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Comunità Pastorale

Padre Giuseppe Ambrosoli

BEATO
Uggiate
e Ronago
DICEMBRE 2019

le ampane
di Uggiate e Ronago
Direttore responsabile: Maria Castelli - Registrazione Tribunale di Como numero 3/2018 del 1/3/2018

Redazione: Casa Parrocchiale - 22029 Uggiate Trevano - p.zza della Repubblica, 1


Stampato da: Tecnografica srl - via degli Artigiani, 4 - 22074 Lomazzo (CO)

Comunità Pastorale di
Uggiate e Ronago
Segreteria Parrocchiale Caritas
da lunedì a Venerdì Orari apertura
ore 9.00 - 11.00 lunedì 9.30 - 11.30
tel. 031/94.87.21 venerdì 9.30 - 11.30
Le Campane
di Uggiate e Ronago
è anche sfogliabile online all’indirizzo:
www.oratorio-uggiate.it
Indirizzo e-mail della Redazione:
Le Campane
di Uggiate e Ronago

campane.uggiate_ronago@yahoo.it
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l’Agenda della Settimana scrivi a:
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NATALE SEI TU
Natale sei tu, quando decidi di nascere di nuovo ogni giorno
e lasciare entrare Dio nella tua anima.
L’albero di Natale sei tu quando resisti vigoroso
ai venti e alle difficoltà della vita.
Gli addobbi di Natale sei tu quando le tue virtù
sono i colori che adornano la tua vita.
La campana di Natale sei tu
quando chiami, congreghi e cerchi di unire.
Sei anche luce di Natale quando illumini con la tua vita il cammino degli altri
con la bontà, la pazienza, l’allegria e la generosità.
Gli angeli di Natale sei tu quando canti al mondo
un messaggio di pace, di giustizia e di amore.
La stella di Natale sei tu quando conduci qualcuno
all’incontro con il Signore.
Sei anche i re magi quando dai il meglio che hai
senza tenere conto a chi lo dai.
La musica di Natale sei tu quando conquisti
l’armonia dentro di te.
Il regalo di Natale sei tu quando sei un vero amico
e fratello di tutti gli esseri umani.
Gli auguri di Natale sei tu quando perdoni e ristabilisci la pace
anche quando soffri.
Il cenone di Natale sei tu quando sazi di pane e di speranza
il povero che ti sta di fianco.
Tu sei la notte di Natale quando umile e cosciente
ricevi nel silenzio della notte
il Salvatore del mondo, senza rumori né grandi celebrazioni.
Tu sei sorriso di confidenza e tenerezza nella pace interiore
di un Natale perenne che stabilisce il regno dentro di te.

Buon Natale a tutti coloro che assomigliano al Natale.


PADRE GIUSEPPE AMBROSOLI BEATO
Padre Giuseppe Ambrosoli sarà beatificato e sarà il primo beato della
nostra Comunità: Papa Francesco ha riconosciuto il miracolo che gli
è stato attribuito ed ha autorizzato la Congregazione per le Cause dei
Santi a proclamarlo.
L’annuncio è sopraggiunto mentre il nostro Bollettino “Le campane
di Uggiate e Ronago” stava andando in stampa: sono state pressoché
fermate le rotative, per poter cambiare l’impaginazione. Una
notizia troppo importante per rinviarla al prossimo numero, una
notizia attesa da tanti anni, anche se mancava solo l’ufficialità di un
sentimento che è dentro tutti noi: Padre Giuseppe è già santo per il
popolo di Dio perché la sua è stata una vita di santità, trascorsa fino
all’ultimo nel segno della fede e dell’amore per i fratelli, soprattutto
per i fratelli più poveri e più dimenticati.
E il suo ospedale di Kalongo, la sua scuola di ostetricia, i suoi
ambulatori in Uganda, i semi di bene che continua a spargere anche
qui sono già tracce di santità, segni della sua benedizione dal cielo
sull’umanità.
“Nelle braccia di Dio, Padre Giuseppe non ha bisogno di beatificazioni.
Noi abbiamo bisogno che sia proclamato beato, per dar luce al suo
esempio e perché i beati sono tramite ancora più forte tra noi e il
Cielo”, aveva detto Padre Egidio Tocalli, successore di Padre Giuseppe
a Kalongo, nell’ultimo incontro con la nostra Comunità, nel marzo
scorso. E per questo, aveva esortato alla preghiera per il definitivo
pronunciamento della Congregazione per le Cause dei Santi.
“Quello che Dio chiede, non è mai troppo”, furono le ultime parole
di Padre Giuseppe, il 27 marzo del 1987, a Lira: era stato costretto
ad abbandonare la sua opera, dovette fuggire, malato e allo
stremo. Eppure, si fidava di Dio, come si era fidato per tutta la vita,
esercitando virtù eroiche e per questo era già stato proclamato Serve
di Dio e Venerabile. Per gli onori degli altari, era atteso il miracolo.
Infatti: il 25 ottobre 2008, una giovane madre ugandese, Lucia, perso
il bambino che portava in grembo, stava morendo di setticemia,
prognosi infausta. Un medico dell’ospedale di Kalongo le mise sotto
il cuscino l’immagine di Padre Giuseppe e i parenti pregarono tutta
la notte. Al mattino, Lucia stava bene. Una guarigione improvvisa,
straordinaria ed inspiegabile: la Congregazione per le Cause dei
Santi istituì la commissione medica e la commissione teologica,
le testimonianze furono convergenti e dopo tanti anni di lavoro, il
Santo Padre ha autorizzato la Congregazione ad attribuire il miracolo
a Padre Giuseppe: lui e solo lui era stato invocato. Per lui e solo per
lui, il Signore ha concesso a Lucia di continuare a vivere.
“È ufficiale: Padre Giuseppe Ambrosoli sarà beato. L’annuncio
del Vaticano e la gioia della Diocesi di Como”: sono le parole del
Settimanale della Diocesi di Como che riporta il commento del
Vescovo, Oscar Cantoni: “La notizia della prossima beatificazione del
nostro Padre Ambrosoli ci ricolma di gioia e ci impegna ancora di più
per una Chiesa missionaria, attenta ai piccoli e agli infermi nei quali il
Signore si identifica”.
Padre Ambrosoli sarà tra i primi beati di questo secolo e di questo
millennio nella Diocesi di Como. Il primo ‘nostro’, cioè alimentato
dalla fede e dalla carità della nostra terra, ma anche dal lavoro e
dall’umanità che ci sono state trasmesse. Un apostolo tra noi, come
dicono le testimonianze raccolte dal postulatore della Causa di
beatificazione, che portava il Vangelo nei nostri paesi sconvolti dalla
guerra e che ricostruivano dalle rovine. Apparteneva al Cenacolo
di Don Silvio Riva, nell’ambito dell’Azione Cattolica ed è in questo
clima, il clima religioso e civile del nostro territorio, che si è formato.
Ha imparato a pregare sulle ginocchia di sua madre Palmira e a dare
speranza e futuro alle genti come suo padre Gian Battista, fondatore
dell’industria del miele e delle caramelle. Ma lasciò tutto per farsi
servo, per medicare piaghe, perché i bambini non morissero con
le madri, per “salvare l’Africa con l’Africa” e non si curò neppure
dei prestigiosi premi che gli vennero conferiti. Portava la sua croce
sollevando quelle degli altri e più erano pesanti, più le sollevava.
Dal Cielo, ora, abbassi i suoi occhi, abbassi le sue mani e ci sollevi:
è la preghiera che da sempre gli rivolgiamo, su quel filo teso tra la
nostra Comunità e Kalongo. Un filo tenuto dalla famiglia Ambrosoli,
dalla Fondazione che porta il nome di Padre Giuseppe, dal Gruppo
Appoggio Missionario, Gam, dal Gruppo “Kalongo nel cuore”, dalle
preghiere e dalle offerte, goccia a goccia, ma da sempre costanti.
Gocce di cuore.
Padre Giuseppe ha voluto essere sepolto nella sua terra d’Africa. Ma
il suo spirito è laggiù e tra noi. Respira con Dio nell’eternità e pervade
il mondo. Come il Signore, come l’Amore.
Intro
NATALE
È inutile negarlo: a Natale tutti, ma proprio tutti, sentono qualcosa di
diverso nel cuore.
Tempo fa una persona non credente, quasi giustificandosi, ammette-
va proprio questa cosa, attribuendola, ovviamente, al clima, alle musi-
che, alle luci… Perché non attribuirla, invece, a una specie di nostalgia
di Dio, di un Dio che assume le sembianze di un bambino, che fa della
tenerezza la Sua forza?
In fondo l’umanità non ha bisogno di tante cose: una volta soddisfatte
le necessità primordiali (mangiare, bere, dormire, le stesse del neona-
to) l’uomo e la donna hanno bisogno di amore.
Donare e ricevere amore: questo è il senso più profondo della vita. E il
Natale ci immerge dentro un oceano di amore. Che è, prima di tutto,
quello di Dio per noi e poi quello che ognuno di noi rende visibile verso
gli altri. Già, rende visibile. Perché non è sufficiente amare una perso-
na. Occorre che questa persona si accorga di essere amata.
A Natale riusciamo, magari anche solo attraverso un biglietto di augu-
ri o un regalino da niente, a far percepire a qualcuno il nostro ricordo,
il nostro affetto. A Natale abbiamo la possibilità di far sentire un po’
amate le persone che, per tanti motivi, incontriamo tutti i giorni nella
normalità della vita e quelle che non vediamo da tanto tempo. E se per
far sentire una persona un po’ amata dobbiamo cedere ad un leggero
consumismo… e cediamo!
Con buona pace di chi ha un concetto esclusivamente spiritualista del
Cristianesimo. Natale è la nascita di un Dio che si fa uomo, che diventa
uno di noi, che assume la nostra fragilità, che piange, si stanca, man-
gia, beve, che ci regala sé stesso. Che ci chiede di avere attenzione gli
uni per gli altri. E allora, bando alla retorica, perché non proviamo, a
Natale, a regalare anche qualche sorriso in più, qualche abbraccio in
più?
Natale è il sorriso di Dio. Natale è il vagito di un Bimbo che ci dice:
“Ama anche tu”.

don Sandro, parroco

6 - Intro
“Il Natale, nella storia dell’oggi, è Cristo che torna
ad abbracciare e ad abbracciare tutti perché tut-
ti hanno bisogno di un abbraccio. Con il suo ab-
braccio dà inizio alla storia dell’amore con l’uma-
nità. Egli ci insegna che l’abbraccio dimostra un
amore. Dio abbraccia perché vuole tenerci stretti
a Lui, cullati dal suo calore, consolati dalla sua
voce, avvolti dal suo amore. Nella culla di Naza-
reth tutti abbracciano tutti. Sia così per le nostre
famiglie, nelle nostre case, tra gente di ogni luo-
go, tra popoli e culture, con gli ultimi della terra. Il
Figlio dell’Altissimo, che si è piegato in un abbrac-
cio senza fine, doni a tutti la speranza della vita.”

In occasione del Natale auguriamo serenità e gioia cristiana


a tutte le famiglie della Comunità Pastorale, in particolare
alle persone ammalate, anziane e sofferenti.
I sacerdoti con la Redazione del Bollettino
La parola del Papa
NON C’È VITA DOVE C’È EGOISMO
Papa Francesco ha sempre esortato verso uno stile di vita sobrio e aperto
agli altri, specialmente se più poveri. Avvicinandosi il Natale, e prima an-
cora la fine dell’Anno Liturgico, quando si dovrebbe riflettere sulla “cose
ultime”, Papa Francesco ha voluto ribadire queste considerazioni. Durante
l’Angelus del 10 novembre ha affermato: “Gesù ci assicura che la nostra vita
appartiene a Dio, a Dio che ci ama e che si lega strettamente a noi. È il Dio
non dei morti, ma dei viventi. La vita sussiste dove c’è legame, comunio-
ne, fratellanza; ed è una vita più forte della morte quando è costruita
su relazioni vere e legami di fedeltà. Al contrario, non c’è vita dove si ha
la pretesa di appartenere solo a sé stessi e di vivere come isole: in questi
atteggiamenti prevale la morte. È l’egoismo. Io vivo per me stesso: sto se-
minando morte nel mio cuore”.
Nella domenica seguente ricorreva poi la “Giornata Mondiale dei poveri”,
nel cui messaggio si legge: “Non è mai possibile eludere il pressante richia-
mo che la Sacra Scrittura affida ai poveri. Dovunque si volga lo sguardo, la
Parola di Dio indica che i poveri sono quanti non hanno il necessario per vi-
vere perché dipendono dagli altri. Sono l’oppresso, l’umile, colui che è pro-
strato a terra. Eppure, dinanzi a questa innumerevole schiera di indigenti,
Gesù non ha avuto timore di identificarsi con ciascuno di essi: «Tutto
quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete
fatto a me» (Mt 25,40). Sfuggire da questa identificazione equivale a mi-
stificare il Vangelo e annacquare la rivelazione. Il Dio che Gesù ha voluto
rivelare è questo: un Padre generoso, misericordioso, inesauribile nella
sua bontà e grazia, che dona speranza soprattutto a quanti sono delusi
e privi di futuro. […]
Come non evidenziare che le Beatitudini, con le quali Gesù ha inaugurato la
predicazione del regno di Dio, si aprono con questa espressione: «Beati voi,
poveri» (Lc 6,20)? Il senso di questo annuncio paradossale è che proprio ai
poveri appartiene il Regno di Dio, perché sono nella condizione di ricever-
lo. Quanti poveri incontriamo ogni giorno! Sembra a volte che il passare
del tempo e le conquiste di civiltà aumentino il loro numero piuttosto che
diminuirlo. Passano i secoli, e quella beatitudine evangelica appare sem-
pre più paradossale; i poveri sono sempre più poveri, e oggi lo sono ancora
di più. Eppure Gesù, che ha inaugurato il suo Regno ponendo i poveri al

8 - La Parola del Papa


centro, vuole dirci proprio questo: Lui ha inaugurato, ma ha affidato a
noi, suoi discepoli, il compito di portarlo avanti, con la responsabilità di
dare speranza ai poveri. È necessario, soprattutto in un periodo come il
nostro, rianimare la speranza e restituire fiducia. È un programma che
la comunità cristiana non può sottovalutare. Ne va della credibilità del
nostro annuncio e della testimonianza dei cristiani”.
Come farlo concretamente? Lo ha spiegato nell’Udienza ai Membri
del Consiglio per un Capitalismo Inclusivo: “È necessario e urgente un
sistema economico giusto, affidabile e in grado di rispondere alle sfide
più radicali che l’umanità e il pianeta si trovano ad affrontare. […] Uno
sguardo alla storia recente, in particolare alla crisi finanziaria del 2008,
ci mostra che un sistema economico sano non può essere basato su pro-
fitti a breve termine a spese di uno sviluppo e di investimenti produttivi,
sostenibili e socialmente responsabili a lungo termine”.
“Un sistema economico privo di preoccupazioni etiche non conduce
a un ordine sociale più giusto, ma porta invece a una cultura “usa e
getta” dei consumi e dei rifiuti. Al contrario, quando riconosciamo la
dimensione morale della vita economica, che è uno dei tanti aspetti del-
la dottrina sociale della Chiesa che dev’essere pienamente rispettata,
siamo in grado di agire con carità fraterna, desiderando, ricercando e
proteggendo il bene degli altri e il loro sviluppo integrale”.

Non c’è vita dove c’è egoismo - 9


LA PARROCCHIA IN USCITA
A dieci anni dall’istituzione della Comunità Pastorale di Uggiate
Trevano e Ronago, il “Vademecum” della Diocesi di Como, pubbli-
cato nel mese d’agosto scorso, offre importanti spunti di riflessione
e significative indicazioni anche per noi che stiamo camminando
insieme sotto il segno della fede, ma anche dell’organizzazione in
nuove forme di pastorale.

Già nel numero di novembre, queste pagine delle “Campane di Ug-


giate e Ronago” hanno riportato alcuni orientamenti del “Vademe-
cum” per le Comunità Pastorali, riferiti in particolare alla presenza
sul territorio dei cristiani. Ora, la seconda parte che esorta la Co-
munità ad impegnarsi per andare incontro a chi vive vicino e alle
associazioni locali, per condividere momenti di fraternità e di vita
nelle case e nei gruppi.
“In ogni parrocchia – sottolinea il Vademecum – si sperimentino
forme concrete per uscire incontro a chi abita lo stesso territorio o si
incontra nella vita quotidiana, favorendo fraternità, occasioni di dia-
logo, impegno sociale, proposte di preghiera ed annuncio della fede a
partire dal piccolo. Ad esempio, l’animazione di quartiere con piccole
cellule missionarie che si fanno vive con i vicini di casa, nell’informali-
tà, con la pastorale d’ambiente”. Con rispetto ed umiltà, suggerisce
il Vademecum, non bisogna aver paura di incontrare gli altri, di par-
lare, di stare insieme e la parrocchia, i laici appartenenti alla parroc-
chia, devono essere attenti a quanti vivono situazioni di passaggio
anche dolorose. “In particolare – consiglia il Vademecum – si curi
l’accompagnamento delle coppie giovani che chiedono i Sacramenti
per sé e per i propri figli, delle coppie in difficoltà, dei malati, di chi
sperimenta un lutto, di giovani ed adulti in ricerca, proponendosi con
vicinanza e capacità di ascolto da persona a persona”.
Focus sui giovani. Infatti, il Vademecum accentua la necessità di
cercare risorse umane ed economiche “a servizio dei giovani del
territorio, non solo per chi gravita nell’orbita parrocchiale, mettendo
a disposizione spazi, tempi, esperienze e formando per loro figure di
riferimento e di educazione”. E non trascura “forme di attenzione e
di apertura a persone di altre culture, per rispondere a situazioni di
disagio di tante sorelle e fratelli migranti”.

10 - Sinodo
Il Vademecum dedica un brano agli
spazi parrocchiali: “Si valorizzino a
livello di Comunità Pastorale gli spazi
parrocchiali, oratorio, bar, centro gio-
vanile, sale... con la presenza di laici
disponibili, affinché diventino luoghi
vissuti con un chiaro stile di ascolto, di
incontro e di annuncio del Vangelo. In
alcune realtà, la presenza di famiglie
che si aiutano per la cura dei bambini,
anche piccoli, sta dando buoni frutti”.
E ancora: “La Comunità sostenga l’im-
pegno di persone per il servizio e l’an-
nuncio nelle realtà sociali, associative,
politiche, culturali e religiose presenti
sul territorio, così da favorire l’incon-
tro tra le generazioni e la coesione del-
le comunità”.

2^ parte – continua sul prossimo nu-


mero

La Parrocchia in uscita - 11
LA COMUNITÀ SI RACCONTA
dai dati desunti dal Questionario redatto in occasione della Visita Vicariale
In occasione della Visita Vicaria- che si percepiscono quotidiana-
le da parte del Vicario Foraneo mente, gesti donati spesso senza
don Giovanni Corradini lo scorso far troppo rumore, segno di una
mese di settembre, è stata richie- attaccamento profondo alle pro-
sta dalla Diocesi la compilazione prie origini cristiane, una brez-
di un questionario, una sorta di za leggera che ristora e ridona
“fotografia” della vita della no- speranza. La collaborazione, per
stra Comunità Pastorale, un’ana- esempio tra le nostre parrocchie
lisi dei vari aspetti che dovrebbe- chiamate ad essere Comunità
ro caratterizzare ogni parrocchia. Pastorale nel percorso catechi-
La redazione di tale documen- stico, nelle attività di oratorio, sia
to è nata dalla collaborazione di per quanto riguarda le proposte
tutti gli operatori pastorali della estive del Grest e dei Campi che
comunità e dalla consultazione per le iniziative promosse duran-
dei Registri Parrocchiali alla ri- te il resto dell’anno, nell’attenzio-
cerca di dati che parlano di vita ne e prevenzione delle situazioni
dal suo nascere al suo morire e di disagio grazie alla Caritas o al
che testimoniano la presenza di gruppo D.A.R.E., agli ammalati e
volti e di storie proprie di ogni agli anziani attraverso la presen-
comunità. La rilettura del Que- za dei ministri dell’Eucaristia, allo
stionario potrebbe fornire solo slancio missionario sia sostenen-
dati e percentuali circa le nostre do missionari conosciuti da tem-
due parrocchie o far scaturire po o attraverso le varie proposte
un senso di rammarico per gli vicariali e diocesane, o ancora la
aspetti negativi che risaltano, ad preparazione delle celebrazio-
esempio la fatica di promuovere ni liturgiche e del percorso che
una pastorale nel mondo del la- accompagna i genitori al sacra-
voro, di coinvolgere le nuove fa- mento del Battesimo e le giovani
miglie nella vita della comunità, coppie al Matrimonio.
di tramandare fede e tradizioni Con riferimento all’anno 2018,
alle nuove generazioni, ma di proprio il numero dei Battesimi
certo anche un senso di serenità celebrati in un anno (44) riflette
per aver ancora una volta toccato la scelta del sacramento per la
con mano i tanti risvolti positivi quasi totalità dei nati, così come

12 -La Comunità si racconta


il numero dei Matrimoni (16) ri- le famiglie con il resto della co-
spetto alle unioni civili o il funera- munità, che rispetto a un tempo
le (55, di cui 27 cremazioni) come presenta una diversa fisionomia
unico rito cristiano prima di ac- con residenti provenienti da altri
compagnare i fratelli verso l’ulti- paesi, stranieri o immigrati che
ma dimora. Altrettanto numerosi faticano ad allacciare rapporti e
sono ogni anno i bambini che si ad entrare in contatto con la vita
accostano al Sacramento della della comunità, spesso solo gra-
Prima Comunione (64) e i ragazzi zie all’incontro con il parroco in
che ricevono la Cresima (68), una occasione della Benedizione del-
benedizione nella vita della co- le Famiglie.
munità, un seme di fede piantato La lettura dei dati è stata dunque
e curato ma di cui non si conosce occasione per soffermarsi a riflet-
né il giorno né l’ora del germo- tere sul valore della correspon-
glio. Altri segni di cui gioire sono i sabilità nella vita della Chiesa
numerosi partecipanti (oltre 150) affinché il mondo si riconverta, a
al Percorso Biblico organizzato gettare piccoli semi di luce per-
dall’Azione Cattolica a livello vi- ché chi vede creda e accetti l’in-
cariale, la puntuale generosità vito a camminare insieme sulla
nell’organizzare gesti di carità via della fede, intravvedendo la
verso i vari bisogni delle parroc- presenza di Dio Padre in chi ci sta
chie, la pronta risposta agli inviti accanto, a gioire del nostro esse-
a incontri d preghiera o a serate re cristiani nonostante a volte si
culturali su tematiche di attualità, rischi di andare controcorrente se
l’impegno e la dedizione nel cura- non si è disposti ad aprire le porte
re la comunicazione attraverso la del cuore e della comunità alle re-
redazione dell’Agenda Settima- altà del nostro mondo. Conosce-
nale e del Bollettino. re tutto ciò che caratterizza una
Forse non sempre risulta costan- comunità aiuta anche a trovare
te la partecipazione alla Santa l’ambito in cui essere protago-
Messa (circa 1500 persone rispet- nisti, affinché ciascuno faccia la
to ai circa 7000 abitanti), quale propria parte, evitando di delega-
appuntamento settimanale nel- re o sentirsi esclusi dalla vita della
la vita del cristiano e momento comunità, famiglia di famiglie e
di condivisione e preghiera per casa aperta a tutti.

La Comunità si racconta - 13
SPERIAMO RITORNI, ANCHE NATALE
La grande guerra è finita da pochi giorni e gli Archivi Comunali di Uggiate e di
Trevano confermano che ancora nessuno dei tanti ragazzi e mariti in divisa
risultano già tornati dal fronte mentre sono sempre più quelli rimasti là, per
sempre sui campi, e non ad arare o a mietere. Ma a casa questo ancora non
lo sanno. In rassegnata attesa si piangono nuove lacrime senza sapere se sa-
ranno di gioia o di disperazione, in un’orribile lotteria che coinvolge e scon-
volge praticamente tutte le famiglie, alcune delle quali sapranno soltanto
dopo quasi un anno come piangere. Tutto è meticolosamente annotato ne-
gli archivi perché le richieste di informazioni sulla sorte dei soldati devono
seguire una particolare procedura, generano costi e sono da evitare ingorghi
di corrispondenza. ( Ord. Com.mil.)

Ancora qualche giorno e i tanti soldati italiani catturati prigionieri, un nu-


mero enorme e mai realmente precisato, iniziano il rientro in Italia ma po-
chi direttamente alle loro case perché prima dovranno anche fermarsi e
spiegare come e perché sono caduti prigionieri, e saranno pure giudicati. E
una volta a casa ci sarà anche chi, per molto tempo, vivrà con la vergogna
ai margini della società perché chi è caduto prigioniero non è considerato

14 -Speriamo ritorni, anche Natale


vittorioso ma vigliacco. Lo sentenziò
il Cadorna che, con inaudita crudeltà
e caso unico nell’intera Europa, sazia-
va anche oltre misura e non per animo
caritatevole bensì per propaganda, i
prigionieri austro-ungarici detenuti in
Italia ma nel contempo vietava catego-
ricamente l’invio di generi di conforto
ai nostri detenuti nei campi di prigionia
austriaci perché, perché chi si è arreso
è un vigliacco. Che cosa importa a lui se
il nemico li ha presi alle spalle perché la
nostra artiglieria non ha ricevuto l’ordi-
ne di fuoco, si dovevano risparmiare i
colpi e un proiettile di cannone valeva
più della vita di dieci soldati italiani? E
aggiungiamo pure che, almeno fino ad
un certo punto del conflitto, uno spregiudicato e penoso malcostume tutto
nostro era già fortemente praticato ai tempi: la doppia e tripla fatturazione
di forniture militari mai consegnate al fronte, compresi i proiettili per i can-
noni. Sono cifre da capogiro che hanno visto coinvolti da una parte parassiti
dello Stato e industriali con nomi altisonanti, interessati e senza scrupoli, e
che dall’altra avevano fortemente voluto la partecipazione italiana al conflit-
to. La cartelle di Uggiate e Trevano a titolo Prigionieri sono gonfie di nomi,
di storie e di stenti. Vigliacco a chi? Furono la Croce Rossa ed altre organiz-
zazioni internazionali, perfino d’oltreoceano, a richiamare ai propri doveri di
assistenza gli alti comandi del Regno. Vigliacchi a noi?
Ironia della sorte, al Cadorna non solo gli han dedicato una piazza a Milano,
ma pure in un luogo dove ogni giorno si incrociano a migliaia gli sguardi di
persone che vivono.

Chissà se qualcuno di questi militari contadini di rientro in famiglia in quei


giorni avrà potuto partecipare al San Martino, una giornata ricca di signifi-
cati e in cui si conclude per tradizione la semina del grano, si saldano i debi-
ti, si rinnovano le affittanze, si festeggiano i viticoltori? A San Martino ogni
mosto è vino. E il giorno precedente la Chiesa celebra la Giornata del Rin-
graziamento per i doni della terra ricevuti. Chissà se qualcuno di loro sarà
riuscito finalmente a bere un’ombra di vino in un bicchiere vero e senza la

Speriamo ritorni, anche Natale - 15


paura che un colpo di fucile gli porti via l’elmetto e, con questo, la vita? Sto-
rie di cent’anni fa, verissimo, ma i protagonisti avevano quaranta, trenta e
vent’anni e, potendo scegliere il loro destino, sicuramente avrebbero scelto
di vivere, semplicemente vivere. Purtroppo a loro, fra mille bugie, il destino
fu imposto.

Fra pochi giorni sarà Natale, nuovi rientri proseguono alla spicciolata ma pra-
ticamente tutti troveranno a casa sgraditissime sorprese: nelle cascine poco
fieno e nelle stalle mancano troppe mucche. Al fronte avevano sentito par-
lare di requisizioni, ma non potevano immaginare o non volevano credere
che a disgrazia fosse possibile aggiungere disperazione. Invece, purtroppo,
sì. Sia l’archivio di Uggiate che l’archivio di Trevano, indicano chiaramente
che negli immensi depositi di foraggi dati alle fiamme, tra i tantissimi bovini
bruciati vivi nei carri ferroviari dai lanciafiamme dei nostri stessi reparti l’an-
no prima, durante la ritirata di Caporetto “affinché nulla possa cadere nelle
mani del nemico che ormai sopraggiunge” c’era anche il fieno di Uggiate e di
Trevano. C’erano anche giovenche e mucche di Uggiate e di Trevano, sicura-
mente anche di Ronago e degli altri paesi pievani. Tutto è meticolosamente
annotato con date, quintali di fieno, a chi requisiti quella volta, numero dei
bovini requisiti, a chi requisiti quella volta, il singolo peso all’atto della re-
quisizione, il singolo peso al carico presso la stazione di Solbiate-Albiolo, il
compenso di Stato stabilito. E quante volte questa storia si era già ripetuta.
Negli archivi è perfino conservata una lettera dell’autunno 1917 in cui un
contadino scrive supplicando l’alto comando militare affinché mandassero
finalmente a prendere la giovenca requisita “che la mangia tutto il dì e la
cascina è quasi vuota perché il fieno non solo mi è stato requisito ma è anca
(anche) già stato portato via.”

Maledette guerre.

Festeggiando il prossimo Natale non mancherò di considerare che, se lo po-


trò fare in serenità con la famiglia, in parte sarà anche perché, nonostante
tutto, le speranze e i sacrifici di tutti loro per ricercare un mondo migliore
hanno vinto sulle disgrazie e sui dolori che loro malgrado patirono. Anche
durante il Natale 1918.
Renato A.

16 - Speriamo ritorni, anche Natale


Riflessioni
VENEZIA APPOGGIATA SUL MARE
“Venezia che muore, Venezia appoggiata sul mare, la dolce ossessione dei suoi
giorni tristi Venezia la vende ai turisti…”. I versi di una vecchia canzone di
Francesco Guccini, composta nel lontano 1981, mi hanno accompagnato nei
giorni in cui i Tg mandavano in onda le drammatiche immagini della meravi-
gliosa città lagunare assediata dall’alta marea lo scorso mese di novembre.
La prima volta che vidi Venezia ci capitai per caso. Con un gruppo di commili-
toni stavo raggiungendo la caserma di Gorizia dopo una licenza, quando uno
sciopero improvviso fermò il nostro convoglio alla stazione di Santa Lucia,
costringendoci ad aspettare un paio d’ore per poter ripartire. Vista la circo-
stanza, decidemmo di fare un giro per la città. Erano quasi le sei di mattina
di un giorno di primavera: il silenzio e la luce dell’alba che inondava le calli e
i campielli ci regalava un’atmosfera magica, quasi surreale.
Una Venezia diversa da quella di oggi, diventata negli ultimi anni una città
prevalentemente turistica, che sembra incapace di difendere il suo ambien-
te così fragile e delicato, con le grandi navi che si affacciano spudoratamente
nel bacino di San Marco senza che si riesca a impedirne l’accesso. Un luogo
della memoria per molti, che ha perso gradualmente la sua identità così uni-
ca e irripetibile.
Il Patriarca della città, Francesco Moraglia, nelle numerose interviste rila-
sciate nei giorni del disastro ha detto: “Dormo poco, scendo in Basilica e
prego”, auspicando che “si inauguri una politica nuova, un modello diverso
di sviluppo”. Venezia, ricordava ancora il Patriarca, “è l’esempio dello sfrut-
tamento e dell’avvelenamento. È urgente un’ecologia sociale integrale che
salvi la Terra”. Sembra di sentire riecheggiare le parole straordinariamente
attuali dell’enciclica Laudato Si’ di Papa Francesco.
L’Arcivescovo ha poi voluto ringraziare i tanti giovani che si sono prodiga-
ti, con i piedi e con le mani nel fango, per aiutare i residenti, definendoli
“speranza di una società futura più umana”. Questo incantevole patrimonio
dell’umanità dovrebbe davvero ritornare a essere un luogo per gli uomini,
oltre che un inimitabile scrigno di tesori d’arte. Riscoprire cioè la sua natura
di “polis”, di città che vive di relazioni autentiche e non solo commerciali.
Altrimenti sarà troppo tardi chiedersi come abbia potuto la Serenissima, con
la sua millenaria storia, sprofondare con le sue stesse mani.

Maurizio R.

Riflessioni - 17
CANTI DI NATALE
Adeste fideles, tra i canti di Natale è uno dei più famosi, gli autori
del testo e della melodia sono sconosciuti, ma sono state avanzate
al riguardo numerose ipotesi. Variamente attribuito a J. Reading, M.
A. Portugal, T. Arne, S. Paxton, o ritenuto una rielaborazione dell’aria
“Pensa ad amare” dell’Ottone di Händel (1723), sembra in realtà esse-
re collegato con l’opera francese Acajou di C.P.Duclos, dove si gioca
sul doppio senso del testo con chiari riferimenti giacobiti. La musica
che oggi conosciamo ci è pervenuta grazie a J. F. Wade, copista ed
editore inglese, intorno al 1740.

Stille Nacht, canto natalizio austriaco, conosciuto anche come Astro


del ciel, tradotto in tutte le lingue del mondo, è forse il primo canto
che utilizza la chitarra in chiesa per il suo accompagnamento, compo-
sto ed eseguito la prima volta il 24.12.1818 da F. X. Gruber su testo del
vicario J. Mohr.

Tu scendi dalle stelle, pastorale natalizia scritta dal teologo, santo e


poeta napoletano, Alfonso Maria de’ Liguori nel 1754 a Nola e dive-
nuta celebre in tutto il mondo. Nella versione originale il canto era in
napoletano, intitolato Quanno nascette Ninno.

We Wish You a Merry Christmas, il canto di Natale tradizionale più


famoso dell’Inghilterra occidentale, di questo testo a tutti noto, però,
non è probabilmente altrettanto nota a tutti l’origine. Si potrebbe
pensare, infatti, che si tratti di un brano commerciale, più o meno re-
cente. Niente di tutto questo: la prima attestazione scritta di questa
«Christmas Carol», risale addirittura al 1501. Il testo, nelle prime ver-
sioni che possiamo rintracciare, appare più completo della versione
oggi comunemente diffusa. Alcune espressioni attirano in particola-
re l’attenzione: dopo aver augurato Buon Natale e felice anno nuo-
vo, infatti, il testo, nella versione più antica, sembra rivolgersi a un
interlocutore, che deve regalare un «Christmas pudding», un «dolce
natalizio», per ottenere gli auguri di un felice anno nuovo. Chi canta,
aggiunge il testo, non se ne andrà finché non avrà ricevuto il dono. Chi
penserebbe, infatti, che la tradizione del canto di questua sia legata
al mondo anglosassone, probabilmente sbaglierebbe. Un erudito gre-

18 - Canti di Natale
co, Ateneo di Naucrati (170 d.C.), ha lasciato la straordinaria testimo-
nianza di alcuni «canti di questua» antichi, che presentano indiscuti-
bili analogie con le situazioni immaginate in «We wish you a merry
Christmas». Cantori mendicanti, spesso mascherati (da rondini, per
esempio), vanno a bussare alla porta di qualcuno per chiedergli cibo.
Anche loro, affermano, non se ne andranno finché non gli si donerà
qualcosa. In quel caso, doneranno un augurio di felicità. Stando ad
Ateneo, nonché ad altre testimonianze antiche, questa prassi dei can-
ti di questua era diffusissima in tutto il Mediterraneo greco-romano.
La riprova storica e culturale di ciò sta nel fatto che, nelle nostre tra-
dizioni di canto popolare, soprattutto meridionali, i canti di questua
sono ampiamente diffusi: dalla Calabria alla Campania, dal Molise alla
Sicilia, per Sant’Antonio, per la Candelora, per altre feste cristiane, ci
sono noti decine di canti di questua nei quali ritornano i motivi del-
la richiesta di cibo, dell’augurio, o dell’insulto finale a chi non voglia
donare qualcosa. Fu proprio dal mondo greco-romano mediterraneo,
forse, che la tradizione di questi canti di questua, rivisitati in chiave
cristiana, si diffuse nell’Europa continentale medievale, fino alla Gran
Bretagna, grazie all’opera dei primi predicatori e missionari. Di lì, per
ininterrotta tradizione orale, giunsero all’età moderna. 

Canti di Natale - 19
Jingle Bells, è una delle canzoni di Natale più conosciute al mondo.
Ma quanti hanno realmente prestato attenzione al testo e a cosa rac-
conta? Composta da J. Pierpont, fu pubblicata nel 1857 con l’inten-
zione di diventare un canto da intonare nel giorno del Ringraziamen-
to, una delle feste nazionali americane più importanti, che cade ogni
anno il quarto giovedì di novembre. Ma fu solo nel 1859 che il brano
assunse popolarità, dopo che il titolo fu cambiato da One Horse Open
Sleigh a Jingle Bells (letteralmente da “La slitta trainata da un caval-
lo” a “Campanellini”). Fu allora che divenne uno dei più celebri canti
natalizi. La canzone ebbe origine come canto da osteria. Si tratta, in-
fatti, di un brano composto in una taverna per essere cantato a forza
di brindisi e bevute. Il ritornello del pezzo sarebbe in pratica un inno a
divertirsi durante le corse di slitte, che nel periodo invernale tenevano
banco sulle rive del Mystic River, a Medford in Massachusetts. La cit-
tadina, situata appena a nord di Boston, era un luogo noto per la pro-
duzione di rum e le corse di slitte erano un ottimo motivo all’epoca per
dare fondo alle riserve delle taverne. Quindi, la canzone sarebbe un
inno al bere rum durante le corse sulla neve. L’autore del brano ebbe
dei trascorsi un po’ burrascosi, quattordicenne fuggì dal collegio per
imbarcarsi su una baleniera. In seguito dopo il primo matrimonio, si
fece attrarre dalla corsa all’oro, abbandonando moglie e figli. Quando
perse tutto a causa di un incendio, tornò in famiglia, si risposò, rimase
vedovo e diventò organista e maestro del coro di voci bianche. In se-
guito al nuovo stile di vita, modificò la canzone epurandola dalle stro-
fe un po’ ambigue e così consegnò alla storia Jingle Bells.

https://www.youtube.com/playlist?list=PLhlyechER07

Scansionando il codice, si accede a una playlist


con alcuni esempi musicali.

Andrea Schiavio

20 - Canti di Natale
Santi del nostro tempo
SANDRA SABATTINI, LA SANTA FIDANZATA
Dopo i “santi sposi” e i “santi genitori” ci è do la sua con-
stata donata anche la figura di una santa fi- divisione con i
danzata! Proprio così, Sandra Sabattini può poveri.
rappresentare un modello e una guida per le Dal 1980 af-
giovani, ma anche per i giovani, di oggi. fianca Don
Nata a Riccione il 19 agosto 1961, Sandra Benzi nell’at-
manifesta sin da piccolissima una spiccata tività di recu-
propensione per la meditazione e la pre- pero dei tossi-
ghiera. Costruirà piano piano e in maniera codipendenti
molto spontanea un profondo rapporto con divenendo la
Dio, che sente vicino e presente in ogni circo- prima opera-
stanza della sua giovane vita. Nei primi anni trice donna della Comunità. Il 9 aprile 1984,
‘70 entra a far parte della Comunità Papa mentre si reca con Guido e un amico a una
Giovanni XXIII di Don Oreste Benzi e questa riunione della Comunità, viene travolta da
esperienza d’incontro e servizio ai più deboli un’automobile e, seppure soccorsa pronta-
segnerà profondamente la sua vita. Dopo la mente, muore dopo tre giorni di coma all’o-
maturità scientifica, infatti, decide di iscri- spedale di Bologna, non ha ancora compiuto
versi a medicina: il suo obiettivo è partire 23 anni.
come medico missionario per l’Africa e, se Don Oreste Benzi è convinto di avere in San-
potesse, partirebbe anche subito. Sandra, In- dra un modello giovanile di eccezionale fe-
fatti non è diversa dalle sue coetanee: in casa deltà evangelica. Sin dall’inizio coglie il suo
discute con i familiari, fuori fa le sue batta- animo profondo e semplice, contemplativo e
glie in nome della giustizia e dell’uguaglian- razionale immerso in una fede profonda. Nel
za, pratica sport, studia pianoforte e canta in 2007 Sandra intercede dal cielo nella guari-
un coro. Sempre di più, in tutte le cose che gione completa e inspiegabile di Stefano Vi-
fa, Dio è presente e non è estraneo nemme- tali, segretario di Don Benzi e assessore del
no al sentimento che le nasce nel cuore nei comune di Rimini, al quale è stato diagno-
confronti di Guido Rossi, un ragazzo poco più sticato un tumore al colon in fase avanzata.
grande di lei con il quale inizia una relazione Don Oreste non ha dubbi: bisogna affidarsi
profonda, casta e illuminata dalla Parola e a Sandra Sabattini e solo a lei perché, spie-
dall’amicizia con Dio. ga, nella preghiera d’intercessione bisogna
La radicalità dello stile di vita di Sandra si essere precisi per sapere poi a chi attribuire
evince da questa sua affermazione: “Oggi il miracolo. E, infatti, solo un mese dopo, il
c’è un’inflazione di buoni cristiani, mentre il tumore è dichiarato guarito. Il 2 ottobre 2019
mondo ha bisogno di santi” e lei, che non si Papa Francesco riconosce il miracolo della
accontenta di far parte dei primi, aspira alla venerabile serva di Dio Sandra Sabattini e
Santità correggendo le sue fragilità e affinan- avvia il processo di beatificazione.

Santi del nostro tempo - 21


CALENDARIO CELEBRAZIONI NATALIZIE
Ronago 2019

Venerdì 13 dicembre ore 14.30 Confessioni bambini 5a elementare

Lunedì 16 dicembre ore 16.15 Novena di Natale

Martedì 17 dicembre ore 16.15 Novena di Natale

Mercoledì 18 dicembre ore 16.15 Novena di Natale

Giovedì 19 dicembre ore 16.15 Novena di Natale

Venerdì 20 dicembre ore 14.30 Novena di Natale

Sabato 21 dicembre ore 15.00 Confessioni


ore 17.00 S. Messa pre-festiva

Domenica 22 dicembre IV domenica di Avvento


ore 10.00 S. Messa e benedizione delle statuine
del Bambino Gesù
A Uggiate ore 15.00 “Prepariamo il S. Natale”
Momento di riflessione e confessioni

Lunedì 23 dicembre ore 14.30 Novena di Natale

Martedì 24 dicembre Vigilia di Natale


ore 8.00 S. Messa
ore 8.30-11.00 Confessioni
ore 15.00-16.00 Confessioni
ore 21.30 Veglia di preghiera
ore 22.00 S. Messa della Notte

Mercoledì 25 dicembre NATALE DEL SIGNORE
ore 10.00 S. Messa solenne

Giovedì 26 dicembre S. Stefano


ore 10.00 S. Messa
ore 15.00 Celebrazione Battesimi

Domenica 29 dicembre Festa della Sacra Famiglia


ore 10.00 S. Messa
Martedì 31 dicembre ore 17.00 S. Messa di ringraziamento
e canto del Te Deum

Mercoledì 1 gennaio Maria SS. Madre di Dio


Giornata Mondiale della Pace
ore 10.00 S. Messa

Giovedì 2 gennaio S. Defendente


ore 18.00 S. Messe solenne

Domenica 5 gennaio ore 10.00 S. Messa


ore 14.30 Preghiera e Benedizione dei bambini
Segue l’incanto dei doni dell’Albero
a favore della Scuola dell’Infanzia
A Uggiate ore 20.30 “Arrivo dei Re Magi”

Lunedì 6 gennaio EPIFANIA DEL SIGNORE


ore 10.00 S. Messa animata con Presepe Vivente

Domenica 12 gennaio Battesimo di Gesù


ore 10.00 S. Messa
ore 15.00 Solenne celebrazione di apertura
XI Sinodo diocesano in Cattedrale a Como

Lunedì 23 dicembre
dalle ore 17.00
Trippa da asporto
(sotto la tettoia del Fooc e Fiam)

Ricavato a favore della Scuola


dell’Infanzia Arcobaleno

A Ronago, dopo la S. Messa


della Notte di Natale,
gli amici dell’Associazione Fooc e Fiam
offrono vin brulé e panettone
sulla Piazza della Chiesa,
augurando Buon Natale
e Felice Anno nuovo a tutti.
CALENDARIO CELEBRAZIONI NATALIZIE
Uggiate Trevano 2019

Sabato 14 dicembre ore 18.00 S. Messa - Natale dello Sportivo


(ai Mulini)

Lunedì 16 dicembre ore 14.30 Confessioni ragazzi 2a media


ore 20.15 Novena di Natale

Martedì 17 dicembre ore 14.30 Confessioni bambini 5a elementare


ore 20.15 Novena di Natale

Mercoledì 18 dicembre ore 15.00-18.00 Confessioni


ore 20.15 Novena di Natale

Giovedì 19 dicembre ore 9.30-11.30 Confessioni


ore 14.30 Confessioni ragazzi 1a e 3a media
ore 15.30-18.00 Confessioni
ore 20.15 Novena di Natale

Venerdì 20 dicembre ore 9.30-11.30 Confessioni


ore 14.30 Confessioni bambini 5a elementare
ore 15.30-18.00 Confessioni
ore 20.15 Novena di Natale

Sabato 21 dicembre ore 9.30-11.30 Confessioni


ore 15.00-18.00 Confessioni
ore 21.00 Concerto di Natale
della Filarmonica S. Cecilia (in Oratorio)

Domenica 22 dicembre IV domenica di Avvento


S. Messe con orario festivo
Durante tutte le S. Messe ci sarà la benedizione
delle statuine del Bambino Gesù
ore 15.00 “Prepariamo il S. Natale”
Momento di riflessione e confessioni

Lunedì 23 dicembre ore 7.00 S. Messa
ore 9.00 S. Messa
ore 9.30-11.30 Confessioni
ore 15.30-18.00 Confessioni
ore 20.15 Novena di Natale
Martedì 24 dicembre Vigilia di Natale
ore 7.00 S. Messa
ore 9.00 S. Messa
ore 9.30-11.30 Confessioni
ore 15.00-17.00 Confessioni
ore 21.30 Veglia di preghiera
ore 22.00 S. Messa della Notte

Mercoledì 25 dicembre NATALE DEL SIGNORE
ore 7.30 S. Messa in chiesa parrocchiale
ore 8.30 S. Messa a Trevano
ore 9.00 S. Messa ai Mulini
ore 10.30 S. Messa in chiesa parrocchiale
ore 16.00 Vespri solenni
con Benedizione Eucaristica
ore 18.00 S. Messa in chiesa parrocchiale
ore 20.30 Tombola in oratorio

Giovedì 26 dicembre S. Stefano


ore 7.30 S. Messa in chiesa parrocchiale
ore 9.00 S. Messa ai Mulini
ore 10.30 S. Messa in chiesa parrocchiale

Domenica 29 dicembre Festa della Sacra Famiglia


S. Messe con orario festivo

Martedì 31 dicembre ore 9.00 S. Messa


ore 18.00 S. Messa di ringraziamento
e canto del Te Deum
ore 21.00-22.30 Preghiera e Adorazione Eucaristica
(a Trevano)

Mercoledì 1 gennaio Maria SS. Madre di Dio


Giornata mondiale della pace
ore 7.30 S. Messa in chiesa parrocchiale
ore 9.00 S. Messa ai Mulini
ore 10.30 S. Messa in chiesa parrocchiale
ore 16.00 Vespri solenni con Benedizione Eucaristica
ore 18.00 S. Messa solenne in chiesa parrocchiale

Domenica 5 gennaio SS. Messe con orario festivo


ore 20.30 “Arrivo dei Re Magi”
Lunedì 6 gennaio EPIFANIA DEL SIGNORE
ore 7.30 S. Messa in chiesa parrocchiale
ore 8.30 S. Messa a Trevano
ore 9.00 S. Messa ai Mulini
ore 10.30 S. Messa in chiesa parrocchiale
ore 14.30 In chiesa parrocchiale: preghiera,
processione con la statua di
Gesù Bambino, Benedizione Eucaristica
e bacio di Gesù Bambino
ore 18.00 S. Messa in chiesa parrocchiale

Domenica 12 gennaio Battesimo di Gesù


SS. Messe con orario festivo
ore 15.00 Solenne celebrazione di apertura
XI Sinodo diocesano in Cattedrale a Como

Domenica 19 gennaio Festa di S. Antonio Abate


SS. Messe con orario festivo
ore 11.30 Benedizione degli autoveicoli
in Piazzale Europa

A Uggiate, dopo la S. Messa


della Notte di Natale,

gli Alpini di Uggiate Trevano


offrono vin brulé e panettone
sulla Piazza della Chiesa,
augurando Buon Natale
e Felice Anno nuovo a tutti.
IL VESCOVO OSCAR INCONTRA I GIOVANI
Come il Signore che aspetta a braccia aperte i Suoi figli. Anzi, va loro in-
contro: è l’immagine rappresentata dal nostro Vescovo, Oscar Cantoni, in
visita a Ronago il 16 novembre scorso.
Al termine della Messa, Padre Oscar è sceso lungo la navata, ha mostrato
i palmi delle mani e ha detto: “Vorrei incontrarvi ad uno ad uno”. I fedeli
sono stati colti di sorpresa; mai più si sarebbero aspettati di poter parlare
a tu per tu con il Vescovo, di essere accolti e salutati ad uno ad uno e, all’i-
nizio, sono apparsi intimiditi quasi, titubanti. E invece, si sono messi in
fila e ciascuno ha potuto scambiare due parole con il Pastore della Dioce-
si che ha presieduto una celebrazione semplice e sobria, ma che ha visto
protagonisti i giovani, con le preghiere, i canti, la musica interpretata da
chitarra e pianoforte. E proprio ai giovani il Vescovo s’è rivolto durante
l’Omelia: “State attenti a dare credito a tante promesse che si accendono
come fuochi d’artificio e poi si spengono. - ha detto – Andate controcor-
rente”. Controcorrente per costruire “un mondo nuovo, fondato sulla fra-
ternità, l’accoglienza, la solidarietà, il dono di sé”.
Padre Oscar si è ispirato al Vangelo del giorno per dire che si dissolverà il
vecchio mondo, fondato sulla violenza, sull’ingiustizia, sulla povertà se i

Il Vescovo Oscar a Ronago- 27


cristiani sapranno costruire il mondo nuovo, il Regno di Dio. Ma i cristia-
ni sono ostacolati e perseguitati, in tante parti del mondo ed anche qui,
dove “la persecuzione è sottile – ha sottolineato - e non è facile accettare
di andare controcorrente, andare a Messa, vivere in una comunità cristia-
na, testimoniare nella vita quotidiana la bellezza del dono, della solida-
rietà e del servizio”.
Il Vescovo è arrivato in anticipo sull’orario della Messa, è entrato nella
chiesa già gremita, s’è soffermato ai piedi dell’altare, in silenzio e in pre-
ghiera, contemplando il tabernacolo, ma anche gli affreschi e le deco-
razioni. Poi, la processione d’ingresso: passo dopo passo, ha benedetto
e ha sorriso ai fedeli. “Celebro con voi e per voi questa Eucaristia – ha
esordito – e mi sento uno di voi in mezzo a voi”. Ha ricordato che la sua
nomina a Vescovo di Como risale ormai a tre anni fa e non aveva ancora
visitato Ronago.
“Ma la Diocesi è grande e le parrocchie sono tante – ha detto – So che c’è
un grande desiderio del popolo di Dio di incontrare il Vescovo, per trovare
conforto e coraggio nella realizzazione della comunità cristiana, segno
del Vangelo nel mondo”. Ma a sua volta, s’è sentito “consolato dalla pre-
senza dei giovani”, con i quali s’è intrattenuto dopo la Messa, nel profu-
mo d’incenso, sotto lo sguardo di Dio ”qui leatificat juventutem meam”,
Dio che rallegra la mia giovinezza.

28 - Il Vescovo Oscar a Ronago


IL VESCOVO OSCAR E LA BELLEZZA DELLA CONDIVISIONE
Sabato 16 novembre, dopo aver celebrato la Santa Messa ed aver salutato la co-
munità, il Vescovo Oscar si è intrattenuto qualche momento con noi giovani. Il
suo discorso, ricco di spunti, ci servirà in futuro per il nostro cammino di vita.
Punti di partenza della sua riflessione sono stati la nostra presenza numerosa e
l’entusiasmo che ha colto nell’animazione della Messa: si è detto felice perché
sa che per i giovani non è sempre facile andare controcorrente. Quante volte a
scuola e nella nostra compagnia gli amici ci chiedono “Ma vai ancora a messa?
Perché?” A tutti è capitato, ma ci ha raccomandato di non dare risposte imbaraz-
zate o di comodo a queste domande: la bellezza del nostro Dio è la grande libertà
che lascia all’uomo; siamo liberi di rispondere sì o no al suo amore, ma il sì deve
essere convinto e motivato.
Noi che siamo qui abbiamo risposto all’invito di vivere come discepoli, ovvero
come persone che camminano seguendo le orme di Gesù. A volte è difficile,
perché è necessario avere coraggio: tante persone oggi cercano di distruggere
il mondo nuovo, quello proposto da Gesù, sostituendolo con arroganza, oppor-
tunismo, furbizia.
Noi però non dobbiamo farci scoraggiare perché Gesù ci propone una vita piena
e ricca di gioia: la gioia del dare più che quella del ricevere. Il Vescovo ci ha spinto
a riscoprire l’entusiasmo, la solidarietà, l’impegno verso i più piccoli e i poveri:
“Sappiate che quando vi sembra di perdere tempo per i bambini che vengono
in oratorio, in realtà non è uno spreco, ma una ricchezza”. I bambini, continua,
prendono noi giovani come esempio, come modelli da seguire perché non pen-
sano di voler essere “come quell’adulto”, ma dicono “Vorrei essere come il mio
animatore, quando avrò la sua età mi piacerebbe essere come lui!”
In conclusio-
ne, il Vescovo
Oscar ci ha rac-
comandato di
non chiuderci
in noi stessi, nel
nostro picco-
lo mondo, ma
di aprirci alla
bellezza della
condivisione
gioiosa di espe-
rienze.

Il Vescovo Oscar a Ronago - 29


Anagrafe
della Comunità Pastorale

Rinati in Cristo per il dono del Battesimo


Beatrice Cattaneo di Andrea e Alice Roncoroni – Uggiate T. (10 novembre 2019)
Tommaso Poncia di Andrea e Arianna Bottinelli – Uggiate T. (10 novembre 2019)

Beatrice e Greta Matera di Guglielmo e Oana Zavoian – Uggiate T. (10 novembre 2019)

30 - Anagrafe
Per sempre con Dio nel suo Regno
Tiziana Nazzari
di anni 64 – Uggiate T. (21 ottobre 2019)

Roberto Riccardi coniugato con Rosalba Taliento


di anni 78 – Olgiate C. (26 ottobre 2019)

Mario Bernasconi
di anni 90 – Uggiate T. (19 novembre 2019)

Wanda Ronchini coniugata con Romeo Fasola


di anni 84 – Ronago (19 novembre 2019)

Pasquale Costantino coniugato con Vincenza Spina


di anni 68 - Ronago (23 novembre 2019)

Antonio Bonelli vedovo di Edda Bavera


di anni 96 - Uggiate T. (25 novembre 2019)

Angiolina Galli vedova di Ferruccio Fontana


di anni 87 - Ronago (27 novembre 2019)

Resoconto economico
Parrocchia di Uggiate T.

Mese di Ottobre 2019


Entrate
Cambio valuta € 83; N.N. € 50; N.N. € 1000; N.N. (Aido) € 100; N.N. € 50; N.N.
€ 300; N.N. € 500; N.N. € 70; N.N. € 200; N.N. € 100; N.N. € 300; N.N. € 200;
N.N. € 100; N.N. € 100; N.N. € 100; N.N. € 500; N.N. € 200; N.N. € 300; N.N.
€ 130; N.N. € 150; N.N. € 100; Uso locali Mulini € 250.

Uscite
Eni luce € 1250; Thyssenkrupp (per ascensore) € 182; Ceriani (per lampade)
€ 218; Addobbi floreali € 244; Ricariche allarmi € 75; Francobolli € 122; Eni gas
€ 107; Il Settimanale Diocesi Como € 110; Dossier Catechista € 14; Periodici S.
Paolo € 74; A Padre passionista € 250.

Nel mese di ottobre sono stati raccolti e versati


€ 1600 per la Giornata Missionaria Mondiale.

Anagrafe - Rendiconto - 31
Scuola dell’infanzia “Arcobaleno”
Ronago

NON SIAMO A RISCHIO DI CHIUSURA


La Scuola dell’infanzia Arcobaleno ha aperto le
porte sabato 30 novembre, per illustrare a genitori e
bambini le peculiarità, gli spazi, l’offerta formativa ed
educativa, ma anche per fugare dubbi e preoccupazioni
su ipotesi di crisi e di ridimensionamento

Ci sono dei dati che non possono essere ignorati. Innanzitutto il


numero dei nati: a Ronago nel 2016 sono stati 12, mentre nel 2017 solo dieci; non
conosciamo nel dettaglio quelli dei paesi limitrofi, ma al riguardo non corrono
voci confortanti. Nel mese di giugno appena passato sono usciti/e dalla scuola
26 bambini/e; a giugno 2020 ne usciranno 24. I nuovi iscritti per l’anno scolastico
2019/20, quello in corso, sono stati 16, dei quali ben 7 non residenti a Ronago; con
le iscrizioni per il 2020/21, che inizieranno a novembre con l’open day di sabato 30,
contiamo d’avere gli stessi numeri, sperando, comunque in un risultato migliore.
Da settembre di quest’anno la scuola è frequentata da 62 bambini/e, contro i 72
presenti a fine giugno.
Quanti saranno i frequentanti a settembre 2020? Noi ci auguriamo d’averne
almeno 55/60 e riusciremo a raggiungere questo traguardo solo se tutte le famiglie
con bambini/e nati/e a Ronago nel 2017 e nei primi mesi del 2018 decideranno di
mandarli alla nostra Scuola; ma ciò non basta e a questi si dovranno aggiungere
un congruo numero di bambini/e non residenti.
Realizzando questo traguardo potremo mantenere le attuali tre classi. In caso
contrario, comunque, la Scuola non chiuderà; continuerà semplicemente a
funzionare con solo due classi, con la ferma volontà di erogare lo stesso livello di
servizi attualmente in essere.

A sugello di questa volontà c’è la costante e continua opera di ammodernamento


delle strutture, volta a garantire il giusto livello di sicurezza e di confort, che solo
quest’anno ha visto o vedrà realizzati i seguenti lavori:
-cambio dei serramenti dell’ufficio, della sala riunioni e dei servizi igienici del
piano terreno;
-sostituzione di due maniglioni antipanico;
-sostituzione degli armadietti spogliatoio delle classi dei gialli e dei rossi, con il
contributo economico da parte delle famiglie degli Scoiattoli dell’anno scolastico
2018/19;
-adeguamento dell’impianto elettrico, che ha contemplato l’istallazione di un
congruo numero di lampade d’emergenza, la sostituzione dell’allarme incendio,

32 - Scuola dell’infanzia
il rifacimento dei quadri elettrici della parte vecchia dell’edificio;
-l’ammodernamento della cucina della mensa scolastica, con cambio della
cappa di aspirazione, degli armadi credenza, e con l’acquisto di un nuovo
forno elettrico.
Se si avesse veramente intenzione di chiudere, perché affrontare tutte
queste spese, con il conseguente impegno finanziario?

Alla fine dell’anno la nostra cuoca, la sig.ra Pinuccia, dopo ben 33 anni passati
a preparare, con grande passione, pranzi per generazioni di bambini/e, andrà
in pensione. Si sarebbe potuto fare la scelta di fornitura pasti tramite un
servizio di catering, soluzione che, certamente, avrebbe semplificato di non
poco il lavoro; il Consiglio, però, ha deciso di non adottare questa soluzione.
Il servizio mensa, fatto con pasti preparati al momento nella nostra cucina,
è uno dei fiori all’occhiello della nostra Scuola, che non vogliamo cancellare;
quindi si provvederà alla sostituzione della cuoca e si continuerà a cucinare
in casa.
Se avessimo intenzione di chiudere, avremmo deciso, come si suol dire, ‘di
camminare dove l’acqua è bassa’, avvalendosi del servizio di catering.

Continua anche lo sforzo per fornire dei servizi aggiuntivi. Infatti, quest’anno
metteremo in essere un progetto di screening precoce del linguaggio, rivolto
ai/alle bambini/e nati/e nel 2016, avvalendosi del supporto specialistico
dell’Associazione La Nostra Famiglia di Como.
Lo screening ha come obiettivo l’identificazione di soggetti con specifico
ritardo del linguaggio, al fine di monitorarne l’evoluzione e attivare
tempestivamente interventi di valutazione e di cura. L’individuazione e il
trattamento precoce di un disturbo specifico del linguaggio consente un
miglior ricupero del disturbo stesso, inoltre permette la prevenzione dei
disturbi dell’apprendimento scolastico.
I costi del progetto, che partirà entro la fine di novembre, previa autorizzazione
delle famiglie, saranno completamente a carico della nostra Scuola.

Daremo inizio alle iscrizioni per l’anno scolastico 2020/21, che saranno
supportate da due appuntamenti di Open Day; il primo era fissato per sabato
30 novembre, al mattino, il secondo avverrà sabato 18 gennaio 2020, sempre
al mattino. Sono due momenti importanti, durante i quali si potrà visitare
la scuola, apprezzandola per la sua struttura e per ciò che potrà offrire per
la crescita dei/elle vostri/e bambini/e. Le nostre insegnanti saranno presenti
per illustrare la didattica... e non solo!

Scuola dell’infanzia - 33
CARITAS, SEDE NUOVA E SOLIDARIETÀ DI SEMPRE
Oltre 650 chilogrammi di alimenti sono stati raccolti dalla nostra Caritas nella
settimana dal 10 al 17 novembre, in concomitanza con la Giornata Mondiale dei
Poveri.
Le ceste poste in fondo alle chiese si sono riempite di pasta, riso, scatolame, latte:
la risposta della popolazione è stata significativa, come al solito, e soddisferà la
domanda di cibo da parte delle undici famiglie tra noi che si rivolgono alla Caritas
per i bisogni primari.
Ma l’aspetto importante è la sensibilizzazione delle giovani generazioni: infatti, i
ragazzi e le ragazze del catechismo di terza media hanno aiutato i venti volontari
Caritas a contare e a suddividere in bell’ordine gli alimenti. Non è stato solo un
lavoro manuale; è stato un modo per pensare ai poveri, cioè per aprire il cuore,
per guardare alla realtà che ha tante sfaccettature ed alcune sarebbero fatte solo
di solitudine e disperazione se nessuno tendesse una mano.
La Caritas della nostra Comunità non si limita alla distribuzione di alimenti, ma
anche di indumenti, coperte, suppellettili, donate dalla popolazione, rigenerati
e riordinati, paga bollette a famiglie in difficoltà e soprattutto si fa prossimo
in ogni circostanza, cioè è vicina alle persone, per aiutarle a rimettersi in piedi
e a trovare una strada. Le cose servono, ma serve molto di più la vicinanza, il
cammino insieme.
Intanto, la sede Caritas, in via Monsignor Tam ad Uggiate, nell’ex salone
parrocchiale, è entrata nel pieno della funzionalità:
inaugurata due mesi fa, offre spazi per l’efficienza
del magazzino e per accogliere le persone
in cerca di aiuto o anche solo di un
colloquio o di un consiglio. Sono una
sessantina ogni mese, volti conosciuti
e volti nuovi, individui e famiglie
che portano pesi di anni o che sono
state improvvisamente colpiti da
problemi insuperabili da soli. Si
presentano spontaneamente o
sono mandati da altre associazioni
o da enti, con i quali Caritas
collabora, in una rete di solidarietà,
ricucendo punto su punto. Una rete
discreta, ma sempre più forte, fatta da
volontari ispirati dal Vangelo.

34 - Caritas
dal Mondo
Dimmi, o Figlio mio, come sei stato seminato in
me, come sei stato formato? Io ti vedo, o carne
mia, con stupore, poiché il mio seno è pieno di
latte e non ho avuto uno sposo.
Ti vedo avvolto in panni, ed ecco che il sigillo
della mia verginità è sempre intatto: sei Tu in-
fatti che l’hai custodito quando ti sei degnato di
venire al mondo, bambino mio, Dio che sei pri-
ma dei secoli.
Romano il Melode (secolo VI)

AUGURI DA PADRE TOCALLI Milano adatta a prendersi cura dei malati


bisognosi di assistenza anche notturna.
Carissimi amici di Ronago, In questi mesi ho celebrato la messa in
vi spero bene con le vostre famiglie e tante parrocchie situate nei dintorni di
coi vostri Sacerdoti. Scrivo da Rebbio Como, sostituendo i parroci impegnati
(Como) dove sono arrivato il 17 maggio, nei vari campi estivi coi ragazzi. La sor-
dopo aver salutato la comunità di Bre- presa è stata trovare un gruppo di afri-
scia, ove ho trascorso quasi cinque anni. cani del Ghana che la domenica pregano
I miei superiori mi avevano incaricato di in casa nostra. La loro messa, celebrata
selezionare alcuni laici e di prepararli per in inglese, mi riporta in Uganda grazie ai
portare avanti il compito di aiutare i con- canti e ai balli accompagnati dai tamburi.
fratelli ammalati in arrivo dalle missioni, Essere a Rebbio per me significa soprat-
accompagnandoli nei vari ospedali per tutto trovarmi vicino al paese del mio
le cure specialistiche. Essere assegna- confratello padre dottor Giuseppe Am-
to alla comunità di Rebbio è stata una brosoli, il “ il grande medico della carità”.
grande gioia, avendo significato il ritorno A lui debbo l’ispirazione di diventare me-
a casa dopo 65 anni. Infatti, il 2 ottobre dico dopo l’ordinazione sacerdotale. Alla
1954 mia mamma Gina mi aveva accom- sua morte, avvenuta nel 1987, sono stato
pagnato a Rebbio per iniziare la I media, inviato nel suo ospedale a Kalongo per
affidandomi al nostro arrivo al superiore continuare la sua opera di assistenza ai
P. Antonio Figini, uomo dalla lunga barba malati. I vent’anni trascorsi in mezzo alla
bianca, che ispirava rispetto e venerazio- feroce guerriglia, sono stati i più belli ma
ne a me, ragazzino di undici anni… anche i più gravosi della mia vita.
In questa nuova comunità ci sono una …
ventina di confratelli anziani, la cui età Con gioia colgo l’occasione, quindi, di au-
varia dai 74 ai 93 anni. Sono ancora tut- gurare a tutti voi UN SANTO NATALE e
ti autosufficienti in attesa, se la salute UN FELICE ANNO NUOVO 2020.
peggiora, di essere trasferiti nella casa di
padre Egidio Tocalli

dal mondo - 35
AUGURI DA PADRE QUIRICO
BUON NATALE nel Signore che viene a portarci la sua pace e la sua gioia.
Tanti AUGURI di ogni bene dalla Casa di Cura e Riposo dei missionari del PIME di
Rancio di Lecco.
La nostra è una casa piena di dolci ricordi delle Missioni lasciate dopo tanti anni di
lavoro, e piena di preghiera per tutti. Una Casa serena,  perché nonostante i pro-
blemi dell’età e della salute, si sente la presenza amorevole del Signore e la possi-
bilità di fare ancora tanto per le Missioni, non più con il lavoro, ma con la preghie-
ra, abbracciando così tutto il mondo. Ecco la nostra famiglia con l’Arcivescovo di
Milano l’anno scorso: alcuni nella foto sono già andati a trovare il Signore.

Attualmente siamo 53 membri, una decina in carrozzina, la maggior parte so-


pra gli ottanta anni.

Ecco i nostri due “cam-


pioni”: p. Angelo Gia-
nola, 98 anni, di Pre-
mana, Valsassina, con
cinquant’anni di mis-
sione in Brasile, e fratel
Marcellino Zambaiti, 97
anni, della Val Cavallina,
Bergamo, un santo col
martello: ha lavorato
tanto, nelle case dell’I-
stituto e in Brasile, si-
lenziosamente, senza mai predicare o scrivere libri e articoli.
(Io sono uno dei più giovani della Comunità, settant’anni, con quarant’anni di
Bangladesh)
Un grande abbraccio da tutti noi.
P. Quirico
36 - dal mondo
IL PRIMO NATALE
Non ci hanno mai parlato a catechismo, o quando ho studiato per anni in Seminario
e in Teologia, della relazione tra Giuseppe e Maria. Due persone che si amavano,
marito e moglie che condividevano la vita di ogni giorno. Persone speciali, scelte
per una missione speciale e piene di quella umiltà di coloro che sanno amare e che
si lasciano amare.
Che bello pensare a Giuseppe e a Maria, a come si volevano bene, a come si guar-
davano negli occhi nello stesso modo in cui si guardano negli occhi due innamorati.
Che bello pensare a loro che si abbracciano e si scambiano una carezza.
Che bello vedere Maria che aspetta Giuseppe che ritorna dal lavoro e lo accoglie con
un abbraccio e un po’ di cibo preparato con amore.
Che bello pensare a loro con un bel sorriso sulle labbra, contenti di avere l’un l’altro
e poter condividere la vita insieme.
Che bello pensare a loro come a persone normali, che vivevano momenti di gioia e
di dolore.
Chissà che cosa si dicevano. C’erano tante cose che forse non riuscivano a capire e
che forse non si sentivano di condividere con altre persone per timore di non essere
capiti.
Certamente parlavano dei loro sentimenti, di quello che sentivano l’uno per l’altro,
delle cose che succedevano intorno a loro.
Certamente erano presenti quando c’era bisogno di aiuto, di asciugare una lacrima,
di dare una mano a costruire una casa, a condividere un pezzo di pane con chi ne
aveva bisogno.
Poi chissà che cosa provavano nel sapere che il Bambino che Maria aveva in seno
era quel Messia annunciato dai Profeti. Forse non capivano, ma vivevano questa
verità nel loro cuore.
Mi sembra di vederli giovani e pieni di vita, contenti, allegri, pieni di amore. Lo ripe-
to, è cosi bello pensare a come si volevano bene. Giuseppe aveva un gran rispetto
per Maria e Maria una grande amore per Giuseppe.
Così se ne andarono a Betlemme. Che tenerezza pensare a come Giuseppe era pre-
occupato per Maria che doveva partorire proprio quei giorni. Quante attenzioni per
lei. Chissà quando era addolorato perché non aveva trovato una stanza dove lei
avrebbe potuto partorire.
“Mentre si trovavano a Betlemme, giunse per Maria il tempo di partorire, ed essa die-
de alla luce un figlio, il suo primogenito. Lo avvolse in fasce e lo mise a dormire nella
mangiatoia di una stalla, perché non avevano trovato altro posto.”
Giuseppe guardava Maria e aveva gli occhi pieni di lacrime per la gioia. Maria guar-
dava Giuseppe con un grande sorriso di ringraziamento. Per me si abbracciarono a
lungo mentre guardavano il Bambino appena nato. Forse non si dissero neanche
una parola.
Solo un abbraccio, che il segno dell’amore di Dio che è con noi.
Forse a Natale non dobbiamo dire niente, solo un abbraccio, e lasciare che lacrime
di gratitudine riscaldino le nostre guance e il nostro cuore
Un abbraccio a tutti
gigi e Judy

dal mondo - 37
G.A.M.
SESSANT’ANNI DI VITA DELLA SCUOLA
DI OSTETRICIA DI KALONGO
Come avevamo già accennato nelle nostre “finestre su Kalongo”, quest’anno
ricorre il sessantesimo anniversario della fondazione della St. Mary’s Midwifery
School. Lo scorso mese di luglio si sono svolti a Kalongo i festeggiamenti per
celebrare a ricorrenza. Nessuno di noi purtroppo ha potuto parteciparvi, siamo
però riuscite ad avere delle foto e una testimonianza da parte di Giovanna
Ambrosoli, che vorremmo condividere per essere un po’ “con loro” in questo
momento di festa.

Testo tratto da “Kalongo News” settembre 2019


”Eccomi qui a Kalongo, felice e orgogliosa di esserci e di vivere questi momenti di
celebrazione dei 60 anni di attività della St. Mary’s Midwifery School, nata quando
qui ancora c’era solo un piccolo dispensario medico con il tetto di paglia... Mentre
osservo le studentesse incedere fiere e orgogliose, bellissime nelle loro uniformi per
il giorno più importante, cantando traboccanti di gioia, mi chiedo cosa ne sarebbe
di loro, di questa affollata comunità, se non ci fossero l’ospedale e la scuola di
ostetricia, che oggi continuano a formare le loro competenze, sostenendo un
nuovo approccio alla professione e alla vita. Loro, le nostre ostetriche, in questi
anni hanno formato me, che appartengo a quel mondo che pensa di tutto sapere
e tutto conoscere, offrendomi un altro punto di vista, la loro visione del mondo,
capisaldi da non dimenticare mai. Gratitudine, passione professionale, tenacia
fino e oltre i propri limiti. Provo a fatica a immaginare Kalongo senza tutto questo.
Compito impossibile. Kalongo è questo, questa scuola, quest’ospedale che cura
ed è laboratorio di formazione. Difficile, precario, ostinato e tenace nel bene,
nell’affrontare emergenze, trovare soluzioni…”

Da queste poche righe si percepisce l’emozione e la gioia di questi momenti di


festa per chi Kalongo la “vive” da tanti anni e l’importanza di questi sessant’anni
di attività svolta, seppur fra mille difficoltà, con tanta passione e determinazione
come aveva sognato padre Giuseppe. Celebrare la scuola di ostetricia di Kalongo
significa celebrare non solo un’istituzione, ma anche tutte le donne e le mamme
ugandesi che, grazie alla formazione, sono riuscite a crearsi una professione
affermando il proprio ruolo sociale. Questo il grande valore della Midwifery
School, la scuola voluta da padre Giuseppe e per la quale ha dato la vita. Ma
c’è ancora tanto da fare per migliorare la qualità dei servizi e la formazione
specialistica per continuare ad assistere il maggior numero di persone: questa è
la sfida che dovrà affrontare la St. Mary’s nel futuro. Questi sessant’anni di storia
della scuola ci fanno però credere che le cose si possono cambiare con piccoli
passi, giorno dopo giorno, anno dopo anno, con l’aiuto di tutti.

38 - G.A.M.
G.A.M. - 39
EMERGENZA MALARIA
Nel mese di settembre abbiamo ricevuto un appello da parte della Fondazione
Dr. Ambrosoli Memorial Hospital. È da inizio giugno che un’epidemia di mala-
ria ha investito l’Uganda ed è arrivata anche a Kalongo, colpendo soprattutto i
bambini che il più delle volte arrivano all’ospedale in fin di vita. Per renderci con-
to della gravità della situazione riportiamo uno stralcio della testimonianza di
Antonella Tuscano, specializzanda in pediatria, che da qualche mese opera come
volontaria presso l’ospedale.

“La cosa che mi rimane più impressa ogni mattina, quando inizio la mia giornata
in ospedale, divisa tra la terapia intensiva neonatale e la pediatria, sono i numeri:
208 è il numero di bambini ricoverati ora in pediatria, 61 i posti letto disponibi-
li, 1.353 i bambini sotto i cinque anni colpiti da malaria, accolti in ospedale negli
ultimi tre mesi. 1.8 è il valore di emoglobina più basso che abbia mai visto in vita
mia: è il valore di emoglobina del primo bambino che ho visto morire di malaria
a Kalongo. E quale sarebbe la cura per la malaria? L’Artesunate è il farmaco indi-
cato nelle forme di malaria complicata, ma nelle forme con grave anemia, qual è
la cura? Il sangue. Ma questo è un problema in tutta l’Africa. Per Kalongo la banca
del sangue più vicina si trova a Gulu, che dista circa quattro ore di macchina. Ma
tante volte il sangue non c’è nemmeno lì. Che si fa allora? S’inizia a fare lo scree-
ning ai genitori, per vedere se sono compatibili ma tante volte non possono do-
nare perché hanno già donato all’altro figlio oppure sono mamme in gravidanza,
o papà con una malattia trasmissibile con il sangue come l’HIV o l’epatite B. Ieri
però sono riuscita a trovare una studentessa di ostetricia, che ha donato per un
altro bambino che aveva 2.8 di emoglobina, e questo bimbo ce l’ha fatta. Ma se
per tutti questi casi di anemia gravissima, senza sangue non si può fare molto,
per gli altri casi, con valori di emoglobina sopra i 5 gm/dl, la cura principale resta
il medicinale, l’Artesunate. Dobbiamo salvare la vita di questi bambini. Non pos-
siamo e non dobbiamo arrenderci. Si può e si deve andare avanti.”

Ci sembrava doveroso portare a conoscenza della nostra comunità l’esistenza di


questo grave problema che sta colpendo tutta l’Uganda, ma che nel nostro cuore
si traduce in particolare con il nome di Kalongo. Chi volesse rispondere a questo
appello può farlo direttamente effettuando un’offerta alla Fondazione Dr. Am-
brosoli Memorial Hospital o tramite il gruppo GAM, in occasione del prossimo
banco vendita di dicembre. Un piccolo gesto può salvare una vita.

40 - Emergenza malaria
LUCE A KALONGO
Gianni Gasparini e Michelangelo Lago, con l’aiuto degli amici del Gruppo
“Kalongo nel cuore”, anche quest’anno hanno compiuto la loro missione
volontaria: in un mese di lavoro, sono riusciti a dar luce sugli esterni
dell’ospedale fondato da Padre Giuseppe Ambrosoli. L’anno scorso, avevano
rifatto e messo in sicurezza l’impianto elettrico del complesso sanitario; tra
settembre ed ottobre 2019, hanno allestito 36 lampioni sui viali ed hanno
illuminato le facciate degli edifici e l’hanno fatto con l’aiuto di lavoratori locali.
Il coinvolgimento delle persone che vivono sul posto è un aspetto molto
importante: lo scopo di “Kalongo nel cuore” e dei suoi due inviati in Uganda
non è solo la beneficenza, cioè l’allestimento di impianti, pur fondamentali
per una migliore qualità della vita, una vita spesso
ai limiti della sopravvivenza quotidiana. Ma è
anche quello di aiutare le genti a “rimettersi in
piedi”, responsabilizzandole ed indicando che con
le loro mani, le loro capacità, il loro poco possono
fare molto.
Al di là degli aspetti tecnici e delle competenze
applicate da Gianni e da Michelangelo, e che
saranno illustrate in una riunione degli Amici di
“Kalongo nel cuore”, ha colpito una delle tante foto
– documento inviate in corso d’opera da Kalongo.
“Al di là delle luci, l’ospedale è questo”, diceva la
didascalia della foto che mostrava una mamma
ed un bambino seduti in terra, tra povere cose,
la mano del piccolo bendata e poi altre foto da
‘stretta al cuore’, malati e parenti accampati sul
pavimento nudo, tra letti che sembrano di fortuna,
due malati per letto, a volte. E viste una volta, sono
immagini che rimangono dentro, testimonianza
della miseria materiale, ma anche del conforto
che può essere portato, se si squarcia il velo
dell’indifferenza e della noncuranza.
Gianni e Michelangelo hanno lavorato nel pieno della stagione delle piogge
e quindi anche dovuto fare i conti con il fango e non solo con la polvere rossa
che penetra in ogni poro della pelle e degli organi. E hanno assistito ad una
recrudescenza della malaria tra la popolazione già provata. La nota positiva:
frutta e verdura, perché il nostro autunno, in Uganda, coincide con la stagione
del raccolto. Certo, non è un’alimentazione da Paese sovrasviluppato.
Raccolto anche di tante storie di fatiche e di speranza e questa speranza ha
un simbolo, la luce dai lampioni che si accende alle 19.00 in punto fino alle
6.30 del mattino. È la luce del dono che ha superato una distanza di diecimila
chilometri per scambiare fraternità, da Uggiate Trevano a Kalongo.

Luce a Kalongo - 41
Sturiell Sota ‘l Munt da la Pianta
del Pepin da Roma

DISCUSSIUN SURA ‘L PRESEPI


(storia e personaggi inventati)

Ul Cecch Baciocch a la sua Ida (marì e miée stagiunaa ch’émm


già vist in una quaj cumedia), cumè tutti j’ann sa metan dré a fà
ul presepi e cumè tutti i völt devan da fà un quaj buzzada.

Ida – Tira via quel mostru dal presepi. E tira via anca j’antenn che,
prèss al rèst, scundan la cometa!
Cecch - ‘Se vörat capì te da presepi! Quest chì al ga dà spazi a un
puu da mudernità: ul “mostru” l’è un extraterrestre e j’antenn inn
ucurent par fà funziunà i telefunitt.
Ida – Sta a vidè mò che ul mulitta al manda un uozzapp al pa-
stuur di cabri par savè se le drè a rivà la cicogna. Ma dai Cecch,
Quell che deev nass lè ul Nostar Signuur.
Cecch – Magari ul Nostar Signur ‘sta volta al preferiss nass in una
clinica...
Ida – Famm migna riid. E pö cambia la pusiziun di Re Magi... che
vegnan da l’oriente. Guarda föra la la finestra: l’oriente l’è a Drezz
e i Re Magi vegnan da Drezz e pasan da Travan. Te inveci tai feet
vignì da Malnà e pasan pai i Brugheer...
Cecch – Ma porcu sciampin! Sum migna libar mò da fà vignì i Re
Magi da induè ma paar? Ga fu slungà la strada: pasan par Lügan
e vegn fö da la Svizera dal Gaggiöö e dopu vegnan gio da Bizarun,
porcu sciampin!
Ida – Ta dà inscì fastidi a fà quell che al diss ul Vangeli de san Mat-
teo? “Alcuni Magi giunsero da oriente...” Chì inveci s’ànn disurien-
taa anca j’òcch del laghertt. Vedareet che al ga farà caas anca ul
prevost quand che al farà la visita di presepi familiar.Un puu da
cöör, diamine!
Cecch – Ah, se? Me alura desfi tütt e fu un presepi che al vegn dal
cöör... ma anche dal fidigh, da la vessiga... insoma un presepi cun
tutti i pinul e i medesinn che tiri giò in d’una giurnada. Fu un

42 - I racconti Uruk
PRESEPI SANITARI

Ta devat da scüsamm, Gesü’ Bambin,


se ‘st’ann m’è vignüü dré la fantasia
de fà cuj mercanzii de farmacia
ul presepi. Ga l’evi in dal cuzzin.

Ul fatu l’è che, par tegnì bassin


‘l livell d’azotemia, glicemia...
AccaDiEll..., a giri in cumpagnia
de pinull, de sciropp... de medesin.

E anca ul dì del Tò Nataal, Gesü,


g’ù da pensà a la prostata e ai pulmun
cun roba da mes’ciaa cunt ul menü.

Però tranquill, Gesü! Gh’ù ‘’l cò a post,


che per amuur, rispett e devuziun,
ul presepi ‘l sarà senza süpòst.

Ida – A me già ma vegn ul maa da cò e ul maa da ventru dumà


a penzà de vidé un San Giusepp antistaminico, na Madona cal-
mante, un Angiul lassativo... Cascia via dal cò quel’idea, Cecch e...
lasa püür che i Re Magi vegna dal Gaggiöö, ma va innanz a fò ul tò
presepi quasi tradiziunaal.
Cecch . Ta l’eet capìda, finalmeent! Lasa fà ul presepi a chi gh’à
l’estru... e lasi lì anca ul marzian , anzi, al meti visin a la dona che
la mena la pulenta.
Ida - Ma se, por ciampin... che ‘l specia par cascià via la famm
(Ma toca arendass e supurtà par quieto vivere. E pö, dai, l’è Na-
taal).

Con tanti auguri di buon Natale dal Pepin da Roma

I racconti Uruk - 43
Sentieri di fede
CHIESA DI SANT’ANTONIO A CASTELVECCANA
Continuando il nostro cammino lungo i Sentieri di Fede,
in questo numero siamo giunti in Valcuvia, nelle Valli Va-
resine. Lungo la strada che mette in comunicazione la
Valcuvia con il lago Maggiore si trova il passo Sant’An-
tonio. Qui, su un poggio panoramico, sorge la chiesetta
dedicata Sant’Antonio Abate. La costruzione risale all’XI
secolo, in corrispondenza degli alpeggi di Veccana uti-
lizzati dai pastori che portavano le mandrie ai “monti”.
La posizione, inoltre, era strategica per il controllo del
passo, allora molto frequentato, e poi vi si trova anche
il confine spirituale tra il rito ambrosiano (il versante del
lago Maggiore, appunto) e quello romano della diocesi di
Como (Valcuvia).
Anticamente il giorno di San Rocco, festa di Nasca, i Na-
schesi erano soliti salire in grande processione fino alla
chiesetta, che apparteneva ai frati Serviti, che avevano
il loro convento maggiore ad Azzio, in Valcuvia. Era una
meta devota di pellegrinaggi per molti paesi della Valcu-
via e della Valtravaglia. Come gli abitanti di Nasca, an-
che quelli di Castello salivano a piedi una volta all’anno
in processione per adempiere a un voto fatto nel 1576
per scongiurare la peste. I frati Serviti accolsero sempre
benevolmente i pellegrini, fino a che una legge di Na-
poleone, all’inizio del 1800, li costrinse ad abbandonare
il santuario con gli annessi possedimenti che, verso la
fine dello stesso secolo, furono acquistati da un priva-
to. Decaddero così le antiche tradizioni di fede legate a
Sant’Antonio sul Monte. È comunque doveroso dare atto
ai proprietari di non avere del tutto privatizzato la chiesa,
ma di averla conservata con devozione, aperta al culto e
ben tenuta, quale testimonianza della fede dei padri. La
chiesa, correttamente orientata a Est, ha un’unica navata
rettangolare che si conclude con un’abside rettangolare.
La facciata è preceduta da un grazioso portico. All’inter-
no, è ben riconoscibile il nucleo originario della costru-
zione risalente all’XI secolo, corrispondente alle prime

44 - Sentieri di fede
due campate davanti al presbiterio. Queste sono divise
da un arco e sono coperte da una volta a botte. La terza
campata, verso la facciata, aggiunta nel corso del XII se-
colo, è pure coperta con una volta a botte. Il presbiterio,
ricostruito alla fine del 1500, invece è coperto con volte
a crociera. Il campanile e la sacrestia si elevano sul lato
meridionale, presso l’abside. La località offre un intatto
ambiente agreste e un’ottima vista panoramica sul lago
Maggiore.

Come raggiungere il luogo. Arrivati a Casalzuigno, in


Valcuvia, si prende la strada tortuosa che conduce ad
Arcumeggia. Giunti ad Arcumeggia (merita sempre una
visita questo pittoresco borgo) si prosegue lungo la stra-
da principale fino al passo Sant’Antonio (circa 3 km da Ar-
cumeggia). Vi è possibilità di parcheggio sul ciglio della
strada. Un cartello con scritto ‘Chiesa di Sant’Antonio’
indica il sentiero che costeggia il retro del cascinale e in
breve porta alla chiesa.

Chiesa di san’Antonio - 45
Notizie flash
parliamo di missione
BATTEZZATI E INVIATI: VEGLIA MISSIONARIA
La Veglia Missionaria del Vicariato sul tema scelto «Battezzati e inviati.
Per la custodia del creato», si è tenuta sabato 19 ottobre presso la chiesa
parrocchiale di Bizzarone. La proposta, nata dalla Commissione Missio-
naria Vicariale, è stata risposta all’invito di papa Francesco a «risveglia-
re la consapevolezza della missio ad gentes» e a volgere lo sguardo alla
Chiesa in Amazzonia, il cui Sinodo si è concluso domenica 27 ottobre. La
serata è stata vissuta in modo semplice e in spirito di preghiera gli uni
per gli altri perché in tutti si ravvivi la convinzione che Gesù Cristo è la
risposta alle necessità più profonde del nostro oggi. La testimonianza di
Rosa Elena Raymundo Farfan, cooperatrice salesiana e laica missionaria
in Perù, e del marito Silvio Verga, anch’egli laico missionario prima in Perù
e poi in Equador, ha offerto la possibilità di conoscere più da vicino la va-
riegata realtà delle comunità cristiane in Amazzonia e di come il seme del
Vangelo possa ridonare speranza e fiducia a popolazioni originarie del-
la foresta denominata “il polmone del mondo”. Le parole di don Adolfo
sono state un invito paterno a riscoprire la grande tradizione missionaria
del nostro territorio, nel ricordo di grandi figure di missionari quali don
Renzo Scapolo e don Giorgio Quaglia. L’affetto verso questi missionari e
la gratitudine per tutto quello che hanno fatto, unito all’amore per la mis-
sione sono incentivo a guardare avanti perché il Signore continuamente
ci in-via come battezzati ad offrire una gioiosa e appassionata testimo-
nianza di vita.

INCONTRI SULLA LAUDATO SI’


La Commissione Missionaria Vicariale ha avviato un itinerario di riflessio-
ne, suddiviso in tre serate, sull’Enciclica Laudato si’ a partire da venerdì
8 novembre. Gli incontri si tengono alle ore 20.45 presso la Casa Parroc-
chiale di Olgiate Comasco per ragionare su temi quali degrado ambien-
tale, ecologia integrale, biodiversità, stili di vita, politica internazionale,
alla luce degli insegnamenti dell’enciclica di  Papa Francesco. Ogni serata
si apre con la sintesi di due capitoli della Laudato si’; segue la riflessio-
ne condivisa dei partecipanti, coordinata da don Silvio Bellinello, parro-
co di Valmorea. Non ci si limita solo all’approfondimento teorico, ma il
confronto vuol essere un’occasione per prendere a cuore “la grandezza,
l’urgenza e la bellezza della sfida di proteggere la nostra casa comune”.

46 - Notizie flash
I prossimi incontri saranno venerdì 17 gennaio e venerdì 17 aprile. Tutti
possono partecipare a questo breve percorso che consente di conoscere
da vicino Enciclica sull’ecologia integrale in cui la preoccupazione per la
natura, l’equità verso i poveri, l’impegno nella società, ma anche la gioia
e la pace interiore risultano inseparabili.

OTTOBRE MISSIONARIO
Lo scorso mese di ottobre, dedicato alle missioni, ha visto la presenza di
Gigi Cocquio agli incontri di catechismo delle Medie e delle Superiori. Con
il suo modo aperto e coinvolgente ha parlato ai nostri ragazzi e ragazze.
Sono stati incontri improntati al dialogo e all’ascolto attivo, in cui Gigi ha
elaborato il messaggio “Battezzati e inviati” cucendolo a misura di gio-
vane e facendo riferimento alla propria esperienza di vita ricca e legata
ai valori dell’accoglienza, della pace e della compassione verso le creatu-
re. I ragazzi hanno accolto volentieri le sollecitazioni di Gigi e, a conclu-
sione dell’esperienza vissuta, hanno raccolto tanti pensieri da inviare ai
loro coetanei alle Hawai’i. “Ho capito che è importante sorridere sempre,
così possiamo rendere felici quelli tristi… Seguire sempre i propri sogni
e pensare in positivo può essere un programma di vita… Basta poco per
dire grazie e chiedere perdono…”. Queste sono alcune riflessioni. Dicia-
mo grazie a Gigi per la sua disponibilità. È stato bello vederlo arrivare in
oratorio con la chitarra in una mano e un vaso con una piantina nell’altra.
Ancor più è stato emozionante vederlo all’opera, sentire la sua spiegazio-
ne mentre tagliava le radici alla piantina per porla in un vaso più grande:
“Se non tagli qualcosa, se non rischi qualcosa, la piantina soffocherà e
non potrà allargare le sue radici, non potrà crescere e diventare grande.”.
Più delle parole sono valse le immagini della farm in cui vive, osservare i
volti dei suoi ragazzi, sentirlo cantare con la voce un po’ commossa “Esci
dalla tua terra…”. La sorpresa è stata grande anche quando, durante la
serata con le Superiori, è arrivato padre Quirico Martinelli. Gigi e Quirico,
due missionari nati nella nostra comunità, due semi di speranza che por-
tano amore nel mondo. La gioia di stare insieme ha fatto intuire il grande
percorso di fede e poesia che hanno vissuto e che continua ad alimentare
la loro bella e solida amicizia. Prima di andare a casa ognuno ha ricevuto
una conchiglia, accompagnata da una scritta “La mia missione è…”

Notizie flash - 47
CONVEGNO MISSIONARIO DIOCESANO - SINTESI
“Ministeri per la missione in Diocesi di Como”
Richiamandosi all’ecclesiologia conciliare, è urgente promuovere una Chiesa ca-
rismatica e ministeriale esercitando il sacerdozio comune nella sinodalità e nella
missionarietà. Tutti i battezzati hanno i diritto-dovere di partecipare alla vita della
Chiesa. Nella ministerialità liturgica occorre superare tre ostacoli: intendere la li-
turgia solo come rito, evitare la separazione liturgia-vita e la divisione clero-laici
(andare oltre la divisione presbiterio-navata). La divisione clero-laici è stato forma-
lizzata nel lontano 1142 ed è durata fino al Concilio Vaticano II, cui Papa Francesco
fa costantemente riferimento.
Per la catechesi occorre partire dalla considerazione del catechista come persona
di comunione, invitata a tessere relazioni da proporre e vivere con un cambio di
sguardo che non dà una fede supposta, ma da generare, da suscitare nella consape-
volezza che viviamo in un cambiamento di epoca e non in in’epoca di cambiamenti.
Il catechista deve giocarsi sui tempi lunghi, dando spazio alla logica dei processi e
non dei contenuti che restano immutati, evitando il rischio della sacramentalizza-
zione della catechesi, ma lavorando per creare discepoli missionari.
Nel pomeriggio ci sono state interessanti testimonianze di laici su scelte di vita ma-
turate in terra di missione e poi continuate nella nostra Diocesi e altrove.
Il Vescovo Oscar ha partecipato a tutta la giornata e ha concluso con queste rifles-
sioni:
un invito rivolto a tutti: contagiare l’entusiasmo della vita cristiana ai preti, ai gio-
vani, alla comunità e sentire il risveglio della missionarietà, della sinodalità e della
ministerialità;
la gratitudine per la testimonianza delle Chiese giovani alle nostre Chiese malate
di europocentrismo nell’accoglienza all’invito del Papa che ci spinge ad aprirci al
mondo;
la consapevolezza che il nostro impegno deriva dal fatto che abbiamo ricevuto il
Battesimo: Dio ci ama e siamo fratelli. Partiamo dai nostri doni complementari.
La Chiesa di Como esercita già varie ministerialità: i catechisti, i ministri dell’Euca-
ristia che portano la comunione agli ammalati e agli anziani, gli operatori di carità,
impegnati nell’accoglienza ai poveri, ai migranti, agli emarginati. Si ravvisa l’esigen-
za di esprimere nuove ministerialità (da preparare con tempi lunghi di formazione):
cristiani impegnati nell’accoglienza, nella consolazione, nell’accompagnamento
alla morte, nell’accompagnamento dei catecumeni, nell’educazione dei giovani.
Il Vescovo ha concluso affidando alla Commissione Missionaria la ministerialità di
preparare persone motivate che accompagneranno don Filippo nella nuova mis-
sione in Mozambico, con la fantasia dello spirito, nella missionarietà a kilometro 0.

Mandello del Lario, 23 novembre 2019


Dagli appunti di Gemma ed Enrico Tavasci

48 - Notizie flash
Quante volte siamo insoddisfatti della nostra vita e vorremmo
cambiarla? Quante volte ci sentiamo in debito nei confronti
di Dio perché nella vita non ci ha dato o ci ha tolto qualcosa?
Quante volte la partecipazione alle celebrazioni ci sembra una
perdita di tempo, un’abitudine, un’imposizione dall’alto, o un
piacere che dobbiamo fare a qualcun altro, o una tassa da pa-
gare per comprarsi un pezzo di paradiso (o almeno di purga-
torio)? Quante risorse investiamo in relazioni personali (anche
amorose) o servizi di volontariato che, dopo un momento di
iniziale entusiasmo, con l’andare del tempo si tramutano in
delusioni che ci lasciano l’amaro in bocca? Quante volte ci sen-
tiamo impotenti di fronte alle critiche o addirittura agli insulti da parte della ma-
rea di agnostici o sedicenti atei che ci circonda? E quante volte, anche in ambienti
dichiaratamente cattolici, assistiamo a scene di personalismi autoreferenziali, a
tatticismi e a discriminazioni che fanno assumere a quel celeberrimo “via le lotte
maligne, via le liti” un tono a metà strada tra lo sconsolato e l’ipocrita?

Eppure deve esistere un modo per non soccombere di fronte alle difficoltà che
la vita ogni giorno ci propone; o, per usare le parole di papa Francesco, “per non
rimanere caduti dopo la caduta”. Forse una strada c’è: da sempre è di fronte ai
nostri occhi, ma per varie ragioni non l’abbiamo mai seriamente presa in consi-
derazione. Forse una direzione verso la meta ce la possono indicare dieci parole,
apparentemente note fin dai tempi del catechismo ma a cui abbiamo sempre
affibbiato un significato superficiale e lontano dalla concretezza della nostra
quotidianità. Forse, per ridare un senso alla nostra vita concreta di tutti i giorni,
occorre mettersi in viaggio alla scoperta del senso più profondo dei Dieci Coman-
damenti, che rappresentano molto di più di una serie di divieti posti a sbarramen-
to della nostra libertà. Un viaggio che, come un’escursione in alta montagna, se
da un lato può a tratti risultare ostico, dall’altro, una volta in vetta offre la possi-
bilità di vedere la vallata della propria vita con occhi completamente diversi.

Un percorso che, sull’onda del successo delle edizioni precedenti, a partire dal
mese di gennaio 2020 il Centro per la Pastorale Giovanile e Vocazionale della Dio-
cesi di Como riproporrà nelle seguenti modalità:

• Percorso 1 per adulti dai 19 ai 55 anni: a partire dal 14 gennaio 2020,


ore 20.45, presso l’oratorio di Rovellasca (indirizzo: via Monte Grappa, 1,
Rovellasca).
• Percorso 2 per giovani dai 19 ai 30 anni: a partire dal 15 gennaio 2020,
ore 20.45, presso la chiesa di Santa Maria Regina di Muggiò (indirizzo: via
Quadrio, 10, Como frazione Muggiò).

La partecipazione è libera. Per maggiori informazioni, è possibile rivolgersi all’in-


dirizzo e-mail segreteriagiovani@diocesidicomo.it.

10 parole - 49
Segnalibro
SENZA DI LUI NON POSSIAMO FAR NULLA
Papa Francesco
San Paolo
Nel libro-intervista Papa Francesco racconta la missione dell’an-
nuncio evangelico e suggerisce quali siano la sorgente e le dina-
miche proprie dell’essere missionari, una vocazione che riguar-
da ciascun cristiano. La Chiesa cresce per “attrazione” quando
i credenti, lasciando spazio all’azione dello Spirito Santo, fanno
emergere il vero Protagonista senza il quale “non possiamo far
nulla”. Fin dalla prima Esortazione Apostolica “Evangelii gau-
dium” la Chiesa, chiamata dal Papa ad essere “in uscita e vivi-
ficata dallo spirito missionario”, deve dare una testimonianza
che non è frutto di ragionamenti a tavolino, di teorie astratte o
di strategie, ma che nasce dalla gratuità e dalla bellezza che si
è incontrata e della misericordia che si è ricevuta. “Senza di Lui
non possiamo far nulla” è un libro destinato ad essere punto di
riferimento per credenti e non credenti, interessati a compren-
dere il ‘motore’ del cristianesimo, quel ‘Big Bang’ generatosi
duemila anni fa con la Resurrezione di Gesù e che ancora oggi
dà vita e speranza a miliardi di persone nel mondo.

VERSO L’UOMO
UNA RISPOSTA ALLA POVERTÀ
EDUCATIVA CONTEMPORANEA
Ezio Aceti
Città Nuova

Da sempre, di fronte ai grandi cambiamenti che investono la


società in ogni ambito (politico, economico, relazionale, valo-
riale), questa ha fatto appello all’educazione, da cui è partita
per costruire nuovi paradigmi in grado di affrontare il moderno.
La società, la scuola, la Chiesa e le comunità sono così chiama-
te oggi ad abbandonare i vecchi sistemi relazionali ed educativi
per dar spazio a nuove capacità relazionali al cui centro stia un
nuovo modo di interpretare l’uomo, non più individuo accan-
to ad altri individui, ma “uomo mondo”, un uomo cioè che ha
come punto di riferimento la comunità. Essendo un essere so-
ciale, infatti, egli tende a realizzarsi solo nel rapporto con gli
altri, all’interno della grande famiglia umana.

50 - Segnalibro
UN ANGELO ANCHE PER TE
Anna Maria Canopi
San Paolo

Gli angeli: intermediari e messaggeri tra Dio e gli uomini.


Compagni premurosi che ci prendono per mano e ci aiutano
a combattere la battaglia della Fede. Alcuni brani del Nuovo
Testamento hanno gli angeli come protagonisti: con Maria,
alla nascita di Gesù, nella fuga in Egitto, durante la Passione
e alla Resurrezione. La finezza del racconto e delle medita-
zioni dell’autrice, che nello scorso marzo ha raggiunto la casa
del Padre, sono garanzia di una bel libro che introduce il let-
tore sin dalle prime pagine nell’essenzialità di una vita che
contempla i misteri della Fede e il volto di Dio.

RIVISTE MISSIONARIE –
CONSIGLI PER GIOVANI LETTORI

PICCOLO MISSIONARIO

Per gli amici e per i più giovani semplicemente PM: è una ri-


vista per bambini, bambine, ragazzi e ragazze dagli 8 ai 15
anni. Tuttavia può vantare lettori e lettrici di ogni età, addirit-
tura genitori e nonni che l’hanno saputo apprezzare durante i
92 anni di vita che si ritrova addosso.
PM è una rivista mensile di 72 pagine tutte a colori, che non
si trova in edicola ma si riceve a casa solo su abbonamento.
Usa un linguaggio semplice e diretto per comunicare temi
importanti quali la mondialità, l’intercultura, la solidarietà, il
rispetto delle persone (soprattutto dei bambini) e della na-
tura. È una rivista missionaria che racconta la vita dei popoli
del Sud del mondo e di coloro che, nel nome di Gesù, si met-
tono al servizio dei poveri con l’annuncio del Vangelo e l’im-
pegno per costruire un mondo più bello e più giusto per tutti.
È divertente, simpatica e istruttiva, piena di rubriche, giochi,
schede, barzellette, racconti, testimonianze e tutto ciò che
può aiutare lettori e lettrici a crescere con la testa e con il
cuore. Può costituire una buona occasione di crescita e
una idea regalo per il Natale. L’abbonamento cartaceo è
di euro 25.00, mentre online è di euro 10.

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