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GtUSEPPE PALMIERI FOTO CoNTERI

S. LORENZO DA BRINDISI
MISCELLANEA LAURENTIANA

S. LORENZO DA BRINDISI

STUDI

CONFERENZE COMMEMORATIVE

DELL'EDIZIONE "OPERA OMNIA,,

ROMA 8- I5 MAGGIO I 949

GREGORIANA EDITRICE IN PADOVA


Praesentium virtzde permittimus, ut opzts cui titulus
"S. LORENZO DA BRINDISI STUDI,,
cui contribzterunt Eminentissimi, Reverendissimi et Honora-
tissimi Aztciores et quod nunc a Rev. 11zo P. Clemente a S. Maria,
Concionatore Apostolico edihtr, servatis cetenun servandis,
typis mandari et pubUci iuris fieri possit.

Datum Romae, e Curia nostra Generali1 die 9 octobris r950

FR, CLEMENS A MILWAUKEE


Minister Generalis O. F. M. Cap,

NIHIL OBSTAT

Patavii, die II Janua,·ìi 1951

J. DAL SASSO Cens. Eccl.

IMPRIMATUR

Patavi'-i, die' 16 Januarli 1951

+ .HIERONYMUS Epus

Tipografia del Seminario di Padova - 195 r


PRESENT AZIONE

Il 16 aprile 1948 il P. Generale dei FF. MM. Cappuccini


costituiva in Roma una Co MMl s s I o N E LA u RE N z I AN A
affidandole il compito di promuovere, ooordinare e dirigere op-
portune iniziative per la conoscenza di S. Lorenzo da Brindisi.
Essa pubblica ora qui, legate con amore in un volume, la
prolusione e le otto oonfer,enze tenute in Roma, nella sala Pio
VI, dall'otto al quindici maggio 1949, per commemorare l'edi-
zione critica degli Opera Omnia del Santo.
Intende così iniziare una coUezione di studi - M1scELLANEA
LAURENTIANA - mirante a rivelare gli insospettati orizzonti del
vasto e multiforme pensiero del Brindisino, onde possa avere
nella cultura cattolica il posto che gli spetta.
Confida eh.e la sua iniziativa incontrerà la simpatia e il con-
senso di una vasta schiera di lettori, e stimolerà gli studiosi a pro-
seguire nelle indagini sulla personalità e dottrina di S. Lorenzo
e intorno all'influsso da lui esercitato nel suo secolo e nei seguenti.
E' orgogliosa di ricordare gli esimi oratori che oon la loro
nobile fatica han dato un valido contributo all'esaltazione del-
l'umile e grande Cappuccino di Brindisi: Eminentissimi Cardi-
nali Clemente Micara e Adeodato Giovanni Piazza, Onorevole
Senatore Aldo Ferrabino, RR.mi Monsignori Pietro Parente e
Salvatore Garofalo, RR.mi Padri Gabriele Raschini, Gustavo
Cantini, Gaetano Stano, Il.arino da Milano. Ad Essi rinnova il
suo devoto ringraziamento, ed esprime i sensi della sua impe-
ritura riconoscenza.
Roma, I9 marzo I950

FR. CLEMENTE DA s. MARIA


Predicatore Apostolico
e Presidente della Commissione lattrenziana
CRONACA - COMMENTO
DELLA

"SETTIMANA LAURENZIANA ,,
Non si ripete una frase fatta, se si dice che la Settimana Laurenziana
ha riempito una lacuna. « S. Lorenzo da Brindisi: questo sconosciuto ! ».
Quanti potrebbero dire tali parole per esprimere una loro innocente igno-
ranza ! Ebbene la Settimana di conferenze volgarizzatrici dell'opera podero-
sa di S. Lorenzo ha indubbiamente servito a far conoscere l'uomo, il santo
e il polemista che nel secolo XVI-XVII ha illustrato la Chiesa e l'Ordine
Francescano in modo veramente mirabile. Affidata a studiosi di riconosciu-
ta competenza, la volgarizzazione del pensiero e dell'epoca di questo santo
di primaria grandezza è pienamente ,riuscita, anche per l'ausiliatrice azione
di propaganda de « L'Osservatore Romano » che, giorno per giorno, dava
delle singole conferenze, tenute nella salà Pio VI di via della Scrofa, am-
pio resoconto.
Così chi ha potuto seguire le dotte esposizioni dei conferenzieri o,
almeno, leggere le relazioni di esse sul giornale del Vaticano, ha sicura-
mente avuto un'idea, sia pure approssimativa, della dottrina formidabile
di questo santo cappuccino.
Dato lo scopo aperto dell'iniziativa in parola (far conoscere a più am-
pia cerchia di dotti le opere del Brindisino per ottenerne dall'Autorità Ec-
clesiastica la proclamazione a Dottore della Chiesa) non potevano man-
care le rappresentanze ufficiali: ed ecco, in capo a tutte, la porpora car-
dinalizia del Protettore dell'Ordine Cappuccino, S. Em. il Cardinale Cle-
mente Micara, che.si compiacque di aprire la Settimana di studio con una
indovinatissima prolusione, nella quale brevemente mise in evidenza
l'opera del santo attraverso una succinta disamina degli scritti di
S. Lorenzo, che, dopo venti anni di paziente e intelligente lavoro di al-
cuni Padri della Provincia Veneta, hanno finalmente visto la luce in tre-
dici grossi volumi in folio, tolti per sempre dalla segreta oscurità di. un
archivio. Egli si augurava che la Settimana laurenziana potesse dar modo
di ammirare tutta l'altezza, la profondità, la vastità dell'opera e della fi-
gura: del santo, dell'apostolo, del diplomatico, dello scrittore, sì che il va-
lore teologico, esegetico, patristico ed ascetico degli scritti e della predica-
zione di S. Lorenzo fosse pienamente apprezzato.
E l'augurio incominciò subito ad avverarsi nella brillante esposizione
X CRONACA

che della personalità del santo seppe fare P. llarino da Milano, tracciando
di lui una sintesi biografico-culturale, ricca di dati, di episodi e dì rilievi,
che confluiscono a delineare i tratti caratteristici della personalità del san-
to da Brindisi, personalità contrassegnata dalla sovrana grandezza e ma-
gnanimità, che questo gigante dell'azione e del pensiero imprime in tutte
le espressioni della sua molteplice vita.
E una espres~ione fondamentale dì questa sua vita multiforme il
P. G. Cantini la trova nell'apostolato della parola. Il Padre Lorenzo fu un
predicatore in tutto il senso pieno e sacro del termine. Già va ricordato
che lo studio nelle Università medioevali sfociava nella predicazione, per
cui l'oratore sacro era la figura più rappresentativa del pensiero contem-
poraneo, colui che trasmetteva l'insegnamento ordinario della Chiesa. E
il da Brindisi fu appunto il predicatore in questa nobile accezione, lui che
ebbe in grado eminente le note del sacro oratore: santità, vocazione al-
l'apostolato e dottrina. Soffermatosi a illustrare le doti esterne che il san-
to possedette, doti pur esse necessarie: l'armonia delle forme, la voce, il
gesto, l'occhio, il calore, la convinzione, il conferenziere distingue tre aspet-
ti della predicazione di Lorenzo: quella ai fedèli di mezza Europa, quel-
la ai figli d'Israele, particolarmente a Roma, Venezia e Monaco e quella
di confutazione dell'eresia luterana in Germania, Austria, Svizzera e Ita-
lia. Dopo la disamina che dell'opera scritta rimastaci del santo P. Cantini
ha saputo dottamente esporre, egli conchiude: è stata una vera ingiustizia
aver dimentìcato S. Lorenzo da Brindisi nella predicazione, perchè egli,
pari in essa al Panigarola, Lugo e Mattia Bellintani, tutti li superò nella
santità.
Meglio e più, invece, egli è sempre stato ricordato e riconosciuto co-
me controversista nella lotta gigantesca eh' egli sostenne contro il Prote-
&tantesimo. E di questo argomento ha stupendamente trattato il P. Stano
dei Minori Conventuali, sviscerando lo scopo polemico e scientifico, l'am-
piezza, la profondità e l'efficacia del 2. volume degli Opera Omnia,. distinto
in tre grossi tomi, dal titolo: Lutheranismi H ypotyposis; vera rivelazio111e
del Teologo controversista che, con l'azione apostolica e con gli scritti, si
affermò campione insigne della Restaurazione cattolica nella lotta contro
l'eresia protestante. Inquadrata nel suo tempo la figura del santo e la sua
opera controversista, egli afferma che le tre ipotiposi, quella contro Lu-
tero, quella contro la dottrina e la chiesa luterana e quella contro Policar-
po Leyser, predicatore di corte del Principe elettore di Sassonia, sono sì
freccie infuocate lanciate contro l'eresia, personificata dai due eretici, ma
sono pure una drammatica e potente esposizione del dogma cattolico, e
soprattutto una bella trattazione della Chiesa, di cui fa una brillante apo-
CRONACA XI

logia, illustrando con mirabile ricchezza di dottrina biblica e patristica


le note e proprietà che sono il sigillo autentico della vera Chiesa di Cristo.
Per trattare del celebre Mariale di S. Lorenzo, chi meglio di P. Ro--
schini poteva esser scelto in Roma, che pure ha illustri specialisti negli
studi mariologici ? La sua conferenza fu un vero inno alla devozione del
santo per Maria SS. e nello stesso tempo un'esaltazione trionfale della sua
dottrina mariale, definita dall'oratore del più alto valore per la sodezza,
la completezza e la genialità: caratteristiche che, dopo di essere state il-
lustrate da P. Roschini, gli fanno esclamare: S. Lorenzo da Brindisi, nel-
la storia del pensiero mariano, occupa un posto di primo piano tra i più
qualificati della tradizione francescana, egli è il più grande Dottore ma-
riano della sua epoca ed uno dei maggiori di ogni tempo; e fa suo il giu-
dizio del Campana, mariologo di indiscussa competenza, che, dopo la let-
tura del Mariale, disse: pochi come lui, nessuno meglio di lui.
E chi ebbe modo di ascoltare l'orazione-elevazione, quale fu la con-
ferenza del senatore Aldo Ferrabino, Rettore Magnifico dell'Università di
Padova, non potè che confermare le precedenti asserzioni del Raschini.
L'oratore infatti trasse dalle pagine del Mariale tali elementi di conside-
razioni e di applicazioni da indurre a pensare che veramente quel trat-
tato è una miniera inesauribile di argomentazioni per l'esaltazione di Maria.
Era davvero un forte intelletto S. Lorenzo ·da Brindisi e nella teolo-
gia del suo tempo segnò traccie indelebili. Assunto che prestò argomento
di dotta conferenza a Mons. P. Parente, che appunto svolse il tema: La
Teologia di S. Lorenzo. Teologo dalla linea storico-positiva, più che sco-
lastica e speculativa, il santo si serve delle stesse armi dell'avversario nel
combattere il luteranesimo; perciò l'uso e l'autorevole testimonianza del-
le Sacre Scritture sono in lui famìliari, e con l'autorità dei testi biblici en-
tra in piena discussione sui punti nevralgici della controversia luterana:
il valore dell'uomo, della sua ragione e della sua libertà davanti a Dio;
la Chiesa vista specìalmente nella sua compagine gerarchica, nel primato
del Romano Pontefice; la giustizia originale e il peccato d'Adamo con le
sue conseguenze; l'interiorità della giustificazione per mezzo della grazia
aderente all'anima. Come è facile rilevare, la trattazione di queste que-
stioni, che allora erano brucianti, non erano fatte dalla cattedra, ma dal
pulpito e nelle pubbliche discussioni: perciò conservano un vigore che
non è agevole trovare in trattatisti dell'epoca. L'oratore conclude affer-
mando che Lorenzo p1:JÒ star vicino ai primi apologisti della Chiesa di
Cristo.
, . Chi legge i tredici volumi in folio del Brindisino non può non avver-
tire come quelle pagine siano colme zeppe di citazioni scritturistiche con-
XII CRONACA

tate fino a 50.000: prodigiosa infatti era in lui la conoscenza della Bib-
bia, sì che qualche testimonio .ha affermato che Lorenzo la sapesse tutta
a memoria. Non poteva perciò mancare, nella serìe dei terni a volgariz-
zazione degli scritti del santo, la conferenza su S. Lorenzo esegeta. Ed es-
sa fu affidata a Mons. Garofalo, professore, come Mons. Parente, al Pon-
tificio Ateneo Urbaniano di Propaganda Fide e presidente dell'Associa-
zione biblica italiana. L'oratore si addentra subito nell'argomento, met-
tendo in risalto la predilezione del santo per gli studi biblici, amore che
Iivdò sin dagli anni suoi giovanili, e la padronanza assoluta che egli ave-
va dei mezzi per lo studio approfondito della Bibbia: conoscenza perfetta
dell'ebraico, acutezza d'intuizione nell'interpretazione dei passi, memoria
formidabile nel ritenere tutto il libro sacro anche nella lingua originale:
cosa che sbalordì gli stessi rabbini del tempo. Naturalmente il discorso del
conferenziere si sviluppa specialmente sul volume esplicitamente esegetico
<lel santo, Explanatio in Genesim (565 pag.), lavoro giovanile ed incom-
piuto, ma che avvisa con sufficienza il metodo rigorosamente scientifico,
la preparazione specificamente storica degli studi esegetici, quali erano
all'epoca sua e la personale posizione di certi suoi atteggiamenti che tal-
volta s'intonano alle ultime conquiste di questa scienza sacra in continuo
sviluppo. Pur non potendo esigere che la interpretazione dei primi capi-
toli della Genesi siano suffragati dalla moderna esegesi, che ha fatto con-
quiste ulteriori per merito soprattutto del lungo. studio di altri tre secoli
e delle scoperte paleontologiche ed archeologiche, non si può tuttavia ne-
gare ìn Lorenzo l'allineamento scientifico dei suoi tempi. Certo è comun-
que che il suo esempio è ancora valido per gli esegeti moderni, al cui com-
pito di più profonda e più vasta penetrazione della parola di Dio già
Lorenzo pensava non senza santa invidia.
Si era giunti così, dopo la conferenza di Mons. Garofalo, a quella di
chiusura, che, come la prima, doveva esser tenuta da un Principe della
Chiesa, l'Eminenza il Card. Piazza, ed egli volle trattare il tema che quasi
riassumesse tutte le doti del santo: S. Lorenzo da Brindisi Vir apostolicus;
e fu davvero W1a bella sintesi dell'opera molteplice, instancabile e tenace
che Lorenzo compi a bene della Chiesa del suo secolo per incarico dei
Sommi Pontefici Gregorio XIII, Clemente VIII e Paolo V. L'Ordine, la
Chiesa, la società civile in quel tempo duro ed eroico insieme, quale è il
periodo post-tridentino, offrirono a Lorenzo gli inviti per la sua attività
di apostolo, tanto da esser detto « l'uomo più prodigioso del suo secolo
e il più utile alla Chiesa» per la cattolicità delle forme del suo apostolato:
missioni in Germania, legazioni diplomatiche, organizzazione della Lega
cattolica, pacificazione dei principi e soprattutto seminatore efficace della
CRONACA XIII

parola evangelica ai cristiani, agli ebrei, agli eretici. L'eminente oratore,


dopo d'aver ricordato altre nobili benemerenze del nostro santo, si com-
piacque di conchiudere la sua profonda ed ampia dissertazione con que-
ste parole: « Resta pertanto da augurare che l'indagine ufficiale, guidata
dalla competente autorità possa confermare i giudizi privati degli studiosi
delle opere del Santo, affrettando così al popolo cristiano il conforto di
invocare Lorenzo da Brindisi con il titolo di Dottore ottimo, lume' della
santa Chiesa».
E parole più ambite di queste non potevano meglio coronare e sug-
gellare il corso ddle dotte conferenze, che, a conoscenza più adeguata del
santo, ad onore dell'Ordine nostro e a decoro della santa madre Chiesa,
la Commissione laurenziana, degnamente presieduta dal Rev .mo P. Cle-
mente da S. Maria, predicatore apostolico, ha egregiamente allestito e con-
dotto a così lieto fine. Tanto che il detto reverendissimo Padre sentì il do-
vere di rivolgere, al termine della Settimana, la parola di ringraziamento
insieme a quella del ricordo e della raccomandazione. Ringraziare Dio
per aver sostenuto i 20 anni di fatica per l'edizìone, e i Sommi Pontefici
Pio XI e Pio XII per i luminosi consigli e le paterne compìacenze verso gli
stessi Padri Editori. Ringraziare ancora gli oratori, primi gli Eminentis-
simi Cardinali Micara, amato Protettore dell'Ordine, e Piazza, che illu•
strarono ed esaltarono l'opera ctel Brindisino, gli Ecc.mi Vescovi, i Supe-
. rìori Generali, i Rettori Magnifici dell'Università Gregoriana e degli Ate-
nei Pontifici, che vollero presenziare al ciclo di conferenze. Ricordare le
conclusioni a cui giunsero gli esimii conferenzieri, perchè non si disperda
il frutto della Settimana. Raccomandare ai membri del suo Ordine e a
tutti coloro che ne hanno capacità e possibilità: teologi, esegeti, mariologi,
oratori di non trascurare i grandi insegnamenti del Santo, le cui opere
sono una miniera ed il cui Mariale, in, ispecie, può contribuire efficacemeo~
te alla glorificazione della Vergine Assunta e all'avvento del suo regno.
Ai cultori di storia patria di rivendicare questa gloria nazionale, che onorò
il '500 e il '600 della santità e della sua attività sociale, e morì sulla breccia
per il bene della nostra gente, mentre difendeva presso Filippo UI i diritti
conculcati del ·popolo napoletano.
A felice conclusione poi dei lavori giungeva l'augusta, paterna bene-
dizione del Sommo Pontefice, che faceva sorgere in piedi l'eletta assemblea
e poneva così un sacro· suggello .alla i;iuscita .Settimana.
CLEMENTE CARD. MICARA
VESCOVO SUBURBICARIO DI VELLETRI - PREFETTO DELLA S, GONGREGAZIONE DEI RITI
PROTETTORE DELL'ORDINE DEI FRATI· MINORI CAPPUCCINI

PROLUSIONE
ALLA "SETTIMANA LAURENZIANA,,
Con felice pensiero, il significato del quale non sfuggirà a nessuno, la
tanto benemerita Famiglia Cappuccina ha desiderato di organizzare una
Settimana di studio, destinata ad offrire: a tutti, e specialmente a coloro che
portano amore e più si interessano alle scienze sacre, di meglio conoscere
la magni.fica figura di uno dei grandi santi della Chiesa, figlio e gloria
dell'Ordine dei Cappuccini, e di ammirare sempre di più l'opera, così
piena di sapienza, che egli ci ha lasciato.
· E non mi ha sorpreso, anzi mi è sembrato quasi naturale, che essi
.abbiano anche desiderato che fossi io ad aprire questa Settimana di stu-
dio. Me lo fa pensare e la premurosa cordialità con la quale i Cappucci-
ni mi hanno accolto in mezzo a loro, quando è piaciuto all' Augrn;to Pon-
tefice di farmi l'onore di designarmi quale Protettore della loro Famiglia
religiosa, l'affettuosa fiducia che ha sempre caratterizzato le relazioni
che ho avuto con loro, ed infine i legami che la mia famiglia ha avuto
-con l'Ordine e che mi fanno pensare ad esso con un senso di particolaris-
.simo attaccamento.
Ciò serva a farmi scusare di aver osato di accettare un compito che
altri avrebbe assolto meglio assai d~ me, e con maggiore competenza, quel-
lo di aprire un ciclo di conferenze che, mentre vogliono far conoscere più
profondamente. la multiforme .dottrina del Santo da Brindisi, intendono
anche di mettere in rilievo il suo zelo apostolico, la sua instancabile atti-
vità, la sua eloquenza infiammata. Alludo ciò dicendo al Card. Ludovico
Micara, già Predicatore Apostolico e quindi, come S. Lorenzo, Generale
dell'Ordine, carica che ritenne anche quando il Sommo Pontefice Leone
XII lo creò Cardinale. Egli fu come il suo tardo pronipote Prefetto della
S. C. dei Riti e Vescovo di Velletri.
S. Lorenzo da Brindisi è stato uno dei più grandi e più caratteristici
Santi Cappuccini; una delle più fulgide figure del loro Ordine. La glo-
ria di lui, disse il Pontefice Pio XI, è così grande da illustrare non una
..sola istituzione, ma un inteto paese.
Questa Settimana di studi laurenziani non vuol essere un semplice
.saggio, una rapida esplorazione, quasi direi panoramica, nel campo va-
2. - S. Lorenzo da Br,: Studi
4 CLEMENTE CARD. MICARA

stissimo, e ancora non troppo conosciuto delle opere del Santo; essa non
sarà neppure una semplice commemorazione come tante altre ma sarà
qualche cosa di più. I Cappuccini infatti vogliono avere la così legittima
soddisfazione di presentare, e direi di inaugurare, alla presenza di una
schiera di amici, l'opera monumentale che resterà -'-- aere 11erennius -
quale testimonio della scienza prodigiosa e della meravigliosa ed eroica
santità di questo tanto umile quanto grande Figlio del loro Ordine.
L'edizione dei 13 volumi in IV. degli « Opera Omnia» usciti per
la prima volta dai testi originali, e che è stata curata con diligente studio
e con affettuosa pietà dall'Ordine, viene ad arricchire la Chiesa di
una magnifica, abbondantissima .e sicurissima fonte di sapere, essa rea-
lizza le speranze di. quanti l'attendevano con ansioso interesse e costituisce
un degno coronamento della trascendentale personalità del Santo e della
immortale opera da lui compiuta.
L'edizione. ha richiesto ben 18 anni di un lavoro assiduo e paziente,.
condotto con un sentimento di filiale devozione verso il Santo come una
preghiera. Esso può considèrarsi come il monumento più bello che l'Or-
dine Cappuccino ha elevato al tanto degno e tanto illustre suo Figlio.
I 13 monumentali volumi, che sono oggi offerti alla nostra ammtra-
zione, ci invitano anche ad elevare il nostro pensiero devoto verso il San-
to, di cui essi ci tramandano la dottrina e dalla mente e dal cuore dd.
quale essi sono usciti.
. S. Lorenzo da Brindisi è una delle più grandi figure che abbiano il-
lustrato e difeso la Chiesa nell'epoca così grave, ma pur piena di un così
consolante risveglio religioso, che seguì le defezioni e glì sconvolgimenti
prodotti dal protestantesimo. L'attività,. che il Santo svolse a favore della
Chiesa, ha del miracoloso. Predicatore instancabile, formidabile lottatore·
contro le dottrine e contro la propaganda protestante; diplomatico sem-
pre vigilante che non ha av.uto tregua nel percorrere le vie q.i Europa af-
fine di condurre i Principi cristiani alla pace.fra di loro, ed infiammarli in-
vece alla· lotta contro il nemico della civiltà cristiana, .il Turco; superiore·
generale del suo Ordine, tutto preoccupato di far fronte al lavoro im-
menso ed alle responsabilità gravissime che comportava quella carica che·
egli non aveva desiderato ma che aveva accettato per le insistenze dei suoi;
scrittore fecondo e profondissimo che nelle brevi ore di sosta, durante i
suoi interminabili viaggi, impugna la penna e riprende la sua lotta con-
tro l'errore.
Chi legge .la vita di S. Lorenzo da Brindisi si chiede spontaneamente·
come mai un uomo così sovraccarico di impegni, di opere e di responsa-
bilità, abbia potuto trovare il tempo necessario per dedicarsi allo studio~.
PROLUSIONE 5

per scrivere tutto ciò che egli ha scritto. E' stata senza dubbio la sua scru-
polosissima e tenace applicazione· al lavoro e la sua straordinaria intelli-
genza che gli permisero di acquistare quella erudizione così vasta e quella
dottrina così profonda e così chiara che egli ha poi trasfuso nelle sue opere.
Queste, raccolte e stampate con cura meticolosa, mostrano in tutto il
suo splendore, in tutta la sua ampiezza, l'attìvità prodigiosa del Santo.
Basterà percorrere, anche sommariamente i 13 ponderosi volumi, per
rendersi conto del loro valore teologico, esegetico e patristico. S. Lorenzo
ha trasfuso tutto se stesso in quest'opera: egli vi fa sentire la sua anima
traboccante di amore e di entusiasmo per il Cristo e per la Vergine Sua
Madre, il suo incoercibile ardore per gli ideali della fede, la sua tanto va-
sta erudizione, accoppiata ad una profonda conoscenza della S. Scrittura.
Nel Mariale, viene esaltata la più bella delle prerogative della Ver-
gine Santa, il suo Immacolato Concepimento, e si spiega il vessillo della
vittoria contro il protestantesimo demolitore del culto di Maria. Esso è
un'opera completa nel suo genere e poderosa, che fu accolta, al suo ap-
parire; 20 anni or sono, con entusiastica ammirazione e che non ha man-
cato di portare un valido contributo alla devozione verso la Madre di Dio.
L'Hypotyposis è tutt'un inno di amore per la fede cattolica, un'arma
possente per il trionfo di essa, un baluardo di difesa contro gli attacchi
alla Chiesa e al Papa; essa è l'espressione più viva dell'indomabile ardore
col quale il Santo ha tutelato gli interessi di Dio; la figura di lui vi si
rivela in tutto il suo potente vigore.
I Quad?'agesimalia, l' Adventus, le Dominicalia, e il Sanctorale costi-
tuiscono una miniera di eccezionale importanza per l'ascetica e per la
predicazione cristiana: essi contribuiscono con stra.ordinaria efficacia a ri-
svegliare lo zdo per il ministero della parola di Dio, la venerazione con
la quale essa deve essere accolta.
Quando si ha I~ gioia di percorrere le pagine uscite dalla penna del
Santo, si pensa con rammarico a.i lunghi anni durante i quali esse hanno
giaciuto sepolte negli archivi, e tanto più si apprezza l'iniziativa presa
dall'Ordine di trarle dal loro lungo oblio e di chiamarle ad arricchire
il patrimonio scientifico e dottrinale della Chiesa, del quale esse diven-
gono da oggi un autentico e prezioso gioiello.
Durante la Settimana che seguirà, illustri e notissimi oratori si suc-
cederanno a questa tribuna per parlare, con la competenza che li distin-
gue, dell'opera e della dottrina di S. Lorenzo da Brindisi. Essi ci daranno
il rr{odo di ammirarne tutta l'altezza; tutta la profondità, tutta la va-
stità: e la figura del Santo, dell'Apostolo, del Diplomatico, dello Scrit-
tore, ne balzerà fuori in tutte le sue gigantesche proporzioni.
6 PROLUSIONE

Una più approfondita conoscenza di questo « grande luminare di


scienza e di santità», come ebbe a definirlo il Pontefice Pio XI, della sua
dottrina e degli esempi di lui, contribuirà certamente a produrre molti
· frutti di pietà e di bene.
E' questo l'augurio che senza dubbio, noi tutti indistintamente por-
tiamo nel cuore nell'accingerci alla Settimana dì studi laurenziani. Comu-
ne è anche la preghiera che eleviamo al Santo perchè si degni di accettare
il nostro omaggio. Egli che in vita ha tanto lavorato e sofferto per la
Chiesa e per la pace, implori da Dio, in questi momenti così calamitosi
e nei quali più che mai se ne sente il bisogno, la concordia fra i popoli.
Presenti egli al trono dell'Altissimo la nostra invocazione « ut Ecclesia tua
secura tibi serviat libertate ».
I.

P. ILARINO DA MILANO, O. F. M. CAP.


DELL'ISTITUTO STORICO DELL'ORDINE
LIBERO DOCENTE IN STORIA DEL CRISTIANESIMO

LA PERSONALITÀ
DI S. LORENZO DA BRINDISI
I. - GLI SCRITTI DI S. LORENZO NUOVA DOCUMENTAZIONE
DELLA SUA PERSONALITÀ.

Quando s. Lorenzo .da Brindisi a Praga, nel 1607, si buttò tem-


pestivamente a stendere la confutazione del luteranesimo (1), che era sta-
to predicato in corte da Policarpo Leiser, seguì questo metodo polemico:
dipingere al vivo la vita, i costumi e la cultura dell'innovatore Lutero e
del suo accolito e ripetitore, per poi procedere dallè risultanze negative
di questa analisi, che scalzava dalle basi la dottrina luterana, alla disa-
mina del contenuto dottrinale della seitta dal primo costituita e dal se-
condo propagandata. Dall'Hypotyposis (= pittura, descrizione) degli uo-
mini all'Hypotyposis del loro insegnamento, stabilendo un rapporto di
dipendenza e di valore tra la figura morale dei maestri e la loro nuova
teologia. Da una radice viziata, secondo l'insegnamento evangelico, non
può prodursi che un albero cattivo e frutti perniciosi.
Seguendo questo processo polemico laurenziano, viene posta sulla
soglia di questo volume, che raccoglie gli studi sulla dottrina del santo
scrittore cappuccino, già volgarizzati durante la settimana commemora-
tiva dell'edizione dei suoi Opeta Omnia, una presentazione della sua
personalità. E' vero che il pensiero di un uomo può essere oggetto a sè
stante di analisi e di valutazione, indipendentemente dalle situazioni in-
dividuali e dalla condotta morale del pensatore; non è men vero, però,
che simili spersonalizzazioni, possibili anche nei riguardi di uomini emi-
nenti e di genio, i quali per squilibri ed incompletezze sono capaci di fla-
granti contraddizioni, nei santi distruggerebbero quella mirabile e potente
unità di pensiero, di sentimento e d'azione che li caratterizza. « Agire è
facile - diceva Goethe - pensare difficile, agire come si pensa incomo-
do». L'edizione degli Opera Omnia ha fatto scaturire dal sottosuolo del-
l'oblio una ricca documentazione dottrinale, che conferma ed ingigantisce
nella vita di s. Lorenzo una fusione omogenea e salda di santità, di dot-
trina e d'attività apostolica. L'esame biografico-culturale del loro autore

(1) Cf. più avanti pp. 39-40.


IO P. ILARINO DA MILANO

è una prefazione necessaria per una più unitaria comprensione dei vari
aspetti sotto i quali i tecnici del pensiero storico-teologico analizzano nelle
seguenti comunicazioni i ponderosi volumi della sua produzione letteraria.
Tale procedimento è tanto più logico e legittimo nei riguardi di
s. Lorenzo in quanto nel corso della sua vita gli scritti non costituiscono
la parentesi d'uno studioso che si ritiri dagli uffici e dall'apostolato negli
agi della cultura, ma scaturiscono dalla sua molteplice attività, sono le
armi con cui combatte le lotte per la diffusione della dottrina e per la
difesa della fede cattolica ed hanno nelle sue intenzioni una funzione diret-
tamente fattiva e concreta.
La documentazione testimoniale di questa armonia di virtù e di
scienza operante s'inizia cinque anni dopo la morte coi vari processi in-
formativi e con quelli apostolici di Napoli (1626-28), Venezia (1627-29),
Brindisi (1627-28), Albenga (1627), Genova (1627-28), Milano (1628-30),
Vicenza (1628-29), Bassano (1628-30), Verona (1628-29) (2 ), Vil!afranca
del Bierzo in Spagna (1630) (3). Dopo le prime esposizioni agiografiche
della raccolta manoscritta di G. B. Jacobilli di Foligno, di cui una è
stata recentemente messa in luce (4), e degli Annales dell'Ordine (5), pas-
sa quasi un secolo avanti che tale documentazione si sistemi in compendio
nella prima biografia del p. Angelo M. De' Rossi da Voltaggio (6). Ma
in merito alle opere manoscritte di s. Lorenzo, uno dei primi bibliografi
dell'Ordine, Dionigi da Genova (7), notifica la sua convinzione che egli

(2) Sacra Rituum Congregatio. Positio super dubio an constet de virtutibus


theologalibus...; Summarium super dubio ..., p. 2-28, Roma 1756; LoRE:>!Zo D'AosTA,
O. F. M. Cap., Vita di s. Lorenzo da Brindisi, p. VIII-IX, Roma, 1881.
(3) Lucro MARIA N6fiEz, O. F. M., Los procesos de 1630 y 1677 para la beati-
ficaci6n de San Lorenzo de Brindis, in Archivo Ibero-Americano, 19r9, t. XII, p;
312-386; FRANcrnco DE AJOFRIN, O. F. M. Cap., Vida, virtudes y milagros de
San Lorenzo de Brindis, 2 ed., p. 505, Barcellona, 1881, ricorda anche i processi
istituiti nella stessa località negli anni 1624 e 1626, dei quali però non si ritrovano
gli atti.
(4) Sommario della vita del M. R. P. Fra Lorenzo da Brindisi predicatore cap-
puccino morto l'anno 1619, ed. GrANCRISOSTOMO DA CITTADELLA, O. F. M. Cap.,
Verona, 1948.
(5) MARCELLINUS DE PrsE A MAcoN, O. F. M. Cap., Annales Ordinis Mino-
mm Capuccino1·um, t. III, an. 1619, p. 298-350, Lione, 1676; trad. di ANTONIO
0LGIATI DA CoMo, O. F. M. Cap., Annali dei Frati Minori Cappuccini, t. III, pa.tt:e
I, an. 16!9, p. 499-562, Trento, 1708.
(6) Vita del ven. servo di Dio P. Lorenzo da Brindisi, Roma, 17ro.
(7) Bibliotheca scriptorum Ordinis Minorum S. Francìsci Capuccinorum, p.
318-319, Genova, 1680.
LA PERSONALITÀ DI S. LORENZO DA BRINDISI II

debba aver scritto molte opere, certamente piissime, ma afferma di aver


visto soltanto i manoscritti di quattro Lettere Circolari sulla perfetta osser-
vanza della regola serafica e di un Trattato sul modo di predicare (8),
che i moderni editori non hanno potuto ancora rintracciare. Nella se-
conda edizione dalla sua Bibliotheca nel 1691 (9) lo stesso autore ag-
giunge alla parca lista una Expositio in Ezechielem prophetam, tuttora
smarrita, ed i Sermones de tempore. Ci volle la riassunzione dei processi
di beatificazione per far uscire dall'ombra degli archivi della provincia
di Venezia e di altri luoghi di conservazione buona parte dei manoscritti
laurenziani. Nel dicembre del 1723 la S. C. dei Riti incaricava il patriarca
di Venezia ed il vescovo di Vicenza di farne diligente raccolta (rn). Nel-
l'aprile del 1725 (n) furono inviati alla suddetta Congregazione; il loro
esame si protrasse per nove anni e il 13 febbraio 1734 fu emesso ii de-
creto che dichiarava non trovarsi in essi alcun ostacolo dommatico e mo-
rale alla prosecuzione della causa (12). Tale approvazione costituiva una
testimonianza autorevole, benchè soltanto negativa e burocratica, della
bontà del loro contenuto. Intanto il celebre bibliografo Bernardo da Bo-
logna· (13) poteva allungare nel 1747 il precedente elenco degli scritti del
santo autore, senza peraltro darcelo completo; i vari biogràfi, che sc.ris-
sero in occasione della sua beatificazione nel 1783 (1 4), diffusero la notizia

(8) Cf. più avanti, p. 27.


(9) P. 215, Genova, 1691.
(rn) Roma, Arch. Segr. Vat., S. RR. C. n. n2: Memoriale pro commiitenda
per litteras particulares RR.mis Patriarchae V cnetiarum et Episcopo Vicentino per-
quz'sitione nonnullorum mss. servi Dei P. La1ctrentii a Brundusio, O. M. Cap., 11
dic. 1723.
(u) Venezia, Arch. della Curia Prov. O. F. M. Cap.: Elenco delle opere del
servo di Dio Ldrenzo da Brindisi, spedite da Venezia alla S. Congregazione dei
Riti a Roma, 24 apr. 1725.
(12) Sacra Rituum Congregatio ... cit.: Responsio iuris et facti ad animadversio-
nes R. P. fidei Promotoris ... p. 173-174.
(13) Bibliotheca scriptorum Ordinis Minorum S. Francisci Capuccinorum, p.
166-167, Venezia, 1747.
(14) BONAVENTURA DA CoccAGLIO, O. F. M. Cap., Vita del beato Lorenzo da
Brindisi, 2 ~ ed. romana, p. 70, 244-245, 249-250, Roma, 1783 (cf. altrè edizioni e
compendi in lLARINo DA MILANO, Biblioteca dei Frati Min. Cappuccini di Lombar-
dia, p. 79-80, 84-85, Firenze, 1937); ristampa a cura di CLAUDIO DELLA PIEVE, O.
F. M. Cap., Roma e Genova, 1783; [G. LucATTELLI], Vita del beato Lorenzo da
Brindisi, p. 124, 405-406, Roma, 1783 (ristampa, Venezia 178,); [ MAJOLUS A VA-
LENsoLLEs, O. F. M. Cap.], La vie du bienheureux Laurent de Bri'ndes, par un
Académicien des Arcades de Rome, p. 189, 362-365, 371-376, Avignone, 1784 (2a
ed., Parigi, 1787); FRANCISCO DE AJOFRIN, Vida, virtudes y milagros del B. Loren-
I2 P. ILARINO DA MILANO

della loro esistenza e ne trassero una conferma esterna della scienza del
novello beato. Nessuno però ne fece un esame diretto; i preziosi mano-
scritti ritornarono nella pace e nella polvere degli archivi veneti (1 5).
Ma una figura di tanta potenza espressiva non poteva rimanere co-
stretta nella tradizionale lettera.tura agiografica e panegiristica, che si
rinnova in occasione della canonizzazione nel 1881 e in seguito (1 6). Fu
appresa con soddisfaziqne la notizia della costituzione da parte dei su-
periori maggiori di una commissione per l'edizione degli scritti del no:
vello santo sotto la direzione del paleografo p. Francesco da Beneyac (1 7).
Nel 1897 ritorna sul medesimo progetto il p. Ilarino Felder da Lucerna,
ma, di nuovo, senza esito (18). Nel contempo si fa sentire la necessità di
passare dalle vite a scopo d'edificazione spirituale alla ricostruzione sto-
rica (19), mediante la ricerca d~umentaria, che inser.isca e illustri più ef-

zo de Brindis, Madrid, 1784; 2" ed., p. 78-79, 505-506, Barcellona, 1881; ecc. cf.
HIERONYMUS A FELLETTE, De S. Laurentii a Brundusìo activitate apostolica ac ope-
ribus testimoniorum elenchus, p. XXI-XX.III, . Venezia, 1937; aggiungiamo il Com-
pendio della vita del beato Lorenzo da Brindisi ... dichiarato protettore della fede-
lissima città di Napoli il dì 20 febbraio 1788 ... In quèsta napoletana edizione cor-
retto ed accresciuto, Napoli, 1788 (cf. Eco di S. Francesco· d'Assisi, 1882, t. X,
p. 28-32).
(15) Opera Omnia, t. I, Mariale, p. X-XI, Padova, 1928.
(16) LAURENT D'Aosrn, O. F. M. Cap., Le bienheureux Laurent de Brindes,
Paris, 1867 (trad. ital. Vita di S. Lorenzo da Brindisi, Roma, 1881); LuDWIG voN
DER SoHULENBURG, O. F. M. Cap., Leben des sei. Laurentius van Brindisi, Magon-
za, 1863; NoRBERT SrocK, O. F. M. Cap., Leben und Wirken des heili-gen Lorenz
von Brindisi, Bressanone, 1882 (trad. frane. di M.° C. MARCUs DE RcJNos, Parigi,
1881); J. ScHINDLER, Der heilige Laurentius von Brindisi, Begrunder des Kapuzi-
nerordens in Osterreich, in Tlieologisch-praktische Quartalschrift, 1882, t. LIII,
p. 238ss., 479ss.; ATI-IANAsrus E1sLER voN LEIBNITZ, O. F. M. Cap., Apostel, Feldherr
und Diplomat, Linz, 1926; ANGELICO DA CIVITAVECCHIA, O. F. M. Cap., Compen-
dio della vita di S. Lorenzo da Brindisi, Roma, 1881; FRANcisco DE AJoFRIN, op.
cit., 2' ed., Barcèllona, 1881; ANTHONY BRENNAN oF TAsSoN, O. F. M. Cap., Life
of Saint Lawrence of Brindisi apostle and Diplomat, Londra, r9n (trad. frane. di
EusÈBE DE BAR-LE-Due, O. F. M. Cap., Lione, 1920); ecc. cf. Bibliografia lau-
renziana, in Eco di S. Francesco d'Assisi, 1882, t. X, p. 431-435; HrnRoNYMUS A
PELLETTE, op. cit., p. XXI-XXIII; il vol. miscell. 26-N-4 della Bibl. del Collegio
Intemaz. S. Lorenzo da Brindisi in Roma.
(17) Annali degli avvocati di S. Pietro, 1881, t. III, n. 24, clic.; BoNAVENTUR.A.
DA SoRRENTo, O. F. M. Cap., Il cappuccino S. Latenza da Brindisi al cospetto di
Napoli e dei napoletani, p. 77, S. Agnello di Sorrento, 1881; Eco di S. Francesco
, d'Assisi, 1882, t. X, p. 432-433; Opera Omnia, voi. I, Matiale, p. XIV.
(18) Opera Omnia, vol. I, p. XIV.
(19) Rocco DA CEsINALE, Storia delle missioni dei Cappuccini, t. I, p. 323-362,
502-503, Parigi, 1867.
LA PERSONALITÀ DI S. LORENZO DA BRINDISI

fìcacemente l'azione di questo apostol; negli eventi a lui contempora-


nei. L'attivo scrittore p. Bonaventura Gargiulo da Sorrento rileva docu-
menti dagli archivi di Napoli circa l'opera svolta da s. Lorenzo in favore
dei napoletani (20); questo incartamento viene ripreso da p. Fredegando
d'Anversa, che l'arricchisce con altri documenti circa la prima (1609) e
la seconda (16r8-19) legazione del santo ambasciatore in Spagna (2I).
Il benemerito p. Bonaventura offre anche un saggio editoriale dell'auto-
grafo Commentariolum de rebus Austriae et Bohemiae (22), opera che
fu magistralmente divulgata con ampio corredo documentario dalla com-
petenza dello storiografo p. Edoardo d'Alençon (2 3). In detta relazione
s. Lorenzo parla in terza persona delle sue imprese nelle regioni austro-
germaniche; costituirebbe uno studio di grande interesse psicologico .e di
efficaci rilievi sulla sua personalità esaminare come egli si comporti da
storico disinvolto della propria grandezza.
L'esperienza dei precedenti tentativi e saggi e la suggestione cre-
scente dei motivi suaccennati indussero i confratelli veneti ad assumersi
ufficialmente, nel capitolo generale dell'Ordine del 1926, l'impegno della
edizione Opera Omnia (24). Una storia di questa impresa così felicemente
riuscita risulterebbe istruttiva come documento di metodo, come impiego
di energie e di virtù morali e intellettive (25). Superando ogni difficoltà
di tecnica scientifica e tipografica, di finanza, di calamità belliche e post-
belliche, la commissione editoriale dal 1928 al 1944 ha sfornato con esem-
plare regolarità agli studiosi di scienze ecclesiastiche i 13 ponderosi, ari-
stocratici e corredaiti volumi, che si allineano con prestigio accanto a quel-
le edizioni monumentali, di Alessandro di Hales, di s. Bonaventura ed
ora di Duns Scoto, che onorano l'Ordine francescano. Ma soprattutto

(20) Op. cit., p. r6-64.


(2r) De S. Laurentio Brundusino documenta quaedam inedita, in Analecta
Ord. Min. Capuccinorum, I919, t. XXXV, p. 220-224; 1920, t. XXXVI, p. I38-163.
(22) In Eco di S. Francesco d'Assisi, 1882, t, X, p. 403-413,
(23) Roma, 19ro (estr. da Analecta Ord. Fr. Min. Capuccinorum, I909, t. XXV,
passim; I9ro, t. XXVI, passim). ·
(24) Cf. ,Analecta cit., I926, t. XLII, p. I97.
(25) Cf. Opera Omnia, t. I, Maria/e, p. XV; Opera monumentale, in Per la
consacrazione episcopal~ dell'Ecc.za Ili.ma. Mons. Vigilia Federico dalla Zuanna
dei Frati Minori Cappuccini vescovo di Carpi, p. 3I-33, Roma, 1941; CLEMENTE
DA S. MARIA, O. F. M. Cap., Lettera pel compimento dell'edizione « Opera Omnia»
di S. Lorenzo da Brindisi, in Atti della Provincia Veneta dei Frati Minori Cappuc-
cini, 1944, t. XIX, p. I27·I45; BERNARDINO DA CITTADELLA, O. F. M. Cap., L'« Ope-
l'a Omnia» di S. Lorenzo da Brindisi, in L'Osse1'v. Romano, 25 ottobre I945.·
P, ILARINO ·DA MILANO

essi dispiegano il pensiero e l'erudizione, amplificano l'attività, potenziano


la figura del loro autore.
Lo schema biografico tradizionale, costituito dalla concorde esalta-
zione delle sue viritù eroiche e dei carismi soprannaturali, dell'attività
apostolica incessante sul pulpito, nelle controversie contro ebrei e prote-
stanti, nelle legazioni diplomatiche, il tutto servito da una scienza ecce-
zionale, schema che è stato autorevolmente riassunto e scolpito da Pio XI,
il quale riconosce in s. Lorenzo « un grande luminare di scienza e di san-
tità» (2 6), riceve ora una conferma diretta, un collaudo sperimentale.
In realtà, gli editori hanno compiuto, oltre tutto, un atto di coraggio e
di lealtà scientifica; essi hanno presentato al tribunale della scienza ec-
clesiastica attuale, così esigente e scaltrita nell'informazione, nel metodo, nel
ripensamento speculativo e nella valutazione storica, una fama dottri-
nale da giudicarsi se autentica o usurpata. Si susseguono in codesto vo-
lume giudici qualificati a pronunciare il verdetto della loro competenza
e del loro accurato esame. Già l'accoglienza dei tecnici del pensiero cat-
tolico al susseguirsi dei volumi è stata favorevole ed anche lusin-
ghiera in resoconti e rassegne (2 7); ma si vuole procedere oltre la pub-
blicità recensionistica, per far entrare con monografie specifiche (2 8) la

(26) Analecta Ord. Min. Capuccinorum, 1935, t. LI, p. 79.


(27) HrnRONYMUS A PELLETTE, op. cit., p. 2r9-309; ARMAND DAssEvrLLE•
lRvrn UDULUTSCH, O. F. M. Cap., Bibliography of St. Lawrence of Brindisi, in
Round Table of franciscan Research, 1948, t. XIII, p. 124-148; CLEMENS A MrL-
WAUKEE, Litterae encyclicae de S. Laurentit a Brundusio sanctitate et scientia, e1·us
Operum Omnium editione feliciter absoluta, in Analecta Ord. Min. Capuccinorum,
1947, t. LXIII, p. 109-127; LIBERATUS DI STOLFI, O. F. M., De nova editione ope-
rnm S. Laurentii a Brundusio, in Antonianum, 1937, t. XII, p. 65-70; G. STANO,
O. F. M. Conv., L'<< Opera Omnia» di S. Loren.w da Brindisi, in Miscellanea Fran~
cescana, 1937, t. XXXVIII, p. 141-149; J. M. VosTÉ, O. P., in Angelicum, 1936, t.
XIII, p. 132-133, 390-395; F. SPEDALIERI, S. J., S. Lorenzo da Brindisi e la prima
edi':?:ione delle sue opere, in Gregorianum, 1948, t. XXIX, p. 303-312.
(28) JÉROME DE PARis, O. F. M. Cap., La doctrine mariale de S. Laurent ù
B1ù2des, Paris, 1933; BERNARDINUs A S. IoANNE RoTUNDO, O. F. M. Cap., S. Lau-
rentius a Brundusio et lmmaculata Conceptio, Isola. del Liri, 1940; CoNSTANTIN DE
PLoGoNNEc, O. F. M. Cap., S. Laurent de Brindes et sa Lutheranismi Hypotyposis,
in Études Frane., 1934, t. XLVI, p. 662-674; IDEM, L'apologie de l'Église par
S. Laurent de Brindes, (Pontificia: Universitas Gregoriana), Paris, 1935; IDEM,.
S. Laurent de Brindes apologiote, in Collectanea Frane., 1937, t. VII, p. 56-71;
DoROTEU A VILALBA, O. F. M. Cap., S. Lorenzo de Brindis apologista de l'església
Catolica contra el Luteranisme, in Estudis Franciscans, 1936, t. XLVIII, p. II3-
143; BENEDICTUS A S. PAuLo, O. F. M. Cap., S. Laurentii Brundusini doctrina de
iustificati'one. Studium historico-theologicum (Pontificia Universitas Gregoriana),
Padova, 1939; ecc.
LA PERSONALITÀ DI S. LORENZO DA BRINDISI

dottrina laurenziana nei grandi quadri storici del domma e della contro-
versia, durante l'età della restaurazione o controriforma, e nel patrimonio
vivo e perenne della scienza sacra. Questo eminente maestro non figura,
per esempio, nel Nomenclator literarius theologia~ catholicae di H. Hurter,
nè nella Storia della teologia cattolica (29) di M. Grabmann, e in quella
di F. Cayré (30). Se per il primo autore può valere la ragione della man-
cata divulgazione delle opere laurenziane, questa era già di dominio pub-
blico al tempo delle apprezzate sintesi degli altri due storici.
Nel frattempo, queste opere, frutto del suo ingegno e del suo misti-
cismo, documento del suo insegnamento scolastico, arsenale dottrinale
della sua attività apostolica, sostituiscono alla esaltazione esterna
della sua dottrina un materiale biografico-culturale diretto e genuino e
offrono preziosi elementi per delineare la doviziosa, armonica e potente
personalità di s. Lorenzo. Nessuno si meravigli se l'entusiasmo .dell'edi-
zione Opera Omnia non abbia portato contemporaneamente ad una af-
frettata biografia collaterale del loro autore (3I). Per probità scientifica,
essa sarà il risultato maturo del travaglio analitico, sia dottrinale sia do-
cumentario, che, come un cantiere ora in piena azione, porterà ad una
ricostruzione completa della Hypotyposis di s. Lorenzo.

2. - EMINENZA DELLA SUA FIGURA ED AZIONE


NELL'ETÀ DELLA RESTAURAZIONE SATTOLICA.

Secondo l'accezione concreta del linguaggio comune, si consìdera


una personalità quell'individuo che per l'elevatezza delle sue qualità
intellettuali e morali emerge e domina sugli altri, riscuotendone l'am-
mirazione e destando sentimenti di rispetto e di venerazione. La somma
di queste doti eccellenti, la loro varietà e intensità concorrono a distin-
guerlo, a caratterizzarlo, ad accrescerne il prestigio e l'influenza. Se si
tratta di un santo, entrano in azione anche le virtù ed i carismi della
grazia, che, mediante la corrispondenza generosa delle libere facoltà na-
turali, potenziano di una vitalità e di un rendimento superiori le forze ed

(29) 2a ed. della trad. ital., Milano, 1939.


(30) Patrologia e storia della teologia, tràd. ital., 2 voll., Roma, 1938.
(31) Cf. il profilo tracciato da JÉROME DE PARIS, O. F. M. Cap., Saint Laurent
de Brindes. L' homme et le saint. L'infatigable ap6tre. Le maitre ès-sciences sacrées,
Roma, 1937; trad. ital., Roma, 1937; GENTILis AsTER VAN AsTEN, O. F. M. Cap.,
1
Het twede Zwaard. Het Leven van den Heiligen Laurentius van Brindisi, Eind-
hoven, 1947.
I6 P. ILARINO DA MILANO

i talenti della natura. Questa non viene distrutta, bensì elevata e valo-
rizzata dalla grazia; le diverse qualità umane e i differenti procedimenti
dell'agente divino dànno anche ai santi una :fisonomia propria, un posto
ed un compito par,ticolare nella storia.
P. Girolamo da Pellette (32), ora Mons. Bortignon vescovo di Pa-
dova, ha ritratto la :figura di s. Lorenzo con una antologia, che forma
un mosaico d'oro, & testimonianze, documenti, giudizi antichi e recenti.
Mi sembra di pronta efficacia descrittiva un brano della relazione d'uf-
ficio che il nunzio apostolico a Praga, l'arcivescovo Filippo Spinelli, spe-
diva il 25 luglio 1601 al card. Cinzio Aldobrandini, Segretario di Stato.
Esso coglie s. Lorenzo nel vivo dell'azione e non nella devozione del
ricordo; nunzi ed ambasciatori sono d'occhio esperto nel soppesare uomi-
ni e cose nella attualità della cronaca in svolgimento; i loro rapporti
hanno valore di documenti diretti ed autorevoli. « Il Padre fra Lorenzo
da Brindisi Commissario dei Cappuccini di Praga è persona insigne et
rara per bontà et dottrina et di conditioni tali eh' ogni relatione per
ampla et particolare ch'io ne facessi riuscirebbe di longhissimo intervallo
inferiore al merito suo, perchè oltre all'haver egli operato intrepida-
mente et infaticabilmente dentro alle difficultà, che son ben note a V. S.
Ill.ma, per condurre come ha già fatto a fine il monastero et la Chiesa,
ha pur anco nel medesimo tempo et sin dal primo giorno giovato et
coll'esempio della vita et con la predica continua incredibilmente in uni-
versale a tutta la città, et acquistatasi dalla nobiltà et dal Baronaggio in
spetie una benevolenza et un'estimatione grande et un concorso nume-
rosissimo, sì che per tutti questi et per altri infiniti rispetti, sì come l'i-
stesso padre vien giudicato opportunissimo alla salute di queste anime,
così sarebbe d'altrettanto di sconcerto se hora ch'egli è nel sommo del-
l'operare li fosse necessario il partir di qua per qualsivoglia causa et per
qualsivoglia breve spazio di tempo, massime che havendo ormai assai
sufficientemente appresa la lingua germana, potrà con speranza d'acquisti
grandi e certissimi così essere inteso dagli heretici, come dai :medesimi è
pure bora tenuto in molta stima e in molta veneratione ... » (3.3). Tutta la
deposizione processuale rafforza ed amplia questi tratti in rilievo nella
personalità di s. Lorenzo e documenta il loro perdurare in tutte le fasi
della sua vita.

(32) Op. cit.


(33) Arch. Segr. Vati c., Borghese, I, 65r ', f. 84r-v (pagin. antica Sr ); ripor-
tato anche da EDOARDO o'ALENçoN, ed. Commentariolum cit., p. ro-II; frasi stral-
ciate in HrnRONYMUs A FELLETTE, op. cit., p. 66.
LA PERSONALITÀ DI S. LORENZO DA BRINDI5I 17
Colpisce, infatti, nella sua figura, ora come allora, la quantità e il
grado d;eccezione delle sue doti, il loro sviluppo costante in un piano
elevato sotto l'azione della volontà e i carismi della grazia, il loro im-
piego sempre magnanimo nelle moltepliè1 imprese di apostolato, di studio
a cui si dona o negli incarichi e.uffici a cui la Provvidenza lo destina. Nel
. tono e nel ritmo sostenuto di tutita la sua esistenza, che va dal 1559 (22
luglio) al 1619 (22 luglio), egli 'figura con rilievo fra i migliori rappre-
sentanti di quell'età post-tridentina, in cui quella parte della cristianità
che era rimasta salva dalla depressione indotta dal protestantesimo, ne-
gatore .della volontà, del libero arbitrio e delle opere, è percorsa da uno
slancio attivistico di rinnovamento interiore, di fervore religioso,
di conquista missionaria, d'iniziative benefiche. Ed egli s1 scon-
trerà, in effetti, col protestantesimo nell'agone della scienza polemica,
della cultura e dell'azione sacerdotàle, della diplomazia, mostrando in
se stesso la superiorità e l'efficienza del cattolicesimo. Con la chiarezza,
inoltre, l'integrità e l'imponenza della sua spiritualità e del suo agire
contribuisce a smentire una tesi cara agli ostinati eche.ggiatori della
cultura laicista e anticlericale, secondo cui il Seicento sarebbe vuoto d'a-
zione e di passione e vuoto di coscienza, nè il Concilio di Trento avrebbe
potuto dargliene che l'apparenza ipocrita.

3. - FoRMA DELLA SUA SPIRITUALITÀ.

Le testimonianze dei processi circondano di meraviglioso già la


sua puerizia. E' forse questo un luogo topico, un'_esigenza rettorica
della vecchia agiografia? A sei anni fa accorrere il popolo, a suon di
campane, ad una sua predica nel duomo della cintà natale, Brindisi (34).

I
(34) Circa il nome della famigiia di s. Lorènzo (al battesimo Giulio Cesare),
che a Brindisi è denominata Russo, o de' Russi, mentre a Venezia è detta Rossi,
o de' Rossi, ed a cui s'unisce anche un secondo cognome Mezosa (Mezossa) o
Mendoz(z)a (Mendocci), cf. le recenti indagini di ILARIO DA TEANO, O. F. M. Cap.,.
Ricerche storiche sul cognome e la famiglia di S. Lorenzo da Brindisi, in L'Italia
Frane., r948, t. XXIII, p. r77-184; 1949, t. XXIV, p. 347-345 e di DAVIDE DA PoR·
TOGRUARo, O. F. M. Cap., Ancora sul cognome e sulla famiglia di s. Lorenzo da·
Brindisi, ibid., r949, t. XXIV, p; r42-r51. Vi sono discusse anche le tradizioni sul-_
l'origine brindisina e su quella venèta di detta famiglia, come pure sulla sua no-
biltà o meno. La bolla di canonizzazione di Leone XIII, 15 clic. r88r, induce una
singolare interpretazione con le parole: « Patrem habuit Guilèlmum Rossi, cui et
Mendozae cognomentum ex primiori hispanici regni .familia ductum »; ed. in
Analecta Ord. Min. Capuccinorum, 1887, t. III, p. 66, e in HIERONYMUS A PEL-
LETTE, op. cit., p. 54.
18 P. ILARINO DA MILANO

Si trattava evidentemente di quei sermoncini recitati da bambine e fan-


ciulli in uso anche oggi, per esempio, all'Ara Coeli di Roma durante
le feste natalizie. Ma dev'essere stata tale la spontaneità ed il calore della
convinzione infantile da compungere i cuori delle persone mature e da
far gridare al miracolo. Ne parla perfino la bolla di canonizzazione (35).
Fu costreitto ad altre comparse e ad un giro oratorio in vari paesi. Se i
ragazzi prodigio, per esempio nella musica e nella matematica, non
mancano anche oggi, il suo futuro successo di predicatore e di contro,
versista confermerà quel lieto presagio di oratore nato.
I Frati Minori Conventuali, che hanno sempre mantenuto un'ottima
tradizione scolastica, si possono riservare il merito di averlo iniziato fan-
ciullo, nel loro convento brindisino di S. Paolo, all'abito e alle virtù fran-
cescane, oltrechè agli studi umanistici e sacri, che furono continuati a
Venezia presso la scuola cattedrale di S. Marco, diretta dallo zio sacer-
dote. Gli autori latini e greci faranno appropriata comparsa nelle sue
opere; esse, inoltre, sono scritte in un latino di buon gusto, nitido, animato
sempre, spesso perspicuo; la sua soda preparazione classica lo mantenne
lontano dalle eccentricità del barocchismo letterario.
Ancor giovinetto pratica le asprezze della penitenza corporale, si
sprofonda in lunghe meditazioni, conosce i fervori ed i deliqui estatici.
Nessuna sorpresa, quindi, se nel pieno della sua attività e maturità egli
inserirà delle messe, la cui durata andava crescendo dalle due alle dieci
ore. Una volta, nella festa dell'Assunta, stabilì il primato con una cele-
brazione di quattordici ore (36). Questo fenomeno liturgico si compiva
in tale profluvio di lagrime da far credere ad un testimonio « che senza un
dono particolare di Dio non era possibile non gli si seccasse il cer-
vello» (37). Per l'alta temperatura interiore la testa gli fumava come
un camino (38). I fazzoletti con cui si detergeva formavano il contin-
gente più abbondante di oggetti ricercati come reliquie. Mentre l'assorto
celebrante resisteva a questa fatica fisica, anche quando nelle rimanenti
ore giaceva immobilizzato sul letticciuolo dalla podagra, l'iconografia
ci rappresenta il fratello laico che si rifà della lunghezza del servizio con
un sonno ristoratore sui gradini dell'altare. Era tuttavia di tanta umiltà
ed equilibrio da ridùrsi al normale, quando glielo comandavano i supe-

(35) Locis citatis, nella nota precedente.


(36) Sacra Rituum Congregatio ... Summarium ... cit., p. 78-79, § 79. ,
(37) Sommario della vita ... cit., p. 14.
(38) Ibid., p. 13; MARCELLINUS DE PrsE A MAcoN, Annales ... cit., t. III, p.
322, n. rr7.
LA PERSONALITÀ DI S. LORENZO DA BRINDISI

riori o l'esigeva la presenza del popolo. Per indulto apostolico, celebrava


abitualmente la messa votiva della Madonna, che lo degnò della sua vi-
sibile presenza insieme con Gesù Bambino. ,
A questo atto centrale della sua vita contemplativa si devono ag-
giungere la partecipazione alla . offìciaitura corale, anche di notte dopo
intere giornate di cammino, il piccolo officio di Maria SS. e il rosario.
In momenti di lirismo francescano recitava con trasporto le laudi ma-
riane, soprattutto la canzone alla . Madonna del Petrarca: « Vergine
be:lla ... » (39). Ma sotto queste espressioni esterne, liturgiche e poetiche,
,c'era uno staito permanente di comunione interiore con Dio. Un collo-
quio fatto talora ad alta voce e rotto dai singhiozzi. Il .fratello compagno,
ignaro, attendeva a lungo ed in vano fuori della cella del padre l'uscita
del misterioso interlocutore: Gesù Cristo sofferente, la candida Madre
del Cielo. Ricorrono nella sua pietà i motivi dominanti della spiritualità
francescana: la devozione all'Eucaristia, alla passione di Gesù, di cui por-
tava una crocetta appesa al collo, e a Maria SS. Il soprannaturale pervade
visibilmente tutta la sua vita, in modo da diventarne la temperie abituale,
in cui essa si svolge con sorprendente attività, e da conferire al suo svi-
luppo e alle sue molteplici espressioni una armonia sovrana.

4. - PREGHIERA E STUDIO FONTI DELLA SUA CULTURA.

Novizio cappuccino a quindici anni e mezzo (18 febbraio 1575)


a Verona, s'accresce il suo fervore mistico e penitenziale, con tale spro-
porzione alla cagionevolezza del suo stato fisico da essere am-
messo « di una balla solo » (40) alla professione. Questo gigante dell' a-
zione e dell'austerità non lo si creda dotato di una salute di ferro; di-
sturbi gravi e malanni perdurarono tutta la. sua vita a mettere in risalto
una volontà imperiosa che sosteneva il corpo sotto l'alta pressione delle
fatiche e del regime penitenziale.
Dopo il noviziato, per la sua giovane età potè compiere con agio un
corso sessennale, a Padova e a Venezia, in « studi devoti e santi, di car~tà
· ed umiltà ridondanti, tanto nella grammatica positiva, quanto nelle Sa-
cre lettere e altre scienze necessarie per meglio venire aHa cognizione

(39) Sommario della vita ... cit., p. 12.


(40) Sacra Rituum Congregatio ... Summarium ... cit., p. 38, § 47; ANTONIO
0LGIATI DA CoMo, Annali... cit., t. III, parte I, p. 504.

3. - S. Lorenzo da Br.: Studi


20 P. ILARINO DA MILANO

della sacra e scolastica teologia e di esse divine lèttere » (4 1 ). Non credo


che la provincia veneta avesse tale organizzazione scolastica da pro-
durre abitualmente simili campioni del pensiero, quando neppure le-
attrezzatissime università moderne li sfornano in serie. C'è in s. Lorenzo,
una così pronta capacità di assimilazione e di rendimento scientifico da
indurre in lui stesso, oltrechè in tutti i suoi contemporanei, la persuasione-
d'una particolare gratificazione dall'alto. Egli lasciò intendere d'aver ri--
cevuto la sua scienza, particolarmente quella della lingua ebraica, durante-
un lieve sopore ai piedi dell'immagine di Maria SS., a cui aveva chiesto·
ta1e grazia (42). Uomo di fede e d'azione, di volontà e di misticismo, non
sa più distinguere tra capacità di natura e invadenza di grazia sopran-
naturale. I testi nel ricordare ammirati e nell'amplificare questa gratuiita
infusione di scienza filologica, notano tuttavia come egli insistesse di
giorno e di notte nello studio tanto della Sacra Scrittura, sia in latino sia:
in ebraico, che egli portava sempre con sè, come della patristica e delle
lingue (43). Fu, in realtà, un convinto assertore della necessità dello stu-
dio e uno studioso indefesso. Egli sferza senza tema di ritorsione la leg-
gerezza e l'impreparazione scolastica con cui Lutero pretese di affrontare
gravi problemi di teologia; per farsi una cultura superiore non basta
l'innata curiosità di sapere, non basta un ingegno anche grande, perchè
a stento l'acquistano quelli che non perdonano a fatiche e che nella
corsa verso il traguardo degli studi hanno maggior bisogno di freno che
di sproni. « Ad comparandum ·autem doctrinam longe praestantem prae-
ter ingenium, diuturno opus est tempore, magno studio improboque

(4r) lLARINo FELDER DA LucERNA, O. F. M. Cap., Gli studi nell'ordine dei Cap-
puccini nel p1imo secolo di sua esistenza, in L'Italia Frane., 1930, t. V, p. 254-261;
GuNcRisosToMo D4. CrTTADELLA, O. F. M. Cap., Biblioteca dei Frati Minori Cap-
puccini della Provincia dì Venezia, p. X-XI, Padova, 1944. Non trova conferma
la notizia, registrata da un annalista marchigiano del secolo XIX, il p. Solutore da
Ascoli, secondo la quale s. Lorenzo avrebbe fatto parte di quel gruppo di quaranta
chierici che nel 1579 il Ministro Generalè Girolamo da Montefìore raccolse da va-
rie provincie nello studio generalizio costituito nel primo convento di Fermo (a
S. Savino); cf. BERNARDINO DA LAPEDONA, O. F. M. Cap., S, L.orenzo da Brindisi e
i Cappuccini marchigiani, in L'Italia Francescana, 1949, t. XXIV, p. :267 2268.
(42) Sacra Rituum Congn:gatio ... Summarium ... cit., p. 56, § 67; p. 36~
§ 35; p. 54, § 58.
(43) Ibid., p. 45-fo passim; MARCELLINUS DE PisE A MAcoN, loc. cit., p. 304~
n. 68: « ...quod cum linguam latinam, germanicam atque hispanicam usu didicis-
set, aliarum trium peritiam, videlicet, graecae, hebraicae atque chaldaicae sine ma-
gistro medio a Spir:tu Sancto edoctus fuit ».
LA PERSONALITÀ DI S. LORENZO DA BRINDISI 2!

labòre; hinc enim proverbium illud: « Dii laboribus omnia vendunt »,


et.illud Hesiodi: « Ante omnia praeclara dii posuere sudor'e'm »~ U\Ilde
est etiam illud Lyrici Poetae:

« Qui s:udet optatam cursu contingere metam


multa tulit, fecitque puer, sudavit et alsit ».

Hinc Demosthenes apud Stobaeum dixit oratoriam facultatem sibi com-


parasse assiduo studio, quo plus in vita sua olei quam vini insumpserat ».
Chi non sa affrontare e sostenere questi sforzi, soccombe nell'arringo
degli studi, si congeda dalle muse, rinuncia alle cime delle scienze e
delle arti e si accontenta della ·mediocrità (44). Di questa tecnica attivi-
stica s. Lorenzo è maestro e cultore; in tale passaggio egli offre un saggio
della sua cultura classica, in cui occupavano un posto eminente i pen-
satori, come Aristotele, Platone e anche i .filosofi arabi. Pur nel settore
preferito degli studi scritturistici, in cui la sua pietà lo faceva muovere
con la· fede e la preghiera, egli procede da scienziato, affermando essere
mezzo indispensabile il ricorso al lavoro razionale, artefice d'ogni suc-
çesso, senza del quale la natura non concede nulla ai mortali;. industria
dell'intelligenza e costante applicazione portano alla valutazione dei ge-
neri letterari e delle fìgµre, che come in una corteccia racchiudono le
verità divine (45). Anche nelle sue corse apostoliche e nei suo1 itinerari
di ministro generale, troverà agio di curvarsi sui. libri a studiare, quando
non vi si inginocchierà davanti, facendo dello studio una preghiera. In
questa -completezza di metodo egli riconosceva il secreto d'acquisto della
sua scienza eminente, mentre nella mancanza di questo equilibrio tra
forze di natura e di grazia riponeva la causa dell'insuccesso di coloro che
gli rimanevano inferiori, nonostante l'impiego generoso delle sole capacità
umane (46). .
Ancor giovane mostrò ·attitudini e maturità da insegnante; studente
di « logica » ·faceva da ripetitore privato di .filosofia ai condiscepoli. Era
felicemente servito da una memoria eccezionale. Diceva di non sapere
che cosa volesse dire dimenticare (47). Novizio a Verona, stese per filo
e per segno la predica di un Padre domenicano, udita giorni prima (48).

(44) Opera Omnia, vol. II, pars II, p. 336-337, Padova, 193x.
(45) Opera Omnia, vol. III, p. 8, Padova, 1935.
(46) Sommario della vita ... cit., p. 8
(47) Sacra Rituum Congregatio ... Summarium ... cit., p. 40, § 59.
(48) lbid., p. 55, .§ 62.
22 P. ILARINO DA MILANO

Tale memoria gli fu di enorme aiuto nell'uso della Sacra Scrittura e della
parte documentaria e positìva delle discipline teologiche. C'è forse del
barocco nella affermazione, ricorrente nei processi, essere egli in grado
di ricostruire tutta la Bibbia, anche nel testo ebraico, come molta patristica,
qualora ne andassero smarriti i testi? Egli stesso si lasciò sfuggire « che
lui si confidava, quando la Scrittura Sacra se fusse persa, di farla in lingua
ebrea » (49). In dispute pubbliche con dotti ebrei, armati dei loro libri,
polemizzava scioltamente e sosteneva il contradditorio a base di autorità
citate a memoria; leggeva, inoltre, .e parlava l'ebraico con una pronun-
zia così retta da sembrare un giudeo nato. Discutendo con studiosi di
filosofia, allegava testi interi di Aristotele appresi quindici anni pri-
ma (5°). Ma questa meravigliosa facoltà non era che uno strumento a
servizio di una pari capacità speculativa, esegetica, controversistica, d'e-
sposizione scolastica e di comunicativa oratoria.
Fu ordinato sacerdote a 23 armi, a Venezia l'anno 1582, il 18 di-
cembre; « havea nondimeno barba et un aspetto virile congionto con li
suoi ottimi costumi e con la sua grandissima purità» (51). Uno dei pezzi
più espressivi della iconografia laurenziana, il quadro di P. Labruzzi,
che si conserva nel convento cappuccino di Montughi (Firenze), lo ritrae
a mezzo busto in questa prestanza, piena di calore e di movimento (5 2 ).
Dalla ordinazione sacerdotale al 1599 corre un primo periodo di
attività in Italia; esso è fortemente contrassegnato dalla predicazione, inizia-
ta pochi mesi dopo il presbiterato con due quaresimali successivi, negli anni
1583-1584 nella stessa chiesa di S. Giovanni Novo a Venezia, dalle con-
troversie con gli ebrei, dall'insegnamento scolastico (1587-1590), dalla
stesura di alcune opere, dalle cariche affidategli nella propria provmc1a
veneta, in quelle d'altre regioni e nella curìa generalizia.

5. - LA S. SCRITTURA BASE DELLA SUA DOTTRINA;


MAGISTERO COGLI EBREI E NELLA SCUOLA; L'« ExPLANATIO IN GENESIM ».

La scienza biblica si presenta subito come la base e il muro


maestro della dottrina di s. Lorenzo, sia predicata, sia insegnata, sia scr1t-
ta, sia polemica. Il decreto tridentino del 1546 Super lectione et praedi-
catione, promulgato più tardi, nel gennaio 1564, con tutti gli atti del

(49) lbid., p. 40, § 59.


(50) HIERONYMUS A PELLETTE, op. cit., p. II6-u7.
(51) Sommario della vita ... cit., p. 5-6.
(52) Riprodotto in HrnRONYMUS A PELLETTE, op. cit., tav. XI.
LA PERSONALITÀ DI S. LORENZO DA BRINDISI 23

Concilio, aveva spinto il capitolo generale del maggio dello stesso anno
a rinnovare gli studi teologici delle provincie; le prescrizioni conciliari
davano un indirizzo scritturale all'insegnamento della teologia, pur la--
sciando libera scelta tra il metodo esegetico e quello spèculativo-scola-
stico (53). Queste premure della Chiesa per l'incremento della cultura bi-
blica erano stimolate da esigenze particolari del tempo. Già gli umani-
sti italiani del secolo preceden:te, soprattutto Lorenzo Valla e Giannoz-
zo Manetti, avevano diffuso il gusto della lettura del Libro Sacro
nei testi originali greci ed ebraici e avevano dato rilievo alla necessità e
ai vantaggi della applicazione della critica filologica alla Bibbia (54). Ma
questo· movimento umanistico di ritorno alle primitive sorgenti testuali
della parola divina fu fatto deviare da quello spirito di indipen-
denza dalla esegesi tradizionale che portava, per esempio Erasmo
di Rotterdam, Lefèvre. d'Étaples e gli umanisti tedeschi, a cercare nella
Sacra Scrittura gli elementi della propria cultura spirituale e condotta
morale sotto la guida diretta di Dio è l'auto-ispirazione dello Spirito
Santo. Lutero e i protestanti scatenano il loro attacco feroce contro la
scolastica e il pensiero dommatico tradizìonale sotto la copertura della
critica. filologica ritornata in onore, mettendo però questa nuova scienza
del testo esatto a servizio del libero esame e sbandierandola come so-
nante pretesto della opposizione al magistero vivo della Chiesa e all'in-
segnamento dei teologi (55). L'autorità ecclesiastica difese contro queste
faziosità deleterie un metodo scientifico, di cui riconosceva l'utilità e che
era seguito con lealtà dai suoi studiosi più avveduti. Ancor prima che
Paolo V nel r6ro prescrivesse a tutti i religiosi lo studio delle lingue
ebraica, greca e latina per una più esatta conoscenza della Sacra Scrittu-
ra (56), s. Lorenzo, come abbiamo già accennato, per intuito ed inizia-
tiva personale, e in accordo con gli indirizzi scolastici dell'Ordine (57),
s'era munito di questi strumenti di lavoro scientifico e di queste armi

(53) lLARINo FELDÈR DA LucERNA, Zoe. cit,, p. 246-26!; A. VACCARI, S. J.,


Esegesi ed esegeti al Concilio di Trento, in Biblica, 1946, t. XXVII, p. 320-337.
(54) S. GAROFALo, Gli umanisti italiani nel secolo XV e la Bibbia, in Biblica,
1946, t. XXVII, p. 338-375. .
(55) L. .CRISTIANI, Les causes de la Réforme, in Revue d' histoire de l'Église
de France, 1935, t. XXI, p. 348-354; lnEM, art. Réforme, causes, in Dict. de Théo-
logie Cathol., t. XIII, col. 2030-2033.
(56) Breve Apostolicae servitutis, 31 luglio 16ro, in Bullarium Ord. Min. Ca-
puccinorum, t. VI, p. 360.
(57) CuTBERTo DA BRIGHTON, O. F. M. Cap., I Cappuccini. Un contributo alla
storia della Controriforma, p. 460-461, Faenza, 1930.
24 P. ILARINO DA MILANO

culturali, ch'egli maneggiò da gran maestro a profitto dei cattolici ed a


confutazione dei suoi avversari, gli ebrei ed i protestanti.
Nel 1584 Gregoriò XIII con la bolla Sancta Mater Ecclesia (58) pre-
scrisse ai vescovi che in ogni luogo dove fosse una sinagoga si tenesse agli
ebrei una predièa settimanale, in cui venissero esposte le SS. Scritture
del V.T., specialmente quelle che essi usano commentare il sabato, nel-
l'intento di convincerli della messianicità di Gesù Cristo, della sua di-
vinità, e di conseguenza della necessità della religione cristiana. Tali pre-
dicatori dovevano parimenti polemizzare intorno agli errori degli ebrei
« et de falsa per eorum · rabbinos tradita Sacrarum Scripturarum inter-
pretatione »; si suppone quindi che fossero versati anche nella letteratura
rabbinica. Ad essi concedeva quelle grazie e privilegi dì cui godevano
i professori di dommatica nelle università. In definitiva si trattava più
di lezione e di discussione. storico-esegetica che di predica morale. Tale
dotazione di scienza specifica nel giovanissimo predicatore doveva essere
già rilevante e universalmente nota, se lo stesso Pontefice Gregorio XIII,
morto nel 1585, lo incaricò di questo insegnamento agli ebreì di Roma
(59); egli svolse questo magistero in detta città anche sotto Clemente VIII
(1592-1605) per tre anni continui, sospendendolo a malincuore in seguito
alla sua elezione a Ministro Generale (60), e parimenti in molte altre
città d'Italia, come Venezia, Padova, Verona, Bassano, Mantova, Ferrara,
Savona, Casale Monferrato ecc., dove lo portava il suo ministero, e nella
stessa Nunziatura di Praga, mentre trovavasi alle prese con i protestan-
ti (6I).
Inoltre dal 1587 al 1590 egli insegna nello studio teologico di Ve-
nezia; in armonia con la sua particolare formazione dottrinale deve
aver dato alle sue lezioni uno svolgimento esegetico-dommatico.
E' assai probabile che con questa attività s'accompagnasse la stesura
della Explanatio in Genesim (62 ), così che essa, insieme con altri scritti
di carattere oratorio, si debba considerare come una composizione di que-
sto primo periodo e come il frutto del suo magistero professorale, della
controversia antiebraica, dell'appassionato studio della S. Scrittura, fon-

(58) Bullarium Romanum, t. VIII, p. 487-489, Torino, 1863; d. E. NATALI,


Il ghetto di Roma, t. I, p. 221-231, Roma, 1887; H. VoGELSTEIN .. P. RrnGHER,
Geschichte der Juden in Rom, t. II, p. 173 segg., Berlin, 1895.
(59) Sacra Rituum Congregatio ... Summarium ... cit., p. 53, § 54.
(60) lbid., p. 37, § 37; p. 59, § 77•
(6I) lbid., Responsio facti et iuris ad animadversiones, p. 9-u.
(62) Opera Omnia, vol. III, p. X-XI, Padova, 1935.
LA PERSONALITÀ DI S. LORENZO DA BRINDISI

damentale nella sua scienza. La sua attività, però, di scrittore non ri-
.sponde soltanto ad una necessità di preparazione alla cattedra e
.al pulpito; essa, pur mantenendosene in rapporto, costituisce un'im-
presa a sè stante, un arsenale magnificamente attrezzato per mol-
teplici compiti in difesa della fede e ad illustrazione del domma. Le 565
pagine dì testo sono occupate dal commento dei soli II primi capitoli del
,Genesì sui 50 dell'intero libro. Tale sospensione richiama per analogia
l' « Opus imperfectum in Genesim » di s. Agostino. Nel proemio egli
,considera anche la possibilità che questo suo scritto venga divulgato in
.seguito con la stampa (63); questo felice evento si è compiuto a distanza di
.secoli con un'opera rimasta in tronco sul primitivo progetto. Egli aveva già
raccolto delle «selve», che potrebbero corrispondere alle moderne schede,
per l'esposizione dell'Esodo e del Levitico (64). La preparazione di questo
materiale denota la sua intenzione di procedere, con eguale ampiezza
,di commento, nell'esegesi almeno dell'intero Pentateuco. Secondo
le istruzioni pontificie questa parte legislativa della Bibbia era il te-
sto principale di discussione con gli ebrei. Anche in queste proporzioni
,d troviamo di fronte a un piano ardito, che dà la misura della capacità
del suo autore. Di più, nell'elenco delle opere sottomesse all'esame della
S. Congregazione dei Riti figura anche una sua Expositio in Ezechielem
prophetam (65), e alcune frasi lasciano intendere ch'egli si prospettasse
un lavoro ancor più vasto comprendente le lettere di s. Paolo (66). Non
pensava in questo tempo che l'avvenire l'avrebbe impegnato .e assorbito
in altre imprese.
Comunque, anche solo in questo volume, che ha valore di
,esemplare, si riscontrano quella ricchezza di informazioni .e di eru- ·
dizione e quella capacità di esegesi e di speculazione che le deposizioni pro-
. -cessuali concordemente esaltano. Nello stabilire il vero senso letterale egli
fa un metodico ricorso diretto dal testo latino della Volgata a quello greco
.dei Settanta e alla hebraica veritas, cioè all'originale ebraico e ai due
·Targumtm (= Paraphrases) in dialetto aramaico (= caldaico), quello
Gerosolomitano o Pale.stinese e l'altro Babilonese di Onkelos. Scende sul
;campo della letteratura ebraica, con riferimenti a una ventina di com-

(63) lbid., p. 5: « ita ego semper vera passim a falsis discernere ne, quo errore
. deceptus, a semita veritatis -aberrans, alias quoque, si quos acc-iderit mea haec scripta
..a parietibus domesticis edita in lucem, utlegant, similiter deceptos faciam aberrare».
(64) Sommario ... cit., p. 8; HIERONYMui, A PELLETTE, op. cit., p. 143~144,
(65) Cf. sopra, p. 11.
(66) Opera Omnia, vol. III cit., p. IX.
26 P. ILARINO DA MILANO

mentari dei principali rabbini; si muove con agio nella biblioteca patri-
stica e nelle opere degli scolastici, soprattutto in quelle esegetiche dello
spagnolo Tostato e di Nicola Lirano, che, con qualche altro autore, gli
dànno in alcune ques,tioni un atteggiamento scotista (67); non manca.
inoltre una buona messe di autori classici, filosofi e letterati.
L'uso scolastico dell'opera concorre a spiegare lo svolgimento ch'egli:
dà alle questioni teologiche, filosofiche e morali, oltrechè bibliche; vi tratta
della creazione, contro l'eternità aristotelica della materia, della giustizia
originale, del libero arbitrio, dell'immortalità dell'anima, dell'anima intellet-
tiva forma sostanziale del corpo, dell'onnipresenza e immutabilità di Dio~
degli angeli, del matrimonio ecc. Non si comporta soltanto da compila-
tore erudiito che distingue ed espone le varie sentenze, ma si muove da
maestro che ripensa, discute e avanza soluzioni personali (68), poichè egli
ha consapevolezza del suo compito di teologo e di filosofo. Secondo i
princìpi della scuola francescana, che fa dipendere la filosofia dalla teo-
logia, questo appassionato cultore della S. Scrittura afferma di aver sco-
perto in essa, e particolarmente nel libro delle origini di tutte le cose
create, un archivio di pregio e ben fornito anche· di tutte le cognizioni
della filosofia naturale. Pur potendo vantare una conoscenza bibliogra-
fica non comune di tanti maestri e sc6ttori, la sua anima francescana si
compiace di far derivare dall'alto, e cioè dallo studio diretto della parola
di Dio e dalla sua illuminazione, la propria scienza d'amore e d'azio-
ne (69).
Per i pregi rilevanti di quest'opera esegetica e per la singolare scien-
za scritturale del suo autore, essa non stenta, a giudizio dei moderni
biblisti, a farsi un posto di rappresentanza e a prendere fama tra la mi-

(67) BENEDICTUS A s. PAULO, op. cit., p. 148-154.


(68) J. SÉBASTIEN, O. F. M. Cap., Saint Laurent de Brindes fut-il thomiste ?,.
in p;tudes Franciscaines, 1936, t. XLVIII, p. 531-540.
(69) Opera Omnia, voi. III cit., p. ·3: << Deus ... mihi omnium 1'.heologorum
p.hilosophorumque minimo, haec revelare ex voluntatis suae beneplacito dign~tus·
est, quia ipse "scientiarnm Dominus est". Cum enim Sacrae Scripturae studio
operam navarem, divinae veritatìs lux, "quae omnem hominem venient.em in hunc
mundum illuminat ", mentis meae oculis magno splendore illuxit, ut in hoc Sac1'Cle·
Scripturae agra, una cum supercoelestis sapientiae,, sacrae, 'inquam, theologlae the-
sauro, sacrae item philosophiae naturalis pretiosz\ssimum ditissimumque adinvenir&m:
archivium; quod quidem mihi eo carius pretiosìusque fuit, quod nulla alia t'atione·
censeam certi quippiam de naturalibus haberi passe».
Cf. SrLVESTRO DA VALSANZrnro, O. F. M. Cap., La posizione dottrinale di"
S. Lorenzo da Brindisi in filosofia, in L'Italia Francescana, 1949, t. XXIV, p. 82-87;;
206-218, 233-251.
LA PERSONALITÀ DI S. LORENZO DA BRINDISI 27
gliore produzione degli interpreti delle sacre lettere, i quali a centinaia,
secondo l'elenco dello Hurter (70), costellano questo secolo d'oro dell'ese-
gesi cattolica, che va dal 1564 al 1663.

6. - MAGISTERO CONTINUO DELLA PAROLA;


CONTENUTO DOTTRINALE DELLE OPERE PREDICABILI; IL « MARIALE ».

L'efficacia della dottrìna laurenziana allarga il suo raggio d'in-


fluenza, quando si rifletta che contemporaneamente al maestro, che nel-
la scuola e nella sinagoga insegna, polemizza e scrive, si ingrandisce nel
giovane e dotto sacerdote il predicatore, il quale annunzia al popolo la
verità sviscerata à tavolino tra le pile dei libri, rivissuta nel convincimento
amoroso delle lunghe ore di preghiera e di contemplazione. La predi-
cazione ininterrotta supplisce in s. Lorenzo la divulgazione letteraria,
mancata alle sue opere rimaste per lungo tempo inedite. Ma questa conti-
nuità del magistero della penna non è legata alla sola epoca dell'autore o ai
secoli vicini; un santo o uno scienziato è di tutti i tempi. Il fatto che la pro-
duzione letteraria laurenziana possa essere risvegliata ora con successo,
dopo una stasi di quasi tre secoli e mezzo, è una prova della sua solidità
ed indeclinata efficienza, la quale potrà continuare e ampliarsi negli anni
a venire. Tutti hanno· salutato l'edizione degli Opera Omnia come la
scoperta di un tesoro di dottrina cattolica.
Si sapeva come la predicazione avesse riempita tutta la vita dell'in-
defesso scrittore; l'attuale produzione oratoria, che occupa 9 volumi sui
13 dell'intera edizione, ci offre il niezzo diretto per valutare il contenuto
dottrinale del suo magistero orale. Già lo stesso indirizzo della cul-
tura francescana, e soprattutto cappuccina, destinava la scienza teologica
al suo annunzio e diffusione dal pulpito. Su questo s. Lorenzo era salito
con impressionante franchezza a sei anni; è ovvio che l'esercizio conti-
nuato abbia conferito maturità e perfezione allé sue innate doti oratorie.
Peccato che un suo Tractatus de modo concionandi sia andato smarri-
to (7I); a:vremmo potuto godere della sua e::sperienza, scienza e santità d'o-
ratore, sistemate utilmente in. un manuale d'eloquenza.

(70) Nomenclatòr literarius cit., 3a ed., t. III, p. II-XX,~III, Innsbruck, I907.


(7I) Il Pontefice Pio VI, che beatificò s. Lorenzo, aveva mostrato un partico-
lare interesse a questa operetta, credendola stampata. L'autore de La vie du bien-
heureux Laurent de Brindes, cit., p. 374-375, riferisce: « ... je me chargeai d'aller
parcourir toutes les bibliothèques de Rome que je connois et que je fréquente un
peu plus que les cafés et les théatres. J' examinai tous les. cathalogues anciens et
P. ILARINO DA MILANO

L'attività oratoria, che s'inizia formalmente all'indomani della ordi-


nazione sacerdotale e che perdura fino all'anno anteèedente la
morte con l'ultimo quaresimale predicato a Milano nel 1618, con-
ferisce alla sua personalità ampiezza di dominio intellettuale e
morale, abbondanza di comunicazione e di rendimento delle sue
ricchezze di studioso e di apostolo. I testi, infatti, celebrano l'efficacia
della sua parola a qualsiasi categoria di persone fosse rivolta: cattolici,
ebrei, protestanti, persone religiose, dignitari ecclesiastici e civili, e in
qualsiasi forma venisse presentata: esortazioni, prediche dottrinali e mo-
rali, omiletiche, panegiriche; con gli avversari: . apologie, controversie,
lezioni scritturali. Alla completezza della scienza e alla versatilità esposi-
tiva bisogna aggiungere il secreto del suo successo, e cioè un irresistibile
accento di convinzione e di commozione, che spesso lo scioglieva tutto
in lagrime, e uno slancio così vigoroso da spingerlo a parlare alle folle
anche per più ore. Per moderare tale impeto « m'ordinò - riferisce un
fratello laico suo compagno - che quando fosse finito il termine o della
metà o fine d'essa predica, non l'accennassi solo col tirargli il mantello,
seu abito, come suol farsi ad'altri, ma che gli ponessi la mano ·a carne
ignuda nella polpa della gamba, e lo stringessi, perchè altrimenti forse
non l'avrebbe inteso; e io osservando il sopradetto ordine ciò feci, e mi
accadette più volte che non solo con stringere le gambe non m'intendeva,
ma ne anca con sbattere una gamba con l'altra, con dargli pizziconi, e
facendogli altri strazi, tanto era astrabto, et infervorato nel predicare; et
erano di modo gli strazi, che io gli faceva, che io ne aveva compassione,
et esso l}On faceva mai atto d'intendermi» (72).
Predicava abitualmente in italiano, anche a Praga; agli ebrei sapeva
rivolgersi con eleganza nella loro lingua, intenerendo i loro cuori con
l'affetto paterno; questa benevolenza non gli impediva talvolta qualche
scatto duro, quando essi davano prova della loro tradizionale ostinazio-
ne (73). Nel 1601 il nunzio Spinelli sopraccitato nota il suo progresso nel-

:nouveaux que je pus me procurer; ce fut envain que je cherchai le traité sur la
manière de bien précher. Il est constant qu'il n'a jamais été imprimé. li n'en existe
que quelques copies manuscrites ». Sembra, quindi, che alméno quest'ultime abbia
:avuto sotto mano.
(72) Sacra Rituum Congregatio ... Summ~rium ... cit., p. 58, § 75"
(73) Il promotore della fede tenterà di ricavare da alcune frasi amare all'in·
,dirizzo degli ebrei una obiezione contro il dominio di s. Lorenzo sui sentimenti
dell'animo; cf. Sacra Rituum Congregatio ... cit., Animadversiones..., p. 17, n, 50;
erano piuttosto sfoghi di zelo e di un sincero e abituale affétto verso di loro, che
nei contrasti cresceva di tono; cf. ibid., Responsio facti et iuris ad animadversiones,
p. 149-r50, n. 1-5.
LA PERSONALITÀ DI S, LORENZO DA BRINDISI

l'uso della lingua tedesca (74), tanto che un padre svizzero ricorda aver
egli parlato assai bene in tedesco ai religiosi durante la visita dell'anno
1602 (75); il possesso di deHa lingua lo avrà bellamente servito nelle corse
apostoliche a traverso le regioni germaniche. Ci sembra tuttavia più con-
sono alla sua qualità <li maestro e di pensatore l'aver egli disposto il ma-
teriale predicabile in un latino sobrio e conciso, in una catena di concetti
distintamente formulati, con chiara divisione ed esposizione degli argo-
menti, anzichè in una stesura per esteso delle prediche da recitarsi. Però
nei pochi esemplari di sermoni completi in italiano ritroviamo un saggio
della sua azione oratoria. Questa scaturiva spontaneamente dalla sua
emotività ed era nativamente intonata con le circostanze di luogo e di
persone, così molteplici e diverse per la varietà del suo apostolato. L'es-
sere egli scioLto da una formulazione imparata a memoria, pur avendola
fortissima, denota prontezza di sensibilità e di risorse intellettuali ed af-
fettive.
La mole e il contenùto di questi scritti di carattere oratorio misurano
l'ampiezza e la profondità della sua preparazione sempre in atto al ma-
gistero della parola. I tre quaresimali editi negli Opera Omnia, di cui il
secondo comprende tre volumi, presentano complessivamente 314 predi-
che, con un minimo di 7 e un massimo di IO sermoni· per ogni giorno
predicabile; si fa eccezione per i sabati, in cui si va da una vacanza to-
tale a un numero di 4 predid1e. Si può stabilire che egli predicò almeno
s·quaresimali: due a Venezia (1583 e 1584), e uno a Loreto (1602), a
Napoli (1605), ad Aversa (1606), a Mantova (1614), a Genova (16!5), a
Milano (16!8). Poteva quindi in questi diversi quaresimali non ripetere
mai una stessa predica. Questo preparare prediche su prediche ci dà pro-
va, anche mediante tali computi, della ricchezza predicabile della sua
cultura sacra e del suo impegno di studioso anche in rapporto alla pre-
dicazione. Per l' Adventus domenicale e altre feste e domeniche fino alla
quaresima abbiamo 40 sermoni, più 14, con da uno a cinque sermoni
diversi per una stessa data. I Dominicalia offrono 77 homiliae, spesso1 due
per domenica. Nel Sanctorde figurano 56 prediche, più 9 in italiano su
argomenti dommatico-morali.
Recitò in realtà tutte le prediche che sono schemate in questi scritti?
Data l'abituale concomitanza in lui dello studio e dell'azione, crediamo

(74) Cf. sopra, p. r6.


(75) Erziihlungen von Bruder Rufinus von. Baden, in St. Fidelis-Glocklein,
19r3, t. I, p. 17r: « Dieser P. Lorenz ... hat unsere. Provinz zum ersten visitirt, als
ich Noviz war zu Uri. Er. hat ziemlich gut deutsch geredet ».
P. ILARINO DA MILANO

non abbia potuto permettersi il lusso di riempire pagine su pagine senza


una loro immediata valorizzazione; riteniamo, anzi, che esse non esau-
riscano tutto l'elenco numerico della sua predicazione, nella quale poteva
servirsi di questo materiale per altre combinazioni oratorie non registrate.
In merito al contenuto, ci s'attende di costatare che quella S. Scrit-
tura, in cui si mostrava peritissimo, costituisca l'ossatura che regge l'e-
sposizione dommatico-morale; il prevalere del genere umiletico frazio•
na la dottrina teologica in una esposizione occasionale. Una raccolta, però,
sistematica di tutto il materiale dottrinale proverebbe come il dotto oratore
annunziò e illustrò l'intero contenuto della fede e della morale cattolica,
facendolo diventare generatore di vita soprannaturale e di costume cri-
stiano. Per non portare che un esempio, gli editori hanno opportuna-
mente stralciato dai vari manoscritti e pubblicato in un volume separato
il Mariale, le prediche riguardanti Maria SS.; una prima parte in nu-
mero di 60 sermoni, che furono disposti dall'autore stesso secondo un
piano organico; più, in una seconda parte, altri 24 sulle feste liturgiche
mariane. Con questa indovinata sistemazione, non foss'altro, è stato reso
omaggio a quella dominante devozione alla Madonna, che costituisce
una nota caratteristica della spiritualità laurenziana; soprattutto si è fa-
cilitata l'analisi di quella doviziosa e spesso singolare dottrina mariana,
la cui disposizione scolastica darebbe corpo ad una pregevole Summa di
mariologia (76). Su tale base, altri segnalerà in s. Lorenzo uno dei più
grandi mariologi di tutti i tempi (77). E' desiderabile che tale metodo
venga applicato alla illustrazione di altri particolari temi dommatici e
morali.
La solidità dottrinale con cui s. Lorenzo tratta questo genere di let-
teratura sacra, che più facilmente d'ogni altro fu esposto nel suo e in
altri secoli alle deviazioni rettoriche, alle sofisticherie scolastiche e alle
suggestioni della moda letteraria, conferisce alla sua vivacissima figura
di oratore la forza e la costruttività del maestro. Il magistero dottrinale
lo si esercita, sia a viva voce sia cogli scritti, secondo vari generi d'inse-
gnamento: lo speculativo, lo scolastico o sistematico, il catechetico, e

(76) JÉROME DE PARis, La doctrine marial,e de S. Laurent de Brindes, Paris,


1933; ERMENGOL DE SARRIÀ, O. F. M. Cap., Un nou representant de l'escola fran-
ciscana: Sant Uorenç de Brindis, in Estudis Franciscans, 1929, t. XLI, p. 217-222,
488-501.
(77) Cf. più avanti p. r43-r79.
LA PERSONALITÀ DI S. LORENZO DA BRINDISI

quello esegetico e omiletico usato da s. Lorenzo. Anche nell'oratoria,


che costituisce il mezzo più comune di diffusione della dottrina cattolica,
egli si presenta come modello alle future generazioni dei predicatori.

7. - CARICHE NELL'ORDINE;
COME MINISTRO GENERALE NE RAPPRESENTA LO SPIRITO E L'ATTIVITÀ.

Un religioso di così rapida eminenza non poteva tardare ad es-


sere impegnato nei compiti della gerarchia monastica; la sua capacità già
collaudata in imprese di apostolato e di studio lo porterà nelle cariche a
potenziare l'Ordine in quel periodo del suo slancio espansionistico in Italia
e nelle regioni d'oltr'alpe, che va, dalla chiusura del Concilio di Trento
alla totale indipendenza giuridica della famiglia cappuccina dall'alta pro-
tezione dei Minori Conventuali nel 16r9. A 28 anni è guardiano a Ve-
nezia (1587-1589); a 31 i confratelli toscani lo eleggono provinciale (1590-
1592); a 35 è ministro provinciale nella sua provincia veneta (1594-1596);
a 37 ascende alle cariche generalizie come defin~tore generale (1596-1599);
a 39 i cappuccini svizzeri lo nominano provinciale (1598), ma non vi potè
andare; a 40 è rieletto definitore generale (1599) e viene inviato come
commissario a diffondere l'Ordine e a difendere la fede in Boemia e in
Austria; a 43 gli è conferita la carica suprema di ministro generale (1602-
1605); a 47 è di nuovo commissario generale a Praga (1606-1610); a 49
i confratelli delle Puglie, sua provincia natale, con calda ed ingenua pre-
tesa lo eleggono a distanza, sebbene inutilmente, loro provinciale (1608);
a 52 a Monaco funge da commissario generale per il Tirolo-Baviera
(16n-1612); a 54 viene eletto per la terza volta definitore generale e con-
temporaneamente esercita l'ufficio di ministro provinciale di Genova (16r3-
16r6); a 57 ritorna, per malattia, semplice padre di famiglia, a Verona
(1616); a 58 i confratelli della provincia veneta lo vogliono almeno guar-
diano a Vicenza (16r7); a 59 il èapitolo generale del 16!8 gli confida la
sua ultima ,carica di definìtore generale.
Da santo autentico, accettò le prelature con sincero turbamento e
con rassegnazione; esse l'impegnarono ancor maggiormente in una di-
sciplina personale che egli considerava come un dovere per una superiorità
che era sostenuta più ad esempio di virtù che ad autorità di posizione e
di comando. Il compito <li un ministro generale si esplicava soprattutto
nella visita alle provincie, per provvedere e per stimolare i sudditi alla
osservanza di quella forma particolare di vita che era propria della gio-
vane riforma francescana dei Cappuccini. Essa contava a questa dàta 30
provincie con 713 conventi e 8803 religiosi. S. Lorenzo ispezionò tutti i
32 P. ILARINO DA MILANO

conventi 111 Svizzera, in Francia, nelle Fiandre, nella Spagna, in I<talia;


« e se bene gl'altri Generali hanno la licenza del Papa di poter andare a
visitare la Religione sopra di un muletto» (78), egli s'astrinse a cammi-
nare sempre a piedi; « anco i fiumi mai volse passar a cavallo, onde una
volta fummo quasi tutti annegati, e lui sempre allegro » (79 ). Compiva
camminate talvolta di trenta o quaranta miglia (80), e se per la fama
di santità, che lo precedeva, veniva accolito dalle folle in entusiasmo e
dalla deferenza delle autorità ecclesiastiche e civili, come a Bruxelles,
dove gli cosparsero la strada di fiori e di erbe aromatiche, gli capitava
anche di ridursi coi compagni ad essere « estenuati dalla fame e curvi per
la violenza che facevano al corpo, con cena poi ordinaria di poco pane,
e manco vino, una fritatella con insalata a peso e tavolta un poco di
cascio» (8 1 ). Con questi itinerari da campionato ascetico, manteneva il
regime rigido dei digiuni, del breve riposo sul saccone di paglia, delle
discipline, della par,tecipazione al coro di giorno e di notte. Se venisse
ritrovato il testo di quelle sue quattro Lettere Circolari, di cui s'è fatto
cenno sopra (82), avremmo la ventura di conoscere, almeno in parte, il
contenuto dei discorsi che in questa occasione rivolgeva, talvolta per due
ore, ai religiosi, mostrando « nel sermoneggiare tanto zelo, chei pareva,
che gl'uscisse il cuore dal petto » (83 ). ·
Se per umiltà e per non perdere nelle cariche il merito dell'obbe-
dienza si riduceva volontariamente a farsi regolare il tempo .della pre-
ghiera, dello studio e d'altre occupazioni dal guardiano locale, o dal fra-
tello compagno, e, se ammalato, dall'infermiere (84), portava. tuttavia
nelle superiorità la decisione e la sicurezza del comando. C'è nel suo tem-
peramento la tenerezza francescana dell'anima contemplativa e la forza
imperiosa dell'autori-tà in azione. Se « conversava volentieri con i poveri
fratini » (85), si mostrava « formidabile nei suoi ragionamenti agl'indisci-
plinati » (86). Aveva per norma di giustizia e di fortezza di misurare la
superiorità con coloro che la potevano intimidire o imbecherare; per questo
« riprendeva aspramente i superiori maggiori quando in alcuno dissimu-

(78) Sacra Rituum Congregatio ... Summarium ... cit., p. 259, § 2r.
(79) lbid., p. 259, § 17.-
(80) lbid., p. 260, § 5.
(8r) Sommario della vita ... cit., p. IO•II
(82) Cf. più addietro, p .. II.
(83) Sacra Rituum Congregatio ... Summarium ... cit., p. 259, § rq.
(84) lbid., p. 285, § 1; p. 278-288.
(85) lbid., p. 294, § 7.
(86) Sommatio della vita .. , cit., p. IO,
LA PERSONALITÀ DI S. LORENZO DA BRINDISI 33

lavano i vizi, e suoleva dire che costoro distinguevano tra Frati, come si
fa tra le pecore ed agnelli, petchè le pecore dalle quali speravano il latte
e la lana di qualche interesse, le riservavano e portavano loro rispetto;
ma i poveri fratini, che non potevano più che tanto, erano come agnelli
scorticati per ogni minimo difetto » (87).
Tale dirittura lo portava a . prendere tempestivamente provve-
dimenti · radicali, anche gravi: nel capitolo della provincia di To-
losa, II aprile 1603, escluse dalle elezioni tutti i membri del de-
.fìnitorio uscente (88); in quello delle Fiandre, II ottobre 1602, tol-
se ai capitolari la nomina del ministro provinciale, impose d'au-
torità· un commissario generale e inviò in esilio il provinciale uscente, an-
che perchè era stato accusato di aver dato lo sfratto ad alcuni poveri, ab-
battendo le loro casupole per allargare il convento di Malines (89 ). La
sua sensibilità morale dovette rimanere talmente impressionata dai com-
menti maligni sussurrati intorno a questo fatto, il quale poteva anche
essere stato compiuto innocentemente, che inserì nelle ordinazioni del
capitolo una proibizione particolare dì ripetere simili procedimenti, con-
siderandoli come una violazione della giustizia sociale nei riguàrdi del-
la gente povera e come un motivo legittimo di recriminazioni da parte
del popolo (9°). Negli altri punti di queste ordinazioni, come in quelle
lasciate alla provincia elvetica (9 1 ) nel capitolo di Baden del 4 agosto 1602,
, si rileva la sua solerzia nel tutelare la povertà dall'uso anche indiretto
delle elemosine in denaro e dei legati, il raccoglimento della vita clau-
strale dal commercio con le persone del mondo, l'austerità nel vitto anche
nei pranzi d'occasione. In Spagna non solo persuase i frati a far rimuo-
vere dalla chiesa di Tarazona un monumento sepolcrale troppo sontuoso,
fatto erigere da un nobile ecclesiastico (9 2 ), ma s'indignò talmente di
fronte· alla fabbrica spaziosa ed elegante dì un nuovo convento, in lo-

(87) Sacra Rituum Congregatio... Summarium ... c;t., p. 256, § 5.


(88) APoLLINAIRE DE VALENCE, O. F. M. Cap., Tou/ouse chrétienne. Histoire
des Capucins, t. II, p. 213-214, 277-279; t. III, p. r60-16r, n. 2, Toulouse, 1897.
(89) HrLDEBRAND [DE HooGLEDE], O. F. M. Cap., férome de Sorbo, llluminé
de Palerme et S. Laurent de Brindes en Belgique (1598-1602), in Collectanea Fran-
ciscana, 1934, t. IV, p. '186-189.
(90) lbid., p. 203, n. 19.
(91) Ordini lasciati dal Molto Reverendo Padre Fra Lorenzo da Brindisi, Ge-
nerale alla Provincia' di Helvetia, publicatt' nel Capitolo dì Bada adi 4 agosto 1602;
cf. Lucerna, Archivio Provinciale Min. Cap.; 4 Y, 5.
(92) ANDRÉS DE PALMA DE MALLORGA, o.
F. M. Cap., P4la d:J ·T()"1'0f'l!a }' el
recuerdo de San Lorenzo de Brindis, p. 85-86, Barcellona, 1948.
34 P. ILARINO DA MILANO

calità non precisata, da maledirlo con tutta solennità; in seguito ricevette


con esultanza la notizia che esso era crollato sotito una frana (93).
Ci piace particolarmente in questo religiow, così navigato nei rap-
porti sociali di gran classe, una ripetuta benevolenza verso le persone umi-
li, quando prescrive ai frati belgi di essere ospitali piuttosto coi poveri,
anzichè sfoggiare in complimenti e ìn ricevimenti coi ricchi (94). Predi-
catore d'una formidabile preparazione remota, incitava i sacerdoti stu-
denti all'esercizio della predicazione (95); ma ne curava l'idoneità stabi-
lendo nella Svizzera che non si concedesse la facoltà di predicare se non
a coloro che avessero studiato la dommatica per tre anni; e parimenti
che ai sacerdoti non si permettesse di confessare se prima non avessero
studiato ben bene la casistica, ossia la teologia morale (96). Se riconosce
ai predicatori del Belgio la dispensa dal coro per prepararsi alla predica,
non può trattenersi dal richiamare nello stesso dispositivo una massima,
che era la norma della sua prassi oratoria: l'orazione è come l'anima
della predica (97).
Anche in quelle provincie in cui, come s'è accennato, le misure auto-
ritarie da lui prese potevano suscitare dissensi e contrasti, tutti subivano
il prestigio e riconoscevano senza discussione la santità dell'austero gene-
rale; la.sua memoria perdurò in venerazione. Nel campionario della agio-
grafia cappuccina s. Lorenzo segna il vertice della santità nell'Ordine.
Coi primi due santi fratelli laici, Felice da Cantalice (t 1583) e Serafino
+
da Montegranaro ( 1602), è stata canonizzata la semplicità evangelica-
mente e popolarmente costruttiva di questa riforma francescana; s. Giu-
seppe da Leonessa ( t 1612) ne rappresenta lo slancio iniziale nelle mis-
sioni orientali fra gli infedeli e l'apostolato della predicazione fra il po-
polo; nelle virtù di s. Lorenzo, nella sua scienza sacra e nei suoi monu-
menti letterari, ora messì in luce, nella sua predicazione che si attua in
molteplici ambienti, nella sua opera di difesa della religione cattolica
contro protestanti, ebrei e mussulmani, nella sua attività diplomatica per
l'unione dei popoli e dei governi cattolici e per la tutela della giustizia
sociale, c'è la sintesi più alta della missione dell'Ordine nella sua epoca

(93) Sacra Rìtuum Congregatio... Animadversiones R. P. Fidei Promotoris,


p. r3-r4, n. 38-39; Jbid., Responsio facti et iuris ..., p. 137-139, n. 10-18.
(94) HrLDEBRAND, loc. cit., p. 203, n. 20.
(95) Sacra Rituum Congregatio ... Summarium ... cit., p. 42, § 6.
(96) ILARINO FELDER DA LucERNA, loc. cit., p. 439, 447-448.
(97) HrLDEBRAND, Zoe. cit., p. 204, n. 22: « ... nec nisi pridie ante concionem
(si tamen opus fuerit, quod èt ipsorum conscientiae relinquitur) sint exempti a choro;
nam oratio velut spiritus concionis est».
LA PERSONALITÀ DI S, LORENZO DA BRINDISI 35
e nei secoli venturi. Egli, divenutone anche gerarchicamente il capo su-
premo, ne suggella, con la sua personalità ed autorità, la potenza ed il
ritmo d'azione.

8. - CoNTRo IL PROTESTANTESIMO IN BoEMIA-AusTRIA.

Il governo di tutto l'Ordine fu per s. Lorenzo una ,parentesi nel-


la sua attività di avanguardia in Austria e Boemia. Alla sua personalità
non poteva mancare il compito di fondare una provincia cappuccina di
punta sul fronte orientale della fede cattolica contro il protestantesimo.
Il cosidetto « trattato di pace perpetua e di tolleranza reciproca » di Au-
gusta (1555) aveva stabilito legalmente il protestantesimo religioso e po-
litico nelle regioni germaniche dell'Impero ed aveva aperto uno stato
permanente di guerra fredda tra gli stati passati alla nuova religione e
quelli rimasti cattolici; il proselitismo protestante costituiva un continuo
pericolo di invade.nza ereticale nelle regioni e città cattoliche o miste.
Già nel 1575 l'arcivescovo di Praga, A. Brus, sollecitava l'invio dei Minori
Cappuccini in Boemia per alimentare la difesa dei cattolici contro l'atti-
vismo delle varie sètte; nel 1597 l'arcivescovo Zbinec (Sbigneus) Berka
insisteva a questo scopo presso il ministro generale e la Curia Romana (98).
Se nelle regioni germaniche « i Gesuiti - commenta L. Pastor (99) -
riuscirono a guadagnare al cattolicesimo mediante il loro insegnamento,
le loro prediche e i loro scritti, principalmente le classi più elevate e le
persone colte, così i Cappuccini, con la loro poverità e santa severità, e
con la loro attività interamente adatta per il basso ceto eser,citarono un'e-
stesa influenza e diretta allo stesso scopo sulla gran massa del popolo».
L'Ordine del popolo inviava a Praga nel 1599 un religioso dalla scienza
eminente, dalla predicazione dotta ed efficace, dalla polemica vittoriosa,
che s'impose alle classi sociali istruite e alle autorità ecclesiastiche ed im-
periali. Durante l'intervallo del generalato, s. Lorenzo si farà. sostìtuire
dal ven. p. Mattia Bellintani da Salò, predicatore di mezza Europa, scrit-
tore di opere oratorie ed ascetiche diffuse in più lingue ed edizioni, tut-
tora in voga e in considerazione. Nell'età laurenziana Giacinto dei Conti
Natta da Casale, « uomo meraviglioso» - come lo definisce L. Pa-
stor (100) - svolgerà opera dì predicatore e di ambasciatore pontificio

(98) Opera Omnia, vol. H, pars I, p. VII-X; CUTBERTO DA BRIGHToN, op.


cit., p. 314-327.
(99) Storia dei Papi, t. XI, p. 285, Roma, 1929.
(1òo) lbid., t. XII, p. 581, Roma, r930.
4. - S. Lorenzo da Br,: Studi
P, ILARINO DA MILANO

per la Lega cattolica, mentre Valeriano Magni, mente enciclopedica, ori~


ginale scrittore di filosofia, predicatore possente e attivissimo negoziatore,,
che era stato guadagnato all'Ordine dal fascino di s. Lorenzo a Praga
nel 1601 (ro1), ne continuerà la campagna dottrinale e apostolica, esten-
dendola alla Polonia, alla Sassonia, a Danzica. Una messa a fuoco più
precisa degli schemi storici persuade l'autorevole p. Grisar, e altri scrìt-
tori gesuiti, ad allineare s. Lorenzo con s. Pietro Canisio e s. Roberto
Bellarmino (ro2) e ad affiancare maggiormente le due milizie suscitate
dalla Provvidenza per la difesa ·antiprotestante.
Al principio d'agosto del ;:599 egli, in qualità di commissario ge-
nerale, guida a piedi a traverso le Alpi dodici confraitelli tra cui il b. Be-
nedetto da Urbino; ne lascia sei a iniziare un convento a Vienna; arriva
a Praga il 13 novembre, prendendo un alloggio di fortuna presso l'ospe-
dale della città. Trasformata in cappella una stanza, le prediche. che s. Lo-
renzo vi teneva in italiano tutte le mattine alla messa e tre volte la setti-
mana alla sera incomincìa~ono ad interessare ed a scuotere l'opinione
pubblica. Egli polemizzava con molta franchezza e successo contro gli
eretici. Per la subdola pressione dei loro rappresentanti in corte, l'im-
peratore Rodolfo II, durante una crisi di nevrastenia. prolungatasi per
sei mesi, tenne i generosi apostoli sotto la minaccia dell'espulsione. S. Lo-
renzo s'indusse abilmente ad annunziare dal pulpito la propria partenza,.
provocando nell'uditorio uno scoppio di commozione fino alle lagrime.
L'imperatore impressionato lo pregò di rimanere (103), Nel contempo
s. Lorenzo aveva inizjata la fabbrica dei conventi di Praga, di Vienna,.
di Gratz.

9. - SuL CAMPO DI BATTAGLIA coNTRo 1 TURCHI.


l

Il secondo anno di questa intrepida missione (1601) gli offre-


l'occasione dì affrontare un altro nemico della Croce: la Mezzaluna..
L'esercito turco di Maometto III aveva conquistato Kanizsa e minacciava
la vicina Stiria, l'Austria e l'Italia stessa. Il nunzio F. Spinelli aveva ne-
goziato coi comandanti dell'armata imperiale, col pontefice Clemente

(ro1) Rocco DA CEsINALE, O. F. M. Cap., Storia delle missioni dei Cappuccini,,


t. II, p. 631, Roma, 1872.
(102) D. MoNDRONE, S. J., « Lutheranismi Hypotyposis », in Civiltà Cattolica,.'.
an. 85°, 1934, vol. I, p. 266; Fr. SPEDALIERI, S. J., S. Lorenzo da Brindisi e la pri~,
ma edizione delle sue opere, in Gregorianum, 1948, t. XXIX, p. 307.
(ro3) Sacrtt Rituum. Congregatio ... Summarium ... cit., p. 90-91, §. 25.
LA PERSONALITÀ DI S. LORENZO DA BRINDISI

VIII e col ministro generale l'invio di quattro Cappuccini come cappella-


ni delle truppe; due furono scelti dal nunzio· e dal padre guardiano, in
seguito a votazione fatta dai religiosi del convento di Praga, mentre
s. Lorenzo trovavasi a Gratz. Incontratili a Vienna, prese d'autorità l'affa-
re nelle proprie mani, tenendolo in sospeso; infine « risolse d'andarvi in
persona con tre frati» (ro4): i due eletti e un terzo di sua scel-
ta. Il nunzio io una relazione al card. Segretario di Stato, la-
menta che « il Padre coh esser quello tale qual' io ho descrit-
to altre volte a V. S. Ill'ma (ros) ha mostrato in questo di stimar più
di quello che deve la propria opinione» (ro6). Tempra di comandante
e di lottatore non poteva mancare sul campo armato della fede, a Stuhl-
weissenburg (Alba Reale), in Ungheria, contro un esercito di più di
80.000 Turchi. Il 9 e IO ottobre ci furono i primi scontri. La comparsa
sul campo dell'inerme cappuccino, armato della croce, fu accolta con di-
leggi dalla parte protestante delle soldatesche: lo canzonavano gridando:
« Lupo, lupo, mcnaco lupo». Il giorno n l'arciduca Mattia pregò s. Lo-
renzo di arringare le truppe disposte a battaglia. Anche in quel di-
scorso di incitamento alla lotta, che si presentava impari per l'inferiorità
numerica delle armate cristiane, non smentì la sua cultura scritturale;
prese lo spunto dal versetto: /uda et Jerusalem, noiite timere ... cras .egre-
diemini ... et Do11iinus e.rit vobiscum (II Par., 20, 17). Alle parole ag-
giunse un fatto mcor più avvincente: « s'offerse il predicatore - narra
egli di se stesso (rn7) - d'andare con la sua croce in mano alla battaglia
inanzi a tutti, e tanto avvenne». Il giorno dopo, 12 ottobre, è alla testa
delle truppe che scattarono dalle trincee all'assalto delle colline da dove
cannoneggiavano le artiglierie turche. Tanto le frecce come le palle
di ard1ibugio e di cannone cadevano inoffensive ai suoi piedi dinanzi alla
Croce che eglì teneva alzata contro il nemico. « Stava quel buon padre
con animo intrepidissimo et assicuratissimo come fosse il magior soldato
et più vecchio dd mondo» (ro8). I soldati cattolici e protestanti vede-
vano nella sua e nella propria incolumità un miracolo; i Turchi stima-
vano che il cappuccino fosse un negromante. Il nemico cedette all'impeto
e abbandonò le postazioni d'artiglieria. Due giorni dopo, il 14, gli
eserciti sono. schierati a battaglia ed entrano in zuffa. « Il Commissario

(ro4) Commentariolum autographum ... cit., p. 12.


(ro5) Cf. più addietro, p. 16.
(106) Commentariolum autographum ... cit., p. 12.
(107) lbid., p. 13.
(108) Ibid., p. 15.
P. ILARINO DA MILANO

- secondo il rapporto che s. Lorenzo fa del proprio valore -- andò con


la sua croce inanimando tutto il nostro campo di squadrone in squadro-
ne, di regimento in regimento, e di cornetta in cornetta ». Inoltrandosi
a cavallo nel folto delle mischie e dei corpi a corpo, stimolava i soldati
col grido: « Vittoria, Vittoria», li benediceva, dava loro la croce a ba-
ciare. I testi sono ricchi nel riferire episodi d'audacia (rn9). Si trovò spesso
a portata di colpo delle scimitarre e delle lance dei soldati turchi, che
gli si lanciavano addosso con furore. Scampò più volte alla morte per
miracolo. Alle insistenze dei capitani perchè si ritirasse in luogo più si-
curo, rispondeva concitatamente: « Signori, avanti, avanti, chè questo è
il mio luogo» (uo). A sera i Turchi, travoltì, batterono in ritirata. Se
molti testimoni gli faranno merito di avere sorretto e portato le truppe
cristìane alla vittoria, egli rimpiangerà di avere perduto l'occasione del
martirio. Quelle memorande giornate di battaglia rimarranno impresse
nel suo animo; ne richiamerà l'epico ricordo sul pulpito come d'un av-
venimento prodigioso (1 n) .. Il suo comportamento valse per molti ere-
tici come argomento in favore della verità della fede cattolica e destò in
tutti una nuova ammirazione per la sua personalità, facilitando il suo
impiego nell'alta politica dell'Impero.
Nessuna meraviglia, quindi, se il nunzio, su istanza della nobiltà
e dei dignitari di Praga, supplichi il card. Segretario di Stato di provo-
care il veto del Santo Padre all'andata di s. Lorenzo al capitolo generale
del 1602 (rr 2 ), nel quale invece fu eletto ministro generale. Ritornò a
Praga nel 1606 come commissario generale, per ordine di Paolo V, su
domanda dell'ambasciatore cesareo.

10. - L'APOLOGISTA NELLA « LuTHERANISMI HYPOTYPosrs ».

Appena giunto in sede, fece subito sentire il peso decisivo del


suo intervento nel settore. religioso della politica. Passando, durante il
viaggio da Augusta a Praga, per la libera cittadina sveva di Donauworth
fu villanamente ingiuriato dal popolaccio in grande parte luterano. Al-
cune settimane prima la plebaglia, sotto l'istigazione dei predicanti, aveva

(ro9) Sacra Rituum Congl'egatio ... Summal'ium ... cit., p. 83-104; Responsio
facti et iuris ..., p. 29-36.
(no) Sommario della vita ... cit., p. 20.
(rn) Sacra Rztuum Congregatio ... Summarium ... cit., p. roo.
(n2) Commentariolum autographum ... cit., p. ro-Ir.
LA PERSONALITÀ DI S. LORENZO DA BRINDISI 39

assalito, disperdendola, la processione rogazionale dei monaci benedet-


tini dell'abbazia di Santa Croce. Tale violenza costituiva una sfacciata
violazione della libertà di culto. S. Lorenzo denunciò a Praga il sopruso
e trattò la questione col nunzio. A corte non si volevano impicci e l'im-
peratore Rodolfo II praticava una politica da silenziatore, mentre .il bat-
tagliero difensore della fede non era uomo da lasciarsì intimidire. « Non
senza gran rossore dei ministri 'di Cesare ne fece più volte passata in
pulpito, riprendendo il poco zelo della Religion catholica » (n3). Egli
stesso afferma che senza queste sue insistenze il Consiglio aulico non
avrebbe incaricato nel marzo 1607 il suo grande amico ed ammiratore
Massimiliano, duca di Baviera, di punire la città, costringendola con le
armi al rispetto della tolleranza religìosa e perfino ad accettare la pre-
senza dei Gesuiti, che vi promossero la restaurazione cattolica (1 1 4).
Per questa agilità e prontezza con cui passa da un'impresa all'altra,
agendo con tempestività in ogni occasione, egli è sospinto dalla polemica
oratoria contro l'eresia a quella della penna. Questa scaturì da uno scon-
tro, che fece epoca, ,con Policarpo Leiser, teologo, scrittore e oratore della
corte del principe elettore di Sassonia, Cristiano II, al cui seguito venne
a Praga nel luglio del 1607 (n5). All'indomani del suo arrivo, di dome-
nica, ebbe l'audacia di propagandare la dottrina luterana con una pre-
dica sulla inutilità delle opere nel cortile del castello. S. Lorenzo vuOil
buttarsi il giorno stesso alla difesa; ma le autorità ecclesiastiche, il nunzio
e l'arcivescovo, lo frenano per ragìoni di prudenza; esse si limitano ad
una protesta diplomatica per la violazione della legge che permetteva nel
regno di Boemia l'esercizio soltanto del culto cattolico e di quello hussi-
ta. Ma dopo il secondo sermone sulla fede giustificante, tenuto dal Lei-
ser il mercoledì, davanti ad una folla attratta numerosa dalla novità,
egli fa rompere gli indugi; prendendo l'iniziativa sugli altri oratori auto-
rizzati (il gesuita p. Andrea Neupauer rispose la domenica), al mattino
seguente nella chiesà del convento davanti ai due nunzi, all'arcivescovo,
ai ministri e ufficiali di corte e al popolo accalcato, confuta l'avversario.
Egli si arrovella per l'assenza di questi alla pubblica tenzone; si sente me-
nomato nel dover combattere un antagonista latitante. Lo sfida tuttavia,
con un gesto drammatico, sul terreno della cultura biblica, di cui i
protestanti fanno sfoggio, disprezzando come pieno di manipolazioni il
testo della Volgata. Getta in mezzo all'uditorio il guanto, ossia i volumi

(n3) lbid., p. 18-19.


(u4) L; PASTOR, op. cit., t. XII, p. 522-523, Roma, 1930.
(n5) Opera Omnia, t. II, Lutheranismi Hypotyposis, pars I, p. XIV-XXV.
P. ILARINO DA MILANO

portati in pulpito, esclamando: « Pigliate questi libri che sono la Bibbia


in ebraico, caldaico e greco, alla quale bisogna stare secondo la sua dot-
trina, nè altro credere o insegnare; vedrete che non la saprà pur leg-
gere» (II6). La botta rimase senza risposta; « il buon predicante - co-
menta con ironia s. Lorenzo - muto più di un pesce si partì da Pra-
ga» (II7).
Quando, però, si credette fuori tiro, si prese la rivincita, stampando
le due prediche a Leipzig nello stesso ànno, con un corredo di ingiurie
all'indirizzo soprattutto del p. Andrea Neupauer e di s. Lorenzo, al quale
rimise cavallerescamente per corriere una copia con dedica manoscritta.
Era il 17 settembre. Sfoglia il libro, si fa aiutare da un interprete per
maggior sicurezza, lo valuta, e su due piedi ne incomincia la confuta-
zione (n8), collo sbozzare la Hypotyposis Polycarpi Laiseri. Ma nel
procédere del lavoro alla sua mente gigante parve meschino misurarsi
con un pigmeo e col suo gracidante libello; secondo un nuovo piano
amplifica la polemica in « lutheranismum potius quam in lutheranum
hominem » con la Hypotyposis Martini Lutheri e con la Hypo-
typosis ecclesiae et. doctrinae lutheranae. In poco più di un anno mette
insieme i tre grossi tomi, ora editi, dicomplessive 1396 pagine di testo (u9).
Un lavoro enorme, quando si rifletta che l'infaticabile autore lo con-
dusse avanti nei ritagli di tempo, fra continue occupazioni e disturbi di
salute. Anzichè ridursi ad un'opera di polemica brillante e facile, egli
v'impegna tutta la sua scienza e vigoria dialettica, la sua diligenza ed
esattezza di studioso, che in tali strettezze di tempo si dispiegano con
più marcato risalto. Vi si numerano circa 8.000 citazioni scritturali; la
tradizione gli presta 33 apologisti, Padri e scrittori ecclesiastici con cen-
tinaia di opere; questa letteratura base s'accompagna con la valorizza-
zione delle opere antiprotestantiche di 18 teologi del secolo XVI e della
prima decade del secolo XVII. Combatte il protestantesimo con cogni-
zione di causa, poichè rifà la sua genesi storica e dottrinale studiando
la letteratura e la simbolica luterana in una quarantina di autori rifor-
' mati, non esclusi manoscritti e libelli. Con l'avversario principe, Lutero,
si scontra in persona, citando le sue opere or in una or in altra .delle
quattro edizioni generali, in latino e in tedesco, di Jena e di Wittem-

(n6) Commentariolum autographum ... cit., p. 20.


(n7)lbid.; Sacra Rituum Congregatio ... Summarium ... cit., p, 45, § 24,
(n8)Opera Omnia, loc. cit., p. 6, p. 26: « ...statim illo ipso die calamum ar·
ripui »; p. 356.
(u9) Opera Omnia, t. II, pars I-III, Padova, r930-r933.
LA PERSONALITÀ DI S. LORENZO DA BRINDISI

berg; in più ha sottomano precedenti edizioni particolari delle Epi.stolae,


<lelle Postillae, delle Kirchenpostillae, che usa per confronti di dettaglio.
Affrontando avversari che si sono mimetizzati con la cultura umanisti-
{'a, induce a. rinforzo classici greci e latini. Questa ricca biblioteca di
documentazione non gli offre che i mattoni coi quali egli costruisce, su
disegno proprio, le sue argomentazioni apologetiche sulla rivelazione,
la Chiesa, la tradizione, la Sacra Scrittura; quelle dommatiche sul pec-
cato originale, la giustificazione e la grazia, la fede e le opere, il culto
di Maria SS. e dei santi, l'Eucaristia come sacrificio e come sacramento,
il celibato, il purgatorio ecc.; quelle storico-polemiche sulla genesi ereti-
cale di Lutero, della sua dottrina e simbolica, della chiesa evangelica.
Con una sistemazione personale del comune materiale apologetico e
dommatico, egli vuole persuadere il pubblico, a cui destina l'opera, che
il luteranesimo è un sistema religioso falso, nel suo fondatore, segua-
ci ed epigoni; nei suoi punti dottrinali più importanti, nelle sue
conseguehze sociali. Numerose altre opere di scrittori cattolici riguarda-
vano questioni più o meno particolari; le Controversiae del Bellarmino
erano troppo vaste, d'esposizione prolissa e di carattere scolastico; l'Ana-
thonzia Lutheri di G. Pistorio, che gli poteva suggerire lo spunto, era
limitata ai temi più generali; il nuovo polemista, in continuo contatto
con il protestantesimo sul campo della lotta quotidiana, fa convergere,
con concentrata azione d'insieme e con una esposizione ferrata ma vi-
vace, tutti i molteplici elementi a delineare un ritratto al naturale del~
l'intero fenomeno luterano.
L'opera era destinata alle ·stampe, come continuazione della lotta
contro il Leise~; il nunzio A. Gaetani e il card. Dietrichstein chiedevano
al card. Segretario di Stato un guadagno di tempo con la dispensa dal-
la revisione dell'Ordine e del S.. Officio; la grazia fu concessa nel gen-
naio 1608 (120). Urgeva il motivo apologetico di mostrare al pubblico
che i cattolici erano pronti e superiori ai protestanti anche nell'agone
letterario. Ma il valoroso autore, che aveva terminata la prima redazione
alla fine dell'anno; si riservava di darle l'ultima mano, con cui avrebbe
potuto conferirle la perfezione del capolavoro. Ma le circostanze esterne
gli furono tiranne.
. Nel contempo l'eco della polemica leiserìana s'era andata af-
fievolendo, fino a spegnersi del tutto con la morte dell'avversario nel
1610; s. Lorenzo non voleva aver l'aria di far guerra alle ombre, non
parendogli ciò leale. Di più, durante l'assenza di questo temibile oppo--

(120) Commentarlolum autographum ... cit., p. 21-22.


42 P. ILARINO DA MILANO

sitore, le sètte protestanti avevano ottenuto sediziosamente nel luglio


1609 il libero culto, chiese e scuole. Venivano così a cadere le circostanze
occasionali che pressavano la stampa dell'opera, riconfermando nel-
l'autore il disegno di darle maggior ampiezza ed un più vasto in-
teresse. Ma anche nella stesura attuale essa ha meritato l'ammirata at-
tenzione degli studiosi (r2r), che l'allineano con la migliore letteratura
controversistica del tempo. Non furono inoltre, neppur allora, pagine per-
dute, perchè il loro contenuto sarà rifluito nella parola dell'indomito
missionario, alimentandone l'apostolato tra gli eretici.

I I. - AZIONE DIPLOMATICA PER LA LEGA CATTOLICA;


MISSIONE ANTIPROTESTANTE IN BAVIERA,

Uomo d'azione, non aveva agio di , attardarsi in una sola im-


presa; nell'anno 1609 si era fatta più intensa la sua lotta contro il pro-
testantesimo nelle difficoltose negoziazioni diplomatiche. La sua ope-
rante autorità era concordemente apprezzata negli ambienti ufficiali.
Quando nel 1608 corse voce della sua elezione a ministro provinciale
delle Puglie, si mosse l'alta diplomazia ecclesiastica di Praga; il card.
Dietrichstein non esitò a rivolgersi allo stesso Papa Paolo V: « ...Certi-
fico a V. B. che farebbe la Religione Cattolica incredibil perdita in que-
ste parti con sua partenza, essendo egli et per esempio, per dottrina et
per consiglio mirabile, et che indriza tutti i consiglieri di S. M. in queste
materie con grand'utile della Religione» (r22). Per queste sue doti, il
duca Massimiliano lo richiese al Pontefice nel 1609, come collaboratore
diplomatico per la costituzione di una Lega dei principi cattolici della
Germania da apporre all'Unione dei principi protestanti, la quale con
l'aiuto dell'Olanda e con l'appoggio della Francia, antagonista degli
Asburgo, metteva in grave pericolo le sorti religiose della Germania.
S. Lorenzo, per temperamento e per zelo, propugnava una politica di
energia contro le violazioni della pace di Augusta da parte dei prote-
stanti e in risposta alle loro minac-ce intimidatorie di rivolta armata; l'im-
peratore Rodolfo II, invece, per debolezza di carattere, e anche il Papa
per prudenza preferivano di non irritare gli avversari turbolenti, per
tema di scatenare una guerra. Come più influente animatore del pro-
getto, egli nel luglio fu inviato, con le commendatizie del Pontefice e .

(r2r) Cf. sopra note 28, rn2.


(r22) Commentariolum autographum ... cit., p. 23.
LA PERSONALITÀ DI S. LORENZO DA BRINDISI 43

dei principi cattolici, alla corte di Madrid, per ottenere l'adesione alla
Lega e gli aiuti finanziari di Filippo III. L'impresa era complicata per
le molte interferenze delle correnti politiche europee e per le suscetti-
bilità dei vari governi. La corrispondenza diplomatica segue e commenta
con interesse i suoi passi (123). Il confessore della regina, Marghe-
rita d'Austria, che s. Lorenzo aveva diretto spiritualmente, quand'era
giovinetta a Vienna, comunicava all'arciduca d'Austria Ferdinando:
« ... ora gionse il p. Brindisi, huomo veramente senza alcun eccettione, in-
telligente, pratico delle cose di Germania, ardente nel negoziare, che spie-
gava bene e che, quello che più importa, gl'era creduto, e che sperava in
Dio, che l'andata sua dovesse essere la salute della; Germania» (124),
Se egli, dopo vari colloqui col Re, che con la coi-te gli professò sin-
cera venerazione, riportò da Madrid soltanto promesse, si sentì tutta-
via in grado ai primi di febbraio del 1610 di assicurare il Pontefice esitante
che quell'inizio era di sicuro sviluppo. Ritornato da Roma in ·Germania,
guadagnò .,altri principi alla Lega; essa nell'agosto 1610 ricevette aiuti in
denaro e in soldati dal re di Spagna e dal Papa. L'Unione protestante,
intimidita da questi armamenti, venne ad un compromesso e depose le
armi (r25).
Il duca Massimiliano richiese al Papa la permanenza di s. Lorenzo
a Monaco, come cappellano generale delle forze armate; ma l'infatica-
bile apostolo ha un momento di flessione. Il nunzio di Praga A. Gaetani
riferisce a Roma: « Il Padre .... sente particolar offesa dal freddo, per
causa del quale ha esperimentato molte volte, che i nervi se gli ritirano,
et restano perciò le membra inutili e senza moto. Teme però non senza
molta causa l'inverno d'Alemagna, massime che l'instituto della sua
Religione èhe non ammette l'uso nè di scarpe, nè di calzette, nè d'altro
habito da tener calda la persona fuor di quello, che comunemente è in
uso appresso quei buoni Padri, lo priva di quei rimedij, che sono comuni
a.gli altri ... Nè ha desiderio di lunghezza di vita, la quale spenderebbe
volonterissimo per servitio del suo Ordine et della Religione, ma non
vorrebbe haver a viver inutile e stroppiato » (126). Il card. Borghese ri-
ferisce essere « in arbitrio suo (di s. Lorenzo) assolutamente il venire in

(123) lbid., p. 23-35, 61-63; De s. Laurentio Brundusino documenta quaedam


inedita, in Analecttt Ordinis Min. Capuccinort{m, 1919, t, XXXV, p, 220-224,
(124) HrnRONYMUs A PELLETTE, op. cit., p. 69,
(125) L. PAsToR, op. cit., t. XII, p. 539-541; CUTBERTO DA BRIGHTON, op. cit.,
p. 325-326.
(126) Commentariolum aùtographum ... cit., p. 37.
44 P. ILARINO DA MILANO

. Italia o fermarsi in Germania» (127). L'indomito soldato rimase sui


freddi confini nordici.
Aveva lavorato a1tre volte a togliere l'antagonismo, esiziale per la
situazione religiosa, tra l'imperatore Rodolfo II e il fratello Mattia, re
d'Ungheria; in occasione di una loro conciliazione avvenuta a Praga
nel settembre 1610 (r28), controbattè in pulpito il predicante luterano del
Duca .di Sassonia sul culto della Madonna, con alla mano le opere di
s. Bonaventura, da quello falsamente citate (1 29). Da Praga « dove con-
tinuamente predicava » si trasferisce alla corte di Monaco in qualità di
facente funzione di nunzio apostolico e di ambasciatore del re di Spa-
gna « per attendere - dice lui stesso - a negotii pubblici, a beneficio
comune della Religion Catholica » (130).
Fra i molteplici incarichi affidati alla sua avvedutezza ed energia può
offrire un singolare documento delle risorse della sua personalità l'affare
molto intricato del matrimonio del re Mattia con la principessa Madda-
lena, sorella del duca Massimiliano, la cui conclusione avrebbe portato
buoni risultati politico-religiosi. Ce l'immaginiamo questo colosso di virtù
e d'azione alle prese col cuore di una donna così innamorata d'altro ca-
valiere da « volersi far monaca non succedendogli questo partito » ? Dia~
gnosticando in queste fiamme d'amore « la somma di tutte le difficoltà
in questo trattato», esclama con arguta reminiscenza classica: «Quo non
mortalia pectora cogit amor!» (13 1). Ma la sua fervida abilità riuscì a fon-
dere l'ostacolo amoroso, « essendosi - riferisce il nunzio - quella prin- ·
cipessa risoluta, postposto ogn'altra affetto, d'esseguire fa volontà del pa-
dre et del fratello» (132). Questa vittorìa dei superiori interessi sugli amo-
rosi impulsi non ebbe seguito per la diversa inclinazione del re Mattia.
Urgeva con tale ritmo il lavoro diplomatico, che quando questo im-
pareggiabile consigliere era bloccato in cella dalla spossatezza e dagli at-
tacchi della podagra, il duca si portava in convento per lunghe consul-
tazioni. Sorprende che in simili condizioni di salute e di lavoro, egli ab-
bia avuto la tenacia di compiere nel 16u un giro missionario di prediche,
di controversie, di conversazioni, della durata di otto mesi, con una scorta

(127) lbid., p. 38.


(r28) L. PA,sToR, op. cit., t. XII,, p. 543-544.
(129) Commentatiolum autographum ... cit., p. 38-39.
(130) lbid., p. 38.
(131) lbid., p. 41; richiama il passo di VIRGILIO, Eneid., lib. IV, 412; « Improbe
amor, quid non mortalia pectora cogis! ».
(132) Ibid., p. 45; CUTBERTO DA BRIGHTON, op. cit., p. 326.
LA PERSONALITÀ DI S. LORENZO DA BRINDISI 45
militare messagli a fianco per forza dal duca, attraverso la Sassonia, la
Franconia, il Palatinato e la regione di Salisburgo (r33),
Ritornato in Italia nel I6x3, tra prediche, quaresimali, cariche nel-
l'Ordine e acciacchi sempre più gravi nel corpo, continua ad impiegare
la sua opera generosa nelle corti per sventare ingiustizie e guerre tra i
principi e le conseguenti calamità tra le popolazioni degli stati italiani.
Il maestro della verità e il difensore della fede· matura evangelicamente
nel cavaliere della pace e nel tutore dell'ordine sociale. Le folle sono sog-
giogate dalla sua ,santità, giunta al vertice, e dai carismi della sua vita mi-
stica. La sua stessa produzione letteraria non può essere disgiunta dalla
esperienza soprannaturale; anzi, ne costituisce uno dei più efficaci docu-
mentari ed una inesausta continuazione secolare. Spetta all'agiografo e
al teologo valorizzarne i tesori e delinearci la spiritualità laurenziana; in
,questo profilo noi abbiamo descritto soprattutto l'uomo, che si è messo
generosamente a servizio della grazia.

I2, - DIFENSORE DELLA GIUSTIZIA SOCIALE.

Mentre nel I6r8 gustava una pausa di riposo nel convento di


Bassano, d'ordine del ministro generale dovette tornare alle cariche. Egli
ha la disinvoltura di scherzare col suo pesante sacrificio: « Quel fanciul-
lo, che di mala voglia andava a scuola, disse al suo cagnolino, che li an-
dava saltando innanzi: Ti ha bon tempo ti, con che ti no va a scuola.
A me vengono i sudori della morte a pensare di havere a lasciare questa
solitudine et entrare in un mare di distrattioni » (r34). Questo acuirsi del
bisogno di-tranquillità segnava l'ora della vigilia estrema.
Dopo il capitolo generale del maggio I6I8; in cui fu nominato de-
finitore generale, l'apostolo dell'Europa sentì pungente il richiamo della
sua città natale, Brindisi. Sull'area della casa paterna aveva fatto costruire
con le elargizioni delle corti di Baviera, di Madrid e di altre personalità
ecclesiastiche e civili un nuovo monastero di Cappuccine (135). « Ma
giunto a Napoli fui sì atrocemente investito e tormentato dalla podagra
che mi fu impossibile di continuare il viaggio ... Frattanto... il Cielo ha
fatto nascere un nuovo ostacolo· ai miei disegni, coll'inspirare ai Signori

(133) Sacra Rituum Congregatio ... Summarium ... cit., p. 48~50,


(134) Lettera autografa al P. Remigio da Bozzolo, scritta da Bassano il 19
gennaio 1618 (nell'Arch. del convento dei Min. Cappuccini di Innsbruck).
(135) Commentariolum autogràphum ... cit., p. 57-61; DoMENico BAccr, O.
F. M., La più bella gloria di Brindisi, p. 94 segg., Lecce, 1942.
P, ILARINO DA MILANO

principali di Napoli e di tutto il Regno d'incaricarmi, da parte ancora di


Sua Santità, d'un'importante commissione appresso Sua Maestà Cattoli-
ca» (1 36). Si trattava di una rischiosa ambasciata in Spagna presso il re
Filippo III per la difesa delle popolazioni meridionali oppresse dall'as-
solutismo astuto e malversate dalla fiscalità del vicerè Pietro Giron, duca
d'Ossuna; questi, inoltre, era di grave scandalo alla città per la sua con-
dotta immorale. La grandezza d'animo di s. Lorenzo ha il sopravvento
su tutte le difficoltà; non lo fa esitare neppure il chiaro presentimento
che in questa impresa sta buttando la sua vita: « Io parto animato da
una viva confidenza nella misericordia del Signore, che in questo viag-
gio sia per dar .fine alle calamità del regno di Napoli e alle miserie an-
cora della mia vita. Prego Iddio che in cielo, dove spero di essere anch'io
ricevuto in questo medesimo viaggio, doni a V. A. Serenissima il pre-
mio delle sue virtù» (137), Nella notte sul 3 ottobre, travestito da soldato
vallone, lo caricano febbricitante su un cavallo; la comitiva esce segreta-
mente da Napoli, sorvegliata dagli agenti del Vicerè. Per non rimanere
privo della messa nel giorno di s. Francesco, si fece portare nottetempo
in un convento. A sera inoltrata si rimette in cammino e s'im-
barca su una piccoia nave a Torre del Greco, sfidando i pe-
ricoli della burrasca e sfuggendo alle navi armate della polizia
che incrociano il mare. Fra ordini e contrordini, intrighi e insi-
die (1 38), parte da Genova il 5 aprile del 16!9, giunge a Madrid nel
maggio, prosegue per Lisbona, si porta nel luogo di Belem dove dimo-
rava la corte. In cinque udienze col Re descrive le miserie e le rovine
morali del regno di Napoli, prospettandogli l'urgenza dei doveri e delle
responsabilità della sua alta carica. Mentre combatteva l'ultima battaglia
in difesa della giustizia sociale e del costume cristiano, cadde sulla brec-
cia il 22 luglio 16r9, nel giorno del suo LX. compleanno.
I suoi due compagni riportarono a Venezia, a Brindisi ed a Monaco
parte del suo cuore d'apostolo (1 39), quel cuore magnanimo che noi oggi

(136) Lettera al duca di Baviera; cf. Sacra Rituum Congregatio ... Summarium ...
cit., p. 276-277; BoNAVENTURA DA CoccAGLio, Vita del beato Lorenzo da Brindisi,
2~ ed., p. 188-189, Roma, 1783.
(137) lbid.
(138) De S. Laurentio Brundusino documenta quaedam inedita, loc. cit., 1920,
t. XXXVI, p. 138-163; 1949, t. LXV, p. 122-127; Rocco DA CESINALE, op. cit., t. I,
p. 357-362; cf. sopra, n. 136.
(r39) DAVIDE DA PoRTOGRUARo, O. F. M. Cap., Il cuore di S. Lormzo da
Biindisi, in Le Venezie Francescane, 1933, t. II, p. rn5-rn8.
LA PERSONALITÀ DI S. LORENZO DA BRINDISI 47
sentiamo pulsare di nuovo nelle pagine dotte e accese dei suoi Opera
Omnia.

13. - ATTUALITÀ DI S. LORENZO.

Con la presente rievocazione ci lusinghiamo di aver dato i primi


colpi di scalpello nel blocco marmoreo della monumentalità di s. Lorenzo.
Gli studi particolari raccolti in codesto volume conferiscono rilievo, finez-
za e movenza alle linee caratteristiche della sua figura eminente di stu-
dioso e di apostolo.
Nell'esaminare la sua molteplice vita ci siamo venuti via via con-
vincendo che l'iniziativa di richiamare storici e teologi ad una rivaluta-
zione della sua opera e dottrina non sia destinata a rispolverare una ve-
neranda reliquia del museo agiografico della Chiesa e dei chiostri cap-
puccini, e a dare una lustra accademica ad un cimelio della scienza ec-
clesiastica d'un'epoca lontana. Noi ci siamo affrettati con compiacenza
a definire dinamici, scientifici e tecnici i nostri tempi e la nostra attività
religiosa. Ma questo Cappuccino che. con virtù e grazia, che con studio,
dottrina, scritti e parole, che con intuito, decisione e abilità agisce pron-
tamente e domina nei settori più impegnativi della civiltà cattolica, col-
pisce anche oggi la nostra attenzione e sorpassa la nostra rettorica. Rite-
niamo che la Chiesa, in quest'ora di gravi responsabilità di magistero e
di riassetto sociale, sarebbe paga di trovare in noi dei discepoli di questo
impareggiabile maestro.
II. ,

t P. GUSTAVO CANTINI
PROF, DI TEOLOGIA SPIRITUALE E DI STORIA DELLA PREDICAZIONE FRANCESCANA
NEL PONTIFICIO ATENEO ANTONIANO

S. LORENZO DA BRINDISI
PREDICATORE

i" Piamente deceduto il 12 agosto r950.


INTRODUZIONE

Le indagini intorno ai predicatori e lo studio dei loro relativi sermo-


ni, ai nostri giorni, non interessano solamente gli storici dei generi letterari,
ma anche coloro che si possono chiamare gli esponenti del pensiero filo-
sofico e teologico.
Lasciati pure da parte Lecoy de la Marche e L. Bourgain (1), che ci
dettero due monografie sopra la predicazione francese anche oggi interes-
santi, non si può far ciò col P. Ilarino Felder, O. M. Cap., che
nel suo classico lavòro, Storia degli studi scientifici nell'Ordine Francesca-
no (2 ), si è dato cura di provare (ed è quello che interessa per il caso no~
stro) che gli studi teologici nelle università medievali avevano quale fine
centrale e diretto quello di formare il giovane alla predicazione (3). Do-
po di lui, eccovi Stefano Gilson (4), la Signorina Davy (5), Caplan (6), il
Domenicano Charland dell'università di Ottawa (7), e poi Owst e Coul-
ton (8), ed in fine il Benedettino Giovanni Leclercq (9), tutti nomi che

(1) LEcov DE LA MARCHE, La chaire française au moyen dge, spécialement au


XII/e siècle, Paris, 1868, 2. ed. 1886; L. BouRGAIN, La chaire française au Xlle siècle
d'après les manuscrits, Paris, 1879.
(2) Versione dal tedesco del P. Ignazio da Seggiano, O. F. Cap., Siena, 1911.
(3) Cf. specialmente pp. 355-364.
(4) Miche! Menot et la tecnique du sermon médiéval, in Revue d'Hist. Frane.,
1925, t. II, p. 301-360; e in Ler idées et !es lettres, p. 93-154, Paris, 1932.
(5) M. M. DAVY, Les sermons universitaires parlsiens de 1230-1231, Paris,
1 931.
(6) Medieval Artes praedicandi: A Hand-list (Cornell studies in classical Phi-
lology, t. XXV), 193?; Medieval Artes praedicandi; A supplementary Hand-list
(ibid., t. XXVI), 1936.
(7) Artes praedicandi. Contibution à l' histoire de la réthorique au moyen age,
Paris-Ottawa, 1936.
(8) C. R. OwsT, Literature and pulpit in medieval England, Cambridge, 1933;
G. G. CouLTON, Pive centuries of religion, t. II, Cambridge, 1927, e Religious edu-
cation before the Reformation, in Medieval studies., London, 1915.
(9) Le magistère du prédicateur au X/Ile siècle, in Archiv. d'Hist. doctr. et
lr'ttéraire du moyen age, 1946, pp. 105•.M9·
5. - S. Lorenzo da Br.: Studi
52 P. GUSTAVO CANTINI

ricordano personaggi tuttora viventi, esponenti del pensiero filosofico e


teologico medievale, i quali, sotto diversi aspetti, si sono occupati di pre-
dicatori e dei loro relativi sermoni.
Qual'è la ragione di un tale interessamento? Alla domanda risponde
il citato Leclercq. I predicatori ed i loro relativi sermoni non sono inte-
ressanti unicamente dal punto di vista artistico e letterario, vale a dire,
per il modo come i predicatori hanno composto i loro sermoni; ma sono
interessanti sopra tutto per le verità che essi hanno annunziato. Da que-
sto punto di vista i predicatori sono coloro che trasmettono l'insegnamen-
to ordinario della Chiesa docente, e per questo essi devono essere utiliz-
zati, a fine di chiarire diversi problemi teologici, intorno ai quali i testi
scolastici sono o poco numerosi o poco espliciti (rn).
Un esempio tangibile di quanto dice Leclercq noi l'abbiamo nella
verità, verso .cui tende oggi ansiosamente l'anima dei Cattolici; voglio
dire, l'Assunzione di Maria. Tanto il Libro delle Sentenze come i relativi
commentatori non parlano, almeno direttamente, nè discutono intorno
all'Assunzione di Maria; ma di quello di cui non parlano i libri scolastici
del medio-evo, parlano i molteplici sermoni tenuti nella festa dell' Assun-
zione, ed è in tali sermoni, come ognuno sa, che devono attingere tutti
coloro che oggi discutono intorno all'Assunzione di Maria, per mostrare
quale sia il pensiero o credenza tradizionale della Chiesa Cattolica.
Un altro esempio ce lo offre il citato Benedettino Leclercq, il quale
ha fatto un diligente studio sopra lo sviluppo che ebbe l'idea della rega-
lità di C,fsto nei sermoni del medio-evo (n). Non vi era allora la festa
della regalità di Cristo; ma nella prima domenica dell'avvento o nella
domenica delle Palme si leggeva la pericopa evangelica di S. Matteo (12),
in cui si citano le paro1e del Prof. Zaccaria (13): Ecce Rex tuus venit tibi
mansuetus ecc., la quale dava occasione ai sermocinatori, tanto universitari
che popolari, di parlare di Cristo Re e svolgere il concetto di tale regalità.
La presente settimana di studi, che ha per oggetto S. Lorenzo. da
Brindisi, è una settimana destinata a studiare un predicatore che visse a
cavaliere dei secoli XVI-XVII. Allo sguardo dell'osservatore egli presenta
senza dubbio aspetti molteplici, tutti meritevoli di essere esaminati; ma
l'iconografia ed i testimoni, che lo conobbero personalmente, lo hanno

(10) Cf. Le magistère du prédicateur, loc. cit., p. rn7-rn8.


(II) In Arcliiv. d'H1st. doctr. et litterai1'e, 1945, pp. 143-180.
(12) Matth. XXI, r-9.
(13) Zacc. IX, 9.
S. LORENZO DA BRINDISI PREDICATORE 53
designato con le parole, che allora erano un programma: predicatore cap-
puccino (r3a).
Altri sono chiamati a mettere in rilievo la sua dottrina, mirabile sotto
vari punti di vista; a me fu dato l'incarico di parlare direttamente di lui
quale predicatore. Dividerò la mia relazione in due parti centrali: la per-
sona del predicatore; la sua predicazione.
Nel programma di questa settimana è stritto che « la predicazione
di Lorenzo è stata sempre universalmente nota». Non potrò dunque di-
re cose nuove. Ma quello che dirò mi sono ingegnato di dirlo o con le
parole di Lorenzo, ovvero svolgendo concetti a lui familiari.

I. - LA Pl!.'RSONA DEL PREDICATORE

I. - Santità.
Tra le molteplici note che compongono la personalità di Lorenzo da
Brindisi, di cui ha parlato la scorsa sera il P. Ilarino da Milano, quella
che emerge ed informa tutte le altre è la santità.
Ebbene io devo riprendere questa nota, non per lumeggiarla di nuo-
vo, ma per ripetere subito anche. qui che con essa in Lorenzo da Brindisi
si trovava in grado einiriente la nota prima e fondamentale che l'occhio cri-
stiano deve ricercare nella persona del predicatore.
E la riprendo subito, non solo perchè è nota prima e fondamentale,
ma anche perchè è lo stesso Lorenzo che mi insegna a farlo. « In praedi-
catore, dice, duo vel maxime requiruntur: Vitae sanctitas et doctrinae
veritas ». Dio, continua col dire, ricercò sempre queste due qualità nei
Profeti che mandò al popolo d'Israele; Gesù Cristo le ricerca nei predi-
catori che manda al popolo cristiano ( I4 ).
E la storia della predicazione dimostra nel modo più luminoso che
quando nel predicatore vi fu questa prima nota, questi riuscì sempre mi-
rabile nella predicazione, anche se in lui non vi erano in grado eminente
le altre qualità ricercate dai retori e dagli storici dei generi letterari. Ai
tempi del Nostro se ne aveva un esempio luminoso nel santo Arcivescovo
di Milano, S. Carlo Borromeo, di cui si dice che era un poco balbuziente,
come Mosè, ma che riuscì molto efficace anche nella predicazione (is).

(13 a) Nella scheda incollatit al secondo Qual'. ms. si legge: « Ad Rev. Pris
Laurentii a Brundusio Concionatoris Capp. Quadragesimale». Cf. S. LAURENTIUS
A BRUNDUSIO, Opera Omnia, vol. V, p. I, p. V.
(14) Opera Omnia, vol. IV, p. 416 (cf. pp. 365-366); vol. VI, p. 481.
(15) F. PANlGAROLA, Il Predicat01·e, parte I, p. 39, Venezia, 1609.
54 J?. GUSTAVO CANTINI

Per altro, la santità nel predicatore deve avere un suo tono speciale;
perchè se è vero che tutti i predicatori dovrebbero essere santi, è anche
vero che non tutti i santi sono predicatori. Chi vive nella solitudine « con-
tento nei pensier contemplativi», come si esprime il Damiani in Dan-
te (16), sarà santo, ma non predicatore, almeno nello stretto senso della
parola. Per questo io devo uscire dalle generali e portare la mia ricerca
sopra l'elemento specifico che si deve ritrovare nella santità del predi-
catore. Esso si chiama vacazione divina all'apostolato, ed è su questo che
richiamo la vostra attenzione.

2. - Vocazione divina all'apostolato.


S. Lorenzo nostro definisce tale vocazione « divinus tractus liberi ar-
bitrii» ( 1 7), Dio che attrae la volontà umana e la chiama all'apostolato;
ottima definizione. Certo, tale attrazione di Dio all'apostolato dovrà es-
sere autenticata dalla gerarchia della Chiesa, per non cadere in presun-
zioni ed eresie come avvenne ai Valdesi ed a Lutero; per ciò diceva S. Bo-
naventura: « Tre sono i segni i quali provano che un predicatore è man-
dato da Dio a predicare il Vangelo. Il primo è l'autorità di colui che lo
manda, quale il Pontefice e specialmente il Pontefice Sommo, che sta in
luogo di Pietro, anzi, dello stesso Gesù Cristo; per ciò chi è mandato da
lui è mandato dallo stesso Gesù Cristo. Il secondo è lo zelo delle anime
che deve ritrovarsi in colui che è mandato. Il terzo è il frutto e la con-
versione delle anime» (rS). Per altro l'attrazione divina, o immediata o
mediata, nel .predicatore non deve mai mancare; diversamente non si
ha il vero apostolo. Ma quando, nella coscienza del Santo, vi è la convin-
zione che Dio lo chiama all'apostolato, essa gli darà slanci incoercibili e
lo renderà infaticato ed infaticabile banditore della parola divina, come
si legge di Paolo, e, per rimanere nell'Ordine Francescano, come si legge
di Francesco, di Antonio di Padova, di Bertoldo da Ratisbona, di S. Ber-
nardino da Siena, di Giacomo della Marca e di tanti altri.
In S. Lorenzo nostro questo tractus divinus vi era, ed è inutile arre-
starsi a dimostrarlo; resta solo a vedere come si concretizzò e prese con-
sistenza nel suo animo la coscienza che Dio lo chiamava all'apostoìato.

(r6) Parad., XXI, rr7.


(17) Opet'a Omnia, vol. V, p. I, p. 435,
(18) Commentarium in Lucam, cap. IX, nn. 3-4, in Opera Omnt'a, t. VII, p.
217, Quaracchi, 1895; cf. S. LAURENTIUS A BRuNousm, Opern Omnia, vol. II, p. III,
p. 3 1 7,
S. LORENZO DA BRINDISI PREDICATORE 55
Comunemente si vede una prima manifestazione di tale tractus nel
fatto che Lorenzo, allora Giulio Cesare, alla sola età di 6 anni, recitò nel-
la cattedrale di Brindisi un discorso preparatogli dal suo maestro, P. Vir-
gili Giacomo dei Minori Conventuali (1 9), celebre predicatore del tempo.
Accenna a tale fatto anche Leone XIII nella Bolla di Canonizzazione del
nostro Lorenzo (20 ). Non è il caso di gridare al miracolo, come sembra-
no fare alcuni; ragazzi che hanno recitati più di una volta sermoni se ne
trovano in tutte le età, ed è celebre quello di cui racconta il Salimbene (2r).
Ai tempi del Nostro si trovano il Musso ed il Panigarola, i quali ridis-
sero da ragazzi sermoni uditi recitare da celebri predicatori (22). Ma un
sintomo delle belle doti naturali che Dio aveva poste in Lorenzo lo è
senza dubbio, e come tale bisogna accettarlo.
Per altro la prima manifestazione cosciente di questo divinus tractus
in Lorenzo bisogna cercarla nella sua ferma decisione di farsi Francesca-
no, sia che questo Ordine si consideri nella sua indole generale, sia che si
consideri nell'indole della nuova riforma dei Minori Cappuccini.
Credo inutile indugiarmi a dimostrare che l'Ordine Francescano, sino
dai suoi incunabuli, ebbe come fine principale della sua esteriore attività,
le missioni tra gli infedeli e la predicazione nel popolo cristiano; ma non
lascierò di ripetere che la storia della predicazione francescana tra i po-
poli cristiani è un capitolo luminoso nella storia generale della Chiesa, non
ostante tutte le manchevolezze che vi si vorrebbero trovare.
Tale attività apostolica, in molti, era sempre viva e vivificante anche
ai tempi di S. Lorenzo da Brindisi, e la riforma dei Minori Cappuccini
non fu che un pollone del grande albero francescano destinato a rinvi-
gorire là bella e gloriosa tradizione dell'Ordine. E' vero; i Mino-

. (19) La vie du bienheureux Laurent de Brindes par un Accademicien des Ar-


cades de Rome, p. 7, Avignon, 1784. In seguito citiamo semplicemente: Vie. Nel
Sommario della vita del M. R. P. F. Lorenzo da Br., pubblicata dal P. G. Criso-
stomo da Cittadella (Verona, 1948) il Padre Conventuale è detto « Virgilio da
Brindisi », p. 2.
(20) HrnRoNYMUs A PELLETTE, O. F. M. Cap., De S. Laurentii a Brundusio
O. M. Cap. activitate apostolica ac operibus testimoniorum elenchus, p. 55, Vene-
tiis, 1937.
(21) Chronica, ed. HoLDER·EGGER, in M. G. H., Scriptores XXXII, p. 265-266.
(22) Per il Musso vedere, Vita di Mons. Cornelio, scritta dal suo secretario G.
Musso, premessa a Prediche quadragesimali del Rev.1120 Mons. C Muss? sopra
l'Epistole e V angeli correnti, t. I, Venezia, 1596. Per il Panigarola cf. Autobiografia,
Milano, Éibl. Ambrosiana, segnato: H 76, ff. II. Anche il Panigarola aveva 6 anni;
recitò una predica udita di Mons. C. Musso che nel 1553 predicava a Milano.
P. GUSTAVO CANTINI

ri Cappuccini, in principio, amarono chiamarsi, corhe fa Giovan-


ni da Fano (23), « Frati della vita eremitica»; ma le parole vita
eremitica non hanno, come sopra le labbra di S. Pier Damiani, il si-
gnificato di vita puramente contemplativa; ma quello di vita vissuta in
piccoli conventi solitari per temprarvi l'anima nella preghiera e nella con.
templazione, e ·poi uscirne banditori delìe verità cristiane; cosa che rin-
vigorì in ogni tempo la predicazione sacra. Il nostro Lorenzo, uscito da
uno di tali cenacoli, ripeterà poi con rinnovato accento una frase che ave-
va tante volte detta il Serafico Padre (24): « La preghiera è l'anima della
predicazione», e si servirà Lorenzo. di una similitudine, che solo ai suoi
tempi si poteva usare. La preghiera sta alla predicazione come il globo
di ferro (proiettile) alle macchine da guerra. Senza quel globo di ferro,
la macchina da guerra, acceso il fuoco, esplode, ma fa solo .del rumore.
Così è la predicazione senza la preghiera (25). ,
L'attrazione di S. Lorenzo alla nuova riforma Francescana avvenne
quando egli aveva 15 anni (1574) età matura per le grandi de-
cisioni, ed avvenne non a Brindisi, ma a Venezia, dove si era tra-
sferito, per la morte del padre, presso uno z,io prete. Vi andò ve-
stito dell'abito di probando dei Minori Conventuali; ma dietro il de-
siderio dello zio, lo cambiò con quello di chierico del clero seco~
lare. Eppure, non ostante che egli avesse avuto per maestri i Padri Con-
ventuali; non ostante che egli avesse vestito come probando il loro abito;
non ostante le mire che aveva su lui lo zio, appena un anno dal suo ar-
rivo a Venezia, egli chiese di far parte della nuova famiglia francescana!
Quale potè essere la cagione di tanto allettamento ?
Mancano documenti diretti che lo dicano in modo positivo. I fat-
tori che determinarono tale decisione furono, senza alcun dubbio, diversi;
ma non è arbitrario affermare che il principale fu la vita di santità e di
apostolato che i Minori Cappvccini svolgevano in Venezia, la quale cor-
rispondeva meglio al suo ideale; e volle esser di loro.
Un altro fatto, che rivela come il suo animo fosse tutto proteso verso
l'apostolato della parola, si ebbe a Verona quando egli vi era novizio .(25a).
Lasciamolo raccontare ad un testimonio chiamato a deporre nel processo

(23) Dedica del Dialogo de la salute, pubblicato dal P. Bernardino da Lape-


dona, O. F. M. Cap., p. r, Isole del Liri, 1935.
(24) Cf. THoMAs DE CELANO, Legenda II S. Frandsci, n. 164, in Analecta
Frane., t. X, p. 225.
(25) Opera Omnia, vol. IV, p. 362.
(25 a) Cf. Sommario della vita, cit., p. 4.
S, LORENZO DA BRINDISI PREDICATORE 51
informativo: « Essendo lui giovinetto, andò (in Verona) alla predica del
Padre Ebreetto, Domenicano; e così gli restò impressa nella memoria tut-
ta la predica, che di là a non so che giorno, la distese tutta, onde venen-
<lo il detto Padre Ebreetto al nostro Monastero, il Superiore gli mostrò
detta predica, dicendogli che ... il detto Padre Brindisi l'aveva distesa per
.averla solamente udita predicare » (26). ·

3. - Investitura ufficiale.
Ed eccoci arrivati al punto culminante, nel quale il suo desiderio ar-
dente di essere ministro di Cristo nella predicazione, riceve la consacrazio-
ne o investitura ufficiale, per cui egli diventa predicatore nello stretto senso
,della parola, vale a dire, la licenza a predicare per parte dei suoi Superiori.
Due cose da osservare in questa investitura: la persona che lo investì
a predicatore, l'ordine gerarchico che egli aveva quando fu dichiarato pre-
dicatore. Fu il Ministro Generale che gli dette tale investitura, e ciò in
piena conformità alla Regola Francescana, la quale dice: « Nessuno ardi-
sca di predicare al popolo, se prima dal Ministro Generale non sia stato
esaminato ed approvato e non gli sia da lui concesso l'ufficio della pre-
dicazione» (27). Ai tempi del Nostro i Pontefici avevano concesso anche
.ai Provinciali la facoltà di autorizzare a predicare (28), Lorenzo la ebbe
direttamente dal Generale, ed è probabile che fosse dispensato dall'ordi-
naria procedura degli esami, dato che si conosceva per altra via la sua
abilità a predicare, cosa anche questa prevista dalle leggi ordinarie (28a).
Egli ebbe l'investitura da semplice Diacono, ed è pure questo uno
dei punti che pone in rilievo Leone XIII nella Bolla di Canonizzazio-
ne (28b). Cosa giustissima, perchè ciò era un'eccezione; però in quel tem-

(26) HIERONYMUS A PELLETTE, op. cit., p. 89.


(27) Regola Francescana, in Opuscula S. Francisci, p. 7I, Quaracchi, 1904.
(28) Cf. GIOVANNI DA FANO, Dialogo de la salute, loc. cit., p. 162..
(28a) Il P. Gaspare de Gasparòttis, Secretario Generale dell'Ordine, nèl pro-
,cèsso Apostolico di Milano (1628-1630) a propositO" di esami da farsi ai giovani
,,studenti e della relativa investitura a predicare, del Brindisino Genera~ depone così:
-« Era suo propriO" Uffizio, quando li studenti avevano compiuti li studi et erano
idonei, di farli Predicatori, acciò servissero con ciò nel mantenere e propagare la
,Cattolica Fede, e salvarè le anime. Tra le altre volte mi ricordo particolarmente che
in Barcellona, nel tempo della Visita e CapitolO" Provinciale, essendovi alcuni stu-
.,denti da promuovere alla predica, esso li esaminò et in questi esami fu scoperta
·tanta dottrina nel Padre, che fu tenuto e chiamato per un altro S. Tomaso ». Cf.
:HrnRONYMus A PELLETTE, op. cit., p. 122.
(28b) Loc. cit., p. 57.
P. GUSTAVO CANTINI

po le eccezioni non erano molto rare. Dei suoi contemporanei, S. Roberto,


Bellarmino, il Musso ed il Panigarola predicarono da Diaconi, ed il P. Fe-
lice Peretti, poi Sisto V, scrive nel suo Diario di predicazione: « L'anno
r540 predicai (nè avevo ancora cantato Messa) in Monte Pagano, terra
d'Abruzzo» (2 9). Per altro i mentovati riuscirono tutti molto famosi tra
i predicatori del tempo. E ciò rivela che le eccezioni non si facevano a caso ..
Inutile dire che l'intima peJsuasione di essere stato chiamato da Dio al-
1'apostolato della parola in Lorenzo si andò radicando sempre più, sino
a fargli esclamare negli ultimi anni della sua vita, quando gli si volevano
impedire le sue escursioni missionarie: « Dio mi ha chiamato ad essere
Francescano per la conversione dei peccatori e degli eretici» (30). Tale
intima convinzione lo rese infaticato ed infaticabile, da fargli passare le
intere giornate in una di queste tre attività: o sopra il pulpito, o nel con-
fessionale, o a tavolino per allargare la cerchia delle sue cognizioni e pre-
parare materiale sicuro ed abbondante, per dare il cìbo solido della parola
di Dio a coloro che venivano ad udirlo.
Peccato (s'intende, peccato dal mio punto di vista), peccato che tanto·
l'Ordine suo, come la suprema Autorità della Chiesa abbiano dati a questo
santo Religioso incarichi delicati e spesso molto gravosi, i quali lo di-
strassero alquanto da questa sua passione principale; ma la sua predi-
cazione fu, ciò non ostante, ammirabile, come vedremo anche meglio se-
guitando.

4. - « Doct,-inae veritas >>.


Dopo la santità e la vocazione all'apostolato, bisogna ricercare, come
ci dice il Santo, la dottrina; « doctrinae veritas ». '
Sopra la verità della sua dottrina è superflua ogni indagine, perchè
egli predicava .la dottrina di Cristo, e la dottrina di Cristo è dottrina di
verità. Bisogna invece vedere sino a qual punto e sino a quale profondità
egli possedesse tale dottrina di verità, e l'avesse fatta suo sangue per dare·
ai fratelli il latte ed· il cibo di tale verità.
E' pure cosa superflua dichiarare che la dottrina e scienza di Lo-
renzo io la guardo dal mio punto di vista. Altri penserà a farci sapere se
egli è e sino a qual punto può chiamarsi originale e formatore di sintesi
dal punto di vista teologico ed esegetico; io devo guardare Lorenzo in.

(29) Cf. G. CANTINI, O. F. M., I Francescani d'Italia di fronte alle dottrine lu-•
terane e calviniste durante il d11quecento, p. n7, Roma, 1948.
(30) Vie, p. 206.
S. LORENZO DA BRINDISI PREDICATORE 59
quanto offre una suppellettile di dottrine sacre da servire al ministero della
predicazione; e da tale punto di vista io devo affermare che la sua scienza
sacra ed anche quella profana erano non comuni.
Tale patrimonio di cognizioni sacre ei lo potè acquistare .sia con gli
studi già fatti prima di entrare nell'Ordine, sia con la formazione scien-
tifica che ricevè nell'Ordine, dove, come dimostra il P. Ilarino Fel-
der, ai tempi di Lorenzo gli studi anche nel suo Ordine erano sufficien-
temente organizzati in vista della predicazione (3 1); sia con l'applicazione
personale a certi studi specialmente da lui preferiti.

5. - Doti eccezionali (lingue, memoria, conoscen.za patristica).


Ma a me preme far rilevare come in lui si trovassero in grado non co.-
mune tre conosc~nze che hanno diretto rapporto con la predicazione:
perizia e possesso affatto straordinario delle lingue nelle quali furono
composti i libri ispirati; memoria fenomenale da ritenere a mente tutta.
la Bibbia, che poteva citare anche senza concordanze, quando il bisogno
lo richiedeva; ed in fine, una larga conoscenza dei Santi Padri; sono que-
ste le tre conoscenze fondamentali per il predicatore. S. Bonaventura
aveva già detto: « Chi possiede bene la Scrittura diviene mirabile nel-
l'eloquio e nel bel parlare», e cita in esempio S. Bernardo, che pur non
avendo molte altre conoscenz.e, perchè conosceva bene la Scrittura par-
lava in modo elegantissimo (3 2 ). Ecco perchè Leone XIII, il quale nella
Enciclica Providentissimus Detts aveva detto che « la Divina Scrittura.
aggiunge autorità al predicatore, gli conferisce apostolica libertà e gli dà
un'eloquenza trionfatrice» (33), nella Bolla di Canonizzazione scrive
che Lorenzo si consacrò interamente alla lezione ed al commento della
Scrittura, ben sapendo che ne avrebbe ricavato e succo vitale per la sua
anima ed i principali strumenti ed aiuti per il suo ministero della predi-
cazione» (34). Come parla Leone XIII e Bonaventura, parla pure Lo-
renzo nella prima delle sue dissertazioni premesse alla Expianatio in Ge-
nesim per una pagina intera, e chi vorrà leggerla ne riporterà soave im-
pressione (35).

(31) Gli studi nell'Ordine dei Cappuccini nel primo secolo di sua esistenza·
(trad. dal tedesco), in L'Italia Francescana, 1931, t. VI, pp. 32-42.
(32) Collationes in Hexafoieron, col. XIX, n. 8, in Opera Omnia, t. V, p. 42r,.
Quaracchi, 1891
(33) Enchiridion Biblicum, n. 72.
(34) HrnRONYMUs A PELLETTE, op. cit., p. 57.
(35) Opera Omnia, vol. II, p. I, pp. 7-8.
60 P. GUSTAVO CANTINI

Oh! se gli esegeti del Seicento avessero seguito tutti le orme di Lo-
renzo ! non sarebbero caduti in quei sensi mistici, più di una volta
strani, dei quali si lamenta giustamente il P. Paolo Segneri nella Pre-
fazione al suo Quaresimale, perchè, pur troppo, dagli scritturistici, quei
sensi strani passavano a far bella mostra di sè sopra il pergamo (36).
Ma di ciò si occuperanno altri; qui preme di delineare sempre me-
glio nei suoi particolari la persona del predicatore. Poichè la figura del
predicatore ~i concretizza in un complesso armonico di qualità personali,
le quali, se per altri possono essere trascurabili, non lo sono per chi ha il
compito di parlare della persona del predicatore.

6. - Qualità personali.
Il retore Enrico d'Isernia nella famosa lettera pubblica indirizzata a
S. Bonaventura, dice che tre sono le. cose che formano il perfetto ora-
tore: membrormn commensuratio, vox, et gestus, e soggiunge che tali
tre qualità difficilmente si ritrovano unite in una sola persona; ma quando
vi si ritrovino, l'elevano .al più alto grado di perfezione e ne fanno una
specie di miracolo (37). L'occhio cristiano nel predicatore di Cristo ricerca
altre qualità oltre le enumerate dal retore. d'Isernia; ma nemmeno le tra-
scura, anzi le prende in esame. Le hanno prese e le prendono in esame
gli stessi trattatisti di arte oratoria, medievali e moderni, e sono prese in esa-
me dagli stessi Superiori che devono concedere l'autorizzazione a predicare.
Così S. Bonaventura nel suo opuscolo: Determinationes quaestionum circa
Regulam Fratrum Mi?iorum,. quandò viene a parlare delle condizioni
che i Superiori ricercavano in colui, cui veniva confidato il ministero della
predicazione, come terza condizione assegna la seguente: « Quod non
sit valde notabiliter deformis in corpore, videlicet, nimis brevis, vel crassus,
vel gibbosus, vel aliter turpiter deformatus, ne per hoc eius praedicatio
despectui et risui habeatur » (38).
Dopo di che rivolgiamo ancora una volta lo sguardo sopra il nostro
Predicatore, non per rintracciare se in lui vi erano tali difetti, ma per am-
mirare, anche qui, le varie qualità che Dio gli aveva dato per farlo suo

(36) « S'incontrano oggi in piò di questi (libri di scritturistici) moltissime: in-


terpretazioni di Scritture, curiose sì, ma sregolate o stravolte, che di là passano a
trionfare poi su pergami, con applauso sènsibilissimo benchè ingiusto ». Così, se
oggi sono gli scritturistici che parlano dei controsensi biblici dèi predicatori, allora
-erano i predicatori che si lamentavano degli scritturistici.
(37) Cf. S. BONAVENTURA, Opera Omnia, t. IX, pp. 3-4, Quaracchi, 19or.
(38) Opera Omnia, t. VIII, pp. 360-36!, Quaracchi, 1898.
S. LORENZO DA BRINDISI PREDICATORE 6r

predicatore. E notate che lo stess~ Lorenzo non manca di parlare, almeno


una volta nel primo Quaresimale, della potente attrattiva che ha sopra
l'animo altrui la figura esteriore e l'à:rmonia delle forme: « Ipse corporis
habitus et figura saepe saepius magnum amoris incitamentum est, ma-
gnum accendit ignem in humanis pectoribus » (39).

a) ritratto
La descrizione somatica di Lorenzo la tolgo dalla sua vita, scritta da
un anonimo francese, Accademico degli Arcadi di Roma, data alle stam-
pe nel 1784, il quale si mostra molto bene informato riguardo al nostro
Santo, perchè ha lavorato sopra i processi informativi di beatificazione e
canonizzazione. Eccola: « Era di statura assai alta e ben proporzionata;
il suo aspetto era grave e serio, e pur tuttavia spirava bontà. La sua fronte
era larga e spaziosa, i suoi occhi vivi e penetranti, e rivelatori dei rari ta-
lenti che erano in lui riuniti. La sua bocca era sorridente, la sua barba
lunga e folta, ed intieramente bianca nei suoi ultimi anni. La sua faccia
oblunga ed estenuata a causa deì suoi continui viaggi e delle sue austerità
ed anche· per le sue abituali infermità. Ma ciò non impediva che alla fine
della sua vita ed anche dopo morte il complesso della sua fisionomia non .
rivelasse un uomo fatto per grandi cose » (4°).
Sarebbe bene .analizzare ad uno ad uno questi vari elementi, ma il
tempo non mi concede di farlo che di alcuni.
b) sguardò
Gli occhi. Lo sguardo è stato sempre un elemento di grande efficacia
nell'oratore. Per non ricordare che un famoso predicatore dei tempi no-
stri, che cosa non si è scritto del P. Agostino da Montefeltro per quei due
suoì occhi, che penetravano nell'anima e vi suscitavano qualcosa che non
era possibile esprimere a parole? (4r ). Ebbene sentite che cosa dice di
Lorenzo un teste chiamato a deporre nel processo informativo di Milano:
« Pareva che dagli occhi suoi mandasse certa fiamma di severità e di piace-
volezza, che attraeva a sè ed atterriva. Spirava un non so di sovraumano,
che mostrava l'interna santità di lui» (4 2 ).

(39) S. LAURENTIUS A BRuNousro, Opera Omnia, vol. IV, p. 53r.


(40) Vie, p. 312.
(41) Cf. P. Crun, Eloquenza sacra, p. 49, Napoli, 1940, e P. I. BURATTI, P.
Agostino da Montefeltro, c. V, pp. 79-93, Firenze, 1949.
(42) Nova positio, n. 228, p. 99.
62 P. GUSTAVO CANTINI

c) aspetto
L'aspetto . « Nella faccia pareva un S. Paolo», dice lo stesso testi-
mone (43). Il ravvicinamento di Lorenzo a S. Paolo fu senza dubbio ispi-
rato al teste dalla barba, nota caratteristica dei Minori Cappuccini, e che
in Lorenzo aveva qualcosa di singolare, come abbiamo udito. Ora non
va taciuto che ciò piaceva tanto nel Cinquecento, che il portare la barba
era diventato una specie di ambizione, specie nei predicatori. Il Conven-
tuale Musso portava la barba, e lo stesso faceva il Panigarola deì Minori;
ed a me fu dato incontrarmi in una disposizione capitolare tenuta dai
Padri dell'Osservanza nel 1563 alla Verna, in cui si proibisce ai Frati di
coltivare la barba, anche sotto .il pretesto di predicazione (44).
Iddio concesse a Lorenzo anche questo dono, ed egli in piena ar-
monia con la Famiglia religiosa che aveva abbracciato, lo fece servire alla
gloria di Dio ed al bene delle anime, armonizzandolo col suo ardente
zelo di guadagnarle a Cristo.
d) voce
Al suo aspetto ed alla sua voce accenna pure Leone XIII nella Bolla
di Canonizzazione, quando ricorda la donna vana, che andò, a Venezia,
per mera curiosità, ad udire il nuovo predicatore dei Minori Cappuccini,
di cui già si dicevano meraviglie; ma « Eius aspectu et voce ita commota
est ut illico conscientiae suae labes expiari voluerit » (45).

e) vis oratoria
Aggiungete al complesso di tutte queste belle qualità enumerate la
vis oratoria, vale a dire, come Lorenzo ricorda (46), « il modo di pronun-
ziare atto, conveniente, venusto, grato», la voce, lo sguardo ispirato, l'e-
spressione del volto, tutta la persona che ravvivava la parola che gli fluiva
dal cuore, e voi avrete viva davanti agli occhi la persqna di questo evan-
gelico predicatore. Si legge di S. Francesco che quando predicava « de

(43) Loc. cit.


(44) Chronologia historico-!egalis, t. I, p. 324: « Nulli praedicatori liceat, nec
sub praetextu praedicationis seu quavis alia ratione, barbam nutrire, sub poena
nullitatis actuum legitimorum ».
(45) Cf. HIERONYMUS A PELLETTE, op. cit., p. 57.
(46) « In oratore potissimum est pronunciatio, modus utique dicendi aptus,
conveniens, venustus, gratus ». Opera Omnia, voi. IV, p. 527.
S. LORENZO DA BRINDISI PREDICATORE

toto corpore fecerat linguam )> (47); si ripeteva qualcosa di simile anche in
Lorenzo da Brindisi. Anche qui parlano i testimoni oculari. « Predi-
cava con tanto affetto e spirito che dopo la prima e la seconda parte, ab-
bassandosi, come è usanza dei predicatori, discopriva la faccia tutta ba-
gnata di lacrime » (48). « Quanto al suo modo di predicare è cosa no-
toria .che lui predicava con tanto spirito e fervore, che mostrava gran-
dissimo zelo della salute delle anime» (49). Ma la testimonianza più
bella di ciò l'abbiamo in un suo ritratto ripreso come predicatore, che gli
fu fatto lui vivente, verso il 1610, dal pittore Pietro Labruzzi, e che si
conserva nel convento di Montughi a Firenze. Bisognerebbe poterlo proiet-
tare qui e voi avreste la prova sensibile di quello che potè essere la figura
di questo straordinar.io predicatore (so).
Così si ripetevano anche per Lorenzo nostro gli spettacoli belli che si
leggono di S. Francesco, di S. Antonio di Padova, di Bertoldo da Ratis-
bona, di S. Bernardino da Siena, di Roberto Caracciolo e di tanti altri.
Lo spettacolo bello, cioè, di uomini e donne, grandi e piccoli, uomini del
volgo ed uomini scienziati e costituiti in dignità, che accorrevano in folla,
qualche volta davvero oceanica, non precettata, ma spinta dal desiderio
di vedere e di udire il santo Predicatore, di cui parlano comunemente i
testi oculari, ed i suoi biografi (51).
Per quanto si voglia attenuare un tal fatto, giachè il predicatore era,
in quei tempi, l'idolo del giorno (52), sarà sempre vero che tali uomini

(47) THOMAS DE CELANO, Legenda I, n, 97. La Leggenda versificata parafrasa


nel modo seguénte la sintetica espressione del da Celano:
Rhetoricos etiam satagens praetendere gestus,
Non solum lingua loquitur sed corpore toto,
Nutibus et signis, extraque movetur ut intus,
Et motus artis per motos explicat artus.
In Analecta Frane., t. X, pp. 469, Quaracchi, 1941. Ho voluto riportare que·
ste parole perchè si attagliano molto bene anche a S. Lqrenzo da Brindisi.
(48) P. Andrea da Venezia, suo compagno di predicazione. Cf. HIERONYMUS
A PELLETTE, op. cit., p. 88.
(49) P. Patrizio da Venezia. Cf, ibid.
(50) Si trova riprodotto tra le tavole iconografiche, tav. XII, in HIERONYMUS
A PELLETTE, e nel vol. I Opera Omnia, Maria/e, nel Frontespizio.
(51) Per i testi oculari vedi Nova positio, p. 99.
(52) Si legge del P. Evangelista Traversari da Momigno, celebre predicatore
(1588-1649), che passando per Pistoia sua patria, << fu incontrato da un gran nume-
ro di carrozze de' principali gentilomini della città e visitato da' primati di detta
città». Cf. G. CANTINI, P. Evangelista Traversari da Momigno, in Studi Frane. 1935,
t. VII, p. 147.
P. GUSTAVO CANTINI

costituiscono qualcosa di non troppo comune nella storia della predica-


zione ed anche della cristianità, e quindi degni di essere ricordati da tutti,
ma specie dagli storici della stessa predicazione.
Pure, la storia della predicazione è stata così avara con Lorenzo da
Brindisi... Ma non anticipiamo le conclusioni, che vogliamo riservare alla
fine della nostra relazione.

7. - Antologia laurenziana sul Predicatore.


Nel modo che Lorenzo indica a più riprese quello che l'occhio cristia-
no deve principalmente cercare in colui che ha ricevuto il mandato di predi-
care il Vangelo, cosi a più riprese parla della predicazione e del « magnum
et superhumanum munus » della predicazione; ma ne parla sopra tutto
nelle omelie della quarta domenica dell'avvento e della SS. Trinità (53).
La quarta domenica dell'avvento è la domenica del predicatore, perchè
nell'epistola è ·S. Paolo che grida di essere ambasciatore di Cristo e dispen-
satore dei misteri dì Dio; nel Vangelo è S. Giovanni Battista che dice di
sè di essere una voce che grida a nome di Dio. Nella festa della SS. Tri-
nità al V angelo è Cristo che dice agli Apostoli: « Mi è stata data ogni
potestà ... andate, ammaestrate tutte le genti».
Non sarà male, quindi, prima di venire a parla.re della predicazione di
Lorenzo, coordinare brevemente quello che dice Lorenzo intorno al mini-
stero ,della predicazione. Sentiremo gli echi dell'Apostolo Paolo e ci apri-
remo la via per capire ed apprezzare anche meglio la sua predicazione.
Dio stesso è predicatore. Ecco un bel brano tolto dal secondo Quare-
simale e precisamente dalla domenica di Sessagesima: « Exiit qui semi-
nat praeco iustitiae, cuius quidem praeconem aliquando legimus fuisse
Deum, uti cum universo populo in deserto dedit viva voce de coelo legem
iustitiae; aliquando Angelum Domini, qui in loco flentium arguit popu-
lum de transgressione divinae legis, unde omnes fìlii Israel, audita Angeli
concione, compuncti corde elevantes vocem fleverunt vehementer; -legem
etiam Domini Moyses universo populo praedicavit in campestribus Moab,
uti in Deuteronomio (5, I ss.) patet. Tandem venit Christus Deus et homo
ad praedicandum verbum Domini, et ad hoc misìt Apostolos, sicut prius
miserat Prophetas » (54).
Bisognerebbe riprendere ciascun membro di. questa citazione e svol-

(53) Opera Omnia, vol. VII, pp. 45-57, 287-340; vol. VIII, pp. n3-n4.
(54) Opera Omnia, vol. V, p. I, p. 50. Cf. vol. VII, p. 42. Anche le creature
insensate predicano.
S. LORENZO DA BRINDISI PREDICATORE

gerli ad uno ad uno, per meglio vedere quale alto concetto Lorenzo
avesse della predicazione. Dirò solo che là dove Lorenzo vede i Profeti ·
. mandati da Cristo si sente un'eco delle .parole di Agostino: « Quantos
praedicatores fecit Verbum apud Patrem manens ! Misit Patriarchas, mi-
sit Prophetas, misit tot et tantos praenuntiatores suos. Verbum manens
voces misit, et, post ultimas praemissas voces, unum ipsum Verbum venit,
tamquam in vehiculo suo, in voce sua, in carne sua» (55).
Gesù Cristo venne nel mondo per ricondurre il mondo al culto del
vero Dio, per mezzo della predicazione (56). Il primo che predicò, come
precursore, il suo Evangelio, fu S. Giovanni Battista (57). L'Evangelista
S. Luca si sofferma in modo insolito a dçscrivere la predicazione di Gio-
vanni, perchè la predicazione è in certo modo il fine dell'incarnazione:
« Praedicatio finis quodammodo incarnationis est » (58).
Non contento di aver mandato il Battista, facendo ritorno al cielo,
mandò gli Apostoli e gli altri suoi discepoli, perchè predicassero il Van-
geloin tutto il mondo (59 ). Gli Apostoli, uomini senza alcuna autorità,
deboli e senza scienza, furono fortificati e resi sapienti ed eloquenti per
mezzo dello Spirito Santo (60), per questo la loro predicazione fu quante
altre mai fruttuosa (6r). Chi non è mandato a predicare dalla legittima
autorità è uno che non entra per la porta, ma per la finestra (62 ).
Per ciò ogni predicatore è un angelo del Signore ed un ambasciatore
divino: « Quamvis natura homo terrenus sit, non Angelus coelestis »
come quello che annunziò ai pastori la nascita di Cristo (63), La predica-

(55) In Natali S. /oannis Baptistae, sen110 88, n. 4, in P. L., t. 38, col. 1306.
(56) Opera Omnia, vol. VI, p. 4r2.
(57) Opera Omnia, vol. VIII, pp. 47-48, 320.
(58) lbid., p. 320.
(59) lbid., pp. 321, 344.
(60) « Apostoli autem, cum viles essent homunciones, nulla àuctoritaté, aut
dignitate in mundo praediti, nulla sapientia, scientia àut eloquentia instructi, nulla
animi fortitudine donati, sed omni ex parte confusibiles hominés, nullo pacto per
sese potuissent. universo mundo sacrosanctae fidei salutaria persuadere mysteria. Pro-
mittit ·e:rgo Christus Spiritum Sànctum, qui éos idoneos effecturus erat ad tantum
munus exequendum per coelestium divinarumque virtutum collationem ». Domi-
nicale I, Dom. infra Oct. Ascensionis; Opera Omnla, vol. VIII, p. 45.
(6r) Opera Omnia, vol. II, p. II, p. 199; vol. VII, p. 288: « Magna res est
munus evangelicae praedicationis, munus ac functio piane divina.· Si enim magna
opus fuit potentia, sapientia et bonitate ad creandum mundum, nihilo minori opus
est ad convertendum ac iustifìcandum peccatorem cum sit difficilius opus ».
(62) Opera Omnia, vol. II, p. III, pp. 317, 323.
(63) Opera Omnia, vol. VII, p. 344.
66 P. GUSTAVO CANTINI

zione è un ministero sublime e quasi sovrumano (64); ma è un mezzo


ordinario per la vita della Chiesa (64a), e quanto sono santi i predicatori
tanto si elevano nei costumi i popoli cristiani (65).
Posto un concetto così alto della predicazione, nessuna meraviglia che
Lorenzo voglia nel predicatore le molteplici qualità, alle quali abbiamo
accennato più volte, ma che egli riassume nell'omelia della feria terza
dopo la quarta domenica di quaresima nel Quaresimale terzo: « Ma-
gnum praedicatoris munus. Isaias, priusquam mitteretur ad praedican-
dum, purgatus et sanctificatus fuit seraphico ministerio; Ieremias divinis
visionibus illustratus et divina eloquentia donatus: Ecce dedi verba mea
in ore tuo (1, 9); Ezechiel nonnisi viso coelo aperto et gloria Dei libroque
coelitus misso devorato, missus fuit ad praedicandum. Necessaria est prae-
dicatori verbi Dei vita sancta, eloquentia divina, doctrina coelestis; neces-
sarius Spiritus Sanctus datus Apostolis. In Christo autem haec omnia in
summo perfectionis et excellentiae gradu reperiuntur » (65a).
Ed è questo modello che Lorenzo propone al predicatore, anche per
imparare il modo come diportarsi nel comunicare alle anime dei fedeli,
buoni o peccatori, nemici di Cristo o non ancora illuminati, la luce di
Cristo. Un tale modello lo indica in modo particoÌare in Gesù risorto che
si unisce per via ai due discepoli che andavano ad Emmaus, come rac-
conta Luca.
« Gesù Cristo, egli scrive, per persuadere i discepoli della verità della
sua resurrezione, prima si mostra loro con grande carità compagno ed
amico, poi li rimprovera, in terzo luogo spiega loro le Scritture, ed in
quarto luogo opera il miracolo in fractione panis ». Così, continua a dire,
fece Natan profeta con David, cosl fecero gli Apostoli, i quali, ricevuto
lo Spirito Santo, infiammati di ardentissimo zelo per la salute delle anime,
si presentarono al mondo pagano come pellegrini, e si fecero tutto a tutti
per guadagnare tutti a Cristo (66).

(64) Cf. ibid., pp. 288-289, 320-321, 327.


(64a) Opera Omnia, vol. V, p. I, p. 48.
(65) Opera Omnia, vol. IV, p. roo, vol. VII, pp. 323-324.
(65a) Opera Omnia, vol. VI, p. 48r.
(66) Opera Omnia, voi. VII, pp. 323-324.
S. LORENZO DA BRINDISI PREDICATORE

II. - LA SUA PREDICAZIONE

Venendo ora ad esaminare la predicazione del Brindisino, per essere


-oggettivo, sento che bisogna esaminarla da un duplice punto di vista;
bisogna, cioè esaminarla prima, prendendo per base quello che dicono i
,cronisti e gli storici, e poi esaminarla, prendendo per base gli scritti. La
distinzione è .Q.ecessaria, perchè spesso, mentre i cronisti ed i testimoni ocu-
lari portano al terzo cielo il predicatore, coloro che lo hanno giudicato, ·
prendendo a base gli scritti, ne parlano diversamente.
La ragione è, che coloro che lo udirono, giudicano il predicatore dal
sub zelo, dal concorso e dai frutti riportati; mentre coloro che lo giudi-
,cano dagli scritti, lo giudicano da un punto di vista puramente letterario,
ed è risaputo che il genere letterario eloquenza, non solo è fluttuante, ma
:anche molto complesso, perchè, come notava già il Card. Federigo Bor-
romeo, l'eloquenza sacra si compone di tanti e tali elementi che è cosa
,difficile « in singulis excellere » (67).

8. • Lorenzo• predicatore visto dai cronisti e dagli storici.


La predicazione di Lorenzo, prendendo a base gli storici, si può di-
·videre in tre grandi categorie: predicazione ai fedeli cristiani; predicazione
,agli ebrei; predicazione o polemica contro i Luterani (68).

a) polemica
Non mi arresto sopra la terza, perchè entrerei con l'aratro nel campo
.:riservato a chi dovrà parlare di lui come polemista. Dirò solo che Lorenzo,
.anche quando era a Praga ed in Baviera, accanto alla confutazione ed alla
polemica contro le pestifere dottrine luterane, predicò molto, anzi tutti

(67) Cf.. Consilium mensque auctoris, in De sacrìs nostrorum temporum ora-


.toribus, Venetiis, 1630.
(68) Il P. Girolamo da Pellette, op cit., p. 26, pone una quarta categoria: aà
religiosi. Che abbia rivolta la sua parola anche ai confratelli, specie da Superiore,
,è cosa indubitata. Se ne ha un cenno anche nella raccolta delle varie testimonianze
riferite dallo stesso P. Girolamo: « Un giorno di Venerdi, se ben mi ricordo, egli
hebbe un ragionamento molto alto sopra li cinque talenti dati da Dio al servo suo,
,che ci fece piangere tutti, et egli in particolare piangeva dirottissimamente ».
·Op. cit., p. 95. Cf. p. 93. Ma tra i suoi molteplici sermoni non sono in nessun modo di-
:stinti quèlli tenuti ai religiosi; e bisognerebbe scegliere basati solo sopra criteri s0g•
,gettivi. Sarebbe invece molto più opportuno che qualche volonteroso si occupasse
.,della dottrina spirituale ascetico-mistica del nostro Santo; mi pare che vi sia ma-
:.teriale in abbondanza.
6. - S. Loren:w da Br.: Studi
68 P. GUSTAVO CANTINI

i giorni, anche ai Cattolici, dato che molti capivano l'italiano, e lui pos-
sedeva il tedesco in modo da potere, al bisogno, predicare. E viceversa,.
nelle sµe prediche. al popolo d'Italia ebbe, non di rado, sino dall'inizio
della sua predicazione, spunti polemici contro le dottrine luterane.
Nel mio recente modesto lavoro dal titolo: I Francescani d'Italia di
fronte alle dot~rine luterane e calviniste durante il Cinquecento (69), non
ho parlato di lui, unicamente perchè, èssendomi imposto di non oltrepas-
sare il Cinquecento, rion lio parlato di coloro che sono morti nel Seicento,
come non ho parlato del Ven. Bartolomeo da Salutio ( t 1617). Oggi
sento che .era bene parlare anche di Lorenzo da Brindisi, perchè la sua
pi;èdicazione al popolo d'Italia ei la svolse quasi tutta durante il Cinque-
cento, e neUe sue prediche o omelie, tanto in quelle in lingua latina come
neìle 9 pervenuteci in lingua italiana, batte in breccia contro le dottrine
luteran~, Anzi in quelle in lingua italiana, che io giudico delle prime da
h;ii cornj:>.Qste, appare anche troppo irruente. Eccovene un brano. E' tolto
dalla predica che parla Della necessità delle buone opere. Dopo aver di-
mostrata la necessità delle opere sopra tutto col fatto che Dio pose Adamo
nel paradiso terrestre perchè lo operasse, Lorenzo esclama:
« Ah! donque, e che andate voi dicendo, maledetti eretici, alberi in-
fruttuosi, nemici di ogni giustizia, figlioli del diavolo, bocche infernali,
sinagoga di satana, sentina di ogni vizio, demoni in carne umana, anticri-
sti, veri membri di satanasso, vasi di perdizione, zizzania del fuoco eter-
no, che trasferite la grazia di Dio in lussuria et ogni vera virtù in vizio,
che non bisogna operare, ma basta la fede? » (70). Sembra di sentire Gio--
vanni da Fano nel primo capitolo del suo Incendio di zizzanie luthera-
ne (7r). Quanto è diverso nelle omelie latine, dove pur confuta le stesse
errate dottrine! Vi segnalo quella della 13 domenica dopo Pentecoste, che
si ha nel terzo Quaresimale, dove si trova un bellissimo procedimento
oratorio, che~ il seguente. Nella Legge di Mosè vi sono 613 precetti; Isaia
li ridusse a sei; David nei Salmi li ridusse a quattro; Michea li ridusse a
tre; di nuovo Isaia nel capo 56 li riduce a due; Gesù Cristo li riduce ad
uno: Fides tua te salvum fecit. Ma come deve essere tale fede? E qui, ec-
co l'esame della fede, la quale a nulla vale senza l'adempimento dei co-
mandamenti di Dio (72 ).

(69) Bibliotheca Pontificii Athenaci Antoniani, n. 3, Romae, 1948.


(70) Opàa Omnia, ·vol. IX, p. 505.
(71) GIOVANNI Pru DA FANO, Incendio di zizanie lutherane, ... impresso l'anno-
del Signore 1532, in Bologna.
(72) Opera Omnia, vol. VIII, pp. 168-169. Cf. pure vol. IV, pp. 288-290, dove
è una pagina molto bella che bisognerebbe riportare per intero.
S, LORENZO DA BRINDISI PREDICATORE

b) predicazione ai Fedeli
Le predicazioni che Lorenzo ha tenuto ai fedeli sono, specialmente,
le due predicazioni classiche: quella del grande digiuno, la quaresima, e
quella avventuale. E' risaputo come il Croce abbia scritto che nel Seicento
in Italia, il carnevale finiva nelle pubbliche piazze il giorno del martedì
grasso per continuare poi nelle chiese durante la, quaresima. E' uno dei
tantì paradossi che furono detti riguardo alla predicazione. Che anche
qui si sia infiltrata, non di rado, un poco di mondanità, nessuno lo nega.
Ma la predicazione quaresimale ha fatto e fa sempre del bene, quando
Dio manda alla sua Chiesa predicatori del calibro del nostro Lorenzo.
Conosciamo un discreto numero di luoghi dove egli ha tenuta la
predicazione quaresimale. Incominciò a Venezia a S. Giovanni nuovo,
nel r58r, e si ebbe la bella conversione della donna vana altrove ricordata;
seguì Verona .poi Padova, dove era stato studente, e quindi Bassano (73).
Qualche tempo appresso venne Pavia. Fu questa la predicazione che lo
fece uscire dalla comune schiera, per l'influsso che gli esercitò sopra quel-
la università di studi. I goliardi universitari, lo si sa, furono sempre un
poco scapestrati; ma sembra che quelli di Pavia portassero in ciò un certo
primato. Anche il Panigarola, che vi aveva studiato un venti anni prima,
corse pericolo di farvi naufragio. Nel 1585 l'Università di Pavià non era
mutata, ed i reggenti, per farvi argine, stimarono bene di chiamare il Brin-
disi, che già incominciava ad avere un nome non solo per la sàntità della
vita, ma pure come dotto e valente oratore. L'aspettativa non fu delusa.
L'anonimo scrittore della sua vita la descrive così: « Lorenzo procurò
prima di tutto di insinuarsi in loro e di guadagnarseli con le attrattive del-
la dolcezza e con gli inviti di una carità che sa compatire; poi fece un
quadro vivo del vizio ed un ritratto bello della virtù; spianò loro cosl
bene la via del ritorno a Dio, che la maggior parte di loro aprì gli occhi
sopra lo smarrimento morale, nel quale erano caduti, che si affrettarono
a convertirsi al Signore» (74).
Da questo tempo le sue predicazioni quaresimali cessano dì avere un
ritmo regolare, o almeno non le ho trovate annotate dai suoi biografi.
Ciò si deve ai 1uolteplici incarichi che gli furono affidati. Per altro i bio-
grafi si danno curà di annotare che dovunque egli andava per ragione
del suo ufficio, sia come Provinciale, e lo fu in diverse Provincie, sia come
Visitatore generale, sia come Generale dell'Ordine, sempre e dovunque,

(73) HIERONYMUs A PELLETTE, op. cit., p. 88.


(74) Vie, p; 56.
70 P. GUSTAVO CA:\ITlNl

religiosi e popolo facevano a gara per udire la sua parola che sapeva sì
bene trovare i segreti dei cuori. Il fatto richiama alla memoria il Gene-
rale s. Bonaventura, di cui sappiamo che dovunque si recasse, in Italia ed
all'estero, sempre e d()!llunque, era pregato di parlare, perchè egli sapeva
aprire i tesori delle Scritture e penetrare nelle anime, illuminandole ed in-
fiammandole.
Delle predicazioni quar'esimali tenute da Lorenzo quando era già su-
periore o aveva incarichi nell'Ordine, bisogna ricordarne quattro. La pri-
ma a Ferrara nel 1598, la seconda a Napoli nel 1605, la terza ad Aversa
nel 1606, la quarta a Milano nel 16!8.
La prima, quella di Ferrara, fu celebre perchè Lorenzo ebbe tutti i
giorni come uditore il Pontefice Clemente VIII. Lorenzo aveva solo 39
anni e come Visitatore generale, visitava la Provincia veneta. Il Sommo
Pontefice lo arrestò a Ferrara, ove Ei dimorava, e volle che in quell'anno
vi predicasse la quaresima. Il Pontefice e la sua corte concepirono grande
stima del giovine predicatore (75).
Merita una speciale menzione la quaresima di Napoli tenuta nel 1605,
perchè in qùel tempo egli era Ministro Generale del suo Ordine, che ave-
va ormai conventi e Provincie anche all'estero, e quìndi non dovevano es-
sere nè poche nè piccole le sue preoccupazioni come Superiore. E si noti
che egli si trovava nel regno di Napoli in visita pastorale, e quindi le sue
cure erano anche maggiori. Ma che cosa non può lo zelo nell'anima di
un Santo?
Comunque una predicazione fatta da un Generale di Ordine è sem-
pre cosa da essere rilevata, molto più che da un testimone presente a tale
predicazione sappiamo che Lorenzo predicava due volte al giorno; la
mattina, secondo il solito, alla Messa conventuale o capitolare, sopra la
pericopa evangelica del giorno, e nel pomeriggio sopra la Vergine Ma-
dre di Dio (75a).
A predicare là quaresima ad Aversa nel 16o6 lo volle il Card. Spi-
nelli, che ne era Vescovo. Lo aveva conosciuto e sentito nel 1599 quando era
Nunzio a Vienna e Lorenzo vi andò come Commissario destinato a tra-
piantarvì la nuova riforma francescana. Lorenzo giunse ad Aversa con-
valescente di un grave attacco di gotta, suo incomodo abituale; e dopo
avervi predicato con grande frutto, ne ripartiva per recarsi un'altra volta

(75) Loc. cit., p. 88; HIERONYMUS A PELLETTE, p. 93. Teste, Adamo da Rovigo.
(75a) HrnRONYMUS A PELLETTE, op. cit., pp. u, ro5-ro6.
S, LORENZO DA BRINDISI PREDICATORE

a Vienna, dove lo desiderava il duca Massimiliano di Baviera, a cui aveva


pure cooperato lo stesso Cardinale Spinelli (76).
A Milano, mandatovi da'Paolo V come paciere tra il Duca Sabaudo
e l'amministrazione milanese, Lorenzo cantò, come predicatore al popo-
lo, il canto del cigno. La predicazione fu contrassegnata in modo partico-
lare da diversi miracoli, che fecero salìre l'entusiasmo e la venerazione
per il santo Predicatore (77). E mi pare che il detto sia sufficiente per farvi
intravedere quello che fu di straordinario la sua predicazione al popolo.
Così posso passare a dire brevemente dellà sua predicazione agli ebrei.

c) predicazione agli Ebrei


Ne parlo dopo la predicazione al popolo cristiano, non perchè abbia
cronologicamente seguito questa; ma solo perchè merita una considera-
zione a parte.
La predicazione agli ebrei, specie dopo la seconda metà del Cinque-
cento, ha una storia degna di nota, nella quale si ammira da una parte,
l'amore dei Sommi Pontefici per i figli di quel popolo che una volta fu
il prediletto, e dall'altra lo zelo di molti uomini apostolici, che lavorarono
per assecondare i desideri dei Pontefici.
Qui non è possibile nemmeno sunteggiare tale storia (78); basti dire
che essa, caldeggiata da varie persone, nacque come iniziativa privata, e
poi in seguito fu regolata e resa obbligatoria col Breve Pontificio del 29
a'gosto 1584 « Sancta Mater Ecclesia » del Pontefice Gregorio XIII (79).
Con esso si ordinava che in tutti quei luoghi, dove era un numero d'Israe-
liti sufficiente a formare una sinagoga, nel giorno di sabato, o anche in
altro giorno della settimana, in luogo stabilito, non però « uhi sacra con-
fici solent », si facesse agli ebrei ivi adunati, da un maestro in teologia o
da un altro idoneo, possibilmente perito nella lingua ebraica, un sermo-
ne o lez.ione, nella qualé si dovevano esporre le Scritture del vecchio Te-
stamento. V oleva il Pontefice che si discutesse sì delle verità della fede
cristiana, che si dimostrasse loro come il Messia che attendevano era già
venuto; ma senza ira e livore; anzi con carità e pazienza, col solo scopo
di aprire le menti loro alla luce della verità.

(76) HIERONYMUS A PELLETTE, op. cit., p. 12; Vie, pp. 160, 174.
(77) HrnRONYMUS A PELLETTE, op. cit., p. 17; Vie, pp. 244, 252.
(78) Per più ampie notizie sopra tale predicazione cf. P. A. Zuccm, O. P.,
ll predicatore degli ebrei in Roma, in Memorie· Domenicane, 1934, t. LI, pp. 200-
205, 255-264, 313-321.
(79) Bullarium Romanum, t. VIII, pp. 487-488, Augustae Taurinorum, 1863.
72 P. GUSTAVO CANTINI

In Roma la nomina del predicatore agli ebrei spettava al Card. Vi-


cario, ed incominciando dal secolo XVII la scelta si fece per tradizione
dal solo Ordine Domenicano (80 ). Prima però si sceglìeva anche da altri
Ordini.
Dell'Ordine Francescano merita speciale ricordo il P. Evangelista
Gerbi da S. Marcello Pistoiese (t 1593), il quale predicò molto agli abrei
qui in Roma anche prima delle disposizioni di Gregorio XIII, e nel 1583
dava alle stampe Sermoni 15 sopra il Salmo 109 (Dixit Dominus Domino
meo) fatti agli ebrei di Roma. Continuò a predicare anche dopo (8 1 ).
Pure il nostro Lorenzo ha molto predicato agli ebrei; ma la crono-
logia di tale predicazione è alquanto incerta. Il Padre Girolamo da Pel-
lette nel prospetto cronologico la designa a due riprese: dal 1584 al 1587
secondo le norme di Gregorio XIII; dal 1592 al 1594 secondo le norme di
Clemente VIII; aggiunge, però, anche lui, ,che la cronologia è del tutto
indeterminata (8 2 ). L'anonimo francese scrittore della sua vita fa seguire
la narrazione <lella sua predicazione agli ebrei alla predicazione di Pavia.
che ebbe luogo qualche anno da quella di Padova, e dice che a tale pre-
dicazione fu incaricato dal Pontefice Clemente VIII (83). In tale racconto
c'è un poco di confusione, perchè Clemente VIII fu eletto nel 1592.
Tutto considerato si deve dire che Lorenzo ha esercitato tale mini-
stero anche prima del 1592 in vari luoghi dove ha predicato; ma real-
mente Clemente VIII, nell'estate del 1592 richiamò in vigore le disposi-
zioni di Gregorio XIII, che erano state un poco dimenticate (84), ed allora
si spiega bene come dopo tali disposizioni, abbia chiamato a Roma il
nostro Lorenzo. Così in Lorenzo si hanno realmente due cicli di predica-
zioni agli ebrei. Al primo ciclo accenna pure il suo compagno di predica-
zione, P. Andrea da Venezia, il quale dice che predicò agli ebrei nelle
stesse città dove predicava la quaresima; cioè, a Verona, a Padova e a
Bassano (85). Ciò vuol dire, che Lorenzo, o spinto dal proprio zelo, o pre-
gato dagli Ordinari, sentì il bisogno di predicare ai figli di Israele, per
mettere in esecuzione le disposizioni di Gregorio XIII. L'anonimo fran-

(80) Cf. P. A. Zuccm, loc. cit., p. 313.


(8r) Cf. P. A. PILADI, O. F. M., Il P. Evangelista Mal'cellino insigne predica,,
tare ed ecclesiaste del secolo XVI, pp. 35-36, 75, Firenze, 1944.
(82) Cf. HrnRONYMUs A PELLETTE, op. cit., pp. 6-7, e nota 12.
(83) Vie, p. 58.
(84) Cf. P. A. Zuccm, Zoe. cit., p. 257, chè cita il Pastor, Sto1·ia de' Papi, t.
XI, P- 479.
(85) HIERONYMUS A PELLETTE, op. cit., p. 88.
S. LORENZO DA BRINDISI PREDICATORE 73
cese, oltre Roma, indica come luoghi della sua predicazione agli ebrei,
Padova, Verona, Venezia e Casale Monferrato (86).
Cosa sappiamo di questa sua predicazione agli ebrei in Roma? Il
.P. Lodovico da Venezia nei processi informativi depone che Clemente
VIII « lo fece predicare tre anni alli hebrei in Roma» (87). Il P. Giovan
Battista da Squillace dà maggiori particolari: « Mi ricordo benissimo che
nel tempo che ludu fatt9 Generale, ritrovandosi in Roma, leggeva pub-
blicamente agli Ebrei in lingua ebrea, istruendoli nella nostra Santa Fede
Cattolica, e per causa ddl'elezione al Generalato fatta in sùa persona, fu
astretto a lasciare detta· lezzione » (88). La sua elezione avvenne il 24
aprile dell'anno 1602; ma egli era ritornato dalla prima missione in Ger-
mania al principio di detto anno, e quindi la predicazione agli ebrei di
Roma non potè durare, questa volta, che qualche mese. Per colmare i tre
anni bisogna ammettere una sua predicazione agli ebrei in Roma avanti
la sua prima partenza per là Germania, e forse anche dopo il suo Gene-
ralato, come .sembra insinuare lo stesso teste, P. Giovan Battista da Squil-
lace (89), Ma come ç chiaro, siamo sempre un poco nelle incertezze.
Inutile dire. che Lorenzo era una delle persone più quotate per eser-
citare quel ministero, e per cattivarsi l'attenzione e la benevolenza ·degli
ascoltatori. E' stato ormai parlato più volte della sua competenza (tanto)
nelle lingue in cui furono scritti i Libri Santi ed il possesso che ne aveva,
e la sua cultura in proposito, e non yi è bisogno di ripeterlo ancora una
volta.
Diremo invece che anche in questo se.ttore i frutti furono molto co-
piosi, come ci assicurano i testim,oni chiamati a deporre nei processi in-
formativi. Furono tanto abbondanti che a Venezia i rabbini, vedendo
farsi sempre più rara la gente alla sinagoga, dopo aver tentato invano di
far tacere l'importuno predicatore, concepirono il disegno di togliergli la
vita; ma non vi riuscirono (90).
Per altro ebbe anche manifestazioni di alta ~tima, pubbliche e priva-
te dagli stessi ebrei, specialmente a Casale Monferrato ed a Roma. Delle
primè parla a lungo l'anonimo francese (9r); delle seconde riferisce un
teste oculare, Giovan Battista da Squillace, così: « Fìnito il tempo del suo

(86) Vie, p. 65.


(87) HIERONYMUS A PELLETTE, op. cit, p. 90.
(88) Cf. ibid., p. roo.
(89) Cf. ibid.
(90) Vie, p. 65; HIERONYMUS A PELLETTE, op. cit,, p. 9x.
(9r) Vie, p. 67 s,
74 P. GUSTAVO CANTINI

Generalato, ritornando di nuovo in Roma, e fu appunto il primo giorno


del suo ritorno in Roma, incontrandosi casualmente a S. Giovanni in La-
terano con .alcuni di quelli ebrei, li quali subito lo riconobbero, e ferno
festa grandissima, vedendo che fosse ritornato in Roma, abbracciandosi et
humiliandosi alli suoi piedi, dicendogli che maggior consolazione di que-
sta non avevano potuto ricevere, quanto di nuovo d'esser consolati con la
sua presenza», ed il giorno di poi, andati al convento sotto Montecavallo 1
« pregorno tutti il detto Padre Fra Lorenzo, che già Dio benedetto aveva
permesso il suo ritorno a Roma, venirli a consolare con la sua presenza,
asserendo aver di ciò molto bisogno, poichè dalla sua partenza, essi erano
rimasti assai sconsolati e smarriti » (92).
Il suo ardore, alimentato dall'amore di Cristo, lo fece esercitare una
tale predicazione anche fuori· d'Italia, specialmente a Praga ed a Monaco,
come si rileva dai processi informativi (93). Cosl anche in questo settore
egli apparisce, non solo di uno zelo infaticabile, ma pure degno di spe-
ciale nota, perchè, certo, non è dato, o almeno, è molto difficile trovare
un altro predicatore agli ebrei che abbia esercitato su vasta scala come il
Brindisino tale ministero.
Ed ecco pure un altro titolo da far valere per porre il Brindisino nel
numero dei predicatori qualificati, qualora non si voglia ridurre la
storia della predicazione cristiana ad un capitolo-appendice della storia
della letteratura di una nazione. ·

9. - La predicazione di Lorenzo alla luce degli « Opera Omnia».


L'esame della predicazione di Lorenzo, fatto prendendo per base i
suoi scritti, non è dei più semplici e facili, perchè molti sono gli elementi
che bisogna aver presenti per non cadere o in un panegirico inopportuno,
o in una stroncatura priva di fondamento.
Ci rifaremo da ciò che è fuori di ogni dubbio, e verremo poi, mano
a mano, a parlare di quella che potrà chiamarsi visione personale, ma
basata sopra elementi di fatto.

a) « Op. Omnia» aurifodina del predicatore


Una prima cosa sicura da annotarsi si è che tutta la produzione let-
teraria del nostro Santo è in rapporto con la predicazione. Se si eccettua

(92) HIERONYMUS A PELLETTE, op. cit., pp. roo-ror.


(93) Cf. ibid., p. 104.
S, LORENZO DA BRINDISI PREDiCATORE 75
il Commeniariolum de rebus Austriae et Bohaemiae, le lettere e qualche
altra piccola cosetta, tutto il resto o è materia predi.cabile, o ha rapporto
con la predicazione. Ciò è vero dell'Ipotiposi, a cui dette occasione la pre-
dicazione, che è una confutazione del luteranesimo impersonato in Lu-
tero eLeyser (94). Ciò è vero del Commento sopra il Genesi, perchè com-
posto come preparazione alla predicazione, specie per quella da farsi" agli
ebrei; ciò, finalmente, è vero del Mariale, il quale non è un trattato, co-
me, per esempio, quello di Corrado di Sassonia, ma una raccolta di vari
sermoni sopra la Vergin.e, parte riuniti dallo stesso autore, e parte estratti
dagli editori, dai suoì vari scritti e riuniti in -uno con la raccolta iniziata
da Lorenzo, come dichiarano. gli editori stessi (95).
Il P. Girolamo da Pellette si è domandato quale potè essere l'occa-
sione e lo scopo del Maria/e (96), e risponde che potè essere l'uso dei santi
scrittori infiammati di amore verso la Vergine di comporre un qualche
libro in suo onore; ovvero anche il bisogno di confutare l'eresia prote-
stante, che faceva della V ergine un istrumento passivo nelle mani di Dio
e negava la sua cooperazione attiva alla redenzione umana. Certo, questi
sono gli scopi che ebbe in animo Lorenzo nel comporre e nel riunire i
suoi sermoni sopra la Vergine; ma l'occasione prossima che l'indusse a
comporli è molto più semplice. Ai tempi del nostro Santo, durante la
quaresima si predicava anche in giorno di sabato, e diversi predicatori
usavano prendere in quel giorno come soggetto deUa loro predica la Ver-
gine benedetta. Pare anzi che si tenesse molto a questa predièa, perchè
uno dei predicatori fa dire ai suoi uditori che non potevano rimproverarsi
di poca devozione verso la Vergine, giacchè essi erano puntuali alla pre-
dica sabatina (97). ·
Non ho fatto larghe ricerche sopra l'uso di parlare, nel sabato, di
Maria; indico il Musso, il quale nelle prediche sopra i vangeli e l'epistole
quaresimali, tenute a S. Lòrenzo in Damaso (1539-1540) a Roma, nei
giorni di sabato, prende per soggetto della predica il Magnificat della Ver-

(94) Cf. S. LAURENTIUs A BRUNDUsro, Opera Omnia, vol. II, p. I, pp. XIV-
XXIII.
(95) Cf. ibid., pp. XIX-XXI.
(96) HIERONYMUS A PELLETTE, op. cit., p. 181.
(97) « Non vèdi (dicono gli uditori al predicatore che li ha rimproverati di
poca devozione alla Vergine) che continuamènte si viene al sermone della Santis·
sima Vergine, et all'hora si sente una compuntione di cuore». Cf. ANTONIO DI
S. STEFANO O. F. M. Obs., Quaresimale evangelico, p. 228b, Venezia 1678.
P. GUSTAVO CANTINI

gine (98). Lorenzo ha seguito questo uso, e per me il suo Mariale, quello
riunito. da lui, non è che la raccolta di sermoni predicati in giorno di sa-
bato durante le quaresime. Le didascalie ,che si trovano premesse ai sette
sermoni che hanno per soggetto le visioni dell'Apocalisse dicòno chiaro
che essi furono predicati nei sabati di quaresima; ma io credo che si deb-
ba dire Io stesso anche degli altri gruppi, al che ci autorizza un testimone
chiamato a deporre nel processo apostolico di Napoli (1626-1628): ~ So
che predicando le Quadragesime intiere faceva la mattina la predica ordì-•
naria corrente, e la sera poi ogni giorno predicava in lode della Madonna
Santissima, e questo io l'ho inteso in particolare in un Quaresimale, che
fu in questa città di Napoli nell~ Chiesa dello Spirìto Santo, che avrà ven-
titrè anni in circa; et in quel tempo era Generale della Religione » (99 ).
Non sempre ed in tutte le quaresime avrà predicato ogni giorno in lode
della Madonna.
Gli editori hanno riunito nel Mariale i sermoni sopra la Vergine tro-
vati nei vari codici manoscritti. Altri ha criticato questo fatto; io non
disapprovo, chè i vari sermoni sopra la Vergine sono cosa a partie e non
hanno nessi necessari con gli altri sermoni; per .altro bisognava riunirli
tutti; mentre vi è un altro gruppo di sermoni mariani, tenuti dal nostro
Santo in giorno di sabato durante la Quaresima, non riuniti nel Mariale,
e sono i tre che si trovano nei volumi riproducenti il secondo, Quare'SÌ-
male (roo). Anche in questo, Lorenzo, nel sabato, parla della Vergine,
ma usa un procedimento diverso; invece di prendere come guida dei
suoi sermoni o l'Ave Maria, o il Magnificat ecc., si appoggia sopra il
V angelo del giorno e lo applica alla Vergine, e parla delle grandezze e
privilegi che Dio concesse a Maria.
Io non conosco autori che abbiano preceduto Lorenzo su questa via;
conosco però uno che gli è venuto dopo, ed è il P. Lorenzo da S. Ste-
fano sopra ricordato. Sarebbe cosa assai interessante, almeno dal nostro
punto di vista, potere positivamente stabilire che Lorenzo è stato il primo
a battere tale via.

(98) Cf. Delle prediche quad1'agesimali sopra l'epistole et evangeli correnti ...
et sopra il cantico di Maria per li sabbati, Veneti~, 1596.
(99) HrnRONYMUS A PELLETTE, op. cit., pp. rn5-rn6.
(mo) Opera Omnia, vol. V. p. I, pp. ro6-n3, 433-442; p. II, pp. 286-290.
Non posso astenermi dall'invitare il lettore a leggere il sermonè del sabato dopo la
prima domenica di quaresima (cf. ibid., vòl. V, p. I, pp. 433-442) così pieno di
slancio è così lirico.
S, LORENZO DA BRINDISI PREDICATORE 77

b) elemento numerico e quantitativo


Il campo della nostra indagine si restringe. Lasciati in disparte i tre
primi volumi (5 tomi), l'esame è ora rivolto agli altri sei, continuandolo
dal punto di vista quantitativo.
Volume IV; Quadragesimale primum. La qualifica di primum è
dovuta agli editori, coìne è dovuta agli editori la parola Omelia. Il conte-
nuto va dal giorno delle Ceneri sino al. giorno del Venerdì Santo. Quaresi-
male quotidiano, eccetto i giorni di sabato. Incominciando dal ·Venerdì
dopo la domenica di Passione vi sono ogni giorno due sermoni o .omelie.
Dal Lunedì santo si salta al Venerdì santo, del quale si hanno due ser-
moni e due brevi allocuzioni.: In tutto N. 68 sermoni."
Volume V (3 tomi); Quadragesimale secundum. Qui pure la nota
secundum è dovuta agli editori. Incomincia con tre sermoni sopra San
Mattia Apostolo, e seguono le domeniche: VI dopo l'Epifania, Settua-
gesima, Sessagesima e .Quinquagesima. Dal giorno delle Ceneri sino al
Venerdì Santo, eccetto il Giovedì santo, ma compreso ogni Sabato si
hanno sermoni tutti i giorni; e due e tre, ed una volta cinque, sermoni
ogni giorno. Seguono i sermoni per il giorno di Pasqua, lunedì e mar-
tedì dopo Pasqua, domenica in Albis, ed il volume si chiude con tre ser-
.,moni sopra S. Giuseppe. In tutto 151 sermoni. I sermoni sopra S. Mattia
,e S. Giuseppe non devono meravigliare, perchè le loro feste ricorrono
durante il tempo di quaresima. I tre sermoni sopra la Vergine che tro-
vansi in questo Quadragesimale, si hanno nel sabato dopo le Ceneri, e
nei sabati dopo la prima e terza domenica di Quaresima.
Volume VI; Quadragesimale tertium. Al solito, la qualifica di terzo
è dovuta agli editori. Incomincia col giorno delle Ceneri e termina .con
il lunedì dopo Pasqua. Si ha pure un sermone nel sabato dopO:''il giorno
delle Ceneri; spesso, negli altri giorni, due sermoni. In tutto 93 sermoni.
Volume VII, Adventus. Comprende due serie di predicazioni che
vanno alquanto al di là della semplice predicazione avventuale. La prima
serie comprende· le quattro domeniche dell'Avvento, e poi, mentre nulla
ha per lè feste natalizie, reca i sermoni per le domeniche di Settuagesima,
Sessagesima e Quinquagesima. La seconda serie, oltre le quattro Do-
meniche dell'Avvento, ha quattro sermoni per il Natale, cinque per la
Circoncisione, due per l'Epifania, uno per la terza domenica, due per
la quinta domenica ed uno per la sesta domenica dopo l'Epifania. In
tutto 41 sermoni. Segue un'appendice dove si trovano abbozzi di ser
moni e wnsiderazioni varie, specie sopra le pericope evangeliche delle
domeniche avventuali.
P. GUSTAVO CANTINI

Volume VIII,. Dominicdia. Comprende pure due serie di omelie


sopra le pericope evangeliche che si leggono nelle Domeniche dopo Pa-
squa, sino alla Domenica XXIV dopo la Pentecoste. La prima serie in-
comincia dalla terza domenica dopo Pasqua e va sino alla Domenica
XXIV dopo Pentecoste, e, oltre tali domeniche, contiene sermoni per il
giorno dell'Ascensione del Signore e per le ferie 2 e 3 tra l'ottava di Pen-
tecoste. Vi è però un salto dalla domenica III alla domenica XI dopo
Pentecoste. La seconda serie incomincia con la domenica in Albis ma -è
mancante delle domeniche 2 e 5 dopo Pasqua e delle domeniche 15 e r6
dopo Pentecoste. Segue un sermone per la domenica di Settuagesima, e
quindi un'appendice, che gli editori intitolano Dominicale tertittm, .il
quale comprende sermoni per le quattro domeniche dell'Avvento, per la
domenica tra l'ottava del Natale, e per qùella tra l'ottava dell'Epifania,
della domenica 2 dopo l'Epifania e domeniche di Settuagesima, Sessa-
gesima e Quinquagesima. Incominciando poi dal giorno delle Ceneri,
durante la Quaresima, si hanno regolarmente sermoni per questi tre gior-
ni: domenica, mercoledì e venerdì di ogni settimana e se ne ha una
doppia serìe (ro 1 ); un vero quaresimale di tre volte che era in uso sino
da quei tempi (10 2). Si hanno poi sermoni per il mercoledì, giovedì e
venerdì Santo, per il giorno di Pasqua, lunedì e martedì di Pasqua, Dq,
menica in Albis, e seguenti domeniche sino alla quinta inclusiva. Vi sono
pute altri sermoni non domenicali in tale Appendice. Si ha un totale di
153 sermoni; 77 nel corpo del Domenicale e 76 brevi sermoni nel Domini-
cale tertimn, o appendice.
Volume 7X, Sanctorde. E' una raccolta di sermoni per i giorni sacri
a vari santi della Chiesa latina, ed a vari misteri cristiani. Anche il San-
torale è diviso in due parti; nella prima i Santi commemorati sono: Santi
Filippo e Giacomo, Natività di S. Giovanni Battista, S. Pietro e S. Paolot
Santa Maria Maddalena, S. Giacomo Apostolo, S. Lorenzo Martire, la
Decollazione del Battista, S. Matteo Apostolo, Dedicazione di S. Michele
Arcangelo, S. Francesco d'Assisi, S. Luca, Santi Simone e Giuda Apo-

(ro1) Opera Omnia, vol. VIII, pp. 647-667, 687-700.


(ro2) Il P. Evangelista Traversari da Momigno qualche anno prima della sua
morte (I646) dava allé stampe un Diario quadragesimale (nel 1655 aveva raggiunta
la quarta edizione, in Venezia, per il Turrini), nel quale si trovano le prediche per
le domeniche, venerdì e foste di quaresima, e quelle per i trè giorni pasquali. L'au-
tore nella prèfazione avvérte che ha dato alle stampe questa prima parte del Diario
quadragesima!e per venire in aiuto dei principianti che non predicano quotidiana-
mente; in seguito avrèbbe pubblicato il resto. Morì improvvisamente senza aver
mandato ad effetto il suo disegno. Cf. G. CANTINI, P. Evangelista Traversari, Zoe. cit.
. S. LORENZO DA BRINDISI PREDICATORE 79
stoli, Tutti i Santi. I misteri ricordati sono: Invenzione della Santa Croce,
la Trasfigurazione del Signore, l'Esaltazione della Croce. Vi sono poi i
sermoni per i comuni: di un martire, dei dottori, dei' confessori non pon-
tefici, delle vergini e martiri, e delle vergini. Nella seconda parte i Santi
commemorati sono: S. ·Andrea Apostolo, S. Tommaso Apostolo, S. Ste-
fano Protomartire, S. Giovanni Apostolo ed Evangelista, i Santi Inno-
centi, la conversione di S. Paolo. Seguono due appendici; il primo è molto
interessante per chi vuole studiare Lorenzo da Brindisi come predicatore,
poichè riproduce i 9 sermoni o prediche che sono pervenute a noi in lin-
gua volgare italiana. Esse s'intitolano: Necessità delle buone opere; Ec-
cellenza della fede; Malizia del peccato; Beneficio della creazione; Cristo
tempio della Divinità; Cristo prlnct'pe di Dio savio. potente e miseri<:or-
dioso; Del SS. Sacramento dell'altare; Del Sacramento dell'Eucaristia
come sacrificio; S. Mattia Apostolo . Il secondo appendice contiene vari
sermoni e frammenti di sermoni, anche questi interessanti per chi volesse
fare un confronto con gli altri che trattano degli stessi soggetti. Si hanno
in questo volume sermoni 47 nel Santorale propriamente detto; 9 in lin~
gua volgare; e 13 tra discorsi e frammenti contenuti nel secondo appen-
dice, che fanno un totale di 69 sermoni.
Così nei sei volumi recensiti si ha un totale, tra sermoni e frammenti,
di 575 componimenti, ai quali, se si aggiungono gli 83 contenuti nel Ma-
riate, si arriva al bel numero di 658 sermoni.
Bisogna davvero domandarsi dove egli trovava il tempo per scrivere
così abbondantemente. La risposta non è che una: dormiva poco, era
assiduo al lavoro ed aveva una grande facilità di scrivere. Alle quali ra-
gioni bisogna aggiungere il suo cocente desiderio di portare sopra il pul-
pito cose sempre fresche; vale a dire, meditate profondamente prima di
1
pr edicare e gettate in carta prima di salire sopra il pulpito. E voglio dire,
che il Brindisino non era di quei predicatori, i quali, quando si sono pre-
par~# un buon corso di prediche, magari ben limate e ben tornite e man-
date bene a mente, poi le ripetono ovunque ed in ogni tempo, senza
durare più altra fatica. Gli scritti del nostro Santo me lo fanno vedere
intento a preparare il suo materiale da doversi predicare, volta per volta.
Fofse non sempre portava con sè i suoi manoscritti, e per ciò il bisogno
di scrivere quando per una circostanza o un'altra doveva salìre sul pul~
pito; e perciò nessuna meraviglia se qua e là si incontrano delle ripeti-
zioni (103).

(103) Chi si prendesse l'incarico di confrontare tra se stessi i vari sermoni che
il Brindisino ha stèso sopra ciascuna pericopa evangelica, di tali ripetizioni ne po-
80 P. GUSTAVO CANTINI

c) esaminando i sermoni
Dopo l'elemento numerico, dobbiamo prendere in esame un altro
elemento pure quantitativo, che ci aiuterà a formulare un giudizio, per
guanto è possibile, oggettìvo. Voglio dire, la lunghezza di questi mol-
teplici sermoni, che si presenta così svariata.
So bene che i sermoni non si compongono col centimetro alla mano:
ma quando da una parte sì trovano sermoni molto lunghi e dall'altra
molto corti, e ciò non si verifica una o due, ma uno svariato numero
di volte, e si verifica non regolarmente, ma in modo irregolare, mi pare
che si possano ripetere le parole di Agostino, che cioè, tutte queste cose
iìiientos nos faciunt, innuunt aliquid. Ciò si verifica non in un solo, ma
in tutti i.sei volumi recensiti. E si noti, che io non parlo nè dei frammenti
o di. altri sermoni che gli editori hanno creduto bene porre in appendici;
ma parlo di quelli che hanno il loro bravo indice sintetico-analitico in
fine di ogni volume. Ebbene basta anche percorrere semplicemente que-
sto indice, per accorgersi della varietà in parola. E l'osservazione rimane
vera, non solo se si confrontano tra se stessi i sermoni di uno stesso giorno
dello stesso volume, dove quelli designati come alia homilia, in generale,
sono più corti della prìma homilia; ma anche se si confrontano queste
prime. omelie sia tra se stesse, in uno stesso volume, sia, e molto più, se
facciamo il confronto tra quelle dei diversi volumi. Esempi.
Prendendo come misura i numeri romani che dividono in vari punti
1e omelie, mettiamo a confronto tra loro i vari sermoni sopra la Passione.
Nel quarto volume si ha un solo sermone o omelia, che consta di XIV
punti (rn4). Nel quinto volume si ha una prima omelia che consta di 5 pun-
ti; una seconda che consta di 66 punti (vera storia della Passione narrata,
punto per punto, in modo di oratorio); e.una terza che ne comprende 13.
Nel sesto volume vi sono due omelie, ed una· comprende 7 punti e la
seconda 14 !
Si ha la stessa impressione se si scorre l'Avventuale. Nella domenica
di Settuagesima la prima omelia consta di soli 5 punti,· 1a ·seconda di r3,
e la terza di 5. NelDominicalia, la terza domenica dopo Pasqua del primo
Domenicale ha una sola omelia con due soli punti molto brevi, e l'unica
omelia dell'Ascensione del secondo Domenicale ne ha solo tre pure bre-

trebbe segnalare un buon numero. Ecco due luoghi dove appaiono ripetizioni; Ope~
ra Omnia, voi. IV, pp. 472, 480; voi. VII, pp. 321, 325.
(ro4) Opera Omnia, voi. IV, pp. 508-535.
S. LORENZO DA BRINDISI PREDICATORE Sr

vissimi; mentre non poche altre vanno da 8 a 12 punti. Lo stesso si deve


ripetere del Sant.orale. ·
Fissiamo lo sguardo sopra un altro elemento di giudizio: il prin-
cipio e la fine dei sermoni, l'incipit e l'explicit, che servono ad.· individuare
qualsiasi produzione letteraria.
Gli editori nella Prefazione al volume IV dicono: « Pericope textus
Evangelii ,cùrrentis diei recitata, brevissimo exordio thema tractandum
Auctor ertunciat ex eodem sacro textu sumptum. Generatim omne Evan-
gelium ad unitatem reducit » (ro4a). L'enunziato è vero sopra tutto per
i sermoni, contenuti in questo IV volume ed in modo speciale per i sermo-
ni in primo loco;. ma non è vero per tutti i sermoni, specie degli altri vo-
lumi e di quelli che in questo IV volume si pongono in secondo. ed in
terzo luogo. Qualche volta la sintesi della pericopa si fa non al principio,
ma dopo vari numeri romani (ro4b). Qualche altra volta si dà la somma
della perìcopa senza esordio; nemmeno brevissimo.
Per la finale è interessantissimo quanto dicono gli stessi editori nella
·prefazione al IV volume (ro5), che cioè, nel codice ms., dopo la prima
esposizione e trattazione, si trova una parte di folio in bianco, e segue
un'altra esposizione, che essi editori hanno chiamata: altra omelia: Ciò
spiega come il sermone in generale si chiuda a secco, senza la finale che
ci si attenderebbe in un sermone. Qualche volta la finale è accennata; rna
il più delle volte non è così.
Per altro vi è un gruppo di sermoni che hanno attirato in modo
particolare la mia attenzione, e credo che debbano attirare l'attenzione
di tutti. Nel secondo Domenicale del volume VIII vi è un gruppo di ser-
moni che va dalla domenica V alla domenica XVII dopo Pentecoste, nei
quali si trova, prima un esordio, poi una prima parte e dopo una secon-
da parte, ed una vera finale più e meno sviluppata (105a).
Ed in fine è sicuro che i sermoni contenuti in questi sei volumi non
furono dal Santo preparati da darsi alle stampe.
Posti tutti questi elementi di fatto, che ci possono aiutare a dare un
giudizio sopra la produzione oratoria del Brindisino, la prima domanda
che si può fare è questa: come dobbiamo,denominare, dal punto di vista
dell'oratoria sacra, il vasto materiale che ci ha lasciato il Brindisino? Die-

(ìo4a) Cf. ibid., pp. XVI-XVII.


(104b) Cf. ibid., p. 219,
(105) Cf. ibid., p. XVII.
(105a) Opera Omnia vol. VIII, pp. 463-562.
P. GUS'D.VO CANTINI

tro le osservazioni fatte, mi pare che non si possa adoprare una sola pa-
rola per deslgnarlo; bisogna distinguerlo in varie parti.
Se si esaminano i 9 componimenti in lingua italiana, mi pare che
non vi possa esser dubbio che essi siano da chiamarsi prediche a soggetto,
e qualificarle in se stesse .finite, come diremo tra breve. Qui aggiun-
go solo che esse sono per me i primi lavori del Santo. Non è cosa
difficile a provarsi. Prima di tutto è sicuro che esse sono prediche fatte in
quaresima e predicate a Venezia, come lo dice chiaro un paragone che
si trova nella sesta predica (Cristo Principe di Dio savio, potente e mise-
ricordioso), dove il Brindisino, per far capire ai Veneziani la moltitudine
che era a Gerusalemmr quando Cristo scacciò dal tempio i suoi profa-
natori, scrive: « Era una fiera fatta in una città di tanta importanza,
quanto era Gerusalemme; fatta in un tempo tanto solenne, quanto era
quel solennissimo della pasqua; in luoco tanto sacro, quanto era il tem-
pio, di che magnificenza esser dovea ! Era appunto, Signori, come la vo-
stra Sensa (Ascensione), che fate voi a S. Marco» (ro6). Dopo di che
mi sembra fondata la conclusione che le prediche in lingua italiana sono
il residuo delle quaresime tenute a Venezia, quando iniziò la sua predi-
cazione.
I componimenti in lingua latina non sono sicuramente reportati, per-
chè i codici che li contengono sono tutti autografi. Non sono puri e sem-
plici schemi, che il Card. Federigo Borromeo chiama scheletro del ser-
mone (rn7).
Se alcuno volesse chiamare omelie in sè finite le tredici che si hanno
nel secondo Domenicale sopra ricordato, io non avrei nulla di sostanziale
da opporre. Ve ne sono poi diverse, qua e là, alle quali manca poco per
essere annoverate tra le omelie vere e proprie (108).
Delle altre, per dare un giudizio esatto, bisognerebbe esaminarle ad
una ad una; ma in generale si può ripetere quanto dicono gli editori del-
l'Opera nella Prefatione al quarto volume: « Neque tamen perfectas ela-
boratas homilias, unde ars oratoria S. Laurentii ad vivum depingi possit,
expectaveris; sunt enim potius epitomae sat copiosae, seu ut ipse Auctor

(106) Opera Omnia vol. IX, p. 56r.


(107) Cf. De sacris nostrorum temporum oratoribus, p. 41.
(ro8) Do come esèmpio la seconda omelia della terza domenica del secondo
Quaresimale (Opera Omnia, voi. V, p. II, p. 86 ss.), che è un vèro trattato cristolo-
gico, e ci dà un'idea di quello che pensasse Lorenzo sul primato universale di Cristo;
è la prima omelia per il giorno di Pentecoste (vol. VIII, pp. 58-65), che ha pure
:accennata la copclusione.
S. LORENZO DA BRINDISI PREDICATORE

<lixit, "sìlvae ", non praelo, sed usui proprio destinatae, promptuarii instar
quo materia modo provisorio congereretur, occasione data proprie elabo-
randa >> ( ro9 ).
A me Lorenzo è apparso uno che stende ampiamente il materiale
che dovrà dire dal pergamo; nella stesura, portato dal suo amore per
le anime, ha pure, non di rado, veri e propri slanci infocati; ma nel com-
plesso è l'uomo più preoccupato di fissare il senso delle parole che si tro-
vano nella pericopa evangelica presa a spiegare, e di raffrontarla con altri
testi più o meno paralleli della Scrittura, che l'uomo il quale, in procinto
di parlare ad un uditorio tiene presente quello che gli dirà.
Nel trecento si incontrano molti scrittori che preparano materiale
predicabile, a cui danno il nome di Postille. Si potrebbe dare un tal nome
anche alle omelie del Brindisino, qualora, però, si escluda da un tal no-
me il significato di cosa molto arida, perchè quelle del Brindisino non
sono così. Chiamiamole larghe stesure dì commenti oratori sopra le pe-
ricope evangeliche· che si leggono durante tutto l'anno nella Liturgia, ov-
vero, anche, linee luminose e considerazioni sopra le dette pericope evan-
geliche.
d) la tecnica
Se fosse pervenuto sino a noi il trattato « Modus concionan-
di » che gli viene concordemente attribuito, ma di cui si sono
fatte da tempo immemorabile ricerche senza poterlo ritrovare (no), sa-
rebbe molto facile dire come egli.concepiva il sermone, e come quelli che
ci ha lasciati corrispondano alla sua teoria. Ma pur troppo, mancando ta-
.le base, bisogna procedere per vie indirette, guardando, cioè, attentamente
i suoi scritti.
A me, leggendo tali scritti, sono tornati in mente due autori. Il pri-
mo è l'inglese Roberto di Baseworn Domenicano, il quale nella sua For-
ma praedicandi, pubblicata dal P. Charland, dice che due sarebbero le
principali maniere di comporre il sermone, quella francese che fa capo
all'università della Sorbona e quella inglese, che fa capo all'università di
Oxford; premette per altro ,che quando scriveva (verso il 1320) « quanti
sono i buoni sermocinatori, tante sono, in concreto, le forme che si danno
ai sermoni» (in). Il secondo è il P. Francesco Panigarola, che, richiesto

(109) Opera Omnia val. IV, p. XVI.


(no) Ne parla già a lungo l'anonimo francese scrittore della vita di S. Lo-
renzo. Cf. Vie, pp. 374-376.
(rn) Cf. CHARLAND, Artes praedicandi, pp. 243-244.
7. - S. Lorenzo da Br.: Studi
P. GUSTAVO CANTINI

dagli studenti di Aracoeli che insegnasse loro il modo di comporre le pre-


diche, rispondeva di non saperlo, e che avrebbe voluto trovare anche lui
« qualche valent'huomo che glielo insegnasse». Ma gli studenti insiste-
vano dicendo che insegnasse loro come faceva a .comporre lui le sue pre-
diche; ed a questa domanda il Panigarola non sapeva nè poteva rifiu-
tarsi. Per altro, chiudeva la sua lettera dedicatoria con le seguenti pa-
role: « Studiate ancora voi; che farsi troverete molto meglio di quello,
che vi so dir' io: E sappiate sopra tutto; che buone prediche fa, chi le fa
sempre ad honor di Dio, e con principalissimo scopo di giovare all'ani-
me degli ascoltatori: e di non dilettare per altro, se non per haverli più
frequenti in luogo, ove possono fare molto acquisto» (n 2 ). Tutto que-
sto fu scritto l'ànno di grazia 1581, quando il nostro Lorenzo aveva 22
anni!
Come quadrano bene i due criteri surriferiti al nostro Santo! Quadra
il primo, perchè nella composizione dei suoi sermoni, o larghi schemi di
sermoni, Lorenzo mi è apparso personale. Non che egli non abbia pre-
senti i precetti e le regole dell'arte oratoria; ma nello stendere le sue ome-
lie, guidato dal suo vasto sapere e dalla sua personale esperienza, non ha
di mira che -queste due cose: giovare alla mente (sopra tutto) deì suoi
, uditori; 1a gloria di Dio, e la conoscenza e l'amore di Gesù Cristo.
Quadra il secondo, perchè a prima vista sembra che egli, più di una
volta, si lasci pigliar la mano dalla sua erudizione biblica, e cada in raf-
fronti biblici un poco prolungati e che a noi appaiono alquanto stirac-
chiati; qualche volta pure sembra che voglia un poco fare sfoggio delle
conoscenze. naturali, specie di astronomia. Ma bisogna pure ripensare che
egli è vissuto alla fine del Cinquecento e 19 anni nel Seicento, quando l'e-
rudizione dal pulpito piaceva tanto (n3), Egli stesso biasima acerbamente
i predicatori che « predicano non il Vangelo, ma dottrine piuttosto uma-
ne, anzi profane, per fare sfoggio e batter l'aria con la loro vana eloquen-

(rr2) FRANCESCO PANIGAROLA, O. F. M. Obs., Modo di comporre una predica,


pp. 5-6, Roma, 1583. Esprime lo stesso concètto anche nel Predicatore, parte I,
p. 33, Venezia, 1603: « Ove si cerchi quali condizioni debba avere l'elocutione chri-
stiana, noi tutte ad una le restringiamo, cioè, ch'essa sia in semplicità; é l'essere
in semplicità intendiamo che niuna, nè parola, nè precetto retorico, nè ornamento,
o altro adoperiamo per altro fine che pèrchè ragionevolmente e fondatamente cre-
diamo ch'egli adoperato, sia per giovare maggiormente all'anime di quelli che ci
sentono ~>.
(rr3) Mi permetto di citare in proposito il Garzoni, tanto per chiarire quale
era l'idea che si aveva allora del predicatore. « Se il prèdicatore avrà memoria tale
che possa lietamènte discorrere nel campo spazioso della Scrittura e delle altre scienze
S. LORENZO DA BRINDISI PREDICATORE 85
za e scienza (n4); ma soggiunge subito, che con ciò non vuole asserire
esser cosa illecita il portare in pulpito, qualche volta, dottrine umane; per
altro solo di rado e quandò il bisogno lo richieda. Ora il vedere un tale
bisogno è cosa alquanto relativa alla persona ed al tempo, e quello che a
noi può sembrare superfluo, allora appariva necessarìo. Comunque noi
dobbiamo ritenere come sicuro che Lorenzo, anche in questo, si faceva
guidare dal principio del Panigarola: dilettare solo per attirare ìn chiesa
un numero maggiore di persone.
E poi io penso anche ad un'altra cosa; penso, cioè, che Lorenzo non
abbia recitato sempre tutto quel numero di raffronti e citazioni bibliche,
che si ritrovano nella maggior parte delle sue composizioni oratorie. Le
13 omelie del vol. VIII già rìcordate, 'dove i raffronti e le citazioni biblici
sono in numero minore, perchè preparate appositamente e direttamente
per la recita al pubblico, ne sono una prova.
La conclusione che scende dalle osservazioni fatte mi pare questa,
che, cioè, sarebbe temerario giudicare in blocco, da un punto di vista arti-
stico e letterario, lavori che in certi punti non sono finiti e che l'autore
non aveva licenziati per la stampa.
Che se chiedete a me qualche idea che possa illuminare il suo modo
di procedere quale si rivela dai suoi sermoni, il mio pensiero corre spon-
taneamente a S. Agostino, il quale nel libro De doctrina chrz'.stian:a (ns)
de.finisce il predicatore: « Divinarum Scripturarum tractator et doctor ».
S. Lorenzo è davvero il dottore delle divine Scritture, e le sa maneg-
giare da vero maestro; è un signore di cui si devono ripetere le parole di
Gesù, che, cioè, dal suo tesoro sa tirar fuori nova et vetera. Per parte mia
devo confessare che, pur avendo una certa qual pratica in questo genere
di scritti, sono rimasto più di una volta ammirato come Lorenzo sappia
con tanta spontaneità ravvicinare fatti e testi biblici e ne sappia tirare il
senso giusto per illuminare la mente degli ascoltatori.
Se poi devo fare il nome di qualche trattatista di arte oratoria, a cui

a proposito, non perdendo un accento, non ismarrendo una sillaba, non tralasciando
un punto, allora dicesi essere un bravo e meraviglioso predicatore ». E continua
per una pagina a fare l'ipotiposi del predicatorè. Cf. T. GARZONI, Piazza universale
di tutte le professioni del mondo. Discorso III, pp. 37-38, Venetia, 16!7.
(n4) Opera Omnia, vol. V, p. I, pp. 23-24. E altrove: « Malum signum est,
fratres mei, signum perditionis est cum displicet veritas ... requirere in sacra praedi-
catione inanem philosopmam, vanas, historias, poetica figmenta flores rhetoricos,
pruritum aurium et non puram et simplicem veritatem pro salute aeterna ». Opera
Omnia, vol. VII, p. 323.
(n5) Lib. IV, cap. IV, in P. L., t. 34, col. 9r.
86 P. GUSTAVO CANTINI

si possa riallacciare il nostro Lorenzo, dico che bisogna distinguere tra le


prediche giunte a noi in lingua volgare italiana, ed il grande numero di
quelle in lingua latina.
Nelle prime si ha, come ho detto, una vera predica a soggetto, alla
quale dà occasione il Vangelo del giorno. Così alla predica sopra La ma-
lizia del peccato, che è per il lunedì dopo la seconda domenica di quare-
sima, danno occasione le parole che si trovano nella pericopa evangelica
.del giorno: in peccato vestro moriemini. La predica ha il suo proemio,
che porta alla proposizione d'assunto: « Hor questo son per dimostrarvi
io stamane, la tirannia crudelissima del peccato e Cristo nostro liberator,
redentor e salvator da quella». Seguono le prove tutte dirette a dimo-
strare la tirannia del peccato in sè e nelle sue conseguenze, ed è solo ac-
cennato « a Cristo liberator, redentor e salvator da quella», se forse la
predica non è mutila di una seconda parte, in cui il Santo avrebbe par-
lato di tale liberazione (n6).
e) il metodo
E' il metodo che, tra gli altri, insegnava sino dal 1562
Luca Baglioni (II7) e trenta annì dopo il citato Panigarola.
Prendo l'occasione per dire che nelle presenti prediche ci si sente il Seicento
ed il modo di fare ampolloso, specie nell'esordio, che diventerà molto
difettoso in Emanuele Orchi, famoso in tutte le storie italiane della pre-
dicazione e della letteratura in genere (n8). Il Brindisino sentì il bisogno
di cambiare metodo, come lo dimostra con i sermoni latini.
A chi si può, tra i trattatisti del tempo, riportare il modo di compor-
re il sermone o omelia latina di S. Lorenzo da Brindisi? Io mi permetto
di indicarlo in Diego de Estella, Francescano spagnolo dei Minori Osser-
vanti, col suo trattato Modus concionandi (119).

(rr6) Opera Omnia, vol. IX, pp. 521-533.


(u7) L'arte del predicare contenuta in tre libri, secondo 'i precetti rhetorici,
in Vinegia, 1562. Sembra la prima arte del predicare uscita in lingua italiana.
(u8) Prediche quaresimali... dedicate a M. R. P. F. Simpliciano da Milano
Procuratorè nella Corte Romana e Commissario Generale della Religione Capuc--
cina, Venezia 1650. - Opera postuma, curata per incarico dei Superiori dal P. Be-
nedetto da Milano, il· quale, nell'avviso ai Lettori, dice che le prediche venivano dàte
alla luce dietro « le molte istanze fatte cosl da persone secolari, come religiose»;
« non per tanto consigliarebbe alcun predicatore ad invaghirsene»; « se benè il
predicar di questo Padre riuscissè con grandissimo frutto».
(u9) Modus concionandi et explanatio in Psal. CXXXVI, Super fiumina Ba-
bilonis... , Salmanticaè, 1576. Il commento al Salmo 136 da Estella viene dato come
un esempio del Modus concionandi.
S, LORENZO DA BRINDISI PREDICATORE

Guardate che il ravvicinamento non è arbitrario. Il trattato vide la


luce in Ispagna nel 1576; ma dopo otto anni appena l'editore Ferrari ne
fece un'edizione in Italia e venne fuori a Venezia nel 1584, dove dimorava
Lorenzo ed aveva 25 anni. Il Ferrari pensò di dedicarla al Cardinale Ar-
civescovo di Milano, S. Carlo Borromeo, che da tanti anni, monitis et exem-
plzs si adoprava a riportare la predicazione alla sua santa miEsione. Si
legge nella prefazione che era parso a doctis piisque virìs che si sariebbe
portato un grande utile ai predicatori, qualora si fosse stampato anche in
Italia il Modus concionandi dell'Estella. Che tra questi uomini dotti e pii
non vi fosse pure il Brindisi? « Quaerendo dicimus, non sententiam prae-
cipitamus ».
Comunque, per Diego de Estella predicare vuol dire prendere il Van-
gelo del giorno in cui si predica, ed elevare sòpra di esso il sermo:ie com-
mentando la pericopa; e così fa il Nostro, anche quando tesse l'elogio dei
Santi. Era il genere didascalico, come altri lo chiamavano. Diego de Estella
ammonisce di non fidarsi della sola pericopa evangelica, ma .di ricorrere
al testo e contesto nel Vangelo; e cosl fa il Nostro. Diego de Estella dice, a
più riprese, di far ricorso ai testì originali; ed in questo Lorenzo è mae-
stro e fa scuola. Diego de Estella insegna un buon metodo per far le digres-
sioni e così rendere più attraente il sermone; e Lorenzo si mostra anche
in questo ben istruito. In una parola, chi vorrà esaminare il modo di pre-
dicare proposto dall'Estella, e confrontarlo con i sermoni latini o omelie
del Brindisino, troverà che il metodo è quello; rimanendo vero che Lo-
renzo lo adopra con libertà, come tutti devono fare con i metodi proposti
dai trattatisti; e perciò rimane pure vero che Lorenzo è personale.

f) due osservazioni sul contenuto


Se fossi stato solo a parlare dì Lorenzo, all'esame della tecni-
ca dovrei .far seguire l'esame del contenuto; ma si è già detto che
tale compito spetta ad altri. Io termino col fare due osservazioni;
una di carattere particolare ed una di carattere generale, "che gli altri non
faranno di sicuro.
Quella di carattere particolare riguarda l'uso dei Santi Padri in que-
sti sermoni.
Ho notato, cioè, una differenza tra i sermoni del Mariale e quelli dei
sei volumi che contengono gli altri sermoni. Nei pr.imi i Santi Padri ri-
corrono molto spesso; negli altri ricorrono molto di rado. Devo notare
in particolare, che ancora non mi sono incontrato in un luogo, dove Lo-
renzo per avvalorare la sua interpretazione del testo biblico ricorra a
qualche Santo Padre. Eppure ciò piacque tanto nel Seicento sino a giun-
88 P, GUSTAVO CANTINI

gere alla strana definizione del concetto predicabile data da Emanuele


Tesauro (r20).
Mi sono fatta più di una volta la domanda per trovare la spiegazione"
di un tal fatto; ma confesso che non ho saputo trovare una risposta del
tutto soddisfacente. La più plausibile mi sembra questa. Lorenzo, divina-
rum Scripturarum tractator et doctor, vuole spiegare la Scrittura con la
Scrittura, e non si preoccupa che di due cose: notare i passi paralleli che
gli richiama alla mente la pericopa evangelica, e darne il significato o il
senso inteso dal sacro Autore, servendosi della sua perizia nelle lingue
primigenie in cui furono scritti i Libri Divini. Infatti, se non cita i Santi
Padri per le sue interpretazioni, non cita nemmeno l'autorità degli scrittu-
ristici del tempo.
La seconda osservazione di carattere generale è che i sermoni del
Brindisino, quali ci sono pervenuti, presentano un carattere più specula-
tivo che pratico.
Mi spiego. S. Lorenzo nel comporre i suoi sermoni a me è apparso
quasi in contemplazione davanti all'immenso tesoro di verità che si con-
tengono nel Libro ispirato, come un amante d'arte sta in contemplazio-
ne davanti ad un quadro mirabile, quale, per esempio, la Trasfigurazione
di Ra:ffaello o l'ultima Cena di Leonardo. Ogni parola o frase o.fatto bi-
blico ha una molteplice risonanza nell'animo di Lorenzo, e nella sua me-
moria suscita altre frasi o fatti paralleli. Si sia pur servito di Còncordanze,
o prontuari, ciò non è sufficiente per spiegare le molteplici risonanze che
Lorenzo sente nascere continuamente in sè ad ogni fatto o parola del
Vangelo preso a spiegare. Anche l'Estella consiglia di mandare a memo-
ria, quanto più è possibile i libri della Scrittura, perchè le Concordanze

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(120) « Un concetto predicabile è un arguzia (un'espressione arguta che
cela qualcosa) leggermente accennata dall'ingegno divino, leggiadramente svelata
dall'ingegno umano, e rifermata con l'autorità d'alcun sacro scrittore». Cf. Il cano-
chiale aristotelico, o sia Idea dell'arguta et ingegnosa elocittione, p. 4r, Venètia, 1862.
Emanuele Tesauro è il teorico del concetto predicabile e lo battezza come ìI ritro-
vato più splendido del tempo, mentre a noi apparè spesso cosa molto goffa. Ma il
concetto predicabile non incomincia con E. Tesauro, ed io non saprei contradire sè
uno dicesse che anche in Lorenzo se ne incontrano tracce. Si può citare l'omdia
terza sopra l'Ascensione (Opera Omnia, vol. VIII, pp. 30-35), dove il Santo, pro-
postasi la difficoltà come poteva esser vero che Gesù, mentrè saliva al cielo, potesse
dire: Ecce vobiscum sum usque ad èonsummationem saeculi, introduce fa Chiesa
· militante è la Chiesa trionfante a perorare ciascuna la propria causa davanti al trono
di Dio, il quale dirime la questione col decretare che Gesù rimarrà sopra la terra
nell'Eucaristia e salirà col suo corpo glorioso al cièlo.
S. LORENZO DA BRINDISI PREDICATORE

non servono sempre per l'uso pratico della predicazione (121). Quindi il
,suo, come si è detto, non è sfoggio di erudizione, ma fine pratico che ei
vuole raggiungere, spintovi dalla gemina carità di cui parla così bene
S. Agostino nel De doctrina christiana (121a), e ripete, come eco fedele,
il nostro Lorenzo: « Caritas gemina nobis opus est, in Deum et proxi-
mum », nè bisogna mai separarla come facevano gli Scribi ed i Farisei (122).
L'impressione più accentuata che ho provato nel leggere questi scritti
me l'ha fatta l'impegno che egli pone nel mettere in rilievo l'armonia del
deposito rivelato contenuto nei Libri Santi, di cui si compiace e procura
<li fare ammirare anche ad altri.
Non già che egli non parli di vizi e di virtù, come vuole il Serafico
Padre; ne parla, anzi, spesso, e dice anche lui che « munus evangelici prae-
dicatoris (est) arguere vitia et peccata» (123); ma ne parla più quale teo-
logo moralista, guardando quali sono in se stessi i vizi e le virtù, che co-
me predicatore che li vede concretizzati nei suoi contemporanei, come
faceva, per citare un esempio, il suo contemporaneo Venerabile Bartolo-
meo da Salutio, O. M. Obs. ( i· 1617), il quale ne ebbe a sòflrire tante
per essersi scagliato contro il vano acconciamento delle donne ed i ciuffi
lunghi, che usavano portare gli uomini, come il Manzoni descrive nei
bravi di Don Rodrigo (124), Anche Lorenzo nel giovedì dopo la dome-
nica di Passione, parlando per ben sette volte della Maddalena penitente
nei tre Quaresimali, viene a più riprese a parlare della fragilità della
donna, dei suoi principali difetti, dei suoi abbigliamenti; ma la donna di
Lorenzo è la donna di tutti i tempi, non quella del suo tempo, come
potrà rendersi conto chiunque vorrà leggere queste sette omelie, dove
,si trovano pure diverse ripetizioni; riprova di quanto fu detto altrove,
che cioè, Lorenzo scriveva sotto l'ispirazione e il bisogno del momento,
senza interessarsi di quanto poteva avere scritto in antecedenza.
Reco ancora un altro esempio, per dare sempre più chiara la prova
del nostro asserto. Si prendano le omelie del Venerdl dopo le Ceneri, dove
si parla del perdono delle offese e dell'amore dei nemici. Tutti conoscono
1a predica del P. Paolo Segneri. Esperto oratore, comincia col ringra-
-ziare il Signore, perchè non sarà imputato a lui se la predka sul perdono

(r21) Cf. Modus concionandi, cap. VIII.


(121a) P. L., t. 34, col. 34.
(122) Opera Omnia, vol. VI, p. 53.
(123) Opera Omnia, vol. II, p. II, p. 21.
(124) F SAr@, O. F. M., Il Ven. Bartolomeo Cambi da Sa!,utio, pp. 183-186,
Firenze, 1925.
90 P. GUSTAVO CANTINI

delle offese resterà senza frutto, e la termina con la famosa invettiva


contro coloro che non vogliono perdonare, la quale non è che un'appli-
cazione e dilatazione del Salmo ro8. Ma quello che dice il Segneri si
trova in tutti i predicatori del tempo, almeno in quelli che ho potuto
leggere io.
S. Lorenzo in tutti e tre i Quaresimali si indugia a dire che il per-
dono delle offese è cosa ardua e difficile; ed appiana la difficoltà col met-
tere in rilìevo che la legge cristiana è legge perfetta, e per ciò Cristo ha
comandato, anche nella carità, quello che è perfetto. Udite le sue parole
tratte dal Quaresimale terzo. « Questa legge di amare anche i nemici
sembra grave e difficile allo spirito della carne, allo spirito di questo
mondo; ma allo spirito di Cristo che è contrario alla carne, essa è dol-
cissima, è una manna discesa dal cielo. Agli uccelli carnosi, alle pingui
galline, alle oche, ai tacchini, è molto grave volare in alto. Non così però,
ai generosi uccelli, alle aquile, ai falconi, agli sparvieri, i quali non sen-
tono l'incarco della carne. Così, o fratelli, vi ripeto, che l'odierno pre-
cetto è molto grave ai carnali ed a quei che si fanno guidare dallo spirito
del mondo, anzi, di satana; ma per gli uomini che hanno in sè la grazia
divina e per quelli che hanno lo spirito di Cristo e si fatino guidare come
figli da un tale spirito, il precetto è lieve e soave» (r25).
E se volete farvi un'idea sempre più chiara di quello che sono nella
maggioranza le omelie latine, fate anche un confronto con le prediche ita-
liane. Altrove abbiamo udito come egli si scagliasse contro i Luterani
che dicevano inutili le buone opere; ecco ora un brano contro quei cri-
stiani cattolici che dicono di aver la fede e poi non hanno le opere cor-
rispondenti alla fede.
« O Dio, si ritrova egli (oggi) la fede nel mondo? A me pare che
sia al tutto mancata, al tutto spenta, non solo la divina e cristiana, ma
anco la civile. Non vedete che non si servan più promesse, nè patti hog-
gidì tra gli huomini, non c'è più fideltà, nè lealtà, nè verità nelle parole?
E come donque si ritrova la christiana fede? Non vedete che è cessata
ogni divozione alle cose sacre? Che il culto di Dio esteriore è ridotto a
nulla e l'interiore è raffreddato, anzi mancato al tutto? Che non c'è più
compassione a poveri? Che i figlioli non hanno più pietà a lor padri et alle
lor madri nè in vita nè in morte? Che i Religiosi con parole e con fatti
son conculcati dai laici? Che giustizia non si fa, se non a poverelli che
non han da redimere la vessation loro? (Ecco Renzo Tramaglino dei

(r25) Opr.ra Omnia, vol. VI, p. 56.


S. LORENZO DA BRINDISI PREDICATORE

Promessi Sposi). La superbia è in capo di tutti, la lussuria scherza in ogni


cantone, senza riverenza pur di luochi sacri (o Diol), l'avarizia regna
sin nelle Chiese, le bestemmie non son punite nè stimate punto, gl'odii
ne cuori si sono incrudeliti, le menti indurate al male, le discordie s' accen-
dono, i scandali non si rimuovono, i ribaldi si fomentano, s'opprimono i
buoni, son dissimulate l'heresie, si gitta dietro le spalle Dio, Christo, la
Vergine, i Santi e le Sante. Fra tante tenebre può star la luce della fede?
E' morta, è morta, Signori. Fides sine operibus mortua est» (126).
E' superfluo far rilevare il tono diverso ed il diverso modo di pro-
. cedere che vi è tra i due esempi citati. Nel primo sono fissati i termini
di confronto, ma per dire poi dal pulpito agli uditori che se essi non vo-
gliono essere simili alle pingui galline o animali carnosi, devono per-
donare le offese ed amare anche chi ci ha fatto del male; nel secondo,
dalla descrizione del come la vera fede dovrebbe essere in se stessa, si
passa a dire qual'è la vita pratica dei cristiani del tempo, vale a dire, ne-
gazione della vera fede, dimostrata con l'enumerazione dei mali morali
che tutti potevano costatare.
Qualcosa di simile al passo volgare si trova pure nelle 13 omelie la-
tine del secondo Domenicale già ricordato; e credo che esse aspettino da
qualche volonteroso un esame a parte. Cito un brano anche di queste,
il quale servirà come prova per confermare le varie riflessioni da me
fatte sin qui. E' la finale dell'omelia per la domenica V dopo la Pente-
coste, quando nella pericopa evangelica Gesù dice che la giustizia dei
cristiani deve essere superiore a quella degli Scribi e Farisei.
Lorenzo spiega che cosa sia veramente giustizia secondo il linguag-
gio della Scrittura, e dimostra come tale giustizia deve essere superiore .
a quella degli Scribi e dei Farisei, sia considerata in generale, sia nelle
singole parti enumerate dallo stesso Gesù Cristo, e chiude con le seguenti
parole:
« Sed heu ! si hanc. legis theoricam ex vitae christianorum practica ho-
die in mundo considerare volumus, longe abundantior erat iustitia illorum
(Scribarum et Pharisaeorum) quam nostra. Num legem Christi nos obser-
vamus? Discutiamus, quaeso, praesentia Christi praecepta de non occi-
dendo, de non iniuriando, de non irascendo, de inimicos diligendo, heu,
heu me! haeccine a nobis observantur? Nos proximum tamquam nos
ipsos diligimus? Dicant id, quaeso, hodie, inimicitiae, irae, rixae, detra-
ctiones, homicidia, et non consideramus quae Christus dicit: Nisi abun-

(126) Opera Omnia, vol. IX, p. 520.


92 P. GUSTAVO CANTINI

daverit ìustitia vestra plus quam Scribarum et Pharisaeorum,. non zntra-


biti.s in regnum coelorum,· nìsi legem Dei perfectius servaveritis quam
Scribae et Pharisaei servaverint, sah,1tem aeternae vitae non consequemini.
Faciamus ergo, dilectissimi, ut Deum toto corde diligamus et proximos
nostros tanquam nos ipsos, et sic intrabimus in regnum coelorum » ( 126a).
Se tali conclusioni non si trovano tanto facilmente nelle omelie la-
tine del Brindisino, ed in generale l'uditorio quasi sparisce (127), trovate
sempre e da per tutto, nei sermoni del nostro Santo, lucidità ed esattezza
di pensiero, che potrà anche essere discusso, ma che dimostra come egli
fosse profondo conoscitore delle materie teologico-morali-scritturistiche;
ed io sono convinto che quel materiale che noi troviamo disteso nei ser-
moni in vista della predicazione, posto in un animo così ardente come
quello di Lorenzo, che ne era pure l'autore, dovesse acquistare dilata-
zioni e movimento e vita, come le acquistava sopra le labbra di un Ber-
nardino da Siena.

g) « Quasi torrente eh'alta vena preme» (Par. c. XII, v. 99).


Per altro anche negli scrìtti, così come ci sono pervenuti, quanto ca-
lore di pietà, di devozione, di amore verso Dio e verso il prossimo; quanto
entusiasmo per tutto ciò che è cristianamente bello e buono! Come sa
ispirare orrore per le eresie, e come sa destare compassione per i figli ac-
cecati di quel popolo che fu il prediletto! Come dietro la guida di Lo-
renzo si ammira l'opera di Gesù Cristo; il primo predestinato dalla vo-
lontà di Dio, centro di tutto il creato, voluto senza dipendenza dal pec-
cato, come glorificatore universale di Dio, Redentore in forza della ca-
duta di Adamo, sole dell'umanità, vita di tutte le creature in cielo ed in
terra! Come si ama la Chiesa Cattolica, madre dei Santi, faro indefettibile
di verità, destinata a portare a tutto il mondo i tesori della redenzione
di Cristo!
Così Lorenzo mi appare grande predicatore non solo per quello che
ne dicono i testimoni chiamati a deporre nei processi informativi e per
quello che ne dicono i suoi biografi; ma anche nei suoi scritti, purchè
questi siano messi nella s'ua vera luce e giudicati non dal semplice punto di

(126a) Opera Omnia, vol. VIII, p. 469.


(127) Dico quasi, perchè in diversè si sente bene anche in queste. Cf., fra le
altre, la terza omelia della dornen:ca terza di quaresima del III Quadragetimale
Opera Omnia, vol. VI, p. 331-337. Fra le domenicali vi è pure la sèguente espres-
sione: Fratres mei carissimi et dilectissimae sorores. Cf. ibid., vòl. VIII, p. 456. Non
mi pare che si tratti di religiosi e religiose.
S. LORENZO DA BRINDISI PREDICATORE 93

vista della storia letteraria, ma da quello concreto di aurifodina a cui attin-


gere per dare alla predicazione contenuto sacro, movenze sacre, slancio
ed ardore cristiano.

IO. ~ Lorenzo e gli Storici della predicazione.


Ma pur troppo gli storici della predicazione hanno parlato . molto
poco di lui. Incominciando dal suo contemporaneo e conoscente perso-
nale, il Cardinale Federigo Borromeo, che pur parla di lui con tanto
entusiasmo nel processo informativo milanese e lo paragona ad un &ole
che illuminò quella Diocesi sia con la sua predicazione veramente apo-
stoìica, sia con i luminosi esempi che egli dette quando l'attraversò come
Superiore (128), non lo ricorda nel suo classico lavoro « De sacris no-
strorum temporum oratoribus », uscito alle stampe nel 1630, cioè undici
anni dopo la morte di Lorenzo; mentre ricorda il suo confratello Mattia
Bellintani (129). Forse, il Borromeo, in questa opera, volle ricordare solo
quelli che non oltrepassarono il cinquecento (13°), o forse, meglio, le altre
mansioni esercitate da Lorenzo fecero un poco dimenticare la sua qua-
lifica di straordinario predicatore, come lo qualifica il suo Epitaffio:
« Laurentium Brundusinum • Divini Eloqui Concionatorem - Ex Or-
dine Seraphico - Capùccinorum - Nostra tempestate primarium » (131).
Tra i moderni lo ricordano Zanotto (132) e Zawart (133), Il P. U.
d' Alençon, nelle sue Ler;,ons d' liistoire franciscaine, lo ricorda nella nona
Lezione, Franciscains aux armées (1 34), ma non lo ricorda nè tra i pre-
dicatori, nè tra i confutatori d'eresia. Il P. A. Gemelli, nel suo France-
scanesimo, ne fa un bel ritratto (135) come controversista e « come uomo
che ridonò all'apostolato sociale francescano l'ampiezza internazionale che
ebbe nei secoli XIII-XIV» (136); ma non ne parla come predicatore.

(128) HIERONYMUS A PELLETTE, op. cit., p. 7r.


(129) De sacris nostrorum temporum oratoribus, p. n9-120.
Ma il Bellintani è morto nel 16n.
(130)
Cf. BERNARDUS A BoNONlA, O. F. M. Cap., Bibliotheca scriptorum Ord.
(131)
Fr. Min. Capuccinorum, p. 168, Venetiis, 1747.
(132) Cf. Storia della predicazione nei secoli della letteratura italiana, pp. 207.,
208, Modena, 1899.
(133) Cf. History of franciscan preaching and preachers, in The Franciscan
Educational Conference, 1927, t. IX, p. 448.'
(134) Cf. Leçons d'histoire franciscaine, p. 328, Paris, 1918.
(135) Il Francescanesimo, pp. 180, 188, Milano, 1942.
(136) Cf. ibid. p. 188.
94 P, GUSTAVO CANTINI

Chi ne parla con entusiasmo, tra i moderni, anche come predicatore, è


il P. Cuthbert, O. M. Cap., nella sua monografia dal titolo: I Cappucci-
ni (r37), e poi, gli editori delle sue Opera omnia (r38).

II. - Un impegno cd un auspicio.


Tocca a voi, o giovani, specie dell'Ordine Cappuccino, a togliere
dall'oblio questo grande, che è un vero modello per tutti coloro che
amano consacrarsi all'apostolato della parola.
Per altro bisogna studiarlo. Chi per predicare vuole la pappa belle
e scodellata non prenda in mano S. Lorenzo da Brindisi, come non deve
prendere in mano i sermoni di S. Antonio di Padova o ·quelli di S. Bo-
naventura.
A me sembra di udire Lorenzo che dà ai giovani di oggi il consi-
glio che il Panigarola dava agli studenti di Aracoeli sul modo di compor-
re una predica: Giovani, studiate anche voi come ho studiato io e con lo
spirito col quale ho studiato io, e forse troverete anche meglio di quello
che io ho saputo dire. Comunque Lorenzo è grande modello anche co-
me predicatore.
Il Pontefice Pio XII nella Lettera Apostolica su S. Antonio di Pado-
va: « Exulta, Lusitania felix », diceva che i suoi Sermoni « quasi thesaurus
quidam artis divinae dicendi » potranno essere di grande aiuto a tutti,
ma specialmente « Evangelii praeconibus » (r39).
Chiudo ripetendo le stesse parole per Lorenzo da Brindisi; ma vor-
rei non ripeterle io solamente. Vorrei che le ripetesse a tutto il mondo
la suprema Autorità della Chiesa facendo per Lorenzo da Brindisi, quan-
to ha fatto per Antonio di Padova.

(137) Traduzione italiana, pp. 394-397, Faenza, 1930.


(138) Introduzione al vol. IV, pp. XI-XVI. Non posso però sottoscrivere pie-
namente a quanto essi dicono della predicazione in gènere durante il Cinquecento.
Il cliché che essi riproducono ha bisogno di lima per la prima metà, è sfasato per
la seconda metà del Cinquecento.
(139) Cf. S. Antonio Dottore della Chiesa. Atti ddle settimane Antoniane te•
nute a Roma e a Padova nel r946, p. XVI, Città del Vaticano, r947.
III.

P. GAETANO M. STANO, O. F. M. CoNv.


CONSULTORE DELLA S. C. DEI RlTI - PROF. DI SACRA SCRITTURA
NELLA PONTIFICIA FACOLTÀ TEOLOGICA DEI FRATI MINORI CONVENTUALI

S. LORENZO DA BRINDISI
CONTROVERSIST A
I. - L'oP.ERA coNTROVERSISTA DI S. LoRENZo

Parlare di S. Lorenzo da Brindisi controversista significa mettere in


risalto uno dei tratti più salienti della sua poliedrica figura, nella duplice
prerogativa dell'apostolo e del dottore.
L'epoca di S. Lorenzo è l'epoca della grande controversia religiosa.
Sempre, in ogni tempo, vi furono controversie nella Chiesa, fin dai primi
secoli, e non soltanto tra gli assertori della fede cattolica e gli eretici, ma
bene spesso anche tra gli stessi cattolici e tra le diverse scuole teologiche.
Ma il periodo della cosidetta Riforma protestante e .della Restaurazione
cattolica occupa un posto a parte nella storia delle controversie cristiane:
è l'epoca della grande controversia. ·.
Essa si annunzia subito col primo nascere del Protestantesimo e si
protrae - nella fase di maggiore combattività e drammaticità --:- per un
intero secolo. L'attività di S. Lorenzo da Brindtsi, che si colloca tra la fine
del '500 e gli inizi del '600, coincide quasi esattamente con l'ultimo quarto
del secolo della controversia cattolico-protestante (1 ).

(1) Dalla comparsa dei primi volumi dell'Opera Om11ia di S. Lorenzo (vol. I,
Mariale, Patavii, 1928; i tre tomi della Lutheranismi Hypotyposis, ibid., 1930, 1931,
1933; ecc.) si è manifestato tra gli studiosi un crescente interesse! per l'attività let-
teraria del Santo, ed è sorta una discreta bibliografia. Segnaliamo i principali scritti
che hanno .attinenza col nostro studio.
Innanzitutto la dottissima Praefatio Generalis in Lutheranismi Hypotyposim,
premessa dai PP. Editori alla P. I del vol. II, pp. VII-LX, dell'Opera Omnia, alla
quale fanno seguito le Prefazioni particolari agli altri due tomi: è lo ·studio critico
più pregevole che sia statò fatto intorno all'opera controversista di S. Lorenzo.
ANTONIO M. DE BARCELONA, O. F. M. Cap., S. Loren:io de Brindi's y la Contra-
Reforma, in Estudios Frqnciscanos, 1948, t. XLIX, p. 26!-269.
BENEDICTUS A S. PAuLo, O. F. M. Cap., S. Laurentii Brundusini O. M. Cap.
doctrina de lustificatione. Studium historico-theologicum. Patavii-Brixinae, 1939 (cf.
Collect. Frane., 1941, t. XI, pp. u4-II9).
CLEMENS A MtLWAUKEE, Min. Gen. O. F. M. Cap., De S. Laurentii a Brun-
dusio sancti'tate et scientia, eius Operum Omnium editione feliciter absoluta, in Ana-
lecta O. F. M. Cap., 1947, t. LXIII, pp. 109-127 (il Rev.mo P. mette in risalto la
P. GAETANO M. STANO

Tra gli stessi novatori furono frequenti le dispute su numerosi punti


dottrinali, che accentuavano l'insanabile dissidio tra i fautori delle diverse

dottrina teologica e apologetica del S. èd auspica che venga proclamato Dottore della
Chiesa).
CoNSTANTIN DE PLoGONNEC O. F. M. Cap., L'Apologie de l'Eglise par Saint
Laurent de Brindes. Paris, 1935 (cf. Etudes Franciscaines, 1935, t. XLVII, pp.
648-717; 1936, t. XLVIII, pp. 25-51).
lnEM, Saint Laurent de Brindes et sa « Lutheranismi Hypotyposis », in Etudes
Franciscaines, 1934, t. XLVI, pp. 662-673.
foEM, Saint Laurent de Brindes apologiste. Son oeuvt'e, sa méthode, ses sour-
ces, in Collect. Fmncisc. 1937, t. VII, pp. 56-7r.
DoROTEU DE VrLALBA, O. F. M. Cap., Saint Llorenç de Brindis apologista de
l'Església catolica contra el luteranisme, in Estudis Franciscans, 1936, t. XLVITI,
pp. n3-143.
GIROLAMO DA PELLETTE, O. F. M. Cap., San Lorenzo da Brindisi e la sua opera
contro l'eresia, in Collect. Francisc., 1936, t. VI, pp. 178-182.
IDEM, S. Laurentii a Brundusio zelus apostolicus ac scientia. Testimoniorum
elenchus (fìno al 1936) de S. Laur. a Br. activitate apostolica ac operibus. Venetiis,
1937, pp. XXXVI-309 (nella P. II sono riportati gli elogi relativi alle tre opere più
importanti del Santo: Maria.le, Lutheranismi Hypotyposis, Explanatio in Genesim;
per la Luther. Hypotyp., pp. 191-204).
GrnoLAMO DA PARIGI, O. F. M. Cap., San Lorenzo da Brindisi: l'uomo e il
santo, l'infaticabile apostolo, il maestro in scienza sacra. Roma, 1937 (per la Luther.
Hypotyp., pp. 68-80).
GREGORIO DA CASTELPIANO, O. F. M. Cap., Lutero (trad. it. della P. I dell'Ipo-
tiposi di S. Lorenzo: Hypotyposis Martini Lutheri). Siena, « I Classici Cristiani »,
vol. I, 1932; vol. II, 1933; vol. III, 1933 (cf. Collect. Francisc., r934, t. IV, p. 430 s.).
IMERIO DA CASTELLANZA, O. F. M. Cap., Nuova polemica contro il Luterane-
simo, di S. Lorenzo da Brindisi, in La Scuola Cattolica, 1930, pp. 441-446.
MANACORDA Gurno, Il « Matiale » e la « Lutheranismi Hypotyposis », in L'Oss.
Rom., 26 sett. 1948, p. 3).
MoNnRoNE DoMENico, S. I., Lutheranismi Hypotyposis, in La Civiltà Cattolica,
85 (1934, I), pp. 263-276.
SPEDALIERI FRANCEsco, S. I., S. Lorenzo da Brindisi e la prima edizione delle
sue Opere, in Gregorianum, 1948, t. XXIX, pp. 304-312.
VrncENZo DA OsTRA, O. F. M. Cap., S. Lorenzo da Brindisi e la sua scienza,
in La Scuola Catt., 1938, t. LXXVI, pp. 87-93.
foEM, La scienza in servizio della santità: S. Lorenzo da Brindisi apostolo e
apologeta, in L'Oss. Rom., 14 genn. 1938, p. 3.
Da segnalarè anche alcune Recensioni, ove è messo in risalto il valore dell'ope-
ra controversista del Santo: Collecl. Francisc. (P. Arsenius) 4 (1934), pp. 260-265;
Angelicum (Vosté) 1:3 (1936) pp. 390-392; Divus Thomas, Piacènza (Castagnoli)
38 (1935), pp. 631-633; Misceli. Francese. (Stano) 37 (1937), pp. 141-149; Aevum
(Vismara) (1933), p. 331; Palestra del Clero (Mancini) 16 (r935, II) 380; Nouv.
Rcv. Théol. (De Ghellink) 1936, 97.
S. LORENZO DA BRINDISI CONTROVERSISTA 99
tendenze (2 ). Ma quelle che a noi interessano sono le controversie tra catto-
lici e protestanti. I cattolici si lanciarono animosamente nella mischia, non
già per vieto spirito di reazione - come gli avversari hanno voluto spesso
insinuare - ma per lo zelo della religione e nella speranza, fìnchè era
possibile sperare, di potere riannodare l'unità della fede, purtroppo irre-
parabilmente. spezzata.
Le prime e più clamorose controversie furono quelle pubbliche, a-
perte, dette anche conferenze, colloqui, dispute; seguirono subito le po-
1emiche scritte, destinate ad avere un'importanza assai più grande. Il pri-
mo contraddittorio si tenne ad Heidelberg, nel 1518, tra G. Eck e Lutero
sulle note tesi affisse da quest'ultimo; un altro se ne tenne lo stesso anno
ad Augusta tra Lutero e il Card. Gaetano, e poi l'anno seguente a Lipsia
tra Eck da una parte e Lutero e Carlostadio dall'altra, sul tema delle in-
dulgenze, del libero arbitrio, delle buone opere, dell'autorità pontificia.
Dopo la conferenza di Augusta, alla quale è legata la celebre « Confessio
Lutherana » di Melantone, i colloqui o contraddittori tra cattolici e pro-
testanti divennero sempre più frequenti non solo in Germania, ma anche
in Francia, Svizzera, Olanda, Inghilterra, Polonia, ed ebbero spesso una
risonanza non solamente religiosa ma anche politica (3). Nelle diete im-
periali, prr tutto il sec. XVI, si discuteva spesso accesamente più che della
politica, degli articoli controversi della fede. Già le questioni po1itiche in-
fluenzavano le questioni religiose e viceversa. E questo mescolarsi degli
interessi politici nelle questioni religiose, mentre valse a moltiplicare le di-
.spute, ne determinò fatalmente l'insuccesso. Ma la causa principale del fal-
limento fu il crescente fanatismo e l'irriducibile ostinatezza dei protestanti.
Mai in verità si assistette ad un maggior numero di controversie, e mai que-
.ste si dimostrarono così sterili e anche funeste per la causa della fede come

(2) Ricordiamo le dispute di Marburg (1529) tra Lutero e Zwinglio circa la


presenza reale e l'Eucaristia; di Lipsia (1550) tra luterani rigidi e moderati intorno
.alla cooperazione dell'uomo nell'opèra della salute; di,Cassel (1561)' e di Ma;1lbronn
(1564) tra calvinisti e luterani, sull'Eucaristia; di Weimar (1560) tra Placco Illirico
,e i melantoniani, intorno al peccato originale e il libero arbitrio; ecc. (Cf. Dict.
Théol. Cath., t. III, P. Il, col. 17u ss.).
(3) Ricordiamo i colloqui di Aquisgrana, 1540; di Worms, 1640-41; di Rati·
sbona, 1541 e 1546; di Worms, 1557, tra Melantonè e S. Pietro Canisio·, circa il
libero. arbitrio, il peccato· originale, il canone delle Scritture, la Confessione Augu-
:stana ecc.; di Poissy, 1561, tra il Card. di Lorena e G. Laynez per i cattolici, è T.
Beza e P. Vermigli pèr i calvinisti; di Fontainebleau, 1600, tra il Card. David Du
.Perron e il calvinista Duplessis, intorno al sacrificio della Messa; di Ratisbona, 1600.
~- ·- S. Lorenzo da Br.: Studi
IOO P. GAETANO M. STANO

nel sec. XVI. Già per tempo G. Eck vide l'inutilità di questi dibattiti, al
tempo della conferenza di Augusta (4), e ancor più S. Pietro Canisio, che,,
invitato al colloquio di Worms (1557), faceva giustamente notare all'im-
peratore Ferdinando che non era questo il sistema per una intesa legit-
tima e duratura, quando gli eretici persistevano a negare la base, cioè il
magistero della Chiesa (5).
Per questo motivo nel sec. XVI, dopo i celebri colloqui di Fon-
tainebleau e di Ratisbona (r6oo), le controversie aperte, propriamente
dette, si fecero più rare. Più spesso si ebbero, in luogo dei dibattiti pre-
ventivamente concertati, le polemiche di rimbalzo, le repliche, nelle quali
si cimentarono a lungo, dalla cattedra, dal pulpito, nelle piazze, valenti
oratori e teologi, mantenendo acceso in diversi paesi il clima della con-
troversia religiosa. E' da riconoscere tuttavia a queste controversie aperte
un positivo risultato nella causa della fede, poichè contribuirono efnca-
cemente a chiarire e definire le posizioni, ad acuire gl'ingegni dei cat-
toìici nella difesa della verità, a rintuzzare l'alterigia degli eretici e met-
tere: in guardia i cattolici dalle insidie dell'eresia.
Ma se le controi,nersie orali andarono a poco a poco in disuso, ebbero
il più rigoglioso sviluppo le controversie scritte, le trattazioni polemiche e
apologetiche, che iniziate subito al primo sorgere del protestantesimo,
furono proseguite con ardente passione dai teologi e apologisti cattolici e
raggiunsero il più àlto grado di perfezione sul finire del sec. XVI (6).
Come gli altri rami delle scienze teologiche ebbero dal Concilio di Trento

(4) Cf. RAINALDI, Annales, an. r530, n. 174; Dìct. Théol. Cath., t. III, P. II,.
col. 1074 ss.).
(5) << L'esperienza - così scriveva il S. Dottore all'imperatore - ha dimostrato
a sufficienza che le discussioni dottrinali non servono che ad aggravare il male; si
perde il tèmpq in dispute senza alcun risultato, ci si accalora ed accapiglia da una.
parte e dall'altra, si scava sempre più profondo l'abisso tra i dissidenti e i veri· cat-
tolici; gli eretici vogliono sempre far prevalere lé loro idee, e, quando non vi riesco-
no, si abbandonano alle ingiurie e si accaniscono ancora di più nella rivolta e nel
disordine. Qualunque siano i risultati del colloquio, non manchéranno di gridare
vittoria e di presentare il dibattito sotto una falsa· luce con danno della Fede e·
scandalo dei credenti» (L. MrcHEL, Vie du B. Pierre Canisius, p. r25, Lille r897;
cf. Dict. Théol. Cath., ibid., col. r708).
(6) Cf. M. GRABMANN, Storia della Te.ologia cattolica -(trad. it.), p. 222 s., Mi-
lano, r939 (2 ed.); H. JEDIN, Die geschichtliche Bedeutung der katholischen Kon--
troversliteratur im Zeiltalter der Glaubensspaltung, in Histor. f ahrbuch, 1933, t ..
LIII, pp. 70-97. ~ Molte opere dei controversisti cattolici sono pubblicate nel Corpus
Catholicorum di Greving-Ehrard: Werke k_atholischer Schriftsteller im Zeiltalter·
der Glaubensspaltung (Munster, 19r9 e segg.).
S. LORENZO DA BRINDISI CONTROVERSISTA

un valido ed efficace impulso, c.osì anche la polemica e la controversia cat-


tolica. Mentre prima del Concilio la teologia controversista si era limitata,
in genere, alla discussione di questioni particolari con la prevalenza, spes-
so, del motivd personale, dopo il Concilio la controversia è condotta siste-
maticamente e produce le _grandi sintesi, col quadro completo delle que-
stioni controverse, con una esposizione più larga e approfondita e con una
dimostrazione più serrata e adeguata.

Ai controversisti della prima ora - gli astri della prima controversia


- come li chiama il Grisar (7) - un Giovanni Eck (+ 1543), S. Giovan-
ni Fischer (+ 1535), Tommaso Murner, 0.F.M. Conv. (+ 1537), Girolamo
Emser (+ 1527), NicoJa Herborn, O. F. M. Oss. (+ 1535), Giovanni Co-
chlaeus (+ 1552), Giac. Latomus, Alberto Pighius - tenne dietro un'altra
eletta schiera di valenti polemisti: Giovanni Garetius, O. S. A. (+ 1571),
N. Sander (+ 1552), G. Lindànus (+ 1588), Ambrogio Caterina O. P.
(+ 1553), Alfonso De Castro, O. F. M. 0ss. (+ 1558), G. Antonio Del-
fino, O. F. M. Conv. (+ 1560), Andrea de Vega, O. F. M. 0ss. (+ 1558),
Giacomo Laynez S. J. (+ 1565), S. Pietro Canisio S. J. (+ 1597), e tra i più
grandi, uno Stanislao Hosius (+ 1579) per la Polonia, un Tommaso Sta-
+
pleton ( 1598) per l'Inghilterra, un David du Perron (+ 1618) per la
Francia, un Martino Becano S. J. (+ 1624) per il Belgio, un Gregorio
di Valenza S. J. (+ 1603) e i suoi discepoli A. Tanner (+ 1632) e G.
Gretser S. J. (+ 1625) per la Germania, e per l'Italia il principe dei con-
troversisti, S. Roberto Bellarmino S. J. (+ 1621), e Domenico Gravina
O. P. (+ 1643).

Tra questi nòmì, che brillano come astri nell'epoca aurea della con-
troversia cattolica, dobbiamo inserire S. Lorenzo da Brindisi. Il suo nome
non figura presentemente nei manuali di teologia o di storia della teolo.:.
gia e neppure nei grandi dizionari teologici, perchè le sue opere, giacenti
per più ·di tre secoli tra la polvere degli archivi, erano fino a ieri comple-
tamente ignorate. Ma la monumentale edizione dell'Opera Omnia, prov-
vidamente intrapresa dai PP. Cappuccini della Provincia Veneta nel 1926
e felicemente condotta a termine nel 1944 (8), mentre ha rivelato al mondo

(7) Cf. H. GRISAR, S. J., Lutero, la sua vita e le sue opere (trad. it.), p. 340,
Torino 1933.
(8) L'edizione, in nobile vèste tipografica, corredata da introduzioni, note e
indici a cura degli Editori, consta di 9 volumi in r3 grossi tomi in-4° (Opera Omnia
' , i '
102 P. GAETANO M. STANO

culturale l'insospettata figura di S. Lorenzo da Brindisi come scrittore sa-


cro e dottore, gli ha assicurato per sempre un posto nella storia della teo-
logia e particolarmente nella storia della controversia cattolica.
L'attività del Santo Cappuccino fu essenzialmente apostolica, ed an,-
che la sua produzione letteraria, imponente, s'inserisce in questo quadro.
Predicatore eloquente ed affascinante nei paesi cattolici, missionario apo-
stolico e lottatore indomito nei paesi invasi o minacciati dal protestante-
simo, legato pontificio in circostanze delicate e difficili, animatore di cro-
ciate e di eserciti per la difesa della civiltà cristiana, S. Lorenzo si erge con
la sua gigantesca figura come un campione insigne della Restaurazione
cattolica a cavaliere di due secoli, dai due ultimi decenni del '500 ai primi
del '600.
La maggior parte delle opére di S. Lorenzo, dal Maririle (9) ai tre
ampi Quaresimali, dai discorsi dell'Avvento ai Dominicalia e Sanctorilia,
sono di carattere omiletico e riflettono più direttamente la missione e l'at-
tività apostolica del Santo. Ma le due opere maggiori: l'Explanatio in
Genesim (che è un ampio commento ai primi II capitoli del Genesi) e
la Lutheranismi Hypotyposis hanno rivelato un duplice aspetto, finora
insospettato, della scienza del Santo: l'esegeta e l'apologista. Anche queste
opere si ricollegano all'attività apostolica del Santo, e da questa traggono
l'inconfondibile fisionomia che le distingue da analoghe opere di altri
scrittori. ·
L'Explanatio in Genesim (rn) è il frutto e l'espressione di un intenso.
apostolato di predicazione tra gli ebrei, ma è anche un'opera scolastica e
risente non poco del metodo della scuola (n). Invece la Lutheranismi Hy-
potyposis è un lavoro sorto e maturato nel pieno fervore dell'attività apo-
stolica, nella lotta aperta col protestantesimo per la difesa della fede cat-
tolica in Germania.
Il P. Hartmann Grisar S. I., apprezzando nel giusto valore la parte

S. LAURENTII A BRuNDusxo, O. F. M. Cap., a Patribus Minori.bus Capuccinis Pro-:


vinciae Venetae a Textu originali nunc primum in lucem edita notisque illustrata.
- Patavii, ex Officina Typographica Seminarii, 1928-1944).
(9) Sono 84 discorsi riguardanti la Vergine e costituiscono insieme una vera
e completa mariologia, ammirabile per l'esattezza dottrinale, la genialità delle ve-
dute e la singolare unzione chè la pervade. (Cf. Opera Omnia, 1928): vedi più
oltre lo studio del P. G. RoscmNI, La Mariologia di S. Lorenzo da Brindisi.
(ro) E' il voi. III dell'Opera Omnia, 1934.
(u) Cf. G. STANO, L'Opera Omnia di S. Lorenzo da Brindisi, in Miscell. Fran-
cescana, 1937, t. XXXVII, p. 143.
S. LORENZO DA BRINDISI CONTROVERSISTA !03

che ebbe il nostro Santo nella lotta contro. il protestantesimo in Germania


ed i successi riportati, non esitò a chiamarlo un secondo Canisio: « alter
Germaniae Canisius » (12).
Ma se l'intensità e la vastità dell'azione permette di avvicinare S. Lo-
renzo da Brindisi, nella difesa della fede cattolica in Germania, a S. Pietro
Canisio, la mole imponente e il valore intrinseco dei suoi scritti apolo-
getici ne colloca la figura accanto ad un altro gigante della controriforma,
S. Roberto Bellarmino (13).
L'opera apologetica di S. Lorenzo si comprende in tre grossi tomi
in-4 che costituiscono il volume II dell'Opera Omnia, per complessive
1358 pagine (1 4), oltre le prefazioni editoriali e gli indici. I tre tomi cor-
rispondono alle tre p,arti in cui l'opera è divisa (15): I. Hypotyposis Martini
Lutheri, - II. Hypotyposis ecclesiae et doctrinae Lutheranae, - III. Hypo-
typosis Polycarpi Laiseri, il tutto sotto il titolo comprensivo indicato
dall'Autore stesso: Lutheranismi Hypotyposis (1 6).
La parola greca Hypotyposis (17), al titolo di una opera apologetica,
può sembrare un vezzo umanistico dell'epoca e ci ricorda uno scritto di
Clemente Alessandrino che si intitola appunto Hypotyposis (1 8). Ma,
mentre per Clemente queste ipotiposi sono semplici schizzi, abbozzi, brevi

(12) L'elogio è riportato nella Prefazione al vol. II, p. I, p. XI.


(13) Così scriveva recentemente il eh. P. F. SPEDALIERI S. J.: « E certo, chi
spassionatamente studia il periodo burrascoso della pseudoriforma e diÌigen-
temente esamina questa Apologia della Religione, scritta con cuore di apo-
stolo, necessariamente constata .come accanto a S. Pietro Canisio e a S. Roberto
Bellarmino si erge, fulgente di non minore splendore, la nobile figura del nostro
Santo» (S. Lor. da Br. e la prima ediz. delle sue opere, in Gregorianum, 1948, t.
XXIX, p. 307).
(14) In queste pagine sono compresi i numerosi additamenta riportati in ap-
pendice ai singoli tomi, che occupano esattamente 200 pagine: sono saggi di prima
stesura, dissertazioni incompiute, schemi per l'ordinamento e svolgimento delle trat-
tazioni.
(15) Voi. II Lutheranismi Hypotyposis, pars I, Hypotyposis Martini Lutheri,
Patavii ex off. typ. Seminarii, 1930, pp. XLVI-526; pars II, Hypotyposis ecclesiae et
doctrinae Lutlieranae, ibid., 1931, pp. XVIII-536; pars III, Hypotyposis Polycarpi
Laiseri, ibid., 1933, pp. XIV-438.
(16) Cf. vol. II, p. I, p. 1.
(17) Sembra che il titolo «Ipotiposi» sia stato ·ispìrato a S. Lorenzo dal Pisto-
rius, l'autore della Anatomia Lutlieri (Koln ·1595, cf. p. I, p. 60), che più d'una
volta nella sua opera dice di voler fedelm.ente dipingere il ritrattd o la fisionomia di
Lutero, servendosi allo scopo anche delle stesse parole di lui (cf. BENEDicTUS A
S. PAULO, op. cit., p. 16i).
(r8) Opera in 8 libri di cui ci rimangono solo pochi frammenti.
104 P. GAETANO M. STANO

commentari allegorici su passi del V. e N. Testamento con divagazioni


dogmatiche e storiche, nell'opera di S. Lorenzo il termine risponde più
da vicino alla figura retorica di questo nome: rappresentazione, descri-
zione al vivo di una cosa, immagine fedele e viva di una cosa o per-
sona (r9): « Conscripsimus - così il Santo - lutheranismi Ù;co:n;:w::;'.v,
hoc est expressam imaginem » (20).
Da queste parole già si rileva il carattere e lo scopo dell'opera: più
che una esposizione analitica del luteranesimo, vuole essere un quadro, un
prospetto sintetico tendente a delineare la fisionomia, il carattere del lu-
teranesimo nei suoi tratti essenziali, con particolare riferimento al padre
del protestantesimo Martin Lutero e ad un corifeo della setta, Policarpo
Leyse.r, che occasionò questo scritto.
Parleremo dell'occasione, del fine, del disegno dell'opera, dei suoi
pregi e qualità.

II. - OCCASIONE.

L'occasione -che mosse S. Lorenzo a scrivere l' H ypotyposis ci è rife-


rita dallo stesso Santo nel « De rebus Austriae et Boihemiae » (2r), e più
ampiamente nella « Praefatio ad Lectorem » (22), che è la prefazione a
· tutta l'opei;a.
Siamo nel primo decennio del '600. Il Santo è nel pieno fervore del-
1'attività apostolica (2 3). Da molti anni l'ardente apostolo va dispiegando
il suo zelo per la causa della fede in Italia, in Francia, in Spagna, in
Svizzera, in Germania, con la predicazione, con le dispute, con l'insegna-

(r9) « Hypotyposis: vox graeca, qua significatur figura quaedam oratoria, id


·est rei alicuius narratio ad vivum expressa » (FoRcELLINI, Lexicon Totius Lati-
nitatis).
(20) Vol. II, p. I, p. 1; cf. p. 349.
(21) Il solo scritto che era stato• finora pubblicato prima della recente èdizione
delle Opera Omnia (nella quale però manca); fu èdito dal P. EDOARDO D'AL:wçoN,
O. F. M. Cap., De rebus Austriae et Boihemiae 1599-1612, Commentariolum auto-
graphum, Roma, Curia Generalizia O. F. M. Cap., 1910. Cf. Sommario della vita
del Padre F. Lorenzo da Brindisi Predicatore Cappuccino (ed. P. G. Crisostomo da
Cittadella), p. 21 s. (Vèrona 1948).
(22) Vol. II, p. I, pp. r-13; cf. addit. I, p. 350 ss.; vedere quanto scrivono gli
Editori nellà Introduzione generale al volume II, p. I, pp. XIV-XXIII.
(23) Cf. p. I, p. VII, ss.; HIERONYMUS A PELLETTE, S. Laurentii a Brundusio
zelus apostolicus ac scientia, pp. 5-r5.
S. LORENZO DA BRINDISI CONTROVERSISTA 105

mento, con le spedizioni missionarie, con l'azione diplomatica. Al termine


del suo ufficio di Vicario Generale della Famiglia Cappuccina (1602-1605)
viene mandato, nell'aprile del 1606, per la seconda volta in Germania.
Una prima volta vi era stato dal 1599 al 1602 prodigandosi nell'attività
apostolica a Vienna, Praga, Gratz e in altri· centri dell'impero e pren-
dendo parte in qualità di cappellano dell'esercito imperiale alla storica
battaglia di Alba Reale (1601) contro i Turchi. Ma questa volta venne
espressamente inviato da Clemente VIII, con l'incarico di Commissario
Generale per la Germania, insistentemente richiesto dall'imperatore Ro-
dolfo II e da Massimiliano II elettore di Baviera. I crescenti bisogni della
fede in quei paesi richiedevano uomini di ardore apostolico, di alacre
operosità, di profonda dottrina, bene agguerriti nella lotta contro l'eresia.
Il centro della sua attività in questa seconda missione germanica fu
la capitale della .Boe~nia, Praga. Ma la sua azione ebbe vasta risonanza
anche in Austria e in tutta la Germania, soprattutto per l'indomita resi-
stenza da lui opposta all'invadenza del protestantesimo.
Fu appunto durante .il soggiorno del Santo a Praga che, nel luglio
del 16o7, entrò in quella città, per invito dell'imperatore, il principe pro-
testante Cristiano II, elettore di Sassonia, al cui seguito era un dotto lute-
rano, Policarpo Leyser, predicatore di corte. Questi, l'indomani, giorno
di domenica, dalla loggia del palazzo ov'era ospitato il principe elettore,
tenne una predica sull'argomento delle buone opere, uno dei cavalli di
battaglia del luteranesimo (24), La predica aveva lo scopo di far pressione
sul debole imperatore per ottenere la concessione della contrastata libertà
di culto e preparare il terreno alla penetrazione protestante in Boemia,
le cui porte erano fino allora rimaste chìuse ai novatori. L'oratore ebbe
un incoraggiante successo, con visibile compiacimento dei Luterani, us-
siti ed altri eretici (25), I cattolici se ne rammaricarono, ed il Nunzio Apo-
stolìco non mancò di fare le sue rimostranze presso l'imperatore, poichè
fi,no allora non era concessa libertà di culto e di predicazione ai prote-
stanti in Praga.
S. Lorenzo, « quasi ignis exaestuans » (ler. 20, 9), prontamente si offrì
per ribattere pubblicamente i cavilli del luterano. Ma il Nunzio Ap0stolico,

(24) Cf. De rebus Austriae et Boihemiae, cit., p. 10-r2; e vol. II, p. I, p. XIV ss.
(25) « Placuit factum haereticis in odium religionis catholicae », scrive il Santo
(p. I, addit. I, p. 350). In seguito citeremo la Lutheranismi' Hypotyposis (corrispon-'
dente al vol. II dell'Opera Omnia) per lo più con la sola indicazione del tomo o
parte (del volume) e della pagina.
106 P. GAETANO M. STANO

temendo tumulti e disordini, consigliò la prudenza, e non permise per


il momento la parola ai predicatori cattolici. Il Santo, pur fremendo in
cuor suo, obbedì (26).
Però il silenzio dei ·cattolici, come era da prevedere, diede animo al
luterano, che tre giorni dopo tornò alla carica con un nuovo discorso sulla
giustificazione per la fede, che ebbe. un. successo ancora più rilevante.
Questa volta il Nunzio e il Card. Arcivescovo non ebbero più esitazione
ed ordinarono a S. Lorenzo e ad altri valenti predicatori d'insorgere e
confutare pubblicamente gli errori esposti.
L'indomani il Santo era sul pulpito ad investire con la sua eloquenza
l'eretico luterano, dimostrando, con l'autorità delle Scritture, il merito e
la necessità delle buone opere per la salvezza. Erano ad ascoltarlo, tra
una grande massa di popolo, l'Arcivescovo di Praga, Card. Dietrichstein,
i due Nunzi Apostolici (27), parecchi diplomatici, molti ministri della
corte imperiale e dello stesso principe protestante di Sassonia. La predica
univa ad una stringente dialettica un vivace impeto polemico (2 8). Ma
ciò che maggiormente ferì il teologo luterano fu il gesto di sfida lanciato
dal Santo alla fine della predica. « Dopo averlo confutato ben bene, per
confonderlo bene fece (Lorenzo) una .attione che trafisse grandemente
il predicante» (2 9). Poichè i Luterani disprezzavano la Volgata latina
vantandosi di interpretare le Scritture nei testi originali, mentre il più
delle volte, come in quel caso, si fondavano unicamente sulla bibbia te-
desca di Lutero, il Santo prese la Scrittura nel testo ebraico, aramaico
e greco, e la gettò dal pulpito tra gli uditori, provocando il Leyser a ve-
nire a disputare coi testi originali alla mano.
Il successo di quest'intervento del Santo fu grandissimo e rianimò i

(26) Quali fossero i sentimenti del Santo, si rileva dalle sue parole: « Testis
mihi est Deus ... tanto repletus fui zelo, quod mihi temperare non poteram. Voluis-
sem statim ... primam concionem publice e suggestu confutarè sed cohibitus fui, ne
forte huius rei gratia excitarèntur tumultus et turbae. Quievi, sustinens, ac mihi
vim faciens, impetu'.tn animi doloremque compressi» (p. I, addit. I, p. 350).
(27) Il Nunzio uscente G. Gaetano Ferrerio, e il nuovo Nunzio Antonio Cae-
tani (cf. p. I, p. XVIII; p. III, p. 269).
(28) Anche il Santo riconosce che la predica era forte: multa in ipsum iacula,
prout res exigebat, contorsi (p. I, addit. I, p. 350), ma le sue parole miravano ad
attaccare la dottrina, non già la persona del predicatore protestante: Nos in te qui~
dem pro concione dòcimus, ita quidem dentate, ut par est contra haereticum agere;
ied doctrinam, non vitam, non mores tuos insectati sumus (p. III, p. 304).
(29) De rebus Austriae et Boihemiae, p. 20; cf. Operèl Omnia, vol. II, p. I, p. 5.
S, LORENZO DA BRINDISI CONTROVERSISTA 107

cattolici nella lotta contro l'eresia (30). Ma soprattutto sconcertò l'avver-


sano.
« Dopo questo fatto - è il Santo che racconta - il buon predicante,
muto più d'un pesce, si partì da Praga senza far pure un mini'mo motto:
il che riuscì a grandissima soddisfattione e consolatione de cattolici e con-
fusione de gl'heretici » (3 1 ). Ma, ritornato in Sassonia, il Leyser si affrettò
a pubblicare un libretto - con una lunga Praefatio ed una breve Post-
Iatio - con le due prediche recitate in Praga, querelandosi di quanto
era stato fatto contro di lui, cio?: del pubblico attacco aile sue tesi, e chie-
dendo la risposta alle sue argomentazioni. Poco dopo, e precisamente il
16 settembre 1607, il Santo si vide arrivare l'opuscolo (32), che i Luterani
intanto diffondevano largamente .in Praga e per tutta la Germania, con
la scritta autografa: « Fratri Capuccino suo adversario misit Polycarpus
Laiserus, propria manu» (33). Lo scritto, che è diretto principalmente
contro S. Lorenzo (che però non è mai nominato) ed il gesuita Andrea
Neubauer, i due predicatori che più vigorosamente avevano attaccato il
teologo luterano, è un tipico esempio del metodo di polemica adoperato
dagli antichi protestanti contro i cattolici: violento, astioso, ingiurioso.

Chi era Palicarpa Leyser? (34). Un epigono certamènte della riforma prote-
stante, ma di grande autorità e prestigio presso. i suoi, come il Santo, che prima

(30) Insieme con S. .Lorenzo altri valenti oratori e teologi insorsero contro il
predicatore luterano, specialmente il gesuita Andrea Neubauer (o Neupauer): fu
appunto contro di lui che il Leyser rivolse il suo sdegno nell'opuscolo che citeremo.
Naturalmente, egli definisce le parole dei due predicatori cattolici « insani clamores
et tumultus » (Zwa·predigten ... , p. 26; cf. Opera Omnia, voi. II, p. III, p. 268).
(31) De rebus Austriae et Bailiemiae, p. 20; cf. Opera Omnia, voi. II, p. I,
p. 5, 35r.
(32) Il libello reca il titolo:. « Zwa cliristliclie Predigten: Eine van den guten
Werken ...,· die Andert van dem Artikel: wie der sundige Mensch fur Gatt gerecht
und ewig selig werde. Zu Prag gehalten ... Durch Polycarpum Lèysern. Leipzig,
Abraham Lambergs, 1607. - L'intero titolo è molto lungo e si può vedere in p. I,
p; 2, not. 8 (vedi riproduzione del frontespizio in p. III, tra le pp. V e VI).
(33) Cf. p. I, Praef. ad Lect., p. 6; p. III, p. 15: « Palycarpi- libellus adversus
nos editus, per unìversam Germaniam valans ».
(34) Il nome ricorre in diverse forme: Leyser, Leyserus, Lyserus, Leiser, Lai-
serus; lo stesso Policarpo usa, per lo più, Leyser o Leyserus, qualche volta Leiser;
ma nella scritta autografa a S. Lorenzo: Laiserus, che è la forma costantemente usa-
ta dal Santo, La forma corretta e più comunemente adottata è Leyser.
108 P. GAETANO M. STANO

non l'aveva mai conosciuto (35), non tardò ad accorgersi (36). Effettivamente era
uno dei Luterani più autorevoli dell'epoca, in grande reputazione soprattutto in
Sassonia, ov'era ritenuto un secondo Lutero (37); per 16 anni predicatore di cor-
te del principe elettore (38). Avversario irriducibile dd cattolicismo, non meno
che del calvinismo, ardentè difensore e propagatore del luteranesimo dalla cattedra,
con l'azione e con gli scritti, partecipò a numerosi convegni e dispute, curò la revi-
sione della bibbia di Lutero, ebbe parte preponderante nella redazione della « Con-
cordiae Formula» (1580), scrisse varie ,opere teologiche e polemiche (39), che gli
meritarono, dai suoi, lusinghieri titoli, come teologo sincero e ortodosso, fosforo dei
teologi, ecc. (40). Dell'opuscolo polemico indirizzato al 5anto, esiste anche la tra-
duzione italiana, dal titolo: Due prediche cattoliche, una sulle buone opere e l'altra
sulla giustificazione del huomo con Dio (41).

(35) Cf. p. I, p. 15.


(36) « Non postremus inter primari9s in pcst1?enta haereseos impietèlte » (p. III,
p. 84); « apud suos, sicut Goliath apud Allophylos, vir magni nominis est, doctor
insignis et valde celebt'atus » (p. I, addit. I, p. 350).
(37) « Est autem Polycarpus Laisems apud Saxones Germanorum magnae
auctoritatis vir, qui in locum Lutheri, summi ipsorum prophetae, visus est succès-
sisst cathi:dramque theologicam tenere, serenissimi ducis Saxoniae aulicus praedica-
tor, apud quem multum valere dicitur » (Frammento di esordio in risposta a Ley-
ser, cod. 3, fol. 409 b, riportato nella Praef. gener. ad Lutheran. Hypotyposim, p. I,
p. XV, not. 45). .
(38) Nato a Winningen nella Svevia il 18 marzo 1552, fu éducato nel più
rigido luteranesimo da Luca Osiander e dal cugino Giacomo Andreae. Insegnò teo-
logia a Vienna e in altri centri. Nominato nel 1594 predicatorè di corte dell'elettore
di Sassonia, Cristiano II, rimase presso quel principe fino alla morte (22 febbraio
r6ro).
(39) Tra le più note sono da ricordare, oltre l'opuscolo citato, le due violente Prae-
fationes all'opera del gesuita apostata ELIA HEisENMULLERUs: Historia Jesuitid
Ordinis, Francofurti ad Maenum 1595; e l'opera più importante: Christianismus,
Papismus et Calvinismus, das ist Drei unterschidliche Auslegung des Catechismi
Lutheri, (Dresden 1602).
(40) Per le notizie bio-bibliografiche sul Leyser, cf. Introd. Gener. all'Hypoty-
posis (p. I, p. XIV ss.), ove è riportata un'ampia bibliografia (p. XVI), tra cui:
Realencyclopiidie, vol. II, p. 427 ss. (Lèipzig 1902); Kirchenlexikon; Herder, vol. 7,
coL 1872 ss. (Freiburg i. Br., r891); A; Tholuck, Der Geist der lutherischen Theo-
logen Wittenbergs im Verlaufe des 17. Jh. (Hamburg 1852) p. 4 ss.; ecc.
(41) I PP. Editori, contrariamente a quanto .avevano affermato prima (cf. p.
I, p. XXII, nota 85), hanno potuto poi acèertare da una copia esistente presso la
Marciana di Venezia, che effettivamente il libello del Leyser venne tradotto in ita-
liano, col titolo: Due Prediche Cattoliche, una delle Buone Opere e l'aìtra della
Giustificazione del huomo con Dio. Predicate nel imperial palazzo di Praga dal
Reverendo Padre P. LrsERO dèll'Ordine dei Predicatori, Priore, Dottore, 'fheologo
(senza luogo e senza data, pp. 1-n3), come già Fr. H. Reusch e Fr. Steve avevano
assicurato (cf. p. III, p. V, not. 1: vedasi il frontespizio tra pp. VI e VII). E'
S. LORENZO DA BRINDISI CONTROVERSISTA

Il Tholuck presenta il Leyser come « rigidus in doctrina, dulcis in


modis, ang,elus in dicendo » (42); il nostro Santo invece lo qualifica « cy-
nica dicacitate maledicaque facundia praestantissimum » (43), e riporta
il giudizio ancora più severo di Pietro Stewartius che nell'Apologia in
risposta alla Historia lesuitici Ordinis, chiama i'l Leyser: « s,celeratum
haereticum, ... infamem impudentem et longe iniquum sycophantam, im-
postorem, criminatorem optimorum virorum, et hominem fere diabolì-
.cum » (44).
C'è senza dubbio dell'esagerazione in questi giudizi. Ma non è cer-
tamente un modello di moderazione e di lealtà. polemica l'opuscolo in
parola, ove ai più vieti sofismi s'intrecciano i più volgari insulti: « mor-
·sus rabidi canis et crudelis leonis », come li definisce il Santo (45), che così
,qualifica il libello: « Omni sana eruditìone ieìuno ac proinde responsione
indigno » (46). Effettivamente, più che una solida dimostrazione teologi-
ca, è un'apologia personale con vilipendio dell'avversario (47).
Dunque, per il merito del libro, il Santo poteva dispensarsi dalla ri-
:sposta. Ma. la richiedevano l'importanza degli argomenti in controversia,

peraltro assai strano che nèlla edizione italiana Policarpo Leyser figuri addirittura
,come un frate domenicano, mentrè sappiamo che non fu mai cattolico, e tanto me-
no domenicano, ma fu sempre un luterano, educato nel più rigido luteranesimo,
predicatore di corte dell'elèttore di Sassonia, ma mai religioso dell'Ordine dei Frati
Predicatori (cf. Kirchenlexikon, v. VII, 1891, col. 1872, s. v. Leyser). L'equivoco
« comico ma nocivo», già rilevato dal compianto M. J. Vosté O. P., può essere
dovuto (cf. Angelicum 1936, t. XIII, 392) a impudènte falsificazione del traduttore, "
per trarre in inganno il lettore italiano.
(42) Op. cit.; cf. Opera Omnia S. Laurentìi, p. I, p. XVI, n. 48.
(43) P. I, p. 17,
(44) Cf ibid., p. 18, net. 38.
(45) P. III, p. 303; cf. p. 284, 300 (vedasi per es. il libello del Leyser, pp. 29-31).
(46) P. I, p. 8; cf. pp. 17, 22, 24-29.
(47) « Verba multa reperioj miram loquacitatem,· quod ipsa res est dico, apo-
,dictica argumenta ve! ad rpeciem efficacia aut probabiliora nulla, sophismata quam
plum, contumelias, sarcasmos, laedorias, convicia, scommata longe plurima» (p. I,
p. 6). E altrove: « Tractationem reperii omni eruditione ieiunam, scientia doctri-
naque vacuam, inanemam, tantum querelis, mèndaciis ..., perversis quibusdam divi-
narum Scripturarum interpretationibus... piene refertum » (p. III, p. 266; cf.
p. I, addit. III, p. 355 ss.). Il Santo ci dà un ampio resoconto del libello del Leyser
in una intera dissertazione: « Qualis sit Zibellus a Palycarpo in nos èditus et quid
. i11 summa contineat » (p. III, sectio I, diss. II, pp. 13-23).
no P. GAETANO M. STANO

la sfida deìl'avversario e il pericolo che poteva derivarne alla fede per la


larga diffusione dell'opuscolo. E S. Lorenzo si accinse a darla (48).
Prima di tutto preparò un « Apologeticum », ossia una risposta ge-
nerale al Leyser (49), uno scritto polemico molto vivace, ove si ribattono
le pretese e le calunnie dell'avversario (con saltuari accenni alla potestà
della Chiesa, all'autorità del Papa, alle note distintive degli eretici).
Ma, sembrandogli di perdere il tempo in una polemica personale (5° ),
concepì il disegno di un lavoro più vasto per una confutazione generale
degli errori del luteranesimo, senza tuttavia perdere di vista le questioni
fondamentali che erano state portate in discussione dal Leyser: la giusti-
ficazione per la fede e le buone opere. A ciò lo spingeva lo zelo della fe-
de, « zelo catholicae E.dei et veritatis gratia » (5 1 ), in un momento e in
un luogo in cui urgeva una energica presa di posizione di fronte a tutto
il complesso di errori del luteranesimo. Difatti i luterani, specialmente
gli unitari, lottavano da anni per ottenere nella Boemia il libero esercizio
della predicazione e de1 culto (5 2 ). Per scongiurare il pericolo che poteva
derivarne ai cattolici, era necessario premunirli con una esposizione e con-
futazione chiara e facile degli errori protestanti. E nessuno più del Santo,
Cappuccino era in grado di farlo. Il Cardinale Arcivesçovo, il Nunzio·
Apostolico in Praga ed altre autorevoli personalità lo pregarpno insisten-
temente di por mano a quest'opera, della quale era sentito l'urgente bi--
sogno (53).
Passando pertanto dall'episodio alla sostanza delle cose, e riguardan-
do nel Leyser il riflesso e l'immagine genuina di Lutero, pensò di confutare

(48) Il Santo ricorda a questo proposito quella sentenza dei Proverbi: « ne


respondeas stulto iuxta stultitiam suam, ne efficiaris ei similis » (Prov. 26, 4),
ma anche l'altra chè segue: « responde stulto iuxta stu 7titiam suam, ne sibi sapiens
esse videatur » (26, 5), p. I, p. 6.
(49) Riportata in appendice alla p. III, pp. 265-320. - Questa òpoèta rèstò
incompleta per il nuovo disegno di più vasto, lavoro.
(50) « Veruntamen ne in confutando Polycarpi libello, omni sane eruditione
ieiuno ac perinde · responsione indigno, tèmpus frustra tereremus ..., rem nullius
pretii arbitrati sumus bonas horas male collocare in negotio tam futili atque nihili »
(Opera Omnia, vol. II, p. I, p. 8; cf. p. 26).
(5r) Opera Omnia, vol. I, p. I, p. 508.
(52) Il Leyser insiste particolarmente nèl suo opuscolo (p. 28) perchè sia con-
cessa ai suoi la libertà di predicare in Praga (cf. Opera Omnia, voi. I, p. III, p. 302 ss.) ..
(53) De rebus Austriae et Boihemiae, p. 2r ss. - Eguale istanza è fatta in un
Pro-memoria, scritto forse dall'Ambasciatore di Spagna prèsso l'Imperatore e tra-
smesso ali' Ambasciatore spagnolo presso la S. Sede (cf. ibid., p. 21 ss., not. 2; Opera·
Omnia, voi. II, p. I, p. XXIV, e r, nota 3).
S. LORENZO DA BRINDISI CONTROVERSISTA III

direttamente in lui Lutero stesso e la sua setta: « Credo pertanto di non


far cosa inutile - così egli dice - se riguardando Lutero in Policarpo,
descriverò l'aspetto e il carattere proprio di tutto il luteranesimo, vale a
dire se riporterò al vivo e al naturale la sua faccia, messa in rilievo e av-
vivata coi suoi ste~si colori, e mostrerò di qual natura siano stati tanto la
vita e i disordini di Lutero, quanto la dottrina e l'opera del nuovo cri-
stianesimo che egli ha sparso per tutta la terra; e veda e inorridisca il
mondo alla deformità del mostro luterano - quale monstrum sit luthera-
nism us » (54). -
A S. Lorenzo non difettava certo la capacità e la preparazione per
un tale lavoro. Ne fanno fede gli altri poderosi volumi, dal Mariale- al-
l'Explanatio in Genesim e alle grandi collezioni di predicabili, quasi tutti
anteriori all'Hypotyposis, che rivelano un ingegno superiore, dotato d'una
vasta e profonda cultura teologica e umanistica e soprattutto d'una rara
conoscenza delle Sacre Scritture, condizione questa indispensabile per
una fruttuosa polemica coi protestanti. Ma la sua preparazione non era
soltanto teologica, scritturistica, patristica, umanistica: era anche lutero-
logica (55). La sua vasta azione apostolica in molte parti d'Europa, le
frequenti missioni e la lunga permanenza nei paesi infestati dal prote-
stantesimo, gli avevano permesso di prendere diretto contatto con l'e-
resia e di parlarne con perfetta cognizione di causa. Spesso alle prese con
luterani ed altri eretici, aveva annotato con cura, nei suoi appunti, quanto
poteva riguardare la persona e l'opera di Lutero. Ma, prima di accingersi
al lavoro, cercò di aggiornare le proprie conoscenze con la più esemplare
scrupolosità. Si procurò tutte le opere tedesche e latine di Lutero, nelle
due edizioni di Jena e di Wittenberg, con le lettere, postille, ecc.; così
pure le principali opere polemiche dei protestanti e dei cattolici di quel
tempo, tra cui alcune manoscritte, come si può rilevare dalle frequenti
citazioni in ogni pagina dell'opera e dall'indice degli autori principali
citati dal Santo (56). Basti dire che in tutta la Lutheranismi H ypotypo-
sii troviamo citazioni di oltre 100 autori, esclusi i Padri, e di più di 200
opere, che i PP. Editori, con lavoro pazientissimo, hanno potuto riscon-
trare nella quasi totalità (57). Ma la più scrupolosa diligenza fu dedicata

(54) Cf. p. I, p. 8. Daila traduzione ital.: S. LoRENZo DA BRINDISI, Lutero


(Prima parte della Lutherani.smi Hypotyposis) a cura di P. GREGORIO DA CAsTEL-
PIANO, cit., vol. I, p. 13.
(55) Cf. Opera Omnia, vol. II, p. I, Praef. generalis, p. XXVIII, s.
(56) P. I, Praef. generalis, pp. XLI-XLV.
(57) Cf. ibid., p. XXXII.
II2 P. GAETANO M. STANO

aìlo studio delle opere di Lutero, come si rileva dalle frequentissime cita-
zioni dello stesso Lutero che formano, per così dire, l'intessitura dell'Hy-
potyposis, specialmente nella I e II parte.
Tuttavia al Santo mancava una cosa: il tempo. Incominciò nel mese
di ottobre del 1607 (58). Verso la fine del seguente anno, 1608, la prima
stesura del lavoro era compiuta: rimaneva però da rivedere e ritoccare (59 ).
Il Santo si scusa di non averlo potuto condurre più sollecitamente a ter-
mine per motivo di altre occupazioni e delle sue infermità (6°).
E' peraltro certo èhe queste ragioni non permisero al Santo, nè
allora nè poi, di apportare al lavoro quella finitezza e quella perfezione
che si era prefisso di dare.

Quanto fosse viva l'attesa per un'opera di tanta attualità, si può rilevare dal
semplicè fatto che il Cardinale Arcivescovo Dietrichstein e il Nunzio Apostolico
Caetani supplicarono il Papa perchè ne autorizzasse la stampa anche senza la nor-
male revisione dei Superiori dell'Ordine e del S. Ufficio, pèrchè non fosse ulterior-
mente ritardata (6r).
Disgraziatamente, mentre mettèva mano al lavoro di revisione (6z), il Santo
veniva richiamato altrove per nuovi importanti uffici. Da prima la missione presso
i principi cattolici della Germania per promuovere un'allèanza, molto caldeggiata
da Paolo V, contro l'eresia luterana (63); quindi, nel 1609, i negoziati presso il
re di Spagna Filippo III, per ottenere il suo appoggio alla lèga cattolica (64). In
queste laboriose missioni trascorsero due anni. E quando il Santo ritornò a Praga,
verso la metà del 16ro, intese che Policarpo Lèyser era morto (22 febbraio 16ro).
A questa notizia desistette dal proposito di condurre a termine la Luthemnismi H y-
potyposis: « Lasciò - così racconta egli stesso - di dargli l'ultima mano, pèr non
parere che volèsse combattere contro i morti e fare guerra alle ombre, che non
conviene» (65). Dobbiamo crèdere tuttavia che altre ragioni intervennero per dis-

(58) L'opuscolo gli era stato consegnato il 16 sètt. 1607.


(59) Cf. p. I, p. XXIV e p. 26, not. 25.
(Go) « ... licet propter continuas meas occupationes necnon et infirmitates non
potuerim tam cito, ut cupiebam, absolvere, cùm non licuerit nisi successivis (subse-
civis ?) horis scriptioni huic operam dare» (P. I, p. 26).
(6r) Cf. De rebus .Austriae et Boihemiae, p. 21, n. 21; cf. Opera Omnia, vol.
II, p. I, p. XXVIII, n. u7.
(6z) Con quanta pazienza e cura minuziosa il Santo procedesse nèlla revisione
del suo lavoro, si può rilevare dagli Additamenta, riportati dagli Editori in appen-
dice ai tre tomi dell'Hypotyposis.
(63) Cf. De rebus Austriae et Boihemiae, p. 23; L. PASTOR, Storia dei Papi,
vol. 12, pp. 523, 525, 563.
(64) De rebus Austriae et Boihemiae, p. 23 ss.
(65) Ibid., p. 23.
S. LORENZO DA BRINDISI CONTROVERSISTA II3

suadere o impedire il compimento dell'opera. Erano i lunghi viaggi e le continue mis-


sioni diplomatiche che non gli lasciavano più. riposo. Si aggiunga che nel 1609,
durante la sua assènza da Praga, gli unitari avevano ottenuto il libero esercizio del
loro culto in Boemia, ciò che il Santo avrebbe voluto impedire con la sua opera
apologetica (66). Infine, nel 1613, la partenza definitiva da Praga per i nuovi incarichi
che gli erano affidati nèll'Ordine e nella Chiesa. E non pensò più alla Lutheranismi
Hypotyposis. Così, per cause del tutto estrinseche, un'opera di tanta importanza,
intrapresa con fervido slancio e condotta rapidamente a buon punto, da tutti solle-
citata e attesa, restò incomplèta e inedita. E nessuno parlò più di S. Lorenzo con·
troversista.

III. - Scopo DELL' OPERA.

Per poter debitamente valutare la Lutheranismi Hypotyposis, dob-


biamo tener presente lo scopo che il S. Autore si prefisse. Come l'oc-
casione, così anche il fìne fu duplice. L'occasione prossima: la disputa
di Praga e l'opuscolo del Leyser; l'occasione remota: il pericolo della fede
in Germania e in Boemia. Anche lo scopo fu duplice: rispondere a Ley-
ser per ribattere le sue dottrine eretiche, e nello stesso temp6 imprendere
una confutazione generale dell'eresia luterana.
U luteranesimo in Boemia non era un pericolo remoto, o immagi-
nario. Quantunque non avesse ancora diritto di cittadinanza, la sua pre-
senza, la sua influenza si sentiva nella vita di tutti i giorni, la sua pressio-
ne diveniva sempre più forte, incoraggiata dai successi ottenuti in altri
paesi della Germania con l'appoggio dei principi protestanti. Era un pe-
ricolo imminente, e non soltanto religioso, ma anche politico e sociale. A .
scongiurarlo'S. Lorenzo concepì il disegno della Hypotyposis.
L'opera si delinea subito con intendimenti vasti, universali. E' noto
che l'immensa letteratura originata dalla polemica protestante, presenta
per lo più, massime nella prima metà del soc. XVI, un carattere occasio-
nale. Le opere apologetiche rispecchiano in genere delle situazioni concre-
te, hanno di vista determinati avversari, riguardano questioni particola-
ri (67). Ma l'Hypotyposis di S. Lorenzo, che è pure uno scritto occasiona-
le, s'innalza subito ad una visione generale, per uno scopo più vasto.
Al tempo in mi il Santo scriveva, la letteratura controversista era nel
'suo massimo splendore ed aveva dato i suoi frutti più maturi. Tutte le

(66) Cf. Opera Omnia, vol. II, p. II, pp. 213-19, ove il Santo inveisce con
forti parole contro la libertà di culto come er:1 intesa e praticata allora.
(67) Cf. P. PoLMAN, O. F. M., L'Elément historique dans la controvem: reli-
gìeuse du XVI siècle, p. 2, Gembloux, 1932.
rr4 P. GAETANO M. STANO

questioni, tutti 1 punti controversi erano stati ampiamente vagliati, di-


scussi dagli apologisti cattolici in una fioritura di opere pregevolissime
che rappresentano insieme la più poderosa apologia della fede cattolica.
E sono una pleiade. Tutti nomi gloriosi, anche se non tutti meritatamente
ricordati e apprezzati. Alcuni, anzi molti, restarono nell'ombra, non per-
chè oscurati dal fulgore di altri astri più fulgenti, ma perchè le loro ope-
re, già fondamentali, furono più tardi rimpiazzate da altre più recenti e
meglio aggiornate.
Nè, per tutta questa ricchissima produzione, potevano dirsi superflue
nuove opere apologetiche. Restava sempre qualche lacuna da colmare.
C'erano già molti scritti apologetici, a sfondo storico personale, che at-
taccavano Lutero e gli altri corifei del protestantesimo. Tra i più celebri
ricordiamo l'Hypcraspzstes di Erasmo, il Lutherus septiceps - Lutero dalle
sette teste - di G. Cochlaeus, che satireggia drasticamente in Lutero le in-
numerevoli contraddizioni del suo pensiero e i contìnui cambiamenti di
condotta; e soprattutto l'Anatomia Luther;, di G. Pistorius.
Ma l'attacco personale, se pure efficace ai fini apologetici, non può
bastare: è soltanto un capitolo della polemica, e deve essere integrato dal-
la confutazione dell'errore.
Più importanti sono le opere apologetiche a sfondo dottrinale, mas-
sime quelle prodotte durante e per influsso del Concilio di Trento. S. Ro-
berto Bellarmino, nella Prefazione alla sua grande opera, rileva con pia-
cere i numerosi scritti in difesa della fede apparsi in tutto il sec. XVI per
opera di valentissimi scrittori di tutti gli ordini e di tutti i paesi: « pluri-
mae ... doctissimae et (quod necesse erat) longissimae disputationes » (68).
Ma sono per lo più trattazioni staccate, monografie che riguardano que-
stioni particolari,. e non danno una visione completa e unitaria di tutte le
controversie. E Tommaso Stapleton attribuisce l'insuccesso della polemica,
pur fra tanta fioritura di opere, al fatto che gli apologisti. cattolici si era-
no, il più delle volte, arrestati alle questioni particolari perdendo di vista,
o non mettendo nel dovuto risalto, le questioni generali e fondamentali,
che si riducono sostanzialmente ad una: l'autorità della Chiesa (69). Ed
è merito del grande controversista inglese d'aver concentrato l'attenzione
su questo problema fondamentale, facendone il punto di partenza di tutta
la sua argomentazione.
Che cosa mancava ancora ? Mancava una grande sintesi che racco-

(68) De controversiis Fidei, Ad Lectorem, p. 9, Ed. Nèapoli 187r.


(69) TH. STAPLETON, Relectio schòlastica et compendiaria principiorum fidei
(1596), Praefatio. Cf. PoLMAN, op. cit., p. 514.
S. LORENZO DA BRINDISI CONTROVERSISTA

gliesse le risultanze della lunga polemica e le inquadrasse in una visione


unitaria, per offrire agli studenti e professori cattolici, in un vasto disegno
organico, gli argomenti efficaci per una confutazione degli errori prote-
stanti. E quest'opera venne sul finire del sec. XVI: le « Disputationes de
Controveriis Christianae Fidei ad versus huius temporis haeretzcos » (70),
il capolavoro del Bellarmino, che doveva restare il modello classico, in-
superato di teologia controversista.
Ma neppure con quest'opera poteva dirsi colmata ogni lacuna. In
certi. campi non si riesce mai a colmare tutte le lacune. L'opera del Bel-
larmino, nata nella scuola e per la scuola, obbediva ai finì e alle esigenze
della scuola; inoltre, era troppo massiccia e voluminosa per andare nelle
mani di molti, all'infuori della cerchia degli studiosi. Per arginare la pres-.
sione protestante e premunire i cattolici di Praga nella lotta contro l'ere-
sia, occorreva un'opera completa e solida, ma di più facile divulgazione,
una esposizione apologetica agile, pratica, libera dalle rigide norme scola-
stiche, più aderente alle forme che la lotta assumeva nelle particolari cir-
coitanze. L'opera apologetica di S. Lorenzo veniva ìncontro a questo bi--
sogno.

(70) S. RoBERTUs BELLARMINUs S. J., Disputationes de Controversiis Chri'stia-


nae Fidei adversus haereticos huius temporis. - La I ed. (Ingolstadt, 1586-88-93)
è in 3 voll., la II ed. (Venezia 1596) in 4 voli., corrispondenti alle 4 parti in cui
l'opera è divisa. I 3 o 4 voli. in folio avevano raggiunto alla fine del sec. XVII circa
30 edizioni (SoMMERVOGEL, Bibliothèque de la Compagnie de /ésus, tom. I, p.
n56). L'opera del Bellarmino comprende 15 Controversie che abbracciano tutte le
principali questioni dottrinali contro i protestanti, in 4 parti: 1) delle regole della
fede (3 controv.: la parola di Dio scritta o trasmessa oralmente; G. C. capo della
Chiesa; il Romano Pontefice capo spirituale e temporale insieme), 2) della Chiesa
(4 controv.: del Concilio o della Chiesa dispersa nel mondo; dei membri della
Chiesa; del Purgatorio; del Paradiso), 3) dei Sacramenti (5 controv.: dei sacramenti
in genere e in specie, quindi delle indulgenze e del giubileo), 4) della grazia (4
controv.: il primo uomo; la perdita della grazia, il ricupero della grazia: la libertà,
la giustificazione, le opere). « Rien n'échappe au controversiste de ce que l'hétéro-
doxie d'alors avait avancé contre la personne dn Christ, ses attributs et son ré'ìle de
mediateur, ou contre l'Eglise catholique, son chef, ses membres, ses usages, son
culte, ses sacrements, sa doctrine sur la griìce, la justification, le mérite et les bon-
nes oeuvres. Véritable Somme dans ce genre ». F. X. LE BACHELET S. J., art. Bel-
larmin, in Dict. Théol. Cath., t. II, p. I, coi. 589 ss., Paris 1923). - Cf. H. VAN
LAACK S. J., S. Robertus Cardinalis Bellarminus S. f. Ecclesiae: Universalis Doctor,
in Gregorianum, 1931, t. XII,, pp. 515-47, Disputationes Christianae Fidei ... pp.
519-46; J. DE LA SERVIERE S. J., La Théologie de Bellarmin, (p. XI), Paris 1909:
« Aucun n'a, comme B., groupé dans une puissante synthèse l'ensemble des argu-
ments, que l'Eglise romaine oppose aux diverses sectes nées de la grande revolte
de Luther ».
9. - S. Lorenzo da Br.: Studi
u6 P. GAETANO M. STANO

a
Essa>sorse, analogamente quella .del Bellarn:iino (7I ), con irttendi-
mènto d'universalità; ipotiposi « totius. futheranismi »; « Lutheranismi
in universum hypotyposim » (7 2 ). Ma si differer1zià. subito nello scopo.
Mentre il Bellarmino intende fare una trattazione scolastica, e quindi si-
stematica, metodica, abbracciando tutte le questioni controverse e tutti
gli errori protestanti, con un dis'egno loftÌ,cd ed un sistema d'argomenta-
zione rispondente ai fini e alle esigenze della teologia controversista nel-
le scuole; S. Lorenzo invece vùole far uh. manuale pratico ai fini del-
l'apostolàto diretto;. perciò si limita a. cogliere il luteranesimo nei suoi
tratti essenziali e c:aratteristici: « hypotypo~im ac veluti characterismum
describere )> (73). Quindi, se da una parte si sforzerà di abbracciare tutti
gli errori.luterani, dall'altraMn potrà .attardarsinello sviluppo delle sin-
gole questioni per r1on perdere di vista il quadro gener~le e la sintesi. Ed
anche nell'esl?osizione e··confutazione• .deglr errori non procederà col me-
todo rigido della scuola: definizioni, divisioni, argomentazioni concate-
nate; ma subito, accennata brevemente ·1a questione ..in parola, scenderà
in ·medias res,, procedendo· nello sviluppo espositivo e polemico con un
fare libero e. disinvolto, più. vivo, più esuberante; più prolisso, se si vuole.
Resterebbe pertanto deluso chi ricercasse, in ques.t'òpera apologetica
sui generis,·la tratta.zione sisteI11atka secondo. gli schemi della scuola. Non
era intendim~nto del Santo comporre u11 trattato. scolastico;

IV'. - DISEGNO DELL'OPERA.

Lo scopo .essenziale e il· centro del lavoro è, come abbiamo visto, la


confutazione del luteranesimo; Ora per abbattere l'edificio bisogna scal-
k
zarne fondamenta. Base del luteranesimo è la dottrina di Lutero. (74).
Ma per copfutare la dottrina di LuJero; è necessario conoscere l'uomo, so-

(71) « Aggredior de· contro~ersiis fidei advers.umotl'lnis huius temporìs.haeré7


ticos disputare et quaestione~ plurimas e~ diverslssimas in unum quasi locum cogere ~
(De Controversiis, Praef., p. 17). ·
(72) Cf. Opera Omnia, voi; II; p. I, p. 8,351.
(73) Ibid.; p. 8, 351. . . . ..· .. ..
. (74) Qt1antùnquè altri. corifei• del<luteranesimo,. come Melanì:one, Ecolampadio,
Flac~o . Hlirico ecc., abbiano m?lto contdb1Iito •allo. sviluppo .clella •d~ttrina luterana,
tuttavia i .c~pisaldi restano sempre quelli.posti da Lutero... S. Lorenzo· prende cli
mira soprattutto la> clottrina dr Lutt':ro nelle SU<! tesi principali: limitandosi ad ac-
cennare qua e là ançhe. aUa dottrill:l degli. àltri luterani;si occupa particolarmente
di Melalltone quando tratta. della « Confessio Augustana» e dell'Apologia (cf.
Opera .Omnia, "ol. II, p. II, p. 253-324).
S, LORENZO DA BRINDISI CONTROVERSISTA u7
pratt~tto per il suo eccezionale prestigio, Abbiamo dunque due parti ben
distinte: la vita e la dottrina di Lutero: « multa nobis .de vita, multa de
doctrina Lut.heri dicenda .sunt »: sono le. due colonne, le due basi che
sorreggono il luteranesimo, « qllibus concussis et labefactatis, necesse est
ut. corruat » (75). Inoltre il Santo rivolgerà• la sua attenzione all'uomo .che
occasionò.la disputa: Policarpò Leyser. Qui,ndi il piano generale del la-
voro comprende tre parti (76): a) una trattazione preliminare su Lutero,
rappresentante alvivo la figura dell'eresiarca nei tratti più salienti della
sua·personaJità e dèlla·ma vita; per trarne le conclusioni generali ai fini
apologetici; .ed .è la 1 Parte~ la Hypotyposis Martini Lutheri; - b) nella
Il Parte, anzituttò 1~ .descrizione della s-ettaJuterana: H ypotyposis Eccle-
siae Lutheranae (il fondamf nto su. cui. posa, le note che la differenziano
dalla vera Chiesa di Cdsto) e poi l'esposizione e confutazione deHa dottrina
luterana, quale risulta dai documenti pit1 autorevoli, come la Confessio
Augttstana (77) e.l'Apofogia di Melantone; -'- e) 11ellaII,I Parte, dedicata
H
alLeyser, si darà ritrntto fedeJe. dell'uomo e la confutazione delle sue dot-
trine intorno alla .giU:stificazione .e alle buone. opere.
Abbiamo dunque tre I potiposi, .o. meglio tre lati di un'unica gr:andei
Ipotiposi delLuteraniesim?r tre quadri, tre dtratti «.tlltti<eg1:1almente
incisivi, tutti egu.alme;I1te poderosi: di Martin Lutero, cleUa chiesa e dot~
trina luterana, di, Policarpo Leyser » (78). Le. tre parti ~òno distinte, ma
organicame~te· collegate, e si· chiariscono e s'integrano. a vicenda. Va no-
tato soltanto che la distin:~ione tra le parti. non è sempre ~etta. e costano:
te (79); come 'pure la su,ccessiope del~e diverse sezioni e capitoli odisser-

(75) P. I, p. 8. . .·. . . •· .. . . .·.. . . .. . . . •.. . . . ·... •· .. . . • .


(76). «In pi:imis ostendetJ,dum est quis qualisque fuerit Lutherus ...;. et. tandem de
ipsius doctrin.a quae qualisque fuerit; et sic~ opitulante D~o, di'scutièmus doèirintfm
1
a Polycarpo hic. PrCfgae praedicatam, dogmata9ue inter .nps conirovers.a examinabi-
mus » . {cf. Opera Omniti, vol.II, p, I, p. 50). . . ·. . ·
.(77) « Lutheranae doctrinae lapis lyclius » (Opera Omnia, voL
138). ILSanto aveva fra fo
n,
mani un antichissimo esemplare della <r~onfessio Au&u-
p'. u, .. p.

sti:ma », editonel 1539 a Wittenberg (& i.bid., p .. 274); .. · . .. . .


»,
(78) G. MANACORDA, Il « Mariale ». e. la « Lutheranismi. lJypqtyposis in .VOss.
kOm,~ 26 sett. 1948,.p. 3.
•. (79) .Per es. nella! f)atte, che è tutta dedicata a Luter,o, troviamo vai:ie! disser-
. tazioni (le .prime .quattrq, ed. altre ancora,. cf. pp; II6-r34) coi relativi additamenta
(add.II, IV,
III, V, pp; 352-372), c:pe invece riguard.an~
phì logicamente nella, III parte; così pure nellà n nLeyser; ç ~ndn.'.~bero
par;e, della chiesa e dpttrina .lute:
a
rana, si tòrna ancora parlare della p:èrsona di Lutero {pp. 325-45; 462-87 ). Moho
frequenti sono·.le ripetizioni,.'com(! .si.può••ì:ilevare arrche dal contenuto .delle vàrie
disseita~ioni · e dagli J11dici: ve.dere. r:er es: alle i voci Ha~1·etici, Luther~$J ecc.
u8 P. GAETANO M .. STANO

tazioni, massime nella II parte, non è sempre chiara: si nota spesso una
mancanza di collegamento e anche di ordine, una frequenza di ripetizio-
ni: tutti difetti da attribuirsi all'imperfetta stesura in cui l'opera fu la-
sciata ed in parte alla dispersione dei quintemi nella raccolta del mano-
scritto. Se il Santo avesse potuto apportare l'ultima mano, certamente
avrebbe dato un miglior ordine alle parti e ai capitoli, come pure avrebbe
condensato il materiale, eliminando il superfluo: cosa che avrebbe con-
ferito maggiore agilità all'intera opera (80 ).
Delle tre parti, la seconda è quella che occupa l'interesse centrale,
mentre la prima serve d'intròduzione e la terza di complemento.
Ma per il contenuto l'opera potrebbe più opportunamente dividersi
in due grandi parti, l'una di polemica personale, l'altra di polemica dot-
trinale.

I. - Polemica penona/,e.
Sebbene tra una pagina e l'altra balzino spesso altri ritratti minori
(Calvino, Mélantone, Zwinglio, Carlostadio, Ecolampadio, ecc.), i prota-
gonisti maggiori sono Lutero e Leyser, il maestro e il discepolo, l'imma-
gine e lo specchio.
Per riprodurre il ritratto del secondo, il Santo non dovette fare altro
che spingere lo sguardo nell'opuscolo provocatore, dal quale trasparivano
all'evidenza l'animo astioso, il risentimento dell'orgoglio ferito, l'albagia
altezzosa e sprezzante, il linguaggio facile e volgare insieme (8r). Quanto
alle qualità morali del Leyser, S. Lorenzo dichiara di non voler interes-
sarsene (82). Riferisce quel che sa, che cioè egli si è ostentatamente chiama-
to dottore evangelico, che è ammogliato, bene attillato (comptus) e ben for-
nito di quattrini, ciò che non staddice troppo al predicatore del Vangelo;
inoltre, quel che ha sentito dire, che cioè nei pochi giorni che è stato a
Praga, ha ecceduto nel vino; e infine, che si vanta di essere predicatore
di corte, « aulicus concionator »: è una bella cosa, soggiunge argutamente
il Santo, « bonum quidem est praedicare in aula, ubi quidnam veritas sit,

(So)« ... un .ripetersi di dissertazioni che accrescono non di poco la mole del-
l'opera e le d~nno talvolta una tal quale impressione di disordine. Donde sembra,
che pur conservando tutta la sostanza dell'opera, essa si sarebbe potuto facilmente
condensare e ridurla in modo; da risparmiare quasi un intero volume» (D. MoN-
DRONE, art. cit., p. 274 s.);
(Sr) Un breve resoconto del libello del Leyser è dato dal Santo nella II dissert.
àella terza Ipotiposi (p. III, pp. 12-23).
(82) « Relt!ta refero; fides apud lectorem esto » (P. III, p. 17).
S. LORENZO DA BRINDISI CONTROVERSISTA n9

ignoratur », e dove certamente non si fa la vita che conduceva Giov. Bat-


tista nel deserto (83 ).
Ma quel che preme al Santo è di dimostrare che Policarpo Leyser,
è la viva immagine di Lutero: « Ego de homine nihil dico, nisi quod sit
Martini Lutheri viva imago» (84); che è eretico, falso dottore, lupo tra
le pecore, seminatore di zizzania e di veleno. Si sa che i protestanti non
volevano essere tacciati d'eresia, ostentando di predicare il puro Vangelo
e la pura dottrina di Cristo. Il Santo dimostra il contrario, movendo dalle
stesse loro asserzioni e confrontandole con la dottrina delle Divine Scrit-
ture. Nell'Ipotiposi di Policarpo Leyser c'è una intera e lunga sezione che
s'intitola « de notis haereticorum », divisa in 14 dissertazioni (85): sono
una diecina di hote distintive degli eretici, tratte dai Libri Sacri (falsità,
ipocrisia, innovazione nella fede, bestemmia, maldicenza, insipienza, men-
zogna, perversi costumi). S. Lorenzo dimostra che al Leyser convengono
tutti i caratteri dell'eretico, riuscendo spesso a convincerlo con le sue stesse
parole e a ritorcere su di lui le accuse scagliate contro i cattolici. In con-
clusione i cattolici hanno tutto il diritto di alzare la voce 'contro l'eretico e
di mettere in guardia i fedeli contro il lupo.

E' senza dubbio un bel saggio di polèmica personale: vivace, arguta, brillante,
a volte anche esuberante. « Le ingiurie, sia detto per la verità - scrive G. Mana-
corda - non sono certo di calibro inferiore nè di taglio e di p4nta meno tagliente
di quelle scagliate dal Leyser contro i due Padri cattolici » (86). Potremmo chiamar-
lo un costume umanistico, nè nuovo ai tempi di S. Lorenzo, nè spento ai giorni
nostri; sebbene, nella controversia dottrinale oggi si preferisca il metodo irenico a
quello polemico. Ma in tempi in cui gli animi erano estremamente eccitati ed anche
esasperati, l'ardore della polèmica spingeva quasi fatalmente ad apostrofi, invettive,
qualifiche che oggi sarebbero prese per intemperanze di linguaggio. Del resto per
i cattolici era una giusta e quasi inevitabile ritorsione: si trattava di pagare
l'avversario con la stessa moneta. Sono a conoscenza di tutti le ingiurie triviali, i
titoli'. inverecondi lanciati dai protestanti, dietro l'esempio di Lutèro, contro i dottori
cattolici e più ancora .contro il Papa e la Chiesa di Roma (87). Al loro confronto
il linguaggio dei cattolici è moderato e castigato, osserva il Grisar (88). E questo in
particolare devesi dire del nostro Santo, a differenza dell'avversario, il cui libello è

(83) Cf. ibid., p. 149 ss.


(84) P. I, p. 19.
(85) P. III, pp. 3I-I53.
(86) Art. cit.
(87) S. Lorenzo ce ne dà un elenco a pag. 7 della p. I, e altrove.
(88} OfJ. cit., p. 342.
I20 P. GAETANO M •. STANO

pieno di menzogne, di calunniè, d'insulti, di accuse, di invettive (89), Egli potreb-


be tenere verso di lui lo stesso linguaggio, ma per lo più si astiene perchè, come dice
S. Paolo, «. nos talem consuètudinem non habemus, neque Ecclesia Dei» (I Cor. II,
16) (90). Se è costretto ad usare talvolta la maniera forte, lo fa unicamente per com-
battere l'errore, non per odio alla persona, di cui sinceramènte desidera la salute (91);
egli vuole dimostrare con le stesse parole di Leyser chè è lui il maledico, il bugiar-
do, il calunniatore, ecc. onde costringerlo per tal modo a rimirare le sue stèsse fat-
tezze e ravvedersi (92) ..

Assai più nutrita e vivace è la polemica personale contro Lutero.


:s.Lorenzo vi ha dedicato tutta la prima parte della sua opera, convinto
che la rappresentazione al vivo dell'eresiarca sia molto utile ai fini apo-
logetici. Non è da nascondere l'impressione che si sia eccessivamente at-
tardato in questa prima parte, l'Ipotiposi di Lutero. Forse le circostanze ri-
chiedevano in questo settore polemico una maggiore insistenz~ e un più
forte risalto che non si sarebbe dato oggi. Non va dimenticato .che nel
luteranesimo, come anche .nel calvinismo, l'influenza personale del fon-
datore è stata sempre preponderante (93). Quindi, fìnchè ferveva la po-
lemica luterana, era pressochè inevitabile per i cattolici l'attacco a Lutero.
Dopo i noti « panegirici pii » di Giov. Mathesius, gli elogi sperticati di

(89) « Libellus in nos editus, cum sit refertus m~ltis mendaci'is, multis convi-
ciis, et calumniis falsisque diminatìonibus ...; nonnisi· violentis conviciis acerbisque,
maledictis in nos invectus » (p. I, p. 22; cf. p. III, p. 15 e p. 58 ss., ove è riportato
dall'opuscolo del Leyser tutto un florilegio d'insulti contro il Santo e contro il P.
Neubauer). ·
(90) P. I, p. 7 s.
(91) Bellissime parole al riguardo si leggono nell'Addit. IV alla I parte:
« ... non hominis odio, cuius salutem, Deus scit, ex animo peroptamus, sed haeresis
execrationè; canes Dei sumus in custodiam ovium deputati, contra lupos latrandum
et insurgendum nobis est. Fiat Laiserus ex lupo ovis sicut Paulus, et dextras ei li-
bentissime dabimus, sicuti Apostoli dederunt Paulo, postquam ex persècutore factus
fuit praedicator fidei christianae, Erit nobis Laiserùs amicus et .frater carissimus,
si ad nos catholicamque religionem conversus vènerit; si autem, ut ipse minatur,
lupus redierit, non deerunt canes, qui in ipsum et latrent, et insurgant, et insecten-
tur, ac ad turpèm fugam impellant )> (p. I, p. ⇒ 6r).
(92) « Non dicimus haec, Deus scit, quod hominem contumelia afficiamus vel
ut maledicta in nos furiose proiecta, maledicta recompensando aut· retaliando, paria
refèramus ... ; sed ut speculum homini apponamus, quo vultum suum contemplari
et seipsum cognoscere possit, ut, si dici non vult, desinat esse conviciator, calumnia-
tor, etc. )> (p. I, p. 23; cf. p. III, p. 29 ss.).
(93) P. PoLMAN, O. F. M., L'élément historique dans la controverse rèligieuse
du XVI siède, cit., p. 539.
S, LORENZO DA BRINDISI CONTROVERSISTA 121

Giovanni Aurifaber, le prediche di Ciriaco Spangenberg (94), il fanatismo


per il padre del protestantesimo non ebbe più limiti. Giovanni Pisto-
rius, l'autore della celebre Anatomia Lutheri, contemporaneo del Santo,
ci informa che in quegli anni il nome di Lutero era diventato un idolo,
un mito. Dalle cattedre e dai pulpiti, dalle piazze e dalle aule dei palazzi,
a. voce e per iscritto, si acclamava Lutero come ,un. profeta, un apostolo, il
Mosè della Germania, il terzo Elia, il Paolo redivivo, il teandro ossia l'uo-
mo di Dio (95). In una parola, al dire del Santo, « Lutherum tamquam
fidei ,et religionis divinum quoddam culmen et columen colunt » (96).
Era quindi d'attualità la polemica anti-Lutero, ed alle mistificazioni pro-
testanti com'.eniva opporre, per il trionfo stesso della causa della fede, la
verità dei fatti, presentare la figura genuina e nuda del riformatore, con
le sue ombre e debolezze, con le sue contraddizioni e incoerenze.
S. Lorenzo attribuisce dunque un grande interesse a questa parte
della polemica, perchè combattere Lutero è sc:uotere il protestantesimo
dalle fondamenta. Naturalmente per questo capitolo di polemica marca-
tamente storica, che è la base di tutta la sua trattazione apologetica (97),
il Santo dovette sobbarcarsi ad un paziente lavoro di ricerca e di revisio-
ne. E per la giusta conoscenza dell'uomo e della sua opera non soltanto
compulsò le opere polemiche dei principali aùtori cattolici dell'epoca, ma
anche degli stessi protestanti e si mise a contatto diretto con le opere di
Lutero. E sebbene non ci sia facile giudicare quanto il Santo abbia diret-
tamente attinto dalle opere di Lutero, e quanto dagli scritti degli altri
:autori, è certo tuttavia c.he egli ha diligentemente studiato quelle opere

(94) Cf. H. GRISAR, Lutero, p. 541 ss.


(95) Cf. P. PoLMAN, op. cit., p. 245. - Ecco cosa scrive il Santo a questo ri-
,guardo: « ... nemo haeresiarcharum umquam princepsque sectarum, licet longè ma•
ximus, tantus fuit sequacibus suis, atque Lutherus Lutheranis », « ... quinimo vix
tantus sit Moyses Hebraeis, Mahumetes Turcis, quantus ipSè sinceris Lutheranis
,suis ... Hominem faciunt divinitus missum ad curandum populi christiani chironium
vulnus, ad illuminandum mundum, ad reformandam Ecclesiam, ad eruendum e te-
nebris Evangelium, divinarum 'Scripturarum lumen, doctorem omnium doctorum,
.Solonem ac pene deum theologorum, Christi os, Spiritus Sancti elèctum sanctumque
organum » (p. I, p. 46 ss.). - Nell'addit. VI alla p. I sono riportati dal Santo i più
fantastici elogi soliti a tributarsi dai protestanti a Lutero, p. 373 s.
(96) P. I, p. 374.
(97) « Cum constituerimus lutheranismi Hypotyposim demonstrare, historiae
-veritatet? prius in medium afferemus; ut, iacto primo solidoque fondamento, supra
·petram indubitatae veritatis, sècurius superaedifìcare possimus, stabilique structura
;totius aedifìcii molem ad culmen usque perducere » (p. I, p. 50).
122 P. GAETANO M. STANO

-· « nos etiam in Lutheri operibus non incuriose versati » (98) - , e ne


fan fede le moltissime citazioni che, al riscontro, sono risultate tutte esat-
te (99). Anche il grande numero di addìtamenta riportati in appendice al-
la l parte (100) sta a dimostrare il paziente lavoro di ritocco e di revisione.
Sarebbe troppo lungo seguire il Santo nella severa requisitoria çhe
fa dell'eresiarca. Diremo soltanto che tutta la vita di Lutero è passata in
rassegna, nelle quattro ampie Sezioni, che si suddividono in numerosi
capitoli o dissertazioni: il periodo antecedente all'apostasia (Sez. II, dù-
sert. 2, pp. 46-61); la pretesa vocazione alla predicazione del Vangelo puro
(Sez . III, dissert. 7, pp. 62-134); la rottura con Rom.a (Sez. IV, dissert ..
5, pp. 135-199), la sua vita e costumi dopo l'apostasia (Sez. V, dissert. 13,.
pp. 200-345).
Si diffonde particolarmente ad esaminare la pretesa missione o voca-
zione di Lutero, dimostrando come la sua vita e la sua opera siano la
negazione assoluta di quei segni che accreditano l'inviato di Dio e ma-
nifestino invece all'evidenza le note del falso profeta. Anche la sua defe-
zione da Roma è oggetto di una severa disamina per concludere che que-
sta rottura non potè avvenire se non « ,diabolo auctore atque doctore » ( ro1)
e che per la ribellione alla Chiesa e alla sua dottrina Lutero incorse nella
più pestifera delle eresie. La polemica cresce di intensità nell'altra sezione
che descrive la vita e i costumi di Lutero: si conclude che l'eresiarca fu ri-
pieno non già dello spirito di Dio, ma dello spirìto di satana, che è spirito
d'errore, di menzogna, di malizia, ecç.; e pertanto fu uomo diabolico (ro2),.
precursore dell'anticristo ( rn3) e ministro di satana, falso profeta, apostata
e disertore della Chiesa (104), un labirinto d'eresia (105), una fucina di
bestemmie (ro6): in una parola « omnium haereticorum longe pestilentis-
simus maximeque infamis », la cui memoria « est in aeternum damnata
et maledicta » ( ro7); e se tutti gli eretici sono invasati dallo spirito dia-
bolico, « sed Lutherus mihi semper visus est infelicissimus ille, qui ab in--
tegra legione (cf. Mare. 5, 9) possidebatur » (ro8).

(98) Voi. II, p. I, p. 248.


(99) Cf. Praefatio generalis, voi. I, p. I, p. XXIII.
(100) Sono in tutto 26 additamenta, per complessive pp. 160.
(101) P. I, p. 215 ss.
(rn2) lbid., pp. 216 ss.; cf. p. 48.
(rn3) lbìd., pp. rr5, 149, 507..
(xo4) Cf. addit. VI; ibid., p. 374.
(rn5) lbid., p. 235.
(rn6) lbid., p. 305.
(107} lbid., p. 163.
(108) lbid., p. 507.
S, LORENZO DA BRINDISI CONTROVERSISTA 123

Il quadro che S. Lorenzo traccia di Lutero è molto fosco (109). Senza dubbio
l'ardore della polemica può avere spinto a calcare le tinte. Ma egli vede in lui
essenzialmènte l'eretico (no), nel quale si riflettono press'a poco gli errori degli
eretici passati, da Simon Mago ai Manichei, agli Ariani, ai Donatisti, ai Novaziani,
ecc. (u1). Quindi lo giudica e lo bolla con franchezza e libertà apostolica e non
consente alcuna attenuazione nei suoi confronti. Egli parte dal principio che tutte
le eresie sono opera del diavolo, e perciò tutti gli eretici sono reprobi, perversi, lon-
tani dalla verità, corrotti di mente e di costumi (112). Ora Lutero è la sentina di
tutte le eresie; la sua mente e il suo cuore sono un labirinto inestricabile di erro-
ri (u3): di conseguenza è anché « hominum maxime impiorum longe impiissi-
mus » (u4). Non nega che avesse un grande ingegno, ma nega ogni valore e utilità
ai suoi scritti, perchè inquinati· dal veleno dell'eresia; riconosce la sua singolare co-
noscenza delle Divine Scritture, ma gli rimprovera la superba pertinacia nel se-
guire la propria interpretazione, al pari degli antichi ~retici, contro il magistero della
Chiesa (n5). Dalla corruzione della mente consegue la corruzione dei costumi:
Lutero è jl massimo e il più pernicioso degli eretici, e anche il più perverso e il più
empio. Potrà avere avuto delle virtù o delle buone qualità naturali, ma queste sono
viziate in radice e quindi non sincere ma false e ipocrite.

Nessuno creda che S. Lorenzo fondi il suo giudizio su Lutero sopra


principi aprioristici o su opinioni preconcette. Egli si studia in ogni ca-
pitolo di dimostrare con la cura più scrupolosa le sue asserzioni, riportan-
do ad ogni pagina le testimonianze di un gran numero di autori, catto-
lici e protestanti, e adducendo assai spesso le stesse parole di Lutero dai
suoi scritti autentici. Difatti, sull'esempio di Pistorius, si era proposto « in-
corruptae fidei testes ex domo rei adducere ad ipsum revincendum et
damnandum » (n6).
Per i suoi giudizi su Lutero, come abbiamo detto, il Santo si fond~
non soltanto sugli scritti di autori cattolici (come G. Eck, S. Giovanni
Fischer, G. Faber, G. Lindanus, F. Staphylus, S. Hosius, Erasmo di Rot-
terdam), ma anche sulle testimonianze di protestanti (come Melantone,
Calvino, Beza, Ecolampadio, Brentz, Musculus, Selneccerus, Mathesius,.

(109) Leggasi il giudizio complessivo che ne dà il Santo (addit. VI, p. I, p.


374 ss.) in risposta all'apoteosi che ne facevano i protestanti.
(no) « Haeresiarcharum princeps et coryphaeus ».
(n1) Cf. p. I, pp. 224 ss. '
(u2) « Cu.m omnes haereses opera diaboli sint ... omnesque haeretici veritate
privati, mente corrupti, circa fidem reprobi, filii sint nequam ... » (p. II, p. 99).
(u3) lbid., p. 231.
( x14) ]bid., p. 375.
(n5) Cf. p. II, pp. 327, 344.
(u6) Cf. addìt. XIII, p. I, p. 407 s.
124 P. GAETANO M,, STANO

ecc.) (n7). Attinge soprattutto largamente dai due polemisti cattolici, G.


Cochlaeus e G. Pistorius. Il primo, con la sua famosa opera « Lutherus
sc·pticeps » - Lutero dalle sette teste - gli servì di traccia per far risal-
tare, tra le altre qualità difettose di Lutero, le innumerevoli contraddi-
zioni di pensiero e i continui cambiamenti di condotta; il secondo (n8),
con la sua « Anatomia Lutheri », gli offrì lo schema della trattazione del-
la vita e dei costumi: ivi difatti si dimostra che Lutero era invaso dai
sette spiriti malvagi, e tutta la Sezione V della prima Ipotiposi tratta in
tre dissertazioni degli spiriti di Lutero, ossia delle varie manifestazioni
dello spirito del male nella vita e nel pensiero di lui.
Si potrà obiettarè che i giudizi e le notizie riportati da questi autori non ri-
spondano sempre e pienamente a verità, o che il nostro Santo non abbia data tal-
volta la giusta interpretazione alle parole di Lutero (n9). Ma dobbiamo riconosce-
rè che, sulla base delle informazioni possibili ad aversi a quell'epoca, era difficile
scrivere diversamente.
Ad ogni modo, la descrizione .che il Brindisino ci ha dato di Lutero nella sua
Ipotiposi è da ritenersi sostanzialmente esatta: un ritratto fedèle dell'uomo, del
suo carattere, delle sue qualità morali, oltre che una severa disamina dei suoi mol-
tèplici errori. E' un capitolo molto interessante ddla grande polemica anti-Lutero.
Ed è difficile trovare nella letteratura del tempo una trattazione così completa, così
ordinata, così seria sul padre della riforma, come quella che troviamo nella Ipotiposi,
soprattutto dal punto di vista essenziale, in cui il Santo lo ha ravvisato: eretico e
padre della più funesta eresia.
Per i dèttagli bisogna naturalmente tener conto delle fonti d'informazione e
di giudizio. Dal tempo dell'Ipotiposi, scrive il P. Mondronè, « la .figura storica e
psicologica di Lutero· s'è andata sempre meglio chiarendo a mano a mano che i
tempi si facevano più tranquiili, e d'altra parte cattolici e protestanti potevano rac-
cogliersi a studiare con maggiore sèrenità la vita e l'opera dell'eresiarca» (120). E

(n7) Cf. CoNSTANTIN DE PLocoNNEc, Saint Laurent de Brindes Apologiste,


in Coll. Frane., 1937, t. VII, pp. 56-71: l'elenco degli autori cattolici (pp. 62-65) e
protestanti (pp. 66-70) alle cui opere il Santo ha. attinto le sue informazioni.
(II8) Figlio d'un dotto protestante omonimo, anch'egli prima luterano, poi
convertitosi, divenne acerrimo avversario del luteranesimo; tra le altre sue opere
polemiche è famosa l'Anatomia Lutheri (pubblicata tra il 1595 e il 1598), opera che
gli attirò molti improperi da parte dei luterani .(cf. Dict. Théol. Cath., t. XII, p. II,
col. 2231-33, s. v. Pistorius).
(rr9) Per es. a proposito del famoso colloquio col diavolo circa la Messa, rifc:~
rito dallo stesso Lutèro (nel De Angulari Missa ... ) sul quale il nostro Santo ritorna
spesso (cf. p; I, pp. 203-217; 440; 500 ss.), si sa che gli scrittori del sec. XVI e
XVII credevano generalmente che fosse una vera storia; oggi invece i più non ci
vedono che una favola sotto veste rètorica (cf. p. I, p. 204, not. 45; GRrsAR, op.
cit., P· 343).
(120) Art. cit., p. 27I.
S. LORENZO DA BRINDISI CONTROVERSISTA 125

come da parte dei protestanti sono cadute molte illusioni sulla pretesa grandezza
di Lutero, cosl da parte dei cattolici, specialmente dopo .i severi studi del Paulus,
del Denifle e del Grisar, è stata fatta giustizia di alcune dicerie e favolè che aveva-
no ottenuto credito aJ. tempo in cui la polemica era più accesa. Così ad es. si è
spèsso ripetuta l'affermazione che Lutero fosse in commercio col diavolo, invasato
dal diavolo o addirittura figlio del diavolo; che fosse dedito al bere; cosl pure si
esagerò a parlare delle anomalie di pensiero e di sentimento, e delle bugie a getto
continuo, e infine della sua morte improvvisa in seguito a una serata di gozzoviglie.
I recenti studi hanno dimostrato che quelle dicerie erano infondate o esa-
gerate (121). Anche il nostro Santo si fa eco di quelle voci; e a darvi credito con-
tribul non poco lo stesso Lutero con espressioni facili ad essere fraintese. E' chiaro
che tutti questi giudizi valgono quel che valgono.

Ma se non possiamo chiedere a S. Lorenzo un'esattezza irreformabile


di tutti i particolari intorno a Lutero, dobbiamo riconoscere che il suo ri-
tratto o Ipotiposi dell'eresiarca è storicamente fedele nei suoi lineamenti
essenziali. A questo proposito l'illustre luterologo cattolico, Nicola Paulus,
che lesse tutta la Lutheranismi Hypotyposis, compendio!, in queste pa-,
role il suo autorevole giudizio: « In parte historica Laurentius, licet mi-
noris momenti aliqua referat, quae a criticis amplius non admittuntur,
meliores tamen sui temporis historicos sequitur ». Ma i maggiori pregi
sono deUa parte dogmatica, al dire dello stesso critico: « pars dogmatica
est praecellens et optima, theses propositae semper invicte probantur;
tractatus de Lutheri vocatione et de Ecclesia Romana classice redacti sunt.
In toto hoc opere, quod certe magni valoris est, auctor amplissimam eru-
ditionem ostendit » (122).

2. - Polemica dottrinale.
L'elemento più importante della Lutheranismi Hypotyposis, quel-
lo che le conferisce valore di perennità, è la polemita dottrinale, che oc-
cupa quasi interamente la seconda parte (Hypotyposis Eccle,siae et Doctri-
nae lutheranae) e gran parte della terza, ove sono ampliamente discusse
le due questioni sollevate dal Leyser: la giustificazione e le buone opere.
Abbiamo detto che S. Lorenzo intende abbracciare in un quadro
sintetico, per una confutazione generale, tutti gli errori del luteranesimo.
Compito non certo dei più facili. S. Roberto Bellarmino ci dice che le
questioni controverse si erano enormemente accumulate: « plurimae et

(121) GRISAR, Lutero, pp. 343 ss.,, 538 s.


(122) Cf. Praef. gener. (Opera Omnia, voi. II, p. I, p. 4).
126 P. GAETANO M. STANO

diversissimae », e richiedevano, per una debita trattazione, « scientiam


prope infinitam », una profonda conoscenza non soltanto della teologia,
delle Scritture, dei Padri, ma anche delle varie lingue e discipline e di
tutta la storia, antica e recente (123). E trattavasi non già di questioni
marginali e secondarie, di sottigliezze metafisiche, ma dei fondamenti
stessi della fede: la redenzione, la Chiesa, i sacramenti, la grazia, le ope-
re, il libero arbitrio. Ma, come lo stesso Bellarmino opportunamente ri-
levava, quasi tutte le controversie originate dal protestantesimo riguarda-
vano gli art. 9 e IO del simbolo della fede: « Credo nella Santa Chiesa
Cattolica, nella remissione dei peccati, ecc.» (1 24),
Un teologo controversista contemporaneo del Santo, il Beca.no, nel
suo Manuàle Controversiarum, pubblicato nel 1623 (125), enumera 18 q1pi
di controversie nei quali dissentivano dai cattolici tanto i luterani che i
calvinisti, e altri 3 che si disputavano tra cattolici e luterani, oltre una ven-
tina nei quali dissentivano dai cattolici i soli calvinisti, anabattisti e poli-
tici, come egli dice.
Le controversie con i luterani possono così elencarsi (126): 1) della
Scrittura, 2) della tradizione, 3) della Chiesa, 4) del capo della Chiesa,
5) del giudice delle controversie, 6) dell'invocazione dei Santi, 7) del pur-
gatorio, 8) della comunione « sub utraque specie », 9) del sacrificio della
Messa, 10) dei sacramenti, II e 12) della vocazione e del celibato dei chie-
rici, 13) del peccato originale, mortale e. veniale, 14) del libero arbitrio,
15) della giustificazione, 16) dell'osservanza della legge, 17) del merito
delle buone opere; quindi (con i soli luterani): 18) della ubiquità, 19)
della fede dei bambini nel battesimo, 20) della impanazione nella Euca-
ristia. Veramente « vastum illud et immensum controversiarum chaos »,,
scriveva Tommaso Stapleton (127),
Non tutte queste controversie sono della stessa gravità e importanza,
ma molte, direttamente o indirettamente, hanno attinenza con i fonda-
menti della fede cattolica.
S. Lorenzo poteva addentrarsi con cosciente sicurezza in questo « ma-
re magnum » grazie alla sua sconfinata erudizione sacra e profana, alla
perfetta conoscenza della S. Scrittura e delle lingue bibliche, alla pro-
fonda preparazione teologica e alla conoscenza che aveva del luteranesimo.

(123) Disputationes de controversi'is christianae Fidei, tom. I, Praef ., p. 17.


(124) lbid., p. 22.
(125) MARTINUs BEcANUs S. J., Manuale Controversiarum huius temporis in
quinque Libros distributum.
(126) lbid., Praefatio.
(127) Relectio principiorum fidei ... Pracfatlo. Cf. P. PoLMAN, op, cit., p. 516.
S. LORENZO DA BRINDISI CONTROVERSISTA 127

La materia che il Santo abbraccia nella sua opera apologetica è assai


vasta, e risalterebbe ancora di più se fosse sfrondata dal materiale super-
fluo e ingombrante. Basta dare uno sguardo alle singole dissertazioni
per convincersi che l'Autore non ha dimenticata nessuna delle questioni
controverse nella polemica luterana. Nulla sfugge al suo occhio sagace.
Egli maneggia con assoluta padronanza là complessa e intricata materia.
E se non può attardarsi nelle singole questioni, perchè a lui preme la vi-
sione d'insieme e la sintesi, tuttavia non manca, sia pure di passaggio e in-
cidentalmente, di ribattere ciascun errore in particolare e di fornire in suc-
cinto gli elementi per una solida dimostrazione.
E' difficile trovare in un'altra opera di quell'epoca ~ se si eccettuano
le trattazioni sistematiche del Bellarmino e del Becano - un catalogo jpiù
completo delle eresie luterane. Esso si può facilmente ricavare dall'attenta
lettura dei tre grossi tomi dell'Hypotyposis, ove peraltro manca un pre-
,ciso ordine dispositivo nella trattazione delle singole eresie. Accen-
neremo soltanto alle principali: la S. Scrittura unica regola di fede
,ed interprete di se stessa (P. II, pp. 256-258); la fede' intesa come
un moto fiduciale del cuore (III, 240); la sola fede giustifica (III,
236-252); la giustificazione come estrinseca imputazione dei meriti
,di Cristo (III, 207-218); inutilità delle buone opere (III, 159-174);
il culto della Vergine e dei Santi, condannato (II, 313); l'efficacia
,dei sacramenti, impugnata (II, 302), la verginità e la castità, vili-
pese (II, 301-314); solo peccato, l'infedeltà (II, 398, 501 ss.), ecc., senza
parlare degli errori riguardanti la Chiesa. ,
Ma le questioni principali alle quali il Santo ha dovuto dare mag-
,giore risalto e sviluppo, per l'occasione e lo scopo dell'opera, sono quelle
due fondamentali della giustificazione pe1· la fede e del valore delle buo-
ne opere, alle quali era stato provocato dalla stessa polemica leyseriana.
Esse vengono trattate ex professo nella III parte, che si presenta co-
me la più organica e la più rifinita: nella sez. III (5 dissert.) si espone
e difende la dottrina cattolica circa le buone opere, in risposta alla prima
predica del Leyser; e nella sez. IV (6 dissert.) la dottrina della giustifica-
zione per la fede, in risposta alla seconda predica del medesimo.
Queste due questioni, strettamente connesse, ci offrono una sintesi
dottrinale di alto valore non priva di originalità nel metodo, e sono un
buon saggio della teologia controversista del Santo, di cui ci rivelano suf-
ficientemente i pregi, il valore e il metodo. E possono essere - come
P. GAETANO M. STANO

già sono state - oggetto d'un accurato studio storico-teologico, al quale


rimandiamo per l'esposizione analitica e per le conclusioni (1 28).
La dottrina è quella tradizionale della Chiesa, corroborata da un
buon numero di prove sulla base della Scrittura e dei Padri. Polemizzan-
do col Leyser su questi due argomendl tocca, almeno indirettamente, va-
rie questioni connesse, come l'essenza, le cause e le note della giustifica-
ziooe, la giustizia e il peccato originale, il merito ecc., di cui peraltro non
ci dà una trattazione approfondita e sistematica quale potrebbe ricercarsi
in un manuale di scuola.
S. Lorenzo non ignora i numerosi e ottimi trattati cattolici sulla ve-
xata quaestio delle buone opere (129), e perciò si limita a ribattere i sofi-
smi del Leyser, dimostrando la verità della dottrina cattolica con argo-
menti desunti in gran parte dalla Scrittura (un capitolo speciale è dedi-
cato alla lettera di S. Giacomo, respinta da Lutero perchè apertamente
contraria alla sua tesi, pp. 184-192; l'apparente contraddizione tra la dot-
trina di S. Paolo e quella di S. Giacomo è :risolta brevemente ma chiara-
mente, p. 188 ss.). Così pure nella questione della giustificazione il Santo
segue passo per passo il suo avversario, dimostrando la falsità delle sue
asserzioni, con particolare risalto alla tesi della fede , giustificante.
Ma c'è un'altra questione (o meglio un complesso di questioni) che
è stata assai più ampiamente sviluppata, sebbene non per sè direttamente,.
ma per riflesso della tesi opposta: la Chiesa, la sua costituzione, il suo ma-
gistero. Tutta la. seconda parte dell'Ipotiposi, che è dedicata alla Chiesa
lut~rana e alla sua dottrina, è al tempo stesso una vigorosa apologia della
Chiesa Cattolica_. In essa possiamo facilmente trovarvi quasi tutti gli ele-
menti per ricostruire l'intero trattato de Ecclesia, come ha dimostrato il
P. Costantino da Plogonnec in un'altra recente monografia (130). Anzi

(128) BENEDICTUS A S. PAULO, O. F. M. Cap., S. Laurentii Brundusini O. M.


Cap., doctrina de Iustificatione. Studium historico-theologicum. Dissertatio ad lau-
ream in Fac. Theol. Universitatis Grègorianae. Patavii-Brixinae. 1939 (cf. recens.~
P. AMEDAEus A ZEDELGEM, O. F. M. Cap'., in Coll. Frane., 1941, t. XI, pp; II4-II9).
Oltre ai tre volumi dell'Hypotyposis l'A. attinge anche agli altri volumi dèll'Opera ·
Omnia, ove pure sono frequenti accenni alla dottrina in questione.
(129) « Dogma hoc de bonis operibus a catholicis Doctoribus tractatur, non
solum vere sècundum doctrinam fìdei divinasque Scripturas, verum etiam distincte,
dare, luculenter ac optima sèrvata doctrinae methodo » (Cf. Opera Omnia, vol. II,.
p. III, p. 162).
(130) CoNsTANTIN DE PLoGONNEc, O. F. M. Cap., L'Apologie de l'Eglise par
Saint Laurent de Brindes. Thèse présentée pour le Doctorat à la Faculté de Theo-
logie de l'Univ. Grégoriennè de Rome. Paris 1935.
S. LORENZO DA. BRINDISI CONTROVERSISTA 129

questa trattazione, più che le altre, conferisce un vivo interesse apologe-


tico a tutta l'opera.

Ed ecco come procede il Santo nella sua dimostrazione. Nella sez. I. (3 dissért.)
tratta del f andamento della chiesa luterana: « questa poggia sull'infrangibile roccia
della parola di Dio » - gridano ad una voce i luterani -; << essa poggia unicamente,
in definitiva, sull'autorità di Lutero», risponde e dimostra S. Lorenzo: di Lutero,
che rigetta la tradizione e pervertè le Scritture (131). Devesi conchiudere che, men-
tre la Chiesa cattolica fondata da Cristo sulla roccia di Pietro è una costruzione
salda e incrollabile, la chiesa lutérana, fondata sopra Lutero e la sua fallace autorità,
è inconsistente e labile (132).
Passando quindi (sez. II) dai fondamenti all'edificio stesso, analizza minuta-
mente le qualità distintive della chiésa luterana. A base del ràgionamento è l'assio-
ma evangelico che << ogni albero -buono produce frutti buoni, e ogni albero cattivo
frutti cattivi» (MATT. 7, 17). Ora per riconoscere l'albero buono piantato da Cristo,
bastérà esaminare i frutti ossia le qualità.
E qui si susseguono otto dissertazioni, che sono tra le migliori di tutta l'opera,
in bell'ordine, con un crescendo di vigore dialettico e polemico. Per ogni disserta-
zione, tré battute: la prima rappresenta la maggiore: - si dimostra alla luce della
tradizione che le qualità o note della vera Chiesa di Cristo sono queste e queste;
- la seconda è la minore: nessuna di quèste note compete alla chiesa luterana,
mentre invece tutte rifulgono luminosamente nella Chiesa di Roma: - dunque -
la conclusione - la chiesa luterana è falsa, e bisogna riçonoscere la Chiesa di Cristo,
che è la Chiesa di Roma.

Abbiamo in questa sezione l'intera trattazione delle note della Chie~


sa, sviluppata con metodo tipicamente apologetico (1 33). Tra le note (che
in sostanza sono le quattro tradizionali: unità, santità, cattolicità, aposto-
licità), la prima e fondamentale per S. Lorenzo, è la santità (134), che
balza immediatamente all'occhio, nella sublimità della sua dottrina, nella
virtù e nell'eroismo dei Santi, nella luce dei miracoli, nella fioritura di
istituzioni sante; e questa nota rifulge mirabilmente nella Chiesa di Ro-
ma, mentre manca assolutamente nella setta luterana. E qui viene a pro-
posito la descrizione dei perniciosi frutti maturati dalla dottrina di Lute-
ro nella sua setta, con la crescente decadenza morale,. lamentata e denun-
ziata dagli stessi protestanti più autorevoli (1 35). Seguono altre due note

(131) P. II, pp. 2y37.


(132) lbid.,
pp. 37-40.
(133) lbid.,
pp. 79-252.
(134) lbid.,
p. 127.
1)35) pp. 230-252; cf. p. 82 « vera sanctitas tantum inter christianos re-
P. II,
peritur: extra Ecclesiam species tantum sanctitatis et pietatis reperiri postest ». - Può
recare meraviglia che pèr S. Lorenzo la santità sia la « nota praecipua » della vera
Chiesa (de sanctitate, quae Ecclesiae Dei in munda nota praecipua est», p. II, p. 127),
J>. GAETANO M. STANO

essenziali: l'unità e l'apostolicità; unità di origine, di fede e di governo;


apostolicità nella successione e nella dottrina. Largo sviluppo viene dato
a ciascuna di queste due note, specialmente all'apostolicità: l'unione dei Ve-
scovi successori degli Apostoli, e l'unione col Vescovo di Roma, successore
di Pietro: ecco il sigillo autentico dell!apostolicità, qualità essenziale ed in-
derogabile della vera Chiesa, che non può competere alla chiesa luterana.
Tra le altre qualità che si riscontrano nella Chiesa di Roma e difettano in
quella protestante, sono la cattolicità e la mirabile fecondità, che si mani..
festa incessantemente nella conversione dei popoli e nella fecondità delle
opere. Infine la perenne vitalità e indefettibilità.
In queste pagine che trattano della Chiesa, il Santo ha trasfuso tutta
la passione del suo animo di apostolo. Egli le ha sviluppate con singolare
dovizia di prove e di riferimenti, tutti tratti dalle Scritture e dai Padri.
L'immagine della vera Chiesa, rifulgente delle preziose doti di cui Cristo
l'ha arricchita, in contrapposizione alla desolante visione della chiesa lu-
terana, << synagoga satanae », è la dimostrazione più evidente della verità
e la più chiara condanna dell'eresia e dell'opera di Lutero.
La dimostrazione. ecclesiologica di S. Lorenzo si basa essenzialmente
sulla prova delle note. Va ricordato a questo proposito che l'argomenta-
zione per la via delle note, nella sua forma attuale, è sorta nel sec. XVI,
durante le controversie della fede contro i protestanti. Sembra essere stato
il Card. Hosius il primo a utilizzare le proprietà della Chiesa in funzione
di note a scopo apologetico. Virtualmente però questa prova è molto an-
tica e risale ai Padri, per i quali in sostanza c'è identità tra argomentazione
ex proprietatibus e argomentazione ex notis. S. Lorenzo attinge le sue
prove in grandissima parte dai Padri (r36).

V. - METODO.

Ci resta da parlare del metodo dell'l potiposi. Il Santo così lo defini-


sce: « Utemur ... medio quodam genere inter oratorium et scholasti-
cum » (1 37). Un genere intermedio dunque tra quello propriamente ora-
torio e quello strettamente scolastico.

mentre i Padri e i Tèologi comunemente assegnano il primato alla nota ddl' aposto-
licità. Forse per lo scopo pratico e apologetico che il Santo si prefiggeva, la nota
della santità .aveva un più efficace valore dimostrativo, non intrinseco, ma éstrin-
seco, per il marcato contrasto. esistente, sotto questo riguardo, tra la Chiesa cattolica
e la setta protestante (cf. P. CoNSTANTIN, op. cit., pag. 23).
(r36) lbid., pag. 92 seg.
(r37) P. I, p. r3.
S. LORENZO DA BRINDISI CONTROVERSISTA

Che non sia il genere oratorio, risalta chiaramente dal · confron-


to con le altre opere del Santo, per es. il Mariale. Che non sia un:
genere scolastico, balza evidente al raffronto con le Controversi-e
di S. Roberto Bellarmino: non è la forma e la maniera cne si ado-
prerebbe da una cattedra teologica; ma neppure quella che si usa dal
pulpito d'una chiesa. C'è uno sviluppo espositivo, una ricchezza d'infor-
mazione, un sistema d'argomentazione che non è quello del sermone di
Chiesa. Forse l'esposizioné del Santo può avere un raffronto più vicino
col metodo e con la tattica usata in. un contradittorio animato, ma soste-
nuto, ove l'arringatore espone e difende la sua tesì senza perdere mai di
vista l'avversario, sforzandosi di confutarlo fino in fondo per via di ra~
gionamento, ma con una certa libertà di movimento, valendosi di tutte
le armi a sua disposizione per raggiungere più efficacemente l'intento (138).
S. Lorenzo non è un professore di cattedra e neppure un semplice ora-
tore: è un apologista in azione, nel pieno fervore della lotta. La sua trat-
tazione, sorta in un clima di lotta, risponde alle esigenze immediate del-
1'apostolato per la difesa della fede, e potrebbe definirsi: una confuta-
zione pubblica e aperta del luteranesimo.
Tuttavia San Lorenzo ci tiene a precisare che il suo metodo non è
nè scolastico nè oratorio, ma un po' l'uno e un po' l'altro: intende sod-
disfare alle esigenze di una soda trattazione, con un ordine e una forma
sua propria e con delle conclusioni solidamente fondate, sulla base di prin-
cipi, di dati e di argomentazioni appropriate sull'esempio dei Padrì e dei
Dottori cattolici (139). Un metodo dunque anche un po' filosofico: « ... Me-
dio quodam genere inter oratorium et scholasticum, ferme philosopM-
,co » (14°).
Dunque la Lutheranismi Hypotyposis non è una trattazione per
1a scuola, ma non è neppure un semplice trattatello d'indole popolare, co-
me ad es. quello del P. Giovanni da Fano, uno dei primi italiani oppo-
.sitori di Lutero (141).

(138) Cf. CoNsTANTIN DE PLoGONNEC, Saint Laurent de Brindes Apologiste,


in Coll. Frane., 1937, t. VII, p. 57 ss.
(139) « ...rationibus veris solidisque veritatis probationibus, inanibus argu-
,mentis et sophismatibus... , more sanctol'um Patrum et catholicorum Doctorum »
(Ope1·a Omnia, vol. II, p. I, p. 7 ss.).
(140) P. I, p. 13.
(141) GIOVANNI DA FANO, O. F. M. Oss. (poi Cap.), Opera utilissima volgare
,contra le pernitiosissime heresie lutherane per li semplici, pubblicata nel 1532. Cf.
F. LAUCHERT, Die italianischen literarischen Gegner Luthers, pp. 328-31, Freiburg
:i. Br., 1912.
10. - S. Lorenzo da Br.: Studi.
P. GAETANO M. STANO

S. Roberto Bellarmino scrisse le sue Controversie per la scuola, il


Cappuccino Giovanni da Fano si rivolgeva al popolo umile e semplice:
S. Lorenzo si rivolge insieme ai dotti e agli umili, per tutti impegnare
nella difesa della fede cattolica. Potrebbe sembrare una pretesa irrealiz-
zabile. Eppure la principale nota d'originalità del nostro Santo è forse
questa: d'aver saputo fare una esposizione apologetica dotta e divulgativa
ad un tempo, un manuale di pensiero e di vita, che, mentre viene incontro
all'apologista ed al teologo, offrendo una chiara visione ed una vigorosa
difesa della dottrina cattolica, riesce a destare l'interesse per le più alte e
contrastate verità in ogni persona del ceto colto (1 42 ). Un metodo dun-
que tipicamente apostolico.
Per la sua tecnica il metodo di S. Lorenzo nell'Ipotiposi è stato de-
finito sintetico-polemico (r43 ). E credo che .la definizione sia giusta. Il Santo•
ha voluto tracciare un'es'posizione sintetica del luteranesimo e coglierne gH
elementi essenziali (« ...totius lutheranismi hypotyposim ac veluti chctracte-
rismum describeremus », p. I, p. 8) per un'efficace confutazione in blocco..
Non è stato suo intendimento fare un'esposizione e confutazione detta-
gliata. Perciò si è soffermato semplicemente sui f andamenti della dottrina·
luterana, cioè sull'autorità personale di Lutero e sui documenti dottrinali
più autorevoli (come la Confessio Augustana e l'Apologia) e sui fonda-
menti della chiesa luterana, allo scopo di dimostrare che essa non possie-
de nessuna delle note della vera Chiesa di Cristo. In tal modo è refutater
tutto il luteranesimo. Quanto alle questioni particolari, non si è sofferma-
to, ad eccezione di quelle due alle quali la polemica leyseriana l'aveva.
provocato: per le altre si limita a semplici accenni.
E questa osservazione è importante, per giudicare debitamente del:
valore dell'opera stessa, e per non fare dei confronti fuori luogo, per es. con.
le Controversie del Bellarmino.
Il metodo del Santo è anche polemico. E questo non ha bisogno &
dimostrazione: il suo scritto, occasionato da una polemica, si sviluppa
tutto su un piano polemico. Egli è un controversista, e segue le leggi dell- ·
la teologia controversista. Mentre la teologia scolastica segue un metodo
rigidamente logico nell'esposizione e nell'argomentazione, aderente alla
visione teoretica della verità e alla gerarchia dei valori dimostrativi, clan-.
do largo sviluppo all'elemento speculativo, la teologia controversista inve-
ce segue un criterio pratico, una tattica diremo opportunistica, ed usa l'e-
lemento metodologico in
funzione della polemica: quindi sceglie e svi-•

(142) CoNSTANTIN, op. cit., p. 59.


(143) BENEDICTUs AS. PAULO, op. cit., p. XXII.
S. LORENZO DA BRINDISI CONTROVERSISTA 1 33

luppa quegli argomenti che hanno maggior peso ed efficacia dimostrativa


nella discussione.
Ma l'opera apologetica di S. Lorenzo si differenzia dalle altre opere
di teologia controversista, particolarmente da quella del Bellarmino, per-
chè, come abbiamo detto, non è una trattazione sistematica per la scuola,
ma un manuale apologetico per i fini pratici dell'apostolato diretto. Nel
Bellarmino e' è un rigoroso metodo di sistemazione, che si nota anche nel-
l'impiego dei minimi dettagli (1 44). Invece nell'Ipotiposi la trattazione è
più libera, più sciolta; non segue rigorosamente uno schema; inoltre risente
fortemente dello stile oratorio, così familiare al Santo: e quindi è più vi-
vace, esuberante, talvolta anche prolissa.

Ma la nota polemica è fortemente marcata. S. Lorenzo prende di mira l'av-


versario pèr demolirlo, per abbattere tutto l'edificio luterano. E' intransigente nella
polemica, come inesorabile nell'azione. Nessun compromesso è possibile con gli
eretici; e fìnchè persistono nell'èrrore e si adoperano a diffonderlo, sono da dete-
stare, da fuggire, da combattere. All'eresia, guerra senza quartiere. L'erèsia è la
peste esiziale che dèv'essere risolutamente scansata; è il cancro che deve essere
estirpato. Non si può concedere libertà: all'errore, perchè, ripete le parolè di S. Ago-
stino: « Ntùla est peior mors animae quam libertas erroris » (145). E la tolleranza
degli uomini politici è una crudele e fatua pietà, è un oltraggio alla fede (146),
E non sembri eccessiva questa séverità del Santo. Occorre rifarci ai tempi, e
ricordàre quali funesti danni arrecava l'eresia da quasi un secolo all'Europa. Già
altri, polemisti prima di S. Lorenzo avevano rifiutato ogni approcciOI coi protestanti
e richiesto insistentemente l'estirpazione totale dell'eresia: per ès. Caterino, De Ca-
stro, Hosius, che a tale scopo si rivolse perfino al re Enrico di Valois (147).
Il Santo cònosceva bene, per propria lunga esperienza, quella genia di èretici,
la loro ostinazione, le loro subdole arti. Quindi, con franchezza apostolica, poteva
additarli quali seminatori di zizzania, serpènti velenosi, anticristi, lupi rapàci che
fanno strage intorno all'ovile di Cristo, per mettere in guardia i cattolici dal peri-
colo. D'altra parte non devesi dimenticare che i protestanti tènevano la stessa in-
transigenza dogmatica nei confronti dei cattolici.
Ma la severità, che è conseguenza d'inflessibili principi, è tèmperata dal desi-
derio vivissimo che egli nutrè perchè gli avversari si ravvedano e ritornino all'ovile
di Cristo (148).
Che se qualcuno facesse le meraviglie per la differenza marchevolissima tra lo

(144) Cf. P. PoLMAN, op. cit., p. 515 ss.


{145) Opera Omnia, vol. II, p. II, p. 218.
(146) lbid., p. 219.
(147) Cf. PoLMAN, op. cit., p. 366. ,
{148) Cf. le varie dissertazioni della sez. III, nella II Ipotiposi, ove la dimostra-
zionè delle note della vera Chiesa termina quasi sempre con l'invito ai protestanti
a desistere dall'errore e abbracciare la verità.
1 34 P. GAETANO M. STANO

stile calmo, sobrio, sereno del Bellarmino nelle sue Controversie, e quello vivace,
impetuoso, aggressivo dcll'Ipotiposi, si potrà rispondère che il Bellari:ni_no_ scrisse
la sua opera a Roma ove la Riforma protestante era conosciuta attraverso 1 hbn (149),
S. Lorenzo invece scriveva a Praga, ove la pressione dtgli eretici era assai forte e
la lotta più accesa.

Nell'impiego del suo metodo apologetico S. Lorenzo lascia comple-


tamente da parte ogni argomentazione metafisica, che non sarebbe stata
accetta agli avversari, ma soltanto derisa. La sua argomentazione è poti-
tiva, come è proprio della teologia controversista. Inoltre si astiene a bello
studio da ogni riferimento alla dottrina del Concilio di Trento (nei tre
tomi egli cita il Tridentino solo 5 volte e mai per dimostrare una tesi) (1 5°),
e non adduce nella polemica dottrinale neppure i dottori cattolici più re-
centi, perchè a priori sospetti ai luterani (1 51): così ci spieghiamo come
anche il Bellarmino, la cui dottrina sulla giustificazione ebbe sul Santo
un largo influsso, non venga citato se non assai raramente (15 2 ). Il Santo
combatte la dottrina avversaria ricavandola dalle sue stesse fonti: « ex in-
dubitatis Lutheri operibus tamquam ex domo rei testes adducere » (153).
E soprattutto si sforza di mantenersi nello stesso terreno dell'avversa-
rio e di combattere con le sue stesse armi. E finchè può, cerca di mante-
nersi a ·contatto, accettandone anche le definizioni, se queste, pure inade-
guate, possono in qualche modo prestarsi ad una retta spiegazione.
Così, ad esempio, al principio della trattazione sulla Chiesa, parte da
questa definizione: « La società degli uomini che posseggono, per la gra-
zia divina, la vera fede e la vera religione » • « intelligimus Ecclesiam nihil
aliud esse quam populum vera fide veraque religione divino munere im-
butum » (1 54). La definizione può sembrare inadeguata; ma, se spiegata
a dovere, contiene, almeno implicitamente, tutti gli elementi essenziali,
che appunto sono compresi nella nozione di vera fede e vera religione.
Si obietterà tuttavia che la definizione tralascia un elemento molto im-
portante, che non può passarsi sotto silenzio nella polemica contro i pro-
testanti: la sottomissione ai legittimi Pastori e al Sommo Pontefice. Ma

(149) « Les auteurs y trouvaient en effet une athmosphère dè calme qui con•
trastait singulièrement avec l'agitation violente qui troublait alors la plupart des au-
tres pays chrétiens ». PoLMAN, op. cit., p. 541.
(150) Cf. BENEDicTus A S. PAULO, op. cit., p. 156.
(151) P. I, p. 407.
(152) BENEDicTus A S. PAuLo, op. cit., p. 163.
(153) P. I, p. 407.
(154) P. II, p. 26.
S. LORENZO DA BRINDISI CONTROVERSISTA 135

si può osservare che S. Lorenzo è appenà al principio della discussione,


ed ha bisogno di partire da una base comune, ammessa anche dai suoi
avversari, per i quali è pacifico che la Chiesa di Cristo è la società dei
veri credenti. Se fin dal principio avesse incluso esplicitamente nella no-
zione della Chiesa l'elemento gerarchico, ogni discussione coi protestanti
sarebbe stata inutile (1 55). Ma quando in seguito svilupperà più distinta-
mente il concetto e la nozione della Chiesa di Cristo, saprà bene insistere
sulla necessità del vincolo gerarchico, che è il sigillo autentico dell'apo-
stolicità.
In una discussione teologica coi protestanti, base d'ogni argomen-
tazione doveva essere necessariamente la S. Scrittura. I protestanti affer-
mavano di volere discutere soltanto con la Scrittura alla mano. S. Loren-
zo li attende su questo terreno, ed è pronto a battersi con le stesse armi.
La conoscenza che egli aveva dei Libri Sacri e delle lingue bibliche origi-
nali gli permetteva di affrontare tutte le questioni sollevate dagli avver-
sari e di risolverle vittoriosamente, come pure di avvantaggiarsi nell'of-
fensiva contro i medesimi.
Perciò non ha alcuna difficoltà ad accogliere la sfida del Leyser: « Non
detrectamus in hanc arenam descendere solis Divinae Scn'pturae armis
decertaturi » (156). E per conto suo saprà battersi a meraviglia, con un'e-
segesi aderente al senso letterale, basata sul testo, anche originale, conte-
sto e luoghi paralleli. E riuscirà facilmente ad aver ragione dell'avversa-
rio. Per riferire un solo es.: i protestanti d'allora sofisticavano (e così anche
in seguito) sul noto testo del Primato di Pietro (Matt. 16, 18), obiettando
che Cristo disse non già: « Tu es Petra», ma, in forma aggettivale « Tu
es Petrus ». S. Lorenzo fa semplicemente osservare che nell'originale ara-
maico la forma è sostantivale, « Kepha », e questa significa precisamente
« pietra, roccia», ossia fondamento della Chiesa (157),
Tuttavia egli fa garbatamente osservare all'avversario che col princi-
pio della Scrittura sufficiente a se stessa non potremo neppure sapere quali
sono le Scritture: << Sed tamen opus est quaerere a Polycarpo: quibusnam
Scripturis agendum est?» (158). Tanto più che il Leyser, ignaro dell'ebrai-
co, aramaico e greco, avversario della Volgata, ammette soltanto la ver-
sione di. Lutero, che tuttavia non contiene tutte le parti della S. Scrittu-
ra e dagli altri eretici (Calvinisti, Zwingliani, ecc.) è rigettata: « Quomo-

(155) Cf. CoNsTANTIN, op. cit., p. 4.


(156) P. II, p. 496.
(r57) P. II, p. 167-.
(158) lbid., p. 496.
P. GAETANO M. STANO

<lo igitur cum isto ho mine agendutn? quomodo ex Sacris Litteris dispu-
tandum? » (1 59).
Dovendo quindi trattare della questione di principio, non la dà vinta
all'avversario. Nella Prefazione generi/e, in due paragrafi distinti, dimo-
stra l'utilità e la necessità della tradizione; non solo, ma arriva a cogliere
]'avversario in contraddizione con se stesso: mentre infatti da una parte
egli rifiuta la tradizione, dall'altra vi ricorre volentieri quando gli fa como-
do. Questo non va bene, dice il Santo: il buon codice cavalleresco vuole che
si combatta ad armi pari: « Lege monomachiae nonnisi paribus armis pu-
gnari debet » (160). Dunque anch'egli ricorrerà, quando occorre, alla tradi-
zione per affiancare e corroborare l'argomento della Scrittura; ricorrerà ai
Padri, a quegli antichi e venerandi Padri, santi, dottissimi, versatissimi nelle
Scritture, vicinissimi ai tempi apostolici e quindi più fedeli interpreti della
dottrina degli Apostoli: essi hanno compreso le.Scritture assai meglio che i
novatori: « Existimamus S. Scripturam longe melius intellexisse quam no-
vi isti homines, qui ne cum minimo quidem illorum sunt pietate vel erudi-
tione conferendi » (16!). E le citazioni dei Padri sono frequentissime (162)
ed aggiungono peso all'argomento scritturistico: se non dal punto di vista
dogmatico (perchè i protestanti non attribuivano alcun valore dogmatico
alle dottrine dei Padri), certamente dal punto di vista esegetico-storico, di-
mostrando quella continuità e quella concordia che è sicura garanzia del-
la retta· interpretazione della Scrittura.

La Lutheranismi Hypotyposis, l'unica opera che nell'intendimen-


to del Santo era destinata alle stampe, anch'essa rimase a dormire il son-

(159) lbid.
(160) P. I, p. n. Si sa ché per i protestanti era un principio inconcusso la
sufficienza della S. Scrittura ed il ripudio della tradizione. Ma in pratica la cosa
andava diversamente, per la necessità di difendersi dal rimprovero déi cattolici di
apportare innovazioni in materia di fede: di qui il ricorso all'antica tradizione, agli
antichi Padri; di qui il bisogno di antidatare la loro dottrina, attribuendola ai
Padri più illustri dei primi secoli, che avrebbero conservata intatta la fede dei Van-
_geli, da cui la Chiesa di Roma si sarebbe sempre più staccata attraverso i secoli.
Ma in tutti i casi attribuivano alla tradizione un'autorì.tà puramente storica. (Cf.
·PoLMAN, op. cit., p. 539 s.).
(16I) lbid., p. 12. - Tutti i grandi controversisti cattolici del sec. XVI e XVII
(e come, in pratica, anche gli avversari) hanno sempre dato grande rilievo all'argo-
-mento della Tradizione.
(162) Il P. GmoLAMO DA PELLETTE ha calcolato che nei tre tomi dell'Ipotiposl
sono citati oltre 3000 testi patristici, da circa 300 opere di ben 70 scrittori (op. cit.,
p. 1 97),
S, LORENZO DA BRINDISI CONTROVERSISTA 1 37

no dell'oblio; e soltanto dopo tre secoli è uscita a vedere la luce. Non fu


pubblicata al suo tempo, perchè lasciata imperfetta. Dobbiamo sincera-
mente rammaricarcene. Se fosse stata subito data alle stampe, anche così
come il Santo la lasciò, avrebbe sicuramente reso grandi servigi alla causa
della fede, offrendo preziosi elementi di chiarificazione e d'orientamento
nella lotta contro l'eresia; e avrebbe arricchito la teologia controversista
d'una bella fulgida pagina.
L'Ipotiposi poteva .e doveva essere il capolavoro di S. Lorenzo. Ma
forse non lo è, nel senso pieno della parola, perchè « opus imperfectum ».
Un'opera di tanta mole, per rìuscire perfetta, richiedeva maggior tempo,
più lunga applic!lzione, e un più assiduo « labor limae », nell'assetto del
materiale, nel riordinamento delle parti, nello spoglio delle scorie ingom-
branti. I numerosi additamenta, posti in appendice ai singoli volumi,
stanno a testimoniare l'insoddisfazione dell'Autore ed il paziente lavoro
di revisione, che tuttavia non potè essere condotto a termine.
Ma senza dubbio, per molti riguardi, la Lutheranismi H ypotyposis è
la principale e più importante opera di S. Lorenzo, come è stata comu-
nemente giudicata (163), e basterebbe da sola a dar credito e autorità dot-
trinale al grande Cappuccino. L'importanza dell'argomento, la grandio-
sità del disegno, la ricchezza e sodezza della dottrina, la vastità dell'eru-
dizione, la genialità della forma, gli eccellenti pregi letterari fanno di
quest'opera un vero monumento, che colloca per sempre il Santo da Brin-
disi tra i grandi Controversisti della Restaurazione cattolica.
Forse nella grande opera c'è l'elemento caduco, e sono le inevita-
bili inesattezze storiche, comuni del resto a tutti i polemisti dell'epoca;
sono le facili ripetizioni e una certa prolissità di forma che è effetto
di esuberanza di stile. Ma c'è, di gran lunga preponderante, l'elemento
di perennità che investe tutte le pagine della monumentale opera.
Appena venuta alla luce, ha riscosso la più sincera ammirazione e
il più fervido plauso dei dotti: e crediamo che siano ben meritati. E' stata
definita« opera di vastissima erudizione», eccellente soprattutto nella par-
te teologica (N. Paulus) (164), « opus apologeticum doctissimum » (P, Vo~
sté O. P.) (165), « dotto e poderos'o lavoro» (P. Mondrone S. I.) (166),

(163) Cf. BENEDicTus A S. PAuLo, op. cit., p. 155; nel Lexìkon fur Theologie
und Kirclie, t. VI, col 415 (Freiburg i. Br., 1934), ove il S. Cappuccino ha tro·
vato finalmente posto, l'Ipotiposi è giudicata l'opera sua monumentale.
(164) Cf. Opera Omnia, vol. II, p. I, lntroductio Gen., pag. 40.
(165) Angelicum, 1936, t. XIII, p. 39I.
(166) Civ. Catt., 1934, I, p. 265 ss.
P, GAETANO M. STANO

« un'opera storica ed apologetica di primo ordine» (1 67). D'oggi in avanti


chiunque vuole seriamente occuparsi della storia letteraria e dottrinale
dell'ultimo periodo della controriforma, non potrà fare a meno di pren-
dere in considerazione questi volumi (168).
E sebbene apparsa tardivamente alla luce, l'opera conserva anche
1
oggi tutta la sua importanza: storica, teologica, apologetica; ed anche 1il
suo valore di attualità.
I metodi della polemica sono cambiati; anche l'orizzonte di quella/
lunga aspra polemica si è abbastanza schiarito; ma le posizioni in gran
parte sono rimaste immutate.: da una parte la verità cattolica, dall'altra
l'eresia protestante, dalla quale sono scaturiti tutti gli errori moderni. Ed
il Santo, col suo sagace intuito, vide anche le conseguenze lontane della
funesta eresia. E perciò la combattè risolutamente. E ·se tornasse oggi a
leggere le sue pagine, vedrebbe anche più chiaramente i frutti perniciosi
maturati da quel cattivo albero, e non defletterebbe dalla sua intransigen-
te fermezza nel denunziare e combattere la funesta dottrina che ne fu
la radice. Sarebbe stato forse più benevolo per gli erranti, ma con la stessa
intransigenza nei principii.
L'opera dì S. Lorenzo conserva anche oggi il suo sapore di attualità,
perchè lo scopo e l'interesse centrale ci porta subito a quella Civitas Dei,
che è il segno di contraddizione nel mondo, dal giorno in cui Lutero lan-
ciò il segnale della rivolta: La Chiesa di Cristo e la sede di Pietro.
L'opera di S. Lorenzo è essenzialmente un'apologia della Chiesa. Per
questa Chiesa, per il Vicario di Cristo sono i palpiti più accesi del suo cuo-
re di apostolo, anche nei suoi giusti fremiti d'indignazione e di sdegno
per l'errore e per l'autore di quell'eresia.
Alla Chiesa ci esorta a stare tutti uniti, nei vincoli della fede, della
carità, dell'obbedienza; alla Chiesa invita a far ritorno gli erranti, a quel-
la Chiesa della quale con infocati accenti magnifica la bellezza e la gloria,
a quella « Ecdesia principalis, ex qua unitas sacerdotalis et cathedrae »,
ripete con S. Cipriano (P. I, p. 3n), a quella Chiesa che è maestra e ma-
dre dei veri cristiani (I, 492; III, 197, 467), « caput orbis et sedes Petri »
(ib., 313), « domina gentium » (I, 313), muro inespugnabile contro tutte
le eresie (I, 321 ss.).
Per trovare la verità e conseguire la salute bisogna essere in comu-

(167) Scuola Cattolica, 1930, t. LVIII, p. 441.


(168) « Pour l'histoirè littéraire et doctrinale du dernier quart de la contre~
reforme, ces volumes méritènt d'~tre sérieusement interrogés » I. DE GHELLINK,
S. J., Nouvelle Revue Théol., 1936, p. 97.
S. LORENZO DA BRINDISI CONTROVERSISTA 1 39

nione con la Chiesa: ma per essere in questa comunione di fede e d'amo-


re con la Chiesa, è necessario stare uniti al Successore di Pietro (I, 320).
L'amore, l'ossequio, l'obbedienza al Papa è il segno dei veri credenti,
dice S. Lorenzo, così cpme l'odio al Papa è la nota distintiva degli eretici,
dei nemici di Cristo (III, 169 s.). Dall'avversione al Papa, dal disprezzo
della sede di Pietro trassero origine tutte le eresie e tutti gli scismi, scrive
ancora il Santo Apologista (I, 315). E la lotta che si muove al Papa, non
può essere se non opera del diavolo: « Satanae opus» (III, 69).
Torni S. Lorenzo da Brindisi nella società presente, torni aureolato
della gloria e dell'autorità che i suoi scritti gli conferiscono - del Dottore
della Chiesa -, e ripeta all'umanità questi severi moniti, per rafforzare
nei fedeli i vincoli della fedeltà, della sudditanza, dell'amore alla Chiesa
e al Papa, e per richiamare tutti gli erranti all'unico ovile di Cristo.
IV.

P. GABRIELE M. ROSCHINI, O. S. M.
PROFESSORE NEL COLLEGIO INTERNAZIONALE S. ALESSIO FALCONIERI

LA MARIOLOGIA
DI S. LORENZO DA BRINDISI
IN.TRODUZIONE

Allorchè nel 1928 i benemeriti Padri Cappuccini della Provincia Ve-


neta rendevano di pubblica ragione il Maria/e di S. Lorenzo da Brindisi
- la perla delle sue « Opera Omnia » - il mondo dei dotti rimase come
attonito dinanzi alla ricchezza di un tale tesoro. Un vero coro di lodi,
forse mai udite, si alzò da parte dei teologi per esaltare la dottrina mariana
del Brindisino. Così il Campana, uno specialista in materia, non esitava
a. scrivere che « pochi hanno saputo parlare della Madonna come S. Lo-
renzo da Brindisi, e nessuno meglio » (1 }. Il P. Romualdo Bizzarini di-
chiarava che il Mariale « è ciò che di meglio e di più completo si sia scritto
su la Vergine Madre di Dio» (2). Nella vita del Servo di Dio P. Anselmo
Trèves O. M. I., intitolata « Con la Madonna», uscita recentemente in 2
edizione, si racconta come egli bramoso di penetrare sempre più l'ineffa-
bile mistero di Maria, si era formato, per suo conto, una ricca biblioteca
Mariana, che fu giudicata la più bella della Provincia Italiana degli O-
blati. Nel 1933, un anno prima della sua santa morte, potè avere un esem-
plare del Mariale di S. Lorenzo da Brindisi. Inutile dire che lo divorò
subito, con indicibile soddisfazione. E scrisse queste testuali parole: « Non
potrò resistere dal berne quotidianamente dei lunghi sorsi, gli altri libri
ora mi sembrano insulsi». (3).
Dinanzi a queste recise e significative asserzioni, sorge spontanea la
domanda: che cosa ha di particolare la mariologia di S. Lorenzo da Brin-
disi da far apparire quasi senza sapore la mariologia di tutti gli altri? ...
E' la domanda alla quale tenterò di dare una risposta, non nasconden-
domi la grave difficoltà dell'impresa. Dinanzi alla pienezza dei pregi della

(1) P. HIERONYMUs A FELLE.TTE, O. M. Cap., De S. Laurentii a Brundusio


activitate apost. ac operihus iestimonlorum elenchus, p. 231, Venetiis 1937 .
. (2) L'Osservatore Romano, 30 dic. 1932.
(3) RossETTI, Con la Madonnn, p. 267, Roma 1948.
1 44 P. GABRIELE M. ROSCHINI

mariologia di S. Lorenzo da Brindisi, mi sento istintivamente spinto a ri-


petere ciò che egli stesso scrisse nell'incominciare a parlare della « piè-
nezza di grazia » della V ergine SS.: « Noi stiamo per solcare oggi un
mare grande e immenso, un oceano profondissimo, o fratelli. Voglia il
cielo che, con l'aiuto di Dio, la navigazione riesca lieta e felice; non già in-
felice come la navigazione di Giona, e di Paolo, i quali a mala pena ne
uscirono incolumi» (4).
,.Per un'adeguata valutazione dell'apporto dottrinale del nostro Santo
alla scienza mariana, è necessario, innanzitutto, collocarlo nel quadro del
suo tempo.
Il secolo a cui appartiene, letterariamente, S. Lorenzo da Brindisi, è
il secolo XVI, il secolo della grande reazione cattolica alla pseudo-Riforma
Protestante. Orbene, i maggiori mariologi di quell'epoca sono: 1) CoN1'RO-
VERs1sT1: S. Pietro Canisio S. I. (1521-1597) e S. Roberto Bellarmino (1542-
1621); 2) TEOLOGI: Francesco Suarez (1548-16!7) e Pietro Spinelli S. I.
(1555-1615); 3) AuToRI SPIRITUALI: S. Francesco di Sales (1567-1622) e
Francesco Poiré S. I. (1584-1637), ecc.
S. Lorenzo da Brindisi partecipa di,queste tre classi (controversisti,
teologi, autori spirituali) e costituisce una felicissima sintesi delle mede-
sime, affermandosi in tal modo come il più grande Mariologo del suo
tempo: Mariologo controversista, Mariologo dogmatico, Mariologo asce-
tico. Egli, infatti, nel difendere le singolari prerogative di Maria, ha
tutta la forza polemica di un Canisio e di un Bellarmino; nell'illustrarle
dogmaticamente ha tutta la quadratura teologica di un Suarez; e nel-
1'applicarle alla vita spirituale ha tutto il fascino ascetico di un Francesco
di Sales. In varie questioni - come vedremo - precorre i tempi.
Ciò premesso, io sento di poter asserire con profonda convinzione
che la mariologia di S. Lorenzo da Brindisi presenta tre caratteristiche di
capitale importanza: sodezza, completezza e genialità.

(4) S. LAUR:ENTII A BRuNousrn, Opera Omnia a Patribus Min. Capuccinis


Prov. Venetaè e textu originali nunc primum in lucem edita notisque illustrata.
Vol. I, Marìale, Patavii 1928, p. 188.
LA MARIOLOGIA DI S. LORENZO DA BRINDISI

I. - MARIOLOGIA SODA.

E' soda per due ragioni: per la solidità degli elementi di cui si serve
di continuo nella costruzione del suo grandioso edificio mariano, e per
la solidità dei principi mariologici dai quali è continuamente· diretto, in
questa sua costruzione.
Solidità dei materiali di costruzione, innanzitutto. Questi elementi
di costruzione vengono tratti dal Santo dalle due auree miniere: Scrit-
tura e tradizione. Con queste pietre massiccie egli innalza il suo gran-
dioso monumento a Maria. La sua mariologia perciò è sopratutto biblica
e tradizionale. Mariologia biblica, prima di. tutto.
Nel Mariale, infattì, vengono riferiti ben quattromila passi scrittu-
ristici, presi in senso letterale, tipico, o accomòdatizio. Si può anzi dire
che il Maria/e è tutto una fioritura biblica (5).
Mariologia tradizionale, in secondo luogo, poichè è attinta dai più
qualificati rappresentanti della tradizione cattolica. Il Mttriale ha cita-
zioni prese da ottanta opere tra Padri e scrittori. Fra gli autori più citati
figurano S. Agostino (con citazioni desunte da ben 12 opere), S. Ber-
nardo (con citazioni desunte da sei opere), S. Tommaso, S. Bonaven-
tura e S. Bernardino da Siena (6).
Nell'intento poi di illustrare sempre meglio le varie dottrine ma-
riane, non disdegna il Santo di servirsi anche di autori profani. Ne cita
infatti una trentina, con riferimenti a 40 opere.
Alla solidità dei materiali di costruzione, materiali, .in assoluta pre-
valenza, biblici e tradizionali, S. Lorenzo da Brindisi unisce la solidità
dei principii fondamentali direttivi (sia quello primario che quelli secon-
darii), dai quali egli deduce e ai quali riduce o riallaccia le sue conclu-
sioni.
Nessuno - per quanto mi consta - prima di S. Lorenzo da Brin-
disi: ha messo così bene in rilievo la natura del primo principio della
mariologia (sul quale o~gi tanto si discute) e, in modo particolare, la.

(5) J:ÉROME DE PARIS, O. M. Cap., La doctrine mariale de S. Laurent de Brin-


des, p. 216 ss., Paris 1933.
(6) Ivi, p. :217-:218.
146 P. GABRIELE M. ROSCHINI

sua funzione logica coordinatrice nonchè la sua vasta portata scien-


tifica.
Il primo principio della mariologia, secondo S. Lorenzo, è costìtuito
dalla maternità divina e fisica, verso Cristo, includente però la maternità
spirituale verso i cristiani, ossia verso tutti i membri di Cristo. Nell'esordio
dell'ottavo discorso sopra l'Immacolata Concezione, commentando le
parole evangeliche: « Jacob autem genuit Joseph virum Mariae, de qua
natus est /esus, qui vocatur Christus » (7), il Santo osserva che della Ver-
gine SS., in quel testo evangelico, non v'è altro che questo: « La Vergine
è la vera e naturale Madre di Dio»: « de qua natus est Jesus qui vo-
catur Christus » (8). Nessuna meraviglia. Poichè la maternità divina -
secondo il Santo - « è veramente la prima e la più grande dignità di
Maria; è la dignità dalla quale derivano, come da fonte primaria, tutta
la gloria e l'onore che le si deve». E ne dà la ragione logica dicendo:
« In qualsiasi scienza, innanzitutto, si stabilisce un qualche principio od
assioma, dal quale si deducono e si provano le conclusioni». Prova poi
quest'asserzione con vari esempi: « In teologia, per esempio (un tale
principio), va ricercato in ciò che Iddio è il primo Ente; in filosofia na-
turale, che la natura è principio del moto; nell'etica, che si deve fare il
bene e fuggire il male». Provata la sua asserzione con varii esempi, il
Santo passa ad applicare ciò che ha esposto alla mariologia e dice:
« Così nel Vangelo che abbiamo letto, si stabilisce, prima di ogni altra
cosa, quale principio della dignità e nobiltà di Maria, ch'Ella è real-

(7) Mt. I, 16.


(8) Mariale, p. 479. Si leggano le parole stesse del Santo: « In sacrosancto ho-
dierno Evangelio de Sanctissima Virgine Deipara, cuius immaculatam conceptionem
hodie solemniter celebrat sancta mater Ecclesia, nihil aliud habemus nisi quod ipsa
.sit vera et naturalis Mater Christi: De qua natus est Iesus, qui vocatur Christus.
Et quidem haec prima est et summa dignitas Virginis .Gloriosae, ex qua omnis
eius gloria honorque dependet. Sicut enim in qualibet scientia statuitur primum
aliquod principium et axioma, ex quo omnes ferè 'illius scientiae conclusiones edu-
cuntur, et comprobantur, uti in theologia quod Deus sit primum ens, in naturali
philosophia quod natura est principium motus, in moraìi quod bonum est facien-
dum et fugiendum malum; ita in l1odierno Evangelio statuitur hoc primum prin-
cipium nobilitatis et dignitatis Mariae, quod ipsa st't vere Theotocos, naturalis, vera
et proprià Mater vivi et veri Dei, Unigeniti Filii summi Patris, ex quo principio
concluditur quod ipsa sit Sponsa Altissimi, quod sit Domina Angelorum, Regina
Sanctorum omnium, Imperatrix totius universi, etc. Ex hoc autem eodem principio
educenda nobis est hodie conclusio haec, quod ipsa fuerit semper sanctissima, sem-
per gratia plena, absque omni macula peccati, quod sine originali peccato concepta
.s1t ».
LA MARIOLOGIA DI S. LORENZO DA BRINDISI 1 47

mente T heotocos, e, cioè, naturale, vera e propria Madre di Dio, vivo


e vero, Figlio Unigenito del Padre». Ciò posto, passa a dedurne, in
modo piuttosto generico, tutta la grandezza e la gloria di Maria: « Dal
quale principio (Maria è vera Madre di Dio) si viene a stabilire che è
anche sposa dell'Altissimo, signora degli Angeli, regina dei Santi, so--
vrana dell'universo. E' anche · alla luce dello stesso principio - pro.:.
segue -- che ci è dato vedere com'Ella sia stata sempre santissima, piena
di grazia e concepita immune dal peccato di origine ». Chiamando
dunque il Vangelo Maria SS. « Madre di Dio», viene anche a dire, im-
plicitamente, che Ella è immacolata. E' questa - secondo il Santo -
una conclusione che deriva logicamente, come tutte le altre conclusioni
mariologiche, dal principio della maternità divina, che è perciò il primo .
principio di tutta la scienza mariana. Questo stesso pensiero viene espres-
so anche altrove.
Nulla perciò di più chiaro. Il principio primario della sc:i.enza ma-
riana, la base di tutto l'edificio mariologico, la radice di quell'imponente
albero della vita che è Maria, è la maternità divina. Ma per afferrare
in pieno il pensiero del nostro Santo su questa fondamentale questione,
è necessario tener presente che egli - come risulta da altri luoghi e
come diremo a suo tempo - intende parlare non già della maternità
divina con.siderata in astratto, ma presa in concreto, come di fatto si è
verificata, vale a dire, in quanto ordinata alla maternità spirituale di tutti
i membri del mistico corpo di Cristo. Innumerevoli volte infatti c'incon-
triamo nell'espressione: « Madre e sposa di Dio ». Il primo principio
quindi dì tutta la mariologia, secondo S. Lorenzo, va ricercato nella
maternità divina, ossia, nella sua maternità universale, in quella mater-
nità che abbraccia sia il Creatore che le creature, il Cristo totale, il 'Cristo
fisico e il Cristo mistico.
Ed in ciò S. Lorenzo ha prevenuto, si può dire, la conclusione alla
quale, dopo tante discmsioni, sono giunti (almeno quanto al concetto,
se non sempre quanto all'espressione del medesimo) i migliori mario-
logi moderni. Egli ha non solo il merito singolare dì essere stato il pri-
mo - per quanto mi consta - a proporsi la fondamentale questione
del primo principfo di tutta la scienza mariana, ma anche quello di es-
sere stato il primo a .risolverla in un modo soddisfacente e - crediamo -
accettabile da tutti (9).

(9) P. G. RosbHINI, Il primo principio della Mariologia, in Mat'ianum 1947,


tom. IX, p. 90-u5.
rr. - S. Lorenzo da BI·.: Studi
P, GABRIELF. M. ROSCHINI

Ma oltre al principio primario, S. Lorenzo da Brindisi, più e me-


glio di qualsiasi altro mariologo sia antico che moderno:, ha dato un
mirabile risalto ai principii mariologici secondari, vale a dire: il prin-
cipio di singolarità,. di convenienza, di eminenza e di analogia o somi-
glianza con Cristo. Questi quattro principii, oltre al primo, giocano una
parte considerevole in tutta la mariologia di S. Lorenzo. Sono come i
vari tronchi procedenti dalla radice (primo principio), da.i quali deri-
vano i rami ricchi dì fronde, di .fiori e di fruttì. Anche questi quattro
principii vengono esposti ed illustrati da S. Lorenzo con una dovizia di
espressioni e di immagini di una freschezza incantevole. Passiamoli bre-
vemente in rassegna.

Il principio di singolarità. - L'idea che S. Lorenzo da Brindisi si è


formato di Maria e che affiora, si può dire, in ogni pagina del suo im-
pareggiabile Mariale, è quella di una creatura del tutto singolare.
Il mondo, infatti, secondo il Santo, abbracciando tutte le cose create~
è come la scala vista in sogno da Giacobbe: incomincia dal.l'infima, os-
sia, dalla materia prima, che - al dire di Agostino (rn), - è « quasi
nulla » e va fino alla suprema, ossia, alla umanità deificata di Cristo.
Al sommo di questa scala v'è Maria, alla quale è appoggiato Dio, ossia
Cristo, il Verbo Incarnato (n).

(rn) Confessioni, lib. r2, cp. 6 (P. L. 32, 826).


(rr) « Mundus hic, universa creata complectens, est veluti scala ;racob; _incìpi,t<
enim ab infima, quam dicunt, materia prima, quae « prope nihil » est, 11,it Augustinus
ait in suis Confessionibus, et desini! supremo gra.du supra coelum in nobilissima om-
nium creatura, in deificata Christi humanitate. Est autem inter gradus hos magna
distantia ut 'inter coelum et terram, solem et lunam, firmamentum ie.t empyreum.
Etenim si infinitos lapides ceteraque inanimorum genera crearet Deus ex terra, com-
munì omnium matre, numquam pervenirent ad gradum vitae, quae est in plantis;
nec plantae, etiàmsi infinitae producerentur, pervenire possent ad sensum vitamque
animalium; nec animalia cuiusvis generis terrestria, aquatilia, volati1ia, licet in-
finita, pertingere unquam possent ad intellectum hominum divinamqtte imaginem
et similitudinem, ut animam hominis rationdlem induerent,· nec infinita licet ho-
minum multitudo, absque Dei munere, consequi fidei sacramentum, gratiam et
amiciiiam Dei, fi/:iorumque adoptionem et ius heredùatis aeternae Divinique Spi-
ritus supernaturalia dona, quae sunt in Ecclesia; nec tandem fideles omnes virtute
fidei et gratiae in hoc munda assequi aeternam beatitudinem, quae in coelo est
per visionem et fruitionem Dei. Sic inter gradum et gradum est pene infinita
distantia.
Supremus autem gradus huius scalae, cui Deus innixus visus fuit, non est
LA MARIOLOGIA DI S. LORENZO DA BRINDISI 1 49

, In essa il Creatore .si è fatto creatura, Dio si è fatto uomo, il padre


e nato dalla figlia, e l'architetto è nato in quella stessa casa che egli ha
eretto » (12).
Maria - secondo S. Lorenzo - fu tutta un miracolo, e perciò qual-
cosa fuori dell'ordinario, singolare. « Siamo soliti infatti chiamare mira-
colo qualsiasi cosa nuova, insolita, rara, capace di de~tare ammirazione
e stupore in coloro che la vedono. Orbene, quale nuova, rara, insolita
opern dell'onnipotenza di Dio non è mai Maria!...» (13).
Ella fu un miracolò di virtù e santità, di modo che eccitò l'ammira-
zione stessa dell'Arcangelo Gabriele; fu un miracolo nel suo concepi-
mento, poichè concepita da parenti sterili; fu un miracolo nella nascita,
poichè nacque per miracolo; fu un miracolo nel corpo,. perchè bellissi-
ma; fu un miracolo nell'anima, perchè santissima; fu un miracolo nella

gloria et beatitudo, sed hypostatica unio Verbi ad éarnem, Dei ad hominem in


Christo in quo inhabitat omnis plenitudo Divinitatis corporaliter (Col. 2, 9); ac
propterea ipsum dedit caput super omnem principatum et potestatem, et omnia
subiecta sunt pedibus eius sive visibilia, sive invisibilia. Supremo autem huic gra-
duì proximum Maria tenet, quae ad Christi dexteram collocata est, Christo in
primo gradu coniuncta, sicut vera genitnx et naturalis mater unico filio, arctissimo
vinculo Deo coniuncta, sicut dilectissima sponsa sponso dilectissimo.
Imo, ut dicam quod sentio, Maria mihi videtur supremus gradus scalae, su-
prema creatura. Nam Deus innixus scalae nonnisi, Christus est: non enim vidit
Deum in pura sua essentia et natura, sed in humana forma,· Deus autem in huma-
na forma nonnisi Christus est, verus et perfectus Deus et homo. Supremus igitur
gradus huius scalae, cui Deus innitebatur, cui coniunctus erat, non potest nisi Ma-
ria esse, in qua Deus humanatus est, incarnatum Verbum, quae proxima et co-
niunctissima Deo est ut sponsa, proxima et coniunctissima Chtisto ut mater. Quae
igitur altitudo Mariael Quam r:xcelsior est omni Ange!orum celsitudine et sub/i-
mitate! Omnes simul homines non possent in coelum ascendere, nec omnes An-
geli in coelo ad altissimum gradum dignitatis Mariae pervenire, tanto melior •est
Angelis effecta quanto differentius prae i!lis nomen hereditavit (Hebr. 1, 4), ut
esset vera Sponsa Dei et Mater Christi, qui a!tissimus est Rex, Domi'nus et Crea-
tor Angelorum. O gradum subtimem ! ». Cf. Maria/e, p. 2rr s.
(12) « In ea Creator factus est creatura, Deus factus est homo, piiter _natus
est ex filia et architectus natus est in domo, quam ipse a fundamentis aedificavit »
Cf. Mariale, p. 365.
(13) « Omne opus novum, insolitum, rarum quod intuentes, rapit in magnam
admirationem et stupo~em, miraculum dicere solemus. Sed Maria quam novum,
quam rarum, quam insolitum opus omnipotentiae Dei! Quia fecit mihi magna qui
potens est; et sanctum nomèn eius (Le. 1, 49). Moyses descendens de monte, splen-
denti facie, veluti miraculum fuit Hebraeis. Quale miraculum esset nobis Maria,
si una cum Ioanne videre eam liceret in coelesti gloria!» Mariale, p. 13.
P. GABRIELE M. ROSCHINI

vita, poichè fu superumana, superangelica, superserafìca; fu un mira-


colo nella morte poichè fu oltremodo preziosa; fu un miracolo dopo
morte poichè fu risuscitata ed assunta in cielo, alla destra del Figlio» (r4).
Con ragione quindi - argomenta il Santo - i Padri chiamano
Maria un grande miracolo (1 5).
Maria, secondo il Santo, fu ed è del tutto singolare nei suoi privilegi,
nella grazia, nella gloria, nel culto.

(14) « Sed fuit etiam miraculum virtutis et sanctitatis plane superhumanae,


superangelicae, vere divinae, Maria in mundo. Excellentissimum quemque in arte
et professione, cuius actiones et opera magnopere solent m'irari homines, mirabilem
dicimus, miraculum in natura. Maria autem excèllentissima fuit in arte et profes-
sione virtutis et sanctitatis. Nam per temp!um virtutis ingressa est templum ho-
noris et gloriae apud Deum et Angelos sanctos in coelo. Hinc Archangelus Ga-
briel, summus Angelorum princeps, virtutem Mariae admirans, magna cum re-
verentia eam salutavit, dicens: Ave, gratia plena, Dominus tècum (Le. r, 28). Quid
est quod gratia plenam dixit, nisi quia Angelis mu 1to pleniorem conspexit? O mi-
raculum sanctitatisf
In omnibus quidem miraculum magnum Maria fuit, quia miraculo concepta
ex parentibus senibusque, sicut lsaac (Cf. Gn. 21, 2), sìcut foannes, praenunciata
etiam per Angelum ipsius conceptione sicut et illorum, necnon et Samsonis; mira•
culo nata fuit, sicut nativitatem Joannis multi supra quam dici possi.t mirati fue-
runt; miraculum in corpore: Pttlcherrima mulierum (Ct. r. 7 et alibi); miraculum in
anima: sanctissima animarum (Le. r, 28); miraculum in vita, superhumana, super-
angelica, pltesquam seraphica; mirabilis in' morte, nam, si: Pretiosa in conspectu
Domini mors sanctorum eius (Ps. n5, 5), unde saepe Deus multis rniraculis .ho-
norat atque illustrat mortem sanctorum suorum,· quam pretiosa censenda est
extitisse eius mors Sanctissimae Matris ipsius? Tandem miraculum magnum post
mortem, cum a dilectissimo Filio mo, destructorc mortis et vitae auctore, veluti a
levi sdmno excitata, in coelum, immortali gloria donata, comitantibus A'ngelis as-
sumpta fuit, et ad dexteram Maiestatis tanquam altissima Regina, Dei Sponsa et
Christi vei:a Mater mirabiliter collocata. Sic utique: Signum magnum apparuit in
coelo ». Cf. Mariale, p. 13-14.
(15) « Et hoc primum est Deiparae Virginis encomium, quod ipsa magnum
miraculum mundo extitit. Divus lgnatius, Epistola prima ad Ioannem (P. G., t.
5, col. 944. Apocrypha). Deiparam appellat « coeleste prodigium et sacratissimum
spectaculum ». Bemus Ephraem Syms, libro De Laudibus Virginis (Potius Serm.,
t. I, p. 569), ipsam dicit << pracstantissimum orbis terrae miraculum et 'Sanctorum
coronam ». Ioannes Chrysostomus, in sei-mone De Nativitate, Virginem inquit re-
vera magnum fuisse miraculum (Cf. In Nativ. Christi, circa principium. P. G., t.
56, col. 388. Ad sensum). Epiphanius similitcr, in suo quodam sermone, ait: « Stu-
pendum est miraculum in coelis, mulier amicta sole. Stupendum est miraculum
in ·coelis, mulier gestans lucem in ulnis. Stupendum est miraculum in coelis, alter
thronus clierubicus. Stupendum miraculum, thalamus Virginis habens Filium Dei»
(De Laud. Virginis, circa medium. P. G., t. 43, col. 493). Cf. Mariale, p. II,
LA MARIOLOGIA DI S, LORENZO DA BRINDISI

Commentando il testo della Cantica: « Sessanta sono le regine ...,


ottanta le concubine, e innumerevoli le fanciulle. Una è la mìa colomba,
la mia perfetta ... », egli osserva come lo Spirito Santo, in quel luogo, di-
vida tutte le anime sante in tre classi; in regine, concubine e fanciulle,
ossia anime incipienti, proficienti e perfette nella via di Dio. La sposa
però non la inquadra nell'ordine delle anime sante: Una - egli dice -
è la mia colomba, la mia perfetta, una prima di tutti, la principale, la
suprema di tutti. « Perciò - conclude il Santo - viene predicata bea-
tissima da tutti e viene lodata per la sua singolarità come nel cielo, fra le
innumerevoli stelle, una è la stella dell'aurora, lucifero, una la luna, uno
il sole » (16).
Nessuna meraviglia quindi se - come più volte rileva il Santo -
le idee sono inadeguate a riprodurre la realtà della singolare grandezza
di Maria, e l'umano linguaggio è inadeguato ad esprimere le stesse ina-
deguate idee. Solo la mente infinita di Dio - egli insegna - può affer-
rare tutta la singolare grandezza di Maria ed esprimerla adeguatamente.
Commentando le parole del Savio: « Chi ha mai misurato l'altezza del
cielo, la larghezza della terra e la profondità del mare? » (17), osserva:
« Dio soltanto, nessun uomo può conoscere la grandezza del mondo;
altrettanto si deve dire della grandezza di Maria» (1 8).

(16) « Sexaginta sunt reginae ... , octoginta sunt concubinae, et adolescentula-


rum non est numerus. Una est columba mea, perfecta mea, una est matris suae,
electa genitrici suae. Viderunt eam filiae et beatissimam praedkaverunt, et reginae
et concu.binae ... laudaverunt eam. Quae est ista quae progreditur quasi aurora con-
surgens, pulcrd ut luna, electa ut sol, terribilis ut castrorum acies ordinata [Ct. vr\
8·9. Vulg. habet: Matris suae, loc.: Matri suae]? Quo quidem loco Spi-
ritus Sanctus in tres classes distinguit omnes sanctas animas: in reginas, concubì-
nas et adolescentulas, quae sunt, ut aiunt, animae incipientes, proficientes et p·er-
fectae in via Dei. Sed sponsctm non redigit in ordine sànctarum animarum:
Una, inquit, est columba mea, perfecta mea, una est prima omnium, est princeps
supre,ma omnium. Hìnc ab omnibus beatissima praedicatur atque, laudatur ram-
quam slngularis, sicut in coelo, inter stellas innumeras, una est aurorae stella lu-
cifer, una luna, unus sol». Cf. Mariale, p. 227.
(17) Eccli, 1, 2.
(18) « Aliitudinem coeli, latitudinem te/'l'iie et profundum marìs, aiebat Sa,
piens, quis dimensus est (Eccli 1, 2)? Hoc est, mundi magnitudinem nemo hominum
novlt nìsi solus Deus; sic Mariae magnitudinem, quae comprehendere potuit t:um
quem totus non capit orbis a summo coeli usque ad profundum abyssl, cum i'n ute-
ro suo circumdarit, in quo inhabitat omnis plenitudo Divinitatis corporaliter ».
Cf. Mariale,_p, 197 s.
P. GABRIELE M, ROSCHINI

E' quindi tutto un alone, è tutto un fulgore di singolarità che av-


volge la sublime .figura di Maria quale ci è stata dipinta dall'impareg-
giabile pennello del nostro grande Dottore Mariano.

Il principio di convenienza. - Questo notissimo princ1p10 ma-


riologico viene enunciato dal Santo con le parole dell'Angelico:
« Quando Iddio sceglie qualcuno per uno stato o ufficio, dice il Santo
Dottore, prepara ancora e dispone le cose in modo che l'eletto sia idoneo
alla dignità cui viene chiamato, secondo l'affermazione paolina: « Colui
che ci fece ministri idonei del nuovo Testamento. Ma la Beata Vergine
fu eletta divinamente ad esser Madre di Dio; non può quindi dubitarsi
che Iddio, con la sua grazia, l'abbia resa idonea a tanto ufficio, secondo
l'espressione dell'Angelo: « Hai trovato grazia presso Iddio » (r9).
Nel determinare le singolari grandezze di Maria, S. Lorenzo ha
costantemente dinanzi agli occhi il principio della convenienza, che il
eh.mo P. Balié ha chiamato « la regola fondamentale della Teologia Ma-
riana scotistica » (20). Maria - secondo il Santo - fu degna Madre di
Cristo e degna Sposa di Dio (2.r).

Principio di eminen.ta. - Anche questo principio viene enunciato dal


Santo in modo chiarissimo, viene illustrato in modo ricchissimo e viene
provato in modo efficacissimo.
Viene enunciato dal nostro Santo con questi termini: « Tutto ciò

(19) In 3 part., quaest. 27, art. 4 sic docet Aquinas: << Quos Deus ad aliquid
eliglt, ita praeparat et disponit, ut ad id ad quod eliguntur inveniantur idonei, iuxta
illud Pauli: Qui et idoneos ministros nos fecit Novi Testamenti. Beata autem Virga
fuit electa divinitus, ut esset Mater Dei,· et ideo non est dubitandum quod Deus per
suam gratiam eam ad hoc idoneam reddt'dit, secunduni quod. Angelus ad eam di-
xit: Invenisti ... gratiam apud Dèum ». Cf. Mariale, p. 475.
(20) Cf. C. BAué, De regula fundamentali Theologiae Marianae Scotisticae,
Sibènik, 1938.
(21) « Proponitur nobis finis altissimus, ad quem ordinata et praedestinata fuit
Maria ... Sed, altissimo fine proposito, rem nostro iudicio relinquet expend'{!ndam,
ut iudicemus ipsi qualis formata fuerit manu omnipotentis De'i Maria, ut digna
esset Dei Sponsa et Mater Unigeniti Filii Dei». Cf. Mariale, p. 439. Ed altrove:
« Implevit Deus animum ipsius omni gratia quam poterat desiderare, ut digna esset
Mater Christi et Sponsa Dei, quae dignitas est infinitìs partibus omni Angelorum
dignitate superior. Sicut enim Assuerus, volens Esther sibi matrimonio copulare,
reginamque facere, ut digne talem tantumque gradum teneret, multis eam mune-
ribus locupletavit; ita Deus Mariam, ut digna esset Mater Unigeniti Filii sui». Cf.
Mariale, p. 90.
LA MARIOLOGIA DI S. LORENZO DA BRINDISI 153
che di virtù, di santità, di bontà ha trovato Iddio •nella Chiesa e nel pa-
radiso, negli uomini e negli Angeli, lo prese per adornare la Vergine
per la dignità dell'Unigenito Figlio, affinchè essa fosse il paradiso delle
<lelizie di Dio » (22).
Per illustrare poi questo principio, Egli osserva che S. Giovanni,
nell'Apocalisse, presenta la Vergine adorna di tutte le luci del cielo, col
:eorpo tutto ammantato di sole, con la luna bella e piena sotto i piedi, e
,con una corona di stelle sul capo. Tutto ciò - conclude - egli lo ha
fatto per dimostrare il suddetto principio (23). Questo medesimo con-
cetto lo svolge anche altrove. Come infatti Iddio pare che abbia adunato
e posta nell'uom·o, nel microcosmo (= piccolo mondo) la nobiltà di tutto
il macrocosmo (= grande mondo), così radunò nella Vergine la nobiltà
<li tutta la Chiesa militante sulla terra e trìonfante nel cielo. Ciò sembrò
insinuare S. Giovanni nelle sue rivelazioni descrivendola in cielo ador-
nata dal sole, dalla luna e dalle stelle» (24),
« Non sia mai detto '- afferma risolutamente altrove - che alla
Vergine sia stato negato qualche privilegio di grazia che fu concesso ad
altre creature, come per esempio agli Angeli e ai primi parenti del ge-
nere umano, i quali furono creati in grazia » (25).
La ragione fondamentale di questa munificenza divina va ricer-
cata nella predilezione di Dio il quale - osserva il Santo - amò Maria
SS. « fino al punto di darle il suo Unigenito». Ciò posto, si domanda:
« Perchè insieme a Lui non gli avrebbe dato ogni altro dono? » E il-
lustra la sua asserzione con un esempio efficacissimo, non ostante il suo
sapore umanistico: « In verità - Egli dice - mi si permetta dir questo,
e non mi si neghi di trasportare l'oro egizi~no nella terra promessa. La
Vergine mi sembra che somigli a quella Pandora, che Esiodo pensò
fosse la prima donna formata da Vulcano per comando di Giove; alla
•quale tutti gli dei fecero i loro doni; Pallade la sapienza, Venere la bel-

(22) Cf. Mariale, p. 350: « Quidquid pulchri et boni reperit Deus in homini-
lms et Angelis, omnia collegit in Christo... Ita etiam cum Virgine egisse ostèndit in
Apocalypsi loannes ... ». ·
(23) « In Apocalypsi. .. ostenditur omnibus coeli luminibus ornata, toto corpore
,amicta sole, sub pedibus luna pulcra plenaque, in capite corona stellarum. Hoc au-
tem quid designat nisi quod quidquid virtutis, sanctitaiis, bonitatis etc.». Cf. ibid.
(24) Cf. Mariale, p. 364.
(25) « Ne Virgini negatum dicamus aliquod privilegium gratiae cuivis alteri
,creaturae donatum, nam Deus Angelos et homines primos in gratia creavit ». Cf.
.Mariale, p. 477.
154 P. GABRIELE M. ROSCHINI

lezza, Mercurio l'eloquenza, Apollo la musica, e così gli altri dei, i quali
tutti profusero in lei le proprie grazie. Così, mi si permetta la similitu-
dine, questa celeste donna fu arricchita da Dio con tutte le doti, virtù
e grazie di tutti i santi e di tutti gli spiriti; in Lei ogni candore, in Lei
ogni splendore, in Lei ogni virtù, in Lei ogni grazia » (26).
Maria - secondo il nostro S. Oratore ....::.. è « come una divina sintesi
di tutta la Chiesa, come l'uomo è il microcosmos, la sintesi di tutto il
gran mondo» (27).

Il principio di analogia o somiglianza con Cristo. - Anche .questo lu-


minoso principio mariologìco viene enunciato da S. Lorenzo in modo
preciso e viene illustrato in modo geniale.
Pel nostro impareggiabile Oratore, Maria è in tutto simile a Cristo.
« E' simile a Crìsto in tutto, nel corpo e nell'anima, come la luna è si-
mile al sole, come la prima donna è simile all'uomo» (2 8).
Ed altrove: « Maria è in tutti i modi simile a Cristo, come la luna
al sole, come Eva ad Adamo: simile nella predestinazione, nella voca-
zione, nella giustificazione, nella glorificazione. Siede Cristo alla destra
di Dio sopra tutti gli angeli, re e sommo imperatore; siede Maria alla
destra di Cristo, somma Regina e imperatrice del cielo e degli Angeli (2 9)..

(26) « Et cur non omnem gratiae thesaurum conferret cui contulit omnes Di-
vinitatis. thesauros, collocans in ea omnem Divinitatis plenitudinem, quando sic eam
dilexit, ut ei Filium suum Unigènitum daret? (Io. 3, 16). Quomodo non simul cum
eo omnia ei donavit? ... » (p. 445) .
. (27) « Maria divinum quoddam compendium est totius Ecclesiae, sicut homo
microcosmos est compendium totius magni mundi» Cf. Mariale, p. 336.
(28) « Christo per omnia corpore et anima similis, sicut luna pl,~na soli, sicut
prima mulier viro» (Cf. Mariale, p. 317). Altrove, spiegando più dettagliatamente
la somiglianza fra Adamo ed Eva e fra Cristo e Maria, scrive: « Primum quod le-
gimus de prima muliere est quod facta fuerit similis primo homìni; sic et Maria
similis Christo. Ut sciamus au~em quid similitudo ista importet, advertendum quod
homini Deus tria cum primis contu!it: quoad animam quidem, iustitiam originalem,
magnum Spiritus Sancti donum, per quod erat Deo similis; quoad corpus, donum
immortalitatis; quoad utrumque, donum perpetuae feli&tatis in paradiso, absque
ulla unquàm molestia vel carnis vel spiritus. In his autem omnibus mulier similis
facta fuit homini. Habuit etiam ipsa donum iustitiae originatis et innocentiae, do-
num immortalitatis et donum perpetuae felicitatis.
« Quoniam autem Maria similis Christo a Deo facta est, quare et ipsa dicitur
gratia piena sicut Christus ». Cf. ibid., p. 187.
(29) « Maria enim similis per omnem modum Christo est, s'icut luna soli, sicut
Eva Adamo: similis in praedestinatione, in vocatione, in. iustificatione, in glorifica--
LA MARIOLOGIA DI S, LORENZO DA BRINDISI 1 55
Il discorso del sabato dopo la prima domenica di quaresima è tutto
un'illustrazione del principio di analogia o somiglianza con Cristo. Il
Santo incomincia col mettere in rilievo il fondamento di tale principio:
l'amore di Cristo per la Madre sua. Egli osserva che, come i genitori
amano i figli con amore sommo, così i figli debbono amare con amore
sommo i loro genitorì, onorandoli più che è loro possibile, essendo a
loro debitori dell'esistenza, dell'educazione ecc. Ciò posto, « siccome
Cristo è il Figlio ottimo della Vergine SS. e la Vergine SS. è la madre
ottima di Lui, la ragione stessa ci spinge a credere che lo stesso Cristo
abbia onorato quanto potè la Madre sua, le abbia comunicato il suo ono~
re e la sua gloria e l'abbia resa simile a sè » (30). « Maria fu simile a
Cristo, sopra tutte le anime elette, nella predestinazione, nella vocazi~
ne, nella giustificazione e nella glorificazione» (31). Fu simile a Cristo
nella predestinazione perchè Cristo fu predestinato come uomo, come
figlio di Maria, e perciò Maria fu predestinata. con Lui. Fu simile a Cri-
sto nella vocazione alla grazia e nella giustificazione, poichè come Cri-
sto fu santissimo fin dal primo istante della concezione, così la B. Ver-
gine fu santissima fin da quel primo istante. Essendo sempre simile a
Cristo nella natura e nella grazia, gli fu anche simile nella gloria in
cielo (32).
Nel discorso primo sul capo XI dell'Apocalisse, commentando le
parole di Isaia (33): Il Messia sarà chiamato Ammirabile (in ebraico:
miracolo), dice: « siccome Maria è similissima a Cristo, come la luna è

. tìone. Sedet Christus ad dexteram Dei super omnes Angelos Rex et summus impe-
rator; sedet Maria ad dexteram Christi summa coeli et Angelorum Regina et lmpe-·
ratrix ! » Cf. Maricde, p. 187.
(30) << Si ius ipsum naturalisque pietas requirit ut filius parentes et di?igat et
honoret quantum potest, cum multum parentibus debeat a qui·bus esse accepit, a qui-
bus procreatus educatusque est summa cum honore, di!igentia,1 cura, labore, profecto,
cum Christus optimus extiterit Sanctissimae Virginis Filius ipsaque optima Mater
ipsìus, ratio 'ipsa utique persuadet ut credamus ipsum Christum Matrem suam ho-
norasse quantum potuit suumque honorem et gloriam di communicasse sibique si-
milem eam effecisse » Cf. S. LAURENTIUS A BRu::-rnusrn, Opera Omnia, t. V, p. 432.
(31) « Sic Christus Matrem suam honorare, ut par est, voluit; imo sicut Deus
lunam soli similem creavit Evamque Adamo simillimam (Cf. Gn. 2, 21, sqq.], sic
Deus Sanctissimam Vi1'ginem Chn'sto quam simillimam et' praedesti'navit ab 'aeterno
et in tempore fecit creando, vacando, iustificando et magnificando sive glorificando,
nam: Quos praèscivit ... (Rom. 8, 29-30), Similis Maria Christo in vocatione, in iusti-
ficatione et in glorificatione » Cf. ibid., p. 434 s.
(32) Cf. ibid., p. 434 s. .
(33) Is. 9, 6.
P. GABRIELE M. ROSCHINI

simile al sole, non può non essere anch'Essa un grande miracolo. Per
cui, come Iddio da principio pose in cielo due grandi luminari, così pose
in paradiso due grandi miracoli: Cristo e Maria. Per questo leggiamo
che gli Angeli, nel mirare Cristo esclamano: « Chi è questo re della glo-
ria ?... Similmente, leggiamo èhe gli Angeli nel mirare Maria esclama-
no: Chi è costei che sede dal deserto come una virgola di ficmo? ... rCM
è costei che si avanza quale aurora che sorge,. bella come la luna, eletta
come il sole, terribile come un esercito schierato? Tre volte esprimono
1a loro ammirazione, perchè Maria, come Cristo, è un triplice miracolo,
di natura, di grazia e di gloria. Come dunque è un grande miracolo
per gli Angeli Cristo, così è un grande miracolo Maria; grnnde miraco..,
lo Cristo, grande miracolo Maria, Madre di Cristo ... » (34).
La causa prima, radicale di questa mirabile somiglianza fra Cristo
e Maria va ricercata nella maternità divina, ossia, nell'amore del Figlio
verso la Madre. « Il sole - egli dice - rende, quanto più può, la luna
simile a sè ... In qual modo e perchè (Maria) non dovrebbe somigliare al
sole? (35). Ciò posto, chi vuole farsi un'idea, meno inadeguata possibile,
<li Maria, guardi Cristo!
Da quanto abbiamo espostò risulta evidente come S. Lorenzo da
Brindisi, prevenendo i tempi, ci abbia lasciato una trattazione abbastan-
za esauriente e geniale su tutti i principii fondamentali della scienza ma-
riana. Su queste solidissime basi egli innalza il meraviglioso edifizio del-
la sua mariologia.

(34) « Christus etiam in Sacris Litteris mÙ'aculum appellatur: Vocabitur no-


men eius admirabilis (Is. 9, 6), hebr. miraculum. Sic etiam legimus: Scitote quo-
niam mirifìcavit Dominus Sanctum suum (Ps. 4, 4). Non vacat autem mysterio,
quod singulariter Christus miraculum dicitur. Nam omnia opera Diii, maxime in
creatione, iustificatione et glorificatione, miracula appellari possunt. Unde ait: Mi-
rabilia opera tua et anima mea cognoscet nimis [Ps. 138, 14 Vulg. habet: Cogno-
scit]. Et alibi: Qui facit mirabilia magna solus ... fecit coelos in intellectu... funda-
vit terram super aquas ... fecit luminaria magna (Ps. 135, 4, 7). Sed Christus homo,
inter omnia opera Dei, est, sicut sol inter astra, augustissimum Dei miraculum. Hinc
Angelus ille qui, in persona Christi, pal'entibus Samsonis apparnit, mirabilis, sive
miraculum appellabatul' ... Maria, sicut Christus, triplex, miraculum est, natume, gra-
.tiae et gloriae ... » Cf. Mariale, p. 12.
(35) « Sol lunam coram se positam sibi quam similem reddit; quomodo Ma-
ria ... soli dissimilis? ». Cf. ibid., p. 473.
LA MARIOLOGIA DI S. LORENZO DA BRINDISI 1 57

II. - MARIOLOGIA COMPLETA.

Una seconda dote della mariologia di S. Lorenzo da Brindisi è di


essere completa. Questa completezza si ammira non solo nelle linee es-
senziali dell'edificio mariologico da lui costruito, ma anche, e soprattutto,
nei dettagli. Negli scritti del Santo, e, in modo tutto particolare, nel
Mariale, si riscontrano tutti gli elementi per costruire un trattato com-
pleto, organico di mariologia, talmente completo ed organico da non
cederla quasi in nulla ai migliori trattati moderni. Le varie questioni re-
lative al dogma mariano (missione singolare e privilegi singolari) non-
chè le varie questioni relative al culto della Madonna vi sono trattate
con una completezza davvero mirabile.
Per convincersene basterà dare un rapido sguardo alla singolare mis-
sione di Maria, ai suoi singolari privilegi e al suo culto singolare.

l, • LA SINGOLARE MISSIONE DI MARIA.

Si può considerare in tre tempi diversi: nell'eterno decreto di pre-


destinazione, nella sua realizzazione e nelle sue conseguenze.

L - La singolare missione di Maria nell'eterno decreto della predestinazione.

Più volte il nostro Santo considera la Vergine SS. « nel cielo della
mente divina » « in coelo divinae Mentis » (36), ossia nel piano divino
dell'ordine presente, per determinarne il posto ch'Ella vi occupa. Il piano
divino dell'ordine presente - quello scelto da Dio a preferenza di tanti
altri piani possibili - abbraccia innumerevoli cose. Sorge quindi spon-
tanea la domanda: quale di tutte queste cose - a nostro modo di in-
tendere - Iddio ha voluto prima/ quale dopo?... Più in particolare:
ha Egli voluto prima la creazione dei nostri progenitori e la permissione

(36) Cf. Mariale, p. 19.


P. GABRIELE M. ROSCHINI

del loro peccato e poi l'Incarnazione (Cristo con Maria madre sua) co-
me rimedio al peccato? Oppure: ha Iddio voluto prima l'Incarnazione
(Cristo con Maria Madre sua) e poi tutte le altre cose, di modo che tut-
to, inclusa la permissione del peccato dei nostri progenitori, è stato vo-
luto in vista di Cristo e di Maria? ...
Le conseguenze della risposta data a questi fondamentali interro-
gativi sono di una portata incalcolabile. Nel primo caso infatti (nella
posizione tomista) l'esistenza stessa di Cristo (e di Maria) verrebbe ad
essere ineluttabilmente condizionata (e perciò dipendente) dall'esistenza
delle altre cose dell'universo, e, in modo particolare, di Adamo e del suo
peccato. Nel secondo caso invece (nella posizione scotista) l'esistenza
stessa di tutte le altre cose (compreso Adamo e la permissione divina
del suo peccato) verrebbe ad essere ineluttabilmente condizionata e per-
ciò dipendente dall'esistenza stessa di Cristo (e di Maria madre sua).
Nel secondo caso quindi si avrebbe un primato di Cristo (e di Maria) as-
soluto, non in forza cioè d1 una susseguente ordinazione, ma in forza
della sua iniziale predestinazione. Nel primo caso, Cristo (con Maria)
sarebbe il secundum volztum (voluto in secondo luogo) da Dio, e le al-
tre cose il prìmum volitum. Nel secondo caso, invece, Cristo (con Ma-
ria) sarebbe stato il primum volitum (la cosa voluta in primo luogo) da
Dio, e le altre cose il secundum volitum, e perciò Cristo (con Maria)
sarebbe stato il centro intenzionale, la ragione stessa di essere, lo scopo
di tutte le altre cose. Quale delle due posizioni ha colpito nel segno? ...
S. Lorenzo da Brindisi tratta ex professo l'importante questione e
la risolve in pieno, nel senso scotista, nei due primì sermoni Super: Mìs-
sus est (pp. 77-84) (37). Son due discorsi che, ben lungi dal ripetersi, si
completano a vicenda, dandoci una piena soluzione del sotttle e com-
plesso problema. Nessun autore, antico e recente - per quanto mi con-
sta - lo ha trattato e risolto in modo così. esauriente. Il nostro Santo
domina l'argomento, e lo tratta con tale acutezza di analisi, con tale
sublimità di concetti, con tale limpidezza di espressioni da eccitare in
chi lo legge un vivo senso di ammirazione. Io non temo di asserire che
questo è uno dei lati più caratteristici della mariologia del Brindisino.
Tutto è ammirabile nella trattazione di questa spinosa questione: il me-
todo ch'egli segue nell'impostarla, la soluzione che ne dà, le ragioni
ch'egli porta per provarla.
Ammirabile, innanzitutto, è il metodo ch'egli segue nell'impostare

(37) Mariale, pp. 77-84.


LA MARIOLOGIA DI S. LORENZO DA BRINDISI 1 59

1a questione. Per non esporsi a costruire sull'arena, egli parte da uno dei
principii fondamentali della mariologia (da lui mirabilmente illustrato):
il principio di analogia o somiglianza di Maria SS. con Cristo suo Figlio:
« Similis Christo Maria in praedestinatione ». E ne dà la ragione: per-
,chè « Cristo fu predestinato non già come Dio, ma come uomo figlio
di Maria; e perciò Maria fu predestinata insieme con Cristo » (38), « uno
eodemque decreto», dirà Pio IX nella Bolla lneffabilis. Cristo fu il pri-
mogenito di tutte le creature. Ne segue perciò che Maria madre sua sia
.stata predestinata prima di tutte le. creature (39). Questa unione di Cri-
.sto con Maria, questa reciproca somiglianza nella predestinazione è, in-
dubbiamente, l'unico Yero modo d'impostare teologicamente la questio-
ne. Il nostro Santo poi passa a provare che l'Incarnazione (Cristo con
:sua madre) è stata voluta prima di tutte le altre cose per varie ragioni.
La prima è questa: perchè Cristo, da solo, è più amato che non tutte
le creature prese insieme, poichè un re ama assai più il suo unico figlio
,che non tutti i suoi servi; Cristo, inoltre, è capo di tutti gli eletti, e tutto
,è stato creato per la sua gloria (4°). La seconda ragione la trova nel fatto

(38) « Similis, inquam, in praedestinatione, quoniam Christus praedestinatus est


:non ut Deus, sed ut h.omo filius Mariae, ergo una cum Christo praedestinata est
Maria». Cf. Mariale, p. 454.
(39) « Praedestinata (Mater Christi) una cum Christo primogenito omnis crea-
.turae, ante omnem creaturam ». (Cf. lbid.).
(40) « Divus Thomas, p. 1, q. 22, art: 4; et q. 25, art. 6, docet quod Christi
.anima maioris est valoris, quam omnes simul praedestinati et electi, et a '/)eo magis
1

diligitur: Hic est filius meus dilectus, in quo mihi bene complacui (Mt. 17, 5).
I'lus diligit rex unicum filium, quam omnes servos. Non fuit praàlestìnatus Chri-
.stus propter Electos; sed electi omnes propter Christum, in gloriam Christì. Sic
Paulus ad Ephèsios I, ait: Benedictus Deus et Pater Domini nostri lesu· Christi,
qui benedixit nos in omni benedictione spirituali in coelestibus in Christo; sicut
elegit nos in ipso ante mundi constitutionem, ut essemus sancti et immaculati in
conspectu eius, in caritate; qui praedestinavit nos in adoptionem filiorum per Iesum
Christum in ipsum ..., in laudem gloriae suae (cp. 1, 3-6). Ubi manifeste docet Paulus
quod omnes Electi in gloriam Christi praedestinàti sunt. Prima autem ad Corin-
thios 3, ait: Omnia ... vestra sunt, vos autem Christi, Christus vero Dei (vrr. 22-23);
idest, omnia propter. vos sunt, vos autem propter Christu_m. Nam omnes sumus
Christi servi, etiam Angeli: In nomine Iesu ombe genu coèlestium flectitur (Phil.
2, IO). Et ad Hebraeos ait: Quem constituit heredem universorum, per quem fecit
.et saecula (cp. 1, 2). Scribens etiam ad Colossenses, docet quod prop·ter Christum
omnia creata sunt,· ait enim: Qui est imago Dei invisibilis, primogenitus omnis crea-
turae; quoniam in ipso condita sunt universa in coelo et... terra, visibilia et invisi-
bìlia, sive Throni, sive Dominationes, sive Principatus, sive Potestates: omnia per
ipsum et in ipso creata sunt, et ipse est ante omnes [ cp. 1, 15-17, Vulg. !oc.; Coelo,
160 P. GABRIELE M. ROSCHINI

che Cristo è la causa esemplare e finale della predestinazione dei Santi,


poichè i Santi sono stati predestinati ad essere l'immagine del suo Fi-
glio» (causa esemplare) affinchè fosse « il primogenito (causa finale)
d'un gran numero di fratelli (41); e perciò Cristo è il fondamento del
mondo, d'ogni grazia e d'ogni gloria, e il fondamento del mondo - evi-
dentemente - dev'essere stato voluto prima del mondo stesso.
Queste ragioni addotte. dal Santo Pre~icatore provano efficacemen-
te il primato assoluto ed universale di Cristo, primato che conviene a
Cristo non solo nel piano divino del. mondo presente ma anche in qual-
siasi ordine possibile in cui fosse incluso il Verbo Incarnato. Tutto sa-
rebbe - e non potrebbe non esserlo - subordinato a Lui, dipendente
da Lui, tutto avrebbe costituito come il piedistallo su cui si sarebbe eretta

habet Codis]. Sicut etiam loannes ait: Qui post me venit ..., ante me factus est
[Io. 1, 27. Vulg. loc.: Venit, habet: Venturus est]. Sic Christus, quatenus homo,
prima est creatura praedestinata: In capite libri scriptum est de me (Ps. 39, 8).
Doin.inus possedit me ab initio viarum suarum antequam quidquam faceret a prin-
cipio; ab aeterno ordinata sum, et ex antiquis antequam terra fierét (Prv. 8, 22-23).
N ec solum prima est creatura praedestinata, sed etiam cllusa exemplari's atque
final.is praedestinationis Sanctorum. Sic Paulus ait: Quos praescivit conformes fiéri
imaginis Filii sui, ut sit ipse primogenitus in multis fratribus (Rom. 8, 29). Ubi
declarat Paulus Christum ab aeterno fuisse causam exemplarem praedeslinationis, ubi
ait: Conformes fieri imaginis filii sui, et finalem, ubi ait: Ut sit ipse primogenitus, di-
gnitate et .honore, in multis fratribus; idest, inter omnes Electos Dei, quos in filios,
adoptavit. Sic, ob Christi maiorem gloriam, existimo permisisse peccatum, ut magis
Christum glorificaret; sicut permisit Lazarum infirmari et mori, ut glorificaretur Fi-
lìus Dei per eum [Cf. Io. II, e sqq.]; sicut permisit ut loseph a fratribus inique venuw
daretur, quo posset eum in Aegypto glorificare iuxta praeostensas visiones LCf. Gn.
37, 5 sqq.; 41, 40 sqq.]. Non enim Deus propterea glorificavìt loseph, quia in eum
fratres peccaverunt; sed permisìt fratres in eum inique agerent, ut magis magisque
glorificaret. Si igitur non Christus 'propter Adam, non Adam propter mulierem, sed
mulier propter virum facta fuit; nàm caput mulieris vir, caput autem viri Christus,
ergo etiam si Adam non peccasset, venisset in mundum Christus (1 Cor. u, 8, 3),
alioquin si non peccasset, _nec creatus fuisset mundus, cum omnia propter Christum
creata sint.
Sic Ch_ristus fundamentum est creationis mundi, sicut legimus: Zadik jesod
holam: Iustus fondamentum est mundi [Prv. 10, 25, ex hebr.]. Et Paulus aìt quod
fundamentum... aliud nemo potest ponere, praeter id quod positum est, quod est
Chrjstus Iesus (1 Cor. 3, n). Fundamentum Christus est totius creaturae, 'totius
gratiae et totius glorÌ'ae, quoniam finis est omnium, propter quem omnia creata sunt »-
Cf. Mariale, p. 79 ss.
(41) Rom. 8, 29.
LA MARIOLOGIA DI S. LORENZO DA BRINDISI r6r

la sua dominatrice figura, insieme a quella della sua SS. Madre, poichè
Ella fu, dopo Cristo, « la prima predestinata fra le creature » (42 ).
E su ciò non vi dovrebbe essere· dissenso alcuno fra i teologi. Ben
diversa invece e di secondarissima importanza a me sembra la questione
se il Verbo si sarebbe incarnato nell'ipotesi - pura ipotesi che ci tra-
sporta fuori del piano del mondo presente - che Adamo non avesse
peccato. E' ben nota l'opposta risposta dei Tomisti e degli Scotìsti. Se
Adamo non avesse peccato - dicono i Tomisti - il Verbo non si sa-
rebbe incarnato, poichè l'incarnazione è dipendente dal peccato come
da condizione sine qua non . Se Adamo non avesse peccato - dicono gli
Scotisti - il Verbo si sarebbe ugualmente incarnato, poichè l'incarna-
zione è indipendente dal peccato. Alla soluzione Scotista aderisce anche
S. Lorenzo da Brindisi (43). Però non vi insiste affatto, anzi, sembra che
trascuri quasi completamente la questione, poichè la tocca soltanto per
transennam. Forse perchè sentiva o presentiva la. inconsistenza della con-
clusione delle due scuole. E difatti, l'ipotesi dell'esistenza o meno del
peccato di Adamo, ci porta subito fuori del piano divino del mondo
presente (in cui il peccato è incluso) e ci getta in un piano possibile (in
cui il peccato non è incluso) e difatto mai attuato. Orbene, l'unica ri-
sposta logica alla questione suddetta non può essere che questa: nell'ipo-
tesi che Adamo non avesse peccato, noi non sappiamo (almeno con cer-
tezza) se il Verbo si sarebbe incarnato o no, poichè si tratta di un piano
o ordine puramente possibile, di cui la rìvelazione tace. Nel piano poi
del mondo presente (s-celto e attuato da Dio fra tanti altri piani possi-
bili) l'incarnazione è strettamente e indissolubilmente connessa con la
redenzione (cosa sfuggita al Brindisino), non già dipendente (come vor-
rebbe la scuola tomistica) o del tutto indipendente (come vorrebbe la
scuola scotistica) (44). La nessuna insistenza di S. Lorenzo da Brindisi

(42) « Cum Dominus dedit Moysi exemplàr divini sanctuarii, primo omnium
locutus fdit de arca testamenti; sic prima creatura -praedestinata extitit Virga bea-
tissima, viva divinitatis arca». Cf. Mariale, p. 347. .
(43) << Etiam si Adam non ,peccasset, venisset in mundum Christus » (Serm.
r, § 1). Cf. Mariale, p. 80.
(44) Cf. RoccA-Roscr-IINI, De l'atione primaria existentiae Christi et Deiparae,
Romae, r944; G. RoscHINI, Intorno alla questione sul cosiddetto motivo dell'Incar-
nazione, Roma, 1948.
Siamo felici di aver riscontrato nel P. Girolamo da Parigi (cf. La doctrine ma-
ria/e, p. 4~5) una perfetta identità dì vedute con ciò che abbiamo scritto - senza
conoscere il suo attèggiamento - nei due nostri citati lavori.
P, GABRIRLE M. ROSCHINI

su tale questione secondaria, mi autorizza - ripeto - a credere ch'egli


fosse poco soddisfatto della soluzione data sia dalla scuola tomistica che
da quella scotistica, e che abbia aderito, senza troppa persuasione, alla
soluzione scotistica per pura tradizione di famiglia.

2. - La singolare missione di Ma,-ia nella sua realizzazione.

Oltre a considerare la singolare missione di Maria nella mente di


Dio, ossia, nel piano divino del mondo presente, il nostro Santo la con-
sidera: anche nella sua reale attuazione. La Vergine SS. fu realmente,
nel tempo, quale spuntò ab aeterno nella mente divina, vale a dire: vera
Madre universale, sia del Creatore che delle creature, e, conseguente-
mente, vera mediatrice fra il Creatore e le creature, vera regina univer-
sale.

r. La Madre del Creatore. - S. Lorenzo da Brindisi offre elementi


per un trattatello sostanzialmente completo di Teotocologia. Espone in-
fatti rapidamente gli errori, le prove, le incalcolabili conseguenze della
maternità divina, e le varie questioni connesse con la medesima. Sono,
più o meno, le solite questioni, ma trattate in modo veramente originale.
Alla questione se la maternità divina sia per se stessa santificante,
S. Lorenzo risponde, almeno in modo implicito, negativamente. Am-
mette infatti che se la Vergine SS. - per un'ipotesi impossibile - non
avesse avuto la santità, pur essendo Madre di Dio, non si sarebbe sal-
vata (45).
Anche alla questione se la maternità divina, per se stessa, sia supe-
riore alla grazia, il Santo risponde negativamente. Esponendo infatti la
risposta di Cristo alla donna che aveva proclamata « beata » la madre
sua, asserisce che Gesù, paragonando la dignità della maternità divina
con la dignità derivante dalla grazia divina (che rende _partecipi della
natura divina e della felicità suprema) proclama questa superiore a quel-
la. La ragione poi di questa preferenza di Cristo va ricetcata nel fatto
che, mentre la maternità divina è in se stessa, per così dire, questione di
fortuna, la santità appartiene all'ordine della virtù che rende l'uomo ca-
ro a Dio (46). Riconosce tuttavia il Santo Predicatore, ripetutamente~ che

(45) « Qua (sanctitate) si Virgo cal"uisset, aetemam in coelo gloriam minime


consecuta fuisset » Cf. Mariale, p. 563.
(46) Cf. Mariale, p. 562-564.
LA MARIOLOGIA DI S. LORENZO DA BRINDISI

esiste un legame inscindibile tra la maternità divina e 1~ santità di cui


fu ripiena, quale degna Madre di Dio (47).
2. La Madre delle creature. - Pel fatto stesso che Maria SS. è vera
Madre (nell'ordine naturale) di Cristo, è anche vera madre (nell'ordine
soprannaturale) di tutti i cristiani, ossia di tutte le mistiche membra di
Cristo, e perciò di tutte le creature, almeno in modo potenziale, se non,
sempre attuale. Il fondamento della maternità spirituale di Maria verso
tutte le creature va ricercato nella incorporazione di tutte le creature a
Cristo Capo, quali sue mistiche membra, poichè la madre del Capo è
anche madre delle membra.
. Questa base teologica della spirituale ed universale maternità di Ma-
ria viene lumeggiata assai bene da S. Lorenzo da Brindisi. « Come Eva
- egli dice - fu la madre di tutti i viventi, così Maria è la madre di
tutti i cristiani che sono membra di Cristo » ( 48). « La Beatissima Ver-
gine - dice altrove - è la Madre di Cristo e la madre di tutti i cristia-
ni che sono veramente fedeli, veramente eletti di Cristo, vere membra
<li questo medesimo Cristo » (49).
Un altro argomento in favore della maternità di grazia di Maria,
:S. Lorenzo lo ritrova nelle parole di Cristo morente: « Ecco il tuo figlio;
.Ecco la madre tua » (50 ). In queste parole, il nostro Santo, oltre a ve-
dere la proclamazione della maternità di grazia di Maria SS. nel mo-
mento stesso in cui raggiungeva il suo ultimo complemento, vede an-
che - cosa che ci sembra poco vera - la costituzione stessa di Maria
Madre nostra. Con quelle parole infatti Cristo « creò in Maria viscere
materne verso Giovanni» e verso tutti quelli da lui rappresentati, « co-
me i re .con la sola parola rendono conti i cavalieri » (5 I). Dice inoltre

(47) Cf. ibid., p. 90.


(48) « Eva dieta est mater... cunctorum viventium; Mr;ria mater est amantissima
.omnium fidelium qui ad vitam ordinati sunt ». Cf. Maria/e, p. 39r.
(49) « Beatissima Virga mater est Christi. et mater etiam omnium Christiano-
.rum, qui vere sunt fideles et electi Christi, vera membra Christi ». Cf. Maria/e, p. 37r.
(50) fo, I9, 26,
(51) « Quisquis autem fidelium Mariae a Chrìsto in loanne commendatus est da-
,tusque filius; ipse enim qui Mariae dixit Mulier, ecce fìlius tuus, ille est qui dixit et
facta sunt... mandavit et creata sunt (Ps. 32, 9). Materna viscera eo dieta in Virgine
.erga loannem creavit, ut ita eum diligeret, ac si vere, ex suo utero genuisset. Sicut enim
reges solo dieta ex equi#bus comites faci.unt, marchionet ducesque, inquam, appel-
latione; sic et Christus, Rex regum et Dominus dominantium (Ape. 19~16). Maria
,ergo maternis visceribus affecta erga fideles dilectos selectosque Christi discipulos
12. - S. Lorenzo. da Br.: Studi
P. GABRIELE M. ROSCHINI

che Maria « fu fatta madre nostra da Cristo in croce allorchè. fu detta·


a Lei: « Ecco il tuo figlio, e a Giovanni: Ecco la madre tua » (5 2 ). Que-
sta pia esagerazione, (poichè Maria SS. fu costituita Madre nostra allor-
chè divenne Madre di Cristo), si può perdonare ben volentieri a chi ha
scritto tanto bene di Maria madre nostra e a chi ha gustato tutta la dol-
cezza di tale maternità fino ad esclamare: « Quanto è dolce il nome di
madre! Non si può esprimere, non si può comprendere. La Vergine
Beatissima poi non solo vien detta madre, ma madre di misericor--
dia » (53).

3. - La singolare missione di Maria nelle sue conseguenze.

I. La Mediatrice fra il Creatore e. le creature. - Prima conseguenza


immediata della maternità universale -di Maria è la sua mediazione uni-
versale.
La Madonna, secondo S. Lorenzo, fu mediatrice fra gli uomini e
Cristo, come Cristo fu mediatore fra gli uomini e Dio (54). Egli asseri-
sce che tanto Cristo che Maria sono porta del cielo: « Mari.a è quella
porta per cui Iddio venne a noi; Cristo invece è quella porta per cui
noi andiamo a Dio: similmente, Cristo è porta perchè Mediatore fra
Dio e gli uomini, Dio-Uomo; Maria è porta perchè Mediatrice tra Cri-
sto e i fedeli~> (55).
Associata quale Mediatrice a Cristo Mediatore, Maria SS., secondo·
S. Lorenzo (56), cooperò direttamente, con Cristo, a tutta l'opera media--

qui puro corde in etun credunt et diligunt, eorum oblivisci minime potest; ipsa enim
vera Mater est cunctorum per fidem Christi viventium [Cf. Augustin. lib. De Sancta
Virginitate, cp. 6, P. L., t. 40, col. 399]. Cf. Mariale, p. 274,
(52) « A Christo in Cruce mater nostra facta est, dum dictutn illi fuit: Ecce
fìlius tuus, et loanni: Ecce mater tua ». Cf. Mariale, p. 387. Cf. anche p. 588.
(53) « Quam dulce est nomen matris ! Dici non potest, comprehendi non po-
test. Virga autem Beatissima non solum Mater, sed Mater misericordiae dieta est,.
hoc est, miserìcordissima, Mater clementissima, Mater tenerrima, amantissima »,
Cf. Mariale, p. 391.
(54) << Mediatricem inter Christum et homines ». (lbid., p. 251). Cf. anche.
p. 397.
(55) lbid.
(56) « Porta coeli Maria, et porta coeli Ch1·istus; sed Maria porta tm· quam Deur
venìt ad nos, Christus autem porta per quam nos ad Deum. 'Porta "item Ch1·istus,
quia mediator Dei et hominum, Deus homo; sic porta Maria, quia mediatrix inter
Christum et fideles. Et sicut Christus, mediator Dei, naturam habuit Dei; ita Maria, ..
mediatrix Christi, sanctitatem habet Cliristi, omnino pura et immaculata sicut Chri--
.,tus ». Cf. Mariale, p. 493.
LA MARIOLOGIA DI S, LORENZO DA BRINDISI

trice, vale a dire, sia nell'acquisto (la cosiddetta redenzione oggettiva, o


in atto primo) che nella applicazione e distribuzione di tutte le grazie
(la cosidetta redenzione soggettiva, o in atto secondo). Vi è infatti un
passo del Santo che ci rivela chiaramente il suo pensiero nella presente
questione, passo che - per quanto mi .consta - non è stato ancora mes-
so in rilievo da nessuno e che tronca decisamente ogni questione sul-
l'atteggiamento del Santo dinanzi alla questione della cooperazione di-
retta, immediata all'opera della nostra redenzione non solo soggettiva
0
ma anche oggettiva. Commentando, nel IV sermone sull'angelico sa-
luto, le parole: Ave, gratia piena, egli rileva che, come la prima donna
fu fatta da Dio simile al primo uomo, così Maria fu fatta simile a Cri-
sto. Per comprendere poi che cosa importi questa somiglianza, il Santo
rileva che Dio diede al primo uomo (e perciò anche alla prima donna)
tre doni: la giustizia originale (ossia, la somiglianza con Dio per mezzo
della grazia) per l'anima, il dono dell'immortalità (per il corpo) e il do-
no della perpetua felicità in paradiso (per l'anima e per il corpo). Ri-
levata poi la somiglianza di Maria con Cristo (57), argomenta dicendo:
« Come i primi parenti (Adamo ed Eva) avrebbero comunicato quelle
tre graziè ai loro figli, così Cristo e Maria, coi loro meriti, ci ottennero
queste tre cose (la giustizia originale, l'immortalità e la felicità eterna)
e continuamente ci conferiscono queste tre cose: la remissione dei pec-
cati (ossia la grazia), la resurrezione della carne e la vita eterna (58).
In questo passo sono evidenti due cose: I°) la distinzione fra la co-
siddetta redenzione oggettiva (l'acquisto della grazia per via di merito)
e la cosiddetta redenzione soggettiva (la distribuzione della grazia); 2°)
la cooperazione diretta, immediata di Maria SS. sia all'acquisto che alla
distribuzione di tutte le grazie.

(57) « Primum quod legimus de prima muliere est quod facta fuerit similis
primo homini [Cf. Gn. 2, 18); sic et Maria similis Christo. Ut sciamus autem, quid
similitudo ista importet, advertendum quod homini Deus tria, cum primis contulit:
quoad animam quidem, iustitiam originalem, magnum Spiritus Sancti donum, per
quod èrat Deo similis; quoad corpus, donum immorta!itatis; quoad utrumque; do-
num perpetuae felicitatis in paradiso, absque ulla unquam molestia vet, carnz's vel
spiritus. In hls autem omnibus mulier simìlis facta fuit homini. Habuit etiam ipsa
donum t'usiitiae. originalis et innocentiae, donum immortalitatis et donum perpetuae
felicitatis. Quoniam autem Maria similis Christo a Dea facta est, quare et ipsa di-
citur gratia plena sicut Christus » Cf. Mariale, p. 187.
(58) « Sicut autem primi parentes tres illas gratias filiis communicassent; i'ta
Christus et Muria suis meritis tria haec nobis obtinuerunt, et iugiter conferunt remis-
sionem pecéatorum, carnis resurrectionem,' vitam aeternam ». Cf. Mariale, p. 188.
166 P. GABRIELE M. ROSCHINI

E' alla luce di questo testo chiarissimo che vanno interpretati tutti
gli altri testi relativi alla cooperazione di Maria SS. sia all'acquisto di
tutte le grazie (quale Corredentrice del mondo) che alla distribuzione
di tutte le grazie (quale Dispensatrice universale).
Data l'importanza pratica di questa ultima dottrina, il Santo Pre-
dicatore vi insiste esprimendola con molta efficacia. Egli si serve di im-
magini e di metafore molto espressive. La suppone già come cosa in
pacifico possesso della Chiesa, e perciò ne parla come di cosa ovvia.
S. Lorenzo non tratta ex professo la questione sulla natura della
mediazione di Maria nella distribuzione di tutte le grazie, se cioè, oltre
alla cooperazione morale, per mezzo dell'intercessione, si abbia anche
una cooperazione fisica strumentale,· come vorrebbero non pochi teolo-
gi, specialmente Tomisti. Lascia però comprendere che, almeno in qual-
che caso, vi sia stata una cooperazione fisica strumentale. Dice infatti
che nella Visitazione Dio si servì della voce di Maria come di strumento
per trasmettere la grazia, in quel modo stesso con cui David si servì del-
la cetra per espellere da Saul lo spirito maligno . (59 ).

2. La Regina dell'universo. - Conseguenza della maternità univer-


sale e della Mediazione universale è la Regalità universale. La singolare
missione di Maria SS., infatti, fu una missione regale.
La Chiesa - osserva il Santo - onora Maria con molti titoli; ma
principalmente con quello di Regina: Salve, Regina (60).
Vede una specie di fondamento biblico della regalità di Maria nel
Salmo 44, v. IO (6I), nell'Apocalisse cap. 12 (fo) e nelle parole pronun-
ziate dall'Angelo nel giorno dell'Annunciazione: « Nel mistero dell'an-
nunciazione - egli dice - Maria è stata dimostrata regina» (63).
I due titoli fondamentali della regalità di Maria vanno ricercati
- secondo S. Lorenzo - nella sua qualità di sposa e di madre: sposa

(59) Cf. Mariale, p. 391.


(60) << Sancta Ecclesia, Deiparam Virginem invocatura, prius multis titulis ac
nominibus eam honorat et laudat ... Sed praecipuus Reginam appellat: Salve Regina;
ita saepe: A ve, Regina coelorum; - A ve, Domina Angelorum; - Rt:gina Coeli, lae-
tare; O gloriosa Domina, Excelsa super sidera ». Cf. Mariale, p. 385.
(6I) Cf. ibid.
(62) Cf. ibid., p. 386.
(63) « In mysterio annunciationis Maria ostensa est Regina». Cf. Mariale,
p. 391.
LA MARIOLOGIA DI S. LORENZO DA BRINDISI 167
di Dio e madre di Cristo (64). Maria è « la Regina delle Regine, .l'uni-
ca regina del cielo, come uno è Dio suo sposo, come uno è Cristo suo
figlio » (65).

Il. - I SINGOLARI PRIVILEGI DI MARIA.

Alla singolare missione di Maria, fanno riscontro· 1 su01 singolari


privilegi, come mezzi al fine.

I principali si riducono a quattro: 1) immunità dalla colpa, sia ori-


ginale che attuale; 2) pienezza di grazia; 3) perpetua verginità sia di
anima che di corpo; 4) glorificazione sia dell'anima che del corpo me-
diante l'assunzione .

I.

L'immunità dalla colpa. - L'immunità della Vergine SS. dalla
colpa originale costituisce - si può dire - il punto centrale della ma-
riologia di S. Lorenzo da Brindisi. Su questo soavissimo argomento
- così caro all'anima francescana - egli ha ben 12 discorsi - i più ela-
borati - così densi di dottrina, da costituire un vero trattato, una mono-
grafia completa . sull'interessante argomento. Egli è stato uno dei più
melodiosi cantori dell'Immacolata quasi tre secoli prima che una tale
dottrina raggiungesse la dignità di dogma di fede.
Riducendo ad organica unità gli sparsi e numerosi elementi del
Santo sull'argomento a lui particolarmente caro, si può giungere a que-
ste conclusioni: 1. S. Lorenzo ha esposto in modo chiaro e completo
lo stato della questione; 2. ha presentato e svolto genialmente le varie
prove tratte dal magistero ecclesiastico, dalla S. Scrittura (esponendo,
in modo sintetico ed efficace, quegli stessi argomenti che si leggeranno
poi nella Bolla lneffabilis), dalla tradizione e dalla ragione (riallaccian-
do le varie ragioni al detto: potuit,. decuit, voluit); 4. ha sciolto esau-
rientemente e - direi - doviziosàmente le varie obiezioni.
Oltrechè dal peccato originale, la Vergine SS. fu del tutto immune
dal peccato attuale, sia mortale che veniale. Fu anzi impeccabile fin
dal primo istante della sua persÒnale esistenza, poichè fu « confermata
in grazia » (66). Così insegna, in perfetto accordo con tutti gli altri teo-

(64) Cf. ibid., p. 34.


(65) Cf. ibid., p. 50.
(66) « Fuit confirmata in gratia statim a primo instanti» Cf. Mariale, p. 46z.
168 P. GABRIELE M. ROSCHINI

logi, il nostro Santo Oratore. Egli, inoltre, spiega egregiamente la na-


tura di tale impeccabilità. Ammette che Maria SS., naturalmente, avreb-
be potuto peccare, pur essendo stata concepita senza peccato, come pec-
cò Eva, come peccarono gli angeli. Ma per grazia divina fu preservata
del tutto immune da qualsiasi benchè minima macchia di peccato. La
sua santità quindi fu somigliantissima a quella di Cristo, quantunque
di grado molto inferiore, come la luna è inferiore al sole (67).

La pienezza di grazia. - Il nostro Santo attribuisce alla Vergine,


2.
fin dal suo immacolato concepimento, una tale pienezza di grazia da
sorpassare incomparabilmente la somma delle grazie concesse a tutta
la intera famiglia degli Eletti. Questa tesi, integralmente o parzialmen-
te, si trova, si può dire, di continuo nei suoi impareggiabili sermoni. Ed
è il primo - prima ancora del Suarez, a cui è eomunemente attribui-
ta - a proporla. La ragione di ciò va ricercata nell'amon: di Dio per
Maria Madre sua, superiore all'amore per tutti gli altri Eletti (68). La
grazia infatti è proporzionata all'amore che ha Iddio per un'anima.
Ma è facile comprendere come Famore per la propria madre superi ìn-
comparabilmente l'amore per i proprii servi.

(67) « Naturaliter peccare poterat etiam sine peccato concepta, sicut peccavit
Eva, sicut peccaverunt Angeli; sed per divinam gratiam ab omni penitus peccati
macula praeservata f uit èt minima et venialissima. Sic fuit sanctitas Vìrginis quam
simillima sanctitati Christi, licet gradibus multo inferior, ut luna sole». Cf. Mariale,
p. 541. .
(68) « Spiritus itaque Sanctus Virginem Sanctissimam amavit, ditavit atque do-
tavit omni plenitudine gratiarum, ut digna esset Sponsa Dei». Cf. Mariale, p. 136.
<< Fundatio eius in montibus sanctis, habet textus hebraicus. Fundata est
haec divina civitas in altissimo sanctitatis gradu, in altissima fide, spe et caritate et
gratia Spiritus Sancti, ita ut multo mqior fuerit gratia Mariae in p1limo instanti con-
ceptionis suae quam gratia sanctorum. Patriarcharum in fine vitae, cum omni vir-
tutum perfectione altissima praedid essent. Hoc autem, quoniam civitatem Sian
diligit Dominus super omnia tabernacula Iacob; diligit Deùs Muriam super omnes
Electos, 11am: Iacob dilexi (Rm. 9, 13). Sunt autem civitatis duae portae: conceptio
et mors: diligit Deus has portas Mariae super omnia tabernacula Electorum suorum.
Maria enim civltas Dei fuit, in qua Deus semper habitavit, civitas Sian per con-
templationem et civitas lerusalem per caritzltem,· hinc in Canticis dicitur formosa
tanquam lerusalem ~ Cf. Ct. 6, 3; p. 462]. « Diligit Deus hunc magis quam illum,
sed Virginem super omnes alias creaturas ». Cf. Mariale, p. 205.
« D'iligere Dei -idem est ac favere, non enim otiosus, vanus, inutilis est Dei
amor. Dicitur dilexisse Patriarchas, quoniam eos summis bonis cumulavit... » (ibid.
p. 349).
LA MARIOLOGIA DI S, LORENZO DA BRINDISI

Quantunque « piena di grazia » fin dal primo istante della sua


,esistenza, la Vergine SS. potè crescere in grazia fino al termine della
vita. Ella - insegna il Santo - ricevette dall'Altissimo un Cuore eccel-
]ente, .un cuore che conveniva alla Madre di Dio. Ella· perciò moltiplicò
ed aumentò al centuplo la grazia che le fu impartita... Ben più: ogni
.giorno ed anche in ciascuna ora e in ciascun minuto del giorno, la Ver-
,gine riceveva un raddoppiamento di grazia e di carità... « Quale non
fu dunque il tesoro di grazia e di meriti nell'ultimo istante della Ver-
gine allorchè rese la sua anima a Dio! In verità nessuno lo può dire, e
11eppure pensare » (69 ).
Alla pienezza di grazia, aggiunge il Santo la pienezza dei doni,
-delle virtù, delle beatitudini e dei carismi.

3. La perpetua verginità sia di anima che di corpo. - S. Lorenzo


·non ne tratta con molta ampiezza. Le accuse degli eretici ·sia antichi
che moderni contro la perla più scintillante dell'aureo diadema di Ma-
ria, dovettero produrre sull'animo suo candidissimo un tale ribrezzo
<la spingerlo a sdegnarne perfino una esauriente confutazione.
Ciò non ostante, anche nella presente questione egli accenna ai vari
,errori e porta le più valide prove della tesi cattolica: « Maria SS. fu
vergine di corpo e anima» (70).

4. La glorificazione dell'anima e del corpo, ossia, l'Assunzione. -


Di quest'ultimo privilegio mariano, ossia, dell'assunzione corporea di
Maria SS. al cielo, S. Lorenzo tratta assai ampiamente nei tre ultimi di~
scorsi del suo impareggiabile Mariale. Ne determina l'oggetto e ne ad-
,duce le prove.
Nel determinare l'oggetto di questo insigne pi;ivilegio, S. Lorenzo
:si serve del principio di analogia o somiglianza di Maria con Cristo.
« Maria - egli osserva - fu in tutto simile a Cristo, simile nella morte,
perchè morì senza colpa, simile nella risurrezione perchè risorse glorio-

(69) « Quis autem nesciat quod Maria a Dea optimum cor accepit quale Ma-
trem decebat Dei? Gratiam ergo in centuplum multiplicavit, auxitque. Nam docuit
etiam Dominus. quod qui bene egerit, ipsius Christi gratia, centuplum accipiet et
vitam aeternam possidebit (Mt. 19, 29); centuplum, ut alius Evangelista testatur,
in praesentì saeculo, et in futuro vitam aeternam (Cf. Mc. IO, 30). Hoc autem cen-
Juplum procul dubio de spiritualibus bonis intelligendum venit ».
(70) Mariale, p. 137.
170 P. GABRIELE M. ROSCHINI

sa e salì al Cielo ed ivi siede in somma gloria alla destra di Cristo, so-
pra tutti i cori degli Angeli » (71).
Da questo e da altri passi risulta che l'oggetto dell'assunzione - se-
condo il Santo - abbraccia, nella sua pienezza integrale, tre cose: 1)
morte e resurrezione; 2) traslazione in cielo; 3) incoronazione.
Le prove vengono desunte dal magistero ecclesiastico, dalla Scrittura
e dalla ragione.
S. Lorenzo si basa sulla festa dell'assunzione per dimostrare il pri-
vilegio dell'Immacolata Concezione. Orbene, l'Immacolata Concezio-
ne, per S. Lorenzo, era verità certissima. Altrettanto quindi - per lo
meno - doveva essere per lui la verità dell'assunzione.
Il Santo riconosce lealmente che nella S. Scrittura « niente di chia-
ro si legge intorno al Transito della B. Vergine e intorno alla sua glo-
riosissima Assunzione in cielo» (72). Poco prima però, dopo aver rife-
rito le parole di S. Bernardo: « Chi potrà raccontare la generazione di
Cristo e l'assunzione di Maria? », aggiunge: « Le Sacre Scritture quin-
di parlano di questo mistero (dell'assunzione) con ammirazione, come
pure del mistero dell'ascensione di Cristo » (73 ). Contradizione?... Af-
fatto! La Scrittura non parla apertamente, esplicitamente, dell' assun-
zione corporea di Maria. Ne parla però velatamente, implicitamente.
E' la posizione comune dei teologi d'oggi.
Nel Vecchio Testamento il Santo vede una prova dell'assunzione
in alcuni versetti del Cantico dei Cantici (cap. 3) e nella traslazione del-
.l'Arca Santa (3 Reg. 1-6). Di maggiore valore ci sembrano i due argo-
menti biblici tratti dal Nuovo Testamento. Il primo è tratto dalle pa-
role dell'evangelico saluto: « Il Signore è con te». « Maria - così scri-
ve - fu sempre in grazia, sempre piena di grazia, come il sole di luce.
Il Signore fu con Maria nell'inizio, con Maria nel mezzo, con Maria
nella fine; con Maria nella concezione, perchè fu concepita immacolata,
pura, santa, piena di grazia come unica e singolare :figlia di Dio; con
Maria in vita, arricchendola sempre con gl'immensi tesori delle celesti
ricchezze e virtù; con Maria in morte, liberandola dalla morte e dalla

(71) « Similis Christo Maria ... similis in morte, quoniam sine aliqua culpa mor--
tua fuit; similis in resurr1ctione, quoniam glo1·iosa resurrexit et èlscendt"t in coelum,
ibique in summa gloria a dextris Christi sedet super omnes Angelorum choros »
Cf. Mariale, p. 454.
(72) Cf. ibid., p. 588; 57y576.
(73) Cf. Mariale, p. 588; 573-576.
LA MARIOLOGIA DI S. LORENZO DA BRINDISI 171

corruzione per assumerla in cielo, e coronarla di gloria sempiterna, esal-


tata sopra tutti i cori degli Angeli» (74).
Un altro argomento lo deduce dall'Apocalisse, cap. u.:.12: la vi-
sione dell'arca ,del testamento (n, 19) e la visione della donna vestita
di sole (12, 1) (75).
Le ragioni teologiche vengono riassunte dal Santo in un esordio
per la festa dell'assunzione. Sono: 1) la Vergine SS. ha legittimamente
combattuto; ha ·dunque diritto alla corona di gloria; 2) fu compagna
di Cristo nella passione; dev' esserlo quindi anche nella consolazione e
nel regno (76).

III. - IL ~INGOLARE CULTO DI MARIA.

Alla singolare m1ss10ne ç ai singolari privilegi di Maria fa logica-


mente riscontro il suo culto singolare.
Sul culto dovuto a Mar-ia SS., data l'indole eminentemente pratica
dei suoi sermoni, il Santo Oratore insiste in modo tutto particolare. E'
noto infatti come al suo tempo il culto mariano fosse violentemente at-
taccato dalla pseudo-riforma protestante. Il Santo, in modo chiaro, con-
ciso, ne determina la natura, ne mette in rilievo i vari atti che lo costi-

(74) lbid., p. 215 s.


(75) « I-lodie arca testamenti Domini'. in templum illata est intra sancta sancto-
rum (Cf. ibid., 8, 3-9); haec enim arca illa est quam se vidisse in coelo f oannes in,
Apocalypsi ait cap. I I: Apertum èst templum Dei in coelo, et visa est arca testa-
menti eius in templo eius (Vr. 19). Nam ipsemet loannes, cum hoc dixisset in calce
II capitis, statim initio 12 veluti declarans mysterium, ait: Signum magnum appa•
ruit in coelo, mulier amicta sole, et luna sub pèdibus eius, et in capite eius corona
stellarum duodecim (Vr. 1). Haec autem mulier procul dubio Deipara Virga est,
nam subiungit quod peperit mulier filium masculum, qui r.ecturus érat omnes gen-
tes ..., et raptus est fìlius eius ad Deum et ad thronum eius (Apoc. 12, 5); Christus
autem est qui assumptus in coelum sedet a dextris Dei (Cf. Mc. 16, 19). Arca igi-
tur testamenti, quam Ioannes in coelesti templo vidit, Sanctissima Virga Maria est,
arca Divinitatts, in qua inhabitavit omnis plenitudo Divinitatis corporaliter (Col. 2,
9); arca ìntus et foris deaurata (Cf. Ex. 37, r). Virga corpore et spiritu sanctissima ».
Cf. Mariale, p. 570.
(76) « Assumptionem Deiparae Virgi,nis hodie celebramus, quae [Ms.: Qua]
cum legitime certaverit, coronam gloriae accipit [ Cf. 2, Tim. 2, 5]; et sicut socia
passionum fuit, sic fit consolationis [ Cf. 2 Cor. I, 7], et sicut com passa [ Ms: Com•
passae] est, ita etiam conregnet [Cf. 2 T1m. 2, 12]. Cf. Mariale, p. 588.
172 P. GABRIELE M. ROSCHINI

tuiscono, ne difende la legittimità, ne esalta l'utilità e ne sottolinea la


necessità. Offre quindi, come si vede, tutti gli elementi per costruire un
trattatello completo sul culto mariano.

I. Natura del culto mariano. - Parlando della natura del culto


tributato dalla Chiesa cattolica a Maria, il Santo Predicatore rileva bel-
lamente i due eccessi nei quali vengono a cadere gli eretici, ossia, i Col-
liridiani e i Protestanti, dimostrando come la Chiesa stia nel giusto mez-
zo. Osserva infatti che il demonio agisce con gli eretici come agì con
quell'indemoniato di cui parla il Vangelo (Mt. 17, 14-17): lo precipitava
ora in un estremo ora in un altro, vale a dire, ora nel fuoco e ora nel-
!'acqua. Gli eretici Colliridiani infatti tributavano alla Vergine un ono-
re dovuto a Dio solo, ossia, fa adoravano; gli eretici Protestanti, al con-
trario, negano alla Vergine SS. qualsiasi onore asserendo che « a Dio
solo è dovuto ogni ono1·e e ogni gloria» (I Tim. 5, 17) come se non fosse
anche scritto che « la gloria e l' ono1'e... son dovuti a chiunque opera il
bene » (Rom. 2, IO).
Ma come Cristo - contìnua argutamente il S. Oratore - sta sem-
pre in mezzo, fra i due ladroni, così la verità sta sempre in mezzo, fra
i due estremi. E, addotti vari esempi, conclude: « Nè adorazione, nè
nessun culto, ma culto di iperdulia, inferiore al culto di latria dovuto a
Dio solo» (77).

2. Atti del culto mariano. - Tre atti principalmente, secondo S. Lo-


renzo da Brindisi, costituiscono o integrano il culto mariano: la vene-
razione, la invocazione e l'imitazione (78). Su di essi insiste frequente-
mente il Santo Oratore.
Il prìmo atto di culto è la venerazione. Egli conced~ senz'altro che
nella S. Scrittura non è comandata la venerazione della Madonna. Ma
da ciò non ne segue nulla contro il culto di venerazione che le è do-
vuto. Il motivo per cui un tale culto non viene comandato è ovvio: per-

(77) « Sicut autem samnas daemoniacum illum infelièem nunc in ignem mit-
tebat, nunc in aquam, ab cxtremo in extremum (Cf. Mt. 17, 14-17), ita cum hae•
reticis agit. llli summum honorem, qul soli Deo debetur, Virgini tribuebant; nostri
autem haeretici nullum penitus Matri Christi tribuerc volunt honorem, quoniam
ait: Soli Deo honor et gloria (1 Tim. 1, 17); quasi non scriptum sit etlam: Gloria
et honor ... omni operanti bonum. (Rom. 2, 10) ». Cf. Mariale, p. 321 s.
(78) « Cum igitur Vìrgo Deipara apud Deum pro sua reverentia omnia rpossit,
post Deum nobis summopere colenda est, veneranda, collaudanda, imltanda, invo-
11a11da ». Cf. ibid., p. 250.
LA MARIOLOGIA DI S. LORENZO DA BRINDISI 173

chè non era necessario comandarlo. Posto ch'Ella è vera Madre di Dio,
ne segue immediatamente che debba venerarsi. Anche il culto .di Cri-
sto - osserva il Santo - nelÌa S. Scrittura non viene comç1.ndato. Dice
però la Scrittura che Cristo è vero Figlio di Dio. Il culto segue sponta-
neo. Così il cieco nato, non appena conobbe che Cristo il quale l'aveva
guarito era figlio di Dio, l'adorò (Io. 9, 35-38). Altrettanto si deve dire
di Matia. « Quale re - si chiede il Santo - comanda ai suoi sudditi o
ai suoi popolani di onorare la regina madre o la sposa ? » - « Quanto
dunque sono stolti i settari Novatori - conclude - quando dicono che
si fa ingiuria a Cristo allorchè viene onorata la Madre di Lui! Un prin-
cipe saggio potrà forse sopportare molestamente che venga onorata,
per ragione di lui, la regina? » (79 ).
Parlando del culto d'invocazione, egli insegna che noi invochiamo
Maria SS. perchè è madre di grazia, l'avvocata onnipotehte ,presso Dio.
« Chi mai - si chiede --.se non è pazzo, può dubitare di trovare acque
nel mare? Così noi, allorchè ci rivolgiamo a Maria, non dobbiamo mini-
mamente dubitare della sua grazia e misericordia, poichè è Madre di
grazia, madre di misericordia, Madre di clemenza, abisso di bontà, pe-
lago di benignità » (So).
I motivi fondamentali che ci spìngono ad invocarla con illimitata

(79) « Ostendit autem is titulus quis hono1', quaeque reverentia tantae ' Ms.:
Tanti] maiestati debeatur. Ad hoc enim Divina Scriptum ostendit tantum veritatem
huius dignitatis, non praecipit honorem aut venerationem; sicut etiam ostendit Chri-
stum esse verum Filium Dei, credendumque id esse; non tamen praecipit adorandum.
Quid ergo? Adorandus minime est? Imo summa pietate ttdorandus et colendus.
Cur igitur non praecipitur? Quia opus non est; natura docet principem honorandum
esse statim ut cognoscitur. Sic caecus natus, illuminatus a Chf.isto, statim ut Filium
Del agnovit, adoravit (Cf. Io. 9, 35-38). Sic non fuit opus praecipere veris fidelibus,
ut veram dignamque Christi Matrem honorarent. Quis enim rex fidelibus suis
subditis et popularibus praecipit, ut reginam matrem ve! coniugem honorent? Aut
quis sapiens timere potest ne regem offendat, si, ut par est, reginam honoret ?
Quam stulti igitur sunt Novatores sectarii, qui iniuriam Christo fieri dicunt, cum
Mater ipsius honoratur. Sapiens princeps potest moleste ferre, ut ipsius causa regi-
nae exhibemur honor? ». Cf. Mariale, p. 308.
(So) « A ve Maria. A mari magno sic dieta est, in quod influunt omnia flumina
gratiarum; hinc enim subiungitur: Gratia plena, Dominus tecum, benèdicta tu in
mulieribus; mare gratiae, mare divinae bonitatis, mare divinarum benedictionum.
Quis unquam, fratres, dubitare potest, nisi amens omnino, de aquis mari.,·, an aquas
· sit inventurus in mai-i ? lta nos cum ad Mariam accedimus, ne de i'.psius gratia et
misericol'dt'a vel minimum dubitemus, quoniam Mater est gratiae, Mater misericor-
diae, Mater clementiae, abyssus bonitatis, pclagu( benignitatis ». Cf. Mariale, p. 186,
174 P. GABRIELE M. ROSCHINI

fiducia, secondo il Santo, sono tre: perchè Ella può aiutarci, sa aiutarci
e vuole aiutarci. « Se Essa non intercede per noi - osserva - ciò av-
viene o perchè non può, o perchè non sa; o perchè non vuole. Ma se
possono, sanno e vogliono gli Angeli, come non potrà, non saprà e non
vorrà la regina degli Angeli, la quale presso Dio e presso Cristo ha più
grazia e autorità che non tutti gli Angeli e tutti insieme i Beati?» (8 1 ).
Riguardo al culto di imitazione, egli osserva che tutti i Santi ci
sono dati come esempi. Ma in modo tutto singolare ci sono dati come
esempi Cristo e Maria (82).
Non si propone affatto, il Santo, almeno in modo esplicito, la que-
stione se l'attuale imitazione della Vergine SS. entri o meno nell'essenza
stessa della devozione mariana, di modo che senza l'attuale imitazione
non si dia vera devozione. Tutto però lascia supporre ch'egli escluda,
come essenziale, l'imitazione attuale, perchè insiste su Maria SS. madre
di misericordia e rifugio dei peccatori.
Concludiamo dunque col Santo: « Seguendo col fedele popolo di
Dio, questa guida, questa celeste colonna nel deserto di questo mondo,
non potremo errare in nessun modo» (83).

3. Legittimità del culto mariano. - Nel luttuoso periodo della


pseudo-riforma protestante, così accanitamente contraria al culto ma-
riano, S. Lorenzo da Brindisi ci appare come uno dei più ardenti ed
efficaci difensori della legittimità del medesimo, frequentemente con-
testata dai « nuovi maestri in Israele», come egli li chiama.
Per il Santo, e, del resto, per tutti, il culto verso la Vergine non è
altro che l'adempimento della celebre profezia fatta dalla Vergine SS.
nella sua visita a S. Elisabetta: « Da ora in poi, tutte le generazioni mi
diranno beata». Tutta la Chiesa - osserva il Santo - ha nutrito sem-
pre, e in tutti i modi una singolare pietà e devozione verso la Vergine
SS. Nè ciò facendo la Chiesa fa ingiuria a Cristo, poichè non la fa af-

(81) « Nam apud Christum summa valet grntia et auctoritate, et erga nos sum-
ma praedita est caritate. Sicut autem pro nobis intercedere potuit !l'n terra, ita et
multo magis potest in coelo. Potest, scit, vult. lpsa enim arca Dei' est in qua virga
Dei, thesaurus divinae sapientiae, et vas plenum manna f Cf. Hebr. 9, 4] ». Cf.
Mariale, p. 331.
(82) L. C, P• 282, e

(83) « Rune enim ducem sequentes, coelestem hanc columnàm in deserto mun-
di huius cum fideli papula Dei (Ex. 13, 21) errare nequaquam poterimus ». Cf.
Mariale, p. 172.
LA MARIOLOGIA DI S. LORENZO DA BRINDISI 175

fatto pari a Lui, ma la venera soltanto come Madre di Lui.· Calvino, an-
zi <<Caino», « primogenito di Satana» - così lo chìama il Santo -
« nemico della Vergine come il padre suo», commentando la risposta
data da Cristo alla donna che aveva acclamato la madre (Le. u, 27 s.),
mentiEce e .calunnia: due cose proprie del diavolo. Dice infatti che la
donna laudatrice di Maria SS. -- da lui chiamata per disprezzo, donnic-
ciola - fu ripresa da Cristo (84). Altrettanto dice commentando le parole
del cap. 7 di S. Giovanni: Neppure i parenti di Lui infatti credevano ìn
Lui (85), « Ma dove mai -- si domanda il Santo - dove mai questo
nuovo maestro d'Israele, se non vuol negare il Vangelo, trova nel Van-
gelo una simile riprensione? Io vi trovo che quella donna fu onorata,
poichè fu degna di una risposta di Cristo, mentre non trovo affatto che
sia stata ripresa. Calvino· vuole che Cristo abbia negato ciò che la donna
aveva detto e che abbia affermato ciò che essa non· aveva detto. Ma
dov'è questa negazione? « Questo soltanto disse Cristo: Che anzi, beati
coloro i quali ascoltano la parola di Dio e la custodiscono. Questo è for-
se negare? Dove ha mai trovato Calvino che la congiunzione che anzi
sia una negazione? Se io dico: « l'argento è buono» e un altro ri-
sponde: « che anzi l'oro è buono», negherà forse che l'argento sia buo-
no ? Se dico che la legge di Dio è stata buona e santa, e un altro rispon-
de: (< che anzi, il Vangelo è buono e santo», negherà forse la bontà
della legge? Se dico che Mosè fu legislatore, e un altro dice: « anzi
Cristo», negherà forse che Mosè sia stato legislatore? Calvino doveva
andare a scuola di grammatica »: « Grammaticem docendus erat Cal-
vinus » (86).
. Rileva poi il Santo la flagrante contradizione in cui cade l'eretico.
« Insegna qui Calvino - egli dice - che quella. donna volle esaltare
l'eccellenza di Cristo e non già quella di Maria, che, forse, le era ignota.
Bene! ·- risponde il Santo - Ma se quella donna volle esaltare l'eccel-
lenza di Cristo, in che modo fu ripresa? In qual modo Cristo negò ciò
che quella donna aveva asserito? Come si conciliano queste cose ? Se
ella predicò l'eccellenza di Cristo, e Cristo poi, l'aumentò, sono forse da
credersi migliori di Cristo coloro che credono in Cristo?». E conclude:
« l'iniquità ha mentito a se stessa» (87).

(84) Harm. Evang., Le. n, 27-28. Amsterdam 1667.


(85) Ivi, Io. 7, 5.
(86) Cf. Mariale, p. 561.
(87) Ps. 26, 12.
P. GABRIELE M. ROSCHINI

+ Utilità del culto mariano. - Parlando della utilità del culto ma-
riano, il nostro Santo insegna (88) che non invano noi rendiamo atti di
culto alla Vergine, poichè Essa « è una terra benedetta che rende il cen-
tuplo » (89 ).
Ma il sommo beneficio del culto mariano sta in questo: esso è la
tessera degli eletti, il segno della predestinazione alla gloria dei cieli.
« Specialmente dal culto e dalla devozione alla Vergine, infatti - os-
serva il Santo - si distinguono gli eletti dai reprobi, i figli di Dio dai
figli del diavolo, la Chiesa di Cristo dalla sinagoga di Satana» (90).

5. Necessità del culto mariano. - Ma oltrechè sommamente utile il


culto mariano è anche, in qualche modo, necessario per raggiungere il
porto deU' eterna salvezza? S. Lorenzo da Brindisi non tratta esplicita-
mente la questione. Offre però vari principii per risolverla in senso af-
fermativo. Citate infatti le famose parole di S. Bernardo intorno a Maria
stella del mare, conclude dicendo che dallo stesso S. Bernardo impa-
riamo quale debba essere il nostro atteggiamento nei riguardi di questa
stella, vale a dire: non distogliere gli occhi da essa, se non si vuole ri-
man,ere abbattuti dalla tempesta (9 1 ). In questo principio viene espres-
sa in modo implicito la necessità della devozione a Maria per salvarsi.
Altrove, in un lungo e felice parallelismo fra la statua di Nabucho-
donosor e Maria, vivissima immagine della divinità, rileva il Santo la

(88) Mariale, p. 252.


(89) Le. 8, 8.
(90) « Salutemus et veneremur Virginem cum Gabriele Dei nuncio. Nam
audeo dicere quod ex pia devotione et cultu in Virginem vel maxime Electì a re-
probis internoscuntur, filii Dei à filiis diaboli, Ecclda Christi a synagoga satanae.
Honoravit semper Deus Optimus Maximus Sacratissimam Virginem Sponsam suam
dilectissimam unicique Filii sui dignissimam Matrem; satanas vero singùlari studio
acerrimoque odio eam est persecutus, sicut in Apoealypsi legimus, quia mundo
edidit Salvatorem [ Ape. 12, 1-18]. Hinc semper fideles Christi, singulari devotione,
piissimo cultu semper sunt venerati ... Satanae autem filii, infideles omnes multis
blasphemiis et calumniis eam proscindunt, traducunt,\pro virile deturpant; Mnc ma-
xime hodie veri Catholici ab haereticis hac veluti tessera dignoscuntur ». Cf. Ma-
riale, p. 171.
(91) « Luminare etiam maris, sive, quod idem est, stella maris dicitur Maria;
stella splendidissima orta ex lacob, stella navigantium in fluctibies magni maris
mundi huius, qui quidem omni instabilior ac longe periculosior est. Haec naviga-
tionis nostrae cursum dirigit in portum salutis aeternae, sicut stella Magos duxit ad
Christum et sicut columnà ignis per noctem Hebraeos in terram promissionis dip
rigebat, iterque securum praebebat... >. Cf. Mariale, p. 184.
LA MARIOLOGIA DI S. LORENZO DA BRINDISI 1 77
grave ira e sdegno che incorrono tutti coloro i quali, disobbedendo al
comando del Re, non vogliono venerare Maria (92).
Lo stesso pensiero lo esprime nel parlare dell'arca santa, basandosi
sul detto Paolino: Chi violerà il tempio di Dio, sarà disperso da Dio (93).
Come Iddio punì con la morte migliaia di Betsamiti per la loro irrive-
renza verso l'arca del Signore, così punirà coloro che non venereranno
Maria, arca vivente di Dio (94).

III. - MARIOLOGIA GENIALh.

Una terza dote della mariologia di S. Lorenzo è costituita dalla


sua genialità, come teologo, come letterato e, sopratutto, come Santo e
Santo Mariano.

(92) « Gravem ira11'/: et indignationem regis incurrerunt qui statuam illam ad


regis imperium adorare noluerunt, et in ardentissimam fornacem vivi iniecti fuerunt,
manibus pedibusque ligatis [Cf. Dn. 3, 12-23]. Sic in horrendum Dei iudidum in-
cident quicumque sacratissimam hanc totius Divinitatls imaglnem venerari et ut
par est adorare contempserint. In aeternum namque ignem infernalemque forna-
cem vivi mittentur cum satana et angelis eius apostatids, inimù:is Dei rebellibus ac
desertoribus. Neque erit Deus qui eos salvare possit inde, sicut ex babylonicae for-
nacis incendio per Angelum suum Dèus salvavit tres invenes hebraeos, qui, divi-
nae religionis pietati's intuitu, statuam illam cultu idolatrico adorare noluerunt [ Cf. 'Dn.
3, 49-50]. Nam qui divinum lzoc simulacrum sanctissimamque Deitatis imrtginem
adorari mandat, non homo est, sed verus et summus Deus; nec eam adorare cultus
idolatri'cus, ut impù' mentiuntur haeretici, sed Dei Sponsam et Chrlsti veram Geni-
tricem et naturalem Matrem venerari, digni's et meritis honoribus adorare summa
religio, summa pietas est». Cf. Marìale, p. 41.
(93) 1 Cor. 3, 3, 17.
(94) « St'cut cum divinae Maiestatis intuitu arcam Domini pi'e venerabantur
et adorabant templumque veri Dei summa veneratione dignum existimabant. Et:
Si quis... tèmplum Dei violaverit, ut Paulus ait, disperdet illum Deus (1 Cor. 3, 17),
quanto magis qui Sponsam, qui Matrem Dei contempserit et 'inhonoraverit ? Et
quidèm satis m'irari non possum quam magnam reverentiam exigebat Deus ab He-
braeis erga arcdm testamenti. N am sub mortis interminatione mandavit, ne quis
eam vel contingere, vel propius accedere, vel curiositate aliqua permotus, aspicere
eam auderet (Cf. Jos. 3, 4). Sic legimus quod multa .millia Betsamitarum bccidit,
quoniam arcam Domini de terra Phllistaeorum revertentem introspicerd' ausi fuere,
divini mandati vel immemores vel ignari [Cf. I Rg. 6, 19]. Sic a nobi'.s Deus ma-
gnam omnino reverentiàm ac venerationem exigit _erga sacrosanctissimam hanc Di•
vinitatis arcam ». Cf. Mariale, p. 41.
P. GABRIELE M. ROSCHINI

La sua genialità di teologo si riflette nella profondità e limpidez-


za delle pagine .mariane ch'egli ci ha lasciate, nella ingegnosità delle
figure, delle metafore e delle. accomodazioni scritturistiche, di cui si
serve largamente per illustrare i vari punti dottrinali riguardanti la Ver-
gine SS. Tutto ci persuade che una luce soprannaturale abbia irradiato
e corroborato la sua mente, abbia eccitato la sua fervida fantasia. Nei
suoi sermoni - scrisse il P. Silvio Vismara - « si sente l'originalità di
una bella mente teologica » (95).
La sua genialità di letterato si riflette nella eleganza dello stile,
nelle parole e nelle espressioni - alcune delle quali veramente lapida-
rie, e che aprono vasti orizzonti - con cui riveste il suo pensiero sem-
pre così semplice insieme e sublime.
Ma sopratutto, nei suoi scritti, si riflette la sua genialità di Santo e
di Sqnto Mariano. Nel Processo di Beatificazione si asserisce che la sua
devozione verso la Vergine era « senza fine, inesplicabile >.\. Alla Ver-
gine si riteneva debitore di tutto, specialmente della sua scienza porten-
tosa e della perfetta conoscenza del greco e dell'ebraico. Questa genia-
lità di Santo e. di Mariano, si riflette nel modo più vivo in quella un-
zione veramente eccezionale che pervade tutti i suoi discorsi mariani,
unzione che procede dall'amore per la Vergine Santa e che spinge ir-
resistibilmente all'amore. Anche il più profano sente che è un Santo
che scrive.

***

E' difficile - come risulta da ciò che siamo andati esponendo - im-
maginare una mariologia così ricca e, sopratutto, una mariologia così
soda, così completa e così geniale come quella che ci offre S. Lorenzo
da Brindisi. Nella storia venti volte secolare dello sviluppo di quella scien-
za che da Maria s'intitola, S. Lorenzo da Brindisi viene ad occupare un
posto di primo piano. Io ritengo di poter asserire che egli è stato il più
grande Dottore Mariano del suo tempo, e uno dei più grandi d'ogni
tempo. Egli è uno dei più qualificati rappresentanti delle gloriose tra-
dizioni mariane dell'inclita Famiglia Serafica, poichè si allinea alle gi-
gantesche figure che rispondono ai nomi di Bonaventura da Bagnorea,

(95) èf. P. HrnrroNYMUS A PELLETTE, op. cit., p. 235.


LA MARIOLOGIA DI S. LORENZO DA BRINDISI 1 79

di Duns Scoto, di Bernardino da Siena e di tanti altri. Se è vero - se-


condo quel detto attribuito a S. Bernardo - che nel lodare Maria qual-
siasi lingua balbetta « in tuis laudibus omnis lingua balbutit » (96), la
lingua di S. Lorenzo da Brindisi, come quella di altri Santi, fa eccezio-
ne: è difficile trovare una lingua più spedita e più eloquente della sua.
La sua mirabile opera mariana perciò, debitamente valorizzata sia dai
teologi che dai sacri oratori, costituirà urto dei coefficienti più efficaci
per il pieno trionfo della Vergine SS. in quest'ora decisiva che, dal S.
Pontefice Pio XII a molti Cardinali, Vescovi e personalità del mondo
cattolico, è stata concordemente salutata, e con ragione, l'ora di Maria,,
sicuro preludio dell'ora di Cristo.

13. - S. Lorenzo da Br.: Studi


V.

PROF. ALDO FERRABINO


SENATORE - RETTORE MAGNIFICO DELL'UNIVERSITÀ DI PADOVA

CRISTIANITÀ DEL " MARIA LE ,,


DI S. LORENZO DA BRINDISI
I. - PROEMIO.

A me che non ho ufficio nè competenza di teologo, che cosa può ac-


cadere di dire intorno al Maria/,e di san Lorenzo da Brindisi? Non desta
forse qualche stupore questo mio intervento, in un consesso di così alta e
squisita dottrina teologica, in una compagnia d'oratori sacri, con i quali
in alcuna maniera posso venire a paragone ?
Se un modo c'è, comunque, per chiarire a me l'invito che mi fu fat-
to con tanta benevolenza e indulgenza, e per giustificarmi d'averlo accolto
con schietta simpatia e gratitudine, questo modo è che io mi contenga
nel mio limite, tacendo di tutto fuor che dell'emozione d'anima, del fer-
vore intimo e religioso, sollevati in me dal Maricde e, particolarmente, da
talune delle sue pagine. Limite angusto, senza dubbio e tutto personale;
ma io non posso non presentarmi qual sono, ricco di sola sincerità, e po-
vero di ogni altra cosa. Mi si accetti, prego, come uno che, essendosi im-
battuto in un donatore lieto, e avendone ricevuto un dono prezioso, ecco
ricambia quel dono con la semplice letizia della sua riconoscenza e col
mero affetto della sua gratitudine. Altro non possiede; e se ne scusa.
Ometto, dunque, tutto ciò che un .oratore meglio provveduto riu-
scirebbe a dire sopra cotesto Mariale; sopra la sua struttura, il concetto,
lo stile; sopra il recondito afflato di poesia che pure lo pervade; sopra
il nitore del discorso, liscio e solido come il marmo monumentale, e non-
dimeno percorso tutto quanto dalle vene vive di quella poesia segreta,
che non vuol confessarsi ma che è, forse, l'autrice più vera, perchè più
fedelmente segue il suggerimento dello Spirito Santo. Io ne taccio; ma
tacendo alludo; tacendo lascio che una eco se ne spanda da quelle pagine
a me.
In ben alto grado san Lorenzo da Brindisi ·maneggia quell'arte dif~
ficilissima di svolgere, fuori dai testi sacri, una straordinaria dovizia di
PROF. ALDO FERRABINO

significati; tutti nobili, tutti profondi, ma ora sottili come il capello del~
l'angelo, ora imprevisti come una subitanea illuminazione, ora dedotti
con la pazienza insistente d'una religiosa curiosità, ora concatenati con la
robustezza di una maglia di acciaio, altra volta graduati come la scala
mistica che dalla terra ascende fino a Dio. Intravvedo che un intero libro
si potrebbe scrivere per analizzare e rivelare degnamente una tale arte
meravigliosa. Ma basti ora l'accenno. Io ho piuttosto da dire quale sia
la dimora, quali siano le stanze, dove meglio mi sono compiaciuto, dentro
questo palazzo d'incanti.

2. - SIGNUM MAGNUM: IL MIRACOLO MARIANO E CRISTIANO

NEL TRIPLICE ORDINE DELLA NATURA, DELLA GRAZIA, DELLA GLORIA.

Il nostro san Lorenzo è ben figlio di san Francesco di Assisi. L'uni-


verso francescano - (chi non lo sa?) - è crisìocentrico per eccellenza;
così come l'universo di san Paolo Apostolo. In verità, quale mai universo
crjstiano potrebbe essere non cristocentrico? Ma accade che, per una loro
specialissima somiglianza, Francesco e Paolo, l'uno e l'altro, siano ecce-
zionalmente ed eminentemente rapidi e risoluti nel trasferirsi di continuo
dalla periferia del mondo spirituale verso il suo centro che è il Cristo vivo,
il Cristo amante e riamato, uomo eppure Dio, Dio eppure uomo, d'infi-
nita vicinanza quantunque d'infinita lontananza, disceso in mezzo a noi
con il suo regno, per rapirci attraverso il dolore a ·quella gioia che noi da
noi nè potremmo godere nè sapremmo bramare. Quasi per una arcana
levitazione mistica - (se è lecito dire) - Paolo e Francesco sono por-
tati immediatamente e per una loro via diretta a fruire del contatto col
Cristo Gesù, movendo da .ogni punto dello spazio in ogni momento del
tempo. Ma che dico contatto? Il loro è un audace e terribile incontro, che
sempre implica l'esigenza gratuita della comunione o, addirittura, della
immedesimazione.
Per tale levitare della santità verso il Cristo, il mondo spirituale cri-
stiano si risolve in un multiplo e perpetuo riflettersi della Persona increa-
ta nelle persone create, del Figlio unigenito nei figli adottivi, del Christus
nell'alter Christus. Di ciò appunto è costituita e formata e sostanziata
quella che diciamo cristianità: la quale si manifesta, infatti, come un as-
sommare e ricapitolare tutte le cose nell'uomo e tutti gli uomini nel Cri-
sto Gesù: nel suo patimento per la sua pace. Tanto che noi guardiamo
così intentamente ai Santi solo per aiutarci a meglio vedere Gesù; e noi
CRISTIANITÀ DEL « MARIALE » DI S .. LORENZO

stessi ammiriamo Maria per nostra madre solo perchè ella è la madre
di Gesù.
Orbene: il Mariale di san Lorenzo da Brindisi è, da cima a fondo,
un così ·cristiano elogio di Maria, che in quasì ogni sua linea si converte
quasi come in un cantico al Cristo Gesù. Per il sublime invertimento del-
l'ordine fisico nell'ordine sovrannaturale, passa tra Maria e Gesù quella
somiglianza che non discende dalla madre nel figlio, ma è comunicata
da un tal Figlio ad una tale Madre. Questa rassomiglianza è miracolo,
afferma san Lorenzo da Brindisi, fermandosi a meditare nell'Apocalisse
di san Giovanni (12, r) quelle due parole: Signum magnum: Miracolo
grande.
Maria Vergine e Madre è miracolo grande: per Gesù e con Gesù
e in Gesù. Ella è il miracolo maggiore, dopo il mìracolo massimo di Co-
lui al quale offre la natura umana, affinchè Egli s'annunzi come l'Uomo
Dio. Questi due miracoli supremi ha il Paradiso, giardino del miracolo!
Gesù e Maria, dice il nostro santo, sono nel firmamento parad1siaco un
altro e vero sole, un'altra e vera luna. Tutto nella Madre di Dio è mira-
colo, tutto è epifania del sovrannaturale: ella è piena di grazie: l'intera
natura in lei è formata dalla grazia: in lei la grazia ha frutto di gloria
intera: per lei son meraviglie di santità la concezione, la nascita, la vita,
la morte, il corpo e l'anima. Signum magnum.
Dalla gloria del Verbo è preparata a Maria la gloria. Dalla grazia
del Cristo trabocca in Maria la grazia. Che altro più? La stessa natura
umana in Maria diviene scevra di labe per i meriti di quel Figlio che
assume in lei la natura umana insieme con la doglia mondiale. Gloria,
grazia, natura: il miracolo è triplice; redenta la natura, profosà la grazia,
trionfante la gloria; superlativamente, in ciascuno dei tre ordini, Maria
riceve da Gesù quella pienezza di vita che oltrepassa ogni vita; onde ella
è resa in meraviglioso modo figlia di Lui che è nato da lei.
Con questo suo avvicinamento di miracolo a miracolo, del miracolo
che è il Figlio al miracolo che è la Madre, san Lorenzo da Brindisi sin
,dall'inizio del Mariale ci offre la chiave d'oro per aprire la porta chiusa,
oltre la quale si trova celata e riservata la cristianità di Maria Santissima
, con il suo nome e il suo culto. L'avvicinamento prende subito questo si-
gnificato preciso: vi è una· analogia sublime tra il Figlio sempiterno ché
,consente al Padre, e la Vergine Madre che consente al Figlio nascituro;
giacchè l'uno e l'altro consenso assieme concorrono in una stessa. e unica
opera, che è la Incarnazione del Verbo, la unione ipostatica personale
della natura divina e della natura umana. Il fiat di Maria coopera alla
lncarnazione, e quindi alla Redenzione, facendo di lei la porta mistica
186 PROF. ALDO FERRABINO

.al rinnovellamento dell'universo peccaminoso. Per quel fiat della Donna


immacolata, appare sul mondo attonito l'aurora presagita dal Cantico
dei Cantici: la sorgente aurora della cristianità, che trionfa della colpa
per Ja pena, e trionfa della pena per il condono, e trionfa finalmente del
condono per il gaudio del vedere Iddio. Quasi a.urora consurgens. Stella
dell'aurora cristiana divenne Maria mediante quel suo consenso alla pa--
rola dell'angelo. Ella conduce dietro di sè l'aurora cristiana, precedendo
gli uomini tutti nella eccelsa umiltà del cooperare all'impresa divina e
del rinunziare alla obiezione umana.
Ella ci precede nel cammino di cristianità, ci precede tutti ad uno
ad uno, perchè il suo fiat ha preceduto il nostro. Ci precede, e ci sovrasta;
inoltre, ci garantisce e ci presidia. Noi tutti, a uno a uno, siamo chiamati
da lei con la voce stessa del suo fiat 1 che la eleva a modello dei secoli.
Con la voce del suo fiat ci invita Maria ad imitarla; e ci aiuta in questa
formidabile imitazione, dove si congiungono cosl straordinariamente l'u-
mile e l'eccelso, la cooperazione e la redenzione. Ci soccorre, la Vergine
eletta, affinchè ciascuno di noi nell'ora propria abbia valore di pronunzia-
re il suo fiat, aggregandosi al Corpo Mistico per la vita eterna.
Madre ella. è di Dio e madre degli uomini, mediante l'eccelsa umil-
tà del fiat che dette inizio al nostro riscatto, e che si rinnova nel tempo,
sempre che per uno di noi si rinnovi il riscatto dalla servitù della morte.
Or dunque è vero: quel miracolo di cui scrive san Lorenzo da Brin-
disi, miracolo riflesso dal Cristo in Maria, come si riflette dal sole la luce
sopra la luna, è miracolo che miracolosamente si prolunga ancora, riflet-•
tendosi in noi, nella successione delle nostre vite cristiane: si prolunga,
dico, mediante il nostro consenso ad essere redenti; gravissimo eppure
tenuissimo consenso, che sommerge il nostro volere trepido nella volontà
infallibile, e che associa la nostra passione e la nostra morte al mistero
dell'Amore, per cui patire non è più patire, e morire non è più morire.

3• - CLAMABAT PARTURIENS: LA SPIRITUALITÀ DEL DOLORE MARIANO


1
E CRISTIANO, MISURATO DALL AMORE

Signum magnum. V'è un primissimo carattere in tale miracolo ma-


riano, e san Lorenzo ce lo indica sapientemente, dedicando un intero ser-
mone a illustrarlo, attraverso il medesimo testo dell'Apocalisse giovannea.
Ivi egli trova queste due altre parole: Clamabat parturiens; a cui seguono
queste due ancora: Cruciatur ut pariat. Il dolore! quale mai dolore? di
quale parto?
Maria Vergine, come si afferma, partorl il suo Figlio divino senza..
CRISTIANITÀ DEL « MARIALE » DI S. LORENZO

dolore fisico. Il dolore che la fece gridare nel parto, lo strazio che preparò
quel parto, che senso hanno dunque nel testo apocalittico? Vergine per-
petua, giardino recinto, fonte sigillata, Maria generò Gesù a quel modo
che l'aurora apporta la luce, a quel modo èhe la luce suscita la gioia.
Donde lo strazio? donde il lamento? La risposta è che in quel parto era
spirituale in Maria lo strazio del parto, così come spirituale fu in lei il
concepimento, spirituale l'unione.
Il dolore di quella partoriente ci apprende la spiritualità essenziale
del dolore cristiano. Lo Spirito del Cristo è amore che beve ìl nostro do-
lore di uomini, sino alla feccia: così si spiritualizza in noi il nostro pro-
prio dolore, e il fato del dolore. Nulla è cristiano al mondo che non rechi
questa impronta, questa ferita salutare: la spiritualità del dolore, offerto
all'amore, e offerto per solo amore. Se uno di noi tenta di togliere via
dalla esperienza cristiana il dolore bevuto dall'amore sino alla feccia, il
dolore offerto all'amore per solo amore, ecco tolto via il tuorlo della cri-
stianità, ecco abbandonato lo Spirito del Cristo.
San Lorenzo da Brindisi ci fa comprendere felicemente che il no--
stro culto non può innalzarsi a Maria gaudiosa, a meno che prima non
sosti a comunicare con Maria dolorosa, spiritualmente dolorosa, nel me-
desimo parto della gioia eterna. Il secolo nel quale egli visse e operò, e
similmente questo secolo nostro in cui siamo chiamati e costretti a vivere
·e operare, s'accordano in una stessa fallacia che è, nelle storie umane, la
paura di soffrire, la fuga davanti al dolore, per il satanico rifiuto di rico--
noscere al dolore la dignità spirituale e la fecondità divina. Vanto illu-
sorio e menzognero della cultura civile è la presunta potenza storica di
eliminare il dolore dal consorzio degli uomini che pure nascono nel do--
lore. E tuttavia il dolore, sfuggito dalla paura, rinnegato per paura, non
per ciò scompare o scema nel mondo, anzi si moltiplica e aumenta, se-
condo lo stesso ritmo con cui s'estenu~ e decade la spiritualità cristiana.
Non ha forza di vincerlo, il piacere; chè anzi del piacere il dolore material-
mente sì riveste come d'un malioso velo dipinto ad accrescere il numero e
la miseria delle sue vittime. Onde chi più cerca il piacere, più trova il do-
lore e meno trova la spìritualità del dolore. Concupiscenza e paura s'al-
leano contro di noi, fuori del Cristo.
Ma sostiamo un istante a pregiarla, questa spiritualità del dolore cri-
stiano, che grida così altamente nel parto della Vergine: clamabat par-
turìens. Ella gridava prevedendo il Calvario: ma il medesimo Spirito del
Cristo le faceva prevedere, innanzi al Calvario, il Tabor. La trasfigura-
zione di Gesù annunziava ai discepoli eletti il significato occulto e l'ef-
fetto ultimo del suo volontario supplizio in croce. Il dolore spjrituale ri-
188 PROF. ALDO FERRABINO

èeve nel Tabor la speranza, prima ancora di ricevere dal Calvario la


pena: riceve dal Tabor la speranza e quindi la pazienza e quindi la virtù
che sopporta. Per ciò la spiritualità del dolore cristiano consiste anzitutto
nella sovrannaturale speranza, alimentata dal Cristo con la sua promessa
e con la sua presenza: nolite timere. Così immensa è, questa speranza,
che per essa il dolore si manifesta come la condizione che la vita eterna
assegna alla vita temporale e transitoria, per affrancarla.
Anche il battesimo cristiano, cos'è se non una nascita mistica alla
quale è condizione una morte mistica? Così c'insegna l'apostolo Paolo.
Si muore al mondo, si nasce a Dio. Il dolore, rivestito e circonfuso di
speranza, ci strappa a noi stessi e al mondo, ci guida alla verità che con-
sola e ritempra e restaura. Patire come Maria è dunque patire del Cristo:
ma patire del Cristo è patire nella sua speranza e secondo l'arcano della
sua trasfigurazione. Patire nello Spirito del Cristo non è più un sottostare
al dolore: è già un andargli incontro per ricambiare la sua guerra con
la pace sperata.
Chi accetta questo patto mariano, costui riceve con la forza di sof-
frire la forza di sperare, riceve con la forza di sperare la forza di meno
soffrire e di meglio operare.
Quanto dolore attorno a noi! e quanto dentro di noi! L'intera ci-
viltà è dolore che non s'esaurisce mutando forme e aspetti e armi. Nulla
basta, materialmente, a saziare un così vivace tiranno. Ma, spiritualmen-
te, basta che al nostro pianto, palese o segreto, s'accompagni il nostro som-
messo fiat: come se fossimo davanti all'Angelo mandato da Dio. Il suono
sommesso di qùesto fiat è tale che supera ogni più acuto e aspro grido
di dolore e strazio di parto.
Si riassumerebbe forse questa spiritualità mirabile del dolore cristia:.
no, applicando qui e interpretando il dilemma di santa Teresa: o patire,
o morire. Nello Spirito del Cristo, sì, patire vale non patire, perchè,
.sì, in quello Spirito Santo, morire equivale a rinascere in verità di vita.
Beato virgineo dolore è questo cristiano spirituale dolore, che sgorga
tlalla nostra natura quando la grazia del Cristo giunge a riformarla e rin-
novarla e completarla, in potenza e in bellezza. Beato dolore, per la spe-
ranza che lo assiste e per 1a compassione che se ne sparge attorno. Impa-
rando dal dolore e col dolore a sperare per noi nel Cristo, impariamo a
sperare per gli altri e per tutti, confidando nella Provvidenza del Cristo.
Impariamo che la massa dei patimenti da cui è gravato il genere umano
nei millenni, continua e conferma la passione patita da Gesù, ha il pro-
prio centro in essa, da essa può sempre ricevere una dignità sovrumana.
Esclama dunque il nostro san Lorenzo da Brindisi: amor ip)e men-
CRISTIANITÀ DEL « MARIALE » DI S. LORENZO

sura doloris. La speranza che soccorre al dolore cristiano e che s'effonde


in compassione umana, come abbiamo detto sin qui, è insomma quella
speranza che spera l'Amore. La via crucis è quella via appunto che la spe-
ranza percorre per ricongiungersi all'Amore; donde è venuta a noi e viene,
su questa terra d'esilio, nell'avvicendamento delle sorti, tanta copia di com-
passione, tanta di consolazione; e don de aspettiamo il premio estremo.
Amor ipse mensura doloris. Quando Dio va all'uomo, l'uomo resi-
ste; e soffre. Quando la grazia giunge a rinnovare la natura, la natura si
ribella; e soffre. Tanto più soffre la natura dell'uomo, quanto più la gra-
zia di Dio opera in essa il prodigio del convertimènto, della compassione,
e della consolazione. La via della croce misura· la distanza che intercede
fra ciò che uno di noi è, e ciò che l'Amore vuol.fare di lui. S'allunga la
via, e s'estende la speranza, e la compassione si allarga sul mondo; e oc-
cultamente, quasi da mille e mille sorgive non viste, l'anima si consola
d'essere triste fino alla morte.
Poichè nel Cristo la virtù di soffrire prende sostanza dalla virtù di spe-
rare, per ciò il fedele del Cristo, l'imitatore di Maria, soffre e spera, ma
spera molto al di là della sofferenza; patisce e compatisce, ma compatisce
al modo di Maria, consolatrice di afflitti.
Rammentiamo adesso quella donna dal vaso d'alabastro che - (nel
racconto di san Luca) - offerse a Gesù il pianto del suo dolore, del suo
contrito spirito, del pentimento amaro. Dava misura a quel pianto la
compassione sperata, la consolazione invocata, la brama del perdono e
del riscatto. Ed ella veramente era peccatrice; e veramente sperimentò,
nel suo proprio pianto e dolore, l'efficacia salutare di quel perdono e ri-
scatto: balsamo ben dissimile da quello che l'umiltà sua spandeva frat-
tanto sui piedi del Signore.
Di fatto il Signore le disse: La tua fede ti ha salvata, e ti.e vattene tn
pace. Egli lodava e premiava quel pianto della donna, quella angoscia
misurata dall'amore; Egli che è la verità dell'amore; Egli che patl per l'o-
dio e la menzogna, nemici dell'amore; Egli per la cui morte la morte è
morta, e fu adempiuta la speranza, largito il perdono, consacrato il ri-
scatto. La fede salva, la pace conclude; ma quella che a ciò prepara è la
spiritualità del dolore cristiano.

4• w OPTIMAM PARTEM ELEGIT: NELLA VICENDA DI MARIA, CHE MUORE,


CHE RISORGE, CHE È ASSUNTA, SI CONTEMPLA L'AMORE MISURATO
DALL'AMORE.

Avendo dunque san Lorenzo da Brindisi toccato questo vertice del~


l'amore metro del dolore, fu ben degno di salire ancora a quell'altro e
r90 PROF, ALDO FERRABINO

più eccelso vertice di sapienza e di bellezza che è l'amore metro dell'a-


more e della gloria. La prima sua elevazione è nell'inizio del Mariale: .la
seconda e suprema è nella fine. Il resto, che sta nel mezzo, partecipa, a
così dire, o dell'una o dell'altra elevazione o di entrambe.
Il Mariale invero termina con la festività dell'Assunta: col trionfo di
Maria gloriosa, assunta nella vita viva oltre la soglia della morte morta.
Oggi - (esclama il santo dottore) - oggi la Vergine Maria,. la Madre di
Dio, la Madre del Cristo, è assunta in cielo. Egli la vede, la guarda, l'am-
mira: quasi aperto tempio di Dio, quasi arca del santo patto di Dio, quasi
corporale ospizio di Colui che è pienezza del divino e redenzione del-
l'umano. L'ammira nella gloria come l'ammirava dianzi nel parto straziato.
E come dianzi il santo si rifaceva al testo dell'Apocalisse, così ora s'ap-
piglia al testo del Vangelo. A quelle parole di san Giovanni: clamabat
parturiens; vengono a far riscontro le parole di san Luca: optimam par-
tem elegit; quelle appunto che la Chiesa Cattolica legge dai suoi altari
nella festa dell'Assunzione.
Concediamoci il conforto d'una breve sosta in quest'altra stanza del
laurenziano palazzo d'i11canti.
Maria, arca di Dio, ebbe triplice transito, a somiglianza di quell'arca
biblica che tre volte fu trasportata di sede in sede, da Giosuè,. da Davide,
da Salomone. Maria, arca divina, ebbe per il suo triplice transito, prima
la morte, poi la resurrezione, infine l'assunzione. La morte è transito del-
l'anima. La resurrezione è transito del corpo. L'assunzione è transito in-
sieme dell'anima e del corpo.
La morte di Maria. Questa accadde senza dolore, senza tristezza, sen-
za paura, senza afflizione. L'anima sua si sciolse dal corpa con pienezza
di gaudio, andando verso la chiamata del Figlio. Nel dolore del Figlio
agonico s'era tutto consumato, spiritualmente, il dolore dell'agonia ma-
terna. Non restava nella Madre altra presenza più, se non quella dell'a-
more, se non la chiamata dell'amore e la risposta all'amore. L'ultima ef-
ficacia dell'olocausto di Gesù è che, per quella sua agonia, ogni altra cri-
stiana agonia s'è rasserenata e stenebrata; per quella sua mortè, ogni vita
cristiana s'è infusa d'una sovrannaturale cupidigia di morire senza mo-
rire, di ripetere con l'apostolo: Cupio dissolvi et esse cum Cltristo. Così
a Maria fu sereno e lieto il primo suo transito, quello dell'anima liberata.
Nel suo parto aveva sofferto, secondo lo Spirito, la morte del Figlio che
nasceva. Nella sua morte, secondo lo Spirito, godeva già la vita di quel
Figlio che è Dio da Dio. Tale è il mirabile contrappasso della spiritualità
umana nel Cristo.
S'attuava perfettamente, nella Madre che moriva, la parola detta dal
CRISTIANITÀ DEL « MARIALE » DI S. LORENZO

FÌglio, alla donna del balsamo sparso: E tu vattene in pace. La stessa pa-
rola, la stessa pace, non la stessa donna. Quella del balsamo era peccatri-
ce, come Eva: questa Madre è vergine, è santa, è immacolata, è la sposa
cui fu detto: Ave, è la redenzione d'Eva. Vattene in pace I La pace del
Cristo, che chiude la guerra del mondo; e la chiude per sempre. La pace
del Cristo, che affranca l'anima dal corpo e dalla colpa e dalla pena in-
sieme. La pace del Cristo ai cristiani, che sovrasta la natura nel disfarsi
della natura.
Così moriva Maria; così si cele.brava il primo transito dell'arca di
Dio. E dopo la morte rasserenata avvenne la resurrezione anticipata.
La resurrezione affranca il corpo dopo che la morte abbia affrancato
l'anima. A letizia s'aggiunge nuova letizia, cristianissime entrambe. Sopra
la vita, altra vita rampolla: per uno stesso dono di libertà, nel Cristo. Qui
siamo fu?ri di tutte le esperienze umane; qui vale per unica esperienza
la sovrumana e perenne aspirazione dell'uomo a eternarsi tutto, tutt'in-
tero, anima e corpo integralmente e personalmente presi: l'aspirazione no-
stra incoercibile a quella salvezza, a quella pace, che possano estendersi
dall'anima al corpo, salvando e pacificando la nostra persona indivisa,
individua, totale. La distinzione dell'anima dal corpo, empirica o filoso-
fica che sia, non è per il cristiano altro che la introduzione al loro ricon-
giungimento; così che l'anima non si svesta del corpo materiale, se non
per rivestirsi del corpo spirituale, che è quel medesimo corpo tramutato
dal sepolcro all'eternità. Allora l'ostacolo opaco che il corpo caduco suole
opporre all'anima nel corso della vita mortale, si converte nella chiarezza
luminosa che l'anima redenta trasmette al corpo risorto, vivi entrambi
dentro la fonte stessa della vità, innestati entrambi sopra la vivente per-
sona del Cristo.
San Lorenzo vede questa resurrezione corporale di Maria come un
trionfo d'Angeli e di Santi, un coro di lodi, un peana di ringraziamento.
Nè io so qual altra mai parola sia più radicalmente cristiana di questa
parola: ringraziamento, rendimento dì grazie. Il cristiano ringrazia Dio
di tutto; a modo del Cristo che diceva in terra: lo ti ringrazio, o Padre.
Grazie della vita e grazie della morte e grazie della resurrezione: perchè
vita e morte e resurrezione sono una medesima vita,. e questa vita è Cri-
sto. Rinato nella grazia e per la grazia, il cristiano è un ringraziamento
continuo: nel dolore come nella gioia, spiritualizzati dalla grazia; ringra-
ziamento del corpo mortale perchè risorgerà da morte, ringraziamento
dell'anima immortale perchè sarà beata al cospetto di Dio uno e trino.
E finalmente, nel terzo suo transito, ecco Maria è assunta in cielo.
Morta senza peccato; risorta senza indugio; assunta senza compagnia nè
PROF. ALDO FERRABINO

d'angelo nè d'uomo nè d'altra creatura mai; assunta senza altra somi-


glianza che del solo Cristo Gesù; assunta per essere elevata nel trono che
meglio è vicino a Colui che universalmente è giudice ed è salvatore.
Cosi il ftat dell'Annunziata si sublima stupendamente nel fiat dell'As-
sunta; cooperatrice celeste di quel giudice e salvatore, che a lei è figlio,
che la volle per madre, e che del proprio filiale amore, come del materno
amore di lei, volle fare per gli uomini della sua Chiesa il modello ineffabi-
le di tutto il vero Amore, del vero e divino Amore, principio e fine delle
cose create e delle presenze increate.
Nell'Annunziata si contempla l'amore quale misura del dolore. Nel-
l'Assunta si contempla l'amore quale misura dell'amore, misura della glo-
ria d'amore, misura senza misura. Signum magnum. Possiamo parlarne,
in qualche maniera: non possiamo intendere, se non se talvolta ci abban-
doniamo al vento dello Spirito Santo, turbine e rapina d'amore. V alga
anche per noi la forte protesta di san Bernardo: Christi generationem et
Mariae assumptionem quis enarrabit?
E per ciò la Chiesa Cattolica, :rispettosa del mistico silenzio che deve
circondare un tal privilegio di Maria, sancito per amore dal Dio che è
amore, legge dai suoi altari, nel giorno dell'Assunta, non il vangelo di
Maria Vergine ma il vangelo di Maria di Lazzaro: che scelse la parte
migliore. Gesù le amava entrambe, le due donne, Maria e Marta so-
relle di Lazzaro, che l'ospitavano a Betania. Ed esse entrambe amavano
Gesù e credevano nella vita eterna. Ma della sola Maria disse Gesù: Maria
ha scelto la parte migliore.
Dunque la buona strada passa da Marta a Maria, dall'azione alla
contemplazione, dalla vita che patisce alla vita che risorge, da Lazzaro
ammalato a Lazzaro risuscitato. Ma la buona strada prosegue ancora,
non si ferma lì. Oltre quel segno, c'è un altro segno: c'è l'Assunta in
gloria. Perchè la vita attiva riceve valore e scopo dalla vita contemplativa,
ma la vita contemplativa desume valore e scopo dalla vita beata, di cui
è vertice sommo l'Assunta in gloria.
Qui finisce, qui doveva finire il Manale. Davanti a questo vertice,
che non si scorge da noi, se non per lontananze spiritualmente infinite;
davanti a questo vertice di gloria, il santo Autore tace. Egli ha parlato
per dare un senso perfetto a questo suo e nostro silenzio finale.
Tace il dolore del mondo, ha pausa lo strazio dei parti umani: è ap-
parsa l'Assunta in gloria: ella intercede per noi, esuli figli d'Eva.
VI.

MoNs. PIETRO PARENTE


DECANO DELLA FACOLTÀ TEOLOGICA DEL PONTIFICIO ATENEO URBANIANO
DI PROPAGANDA FIDE

LA DOTTRINA TEOLOGICA
DI S. LORENZO DA BRINDISI
INTRODUZIONE

Poniamo subito una questione preliminare: fu un teologo S. Lorenzo?


Dalla Scolastica in poi teologo o teologia prendono un significato Jecnico,
ben determinato: teologia è scienza che tratta di Dio e delle creature al
lume della fede e della ragione. Teologo veramente è chi fa della teologia
sistematica, rielaborando con studio personale tutta la dottrina sacra, che
prima abbracciava tutte le discipline ecclesiastiche, come nelle celebri Sum-
mae, poi (sec. XVII) si restrinse più specificamente al domma.
Ma anticamente la teologia era intesa come dottrina della Divinità in
:se stessa e teologo era chiamato chi parlava di Dio o di Cristo come Verbo
Divino, mentre la dottrina intorno alla creazione, alla redenzione e alla
,grazia si chiamava Economia.
Più speculativa presso gli orientali, più pratica presso i latini la teo-
logia assume una forma completa e un carattere universale (che prelude
.al concetto scolastico) presso S. Agostino che nel De Trinitate (1 )} la defi-
niva come dottrina con cui la fede « gignitur, nutritùr, defenditur, robo-
ratur ».
S. Lorenzo da Brindisi non si può dire propriamente teologo alla
maniera scolastica, ma è certamente teologo nel senso classico, che sa e
·vive le cose divine e le trasfonde nelle anime non coi trattati scritti, ma
,col metodo apostolico della parola.
I tredici volumi della monumentale edizione critica pubblicata per
1a prima volta tra il 1928 e il 1944, non sono che una modesta traccia del
1ungo e fecondo apostolato di questo araldo di Cristo e della sua Chiesa,
<ehe tra il sec. XVI e XVII, nel clima arroventato della riforma e contro-

(1) Lib. XIV, 1, 2, MrnNE, P. L., 42, col. 1035 ss.


14. - S. Lorenzo da Br.: Studi
MONS. PIETRO PARENTE

riforma, per le contrade d'Italia e più ancora in Germania a contatto vivo


coi Luterani, attuò pienamente la teologia secondo la definizione agosti-
niana, riaccendendo, nutrendo, difendendo e rafforzando la fede negli ani-
mi smarriti.
La sua cattedra fu il pulpito, lo strumento del suo instancabile aposto-
lato fu più la lingua che la penna. La catasta dei suoi manoscritti, sepolti
nell'ombra fino a pochi anni fa, può darci la misura della vastità e del-
1' efficacia della sua predicazione.
La situazione storica dà ragione dei caratteri della sua teologia. Egli
si trova di fronte al luteranesimo, che attaccava con virulenza tutta la
dottrina cattolica, negava l'autorità del magistero vivo e il valore della
tradizione, appellandosi alla Bibbia, come unica fonte della rivelazione.
S. Lorenzo perciò è costretto a dare alle sue orazioni un tono apologetico
e polemico, che non resta soltanto sul terreno dottrinale. Per lui anche la
dommatica pura diventa apologetica e la difesa è fatta non in base a prin-
cipi speculativi, ma in maniera storico-positiva e prevalentemente con le
ricche risorse di una rara erudizione biblica, filologica ed esegetica. In lui
c'è qualche cosa dell'A Lapide e del Petavio, si avverte il passaggio dalla.
teologia speculativa alla teologia positiva, passaggio imposto dall'atteg-
giamento del luteranesimo, che negava· la· tradizione e si appoggiava alla
S. Scrittura.
Ed è notevole che la sua magnifica difesa è fatta in una forma ora-
toria castigata e robusta, in antitesi con l'oratoria vuota e scapigliata del-
1'epoca.
Non sarebbe dunque giusto cercare nell'opera di S. Lorenzo il tr§lt-
tato di teologia con la sua trama sillogistica come quelli che i buoni Sco-
lastici solevano compilare tranquillamente a tavolino, nella pace della cel-
la monastica. Il nostro Santo è soldato di trincea e ha forgiato la sua teo-
logia tra una battaglia e l'altra contro avversari insidiosi e molesti come·
gli scribi e i farisei dell'Evangelo.
Pertanto noi ci accostiamo al suo pensiero teologico con la giusta com-
prensione della sua situazione storica.
Non è qui il luogo di fare una completa rassegna di tutte le opere del
nostro Santo per ·ricavarne la struttura del suo sistema teologico. Lavoro
meccanico che riuscirebbe pesante e che, del resto, è stato almeno abboz-
zato da altri.
Credo invece più opportuno e più utile ai fini di una valutazione cri-
tica, cogliere i punti significativi e più interessanti della dottrina lauren-
ziana, e cioè quelli che riflettono più vivamente i contrasti dottrinali tra
luteranesimo e cattolicismo.
Sotto questo punto di vista le opere più importanti sono il Maria/e~
LA DOTTRINA T;EOLOGICA DI S. LORENZO DA BRINDISI 197

la Lutheranismi Hypotyposis e l'Explanatio in Genesim. Queste due ulti-


me hanno un carattere più scientifico, per quanto lo comporti il tono po-
lemico e apologetico.

I. - L'uoMo DI FRONTE A Dm NELLA DOTTRINA DI LUTERO E DI S. LoRENZo.

Alla base di tutto l'edificio teologico c'è il rapporto tra l'uomo e Dio,
e cioè il rapporto tra ragione e fede, tra libertà e grazia.
Lutero affronta questo problema fondamentale, dandone però una
soluzìone da cui escono malconci Dio e l'uomo insieme. S. Lorenzo nella
II parte dell'H.ypotyposis (2 ) sorprende Lutero che si divincola nelle ma-
glie dei suoi paralogismi e se ne libera con un salto nell'assurdo esegetico
e psicologico. Commentando la Lettera ai Galati Lutero afferma l'inca-
pacità della mente umana a conoscere Dio (speculatio Maiestatis i'intolera--
bilis menti: c. I); il contenuto della rivelazione è assurdo per la ragione
umana (3) e però bisogna attaccarsi alla fede, che « rationem mactat et
occidit » (4)_. Ma S. Lorenzo rivendka la dignità della ragione umana
appellandosi a S. Paolo (5) che ne afferma la Gtpacità a conoscere Dio e
i suoi attributi attraverso le creature. D'altronde la fede, dice il Santo, è
« donum et gratia Dei ... non destruens, sed perficiens naturam humanam
animamque rationalem ». Per questo S. Paolo insegna che la fede non uc-
cide, ma « captivat intellectum in obsequium Ghristi ». Del resto Lutero,
prosegue S. Lorenzo, non ha un'idea chiara della fede, perchè prima la ·
definisce « recta cogitatio cordis de Deo », poi la riduce alla fiducia in
Dio: se è «cogitatio», come diventa fiducia? Veramente, nota il Nostro,
non 'è semplice cogitatio, ma « assensus ». Ad ogni modo resta la stravagan-
za di equiparare la fede, atto dell'intelletto, con la fiducia, atto della volon-
tà (6). Ma più stravagante ancora è l'esaltazione di questa féde enigmatica, a
cui Lutero attribuisce nientemeno la forza di creare in noi la stessa divini-
tà (7), tanto che « fide ... homo fit Deus » e per questa fede il cristiano deve
diventare « superbissimus et pertinacissimus », più duro del diamante,

(2) S. LAURENTIUs A BRuNousro, Opera Omnia, val. Il. Lutheranismi Hypo-


typosis, part. IL Hypotyposis Ecclesiae et doctrinae lutheranae, pp. 384 ss., Patavii,
1 931.
(3) Opere di Lutero, ed. Wittemberg, lat. 1545, tom. 5, pag. 334·
(4) Op. cit., 1. cit.
(5) Rom. 1, 20.
(6) Opera Omnia, vol. II, part. II, pag. 387.
(7) lbid., pag. 386.
MONS, PIETRO PARENTE

mentre la carità lo infrollisce e lo rende come una canna sbattuta dal


vento (8),
La fede luterana dunque non solo uccide la ragione, ma mortifica
anche là volontà, rinnegando l'amore e per conseguenza la libera attività
morale nell'osservanza della legge. Basta aderire a Cristo con la fede fi-
duciale perchè siano eliminate come inutili e dannose la legge e le opere (9).
In quest'analisi documentata Lutero apparisce qual è nella sua pa-
radossale concezione dell'uomo di fronte a Dio: in un primo tempo la
depressione e la mutilazione della creatura umana nella sua intelligenza
e nella sua libera volontà, impotenti ad attingere comunque Dio, come
verità e come legge; poi esaltazione dell'uomo in virtù di una fiducia che
lo mette alla pari con Dio, nonostante le sue miserie e i suoi peccati. E' un
processo che tende a disumanizzare l'uomo per. divinizzarlo, ma. che fi-
nisce con l'umanizzare il divino. Misticismo pseudosupernaturale, che
spiega tutte le aberrazioni successive del luteranesimo, dall'immanentismo
panteistico all'agnosticismo aperto verso la definitiva negazione della Di-
vinità.
S. Lorenzo in queste pagine ha il merito di cogliere la concezione
fondamentale della riforma e di additarne la falsità con sobri richiami a
quella S. Scrittura, che Lutero riconosceva come unica regola di verità.
La parola di Dio insegna che l'uomo, nonostante il peccato originale, ha
la sua ragione per cono~cere il vero, anche il suo Creatore, ed ha la sua
libertà per accogliere e osservare la legge; la fede e la grazia non distrug-
gono quelle due facoltà, ma le potenziano per la conquista della verità
e del bene; tuttavia la fede, che non soppianta ma prepara la carità, non
è cosa umana, ma è dono di Dio e per essa l'uomo si eleva fino a Dio re-
stando però creatura.
L'atteggiamento di S. Lorenzo in questo punto nevralgico del pro-
blema religioso è quello tradizionale della Chiesa: un sano umanismo,
che serve di base alla costruzione dell'uomo nuovo, del cristiano, nella
sfera soprannaturale.

2. - L'ECCLESIOLOGIA ANTILUTERANA NELLA DOTTRINA APOLOGETICA .DEL SANTO.

Entriamo sul terreno più veramente teologico: l'Ecclesiologia, un al-


tro dei gangli nervosi della riforma. S. Lorenzo affronta il grave argo-

(8) Ibid., pp. 385-376.


(9) lbid., p. 388.
LA DOTTRINA TEOLOGICA DI S, LORENZO DA BRINDISI 199

mento nell'Hypotyposis Ecclesiae Lutheranae, specialmente nelle disser-


tazioni (10).
Lutero, seguendo la traccia di Wicleff e di Huss, cercò d'infliggere
un colpo mortale alla Chiesa Romana liquidandone la struttura gerarchi-
co-giuridica e il regime sacramentale. Alla Chiesa visibile nella sua com-
pagine sociale egli oppose la Chiesa invisibile dei perfetti noti solo a Dio,
insomma la Chiesa carismatica a carattere piuttosto individuale, che può
essere identificata per mezzo della sincera predicazione della parola di
Dio e del retto uso dei sacramenti (ridotti al battesimo e alla cena euca-
ristica).
Gli apologisti cattolici da questa presa di posizione furono costretti
a sviluppare la dottrina delle note della Chiesa, in numero non costante,
e a sottolineare la struttma gerarchica fino al punto da lasciare nell'om-
bra l'aspetto interiore della Chiesa. Ombra che pesa su tutta l'Ecclesiolo-
gia posteriore fino a questi ultimi anni, in cui la dottrina del Gorpo Misti-
co, sancita dall'Enciclica di Pio XII, ha richiamato gli Ecclesiologi al mo-
tivo carismatico così caro a S. Agostino e ad altri Padri.
S. Lorenzo non usufruisce di questa dottrina, ma, come gli altri Apo-
logisti del tempo, si attacca alle note e alle altre proprietà della Chiesa co-
me società visibile. Tuttavia è notevole che egli insista, più degli altri, sul-
la vera fede in Cristo, come proprietà fondamentale della vera Chiesa:
ora questo criterio, mentre serve di base comune alla controversia coi Lu-
terani (che lo ammettevano a modo loro), serve anche a integrare, come
motivo di vitalità interiore, lo schema gerarchico-giuridico. Difatti S. Lo-
renzo paragona questo criterio della vera fede in Cristo all'anima, che vi-
vifica il corpo della Chiesa: « Cum Ecclesia non sit aliud quam multitu-
do credentium, quorum sit cor unum et anima una, manifestum est quod,
sicut non potest esse verus homo secundum naturam nisi habeat animam
rationalem, per quam corpori humano unitam constituitur homo, ita non
potest esse vera Christi Ecclesia sine vera in Christum fide, per quam
constituitur Ecclesia » ( n ).
Ma egli rigetta, come già S. Agostino di fronte ai Donatisti, il falso
eone.etto luterano d'una Chiesa costituita solo di anime sante, mentre la
S. Scrittura insegna apertamente il contrario (cf. la figura dell'arca di
Noè piena di animali mondi e immondi, la parabola delle vergini sagge
e stolte ecc.) (12).

(10) lbid., pp. 23 ss.


(n) Vol. II., part. II, pag. 144.
(12) lbid., p. 156.
200 MONS. PIETRO PARENTE

Poi passa a discutere le note della vera Chiesa dedicando ben due
dissertazioni alla santità (r3), più intimamente connessa alla vera fede e
più efficace a dimostrare la falsità della pseudo-chiesa luterana, che aveva
rotto ogni freno.
Nella dissertazione terza (14) S. Lorenzo espone sistematicamente la
dottrina delle note, documentandola ampiamente con le testimonianze
della S. Scrittura e dei Padri. Con questa documentazione re:ì.ta confuta-
ta in anticipo l'opinione di alcuni moderni, che assegnano come data di
nascita delle note della Chiesa l'epoca della riforma . luterana.
Ma l'attacco degli avversari era rivolto contro il primato di Pietro
trasmesso ai Romani Pontefici. E S. Lorenzo dedica all'argomento tutta
la magistrale dissertazione quinta (r5), in cui all'accurata esegesi del testo
della promessa (Mt. r6) unisce una ricca testimonianza patristica, ser-
rando tutta la materia in questo sillogismo: la promessa di Cristo costitui-
sce Pietro fondamento della Chiesa indefettibile con pieni poteri di giu-
risdizione; ora Pietro è stato vescovo di Roma, e però tutti i suoi succes-
sori godono del suo stesso primato. Gli Apostoli sono subordinati a Pie-
tro come i loro successori, i Vescovi, al Papa. Non avendo il luteranesimo
nè l'uno nè gli altri, non può dirsi la Chiesa di Cristo.
Per S. Lorenzo l'argomento è così decisivo che egli tralascia gli altri,
anche quello tratto da Giov. 2r, che è appena sfiorato. Ma egli ha il me-
rito di aver anticipato l'argomento della trascendenza della Chiesa Ro-
mana, che per i suoi caratteri interni ed esterni si leva come un segno in
mezzo ai popoli, come un « divinum sane opus » ( r6). E' l'argomento
che sarà sviluppato esplicitamente dal Card. Dechamps e adottato poi dal
Concilio Vaticano (1i).
Finalmente S. Lorenzo aggiunge alla Ecclesiologia il contributo del-
1' argomentò fondato sulle cause, là dove dimostra (r8) che la Chiesa di
Cristo ha come causa materiale la moltitudine dei fedeli, come causa for-
male la vera fede, come causa efficiente principale Dio (Gesù Cristo), se-
condaria o ministeriale gli Apostoli; come causa finale la gloria di Dio e
la nostra salvezza.

(13) lbid., pp. 79-r20.


(14) lbid., pp. r20-r43.
(r5) lbid., pp. 163-187.
(r6) lbid., pp. 202-203:
(r7) Sess. III, cap. 3.
(18) Vol. II, part. II, pp. 26-27.
LA DOTTRINA TEOLOGICA DI S. LORENZO DA BRINDISI 201

Notevole la causa formale riposta nella vera fede, mentre i teologi


sogliono ridurla all'autorità suprema (causa formale estrinseca) e al fine
(causa formale intrinseca). Ma l'argomento della vera .fede, come s'è det-
to, è per il Nostro di capitale importanza e include il primato di Pietro
e perfino le quattro note.
In conclusione si deve riconoscere nell'Ecclesiologia laurenziana una
struttura, che; a differenza di quella del Bellarmino e di altri teologi di
professione, più che da argomenti speculativi deriva il suo vigore e la sua
saldezza dalla documentazione esegetica e patristica, che prelude ai più
distinti lavori di teologia positiva, come quello del Franzelin.

3. - LA QUESTIONE DEL PECCATO ORIGINALE NELLA SUA EVOLUZIONE


STORICA E NEL PENSIERO DI S. LORENZO,

Due opposte crisi di pensiero si determinarono nella storia del cri-


stianesimo intorno al domma del peccato originale: il pelagianesimo ispi-
rato a un ottimismo naturalistico e il luteranesimo a sfondo pessimistico.
La Chiesa intervenne per l'uno e per l'altro, trac·ciando la via del.la verità
fra i due estremi. Ma come i Concili africani e l'altro di Orange non chiu-
sero definitivamente la. prima vertenza, così neppure il Concilio Triden-
tino riuscì a chiudere la seconda. Rivendicata l'esistenza del prii;no pec-
cato e la sua trasmissione nei posteri, rimaneva da chiarire il mistero del-
1'essenza del peccato trasmesso. Su questo punto gli Scolastici fin dall'ini-
zio sono molto divisi. Una buona sistemazione si ha in S. Tommaso, che
raccogliendo la migliore tradizione fissa l'elemento formale del peccato
nella privazione della grazia santificante, riducendo ad elemento pura-
mente materiale la concupiscenza e attenuando la vulneratio della natura
troppo accentuata da S. Agostino. Questa soluzione si fondava su analogo
concetto della giustizia originale: elemento formale la graz,ia che subor-
dinava la ragione a Dio; elemento materiale il dono dell'integrità, che
subordinava la rn1tura inferiore alla ragione. S. Tommaso aveva insistito
anche sulla connessione non solo morale, ma anche fisica tra Adamo e i
suoi posteri, sviluppando il concetto di peccato di natura, che in Adamo
fu tale come atto, mentre nei posteri passa come abito o stato. Quanto al~
la volontarietà, necessaria a costituire un vero e proprio peccato, S. Tom-
maso la restringe all'atto peccaminoso di Adamo come volontarietà exer-
cita, mentre allo stato indotto nei posteri basta una volontarietà connexiva
in base all'unità fisica e alla conseguente solidarietà tra il capo e i suoi
discendenti.
" Il Concilio di Trento adotta sostanzialmente questo sistema contro
le aberrazioni luterane: da Adamo si trasmette un vero peccato per via
202 MONS. PIETRO PARENTE

di propagazione; tale peccato non solo è distacco da Dio e quindi priva-


zione della sua grazia e dei suoi doni, ma è anche deterioramento della
stessa natura umana, che resta perciò minorata, indebolita, soggetta alla
concupiscenza che non viene eliminata neppure dal battesimo; ma l'uo-
mo mantiene sostanzialmente integra la sua natura e specialmente la sua.
libertà. Ma, com'è evidente, i canoni del Concilio, relativamente sobri,,
non dirimevano tutte le questioni agitate dagli Scolastici specialmente in-
torno alla volontarietà del peccato trasmesso e intorno alla concupiscenza ..
Nonostante l'atteggiamento tomistico del Concilio di Trento, non
pochi teologi sotto l'influsso umanistico dell'individualismo, persero di vi-
sta il peccato di natura e considerarono facilmente il peccato originale co-
me colpa personale. Si aggravava così la questione della volontarietà: di
qui la teoria del Catarino, seguita poi da molti altri fino ai nostri giorni,
di un patto intervenuto tra Dio e Adamo considerato come capo e rap-
presentante giuridico dell'umanità. Di qui ancora la strana teoria della
traslazione delle volontà dei posteri in Adamo; si parlò perfino di una
imputazione del peccato del padre ai figli, adottando così un motivo lu-
terano. Divergenze insorsero anche riguardo alla costituzione essenziale
del peccato trasmesso e alla funzione della concupiscenza.
L'altra questione, della giustizia originale, si rimise in fermento per
la dottrina di Baio e la sua condanna sotto Pio V. In questo clima teolo-
gico aggrovigliato verrà a trovarsi il nos.tro S. Lorenzo che naturalmente
ne risentirà non poco l'influsso, come si dimostra dalla sua incertezza in
alcuni punti della dottrina sùllo stato primitivo e sulla caduta del genere
umano.
Anzitutto è interessante vedere quale sia il concetto del Santo sulla
giustizia originale (19). Si sa che S. Agostino non è chiaro su questo punto,
ma sembra ridurre la giustizia originale a una rettitudine aggiunta da Dio·
alla natura umana insieme con la grazia. S. Anselmo su questa traccia de-
finisce la giustizia originale « rectitudo voluntatis per se servata», senza.
parlare della grazia.
Di qui la teoria che fa capo a Pietro Lombardo, secondo cui la giusti-
zia è dono fatto alla natura e destinato a trasmettersi con la stessa gene-
razione ai posteri; la grazia invece è dono personale non trasmissibile per
generazione. Dopo il Prepositino S. Tommaso unisce la giustizia con la
grazia, facendo di questo l'elemento formale di quella.
Ora S. Lorenzo resta sulla linea del Lombardo, distinguendo netta-

(19) Opera Omnia, vol. III, Explanatio in Genesim, p. 248 ss., Patavii 1935 ..
LA DOTTRINA TEOLOGICA DI S. LORENZO DA BRINDISI 203

mente l'una dall'altra cosa. Per lui la giustizia è una grazia gratis data,
non assolutamente soprannaturale come la grazia santificante, ma pre-
ternaturale in quanto è in certo modo richiesta dalla natura e la perfe-
ziona nel suo ordine: « Praecipuum iustitiae originalis munus id fuisse as-
serimus ut perfectam tranquillitatem et amicitiam inter sensum et ratio-
nem redderet » (20). Perciò essa risiede, secondo S. Lorenzo, non nella vo-
lontà, ma « in inferiori animae portione », vuol dire, forse, nell'appetito
sensitivo. Affermazione alquanto singolare ed oscurai
Io penso che il nostro Santo, tutto preoccupato del solo luteranesimo,
non abbia creduto necessario curarsi nè dell'errore di Baio nè del docu-
mento di Pio V che lo condanna. Altrimenti ben più completa ~arebbe
stata la sua dottrina circa i concetti di naturale e soprannaturale.
Quanto all'essenza del peccato originale egli dice espressamente che
quel peccato non è altro che la « privatio iustitiae originalis ac consequen-
tium donorum expoliatio » (21 ).
E nei posteri? S. Lorenzo si distacca completamente da S. Tommaso
e adotta la teoria di Catarino, che insiste sulla imputazione dell'atto pec-
caminoso di Adamo ai posteri in connessione con un patto interceduto
tra Dio e il capo del genere umano. La volontarietà del peccato nei po-
steri è minima, ma c'è perchè i posteri si considerano presenti nell'atto del
peccato del primo uomo. Il Santo non vede chiara la distinzione fra atto
e stato di peccato. ·
Ma, oltre. queste divergenze di scuola, egli di fronte a Lutero e ai
suoi seguaci afferma con vigore i punti più essenziali del domma:
I°) il peccato originale non consiste in una corruzione intrinseca,
positiva della natura, ma in una privazione dei doni praeternaturali e so-
prannaturali:
2°) questa privazione è accompagnata da altre miserie, che debili-
tano e offuscano la natura rendendola odiosa a Dio (è la vulneratio):
3°) il peccato originale non consiste nella concupiscenza, che rima,.
ne anche dopo il battesimo: essa non è detta da S. Paolo peccato in senso
proprio: Lutero abusa di S. Paolo e di S. Agostino, che certamente non
convengono con lui: la concupiscenza non entra nella costituzione del
peccato originale, ma ne è l'effetto.
Notevole la difesa del pensiero di S. Agostino riguardo alla libertà:

(20) lbid., p. 252.


(21) lbid., p. 273.
204 MONS. PIETRO PARENTE

« Non fuit autem veritus Lut,herus a D. Augustino subsidium petere ad


probandum non dari liberum arbitrium, cum tamen D. Augustinus inte-
gros libros de re scripserit et pro haeretico habendum censuerit hominem,
qui negat liberum arbitrium, libro Hypognosticon. Adducit autem Luthe-
rus Augustinum in lib. De Spiritu et Littera dicentem: "Liberum arbi-
trùtm sine gratia non valet nìsi ad peccandum". Sed non adducit integram
Augustini sententiam: ita enim ait: Nam neque liberum arbitrium
quicquam nisi ad peccandum vafot, si lateat veritatis via». Quod quidem
verissimum est: si enim ignoratur veritatis via, quomodo potest quis per
eam recte incedere? Lutherus autem, his resecatis rescissisque verbis ex
Augustini sententia, nonnisi inique Augustinum adducit » (22).
In conclusione S. Lorenzo è reciso nella parte essenziale della dot-
trina del peccato originale in antitesi col luteranesimo: nei punti dispu-
tati è un po' incerto, a volte singolare, ma in genere non segue la linea
tomistica, pur protestando la sua stima per S. Tommaso (per es. quando
nel Mariale cerca di attribuirgli la dottrina dell'Immacolata Concezione,
contro l'opinione comune dominante) (23).

4. - LA QUESTIONE DELLA GIUSTIFICAZIONE.

Ma il terreno più battuto da S. Lorenzo nella polemica contro i Lu-


terani, è il problema della giustificazione. Egli vi impiega tutta la sezione
IV dell'Hypotyposis Polycarpi Laiseri, il celebre avversario nella disputa
di Praga (2 4). Il Santo confessa che « Dogma de iustìficatione magnopere
controversum unum ex difficillimis est (2 5); e vi si accinge con la massi-
ma diligenza.
In primo luogo discute la terminologia, fermandosi specialmente sul
significato biblico della giustizia e della fede.
Nella S. Scrittura giustizia ha vari significati: rettitudine, osservanza
dei precetti divini, virtù, santità di Dio, diritto, innocenza della vita ecc.
Similmente giustificazione ha il senso ora di acquisto di giustizia,
ora di aumento di giustizia, ora di dichiarazione di giustizia. Questi e al-
tri sensi sono debitamente documentati con testi biblici.

(22) lbid., vol. II, part. II, p. 441.


(23) lbid., vol. I, Mariale, p. 475 ss., Patavii 1928.
(24) Opera Omnia, vol. II: Lutheranismi hypotyposis, part. III: Hypotyposis
l'olycarpi Laiseri, p. 202 ss., Patavii 1933.
(25) lbid., p. 208.
LA DOTTRINA TEOLOGICA DI S. LORENZO DA BRINDISI 205

Ma Lutero e Leiser, con altri luterani, fanno una gran confusione


per arrivare alla diabolica teoria della giustificazione fittizia per via di
estrinseca imputazione, riducendo la grazia santificante a un semplice fa-
vore di Dio verso l'uomo. A questa superficialità S. Lorenzo oppone la
profonda dottrina dei Cattolici, per cui la giustificazione è una rigenera-
zione intrinseca dell'uomo, secondo il concetto di S. Paolo. A tale giusti-
ficazione sono assegnate le cause adeguate: la finale è la gloria di Dio e
di Cristo, la efficiente principale è la Divinità, strumentale è l'Umanità
di Cristo e subordinatamente i Sacramenti, i Ministri; la mate'riale è l'uo-
mo; la formale estrinseca o esemplare è Cristo, la formale intrinseca è la
grazia dello Spirito Santo.
E' la dottrina del Concilio di Trento (26).
Ma, prosegue il Santo, i luterani a quella giustificazione imputativa
non assegnano altra causa che la fede intesa come fiducia. Essi distinguo-
no tre fedi: la storica, quella propria dei miracoli e quella cristiania, cioè
1a fiducia assomigliata alla mano del medico stesa verso Dio per ricevere
la remissione dei peccati per i meriti di Gesù Cristo.· S. Lorenzo nega che
ci sia più di una fede e nega che questa fede sia una fiducià, essendo essa
una cognizione, un atto dell'intelletto, mentre la fiducia appartien::: alla
volontà.
Ma, attesa la gravità dell'argomento, il Santo vi si ferma a lungo,
confutando la seconda parte della disputa di Leiser a Praga (27),
In base ai testi della S. Scrittura egli fa un ampio esame degli argo-
menti avversari per dimostrare che la divina rivelazione:
r) non insegna che una sola fede, che è adesione dell'intelletto alla
verità proposta da Dio;
2) che questa fede concorre alla giustificazione, ma non esclude
nè le altre virtù nè le opere;
3) che la giustificazione non è semplice imputazione dei meriti
,di Cristo nè copertura dei peccati, ma è vera remissione della colpa e vera
santificazione dell'anima per mezzo della grazia inerente; '
4) che il santo-peccatore di Lutero è una mostruosità estranea alle
fonti della rivelazione divina;
5) che il celebre passo di S. Paolo, Rom. 4, 4: « Credidit Abraham
Deo et reputatum est ei ad iustitiam » va spiegato nel senso che « statim

(26) Sess. VI, cap. 7.


(27) Opera Omnia, vol. II, part. III, p. 219 ss.
206 MONS, PIETRO PARENTE

declaravit Dominus se fidem acceptare pro iustitia ad mercedem consequen-


àam, declarans non esse quidem suapte natura fidem tali tantaque mer-
cede dignam, sed Dei gratia fieri dignam ». E porta l'esempio del serpen-
te di bronzo, la cui vista risanava non per virtù intrinseca, ma per dispo-
sizione di Dio. La fede non basta senza le opere alla giustificazione, come
attesta esplicitamente S. Giacomo, la cui lettera è maliziosamente espunta
dal canone dai Luterani!
Finalmente S. Lorenzo confuta l'altro principio di Lutero: la cer-
tezza della propria giustificazione in forza della fede. Dopo d'aver de-
molito le apparenti prove scritturali, che i Luterani sogliono costruire su
pochi testi biblici male interpretati, il Santo riduce all'assurdo tutta la teo-
ria degli avversari (Luterani, Calvinisti, Anabattisti), chiedendo, come
mai tutti siano sicuri della· propria giustificazione in base alla fede vera,
mentre ogni setta è in contraddizione con l'altra nella fede: « Omnes,.
scrive ironicamente (28), habent versantque Scripturas easdem; et tamen
non eamdem fidem., nisi insignificantem habent. Nec tamen iustificantur
omnes haeretici, nisi tantum qui bene credunt et non errant in fundamen-
to fidei. Unde ergo haberi poterit haec certitudo? Sed forte, cum ex
Scripturis non habeant, habebunt ex speciali revelatione divina, sicut M on-
tanistae. Bene, ìllis coelestis haec revelatio prosit!».
Questa difesa e questa messa a punto della dottrina della giustifica-
zione sono degne di considerazione per la documenj:azione positiva e per
l'esattezza teologica.
Ma anche qui S. Lorenzo resta più polemista ed esegeta che teologo;
nè poteva d'altronde essere differentemente, atteso il suo intento di demo-
lire l'avversario con le armi stesse (S. Scrittura) da lui impugnate.
Egli fa parlare i Libri Santi, che maneggia con grande padronanza:
di suo personale c'è la prontezza dell'erudizione e l'ardore della parola
sempre efficace e dignitosa, a volte anche mordente.

5• - GLI ALTRI PUNTI DEL DOGMA.

Il resto della dottrina teologica comune intorno ai dommi della Tri-


nità, dell'Incarnazione, dei Sacramenti, scorre placidamente, senza scosse,
nei suoi numerosi sermoni intorno agli Evangeli domenicali, alle feste li-
turgiche del Signore, della Vergine, dei Santi. In tutta la vasta opera
S. Lorenzo dimostra di possedere a fondo il patrimonio della dottrina tra-
dizionale della Chiesa.

(28) lbid., p. 235.


LA DOTTRINA TEOLOGICA DI S. LORENZO DA BRINDISI 207

La parte più sviluppata è la Mariologia, veramente considerevole, an-


che per le· felici anticipazioni di questioni posteriori (*).

6. - LA DOTTRINA CIRCA L'EUCARISTIA.

Mi piace chiudere la rassegna con la battuta sulla SS. Eucaristia (29).


Il Santo riferisce gli articoli della Confessione Augustana, coi relativi
commenti dei riformisti e li confuta in base alla S. Scrittura e alla tradi-
zione.
Il primo attacco è rivolto alla transustanziazione. S. Lorenzo nota an-
zitutto che Lutero non ne faceva gran conto e da principio, nel De Capti-
vitate Babylonica, lasciava liberi ì suoi seguaci di crederla o di rigettarla.
Lutero scrive che la transustanziazione è un'invenzione di S. Tommaso.
Ma il Nostro lo rimbecca subito ricordando che il termine è già adope-
rato nel Conc. Lateran. IV sotto Innocenzo III,, prima che S. Tommaso
nascesse! ...
Poi contro Melantone accumula copiose testimonianze dei Padri, in
cui se manca il termine transustanzia.zione, c'è esplicita l'idea corrispon-
, dente a ·quel termine. D'altronde Lutero preferisce ammettere insieme la
presenza del pane e quella del Corpo del Signore: ebbene S. Lorenzo
gli ricorda che la sua strana opinione era stata già condannata sotto Nico-
lò II e sotto Gregorio VII, quando fu proscritta la dottrina di Berengarìo,
di cui parla anche S. Anselmo nel De Corpore Domini. Ma Lutero osti-
nato disprezza l'uso della Chiesa Cattolica di adorare l'Ostia consacrata
(artolatria), che equivarrebbe ad adorare il pane. E S. Lorenzo arguta-
mente sottolinea la incoerenza dell'eresiarca, che prima rimprovera ai Cat-
tolici di credere nella transustanziazione e nella conseguente presenza reale
di Gesù Cristo, poi li chiama idolatri perchè adorano il pane, che ... non
c'è; e conclude: « Christum vivum verumque Domìnum et Deum no-
strum in Eucharistia adorare idololatricum est? Cur idololatricum non
fuit Magis ipsum in prrtesepio adorare?» (29).

(*) Il chiarissimo conferenziere dichiarava a questo punto di aver tralasciato


di proposito la trattazione di queste parti del dogma per non interferire nei témi
affidati agli altri colleghi. E' stata omessa pure la parte riferentesi alla cristologia di
S. Lorènzo, di cui è possibile una completa ricostruzione anche solo col materiale
esistente nel Mariale, specialmente nei discorsi sul « missus ·est » (Nota della Reda-
zione).
(29) lbid., part. II, p. 316.
208 MONS. PIETRO PARENTE

Finalmente. la difesa del S. Sacrificio della Messa, che Lutero ridu-


ceva a semplice sacramento senza contenuto soprannaturale.
S. Lorenzo ricorda che Lutero nel libro De Missa Privata et Unctioilie
Sacerdotum attesta di essere stato convinto con cinque argomenti dal dia-
volo della nullità del sacrificio eucaristico; poi il Santo aggiungé con gar-
bata ironia: « N os autem diabolum sequi nulla in re volumus aut habere
magistrum, scimus enim quod mendax est et mendacii pater. Ecclesiam
sequimur et Sanctos Patres Divino Spz'ritu afflatos. Sancti autem Patr'es
Missam saepe dicunt sacrificium secundum ordinem Melchisedech,, victi"-
mam, hostiam, quae offertur, immolatur, sacrificatur De·o a sacerdote su.,
per altare in Ecclesia Christi » (30).
E' sempre la risposta storica, positiva della fede della Chiesa testi-
moniata dai Padri: documentazione più che disputa.

7. - GHJDIZIO RIASSUNTIVO SULLA TEOLOGIA DI S. LORENZO.

Io credo che basti quanto si è detto sui punti nevralgici da noi scelti
per farsi un'idea e dare un giudizio della dottrina teologica di S. Lorenzo
da Brindisi.
Possiamo concludere così.
S. Lorenzo è un controversista da pulpito, non da cattedra.
Avendo come obbiettivo il luteranesimo, che non è un sistema ben
definito, ma è una crisi psicologica giustificata da un arbitrario monopolio
biblico, il Santo tende soprattutto a togliere l'arma di mano agli avver-
sari e a metterli in disagio e in contraddizione con Dio e con se stessi.
Perciò egli fa più esegesi che tèologia o fa della teologia biblica. Conosce
a meraviglia la S. Scrittura, conosce i Padri, conosce i sommi teologi: da
tutte queste fonti egli trae risorse per tener fronte agli avversari. Ma non
ha altra pretesa che quella di confonderli. Atteggiamento difensivo, quasi
sempre variante secondo le circostanze, gli attacchi.
Notevole. la libertà del Santo di fronte alle varie scuole: egli passa
con disinvoltura da un principio tomistico a uno scotistico, a volte, co-
me nella questione della giustizia originale, fa da sè. Atteggiamento
eclettico, dovuto più che tutto alla sua missione di ardente polemista di
trincea.
Tutto sommato; S. Lorenzo può e deve dirsi teologo nel senso clas-
sico, per la sua profonda conoscenza della Bibbia e dei Padri, per il pos-

(30) lbid., p. 321.


LA DOTTRINA TEOLOGICA DI S, LORENZO DA BRINDISI 209

sesso sicuro della dottrina cattolica, che oppone all'eresia con grande suc-
cesso, per il suo senso vivissimo del soprannaturale, per il suo grande attac-
camento alla Chiesa e al suo infallibile magistero.
Sono stati fatti paragoni tra lui e altri teologi controversisti dell'epoca
postridentina. I paragoni, se non sono odiosi, son sempre pericolosi, spe-
cialmente tra i Santi.
Atteso il suo compito che fu quello non di una costruzione scientifico-
sistematica per la scuola, ma di una elaborazione occasionale a scopo di
controversia, con la dovuta riverenza diciamo che S. Lorenzo non deve
essere confrontato coi controversisti a carattere scientifico-scolastico che
fiorirono subito dopo il Concilio di Trento, come· il Bellarmino, che è
tempra di vero teologo; come Gregorio di Valenza o Tommaso Stapleton
o Martino Becano, che hanno lasciato opere nate dallo studio e dalla scuo-
la, destinate agli studiosi.
S. Lorenzo sta bene a fianco al Canisio, con cui ha parecchi punti di
contatto: ambedue paladini della Madonna con le loro ricche Mariologie,
ambedue impegnati nella lotta a fondo contro il luteranesimo, parlarono
e scrissero con larga erudizione ed efficacia. Ma mentre quella del Canisio
è un'opera ispirata alla catechesi per la divulgazione e la difesa della dot-
trina cattolica, offuscata e contrastata dai Protestanti, l'opera di Lorenzo
si svolge nel clima ardente della polemica, che, ben fondata ·sulla base
dottrinale comune, predilige il contrattacco, anche personale, inseguendo
audacemente l'avversario sul suo terreno, per sconfiggerlo con le ·sue stes-
se armi.
Quel che a Lorenzo manca di sistematico è largamente compensato
dalla vivacità della sua difesa, sempre ben documentata da tutte le ri-
$Orse di quella che oggi noi chiamiamo teologia positiva.
Molti passi innanzi si son fatti nella sostanza e nella forma della teo-
logia controversista nei riguardi del protestantesimo; ma quella del Brin..
disino resta ancora un'opera utile per cogliere il pensiero genuino di Lu-
tero e dei suoi primi discepoli, e anche per confutarlo efficacemente· nei
punti fondamentali. La figura di questo Santo atleta del cattolicismo può
stare degnamente accanto a quelle dei primi Apologisti della Chiesa d;
Cristo.
VII.

MoNs. SALVATORE GAROFALO


p·ROFESSORE NEL PONTIFICIO ATENEO URBANIANO DI PROPAGANDA FIDE

S. LORENZO DA BRINDISI ESEGETA

15. _, 5, Loren.zo da Br,: Studi


I. - FIGURA DELL'ESEGETA CATTOLICO,.

I Santi sono gli uomini meno soggetti all'oblio: basterebbe anche solo
il loro ritorno puntuale nel calendario liturgico per impedire che si allon-
tanino dalla nostra devota memoria; ma se il Santo è stato anche un
uomo di studio e di penna può accadere che il tempo stenda sulla sua
opera scientifica, eventualmente distante da più immediati interessi, un ·
velo d'ombra forse ingiusto, ma in certa misura inevitabile.
Questo non sembra potersi dire del Cappuccino che riempì del suo
nome l'Europa. ·
Ben torni dunque non l'ombra di S. Lorenzo da Brindisi, ma la sua
viva e vivace figura, il suo esempio, come sollecitazione non soltanto di
santità e di zelo apostolico, ma anche di solido e sostanziale impegno nel-
lo studio di discipline sacre e severe.
Una santità nutrita di pensiero, vibrante d'azione è la santità di cui
oggi si sente più che mai il bisogno. ·
Tra le scienze sacre più sensibili al progresso e all'attualità è senza
dubbio l'esegesi biblica.
Gli aspetti positivi e le molteplici zone di incidenza di questa disci-
plina, il suo oggetto, i suoi risultati, la sua difficoltà ed insieme la sua im-
mediata utilità, la pongono in primo piano come dimostra l'incessante
premura dei Pontefici ultimi, e soprattutto di Sua Santità Pio XII, feli-
cemente regnante, per sostenere e guidare i meritevoli sforzi dei generosi
che si sono votati al « sublime ufficio » di « investigare, dichiarare, esporre
ai fedeli e difendere dagli infedeli la parola d! Dio» (1 ).
Quando, con una espressione tolta al Prologo del Vangelo di Luca,
si è detto che un esegeta è « un servitore d~lla parola di Dio>>: 61t'tjpét't)ç
to6 M1oo (2) si è, a mio parere, enunziata nella maniera più semplice e
conclusiva la dignità, la delicatezza e la complessità del suo compito.

(1) Enciclica « Divino afflante Spiritu » del 30 settembre 1943, trad. ital. uf-
ficiale, in .1.cta llpost. Sedis, 1943, t. XXXV, p. 350. '\l

(2) Cf. Luc. I, 2. .


214 MONS. SALVATORE GAROFALO

L'atteggiamento dell'esegeta di fronté alla Bibbia è fondamentalmente


un atteggiamento di umiltà, di una umiltà difficile perchè deve piegare
l'intelligenza, ma nello stesso tempo la condizione di servitore della pa-
rola obbliga l'esegeta a dedicare a questo servizio tutte le sue forze; egli
non deve lasciare nulla di intentato perchè la parola di Dio illumini e
nutra, signoreggi la mente e riscaldi il cuore e porti frutto.
La natura e la condizione della Bibbia esigono, perchè le si serva,
tale una somma di virtù e di scienza che quasì atterrisce.
L'esegeta è, dal punto di vista anche solo umano, la più completa
figura di scienziato; la sua cultura affonda radici ovunque, quasi nessuna
disciplina può avere misteri per lui dal momento che filologia, crìtica,
storia, geografia, archeologia, estetica, filosofia, teologia sono strumenti
di uso continuo per lui.
Questa somma di umana e divina sapienza non può trovarsi se non
in un intelletto docile e in uno spirito umile, sicchè un modello perfetto
di esegeta sembra essere ad una altezza irraggiungibile.
L'esegeta dovrebbe essere un perfetto scienziato e uomo di perfetta
virtù; - due misure ben pigiate e ben colme - per usare un'immagine
evangelrca (3), che è possibile trovare solo in rari uomini. La superbia del-
la scienza può compromettere la necessaria perfezione spirituale, mentre
una virtù perfetta che manchi di adeguata scienza può compromettere la
efficacia di un risultato stimabile e duraturo.
E' quindi con trepidazione e gioia grande che si profitta di ogni buo-
na occasione per modellarsi su uomini che hanno, come Lorenzo, saputo
contemperare nella loro mirabile vita intellettuale e spirituale la duplice
esigenza di cui parlavamo.
D'altra parte, sol.o Dio e la verità che da lui viene sono al riparo dal-
la usura inesorabile del tempo; i mezzi umani e gli umani sforzi possono
subire, e subiscono di fatto, la erosione dei secoH, mentre la parola di Dio
conserva intatta la sua lucentezza e la sua efficacia.
Il progresso delle scienze sulle quali si fonda o meglio delle quali si
giova l'esegesi biblica contribuisce notevolmente a una più completa e
profonda penetrazione dei libri sacri.
Di questo ne ha dato autorevolmente atto il Santo Padre stesso, il
quale parla di molte questioni bibliche e di grande importanza « nella
<Cui discussione e spiegazione si può e si deve liberamente esercitare l'in-
gegno e l'acume degli interpreti cattolici, perchè ognuno per la sua parte

(3) Cf. Luc. VI, 38.


s: LORENZO DA BRINDISI ESEGETA 215

rechi il suo contributo a vantaggio di tutti, a un crescente progresso della


sacra dottrina e difesa e onore della Chiesa » (4).
Nuove armi sono oggi a disposizione dell'esegeta cattolico e nuove
difficoltà si accumulano sul suo cammino. Non sarebbe perciò giusto mi-
surare il valore di un esegeta di età lontane col metro del nostro tempo.
Quel che veramente conta per definire le capacità e la personalità
di un esegeta è la validità del suo metodo, l'uso migliore dei mezzi mi-
gliori che egli ha avuto a disposizione nell'epoca che fu sua.

2. - L'« ExPLANATro IN GENESIM ».


L'unica opera deliberatamente esegetica di S. Lorenzo da Brindisi è,
come è noto, la Explanatio in Genesim (5), che si ferma, senza considerare
le lacune minori, ai primi undici capitoli. Esattamente quei capitoli rela-
tivi alle origini delle cose e alla prima storia dell'umanità che oggi pon-
gono problemi formidabili da affrontarsi, - come risulta dalla recente
lettera della Pontificia Commissione Biblica del 27 marzo 1948 (6) - in
maniera sostanzialmente diversa e nuova. Questioni letterarie e storiche
oscure e complesse, di origine squisitamente moderna e tali da richiedere
ancora un indefinito numero d'anni per essere risolte; questioni scienti-
fiche in progressiva chiarificazione o incrudelimento non permettono nep-
pure a un esegeta del ventesimo secolo di azzardarsi a dire una parola
definitiva. Si potrebbe pensare a un confronto tra l'opera di S. Lorenzo
e quella dei suoi contemporanei, ma non sarebbe possibile porre un'opera
giovanile e appena iniziata come la sua, accanto ai monumentali in folio
che invadono tuttora gli scaffali delle biblioteche ecclesiastiche.
Al tempo di S. Lorenzo (n. 1559 i" 1619) si contavano a centinaia
in Italia, Spagna, Francia, Inghilterra, Belgio, Germania uomini di vastis-
sima scienza che attuavano, con sapiente zelo, durante tutta una vita di
ricerche e di meditazioni, le norme e le esortazioni del Concilio di Trento
per lo studio della Sacra Scrittura e facevano argine alle irruzioni violente
della eresia (7). E' sufficiente citare alla rinfusa i nomi di dotti non ancora
del tutto tramontati tra i qualì si trovano « i principali fondatori della
esposizione classica della Scrittura » (8), come il Maldonato, Salmeron,

(4) Enciclica « Divino afflante Spiritu », Zoe. cit., p. 346.


(5) E' il terzo volume dell'Opera Omnia, pubblicata con perizia e amore gran-
de dai Padri Cappuccini della Provincia Veneta; Patavii, 1935, pp. XXVI - 596.
(6) Acta· A post. Sedis, 1948, t. XL, pp. 45-48.
(7) A. VACCARI, lnstitutiones Biblicae, vol. I, ed. 5a, pp. 499-505, Romae 1937.
(8) M. GRABMANN, citato da A. BEA, S. J., La Compagnia di Gesù e gli studi
biblici, nel vol. La Compagnia di Gesù e le scienze sacre, p. 129, Roma 1941.
216 MONS. SALVATORE GAROFALO

Toleto e Nic. Serrario. E' il secolo di Sisto di Siena, iniziatore della Intro-
<luzione biblica, di Giovanni Morin, di Giacomo Bonfrère, di Benedetto
Pereira, di Gaspare Sanchez, di Antonio Agelli, di Francesco Lucas di
Bruges, di Gilberto Genebrardo, di S. Roberto Bellarmino, di Giovanni
Pineda, di Cornelio Jansens, vescovo di Gand, di Giovanni Lorin, di Gu-
glielmo Hessel van Est (Estio), di Benedetto Giustiniani, di Francesco Ri-
bera, di Cornelio Alapide, di Giovanni Mariana, di Giacomo Tirino, di
Giovanni Stefano Menochio; e la lista non è certo completa.

3. - ATTITUI>INI ESEGETICHE m s. LORENZO.

La valutazione più ragionevole e convincente per una giusta stima


di S. Lorenzo esegeta consiste piuttosto nella identìficazione degli aspetti
personali e concreti della sua attività biblica, di ciò che dimostra nel gio-
vane Cappuccino una autentica tempra di esegeta e che ci consente di
guardare a lui come a un esempio da poter ancora seguire.
Si può, infatti, affermare che la vera vocazione intellettuale di S. Lo-
renzo sia stata quella dell'esegeta: la vocazione più spontanea e per la
quale aveva le migliori attitudinì. Il ministero della predicazione che gio-
vane sacerdote, a 23 anni, nel 1582, lo vide già sui pulpiti di varie regioni
d'Italia, lo mette per ovvie ragioni a contatto vivo e immediato dei sa-
cri testi. Poco dopo, tra il 1584 e il 1587 gli è affidato da Gregorio XIII
la predicazione agli Ebrei; dal 1587 al 1589 ricopre l'ufficio di guardiano
e lettore di Teologia e Sacra Scrittura nella Provincia Veneta dell'Ordine.
A partire dal 1590 è preso da una attività febbrile che necessariamente lo
distrae dallo studio tranquillo e metodico.
Tra i 25 e i 31 anni soltanto egli ha potuto, dunque, attendere se-
renamente agli studi, ed è appunto a questi anni che gli Editori attribui-
scono la redazione della Explanatio.
I biblicisti,avrebbero motivo di dolersi che S. Lorenzo sia stato distolto
dal suo lavoro scientifico s.e non fossero felici di aver ceduto alle neces-
sità incombenti dell'apostolato un uomo così egregiamente dotato. I suoi
volumi avrebbero occupato maggiore spazio nelle biblioteche, ma è molto
meglio che un più grande numero di anime abbiano popolato il regno
dei cieli. Ad esse Lorenzo può dire con S. Paolo: « E' man'ifesto che voi
siete lettera di Cristo scritta da noi... non già con i'nchiostro, ma con lo
spirito del Dio vivo, non già su tavole di pietra, ma su tavole di carne, sui
vostri cuori » (9 ).

(9) II Cor. 3, 3.
S. LORENZO DA BRINDISI ESEGETA 217

La Sacra Scrittura fu e rimane sempre il grande amore di Lorenzo:


« Cum ... Sacrae Scripturae stridio operam navarem, divinae veritatis lux ...
mentis meae oculis magno splendore illuxit, ut in hoc Sacrae Scripturae
agro, una cum supercoelestis sapientiae, sacrae, inquam, theologiae thesau-
i-o, sacrae item philosophiae naturalis pretiosissimum ditissimumque adin-
venirem archivium » ( ro).
Si noti quel ricchissimo che tradisce uno spirito avido, una intelli-
genza vasta e desiderosa di impegnarsi, un lavoratore generoso che vuole
.scegliersi un campo nel quale misurare tutte le sue forze.
La sua capacità di lavoro e la sua facoltà di assimilazione erano enor-
mi. I testimoni della sua vita ci parlano con entusiasmo del suo fecondo
ingegno e felicissima memoria, della sua applicazione: « quando havea
letta una cosa se la raccordava dopo molti ànni. Et sempre era applicato
agli studi delle ·sacre Lettere di giorno e di notte, in casa e fuori, anco
quando faceva viaggio a piedi» (~r).
Egli stesso, del resto, ispirandosi a S. Agostino, sottolinea con convin-
zione la necessità di una incessante applicazione: « Tanta est enim chri-
stianarum . profunditas littèrarum, ut in eis quotidie proficeremus, si ab
ineunte aetate eas solas usque ad decrepitam senectutem maximo otìo,
.summa studio, meliore ingenio conaremur addiscere » ( 12).
E tradisce la sua gioia di studiare e di trovare con parole che oltre
ad essere toccanti sono singolarmente in armonia con le esortazioni della
citata Enciclica di Pio XII: « dum ... Sacrae Historiae intellectum in qua-
dam sensuum eius sublimitate consideramus, iidem sensus, dum sublimius
.considerari et proferri coeperint, alios se multip1ìciores et sublimiores gi-
gnunt; teguntur etiam ìn sacris litteris mysteriorum profunditates ne vi-
lescant, sed iugiter quaerantur ut exerceant, ac demum aperiantur, ut pa-
.scant. Verbi enim Dei altitudo ita studium exercet, ut intellectum non de-
neget » (r3).
Un contemporaneo attesta: « Il padre (Lorenzo) era d'ingegno ve-
loce e felicissimo e lui stesso mi ha detto più volte che lui non se ne ri-

(10) Explanatio in Genesim, p. 3.


(u) P. HIERONYMUs A FEL!'.,ETTE, O. F. M. Cap., De S. Laurentt'i a Btundusio
,activitate apostolica ac operibus testimoniorum elenchus, p. n 8, cf. p. ro2, V ènetiis
1937. QuestOl volume è una preziosa ed utile raccolta di testimonianze sull'attività
•e le opere di S. Lorènzo.
(12) Explanatio in Geneslm, p. 40.
(13) lbid.
218 MONS. SALVATORE GAROFALO

cordava che cosa fosse scordarsi; dicendomi di più che lui si confidava,
quando la Scrittura sacra si fosse persa, di farla in lingua hebrea » (r4).
E un altro testimonio afferma che egli sapeva la Bibbia a memoria
« non solo in confuso, ma anca distintamente, allegava i capi, et i versetti,.
aveva abilità grande in pronto di rispondere a dubbi della Scrittura» (1 5).
La Sacra Scrittura « la possedeva in sommo» ( r6), ed « era talmente
pronto in trattare della Sacra Scrittura, tanto nel citare il testo Ebreo co-,
me il Latino, che pareva avesse tutta la Bibbia a mente, aprendo la Bib-
bia trovava ciò che voleva, sempre teneva in cella e portava in viaggio la
Bibbia non solo Latina ma anco Ebrea, avendo quasi del continuo o
l'una o l'altra nelle mani (17). A Praga, disputando con gli Ebrei per mol-
te ore, mentre i Rabbini tenevano sotto gli occhi i loro libri, egli li con-
futava riferendo i testi a memoria (r8).
Non sembri pleonastica questa insistenza sulla familiarità che S. Lo-
renzo aveva con la Bibbia. Il primo passo per una buona esegesi è la co-
noscenza diretta della letteratura sacra, l'assorbimento graduale del modo
di esprimersi dei Sacri Autori. Non è un mistero per nessuno che gli ese-
geti oggi sono costretti a leggere troppi libri sulla Bibbia e troppo poco la
Bibbia.
Nè Lorenzo si fa illusioni quasi bastasse una assidua lettura della
Bibbia per poterla comprendere. Egli è perfettamente conscio che i testi
sacri sono pane duro per denti saldissimi: « Quomodo, quaeso, facilis est
Divina Scriptura? Quia facilia intellectu sunt quae docet, an quia facili
planoque sermone methodoque omnibus obvia et aperta tradit quae do-·
cet? Qui prìus affirmat homo est piane dementissimus; nam Divina
Scriptura tractat de Deo, de Trinitate... deque aliis rebus altissimis, ac
proinde intellectu difficillimis. Qui vero affì.rmat posterius, quid loquatur·
prorsus ignorat; nam, praeter innumeras locutiones fìguratas, tropos, sche-,
mata, metaphoras, aenigmata, parabolas, praeter dialectos et phrases lin-
guarum originalium, praeter infinitas eclipses et reticentias verborum,.
manifestum est quod Vetus Testamentum hebraice scriptum fuit et sine
punctis, quas motiones dicunt, et pro vocalibus serviunt, ita ut saepe divi-•

(14) P. Filippo da Soragna. Cf. HrnRONYMUs A PELLETTE, op. cit., p. 103.


(r5) P. Bernardo da Napoli. Cf. HrnRONYMUs A PELLETTE, op. cit., p. 96.
(16) P. Filippo da Soragna. Cf. HIERONYMUS A PELLETTE, op. cit., p. ·104.
(17) P. Giovanni a Mercato Saraceno. Cf. HIERONYMUS A PELLETTE, op. cit.,
p. 109.
(r8) Secondo la testimonianza oculare del P. Filippo da Soragna. Cf. op. cit.,,
p. 104 s.
S. LORENZO DA BRINDISI ESEGETA 219

nare opus sit, quomodo movenda sit dictio in textu sine punctis; punctà
autem textui a rabbinis addita sunt » (19),
Questa chiara visione della difficoltà della Bibbìa, per quel che ri-
guarda il contenuto e la forma, è il segno migliore che Lorenzo non cede
alla tentazione di un facile e fatuo entusiasmo, ma è compreso della seve-
rità e dei rischi del suo studio. Egli non vuole essere di quelli i quali cre-
dono che commentare la Bibbia significhi dire con cento parole inutili e
sbiadite cìò che il Sacro Testo esprime con dieci parole turgide di luce, o
coprono di fiori sterili rami nodosi che sopportai10 soltanto frutti maturi.
La Sacra Scrittura è l'anima di tutti gli scrittì di S. Lorenzo, nei
quali si contano non meno di 50.000 citazioni e riferimenti. Egli avrebbe
voluto commentare tutta la S. Scrittura: un commentario ad Ezechiele
era conosciuto fino al 1786, ma risulta finora introvabile. S. Lorenzo stes-
so confessò di avere raccolto appunti sulla Genesi, l'Esodo (p. 210) e il
Levitico (20), e, commentando nella Expianatio un passo della lettera agli
Efesini, dice: « Mitto hic ... suo enim loco, Deo duce, expendemus » (21 )
e forse ebbe in mente anche un commentario alla lettera ai Romani (p.
263) (22),
Gli editori delle sue opere ritengono che la Explanatio sia stata scritta
da Lorenzo soprattutto per le esigenze del suo apostolato presso gli Ebrei,
ma non escludono tuttavia l'intenzione di fornire alla scuola un testo (2 3).
Crndo che la vasta impostazione dell'opera, con le sue questioni tipica-
mente scolastiche, teologiche, e l'intenzione di estendere al Nuovo Testa-
mento la sua fatica, indichino .chiaramente che Lorenzo aveva pensato
a un commentario completo nel quale avrebbe dato sfogo alla sua intel-
ligenza e al suo zelo senza legare la sua fatica a un fine contingente.
Le lacune all'interno del manoscritto (l'esegesi al c. 9 e II è incom-
piuta, il c. IO manca del tutto), la mancanza di una introduzione al libro
della Genesi, lo stato stesso dell'autografo, ci convincono che anche l'e-
spressa intenzione di stampare la sua opera avrebbe richiesto maggìori cu-
re per essere realizzata. E considerando la mole della Explanatt'o - le
565 pagin.e a stampa corrispondono a 270 fogli di scrittura minutissima,

(19) Cf. S. LAURENTIUS A BRuNDusxo, Opera Omnia, vol. II. Lutheranismi


Hypotyposis, part. II, p. 366, Patavii, 1931.
(20) Testimonianza del P. Francesco Pizzetta da Venezia. Cf. HIERONYMUs
A PELLETTE, op. cit., p. 143 S.
(21) Cf. Explanatio in Genesim, p. 247.·
(22) Cf. lbid., p. 263. Vedi anche p. VII-IX.
(23) Vedi l'Introduzione, p. XII-XIV.
220 MONS. SALVATORE GAROFALO

puntata, di difficìle lettura (2 4), con conspicue aggiunte marginali - vien


fatto di pensare a quale sarebbe stato un commento completo.
Un pregio che i contemporanei e i posteri riconoscono con unanime
ammirazione a S. Lorenzo è la sua non comune conoscenza dell'ebraico
che egli, del resto, parlava speditamente.
Egli tratta con padronanza assoluta le frequenti questionì di pro-
nunzia, di vocalizzazione, di grammatica e di sintassi ebraica, e dimo-
stra in più di un caso una felice penetrazìone dello spirito della lingua,
anche se talvolta la sua competenza lo induce a qualche preziosità di gu-
sto, oggi discutibile.
La sua sapienza ebraica apparve ai contemporanei miracolosa, e
S. Lorenzo stesso faceva appello a un dono particolare della Vergine.
Il P. Bernardo da Napoli depose al processo napoletano in questi ter-
mini: « Quanto alla lingua Ebrea mi ricordo che lui disse una volta in
pulpito ..., predicando, che sapeva un Uomo, il quale parlava, e vivea, et
aveva avuto la lingua Ebrea dalla Beata Vergine perfettissimamente, in
questo modo cioè che desiderando aver perfetta cognizione della Scrittura,
e particolarmente della grandezza della Vergine, fé orazione alla stessa
Vergine, che si degnasse comunicargli la lingua Ebrea, e così soprapreso
da un leggiero sonno, desto poi si ritrovò perfettissimo nella lingua Ebrea,
sicchè avendo letto agli Ebrei pronunciava tanto bene, che .tenevano fosse
della loro Nazione » (2 5).
Di contro a questa affermazione comprensibile nei suoi veri limiti
sulle labbra di un Santo, sta un eloquente testo della Explanatio ;(2 6):
« Omnium tamen artifìcem laborem citra quem nihil unquam natura de-
dit mortalibus, in consilium adhibere oportet in cortice (della S. Scrìttura)
convellendo >>.
Numerosissime sono le testimonianze sulla meraviglia degli Ebrei,
ai quali Lorenzo predicò in molte città d'Italia e di Germania, per il suo
modo perfetto di pronunziare questa ostica lingua, tanto che molti lo ri-
tenevano un giudeo di nascita « perchè proferiva alcune parole, che di-
cono, che chi non è Ebreo nativo non le può .proferire in quella manie-
ra» (27).
Questa sua bravura gli valse un giorno un gesto drammatico. Predi-
cando contro il Leiser a Praga nel 1608 e rimproverando al suo avversario

(24) Cf. lbid., p. IX-X.


(25) Cf. HIERONYMUS A PELLETTE, op. cit., p. 97.
(26) Explanatio in Genesim, p. 8.
(27) P. Patriziò da Venezia. Cf. HrnRONYMUs A PELLETTE, op. cit., p. 89.
S. LORENZO DA BRINDISI ESEGETA 22!

.di citare le Sacre Scritture nella versione tedesèa di Lutero con la scusa
che la Volgata latina era infedele al testo originale, S. Lorenzo a un
éerto punto gettò dal pulpito una copia della Bibbia in ebraico, caldaico
e greco, sfidando l'eretico a leggerla (28).

4· - METODO - PRINCIPI ERMENEUTICI •.

Oltre al perfètto uso dello strumento .filologico, l'Explanatio rivela


nel giovane professore una eccellente impostazione metodica. Il commen-
to propriamente detto è preceduto da una breve introduzione in cui son
tessute con calore e convinzione le doti della S. Scrittura.
Seguono quattro dissertazioni sui princìpi ermeneutici (2 9): le prime
trattano de schematibus et tropis S. Scripturae; de schematibus i. e. figuri1s
locutionis,, de schematibus sententiarum, nelle quali è messa a frutto una
vastissima, torrenziale conoscenza della retorica come allora era studiata
e insegnata; la quarta dissertazione ha per argomento de multiplici Sa-
crarum Scripturarum sensu, e in essa la dottrina agostiniana e tomistica
sul senso letterale e sul senso tipico (egli dice: spirituale), che sono, èome
afferma Lorenzo, il primo fondamento per la intelligenza della S. Scrit-
tura, è esposta con vigore e lucidità, sia pure con qualche incertezza che
il progresso della ermeneutica ha dissipato.
Nonostante alcune espressioni, il Brindisino ritiene l'unità del senso
letterale, concependo la molteplicità come una ripartizione dell'unico sen-
so letterale secondo i diversi oggetti.
. Degni di particolare menzione ed elogio sono i suoi princlpi sulla
interpretazione delle parabole e delle allegorie bìbliche, che, specialmente
per quel che riguarda la parabola, trova consenzienti gli esegeti moder-
nissimi: « Nec tamen requiritur, ut adamussim et per omnia rei illi
propter quam assumpta est assimiletur... Non oportet ergo in parabolis
partes singulas curiosius inquirere ac nimia in verbis singulis cura angi,
sed cognito quid per parabolam exprimi intendatur, partes quae propo-
sito utiles apparent explicandae sunt. In ceteris vero nihil est curiosius in-
vestigandum, sed omittendae sunt quasi nihil ad propositum conducen-
tes, sed tantum parabolam contexentes » (30).

(28) Secondo il racconto dello· stesso Santo nella relazionè della sua attività in
Austria e Boemia dal 1599 al 1612. Cf. HrnRoNYMUs A FELLETTE, op. cit., p. 42.
(29) P. ANDREAS AB ALPE, O. M.. Cap., De operibus biblicis S. Laurentii a
Brundusio, in Verbum Domini, 1942, t. XXII, pp. 153-158.
(30) Cf. Explanatio in Genesim, pp. 43-44.
222 MONS. SALVATORE GAROFALO

S. Lorenzo ha saputo evitare le secche di un arido letteralismo e la


giungla di un allegorismo esagerato, e scrisse parole sensate sulla inoppor-
tunità di accomodazioni gratuite dei Sacri Testi.
La ricerca del senso letterale sulla base della hebraica veritas è fa so,-
stanza dei principi ermeneutici e della pratica esegetica di S. Lorenzo.
Altrove, nelle opere apologetiche, egli ha modo di trattare della ispi-
razione della Sacra Scrittura e del canone dei libri santi con chiarezza
ed equilibrio (31).
Le ultime due dissertazioni prelimìnari della Explanatio sono di ca-
rattere filosofico-scientifico, e trattano de mundi creatione in tempore e
de principiis rerum. Anche la erudizione profana di S. Lorenzo si rivela
straordinariamente ricca e di ottima lega. Accingendosi al commento di-
retto della Genesi, l'autore dà in primo luogo il testo della Volgata, poi
il testo ebraico, con la parafrasi caldaica, cioè il Targum Onqelos e tal-
volta il Targum di Gerusalemme in traduzioni proprie, come proprie sa-
no le traduzioni del testo greco dei LXX, di Aquila, Simmaco e Teodo-
zione, citati all'occorrenza, e di ogni altro testo di autori greci sacri e pro-
fani. Il confronto dei testi semitici e greci tende alla ricerca del senso let-
terale, sul quale si basa, egli ripete con insistenza, ogni retta esegesi. Una
vera e propria critica dei testi col vaglio delle varianti non era ancora nel-
l'uso, ma si può citare almeno un caso in cui Lorenzo spiega l'origine di
una diversa lettura del testo ebraico sulla base dì una confusione di lettere
simili (32).
Certo, non tutte le osservazioni filologiche e soprattutto le etimologie
date dalla Explanatio possono oggi giustificarsi, ma nel campo filologico,
p}ù che altrove, è impossibile essere in anticipo di secoli.
Al materiale puramente testuale, segue la discussione esegetica: in
primo luogo è citata la tradizione ebraica talmudica e specìalmente me-
dioevale rappresentata dai rabbini più noti indicati accuratamente per
nome e conosciuti in massìma parte per consultazione diretta. Un mae-
stro dell'autorità di Umberto Cassuto ha riconosciuto che Lorenzo inten-
de i Commenti ebraici medioevali « anche nei passi più diffi.cìli, con ma-
gistrale sicurezza e con esatta precisione» (33).
Dopo l'esegesi rabbinica vien data quella cristiana a cominciare dai
Padri fino agli autori più recenti, tra i quali sono a preferenza utilizzati

(31) P. ANDREAS AB ALPE, art. cit., pp. 154-186 s.


(32) Explanatio, in Genesim, p. 297.
(33) Cf. HrnRoNYMUs A F11LL:ETTE, op. cit., p. 235.
S. LORENZO DA BRINDISI ESEGETA 223

Nicola di Lira, il Tostato e Sante Pagnini: la scelta non poteva essere mi-
gliore.
Molti scrittori più vicini all'autore sono citati con frasi g~neriche, ma
i Padri Cappuccini editori delle Opere di S. Lorenzo 'li hanno rintracciati
con encomiabile pazienza. La loro fatica merita la più grande ammira-
zione e gratitudine dei dotti.
Lorenzo più di una volta ha confidato ai confratelli che « era versa-
tissimo in tutti i Dottori e Scrittori che hanno scritto sopra la Scrittura
Sacra e che questi l'havea letti tutti» (34).
Gli si può dare atto non solo di questa sua gigantesca fatica, ma an-
che del buon criterio di chi lo ha guidato nella scelta di testi ed opinioni.
E' notevolissimo, però, il fatto che egli non si lascia influenzare nè
dalla esegesi ebraica, verso la quale pur doveva portarlo una particolare
.simpatia per la padronanza che egli aveva di questa letteratura, nè dai
grandi nomi della esegesi cristiana.
La sua indipendenza di giudizio nelle interpretazioni discusse è uno
degli aspetti più simpatici e rivelatorì della sua personalità di studioso.
Costantemente alla esposizione delle sentenze altrui segue un N os
autem che è indice di consapevolezza e di responsabilità nello scegliere e
sostenere il proprio atteggiamento.
Egli è pieno di rispetto per gli esegeti che lo hanno preceduto: « Hanc
ego expositionem in medium affero non nihili aut flocci pendens verissi-
mas aliorum interpretum, nostrorum praesertim gravissimorum exposi-
tiones; tantum enim abest ut vilipendam, ut summa laude et honore di-
gnos habeam » (35).
· Una maggiore insistenza sul testo originale, una più acuta penetra-
zione delle lettere gli consente di essere tranquillo anche di fronte a una
esegesi discorde della massima parte· degli autori: « Ea est omnium fere
huius loci expositio, quam improbare non audeo, cum doctissimorum ac
sanctissimorum pariter virorum auctoritate fìrmetur, quorum et solertia
commendanda semper et sanctitas admiranda fuit. Hebraica tamen Ve-
ritas aliam loci huius videtur praeseferre · intelligentiam » (36).
Egli si muove con libertà e disinvoltura nella selva delle varie inter-
pretazioni pronunciandosi senza reticenze, senza ritrosie: « hoc non pla-
cet. .. Non satisfacti huiusmodi explicatione, aliam in medium affera-

(34) Testimonianza dd P. Filippo da Soragna. Cf. HrnRoNYMus A FELLETTE,


op. cit., p. xo3.
(35) Explanatio, in Genesim, p.
(36) Cf. lbid., p. 177.
224 MONS. SALVATORE GAROFALO

mus » (37). E poi: « Certe neque haec positio adniodum satisfacit (38);
Quapropter alia mihi de hac re sententia est » (39 ).
Tutto questo senza improvvisazioni e senza giovanile vanteria: « Scio
alios ex recentioribus aliter interpretari... sed huiusmodi positiones nec
ratione nec auctoritate fulciuntur » (40).
Egli è preoccupato solo di veder chiaro, di convincersi. Ha delle ri-
pugnanze lungamente maturate « At vero id ego probare numquam po-
tui » (4 1 ), come delle incertezze che onestamente non crede di poter ri-
solvere: « Nos autem nihil certi in his possumus asseverare» (4 2). Tal-
volta è ricco di sfumature: « Haec responsio mihi certe non displicuit ali-
quando; re tamen maturius considerata, nec omnino constans visa est,
nec consona satis veritati » (43).
Di una cosa sola si fa costante scrupolo: che le sue interpretazioni
siano conformi alla verità e alla ragione (44) e non deviino « a sanctorum
semita» (45), per identificare il « verum ac càtholicum sensum » (46).
A proposito del paradiso terrestre ha modo di scrivere: « Quae di-
cuntur non adeo sunt spiritualiter intelligenda, ut pereat sensus histo-
riae » (47) e a questo senso della storia resta in massima parte fedele, an-
che nei rarissimi casi in cui lascia libero sfogo al sentimento - come quan-
do ritiene per certo il desiderio degli angeli di collaborare con Dio nella
creazione dell'uomo per manifestarci il loro amore (48) -- o quando in-
dulge alla fantasia immaginando la lamentazione di Eva per la .morte
di Abele (49) o il lungo colloquio di Dio prima di scatenare il diluvio (50).
1
5. - BuoN SENSO NEL VALUTARE LE OPINIONI ALTRUI E NELL ESPRIMERE
LA PROPRIA.

Tra l'aridità di una esercitazione filologica e l'abbandono di una elu-


cubrazione metafisica o di una elevazione spirituale, l'esegesi di S. Loren-

(37) Cf. lbid., p. 309.


(38) lbid., p. 323.
(39) lbid., p. 324.
(40) Jbid., p. 144.
(41) Jbid., p. 422.
(42) lbid., p. 234.
(43) lbid., p. 24r.
(44) Jbid., p. 247.
(45) lbid., pp. 175, 197 s., 399.
(46) Jbid., p. 190.
(47) lbid., p. 227.
(48) lbid., p. 215.
(49) lbid., p. 471.
(50) lbid., pp. 483-485.
S. LORENZO DA BRINDISI ESEGETA 225

zo conserva assai spesso la giusta misura di un commento pieno alla pa-


rola di Dio, che la riveli fondamento della fede e nutrimento per la ra-
gione e per il cuore.
Un classico esempio della libertà e del buon senso esegetico di S. Lo-
renzo è la interpretazione dei testi relativi alla misteriosa morte del pa-
triarca Enoch.
Dopo aver esposto la .opinione dei rabbini i quali riconoscono un
particolare intervento di Dio nella fine del Patriarca, cita la interpreta-
zione com1.Jne degli esegeti cattolici, i quali affermavano l'assunzione di
Enoch nel paradiso terrestre, dove ancora vivrebbe, e aggiunge: « Mihi
vero in quam sententiam eundum sit non satis utcumque constat; nostra-
tum autem sententiam longe abest ut improbem, quin verear potius; di-
cam tamen quid sentiam, sapientiorum iudicio cuncta relinquens » (51).
La sua esegesi ha qui un piglio tutto moderno: « Ipsum (Enoch)
adhuc vivere non usque adeo certum, fìrmum et constans est, ut non li-
ceat secus cuipiam sentire, non enim statim sequitur ut vivens corpore
translatus sit, cum dicitur Et non est, quia tulit, eum Deus . Phrasis enim
S. Scriptur.ae ea in locis plerisque est, ut per eum loquendi modum prae-
matura mors intelligatur, qua Deus ad se sanctos suos recipit » (5 2 ). Poi
conforta la sua opinione coh altri testi biblici, e spiega come la esegesi
comune sia influenzata dalla tradizione dei Settanta non senza dare una
eccellente interpretazione del noto testo della lettera agli Ebrei relativo
ad Enoch.
Infine conclude: « Haec nobis hac de re dicenda videbantur, uni-
cuique tamen sua placita relinquimus et haec quoque sapientiorum iudi-
cio iudicanda ».
Come si vede, il giovane professore non assume atteggiamenti da
gladiatore. Il rispetto che egli dimostra anche ai suoi avversari, - tanto
che faceva impressione la sua benevolenza e generosità per Ebrei e Pro-
testanti -, e la devozione con la quale raccoglie le parole degli autori
ecclesiastici attirano tutta la nostra simpatia e depongono a favore di quel-
1'equilibrio intellettuale che è una dote precipua dell'esegeta e che è per
lo meno precoce in uno studioso, come Lorenzo, appena trentenne.
Del resto, l'appassionata dichiarazione che conclude il proemio dice
tutto di lui. Dopo aver protestato di voler essere fedelissimo alla dottrina
cattolica, .confessa: « Homo sum, errare potero; numquam tamen cuiusli-
bet erroris pertinax defensor, nec assertor; veritatis enim ingenuae inge-

(51) lbid., p. 444.


(52) lbid., p. 445.
MONS. SALVATORE GAROFALO

nuum me fateor atque profiteor amatorem; hanc semper nervis omnibus,


omni studio, labore atque indagine sum prosequutus tanquam thesaurum
quemdam infinitum » (53 ).
Certo, le posizioni esegetiche di S. Lorenzo, per le ragioni che ab-
biamo detto al principio, sono in gran parte fatalmente superate dal pro-
gresso vertiginoso della esegesi, particolarmente riguardo alla interpreta-
zione della storia primitiva.
Nessuno oggi osa dire che Mosè « mortales omnes, naturalium
omnium rerum scientiam... longissime a tergo reliquit » (54), e insistere
che nelle pagine della Genesi si trovi un condensato di scienze naturali
quale più perfetto è impossibile altrove trovarlo (55).
Ma questo fa parte della « eredità del secolo » e nessun esegeta, seb-
bene familiare coi profeti, riesce di solito ad antivedere il futuro. A titolo
di esempio elenchiamo alcune sue interpretazioni. Egli insiste nel vedere
nel plurale del nome divÌno Elohim unito al verbo in singolare barà l'uni-
tà della natura e la trinità delle persone in Dio (56). I giorni della crea-
zione sono giorni di ventiquattro ore; della natura dì questi giorni non si
occupa e segue evidentemente la sentenza comune ai suoi tempi (57). La
donna del Protoevangelo è Maria Vergine che schiacciò il capo del ser-
pente sia per conto suo sia con Cristo che è il semen mulieris. Nella lun-
ghissima dissertazione sul paradiso, dà prova di saggia moderazione scar-
tando le interpretazioni fantastiche e ritenendo che esso sia un luogo nel-
la regione dell'Eden, non lontana dalla terra di Israele ed a oriente di
essa (58).
DeUa morte di Enoch già abbiamo detto.
La longevità dei Patriarchi derivava dalla sobrietà e purezza di vita
e da una particolare disposizione divina per provvedere alla propagazione
del genere umano (59).
I figli di Dio che peccarono con le figlie degli uomini non sono gli
angeli, nè personaggi costituiti in autorità, ma più probabilmente i figli
di Set chiamati « figli di Dio » perchè dediti al culto in modo particola-
re (60).

(53) lbid., p. 6.
(54) lbid., p. 1.
(55) lbid., pp. 1-3.
(56) lbid., p. u8.
(57) lbid., pp. 142-144.
(58) lbid., pp. 318-328.
(59) lbid., pp. 456-470.
(60) lbid., p. 471 s.
S. LORENZO DA BRINDISI BSiiGETA 227

Il diluvio si estese a tutta la terra e a tutti gli uomini (61).


La torre di Babele fu edificata dagli uomini per tenersi uniti e for-
mare, contro la volontà di Dio, un regno con a capo Nemrod (62).
L'esegesi vera e propria di S. Lorenzo tende· sensibilmente a un certo
rigore filologico, ma la moda dei tempi, la ricchezza della sua cultura,
le necessità apologetiche, lo inducono a popolare il commento di •diva-
gazioni, di excursus più o meno diffusi, nei quali raccoglie il sapere del
.:1uo tempo con gran lusso di citazioni anche di filosofi e classici pagani.
A titolo di saggio, dò un rapido elenco degli argomenti trattati in una
imponente costellazione di note di varia ampiezza: La naturà e la com-
posizione dell'uomo (63); la giustizia originale (64); gli Angeli (65); la
sterìlità e la verginità (66); il lavoro (67); la formazione del corpo uma-
no (68); ì sacrifici del Vecchio Testamento (69); il libero arbitrio (7°);
l'immortalità dell'anima (71); l'onnipresenza di Dio (7 2 ); il matrimo-
nio (73); l'anima intellettiva forma sostanziale del corpo (74); l'immuta,.
bilità di Dio (75); se Dio può avere la memoria (76); l'arcobaleno (77)'.
il linguaggio ecc.
Proprio mentre S. Lorenzo stendeva i suoi appunti esegetici, i Padri
della Compagnia di Gesù incaricati della redazione della Ratio Studiorum
.scrivevano, nel loro primo schema (1586), a proposito dei professori di
S. Scrittura: « Hi magnam susceperunt provinciam, quam ut sustinearit
multis egent praesidiis, linguarum peritia, eruditionis varietate, antiqui-
.tatis observatione, Scholasticae munimento, ut tuto ac proprie loquan-
.tur » (78).

(61) Jbid., pp. 515-517.


(62) lbid., pp. 562-564.
(63) Jbid., pp. 186-200; 212-226.
(64) lbid., pp. 248-252.
(65) Jbid., pp. 254-259.
(66) Ibid., pp. 293·297.
(67) lbid., pp. 302-305.
(68) lbid., pp. 330-337.
(69) lbid., pp. 342-345.
(70) Ibid., pp. 351-363.
(71) lbid., pp. 372-380.
(72) Ibid., pp. 394-402.
(73) !bid., pp. 405-408.
(74) Ibid., pp. 431-440.
(75) Jbid., pp. 485-490.
(76) Jbid., pp. 518-521.
(77) !bid:, pp. 545-547. .
(78) A. BEA, S. J., La Compagna·a di Gesù e gli studi biblici, loc. cit., p. 120.
16. ·-- S. Lorenzo da• Br.: Studi
228 MONS. SALVATORE GAROFALO

La ricerca del senso létterale della S. Scrittura con tutti i mezzi adatti,.
e partìcolarmente con la profonda conoscenza delle lingue bibliche, e la
determinazione del suo valore teologico col sussidio della tradizione pa-
tristica e della dottrina scolastica è la caratteristica comune della miglio.
re esegesi del tempo di S. Lorenzo.
« Certamente la parte filologica, critica, storica e archeologica di que-
sti commentari oggi, dopo tante ricerche e tanti progressi, in molti punti·
è àntiquata e superata; ma la discussione dottrinale, teologica, ancor oggi
ha il suo pieno valore e l'esegesi moderna indubbiamente potrebbe gua--
dagnare moltissimo approfittando dei tesori accumulati in quei grossi vo--
lumi degli esegeti del sec. XVI e XVII » (79 ).
Il Santo Cappuccino è l'uomo dei suoi tempi nel senso migliore e
più nobile di questo apprezzamento, e se la Provvidenza non avesse al-:-
trove indirizzate le sue forze, la sua traccia sarebbe stata, nel campo del-
l'esegesi, incomparabilmente più vasta e profonda.
In questa sintetica illustrazione di uno degli aspetti più interessanti
della personalità dd Brindisino mi sono limitato come era di rigore alla.
sua opera più espressamente esegetica.
Nell'opera polemica: Lutheranismi Hypotyposis egli tratta gli argo-
menti biblici in funzione apologetica e insiste su problemi di carattere ge-
nerale. Non mancano, però, egregi esempi di esegesi come la lunga dis-
sertazione sul testo di Matteo 16, 16 relativo al primato di Pietro (80).
Negli scritti omiletici, l'impegno esegetico è ancora meno esplicito:
essi sono però, se ce ne fosse ancora bisogno, la dimostrazione lampante
del posto che la Sacra Scrittura aveva nell'anima di Lorenzo. Le prediche
formicolano di citazioni bibliche espresse o implicite: egli parla ex abun-
dantia cordis, e di un cuore nutrito fino alla sazietà - di quella sazietà
misteriosa che lungi dal dare la nausea, accresce la fame - dei testi sa-
cri (Sr).

(79) lbid., p. 133.


(80) Cf. S. LAURENTIUs A BRuNousm, Opera Omnia, vol. II, p. 2, pp. 165-·
187. Cf. P. ANDREAS AB ALPE, loc. cit., p. 186 s.
(81) Cf. P. ANDREAS AB ALPE, loc. cit., pp. 187-189. Nella prefazione al Qua*
dragesimale primum gli Editori così della eloquenza del Santo: « Maxima cum pro-
prietatè et reverentia sacram Scripturam semper affert. Divina Scriptura velu.ti ani-,
ma et vita est eius eloquèntiae. Ex ea enim phrases, ipsos dicendi modos excerpit,
quibus eloquium suum vestit, sed tali habilitate, ut non aliunde, sed ex ipso ora-•
tionis ordine et idearum successione naturaliter videantur erumpere » (Opera Omnia,.
vol. IV, p. XIV). E più oltre a proposito dell'uso della S. Scrittura nel Quadrage--
simale: « Frequentissimae autem Sacrorum Librorum allegationes explicationem et
S. LORENZO DA BRINDISI ESEGETA 229

La santità. di Lorenzo, il suo entusiasmo, la sua consapevolezza, l'ec-


cezionale preparazione :filologica, la sua dignitosa ed equilibrata 'autono-
mia scientifica, lasciavano prevedere in lui uno degli esegeti megli~ pre-
parati e più vivi del « secolo d'oro» della scienza biblica cattolica.
E piace raccogliere, a comune vantaggio, dalle labbra di S. Lorenzo,
un ammonimento e una consegna:. « Sacra ac divinitus tradita sapientia,
quam nobis Spiritus Sanctus, quo inspirante locuti sunt san'Cti Dei homi-
. nes, impertiri dignatus est, tam divite vena exuberat tum arcanorum my-
sticorumque sensuum tum notiorum et manifestiorum opibus, ut tarn-
quam iìnmensum pelagus semper inexhausta et quasi interminabilis abys-
sus unquam terminati passa, sed semper amplissimum spatiandi locum tri-
buens, nedum hactenus clarissimorum virorum, qui non medioci-em in
ea explicanda operam adhibuerunt, ingenia exercuerit, et .recentiores etiam
qui hanc provinciam aggressi sunt explicare, pluribus, non infeliciter ta-
men, laboribus afficiat; sed et posteris non pauca elaboranda. et eruenda
reliquit. Quia enim divinitus inspirata est, tanto sublimius praeclara etiam
solertium hominum ingenia superat, quanto ipsi homines Dei verbo quod
in excelsis huius est sapientiae fons et perennis origo, inferiores sunt » (82).
Anche gli esegeti moderni, dunque, hanno davant.i a sè una lunga
ed aspra via da percorrere; anche dai loro studi Dio aspetta di essere glo-
rificato con la conoscenza più profonda e più ·ricca della sua parola. La
protezione e l'esempio dei Santi, come Lorenzo da Brindisi, che han pro-
fessato la stessa ardua disciplina, li sorreggerà e li guiderà perchè i loro
sforzi, uniti a quelli dei loro predecessori, tornino a beneficio di innume-
revoli anime.
E' per questo che una designazione anche più esplicita della Chiesa
sarebbe accettata con gratitudine profonda.

expositionem idearum non impediunt, imo sècundant et expediunt, quasi naturale


et obvium orationis complementum formantes. E Textu Sacro innumeros sensus
tropologicos et morales peritissime eruit; sed nunquam tortos vel coactos. Aliquan-
do etiam, quo magis litterae sensui inhaereat, textum hebraicum allegat, imo ipsum
textum graecum, sèd semper latine vertit,; quem postea praedicans vernacula lingua, •
ut mos illi erat, traducebat, quo melius intelligentiae auditormn pateret ».
(82) Explanatio in Genesim, p. 38 s.
VIII.

FR. ADEODATO GIOVANNI CARD, PIAZZA


VESCOVO SUBURBICARIO DI SABINA E POGGIO MIRTETO
SEGRETARIO DELLA S. CONGREGAZIONE CONCISTORIALE

S. LORENZO DA BRINDISI
"VIR APOSTOLICUS,,
NEL SUO E NEL NOSTRO TEMPO
I. - RITORNO LUMINOSO.

Padre Brindisi ritorna. Così egli era chiamato dal popolo e così pure
:si trova indicato nelle cronache del tempo: titolo certamente onorifico
per la cittadina meridionale, dove ebbe i natali nel 1559, dove fu rigene-
rato col nome significativo di Giulio Cesare, e dove passò la sua prima
promettente giovinezza.
Ritorna ora in luce meridiana dalla penombra di oltre tre secoli. Du-
rante la vita, « a guisa di sole - come ebbe a di.re il Card. Federico Bor-
romeo - penetrò quasi innumerevoli regioni con l'intensò fulgore della
sua luce» (1 ). Venuto a morire nel 16I9, quella luce si sarebbe spenta nel
mondo, se la Chiesa e l'Ordine dei Cappuccini, cui appartenne, non ne
avessero conservata la memoria. Ma la sua glorificazione terrena tardò
non poco: dichiarato venerabile nel 1769 da Clemente XIV, beato da
Pio VI nel ~783, solo nel 1881 Lorenzo venne canonizzato da Leone XIII,
il quale ne esaltò in sintesi la vita e la portentosa attività spiegata in tutta
l'Europa: ubique opere et sermone potens, ubique vir'tutum exemplar,
,errorum et vitiorum extirpator, religionis defensor, po;~~ificiae auctoritatis
:vindex (2). Rimaneva tuttavia quale « tesoro nas'costc>'~> e « lucerna sot-
to il moggio » la sua dottrinà vasta e profonda; la cui piena rivelazione
era riservata dalla Provvidenza per il nostro tempo.
· Ritorna, dunque, S. Lorenzo da Brindisi, e ancora una volta ritorna
da Venezia, donde parti giovane sacerdote, nel lontano 1582, per iniziare
le sue peregrinazioni apostoliche protratte quanto la vita. Fu impegno
geloso e sacro della Provincia Veneta dei Cappuccini, a cui spetta il me-
rito d'averlo plasmato a perfezione religiosa e sacerdotale, custodirne gli
:Scritti negli archivi conventuali attraverso le vicende di tre secoli, e final-

(1) Cf. HIERONYMÙS A FELLET'l'E, O. F. M. Cap., De S. Laurentii a Brundusio,


Ord. Fr. Min. Capucclnorum, activitate apostolica ac operibus testimoniorum elen:. ·
.-chus, p. 71, Venetiis, 1937.
(2.) Cf. ibid., p. 58.
2 34 FR. ADEODATO G. CARD. PIAZZA

mente pubblicarli negli Opera Omnia che costituiscono il monumento


« aere perennius » della gloria del Brindisino e del suo prodigioso aposto-
lato. I tredici grossi volumi, in edizione accuratissima ed elegante, si of-
frono oggi quale miniera di ricchezze dottrinali da inserirsi nel patrimo-
nio vivo della cultura moderna, e insieme quale testimonianza di una
attività apostolica che ha pochi .riscontri nella storia ecclesiastica.
Così il Padre Brindisi ritorna fra noi a splendere nei molteplici aspet-
ti della sua veneranda figura, la quale s'inquadra mirabilmente nel nostro
tempo: oratore facondo e solidissimo, controversista e polemista formi-
dabile, teologo ed esegeta profondo, diplomatico fine ed accorto, cappel-
lano delle milizie ardente e infaticabile. Ma tutti questi vari aspetti sì
fondono nell'unico profilo rivelatore appieno della sua anima: soprattutto
e sempre egli fu un apostolo; e lo è tuttora per mezzo delle sue opere,
che riferiscono a noi il palpito e la sostanza del suo apostolato.
Del patriarca San Francesco è detto a lode che fu totus apostolicus ..
Erede genuino dello spirito francescano, Lorenzo da Brindisi lo fece ri-
vivere, riproducendone le meraviglie, in un secolo tanto diverso dal tre-
cento e. assai più complicato di errori e rovente dì passioni. Si direbbe che
il suo tempo rassomigli piuttosto al nostro; donde l'attualità visibile del
suo esempio e della sua dottrina. E' quanto mi propongo di -rilevare, sia
pure schematicamente, delineando come meglio saprò il profilo di que-
sto apostolo, che ci appare oggi così moderno negli atteggiamenti spiri-
tuali, negli obbiettivi e nei metodi della sua attività apostolica.

II. - LINEAMENTI DELL'APOSTOLO.

Il vero apostolo è l'uomo dominato dalla coscienza vivida e impe-


riosa di un mandato divino e di una missione da compiere; è l'uomo so-
spinto dall'ansia implacata e insaziabile di conquiste spirituali, di anime
da illuminare, redimere, salvare; è l'uomo deciso e irremovibile, pronto
a tutte le rinunce, a tutte le lotte, a tutti i sacrifici fino a quello del sangue
e della vita. Apostolo e martire vanno ognora congiunti, se non nellà
reale effusione del sangue, nel desiderio e nella quotidiana disposizione
dell'animo. Di tale tempra ·e natura fu il grande Cappuccino che assunse
di proposito, in programma ed auspicio, il nome del protomartire roma-
no, e fu sempre arso da una sete sublime di martirio.
Per Lorenzo da Brindisi il mandato apostolico era implicito nel sa-
cerdozio, coscientemente ricevuto come impegno più che come dignità:
l'impegno di un servizio totale ed eroico a Cristo, alla Chiesa ed alle ani-
me attraverso le opere del ministero sacro. Di fatto, egli visse in pienez-
S, LORENZO DA BRINDISI « VIR APOSTOLICUS » 2 35

za il suo sacerdozio, che. fiorì e fruttificò stupendamente per il corso non


lungo ma intenso di trentasette anni. Al mandato implicito si aggiunse
più tardi la volontà espressa della suprema Autorità Ecclesiastica per mis-
sioni ardue e continue, che Lorenzo accettò con piena dedizione e assolse
con successo. I Pontefici Gregorio XIII, Clemente VIII, Paolo V videro
in lui l'uomo più indicato e meglio preparato a sostenere la causa cattoli-
ca contro le insidiose· propagande dei giudei refrattari e dei novatori pro-
testanti.
Egli, infatti, vi portava una formazione apostolica completa e ri-
spondente a tutte le esigenze dell'alta missione. Tralasciando gli episodi
oratorii dell'infanzia, che furono quasi segni di una predestinazione, e le
sue doti naturali d'ingegno pronto e versatile, di animo nobile e fervido,
di carattere fermo, di tatto squisito nell'azione, che furono come il fondo
della soprastruttura morale, è certo che Lorenzo acquistò in sommo gra-
do, attraverso la educazione religiosa e sacerdotale, tutti gli elementi in-
dispensabili all'apostolo: spirito di preghiera, di disciplina e di sacrificio;
fervore di zelo per la salvezza delle anime e il trionfo della fede cattolica;
non comune cultura dogmatica e filosofica, scritturistica e letteraria. Ma
bisogna riconoscere che tutto questo, più ancora che di studio personale,
parve frutto e prodigio di santità e di scienza infusa; particolarmente la
sua conoscenza prodigiosa delle lingue antiche e moderne: franc'ese e
tedesca, latina e greca, caldaica e siriaca, e soprattutto ebraica, parlata
da lui in modo da sembrare agli stessi ebrei appartenente alla loro na- ,
zione. « Dio - afferma Leone XIII nella bolla di canonizzazione - largì
a Lorenzo, come agli Apostoli, il dono delle lingue, affìnchè parlasse con
la bocca di molti chi alla salute di molti era destinato» (3).
L'influsso della santità nell'apostolato è profondo e decisivo. Lo zelo,
che è l'anima dell'apostolo, si alimenta dalle forze interiori e sopranna-
turali: la fede che è luce fra le tenebre e, come la luce, tende a irradiarsi
per conquistare le anime; la speranza che sostiene con la fiducia del suc-
cesso e con la certezza dei divini soccorsi; la carità che infiamma il cuore
e muove la volontà alle più alte e coraggiose imprese per la causa di Dio
e per il bene del prossimo. Queste energie spirituali, che Lorenzo posse-
dette con ricchezza impareggiabile, danno appunto ragione della sua at-
tività apostolica. Infatti « da qui - osserva Leone XIII - l'assiduo e fer~
ventissimo suo impegno di orazione, durante la quale era spesso rapito
in estasi; da qui la sua singolare venerazione verso l'augustissimo S_acra-

---·---
(3) Cf. HIERONYMUS A PELLETTE, op. cit., p. 56.
FR. ADEODATO G. CARD. PIAZZA

mento dell'Eucaristia; da qui la continua meditazione delle piaghe e


della morte di Nostro Signore Gesù Cristo; da qui l'ardentissimo deside-
rio di salvare le anime; da qui il tenerissimo amore verso la Madre di
Dio, da cui egli asseriva di aver ricevuto quanto gli era stato donato da
Cristo; da qui, infine, il sincerissimo amore alla verità cattolica, la rea-
zione fortissima alle eresie e a tutti gli errori, la tenerissima devozione a
questa sublime Cattedra di Pietro» (4).
Ecco il profilo morale dell'apostolo nei suoi elementi e principii co-
stitutivi e in quelle note caratteristiche di ogni vero apostolo quali sono
la pietà eucaristica e la pietà mariana, che in Lorenzo da Brindisi rifulsero
in modo particolare. Si può ben dire che la misura della sua santità fu an-
che la misura del suo apostolato, il cui campo di azione fu quanto mai
vasto e fecondo.

III. - IL CAMPO DELL'APOSTOLATO.

L'Ordine, la Chiesa, la società civile del suo tempo offrirono a Lo-


renzo gli invitì e le forme della sua attività apostolica. Era il tempo post-tri-
dentino, in cui tutte le forze cattoliche si trovavano impegnate nella lotta
contro la pseudoriforma, e in cui fermentavano nella società i germi del-
la rinascita: tempo duro ma insieme eroico, che mise in luce i fonda-
menti granitici della fede cattolica e la profonda insopprimibile vitalità
del Corpo mistico di Cristo. Il Concilio di Trento aveva erette le trincee
e temprate le armi per la lotta; erano necessari gli atleti della fede che,
saliti sugli spalti della Chiesa, impugnassero quelle armi a difesa della
verità e a sterminio dell'errore. Lorenzo da Brindisi fu tra i primi e più
fortunato, non soldato ma capitano, precisamente « una delle nuove forze
suscitate da Dio in opposizione alla pseudoriforma protestantica » (5).
Coh tale spirito e per tale scopo precipuo era sorto di recente, sul vi-
goroso tronco francescano, l'Ordine dei Cappuccini che, superate le prime
crisi di amare defezioni, entrava al tempo di Lorenzo nella sua primavera
eroica. Lo storico dei Papi rileva l'attività missionaria e i grandiosi suc-
cessi ottenuti dai Cappuccini come predicatori popolari. « La storia ec-
clesiastica di questo paese (la Spagna) - scrive il Pastor - e non meno
quella della Francia, della Svizzera e dell'impero Romano-Germanico

(4) Cf. ibld., pp. 61-62.


(5) Cf. G. HERGENROTHER, Storia universale della Chiesa. Vers. ital. di E. RosA,
S. J., t. VI, p. 334; t. VII, p. 770, Firenze, 1907, 1910.
S. LORENZO DA BRINDISI « VIR APOSTOLICUS » 2 37
mostra quale attività meravigliosa svolsero i Cappuccini, oltre l'assistenza·
ordinaria nella cura delle anime, con le Missioni popòlari e gli Esercizi,
con l'introduzione dell'adorazione del SS.mo Sacramento in forma di
Quarant'Ore, con la cura dei malati in caso di epidemia, infine con la ri-
conquista degli eterodossi». E l'acuto storico osserva: « Lo spirito eroico
allora regnante nell'Ordine dei Cappuccini è mostrato meglio di tutto
dal fatto che la Chiesa ha elevato all'onore degli altari non meno di sei
membri dell'Ordine, allora viventi» (6). Fra questi è Lorenzo da Brin-
disi, che ebbe una parte principalissima in tale fioritura apostolica.
L'Ordine fu il campo più prossimo alla sua attività. Maestro dei gio-
vani religiosi, superiore monastico attraverso tutti i gradi dellà gerarchia
- da Guardiano a Provinciale, da Definitore a Vicario Generale - ne rin-
saldò la disciplina e l'osservanza regolare, ne rinvigorì lo spirito france-
scano così da essere per il suo Ordine quello ch'era stato San Bonaventura
per l'Ordine minoritico; propagò i Cappuccini ali' estero, fondando in
Austria e in Boemia nuove case fiorentì, che presto si organizzarono in
provincia; con l'esempio e con gli scritti stabilì nell'Ordine quella tradi-
zione e scuola di oratoria sacra, da cui allora e in seguito, fino ad oggi,
uscirono numerosi e ardenti apostoli della fede.
L'ambiente religioso non poteva certamente bastare all'impeto del
suo zelo, e; appena fatto sacerdote, uscì nel campo aperto delle conquiste
apostoliche. Or « è_ incredibile - afferma Benedetto XV - con quale
ardore di apostolatò siasi egli applicato a difendere e propagare la fe-:
de » (7). La Chiesa era insidiata e combattuta all'interno nel patrimonio
più sacro e intangibile, la verità rivelata; era minacciata all'esterno nella
sua libertà e millenaria civiltà cristiana. Da una parte la caparbietà ebrai-
ca e l'eresia protestantica, dall'altra la potenza armata del Turco. Lorenzo,
munito del mandato apostolico, affrontò l'uno e l'altro pericolo, rendendo
alla Chiesa i più preziosi e .grandi servizi. « Aveva _..:. fu scritto - un
grande cuore, uno spirito vasto, un giudizio sicuro, una saggezza operan-
te ... I Pontefici e i Re l'ascoltarono con rispetto; egli fu il padre e il
protettore dei popoli, il terrore degli eretici, e il grande difensore della
fede in Germania; in una parola, era un santo e un grande uomo » (8).
Non reca meraviglia, a chi conosca la sùa opera e il suo tempo, il

(6) L. PAS'I'OR, Storia dei Papi. Vers. ital. di P. CENCI, t, XII, p. 204, Roma,
1930.
(7) Cf. HmRONYMus A PELLETTE, op. cit., p. 62.
(8) Cf. DE FELLER, Dictionnaii-e historique, vox Laurent de Brindes, Paris, 1822.
FR. ADEODA:ro G. CARD. PIAZZA

giudizio pronunciato da"un dotto: « Fu l'uomo più prodigioso del suo


secolo e il più utile alla Chiesa » (9 ).
La vastità del campo non abbatte il suo coraggio, come le difficoltà
incontrate non poterono infrangere la sua costanza o rallentare il ritmo
della sua attività. Le molteplici missioni affidategli lo portarono succes-
sivamente in quasi tutte le nazioni europee: dall'Italia in Francia, in Un-
gheria, in Germania; soprattutto per l'Italia e la Germania meridionale,
dove portò, quasi in ogni città, il vigore della sua parola e il profumo del-
le sue virtù religiose ed apostoliche. Si direbbe apostolato «cattolico»,
.non solo nel contenuto ma pure nell'estensione, quanto era consentita
dalle condizioni del suo tempo.
Apostolato certamente non facile. Le sottili disquisizioni dei rabbini,
le animose controversie degli eresiarchi novatori, il sospettoso e minaccio-
so atteggiamento dei principi, le villane accoglienze delle plebi sobillate
- come a Praga dove fu malmenato e a stento salvato dalla furia popo-:-
lare -, gli egoismi e antagonismi politici, soprattutto la prevenzione e l'o-
dio satanico contro la Chiesa e i suoi ministri: tutto egli dovette affron-
tare, riuscendo però a imporsi con la forza della sua santità e del suo genio
apostolico. Le conversioni, che ne seguivano dovunque, erano il più ambito
e felice coronamento di ogni sua missione. « Con singolare fortezza d'a-
nimo - asserì Clemente XIV - sempre confidando nel Signore, superò
moltissime difficoltà, visitò innumerevoli regioni~ non si curò delle in-
giurie che gli venivano inferte, disprezzò il pericolo di morte di cui spesso
fu avvertito, affinchè gli empi e perduti uomini tornassero nella via di sa-
lute, e pur osservando le leggi severissime del suo Ordine, intraprese e
felicemente compì i più gravi negozi per difendere la dignità della Chiè-
sa Cattolica» (10).
Di fatto, anche nelle missioni che potevano sembrare aliene dalla vita
monastica e dal ministero sacro, Lorenzo fu ognora spinto e guidato da
un intento e spirito apostolico: sostenere la causa di Dio, della Chiesa e
della Sede Apostolica, difendere i diritti della giustizia. Di tale natura
furono appunto le missioni da lui assolte presso l'imperatore Rodolfo, il
re Mattia, Massimiliano duca di Baviera, e presso il re di Spagna, la prima
volta a favore della Lega dei cattolìci contro i protestanti, la seconda per
la difesa del popolo napoletano contro la tirannia del duca di Ossuna.

(9) Cf. LAURENT D'AosTE, O. F. M. Cap., Le B. Laurent de Brindes, p. 277,


Paris, 1857.
(ro) Cf. HrnRONYMUs A PELLETTE, op. cit., p. 53.
S. LORENZO DA BRINDISI « VIR APOSTOLICUS » 2 39

Con il medesimo spirito apostolico Lorenzo prestò assistenza alle milizie


dell'Imperatore e del Papa, che ad Alba Reale pugnarono e vinsero l'e-
sercito turco, impedendo così l'invasione degli eretici, e più tardi accettò
di fungere da cappellano castrense presso l'esercito della Lega contro i
protestanti.
Quando, cinque anni dopo la morte di Lorenzo da Brindisi, il duca
Massimiliano di Baviera supplicò Urbano VIII a concedergli solennemen-
te il titolo di Beato, il Pontefice rispondeva in un latino intraducibile e
così vivamente rappresentativo: « Gratias agimus Deo, qui mirabNis est
in Servis suis; cum inermis Sacerdos praeferens vexillum Crucis, et Sacro
tonans eloquio, intfr cruentos bellorum saevientium gladio;, non solum
Caesareas Maiestates, Rdligionis propagatione triumphantes, se'tl barba'riem
etiam Divinitatis contemptricem, ad Christianae Charitaiis, et Apostolicae
fortìtudinis administrationem traduxerit » Tale inchinarsi· di Re e Prin-
cipi all'umile Frate Cappuccino poteva veramente dirsi - secondo la frase
dello stesso Pontefice - « illustris plane Evangelicae paupertatis trium-
phus » (n).

IV. - LE FORME DELL'APOSTOLATO..

Tracciato il campo -'-- monastico, religioso e civile -, la considera-


zione si porta naturalmente alle forme dell'apostolato laurenziano, che si
presentano varie e molteplici secondo le esigenze reali e insieme le atti-
tudini personali di lui, gìacchè è norma del vero apostolo conformare se
stesso e adeguare alle necessità contingenti i mezzi di difesa e di conqui-
sta. Lorenzo da Brìndisi, mirabilmente dotato e preparato, trasfuse il fer.
vore della sua attività in tutte le forme possibili e degne di un apostolo:
all'apostolato dell'azione egli unì quello, proprio e preminente, della pa-
rola parlata e scritta. . .
Circa l'apostolato dell'azione fu già accennato, illustrandq il campo
e gli obbiettivi della sua attività indefessa. Il temperamento dinamico e
realizzatore di Lorenzo non poteva contenerla di certo entro i limiti pro-
priamente ministeriali. Le due missioni in Germania, le legazioni diplo-
matiche nella Spagna e in Baviera riuscirono così ricche di opere e di
successi da lasciare tracce profonde nella storia ecclesiastica e civile di
quel secolo. Particolarmente la Lega dei cattolici contro gli eretici ribelli,
da lui promossa e guidata, costituisce tale benemerenza da farlo consi-

(II) Cf. ibid., p. 51-52.


FR. ADEODATO G. CARD. PIAZZA

derare campione invitto della fede e salvatore nell'Europa della civiltà


cristiana. Resta a far cenno della sua influenza benefica e pacificatrice sui
Principi cattolici, tanto spesso in conflitto per egoistici motivi d'interesse
e di preminenza, come quando riuscì a pacificare fra loro il Re cattolico
e il Duca di Savoia, dettando eque condizioni di pace ed evitando all'Italia
una guerra disastrosa.« Non è quindi meraviglia - afferma Leone XIII -
che i Romani Pontefici, i Cesari, i potentissimi Principi così d'Italia che
delle regioni estere, nelle cose più gravi e difficili dalla cui retta ammini-
strazione e dal cui felice esito dipendeva la salvezza della repubblica cri-
stiana e civile, cercassero .a gara l'opera <li Lorenzo, tenendo in maggior
conto questo Frate Cappuccino che i più valorosi capitani, e gli uomini
più insigni per scienza politica, per prudenza secolare e per imprese fe-
licemente compiute» (12).
Ma la forma principale e propria delle conquiste spirituali è l'aposto-
lato della parola, da quando Gesù disse agli Apostoli: « Andate per il
mondo, predicate l'Evangelo » (r3), e il Dottore delle genti commentò:
« La fede viene dal sentir parlare, e ciò si fa per la parola di Cristo » ( I4 );
la quale parola dallo stesso San Paolo viene paragonata ad una spada ta-
gliente e penetrante (r5). Tale fu, senza dubbio, su la bocca di Lorenzo
da Brindisi. Per tutta la vita, dai primordi sacerdotali veneziani fino al
tramonto in Lisbona, egli esercitò la predicazione sacra come sua speciale
vocazione, e riuscì predicatore veramente apostolico, dalla coscienza illu-
minata e compresa delle responsabilità assunte e degli scopi altissimi da
raggiungere. Perciò seppe liberarsi dagli schernì oratori di moda, vuoti e
farraginosi, di quel tempo, per dare alla sua predicazione un contenuto
saldo di dottrina e di scienza scritturale e patristica, una fiamma di sen-
timento e di eloquenza. travolgente, una didattica piena di praticità, sem-
pre aderente alle condizioni intellettuali e morali del suo uditorio.
Predicò ai cristiani, richiamandoli con franchezza apostolica ad una
condotta coerente con i principi professati, predicò agli ebrei, non solo a
Roma e a Venezia ma anche io altre nazioni, per espresso incarico dei
Sommi Pontefici, onde convincerli di errore con argomenti irrefràgabili
forniti da una conoscenza prodigiosa della Bibbia nel testo ebraico; pre-
dicò ai protestanti, soprattutto di Germania, dimostrando la inconsistenza

(12) Cf. ibid., p. 58-59.


, (13) MARC. 16, 15.
(14) Rom. IO, 17.
(15) Cf. Hebr. 14, 12.
5, LORENZO DA BRINDISI « VIR APOSTOLICUS »

e fatuità delle loro obiezioni al Credo cattolico. La sua parola, ora espo-
sitiva ed ora polemica, nelle varie lingue degli ascoltatori aveva sempre
nuovo fascino e vigore irresistibile di persuasione; Lorenzo « fu ricerca-
tissimo da tutti nel ministero della predicazione, perchè tutti erano consa-
pevoli dell'unzione, della dignità, della forza onde esercitava l'apostolico
ministero e dei manipoli pieni che ne ritraeva» (16).
La documentazione ampia e sorprendente del suo apostolato oratorio
si trova oggi negli Opera Omnia, che ne rivelano la figura intera e com-
plessa di oratore e di polemista nelle sue gigantesrhe proporzioni, meglio
che non apparisca dalle cronache frammentarie del tempo. Tre quaresi-
mali, corsi di predicazione per avvento, spiegazioni dei Vangeli domeni-
cali, sermoni intorno alla Vergine ed elogi di Santi, costituiscono un pa-
trimonio di attività pastorale che pochi fra i più grandi dottori e pastori
della Chiesa possono vantare. Eppure tali scherni nutriti ed armonici di
prediche e di sermoni, redatti quasi sempre in latino forbito, non sono che
lo spettro luminoso dell'apostolato laurenziano, allora vivificato e poten-
ziato attraverso la parola viva, che nelle mirabili costruzioni trasfondeva
l'anima e la forza conquistatrice.

V. - L'APOSTOLATO DOTTRINALE.

Chi esamini i ponderosi volumi nel succedersi delle sacre trattazioni,


che a guisa di fiume luminoso fluiscono dall'alta fonte apostolica, rileverà
facilmente l'afflato oratorio di tutte le Opere di Lorenzo da Brindisi, non
mai sistematiche quasi dettate da una cattedra, ma pur sempre ricche di
dottrina sicura e ordinate mirabilmente ad uno scopo pratico, spiritua_le.
Vi sono tuttavia delle opere che presentano un carattere dottrinale più
spiccato, e sono precisamente queHe che, per volontà dell'Autore, dove-
vano integrare e precisare l'apostolato orale nella forma statica del libro.
Particolarmente tre: Explanatio in Genesim, Luteranismi Hypotyposis~
Maria/e. Dopo quanto fu detto in questa Settimana di studio da maestri
competenti e specializzati,· sarebbe per nìe ardire temerario voler esami-
nare tali Opere sotto l'aspetto scientifico. Ne rileverò piuttosto, anche per
rimanere in carattere con il mio terna, il momento psicologico e il valore
apologetico in ordine all'intento primario dell'apostolato.
La Explanatio ebbe la prima origine dall'insegnamento ai giovani

(16) Cf. E. MAGNER, O. F. M. Cap., Discorso di S. Lorenzo da Brindisi, Ro-


ma, 1882. Cf. HIERONYMUS A PELLETTE, op. cit., p. 77.
FR. ADEODATO G. CARD. PIAZZA

confratelli e più tardi dalla predicazione agli Ebrei, commessagli da Gre-


gorio XIII e da Clemente VIII. Nelle dissertazioni e nei commentari che
la compongono, condotti con severo metodo esegetico-biblico, si sente del
Brindìsino la profonda venerazione per il testo sacro contenente il pensie-
ro di Dio rivelato agli uomini, l'impegno di stabilire chiaramente quella
ch'egli chiama la Hebraica Veritas, soprattutto il desiderio di fornire al
suo singolare uditorio un mezzo efficace di salute e di conversione alla
autentica verità del cristianesimo. Queste lezioni scritturali, integrate dalla
trattazione delle più fondamentali questioni filosofiche e dogmatiche, for-
mano un codice del più alto interesse, anche nell'odierno sviluppo degli
studi biblici.
La H ypotyposis, occasionata dalla celebre disputa di Praga con il
<lotto e infido luterano Policarpo Leiser, è storicamente una battaglia vin-
ta contro il luteranesimo e i suoi profeti, di cui rende la fisonomia con
~crupolosa verità storica, ed è poi sempre un arsenale di armi ben tempra-
te per la lotta contro l'eresia più insidiosa e fatale dei tempi moderni.
L'amore alla verità e l'orrore delle aberrazioni ereticali, il vigore di offesa
e difesa nella appassionante controversia, e tuttavia il rispetto dell'avver-
sario abilmente condotto all'autocritica delle sue affermazioni, rivelano lo
spirito apostolico di Lorenzo e il fervido attaccamento alla Chiesa, alle
tradizioni, alla Sacra Scrittura, di cui esalta il valore dogmatico con in-
superabile ricchezza e sicurezza di dottrina e con metodo stringente. « Non
è il lettore che affascina o sottilizza dalla cattedra - fu giustamente ri-
levato - ma un lottatore che sta in lizza e si appassiona alla lotta. Non
è il teologo di lusso, e forse partigiano di questa o quella scuola, ma un
controversista che nella scelta delle sue argomentazioni si volge senz'altro
a quelle che gli sembrano le migliori per dare all'avversario una risposta
inconfutabile e decisiva» (1 7). Precisamente e semplicemente, aggiungia-
mo noi, egli è una tempra di grande apostolo.
L'opera, in cui forse l'animo di Lorenzo si espande con maggiore
tenerezza e squisitezza di sentimento e di pensiero, è il Maritùe, che rac-
coglie quanto egli scrisse e dissertò intorno alla V ergine. La esaltazione
dei misteri e privilegi mariani sul filo luminoso di testi scritturali; i com-
menti larghi e ispirati dell'Ave, Maria, del Magnificat, della Salve Regina;
i sermoni delle feste liturgiche della Vergine, meglio che un completo e
preciso trattato di mariologia, sembrano formare un canto diffuso di lodi

(r7) Cf. D. MoNDRONE, S. J., in Civiltà Cattolica, 1934, vol. I, p. 273 s.


S. LORENZO DA BRINDISI « VIR APOSTOLICUS » 243

parenetiche e di commosse esortazioni alla pietà mariana. Si potrebbe de-


finire « il poema teologico della Vergine ».
Fu pubblicato di questi giorni il seguente giudizio: « L'Opera Omnia
di S. Lorenzo da Brindisi appare come una portentosa cattedrale, salda-
mente e arditamente costruita -sui pilastri maestri della rivelazione, deHa
tradizione e della ragione, con i suoi pinnacoli svettanti nei cieli imma-
colati e ardenti della fede e dell'amore» (18). Or è sìgnificativo e incorag-
giante il fatto che sul frontone di questa cattedrale si trovino scolpiti i
nomi dei due ultimi Pontefici: di Pio XI, che con vivo compiacimento
accettò la dedica dei primi otto volumi, e del Regnante Pontefice Pio XII,
che si degnò acconsentire che gli altri volumì fossero dedicati al Suo no-
me augusto e alla Sua venerata Persona.
Presagio, dunque, di non lontana glorificazione? Non osiamo affer-
marlo, ma attendiamo con fiducia il giudizio della Chiesa e della storia.

VI. - ATTUALITÀ LAURENZIANA.

Intanto, se non erro, il migliore successo della presente Settimana,


che vide alternarsi su questa cattedra oratori di indiscusso valore rispetto
ai temi trattati, dondela personalità di Lorenzo ·da Brindisi emerse chiara
e imponente nei vari aspetti della poliedrica figura, fu la dimostrazione
della sua attualità nel tempo presente, quale apostolo e quale dottore.
Di fatti, la sua parola ha ancora risoi;ianza nelle anime e nel groviglio del
mondo attuale, il suo esempio esercita ancora fascino salutare su quanti
battono i campi ardui e fecondi dell'apostolato, le armi dottrinali da lui
approntate possono ancora valere ed usarsi ·nel secolo del comunismo e
della bomba atomica. EJa Chiesa può ancora contare sopra l'influsso delia
sua santità ognora splendente, e del suo apostolato sempre operante dal
corpo vistoso della sua dottrina, portata finalmente in luce meridiana.
L'apostolo è l'uomo di tutti i tempi, perchè Gesù Cristo legò alla
successione e al mandato apostolico l'eredità preziosa e immutabile del
suo Vangelo. Ora Lorenzo presenta a modello il profilo dell'apostolo mo-
derno in ciò che tocca gli elementi essenziali e perenni: , zelo della verità
e ardore di conqui~ta, nobiltà di vita e spirito di eroismo, adesione e amo-
re combattivo per la Chi.esa e la Sede Apostolica, pietà eucaristica e ma-
riana, adeguamento dei metodi e dell'azione alle circostanze e ai bisogni

(x8) Cf. S. Lorenzo da Brindisi alla luce dei suoi « Opera omnia», in L'Osser-
vatore Romano, 1949, 14 maggio.
17. S. Lorenzo da Br.: Studi
2 44 FR. ADEODATO G. CARD. PIAZZA

particolari del tempo. Oggi che i compiti dell'apostolato vengono parte-


cipati ai laici per la salvezza di una società laicizzante e quasi avulsa dal
sacerdozio, la lezione dell'umile Cappuccino, dominatore delle folle e dei
principi, può estendere largamente la sua efficacia d'incoraggiamento e
di metodo.
Ciò che sembra caratterizzare il nostro tempo è l'impugnazione aper-
ta di ogni verità religiosa, è l'agognata demolizione dell'edificio fondato
sulla «pietra», è la lotta satanica contro Cristo e chi lo rappresenti. Al
giudaismo irreducibile e al fanatico protestantesimo, che solleva pur og-
gi il capo a insidiare anche da vicino l'integrità della fede cattolica, si è
associato un altro nemico, più deciso e temibile, che ricorda la « barbariem
etiam Divinitatis contemptricem », debellata ad Alba Reale: il comuni-
smo ateo e rivoluzionario. Lorenzo da Brindisi può ben fornire, con le
sue argomentazioni solide dell'Hypotyposis, le armi per la controversia
della fede, può ancora riunire i cattolici in una santa lega per la difesa della
civiltà cristiana, può tuttora animare le milizie sacerdotali e laicali alle
lotte pacifiche e gloriose fino alla completa vittoria.
Un segno, che incoraggia: ad aver fiducia nelle nostre sorti presenti
e future della società, è il movimento crescente di pietà mariana nel po-
polo, a cui corrisponde lo studio più accurato e profondo dei temi ma-
riologici, in ordine a migliore conoscenza, a più forte amore, a più ren-
tita esaltazione della Vergine, Madre di Dio e nostra. Lorenzo da Brin-
disi può essere posto a guida di tale movimento pratico e speculativo. Po-
chi, come lui, zelarono e predicarono la devozione filiale· a Maria, e po-
chi, al pari di Jui, seppero illustrare i privilegi della sua Maternità divina,
del suo immacolato Concepimento, della sua corporea Assunzione al cielo.
Alla vigilia, forse, della definizione dogmatica dell'Assunzione, tanto lar-
gamente e intensamente auspicata, il richiamo non può non apparire di
felice e urgente attualità.
Ha egli raggiunto, con la pubblicazione degli Opera Omnia, la pie-
nezza meridiana della sua glorificazione ? Sette anni dopo la morte di
Lorenzo, il grande Arcivescovo di Milano Federico Borromeo giudicava,
sulla testimonianza di uomini sommi, che « siffatto luminare non si do-
vesse tener occulto sotto il moggio, ma porre sul candelabro mediante ca-
nonica sanzione e autorità legittima» (r9). I Sommi Pontefici attuarono
tale voto di Prelati e di Principi, di persone religiose e del popolo devoto.
Ma sembra a noi, con umile riserva e sottomissione, che manchi un'au-.

(r9) Cf. HIERONYMUS A PELLETTE, op. cit., p. 7r.


S. LORENZO DA BRINDISI « VIR APOSTOLICUS » 245
reola sul capo di Lorenzo da Brindisi: la proclamazione a Dottore della
Chiesa universale.
Dei tre requisiti a ciò richiesti secondo la classica norma di Benedetto
XIV: santità canonizzata, dottrina ortodossa copiosa ed eccellente, rico- ,
noscimento ufficiale della suprema Autorità della Chiesa, non sembra
mancare che l'ultimo requisito. Si ha, infatti, il giudizio infallibile della
sua santità eccelsa. La recente pubblicazione delle Opere, in edizione cri-
ticamente perfetta, rivelò un insegnamento dottrinale vasto e completo
così da abbracciare quasi tutte le scienze sacre, mirabilmente conforme
all'insegnamento e alla tradizione della Chiesa Cattolica, spesso geniale e
originale nella impostazione e trattazione dei problemi e nella interpre-
tazione dei testi sacri, sempre condito dell'unzione sensibile dello Spirito
Santo.
A queste conclusioni, suffragate da testimonianze altissime e conti-
nue attraverso questi tre secoli dalla morte, giunsero gli studi acuti e co-
5cicnziosi della presente Settimana. Giova ora ·ricordare che Lorenzo da
Brindisi venne paragonato a due Santi, i quali ricevettero recentemente il
titolo di Dottore: « Per la sua erudizione dottrinale - fu infatti scritto -
e per il suo zelo apostolico Lorenzo è stato per la Germania un secondo
Canisio » (20). Riguardo poi al metodo seguito nella Ipotiposi fu pure
scritto: « E' il vero metodo della controversia poco prima maneggiata in
modo impareggiabile da S. Roberto Bellarmino » (2 1). Accanto a queste
due atletiche figure di lottatori e di santi, crediamo umilmente che il No-
stro non si troverebbe a disagio. Resta, pertanto, da augurare che l'inda-
gine ufficiale, autorizzata e guidata· dalla competente Autorità, possa con-
fermare tali giudizi privati, affrettando così al popolo cristiano il confor-
to d'invocare Lorenzo da Brindisi con il titolo di Dottore ottimo, lume
della Santa Chiesa.

(20) Cf. S. LAURENTIUS A BRUNousro, Opera Omnia, vol. II, P. I, p. XI, n. 25.
(21) D. MoNDRONE, l. cit.

*
INDICE ANALITICO ALFABETICO

A ANSELMO (•S.): giustizia originale, 202


ANTONIO M. da BARCELLONA O.
ADAMO: creato in grazia, 153; doni, F. M. Cap.: S. L. da Br. e la Con-
Hi5; peccato originale, 201-202 troriforma, 97
AGELLI ANTONIO: espositore della ANTONIO di PADOVA: oratore e apo-
Scrittura, 216 stolo, 54. 63
AGNOSTIGISMO: aberrazione del lute- ANTONIO di S. STEFANO O. F. M.
ranesimo, 198 Obs.: 75-76
AGOSTINO (S): contro l'errore, '133. APOLLINAIRE de VALENGE O F. M.
199; la teologia, 195; S. Scrittura, Cap.: biografo dei Cappuccini, 33
217; giustizia originale, 202; peccato APOLLO: diede la musica a Pandora,
originale, 201; libero arbitrio, 203- lM
204; 11 predicatore, 85 APOSTOLI: auforìtà, 65-66. 200
AJOFRIN (de) FRANC.:ISCO O. F. M. APOSTOLO: lineamenti, 233-236. 243-244
Cap.: Biografo di S. Lorenzo da Brin- AQUILA: traduttore della :Bibbia in
disi: 10-11-12 greco, 222
ALAPIDE CORNELIO: grande espo- ARCOBALENO:. 227
sitore della S. Scrittura, 216
ALBA REALE: battaglia dei cristiani ARSENIUS O. F. M. Cap.: S. L. da
contro 1 Turchi, 105 Br. controversista, 98
ALDOBRAND,INI CINZIO : Card. Se- ASBURGO: e la ,Francia, 42
gretario di Stato, 16 ASSUNZIONE: transito dlell'anima e
AMEDEO da ZEDELGHEN: d,)ttrina del corpo, 190
della giustificazione, 1,28 ASTER van ASTEN GENTILIS O. F.
AMORE: Dio, 192; Maria SS., 192; ver- M. Cap.: biografo di S. L. da Br., 15
so ì nemici, 90; misura dJel dolore, AUGUSTA: Pace d!' - 35
189-190 AURIFABER GIOVANNI: Esaltatore
ANABATTISTI: la giustiificazìone, 206. di M. Lutero, 121
ANDREA da ALPE O. F. M. Cap.: o- AVERSA: 70
pere bibliche di S. L. da Br., 221
ANDREA da VENEZIA: compagno di
predicazione dì S. L. da Br., 63. 72 B
ANDRÉS de PALMA de MALLORGA
O. F. M. Cap.: S. L. da Br. in Spa- BABELE: '2!27
gna, 33. BACCI DOMENICO O. F. M.: biografo
ANGELI: privilegi, ufficio, meaìazione, di S. _.ù da Br., 45
153. 156. 168. 174. 227 BACHELEII' (Le) 8'. I.: S. Rob. Bellar-
ANGELICO da CIVITAVECCHIA O. mino, 115
F. M. Cap., biografia di S. L. da BAGLIONI LUCA: teorico della predi-
Br., 12 cazione, 86
ANGELICO: V. Tommaso d'Aquino BAIO: la giustizia originale, 202-203
ANGELO M. de' Rossic da VOLTAG- BARTOLOMEO (B.) da SALUTIO: 68.
GIO: biografo di S'. L. dà Br., 10 .89
.ANIMA: forma sostanziale, 227; im- BASEWORN: forma praedìcaùdi, 83
mortalità, 227 BATTESIMO: 188
INDICE ANALITICO ALFABETICO

BEA A. S. I.: gli studi biblici nella BOURGAIN L.: la predicazione fran-
Compagnia di Gesù, 215 cese, 51
BECANO MARTINO: controversista e BRENNAN of TASSON ANTHONY O.
teologo, 101. 126. 209 F. M. Cap.: biografo clii S. L. da
BELLARMINO (S.) ROBERTO S. I.: Br., 12
Card. Dott., 41; predicatore, 58; teo- BRENZ: scrittore protestante, 123
logo e controversìsta, 41. 101. 103. BRINDISI: città natale di S. Loren-
115 126. 132. 144, 201. 209: 216 zo, 45. 233
BENEDETTO XIV: il Dottore della BRUS A.: Arcivescovo di Praga, 35
Chiesa, 245 BUONE OPERE : controversia tra cat-
BENEDETTO XV: 237 tolici e protestanti, 127-128'
BENEDETTO da S. PAOLO: dottrina BURATTI P. I.: P. Agostlno da Monte-
della giustificazione in S. L. da Br., feltro, 61.
14. 97. 128
BENEDETTO (B.) da URBINO: com- e
pagno dì apostolato dl S. L. da
Br., 36 GAETANI A.: Nunzio Apostolico in
BERENGARIO: eretico, 207
Germania, 43. 112; relazioni con
BERNARDINO da CITTADELLA: O.
S. L. da Br., 43. 112
F. M. ,Cap.: 13 CALVINO: il culto di Maria SS., 123.
BERNARDINO da LAPEDONA O. F. 175.
M. Cap.: 20 CALVINISTI: disputa con i luterani,
BERNARDINO da S GIOVANNI RO- 98; giustificazione, 206
TONDO O. F .. M: Cap.: 14 CAMPANA: celebre mariologo, 143
BERNARDINO (S.) da SIENA O. F. C:ANISIO (S.) PIETRO S. I.: Dottore
M.: apostolo e oratore, 54. 63. 145. della Chiesa, 99; Valente polemlsta
179> contro i protestanti, 99-101. 14/r ;
BERNARDO (S.): Maria SS., 145. 176. paragonato a S. L. da Br,, 209.
192; oratore, 59 CANTINI GUSTAVO O. F. M.: 50; S.
BERNARDO da BOLOGNA O. F. M. L. da Br. predicatore, 50-94; i Fran-
Cap.: celebre bibliografo dell'Ordi- cescani d'Italia e i protestanti, 58.
ne, 11-12. 93 68; il P. Evangelista Traversari da
BERNARDO da NAPOLI O. F. M. Momìgno, 63.
Cap.: 1220 C:APLAN: cultore di studi medioevali,
BERTOLDO da RATISBONA O. F. M.: 51
Apostolo e oratore, 54. 63 CAPPUCCINI: nascita ed estensione, 55-
BETSAMITI: 177 56. 233-234. 236-237; influenza nel po-
BEZA T.: calvinista, 99 polo, 35; studi, 23
BIBBIA: V. SCRITTURA SACRA - Veneti, 233-234
BIZZARINI ROMUALDO (P.): 143 C:ARAGGIOLO 'ROBERTO: celebre pre-
BONA VENTURA da BAGNOREA : dicatore, 63
grande Dottore Francescano, 178; CARD. di LORENA: colloqui con i cal-
vocazione, 54; S. Scrittura, 59; qua- vinisti, 99
lità del predicatore, 60. 70. 145 C:ARITA': per Lutero, 198; per l'aposto-
BONAVENTURA da COGC:AGLIO O. lo, 235
F. M. Cap.: biografo di S. L. da Br., CARLOSTADIO: controversia con· Eck,
11 ' 99
BONAVENTURA da SORRENTO O. GASALE MONFERRATO: 73
F. M. Cap.: biografo di S. L. da CASSUTO UMBERTO: 222.
Br., 12 CASTAGNOLI: S. L. da Br. controver-
BONFRERE GIACOMO: grande espo- sista, 98
sitore della S. Scrittura, 216 GASTRO de ALFONSO O. ·F. M. Obs.:
BORGHESE Card.: 43-14 1iolemista, 101. 103
BORROMEO CARLO. (S.): Are. di Mi- CATERINO AMBROGIO O. P.: peccato
lano, 53 origlnale, 202-203; valente' polemista,
BORROMEO FEDERIGO Card.: giu- 101. 133
dizio su S. L. da Br., 62. 93. 233. CATTOLICI: contro i protestanti, 97-
214, 101. 119-120. 126 .
INDICE ANALITICO ALFABETICO 2 49
CAUSA: cause della Chiesa, 200-201 COULTON: cultore di studi medioevali,
CAYRÉ F.: Patrologo, 15 51
CELIBATO: controversia tra cattollci GRISTIANI L.: cause della Riforma, 23
e protestanti, 126 CRISTIANITA': 184.
CHARLAND O. P.: cultore cli studi me. CRISTIANO: dignità e vita, 163. 177.
dioevall, 51 186-::187. 189. 191.
CHIESA: eccellenza e missione, 92. 134- CRISTIANO II: Principe elettore di Sas-
135, 138-139; cause, 200-201; tras~en. sonia, 39. 105
clenza, 199-200; note, 200; clottrma, CROCE BENEDETTO: paradosso sulla
:128-:130. :172-:177; combattuta, 126. 199. predicazione, 69
237. 244; controriforma, :198-20:1. 236 CULTO: a Dio e a Maria 'ss., 171-177
CINTI P.: eloquenza sacra, 61 · C:UTHBE,RT da BRIGHTON O. F. M.
CIPRIANO (S.): la Chiesa, 138 Cap.: 23. 94
CIVILTA': 188
CLAUDIO della PIEVE O. F. M. Cap.: D
11
CLEMENTE ALESSANDRINO: 103- DA VlD du PERRON Card.: colloqui
104 col calvinista Duplessis, 99
CLEMENTE da MILWANKEE O. F. M. DAVIDE: 166
Cap.: Generale dei Min. Cap., 14; DAVIDE da PORTOGRUARO O. F. M.
santità e scienza di S. L. da Br., 14. Cap.: cognome e nome cl i S. L. (la
98 Br., 17. 46
CLEMENTE VUI: relazioni con S. L. da. DECHAMPS Card.: trascendenza del-
Br., 70. 72. 105. 235. 241 la Chiesa Romana, 200
CLEMENTE XIV: 233 DELFINO G. ANTONIO O. F. M.
CLEMENTE XV: 238. Conv.: polemista, 101
CLEMENTE da S. MARIA: predicatore DENIFLE,: profondo studioso di Lute-
Apostolico etc., XIII; l'« Opera Om- ro, 125
nia» di S,; L. da Br., 13 DEVY: cultrice di studi medioevali, 51
COCHLAEUS GIOVANNI: grande con- DIEGO de ESTELLA O. F. M.: teorico
troversista contro i protestanti, 101. della predicazione, 86-87.
114. 124.
DIETRICHSTEIN: Card. Arcivescovo cli
COLLIRIDIANI: culto a Maria SS., 172 Praga, 106; relazioni con S. L. da
COMPAGNIA DI GESU': studio clella Br., 41-42. 112
S. Scrittura, 227
COMUNIONE: controversia tra lutera- DILUVIO: sua estensione, 227
ni e cattolici, 126 DIO: primo ente, 1,46. 148; conoscibili-
tà, 197; proprietà e attributi, HJ2.
COMUNISMO: 244. 224. 227; culto, 172;
CONCILI AFRICANI: peccato originale, - e l'uomo, 197~:198
201 - e Maria SS., :14~154. 157-162. 165.
CONCILIO LATERANENSE IV: tran- 170-,171
sustanziazione, 207 - e la Chiesa, 200
CONCILIO DI ORANGE: peccato origi. DIONIGI da GENOVA O. F. M. Cap.:
nale, 201 bibliografo dell'Ordine, 10-11
CONCIMO DI TRENTO: S. Scrittura, DOLORE: nella vita cristiana, 187-189
215; predicazione, 22-23; peccato ori- DOMENICANI: 72.
ginale, 201-202; giustificazione, 205; DOMMATICA: 196.
protestantesimo, 236 DONANWORTH: libera cittadina sve-
CONCILIO VATICANO: trascendenza va, 38
della Chiesa, 200 DONATISTI: negatori della vera Chie-
CONCUPISCENZA: peccato originale, sa, 199 ·
203 DOROTEO da VILLALBA O. F. M.
CONSTANTIN de PLOGONNEC O. F. Cap.: S:. L. da Br. apologista, 14.
M. Cap.: S. L. da Br. controversista, 98
14. 98. 124: 1,28 DOTTORE: requisiti del Dottore della
CONTROVERSIA: tra cattolici e pro- Chiesa, 245
testanti, 113-114. 119-120. 126 DUPLESSIS: calvinista, 99
INDICE ANALITICO ALFABETICO

FELDER ILARINO (Mons.) O. F. M.


E Cap.: studi nell'Ordine Francesca-
no, 12. 20. 51. 59; S. L. da Br. apo-
EBREETTO O. P.: Predicatore, 57 stolo, 237
EBREI: assistiti dalla Chiesa Romana, FELICE da CANTALIC:E (S.) O. F. M.
24. 71-74 Cap.: 34
ECK GIOVANNI: grande controversi- FERDINANDO: Arciduca d'Austria, 43
sta, 99-101 FERDINANDO: imperatore, 100
ECOLAMPADIO: corifeo del protestan- FERRABINO ALDO: 182; cl'istianità del
tesimo. 116. 123 « Mariale " di S. L. cla Br., 183-192
ECONOMIA: 195 FERRARA: 70
EDOARDO D' ALENçON O. F. M. Cap.: FIGLI: doveri verso i genitori, 155
pubbl.ìcista dell'Ordine, 13 FILIPPO III: Re cli Spagna, 43
EISLER ATHANASIUS von LEIBNITZ FILIPPO da SORAGNA: 223
O. F. M. Cap.: biografo cli S. L. cla FISCHER (S.) GIOVANNI: grande
Br., 12 controversist.a, 101
EMSER GIROLAMO: grande controver- PLACCO ILLIRICO: corifeo del prote-
sista, 101 stantesimo, 98, 116
ENOCH Patriarca: morte misteridsa, FONTAINEBLEAU: 100
225
ENRICO d'ISERNIA: retore, 60 FRANCESCANESIMO : cristocentrico,
ENRICO di VALOIS: lotfa contro l'ere- 184
sia, 133 FRANCESCANI: 55
ERASMO da ROTTERDAM: celebre FRANCESCO (S.) d'ASSISI: crislocen-
umanista e apologista, 23. 114. 123 trico, 184: vir apostolicus, M. ;:?:H;
ERESIA: 133 vis oratoria, 62
ERETICI: 133 FRANCESCO da BENEYAC O. F. M.
ERMENGOL de SARRIA' O. F. M. Cap .. : Cap.: paleografo; 12
S. L. da' Br., 30 FRANCESCO r(S.) dì SALES: autore spi-
ESEGESI BIBLICA: importanza, 214- rituale e mariologo, 144
215 FRANGIA: antagonista degH Asburgo,
ESEGETA: servitore della parola di 42
Dio, 213-215 FRANZELIN: grande teologo pos.itlvn,
ESIODO: Pandora. 153. 201 ·
ESTIO: V. HESSEL van EST FREDEGANDO d'ANVERSA O. F. M.
ETICA: primo principio, 11,6 Cap.: bìografo di S. L. da Br.: 13
EUCARISTIA: controversia con i pro-
testanti, 98. 126; le Quarant'Ore, 237;
dottrina cli S. L. cla Br. sull' Eucari- G
stia, 207-208
EUSEBIO de BAR-LE-DUC O. F. M. GABRIELE ARCANGELO: 14,9
Cap.: pubblicista dell'Ordine, 12. GAETANI A.: Nunzio Apostolico, 41
EVA: come creata, 153-154. 165; pecca- GAETANO Card.: controversista, 99
trice, 168; morte cli Abele. 224; pa- GARETIUS GIOVANNI O. S. A.: va-
rallelo con Maria SS., 163 lente polemista, 101
EZECHIELE Profeta : predicatore GARGIULO P. BONAVENTURA da
santo. 66; commentato da s. L. cla SORRENTO o. F. M. Cap.: biogra-
Br., 219. fo di S. L. cla Br., 13
CIAROFALO (Mons.) SALVATORE:
Prof. nel Pont Ateneo Urbaniano
F cli Propaganda· Flde, 211; gli uma-
nisti e la Bibbia, 23; S. L. da Brin-
FABER G.: polemista, 123 disi esegeta, 213-229
FEDE: natura, 197-198. 205. 235; valore GARZON.I: teorico della predicazione,
e frutti, 189. 197. 199-201. 205; 84-86
_, cleì bambini, 126-127; controversia GASPARROTTIS (de) GASPARE O.
con ì protestanti, 197-198. 205; F. M. Cap.: Segretar.io dell'Ordine,
- e buone opere, 206 57
FEDELI: causa materìale della Ch!esa, GEMELLI P. A.: S. L. da Br. apostolo,
200 93
INDICE ANALITICO ALFABETICO

,?QENEBRARDO GILBERTO: esposito- GIUST,IZIA: crlstiana, 91-92. 204•


re della S. Scrìttura, 216 · GIUSTIZIA ORIGINALE : elementi,
,QERLI EVANGELISTA da S. MAR- 201; secondo S. Agostino, 202; se-
CELLO PISTOIESE O. F. M.: cele- condo S. Anselmo, 202; secondo Pier
bre predicatore, 72 Lombardo, 202; secondo S. Tornma-
1:GESU' CRISTO: trascendenza, 92. 148; so, 202; secondo Il Prepositino, 202;
sua Incarnazione e missione, 64- secondo S. L. da Br., 202-203. 227
65: 185; relazioni con Maria SS., - SOCIALE: dHesa da· S. L. cln Dr.,
148-149. 154-156. 186, 192; predesti- 45.47
nato e autore dii santità, 155. 159- GOETHE: 9
160; santità esemplare, 155. 174. GRABMAN M.: storico della teologia,
184. 205; predicazione alle. turbe, 15. 100 215.
66. _192; suo amore per noi, 187-189; GRATZ: i05
legislatore, 175; Salvatore, 192; Me- GRAVINA DOMENICO O. P.: valente
diatore, 164; Re, 52. 154, 160-161; ' polemista, 101
relazioni colla Chiesa, 163. 200. 243; GRAZ·IA: natura ed effetti, 162. 188-
giudice, 192 189. 198;
>:GESUITI: apostolato in Germania, 35
-1in Maria. SS., 168-169;
GHELLINCK (de) I.' S. I.: S. L. da
- secon.do L1itero, 205; dono perso-
nale, 202
Br. controversista, 98, 138. GREGORIO VII: la transustanziazio-
·GIACINTO dei CONTI NATTA da CA- ne, 207
SALE O. F. M. : 35-36 GREGORIO XIII: Bolla cc Sancta Ma-
GIACOMO (S.) Apostolo: la sua Let- ter Ecclesia )); 24; relazioni con S.
tera negata dai luterani, 18l. 206. L. da Br., 24. 71-72. 216 235. 242
GIACOMO ,(S.) della MARCA O. F. M.: GREGORIO àa C:ASTELP,IANO O. F.
apostolo, 54 M. Cap.: 9.8,
•GIANCRISOSTOMO da CITTADELLA GREGORIO dì VALENZA: controvor-
O. F~ M. Cap.: scrittore dell'Ordi- sista e teologo, 101. 209
ne, 10 GRETSER G.: valente polemista, 101
-GILSON STEFANO: cultore rll studi GREVlNGcEHRARD: pubblicista, 100
medioevali, 51 GRISAR H.: studioso severo di Lutero,
GIOVANNI (S.) BATTfSTA: 65 125; giudizio su S. L. da Br., 36-101-
GIOVANNI BATTISTA da SQUILLA- 103
CE O. F. M. Cap.: 73
GIOVANNI (,S.) Evangelista: 153
GIOVANNI da FANO O. F. M. Cap.: H
polemìsta e autore spirituale, 56-57.
68. l32 HEISEMMULLERUS ELIA S. I.: Ge-
GIOVE: Pandora, 153 suita apostata, 108
GIROLAMO (Mons.) da FELLETTE HERBORN NICOLA O. F. M. Obs.:
O. F'. M. ,Cap.: scienza e santità di grande controversista, 101
S. L. da Br., 12-14. 16. 72. 75, 99 HESSEL van EST GUGLIELMO: gran-
"GIROLAMO da MONTE,FIORE O. F. de espositore della S. Scrittura, 216
M. 1 Cap.: 20 HILDEBRAND (De Hooglede) O. F.
GIROLAMO da PARIGI O. F. M. Cap.: M. Cap.: 33-34
dottrina mariana di S. L. da Br., HOSIUS STANISLAO Card.. : valente
14-15. 99. 161, 145 polemista, 101. 123. 130. 133.
·G.IRON PIETRO: Duca d'Ossuna, 46 HURTER H.: patro}ogo, 15
GIUDAISMO: 244 HUSS: eretico, 199
GIUSEPPE (S.) da LEONE,SSA O. F. HYPOTYPOSIS: 9
M. Cap.: apostolo, 34
1
GIUSTIFICAZIONE: ·dottrina cattolica,
127-128. 204-205; seconc1'o S: Paolo;
205; controversia con i luterani,
126-127. 205; spiegata da S. L,. da IACOBDLLI G. B. di FOLIGNO: bio-
Br., 204-206 grafo cli S. L. da Br., 10
"GIUSTINIANI BENEDETTO: esposito- IANSEN CORNELIO: espositore clella
re della S. Scrittura, 216 S. Scrittura, 216
INDICE ANALITICO ALFABETICO

IEDIN H.: storico controversìsta, 100 LORENZO d'AOSTA O. F. M. Cap.:


IGNAZIO da SEGGIANO O. F. M. biografo di S. L. da Br., 12. 238
.cap.: 51 LORENZO (S.) da BRINDISI O. F. M .
ILARINO da MILANO O. F. M. Cap.: Cap.: Vita: Personalità, 8-47; nome·
dell'Istituto storico dell'Ordine, 8. e famiglia, 17. 55. 215. 233; Cappuc-
11 · personalità di S. L. da Br., 8-47 cino, 19. 56; lettore, 24. 216; cariche
ILARÌO da TEANO O. F. M: Cap.: no- nell'Ordine, 4. 31-34. 36. 45. 73. 105.
me e famiglia di S. L. da Br., 17 234. 237; sue peregrinazioni e inca-
IMERIO da CASTELLANZA O. F. M. richi fuori dell'Ordine, 104-105; di-
Cap.: S. L. da Br. polemista, 98 plomatico, 4. 42-46. 71. 112. 238. 240;
IMMANENTISMO: 198 sul campo dì ):)attaglia, 36-38. 239;
INCARNAZIONE: nei piani di Dio, 159 morte, 46. 233; gloria della Provincia
INNOCENZO III: la transustanziazio- Veneta, 233-234; suo ritratto, 61-64;
ne, 207 epitaffio, 93
[SAIA PROFETA: predicatore santo, - Santo: processi ed esaltazione, 10,
66 27. 233; grande Santo, 3-4. 34-35;
forma della sua spiritualità, 17-19-
L 20. 32. 236; come celebrava, 18-19;
visioni, 19; sua ascetica, 5
LAAK van S. I. : S. Roberto Bellarmi- - Studioso: i suoi studi, 20-22. 213. 223;.
no polemista, 115 doti eccezionali, 16-17. 22. 59-60. 213.
LABRUZZI PIETRO: pittore, 22. 63 216-218; conoscenza dE1lle lingue, 220-
LATOMUS GIACOMO: controversista, 221. 235; scienza infusa, 19-20; cul-.
101 tura profana, 6. 19-20. 178. 222. 227;
LAUCHERT F.: 131 l'uomo del suo tempo, 228; parago-
LAVORO: 227 nato al Bellarm1no e al Canìsio, 103.
L.A YNEZ GIACOMO S. I.: valente po- 209. 245; degno di essere proclama-
lemista, 99. 101 to Dottore della Chiesa, 244-245
LECLERQ O. S. B.: cultore dì studi - Opere-: lo scrittore, 4-5. 25. 132; i
medioevali, 51-52 suoi scritti, 11. 241; vicende dei suor
scritti, edizione è valore di « Opera
LEGOY de la MARCHE: la predica- Omnia», iU.5. 232-234. 243; « Ma~
zione francese, 51 riale », 5. 75~76. 143-145, 183-184. 242-
LEFEVRE. d'ETAPLES: celebre uma-
nista, 23 243; « ffixplanatio in Genesim », 24-
LEGGE: controversia con i protestanti, 27. 102. 216. 219-220. ;241; « Luthera-
126. 175
nlsmi Hypotyposis », 5. 102-104. 113-
1_30. 136.J139. 242; « Comm.entariolum
LEISER POL[CARPO: predicatore di de rebus Austriae et Bohemiae n, 13.
corte e corifeo del protestantesimo, - Oratore: qualià personali, 4. 17-18.
9. 105. 107Ji09. 112. 119; suo scon- 27-31. 50-94. 52-56. fl0-66. 94. 196;
tro con S L. da Br., 39-42. 104. opere oratorie, 29. 74-75. 75.77. 77-79.
242· predìéa sulla giustificazione e 80-94; sorprendente attività orato-
bu~ne opere, 105-107. 205; inetto ria, 22. 24. 44-45. 57-58. 69-74. 216;
nell'uso della S. Scrittura, 135; e contenuto ed efficacia della sua pre-
della tradizione, 136. · dìcaz.ione, 58-59. 67-94. 196 208. 240-
LEONE XII: 3 241. .
LEONE XIII: conoscenza della S. - Apostolo: Vir apostolicus, 54-57. 102.
Scrittura, 59; sapienza e santità di 216. 233-245; apostolo moderno, 238.
S. L da Br. 233. 235-236: 240 243-244: estensione e forma del suo
LIBERÒ ARBITRIO: secondo S. Ago- apostolato, 236-245; Yalore del suo•
stino, 203-204; controversia tra cat- apostolato, 234-239.
tolici e luterani, 98-99; 126; esposi- - Dottrina teologica: teologo geniale,
zione di S. L. aa Br., 227 178. 195-196; preparazione luterolo-
LINDANUS G.: valente polemista, 101. gìca, 111-112; op_ere teologiche, 196-
123· 197; dottrina teologica, 195~209;
LINGUAGGIO: 227 l'uomo di fronte a Dio, 197-198; 11
LIBANO NICOLA: 26 piano dell' Incarnazlone. 158-159.
LOMBARDO PIETRO: la giustizia o: 161; giustizia originale, 202-203; pec-
riginale, 202 cato originale, 201-204; giustifica-
INDICE ANALITICO ALFABETICO 2 53
zione, 204-206; S. Messa, 208_; Euca- cla Br., 121-125; la verità sulla ·sua
ristia, 207-1208; Trinità, Incarnazio- vita, 125; suo odio alla scolastica,
ne, Sacramenti, 206; la Chiesa, 138- 20. 23; confutato da S. L. da Br.,
139. :l.98i.20:I.; la tradizione, 136; _co- 40-41; controversia con Eck G., 99;
me adopera la dommatica, 196; giu- col Card. Gaetano, 99; con Zwin-
dizio complessivo sulla sua teolo- glio, 98; nega la lettera di S. Gia-
gia, 208-209. como, 135; abusa di S. Paolo è S.
- Polemista: grande apologista, 38-42. Agostino, 203-204; nega il libero at-
97-138; opere apologetiche, 103-:l.04; bitrio, 204; deprezza la carità, 198;
metodo polemico, 9-10. :1.30-:1.36; sua combatte aspramente la Chiesa Ro-
differenza dal Bellarmìno, 132-133; mana, 199-201; l'uomo cli fronte a
contro Policarpo Leiser, 39-42. :1.:1.0- Dio, :l.97~:1.98; il peccato originale,
:1.:1.:1.. :1.:1.8-119; contro Lutero e il lu- 201; la glusttfièazione, 205; la gra-
teranesìmo, 17. 35-36. :1.2:1.-:1.30; di- zia, ,205; la fede, 197-198; la S. Mes-
fensore della giustizia sociale, 45- sa, 208; la transustanziazione, 207
47
- Mariologo: uno dei maggiori di ogni
tempo, 143~:l.79. 14,4. 178479; mario- M
logo sodo, 145-156; mariologo com-
pleto 157-'17:1.; marlologo geniale, MADDALENA: Principessa, sorella _di
30-3:1.: :1.77-:1.79; principi primari e se- Massimiliano, 4-4
condari della mariologia, :1.45-:1.56; MAGNER E. O. F. M. Cap.: 24-0
principio di convenienza, 152; prin- MAJOLUS a VALENTINIS O. F. M.
cipio di eminenza, 152'-154; somi- Cap.: biografo di S. L. da Br., 11
g!Ianza di Maria SS. con Cristo, MALDONATO: grande espositore del-
154-156; i privilegi di Maria SS., la S. Scrittura, 215
:1.67~:1.7:I.; la missione di Maria SS., MANACORDA GUIDO: 98. 117
:1.62-:1.64; mediatrice universale, :I.Gli- MANCINI: 98 .
:1.66; regina dell'universo, :1.66-:1.67; MANilTTI GIANNOZZO: Celebre uma-
culto di Maria SS., :1.71-:1.77 nista, 23
- Esiegeta: mirabili attitudini esegeti- MAOMETTO III: 36
che, 198-203. 2:1.3-229; metodo e va- MARCELLINO da PISA a MACON O.
lore della sua esegesi; 221-229; F. M. Cap.: annalista dell'Ordine,
grande studiioso della S. Scrittura, 10
22-27. 59-60. 216-218; uso che ne fa MARCO M. C. de RUNGS: 12
contro i protestanti, 135-:1.36. 219; MARGHERITA d'AUSTRIA: 43
suo piano dì commento alla S. Scrit- MARIA: sorella cli Lazzaro, lodata da
tura, 219 Gesù, 192 -
LORIN GIOVANNI: espositore della MARIANA GIOVANNI: 216
S. Scrittura, 216 MARIA SANTISSIMA: predestinata
LUCA FRANCESCO: espositore della con Cristo, 155. 159-:1.61; sua somi-
S. Scrittura, 216 glianza con Cristo, 154-156. 185;. li
LUCATELLI G.: biografo cli S. L. da principio cli convenienza in mario-
Br., 11 logia, 152; sua singolarità, :1.48-152;
LUDOVICO DA VENEZIA O. F. M. sua eminenza, 152-:1.54; miracolo di
. Cap.: 73 grandezza e dignità, :1.45-147. 151.
LUDWIG von der SGHULENBEIRG O. 153. 154. 156; Sposa dell'Altissimo,
F. M. Cap.: biografo di S. L. da Br., 147. 152; l'Annunziata, 192; àegna
12 Madre di Cristo, 145-147. 152. :1.62-
LUTERANESIMO: crisi psicologica, :1.63. 186-187; Madre degli uomini,
208; attacca tutta lc1 dottrina catto- 145,147. :1.63-164. 185-186; previlegi
lica, 196 · singolari, 167-17:1.; missione singo-
LUTERANI~ loro dispute con i catto- lare, 157-:1.67; santissima, 147. 149-
lici, 98. 126; assurdità sulla giusti: 150. 155. 162-163. 168. :1.85. 191; nostro
ficazione, 206; negano la lettura eh modello esemplare, 174-. 192; Im-
S. Giacomo, 206; aiistinguo.no una
1
macolata, 147. 191; sempre vergine,
triplice fede, 205 187-191; addolorata, 187; morte,
LUTERO MARTINO: padre del pro- :1.901-:1.91; Assunzione, 52. 155-156.
testantesimo, _104; ritratto da S. L. :l.69'..170. 190-192; Corredentrice, 165-
2 54 INDICE ANALITICO ALFABETICO

166. 18_;\-<186; Mediatrice universale,


164-166. 173. 186. 189. 192; culto ma- N
riano, 127. 171-177. 244; regina del
cielo e della terra, 154-155. 166-167; NAPOLI: 70
la mariologia di S. L. da I3r., 143- NATALI E.: 24
179. NATURA: principio del moto, 146
MARTA: 192 NEMROD: capo dei costruttori della
MASSIMILIANO II: Duca elettore cli torre cli Babele, 227
Baviera 39; grande amico di S. L. NEUBAUER ANDREA S. I.: vigoroso
da Br., 42. 71. 105. 239 polemista, 39-40. 107
NICOLA di LIRA: grande esegeta,
MATHESIUS GIOVANNI: scrHlore 222-223
protestante, 120. 123 NICOLO' II : la transustanziazione,
MATRIMONIO: 227 207
MATTIA: 37. 44
MATTIA BELLINTANI da SALO' O. NUNEZ LUCIO M. O. F. M.: biografo
F. M. Cap.: predicatore e scl'itlore cli S. L. da Br., 10
insigne, 35
MELANTONE : corifeo del protestan-
tesimo, 99·. 116-123; « confessio au- o
gustana ", 99; la transustanziazio-
ne, 207. ODIO: nemico dell'amore, 189
MELANTONIANI: disputa con Flacco OLGIATI ANTONIO da COMO O: F.
Illirlco, 98 M. Cap.: annalista dell'Ordine, 10
MENOCHIO GIOVANNI STEFANO: OPERE BUONE: necessità, 68. 206
grande espositore della S. Scrit- ORCHI EMANUELE O. F. M. Cap.: fa-
tura, 216 moso predicatore secentista, 86
MEBCURIO: diede 1'eloq11enz·a a Pan- OSIANDER LUCA: luterano, 108
dora, 154 OWST: cultore di studi medioevali, 51.
MERITO: controversia lrn pro1estan-
ti e cattolici, 126-127
MENZOGNA: nemica dell'amore, 189
p
MESSA: controversia tra protestanti
e cattolici, 99. 126. 208 PACE: 189. 191
MICARA CLEMENTE Cardinale: IX. PADOVA: 73
X.LII. 1; prolusione alla « Seltimana PADRI: per la tradizione, 136
Laurenziana», 1-6 PAGNINI SANTE: grande esegeta,
MICARA LORENZO. Cardinale: 3 223
MILANO: 70 PALLADE: diede la sapienza a Pan-
MINORI CONVENTUALI: 18 dora, 153
MIRACOLO: 149 PANDORA: prima donna formata cla
MONACO: 74 Vulcano. 153-154
MONDO: 148. 153 PANIGAROLA FRANCESCO O. F. M.:
MONDRONE DOMENICO S. I.: l'Ipo- celebre predicatore, !55. •58. 69. 83-
tìposi di S. L. da Br., 36. 98. 137-138. 84
242 PAOLO Apostolo: dottrina cristoeentrl-
ca, 184; la parola di Dio, 240; l'uomo
MONTEFELTRO da P. AGOSTINO cli fronte a Dio, 197; Battesimo, 188;
O. F. M.: celebre oratore, 61 giustificazione, 205; valore della
MORIN GIOVANNI: grande esposito- fecle, 197; zelo per il tempio di Dio;
re della S. Scrittura, 21G 177; 11 principio dì convenienza, 151
MORTE: 190-191. PAOLO V: per lo studio della S. Scrit-
M:OSE' legislatore, 175 tura, 23; sue relazioni con S. L. da
MURNER TOMMASO O. F. i\f. Cnnv.: Br. 38. 71. 112. 235
grande controversista, 101 PAPA: prlmato nella Chiesa, 139. 200;
MUSCULUS: scrittore protestante, 123 controversia con i protestanti, 126
MU~S_s> G.: celebre predicatore, 55. 58. PARABOLE: come devono essere in-
m-16 lerpretate, 221
INDICE ANALITICO ALFABETICO 255
PARADISO: giardino del miracolo, PIO XII: esalta Maria SS., 179; ammi-
185 ratore di S. L. da Br., 243; la dot-
PARADISO TERRESTRE: sua posi- trina del Corpo Mistico, 199; pro-
zione, 226 motore degli studi bìbl.ici, 213-215
PARENTE (Mons.) PIETRO: Decano P,]STORIO G.: grande polemista con-
della Facoltà teologica del Pont. tro Lutero, 41. 114. 121. 124
Ateneo Urbaniano di Propaganda POIRE' FRANCESCO S. I.: autore spi-
Fide, XII, 19'3; la dottrina teologi- rituale e mariologo, 144
ca· di S. L. da Br., XI. :i.95~209 POLITICA: tolleranza politica, 153
PASTOR LUDOV,lCO: attività dei Ge- POLMAN P. O. F. M.: scrisse sulle
suiti e Cappuccini contro i prote- controversie religiose del sec XVI.
stanti, 35. 236-237 11-3. 120 .
PATRIARCHI: loro longevità, 226 PRAGA: 74. 105
PATRIZIO da VENEZIA O. F. M. PREDICATORE: nel med.ioevo, X; nel
Cap.: 2,20 600, 60; clefinìto da S. Agostino, 85:
PAULUS NICOLA: studioso di Lutero, qualità e missione, 23-24,. 52-54.
125; l'Ipotiposi di S. L. da Br., 137 58-66.
PAVIA: università e universitari, 69 PREDICAZIONE: eccellenza e finalità,
PECCATO: :i.67-168; controversia con 56, 64-66.
i protestanti, 126-127 PREGHI.ERA: anima clella predicazio-
- ORIGINALE : disputa tra cattolici ne,. 56
e protestanti, 98-99•; M_aria .ne fl~ e- PREiPOSITINO: la giustizia originale,
sente 167-168; evoluzione storica, 202
201-202; secondo s: Tommaso, 201- PRINCIPI: Importanza dei primi prin-
202 cipi, 146
PELAGIANESIMO: peccato originale, PROTESTANTESIMO: sue negazioni,
201 17. 196. 244; radice cli ·tutti gli er-
PEREIRA BENEDETTO: grande espo- rori moderni, 138; esposto e con-
sitore della S. Scrittura, 216 fntato da S. L. da Br., 40-41
PERETTI FELICE: poi Papa Sisto V,
PROTESTANTI: controversie con ì
58 calvinisti, 97~101; contro i cattol.ici,
PERFEZIONE: gradi, 159 99. 119-120; la S. Scrittura, 135-:1.36;
PERRON du DAVID: valente polemi- negano ll culto a Maria SS., 171-
sta, 101 . . 172. 174; contro la Scolastica, 23
PERSONALITA': doti che la coslttm- PURGATORIO: controversia tra cat-
scono, 15-16 tolici e protestanti, 126
PMZZA Card. ADEODATO: Vescovo
suburbicario di Sabina e Poggio
Mirteto; Segretario della S. Congre- R
gazione Concistoriale, 232; S. L. da
Br. e, Vir apostolicus », XII-XIII.
233-245 RABBINI: aggiunsero i punti al testo
PIETRO Apostolo: suo primato nella ebraico, 219; confutati da S. L. da
Br., 218
Chiesa, 135. 200. · 228
PIGHIUS ALBERTO: grande contro- RAGIONE: sua .dìgnità, 197
verslsta, 101 RATISBONA: 100
PILADI P. A. O. F. M.: n P. Evange- REDENZIONE: oggettiva e soggettiva,
165
lista GerbI, 72 RIBERA FRANCESCO: grande espo-
PINEDA GIOVANNI: esposìtore della
S. ScrHtu ra, 216 sitore della S, Scrittura, 216
PIO V: condanna Baio, 202-203 RIENGHER P. (VOEGELSTEIN H.):
PIO VI: dichiarò Beato S. L. da Br.: 24
27 RISURREZIONE: 190-191
PIO IX: Maria predestinata con Cristo, ROCCA: ragione primaria dell'esisten-
159,; scienza e santità di S. L. da za di G. Cristo e dì Maria SS., 161
Br., 6 ROCCO da C:ESINAJ.,E O. F. M. Cap.:
PIO XI: grande ammiratore di S. L. storico delle missioni dei Cappuc-
da Br.: 3. · 14. 243 cini, 12. 36
INDICE ANALITICO ALFABETICO

RODOLFO II Imperatore: carattere, stanti, 99. 126-127. 135-136. 196. Hl8,


42; politìca, 39; pacìficato col Re come difesa dalla Chiesa, 23; ani-
Mattia, 44; relazioni con S. L. da ma degli scritti di S. L. da Br., 216.
Br., 36. 105 219; sua importanza per ìl predica-
ROMA: 73-74 tore, 59
ROSCHINI GABRIELE M. O. S. M.: SCUOLA FRANCESCANA: fa dipen-
Prof. nel Collegio Int. S. Alessio dere la filosofia dalla teologia, 26;
Falconieri, 141; ìl primo principio indirizza lo studio alla predicazio-
della mariologia, 147; ragione pri- ne, 27 ·
maria. dell'esistenza di G. Cristo e SEBASTIEN J. O. F. M. Cap.: S. L.
dì Maria SS., 161; Maria nostra da Br. e il tomismo, 26
Madre, 164; genialità di S. L. da SEGNERI PAOLO S. I.: riprende i pre~
Br., 177-179; la mariologia. di S. L. dìcatori del 600, 60
da Br., XI. 143-179
SELNEGERUS: scrittore protestante,
123
SERAFINO (S.) da MONTEGRANARO
s O. F. M. Cap.: U Santo della sem-
plicità evangelica, 34
SACERDOTE: causa subordinata stru- SERRARIO NICOLA: grande esposito-
mentale della giustificazione, 205 re della S. Scrittura, 216
SACRAMENTI: controversia tra pro- SERVIERE de la S. I.: 115
testanti e. cattolici, 126-127; causa SILVESTRO da VALSANSIBIO O. F.
strumentale subordinata della giu- M. Cap.: 26
stificazione, 205 SIMMACO: 222
SACRIFICIO: del Vecchio Testamento, SIMPLIGIANO P. F. da MILANO O.
227 F. M. Cap.: 86
SALIMBENE: celebre agiografÒ, 55 SISTO da SIENA: iniziatore della In-
SALMERON: grande espositore della troduzione biblica, 216
S. Scrittura, 215 SOCIETA': moderna contro Cristo e la
SANC:HEZ GASPARE: grande esposi- Chiesa, 244
tore della S. Scrittura, 216 SPANGENBERG CIRIACO: panegirista
SANDER N.: valente polemista, 101 di M. Lutero, 1,21
SANTI: controversia tra cattolici e lu- SPEDALIERI FRANCE:SGO S I.: la
terani, 126-127; immagine di Cristo, grandezza di S. L. da Br., · 14. 98.
160. 184; nostri esemplari, 174. 213 103
s4NTITA': imitazione di Cristo, 184. S;l?ERANZA: 189. 235
188; nota fondamentale del predi- SPINELLI C:ard. FILIPPO: Nunzio A-
catore, 52-54 stolico a Praga, e a Vienna, 16.
SAUL: 166. 36-38. 70-71; Vescovo cli Aversa, 70-
SCHINDLER I.: biografo di S. L. da 71; ammiratore di S L. da Br., 28-
29 .
Br., 12
SC:OLAS'.I'IGI: il peccato originale, 201- SPINELLI PIETRO S, I.:· teologo e ma-
202 riologo, 144 L

SC:OTISTI: cosa dicono sul piano della SPIRITO SANTO: 192


Redenzione, 161 STANO p. GAETANO O. F. 1\1. Conv.:
SGOTO DUNS: grande dottore fran- S. L. da Br. controversifta, X-XI.
cescano, 179; come concepisce il 14. 97"139
piano della Redenzione, 158 STAPHYLUS F.: polemista cattolico,
123
SCRITTURA SAGRA: ispirazione, 222;
canone, 222; senso letterale, 228; STAPLETON TOMMASO: valente con-
Targum Onqelos e Targum di Ge- troversìsta e teologo, 101. 114. 209
rusalemme, 222; prtnclpi ermeneu- STERILITA' 227
tici, 221~24; ha molte cose diffl- STE,WARTIUS PIETRO: rlipìnge l'em-
cilì, 218-219; importanza e difficol- pio Policarpo Leiser, 109 L

tà dell'esegesi biblica, 213-216; pro- STOCK NORBERT b. F. M. Cap.:'bio-


gresso degli studi biblici, 215-216; grafo di S. L. da B1'.., 12
controversia tra cattolìci e prote- STOLFI (di) LIBERATU:S O. F. M.: 14
INDICE ANALITICO ALFABETICO 2 57
'.STUHLWEUSSENBURG (ALBA REA-
LE): città in Ungheria, celebre per u
la battaglìa combattuta contro i
Turchi, 37 UBALDO d'ALENQON O. F. M. Cap.,
:SUAREZ FRANCESCO: teologo e ma- esalta S. L. da Br. oratore, 93
riologo, 144 UBIQUITA': controversia tra luterani
e cattolici, 126
UMANISTI: loro atteggiamento di fron°
T te alla Bibbia, 23
UNl:VERSITA': scopo degli studi nel
TANNER A.: valente polemista catto- medioevo, X. 51
lico, 101 UOMO: nobiltà, 153-154. 191
TARGUM di GERUSALEMME: parafra- - di fronte a Dio nella dottrina di
"sì ebraica della Bibbia, 222 Lutero e d1 S. L. da Br., :l.97-:1.98;
TARGUM ONOELOS: parafrasi calda!- sua natura e composizione, 227;
ca della Bibbia, 222 causa materiale della giustificazio-
TEODOZIONE: 222 ne, 205
TEOLOGIA: definizione, 195; èvoluzio- URBANO VIII: elogio su S. L. da Br.,
ne ed estensiòne, 195 239
'TEOLOGIA C:ONTROVERSISTA: suo
metodo, 132-133
TEOLOGIA SCOLASTICA: suo me- V
todo, 132
TERESA (S.) di GESU': sua sete di do-
lore, 188 VACCARI ALBERTO S. I. : Prof. al
TESAURO EMANUELE: è il teorico del Pont. Ist. Bib1Ico, 23. 215
concetto predicabile, 88 · VALE:RIANO MAGNI O. F. M. Cap.:
THOLUCK: biografo dI Policarpo Lei- originale scrittore, predicatore at-
ser, 109 tivissìmo, 36
TIRINO GIACOMO: grande espositore VALLA LORENZO: celebre uman1sta.
della S. Scrittura, 216 Suo atteggiamento di. fronte alla
'TOLETO: grande espositore della S. 8. Scrittura, 23
Scrittura, 216 VANGELO: 175
TOMISTI: ìl piano dell'Incarnazione, VE,GA de ANDREA O. F. M. Obs.: va-
161; la dottrina della mediazione di lente polemista, 101
Maria Santissima, 166 VDNERE: diede la bellezza a Pando-
TOMMASO (S.) d'AQUINO: la questio- ra, 153-154
ne della giustizia originale, 202; il VENEZIA: 73
peccato originale, 201; come con- VERGINITA'. 227
cepisce il piano dell'Incarnazione e VERITA': 188. 172. 214
della Redenzione, 158; il principio di VERMIGLI P.: calvlnista, 99
convenienza, 151; molto citato da VERONA: 73
S. L. da Br. 145 VESCOVI: 200
TOMMASO da CELANO: grande bio- VIA CRUCIS: via del dolore e dell'a-
grafo di S. Francesco d'Assisi, 56 more 189
TOSTATO: grande esegeta, 26. 223 VINCENZO da OSTRA O. F. M. Cap.:
TRADIZIONE: utilità e necessità, 136; 98
controversia tra cattolici e prote- VIRGILI GIACOMO O. F. C.: mae-
stanti, 126. 196 stro di S. L. da Br., celebre pre-
TRANSUSTANZIAZIONE secondo Lu- dicatore, 55
tero, 207; secondo Melantone, 207 VISMARA SILVIO p.-: ammiratore di
TRAVERSARI EVANGELISTA da MO- S. L. da Br., 98. 178
MIGNO o. F. M.: celebre predica- VITA ATTIVA: suo valore, 192; vita
tore, 63, 78 contemplativa: valore e scopò, 192
TREVES ANSELMO p. o. M. I. Servo VOCAZIONE: definizione, 54; contro-
di Dio ; grande ammiratore del versia tra cattollci e protestanti,
Marìale di S. L. da Br., 143 1:26
TURCHI: sconfitti ad Alba Reale dalle VOGEILSTEIN H. (RIEGHER P.): i
armi cristiane, 37-38 giudei di Roma, 24
INDICE ANALITICO ALFABETICO

VOSTEI I. M. O. P.: sèrisse su S. L.


da Br. controversista, 14. 98. 137; z
precisa come Policarpo Leìser non
fu mai Domenicano, 109 ZANOTTO: ricorda S. L. da Br. ora-
VULCANO: formo la prima donna tore, 93
Pandora, 153 ZAWART: loda S. L. da Br. oratore,
93
w ZBINEC BERKA: Arcivescovo dii Pra-
ga. Sollècitò l'invio dei Cappuccini
in Boemia, 35
WICLEFF: contro la Chiesa Romana, ZELO: è l'anima dell'apostolo, 235
199
WINNINGEN: città nella Svevia, pa- ZUCCHI P. A. O. P.: 71
tria dì Polìcarpo Leiser, 108 ZWINGLIO: disputa con Lutero, 98
INDICE GENERALE

Presentazione pag. V
Cronaca - Commento della « Settimana Laurenziana » » VII

CLEMENTE Card. MrcARA - Prolusione alla « Settimana Lau-


renziana » . » I

I. - P. lLARINo da MILANO, O. F. M. Cap. - La personalità


di S. Lorenzo da Brindisi . » 7
r. Gli scritti di S. Lorenzo nuova documentazione deHa sua
personalità. - 2. Eminenza della sua figura ed azione nel-
1' età della restaurazione cattolica. - 3. Forma della sua
spiritualità. - 4. Preghiera e studio fonti della sua cul-
tura. - 5. La S. Scrittura base della sua dottrina; magi-
stero cogli ebrei e nella scuola; l'Exp.Zanatio in Genesim.
- 6. Magistero continuo della parola; contenuto dottri-
nale delle opere predicabili; il Mariale. - 7. Cariche nel-
l'Ordine; come Ministro Generale ne rappresenta In spi-
rito e l'attività. - 8. Contro il protestantesimo in Boemia-
Austria. - 9. Sul campo di battaglia contro i Turchi.
- IO, L'apologista nella Lutheranismi Hypotyposis. - rr.
Azione diplomatica per la Lega Cattolica; missione anti-
protestante in Baviera. - 12. Difenso!'e della giustizia so-
ciale. - 13. Attualità di S. Lorenzo.

II. - P. GusTAVo CANTINI - S. Lorenzo da Brindisi pre-


dicatore » 49
Introduzione. I. La persona del predicatore. - 1. San-
tità. - 2. Vocazione divina all'apostolato. - 3. Investitura
ufficiale. - 4. « Doctrinae vèritas ». - 5. Doti eccezionali
(lingue, memoria, conoscenza patristica). - 6. Qualità
personali: a) ritratto; b) sguardo; e) aspetto; d) voce; e)
vis oratoria. - 7. Antologia laurenziana sul Predicatore.
- II. La sua predicazione. - 8. Lorenzo predicatore
visto dai cronisti e dagli storici: a) polemica; b) predica-
260 INDICE GENERALE

ziorre ai Fedeli; e) predicazione agli Ebrei. - 9. La pre-


dicazione di Lorenzo alla luce degli « Opera Omnia »:
a) « Opera Omnia» aurifodina del predicatore; b) ele-
mento numerico e quantitativo; e) esaminando i ser-
moni; d) la tecnica; e) il metodo; f) due osservazioni sul
contenuto; g) « Quasi torrente ch'alta vena preme». - 10.
Lorenzo e gli Storici della predicazione. - II. Un impe-
gno ed un auspicio.

III. - P. GAETANO M. STANo, O. F. M. Conv. - S. Lorenzo


da Brindisi controversista . pag. 95
I. L'opera controversista di S. Lorenzo. II. Occasione.
- III. Scopo dell'opera. - IV. Disegno dell'opera. - I.
Polemica personale. - 2. Polemica dottrinale. - V. Metodo.

IV. - P. GABRIELE M. RoscHINI, O. S. M. - La Mariologia


di S. Lorenzo da Brindisi . »
Introduzione. - I. Mariologia soda. - II. Mariologia com-
pleta. - I. La singolare missione di Maria: I. nell'eterno
decreto della predestinazione; 2. nella sua realizzazione;
3. nelle sue conseguenze. - n. I singolari privilegi di
Maria. - m. Il singolare culto di Maria. - III. Mariologia
genìale.

V. - Prof. Awo FERRABINo - Cristianità del Mariale di


S. Lorenzo da Brindisi »
I. Proemio. - 2. Signum magnum: il miracolo mariano e
cristiano nel triplice ordine della natura, della grazia,
della gloria. - 3. Clamabat parturiens: la spiritualità del
dolore mariano e cristiano, misurato dall'amore. - 4-
0ptimam partem elegit: nella vicenda di Maria, che
muore, che risorge, che è assunta, si contempla l'amore
misurato dall'Amore.

VI. - Mons. PIETRO PARENTE - La dottrina teologica di S. Lo-


renzo da _Brindisi » 1 93
Introduzione. - I. L'uomo di fronte a Dio nella dottrina
di Lutero e di S. Lorenzo. -:- 2. L'ecclesiologia antilu-
terana nella dottrina apologetica del Santo. - ·3· La que--
stione del peccato originale nella sua evoluziòne storica
e nel pensiero di S. Lorenzo. - 4- La questione della
giustificazione. - 5. Gli altri punti del dogma. - 6. La
dottrina circa l'Eucaristia. - 7. Giudizio riassuntivo sul-
la teologia di S. Lorenzo.
INDICE GENERALE

VII. - Mons. SALVATORE GAROFALo - S. Lorenzo da Brindisi


esegeta pag. 2II
r. Figura dell'esegeta cattolico. - 2. L'Explanatio in Ge-
nesim. - 3. Attitudini esegetiche di S. Lorenzo. - 4.
Metodo. Principi ermeneutici. - 5. Buon senso nel va-
lutare le opinioni altrui e nell'esprimere la propria.

VIII. - Fr. ADEODATO G10vANNI Card. PIAZZA - S. Lorenzo da


Brindisi « vir apostolicus » nel suo e nel nostro tempo » 231
I. Ritorno luminoso. - II. Lineamenti dell'apostolo. - III.
Il campo dell'apostolato. - IV. Le forme dell'apostolato.
- V. L'apostolato dottrinale. - VI. Attualità lauren-
ziana.

Indice analitico alfabetico » 2 47

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