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S.

PASQUA 2018

Comunità Pastorale
Uggiate
e Ronago

c di Uggiate e Ronago

le ampane
Le Campane
di Uggiate e Ronago
Direttore responsabile: Maria Castelli
Registrazione Tribunale di Como numero 3/2018 del 1/3/2018
Stampato da: Salin s.r.l. - 22077 Olgiate Comasco - via Roma, 105
Redazione: Casa Parrocchiale - 22029 Uggiate Trevano - p.zza della Repubblica, 1

Comunità Pastorale di
Uggiate e Ronago
Segreteria Parrocchiale Caritas
da lunedì a Venerdì Orari apertura
ore 9.00 - 11.00 lunedì 9.30 - 11.30
tel. 031/94.87.21 venerdì 9.30 - 11.30

Le Campane
di Uggiate e Ronago
è anche sfogliabile online all’indirizzo:
www.oratorio-uggiate.it
Indirizzo e-mail della Redazione:
campane.uggiate_ronago@yahoo.it
Per ricevere via e-mail
l’Agenda della Settimana scrivi a:
vocechebussa@gmail.com
RINASCITA
La vita rinasce oggi.
Nell’innocenza violentata di ogni bambino,
tra i corpi colpiti e torturati di innocenti,
nelle esistenze lacerate e martoriate in nome di Dio.
La vita risplende, nuova.
Negli sguardi smarriti di genitori inermi,
tra le loro mani, private di lavoro
e incapaci di dare pane,
nei loro silenzi che chiedono un futuro.
La vita, delicatamente,
accarezza la guancia colpita
e ridona bellezza a ogni dignità tradita.
La vita guarisce, ovunque,
le ferite dell’anima.
La vita brilla
e rende luminosa ogni diversità offesa.
È Pasqua,
tempo della vita che germoglia.
Intro
Carissimi parrocchiani,
di solito questo spazio è riservato a don Sandro. Ma stavolta, lo riempio io perché è
successo qualcosa al nostro Bollettino: la Comunità Pastorale ha chiesto al Tribunale
la registrazione della testata “Le campane di Uggiate e di Ronago”, come prevede
la legge per i periodici e la norma prevede pure un direttore responsabile, iscritto
all’Ordine dei Giornalisti. Poiché sono già iscritta dalla preistoria, mi sono messa a
disposizione per spirito di servizio, pronta a cedere subito in caso di alternative e,
come è d’uso in tutti i giornali, il neo direttore scrive un pensiero.
Questo è il numero di Pasqua e, per la circostanza, richiamo l’episodio del Vangelo
di Giovanni: la prima persona alla quale il Risorto si manifesta è una donna, Maria
di Magdala.
“Donna, perché piangi?”, chiede Cristo alla pia donna e quella domanda percorre i
secoli, arriva fino a noi e avrebbe una sua risposta oggi: “Piango perché sono una
commessa costretta a lavorare per Natale e per Pasqua. Piango perché non ho la-
voro. Piango perché mi pagano 33 centesimi l’ora. Piango perché sono stata tradita.
Piango perché ho perduto mio figlio. Piango perché non ho pane per i miei figli.
Piango perché sono una profuga. Piango perché sono stata respinta. Piango perché
sono stata stuprata e torturata. Piango perché sono in carcere. Piango perché mi
hanno insultata. Piango perché sono malata. Piango perché sono sola. Piango per-
ché non sono amata...”.
E questi sono soltanto esempi di lacrime che non sono solo femminili, bensì anche
maschili, si capisce. Ma nell’episodio di Giovanni, Gesù pone un’altra domanda: “Chi
cerchi?” e la donna risponde: “Cerco il mio Signore” ed eccolo, alle sue spalle, pieno
di luce.
Lo vedremo anche noi, quando sarà il momento. Ma adesso, cerchiamo un fratello
o una sorella già visibili, un abbraccio in cui stringerci, una mano da tendere e da
afferrare.
Buona Pasqua forse significa anche questo: cercarci tra noi per aiutarci a non pian-
gere o a piangere un po’ meno. In nome della fede e della speranza che Pasqua
rappresenta: il dolore non è l’unica parola. Ce ne sono altre, come l’amore.

Maria Castelli

4 - Intro
La parola del Papa
“MARIA CAMMINA CON NOI”:
IL MESSAGGIO DEL PAPA PER LA GMG
La prossima Giornata Mondiale della Gioventù (la 33.ma
dopo la prima del 1985) sarà celebrata a livello diocesano
il 25 marzo, Domenica delle Palme, sul tema “Non temere,
Maria, perché hai trovato grazia presso Dio” (Lc 1,30). Come
di consueto il Papa ha inviato a tutti i giovani un messaggio sul
tema della giornata, ricordando che quella del 2018 rappre-
senta “un passo avanti nel cammino di preparazione di quella
internazionale, che avrà luogo a Panamá nel gennaio 2019”.
Papa Francesco sottolinea inoltre la “buona coincidenza” del
fatto che questa “nuova tappa del nostro pellegrinaggio” cada
nell’anno in cui è convocata l’assemblea ordinaria del Sino-
do dei vescovi sul tema: “I giovani, la fede e il discernimento
vocazionale”. “L’attenzione, la preghiera e la riflessione della
Chiesa saranno rivolte a voi giovani, nel desiderio di cogliere
e, soprattutto, di ‘accogliere’ il dono prezioso che voi siete per
Dio, per la Chiesa e per il mondo”. Per “quest’anno cerchia-
mo di ascoltare insieme” alla Madonna “la voce di Dio che
infonde coraggio e dona la grazia necessaria per rispondere
alla sua chiamata; “Lei cammina con noi verso il Sinodo e ver-
so la Gmg di Panamá”.
Il Papa, prendendo spunto dal turbamento di Maria all’an-
nuncio dell’Angelo, esorta i giovani al discernimento verso
le loro paure. ““Perché siete così paurosi? Non avete ancora
fede? “ (Mc 4,40). Questo richiamo di Gesù ai discepoli ci fa
comprendere come spesso l’ostacolo alla fede non sia l’in-
credulità, ma la paura. Il lavoro di discernimento, in questo
senso, dopo aver identificato le nostre paure, deve aiutarci
a superarle aprendoci alla vita e affrontando con serenità le
sfide che essa ci presenta. Per noi cristiani, in particolare, la
paura non deve mai avere l’ultima parola, ma essere l’occa-
sione per compiere un atto di fede in Dio... e anche nella vita!
Ciò significa credere alla bontà fondamentale dell’esistenza
che Dio ci ha donato, confidare che Lui conduce ad un fine
buono anche attraverso circostanze e vicissitudini spesso per
noi misteriose. Se invece alimentiamo le paure, tenderemo
La parola del Papa - 5
a chiuderci in noi stessi, a barricarci per difenderci da tutto e da tutti, rimanendo
come paralizzati. Bisogna reagire! Mai chiudersi! Nelle Sacre Scritture troviamo 365
volte l’espressione “non temere”, con tutte le sue varianti. Come dire che ogni giorno
dell’anno il Signore ci vuole liberi dalla paura”. Il discernimento fa fatto seguire dalla
vocazione e dal confronto con gli altri. “Primo motivo per non temere è proprio il
fatto che Dio ci chiama per nome”. Quando Dio chiama, infatti “Dio le rivela al tempo
stesso la sua vocazione, il suo progetto di santità e di bene, attraverso il quale quella
persona diventerà un dono per gli altri e che la renderà unica”. Inoltre la “La pre-
senza continua della grazia divina ci incoraggia ad abbracciare con fiducia la nostra
vocazione, che esige un impegno di fedeltà da rinnovare tutti i giorni. La strada della
vocazione non è infatti priva di croci: non solo i dubbi iniziali, ma anche le frequenti
tentazioni che si incontrano lungo il cammino. Il sentimento di inadeguatezza accom-
pagna il discepolo di Cristo fino alla fine, ma egli sa di essere assistito dalla grazia
di Dio.”
Il Papa raccomanda infine ai giovani coraggio: “Sì, quando ci apriamo alla grazia
di Dio, l’impossibile diventa realtà. «Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi?» (Rm
8,31). La grazia di Dio tocca l’oggi della vostra vita, vi “afferra” così come siete, con
tutti i vostri timori e limiti, ma rivela anche i meravigliosi piani di Dio! Voi giovani
avete bisogno di sentire che qualcuno ha davvero fiducia in voi: sappiate che il Papa
si fida di voi, che la Chiesa si fida di voi! E voi, fidatevi della Chiesa!”
“Carissimi giovani, il Signore, la Chiesa, il mondo, aspettano anche la vostra risposta
alla chiamata unica che ognuno ha in questa vita! Mentre si avvicina la GMG di
Panamá, vi invito a prepararvi a questo nostro appuntamento con la gioia e l’entusia-
smo di chi vuol essere partecipe di una grande avventura. La GMG è per i coraggiosi!
Non per giovani che cercano solo la comodità e che si tirano indietro davanti alle
difficoltà. Accettate la sfida?

6 - La parola del Papa


SE LA VITA DI UN BIMBO DIVENTA UN DANNO
“...La terza sezione civile della Corte di Cassazione ha stabilito un congruo risarcimento a una madre
- 125 mila euro – e a un padre – la cifra deve ancora essere quantificata – per la nascita indesider-
ata di un figlio a seguito di un errore medico. La coppia aveva deciso, in maniera del tutto legittima,
secondo la legge 194, di interrompere la gravidanza, ma i medici non obiettori ‘non sono riusciti a
raschiare via la creatura formata nel seno della mamma e a gettarla tra i rifiuti ospedalieri, come
dice la norma’. Tanto quello non è ancora un uomo, vero? E così il bimbo è nato lo stesso e i genitori
hanno dovuto accollarsi spese e fardelli connessi al suo mantenimento. Da qui la richiesta – accolta
– di risarcimento danni.
Ora, è vero che le sentenze dei giudici, piacciano o non piacciano, si rispettano. Ma esiste ancora
la libertà – forse – di dire che questa sentenza è una roba che fa schifo, che fa ribrezzo, che fa
vomitare. E rappresenta uno dei picchi più bassi nei quali da tempo si è avvitata la nostra società
marcia e fangosa, la nostra cultura flaccida ed inerme... La nascita indesiderata di un essere umano
non viene valutata come un miracolo, una gioia, una lieta novella, ma come un danno da risarcire.
La vita di un bambino è un danno. La sua morte un beneficio...
Questa è la fine di una società. La fine di una civiltà. E non è affatto questione di fede, ateismo o
agnosticismo... Solo un cretino può pensare che ( ...siano contrari all’aborto...) soltanto i cattolici,
apostolici, romani e praticanti, perché il concetto dirimente della sacralità della vita, della sua in-
tangibilità assoluta, del suo legame al mistero può albergare anche in chi pratica un po’ sì e tanto
no e si domanda perché quello lì con la barba... né parli, né faccia segno. Perché anche il silenzio
di Dio è un gran bel tema.
Certo che questa cosa dev’essere normata, ma l’obbrobrio, l’abisso, è confermare per via giuridica
la podestà della ‘dittatura dell’io e delle sue voglie’, denunciata dal teologo Joseph Ratzinger... Noi
non abbiamo alcun diritto sulla vita degli altri, alcun diritto. Anche se siamo padri e madri, questa
è la verità. Quella vita non è nostra. La vita di un altro non è nostra, anche se è quella di un figlio.
È un bene indisponibile...
Tutti hanno vissuto o vivranno o stanno vivendo l’esperienza grandiosa e terribile dell’accompagna-
mento di un proprio caro verso la fine. Beh, dentro quello strazio solitario e inaccettabile sgorga
un motivo di gioia: la persona che agonizza davanti a te è arrivata a quel punto perché un giorno è
stata gettata nell’esistenza ed ha percorso tutto il suo cammino lungo i sentieri del mondo. E ques-
to perché è nato e nessuno l’ha buttato dentro un secchio insieme agli altri milioni di milioni che
hanno fatto quella fine. Se quei milioni di milioni ci mancano... allora forse siamo ancora umani.”.

Dall’editoriale di Diego Minonzio


direttore del giornale “La Provincia”
pubblicato il 4 febbraio 2017

Se la vita di un bimbo ... - 7


CELEBRAZIONI DELLA SETTIMANA SANTA
Uggiate

Ore 20.45
Sabato 24 marzo
Veglia vicariale per i Missionari Martiri
chiesa di Caversaccio (Valmorea)

Domenica 25 marzo Domenica delle Palme, nella Passione del Signore


Giornata Mondiale della Gioventù

Ore 10.15 davanti all’Oratorio nuovo:


inizio della S. Messa con la benedizione dei rami
di ulivo e la processione verso la chiesa

Ore 15.00 Prepariamo la S. Pasqua


Momento di riflessione e Confessioni

TRIDUO PASQUALE
Giovedì 29 marzo Giovedì Santo

ore 10.00 Cattedrale di Como:


S. Messa Crismale concelebrata dal Vescovo
con tutti i sacerdoti di tutta la Diocesi

ore 20.30 S. Messa in Coena Domini


Accoglienza degli Oli benedetti, lavanda dei piedi,
reposizione dell’Eucaristia.
Momento di adorazione fino alle ore 22.00

Venerdì 30marzo Venerdì Santo Giornata di astinenza e digiuno

A Ronago ore 8.30 Celebrazione dell’Ufficio delle Letture e delle Lodi

ore 15.00 Azione Liturgica


Lettura della Passione, Adorazione della Croce
S. Comunione

ore 20.30 Via Crucis dalla Chiesa Parrocchiale


alla Chiesa di Somazzo
Sabato 31 marzo Sabato Santo

A Ronago ore 8.30 Celebrazione dell’Ufficio delle Letture e


delle Lodi

ore 21.00 Solenne Veglia Pasquale. Liturgia della Luce,


Liturgia della Parola, Liturgia Battesimale
con celebrazione Battesimi e Liturgia Eucaristica

Domenica 1 aprile Pasqua di Risurrezione

SS. Messe ore 7.30 Chiesa Parrocchiale


ore 8.30 Trevano
ore 9.00 Mulini
ore 10.30 Chiesa Parrocchiale
ore 16.00 Vespri solenni
ore 17.00 Coroncina alla Divina Misericordia
ore 18.00 Chiesa Parrocchiale

Lunedì 2 aprile Lunedì dell’Angelo

SS. Messe ore 7.30 Chiesa Parrocchiale


ore 8.30 Trevano
ore 9.00 Mulini
ore 10.30 Chiesa Parrocchiale

Confessioni in chiesa parrocchiale - Uggiate


Lunedì 26 marzo dalle ore 9.30 alle ore 11.30
Martedì 27 marzo dalle ore 9.30 alle ore 11.30
dalle ore 15.00 alle ore 18.00
Mercoledì 28 marzo dalle ore 9.30 alle ore 11.30
dalle ore 15.30 alle ore 18.00
Giovedì 29 marzo dalle ore 15.00 alle ore 18.00
Venerdì 30 marzo dalle ore 9.00 alle ore 11.30
dalle ore 16.30 alle ore 18.00
Sabato 31 marzo dalle ore 9.00 alle ore 11.30
dalle ore 15.00 alle ore 18.30
È inoltre possibile accostarsi al Sacramento della Penitenza prima e dopo le S. Messe dei giorni
feriali, durante la Settimana Santa.
CELEBRAZIONI DELLA SETTIMANA SANTA
Ronago

Ore 20.45
Sabato 24 marzo
Veglia vicariale per i Missionari Martiri
chiesa di Caversaccio (Valmorea)

Domenica 25 marzo Domenica delle Palme, nella Passione del Signore


Giornata Mondiale della Gioventù

Ore 9.45 piazzale Ambrosoli:


inizio della S. Messa con la benedizione dei rami
di ulivo e la processione verso la chiesa

A Uggiate Ore 15.00 Prepariamo la S. Pasqua


Momento di riflessione e Confessioni

TRIDUO PASQUALE
Giovedì 29 marzo Giovedì Santo

ore 10.00 Cattedrale di Como:


S. Messa Crismale concelebrata dal Vescovo
con tutti i sacerdoti di tutta la Diocesi

ore 20.30 S. Messa in Coena Domini


Accoglienza degli Oli benedetti, lavanda dei piedi,
reposizione dell’Eucaristia.
Momento di adorazione fino alle ore 22.00

Venerdì 30marzo Venerdì Santo Giornata di astinenza e digiuno

ore 8.30 Celebrazione dell’Ufficio delle Letture e delle Lodi

ore 15.00 Azione Liturgica


Lettura della Passione, Adorazione della Croce
S. Comunione

A Uggiate ore 20.30 Via Crucis dalla Chiesa Parrocchiale


alla Chiesa di Somazzo
Sabato 31 marzo Sabato Santo

ore 8.30 Celebrazione dell’Ufficio delle Letture e


delle Lodi

ore 21.00 Solenne Veglia Pasquale. Liturgia della Luce,


Liturgia della Parola, Liturgia Battesimale
e Liturgia Eucaristica

Domenica 1 aprile Pasqua di Risurrezione

ore 10.00 S.Messa


a seguire Processione al cimitero

Lunedì 2 aprile Lunedì dell’Angelo

ore 10.00 S.Messa

Confessioni - Ronago

Mercoledì 28 marzo dalle ore 15.00 alle ore 17.00



Venerdì 30 marzo dalle ore 9.00 alle ore 11.00

Sabato 31 marzo dalle ore 9.00 alle ore 11.00

È inoltre possibile accostarsi al Sacramento della Penitenza prima e dopo le S. Messe dei giorni
feriali, durante la Settimana Santa.
Riflessioni
SCUOLA: LUOGO PRIVILEGIATO DI UNA COMUNITÀ EDUCANTE
Qualche settimana fa si è susseguita un’inquietante sequela di episodi di aggressione nei
confronti degli insegnanti. Dal ferimento al volto della docente di una scuola di Caserta
da parte di uno studente, all’aggressione ad un vicepreside di Foggia da parte di un geni-
tore; dal lancio di un oggetto contro una professoressa di Sondrio da parte di un alunno
richiamato per l’uso del cellulare in classe, agli insulti reiterati di un altro studente contro
un professore a Menaggio, reo di avergli ritirato uno smartphone.
Episodi che hanno trovato ampia eco sui giornali e alla televisione e che hanno segnalato,
ancora una volta, l’urgenza di ricostituire un patto educativo tra scuola e famiglie.
Lo stesso Papa Francesco, in occasione dell’incontro con l’associazione dei maestri catto-
lici, il 5 gennaio scorso, ha richiamato la necessità di “un’alleanza educativa tra scuola e
famiglia per ricostruire un patto educativo che si è rotto”.
Il Presidente Mattarella, incontrando un gruppo di studenti, ha sottolineato che “le ag-
gressioni ai docenti sono episodi incivili e inaccettabili”.
Ogni agenzia educativa (scuola e famiglia innanzitutto) che si occupa della formazione dei
giovani deve ritrovare un terreno comune di dialogo, senza farsi tentare da facili e sterili
contrapposizioni che allontanano la risoluzione dei problemi.
Rimpallarsi le responsabilità o colpevolizzarsi a vicenda non aiuta. Bisogna tornare a ri-
pensare la scuola come il luogo privilegiato di una comunità educante, in un’ottica di
collaborazione tra le diverse componenti.
Bisogna essere consapevoli che “educare” è oggi più complicato di una volta, quando
esistevano dei valori e degli stili di vita largamente condivisi. La “società liquida”, come è
stata definita dal sociologo polacco Bauman, porta come conseguenza la crisi del concetto
di comunità e fa emergere un individualismo ed un protagonismo eccessivi, che portano
spesso a vere e proprie forme di narcisismo, di cui il bullismo è una delle tante facce.
Così ci si sente legittimati a emergere sugli altri nella smania di apparire ad ogni costo e
non si considera più utile ascoltare i consigli di chi ci può orientare verso il bene. Si conte-
sta, dunque, la scuola, che sembra essere rimasta una delle poche “nicchie di resistenza”
verso i modelli culturali imperanti nella nostra società.
I genitori sempre più spesso sembrano chiedere agli insegnanti di esercitare un ruolo di
supplenza, insegnando ai ragazzi regole di convivenza civile che dovrebbero invece già
essere state sperimentate all’interno del nucleo familiare e che andrebbero rafforzate in
quel contesto.
L’educazione dei nostri ragazzi verso una crescita matura ed equilibrata non può prescin-
dere da uno spirito collaborativo tra chi ha veramente a cuore il loro futuro.

Maurizio R.

12 - Riflessioni
UNA MALATTIA DEI GIORNI NOSTRI: LA NOMOFOBIA
Le nostre vite sono ormai indissol-
ubilmente legate all’utilizzo dello
smartphone: lo tocchiamo migliaia di
volte al giorno per scrivere messaggi,
consultare previsioni meteo e mappe,
leggere notizie, ascoltare musica, po-
stare foto sui social network o curio-
sare tra i profili di conoscenti e per-
sonaggi famosi…
Uno studio ha rivelato che media-
mente lo schermo del cellulare s’illumina più di duemila volte al giorno, considerando anche le
volte in cui ci limitiamo a controllare l’eventuale ricezione di messaggi o notifiche.
Questa forma di dipendenza è divenuta così significativa che gli inglesi hanno da poco coniato un
nuovo termine, “nomofobia” (dove il prefisso –nomo- sta per “no mobile”, ovvero senza cellulare),
che indica la paura incontrollata di rimanere sconnessi con il proprio smartphone: chi soffre di
questo disturbo può provare intensi stati ansiosi (persino veri e propri attacchi di panico) ogniqual-
volta si perde il proprio telefono, si finisce il credito residuo, la batteria è scarica oppure ci si trova
in una zona senza rete.
A essere colpiti dalla nomofobia sono soprattutto i più giovani, nella fascia d’età compresa tra i 18 e
i venticinque anni: spesso si tratta di ragazzi che vivono una povertà di relazioni interpersonali e una
paura elevata di rifiuto sociale. Sembra un paradosso, ma il bisogno di rimanere costantemente
“connessi” alla rete, persino nelle ore notturne, ha come conseguenza l’isolamento sociale, perché
il rischio è quello di essere ottimi maneggiatori di schermi, ma non in grado di relazionarsi con gli
altri “dal vivo”.
Non sono solo i più giovani, tuttavia, ad essere a rischio: anche molti adulti mostrano, se non un
vero e proprio disturbo clinico, forme più o meno diverse di dipendenza dallo smartphone.
Sarà capitato a molti, infatti, di vivere l’imbarazzante situazione in cui ci si trova a cena attorno a
un tavolo con parenti e/o amici…e ogni commensale è immerso nell’utilizzo del proprio cellulare!
Certamente la tecnologia di questi ultimi anni ha enormi vantaggi e ci offre possibilità davvero
impensabili anche solo fino ad un decennio fa. In alcuni casi, poi, può risultare realmente preziosa
per mantenere i contatti con le persone importanti della nostra vita o addirittura per ritrovare
amicizie che si credevano perse.
L’importante, tuttavia, è che l’uso del cellulare non sostituisca il dialogo e la socializzazione con chi
ci sta intorno: in quel caso sì che diventeremmo davvero sconnessi!

Luca B.

Riflessioni - 13
Anagrafe
della Comunità Pastorale
Per sempre con Dio nel suo Regno

Ilde Bernasconi vedova di Clemente Leonoro


di anni 86 – Via Monte Bianco 16/a – Uggiate T. (26 gennaio 2018)

Franco Sassi coniugato con Graziella Bimbati


di anni 78 – Montano Lucino – (1 febbraio 2018) – sepolto nel
cimitero di Uggiate T.

Rosalia Levatino coniugata con Silvano Padovani


di anni 71 – Malnate (2 febbraio 2018) – sepolta nel cimitero di
Uggiate T.

Luigia Maestri vedova di Agostino Luppi


di anni 85 – Via Vigna Lunga, 15 – Uggiate T. (3 febbraio 2018)

Angela Ottoni vedova di Guerino Mario Gri


di anni 94 – Via R. Sanzio, 4 – Uggiate T. (21 febbraio 2018)

Maria Regina Negri vedova di Attilio Stefanetti


di anni 94 – Via XXV Aprile, 57 – Uggiate T. (21 febbraio 2018)

Flavio Armandola coniugato con Germana Cremaschi


di anni 69 – Bereguardo (PV) (25 febbraio 2018) – sepolto nel cimite-
ro di Ronago

Giuseppina Bonaccini vedova di Antonio Bergaminelli


di anni 90 – Via IV Novembre, 26 – Uggiate T. (28 febbraio 2018)

Anna Bianchi
di anni 91 – Via Belvedere, 4 – Uggiate T. (1 marzo 2018)

Cesare Corti coniugato con Licia Moretti


di anni 87 – Via Pioppette, 2 – Uggiate T. (5 marzo 2018)

14 - Anagrafe
Rinati in Cristo per il dono del Battesimo

Ascanio Perin di Federico e Simona Bianchi – Uggiate T. (18 febbraio 2018)

Anagrafe - 15
Prima Confessione - Ronago

Prima Confessione - Uggiate

16 - Prima Confessione
Prima Confessione - 17
Rendiconto economico
Parrocchia di Uggiate Trevano
Mese di gennaio 2018
Entrate

N.N. € 150; N.N. € 1000; N.N. € 250; N.N. € 10; N.N. € 1000; N.N. € 40; N.N. € 1000; N.N. € 500;
N.N. € 100; N.N. € 100; N.N. € 100; Da gruppo Cuore Batticuore € 200; Contributo BCC € 500;
Uso locali € 315; Uso saletta Mulini € 310; Messalini € 317; Benedizione auto € 1490; Triduo di S.
Antonio € 550 (utilizzati per acquisto casula e argentatura pisside domenicale); Catechismi € 90

Uscite

A seminaristi € 500; Fatture E-ON € 361; Addobbi floreali € 50; Cartoleria € 31; Manutenzioni
varie € 30; Copyland (canone+materiale) € 2957; Bollo pullmino € 179; Valmaggia arredi sacri
acconto € 1000; Sim per impianto antincendio € 20; Enel € 1256; Messalini € 205; Studio Pan-
diani (commercialista) € 1592; Laboratorio Gruppo liturgico (Casule) € 1050; Revisione pullmino
€ 170; Canone RAI € 203

Mese di febbraio 2018


Entrate

N.N. € 500; N.N. € 100; N.N. € 150; N.N. € 150; N.N. € 280; N.N. € 100; N.N. € 1000; N.N. €
300; N.N. € 200; N.N. € 150; N.N. € 50; N.N. € 50; Ammalati € 50; Uso locali € 150; S. Agata €
1015; Messalini € 295; Catechismi € 145; Pro bollettino parrocchiale € 7005; Benedizione famiglie
€ 2030

Uscite

Infostrada € 74; Manutenzioni varie € 80; A saldo restauro Facciata principale della Chiesa
€ 15’000; Cartoleria € 13; Predicatore SS.Quarantore € 300; Cereria Aureggi € 65; Enel € 1568; Pe-
riodici S. Paolo € 80; Rivista Il Timone € 54; Il Settimanale della Diocesi di Como € 191; Copyland
per fornitura carta € 692; Pezzoli Petroli € 2392; Manutenzione Campane ditta Dan € 299; Siae per
2018 € 401; E-ON € 96; Iscrizione tribunale per bollettino € 170

Nel mese di gennaio sono stati raccolti e versati € 670 a favore dell’Infanzia Missionaria.

Per S. Biagio (panettoni) sono stati raccolti € 330 e donati alla Caritas parrocchiale.

18 - Rendiconto
Dal Mondo
AUGURI PER LA PASQUA 2018
Carissimi amici e benefattori,
tanti cari saluti dal Bangladesh.

Nei nostri cuori c’è ancora la gioia di


aver avuto Papa Francesco in mez-
zo a noi, lo scorso anno, alla fine di
novembre. Sono stati giorni indimen-
ticabili di gioia e di festa per tutti,
anche per i non cristiani, che hanno
partecipato alla nostra festa.

Uno dei nostri giovani ha voluto farci


rivivere quei giorni, realizzando una
foto di Papa Francesco in mezzo ai
nostri bambini e mettendo sullo sfon-
do le risaie del Bangladesh: che bello!

Il nostro nuovo anno scolastico è ap-


pena iniziato a gennaio e tutti i nostri
bambini sono tornati a scuola con tanta voglia di imparare.

Qui il fresco se ne sta andando in fretta e presto arriverà la stagione calda; poi inizierà la
stagione delle piogge. È da tanti mesi che non piove e tutte le coltivazioni devono essere
irrigate con le pompe dell’acqua, facendo aumentare i costi dei raccolti.

Ci incamminiamo verso le feste pasquali: possa Gesù Risorto riempire i nostri cuori della
sua gioia e della sua pace.

Auguri di ogni bene e una preghiera di cuore per tutti.

p.Quirico

Dal Mondo - 19
AUGURI PER UNA PASQUA DI RISURREZIONE 2018
Carissimi,
il sabato 13 gennaio scorso, dopo il nostro ritorno da Uggiate, ver-
so le otto del mattino, mentre stavamo preparando i banchi per
la vendita di piante, verdure, mentre accendevamo il forno della
pizza e allestivamo i giochi per i bambini per una giornata dedicata
alla nostra comunità, arrivò questa notizia sui telefonini e in televi-
sione: “Questa non è una esercitazione: un missile è in arrivo verso
le Hawaii. Cercate rifugio.”.
Tutti noi ci siamo fermati stravolti dalla notizia e non sapevamo
cosa fare. Judy era appena andata via con la macchina per un ap-
puntamento in città. La chiamai sul cellulare ma non rispose. Ero
preoccupato. I bambini che erano con noi ci guardavano e non
capivano, ma vedevano che eravamo sconvolti. Eravamo comple-
tamente bloccati e non sapevamo che fare. Nelle settimane prece-
denti fu annunziato che in caso di un attacco, il missile in arrivo nel
giro di mezz’ora sarebbe esploso sulle isole.
Dopo mezz’ora e più arrivò la notizia: “È stato uno sbaglio, non ci
sarà nessun attacco.”.
Mezz’ora di terrore, di paura, di non sapere che fare.
Pochi giorni dopo Bianca, la nipote di sette anni di una nostra col-
laboratrice, venne a trovare Judy.
Judy le mostrò le foto del nostro viaggio a Hiroshima, in Giappone,
il luogo dove fu lanciata la prima bomba atomica. Le fece vedere il
monumento di Sadako e le raccontò la sua storia.
Sadako era una bambina di dodici anni che fu esposta e sopravvis-
se alle radiazioni della bomba atomica, ma si ammalò di leucemia
e sapeva che sarebbe morta. Un giorno venne a conoscenza di una
leggenda giapponese in cui si raccontava che se avesse realizzato
mille gru di carta, il suo desiderio di vivere si sarebbe avverato.
Morì invece prima di terminare quel lavoro. Aveva fatto solo sei-
centocinquanta gru. La sua storia toccò  il cuore di migliaia di per-
sone.  Il suo sforzo non riuscì ad allungare la sua vita, ma spinse
gli amici a erigerle una statua nel Parco della Pace di Hiroshima.
La statua rappresenta una ragazza in piedi con le mani aperte e

20 - Dal Mondo
una gru che spicca il volo dalla punta delle sue dita. Ogni anno
la statua è adornata con migliaia di corone composte di mille
gru. Sadako prima di morire scrisse: “Scriverò pace sulle tue ali 
intorno al mondo volerai perché i bambini non muoiano più
così”.
Bianca ascoltò tutta la storia e poi chiese: “Perché le perso-
ne vogliono la guerra? Perché non possiamo vivere in pace?
Perché non possiamo volerci bene invece di litigare anche tra
noi, anche nelle nostre famiglie? Allora se facciamo mille gru
avremo la pace? Ma non so come fare le gru. Me lo insegni
così tutti avranno la pace?”. “Sì, te lo insegnerò”- le disse Judy
e Bianca la abbracciò.
Nelle Hawaii il governo ha preparato un documento: “Guida in
caso di attacco missilistico”. Praticamente: “Prepariamoci alla
guerra”.
I pensieri, la riflessione, le paure, la voglia di vivere, il desi-
derio di pace di Bianca ci hanno ispirato. Abbiamo pensato
che il tema della festa di fine d’anno della scuola sarà: “Pre-
pariamoci per la pace”. Ci saranno un migliaio di persone con
cui condivideremo pensieri di pace, canti, dance, messaggi per
piantare piccoli semi di speranza in un mondo che ha bisogno
di amore.
Dice il Vangelo: “La sera di quel giorno, il primo della settima-
na, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i
discepoli per timore dei Giudei, venne il Signore Gesù, stette
in mezzo e disse loro: - Pace a voi! Detto questo, mostrò loro le
mani e il fianco. E i discepoli gioirono nel vedere il Signore.”.
Pace a voi: è l’augurio più bello che possiamo scambiarci in
questo giorno di Risurrezione.

Grazie.
gigi e Judy
 

Dal Mondo - 21
NOTIZIE DAL RWANDA
Carissimi amici,
siamo da poco rientrati dall’ultimo viaggio in Rwanda e vorremmo provare a regalare
qualche immagine di quotidianità delle sessantadue bambine e ragazze che nel 2017,
anche se nelle prime settimane del 2018 si è già superato il numero di settanta, sono
state accolte nel centro per ragazze e bambine sole e abbandonate di Nyampinga. Un
cammino, quest’ultimo, che al fianco dell’associazione Variopinto prosegue ormai da
dodici anni, possibile solo grazie ai tanti amici, come voi, che hanno scelto di sostenere
il presente e di costruire assieme il futuro, di Emerance, Claudine, Yvonne, Alice e di
tutte loro…
Il 22 gennaio è ricominciato il nuovo anno scolastico e cinquantadue bambine hanno
ripreso posto sui banchi della scuola primaria, le più grandi proseguono l’avventura
alla secondaria o per la formazione professionale mentre c’è anche qualcuna che, in
attesa di raggiungere le compagne, ogni giorno varca la soglia della materna. La scuola,
i compiti, i giochi e la collaborazione per una vita tutte insieme, sotto la guida dell’equi-
pe del centro, sono davvero piccoli e al contempo grandi traguardi, quasi impensabili
se ci si sofferma sul passato di solitudine, difficoltà e sofferenza che, seppur con storie
diverse, accomuna tutte le bambine e le ragazze ospitate.
Nell’anno appena trascorso, considerate anche le condizioni dell’edificio, è stato anche
necessario intervenire con lavori di ristrutturazione e manutenzione di alcune delle
aree del centro di Nyampinga: si tratta in prevalenza della zona delle toilette e delle
docce e della pavimentazione dei due dormitori. E, anche se studiare e affrontare gli
impegni richiesti dagli istituti superiori non è facile, soprattutto in un contesto di condi-
visione, quest’anno quattro ragazze hanno raggiunto i punteggi necessari per l’iscrizione

22 - Dal Mondo
dell’università: grazie a
coloro che vorranno
condividere un altro
tratto di cammino con
Variopinto, speriamo
di poter accompa-
gnarle passo passo
anche in questa nuova
avventura di crescita e
formazione per costru-
ire un’indipendenza
futura.
E altre ciquantaquattro sono le ragazze reintegrate in famiglia o nei nuclei familiari di
parenti che, attraverso visite periodiche dell’equipe educativa del centro e il sostegno
nelle spese per la formazione, l’avvio di una piccola attività di sostentamento, continua-
no a essere seguite nella frequenza scolastica o in percorsi di microcredito. Il periodo
delle festività sembra trascorso da pochissimo, ma nell’atelier della cooperativa Bahoze,
dove cinque giovani iniziano a costruirsi un’autonomia di vita, già riecheggia il suono
ritmico delle macchine da cucire: è infatti già iniziato a pieno ritmo il lavoro per il confe-
zionamento dei sacchetti dei panettoni per il prossimo Natale.
E il nuovo anno vedrà un’importante novità: altre due ragazze entreranno a far parte
della cooperativa per iniziare a dar vita ad una propria autonomia. E poi c’è quell’im-
magine che rimane impressa, simbolo di quei traguardi e di quella felicità raggiunti
e allo stesso tempo da conquistare ogni giorno, al fianco dei propri affetti più cari: è
l’immagine di una famiglia, è il cammino di una giovane mamma, bambina ai tempi
nel centro di Nyampinga e poi giovane adulta nell’atelier della cooperativa Bahoze, che
oggi intraprende un nuovo cammino con il marito e il figlio di sette mesi, proseguendo
in autonomia l’attività di sarta. E, forse,
non c’è concreto esempio di speranza più
significativo per ringraziare per la vicinan-
za e l’amicizia nel sostegno al centro di
Nyampinga.

I VARIOPINTI

Dal Mondo - 23
Santi
del nostro tempo
GIUSEPPINA BAKHITA: LA SCHIAVA DIVENUTA SANTA
La santa che incontreremo in questo numero viene dalla lontana Africa, nacque
in un villaggio del Darfur nel 1869, verso gli 8-9 anni venne rapita da due arabi.
“Se gridi sei morta” la minacciò uno dei rapitori. Così piccola e così terrorizzata,
finì per dimenticare il suo nome e i due negrieri la chiamarono ironicamente
“Bakhita”, la fortunata.
A Khartoum fu comprata da un generale turco, da cui fu trattata con estrema cru-
deltà e torturata con delle incisioni, o “tatuaggi”, come dicevano i suoi carnefici,
su tutto il corpo.
Nuovamente “rimessa sul mercato”, la ragazza fu presa da un agente consolare
italiano, Calisto Legnani, col quali restò fino al 1884, quando questi decise di
lasciare il Sudan. A questo punto la schiava fu nuovamente ceduta, questa volta
a Maria Turina, la moglie russa di Augusto Michieli.
Con i nuovi padroni, Bakhita si spostò a Mirano Veneto: faceva da “tata” a Mim-
mina, la loro bambina di circa tre anni, che le si affezionò moltissimo. Nella pri-
mavera del 1885, la ex schiava conobbe Illuminato Checchini, il fattore di casa
Michieli, fervente cattolico, che le fece dono di un piccolo crocifisso d’argento: nel
darglielo lo baciò con devozione, poi le spiegò che Gesù Cristo, Figlio di Dio, era
morto per noi. Lei non sapeva che cosa fosse, ma spinta da una forza misteriosa
lo nascose per paura che la padrona glielo prendesse. Di nascosto lo guardava e
sentiva qualcosa che non sapeva spiegare.
Le Figlie della Carità, presso le quali si trovò a soggiornare, istruirono Bakhita
nelle verità della fede e fece tali progressi da desiderare presto il battesimo. Nel
1889 sarebbe dovuta ripartire per l’Africa con la sua padrona, ma la ragazza si
rese conto che tornando in Africa avrebbe rischiato di perdere la fede e decise di
restare, provocando una durissima reazione della famiglia Michieli; ma Bakhita
in Italia era una donna libera e, per prima cosa, ottenne di essere battezzata il 9
gennaio 1890 coi nomi di Giuseppina, Margherita e Fortunata. Nello stesso gior-
no fu cresimata e fece la sua prima comunione. Rimase altri due anni nell’istituto,
dove maturò la sua vocazione religiosa tra le Canossiane.
Entrata in noviziato nel dicembre 1893, fece la professione perpetua nel 1927, a
Mirano Veneto. Nel 1902 fu trasferita a Schio con l’incarico prima della cucina,
poi della sacrestia e infine della portineria, che esercitò sempre con prontezza,

24 - Santi del nostro tempo


semplicità e affabilità. “Madre
Moretta”, come la chiamava
la gente, aveva sempre una
buona parola in stretto dialetto
veneto, la sola lingua che co-
nosceva, e un sorriso per tutti.
Se la gente la compiangeva per
la sua storia, esclamava: «Po-
areta mi? Mi no son poareta
perché son del Parón e neła so
casa: quei che non xé del Parón
i xé poareti» (Povera io? Io non sono povera perché sono del Signore e nella
sua casa: quelli che non sono del Signore sono i veri poveri). Soffrì parecchio
nel subire la curiosità della gente e l’acquisita notorietà: «Tuti i vołe védarme:
son propio na bestia rara!» (Tutti vogliono vedermi: sono proprio una bestia
rara!). Dei suoi rapitori disse: “Se incontrassi quei negrieri che mi hanno rapita
e anche quelli che mi hanno torturata, mi inginocchierei a baciare loro le mani,
perché, se non fosse accaduto ciò, non sarei ora cristiana e religiosa…”.
Un giorno, durante l’ultima guerra, rifiutò di recarsi nel rifugio mentre gli alleati
bombardavano la città: tutti erano convinti che, grazie a lei, Schio non avrebbe
subito danni, e così avvenne. Poi, col passare degli anni, cominciò a risentire
delle brutalità patite da schiava: fu colpita da gravi forme di artrite, da asma
bronchiale e da broncopolmonite. Ormai costretta su una carrozzella, passava
intere ore in preghiera davanti al tabernacolo offrendo le sue sofferenze per
la Chiesa e per la conversione dei peccatori. Spirò l’8 febbraio 1947. La sua
tomba fu presto assediata da fedeli che ricorrevano con esiti sorprendenti alla
sua intercessione. Beatificata da Giovanni Paolo II il 17 maggio 1992, fu da lui
stesso canonizzata il 1° ottobre del 2000.
Papa Benedetto XVI l’ha ricordata come esempio di speranza cristiana: «Me-
diante la conoscenza della speranza lei era “redenta”, non si sentiva più schiava
ma libera figlia di Dio».

Giuseppina Bakhita - 25
IROKO ITO E LA PORTA DEL CUORE:
così è nata la mia fede in Cristo
Mi chiamo Hiroko Ito, Maria Ida, sono nata a Saijo-shi/Ehime-ken nell’isola di
Shikoku, in Giappone. Sono cantante lirica. Provengo da una famiglia di insegnanti,
ho iniziato a cantare durante la scuola elementare e, dopo avere scoperto il fascino
del canto, ho deciso di trasferirmi a Tokyo per andare avanti a studiare all’università
delle arti.
Nel periodo di studio a Tokyo la formazione principale era di cantante d’opera. Stu-
diando anche tutte le altre materie formative, e tra queste anche storia della musica,
ho iniziato a scoprire l’ampio repertorio musicale. Quindi, è scaturito in me il desi-
derio di estendere la mia formazione in modo più approfondito.
Durante la mia ricerca musicale, un giorno, un’amica mi ha portata in una chiesa
di Tokyo, e mi ha presentata a un padre italiano. Lui era salesiano, si chiamava pa-
dre Luigi Dal Fior, classe 1913, originario di Verona e giunto in Giappone nel 1930,
all’età di 17 anni, insieme a padre Vincenzo Cimatti e rimastovi per tutta la vita. Oggi
Padre Cimatti è venerabile.
Padre Luigi contribuì fisicamente all’edificazione della prima Chiesa salesiana a
Tokyo nel 1948/49 e insieme a padre Cimatti celebrarono la Messa di dedicazione.
Padre Luigi era un fine musicista e cantante, voce di tenore; nel tempo libero in-
segnava il canto nell’oratorio frequentato da molta popolazione. Durante questi
incontri con lui, ebbi modo di conoscere molto riguardo all’Italia, alla sua musica,
allo stile del bel canto e soprattutto il ricco patrimonio di musica sacra. Tra i molti
suoi consigli, mi è cara una frase importante che ripeteva sempre, tutte le volte e
con tutti: “Canta con l’anima”.
Questa frase è rimasta impressa dentro di me, lui usava la parola “anima”; fu molto
difficile comprenderne da subito il significato profondo ma, questa sua parola, ha
seminato qualcosa nel mio cuore, e poi con gli anni è germogliata.
Arrivata in Italia per un periodo di perfezionamento, iniziai a scoprire tutto quello
che mi era stato raccontato da Padre Luigi; intanto, ebbi la fortuna di incontrare,
come insegnante d’italiano, una persona molto devota. Spesso fuori dall’orario di
lezione si faceva accompagnare alla Messa, lì ho cominciato sentire sulla pelle, “la
fede” della gente e la comunità.
E poi, fu proprio in quel luogo, che conobbi una persona importante nella mia vita,
che molto tempo dopo, diventerà mio marito. Andrea è un musicista, io sono can-
tante. E così è sorto il nostro sodalizio artistico che dura da ventitré anni.

26 - Iroko ito e la porta del cuore


In questi anni, abbiamo eseguito diversa musica, ma è sopratutto eseguen-
do quella sacra, nei vari tempi dell’anno liturgico, studiando i testi oltre alle
note, che ho sentito crescere, sempre di più, un’emozione forte dentro di
me.
Da lì ho iniziato a sentire il desiderio di avvicinarmi in modo concreto alla
Chiesa per comprenderne la religione e le scritture. Nel frattempo, anche
nella mia vita quotidiana, sentivo un forte desiderio di “bussare alla porta”,
sapevo che l’avevo davanti, ma fino quell’ora, non avevo ancora osato.
Nel 2016, grazie al Giubileo della Misericordia, indetto da Papa Francesco,
ho potuto condividere numerose esperienze liturgiche, soprattutto nella
nostra comunità parrocchiale. Un giorno, come “un fulmine”, qualcuno mi
ha fatto capire, che non dovevo aspettare di “bussare”, ma bastava che io
ascoltassi il mio cuore e “la porta” si sarebbe aperta.

Io credo che se oggi posso testimoniare la mia fede sia grazie a quel mo-
mento di “fulmine”.

Iroko Ito Maria Ida

Iroko ito e la porta del cuore - 27


UN ANNO FA
Un anno fa, nella settimana tra la Pasqua e la domenica della Misericordia, tra fede e devozioni,
tra vento e gente, tra decorazioni e volontari, la Madonna Pellegrina è stata accolta nella nostra
Comunità Pastorale.
Preghiere e processioni, giornate speciali per i bambini, le famiglie, gli anziani, i disabili, le
associazioni, omelie e riflessioni e ognuno di noi porta dentro di sé ricordi, emozioni, speranze
affidate a Maria e richieste d’intercessione per la propria vita e per i propri cari.
Un evento storico, sessant’anni dopo l’ultima visita della Madonna Pellegrina, fatto anche dalle
piccole storie che si sono intrecciate, ma tra i tanti fili che legano sette giorni straordinari, ne
spicca uno ed è la collaborazione prestata da tanti volontari delle nostre Associazioni e anche da
singoli parrocchiani e dalle istituzioni, i Comuni, la Polizia Locale, i Carabinieri, i Vigili del Fuoco,
la Prefettura e così via. Ciascuno nel proprio ruolo, ciascuno secondo le proprie competenze
e capacità, è stato come il servo buono e fedele del Vangelo, come il buon Samaritano che si
ferma a soccorrere, come i pescatori che risposero alla chiamata e diventarono apostoli.
La Madonna Pellegrina ha propiziato una testimonianza di fede e di solidarietà, nell’anno
centenario delle apparizioni di Fatima.
È il suo dono più importante. È la benedizione del Cielo sul nostro cammino.

28 - Un anno fa
Un anno fa - 29
UN COMPLEANNO DA RICORDARE
Ricorre quest’anno il cinquantesimo dell’uscita del primo numero di Comunità 68, nato da una
idea di don Matteo Censi, raccolta da un gruppo di giovani dell’oratorio.
In quegli anni c’era tanta voglia di partecipare, di coinvolgere, di stabilire rapporti nuovi e
rinverdire i vecchi, perciò l’idea di un giornalino che facilitasse la crescita della comunità par-
rocchiale appariva una cosa necessaria.
I tempi erano propizi, l’entusiasmo tanto, i mezzi scarsi. La tecnologia di allora, infatti, era ve-
ramente primordiale: ciclostile a mano a inchiostro, macchina per scrivere, che era già elettrica
grazie a un regalo di prima messa ricevuto da don Matteo. La qualità del giornalino era scarsa,
ma non si voleva passare dalla tipografia.
Il giornalino ebbe un precursore, “La Buona Parola”, che don Carlo Porlezza da sempre precur-
sore dei tempi, faceva stampare con inseriti alcuni articoli dedicati a Ronago.
Il giornalino suscitò subito interesse, venne accolto bene, molti i suggerimenti che arrivavano.
Aveva anche la pubblicità, che serviva a sostenere le spese.
Gli argomenti erano i più vari e sempre riguardavano la comunità. C’erano le iniziative di Rona-
go, dell’Asilo e delle Suore, le interviste alle personalità, agli sportivi, i contatti con i Missionari
di Ronago e la fondazione del GAM Gruppo Appoggio Missioni. Non mancavano gli articoli
concernenti la storia di Ronago scritti dal Professor Mario Mascetti. Vi si raccontava com’era
nato l’Oratorio. A Ronago nessuno lo ricorda, ma c’era anche l’orchestra a plettro. E poi più
avanti vennero stampate le copertine di Rolando Filacchione che illustrava, a matita, gli angoli
caratteristici di Ronago.
Con l’avvento del computer, negli anni ’80, il lavoro divenne più facile e veloce.
L’edizione del giornalino iniziava con la riunione della redazione, in cui si definivano gli articoli
da pubblicare. Poi ognuno scriveva la sua parte. Iniziava quindi l’attività di battitura delle matri-
ci, dei titoli, dei disegni (allora di foto non se ne parlava). Dopo la stampa c’era l’impaginazione
e… senza sbagliare, altrimenti il lavoro andava rifatto. Un colpo con la cucitrice e il giornalino
era pronto. Ne venivano stampate trecentocinquanta copie, tante erano le famiglie a Ronago.
Alla distribuzione pensavano gli ‘incaricati’, un’altra delle intuizioni di don Carlo che creò questa
figura per distribuire la “buona stampa”, ancora oggi attiva in parrocchia. All’uscita del nuovo
numero, passavano dalla sacrestia a ritirare i pacchi di giornalini da distribuire alle famiglie.
Per chi volesse rileggere i giornalini, sono stati raccolti in un sito; basta cercare su internet col
browser: Giornalini Ronago. Lì sono raccolti oltre ai giornalini anche fotografie e filmati degli
ultimi cinquanta anni.

30 - Un compleanno da ricordare
IL MINISTERO DELLA CONSOLAZIONE
Esperienze di vicinanza alle persone fragili, ai malati, agli anziani, ma anche a ragazzi
e a famiglie: sono state rappresentate nel salone dell’oratorio di Uggiate Trevano,
gremito come non mai, in una serata organizzata dall’Associazione A.Ma.Te, in
collaborazione con il Vicariato.
Il titolo della conferenza: ‘Il Ministero della consolazione’, cioè il servizio che i
laici e non solo i religiosi possono rendere ai propri fratelli afflitti e in difficoltà.
Il tema è stato sviluppato nella relazione di don Marco Cairoli che ha ripercorso
la consolazione nell’Antico e nel Nuovo Testamento. Poi, don Ferruccio Citterio,
responsabile del servizio per la Pastorale della Salute della Diocesi di Como e
Cappellano dell’Ospedale di Sondrio, ha presentato la sua esperienza non solo tra
malati e familiari, ma anche tra i carcerati: storie che hanno colpito il pubblico e
l’hanno portato in un mondo sempre più attrezzato ed efficiente per le cure, ma a
rischio di disumanizzazione. E ancora: l’esperienza di padre Alessandro, cappellano
della Rsa Fatebenefratelli di Solbiate che ha evidenziato tutti gli aspetti umani di una
realtà delicata ed ha suscitato una nuova sensibilità.
Particolarmente significative le osservazioni e le considerazioni scaturite dal pubblico
e, tra queste, la testimonianza di una suora, docente di matematica, che ha esposto
con preoccupazione e, nello stesso tempo, con tenerezza, fenomeni come il bullismo,
fonte di grave sofferenza per le vittime e che comportano sia responsabilità educative,
sia impegno umano. “Come superare il riserbo e la ritrosia delle persone in evidente
stato di necessità, ma che si chiudono nei propri problemi e non cercano aiuto?”: è
stata una delle questioni poste da una volontaria impegnata da sempre nell’ambito
caritativo e non è escluso che, dato lo spessore delle domande poste, sia messa un
calendario una nuova conferenza sul tema. In effetti, l’Associazione A.Ma.Te è nata
proprio per consolare, cioè per star vicina alle persone sole e in modo speciale si
propone di star vicina alle persone sottoposte a cure palliative e che sono nel dolore,
cioè in un tempo di prova, di fragilità personale e familiare. E da tempo, A.Ma.Te
propone serate di riflessione per la popolazione e corsi di formazione per i volontari,
con l’obiettivo di concretizzare ogni giorno il motto: “sempre più vicini al bisogno”. Il
servizio di A.Ma.Te è fondato sulla gestione del call center dell’ambulatorio dell’unità
interdipartimentale di terapia del dolore presso l’ospedale Sant’Anna di San Fermo
della Battaglia, in convenzione tra A.Ma.Te e l’Asst lariana. A Faloppio, in via degli
Alpini, 1 la sede operativa periferica per le cure palliative che lavora con realtà
istituzionali e volontarie. Da questa sede, si diramano prestazioni infermieristiche e
umanitarie, nonché tutte le iniziative collaterali.

Il ministero della consolazione - 31


LA NOSTRA CORALE
Risale all’8 aprile 1877 il primo documento che testimonia, in quel di Uggiate, la presenza
di un coro in attività. Si tratta del “Regolamento per la Società dei cantori della Parrocchia”,
redatto dal parroco dell’epoca, don Moiana, per disciplinare l’attività di servizio liturgico svolta
dall’associazione. Essa era diretta dal parroco stesso che si riservava di scegliere e valutare i
componenti; era dotata di un amministratore e di un segretario.
Gli aderenti, cui veniva caldamente consigliato di “…schivare il vizio della bestemmia…”, si
obbligavano a versare £ 1 all’atto dell’adesione, 10 cent. per ogni giorno festivo di precetto se
adulto, 5 cent. se fanciullo. Era anche previsto un regime di sanzioni per le assenze alle prove di
canto, nonché la celebrazione di ritrovi conviviali “come vincolo di unione” e “secondo i mezzi
disponibili”.

Pur ritenendo utile una visita agli archivi parrocchiali, non si hanno ulteriori evidenze o notizie
documentate sull’attività di un coro ad Uggiate fino a qualche decennio fa. Quando esso fu
posto sotto la direzione del maestro Gino Cattoni.

Venne recuperato il considerevole repertorio polifonico riconducibile alla cattedrale di Como,


che ebbe in Francesco Rusca (1634 ca. - Como 1704 ) il rappresentante più prestigioso ri-
guardo alla musica sacra dell’epoca. Tale musica fu riproposta e diffusa, fin dagli anni 50, dal
Maestro Luigi Picchi (Sairano, 27 settembre 1899 – Como, 12 agosto 1970), altra figura di
assoluto pregio nel panorama musicale del nostro capoluogo.

Dagli anni ‘60 in poi, dunque, la corale di Uggiate, dedicata in quegli anni a S. Pio X, praticò
costantemente il repertorio polifonico religioso tradizionale, mantenendolo vivo tra la nostra
gente e contribuendo a preservarlo dall’oblio.
Dagli anni ‘80 la corale passò sotto la direzione di Giacomo Donadini, che con l’ausilio dell’at-
tuale direttore Mario Grisoni e di tante appassionate persone, sviluppò ulteriormente il reper-
torio polifonico, arricchendolo di composizioni conosciute e prestigiose.

32 - La nostra corale
Negli ultimi anni la corale ha cercato di aprirsi alla collaborazione con altri gruppi musicali
operanti sul territorio: certamente molti ricorderanno i concerti del periodo natalizio con
la nostra Filarmonica, il sodalizio ormai consolidato con la corale di Ronago (sodalizio
attivo ben prima che venisse costituita l’attuale Comunità Pastorale), la partecipazione ai
convegni di Como e Morbio, che ci ha consentito di vivere feconde esperienze musicali
nel confronto con altre realtà, permettendoci, nel contempo, di acquisire competenze
altrimenti irraggiungibili e il costante aggiornamento del repertorio, rispetto alle tendenze
più attuali della musica sacra.

Vogliamo ricordare l’esecuzione del Gran finale dell’atto II dell’Aida nel 2001, dell’Alleluia
di Haendel e dell’Inno alla gioia di Beethoven nel 2006; ricordiamo la trasferta ad Adel-
sdorf nel Natale del 2000, la parentesi “Gospel” del Natale 2004 e i concerti/elevazione
che da qualche anno ormai caratterizzano costantemente il periodo natalizio.
Ricordiamo infine le trasferte a Roma, a partire dal grande raduno del 2003, con la messa
in S. Pietro cantata da oltre 10000 cantori, trasferte che si ripetono con costanza.

Attualmente la corale, la cui principale attività si esplica nella solennizzazione delle prin-
cipali festività religiose, è composta da oltre trenta cantori, suddivisi tra i timbri vocali di
Basso, Tenore, Contralto e Soprano ed è diretta dal maestro Mario Grisoni che si avvale
della preziosa collaborazione di tre organisti, i maestri Andrea Schiavio, Alessandro Fron-
tini e Davide Pusterla.

Chi fosse interessato a “provare” un’esperienza di condivisione nel Canto corale può rivol-
gersi ai responsabili. In genere, la corale effettua le prove in chiesa parrocchiale a Uggiate
T. ogni giovedì sera.

Mario Marini

La nostra corale - 33
Detti e Proverbi

IL VANGELO IN DIALETTO COMASCO di Orazio Sala (Edizioni Famiglia Comasca)


a cura del Pepin da Roma

“Roba da non credere!”. È un’esclamazione che facciamo quando si verifica un fatto stra-
ordinario, eccezionale, miracoloso. Lo diciamo nell’apprendere la notizia che un bambino,
precipitato dal quinto piano, è rimasto illeso. Deve averlo pensato in un primo momento
Alexander Fleming quando scoprì gli effetti curativi della muffa trasformandola poi in penicil-
lina. Lo diremo con soddisfazione in tanti quando le tasse saranno pagate soltanto dai dieci
uomini più ricchi di ogni Stato. Possono averlo detto Maria di Magdala e i primi discepoli
davanti alla sparizione del corpo di Gesù dal Santo Sepolcro. Sì, possono averlo detto, in un
primo momento, poi però...

LA PASQUA (segund a ‘l Giuan)

La Maria da Magdala la và,


gh’è capitaa. E quand rivan luur düü
l’era ‘l primm de di tütt la setimana,
vedan i bind par tera e ‘l lenzurèll
‘nduè gh’è la tumba, e ‘mè la riva là
che ga quatava ‘l cò, piegaa ‘nca lüü
la veed na roba che ga paar istrana:
pulitu e metüü lì ‹n d›un cantunscèll.
quell sassùn gross che gh’era in sü l’entrada
E alura credan che ‘l Signuur ‘l gh’è no
a l’è pü lì; quei vün l’à tiraa via;
che l’è pü lì, e dunca vann a cà,
la torna indree e, tüta strabafada,
ma s’inn nammò metüü dent in del cò
la và ‘n dal Pedar, par fass di ‘mè ‘l sia
che Lüü l’avria duvüü rissüscità,
che ‘n quejghidün l’à purtaa via ‘l Signuur.
cumè la Bibia l’eva sèmpar dii;
Ul Pedar l’era lì cunt un discèpul
ma luur l’ànn minga nanca mò capii.
e tütt e düü partissan anca luur
cumè saett par na a vedè se diàvul

34 -Detti e proverbi
Le nostre ricette
La rizeta d’incöö l’è LA TURTA PASQUALINA sempia

Ingredient: spinazz o biedrava (erbette) 500 gr / maschèrpa (ricotta) 350 gr / ööv 3 o 4 /


parmigian grataa 60 gr. / 2 rotul da pasta sfööja / oli d’uliva q.b. / saa fin q.b. / pevar
q.b. / una fesa d’aj / carta furnu

Sa cösan a vapuur senza imbarazz


la brencada da spinazz
e dopu ch’inn staa ripasaa in padela
cun l’oli e l’aj
ciapii una curtela par tridaj,
(ma atenti! sa cumett un’eresia
se l’aj al vegn migna prima tiraa via!).
Dopu ch’inn istaa ben ben sprenüü
par mandà via l’acqua, van mitüü
denta d’una basleta par mes’ciass
cun grana, pevar, saa... e maridass
cun la ricota. Guardiiv inturnu:
gh’è lì la carta furnu
da mett in fund a la turtiera vöja,,
dopu sa metta la pasta sföja
sbügiattada cunt i punt da la furcheta.
Mò gh’è da stravacà da la basleta
ul ripien, che dopu ‘l va spianaa
e fà trii o quatar böcc bei rudundaa
par mett denta j ööv: ul ciaar e ul ross
senza sìcepaj. Quatii cul mett adoss
l’oltra sföja, anca lee cunt i sò bugitt
da furcheta o da stechitt...
‘Na penelaada, cumè che ‘l fa un pittuur,
cul ross d’un övö par fagh ciapà culuur.
E via, denta in furnu bel scuteent
( a centnuvanta gradi, anca duseent)
par quaranta minutt, anca cinquanta...
e tala lì, durata che la canta
la Turta Pasqualina. Ga n’è un fetin
par fagala pruvà anca al Pepin? Il vostro Pepin

Le nostre ricette - 35
dall’Oratorio
FESTA DI SAN GIOVANNI BOSCO
“La santità consiste nello stare sempre allegri!” amava ripetere don Giovanni Bosco ai suoi
ragazzi nel lontano XIX secolo. Convinti che questo pensiero sia valido ancora oggi, addirittura
in un altro millennio, sabato 27 gennaio abbiamo provato a seguire il suo consiglio.
Don Bosco ha trasformato il concetto di oratorio, rendendolo un luogo accessibile a tutti e
creando un vero e proprio modello educativo ancora attuale: ci insegna che questo è lo spazio
della comunità ideale per stare insieme e divertirsi, senza però trascurare di curare quel seme
che viene piantato in ciascuno di noi con il sacramento del Battesimo.
Aveva perciò pensato di suddividere la giornata in tre momenti: il momento del gioco, quello
in cui s’impara a fare qualcosa di pratico e lo spazio della preghiera.
Consapevoli di quanto tenesse in considerazione il valore di fondo che l’ha accompagnato
durante tutta la vita, ovvero lo stare allegri, lo abbiamo ringraziato nel modo che preferiva di
più: facendo una grande festa.
Abbiamo così cercato di unire i tre momenti privilegiati della sua pedagogia oratoriana, propo-
nendo a bambini e ragazzi due diversi laboratori, strutturati in relazione alla loro età.

36 - dall’Oratorio
Il tema scelto per la serata è stato quello della pace, intesa non come assenza di guer-
ra, ma come risultato di un processo di costruzione di armonia, amicizia, condivisione,
rispetto, parità. I bambini delle elementari sono stati accompagnati in altri mondi da
Agnese e Raffaella, che hanno letto loro delle storie di amicizia e uguaglianza. Si sono poi
cimentati nella costruzione di un colorato ciondolo della pace, realizzato con materiali
semplici come tappi di bottiglia, cannucce, bottoni… Lo hanno poi portato a casa come
ricordo della serata.
I ragazzi delle medie, invece, guidati dagli animatori, hanno analizzato il testo della can-
zone “We are the World”, eseguita da vari artisti nel 1985 come gesto di solidarietà alle
popolazioni africane colpite dalla carestia. Hanno così potuto prendere consapevolezza
di come tutti noi abbiamo l’opportunità di rendere ogni giorno luminoso, lasciandoci
toccare il cuore, senza rimanere indifferenti alle piccole ingiustizie di cui siamo testimoni.
È stato poi chiesto loro di continuare un murales, scrivendo su un grande cartellone una
parola o una frase che rappresentasse il concetto di pace.
Al termine della serata, i gruppi si sono riuniti in salone per la preghiera finale e, guidati
dalle parole di San Francesco d’Assisi, abbiamo chiesto a Dio di poter diventare tutti stru-
menti della sua pace.

dall’Oratorio - 37
A PROPOSITO DI VITA
Una canzone di Zucchero dice “Nel mondo io camminerò tanto che poi i piedi mi faranno
male…”
Beh, noi non abbiamo camminato per il mondo ma solo verso Somazzo meditando sul valore
della vita.
La vita dei bambini e dei giovani che sono il nostro futuro, sono quelli in cui noi riponiamo la
speranza.
La vita degli anziani che sono la memoria della famiglia. Sono coloro che ci hanno trasmesso
la fede.
La vita delle famiglie affinché’ diventino culla della cultura della vita.
La nostra strada, in salita, era illuminata da lanterne e torce accese.
Servono a rischiarare il cammino quando è ora di partire e a mantenerci svegli quando è ora
di aspettare.
I nostri passi ci hanno condotto poi all’interno del santuario, davanti all’Eucaristia, ognuno con
la propria storia, ognuno con il proprio cammino dietro le spalle e tanta strada da percorrere.
Forse anche un po’ stanchi e con il bisogno di una parola che conforti, che ridoni lo slancio per
ricominciare. Gesù Eucaristia è il punto verso il quale convergono i nostri sguardi, sguardi di
attesa, di preghiera e di speranza.
“…Amerò in modo che il mio cuore mi farà tanto male che, male che come il sole all’improvvi-
so, scoppierà scoppierà…” 

Così continua la canzone di Zucchero ed è questo l’augurio che facciamo a voi, cari ragazzi, che
con tanta generosità ci avete aiutato a riflettere in questo cammino.
Vi auguriamo di essere capaci di amare a tal punto che il cuore vi faccia veramente male!
Vivetela bene la vostra vita, perché vi capita di viverla una volta soltanto. Non bruciatela! È
splendido soprattutto se voi la vostra vita la mettete al servizio degli altri. Auguri perché tutti
quelli che v’incontrano, possano benedire Dio per avervi incrociato sulla loro strada.
E il cammino dei nostri ragazzi poi, è continuato in oratorio per festeggiare Francesca, che l’in-
domani avrebbe compiuto gli anni. Un modo semplice ma carico di gratitudine per il tempo
regalato alla nostra comunità.
Anche questa è vita…o no?

38 - dall’Oratorio
RAGAZZI DELLE SUPERIORI: LA PARABOLA DEL SEME

Domenica alcuni ragazzi delle superiori della nostra comunità con i loro educatori hanno
passato una mattinata di ritiro ai Mulini. Abbiamo partecipato alla Messa insieme e poi
gustato una ricchissima colazione preparata dalle signore della valle; quindi, ben rimpin-
zati, abbiamo letto insieme il Vangelo.
Una lettura nella quale ogni ragazzo si è interrogato su cosa quel brano di Vangelo dicesse
alla sua vita.
Il Vangelo lo si può leggere, infatti, dicendo: “Questo brano l’ho già sentito… ” o “Questo
lo conosco già… che noia.” un po’ come chi pensa di sapere già tutto. Ma il Vangelo può
essere anche un incontro, un incontro con Dio che parla al cuore. E un incontro lo si vive
veramente solo se ci si lascia toccare, solo se ci si apre a chi si ha davanti. Come con le
persone così è con le Scritture: ci si apre pur sapendo che chi si ha davanti può urtarci,
può dire cose che non piacciono. Con Dio però si sa che ciò che dice è perché si abbia la
vita, e la si abbia in abbondanza.
E come con le persone serve gradualità, non si
può pensare di conoscere subito l’altro, anche
se oggi siamo abituati ad avere tutto e subito,
vuoi per la tecnologia avanzata che con un click
ci apre al mondo, vuoi perché i nostri genitori
ci abituano ad avere le cose senza guadagnar-
cele (smartphone, computer…). Anche nelle
relazioni c’è una gradualità, un capire come
comunicare con l’altro, cosa non gli piace, cosa
lo ferisce, cosa gli fa bene… una fatica che però
alla fine ripaga!
A conclusione dell’incontro, prima della condi-
visione, uno bello spazio di silenzio… già, quel
silenzio ormai sconosciuto da tanti adolescenti e, in generale, da tante famiglie che ormai
sono costantemente connesse a uno schermo: quello della sacra televisione a casa alla
sera, quello dello smartphone. Una connessione che però toglie dalla realtà, dalla fatica
di relazioni vere, che non si può spegnere quando si vuole, che ti dà l’illusione di avere
infiniti amici su facebook. Una connessione che allontana anche da se stessi, per aneste-
tizzarsi e rinchiudersi in un mondo fatto d’illusioni e sogni ad occhi aperti.
La parabola che abbiamo letto è quella del seme. Ci auguriamo che questo ritiro sia un
seme che possa crescere e aprirsi alla vita! Ci affidiamo al Signore.

dall’Oratorio - 39
«DI MONACI A MONACO» OVVERO «DI BIRRA E QUARESIMA»
Monaco di Baviera, 21 febbraio 2018.

Se metto il naso fuori dalla finestra, mi sembra di essere sotto Natale: strade ghiacciate, qual-
che centimetro di neve per terra e un pupazzo di neve che, nel parco giochi fuori casa, è da
giorni in posa in attesa che il sole faccia capolino da dietro le nuvole.

Invece no: siamo in Quaresima. O meglio, per dirlo in tedesco, siamo in Fastenzeit, letteral-
mente “il tempo (Zeit) dei digiuni” o “il tempo del digiunare” (il termine Fasten può infatti voler
dire entrambe le cose).

Fastenzeit che anche qui arriva dopo un triduo di carnevale all’insegna di grande festa, culmi-
nante in una serie di eventi del martedì grasso particolarmente sentiti dalla popolazione, a tal
punto che quasi tutti gli uffici di Monaco il pomeriggio osservano quattro ore di chiusura per
dare la possibilità a chi lo desidera di vestirsi in maschera e recarsi nelle centralissime piazze
Marienplatz e Viktualienmarkt, dove la musica di concerti di filarmoniche, di gruppi giovanili
o molto più semplicemente di canzoni radiofoniche si mischia a coriandoli (in tedesco curio-
samente chiamati Konfetti) e all’immancabile birra, servita da uno stuolo di bar e chioschi
all’aperto.

Ed è proprio di questo che vi vorrei parlare: di Quaresima e di birra. Un connubio che, a


Monaco di Baviera, non stride poi più di tanto. Durante la Quaresima e fino a Pasqua, infatti, i
principali produttori di birra di Monaco vendono una bevanda particolare, la cui storia è stret-
tamente legata al digiuno quaresimale. Si tratta della cosiddetta Starkbier, letteralmente – ma
anche in concreto – una “birra forte” (circa 8% di gradazione alcolica) che affonda le proprie
origini nel XVII secolo, ai tempi della Controriforma cattolica.
La storia narra che nel 1627 un gruppo di monaci “paolotti” (Paulanermönche) provenienti
dall’Italia si trasferirono a Monaco su richiesta del principe elettore della Baviera Maximilian I,
al fine di fondare un monastero cattolico alle porte della città. I paolotti appartenevano all’Or-
dine dei minimi, caratterizzato da regole di digiuno molto rigide tra cui quella che, durante la
Quaresima, si potessero consumare esclusivamente alimenti liquidi. Il clima rigido di Monaco
contribuiva tuttavia a rendere il digiuno Quaresima da sostenere.
Fu così che, al fine di produrre “pane liquido” (flüssiges Brot) in grado di fornire un senso di
sazietà e di rinvigorimento, nel 1629 i paolotti iniziarono a produrre una birra non filtrata e
molto corposa. Nacque così la Starkbier, nota anche come “Birra del Signore” (Herrenbier) o
“Olio di san Francesco” (des heiligen Franz Öl) in onore di san Francesco da Paola, fondatore
dell’Ordine dei minimi. La tradizione racconta inoltre che un barile di Starkbier sia arrivato
persino in Vaticano e che questo episodio sia stato alquanto … rocambolesco! Un giorno ai

40 - dall’Oratorio
monaci venne, infatti, il dubbio che la Starkbier non fosse conforme ai requisiti del digiuno
quaresimale. Al fine di far chiarezza sulla situazione, decisero di spedirne un barile al papa af-
finché, dopo averla assaggiata, esprimesse un suo parere a riguardo. Tuttavia durante il viaggio
la birra si deteriorò irrimediabilmente, a tal punto che il Santo Padre, dopo averne assaggiato
un bicchiere, fu talmente schifato dal sapore corposo da decretare che bere un obbrobrio del
genere era assolutamente una penitenza degna del digiuno quaresimale.

Ben presto i monaci destinarono la Starkbier non solo a un consumo interno al convento, bensì
anche alla vendita all’esterno, con una particolare attenzione verso i più poveri. Dal XVIII seco-
lo, inoltre, ogni anno il principe elettore di Baviera venne invitato a partecipare alla spillatura
della Starkbier e a ricevere in consegna la prima brocca. Tradizione che, dal 1965 ad oggi, viene
continuata dal Presidente del Consiglio Bavarese in carica, al quale spetta l’onore del primo
boccale di birra, che viene accolto con la frase latina “Salve pater patriae! Bibas, princeps opti-
me!” (“Salute, padre della patria! Bevi, o miglior principe!”). Nel 1751 l’allora principe elettore
Maximilian Josef III autorizzò la vendita della Starkbier dal 19 Marzo (come a tutti noi noto:
San Giuseppe) fino al 2 aprile, data in cui viene ricordata la morte di San Francesco da Paola,
in onore del quale la Starkbier veniva venduta al pubblico con il nome di “birra del Santo Pa-
dre” (Sankt Vater Bier o Heilig Vater Bier): nacque così la “Festa del Santo Padre”, detta anche
“Starkbierfest”.

Nel corso degli secoli una serie di vicissitudini portarono alla chiusura del convento, ma la
continuità della tradizione della Starkbier e della relativa Starkbierfest venne garantita dalla
fondazione, non lontano dal convento, di un’azienda produttrice di birra ancor’oggi attiva e
il cui nome deriva direttamente da quello dei Paulanermönche. Nel contempo, la tradizione
popolare ribattezzò il nome della Heilig Vater Bier in “Salvator”, appellativo più semplice da
ricordare ma che, quantomeno per i più devoti, rimanda chiaramente al mistero pasquale che
porta a compimento il cammino quaresimale.

Avete capito dunque cos’han scatenato questi monaci? Se la situazione non vi è ancora ben
chiara, date un’occhiata alla foto qui sotto per capire cosa sia lo Starkbierfest!

A me non resta che augurare una buona Quaresima a tutti e … un “Prosit!” In vista della vittoria
pasquale!

Tschau!

Alessandro

dall’Oratorio - 41
Sentieri di fede
CHIESETTA SANT’ISIDORO A VALMADRERA
Il 27 maggio 1878 doveva essere una tersa giornata primaverile di quelle in cui elevarsi lungo
i sentieri dei monti attorno al lago significava godersi un ottimo panorama. Così fece Antonio
Stoppani, abate, naturalista e professore di geologia, mentre si aggirava sulle alture per stu-
diare le cause della conformazione del nostro territorio salendo di fronte alle Grigne, su uno
sperone detto Preguda del Moregallo. A 647 metri di altitudine fece una straordinaria sco-
perta: un enorme masso erratico di granito dalla forma di prisma a quattro facce, lungo circa
sei metri, largo tre e alto sette per un volume di oltre cento cubi. Quando l’abate vide questo
monumento naturale ne restò affascinato. Poco tempo dopo sulla cima del Sasso di Preguda
fu issata una croce di ferro che indicava una delle stazioni nelle processioni di penitenza che si
svolgevano – nei tre giorni delle “rogazioni” - con canti di litanie dei Santi e altre preghiere per
implorare da Dio i beni spirituali e la prosperità delle messi e dei frutti della terra.
Nel 1895, per volere del parroco di Valmadrera, don Giuseppe Valera, e con l’aiuto di volente-
rosi contadini, iniziarono i lavori per la costruzione della piccola chiesa dedicata a Sant’Isidoro.
Fu edificata addosso a una delle pareti del sasso di Preguda e fu inaugurata il 12 maggio 1899,
festa liturgica di Sant’Isidoro. 
La chiesa ha una superficie di circa 15 mq, l’interno è semplicissimo e raccolto: l’abside è la
parete del Sasso in cui è stata ricavata una nicchia che accoglie la statua di Sant’Isidoro. Sulla
parete destra è appeso un bassorilievo in legno, raffigurante la Madonna con bambino e un
“ex-voto”. All’inizio degli anni ’80 del secolo scorso, alcuni volontari realizzarono i lavori di rifa-
cimento del tetto, degli infissi, del pavimento e degli intonaci. Ancora oggi un gruppo persone
dette “volontari di Sant’Isidoro del Sasso Preguda” mantiene l’ordine e la pulizia del luogo. Or-
ganizza anche la sua apertura la prima e la terza domenica di ogni mese, da marzo a novembre,
offrendo così la possibilità di visitarne l’interno. Mantenendo fede a una antica tradizione, il
secondo sabato di novembre, precedente la festa del ringraziamento dei coltivatori, una pro-
cessione serale con torce elettriche parte dalla chiesa parrocchiale di Valmadrera e sale fino
alla chiesa di sant’Isidoro. Durante la salita vengono recitate preghiere di ringraziamento e,
arrivati lassù, vengono offerte bevande calde come ristoro. La festa di Sant’ Isidoro si celebra il
primo sabato libero dopo il 15 maggio, con una santa messa alle 10.30 e cui segue il rinfresco.

Sant’Isidoro, venerato nella chiesetta, è nato a Madrid intorno al 1070 da una poverissima
famiglia di contadini; svolgeva attività agricola ed era un fervente religioso. Aiutava molto i
poveri, soccorreva e accoglieva le persone abbandonate e dava ospitalità a chiunque ne avesse
bisogno. Viveva il vangelo quotidianamente attraverso la propria vita e la frequenza quotidia-

42 - Sentieri di fede
na alla Santa Messa. Lavorare, pregare e donare: queste erano le sue gesta. Morì il
15 maggio 1130. Il 12 marzo 1622, papa Gregorio XV gli concesse la gloria degli altari
insieme a quattro “grandi” santi: Filippo Neri, Teresa d’Avila, Ignazio di Loyola e France-
sco Saverio. Le reliquie di sant’Isidoro si trovano nella cattedrale di Madrid, essendo il
patrono della città.

Per raggiungere il sasso di Preguda si può parcheggiare l’auto in Piazza Rossé a Valma-
drera e proseguire per la strada che sale, fino a raggiungere l’imbocco del sentiero n.
6. Una tabella informativa illustra e descrive i vari sentieri presenti in zona. L’escursione
non è particolarmente difficile, quasi sempre in costante salita con alcuni brevi tratti pia-
neggianti. Si alternano tratti a cielo aperto con zone boschive. Il cammino è ben indicato
da segnavia e cartelli. Lungo il sentiero è possibile ammirare oltre alle tante specie arbo-
ree alcune ‘casote’, tipico esempio di architettura rurale utilizzata nel passato dai pastori.
Il percorso ha la durata di circa un’ora. Si gode di un ottimo panorama che si apre sul
ramo orientale del lago di Como verso Abbadia Lariana, la città di Lecco, i laghi di Gar-
late e Olginate e il lago di Annone, il primo dei laghi Briantei, e po giù verso la Brianza.
Questa meta può essere un’idea originale e suggestiva per la gita del giorno di Pasquet-
ta.

Sentieri di fede - 43
Segnalibro

TRASFORMAZIONE
Anselm Grun
Ed. San Paolo

Viene, per tutti, un momento in cui si sente il bisogno di cambiare, di rin-


novarsi e di mutare quel che ci circonda; in genere è un momento di cre-
scita, che però, spesso, viene quasi tenuto a distanza: se da un lato, infatti,
tutti noi desideriamo cambiare, di questo stesso cambiamento abbiamo
anche paura. Ma se, invece di voler cambiare, provassimo a vivere la no-
stra esistenza come una continua trasformazione? E se questa trasforma-
zione la vivessimo non solo sotto i nostri occhi solitari, ma in comunione
con il percorso che Dio ci offre quotidianamente? Trasformazione, dunque,
e non cambiamento è la ricetta che Anselm Grün propone in questo suo
nuovo, sorprendente libro.

DIO È GIOVANE
Francesco
Piemme

Dio è giovane, il nuovo libro intervista di Papa Francesco, uscirà con un


grande lancio internazionale il 20 marzo 2018. Due anni dopo Il nome di
Dio è Misericordia, pubblicato in oltre 100 Paesi, un nuovo grande proget-
to editoriale caratterizza il pontificato di Papa Francesco: il Santo Padre de-
dica il 2018 alle giovani generazioni, in vista del grande Sinodo dei Giovani
che si terrà in Vaticano nel mese di ottobre. Dio è giovane sarà pubblicato
in tutto il mondo in occasione della Giornata Mondiale della Gioventù che,
nella ricorrenza della Domenica delle Palme, si celebra in Vaticano e nelle
diocesi dei cinque continenti.
Il Papa ha voluto vergare di suo pugno il titolo del libro sulle copertine
delle sei principali lingue.

44 - Segnalibro
Notizie flash
GRAZIE DALLA PICCOLA OPERA
Traona, 28 gennaio 2018 - Anche quest’anno il generoso Coro Batticuore, con lodevole im-
pegno, ha manifestato il volto della Provvidenza, che ha pensato ai bambini e ragazzi del-
la Piccola Opera Rita Tonoli. Abbiamo ricevuto un dono di duemila euro, che ci ha trovati
commossi e riconoscenti. Desideriamo ringraziare anche Lei, don Sandro, e le assicuro il
ricordo al Signore per il suo ministero sacerdotale. Molto cordialmente suor Anna Gennai
(Responsabile del Centro)

RWANDA: PROGETTI ASSOCIAZIONE VARIOPINTO


Venerdì 13 aprile – alle ore 20. 45 – la Coop. “Urlo della Terra” – Bottega del Commercio
Equo–Solidale promuove una SERATA DI PRESENTAZIONE DEI PROGETTI CHE SOSTIENE IN
RWANDA (Africa), in appoggio all’Associazione Variopinto onlus. Un modo per conoscere
quanto, grazie all’apporto di tanti clienti e amici, è stato possibile realizzare in questi anni
garantendo al contempo, attraverso il lavoro, dignità di vita a tante persone. La serata si
svolgerà presso la Bottega in Via Milano, 5 a Bizzarone.

LA DOMENICA DELLA PAROLA


“Volete farmi contento? Leggete la Bibbia!». Così papa Francesco ha invitato la Chiesa a
vivere la “Domenica della Parola”, nella lettera “Misericordia et Misera”: «Sarebbe oppor-
tuno – scrive il Pontefice – che ogni comunità, in una domenica dell’Anno liturgico, potesse
rinnovare l’impegno per la diffusione, la conoscenza e l’approfondimento della Sacra Scrit-
tura: una domenica dedicata interamente alla Parola di Dio, per comprendere l’inesauribile
ricchezza che proviene da quel dialogo costante di Dio con il suo popolo. Non mancherà la
creatività per arricchire questo momento con iniziative che stimolino i credenti ad essere
strumenti vivi di trasmissione della Parola. Certamente, tra queste iniziative vi è la diffusione
più ampia della lectio divina, affinché, attraverso la lettura orante del testo sacro, la vita
spirituale trovi sostegno e crescita. La lectio divina sui temi della misericordia – aggiunge
Francesco – permetterà di toccare con mano quanta fecondità viene dal testo sacro, letto
alla luce dell’intera tradizione spirituale della Chiesa, che sfocia necessariamente in gesti e
opere concrete di carità». Per la nostra Comunità e per la Diocesi l’appuntamento è stato
domenica 28 gennaio. Una domenica che ha donato la possibilità di avere uno sguardo
rinnovato sul Libro della Parola. Come ha ricordato don Marco Cairoli, durante l’incontro
pomeridiano, “nella Parola di Dio è insita tanta efficacia e potenza da essere sostegno e
vigore della Chiesa, e per i figli della Chiesa la forza della loro fede, il nutrimento dell’anima,
la sorgente pura e perenne della vita spirituale.” Successivamente, sono state dedicate due
interessanti serate allo studio della Parola cui hanno partecipato i lettori e gli animatori della
liturgia guidati da don Simone Piani e don Nicholas Negrini.

Notizie flash - 45
PARROCCHIA DI UGGIATE T.: GIORNATE EUCARISTICHE
Dall’8 all’11 febbraio si sono svolte nella parrocchia di Uggiate T. le Giornate Eucaristiche, predicate da
don Remo Orsini, del Santuario di Tirano. Le Quarantore sono state tempo prezioso per raccogliere i fe-
deli attorno all’Eucaristia in una preghiera corale di gratitudine e di rinascita. Le nostre famiglie, i giovani,
l’intera comunità, come la Chiesa stessa e il mondo hanno grande bisogno del culto eucaristico. Come ha
affermato papa Giovanni Paolo II nella lettera Dominicae Cenae del Giovedì Santo 1980 : “Gesù ci aspetta
in questo Sacramento d'amore. Non risparmiamo il nostro tempo per andarlo a incontrare nell'adorazio-
ne, nella contemplazione piena di fede e pronta a riparare le grandi colpe e i delitti del mondo. Non cessi
mai la nostra adorazione! Dio cerca adoratori in spirito e verità”.

QUARESIMA E VIA CRUCIS


Con la Quaresima torna puntuale l’appuntamento con la pratica della Via Crucis: una tradizione antica
ma sempre attuale in cui si ripercorre il cammino di Gesù verso il Calvario e si rivivono le ultime ore della
sua passione e morte. Nella nostra comunità, oltre alla Via Crucis pomeridiana nelle chiese di Ronago e
di Uggiate, si celebra ogni venerdì sera una Via Crucis lungo alcune vie e zone delle nostre Parrocchie.
Un’occasione d’incontro e di conoscenza, una possibilità di preghiera condivisa offerta anche a chi non
frequenta regolarmente la chiesa. Le meditazioni preparate di volta in volta da gruppi diversi: i catechisti,
le famiglie, i ragazzi delle Medie, i giovani delle Superiori, i Confratelli e la Commissione Missionaria toc-
cano temi che coinvolgono la quotidianità della nostra vita.

IL NOSTRO SAN GIUSEPPE


Mentre il bollettino è in stampa, stiamo vivendo i giorni della Novena a Somazzo, che raggiungerà il suo
culmine il 18 e il 19 marzo quando la festa di san Giuseppe raggiungerà il suo massimo splendore. Ne
daremo un resoconto più dettagliato nel prossimo numero del bollettino, ma sin da ora desideriamo
scrivere queste due righe perché resti traccia di questi giorni belli, intensi, di preghiera e di preparazione.
Salire al colle di Somazzo ad ora presta è bello, anche se magari sotto la pioggia e con un po’ di fatica. Pre-
gare insieme agli altri è un aiuto ad andare avanti, a considerare la bellezza di essere parte della grande
famiglia della Comunità. Giungere la santuario per la santa messa e invocare insieme il nostro fortissimo
protettore perché difenda la nostra vita e ci inserisca sempre più nella Chiesa è un prezioso dono, che non
deve andare perso bensì rinnovato nel solco della tradizione.

A.Ge.: TANTI AUGURI PER I QUARANT’ANNI


La sezione uggiatese dell’Associazione Genitori ha raggiunto il prestigioso traguardo dei quarant’anni. I
membri dell’Associazione hanno voluto ringraziare insieme il Signore nella Santa Messa, domenica 11
marzo 2018. In questa occasione la Comunità ha espresso i propri auguri all’A.Ge., auspicando per il
futuro una proficua attività a favore delle famiglie e, in particolare, delle giovani generazioni. Unitamente,
ha ringraziato il Signore per la bella testimonianza offerta da tutti i soci e dai responsabili del direttivo. La
sezione di Uggiate-Trevano è nata nel 1978 dal cuore del parroco di allora don Virginio Sosio e di alcuni
laici, convinti dell’importanza di promuovere in famiglia e nella scuola i valori cristiani dell'educazione
integrale, della libertà e del dialogo.

46 - Notizie flash
PARROCCHIA SS.PIETRO E PAOLO
Uggiate Trevano

Sottoscrizione a premi
Festa di San Giuseppe - 18 marzo 2018
NUMERO
DESCRIZIONE PREMIO
ESTRATTO
1 BUONO COOP € 250,00 3821
2 BUONO COOP € 150,00 827
3 TELEVISORE 1269
4 SMARTPHONE 1483
5 APPARECCHIO MISURA PRESSIONE 3925
6 DIFFUSORE UMIDIFICATORE ARYA 3691
7 SERVIZIO PIATTI 18 pz IN PORCELLANA Minnie 1520
8 OROLOGIO POLAROID + BUONO COOP € 25,00 2959
9 BRACCIALETTO BROSWAY 4653
10 CORNICE ARGENTO 1070
11 GIOIELLO BROSWAY 1276
12 SERVIZIO MACEDONIA 4409
13 GIOIELLO BROSWAY 2313
14 IL VERDURIERE 3851
15 BRACCIALETTO LUCA BARRA 1726
16 CONFEZIONE ERBOLARIO 1990
17 BUONO COOP € 25,00 + UOVO PASQUA 915
18 BUONO COOP € 25,00 + UOVO PASQUA 3647
19 BUONO COOP € 25,00 + CONFEZIONE BICCHIERI 115
20 TOSTIERA 1190
21 SERVIZIO 6 TAZZE THE’ IN PORCELLANA Georgette 2367
22 SERVIZIO COPPETTE GELATO 455
23 SERVIZIO 6 TAZZE CAFFE’ IN PORCELLANA Minnie 3390
24 PORTA FRUTTA 2143
25 SERVIZIO 6 TAZZE CAFFE’ IN PORCELLANA Georgette 4319

I premi si possono ritirare presso


la segreteria parrocchiale di Uggiate
presentando il biglietto vincente,
entro e non oltre 60 giorni dall’estrazione
(termine ultimo 17 maggio 2018).

Orari segreteria: dal lunedì al venerdì


dalle ore 9.00 alle ore 11.00
Chiesa Parrocchiale di Uggiate
Altare della Madonna
Particolari dei lavori di restauro conservativo

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