PASQUA 2018
Comunità Pastorale
Uggiate
e Ronago
c di Uggiate e Ronago
le ampane
Le Campane
di Uggiate e Ronago
Direttore responsabile: Maria Castelli
Registrazione Tribunale di Como numero 3/2018 del 1/3/2018
Stampato da: Salin s.r.l. - 22077 Olgiate Comasco - via Roma, 105
Redazione: Casa Parrocchiale - 22029 Uggiate Trevano - p.zza della Repubblica, 1
Comunità Pastorale di
Uggiate e Ronago
Segreteria Parrocchiale Caritas
da lunedì a Venerdì Orari apertura
ore 9.00 - 11.00 lunedì 9.30 - 11.30
tel. 031/94.87.21 venerdì 9.30 - 11.30
Le Campane
di Uggiate e Ronago
è anche sfogliabile online all’indirizzo:
www.oratorio-uggiate.it
Indirizzo e-mail della Redazione:
campane.uggiate_ronago@yahoo.it
Per ricevere via e-mail
l’Agenda della Settimana scrivi a:
vocechebussa@gmail.com
RINASCITA
La vita rinasce oggi.
Nell’innocenza violentata di ogni bambino,
tra i corpi colpiti e torturati di innocenti,
nelle esistenze lacerate e martoriate in nome di Dio.
La vita risplende, nuova.
Negli sguardi smarriti di genitori inermi,
tra le loro mani, private di lavoro
e incapaci di dare pane,
nei loro silenzi che chiedono un futuro.
La vita, delicatamente,
accarezza la guancia colpita
e ridona bellezza a ogni dignità tradita.
La vita guarisce, ovunque,
le ferite dell’anima.
La vita brilla
e rende luminosa ogni diversità offesa.
È Pasqua,
tempo della vita che germoglia.
Intro
Carissimi parrocchiani,
di solito questo spazio è riservato a don Sandro. Ma stavolta, lo riempio io perché è
successo qualcosa al nostro Bollettino: la Comunità Pastorale ha chiesto al Tribunale
la registrazione della testata “Le campane di Uggiate e di Ronago”, come prevede
la legge per i periodici e la norma prevede pure un direttore responsabile, iscritto
all’Ordine dei Giornalisti. Poiché sono già iscritta dalla preistoria, mi sono messa a
disposizione per spirito di servizio, pronta a cedere subito in caso di alternative e,
come è d’uso in tutti i giornali, il neo direttore scrive un pensiero.
Questo è il numero di Pasqua e, per la circostanza, richiamo l’episodio del Vangelo
di Giovanni: la prima persona alla quale il Risorto si manifesta è una donna, Maria
di Magdala.
“Donna, perché piangi?”, chiede Cristo alla pia donna e quella domanda percorre i
secoli, arriva fino a noi e avrebbe una sua risposta oggi: “Piango perché sono una
commessa costretta a lavorare per Natale e per Pasqua. Piango perché non ho la-
voro. Piango perché mi pagano 33 centesimi l’ora. Piango perché sono stata tradita.
Piango perché ho perduto mio figlio. Piango perché non ho pane per i miei figli.
Piango perché sono una profuga. Piango perché sono stata respinta. Piango perché
sono stata stuprata e torturata. Piango perché sono in carcere. Piango perché mi
hanno insultata. Piango perché sono malata. Piango perché sono sola. Piango per-
ché non sono amata...”.
E questi sono soltanto esempi di lacrime che non sono solo femminili, bensì anche
maschili, si capisce. Ma nell’episodio di Giovanni, Gesù pone un’altra domanda: “Chi
cerchi?” e la donna risponde: “Cerco il mio Signore” ed eccolo, alle sue spalle, pieno
di luce.
Lo vedremo anche noi, quando sarà il momento. Ma adesso, cerchiamo un fratello
o una sorella già visibili, un abbraccio in cui stringerci, una mano da tendere e da
afferrare.
Buona Pasqua forse significa anche questo: cercarci tra noi per aiutarci a non pian-
gere o a piangere un po’ meno. In nome della fede e della speranza che Pasqua
rappresenta: il dolore non è l’unica parola. Ce ne sono altre, come l’amore.
Maria Castelli
4 - Intro
La parola del Papa
“MARIA CAMMINA CON NOI”:
IL MESSAGGIO DEL PAPA PER LA GMG
La prossima Giornata Mondiale della Gioventù (la 33.ma
dopo la prima del 1985) sarà celebrata a livello diocesano
il 25 marzo, Domenica delle Palme, sul tema “Non temere,
Maria, perché hai trovato grazia presso Dio” (Lc 1,30). Come
di consueto il Papa ha inviato a tutti i giovani un messaggio sul
tema della giornata, ricordando che quella del 2018 rappre-
senta “un passo avanti nel cammino di preparazione di quella
internazionale, che avrà luogo a Panamá nel gennaio 2019”.
Papa Francesco sottolinea inoltre la “buona coincidenza” del
fatto che questa “nuova tappa del nostro pellegrinaggio” cada
nell’anno in cui è convocata l’assemblea ordinaria del Sino-
do dei vescovi sul tema: “I giovani, la fede e il discernimento
vocazionale”. “L’attenzione, la preghiera e la riflessione della
Chiesa saranno rivolte a voi giovani, nel desiderio di cogliere
e, soprattutto, di ‘accogliere’ il dono prezioso che voi siete per
Dio, per la Chiesa e per il mondo”. Per “quest’anno cerchia-
mo di ascoltare insieme” alla Madonna “la voce di Dio che
infonde coraggio e dona la grazia necessaria per rispondere
alla sua chiamata; “Lei cammina con noi verso il Sinodo e ver-
so la Gmg di Panamá”.
Il Papa, prendendo spunto dal turbamento di Maria all’an-
nuncio dell’Angelo, esorta i giovani al discernimento verso
le loro paure. ““Perché siete così paurosi? Non avete ancora
fede? “ (Mc 4,40). Questo richiamo di Gesù ai discepoli ci fa
comprendere come spesso l’ostacolo alla fede non sia l’in-
credulità, ma la paura. Il lavoro di discernimento, in questo
senso, dopo aver identificato le nostre paure, deve aiutarci
a superarle aprendoci alla vita e affrontando con serenità le
sfide che essa ci presenta. Per noi cristiani, in particolare, la
paura non deve mai avere l’ultima parola, ma essere l’occa-
sione per compiere un atto di fede in Dio... e anche nella vita!
Ciò significa credere alla bontà fondamentale dell’esistenza
che Dio ci ha donato, confidare che Lui conduce ad un fine
buono anche attraverso circostanze e vicissitudini spesso per
noi misteriose. Se invece alimentiamo le paure, tenderemo
La parola del Papa - 5
a chiuderci in noi stessi, a barricarci per difenderci da tutto e da tutti, rimanendo
come paralizzati. Bisogna reagire! Mai chiudersi! Nelle Sacre Scritture troviamo 365
volte l’espressione “non temere”, con tutte le sue varianti. Come dire che ogni giorno
dell’anno il Signore ci vuole liberi dalla paura”. Il discernimento fa fatto seguire dalla
vocazione e dal confronto con gli altri. “Primo motivo per non temere è proprio il
fatto che Dio ci chiama per nome”. Quando Dio chiama, infatti “Dio le rivela al tempo
stesso la sua vocazione, il suo progetto di santità e di bene, attraverso il quale quella
persona diventerà un dono per gli altri e che la renderà unica”. Inoltre la “La pre-
senza continua della grazia divina ci incoraggia ad abbracciare con fiducia la nostra
vocazione, che esige un impegno di fedeltà da rinnovare tutti i giorni. La strada della
vocazione non è infatti priva di croci: non solo i dubbi iniziali, ma anche le frequenti
tentazioni che si incontrano lungo il cammino. Il sentimento di inadeguatezza accom-
pagna il discepolo di Cristo fino alla fine, ma egli sa di essere assistito dalla grazia
di Dio.”
Il Papa raccomanda infine ai giovani coraggio: “Sì, quando ci apriamo alla grazia
di Dio, l’impossibile diventa realtà. «Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi?» (Rm
8,31). La grazia di Dio tocca l’oggi della vostra vita, vi “afferra” così come siete, con
tutti i vostri timori e limiti, ma rivela anche i meravigliosi piani di Dio! Voi giovani
avete bisogno di sentire che qualcuno ha davvero fiducia in voi: sappiate che il Papa
si fida di voi, che la Chiesa si fida di voi! E voi, fidatevi della Chiesa!”
“Carissimi giovani, il Signore, la Chiesa, il mondo, aspettano anche la vostra risposta
alla chiamata unica che ognuno ha in questa vita! Mentre si avvicina la GMG di
Panamá, vi invito a prepararvi a questo nostro appuntamento con la gioia e l’entusia-
smo di chi vuol essere partecipe di una grande avventura. La GMG è per i coraggiosi!
Non per giovani che cercano solo la comodità e che si tirano indietro davanti alle
difficoltà. Accettate la sfida?
Ore 20.45
Sabato 24 marzo
Veglia vicariale per i Missionari Martiri
chiesa di Caversaccio (Valmorea)
TRIDUO PASQUALE
Giovedì 29 marzo Giovedì Santo
Ore 20.45
Sabato 24 marzo
Veglia vicariale per i Missionari Martiri
chiesa di Caversaccio (Valmorea)
TRIDUO PASQUALE
Giovedì 29 marzo Giovedì Santo
Confessioni - Ronago
Maurizio R.
12 - Riflessioni
UNA MALATTIA DEI GIORNI NOSTRI: LA NOMOFOBIA
Le nostre vite sono ormai indissol-
ubilmente legate all’utilizzo dello
smartphone: lo tocchiamo migliaia di
volte al giorno per scrivere messaggi,
consultare previsioni meteo e mappe,
leggere notizie, ascoltare musica, po-
stare foto sui social network o curio-
sare tra i profili di conoscenti e per-
sonaggi famosi…
Uno studio ha rivelato che media-
mente lo schermo del cellulare s’illumina più di duemila volte al giorno, considerando anche le
volte in cui ci limitiamo a controllare l’eventuale ricezione di messaggi o notifiche.
Questa forma di dipendenza è divenuta così significativa che gli inglesi hanno da poco coniato un
nuovo termine, “nomofobia” (dove il prefisso –nomo- sta per “no mobile”, ovvero senza cellulare),
che indica la paura incontrollata di rimanere sconnessi con il proprio smartphone: chi soffre di
questo disturbo può provare intensi stati ansiosi (persino veri e propri attacchi di panico) ogniqual-
volta si perde il proprio telefono, si finisce il credito residuo, la batteria è scarica oppure ci si trova
in una zona senza rete.
A essere colpiti dalla nomofobia sono soprattutto i più giovani, nella fascia d’età compresa tra i 18 e
i venticinque anni: spesso si tratta di ragazzi che vivono una povertà di relazioni interpersonali e una
paura elevata di rifiuto sociale. Sembra un paradosso, ma il bisogno di rimanere costantemente
“connessi” alla rete, persino nelle ore notturne, ha come conseguenza l’isolamento sociale, perché
il rischio è quello di essere ottimi maneggiatori di schermi, ma non in grado di relazionarsi con gli
altri “dal vivo”.
Non sono solo i più giovani, tuttavia, ad essere a rischio: anche molti adulti mostrano, se non un
vero e proprio disturbo clinico, forme più o meno diverse di dipendenza dallo smartphone.
Sarà capitato a molti, infatti, di vivere l’imbarazzante situazione in cui ci si trova a cena attorno a
un tavolo con parenti e/o amici…e ogni commensale è immerso nell’utilizzo del proprio cellulare!
Certamente la tecnologia di questi ultimi anni ha enormi vantaggi e ci offre possibilità davvero
impensabili anche solo fino ad un decennio fa. In alcuni casi, poi, può risultare realmente preziosa
per mantenere i contatti con le persone importanti della nostra vita o addirittura per ritrovare
amicizie che si credevano perse.
L’importante, tuttavia, è che l’uso del cellulare non sostituisca il dialogo e la socializzazione con chi
ci sta intorno: in quel caso sì che diventeremmo davvero sconnessi!
Luca B.
Riflessioni - 13
Anagrafe
della Comunità Pastorale
Per sempre con Dio nel suo Regno
Anna Bianchi
di anni 91 – Via Belvedere, 4 – Uggiate T. (1 marzo 2018)
14 - Anagrafe
Rinati in Cristo per il dono del Battesimo
Anagrafe - 15
Prima Confessione - Ronago
16 - Prima Confessione
Prima Confessione - 17
Rendiconto economico
Parrocchia di Uggiate Trevano
Mese di gennaio 2018
Entrate
N.N. € 150; N.N. € 1000; N.N. € 250; N.N. € 10; N.N. € 1000; N.N. € 40; N.N. € 1000; N.N. € 500;
N.N. € 100; N.N. € 100; N.N. € 100; Da gruppo Cuore Batticuore € 200; Contributo BCC € 500;
Uso locali € 315; Uso saletta Mulini € 310; Messalini € 317; Benedizione auto € 1490; Triduo di S.
Antonio € 550 (utilizzati per acquisto casula e argentatura pisside domenicale); Catechismi € 90
Uscite
A seminaristi € 500; Fatture E-ON € 361; Addobbi floreali € 50; Cartoleria € 31; Manutenzioni
varie € 30; Copyland (canone+materiale) € 2957; Bollo pullmino € 179; Valmaggia arredi sacri
acconto € 1000; Sim per impianto antincendio € 20; Enel € 1256; Messalini € 205; Studio Pan-
diani (commercialista) € 1592; Laboratorio Gruppo liturgico (Casule) € 1050; Revisione pullmino
€ 170; Canone RAI € 203
N.N. € 500; N.N. € 100; N.N. € 150; N.N. € 150; N.N. € 280; N.N. € 100; N.N. € 1000; N.N. €
300; N.N. € 200; N.N. € 150; N.N. € 50; N.N. € 50; Ammalati € 50; Uso locali € 150; S. Agata €
1015; Messalini € 295; Catechismi € 145; Pro bollettino parrocchiale € 7005; Benedizione famiglie
€ 2030
Uscite
Infostrada € 74; Manutenzioni varie € 80; A saldo restauro Facciata principale della Chiesa
€ 15’000; Cartoleria € 13; Predicatore SS.Quarantore € 300; Cereria Aureggi € 65; Enel € 1568; Pe-
riodici S. Paolo € 80; Rivista Il Timone € 54; Il Settimanale della Diocesi di Como € 191; Copyland
per fornitura carta € 692; Pezzoli Petroli € 2392; Manutenzione Campane ditta Dan € 299; Siae per
2018 € 401; E-ON € 96; Iscrizione tribunale per bollettino € 170
Nel mese di gennaio sono stati raccolti e versati € 670 a favore dell’Infanzia Missionaria.
Per S. Biagio (panettoni) sono stati raccolti € 330 e donati alla Caritas parrocchiale.
18 - Rendiconto
Dal Mondo
AUGURI PER LA PASQUA 2018
Carissimi amici e benefattori,
tanti cari saluti dal Bangladesh.
Qui il fresco se ne sta andando in fretta e presto arriverà la stagione calda; poi inizierà la
stagione delle piogge. È da tanti mesi che non piove e tutte le coltivazioni devono essere
irrigate con le pompe dell’acqua, facendo aumentare i costi dei raccolti.
Ci incamminiamo verso le feste pasquali: possa Gesù Risorto riempire i nostri cuori della
sua gioia e della sua pace.
p.Quirico
Dal Mondo - 19
AUGURI PER UNA PASQUA DI RISURREZIONE 2018
Carissimi,
il sabato 13 gennaio scorso, dopo il nostro ritorno da Uggiate, ver-
so le otto del mattino, mentre stavamo preparando i banchi per
la vendita di piante, verdure, mentre accendevamo il forno della
pizza e allestivamo i giochi per i bambini per una giornata dedicata
alla nostra comunità, arrivò questa notizia sui telefonini e in televi-
sione: “Questa non è una esercitazione: un missile è in arrivo verso
le Hawaii. Cercate rifugio.”.
Tutti noi ci siamo fermati stravolti dalla notizia e non sapevamo
cosa fare. Judy era appena andata via con la macchina per un ap-
puntamento in città. La chiamai sul cellulare ma non rispose. Ero
preoccupato. I bambini che erano con noi ci guardavano e non
capivano, ma vedevano che eravamo sconvolti. Eravamo comple-
tamente bloccati e non sapevamo che fare. Nelle settimane prece-
denti fu annunziato che in caso di un attacco, il missile in arrivo nel
giro di mezz’ora sarebbe esploso sulle isole.
Dopo mezz’ora e più arrivò la notizia: “È stato uno sbaglio, non ci
sarà nessun attacco.”.
Mezz’ora di terrore, di paura, di non sapere che fare.
Pochi giorni dopo Bianca, la nipote di sette anni di una nostra col-
laboratrice, venne a trovare Judy.
Judy le mostrò le foto del nostro viaggio a Hiroshima, in Giappone,
il luogo dove fu lanciata la prima bomba atomica. Le fece vedere il
monumento di Sadako e le raccontò la sua storia.
Sadako era una bambina di dodici anni che fu esposta e sopravvis-
se alle radiazioni della bomba atomica, ma si ammalò di leucemia
e sapeva che sarebbe morta. Un giorno venne a conoscenza di una
leggenda giapponese in cui si raccontava che se avesse realizzato
mille gru di carta, il suo desiderio di vivere si sarebbe avverato.
Morì invece prima di terminare quel lavoro. Aveva fatto solo sei-
centocinquanta gru. La sua storia toccò il cuore di migliaia di per-
sone. Il suo sforzo non riuscì ad allungare la sua vita, ma spinse
gli amici a erigerle una statua nel Parco della Pace di Hiroshima.
La statua rappresenta una ragazza in piedi con le mani aperte e
20 - Dal Mondo
una gru che spicca il volo dalla punta delle sue dita. Ogni anno
la statua è adornata con migliaia di corone composte di mille
gru. Sadako prima di morire scrisse: “Scriverò pace sulle tue ali
intorno al mondo volerai perché i bambini non muoiano più
così”.
Bianca ascoltò tutta la storia e poi chiese: “Perché le perso-
ne vogliono la guerra? Perché non possiamo vivere in pace?
Perché non possiamo volerci bene invece di litigare anche tra
noi, anche nelle nostre famiglie? Allora se facciamo mille gru
avremo la pace? Ma non so come fare le gru. Me lo insegni
così tutti avranno la pace?”. “Sì, te lo insegnerò”- le disse Judy
e Bianca la abbracciò.
Nelle Hawaii il governo ha preparato un documento: “Guida in
caso di attacco missilistico”. Praticamente: “Prepariamoci alla
guerra”.
I pensieri, la riflessione, le paure, la voglia di vivere, il desi-
derio di pace di Bianca ci hanno ispirato. Abbiamo pensato
che il tema della festa di fine d’anno della scuola sarà: “Pre-
pariamoci per la pace”. Ci saranno un migliaio di persone con
cui condivideremo pensieri di pace, canti, dance, messaggi per
piantare piccoli semi di speranza in un mondo che ha bisogno
di amore.
Dice il Vangelo: “La sera di quel giorno, il primo della settima-
na, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i
discepoli per timore dei Giudei, venne il Signore Gesù, stette
in mezzo e disse loro: - Pace a voi! Detto questo, mostrò loro le
mani e il fianco. E i discepoli gioirono nel vedere il Signore.”.
Pace a voi: è l’augurio più bello che possiamo scambiarci in
questo giorno di Risurrezione.
Grazie.
gigi e Judy
Dal Mondo - 21
NOTIZIE DAL RWANDA
Carissimi amici,
siamo da poco rientrati dall’ultimo viaggio in Rwanda e vorremmo provare a regalare
qualche immagine di quotidianità delle sessantadue bambine e ragazze che nel 2017,
anche se nelle prime settimane del 2018 si è già superato il numero di settanta, sono
state accolte nel centro per ragazze e bambine sole e abbandonate di Nyampinga. Un
cammino, quest’ultimo, che al fianco dell’associazione Variopinto prosegue ormai da
dodici anni, possibile solo grazie ai tanti amici, come voi, che hanno scelto di sostenere
il presente e di costruire assieme il futuro, di Emerance, Claudine, Yvonne, Alice e di
tutte loro…
Il 22 gennaio è ricominciato il nuovo anno scolastico e cinquantadue bambine hanno
ripreso posto sui banchi della scuola primaria, le più grandi proseguono l’avventura
alla secondaria o per la formazione professionale mentre c’è anche qualcuna che, in
attesa di raggiungere le compagne, ogni giorno varca la soglia della materna. La scuola,
i compiti, i giochi e la collaborazione per una vita tutte insieme, sotto la guida dell’equi-
pe del centro, sono davvero piccoli e al contempo grandi traguardi, quasi impensabili
se ci si sofferma sul passato di solitudine, difficoltà e sofferenza che, seppur con storie
diverse, accomuna tutte le bambine e le ragazze ospitate.
Nell’anno appena trascorso, considerate anche le condizioni dell’edificio, è stato anche
necessario intervenire con lavori di ristrutturazione e manutenzione di alcune delle
aree del centro di Nyampinga: si tratta in prevalenza della zona delle toilette e delle
docce e della pavimentazione dei due dormitori. E, anche se studiare e affrontare gli
impegni richiesti dagli istituti superiori non è facile, soprattutto in un contesto di condi-
visione, quest’anno quattro ragazze hanno raggiunto i punteggi necessari per l’iscrizione
22 - Dal Mondo
dell’università: grazie a
coloro che vorranno
condividere un altro
tratto di cammino con
Variopinto, speriamo
di poter accompa-
gnarle passo passo
anche in questa nuova
avventura di crescita e
formazione per costru-
ire un’indipendenza
futura.
E altre ciquantaquattro sono le ragazze reintegrate in famiglia o nei nuclei familiari di
parenti che, attraverso visite periodiche dell’equipe educativa del centro e il sostegno
nelle spese per la formazione, l’avvio di una piccola attività di sostentamento, continua-
no a essere seguite nella frequenza scolastica o in percorsi di microcredito. Il periodo
delle festività sembra trascorso da pochissimo, ma nell’atelier della cooperativa Bahoze,
dove cinque giovani iniziano a costruirsi un’autonomia di vita, già riecheggia il suono
ritmico delle macchine da cucire: è infatti già iniziato a pieno ritmo il lavoro per il confe-
zionamento dei sacchetti dei panettoni per il prossimo Natale.
E il nuovo anno vedrà un’importante novità: altre due ragazze entreranno a far parte
della cooperativa per iniziare a dar vita ad una propria autonomia. E poi c’è quell’im-
magine che rimane impressa, simbolo di quei traguardi e di quella felicità raggiunti
e allo stesso tempo da conquistare ogni giorno, al fianco dei propri affetti più cari: è
l’immagine di una famiglia, è il cammino di una giovane mamma, bambina ai tempi
nel centro di Nyampinga e poi giovane adulta nell’atelier della cooperativa Bahoze, che
oggi intraprende un nuovo cammino con il marito e il figlio di sette mesi, proseguendo
in autonomia l’attività di sarta. E, forse,
non c’è concreto esempio di speranza più
significativo per ringraziare per la vicinan-
za e l’amicizia nel sostegno al centro di
Nyampinga.
I VARIOPINTI
Dal Mondo - 23
Santi
del nostro tempo
GIUSEPPINA BAKHITA: LA SCHIAVA DIVENUTA SANTA
La santa che incontreremo in questo numero viene dalla lontana Africa, nacque
in un villaggio del Darfur nel 1869, verso gli 8-9 anni venne rapita da due arabi.
“Se gridi sei morta” la minacciò uno dei rapitori. Così piccola e così terrorizzata,
finì per dimenticare il suo nome e i due negrieri la chiamarono ironicamente
“Bakhita”, la fortunata.
A Khartoum fu comprata da un generale turco, da cui fu trattata con estrema cru-
deltà e torturata con delle incisioni, o “tatuaggi”, come dicevano i suoi carnefici,
su tutto il corpo.
Nuovamente “rimessa sul mercato”, la ragazza fu presa da un agente consolare
italiano, Calisto Legnani, col quali restò fino al 1884, quando questi decise di
lasciare il Sudan. A questo punto la schiava fu nuovamente ceduta, questa volta
a Maria Turina, la moglie russa di Augusto Michieli.
Con i nuovi padroni, Bakhita si spostò a Mirano Veneto: faceva da “tata” a Mim-
mina, la loro bambina di circa tre anni, che le si affezionò moltissimo. Nella pri-
mavera del 1885, la ex schiava conobbe Illuminato Checchini, il fattore di casa
Michieli, fervente cattolico, che le fece dono di un piccolo crocifisso d’argento: nel
darglielo lo baciò con devozione, poi le spiegò che Gesù Cristo, Figlio di Dio, era
morto per noi. Lei non sapeva che cosa fosse, ma spinta da una forza misteriosa
lo nascose per paura che la padrona glielo prendesse. Di nascosto lo guardava e
sentiva qualcosa che non sapeva spiegare.
Le Figlie della Carità, presso le quali si trovò a soggiornare, istruirono Bakhita
nelle verità della fede e fece tali progressi da desiderare presto il battesimo. Nel
1889 sarebbe dovuta ripartire per l’Africa con la sua padrona, ma la ragazza si
rese conto che tornando in Africa avrebbe rischiato di perdere la fede e decise di
restare, provocando una durissima reazione della famiglia Michieli; ma Bakhita
in Italia era una donna libera e, per prima cosa, ottenne di essere battezzata il 9
gennaio 1890 coi nomi di Giuseppina, Margherita e Fortunata. Nello stesso gior-
no fu cresimata e fece la sua prima comunione. Rimase altri due anni nell’istituto,
dove maturò la sua vocazione religiosa tra le Canossiane.
Entrata in noviziato nel dicembre 1893, fece la professione perpetua nel 1927, a
Mirano Veneto. Nel 1902 fu trasferita a Schio con l’incarico prima della cucina,
poi della sacrestia e infine della portineria, che esercitò sempre con prontezza,
Giuseppina Bakhita - 25
IROKO ITO E LA PORTA DEL CUORE:
così è nata la mia fede in Cristo
Mi chiamo Hiroko Ito, Maria Ida, sono nata a Saijo-shi/Ehime-ken nell’isola di
Shikoku, in Giappone. Sono cantante lirica. Provengo da una famiglia di insegnanti,
ho iniziato a cantare durante la scuola elementare e, dopo avere scoperto il fascino
del canto, ho deciso di trasferirmi a Tokyo per andare avanti a studiare all’università
delle arti.
Nel periodo di studio a Tokyo la formazione principale era di cantante d’opera. Stu-
diando anche tutte le altre materie formative, e tra queste anche storia della musica,
ho iniziato a scoprire l’ampio repertorio musicale. Quindi, è scaturito in me il desi-
derio di estendere la mia formazione in modo più approfondito.
Durante la mia ricerca musicale, un giorno, un’amica mi ha portata in una chiesa
di Tokyo, e mi ha presentata a un padre italiano. Lui era salesiano, si chiamava pa-
dre Luigi Dal Fior, classe 1913, originario di Verona e giunto in Giappone nel 1930,
all’età di 17 anni, insieme a padre Vincenzo Cimatti e rimastovi per tutta la vita. Oggi
Padre Cimatti è venerabile.
Padre Luigi contribuì fisicamente all’edificazione della prima Chiesa salesiana a
Tokyo nel 1948/49 e insieme a padre Cimatti celebrarono la Messa di dedicazione.
Padre Luigi era un fine musicista e cantante, voce di tenore; nel tempo libero in-
segnava il canto nell’oratorio frequentato da molta popolazione. Durante questi
incontri con lui, ebbi modo di conoscere molto riguardo all’Italia, alla sua musica,
allo stile del bel canto e soprattutto il ricco patrimonio di musica sacra. Tra i molti
suoi consigli, mi è cara una frase importante che ripeteva sempre, tutte le volte e
con tutti: “Canta con l’anima”.
Questa frase è rimasta impressa dentro di me, lui usava la parola “anima”; fu molto
difficile comprenderne da subito il significato profondo ma, questa sua parola, ha
seminato qualcosa nel mio cuore, e poi con gli anni è germogliata.
Arrivata in Italia per un periodo di perfezionamento, iniziai a scoprire tutto quello
che mi era stato raccontato da Padre Luigi; intanto, ebbi la fortuna di incontrare,
come insegnante d’italiano, una persona molto devota. Spesso fuori dall’orario di
lezione si faceva accompagnare alla Messa, lì ho cominciato sentire sulla pelle, “la
fede” della gente e la comunità.
E poi, fu proprio in quel luogo, che conobbi una persona importante nella mia vita,
che molto tempo dopo, diventerà mio marito. Andrea è un musicista, io sono can-
tante. E così è sorto il nostro sodalizio artistico che dura da ventitré anni.
Io credo che se oggi posso testimoniare la mia fede sia grazie a quel mo-
mento di “fulmine”.
28 - Un anno fa
Un anno fa - 29
UN COMPLEANNO DA RICORDARE
Ricorre quest’anno il cinquantesimo dell’uscita del primo numero di Comunità 68, nato da una
idea di don Matteo Censi, raccolta da un gruppo di giovani dell’oratorio.
In quegli anni c’era tanta voglia di partecipare, di coinvolgere, di stabilire rapporti nuovi e
rinverdire i vecchi, perciò l’idea di un giornalino che facilitasse la crescita della comunità par-
rocchiale appariva una cosa necessaria.
I tempi erano propizi, l’entusiasmo tanto, i mezzi scarsi. La tecnologia di allora, infatti, era ve-
ramente primordiale: ciclostile a mano a inchiostro, macchina per scrivere, che era già elettrica
grazie a un regalo di prima messa ricevuto da don Matteo. La qualità del giornalino era scarsa,
ma non si voleva passare dalla tipografia.
Il giornalino ebbe un precursore, “La Buona Parola”, che don Carlo Porlezza da sempre precur-
sore dei tempi, faceva stampare con inseriti alcuni articoli dedicati a Ronago.
Il giornalino suscitò subito interesse, venne accolto bene, molti i suggerimenti che arrivavano.
Aveva anche la pubblicità, che serviva a sostenere le spese.
Gli argomenti erano i più vari e sempre riguardavano la comunità. C’erano le iniziative di Rona-
go, dell’Asilo e delle Suore, le interviste alle personalità, agli sportivi, i contatti con i Missionari
di Ronago e la fondazione del GAM Gruppo Appoggio Missioni. Non mancavano gli articoli
concernenti la storia di Ronago scritti dal Professor Mario Mascetti. Vi si raccontava com’era
nato l’Oratorio. A Ronago nessuno lo ricorda, ma c’era anche l’orchestra a plettro. E poi più
avanti vennero stampate le copertine di Rolando Filacchione che illustrava, a matita, gli angoli
caratteristici di Ronago.
Con l’avvento del computer, negli anni ’80, il lavoro divenne più facile e veloce.
L’edizione del giornalino iniziava con la riunione della redazione, in cui si definivano gli articoli
da pubblicare. Poi ognuno scriveva la sua parte. Iniziava quindi l’attività di battitura delle matri-
ci, dei titoli, dei disegni (allora di foto non se ne parlava). Dopo la stampa c’era l’impaginazione
e… senza sbagliare, altrimenti il lavoro andava rifatto. Un colpo con la cucitrice e il giornalino
era pronto. Ne venivano stampate trecentocinquanta copie, tante erano le famiglie a Ronago.
Alla distribuzione pensavano gli ‘incaricati’, un’altra delle intuizioni di don Carlo che creò questa
figura per distribuire la “buona stampa”, ancora oggi attiva in parrocchia. All’uscita del nuovo
numero, passavano dalla sacrestia a ritirare i pacchi di giornalini da distribuire alle famiglie.
Per chi volesse rileggere i giornalini, sono stati raccolti in un sito; basta cercare su internet col
browser: Giornalini Ronago. Lì sono raccolti oltre ai giornalini anche fotografie e filmati degli
ultimi cinquanta anni.
30 - Un compleanno da ricordare
IL MINISTERO DELLA CONSOLAZIONE
Esperienze di vicinanza alle persone fragili, ai malati, agli anziani, ma anche a ragazzi
e a famiglie: sono state rappresentate nel salone dell’oratorio di Uggiate Trevano,
gremito come non mai, in una serata organizzata dall’Associazione A.Ma.Te, in
collaborazione con il Vicariato.
Il titolo della conferenza: ‘Il Ministero della consolazione’, cioè il servizio che i
laici e non solo i religiosi possono rendere ai propri fratelli afflitti e in difficoltà.
Il tema è stato sviluppato nella relazione di don Marco Cairoli che ha ripercorso
la consolazione nell’Antico e nel Nuovo Testamento. Poi, don Ferruccio Citterio,
responsabile del servizio per la Pastorale della Salute della Diocesi di Como e
Cappellano dell’Ospedale di Sondrio, ha presentato la sua esperienza non solo tra
malati e familiari, ma anche tra i carcerati: storie che hanno colpito il pubblico e
l’hanno portato in un mondo sempre più attrezzato ed efficiente per le cure, ma a
rischio di disumanizzazione. E ancora: l’esperienza di padre Alessandro, cappellano
della Rsa Fatebenefratelli di Solbiate che ha evidenziato tutti gli aspetti umani di una
realtà delicata ed ha suscitato una nuova sensibilità.
Particolarmente significative le osservazioni e le considerazioni scaturite dal pubblico
e, tra queste, la testimonianza di una suora, docente di matematica, che ha esposto
con preoccupazione e, nello stesso tempo, con tenerezza, fenomeni come il bullismo,
fonte di grave sofferenza per le vittime e che comportano sia responsabilità educative,
sia impegno umano. “Come superare il riserbo e la ritrosia delle persone in evidente
stato di necessità, ma che si chiudono nei propri problemi e non cercano aiuto?”: è
stata una delle questioni poste da una volontaria impegnata da sempre nell’ambito
caritativo e non è escluso che, dato lo spessore delle domande poste, sia messa un
calendario una nuova conferenza sul tema. In effetti, l’Associazione A.Ma.Te è nata
proprio per consolare, cioè per star vicina alle persone sole e in modo speciale si
propone di star vicina alle persone sottoposte a cure palliative e che sono nel dolore,
cioè in un tempo di prova, di fragilità personale e familiare. E da tempo, A.Ma.Te
propone serate di riflessione per la popolazione e corsi di formazione per i volontari,
con l’obiettivo di concretizzare ogni giorno il motto: “sempre più vicini al bisogno”. Il
servizio di A.Ma.Te è fondato sulla gestione del call center dell’ambulatorio dell’unità
interdipartimentale di terapia del dolore presso l’ospedale Sant’Anna di San Fermo
della Battaglia, in convenzione tra A.Ma.Te e l’Asst lariana. A Faloppio, in via degli
Alpini, 1 la sede operativa periferica per le cure palliative che lavora con realtà
istituzionali e volontarie. Da questa sede, si diramano prestazioni infermieristiche e
umanitarie, nonché tutte le iniziative collaterali.
Pur ritenendo utile una visita agli archivi parrocchiali, non si hanno ulteriori evidenze o notizie
documentate sull’attività di un coro ad Uggiate fino a qualche decennio fa. Quando esso fu
posto sotto la direzione del maestro Gino Cattoni.
Dagli anni ‘60 in poi, dunque, la corale di Uggiate, dedicata in quegli anni a S. Pio X, praticò
costantemente il repertorio polifonico religioso tradizionale, mantenendolo vivo tra la nostra
gente e contribuendo a preservarlo dall’oblio.
Dagli anni ‘80 la corale passò sotto la direzione di Giacomo Donadini, che con l’ausilio dell’at-
tuale direttore Mario Grisoni e di tante appassionate persone, sviluppò ulteriormente il reper-
torio polifonico, arricchendolo di composizioni conosciute e prestigiose.
32 - La nostra corale
Negli ultimi anni la corale ha cercato di aprirsi alla collaborazione con altri gruppi musicali
operanti sul territorio: certamente molti ricorderanno i concerti del periodo natalizio con
la nostra Filarmonica, il sodalizio ormai consolidato con la corale di Ronago (sodalizio
attivo ben prima che venisse costituita l’attuale Comunità Pastorale), la partecipazione ai
convegni di Como e Morbio, che ci ha consentito di vivere feconde esperienze musicali
nel confronto con altre realtà, permettendoci, nel contempo, di acquisire competenze
altrimenti irraggiungibili e il costante aggiornamento del repertorio, rispetto alle tendenze
più attuali della musica sacra.
Vogliamo ricordare l’esecuzione del Gran finale dell’atto II dell’Aida nel 2001, dell’Alleluia
di Haendel e dell’Inno alla gioia di Beethoven nel 2006; ricordiamo la trasferta ad Adel-
sdorf nel Natale del 2000, la parentesi “Gospel” del Natale 2004 e i concerti/elevazione
che da qualche anno ormai caratterizzano costantemente il periodo natalizio.
Ricordiamo infine le trasferte a Roma, a partire dal grande raduno del 2003, con la messa
in S. Pietro cantata da oltre 10000 cantori, trasferte che si ripetono con costanza.
Attualmente la corale, la cui principale attività si esplica nella solennizzazione delle prin-
cipali festività religiose, è composta da oltre trenta cantori, suddivisi tra i timbri vocali di
Basso, Tenore, Contralto e Soprano ed è diretta dal maestro Mario Grisoni che si avvale
della preziosa collaborazione di tre organisti, i maestri Andrea Schiavio, Alessandro Fron-
tini e Davide Pusterla.
Chi fosse interessato a “provare” un’esperienza di condivisione nel Canto corale può rivol-
gersi ai responsabili. In genere, la corale effettua le prove in chiesa parrocchiale a Uggiate
T. ogni giovedì sera.
Mario Marini
La nostra corale - 33
Detti e Proverbi
“Roba da non credere!”. È un’esclamazione che facciamo quando si verifica un fatto stra-
ordinario, eccezionale, miracoloso. Lo diciamo nell’apprendere la notizia che un bambino,
precipitato dal quinto piano, è rimasto illeso. Deve averlo pensato in un primo momento
Alexander Fleming quando scoprì gli effetti curativi della muffa trasformandola poi in penicil-
lina. Lo diremo con soddisfazione in tanti quando le tasse saranno pagate soltanto dai dieci
uomini più ricchi di ogni Stato. Possono averlo detto Maria di Magdala e i primi discepoli
davanti alla sparizione del corpo di Gesù dal Santo Sepolcro. Sì, possono averlo detto, in un
primo momento, poi però...
34 -Detti e proverbi
Le nostre ricette
La rizeta d’incöö l’è LA TURTA PASQUALINA sempia
Le nostre ricette - 35
dall’Oratorio
FESTA DI SAN GIOVANNI BOSCO
“La santità consiste nello stare sempre allegri!” amava ripetere don Giovanni Bosco ai suoi
ragazzi nel lontano XIX secolo. Convinti che questo pensiero sia valido ancora oggi, addirittura
in un altro millennio, sabato 27 gennaio abbiamo provato a seguire il suo consiglio.
Don Bosco ha trasformato il concetto di oratorio, rendendolo un luogo accessibile a tutti e
creando un vero e proprio modello educativo ancora attuale: ci insegna che questo è lo spazio
della comunità ideale per stare insieme e divertirsi, senza però trascurare di curare quel seme
che viene piantato in ciascuno di noi con il sacramento del Battesimo.
Aveva perciò pensato di suddividere la giornata in tre momenti: il momento del gioco, quello
in cui s’impara a fare qualcosa di pratico e lo spazio della preghiera.
Consapevoli di quanto tenesse in considerazione il valore di fondo che l’ha accompagnato
durante tutta la vita, ovvero lo stare allegri, lo abbiamo ringraziato nel modo che preferiva di
più: facendo una grande festa.
Abbiamo così cercato di unire i tre momenti privilegiati della sua pedagogia oratoriana, propo-
nendo a bambini e ragazzi due diversi laboratori, strutturati in relazione alla loro età.
36 - dall’Oratorio
Il tema scelto per la serata è stato quello della pace, intesa non come assenza di guer-
ra, ma come risultato di un processo di costruzione di armonia, amicizia, condivisione,
rispetto, parità. I bambini delle elementari sono stati accompagnati in altri mondi da
Agnese e Raffaella, che hanno letto loro delle storie di amicizia e uguaglianza. Si sono poi
cimentati nella costruzione di un colorato ciondolo della pace, realizzato con materiali
semplici come tappi di bottiglia, cannucce, bottoni… Lo hanno poi portato a casa come
ricordo della serata.
I ragazzi delle medie, invece, guidati dagli animatori, hanno analizzato il testo della can-
zone “We are the World”, eseguita da vari artisti nel 1985 come gesto di solidarietà alle
popolazioni africane colpite dalla carestia. Hanno così potuto prendere consapevolezza
di come tutti noi abbiamo l’opportunità di rendere ogni giorno luminoso, lasciandoci
toccare il cuore, senza rimanere indifferenti alle piccole ingiustizie di cui siamo testimoni.
È stato poi chiesto loro di continuare un murales, scrivendo su un grande cartellone una
parola o una frase che rappresentasse il concetto di pace.
Al termine della serata, i gruppi si sono riuniti in salone per la preghiera finale e, guidati
dalle parole di San Francesco d’Assisi, abbiamo chiesto a Dio di poter diventare tutti stru-
menti della sua pace.
dall’Oratorio - 37
A PROPOSITO DI VITA
Una canzone di Zucchero dice “Nel mondo io camminerò tanto che poi i piedi mi faranno
male…”
Beh, noi non abbiamo camminato per il mondo ma solo verso Somazzo meditando sul valore
della vita.
La vita dei bambini e dei giovani che sono il nostro futuro, sono quelli in cui noi riponiamo la
speranza.
La vita degli anziani che sono la memoria della famiglia. Sono coloro che ci hanno trasmesso
la fede.
La vita delle famiglie affinché’ diventino culla della cultura della vita.
La nostra strada, in salita, era illuminata da lanterne e torce accese.
Servono a rischiarare il cammino quando è ora di partire e a mantenerci svegli quando è ora
di aspettare.
I nostri passi ci hanno condotto poi all’interno del santuario, davanti all’Eucaristia, ognuno con
la propria storia, ognuno con il proprio cammino dietro le spalle e tanta strada da percorrere.
Forse anche un po’ stanchi e con il bisogno di una parola che conforti, che ridoni lo slancio per
ricominciare. Gesù Eucaristia è il punto verso il quale convergono i nostri sguardi, sguardi di
attesa, di preghiera e di speranza.
“…Amerò in modo che il mio cuore mi farà tanto male che, male che come il sole all’improvvi-
so, scoppierà scoppierà…”
Così continua la canzone di Zucchero ed è questo l’augurio che facciamo a voi, cari ragazzi, che
con tanta generosità ci avete aiutato a riflettere in questo cammino.
Vi auguriamo di essere capaci di amare a tal punto che il cuore vi faccia veramente male!
Vivetela bene la vostra vita, perché vi capita di viverla una volta soltanto. Non bruciatela! È
splendido soprattutto se voi la vostra vita la mettete al servizio degli altri. Auguri perché tutti
quelli che v’incontrano, possano benedire Dio per avervi incrociato sulla loro strada.
E il cammino dei nostri ragazzi poi, è continuato in oratorio per festeggiare Francesca, che l’in-
domani avrebbe compiuto gli anni. Un modo semplice ma carico di gratitudine per il tempo
regalato alla nostra comunità.
Anche questa è vita…o no?
38 - dall’Oratorio
RAGAZZI DELLE SUPERIORI: LA PARABOLA DEL SEME
Domenica alcuni ragazzi delle superiori della nostra comunità con i loro educatori hanno
passato una mattinata di ritiro ai Mulini. Abbiamo partecipato alla Messa insieme e poi
gustato una ricchissima colazione preparata dalle signore della valle; quindi, ben rimpin-
zati, abbiamo letto insieme il Vangelo.
Una lettura nella quale ogni ragazzo si è interrogato su cosa quel brano di Vangelo dicesse
alla sua vita.
Il Vangelo lo si può leggere, infatti, dicendo: “Questo brano l’ho già sentito… ” o “Questo
lo conosco già… che noia.” un po’ come chi pensa di sapere già tutto. Ma il Vangelo può
essere anche un incontro, un incontro con Dio che parla al cuore. E un incontro lo si vive
veramente solo se ci si lascia toccare, solo se ci si apre a chi si ha davanti. Come con le
persone così è con le Scritture: ci si apre pur sapendo che chi si ha davanti può urtarci,
può dire cose che non piacciono. Con Dio però si sa che ciò che dice è perché si abbia la
vita, e la si abbia in abbondanza.
E come con le persone serve gradualità, non si
può pensare di conoscere subito l’altro, anche
se oggi siamo abituati ad avere tutto e subito,
vuoi per la tecnologia avanzata che con un click
ci apre al mondo, vuoi perché i nostri genitori
ci abituano ad avere le cose senza guadagnar-
cele (smartphone, computer…). Anche nelle
relazioni c’è una gradualità, un capire come
comunicare con l’altro, cosa non gli piace, cosa
lo ferisce, cosa gli fa bene… una fatica che però
alla fine ripaga!
A conclusione dell’incontro, prima della condi-
visione, uno bello spazio di silenzio… già, quel
silenzio ormai sconosciuto da tanti adolescenti e, in generale, da tante famiglie che ormai
sono costantemente connesse a uno schermo: quello della sacra televisione a casa alla
sera, quello dello smartphone. Una connessione che però toglie dalla realtà, dalla fatica
di relazioni vere, che non si può spegnere quando si vuole, che ti dà l’illusione di avere
infiniti amici su facebook. Una connessione che allontana anche da se stessi, per aneste-
tizzarsi e rinchiudersi in un mondo fatto d’illusioni e sogni ad occhi aperti.
La parabola che abbiamo letto è quella del seme. Ci auguriamo che questo ritiro sia un
seme che possa crescere e aprirsi alla vita! Ci affidiamo al Signore.
dall’Oratorio - 39
«DI MONACI A MONACO» OVVERO «DI BIRRA E QUARESIMA»
Monaco di Baviera, 21 febbraio 2018.
Se metto il naso fuori dalla finestra, mi sembra di essere sotto Natale: strade ghiacciate, qual-
che centimetro di neve per terra e un pupazzo di neve che, nel parco giochi fuori casa, è da
giorni in posa in attesa che il sole faccia capolino da dietro le nuvole.
Invece no: siamo in Quaresima. O meglio, per dirlo in tedesco, siamo in Fastenzeit, letteral-
mente “il tempo (Zeit) dei digiuni” o “il tempo del digiunare” (il termine Fasten può infatti voler
dire entrambe le cose).
Fastenzeit che anche qui arriva dopo un triduo di carnevale all’insegna di grande festa, culmi-
nante in una serie di eventi del martedì grasso particolarmente sentiti dalla popolazione, a tal
punto che quasi tutti gli uffici di Monaco il pomeriggio osservano quattro ore di chiusura per
dare la possibilità a chi lo desidera di vestirsi in maschera e recarsi nelle centralissime piazze
Marienplatz e Viktualienmarkt, dove la musica di concerti di filarmoniche, di gruppi giovanili
o molto più semplicemente di canzoni radiofoniche si mischia a coriandoli (in tedesco curio-
samente chiamati Konfetti) e all’immancabile birra, servita da uno stuolo di bar e chioschi
all’aperto.
40 - dall’Oratorio
monaci venne, infatti, il dubbio che la Starkbier non fosse conforme ai requisiti del digiuno
quaresimale. Al fine di far chiarezza sulla situazione, decisero di spedirne un barile al papa af-
finché, dopo averla assaggiata, esprimesse un suo parere a riguardo. Tuttavia durante il viaggio
la birra si deteriorò irrimediabilmente, a tal punto che il Santo Padre, dopo averne assaggiato
un bicchiere, fu talmente schifato dal sapore corposo da decretare che bere un obbrobrio del
genere era assolutamente una penitenza degna del digiuno quaresimale.
Ben presto i monaci destinarono la Starkbier non solo a un consumo interno al convento, bensì
anche alla vendita all’esterno, con una particolare attenzione verso i più poveri. Dal XVIII seco-
lo, inoltre, ogni anno il principe elettore di Baviera venne invitato a partecipare alla spillatura
della Starkbier e a ricevere in consegna la prima brocca. Tradizione che, dal 1965 ad oggi, viene
continuata dal Presidente del Consiglio Bavarese in carica, al quale spetta l’onore del primo
boccale di birra, che viene accolto con la frase latina “Salve pater patriae! Bibas, princeps opti-
me!” (“Salute, padre della patria! Bevi, o miglior principe!”). Nel 1751 l’allora principe elettore
Maximilian Josef III autorizzò la vendita della Starkbier dal 19 Marzo (come a tutti noi noto:
San Giuseppe) fino al 2 aprile, data in cui viene ricordata la morte di San Francesco da Paola,
in onore del quale la Starkbier veniva venduta al pubblico con il nome di “birra del Santo Pa-
dre” (Sankt Vater Bier o Heilig Vater Bier): nacque così la “Festa del Santo Padre”, detta anche
“Starkbierfest”.
Nel corso degli secoli una serie di vicissitudini portarono alla chiusura del convento, ma la
continuità della tradizione della Starkbier e della relativa Starkbierfest venne garantita dalla
fondazione, non lontano dal convento, di un’azienda produttrice di birra ancor’oggi attiva e
il cui nome deriva direttamente da quello dei Paulanermönche. Nel contempo, la tradizione
popolare ribattezzò il nome della Heilig Vater Bier in “Salvator”, appellativo più semplice da
ricordare ma che, quantomeno per i più devoti, rimanda chiaramente al mistero pasquale che
porta a compimento il cammino quaresimale.
Avete capito dunque cos’han scatenato questi monaci? Se la situazione non vi è ancora ben
chiara, date un’occhiata alla foto qui sotto per capire cosa sia lo Starkbierfest!
A me non resta che augurare una buona Quaresima a tutti e … un “Prosit!” In vista della vittoria
pasquale!
Tschau!
Alessandro
dall’Oratorio - 41
Sentieri di fede
CHIESETTA SANT’ISIDORO A VALMADRERA
Il 27 maggio 1878 doveva essere una tersa giornata primaverile di quelle in cui elevarsi lungo
i sentieri dei monti attorno al lago significava godersi un ottimo panorama. Così fece Antonio
Stoppani, abate, naturalista e professore di geologia, mentre si aggirava sulle alture per stu-
diare le cause della conformazione del nostro territorio salendo di fronte alle Grigne, su uno
sperone detto Preguda del Moregallo. A 647 metri di altitudine fece una straordinaria sco-
perta: un enorme masso erratico di granito dalla forma di prisma a quattro facce, lungo circa
sei metri, largo tre e alto sette per un volume di oltre cento cubi. Quando l’abate vide questo
monumento naturale ne restò affascinato. Poco tempo dopo sulla cima del Sasso di Preguda
fu issata una croce di ferro che indicava una delle stazioni nelle processioni di penitenza che si
svolgevano – nei tre giorni delle “rogazioni” - con canti di litanie dei Santi e altre preghiere per
implorare da Dio i beni spirituali e la prosperità delle messi e dei frutti della terra.
Nel 1895, per volere del parroco di Valmadrera, don Giuseppe Valera, e con l’aiuto di volente-
rosi contadini, iniziarono i lavori per la costruzione della piccola chiesa dedicata a Sant’Isidoro.
Fu edificata addosso a una delle pareti del sasso di Preguda e fu inaugurata il 12 maggio 1899,
festa liturgica di Sant’Isidoro.
La chiesa ha una superficie di circa 15 mq, l’interno è semplicissimo e raccolto: l’abside è la
parete del Sasso in cui è stata ricavata una nicchia che accoglie la statua di Sant’Isidoro. Sulla
parete destra è appeso un bassorilievo in legno, raffigurante la Madonna con bambino e un
“ex-voto”. All’inizio degli anni ’80 del secolo scorso, alcuni volontari realizzarono i lavori di rifa-
cimento del tetto, degli infissi, del pavimento e degli intonaci. Ancora oggi un gruppo persone
dette “volontari di Sant’Isidoro del Sasso Preguda” mantiene l’ordine e la pulizia del luogo. Or-
ganizza anche la sua apertura la prima e la terza domenica di ogni mese, da marzo a novembre,
offrendo così la possibilità di visitarne l’interno. Mantenendo fede a una antica tradizione, il
secondo sabato di novembre, precedente la festa del ringraziamento dei coltivatori, una pro-
cessione serale con torce elettriche parte dalla chiesa parrocchiale di Valmadrera e sale fino
alla chiesa di sant’Isidoro. Durante la salita vengono recitate preghiere di ringraziamento e,
arrivati lassù, vengono offerte bevande calde come ristoro. La festa di Sant’ Isidoro si celebra il
primo sabato libero dopo il 15 maggio, con una santa messa alle 10.30 e cui segue il rinfresco.
Sant’Isidoro, venerato nella chiesetta, è nato a Madrid intorno al 1070 da una poverissima
famiglia di contadini; svolgeva attività agricola ed era un fervente religioso. Aiutava molto i
poveri, soccorreva e accoglieva le persone abbandonate e dava ospitalità a chiunque ne avesse
bisogno. Viveva il vangelo quotidianamente attraverso la propria vita e la frequenza quotidia-
42 - Sentieri di fede
na alla Santa Messa. Lavorare, pregare e donare: queste erano le sue gesta. Morì il
15 maggio 1130. Il 12 marzo 1622, papa Gregorio XV gli concesse la gloria degli altari
insieme a quattro “grandi” santi: Filippo Neri, Teresa d’Avila, Ignazio di Loyola e France-
sco Saverio. Le reliquie di sant’Isidoro si trovano nella cattedrale di Madrid, essendo il
patrono della città.
Per raggiungere il sasso di Preguda si può parcheggiare l’auto in Piazza Rossé a Valma-
drera e proseguire per la strada che sale, fino a raggiungere l’imbocco del sentiero n.
6. Una tabella informativa illustra e descrive i vari sentieri presenti in zona. L’escursione
non è particolarmente difficile, quasi sempre in costante salita con alcuni brevi tratti pia-
neggianti. Si alternano tratti a cielo aperto con zone boschive. Il cammino è ben indicato
da segnavia e cartelli. Lungo il sentiero è possibile ammirare oltre alle tante specie arbo-
ree alcune ‘casote’, tipico esempio di architettura rurale utilizzata nel passato dai pastori.
Il percorso ha la durata di circa un’ora. Si gode di un ottimo panorama che si apre sul
ramo orientale del lago di Como verso Abbadia Lariana, la città di Lecco, i laghi di Gar-
late e Olginate e il lago di Annone, il primo dei laghi Briantei, e po giù verso la Brianza.
Questa meta può essere un’idea originale e suggestiva per la gita del giorno di Pasquet-
ta.
Sentieri di fede - 43
Segnalibro
TRASFORMAZIONE
Anselm Grun
Ed. San Paolo
DIO È GIOVANE
Francesco
Piemme
44 - Segnalibro
Notizie flash
GRAZIE DALLA PICCOLA OPERA
Traona, 28 gennaio 2018 - Anche quest’anno il generoso Coro Batticuore, con lodevole im-
pegno, ha manifestato il volto della Provvidenza, che ha pensato ai bambini e ragazzi del-
la Piccola Opera Rita Tonoli. Abbiamo ricevuto un dono di duemila euro, che ci ha trovati
commossi e riconoscenti. Desideriamo ringraziare anche Lei, don Sandro, e le assicuro il
ricordo al Signore per il suo ministero sacerdotale. Molto cordialmente suor Anna Gennai
(Responsabile del Centro)
Notizie flash - 45
PARROCCHIA DI UGGIATE T.: GIORNATE EUCARISTICHE
Dall’8 all’11 febbraio si sono svolte nella parrocchia di Uggiate T. le Giornate Eucaristiche, predicate da
don Remo Orsini, del Santuario di Tirano. Le Quarantore sono state tempo prezioso per raccogliere i fe-
deli attorno all’Eucaristia in una preghiera corale di gratitudine e di rinascita. Le nostre famiglie, i giovani,
l’intera comunità, come la Chiesa stessa e il mondo hanno grande bisogno del culto eucaristico. Come ha
affermato papa Giovanni Paolo II nella lettera Dominicae Cenae del Giovedì Santo 1980 : “Gesù ci aspetta
in questo Sacramento d'amore. Non risparmiamo il nostro tempo per andarlo a incontrare nell'adorazio-
ne, nella contemplazione piena di fede e pronta a riparare le grandi colpe e i delitti del mondo. Non cessi
mai la nostra adorazione! Dio cerca adoratori in spirito e verità”.
46 - Notizie flash
PARROCCHIA SS.PIETRO E PAOLO
Uggiate Trevano
Sottoscrizione a premi
Festa di San Giuseppe - 18 marzo 2018
NUMERO
DESCRIZIONE PREMIO
ESTRATTO
1 BUONO COOP € 250,00 3821
2 BUONO COOP € 150,00 827
3 TELEVISORE 1269
4 SMARTPHONE 1483
5 APPARECCHIO MISURA PRESSIONE 3925
6 DIFFUSORE UMIDIFICATORE ARYA 3691
7 SERVIZIO PIATTI 18 pz IN PORCELLANA Minnie 1520
8 OROLOGIO POLAROID + BUONO COOP € 25,00 2959
9 BRACCIALETTO BROSWAY 4653
10 CORNICE ARGENTO 1070
11 GIOIELLO BROSWAY 1276
12 SERVIZIO MACEDONIA 4409
13 GIOIELLO BROSWAY 2313
14 IL VERDURIERE 3851
15 BRACCIALETTO LUCA BARRA 1726
16 CONFEZIONE ERBOLARIO 1990
17 BUONO COOP € 25,00 + UOVO PASQUA 915
18 BUONO COOP € 25,00 + UOVO PASQUA 3647
19 BUONO COOP € 25,00 + CONFEZIONE BICCHIERI 115
20 TOSTIERA 1190
21 SERVIZIO 6 TAZZE THE’ IN PORCELLANA Georgette 2367
22 SERVIZIO COPPETTE GELATO 455
23 SERVIZIO 6 TAZZE CAFFE’ IN PORCELLANA Minnie 3390
24 PORTA FRUTTA 2143
25 SERVIZIO 6 TAZZE CAFFE’ IN PORCELLANA Georgette 4319