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IV 15-16
Author(s): Mario ConettiSource: Petrarchesca , Vol. 2 (2014), pp. 39-47
Published by: Fabrizio Serra Editore
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Petrarchesca
I l iv dei Rerum familiarum libri contiene due lettere (iv 15 e 16) il cui destinatario è anonimo,
indicato solo quale « famosus vir ». Hanno suscitato molta attenzione sia per la pregnan-
za del tema generale : la polemica contro il sapere giuridico e chi lo coltiva cercando di pre-
sentarlo quale riassunto e coronamento degli studi sull’uomo e la società ; sia per le rilevanti
indicazioni biografiche rispetto al periodo di studi giuridici trascorso dal poeta a Bologna, e
segnatamente alla decisione di abbandonarli, che egli stesso presenta qui come un momento
davvero cruciale nel suo percorso esistenziale. Trattandosi di due missive tanto importanti nel-
la costruzione complessiva dell’epistolario petrarchesco, appare del tutto comprensibile come
già da molto tempo gli esegeti abbiano cercato di sciogliere il dilemma quanto all’identità del
destinatario. Un manoscritto da sempre considerato tra i più importanti 1 offre l’indicazione,
generica quanto ovvia, 2 che le due lettere siano state destinate « bononiensi professori ». Questo
è il punto di avvio della lettura oggi tradizionale e consolidata, che individua il destinatario nel
grande canonista bolognese Giovanni d’Andrea. 3 Le ragioni che possono rendere ancora oggi
pacificamente accettabile questa identificazione appaiono numerose e facili : il destinatario è
per l’appunto un celebre quanto autorevole e anziano (viene apostrofato « pater ») giurista,
certo legato a Bologna. Poco oltre, al libro successivo (v 7-9) si trovano tre lettere indirizzate
esplicitamente a Giovanni d’Andrea, 4 il che contribuisce pesantemente a suggerire la presenza
dello stesso nome anche in altre situazioni.
L’identificazione del destinatario anonimo col grande canonista non viene però presentata
1
Il cosiddetto Colbertino, copiato nel 1388 : Paris, BnF, lat. 8568. Cfr. per una descrizione e discussione critica del luogo
e della glossa in questione l’opera di de Sade cit. a p. 40 n. 1.
2
Ma, come si cercherà di mostrare infra, di una ovvietà tutto sommato superficiale e pertanto niente affatto sconta-
ta.
3
Su Giovanni d’Andrea (ca. 1270-1348) il riferimento fondamentale è alla voce del Dizionario biografico degli italiani,
vol. 55, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana, 2001, dovuta a Giorgio Tamba, e alla bibliografia ivi contenuta. Si
ricordi qui solo qualche tratto cruciale per l’intelligenza di quanto segue. Docente di diritto canonico a Bologna per
lo meno dal 1302, ma laico (come il suo maestro Egidio Foscarari, primo laico a professare le materie canonistiche),
autorevolissimo nell’università come nella città, fu certo tra i docenti di Petrarca poiché negli anni degli studi giuridici
bolognesi di quest’ultimo teneva letture fondamentali di diritto canonico. Negli anni immediatamente successivi si lega
a papa Giovanni XXII e soprattutto al suo legato a Bologna, il cardinale Bertrando del Poggetto. Autore di numerosi testi
giuridici, tra cui vanno segnalati in particolare l’apparato ampio e approfondito alle Decretali e al Liber Sextus e quello alle
Clementine, la raccolta promulgata appunto da Giovanni XXII, della quale il suo commento divenne la glossa ordinaria.
La sensibilità teologica e spirituale, certo non fuori luogo in un canonista, ancora più che quella letteraria, lo induce a un
interesse per la figura e l’opera di san Gerolamo, che sfocia appunto nella tarda composizione dello Hieronymianus, a un
tempo testo biografico e agiografico, sintesi del pensiero e antologia di scritti del padre della chiesa. Così, un interesse per
i temi etici, più che per l’erudizione storica, lo porta a percorrere attentamente l’opera di Valerio Massimo di cui scrive
i Summaria per libros et capitula. Queste attenzioni, che sfociano nella redazione di scritti inusuali nella bibliografia di un
professore di diritto canonico, hanno determinato l’affermarsi dell’immagine di Giovanni d’Andrea quale pre-umanista,
precursore dei giuristi umanisti dei secoli successivi, in correnti storiografiche molto diverse tra loro, quali quella neo
idealista di Francesco Calasso (Introduzione al diritto comune, Milano, Giuffré, 1951, pp. 179, 204) e quella istituzionalista
di Mario Ascheri (Giuristi, umanisti e istituzioni del Tre e Quattrocento : qualche problema, « Annali dell’Istituto storico italo
germanico in Trento », iii, 1977, pp. 43-73 : pp. 47-55, ora in Id., Diritto medievale e moderno. Problemi del processo, della cultura
e delle fonti giuridiche, Rimini, Maggioli, 1991, pp. 101-45).
4
Va tenuto presente come solo la prima lettera di questo gruppo (ossia v 7) sia databile con una certa precisione (17
dicembre 1344) e contenga riferimenti che fanno pensare a una missiva davvero rivolta a un interlocutore preciso ; laddove
le due successive, prive di tali indicazioni e riferimenti, potrebbero anche essere fittizie.
1
Jacques François Paul Aldonce de Sade, Mémoires pour la vie de François Pétrarque, tome i, Amsterdam, chez Ar-
skée et Mercus, 1764, pp. 41-42 e 162-164.
2
Giuseppe Fracassetti, Lettere di Francesco Petrarca, i, Firenze, Le Monnier, 1863, p. 569, suggerisce che tale identifica-
zione possa essersi insediata a partire dall’edizione del 1492 (Francisci Petrarchae Epistolae familiares, Venetiis, per Johannem
et Gregorium de Gregoriis, 15 settembre 1492), poiché l’editore utilizzava per indicare le lettere anepigrafe una sigla gra-
ficamente simile a quella utilizzata per le lettere indirizzate all’amico messinese.
3
Un passo dello Hieronymianus potrebbe in effetti essere all’origine del giudizio di Petrarca citato più avanti, a p. 41
n. 1 : cfr. Hieronymianus, i a ed., s. l. ed editore [ma Colonia, Conrad Winters de Homborch : Gesamkatalog der Wiegendrucke
01727], 9 agosto 1482, f. 2v a : « e meritis loquens nullius per hoc laudes obscurando, quero quis plus profecit latinorum
ecclesie quam qui vetus et nouum testamentum de greco et hebraico, et ceteros ipsius libri sicut Danielem de caldayco
sermone, licet hebraycis litteris, et Job de aramaico, premissis in eis suis formosis et utilibus prologis transtulit in latinum,
quam condoctori nulli creditur fuisse possibile » [Parlando dei suoi meriti senza per questo oscurare le lodi di altri, chiedo
chi giovò alla chiesa latina più di costui che tradusse in latino – cosa che non pare sarebbe stata possibile ad altri sapienti – il
vecchio e il nuovo testamento dal greco e dall’ebraico, e gli altri libri come quello di Daniele dal caldaico, seppure in lettere
ebraiche, e Giobbe dall’aramaico, premettendovi i suoi eleganti e utili prologhi]. Del resto, tutta la prima parte dell’opera
è il tentativo di dimostrare che Gerolamo è il più importante dei padri e dottori della chiesa. Significativo il confronto con
4
il brano di iv 16, 3, cit. infra a p. 41 n. 1. Per cui cfr. infra, pp. 41.
5
Girolamo Tiraboschi, Storia della letteratura italiana, tomo v, parte ii, capo v, par. 7 (Firenze, Molini, Landi e co.,
1807, pp. 356-358).
6
Le segnala infatti, ad indicem, p. 88, e nell’intitolazione, pp. 558 e 564, quali indirizzate “A Giovanni d’Andrea di Bolo-
7
gna”. Fracassetti, Lettere di Francesco Petrarca, cit., a n. 2, p. 570.
8
Remigio Sabbadini, Le scoperte dei codici latini e greci ne’ secoli xiv e xv. Nuove ricerche, Firenze, G. C. Sansoni, 1914, in
particolare le pp. 158-159.
1
iv 16, 3 legge : « Tu Ieronimum prefers Augustino. Hoc sciebam, sed eam quam offers iudicii rationem profiteor me
non intelligere. Quid enim, queso, sibi vult quod ais, non te illum propterea pretulisse quia sit maior, sed quia fructuo-
sior ecclesie ? Quod in quodam opere tuo probasse te dicis disputatione longissima, quam vellem litteris inseruisses ; sed
profecto vel nuntio pepercisti vel epystole » [Tu preferisci Gerolamo ad Agostino. Lo sapevo, ma confesso di non capire le
ragioni che mi dai del tuo giudizio. Che significa, di grazia, dire che tu lo preferisci non perché è più grande ma perché è
più utile alla chiesa ? Dici d’avere dimostrato la cosa in una tua opera attraverso una lunghissima dimostrazione che avrei
voluto tu avessi inserito nella lettera. Ma probabilmente hai avuto pietà del messo o della lettera].
2
Si vedano per lo meno due esempi molto recenti : Benedetto Clausi, Questione di modelli : Petrarca, Gerolamo e lo
Hieronymianus di Giovanni d’Andrea, « Aevum. Rassegna di Scienze Storiche, Linguistiche e Filologiche », lxxxv, 2011, pp.
527-66 ; John Ahern, Good-bye, Bologna : Johannes Andreae and Familiares iv 15 and 16, in Petrarch and the textual origins of
interpretation, ed. by Teodolinda Barolini and Wayne H. Storey, Leiden, Brill, 2007, pp. 185-204. Tali studi assumono quale
presupposto per ulteriori considerazioni, su temi diversi, esattamente ciò che qui si vuole revocare in dubbio ; appare
pertanto fuori luogo discuterne i contenuti, che esulano dall’ambito del presente contributo.
3
Cfr. lo studio sintetico di Roberta Antognini, Il progetto autobiografico delle Familiares di Petrarca, Milano, Led, 2008,
p. 140, per cui le lettere del libro iv non dovrebbero estendersi oltre il 1347 ; per la datazione di v 7 cfr. supra, p. 39 n. 4.
4
Si veda una sintesi efficace di queste posizioni in Roberta Antognini, Il progetto autobiografico, cit., p. 147 n. 102 :
« Nella lettera a cui Petrarca risponde con la iv, 15, Giovanni d’Andrea lo ha accusato di avere ‘inventato’ i nomi di Plauto
e Nevio. L’ignoranza di cui Giovanni darebbe prova è tale che è meglio non rendere pubblica la risposta di Petrarca… Si
spiega così la ragione per l’omissione del destinatario in rubrica ».
5
In iv 15, 1 gli si rivolge con l’apostrofe, poi ripetuta varie volte, « tu pater » ; in iv 15, 16 afferma che « Plaudunt tibi
discipuli et omniscium vocant » [Ti applaudono i tuoi studenti, e ti chiamano onnisciente].
6
iv 16, 1 : « Blandior fuisse, si te blanditiis delectari crederem […] quoniam, ut video, amicitie inimica libertas est, forte
conultius agerem si tacerem » [Sarei stato più blando se credessi che tu ti compiaci di blandizie […] poiché vedo che la
franchezza è nemica dell’amicizia, farei forse meglio a tacere] ; iv 15, 15 : « Inclina aurem tuam, neque externa auris inter-
veniat » [Porgi l’orecchio, e altri orecchi non sentano].
7
iv 15, 9 : « Miror quid ita tibi Nevii Plautique nomen ignotum est » [Mi stupisco che ti sia ignoto il nome di Nevio e
di Plauto] ; iv 15, 16 : « Plaudunt tibi discipuli et omniscium vocant, innumerabilium auctorum nominibus attoniti, quasi
omnium, quorum titulos tenes, et notitiam sis adeptus ; docti autem perfacile discernunt quid cuiusque proprium, quid
alienum sit, et rursus quid mutuum, quid precarium, quid furtivum » [Ti applaudono i tuoi studenti, e ti chiamano
onnisciente, sbalorditi dai nomi di innumerevoli autori, come se tu conoscessi il contenuto di tutti quei titoli che sai a
memoria ; ma gli esperti vedono bene cosa appartenga a ciascuno, e sanno ciò ch’è d’altri e quello ch’è preso a prestito e
ch’è posticcio o rubato ].
1
Evidente in v 7, meno in v 8 e 9 dato il loro carattere di esercitazioni letterarie su un tema, che possono pertanto
prescindere dall’interlocutore.
2
Roberta Antognini, Il progetto autobiografico, cit., pp.152 ss., n. 16, sorvola quasi sul cambio di tono, ed è ben lungi
da provare a spiegarlo.
3
iv 15, 3 : « licet de hac re inter amicum tuum clare memorie Lomberiensem epyscopum Iacobum et me crebro di-
sceptatum esse meminerim » [sebbene io mi ricordi che di ciò si è spesso discusso tra il tuo amico di gloriosa memoria
Giacomo vescovo di Lombez e me].
4
v 7, 11 : « Florenti etate, generosissimi adulescentis eximiam indolem, ingeniorum solertissimus agricola, de flore
fructum cogitans, fovisti » [Nella sua giovinezza tu, espertissimo coltivatore di ingegni, hai assecondato l’indole eccellente
di quel generosissimo adolescente, aspettandoti il frutto di un tal fiore].
1
Appare quasi superfluo ricordare l’attenzione di Tiraboschi per la letteratura giuridica e la conoscenza che ne dimo-
2
stra nella sua Storia della letteratura italiana. Cfr. infra, p. 46 n. 1.
3
Al di là di quella che era comunque la competenza specifica del canonista, sempre molto prossimo al teologo ; Gio-
vanni d’Andrea aveva infatti ricevuto anche una formazione teologica a livello universitario, come egli ricorda più volte
nelle sue opere.
4
Canonista lodigiano lungamente attivo alla curia papale di Avignone ; per una visione d’insieme della biografia e
dell’opera sia consentito il rinvio a Mario Conetti, Il testamento di Oldrado da Ponte (Avignone, 1334), in Quaderni di studi
storici – Cahiers Adriana Petracchi, a cura di Giorgio La Rosa, i, 2010, pp. 103-128.
5
iv 16, 13 : « id totum silebo quo factum meum tueri soleo ; fuit enim hec michi questio sepe cum multis precipueque
cum Oldrado laudensi iureconsulto nostra etate clarissimus » [non dirò nulla su come io sia solito difendere le cose mie :
di ciò ho avuto spesso da discutere con molti, e in ispecie con Oldrado da Lodi, uno dei più famosi giurisperiti dei nostri
tempi].
6
Oldrado da Ponte è il protagonista di una comprensione della scienza del diritto canonico tutta orientata alla prassi,
coerentemente alla sua attività principale di consulente ; Giovanni d’Andrea tende a una costruzione architettonica della
scienza. Di fronte al diritto nuovo della chiesa, che interpella attivamente entrambi, Oldrado da Ponte si preoccupa di
chiarirne gli addentellati e le ricadute sulle situazioni concrete, Giovanni d’Andrea di inserirlo in una concezione siste-
matica.
7
Fam., iv 15, 14 : « olim, dum in Vasconie partibus adulescens agerem, verecunde quidem, ut illam etatem decuit, tibi
scripsisse me recolo, cum vulgaribus scriptis tuis offenderer, que ad eum cuius supra memini, Iacobum de Columna
interdum ea tempestate mittebas » [quando, giovinetto, mi trovavo in Guascogna, mi torna a mente d’averti scritto con
tutto il rispetto impostomi dall’età per criticare gli scritti in volgare che tu ogni tanto mandavi a quel Giacomo Colonna
sopra ricordato].
insani » [A un uomo d’ingegno basta meritare la gloria in un solo campo : quelli che si fregiano dei titoli di molte arti, o
sono esseri divini oppure impudenti e pazzi].
1
iv, 15, 1 : « epystola tua […] quanquam tibi verbosa videretur » [la tua lettera (…) benché ti sia sembrata troppo lun-
ga].
2
iv, 15, 16 : « Animadverti te in scriptis tuis omni studio ut appareas niti ; hinc ille discursus per ignota volumina, ut ex
singulis aliquid decerpens rebus tuis interseras » [Ho notato che nei tuoi scritti ti sforzi in ogni modo di ben figurare : onde
quel tuo trascorrere per volumi sconosciuti per infilare tra le tue cose quello che avrai strappato].
3
iv 16, 13 : « expedita responsio est, quamvis tibi et civitatem et studium maxime illustranti, minime, ut arbitror, pla-
citura » [è facile rispondere a te che esalti al massimo grado una città e uno studio che – ne sono convinto - ti piacciono
così poco].
4
Sia consentito il rinvio ai miei due lavori : La dottrina dell’impero e la donazione di Costantino in Alberico da Rosciate, in
Studi di storia del diritto, ii, Milano, Giuffré, 1999, pp. 303-405 e L’origine del potere legittimo. Spunti polemici contro la donazione
di Costantino da Graziano a Lorenzo Valla, Parma, Salvadé, 2004, partic. pp. 107-112. Alberico da Rosciate (ca. 1290-1360),
giurista bergamasco formatosi a Padova, fu attivo nella vita politica della sua città, dove contribuì all’affermazione dei
regimi signorili di Giovanni di Boemia e poi dei Visconti ; legato alla politica viscontea e a più riprese ambasciatore presso
la curia avignonese ; autore di ampie e approfondite letture a tutte le sezioni del diritto romano giustinianeo, come del
primo compiuto dizionario giuridico. Lettore appassionato di Dante, riscrive in latino, amplificandolo, il commento alla
Commedia di Jacopo della Lana e correda di chiose originali il poema sacro ; per questo aspetto della sua attività cfr.
inoltre la voce a lui dedicata da Marco Petoletti in Censimento dei commenti danteschi, vol. i t. 1, Roma, Salerno editrice,
2011, pp. 10-18.
5
Giuseppe Billanovich, Epitafio, libri e amici di Alberico da Rosciate, « Italia medievale e umanistica », iii, 1960, pp.
353-369.
6
Per cui, in particolare per quanto qui interessa ossia i rapporti col partito cardinalizio dei Colonna e degli Orsini, cfr.
la voce dovuta a Guido Cariboni nel Dizionario biografio degli italiani, vol. 65, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana,
2005.