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DELL’ISTITUTO STORICO
STORICO ITALIANO
ITALIANO
PER
PER IL MEDIO EVO
IL MEDIO EVO
116
ROMA
NELLA SEDE DELL’ISTITUTO
PALAZZO BORROMINI
___
2014
I saggi pubblicati in questo volume sono stati sottoposti alla lettura di
due esperti anonimi.
1. Prima di Casamari
8 Rainini, Disegni dei tempi cit., pp. 228-229. Per Gioacchino autodidatta, in una
chiave che ne vuole sottolineare l’arcaismo fondamentale, cfr. ancora Mottu, La manife-
stazione dello Spirito cit., p. 236.
9 Potestà, Il tempo dell’Apocalisse cit., p. 8.
10 Oltre che con Casamari, infatti, Gioacchino ebbe contatti con l’abbazia cister-
cense di Santa Maria della Sambucina, in Calabria, e naturalmente con Santa Maria di
Corazzo, in cui entrò quando si decise per la vita monastica. Per il Lazio meridionale,
si possono forse ipotizzare contatti anche con l’abbazia di Fossanova.
11 Potestà, Il tempo dell’Apocalisse cit., pp. 8-9: «In realtà, Gioacchino fu molto lega-
to all’abbazia cistercense di Casamari e risiedette per periodi più lunghi di quanto si sia
finora supposto presso la curia papale, rimanendo in costante contatto con essa per
almeno un quindicennio. Lì, fra Casamari e la curia, poté disporre di biblioteche e con-
tatti, lì poté progressivamente ampliare e approfondire i suoi schemi interpretativi»;
Rainini, Disegni dei tempi cit., pp. 60-66, 228.
erat recedebat a me. Cum autem positus in fervore novicio cepi Dei causa diligere
psalmodiam, multa michi in scriptura divina psallenti sub silentio reserari ceperunt,
que antea legendo vestigare nequiveram».
18 Psalterium, Prologus, pp. 7-9: «Sed cum michi, qui – ut iam videbatur – cogitatio-
ne et aviditate illius superne civitatis habitator effectus fruebar secundum interiorem
hominem non modica visione pacis, accideret illud, quod sibi multi etsi frustra accidis-
se queruntur, ut rursum occasione cure rei familiaris cogerer implicari negotiis mona-
sterii, que secundum cuiusdam coloris sui speciem aut vere secularia sunt aut pene
secularia iudicanda, conpulsus sum iterum cum cordis gemitu nec sine formidine
exclamare: Heu michi quia incolatus meus prolongatus est. Habitavi cum habitantibus Cedar, mul-
tum incola fuit anima mea, et illud: Precisa est velut a texente vita mea, dum adhuc ordirer, succi-
dit me. Cum ergo huiuscemodi gemitus versaretur in mente mea, accidit post annos ali-
quot cum essem apud cenobium Casemarii, detinentibus me ibi viro venerabili
Geraldo Abbate ipsius domus et fratribus eius et colligantibus me sibi insolubili vin-
culo caritatis, diem adesse sollempnem in quo dona sancti Spiritus super sanctos apo-
stolos effusa sunt et oleo illo spiritali infusa quo unctus est unigenitus Dei pre consor-
tibus suis».
19 K.-V. Selge, Introduzione, in Gioacchino da Fiore, Il salterio a dieci corde, intr. Selge,
trad. it. F. Troncarelli, Roma 2004 (Opere di Gioacchino da Fiore. Testi e strumenti,
16), pp. XV-XVI.
20 Psalterium, Prologus, pp. 9-10: «Quia vero non omnino eram expers ab intellectu
olei sancti huius et sciebam quod ad hoc ipsum pertineret sacrificium laudis, dolens quod
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100 VALERIA DE FRAjA
Se possiamo azzardare qui un’ipotesi, che tale non potrà che rima-
nere, motivo di tale presa di distanza si può forse intravedere nella
volontà, da parte sua, di equiparare il proprio percorso di ricerca intel-
lettuale a quello di un “grande vecchio” cistercense, Goffredo di
Auxerre, il quale fu dapprima scolaro di Abelardo – esponente della
doctrina scolastica e di un metodo basato sulla logica –, in seguito, dopo
una improvvisa e radicale conversione, discepolo fedele di Bernardo –
rappresentante orgoglioso di una ricerca basata maggiormente sul sim-
bolismo biblico e sull’interpretazione spirituale delle Scritture21.
Goffredo è un personaggio che spunta a più riprese nel percorso bio-
grafico del calabrese e che ormai, nel periodo in cui Gioacchino scri-
ve il Prologo, gli anni ’90 secondo la proposta di Potestà (per la preci-
sione: «non prima del 1194/1196 e non dopo il 1200»)22, ci appare suo
avversario dichiarato23. La presa di distanza dalla prima fase del pro-
prio percorso formativo potrebbe essere allora un estremo tentativo,
tacitamente indirizzato all’anziano cistercense e ai vertici del proprio
ordine, di porre la propria esperienza teologica ed esegetica nel solco
del più classico filone “simbolico” cistercense, alla scuola di Bernardo
e dello stesso Goffredo, per cercare di sanare le profonde incompren-
sioni in campo dottrinale e le tensioni generate dalle divergenti visioni
della vita religiosa (è giusto in questo giro di anni che Gioacchino, fal-
tam diuturno tempore tanti beneficii gratia expers eram, statui apud me die illo dicere
michi aliquot psalmos ad honorem Spiritus sancti ob tante reverentiam et sollempni-
tatem diei, sperans donari michi aliquid in diem ipso ab eo qui dat omnibus affluenter et non
improperat. Interea cum ingrederer oratorium et adorarem omnipotentem Deum coram
sancto altari, accidit in me velut hesitatio quedam de fide Trinitatis, acsi difficile esset
intellectu vel fide esse tres personas unum Deum et unum Deum tres personas. Quod
cum accideret timui valde et conterritus vehementer conpulsus sum invocare Spiritum
sanctum cuius sacra sollempnitas presens erat, ut ipse michi dignaretur ostendere
sacrum misterium Trinitatis, in quo nobis promissa est a Domino omnis notitia veri-
tatis. Hec dicens cepi psallere ut ad propositum numerum pervenirem. Nec mora
occurrit animo meo forma psalterii decacordi et in ipsa tam lucidum et apertum sacre
misterium Trinitatis, ut protinus conpellerer exclamare: Quis Deus magnus sicut Deus no-
ster? Tu es Deus qui facis mirabilia, et illud: Magnus Dominus Deus noster et magna virtus eius,
et sapientie eius non est numerus».
21 Cfr. F. Gastaldelli, Tradizione e sviluppo. La formazione culturale e teologica di Goffredo
di Auxerre, «Annali della Facoltà di Lettere e Filosofia. Università di Macerata», 32
(1999), pp. 1-38, ristampato in Gastaldelli, Studi su san Bernardo e Goffredo di Auxerre,
Tavernuzze - Impruneta (Fi) 2001 (Millennio Medievale, 30), pp. 341-374.
22 Potestà, Il tempo dell’Apocalisse cit., pp. 340-344.
23 Goffredo d’Auxerre, Predica, in Grundmann, Gioacchino da Fiore cit., pp. 198-
199; per il contesto generale, cfr. De Fraja, Oltre Cîteaux cit., pp. 99-103.
contribution d’Hugues de Saint-Cher (Ms. Douai 434, Question 481), Edition critique avec intro-
duction et commentaire, Louvain 1977 (Spicilegium Sacrum Lovaniense, 40). Le ricerche
di p. Torrell sulla teoria della profezia hanno in seguito riguardato altri autori, quali
Pietro il Venerabile, Alberto Magno, Tommaso d’Aquino, Giovanni di Rupescissa. Cfr.
anche il volume j.-P. Torrell, Recherches sur la théorie de la prophétie au moyen âge (XIIe-XIVe
siècles). Études et Textes, Fribourg 1992 (Dokimion, 13).
28 Cfr. Psalterium, Prologus, pp. 8-9: «Accidit post annos aliquot cum essem apud
cenobium Casemarii, detinentibus me ibi viro venerabili Geraldo Abbate ipsius domus
et fratribus eius et colligantibus me sibi insolubili vinculo caritatis»; per un’ulteriore
fonte in merito, Luca di Cosenza, Memorie, in Grundmann, Gioacchino da Fiore cit., p.
191: «Mox vero ut me cognovit intelligere aliquid et notarium esse abbatis mei, roga-
vit eum, ut me sibi concederet scriptorem; quod et actum est, quia nihil sibi abbas
Geraldus negare poterat, ita eum ferventissime diligebat»; p. 192: «Ex commissione
quoque abbatis mei solus ipse, cum nullum in hac parte haberet similem, sermonem
tam in festis quam in feriis frequenter in capitulo faciebat».
29 Ioachim abbas Florensis, Genealogia, in G.L. Potestà, Die «Genealogia». Ein frühes
Werk Joachims von Fiore und die Anfänge seines Geschichtsbildes, «Deutsches Archiv für
Erforschung des Mittelalters», 56 (2000), pp. 55-101: 92: «Cum ergo a nativitate Christi
complete sint hoc tempore XL generationes, id est MCLXXVI anni». V. nota 13.
30 Rainini, Disegni dei tempi cit., p. 43.
31 Ioachim abbas Florensis, Genealogia cit., in cui le note di commento, relativa-
mente alle fonti dirette, non rimandano che ai libri biblici.
32 Ibid., p. 93: «Isti [sapientes] consideraverunt tribulationes, qui acciderunt filiis
Israel a Iacob usque ad Christum, et ea, que acciderunt mala ecclesie a Christo usque
ad presens tempus, illis conferentes […] Quinque persecutiones transisse asserunt et
sextam expectant, que infra XL annos, ut dicunt, duplex futura est. Dicunt enim hoc
esse VII signacula, que vidit Iohannes in Apocalipsi, qui sex tribulationes synagoge
comparant VI persecutionibus ecclesie. In primo autem signaculo erit tempus quasi
quietis et pacis; quem pacem comparant illi, que fuit in nativitate Christi».
33 Rainini, Disegni dei tempi cit., pp. 37-46.
Manca tuttavia una ricerca di insieme che faccia luce, a 360 gradi, sui
protagonisti del rilievo culturale dell’ambiente regnicolo nella seconda
metà del XII secolo, e soprattutto che incroci le informazioni sugli
intellettuali e quelle sui libri, comprendendo non solo quelli usciti da
atelier locali, ma anche quelli, più semplicemente, in circolazione in
Sicilia e nelle altre regioni del Regno40. Ora, proprio sui personaggi
colti e sui loro libri vogliamo fermare l’attenzione, per capire se pote-
va davvero essere questo l’ambiente in cui Gioacchino gettò le fonda-
menta della propria formazione non solo in quanto notaio, ma anche
quale studioso in divinis.
L’imprinting esegetico e teologico dell’abate calabrese è profonda-
mente latino: le edizioni critiche – nonostante ipotesi di moda per un
certo tempo41 – non hanno in effetti messo in luce alcuna fonte greco-
bizantina diretta nel suo orizzonte di lettore, e anche quando si può
ritrovare esplicito, o ipotizzare, un riferimento ad autori greci (è il caso,
lo abbiamo visto, dello Pseudo-Dionigi l’Areopagita), questi gli sono
Storia della Sicilia, IV, Napoli 1980, pp. 141-157; S. Tramontana, La monarchia normanna
e sveva, Torino 1980; A. Varvaro, Il regno normanno-svevo, in Letteratura italiana. Storia e geo-
grafia, I, L’età medievale, Torino 1987, pp. 79-99; Centri di produzione della cultura nel
Mezzogiorno normanno-svevo. Atti delle dodicesime giornate normanno-sveve (Bari, 17-
20 ottobre 1995), cur. G. Musca, Bari 1997. Nel 2006 a Palermo si è tenuto il conveg-
no Greci, latini, musulmani, ebrei: la coesistenza culturale in Sicilia. Convegno Internazionale
nell’ambito delle celebrazioni per il Millenario della morte di san Nilo da Rossano
(Palermo, 16-18 novembre 2006), ma gli Atti non sembrano prossimi alla pubbli-
cazione.
40 A segnalare l’alta qualità della letteratura filosofica, ma non solo, presente in
Sicilia, vale la pena di ricordare che Enrico Aristippo, scrivendo all’amico “Roboratus
fortune” (“Favorito della fortuna”, identificato in Roberto di Cricklade), che lasciava
la Sicilia per ritornare nella sua Inghilterra, fornì un elenco di libri, una sorta di catalo-
go di due biblioteche siciliane: «Habes in Sicilia Siracusanam et Argolicam bibliothe-
cam; Latina non deest philosophia... Habes Eronis philosophi Mechanica [gli
Pneumatica di Erone Alessandrino] pre manibus... Habes Euclidis Optica... Habes de
scientiarum principiis Aristotelis Apodicticen [gli Analytica Posteriora di Aristotele] ...
Philosophica Anaxagore, Aristotelis, Themistii, Plutarchi, ceterorumque magni
nominis philosophorum in manibus tuis sunt... theologica, mathematica, metheoro-
logica tibi propono theoremata...» [Enrico Aristippo, Prologo al Fedone, riportato in O.
Hartwig, Re Guglielmo e il suo grande ammiraglio Maione di Bari, «Archivio storico per le
Province napoletane», 8 (1883), pp. 397-485: 463].
41 Sintetizza le diverse posizioni degli studiosi in merito Mottu, La manifestazione
dello Spirito cit., p. 236 (cita a favore dell’ipotesi dell’orientale lumen Paul Fournier e
Morton Bloomfield, mentre tra coloro che la contestano ricorda Ernesto Buonaiuti e
Antonio Crocco).
45 F. Delle Donne, Gualtiero, in Dizionario Biografico degli Italiani, 60, Roma 2003,
pp. 224-227; N. Kamp, Kirche und Monarchie im staufischen Königreich Sizilien, III,
München 1975, pp. 1112-1119.
46 Ibid., pp. 1119-1122.
47 W. Maleczek, Pietro Capuano. Patrizio amalfitano, Cardinale, Legato alla Quarta
Crociata, Teologo († 1214), edizione riveduta e aggiornata dall’autore, trad. cur. F. Delle
Donne, Amalfi 1997, pp. 30, 54, 255-257, 327 [trad. it. del volume Petrus Capuanus.
Kardinal, Legat am Vierten Kreuzzug, Theologe († 1214), Wien 1988].
48 C. Sipala Parachì, Sull’orazione inedita di Bartolomeo Offamilio (XII sec.) «Qua in cle-
ricorum mores invehitur grece et latine», in Studi in memoria di Carmelo Sgroi (1893-1952),
Torino 1965, pp. 605-619.
49 Cfr. M. Oldoni, Guarna, Romualdo, in Dizionario Biografico degli Italiani, 60, Roma
2003, pp. 400-403; M. Zabbia, Romualdo Guarna, arcivescovo di Salerno, e la sua “Cronaca”,
in Salerno nel XII secolo. Istituzioni, società, cultura. Atti del convegno internazionale (Raito
di Vietri sul Mare, 16-20 giugno 1999), cur. P. Delogu - P. Peduto, Salerno 2004, pp.
380-398.
50 Cfr. in merito Rufinus von Sorrent, De bono pacis, ed. R. Deutinger (M.G.H.,
Studien und Texte, 17), Hannover 1997. L’introduzione raccoglie le scarse notizie bio-
grafiche su Rufino e la sua produzione.
51 Cfr. L. Loschiavo, Laborante, in Dizionario Biografico degli Italiani, 62, Roma 2004,
pp. 798-800.
52 Per le figure di intellettuali, cfr. anche j.M. Martin, L’immigrazione normanna,
inglese e francese nel regno normanno di Sicilia, in Studi in onore di Salvatore Tramontana, cur. E.
Cuozzo, Pratola Serra (AV) 2003, pp. 281-289: 286-289.
arcivescovo di Tours, che nel suo esilio giunse fino in Puglia e Anacleto
II lo insediò sulla cattedra di Taranto57.
Anche il misterioso Roboratus fortune, cui Enrico Aristippo scrisse
per convincerlo a rimanere nell’isola, mettendo da parte il programma
di ritornarsene in patria, era un personaggio di origine inglese, da iden-
tificare forse con Roberto di Cricklade. Era senza dubbio un uomo dal
rilevante profilo intellettuale, se Enrico, nella speranza di farlo
ritornare sulla sua decisione, gli descrisse la ricchezza delle biblioteche
presenti in Sicilia, in particolare a Siracusa58.
Ma probabilmente il rappresentante di spicco di questa prima fase
è Riccardo detto “Palmer”, dapprima vescovo di Siracusa (eletto nel
1157, consacrato solo nel 1169, sulla cattedra fino al 1182) poi arcive-
scovo di Messina (1183-1195), per alcuni anni familiaris dei regnanti
normanni59. Il suo è un altro dei nomi che sono stati avanzati nel ten-
tativo di svelare chi veramente si nasconda dietro lo pseudo Falcan-
do60. Anch’egli era di origine inglese, come risulta sia da una lettera di
Pietro di Blois61, sia dal suo epitaffio nella cattedrale di Messina62; pur
57 Ibid., p. 104; Martin, L’immigrazione normanna cit., pp. 286-287. Riguardo all’ac-
coglienza offerta da Ruggero II ad esuli e proscritti, cfr. Iohannes Saresberiensis,
Historia pontificalis, ed. M. Chibnall, Oxford (USA) 1986, cap. XXXII, p. 65: «Et si forte
[Rogerius] proscriptum aut exulem inveniebat episcopum, ei libenter subveniebat».
58 Cfr. supra, nota 40.
59 Kamp, Kirche und Monarchie cit., III, pp. 1013-1018: 1013, che sottolinea che il
cognome “Palmer” non compare se non a partire dal XVI secolo. Nel giugno del 1156
era al fianco di Guglielmo I, a Salerno; all’inizio dell’anno successivo, come vescovo
eletto di Siracusa rappresenta Guglielmo quando i consoli di Genova giurano «firmam
et fidelem amicitiam» verso il re normanno. In merito al personaggio, riflette sulla sua
posizione a corte e sui rapporti con i diversi personaggi che in corte si muovevano, in
particolare con Stefano di Perche, G.M. Cantarella, Nel Regno del Sole. Falcando fra Inglesi
e Normanni, in Scritti di storia medievale offerti a Maria Consiglia De Matteis, Spoleto 2011,
pp. 91-120.
60 Nel corso del suo contributo, G.M. Cantarella propone, o ripropone, l’ipotesi
che dietro il nome di Falcandus possa nascondersi proprio l’arcivescovo di Messina
Riccardo (cfr. ibid., p. 113-115).
61 Cfr. Petrus Blesensis, Epistola XLVI, in Petri Blesensis Epistolae, in Migne, PL
207, Paris 1904, coll. 133-137: 134: «Dulcedinem nativi aeris vestri Anglici, omnemque
escam terrae nostrae abominata est anima vestra, et appropinquavit usque ad portas
mortis».
62 Così recita l’epitaffio dell’arcivescovo Riccardo, con alta probabilità da lui stes-
so composto, con richiami a versi di Virgilio: «Anglia me genuit, instruxit Gallia, fovit
// Trinacris, huic tandem corpus et ossa dedi. // Anglicus angelicus generis, meriti
ratione, // Transit ad angelicos associatus eis. // Anno 1195, obiit mense augusti, die
Bella, Cosenza 1979; L. Ribot, La rivolta antispagnola di Messina. Cause e antecedenti (1591-
1674), Soveria Mannelli (CZ) 2011 [trad. it. di La revuelta antiespañola de Mesina. Causas
y antecedentes (1591-1674), Valladolid 1982].
82 Testimonio del despojo de los Privilegios de Mesina que se hizo por Don Rodrigo de
Quintana, siendo consultor de Sicilia en IX de enero M.DC.LXXIX., Messanae 1679, ripor-
tato in V. La Mantia, I Privilegi di Messina (1129-1816). Note storiche con documenti inediti ...
I Privilegi dei Re Normanni, Palermo 1897, p. V.
83 Buchthal, A school of Miniature cit., p. 314; M. Martín Velasco, La Biblioteca del
IV duque de Uceda. Una colección europea entre barroco y la ilustración, «Teka. Komisji
Historycznej OL PAN», 6 (2009), pp. 219-232 (testo in linea: http://www.pan-
ol.lublin.pl/wydawnictwa/THist6/Velasco.pdf ).
infine alla cattedrale messinese, città in cui visse per lungo tempo84.
Ora, l’importanza indubbiamente rilevante del fondo greco della catte-
drale di Messina approdato a Madrid ha relegato nell’ombra il blocco, a
sua volta piuttosto consistente, dei manoscritti messinesi in lingua latina.
Solo negli anni ’50 del secolo scorso una piccola parte del fondo latino
è stata finalmente messa in luce e studiata, ma solamente per il suo aspet-
to decorativo, dal momento che alcuni di questi codici conservano un
repertorio di miniature di livello artistico molto alto. A tale riguardo,
Hugo Buchthal, e in seguito, sulla sua scia, anche Angela Daneu-
Lattanzi, hanno ipotizzato che parte dei codici latini giunti avventurosa-
mente a Madrid fossero stati allestiti e miniati localmente, in Sicilia, nella
seconda metà del XII secolo, presso uno scriptorium facente capo, proba-
bilmente, proprio alla cattedrale di Messina e istituito dal suo arcivesco-
vo di origine inglese, Riccardo Palmer, che molti elementi individuano
come appassionato delle arti figurative e sensibile alla cultura in senso
lato85. A partire dalle segnalazioni di Buchthal, si sono in seguito aggiun-
ti studi specifici su singoli codici, oggi conservati a Madrid, quali possi-
bili esempi, oltre che della miniatura, anche della scrittura latina in uso
nella seconda metà del XII secolo nel Regno normanno meridionale86.
84 M. Ceresa, Costantino Lascaris, in Dizionario Biografico degli Italiani, 63, Roma 2004,
pp. 781-785; sui suoi manoscritti a Madrid, j.M. Fernández Pomar, La colección de Uceda
y los manuscritos griegos de Costantino Lascaris, «Emerita», 34 (1966), pp. 211-288.
85 Buchthal, A school of Miniature cit., pp. 325-327; A. Daneu Lattanzi, Due sconosciu-
ti manoscritti di epoca normanna, in Atti del Convegno Internazionale di Studi Ruggeriani (Palermo
21-25 aprile 1954), I, Palermo 1955, pp. 303-316; Daneu Lattanzi, Lineamenti di storia
della miniatura in Sicilia, Firenze 1966, pp. 27 ss.; C. Di Natale, L’Arcivescovo Riccardo Palmer
e la miniatura a Messina nella tarda età normanna, in Federico e la Sicilia dalla terra alla corona.
Arti figurative e arti suntuarie. Catalogo della mostra, cur. M. Andaloro, Palermo 1995, pp.
357-358. La discussione riguardo alla datazione e alla collocazione topografica del cen-
tro scrittorio di produzione di questi manoscritti è stata vivace: è infatti stato proposto
di spostare la datazione fino al terzo decennio del XIII sec., suggerendone l’allestimen-
to in scriptoria diversi, tra cui Palermo e/o Monreale (in merito, V. Pace, Untersuchungen
zur sizilianischen Buchmalerei, in Die Zeit der Staufer. Geschichte, Kunst, Kultur. Catalogo della
mostra, V, Stuttgart 1979, pp. 431-476 e Pace, Miniatura di testi sacri nell’Italia meridionale
al tempo di Federico II, in Federico II. Immagine e potere, cur. M.S. Calò Mariani - R. Cassano,
Venezia 1995, pp. 435-440: 437-439); più recentemente si è preferito tuttavia riproporre
le coordinate geografiche e cronologiche già suggerite da Buchthal e Daneu Lattanzi
(M.R. Menna, I codici della Biblioteca Nazionale di Madrid, in Federico e la Sicilia cit., pp. 363-
374, con la bibliografia relativa alla discussione). Da ultimo, V. Pace - G. Pollio,
Miniatura, in Enciclopedia Fridericiana, Roma 2005, pp. 331-336: 334.
86 D. Ciccarelli, Aspetti e momenti della scrittura latina in Sicilia, in Colectànea paleogràfi-
ca de la Corona de Aragòn, 2 voll., cur. j. Mateu Ibars - M.D. Mateu Ibars, I, Barcelona
1990, pp. 160-174.
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118 VALERIA DE FRAjA
87Buchthal, A school of Miniature cit., pp. 315-325; per la nota in cui è citato il ms.
11, p. 322 nota 55.
88 Inventario general de manuscritos de la Biblioteca Nacional, I (1 a 500), Madrid 1953.
È mia intenzione in futuro, se mai ne avrò la possibilità, di lavorare a una più precisa
identificazione e catalogazione, nonché a uno studio maggiormente dettagliato, dei
volumi della Biblioteca Nacional di Madrid provenienti dalla cattedrale di Messina.
89 Il catalogo antico della biblioteca del Duca di Uceda è stato edito nel 1975: G.
De Andrés, Catálogo de los manuscritos de la Biblioteca del Duque de Uceda, «Revista de
archivos, bibliotecas y museos», 78/1 (1975), pp. 5-40. Lo studia in modo approfon-
dito E. Ruiz y García-Monge, Las bibliotecas del IV Duque de Uceda, «Torre de los
Lujanes», 43 (2002), pp. 219–235.
90 Per Agostino, cfr. i mss. 97 (Super Genesim), 223 (Enchiridion, De doctrina christiana
et alii, di seguito a opere di Anselmo), 224 (De Trinitate), 225 (De libero arbitrio, De vera
religione, De vita christiana, De fide ad Petrum (ps.), De spiritu et litteram, et alii), 372
(Retractationes; Ad Simplicianum), 484 (Epistolae); per Girolamo, cfr. mss. 15 (Breviarium
in Psalmos) e 484 (Epistolae VII); per Cassiodoro, cfr. ms. 14 (Historia tripartita); per
Gregorio Magno, cfr. ms. 215 (Opera id est epistolae). I rimandi ai manoscritti, in questa
e nelle note seguenti, sono naturalmente da intendersi sempre come riferiti a Madrid,
Biblioteca Nacional.
91 Per Isidoro, cfr. ms. 490 (Etymologiae); per Beda, cfr. mss. 522 (Expositio in
Lucam) e 550 (Expositio in Marcum); per Rabano Mauro, cfr. mss. 233 e 435 (In libros I-
IV Regum); per Remigio/Aimone cfr. ms. 198 (Expositio super Matheum).
92 Un ulteriore manoscritto che tramanda l’Historia Scholastica di Pietro Comestore
(Palermo, Biblioteca Centrale della Regione Siciliana, F. Monreale 9, proveniente dalla
Cattedrale di Santa Maria La Nova, Monreale), «scritta e miniata da francesi dell’inizio
del XIII secolo», potrebbe essere giunto dalla Francia, ma anche prodotto in loco, a
Monreale o a Palermo; in merito, cfr. M.C. Di Natale, L’Historia Scholastica di Petrus
Comestor, in Federico e la Sicilia cit., pp. 425-426.
93 Per Anselmo, cfr. i mss. 97 (De fermento et azymo, Liber de concordia prescientie et pre-
destinationis) e 223 (De veritate, De libero arbitrio, De casu diaboli, Cur Deus homo, Monologium,
Proslogium, et alii); per Gilberto di Poitiers, cfr. mss. 491 e 546 (Super epistolas beati Pauli);
per Ugo di San Vittore, cfr. i mss. 481 (Series romanorum pontificum cum Chronica; Liber
sacramentorum l. I-XII) e 482 (Liber sacramentorum l. XIII-XXIX): ho potuto prendere
visione in modo diretto di questi due codici, che Buchthal ipotizza siano stati con-
fezionati a Messina (cfr. Buchthal, A school of Miniature cit., p. 324, nota 61), in quan-
to entrambi sono digitalizzati e presenti nel sito della Biblioteca Nacional; per Pietro
Lombardo cfr. mss. 204 e 383 (Libri IV Sententiarum) e 210 e 511 (Commento ai Salmi);
per Bernardo, cfr. ms. 14 (Expositio [Sermones in Cantica]; Sermo 74); per Pietro Riga, cfr.
ms. 236 (Aurora: Luca); per Pietro Comestore, cfr. ms. 90 (Historia Scholastica); per
Graziano, cfr. ms. 87 (Decretum).
94 Cfr. ms. 137 (Ipognosticon de Veteri et Novo Testamento libri I-IX).
95 In diversi casi si tratta, oltretutto, di autori e testi ben presto “passati di moda”,
soppiantati dalla scolastica del XIII secolo e dagli autori delle scuole dei frati Minori e
dei Predicatori (notevole ad esempio la presenza, a Messina, delle opere di Tommaso
d’Aquino). Questo potrebbe contribuire a confermare che i manoscritti in questione
erano presenti in Sicilia fin dalla seconda metà del XII secolo e non entrati nella biblio-
teca messinese in un periodo successivo.
ipotesi: questi, dalla sua terra d’origine e dalle aree geografiche della
sua formazione dottrinale, avrebbe portato con sé in Sicilia anche un
certo numero di libri, verosimilmente i testi di studio su cui si era for-
mato e i volumi che gli erano più cari. Non sarebbe allora una casuali-
tà trovare a Messina le opere di Anselmo, arcivescovo a Canterbury, e
del benedettino inglese Lorenzo di Durham, così come, a seguito degli
studi in Francia, degli scritti di Gilberto di Poitiers, di Pietro Lom-
bardo, di Ugo di San Vittore, di Pietro Comestore. In Sicilia tuttavia,
tra Siracusa e Messina, Riccardo volle forse anche ampliare la propria
biblioteca personale e, se sono da confermare le ipotesi di Buchthal, si
preoccupò di creare e di rendere attivo un nuovo scriptorium, in grado
di moltiplicare il patrimonio librario di sua proprietà o già conservato
nella biblioteca. Se le cose stanno effettivamente così, fu probabilmen-
te lui a commissionare quel nuovo esemplare della Bibbia in diciasset-
te volumi, con glossa marginale e interlineare, che Buchthal attribuisce
proprio a uno scriptorium operante a Messina e agli ultimi decenni del
XII secolo: diversi volumi della Bibbia glossata (almeno dieci), conser-
vati a Madrid e provenienti da Messina, risultano in duplice copia96 e i
volumi doppi non sembrano prodotti in Sicilia (sarebbero dunque
importati nell’isola). Potrebbe trattarsi pertanto dei volumi – in parte
perduti – da cui lo scriptorium messinese ricopiò la grande Bibbia, con
la Glossa ordinaria, dei mss. 31-47 per la biblioteca della cattedrale.
Doppi sono pure il commento di Gilberto di Poitiers alle lettere di
Paolo e le Sentenze del Lombardo97. Viene da chiedersi a questo punto
se la commissione di queste copie di volumi già presenti a Messina non
sia da collegarsi agli specifici interessi teologici dell’arcivescovo e possa
essere spia di una volontà – non sappiamo certo se messa in atto o solo
vagheggiata – di istituire presso la sede episcopale messinese, accanto
a un nuovo scriptorium, anche una schola cattedrale, secondo le direttive
96 Si tratta dei mss. Madrid, Biblioteca Nacional, ms. 123 (Epistole di Paolo), ms.
139 (Libri Paralipomeni), ms. 206 (Geremia e Daniele), mss. 216-217 (Libri dei Re), 218
(Libri Proverbi – Ecclesiasticum), 232 (Vangelo di Marco), 253 (Profeti minori ed Ezechiele),
298 (Apocalisse), 377 (Apocalisse e Cantico dei Cantici) tutti con glosse marginali e interli-
neari.
97 Le relazioni tra i testi esemplati da questi manoscritti, ovviamente, possono
essere chiarite solo da uno studio specifico sulla tradizione testuale riportata da ciascu-
no di essi, per capire se effettivamente i codici più antichi possano essere gli antigrafi
di quelli attribuiti allo scriptorium istituito a Messina.
espresse dal canone 5 del concilio Lateranense III, celebrato nel 1179
(Riccardo passò a reggere l’arcidiocesi di Messina nel 1183)98. Forse
non senza importanza è infine il fatto che proprio i volumi della Bibbia
glossata, dell’Historia Scholastica di Pietro Comestore e delle Sentenze del
Lombardo costituivano il patrimonio librario di base necessario a chi
volesse studiare teologia, in particolare nelle scuole francesi.
sunt, anno [mundi] 6200» (f. 5r)99. Di seguito (ma dopo un foglio
lasciato bianco, il 5v) troviamo un elenco intitolato «Series romanorum
pontificum cum chronica», che arriva fino al pontificato di Onorio II (papa
dal 1124 al 1130). Nel catalogo a stampa poi, entrambi i testi vanno
sotto il titolo di Chronica minora e sono attribuiti a Ugo di San Vittore.
E in effetti, all’elenco dei pontefici fanno seguito, dopo altri due fogli
bianchi (ff. 8v-9r), i libri I-XII del De sacramentis Christianae fidei proprio
di Ugo100. Ora, la lista dei pontefici coincide effettivamente (seppure
non alla perfezione) con quella che si trova nel Chronicon di Ugo di San
Vittore101.
Il Chronicon del Vittorino, per quanto abbia avuto una discreta cir-
colazione (complessivamente è tramandato infatti da trentaquattro te-
stimoni), non è certo tra le sue opere più note e diffuse, quindi il fatto
99 Così si afferma infatti nei primi fogli, cartacei, premessi al codice (f. IIIr):
«Index. Fol. 2. De sex Ætatibus: nimirum eadem Ætatum recensio quæ extat apud
Isidorum Etymolog. Lib. V cap. 37 de discretione temporum; sed continuata ab
Heraclii imperio, ubi desinit Isidorus, ad Antiochiam et Ierosolymam a Francis captas
Anno Mundi 6200, Æræ autem vulgaris 999, iuxta huius chronologiæ computum».
100 Cfr. il ms. 481 (Series romanorum pontificum cum Chronica; Liber sacramentorum, l. I-
XII); il De sacramentis di Ugo è completato nel ms. 482 (Liber sacramentorum, l. XIII-
XXIX); v. supra, nota 92. Nel catalogo del duca di Uceda (De Andrés, Catálogo de los
manuscritos cit., p. 25) il contenuto del ms. 481 è così descritto: «153. Sex etates, De
sacramentis et alia opuscula eiusdem Hugonis; in folio». La nuova edizione del De arti-
culis fidei [Ioachim abbas Florensis, De articulis fidei – Confessio fidei, ed. V. De Fraja,
Roma 2012 (Fonti per la storia dell’Italia medievale, Antiquitates, 37)] mette in luce la
possibilità che Gioacchino conoscesse il De sacramentis Christianae fidei di Ugo di San
Vittore.
101 Le due liste mostrano una serie di differenze, rilevanti soprattutto nella parte
iniziale, non tanto nei nomi quanto nella durata dei pontificati (con il procedere della
serie, tuttavia, i dati tendono a coincidere); nella lista del ms. 481 poi non sono ripor-
tate, per ciascun pontefice, le date degli anni in corso e le indizioni, come invece acca-
de nel Chronicon del Vittorino, e neppure troviamo, in parallelo alla lista dei papi, quel-
la dei regnanti, come ancora nel Chronicon. Una lista di imperatori e regnanti del gene-
re di quella di Ugo si trova invece nel testo precedente, detto Sex etates, a partire dalla
sexta etas (ff. 3v-5r). La lista di pontefici del Chronicon di Ugo di San Vittore è pubbli-
cata in Chronica que dicitur Hugonis de Sancto Victore, ed. G. Waitz, in M.G.H., SS., 24,
Hannoverae 1879, pp. 90-97. Non sono in grado di valutare se gli elementi che avvi-
cinano i due testi (a ben vedere, la lista sostanzialmente identica dei pontefici) siano
sufficienti a definire il testo del ms. 481 come Chronicon di Ugo. Le piccole differenze
che la lista dei pontefici del ms. 481 mostra rispetto a quella riportata nell’edizione del
Chronicon in un caso avvicinano maggiormente il codice di Madrid alle liste di papi del
Liber figurarum di Gioacchino, in un altro invece lo allontanano, per cui, allo stato attua-
le della ricerca, mi è difficile dare un giudizio univoco in merito.
109 E. Honée, Symbolik und Kontext von Joachim von Fiore ‹antilombardischen Figuren›:
Zur Interpretation von Tafel XXVI in der Faksimile-Ausgabe des Liber Figurarum, in Pensare
per figure. Il pensiero diagrammatico-simbolico di Gioacchino da Fiore. Atti del 7° Congresso
Internazionale di Studi Gioachimiti, San Giovanni in Fiore, 24-26 settembre 2009, cur.
A. Ghisalberti, Roma 2010 (Opere di Gioacchino da Fiore. Testi e strumenti, 24), pp.
137-157; De Fraja, “Arbitrantes nos unitatem scindere” cit., pp. 20-33.
110 Le opere di Anselmo sono conservate, come abbiamo visto, nei mss. 97 (De
fermento et azymo, Liber de concordia prescientie et predestinationis) e 223 (De veritate, De libero
arbitrio, De casu diaboli, Cur Deus homo, Monologium, Proslogium, et alii).
111 Le due copie del Super epistolas beati Pauli di Gilberto di Poitiers sono conser-
vate nei mss. 491 e 546.
112 Buchthal, A school of Miniature cit., p. 324 nota 61.
113 Si tratta del già ricordato ms. 123 (cfr. supra nota 96). Per i due commenti
anonimi alle lettere di Paolo, cfr. ms. 24, pp. 27-29 e ms. 213, p. 169.
114 Si era occupato della questione P. De Leo, in un contributo per il 5°
Congresso internazionale di studi gioachimiti, tenutosi a San Giovanni in Fiore nel
1999. Il testo presentato in quell’occasione, tuttavia, non compare negli Atti [Gioacchino
da Fiore tra Bernardo di Clairvaux e Innocenzo III. Atti del 5° Congresso internazionale di
studi gioachimiti, San Giovanni in Fiore 16-21 settembre 1999, Roma 2001; per la rela-
zione del prof. De Leo, cfr. il Programma, p. 8: «Pietro De Leo (Università della
Calabria), Gioacchino storico della Chiesa»].
115 In particolare le opere di Eusebio di Cesarea (tradotto in latino da Rufino), di
Orosio e Cassiodoro: Eusebii Ecclesiasticae historiae, in Eusebius Werke, II/1-3, edd. E.
Schwartz - T. Mommsen, Leipzig 1903-1909 (Die griechischen christlichen
Schriftsteller der ersten drei jahrhunderten, 9,1-3); Pauli Orosii Historiarum adversum
paganos libri VII, ed. C. Zangemeister, Vindobonae 1882 (CSEL, 5); Cassiodori -
solatium in terra eius, nisi quod de regno Teutonicorum non facile aliquos ad obse-
quium admittebat» (Iohannes Saresberiensis, Historia pontificalis cit., cap. XXXII, p. 65).
118 Non pare certo un caso che proprio Ruperto di Deutz, Anselmo di Havelberg
e Gerhoh di Reichersberg siano tutti autori che per un certo periodo ebbero contatti
diretti e personali con la curia pontificia: per tale motivo le loro opere potevano esse-
re lì conservate. Sottolinea questo aspetto Potestà, Il tempo dell’Apocalisse cit., pp. 367-
368, nota 11.
119 Enrico Aristippo, Prologo al Fedone cit., p. 463.