale per chi di fronte ai fedeli si trova a fare appello alle ta- dini e premi eterni) , come gia in voga nel sec. XII 15! .
vole della legge mosaica. Ma la fortuna pastorale del decalogo non e una Strumento di classificazione dei peccati e somma dell'intera materia
semplice verifica sul piano della prassi di un discorso tutto concluso a morale, ha dunque spiegato con estrema chiarezza Tommaso di
livello della teoria. Tra XII e XIII secolo, contemporaneamente alla ri- Chobham. E di fatto come tale il decalogo viene recuperato ed usato da
presa di interesse teorico sul decalogo, c'e una vera e propria scoperta tutta la letteratura pastorale .
delle potenzialita pastorali dei dieci comandamenti, potenzialita speri- Come somma, repertorio di tutte le norme positive e negative che de-
mentate poi fino in fondo da quella vasta letteratura che nei secoli suc- vono guidare la vita del cristiano, e quanto di piu autorevole ed efficace
cessivi si porra al servizio dell'azione dottrinale e morale della Chiesa. si possa trovare . Autorevole perche di origine divina, scriptum Dei , ripe-
Il testo che forse piu di altri illustra il val ore di questa « scoperta » del- tono con insistenza i testi 152 ; efficace perche in grado di dettare regole
le potenzialita del decalogo nei testi pastorali e paradossalmente un testa precise in ogni aspetto della vita del fedele , nei suoi rapporti con Dio,
che abbiamo gia citato come uno dei piu favorevoli al settenario, la Sum- con la famiglia , con la comunita sociale, con l'interiorita dei propri de-
ma confessorum di Tommaso di Chobham. Nella d . I dell'art. III, intera- sideri, il decalogo si presta ad essere il contenitore ideale della dottrina
mente dedicata al problema della distinzione dei peccati , il chierico in- e della morale cristiana.
glese prende in considerazione, accanto al settenario dei vizi, altre clas- A volte si tratta di richiamare alla memoria i capisaldi di questa dot-
sificazioni di peccati, quella paolina (Rom. I, 29-31), quella «agosti- trina e di questa morale e allora basta l'enumerazione dei precetti con
niana , 149 , rna all a fine la sua preferenza cade su quella ricavata dal de- un breve commento per ciascuno di essi ; altre volte si vuole rendere
calogo, invocata per sopperire alle mancanze delle altre classificazioni, e~pl~cita _tu_tta la potenzialita dottrinale e normativa compresa in quei
che non comprendono peccati gravi come « la menzogna, l'idolatria, l'a- d1ec1 ordm1 e allora i singoli precetti si riempiono di indicazioni, racco-
postasia, il venef:cio, il sortilegio, il peccato contra lo Spirito Santo ». Il mandazioni, regale e proibizioni che da essi vengono fatte derivare,
decalogo non presenta questi limiti, la sua esaustivita e totale, << nei pre- come accade soprattutto in alcuni testi , prima citati, i compendiosi prae-
cetti - scrive Tommaso- sono proibiti tutti i generi di peccati »;non solo, cept~ria di Enrico da Frimaria, Wyclif, Nider, Hollen, Beets, gli impo-
in esso si puo trovare << tutto cio che e necessaria alla salvezza » 150 . Il de- nenti sermonari di Michele Carcano e Enrico Herp, che usano i dieci co-
calogo assume nel testo di Tommaso una funzione omnicomprensiva mandamenti come indice di vere e proprie somme . Accade allora che
della morale cristiana: individua i peccati non contemplati da altre clas- tutto l'apparato dottrinale e morale che nel tempo si e accumulato si di-
sificazioni, rna anche quelli da esse contemplati, contiene quindi in se sponga con ordine all'interno dei singoli precetti : gli articoli di fede nel
queste altre classificazioni, quelle negative e quelle positive, rispetto alle primo , le tre virtu teologali rispettivamente nel primo, secondo e terzo,
quali assume una posizione di superiorita logica oltre che di priorita ge- oppure tutte nel primo, i sacramenti secondo alcuni nel primo e secondo
nealogica. Tutte le indicazioni presenti in altri schemi morali possono
I5 I
dunque essere rintracciate nei precetti delle due tavole mosaiche, cosa . Cfr. supra, p . 344 , n. 36 . Sulla visualizzazione di qu es ti sistemi di liste class ificato-
che Tommaso puntualmente si preoccupa di fare stabilendo precise cor- ne cfr. J .-C. SCHMITT, Les images classificatrices, « Biblio th eque d e I' E cole des Chartes ,,
147, 1989, pp. 311-341 '
rispondenze tra i singoli precetti, vizi e virtu enumerati dai tradizionali 152
Giovanni d el Galles parla a prop osi to de l decal ogo di un a triplice scrittura di Dio,
settenari. Dopo di cio, sulla scia di una concatenazione classificatoria «tam m cordi bus humanis , tam in tabulis lapideis, tam in sacris scripturis, (Legiloquium,
quasi inarrestabile, propone una serie di corrispondenze tra settenari Oxford , Bod!., ms . Lmco ln 67, f. 142rb); il tema del decal ogo come scrittura interiore le-
gato alia defini zione del decalogo come co mpendio dell a Iegge na tural e, ricorre pili v~lte.
Ennco da Fnmana, n el prologo a! Preceptorium, insiste a lungo sulla sc rittura interiore
149 Si tratta della enumerazione dei peccata capitalia e peccata m inuta, attribuita dalla de1 dteCJ precetti, impressi da Dio su quella p a rticolare pergamena che e il cu ore, rn a par la
anched1 una scnttura corporea, evidente nelle dita dei piedi e delle mani , n on a caso dieci
tradizione ad Agostino, che in realta risal e a Cesario di Aries ; cfr. CAESARII ARELATENSIS Ser- come 1 precetti , co m e di eci sono i sensi , cinque interiori e cinque este ri ori. I] tema del euc-
mones, ed . G. MORIN, CCL 104, Turnholti 1953, pp . 724-725 . re e del corpo umano come supporti della scrittura di vina del decalogo ritorna pili volte
150 THOMAE DE CHOBHAM Su mma confessorum ci t. , pp. 14-43; i bra ni ci tati in traduzione
anche m test! successivi, per esempi o, con una certa a mpi ezza, n el prologo del Precepto -
si trovano a p . 27 . rium di God escalco Hollen .
388 CARLA CASAGRANDE - SILVANA VECCHIO LA CLASSIFICAZIONE DEI PECCATI TRA SETTE NARIO E DECALOGO 389

altri nel terzo , le opere di misericordia nel terzo, nel quarto o nel setti- maria, che aveva circondato il suo settenario di una costellazione di altre
mo , i precetti relativi al culto nel terzo, le norme che regolano i rapporti categorie di peccati, nel Preceptorium trova il modo di inserirne una buo-
dell 'individuo con l'autorita familiare, civile, religiosa , nel quarto , quelle na parte nei singoli precetti : i peccata clamantia e i peccata aliena diven-
che governano le pratiche giudiziarie nell'ottavo, quelle che presiedono tano parte del settimo precetto , i peccata in Spiritum Sanctum del terzo .
all'uso della parola nel secondo o nell'ottavo, i criteri che regolano l'ag- Capace di sopperire a tutte le manchevolezze della classificazione set-
gressivita sociale, dalla lite alla guerra, nel quinto , le regale che devono tenaria, il decalogo si mostra idoneo, almena quanta lo era stato il sette-
governare l'attivita economica nel settimo e nel decimo, quelle che ri- nario, anche ad accogliere i peccati nuovi o vecchi che una serie di tra-
guardano il desiderio e l'attivita sessuale nel sesto e nel decimo. Insom- sformazioni di tipo economico, sociale e politico aveva posto alla ribalta
ma il decalogo ricopre con maggiore precisione , completezza e autore- o reso particolarmente diffusi. Tutti i peccati legati a un uso illecito della
volezza quel ruolo di somma dottrinale e morale che in qualche caso , sessualita, con particolare riguardo ai rapporti tra coniugi all'interno del
come abbiamo visto, viene riconosciuto anche al settenario. matrimonio, vengono individuati e classificati con cura all'interno del
In piu, come se non bastasse, il decalogo incalza il settenario proprio sesto precetto << Non fornicare ,, e del nono << Non desiderare la donna
sul suo terreno, quello della classificazione dei peccati, e anche li, alme- d'altri >> . Ma l'attenzione nei confronti della famiglia , che e uno dei tratti
na a dar retta a quanta scrive Tommaso di Chobham, sembra essere in caratteristici dell'apostolato soprattutto mendicante, trova spazio anche
una posizione di vantaggio rispetto al vecchio settenario . all'interno del quarto << On ora il padre e la madre ,, , dove vengono definiti
E in effetti tutti quei peccati che non trovavano posto nel settenario con cura i rapporti di affettivita, subordinazione e solidarieta che devono
e che attraverso una serie di operazioni di integrazioni interne ed ester- intercorrere tra moglie, marito, figli, servi e presi di mira tutti quei com-
ne vi venivano fatti rientrare non senza qualche sforzo, si dispongono portamenti che si discostano per eccesso o per difetto dal modello fissa-
quasi naturalmente all'interno dei singoli precetti . Il primo comanda- to. Il quarto precetto, grazie alla nozione di << paternita spirituale ,, , si pre-
mento << Non avrai altro Dio fuori di me » diventa illuogo naturale della sta poi a una condanna di tutte le manifestazioni di insubordinazione
condanna di due pec•.:ati la cui assenza dal settenario dei vizi tanto in- irriverenza, ribellione contra l'autorita, si tratti di autorita civili (il re, il
quietava alcuni teologi : quel comando e infatti interpretato come con- giudice, il governo cittadino) , religiose (l'abate, il vescovo, il papa) , mo-
danna esplici ta di ogni forma di in fidelitas e di haeres is , paganesimo, rali (i vecchi, i saggi) . Ma l'ambito dove forse il decalogo mostra di piu
giudaismo, islamismo, eresie, rna anche credenze e pratiche sortileghe e la sua capacita di aderire alla situazione sociale e quello dellavoro e delle
divinatorie, deviazioni superstiziose del culto . Il secondo << Non nomina- professioni, nella varieta delle forme che queste attivita hanno assunto
re il nome di Dio invano », che si rivolge direttamente contra la bestem- in un'economia sempre piu dominata dallo scambio e dal denaro. L'at-
mia e lo spergiuro , e l'ottavo << Non dire falsa testimonianza contrail tuo tenzione che i testi sul decalogo riservano alle attivita produttive, mer-
prossimo ,, , che colpisce la menzogna, accolgono a partire da questi tre cantHi e finanziarie e enorme . Se il terzo precetto << Ricordati di santifi-
importanti peccati di parola tutti gli a ltri e diventano lo spazio di analisi care le feste >> , a partire dall'obbligo dell 'astensione dallavoro e dalle de-
e classificazione di quei peccati della lingua, la cui aggiunta al settenario roghe che ne derivano, fornisce l'occasione di un' accurata classificazio-
era stata una delle piu importanti modificazioni di quello schema 153 . ne dei lavori inutili, utili, necessari e indispensabili, sono soprattuto il
L'ottavo , nel riferimento al tema della falsita, consente anche l'inserzio- settimo << Non rubare >> e il decimo << Non desiderare la roba d 'altri ,, che
ne di un altro tipo di peccati che erano stati aggiunti all'enumerazione
diventano spazi per una analisi circostanziata di tutte le pratiche illecite
settenaria, i peccati di simulazione. In altri casi le immissioni di catego-
legate all'uso del denaro , le frodi , i vari tipi di usura, il commercia di og-
rie di peccati estravaganti all'interno dei precetti sono meno evidente-
getti vani e dannosi, lo smodato e turpe desiderio di guadagno.
mente giustificabili, rna e interessante che vengano perseguite comun-
Non basta. In grado di individuare peccati di difficile classificazione
que a riprova della conclamata esaustivita del decalogo. Enrico da Fri-
e peccati di particola re rilievo sociale, il decalogo si mostra in realta ca-
153 pace di raggiungere tutti i peccati, compresi quelli che erano da tempo
C . C ASAG RANDE - S. V ECCH IO, «Non dire falsa testimonianza contrail tu o prossi11W». Il
decalogo e i peccati della lingua , in La citta e la corte, a cura diD. R oMAGN OLI , Milano 1991 , agevolmente distribuiti dentro al settenario. Di fatto tutti i peccati del
pp. 83-107. settenario, a p a rtire dai sette vizi principali fino all'ultima delle filiazio-
390 CARLA CASAGRANDE- SILVANA VE CCHIO LA CLASSIFICAZIO NE DEI PECCATI TRA SETTENARIO E DECALOGO 391

ni trovano posto all'interno dei precetti . Gia Tommaso di Chobham, nel Anche gli autori che hanno nei confronti del decalogo un'attenzione
momenta in cui aveva affermato la totale esaustivita del decalogo rispet- particolare non si mostrano affatto disposti a rinunciare al settenario, a
to a i peccati, si era p r eoccupato di mostrare come il decalogo contenesse cominciare da Tommaso di Chobham, che pur ritenendo il decalogo pili
in se il settenario e aveva stabilito precise corrispondenze tra precetti e esaustivo del settenario, sceglie poi quest'ultimo quando si tratta di pas-
vi zi; in base a queste corrispondenze superbia e invidia rientravano nel sare all'analisi dei peccati dei penitenti. Doppia scelta ampiamente con-
primo precetto , accidia nel terzo, ira nel quinto, lussuria e gola nel sesto, divisa dagli autori successivi, in particolare da quelli che dedicano al de-
avarizia nel decimo. Si tratta di procedure di inclusione del settenario calogo opere specifiche: Enrico da Frimaria e autore di un praecepto-
nel decalogo che , con esiti a volte diversi da quelli indicati da Tommaso rium , uno dei pili importanti e influenti , rna anche di due trattati sui
(l'avari zia in genere rientra nel settimo, la gola oscilla tra terzo e sesto, vizi, di cui abbiamo parlato pili sopra, nei quali il settenario fa da strut-
l'invidia tra primo e quinto , etc.) , vengono messe in atto da tutta la let- tura portante 155 ; Wyclif parla esplicitamente di una predicazione al po-
tera tura sul decalogo : presenti in alcuni testi di carattere teorico , diven- polo fondata sui due schemi, settenario e decalogo, congiunti 156 ; Gio-
tano un tapa s in ambito pastorale 154 . vanni Nider scrive un trattato sui dieci comandamenti, che pullula di
Capiente summa della morale cristiana, r eper torio completo , minu- peccati disseminati tra un precetto e l'altro, rna in un testa rivolto ai con-
zioso e aggiornato dei peccati, il decalogo ricopr e insomma i due ruoli fessori , il De lepra marali , dove si tratta di individuare tutte le forme di
che avevamo vista essere stati assegnati nel tempo anche al settenario , e quella lebbra spirituale che e il peccato, si serve contemporaneamente
in questi due ruoli le sue prestazioni si rivelano pari, se non superiori, a del settenario e del decalogo, oltre che dei sacramenti 157 ; nella produzio-
quelle del vecchio settenario. ne di Godescalco Hollen spicca un praeceptarium rna non manca un trat-
La sovrapposizione di funzioni non ha comunque determinato alcun tato sui sette vizi capitali 158 ; e infine, tra i tanti casi che ancora si po-
rappo rto di concorrenza tra i due schemi. I testi per la confessione , i ser- trebbero citare, val la pena di richiamare quello di Gerson. Il prelato
monari, le somme m orali , i trattati catechetici, tutti i testi pastorali , che francese e infatti uno dei pili decisi sostenitori del decalogo sia a livello
abbia mo passato in rassegna, mostrano chiaramente che la fortuna del teorico sia in ambito pastorale, rna questo non gli impedisce di proporre
decalogo tra XIII e XV secolo corre parallela e non alternativa a quella pili volte l'uso del settenario nella confessione, tanto che in un libra re-
del settenario : di fatto settenario e decalogo collaborano entrambi nel- cente e stata coniata a proposito di Gerson l'espressione «seven-sins
l'interrogatorio del penitente, appartengono entrambi all'apparato dot- mind-set » 159 .
trinale di cui un clero preparato deve essere in possesso, sono entrambi Anche la disseminazione dei vizi all'interno dei precetti, proposta da
oggetto di predicazione, spesso ad opera della stesso predicatore. Chobham e da tanti altri, non si presenta come una dissoluzione del set-

154 I SS Vedi supm, pp . 373-374.


THOMAE DE CHOB HAM Summa de poenitentia c it , pp . 32-33; le corrisp onden ze di Tom-
156
m aso di Chobha m son o le stesse indi cate da Guglielmo di Auxerre, cfr. supra , p . 349, n. 47. Wvcu F, Trialogus cit. (vedi supra, p. 33 8, n . 19) , p. 210 : « Et tanta hi e sint di cta de
Per le corrispondenze di Bo n aventura , ge neralmente acce ttate dai testi p astorali di a m- septem peccatis m orta libus et virtutibus eis oppositis quibus adjunctis decem serm onibus
biente francesca no vedi supra, p . 34 9, n . 48 . Tra i ta nti a u tori ch e ind ican o corri sp onden ze decalogi, quos diffuse alias explanavi, po test p ra edi cari populo semen vivi fi cum verbi
tra prece tti e vizi va l Ia pe na d i ci tare Simon e di Hinto n c he di scute su due di verse possi- Dei ». II riferimento e a! Tractatus de mandatis divinis (cfr. supra, p . 385, n . 148). Wyclif
bilita di raccordo dei vizi a i p rece tti : la prim a , pili sempli ce e usu ale, Ia seconda, pili com- torna pili volte sui setten a ri o dei vizi anche nel Tractatus de civili dominio, cfr. BLOOMFIELD,
plessa, co n Ia qua le, ten end o canto d elle inten zioni, d elle finalita e degli effe tti dei singoli The Seven Deadley Sins cit., pp . 189-190 .
precetti , si da luogo a una rete di corrisp onden ze m olto ampia (Summa Iuniorum cit ., pp. IS ? Peril De lepra morali e il Preceptoriw n d i Nider vedi supra, p . 38 1, n. 137 e p . 385,
254-25 6); le du e seri e di co rris po nde nze posson o esse re cosi illustra te: n. 148.
158
sup erbi a I I, II, III, IV Peril Preceptorium di Hollen, cfr. supra , p . 385 , n. 148; sui Tractatus de septem pec-
invidia IV IV, V, VIII cati mortalib us, cfr. E cKERMANN, Gottschalk Hollen cit. , pp . 135-140.
159
ira V II, V, VIII Cfr. C. BROWN , Pastor and Laity in the Theology of Jea11 Gerson, Cambridge 1987, p.
luxu ria VI , IX VI , IX 158. Sulle p osizioni di Gerson in ambito teorico vedi sup ra , p. 360. Sui settena ri o, oltre ch e
gul a VI, IX , I I, III, VI, IX nella seconda p arte deli'Opus tripartitum dedi ca ta a lia confessione (cfr. supra, p . 383, n .
acedi a III III, IV 141 ), Gerson ritorna in a ltri due piccoli tratta ti: il Modus brevis confitendi, in CE.uvres cit. ,
avariti a VII, X I, IV, VII , X IX, Paris 1973, pp . 84-86 e i'Enumem tio peccatorum ab Alberto posita, ibid., pp. 158-1 61.
LA CLASSIFICAZIO NE DEI PECCATI TRA SETTENARIO E DECALOGO 393
CARLA CASAGRAN DE- SILVANA VECCHIO
392

p_ere_c~me si pecca contrail decalogo 162 . In tal modo decalogo e settena-


tenario nel decalogo : nei grandi praeceptoria e sermonari sul decalogo
no fimscono con il confermarsi a vicenda: l'autorevolezza, la precisione
del XIV e XV secolo, i singoli vizi, quando vengono messi in rapporto
e la completezza del decal ago si riverberano sul settenario, che d'altra
con i precetti, mantengono la lora configurazione tradizionale e si in-
parte offre ai dieci comandamenti tutto il peso della sua tradizione e del-
stallano dentro al decalogo con tutte le specie, le figlie, i gradi con cui si
la s_ua forza retotica. Il settenario, sistema morale privo di qualsiasi base
presentano nel settenario, che viene dunque recuperate nella sua totali-
sc_ntturale, trova conferme addirittura nelle leggi scritte direttamente da
ta, se pure pezzo dopa pezzo. A conferma del rapporto di collaborazione
Dw e puo in tal modo continuare la sua gia gloriosa fortuna . Dal canto
tra settenario e decalogo, quando poi i due schemi sono presenti in una
suo il decalogo, meno popolare presso i fedeli e meno conosciuto trail
stessa opera, il che accade, come si e vista , quasi sempre da un certo mo-
cl_ero, puo trovare , nell'accostamento ai sette vizi, un prezioso canale di
menta in poi nella letteratura per la confessione e nei testi di istruzione
d1ffusione.
religiosa, quelle stesse corrispondenze precetto\vizio ritornano sotto la
forma del richiamo: pili spesso riguardano VIe VII precetto, peri quali
i richiami d'obbligo sono rispettivamente a lussuria e avarizia, rna la ,., ;':

possibilita del richiamo a qualche vizio non manca anche per altri pre-
cetti; a volte non si tratta di un semplice richiamo rna di un vera e pro- In questa continuo andare e venire tra decalocro e settenario senza
prio rimando a leggere quanta compete a quel particolare precetto nella
160 dimenticare tutti gli altri schemi morali che in ;ualche modo ~d essi
parte dedicata a un certo vizio all'interno della stessa opera . Inoltre i vengono raccordati, il discorso pastorale mostra una grande capacita di
richiami valgono nei due sensi , dal precetto al vizio , rna anche dal vizio accu_m ulare, o~dinare, sistematizzare e omogeneizzare elementi di origi-
al precetto; tanto che ci sono anche casi di inclusione totale del decalogo ne d1versa, arnvando cosi ad inserire aspetti di novita all'interno di un
all'interno del settenario, come accade per esempio nel Fasciculus mo- quadro tradizionale. La scoperta pastorale del decalogo nei primi anni
rum, dove all'interno della carita, vizio opposto all'avarizia, si dedica del XIII secolo va di pari passo con la costituzione di un sistema di liste
ampio spazio all'analisi dei dieci comandamenti che della carita sono morali e dottrinali . Lo sforzo di integrare il decalogo dentro quel siste-
16 1
considerati manifestazioni . ma ~esta costa?te nei secoli successivi. I procedimenti sono quelli che
Si costituisce insomma un discorso in cui e garantita la possibilita di abb1amo descntto: accostamento al settenario e ad altre liste una rete di
passare da un sistema di classificazione all'altro attraverso una rete di richiami e rimandi, vere e proprie inclusioni reciproche di ' un sistema
inclusioni e di rimandi reciproci. Di pili, i due sistemi risultano alla fine nell'altro. Alla fine il decalogo e perfettamente ,, addomesticato >> : omo-
traducibili l'uno nell'altro: il settenario e compreso nel decalogo e, forse geneo a tutte le altre componenti della dottrina, funzionale al progetto
con qualche sforzo in pili, anche il decalogo puo essere fatto rientrare pastorale della Chiesa.
nel settenario. L'operazione e esplicita nell'Opus tripa7'titum. di Gerson: Ma in tutto cio non e in gioco solo la costruzione di un co rpus dottri-
il trattato sui dieci precetti si chiude con l'immagine del decalogo come nale e m~r~le coerente in ogni sua parte; c'e anche lo sforzo di prevenire
specchio in cui e possibile riconoscere i peccati compiuti attraverso i una poss1b1le contrapposizione tra precetti divini e precetti della Chiesa,
sette vi zi; parimenti a conclusione del trattato successive , dedicate al c~e. poteva emergere da un' interpretazione troppo radicale dell'origine
settenario , si ricorda che attraverso l'analisi dei sette vizi e possibile sa- d1vma del decalogo ; come accadde per esempio tra i lollardi in Inghilter-

162 G ERS ON, L e M'zrou·


. d e l'A me CJt.
. , p . 203: « Si veez co mm ent co ntre les co mm a nem ens
160 E il caso pe r ese mpi o di Gi ova nni Ri ga ud c he per il VI e il VII precetto rin via total-
o~ peche par les sept peches mortels: orgu elh , envie, ire, avarice, paresse, luxure et g]uto-
m ente ai capi toli preced enti sulla lussuri a e sull'avari zia (Form ula confessionis, Paris , Bib!. me, et par les cmq se ns d e na ture qui so nt les ye ul x, les o reilhes, le na is, Ia bouche ~ t I'a-
Nat. , ms . Lat 3725 , E. 33r) e di Durando di Champagne che limita l'a nalisi d el VI precetto tou cheme n~. Et p a~ ain s i qui en ce miro ir bien se mi re, bie n se voit e t cogno it, et peu se
a ll a Erase: "ea que d e lu xuri a di cta sunt supra su EEiciant >> (S umma collectionum pro confes- pnse, et sa,es est s d lu1 o be1st »; Id. , Examen de conscie nce selon le vices capilaux c it. p.
sionibus audiendis, Par is , Bib!. Na t. , m s. Lat. 3264 , f. 220vb). 398. " Notes qu e pa l- ce qui es t dit de ces se pt pec hi ez m ortels o n peut scavo ir quant on ~e­
16 1 Fasc iculus morum cit. , pp . 180-1 84; un piu rapido esam e del decal ogo e previsto an-
chJe par les cmq se ns de na ture et contre les di x co mm a nd e me ns et co ntre les oe uvres de
che all'intern o del ca pito la sull'avari z ia , le cui m a ni fes taz ioni ve n gono d escdtte com e co 71- m1sencord e et cano-e les a rticles d e Ia foy ... » .
trarietates deca logi, cfr. ibid. , pp . 370-372 .
394 CARLA CASAGRANDE - SILVANA VECCHIO LA CLASSIFICAZIONE DEI PECCATI TRA SETTENARIO E DECALOGO 395

ra, che dell'insegnamento del decalogo fecero una priorita e che della rale , sempre pili affidato, al pari di quello teologico , a generi Ietterari de-
proibizione del culto delle immagini contenuta nel primo precetto si ser- finiti, accuratamente distinti secondo diversi livelli e ambiti di fruizione.
virono come argomento forte a sostegno della lotta iconoclastica 163 . Nello stesso tempo le intenzioni che muovono il discorso teologico ten-
John Bossy ha mostrato bene come il progressivo prevalere del decalogo dono a distinguersi pili nettamente che in passato da quelle del discorso
sui settenario vada collegato a un pili complessivo spostamento dei valo-
pastorale e vicevetsa: la teologia privilegia il piano della riflessione teo-
ri etici dal piano orizzontale dei rapporti comunitari a quello verticale
rica, la pastorale quello dell'intervento immediato. II discorso della teo-
dei rapporti dell'individuo con Dio; rna see vero che questo processo cul-
logia diventa un discorso sempre pili astratto, quello della pastorale
mina poi nella Riforma, dove di fatto il settenario viene definitivamente
sempre pili strumentale. Lo spazio che si e creato tra i due piani resta
abbandonato e dove il decalogo trionfa, e pen) anche vero, e lo studioso
vuoto: una grande somma di teologia morale del sccolo XV, ancora for-
inglese lo sottolinea con forza , che tutta la cultura teologica e pastorale
temente ancorata all'impianto tomista, come quella di Antonino da Fi-
medievale dei secoli XIII-XV aveva mostrato grande interesse peril de-
renze, non si presenta di fatto come luogo di interrogazione teorica, rna
calogo e perle implicazioni anche radicali che esso comportava 164 .
come strumento di intervento pastorale 165 .
Questa << recupero a rischio ,, del decalogo, assunto da un Jato come
garante della tradizione e dall'altro come punto di fuga di un progetto ri- La vicenda del settenario dei vizi e esemplare: sottoposto allo sguar-
formatore e anche eversivo , puo a nostro parere spiegare il gioco delle do dei teologi ha mostrato ben presto tutte le sue insufficienze e incoren-
assonanze, delle reciproche influenze, delle distanze e anche delle diffe- ze e viene allontanato dai loro interessi; la sua fortuna non conosce in-
renze che intercorrono tra discorso teologico e discorso pastorale sui vece appannamenti nei testi pastorali, dove viene pili volte invocato e
problema decalogo\settenario. Fino al XIII secolo teologia e pastorale utilizzato senza alcuna giustificazione che non sia quella della sua forza
sembrano procedere insieme : c'e accordo sugli oggetti, sulle interpreta- classificatrice e della sua capacita di suggestione retorica. Altrettanto
zioni, sugli intenti, sullinguaggio . Gli scambi continui e le influenze re- esemplare e la vicenda del decalogo: dopo una prima fase di comune ri-
ciproche fanno si che esista una zona in cui i due discorsi si intersecano scoperta la teologia si volge verso strade che alia pastorale non sono con-
e si confondono. Testi per la confessione come quelli di Tommaso di sentite. Mentre a livello pastorale continua il paziente lavoro di raccordo
Chobham e di Roberto Grossatesta sono sostenuti da una continua in- dei precetti con gli altri elementi della dottrina in un quadro di rassicu-
terrogazione di natura teorica; d'altro canto, autori come Giovanni della rante tradizionalita, alcuni settori della speculazione teologica, e il rife-
Rochelle , Guglielmo d'Auxerre , Bonaventura e Tommaso mostrano una rimento e alle posizioni dell'etica volontarista, arrivano a posizione di
forte attenzione per la destinazione pastorale delle loro analisi. La rifles- estrema radicalita sperimentando fino in fondo la potenzialita eversiva
sione sulla natura e sulla funzione del settenario dei vizi e del decalogo del decalogo .
rimbalza nei testi per la confessione, nei sermoni, nei trattati di istruzio-
165
ne religiosa, rna d'altra parte e proprio la diffusione dei due sistemi mo- . Sulla destinazione pra tica della Su mma theo logica di Antoni no , opera compila tiva
rali in quel tipo di testi a imporli continuamente all 'attenzione dei mae- scntta m funz10ne d ella predi cazio n e , della confessione e d ella direzione spirituale , cfr. P.
H owARD, «Non paru m /abo rat formica ad colligendu m ~mde vi vat , ,. Oral Discou rse as the
stri di teologia. Co ntex t of the 'Su mma theologica' of Antoni nus of Flore nce. « Arc hi vum Fratrum Pr aedi ca-
Dopo questa prima fase le strade delle teologia e della pastorale ten- torum >> , 59 , 1989, pp. 89-148.
dono a separarsi. Le differenze di lessico e di procedure discorsive si
fanno sempre pili evidenti: alla crescente specializzazione dellinguaggio
teologico, favorita dall'assetto disciplinare e istituzionale chela discipli-
na va assumendo , corrisponde la specializzazione dellinguaggio pasto-
163
Cfr. M . AsTON, Lollards and R eformers: Images and Literacy in Late Medieval Religion ,
London 1984, in particolare le pp. 101-133 e 135-192. H . LEITH SPENCER, English Preaching
in the Late Middle Ages , Oxford 1993 , pp . 199-200, 223-226.
164
BossY, Moral arith m etic cit.

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