DAVIDE BALZANO
Introduzione
Il 9 luglio 1609, dopo una lunga vita sicuramente non priva
di avventure, si spegneva a Viadana, sua città natale, Girolamo
Menghi, uno dei più grandi (se non addirittura il maggiore) esorcisti
di tutti i tempi, dotto teologo e intellettuale.
Da allora la sua figura, per quanto assai ben conosciuta nell’am-
biente religioso sino alle soglie del diciottesimo secolo e altrettanto
nota tra i cultori dell’argomento, non è mai stata oggetto di un vero
e proprio studio, né antropologico, né filosofico, né storico.
Per quanto questo possa stupire, va detto che questo campo è tut-
t’oggi uno dei meno esplorati nell’ambito della ricerca e sono ben
poche le pubblicazioni che prendono in esame aspetti così speciali-
stici della storia del pensiero religioso; non è dunque così scandalo-
so che di quest’autore si trovino nelle librerie (se si è fortunati), solo
due testi, la ristampa anastatica della sua prima opera e una tra-
duzione di una successiva; «ho compiuto un primo passo in un
campo per lo più inesplorato»1, scriveva D. P. Walker nel suo scritto
(risalente al 1981) sugli esorcismi francesi e inglesi a cavallo del
diciassettesimo secolo, e lo stesso si potrebbe dire per la presente
ricerca, un’analisi certamente nuova di un personaggio ancora oggi
da scoprire nella sua interezza, da inserire appieno nel suo panora-
ma storico e da valorizzare per il contributo culturale che è in grado
di fornire.
Per questo motivo riportare alla ribalta una figura quale quella di
Girolamo Menghi è un’opportunità in grado di stimolare ulteriori
riflessioni su un’epoca e un settore che ha ancora molto da dare.
1
D. P. WALKER, Possessione ed esorcismo: Francia e Inghilterra tra Cinque e Seicento,
Torino, Giulio Einaudi Editore, 1984, p. 4.
104 DAVIDE BALZANO
2
Alle idee dell’autore viadanese sembrano accostarsi più volte gli esorcisti francesi impe-
gnati, tra il XVI e XVII secolo, in numerosissimi rituali su indemoniati; nonostante questi fosse-
ro probabilmente svolti a fini puramente propagandistici per combattere l’eresia ugonotta, si
può constatare come sia la sintomatologia che l’esorcismo in sé segua fedelmente lo schema
tratteggiato da Girolamo Menghi. Per approfondire l’argomento si veda: P. LOMBARDO, Il secolo
del diavolo, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2005; D. P. WALKER, Possessione ed
esorcismo...cit.
3
G. MENGHI, Il flagello dei demoni, traduzione di L. Dal Lago, Vicenza, Neri Pozza Editore,
1997, p. 9. Vi è una discordanza tra quanto afferma Dal Lago e quanto riportato sulla lapide
commemorativa presente, sin dal 1632, nella demolita chiesa di San Francesco di Viadana, la
quale indica l’8 luglio come giorno della sua morte. È probabile che il Dal Lago abbia consultato
altri documenti su cui è riportata un’altra data.
4
Sulla figura di Girolamo Menghi e sui non unanimi giudizi sulla sua opera cfr.: A. PARAZZI,
Origini e vicende di Viadana e suo distretto, Viadana, Nicodemo Remagni, 1894-1899, vol. II,
p. 140; G. TASSONI, Girolamo Menghi o dell’arte esorcistica, «La Martinella di Milano», 1965,
fasc. 3, pp. 113-120; G. VOLPATO, Girolamo Menghi o dell’arte esorcistica, «Lares», LVII, lug. -
set. 1991, pp. 381-397.
5
Le indicazioni bibliografiche utili a una ricostruzione della vita di Girolamo Menghi si
trovano in Un ‘mediatore’ ecclesiastico: Girolamo Menghi di Ottavio Franceschini, postfazione
della ristampa anastatica del Compendio dell’arte Essorcistica di Girolamo Menghi, Genova,
Ed. Nuova Stile Regina, 1987; informazioni pressoché analoghe sono rintracciabili nella nota
del traduttore di Luigi Dal Lago di G. MENGHI, Il flagello dei demoni...cit., pp. 9-10.
GIROLAMO MENGHI: ESORCISTA VIADANESE DEL CINQUECENTO 105
avrebbe fatto parte sino alla morte6; l’epitaffio presente sulla sua
lapide, nonché i vari documenti che ne parlano, descrivono il mo-
naco viadanese quale religioso esemplare, dotto teologo, conosciuto
anche nelle sfere più alte della chiesa, autore ed esorcista di massi-
mo rilievo.
La sua formazione si protrasse per circa un ventennio, probabil-
mente nel convento bolognese dell’Annunziata, riconosciuto nel 1451
quale uno dei centri di studio ufficiali dell’Ordine7, luogo in cui le
conoscenze di carattere teologico del Menghi non conobbero limiti,
permettendogli di consultare autori di ogni epoca sapientemente
citati nelle diverse opere da lui redatte.
Erudito circa la tradizione cattolica, già segnato da un lungo ap-
prendistato e circondato da luoghi di fama esorcistica, quale il Duo-
mo di Modena, dedicato a San Gimignano, famoso per il suo potere
sui demoni o la catena di San Vicinio, conservata oggi a Sarsina in
provincia di Bologna e anch’essa celebre per la sua efficacia nello
scacciare i maligni, Girolamo Menghi poté finalmente intraprende-
re una carriera, quella dell’esorcista, che gli avrebbe dato la fama di
cui tutt’oggi gode.
Dacché ebbe modo di agire in modo indipendente, il frate divise la
sua vita tra l’attività di scrittore e quella di sacerdote itinerante al
servizio dell’umanità nella lotta contro il diavolo, un nemico reso
ancor più manifesto dalla pesante atmosfera creatasi in seguito alle
varie iniziative intraprese dalla Chiesa in nome della Controriforma.
Molti dei casi da lui affrontati o conosciuti tramite i resoconti di
altri individui vengono esposti nei suoi stessi scritti, e fanno capire
quale fosse la mentalità con cui egli svolgeva la sua pratica: Girolamo
Menghi «tende a vedere dovunque influenze diaboliche, anche nelle
malattie fisiche, nelle avversità metereologiche e in ogni altro tipo di
calamità»8. Non esiste per lui alterazione fisica o dello spazio che
non possa avere origine nell’intervento demoniaco, e compito
dell’esorcista è quello di mettere in fuga il demone per eliminare la
sua influenza maligna.
L’istruzione, le modalità d’azione e le accortezze che i sacerdoti do-
vranno conoscere per intraprendere questa strada vengono accura-
tamente elencate e descritte nelle cinque principali opere del frate
di Viadana, uscite tutte nell’ultimo quarto del XVI secolo, ma riviste
e ripubblicate anche in seguito.
La prima di queste è il Compendio dell’arte essorcistica et possibilità
6
Ogni riferimento a vita e opere di Girolamo Menghi è ripreso dalle fonti citate in nota 3.
7
O. F RANCESCHINI , Un ‘mediatore’ ecclesiastico: Girolamo Menghi (1529-1609),
postfazione...cit., pp. III-XIX.
8
G. MENGHI, Il flagello dei demoni...cit., p. 10.
106 DAVIDE BALZANO
13
G. MENGHI, Il flagello dei demoni...cit., p. 11.
14
Ivi, pp. 45-167.
15
Ivi, p. 10.
GIROLAMO MENGHI: ESORCISTA VIADANESE DEL CINQUECENTO 109
Frontespizio del volume di Girolamo Menghi, Tesoro celeste della gloriosa madre di
Dio Maria Vergine. Nel quale si ragiona del vero Culto, & adoratione, che si deve alle
Sacrosante Imagini, Bologna, eredi Giovanni Rossi, 1607. Viadana, Biblioteca Co-
munale “Luigi Parazzi”, Fondo Antico.
GIROLAMO MENGHI: ESORCISTA VIADANESE DEL CINQUECENTO 111
16
Cfr. F. CANALE, Del modo di conoscer et sanare i maleficiati, Sala Bolognese, Arnaldo
Forni Editore, 1987, ristampa anastatica dell’edizione del 1638, “Al lettore”: «Perché l’autore
del presente libro ha cercato d’esser breve, chi desidera vedere di queste materie più diffusi
trattati può legger: […] Il Fustis Daemonum, del P. Girolamo Menghi. Il Compendio dell’arte
esorcistica divisa in due parti, del medesimo. […] Il libro detto fuga daemonum».
Per quanto non si sappia molto sulla vita di Floriano Canale, è indicativo il fatto che Girolamo
Menghi venisse indicato con ben tre delle sue opere insieme ad altre autorità di questi campo
quali Martin Delrio, Pietr’Antonio Stampa o Francesco Maria Guaccio.
17
O. FRANCESCHINI, Un ‘mediatore’ ecclesiastico: Girolamo Menghi...cit., p. X.
GIROLAMO MENGHI: ESORCISTA VIADANESE DEL CINQUECENTO 113
18
La Sacra Congregazione dell’Indice ne proibì la lettura (Index 1786 p. 192) accusando il
Menghi di avere prestato «fede a tutti i fatterelli popolari in cui si narra essere comparso il
demonio in forma visibile: troppa credulità e anche superstizione», G. CASATI, L’indice dei libri
proibiti. Saggi e commenti, III, Milano, Pro Famiglia, 1939, p. 255. Cfr. anche A. GANDA, La
biblioteca dei Cappuccini di Viadana nella seconda metà del Settecento, «Vitelliana. Viadana e
il territorio Mantovano fra Oglio e Po. Bollettino della Società Storica Viadanese», III, 2008, pp.
175-232. Nell’inventario l’unica opera del Menghi presente figura fra i libri proibiti.
114 DAVIDE BALZANO
alcuni hanno detto che il maleficio è una cosa finta, & che non si ritrova
alcuno maleficio se non nella opinione, & estimazione degli uomini, i
quali non conoscendo le cause d’alcuni effetti naturali, per essere occul-
te, attribuivano tali effetti all’operazioni degli uomini19.
È possibile che una delle persone cui il frate rivolgeva tale critica
fosse Levinius Lemnius, un medico e pensatore del XVI secolo, il
quale negava la possibilità che il diavolo potesse possedere un uomo.
Girolamo Menghi, nel capitolo settimo del Flagello riporta le moti-
vazioni addotte dai sostenitori di questa tesi: gli indemoniati, la cui
casistica comprende per altro in grandissima parte fanciulle abba-
stanza giovani, non sarebbero altro che «donne e ragazze soggette
agli umori dell’utero, che, a causa della debolezza del loro cervello
sono solite fare gesti simili a quelli degli ossessi»21.
Poco dopo, tuttavia, lo stesso frate, spiega quale sia l’errore com-
piuto da chi nega la possibilità dell’intervento diabolico nelle osses-
sioni: costoro, a sua detta, non capiscono che proprio questo tipo di
condizione avvantaggia i demoni, difatti essi «prendono possesso
più facilmente degli uomini e delle donne di debole cervello, piutto-
sto che di uomini assennati, allo scopo […] di non essere scoperti e
di non far ricadere su di sé le colpe dei delitti»22; inoltre «tormentano
le donne e le ragazze piuttosto che gli uomini per il fatto che cerca-
no di occultarsi sotto il pretesto degli umori uterini, che influiscono
maggiormente sulle donne e meno sugli uomini»23.
Attraverso i suoi libri, dunque, Girolamo Manghi tentò di fornire ai
sacerdoti uno strumento con cui affrontare questo tipo di fenomeni.
Questo sforzo è particolarmente evidente nella «Dottrina bellissima
e necessaria agli esorcisti», la parte introduttiva del Flagello, indub-
biamente lo scritto più “pratico” dell’esorcista viadanese, il quale,
sin dal sommario, ne fa capire la valenza: basterà citare alcuni titoli
19
Cfr. G. MENGHI, Compendio dell’arte essorcistica...cit., p. 88.
20
G. MENGHI, Il bastone dei demoni, in Il flagello dei demoni...cit., p. 280.
21
Ivi, p. 265, cap. 7: «Qui si dimostra che i demoni possono tormentare i corpi umani in
seguito alle preghiere dei maghi; si confutano poi gli argomenti dei detrattori dell’arte esorcistica
e si discute sulla scienza degli angeli buoni e di quelli cattivi».
22
Ivi, p. 267.
23
Ibidem.
GIROLAMO MENGHI: ESORCISTA VIADANESE DEL CINQUECENTO 115
25
Cfr. G. MENGHI, Compendio dell’arte essorcistica...cit., p. 30.
26
Ivi, p. 26.
27
Ivi, pp. 27-28.
GIROLAMO MENGHI: ESORCISTA VIADANESE DEL CINQUECENTO 117
distinzione VII questione III della II parte aveva suddiviso gli avveni-
menti futuri secondo tre possibilità di sviluppo:
- Alcuni eventi hanno una causa determinata e infallibile, dun-
que possono essere conosciuti sia da Dio che dagli uomini o dai
demoni.
- Alcuni hanno una causa determinata, ma fallibile, ma sono co-
munque alla nostra portata, come a quella demoniaca.
- Altri hanno una causa indeterminata e fallibile; la loro cono-
scenza spetta solo e unicamente a Dio o può giungere alle crea-
ture per divina rivelazione28.
Nonostante questo, gli spiriti maligni a volte affermano cose che poi
corrispondono alla realtà dei fatti; per spiegare tale fenomeno, al
viadanese torna utile ciò che Sant’Agostino aveva detto nel suo com-
mento alla Genesi: egli sosteneva che ciò fosse possibile secondo
quattro differenti modalità, e cioè per vivacità d’ingegno, se esami-
nano il nostro modo di vivere e giungono a determinate conclusioni
sulle nostre inclinazioni e stati d’animo; per esperienza, quando
determinano quale sia l’effetto a partire dalla sua causa; con frau-
dolenta cautela, cioè nel momento in cui, ingannandoci, predicono
qualcosa per poi compierlo loro stessi; per l’altrui dottrina se Dio o
gli angeli concedono loro di sapere qualcosa29.
I demoni, d’altronde, sono a conoscenza di tutto ciò che è avvenuto
nel passato e sta avvenendo nel presente; conoscono i peccati degli
uomini che non si sono pentiti, i furti, le nostre debolezze e paure,
sanno trovare gli oggetti nascosti, rubati o trafugati; se Dio glielo
permette possono anche vedere le cogitazioni dei nostri cuori.
Con questa lunga serie di argomentazioni Girolamo Menghi vuole
dunque dimostrare dei demoni che «eglino avere la scienza & cogni-
zione di tutte le cose naturali», e non si basano su una realtà tra-
scendentale e del tutto separata dalla sensibilità umana, bensì su
una mera analisi dei fatti e delle conseguenze cui essi portano,
laddove non sia presente l’intervento divino.
La chiaroveggenza è dunque un lato peculiare dell’opera menghiana,
poiché, sotto alcuni punti di vista, compara le possibilità diaboliche
a quelle umane, variandone solo la qualità, dato che gli orizzonti
nei quali si muovono tali creature sono infinitamente maggiori ri-
spetto a quelli cui può aspirare l’umanità; di essi comunque si può
dire che «eglino avere la scienza & cognizione di tutte le cose natu-
rali»30.
28
Ivi, pp. 28-29.
29
Ivi, pp. 30-31.
30
Ivi, p. 35.
118 DAVIDE BALZANO
Tuttavia, nel capitolo IX del primo libro del Compendio egli afferma
che essi
in varie e diverse regioni & province […] sono pronti a mal fare agli uomi-
ni, per questo si esercitano & parlano con le lingue di tutte quelle genti,
in modo che i demoni che abitano tra noi in Italia possono parlare con
tutte le altre lingue; ma questo sogliono fare di rado & con grandissime
difficoltà32.
Essi, tuttavia, non ne hanno una propria, poiché per parlare tra
di loro non la usano, dunque è impossibile identificarne una ori-
ginaria33.
Oltre a questi due vi sono, come già detto, svariati sintomi di ordine
fisico e fisiologico:
I segni principali che una persona è nello stesso tempo maleficiata e
indemoniata sono la costrizione del cuore e della bocca dello stomaco:
agli ossessi sembra di avere un bolo sullo stomaco. Altri sentono puntu-
re nel cuore, come se fossero punti da aghi. Ad alcuni sembra che il
cuore venga come corroso. Talvolta sentono invece un grande dolore nel
collo e nelle reni, come se tali membra fossero lacerate da cani. Altri
ancora hanno l’impressione come di un bolo che sale e scende nella
gola. In certi casi la via generativa risulta bloccata. Alcuni hanno una
tale indisposizione di stomaco che rigettano col vomito tutto quello che
mangiano o bevono per il loro sostentamento. Altri percepiscono come
un vento freddissimo che come una fiamma scorre lungo il ventre. Certi
malati sono impediti di digerire il cibo. Ma il segno principale è quando
le medicine applicate non recano alcun giovamento al malato34.
35
O. FRANCESCHINI, Un ‘mediatore’ ecclesiastico: Girolamo Menghi...cit., p. IV.
36
Cfr. G. MENGHI, Compendio dell’arte essorcistica, ...cit., pp. 156-157.
37
Ivi, p. 158.
120 DAVIDE BALZANO
applicare agli altri spiritati & vessati dal demonio; e finito che fu il quin-
to mese, totalmente fu liberato, tanto dalla vanagloria, quanto dal de-
monio38.
Escluse le sue opere, non vengono mai fornite dall’autore altre indi-
cazioni su letture o scrittori particolari che potrebbero aiutare un
novizio nell’apprendere l’arte dell’esorcismo; la cosa più probabile è
38
Ivi, p. 154.
39
Ibidem.
40
Ivi, p. 73.
41
Ibidem.
GIROLAMO MENGHI: ESORCISTA VIADANESE DEL CINQUECENTO 121
42
G. MENGHI, Il Flagello dei Demoni...cit, p. 12.
43
Ivi, pp. 12-13.
44
Ivi, p. 13.
45
Cfr. G. MENGHI, Compendio dell’arte essorcistica...cit., p. 288.
122 DAVIDE BALZANO
Conclusione
Per capire il reale significato dell’opera di Girolamo Menghi,
è errato limitarsi all’erudizione e all’ampiezza di citazioni ecclesia-
stiche che si ripercorrono nell’arco delle pagine da lui scritte: biso-
gna piuttosto inserirle nel panorama culturale e religioso, incredi-
bilmente variegato, in cui agì il frate viadanese.
Egli non fu, difatti, solamente un esorcista, bensì rappresentò, in
un secolo dominato dall’incertezza, una risposta spirituale e antro-
pologica ai mille piccoli drammi interiori cui un uomo del XVI seco-
lo poteva imbattersi.
50
Ivi, pp. 39-40.
51
Ivi, p. 43.
52
Ibidem.
53
Ivi, p. 44.
54
G. MENGHI, Compendio dell’arte essorcistica...cit., p. 295.
55
Ibidem, vedi anche G. MENGHI, Il Flagello dei Demoni...cit., p. 22.
124
ABSTRACT
The essay deals with Girolamo Menghi, personage who was not very
well known in the time of the Counter-Reformation, directly involved in
the religious dynamics shaking those years. The analysis of his life and
of his thought reflects the difficulties anyone would encounter when un-
dertaking the hard job of the exorcist.
The essay is divided into two parts: the first examines the life of Menghi,
his publications, the tasks he had been given and the ties he had estab-
lished during his whole life; in the second part the elements of his theory
are outlined: what preparation he would indicate to priests in order to
start the exorcist career, which were the typical symptoms of the pos-
sessed, how the ritual should develop. In the second part of the essay
the main points of his theological thought are also described.
56
E. DE MARTINO, Il mondo magico, prolegomeni a una storia del magismo, Torino, Bollati
Boringheri, 2007, p. 69.