BEATO
Uggiate
e Ronago
DICEMBRE 2019
le ampane
di Uggiate e Ronago
Direttore responsabile: Maria Castelli - Registrazione Tribunale di Como numero 3/2018 del 1/3/2018
Comunità Pastorale di
Uggiate e Ronago
Segreteria Parrocchiale Caritas
da lunedì a Venerdì Orari apertura
ore 9.00 - 11.00 lunedì 9.30 - 11.30
tel. 031/94.87.21 venerdì 9.30 - 11.30
Le Campane
di Uggiate e Ronago
è anche sfogliabile online all’indirizzo:
www.oratorio-uggiate.it
Indirizzo e-mail della Redazione:
Le Campane
di Uggiate e Ronago
campane.uggiate_ronago@yahoo.it
Per ricevere via e-mail
l’Agenda della Settimana scrivi a:
vocechebussa@gmail.com
NATALE SEI TU
Natale sei tu, quando decidi di nascere di nuovo ogni giorno
e lasciare entrare Dio nella tua anima.
L’albero di Natale sei tu quando resisti vigoroso
ai venti e alle difficoltà della vita.
Gli addobbi di Natale sei tu quando le tue virtù
sono i colori che adornano la tua vita.
La campana di Natale sei tu
quando chiami, congreghi e cerchi di unire.
Sei anche luce di Natale quando illumini con la tua vita il cammino degli altri
con la bontà, la pazienza, l’allegria e la generosità.
Gli angeli di Natale sei tu quando canti al mondo
un messaggio di pace, di giustizia e di amore.
La stella di Natale sei tu quando conduci qualcuno
all’incontro con il Signore.
Sei anche i re magi quando dai il meglio che hai
senza tenere conto a chi lo dai.
La musica di Natale sei tu quando conquisti
l’armonia dentro di te.
Il regalo di Natale sei tu quando sei un vero amico
e fratello di tutti gli esseri umani.
Gli auguri di Natale sei tu quando perdoni e ristabilisci la pace
anche quando soffri.
Il cenone di Natale sei tu quando sazi di pane e di speranza
il povero che ti sta di fianco.
Tu sei la notte di Natale quando umile e cosciente
ricevi nel silenzio della notte
il Salvatore del mondo, senza rumori né grandi celebrazioni.
Tu sei sorriso di confidenza e tenerezza nella pace interiore
di un Natale perenne che stabilisce il regno dentro di te.
6 - Intro
“Il Natale, nella storia dell’oggi, è Cristo che torna
ad abbracciare e ad abbracciare tutti perché tut-
ti hanno bisogno di un abbraccio. Con il suo ab-
braccio dà inizio alla storia dell’amore con l’uma-
nità. Egli ci insegna che l’abbraccio dimostra un
amore. Dio abbraccia perché vuole tenerci stretti
a Lui, cullati dal suo calore, consolati dalla sua
voce, avvolti dal suo amore. Nella culla di Naza-
reth tutti abbracciano tutti. Sia così per le nostre
famiglie, nelle nostre case, tra gente di ogni luo-
go, tra popoli e culture, con gli ultimi della terra. Il
Figlio dell’Altissimo, che si è piegato in un abbrac-
cio senza fine, doni a tutti la speranza della vita.”
10 - Sinodo
Il Vademecum dedica un brano agli
spazi parrocchiali: “Si valorizzino a
livello di Comunità Pastorale gli spazi
parrocchiali, oratorio, bar, centro gio-
vanile, sale... con la presenza di laici
disponibili, affinché diventino luoghi
vissuti con un chiaro stile di ascolto, di
incontro e di annuncio del Vangelo. In
alcune realtà, la presenza di famiglie
che si aiutano per la cura dei bambini,
anche piccoli, sta dando buoni frutti”.
E ancora: “La Comunità sostenga l’im-
pegno di persone per il servizio e l’an-
nuncio nelle realtà sociali, associative,
politiche, culturali e religiose presenti
sul territorio, così da favorire l’incon-
tro tra le generazioni e la coesione del-
le comunità”.
La Parrocchia in uscita - 11
LA COMUNITÀ SI RACCONTA
dai dati desunti dal Questionario redatto in occasione della Visita Vicariale
In occasione della Visita Vicaria- che si percepiscono quotidiana-
le da parte del Vicario Foraneo mente, gesti donati spesso senza
don Giovanni Corradini lo scorso far troppo rumore, segno di una
mese di settembre, è stata richie- attaccamento profondo alle pro-
sta dalla Diocesi la compilazione prie origini cristiane, una brez-
di un questionario, una sorta di za leggera che ristora e ridona
“fotografia” della vita della no- speranza. La collaborazione, per
stra Comunità Pastorale, un’ana- esempio tra le nostre parrocchie
lisi dei vari aspetti che dovrebbe- chiamate ad essere Comunità
ro caratterizzare ogni parrocchia. Pastorale nel percorso catechi-
La redazione di tale documen- stico, nelle attività di oratorio, sia
to è nata dalla collaborazione di per quanto riguarda le proposte
tutti gli operatori pastorali della estive del Grest e dei Campi che
comunità e dalla consultazione per le iniziative promosse duran-
dei Registri Parrocchiali alla ri- te il resto dell’anno, nell’attenzio-
cerca di dati che parlano di vita ne e prevenzione delle situazioni
dal suo nascere al suo morire e di disagio grazie alla Caritas o al
che testimoniano la presenza di gruppo D.A.R.E., agli ammalati e
volti e di storie proprie di ogni agli anziani attraverso la presen-
comunità. La rilettura del Que- za dei ministri dell’Eucaristia, allo
stionario potrebbe fornire solo slancio missionario sia sostenen-
dati e percentuali circa le nostre do missionari conosciuti da tem-
due parrocchie o far scaturire po o attraverso le varie proposte
un senso di rammarico per gli vicariali e diocesane, o ancora la
aspetti negativi che risaltano, ad preparazione delle celebrazio-
esempio la fatica di promuovere ni liturgiche e del percorso che
una pastorale nel mondo del la- accompagna i genitori al sacra-
voro, di coinvolgere le nuove fa- mento del Battesimo e le giovani
miglie nella vita della comunità, coppie al Matrimonio.
di tramandare fede e tradizioni Con riferimento all’anno 2018,
alle nuove generazioni, ma di proprio il numero dei Battesimi
certo anche un senso di serenità celebrati in un anno (44) riflette
per aver ancora una volta toccato la scelta del sacramento per la
con mano i tanti risvolti positivi quasi totalità dei nati, così come
La Comunità si racconta - 13
SPERIAMO RITORNI, ANCHE NATALE
La grande guerra è finita da pochi giorni e gli Archivi Comunali di Uggiate e di
Trevano confermano che ancora nessuno dei tanti ragazzi e mariti in divisa
risultano già tornati dal fronte mentre sono sempre più quelli rimasti là, per
sempre sui campi, e non ad arare o a mietere. Ma a casa questo ancora non
lo sanno. In rassegnata attesa si piangono nuove lacrime senza sapere se sa-
ranno di gioia o di disperazione, in un’orribile lotteria che coinvolge e scon-
volge praticamente tutte le famiglie, alcune delle quali sapranno soltanto
dopo quasi un anno come piangere. Tutto è meticolosamente annotato ne-
gli archivi perché le richieste di informazioni sulla sorte dei soldati devono
seguire una particolare procedura, generano costi e sono da evitare ingorghi
di corrispondenza. ( Ord. Com.mil.)
Fra pochi giorni sarà Natale, nuovi rientri proseguono alla spicciolata ma pra-
ticamente tutti troveranno a casa sgraditissime sorprese: nelle cascine poco
fieno e nelle stalle mancano troppe mucche. Al fronte avevano sentito par-
lare di requisizioni, ma non potevano immaginare o non volevano credere
che a disgrazia fosse possibile aggiungere disperazione. Invece, purtroppo,
sì. Sia l’archivio di Uggiate che l’archivio di Trevano, indicano chiaramente
che negli immensi depositi di foraggi dati alle fiamme, tra i tantissimi bovini
bruciati vivi nei carri ferroviari dai lanciafiamme dei nostri stessi reparti l’an-
no prima, durante la ritirata di Caporetto “affinché nulla possa cadere nelle
mani del nemico che ormai sopraggiunge” c’era anche il fieno di Uggiate e di
Trevano. C’erano anche giovenche e mucche di Uggiate e di Trevano, sicura-
mente anche di Ronago e degli altri paesi pievani. Tutto è meticolosamente
annotato con date, quintali di fieno, a chi requisiti quella volta, numero dei
bovini requisiti, a chi requisiti quella volta, il singolo peso all’atto della re-
quisizione, il singolo peso al carico presso la stazione di Solbiate-Albiolo, il
compenso di Stato stabilito. E quante volte questa storia si era già ripetuta.
Negli archivi è perfino conservata una lettera dell’autunno 1917 in cui un
contadino scrive supplicando l’alto comando militare affinché mandassero
finalmente a prendere la giovenca requisita “che la mangia tutto il dì e la
cascina è quasi vuota perché il fieno non solo mi è stato requisito ma è anca
(anche) già stato portato via.”
Maledette guerre.
Maurizio R.
Riflessioni - 17
CANTI DI NATALE
Adeste fideles, tra i canti di Natale è uno dei più famosi, gli autori
del testo e della melodia sono sconosciuti, ma sono state avanzate
al riguardo numerose ipotesi. Variamente attribuito a J. Reading, M.
A. Portugal, T. Arne, S. Paxton, o ritenuto una rielaborazione dell’aria
“Pensa ad amare” dell’Ottone di Händel (1723), sembra in realtà esse-
re collegato con l’opera francese Acajou di C.P.Duclos, dove si gioca
sul doppio senso del testo con chiari riferimenti giacobiti. La musica
che oggi conosciamo ci è pervenuta grazie a J. F. Wade, copista ed
editore inglese, intorno al 1740.
18 - Canti di Natale
co, Ateneo di Naucrati (170 d.C.), ha lasciato la straordinaria testimo-
nianza di alcuni «canti di questua» antichi, che presentano indiscuti-
bili analogie con le situazioni immaginate in «We wish you a merry
Christmas». Cantori mendicanti, spesso mascherati (da rondini, per
esempio), vanno a bussare alla porta di qualcuno per chiedergli cibo.
Anche loro, affermano, non se ne andranno finché non gli si donerà
qualcosa. In quel caso, doneranno un augurio di felicità. Stando ad
Ateneo, nonché ad altre testimonianze antiche, questa prassi dei can-
ti di questua era diffusissima in tutto il Mediterraneo greco-romano.
La riprova storica e culturale di ciò sta nel fatto che, nelle nostre tra-
dizioni di canto popolare, soprattutto meridionali, i canti di questua
sono ampiamente diffusi: dalla Calabria alla Campania, dal Molise alla
Sicilia, per Sant’Antonio, per la Candelora, per altre feste cristiane, ci
sono noti decine di canti di questua nei quali ritornano i motivi del-
la richiesta di cibo, dell’augurio, o dell’insulto finale a chi non voglia
donare qualcosa. Fu proprio dal mondo greco-romano mediterraneo,
forse, che la tradizione di questi canti di questua, rivisitati in chiave
cristiana, si diffuse nell’Europa continentale medievale, fino alla Gran
Bretagna, grazie all’opera dei primi predicatori e missionari. Di lì, per
ininterrotta tradizione orale, giunsero all’età moderna.
Canti di Natale - 19
Jingle Bells, è una delle canzoni di Natale più conosciute al mondo.
Ma quanti hanno realmente prestato attenzione al testo e a cosa rac-
conta? Composta da J. Pierpont, fu pubblicata nel 1857 con l’inten-
zione di diventare un canto da intonare nel giorno del Ringraziamen-
to, una delle feste nazionali americane più importanti, che cade ogni
anno il quarto giovedì di novembre. Ma fu solo nel 1859 che il brano
assunse popolarità, dopo che il titolo fu cambiato da One Horse Open
Sleigh a Jingle Bells (letteralmente da “La slitta trainata da un caval-
lo” a “Campanellini”). Fu allora che divenne uno dei più celebri canti
natalizi. La canzone ebbe origine come canto da osteria. Si tratta, in-
fatti, di un brano composto in una taverna per essere cantato a forza
di brindisi e bevute. Il ritornello del pezzo sarebbe in pratica un inno a
divertirsi durante le corse di slitte, che nel periodo invernale tenevano
banco sulle rive del Mystic River, a Medford in Massachusetts. La cit-
tadina, situata appena a nord di Boston, era un luogo noto per la pro-
duzione di rum e le corse di slitte erano un ottimo motivo all’epoca per
dare fondo alle riserve delle taverne. Quindi, la canzone sarebbe un
inno al bere rum durante le corse sulla neve. L’autore del brano ebbe
dei trascorsi un po’ burrascosi, quattordicenne fuggì dal collegio per
imbarcarsi su una baleniera. In seguito dopo il primo matrimonio, si
fece attrarre dalla corsa all’oro, abbandonando moglie e figli. Quando
perse tutto a causa di un incendio, tornò in famiglia, si risposò, rimase
vedovo e diventò organista e maestro del coro di voci bianche. In se-
guito al nuovo stile di vita, modificò la canzone epurandola dalle stro-
fe un po’ ambigue e così consegnò alla storia Jingle Bells.
https://www.youtube.com/playlist?list=PLhlyechER07
Andrea Schiavio
20 - Canti di Natale
Santi del nostro tempo
SANDRA SABATTINI, LA SANTA FIDANZATA
Dopo i “santi sposi” e i “santi genitori” ci è do la sua con-
stata donata anche la figura di una santa fi- divisione con i
danzata! Proprio così, Sandra Sabattini può poveri.
rappresentare un modello e una guida per le Dal 1980 af-
giovani, ma anche per i giovani, di oggi. fianca Don
Nata a Riccione il 19 agosto 1961, Sandra Benzi nell’at-
manifesta sin da piccolissima una spiccata tività di recu-
propensione per la meditazione e la pre- pero dei tossi-
ghiera. Costruirà piano piano e in maniera codipendenti
molto spontanea un profondo rapporto con divenendo la
Dio, che sente vicino e presente in ogni circo- prima opera-
stanza della sua giovane vita. Nei primi anni trice donna della Comunità. Il 9 aprile 1984,
‘70 entra a far parte della Comunità Papa mentre si reca con Guido e un amico a una
Giovanni XXIII di Don Oreste Benzi e questa riunione della Comunità, viene travolta da
esperienza d’incontro e servizio ai più deboli un’automobile e, seppure soccorsa pronta-
segnerà profondamente la sua vita. Dopo la mente, muore dopo tre giorni di coma all’o-
maturità scientifica, infatti, decide di iscri- spedale di Bologna, non ha ancora compiuto
versi a medicina: il suo obiettivo è partire 23 anni.
come medico missionario per l’Africa e, se Don Oreste Benzi è convinto di avere in San-
potesse, partirebbe anche subito. Sandra, In- dra un modello giovanile di eccezionale fe-
fatti non è diversa dalle sue coetanee: in casa deltà evangelica. Sin dall’inizio coglie il suo
discute con i familiari, fuori fa le sue batta- animo profondo e semplice, contemplativo e
glie in nome della giustizia e dell’uguaglian- razionale immerso in una fede profonda. Nel
za, pratica sport, studia pianoforte e canta in 2007 Sandra intercede dal cielo nella guari-
un coro. Sempre di più, in tutte le cose che gione completa e inspiegabile di Stefano Vi-
fa, Dio è presente e non è estraneo nemme- tali, segretario di Don Benzi e assessore del
no al sentimento che le nasce nel cuore nei comune di Rimini, al quale è stato diagno-
confronti di Guido Rossi, un ragazzo poco più sticato un tumore al colon in fase avanzata.
grande di lei con il quale inizia una relazione Don Oreste non ha dubbi: bisogna affidarsi
profonda, casta e illuminata dalla Parola e a Sandra Sabattini e solo a lei perché, spie-
dall’amicizia con Dio. ga, nella preghiera d’intercessione bisogna
La radicalità dello stile di vita di Sandra si essere precisi per sapere poi a chi attribuire
evince da questa sua affermazione: “Oggi il miracolo. E, infatti, solo un mese dopo, il
c’è un’inflazione di buoni cristiani, mentre il tumore è dichiarato guarito. Il 2 ottobre 2019
mondo ha bisogno di santi” e lei, che non si Papa Francesco riconosce il miracolo della
accontenta di far parte dei primi, aspira alla venerabile serva di Dio Sandra Sabattini e
Santità correggendo le sue fragilità e affinan- avvia il processo di beatificazione.
Lunedì 23 dicembre
dalle ore 17.00
Trippa da asporto
(sotto la tettoia del Fooc e Fiam)
Beatrice e Greta Matera di Guglielmo e Oana Zavoian – Uggiate T. (10 novembre 2019)
30 - Anagrafe
Per sempre con Dio nel suo Regno
Tiziana Nazzari
di anni 64 – Uggiate T. (21 ottobre 2019)
Mario Bernasconi
di anni 90 – Uggiate T. (19 novembre 2019)
Resoconto economico
Parrocchia di Uggiate T.
Uscite
Eni luce € 1250; Thyssenkrupp (per ascensore) € 182; Ceriani (per lampade)
€ 218; Addobbi floreali € 244; Ricariche allarmi € 75; Francobolli € 122; Eni gas
€ 107; Il Settimanale Diocesi Como € 110; Dossier Catechista € 14; Periodici S.
Paolo € 74; A Padre passionista € 250.
Anagrafe - Rendiconto - 31
Scuola dell’infanzia “Arcobaleno”
Ronago
32 - Scuola dell’infanzia
il rifacimento dei quadri elettrici della parte vecchia dell’edificio;
-l’ammodernamento della cucina della mensa scolastica, con cambio della
cappa di aspirazione, degli armadi credenza, e con l’acquisto di un nuovo
forno elettrico.
Se si avesse veramente intenzione di chiudere, perché affrontare tutte
queste spese, con il conseguente impegno finanziario?
Alla fine dell’anno la nostra cuoca, la sig.ra Pinuccia, dopo ben 33 anni passati
a preparare, con grande passione, pranzi per generazioni di bambini/e, andrà
in pensione. Si sarebbe potuto fare la scelta di fornitura pasti tramite un
servizio di catering, soluzione che, certamente, avrebbe semplificato di non
poco il lavoro; il Consiglio, però, ha deciso di non adottare questa soluzione.
Il servizio mensa, fatto con pasti preparati al momento nella nostra cucina,
è uno dei fiori all’occhiello della nostra Scuola, che non vogliamo cancellare;
quindi si provvederà alla sostituzione della cuoca e si continuerà a cucinare
in casa.
Se avessimo intenzione di chiudere, avremmo deciso, come si suol dire, ‘di
camminare dove l’acqua è bassa’, avvalendosi del servizio di catering.
Continua anche lo sforzo per fornire dei servizi aggiuntivi. Infatti, quest’anno
metteremo in essere un progetto di screening precoce del linguaggio, rivolto
ai/alle bambini/e nati/e nel 2016, avvalendosi del supporto specialistico
dell’Associazione La Nostra Famiglia di Como.
Lo screening ha come obiettivo l’identificazione di soggetti con specifico
ritardo del linguaggio, al fine di monitorarne l’evoluzione e attivare
tempestivamente interventi di valutazione e di cura. L’individuazione e il
trattamento precoce di un disturbo specifico del linguaggio consente un
miglior ricupero del disturbo stesso, inoltre permette la prevenzione dei
disturbi dell’apprendimento scolastico.
I costi del progetto, che partirà entro la fine di novembre, previa autorizzazione
delle famiglie, saranno completamente a carico della nostra Scuola.
Daremo inizio alle iscrizioni per l’anno scolastico 2020/21, che saranno
supportate da due appuntamenti di Open Day; il primo era fissato per sabato
30 novembre, al mattino, il secondo avverrà sabato 18 gennaio 2020, sempre
al mattino. Sono due momenti importanti, durante i quali si potrà visitare
la scuola, apprezzandola per la sua struttura e per ciò che potrà offrire per
la crescita dei/elle vostri/e bambini/e. Le nostre insegnanti saranno presenti
per illustrare la didattica... e non solo!
Scuola dell’infanzia - 33
CARITAS, SEDE NUOVA E SOLIDARIETÀ DI SEMPRE
Oltre 650 chilogrammi di alimenti sono stati raccolti dalla nostra Caritas nella
settimana dal 10 al 17 novembre, in concomitanza con la Giornata Mondiale dei
Poveri.
Le ceste poste in fondo alle chiese si sono riempite di pasta, riso, scatolame, latte:
la risposta della popolazione è stata significativa, come al solito, e soddisferà la
domanda di cibo da parte delle undici famiglie tra noi che si rivolgono alla Caritas
per i bisogni primari.
Ma l’aspetto importante è la sensibilizzazione delle giovani generazioni: infatti, i
ragazzi e le ragazze del catechismo di terza media hanno aiutato i venti volontari
Caritas a contare e a suddividere in bell’ordine gli alimenti. Non è stato solo un
lavoro manuale; è stato un modo per pensare ai poveri, cioè per aprire il cuore,
per guardare alla realtà che ha tante sfaccettature ed alcune sarebbero fatte solo
di solitudine e disperazione se nessuno tendesse una mano.
La Caritas della nostra Comunità non si limita alla distribuzione di alimenti, ma
anche di indumenti, coperte, suppellettili, donate dalla popolazione, rigenerati
e riordinati, paga bollette a famiglie in difficoltà e soprattutto si fa prossimo
in ogni circostanza, cioè è vicina alle persone, per aiutarle a rimettersi in piedi
e a trovare una strada. Le cose servono, ma serve molto di più la vicinanza, il
cammino insieme.
Intanto, la sede Caritas, in via Monsignor Tam ad Uggiate, nell’ex salone
parrocchiale, è entrata nel pieno della funzionalità:
inaugurata due mesi fa, offre spazi per l’efficienza
del magazzino e per accogliere le persone
in cerca di aiuto o anche solo di un
colloquio o di un consiglio. Sono una
sessantina ogni mese, volti conosciuti
e volti nuovi, individui e famiglie
che portano pesi di anni o che sono
state improvvisamente colpiti da
problemi insuperabili da soli. Si
presentano spontaneamente o
sono mandati da altre associazioni
o da enti, con i quali Caritas
collabora, in una rete di solidarietà,
ricucendo punto su punto. Una rete
discreta, ma sempre più forte, fatta da
volontari ispirati dal Vangelo.
34 - Caritas
dal Mondo
Dimmi, o Figlio mio, come sei stato seminato in
me, come sei stato formato? Io ti vedo, o carne
mia, con stupore, poiché il mio seno è pieno di
latte e non ho avuto uno sposo.
Ti vedo avvolto in panni, ed ecco che il sigillo
della mia verginità è sempre intatto: sei Tu in-
fatti che l’hai custodito quando ti sei degnato di
venire al mondo, bambino mio, Dio che sei pri-
ma dei secoli.
Romano il Melode (secolo VI)
dal mondo - 35
AUGURI DA PADRE QUIRICO
BUON NATALE nel Signore che viene a portarci la sua pace e la sua gioia.
Tanti AUGURI di ogni bene dalla Casa di Cura e Riposo dei missionari del PIME di
Rancio di Lecco.
La nostra è una casa piena di dolci ricordi delle Missioni lasciate dopo tanti anni di
lavoro, e piena di preghiera per tutti. Una Casa serena, perché nonostante i pro-
blemi dell’età e della salute, si sente la presenza amorevole del Signore e la possi-
bilità di fare ancora tanto per le Missioni, non più con il lavoro, ma con la preghie-
ra, abbracciando così tutto il mondo. Ecco la nostra famiglia con l’Arcivescovo di
Milano l’anno scorso: alcuni nella foto sono già andati a trovare il Signore.
dal mondo - 37
G.A.M.
SESSANT’ANNI DI VITA DELLA SCUOLA
DI OSTETRICIA DI KALONGO
Come avevamo già accennato nelle nostre “finestre su Kalongo”, quest’anno
ricorre il sessantesimo anniversario della fondazione della St. Mary’s Midwifery
School. Lo scorso mese di luglio si sono svolti a Kalongo i festeggiamenti per
celebrare a ricorrenza. Nessuno di noi purtroppo ha potuto parteciparvi, siamo
però riuscite ad avere delle foto e una testimonianza da parte di Giovanna
Ambrosoli, che vorremmo condividere per essere un po’ “con loro” in questo
momento di festa.
38 - G.A.M.
G.A.M. - 39
EMERGENZA MALARIA
Nel mese di settembre abbiamo ricevuto un appello da parte della Fondazione
Dr. Ambrosoli Memorial Hospital. È da inizio giugno che un’epidemia di mala-
ria ha investito l’Uganda ed è arrivata anche a Kalongo, colpendo soprattutto i
bambini che il più delle volte arrivano all’ospedale in fin di vita. Per renderci con-
to della gravità della situazione riportiamo uno stralcio della testimonianza di
Antonella Tuscano, specializzanda in pediatria, che da qualche mese opera come
volontaria presso l’ospedale.
“La cosa che mi rimane più impressa ogni mattina, quando inizio la mia giornata
in ospedale, divisa tra la terapia intensiva neonatale e la pediatria, sono i numeri:
208 è il numero di bambini ricoverati ora in pediatria, 61 i posti letto disponibi-
li, 1.353 i bambini sotto i cinque anni colpiti da malaria, accolti in ospedale negli
ultimi tre mesi. 1.8 è il valore di emoglobina più basso che abbia mai visto in vita
mia: è il valore di emoglobina del primo bambino che ho visto morire di malaria
a Kalongo. E quale sarebbe la cura per la malaria? L’Artesunate è il farmaco indi-
cato nelle forme di malaria complicata, ma nelle forme con grave anemia, qual è
la cura? Il sangue. Ma questo è un problema in tutta l’Africa. Per Kalongo la banca
del sangue più vicina si trova a Gulu, che dista circa quattro ore di macchina. Ma
tante volte il sangue non c’è nemmeno lì. Che si fa allora? S’inizia a fare lo scree-
ning ai genitori, per vedere se sono compatibili ma tante volte non possono do-
nare perché hanno già donato all’altro figlio oppure sono mamme in gravidanza,
o papà con una malattia trasmissibile con il sangue come l’HIV o l’epatite B. Ieri
però sono riuscita a trovare una studentessa di ostetricia, che ha donato per un
altro bambino che aveva 2.8 di emoglobina, e questo bimbo ce l’ha fatta. Ma se
per tutti questi casi di anemia gravissima, senza sangue non si può fare molto,
per gli altri casi, con valori di emoglobina sopra i 5 gm/dl, la cura principale resta
il medicinale, l’Artesunate. Dobbiamo salvare la vita di questi bambini. Non pos-
siamo e non dobbiamo arrenderci. Si può e si deve andare avanti.”
40 - Emergenza malaria
LUCE A KALONGO
Gianni Gasparini e Michelangelo Lago, con l’aiuto degli amici del Gruppo
“Kalongo nel cuore”, anche quest’anno hanno compiuto la loro missione
volontaria: in un mese di lavoro, sono riusciti a dar luce sugli esterni
dell’ospedale fondato da Padre Giuseppe Ambrosoli. L’anno scorso, avevano
rifatto e messo in sicurezza l’impianto elettrico del complesso sanitario; tra
settembre ed ottobre 2019, hanno allestito 36 lampioni sui viali ed hanno
illuminato le facciate degli edifici e l’hanno fatto con l’aiuto di lavoratori locali.
Il coinvolgimento delle persone che vivono sul posto è un aspetto molto
importante: lo scopo di “Kalongo nel cuore” e dei suoi due inviati in Uganda
non è solo la beneficenza, cioè l’allestimento di impianti, pur fondamentali
per una migliore qualità della vita, una vita spesso
ai limiti della sopravvivenza quotidiana. Ma è
anche quello di aiutare le genti a “rimettersi in
piedi”, responsabilizzandole ed indicando che con
le loro mani, le loro capacità, il loro poco possono
fare molto.
Al di là degli aspetti tecnici e delle competenze
applicate da Gianni e da Michelangelo, e che
saranno illustrate in una riunione degli Amici di
“Kalongo nel cuore”, ha colpito una delle tante foto
– documento inviate in corso d’opera da Kalongo.
“Al di là delle luci, l’ospedale è questo”, diceva la
didascalia della foto che mostrava una mamma
ed un bambino seduti in terra, tra povere cose,
la mano del piccolo bendata e poi altre foto da
‘stretta al cuore’, malati e parenti accampati sul
pavimento nudo, tra letti che sembrano di fortuna,
due malati per letto, a volte. E viste una volta, sono
immagini che rimangono dentro, testimonianza
della miseria materiale, ma anche del conforto
che può essere portato, se si squarcia il velo
dell’indifferenza e della noncuranza.
Gianni e Michelangelo hanno lavorato nel pieno della stagione delle piogge
e quindi anche dovuto fare i conti con il fango e non solo con la polvere rossa
che penetra in ogni poro della pelle e degli organi. E hanno assistito ad una
recrudescenza della malaria tra la popolazione già provata. La nota positiva:
frutta e verdura, perché il nostro autunno, in Uganda, coincide con la stagione
del raccolto. Certo, non è un’alimentazione da Paese sovrasviluppato.
Raccolto anche di tante storie di fatiche e di speranza e questa speranza ha
un simbolo, la luce dai lampioni che si accende alle 19.00 in punto fino alle
6.30 del mattino. È la luce del dono che ha superato una distanza di diecimila
chilometri per scambiare fraternità, da Uggiate Trevano a Kalongo.
Luce a Kalongo - 41
Sturiell Sota ‘l Munt da la Pianta
del Pepin da Roma
Ida – Tira via quel mostru dal presepi. E tira via anca j’antenn che,
prèss al rèst, scundan la cometa!
Cecch - ‘Se vörat capì te da presepi! Quest chì al ga dà spazi a un
puu da mudernità: ul “mostru” l’è un extraterrestre e j’antenn inn
ucurent par fà funziunà i telefunitt.
Ida – Sta a vidè mò che ul mulitta al manda un uozzapp al pa-
stuur di cabri par savè se le drè a rivà la cicogna. Ma dai Cecch,
Quell che deev nass lè ul Nostar Signuur.
Cecch – Magari ul Nostar Signur ‘sta volta al preferiss nass in una
clinica...
Ida – Famm migna riid. E pö cambia la pusiziun di Re Magi... che
vegnan da l’oriente. Guarda föra la la finestra: l’oriente l’è a Drezz
e i Re Magi vegnan da Drezz e pasan da Travan. Te inveci tai feet
vignì da Malnà e pasan pai i Brugheer...
Cecch – Ma porcu sciampin! Sum migna libar mò da fà vignì i Re
Magi da induè ma paar? Ga fu slungà la strada: pasan par Lügan
e vegn fö da la Svizera dal Gaggiöö e dopu vegnan gio da Bizarun,
porcu sciampin!
Ida – Ta dà inscì fastidi a fà quell che al diss ul Vangeli de san Mat-
teo? “Alcuni Magi giunsero da oriente...” Chì inveci s’ànn disurien-
taa anca j’òcch del laghertt. Vedareet che al ga farà caas anca ul
prevost quand che al farà la visita di presepi familiar.Un puu da
cöör, diamine!
Cecch – Ah, se? Me alura desfi tütt e fu un presepi che al vegn dal
cöör... ma anche dal fidigh, da la vessiga... insoma un presepi cun
tutti i pinul e i medesinn che tiri giò in d’una giurnada. Fu un
42 - I racconti Uruk
PRESEPI SANITARI
I racconti Uruk - 43
Sentieri di fede
CHIESA DI SANT’ANTONIO A CASTELVECCANA
Continuando il nostro cammino lungo i Sentieri di Fede,
in questo numero siamo giunti in Valcuvia, nelle Valli Va-
resine. Lungo la strada che mette in comunicazione la
Valcuvia con il lago Maggiore si trova il passo Sant’An-
tonio. Qui, su un poggio panoramico, sorge la chiesetta
dedicata Sant’Antonio Abate. La costruzione risale all’XI
secolo, in corrispondenza degli alpeggi di Veccana uti-
lizzati dai pastori che portavano le mandrie ai “monti”.
La posizione, inoltre, era strategica per il controllo del
passo, allora molto frequentato, e poi vi si trova anche
il confine spirituale tra il rito ambrosiano (il versante del
lago Maggiore, appunto) e quello romano della diocesi di
Como (Valcuvia).
Anticamente il giorno di San Rocco, festa di Nasca, i Na-
schesi erano soliti salire in grande processione fino alla
chiesetta, che apparteneva ai frati Serviti, che avevano
il loro convento maggiore ad Azzio, in Valcuvia. Era una
meta devota di pellegrinaggi per molti paesi della Valcu-
via e della Valtravaglia. Come gli abitanti di Nasca, an-
che quelli di Castello salivano a piedi una volta all’anno
in processione per adempiere a un voto fatto nel 1576
per scongiurare la peste. I frati Serviti accolsero sempre
benevolmente i pellegrini, fino a che una legge di Na-
poleone, all’inizio del 1800, li costrinse ad abbandonare
il santuario con gli annessi possedimenti che, verso la
fine dello stesso secolo, furono acquistati da un priva-
to. Decaddero così le antiche tradizioni di fede legate a
Sant’Antonio sul Monte. È comunque doveroso dare atto
ai proprietari di non avere del tutto privatizzato la chiesa,
ma di averla conservata con devozione, aperta al culto e
ben tenuta, quale testimonianza della fede dei padri. La
chiesa, correttamente orientata a Est, ha un’unica navata
rettangolare che si conclude con un’abside rettangolare.
La facciata è preceduta da un grazioso portico. All’inter-
no, è ben riconoscibile il nucleo originario della costru-
zione risalente all’XI secolo, corrispondente alle prime
44 - Sentieri di fede
due campate davanti al presbiterio. Queste sono divise
da un arco e sono coperte da una volta a botte. La terza
campata, verso la facciata, aggiunta nel corso del XII se-
colo, è pure coperta con una volta a botte. Il presbiterio,
ricostruito alla fine del 1500, invece è coperto con volte
a crociera. Il campanile e la sacrestia si elevano sul lato
meridionale, presso l’abside. La località offre un intatto
ambiente agreste e un’ottima vista panoramica sul lago
Maggiore.
Chiesa di san’Antonio - 45
Notizie flash
parliamo di missione
BATTEZZATI E INVIATI: VEGLIA MISSIONARIA
La Veglia Missionaria del Vicariato sul tema scelto «Battezzati e inviati.
Per la custodia del creato», si è tenuta sabato 19 ottobre presso la chiesa
parrocchiale di Bizzarone. La proposta, nata dalla Commissione Missio-
naria Vicariale, è stata risposta all’invito di papa Francesco a «risveglia-
re la consapevolezza della missio ad gentes» e a volgere lo sguardo alla
Chiesa in Amazzonia, il cui Sinodo si è concluso domenica 27 ottobre. La
serata è stata vissuta in modo semplice e in spirito di preghiera gli uni
per gli altri perché in tutti si ravvivi la convinzione che Gesù Cristo è la
risposta alle necessità più profonde del nostro oggi. La testimonianza di
Rosa Elena Raymundo Farfan, cooperatrice salesiana e laica missionaria
in Perù, e del marito Silvio Verga, anch’egli laico missionario prima in Perù
e poi in Equador, ha offerto la possibilità di conoscere più da vicino la va-
riegata realtà delle comunità cristiane in Amazzonia e di come il seme del
Vangelo possa ridonare speranza e fiducia a popolazioni originarie del-
la foresta denominata “il polmone del mondo”. Le parole di don Adolfo
sono state un invito paterno a riscoprire la grande tradizione missionaria
del nostro territorio, nel ricordo di grandi figure di missionari quali don
Renzo Scapolo e don Giorgio Quaglia. L’affetto verso questi missionari e
la gratitudine per tutto quello che hanno fatto, unito all’amore per la mis-
sione sono incentivo a guardare avanti perché il Signore continuamente
ci in-via come battezzati ad offrire una gioiosa e appassionata testimo-
nianza di vita.
46 - Notizie flash
I prossimi incontri saranno venerdì 17 gennaio e venerdì 17 aprile. Tutti
possono partecipare a questo breve percorso che consente di conoscere
da vicino Enciclica sull’ecologia integrale in cui la preoccupazione per la
natura, l’equità verso i poveri, l’impegno nella società, ma anche la gioia
e la pace interiore risultano inseparabili.
OTTOBRE MISSIONARIO
Lo scorso mese di ottobre, dedicato alle missioni, ha visto la presenza di
Gigi Cocquio agli incontri di catechismo delle Medie e delle Superiori. Con
il suo modo aperto e coinvolgente ha parlato ai nostri ragazzi e ragazze.
Sono stati incontri improntati al dialogo e all’ascolto attivo, in cui Gigi ha
elaborato il messaggio “Battezzati e inviati” cucendolo a misura di gio-
vane e facendo riferimento alla propria esperienza di vita ricca e legata
ai valori dell’accoglienza, della pace e della compassione verso le creatu-
re. I ragazzi hanno accolto volentieri le sollecitazioni di Gigi e, a conclu-
sione dell’esperienza vissuta, hanno raccolto tanti pensieri da inviare ai
loro coetanei alle Hawai’i. “Ho capito che è importante sorridere sempre,
così possiamo rendere felici quelli tristi… Seguire sempre i propri sogni
e pensare in positivo può essere un programma di vita… Basta poco per
dire grazie e chiedere perdono…”. Queste sono alcune riflessioni. Dicia-
mo grazie a Gigi per la sua disponibilità. È stato bello vederlo arrivare in
oratorio con la chitarra in una mano e un vaso con una piantina nell’altra.
Ancor più è stato emozionante vederlo all’opera, sentire la sua spiegazio-
ne mentre tagliava le radici alla piantina per porla in un vaso più grande:
“Se non tagli qualcosa, se non rischi qualcosa, la piantina soffocherà e
non potrà allargare le sue radici, non potrà crescere e diventare grande.”.
Più delle parole sono valse le immagini della farm in cui vive, osservare i
volti dei suoi ragazzi, sentirlo cantare con la voce un po’ commossa “Esci
dalla tua terra…”. La sorpresa è stata grande anche quando, durante la
serata con le Superiori, è arrivato padre Quirico Martinelli. Gigi e Quirico,
due missionari nati nella nostra comunità, due semi di speranza che por-
tano amore nel mondo. La gioia di stare insieme ha fatto intuire il grande
percorso di fede e poesia che hanno vissuto e che continua ad alimentare
la loro bella e solida amicizia. Prima di andare a casa ognuno ha ricevuto
una conchiglia, accompagnata da una scritta “La mia missione è…”
Notizie flash - 47
CONVEGNO MISSIONARIO DIOCESANO - SINTESI
“Ministeri per la missione in Diocesi di Como”
Richiamandosi all’ecclesiologia conciliare, è urgente promuovere una Chiesa ca-
rismatica e ministeriale esercitando il sacerdozio comune nella sinodalità e nella
missionarietà. Tutti i battezzati hanno i diritto-dovere di partecipare alla vita della
Chiesa. Nella ministerialità liturgica occorre superare tre ostacoli: intendere la li-
turgia solo come rito, evitare la separazione liturgia-vita e la divisione clero-laici
(andare oltre la divisione presbiterio-navata). La divisione clero-laici è stato forma-
lizzata nel lontano 1142 ed è durata fino al Concilio Vaticano II, cui Papa Francesco
fa costantemente riferimento.
Per la catechesi occorre partire dalla considerazione del catechista come persona
di comunione, invitata a tessere relazioni da proporre e vivere con un cambio di
sguardo che non dà una fede supposta, ma da generare, da suscitare nella consape-
volezza che viviamo in un cambiamento di epoca e non in in’epoca di cambiamenti.
Il catechista deve giocarsi sui tempi lunghi, dando spazio alla logica dei processi e
non dei contenuti che restano immutati, evitando il rischio della sacramentalizza-
zione della catechesi, ma lavorando per creare discepoli missionari.
Nel pomeriggio ci sono state interessanti testimonianze di laici su scelte di vita ma-
turate in terra di missione e poi continuate nella nostra Diocesi e altrove.
Il Vescovo Oscar ha partecipato a tutta la giornata e ha concluso con queste rifles-
sioni:
un invito rivolto a tutti: contagiare l’entusiasmo della vita cristiana ai preti, ai gio-
vani, alla comunità e sentire il risveglio della missionarietà, della sinodalità e della
ministerialità;
la gratitudine per la testimonianza delle Chiese giovani alle nostre Chiese malate
di europocentrismo nell’accoglienza all’invito del Papa che ci spinge ad aprirci al
mondo;
la consapevolezza che il nostro impegno deriva dal fatto che abbiamo ricevuto il
Battesimo: Dio ci ama e siamo fratelli. Partiamo dai nostri doni complementari.
La Chiesa di Como esercita già varie ministerialità: i catechisti, i ministri dell’Euca-
ristia che portano la comunione agli ammalati e agli anziani, gli operatori di carità,
impegnati nell’accoglienza ai poveri, ai migranti, agli emarginati. Si ravvisa l’esigen-
za di esprimere nuove ministerialità (da preparare con tempi lunghi di formazione):
cristiani impegnati nell’accoglienza, nella consolazione, nell’accompagnamento
alla morte, nell’accompagnamento dei catecumeni, nell’educazione dei giovani.
Il Vescovo ha concluso affidando alla Commissione Missionaria la ministerialità di
preparare persone motivate che accompagneranno don Filippo nella nuova mis-
sione in Mozambico, con la fantasia dello spirito, nella missionarietà a kilometro 0.
48 - Notizie flash
Quante volte siamo insoddisfatti della nostra vita e vorremmo
cambiarla? Quante volte ci sentiamo in debito nei confronti
di Dio perché nella vita non ci ha dato o ci ha tolto qualcosa?
Quante volte la partecipazione alle celebrazioni ci sembra una
perdita di tempo, un’abitudine, un’imposizione dall’alto, o un
piacere che dobbiamo fare a qualcun altro, o una tassa da pa-
gare per comprarsi un pezzo di paradiso (o almeno di purga-
torio)? Quante risorse investiamo in relazioni personali (anche
amorose) o servizi di volontariato che, dopo un momento di
iniziale entusiasmo, con l’andare del tempo si tramutano in
delusioni che ci lasciano l’amaro in bocca? Quante volte ci sen-
tiamo impotenti di fronte alle critiche o addirittura agli insulti da parte della ma-
rea di agnostici o sedicenti atei che ci circonda? E quante volte, anche in ambienti
dichiaratamente cattolici, assistiamo a scene di personalismi autoreferenziali, a
tatticismi e a discriminazioni che fanno assumere a quel celeberrimo “via le lotte
maligne, via le liti” un tono a metà strada tra lo sconsolato e l’ipocrita?
Eppure deve esistere un modo per non soccombere di fronte alle difficoltà che
la vita ogni giorno ci propone; o, per usare le parole di papa Francesco, “per non
rimanere caduti dopo la caduta”. Forse una strada c’è: da sempre è di fronte ai
nostri occhi, ma per varie ragioni non l’abbiamo mai seriamente presa in consi-
derazione. Forse una direzione verso la meta ce la possono indicare dieci parole,
apparentemente note fin dai tempi del catechismo ma a cui abbiamo sempre
affibbiato un significato superficiale e lontano dalla concretezza della nostra
quotidianità. Forse, per ridare un senso alla nostra vita concreta di tutti i giorni,
occorre mettersi in viaggio alla scoperta del senso più profondo dei Dieci Coman-
damenti, che rappresentano molto di più di una serie di divieti posti a sbarramen-
to della nostra libertà. Un viaggio che, come un’escursione in alta montagna, se
da un lato può a tratti risultare ostico, dall’altro, una volta in vetta offre la possi-
bilità di vedere la vallata della propria vita con occhi completamente diversi.
Un percorso che, sull’onda del successo delle edizioni precedenti, a partire dal
mese di gennaio 2020 il Centro per la Pastorale Giovanile e Vocazionale della Dio-
cesi di Como riproporrà nelle seguenti modalità:
10 parole - 49
Segnalibro
SENZA DI LUI NON POSSIAMO FAR NULLA
Papa Francesco
San Paolo
Nel libro-intervista Papa Francesco racconta la missione dell’an-
nuncio evangelico e suggerisce quali siano la sorgente e le dina-
miche proprie dell’essere missionari, una vocazione che riguar-
da ciascun cristiano. La Chiesa cresce per “attrazione” quando
i credenti, lasciando spazio all’azione dello Spirito Santo, fanno
emergere il vero Protagonista senza il quale “non possiamo far
nulla”. Fin dalla prima Esortazione Apostolica “Evangelii gau-
dium” la Chiesa, chiamata dal Papa ad essere “in uscita e vivi-
ficata dallo spirito missionario”, deve dare una testimonianza
che non è frutto di ragionamenti a tavolino, di teorie astratte o
di strategie, ma che nasce dalla gratuità e dalla bellezza che si
è incontrata e della misericordia che si è ricevuta. “Senza di Lui
non possiamo far nulla” è un libro destinato ad essere punto di
riferimento per credenti e non credenti, interessati a compren-
dere il ‘motore’ del cristianesimo, quel ‘Big Bang’ generatosi
duemila anni fa con la Resurrezione di Gesù e che ancora oggi
dà vita e speranza a miliardi di persone nel mondo.
VERSO L’UOMO
UNA RISPOSTA ALLA POVERTÀ
EDUCATIVA CONTEMPORANEA
Ezio Aceti
Città Nuova
50 - Segnalibro
UN ANGELO ANCHE PER TE
Anna Maria Canopi
San Paolo
RIVISTE MISSIONARIE –
CONSIGLI PER GIOVANI LETTORI
PICCOLO MISSIONARIO
Segnalibro - 51