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S. LORENZO DA BRINDISI
MISCELLANEA LAURENTIANA
S. LORENZO DA BRINDISI
STUDI
CONFERENZE COMMEMORATIVE
NIHIL OBSTAT
IMPRIMATUR
+ .HIERONYMUS Epus
"SETTIMANA LAURENZIANA ,,
Non si ripete una frase fatta, se si dice che la Settimana Laurenziana
ha riempito una lacuna. « S. Lorenzo da Brindisi: questo sconosciuto ! ».
Quanti potrebbero dire tali parole per esprimere una loro innocente igno-
ranza ! Ebbene la Settimana di conferenze volgarizzatrici dell'opera podero-
sa di S. Lorenzo ha indubbiamente servito a far conoscere l'uomo, il santo
e il polemista che nel secolo XVI-XVII ha illustrato la Chiesa e l'Ordine
Francescano in modo veramente mirabile. Affidata a studiosi di riconosciu-
ta competenza, la volgarizzazione del pensiero e dell'epoca di questo santo
di primaria grandezza è pienamente ,riuscita, anche per l'ausiliatrice azione
di propaganda de « L'Osservatore Romano » che, giorno per giorno, dava
delle singole conferenze, tenute nella salà Pio VI di via della Scrofa, am-
pio resoconto.
Così chi ha potuto seguire le dotte esposizioni dei conferenzieri o,
almeno, leggere le relazioni di esse sul giornale del Vaticano, ha sicura-
mente avuto un'idea, sia pure approssimativa, della dottrina formidabile
di questo santo cappuccino.
Dato lo scopo aperto dell'iniziativa in parola (far conoscere a più am-
pia cerchia di dotti le opere del Brindisino per ottenerne dall'Autorità Ec-
clesiastica la proclamazione a Dottore della Chiesa) non potevano man-
care le rappresentanze ufficiali: ed ecco, in capo a tutte, la porpora car-
dinalizia del Protettore dell'Ordine Cappuccino, S. Em. il Cardinale Cle-
mente Micara, che.si compiacque di aprire la Settimana di studio con una
indovinatissima prolusione, nella quale brevemente mise in evidenza
l'opera del santo attraverso una succinta disamina degli scritti di
S. Lorenzo, che, dopo venti anni di paziente e intelligente lavoro di al-
cuni Padri della Provincia Veneta, hanno finalmente visto la luce in tre-
dici grossi volumi in folio, tolti per sempre dalla segreta oscurità di. un
archivio. Egli si augurava che la Settimana laurenziana potesse dar modo
di ammirare tutta l'altezza, la profondità, la vastità dell'opera e della fi-
gura: del santo, dell'apostolo, del diplomatico, dello scrittore, sì che il va-
lore teologico, esegetico, patristico ed ascetico degli scritti e della predica-
zione di S. Lorenzo fosse pienamente apprezzato.
E l'augurio incominciò subito ad avverarsi nella brillante esposizione
X CRONACA
che della personalità del santo seppe fare P. llarino da Milano, tracciando
di lui una sintesi biografico-culturale, ricca di dati, di episodi e dì rilievi,
che confluiscono a delineare i tratti caratteristici della personalità del san-
to da Brindisi, personalità contrassegnata dalla sovrana grandezza e ma-
gnanimità, che questo gigante dell'azione e del pensiero imprime in tutte
le espressioni della sua molteplice vita.
E una espres~ione fondamentale dì questa sua vita multiforme il
P. G. Cantini la trova nell'apostolato della parola. Il Padre Lorenzo fu un
predicatore in tutto il senso pieno e sacro del termine. Già va ricordato
che lo studio nelle Università medioevali sfociava nella predicazione, per
cui l'oratore sacro era la figura più rappresentativa del pensiero contem-
poraneo, colui che trasmetteva l'insegnamento ordinario della Chiesa. E
il da Brindisi fu appunto il predicatore in questa nobile accezione, lui che
ebbe in grado eminente le note del sacro oratore: santità, vocazione al-
l'apostolato e dottrina. Soffermatosi a illustrare le doti esterne che il san-
to possedette, doti pur esse necessarie: l'armonia delle forme, la voce, il
gesto, l'occhio, il calore, la convinzione, il conferenziere distingue tre aspet-
ti della predicazione di Lorenzo: quella ai fedèli di mezza Europa, quel-
la ai figli d'Israele, particolarmente a Roma, Venezia e Monaco e quella
di confutazione dell'eresia luterana in Germania, Austria, Svizzera e Ita-
lia. Dopo la disamina che dell'opera scritta rimastaci del santo P. Cantini
ha saputo dottamente esporre, egli conchiude: è stata una vera ingiustizia
aver dimentìcato S. Lorenzo da Brindisi nella predicazione, perchè egli,
pari in essa al Panigarola, Lugo e Mattia Bellintani, tutti li superò nella
santità.
Meglio e più, invece, egli è sempre stato ricordato e riconosciuto co-
me controversista nella lotta gigantesca eh' egli sostenne contro il Prote-
&tantesimo. E di questo argomento ha stupendamente trattato il P. Stano
dei Minori Conventuali, sviscerando lo scopo polemico e scientifico, l'am-
piezza, la profondità e l'efficacia del 2. volume degli Opera Omnia,. distinto
in tre grossi tomi, dal titolo: Lutheranismi H ypotyposis; vera rivelazio111e
del Teologo controversista che, con l'azione apostolica e con gli scritti, si
affermò campione insigne della Restaurazione cattolica nella lotta contro
l'eresia protestante. Inquadrata nel suo tempo la figura del santo e la sua
opera controversista, egli afferma che le tre ipotiposi, quella contro Lu-
tero, quella contro la dottrina e la chiesa luterana e quella contro Policar-
po Leyser, predicatore di corte del Principe elettore di Sassonia, sono sì
freccie infuocate lanciate contro l'eresia, personificata dai due eretici, ma
sono pure una drammatica e potente esposizione del dogma cattolico, e
soprattutto una bella trattazione della Chiesa, di cui fa una brillante apo-
CRONACA XI
tate fino a 50.000: prodigiosa infatti era in lui la conoscenza della Bib-
bia, sì che qualche testimonio .ha affermato che Lorenzo la sapesse tutta
a memoria. Non poteva perciò mancare, nella serìe dei terni a volgariz-
zazione degli scritti del santo, la conferenza su S. Lorenzo esegeta. Ed es-
sa fu affidata a Mons. Garofalo, professore, come Mons. Parente, al Pon-
tificio Ateneo Urbaniano di Propaganda Fide e presidente dell'Associa-
zione biblica italiana. L'oratore si addentra subito nell'argomento, met-
tendo in risalto la predilezione del santo per gli studi biblici, amore che
Iivdò sin dagli anni suoi giovanili, e la padronanza assoluta che egli ave-
va dei mezzi per lo studio approfondito della Bibbia: conoscenza perfetta
dell'ebraico, acutezza d'intuizione nell'interpretazione dei passi, memoria
formidabile nel ritenere tutto il libro sacro anche nella lingua originale:
cosa che sbalordì gli stessi rabbini del tempo. Naturalmente il discorso del
conferenziere si sviluppa specialmente sul volume esplicitamente esegetico
<lel santo, Explanatio in Genesim (565 pag.), lavoro giovanile ed incom-
piuto, ma che avvisa con sufficienza il metodo rigorosamente scientifico,
la preparazione specificamente storica degli studi esegetici, quali erano
all'epoca sua e la personale posizione di certi suoi atteggiamenti che tal-
volta s'intonano alle ultime conquiste di questa scienza sacra in continuo
sviluppo. Pur non potendo esigere che la interpretazione dei primi capi-
toli della Genesi siano suffragati dalla moderna esegesi, che ha fatto con-
quiste ulteriori per merito soprattutto del lungo. studio di altri tre secoli
e delle scoperte paleontologiche ed archeologiche, non si può tuttavia ne-
gare ìn Lorenzo l'allineamento scientifico dei suoi tempi. Certo è comun-
que che il suo esempio è ancora valido per gli esegeti moderni, al cui com-
pito di più profonda e più vasta penetrazione della parola di Dio già
Lorenzo pensava non senza santa invidia.
Si era giunti così, dopo la conferenza di Mons. Garofalo, a quella di
chiusura, che, come la prima, doveva esser tenuta da un Principe della
Chiesa, l'Eminenza il Card. Piazza, ed egli volle trattare il tema che quasi
riassumesse tutte le doti del santo: S. Lorenzo da Brindisi Vir apostolicus;
e fu davvero W1a bella sintesi dell'opera molteplice, instancabile e tenace
che Lorenzo compi a bene della Chiesa del suo secolo per incarico dei
Sommi Pontefici Gregorio XIII, Clemente VIII e Paolo V. L'Ordine, la
Chiesa, la società civile in quel tempo duro ed eroico insieme, quale è il
periodo post-tridentino, offrirono a Lorenzo gli inviti per la sua attività
di apostolo, tanto da esser detto « l'uomo più prodigioso del suo secolo
e il più utile alla Chiesa» per la cattolicità delle forme del suo apostolato:
missioni in Germania, legazioni diplomatiche, organizzazione della Lega
cattolica, pacificazione dei principi e soprattutto seminatore efficace della
CRONACA XIII
PROLUSIONE
ALLA "SETTIMANA LAURENZIANA,,
Con felice pensiero, il significato del quale non sfuggirà a nessuno, la
tanto benemerita Famiglia Cappuccina ha desiderato di organizzare una
Settimana di studio, destinata ad offrire: a tutti, e specialmente a coloro che
portano amore e più si interessano alle scienze sacre, di meglio conoscere
la magni.fica figura di uno dei grandi santi della Chiesa, figlio e gloria
dell'Ordine dei Cappuccini, e di ammirare sempre di più l'opera, così
piena di sapienza, che egli ci ha lasciato.
· E non mi ha sorpreso, anzi mi è sembrato quasi naturale, che essi
.abbiano anche desiderato che fossi io ad aprire questa Settimana di stu-
dio. Me lo fa pensare e la premurosa cordialità con la quale i Cappucci-
ni mi hanno accolto in mezzo a loro, quando è piaciuto all' Augrn;to Pon-
tefice di farmi l'onore di designarmi quale Protettore della loro Famiglia
religiosa, l'affettuosa fiducia che ha sempre caratterizzato le relazioni
che ho avuto con loro, ed infine i legami che la mia famiglia ha avuto
-con l'Ordine e che mi fanno pensare ad esso con un senso di particolaris-
.simo attaccamento.
Ciò serva a farmi scusare di aver osato di accettare un compito che
altri avrebbe assolto meglio assai d~ me, e con maggiore competenza, quel-
lo di aprire un ciclo di conferenze che, mentre vogliono far conoscere più
profondamente. la multiforme .dottrina del Santo da Brindisi, intendono
anche di mettere in rilievo il suo zelo apostolico, la sua instancabile atti-
vità, la sua eloquenza infiammata. Alludo ciò dicendo al Card. Ludovico
Micara, già Predicatore Apostolico e quindi, come S. Lorenzo, Generale
dell'Ordine, carica che ritenne anche quando il Sommo Pontefice Leone
XII lo creò Cardinale. Egli fu come il suo tardo pronipote Prefetto della
S. C. dei Riti e Vescovo di Velletri.
S. Lorenzo da Brindisi è stato uno dei più grandi e più caratteristici
Santi Cappuccini; una delle più fulgide figure del loro Ordine. La glo-
ria di lui, disse il Pontefice Pio XI, è così grande da illustrare non una
..sola istituzione, ma un inteto paese.
Questa Settimana di studi laurenziani non vuol essere un semplice
.saggio, una rapida esplorazione, quasi direi panoramica, nel campo va-
2. - S. Lorenzo da Br,: Studi
4 CLEMENTE CARD. MICARA
stissimo, e ancora non troppo conosciuto delle opere del Santo; essa non
sarà neppure una semplice commemorazione come tante altre ma sarà
qualche cosa di più. I Cappuccini infatti vogliono avere la così legittima
soddisfazione di presentare, e direi di inaugurare, alla presenza di una
schiera di amici, l'opera monumentale che resterà -'-- aere 11erennius -
quale testimonio della scienza prodigiosa e della meravigliosa ed eroica
santità di questo tanto umile quanto grande Figlio del loro Ordine.
L'edizione dei 13 volumi in IV. degli « Opera Omnia» usciti per
la prima volta dai testi originali, e che è stata curata con diligente studio
e con affettuosa pietà dall'Ordine, viene ad arricchire la Chiesa di
una magnifica, abbondantissima .e sicurissima fonte di sapere, essa rea-
lizza le speranze di. quanti l'attendevano con ansioso interesse e costituisce
un degno coronamento della trascendentale personalità del Santo e della
immortale opera da lui compiuta.
L'edizione. ha richiesto ben 18 anni di un lavoro assiduo e paziente,.
condotto con un sentimento di filiale devozione verso il Santo come una
preghiera. Esso può considèrarsi come il monumento più bello che l'Or-
dine Cappuccino ha elevato al tanto degno e tanto illustre suo Figlio.
I 13 monumentali volumi, che sono oggi offerti alla nostra ammtra-
zione, ci invitano anche ad elevare il nostro pensiero devoto verso il San-
to, di cui essi ci tramandano la dottrina e dalla mente e dal cuore dd.
quale essi sono usciti.
. S. Lorenzo da Brindisi è una delle più grandi figure che abbiano il-
lustrato e difeso la Chiesa nell'epoca così grave, ma pur piena di un così
consolante risveglio religioso, che seguì le defezioni e glì sconvolgimenti
prodotti dal protestantesimo. L'attività,. che il Santo svolse a favore della
Chiesa, ha del miracoloso. Predicatore instancabile, formidabile lottatore·
contro le dottrine e contro la propaganda protestante; diplomatico sem-
pre vigilante che non ha av.uto tregua nel percorrere le vie q.i Europa af-
fine di condurre i Principi cristiani alla pace.fra di loro, ed infiammarli in-
vece alla· lotta contro il nemico della civiltà cristiana, .il Turco; superiore·
generale del suo Ordine, tutto preoccupato di far fronte al lavoro im-
menso ed alle responsabilità gravissime che comportava quella carica che·
egli non aveva desiderato ma che aveva accettato per le insistenze dei suoi;
scrittore fecondo e profondissimo che nelle brevi ore di sosta, durante i
suoi interminabili viaggi, impugna la penna e riprende la sua lotta con-
tro l'errore.
Chi legge .la vita di S. Lorenzo da Brindisi si chiede spontaneamente·
come mai un uomo così sovraccarico di impegni, di opere e di responsa-
bilità, abbia potuto trovare il tempo necessario per dedicarsi allo studio~.
PROLUSIONE 5
per scrivere tutto ciò che egli ha scritto. E' stata senza dubbio la sua scru-
polosissima e tenace applicazione· al lavoro e la sua straordinaria intelli-
genza che gli permisero di acquistare quella erudizione così vasta e quella
dottrina così profonda e così chiara che egli ha poi trasfuso nelle sue opere.
Queste, raccolte e stampate con cura meticolosa, mostrano in tutto il
suo splendore, in tutta la sua ampiezza, l'attìvità prodigiosa del Santo.
Basterà percorrere, anche sommariamente i 13 ponderosi volumi, per
rendersi conto del loro valore teologico, esegetico e patristico. S. Lorenzo
ha trasfuso tutto se stesso in quest'opera: egli vi fa sentire la sua anima
traboccante di amore e di entusiasmo per il Cristo e per la Vergine Sua
Madre, il suo incoercibile ardore per gli ideali della fede, la sua tanto va-
sta erudizione, accoppiata ad una profonda conoscenza della S. Scrittura.
Nel Mariale, viene esaltata la più bella delle prerogative della Ver-
gine Santa, il suo Immacolato Concepimento, e si spiega il vessillo della
vittoria contro il protestantesimo demolitore del culto di Maria. Esso è
un'opera completa nel suo genere e poderosa, che fu accolta, al suo ap-
parire; 20 anni or sono, con entusiastica ammirazione e che non ha man-
cato di portare un valido contributo alla devozione verso la Madre di Dio.
L'Hypotyposis è tutt'un inno di amore per la fede cattolica, un'arma
possente per il trionfo di essa, un baluardo di difesa contro gli attacchi
alla Chiesa e al Papa; essa è l'espressione più viva dell'indomabile ardore
col quale il Santo ha tutelato gli interessi di Dio; la figura di lui vi si
rivela in tutto il suo potente vigore.
I Quad?'agesimalia, l' Adventus, le Dominicalia, e il Sanctorale costi-
tuiscono una miniera di eccezionale importanza per l'ascetica e per la
predicazione cristiana: essi contribuiscono con stra.ordinaria efficacia a ri-
svegliare lo zdo per il ministero della parola di Dio, la venerazione con
la quale essa deve essere accolta.
Quando si ha I~ gioia di percorrere le pagine uscite dalla penna del
Santo, si pensa con rammarico a.i lunghi anni durante i quali esse hanno
giaciuto sepolte negli archivi, e tanto più si apprezza l'iniziativa presa
dall'Ordine di trarle dal loro lungo oblio e di chiamarle ad arricchire
il patrimonio scientifico e dottrinale della Chiesa, del quale esse diven-
gono da oggi un autentico e prezioso gioiello.
Durante la Settimana che seguirà, illustri e notissimi oratori si suc-
cederanno a questa tribuna per parlare, con la competenza che li distin-
gue, dell'opera e della dottrina di S. Lorenzo da Brindisi. Essi ci daranno
il rr{odo di ammirarne tutta l'altezza; tutta la profondità, tutta la va-
stità: e la figura del Santo, dell'Apostolo, del Diplomatico, dello Scrit-
tore, ne balzerà fuori in tutte le sue gigantesche proporzioni.
6 PROLUSIONE
LA PERSONALITÀ
DI S. LORENZO DA BRINDISI
I. - GLI SCRITTI DI S. LORENZO NUOVA DOCUMENTAZIONE
DELLA SUA PERSONALITÀ.
è una prefazione necessaria per una più unitaria comprensione dei vari
aspetti sotto i quali i tecnici del pensiero storico-teologico analizzano nelle
seguenti comunicazioni i ponderosi volumi della sua produzione letteraria.
Tale procedimento è tanto più logico e legittimo nei riguardi di
s. Lorenzo in quanto nel corso della sua vita gli scritti non costituiscono
la parentesi d'uno studioso che si ritiri dagli uffici e dall'apostolato negli
agi della cultura, ma scaturiscono dalla sua molteplice attività, sono le
armi con cui combatte le lotte per la diffusione della dottrina e per la
difesa della fede cattolica ed hanno nelle sue intenzioni una funzione diret-
tamente fattiva e concreta.
La documentazione testimoniale di questa armonia di virtù e di
scienza operante s'inizia cinque anni dopo la morte coi vari processi in-
formativi e con quelli apostolici di Napoli (1626-28), Venezia (1627-29),
Brindisi (1627-28), Albenga (1627), Genova (1627-28), Milano (1628-30),
Vicenza (1628-29), Bassano (1628-30), Verona (1628-29) (2 ), Vil!afranca
del Bierzo in Spagna (1630) (3). Dopo le prime esposizioni agiografiche
della raccolta manoscritta di G. B. Jacobilli di Foligno, di cui una è
stata recentemente messa in luce (4), e degli Annales dell'Ordine (5), pas-
sa quasi un secolo avanti che tale documentazione si sistemi in compendio
nella prima biografia del p. Angelo M. De' Rossi da Voltaggio (6). Ma
in merito alle opere manoscritte di s. Lorenzo, uno dei primi bibliografi
dell'Ordine, Dionigi da Genova (7), notifica la sua convinzione che egli
della loro esistenza e ne trassero una conferma esterna della scienza del
novello beato. Nessuno però ne fece un esame diretto; i preziosi mano-
scritti ritornarono nella pace e nella polvere degli archivi veneti (1 5).
Ma una figura di tanta potenza espressiva non poteva rimanere co-
stretta nella tradizionale lettera.tura agiografica e panegiristica, che si
rinnova in occasione della canonizzazione nel 1881 e in seguito (1 6). Fu
appresa con soddisfaziqne la notizia della costituzione da parte dei su-
periori maggiori di una commissione per l'edizione degli scritti del no:
vello santo sotto la direzione del paleografo p. Francesco da Beneyac (1 7).
Nel 1897 ritorna sul medesimo progetto il p. Ilarino Felder da Lucerna,
ma, di nuovo, senza esito (18). Nel contempo si fa sentire la necessità di
passare dalle vite a scopo d'edificazione spirituale alla ricostruzione sto-
rica (19), mediante la ricerca d~umentaria, che inser.isca e illustri più ef-
zo de Brindis, Madrid, 1784; 2" ed., p. 78-79, 505-506, Barcellona, 1881; ecc. cf.
HIERONYMUS A FELLETTE, De S. Laurentii a Brundusìo activitate apostolica ac ope-
ribus testimoniorum elenchus, p. XXI-XX.III, . Venezia, 1937; aggiungiamo il Com-
pendio della vita del beato Lorenzo da Brindisi ... dichiarato protettore della fede-
lissima città di Napoli il dì 20 febbraio 1788 ... In quèsta napoletana edizione cor-
retto ed accresciuto, Napoli, 1788 (cf. Eco di S. Francesco· d'Assisi, 1882, t. X,
p. 28-32).
(15) Opera Omnia, t. I, Mariale, p. X-XI, Padova, 1928.
(16) LAURENT D'Aosrn, O. F. M. Cap., Le bienheureux Laurent de Brindes,
Paris, 1867 (trad. ital. Vita di S. Lorenzo da Brindisi, Roma, 1881); LuDWIG voN
DER SoHULENBURG, O. F. M. Cap., Leben des sei. Laurentius van Brindisi, Magon-
za, 1863; NoRBERT SrocK, O. F. M. Cap., Leben und Wirken des heili-gen Lorenz
von Brindisi, Bressanone, 1882 (trad. frane. di M.° C. MARCUs DE RcJNos, Parigi,
1881); J. ScHINDLER, Der heilige Laurentius von Brindisi, Begrunder des Kapuzi-
nerordens in Osterreich, in Tlieologisch-praktische Quartalschrift, 1882, t. LIII,
p. 238ss., 479ss.; ATI-IANAsrus E1sLER voN LEIBNITZ, O. F. M. Cap., Apostel, Feldherr
und Diplomat, Linz, 1926; ANGELICO DA CIVITAVECCHIA, O. F. M. Cap., Compen-
dio della vita di S. Lorenzo da Brindisi, Roma, 1881; FRANcisco DE AJoFRIN, op.
cit., 2' ed., Barcèllona, 1881; ANTHONY BRENNAN oF TAsSoN, O. F. M. Cap., Life
of Saint Lawrence of Brindisi apostle and Diplomat, Londra, r9n (trad. frane. di
EusÈBE DE BAR-LE-Due, O. F. M. Cap., Lione, 1920); ecc. cf. Bibliografia lau-
renziana, in Eco di S. Francesco d'Assisi, 1882, t. X, p. 431-435; HrnRoNYMUS A
PELLETTE, op. cit., p. XXI-XXIII; il vol. miscell. 26-N-4 della Bibl. del Collegio
Intemaz. S. Lorenzo da Brindisi in Roma.
(17) Annali degli avvocati di S. Pietro, 1881, t. III, n. 24, clic.; BoNAVENTUR.A.
DA SoRRENTo, O. F. M. Cap., Il cappuccino S. Latenza da Brindisi al cospetto di
Napoli e dei napoletani, p. 77, S. Agnello di Sorrento, 1881; Eco di S. Francesco
, d'Assisi, 1882, t. X, p. 432-433; Opera Omnia, voi. I, Matiale, p. XIV.
(18) Opera Omnia, vol. I, p. XIV.
(19) Rocco DA CEsINALE, Storia delle missioni dei Cappuccini, t. I, p. 323-362,
502-503, Parigi, 1867.
LA PERSONALITÀ DI S. LORENZO DA BRINDISI
dottrina laurenziana nei grandi quadri storici del domma e della contro-
versia, durante l'età della restaurazione o controriforma, e nel patrimonio
vivo e perenne della scienza sacra. Questo eminente maestro non figura,
per esempio, nel Nomenclator literarius theologia~ catholicae di H. Hurter,
nè nella Storia della teologia cattolica (29) di M. Grabmann, e in quella
di F. Cayré (30). Se per il primo autore può valere la ragione della man-
cata divulgazione delle opere laurenziane, questa era già di dominio pub-
blico al tempo delle apprezzate sintesi degli altri due storici.
Nel frattempo, queste opere, frutto del suo ingegno e del suo misti-
cismo, documento del suo insegnamento scolastico, arsenale dottrinale
della sua attività apostolica, sostituiscono alla esaltazione esterna
della sua dottrina un materiale biografico-culturale diretto e genuino e
offrono preziosi elementi per delineare la doviziosa, armonica e potente
personalità di s. Lorenzo. Nessuno si meravigli se l'entusiasmo .dell'edi-
zione Opera Omnia non abbia portato contemporaneamente ad una af-
frettata biografia collaterale del loro autore (3I). Per probità scientifica,
essa sarà il risultato maturo del travaglio analitico, sia dottrinale sia do-
cumentario, che, come un cantiere ora in piena azione, porterà ad una
ricostruzione completa della Hypotyposis di s. Lorenzo.
i talenti della natura. Questa non viene distrutta, bensì elevata e valo-
rizzata dalla grazia; le diverse qualità umane e i differenti procedimenti
dell'agente divino dànno anche ai santi una :fisonomia propria, un posto
ed un compito par,ticolare nella storia.
P. Girolamo da Pellette (32), ora Mons. Bortignon vescovo di Pa-
dova, ha ritratto la :figura di s. Lorenzo con una antologia, che forma
un mosaico d'oro, & testimonianze, documenti, giudizi antichi e recenti.
Mi sembra di pronta efficacia descrittiva un brano della relazione d'uf-
ficio che il nunzio apostolico a Praga, l'arcivescovo Filippo Spinelli, spe-
diva il 25 luglio 1601 al card. Cinzio Aldobrandini, Segretario di Stato.
Esso coglie s. Lorenzo nel vivo dell'azione e non nella devozione del
ricordo; nunzi ed ambasciatori sono d'occhio esperto nel soppesare uomi-
ni e cose nella attualità della cronaca in svolgimento; i loro rapporti
hanno valore di documenti diretti ed autorevoli. « Il Padre fra Lorenzo
da Brindisi Commissario dei Cappuccini di Praga è persona insigne et
rara per bontà et dottrina et di conditioni tali eh' ogni relatione per
ampla et particolare ch'io ne facessi riuscirebbe di longhissimo intervallo
inferiore al merito suo, perchè oltre all'haver egli operato intrepida-
mente et infaticabilmente dentro alle difficultà, che son ben note a V. S.
Ill.ma, per condurre come ha già fatto a fine il monastero et la Chiesa,
ha pur anco nel medesimo tempo et sin dal primo giorno giovato et
coll'esempio della vita et con la predica continua incredibilmente in uni-
versale a tutta la città, et acquistatasi dalla nobiltà et dal Baronaggio in
spetie una benevolenza et un'estimatione grande et un concorso nume-
rosissimo, sì che per tutti questi et per altri infiniti rispetti, sì come l'i-
stesso padre vien giudicato opportunissimo alla salute di queste anime,
così sarebbe d'altrettanto di sconcerto se hora ch'egli è nel sommo del-
l'operare li fosse necessario il partir di qua per qualsivoglia causa et per
qualsivoglia breve spazio di tempo, massime che havendo ormai assai
sufficientemente appresa la lingua germana, potrà con speranza d'acquisti
grandi e certissimi così essere inteso dagli heretici, come dai :medesimi è
pure bora tenuto in molta stima e in molta veneratione ... » (3.3). Tutta la
deposizione processuale rafforza ed amplia questi tratti in rilievo nella
personalità di s. Lorenzo e documenta il loro perdurare in tutte le fasi
della sua vita.
I
(34) Circa il nome della famigiia di s. Lorènzo (al battesimo Giulio Cesare),
che a Brindisi è denominata Russo, o de' Russi, mentre a Venezia è detta Rossi,
o de' Rossi, ed a cui s'unisce anche un secondo cognome Mezosa (Mezossa) o
Mendoz(z)a (Mendocci), cf. le recenti indagini di ILARIO DA TEANO, O. F. M. Cap.,.
Ricerche storiche sul cognome e la famiglia di S. Lorenzo da Brindisi, in L'Italia
Frane., r948, t. XXIII, p. r77-184; 1949, t. XXIV, p. 347-345 e di DAVIDE DA PoR·
TOGRUARo, O. F. M. Cap., Ancora sul cognome e sulla famiglia di s. Lorenzo da·
Brindisi, ibid., r949, t. XXIV, p; r42-r51. Vi sono discusse anche le tradizioni sul-_
l'origine brindisina e su quella venèta di detta famiglia, come pure sulla sua no-
biltà o meno. La bolla di canonizzazione di Leone XIII, 15 clic. r88r, induce una
singolare interpretazione con le parole: « Patrem habuit Guilèlmum Rossi, cui et
Mendozae cognomentum ex primiori hispanici regni .familia ductum »; ed. in
Analecta Ord. Min. Capuccinorum, 1887, t. III, p. 66, e in HIERONYMUS A PEL-
LETTE, op. cit., p. 54.
18 P. ILARINO DA MILANO
(4r) lLARINo FELDER DA LucERNA, O. F. M. Cap., Gli studi nell'ordine dei Cap-
puccini nel p1imo secolo di sua esistenza, in L'Italia Frane., 1930, t. V, p. 254-261;
GuNcRisosToMo D4. CrTTADELLA, O. F. M. Cap., Biblioteca dei Frati Minori Cap-
puccini della Provincia dì Venezia, p. X-XI, Padova, 1944. Non trova conferma
la notizia, registrata da un annalista marchigiano del secolo XIX, il p. Solutore da
Ascoli, secondo la quale s. Lorenzo avrebbe fatto parte di quel gruppo di quaranta
chierici che nel 1579 il Ministro Generalè Girolamo da Montefìore raccolse da va-
rie provincie nello studio generalizio costituito nel primo convento di Fermo (a
S. Savino); cf. BERNARDINO DA LAPEDONA, O. F. M. Cap., S, L.orenzo da Brindisi e
i Cappuccini marchigiani, in L'Italia Francescana, 1949, t. XXIV, p. :267 2268.
(42) Sacra Rituum Congn:gatio ... Summarium ... cit., p. 56, § 67; p. 36~
§ 35; p. 54, § 58.
(43) Ibid., p. 45-fo passim; MARCELLINUS DE PisE A MAcoN, loc. cit., p. 304~
n. 68: « ...quod cum linguam latinam, germanicam atque hispanicam usu didicis-
set, aliarum trium peritiam, videlicet, graecae, hebraicae atque chaldaicae sine ma-
gistro medio a Spir:tu Sancto edoctus fuit ».
LA PERSONALITÀ DI S. LORENZO DA BRINDISI 2!
(44) Opera Omnia, vol. II, pars II, p. 336-337, Padova, 193x.
(45) Opera Omnia, vol. III, p. 8, Padova, 1935.
(46) Sommario della vita ... cit., p. 8
(47) Sacra Rituum Congregatio ... Summarium ... cit., p. 40, § 59.
(48) lbid., p. 55, .§ 62.
22 P. ILARINO DA MILANO
Tale memoria gli fu di enorme aiuto nell'uso della Sacra Scrittura e della
parte documentaria e positìva delle discipline teologiche. C'è forse del
barocco nella affermazione, ricorrente nei processi, essere egli in grado
di ricostruire tutta la Bibbia, anche nel testo ebraico, come molta patristica,
qualora ne andassero smarriti i testi? Egli stesso si lasciò sfuggire « che
lui si confidava, quando la Scrittura Sacra se fusse persa, di farla in lingua
ebrea » (49). In dispute pubbliche con dotti ebrei, armati dei loro libri,
polemizzava scioltamente e sosteneva il contradditorio a base di autorità
citate a memoria; leggeva, inoltre, .e parlava l'ebraico con una pronun-
zia così retta da sembrare un giudeo nato. Discutendo con studiosi di
filosofia, allegava testi interi di Aristotele appresi quindici anni pri-
ma (5°). Ma questa meravigliosa facoltà non era che uno strumento a
servizio di una pari capacità speculativa, esegetica, controversistica, d'e-
sposizione scolastica e di comunicativa oratoria.
Fu ordinato sacerdote a 23 armi, a Venezia l'anno 1582, il 18 di-
cembre; « havea nondimeno barba et un aspetto virile congionto con li
suoi ottimi costumi e con la sua grandissima purità» (51). Uno dei pezzi
più espressivi della iconografia laurenziana, il quadro di P. Labruzzi,
che si conserva nel convento cappuccino di Montughi (Firenze), lo ritrae
a mezzo busto in questa prestanza, piena di calore e di movimento (5 2 ).
Dalla ordinazione sacerdotale al 1599 corre un primo periodo di
attività in Italia; esso è fortemente contrassegnato dalla predicazione, inizia-
ta pochi mesi dopo il presbiterato con due quaresimali successivi, negli anni
1583-1584 nella stessa chiesa di S. Giovanni Novo a Venezia, dalle con-
troversie con gli ebrei, dall'insegnamento scolastico (1587-1590), dalla
stesura di alcune opere, dalle cariche affidategli nella propria provmc1a
veneta, in quelle d'altre regioni e nella curìa generalizia.
Concilio, aveva spinto il capitolo generale del maggio dello stesso anno
a rinnovare gli studi teologici delle provincie; le prescrizioni conciliari
davano un indirizzo scritturale all'insegnamento della teologia, pur la--
sciando libera scelta tra il metodo esegetico e quello spèculativo-scola-
stico (53). Queste premure della Chiesa per l'incremento della cultura bi-
blica erano stimolate da esigenze particolari del tempo. Già gli umani-
sti italiani del secolo preceden:te, soprattutto Lorenzo Valla e Giannoz-
zo Manetti, avevano diffuso il gusto della lettura del Libro Sacro
nei testi originali greci ed ebraici e avevano dato rilievo alla necessità e
ai vantaggi della applicazione della critica filologica alla Bibbia (54). Ma
questo· movimento umanistico di ritorno alle primitive sorgenti testuali
della parola divina fu fatto deviare da quello spirito di indipen-
denza dalla esegesi tradizionale che portava, per esempio Erasmo
di Rotterdam, Lefèvre. d'Étaples e gli umanisti tedeschi, a cercare nella
Sacra Scrittura gli elementi della propria cultura spirituale e condotta
morale sotto la guida diretta di Dio è l'auto-ispirazione dello Spirito
Santo. Lutero e i protestanti scatenano il loro attacco feroce contro la
scolastica e il pensiero dommatico tradizìonale sotto la copertura della
critica. filologica ritornata in onore, mettendo però questa nuova scienza
del testo esatto a servizio del libero esame e sbandierandola come so-
nante pretesto della opposizione al magistero vivo della Chiesa e all'in-
segnamento dei teologi (55). L'autorità ecclesiastica difese contro queste
faziosità deleterie un metodo scientifico, di cui riconosceva l'utilità e che
era seguito con lealtà dai suoi studiosi più avveduti. Ancor prima che
Paolo V nel r6ro prescrivesse a tutti i religiosi lo studio delle lingue
ebraica, greca e latina per una più esatta conoscenza della Sacra Scrittu-
ra (56), s. Lorenzo, come abbiamo già accennato, per intuito ed inizia-
tiva personale, e in accordo con gli indirizzi scolastici dell'Ordine (57),
s'era munito di questi strumenti di lavoro scientifico e di queste armi
damentale nella sua scienza. La sua attività, però, di scrittore non ri-
.sponde soltanto ad una necessità di preparazione alla cattedra e
.al pulpito; essa, pur mantenendosene in rapporto, costituisce un'im-
presa a sè stante, un arsenale magnificamente attrezzato per mol-
teplici compiti in difesa della fede e ad illustrazione del domma. Le 565
pagine dì testo sono occupate dal commento dei soli II primi capitoli del
,Genesì sui 50 dell'intero libro. Tale sospensione richiama per analogia
l' « Opus imperfectum in Genesim » di s. Agostino. Nel proemio egli
,considera anche la possibilità che questo suo scritto venga divulgato in
.seguito con la stampa (63); questo felice evento si è compiuto a distanza di
.secoli con un'opera rimasta in tronco sul primitivo progetto. Egli aveva già
raccolto delle «selve», che potrebbero corrispondere alle moderne schede,
per l'esposizione dell'Esodo e del Levitico (64). La preparazione di questo
materiale denota la sua intenzione di procedere, con eguale ampiezza
,di commento, nell'esegesi almeno dell'intero Pentateuco. Secondo
le istruzioni pontificie questa parte legislativa della Bibbia era il te-
sto principale di discussione con gli ebrei. Anche in queste proporzioni
,d troviamo di fronte a un piano ardito, che dà la misura della capacità
del suo autore. Di più, nell'elenco delle opere sottomesse all'esame della
S. Congregazione dei Riti figura anche una sua Expositio in Ezechielem
prophetam (65), e alcune frasi lasciano intendere ch'egli si prospettasse
un lavoro ancor più vasto comprendente le lettere di s. Paolo (66). Non
pensava in questo tempo che l'avvenire l'avrebbe impegnato .e assorbito
in altre imprese.
Comunque, anche solo in questo volume, che ha valore di
,esemplare, si riscontrano quella ricchezza di informazioni .e di eru- ·
dizione e quella capacità di esegesi e di speculazione che le deposizioni pro-
. -cessuali concordemente esaltano. Nello stabilire il vero senso letterale egli
fa un metodico ricorso diretto dal testo latino della Volgata a quello greco
.dei Settanta e alla hebraica veritas, cioè all'originale ebraico e ai due
·Targumtm (= Paraphrases) in dialetto aramaico (= caldaico), quello
Gerosolomitano o Pale.stinese e l'altro Babilonese di Onkelos. Scende sul
;campo della letteratura ebraica, con riferimenti a una ventina di com-
(63) lbid., p. 5: « ita ego semper vera passim a falsis discernere ne, quo errore
. deceptus, a semita veritatis -aberrans, alias quoque, si quos acc-iderit mea haec scripta
..a parietibus domesticis edita in lucem, utlegant, similiter deceptos faciam aberrare».
(64) Sommario ... cit., p. 8; HIERONYMui, A PELLETTE, op. cit., p. 143~144,
(65) Cf. sopra, p. 11.
(66) Opera Omnia, vol. III cit., p. IX.
26 P. ILARINO DA MILANO
mentari dei principali rabbini; si muove con agio nella biblioteca patri-
stica e nelle opere degli scolastici, soprattutto in quelle esegetiche dello
spagnolo Tostato e di Nicola Lirano, che, con qualche altro autore, gli
dànno in alcune ques,tioni un atteggiamento scotista (67); non manca.
inoltre una buona messe di autori classici, filosofi e letterati.
L'uso scolastico dell'opera concorre a spiegare lo svolgimento ch'egli:
dà alle questioni teologiche, filosofiche e morali, oltrechè bibliche; vi tratta
della creazione, contro l'eternità aristotelica della materia, della giustizia
originale, del libero arbitrio, dell'immortalità dell'anima, dell'anima intellet-
tiva forma sostanziale del corpo, dell'onnipresenza e immutabilità di Dio~
degli angeli, del matrimonio ecc. Non si comporta soltanto da compila-
tore erudiito che distingue ed espone le varie sentenze, ma si muove da
maestro che ripensa, discute e avanza soluzioni personali (68), poichè egli
ha consapevolezza del suo compito di teologo e di filosofo. Secondo i
princìpi della scuola francescana, che fa dipendere la filosofia dalla teo-
logia, questo appassionato cultore della S. Scrittura afferma di aver sco-
perto in essa, e particolarmente nel libro delle origini di tutte le cose
create, un archivio di pregio e ben fornito anche· di tutte le cognizioni
della filosofia naturale. Pur potendo vantare una conoscenza bibliogra-
fica non comune di tanti maestri e sc6ttori, la sua anima francescana si
compiace di far derivare dall'alto, e cioè dallo studio diretto della parola
di Dio e dalla sua illuminazione, la propria scienza d'amore e d'azio-
ne (69).
Per i pregi rilevanti di quest'opera esegetica e per la singolare scien-
za scritturale del suo autore, essa non stenta, a giudizio dei moderni
biblisti, a farsi un posto di rappresentanza e a prendere fama tra la mi-
:nouveaux que je pus me procurer; ce fut envain que je cherchai le traité sur la
manière de bien précher. Il est constant qu'il n'a jamais été imprimé. li n'en existe
que quelques copies manuscrites ». Sembra, quindi, che alméno quest'ultime abbia
:avuto sotto mano.
(72) Sacra Rituum Congregatio ... Summ~rium ... cit., p. 58, § 75"
(73) Il promotore della fede tenterà di ricavare da alcune frasi amare all'in·
,dirizzo degli ebrei una obiezione contro il dominio di s. Lorenzo sui sentimenti
dell'animo; cf. Sacra Rituum Congregatio ... cit., Animadversiones..., p. 17, n, 50;
erano piuttosto sfoghi di zelo e di un sincero e abituale affétto verso di loro, che
nei contrasti cresceva di tono; cf. ibid., Responsio facti et iuris ad animadversiones,
p. 149-r50, n. 1-5.
LA PERSONALITÀ DI S, LORENZO DA BRINDISI
l'uso della lingua tedesca (74), tanto che un padre svizzero ricorda aver
egli parlato assai bene in tedesco ai religiosi durante la visita dell'anno
1602 (75); il possesso di deHa lingua lo avrà bellamente servito nelle corse
apostoliche a traverso le regioni germaniche. Ci sembra tuttavia più con-
sono alla sua qualità <li maestro e di pensatore l'aver egli disposto il ma-
teriale predicabile in un latino sobrio e conciso, in una catena di concetti
distintamente formulati, con chiara divisione ed esposizione degli argo-
menti, anzichè in una stesura per esteso delle prediche da recitarsi. Però
nei pochi esemplari di sermoni completi in italiano ritroviamo un saggio
della sua azione oratoria. Questa scaturiva spontaneamente dalla sua
emotività ed era nativamente intonata con le circostanze di luogo e di
persone, così molteplici e diverse per la varietà del suo apostolato. L'es-
sere egli scioLto da una formulazione imparata a memoria, pur avendola
fortissima, denota prontezza di sensibilità e di risorse intellettuali ed af-
fettive.
La mole e il contenùto di questi scritti di carattere oratorio misurano
l'ampiezza e la profondità della sua preparazione sempre in atto al ma-
gistero della parola. I tre quaresimali editi negli Opera Omnia, di cui il
secondo comprende tre volumi, presentano complessivamente 314 predi-
che, con un minimo di 7 e un massimo di IO sermoni· per ogni giorno
predicabile; si fa eccezione per i sabati, in cui si va da una vacanza to-
tale a un numero di 4 predid1e. Si può stabilire che egli predicò almeno
s·quaresimali: due a Venezia (1583 e 1584), e uno a Loreto (1602), a
Napoli (1605), ad Aversa (1606), a Mantova (1614), a Genova (16!5), a
Milano (16!8). Poteva quindi in questi diversi quaresimali non ripetere
mai una stessa predica. Questo preparare prediche su prediche ci dà pro-
va, anche mediante tali computi, della ricchezza predicabile della sua
cultura sacra e del suo impegno di studioso anche in rapporto alla pre-
dicazione. Per l' Adventus domenicale e altre feste e domeniche fino alla
quaresima abbiamo 40 sermoni, più 14, con da uno a cinque sermoni
diversi per una stessa data. I Dominicalia offrono 77 homiliae, spesso1 due
per domenica. Nel Sanctorde figurano 56 prediche, più 9 in italiano su
argomenti dommatico-morali.
Recitò in realtà tutte le prediche che sono schemate in questi scritti?
Data l'abituale concomitanza in lui dello studio e dell'azione, crediamo
7. - CARICHE NELL'ORDINE;
COME MINISTRO GENERALE NE RAPPRESENTA LO SPIRITO E L'ATTIVITÀ.
(78) Sacra Rituum Congregatio ... Summarium ... cit., p. 259, § 2r.
(79) lbid., p. 259, § 17.-
(80) lbid., p. 260, § 5.
(8r) Sommario della vita ... cit., p. IO•II
(82) Cf. più addietro, p .. II.
(83) Sacra Rituum Congregatio ... Summarium ... cit., p. 259, § rq.
(84) lbid., p. 285, § 1; p. 278-288.
(85) lbid., p. 294, § 7.
(86) Sommatio della vita .. , cit., p. IO,
LA PERSONALITÀ DI S. LORENZO DA BRINDISI 33
lavano i vizi, e suoleva dire che costoro distinguevano tra Frati, come si
fa tra le pecore ed agnelli, petchè le pecore dalle quali speravano il latte
e la lana di qualche interesse, le riservavano e portavano loro rispetto;
ma i poveri fratini, che non potevano più che tanto, erano come agnelli
scorticati per ogni minimo difetto » (87).
Tale dirittura lo portava a . prendere tempestivamente provve-
dimenti · radicali, anche gravi: nel capitolo della provincia di To-
losa, II aprile 1603, escluse dalle elezioni tutti i membri del de-
.fìnitorio uscente (88); in quello delle Fiandre, II ottobre 1602, tol-
se ai capitolari la nomina del ministro provinciale, impose d'au-
torità· un commissario generale e inviò in esilio il provinciale uscente, an-
che perchè era stato accusato di aver dato lo sfratto ad alcuni poveri, ab-
battendo le loro casupole per allargare il convento di Malines (89 ). La
sua sensibilità morale dovette rimanere talmente impressionata dai com-
menti maligni sussurrati intorno a questo fatto, il quale poteva anche
essere stato compiuto innocentemente, che inserì nelle ordinazioni del
capitolo una proibizione particolare dì ripetere simili procedimenti, con-
siderandoli come una violazione della giustizia sociale nei riguàrdi del-
la gente povera e come un motivo legittimo di recriminazioni da parte
del popolo (9°). Negli altri punti di queste ordinazioni, come in quelle
lasciate alla provincia elvetica (9 1 ) nel capitolo di Baden del 4 agosto 1602,
, si rileva la sua solerzia nel tutelare la povertà dall'uso anche indiretto
delle elemosine in denaro e dei legati, il raccoglimento della vita clau-
strale dal commercio con le persone del mondo, l'austerità nel vitto anche
nei pranzi d'occasione. In Spagna non solo persuase i frati a far rimuo-
vere dalla chiesa di Tarazona un monumento sepolcrale troppo sontuoso,
fatto erigere da un nobile ecclesiastico (9 2 ), ma s'indignò talmente di
fronte· alla fabbrica spaziosa ed elegante dì un nuovo convento, in lo-
(ro9) Sacra Rituum Congl'egatio ... Summal'ium ... cit., p. 83-104; Responsio
facti et iuris ..., p. 29-36.
(no) Sommario della vita ... cit., p. 20.
(rn) Sacra Rztuum Congregatio ... Summarium ... cit., p. roo.
(n2) Commentariolum autographum ... cit., p. ro-Ir.
LA PERSONALITÀ DI S. LORENZO DA BRINDISI 39
dei principi cattolici, alla corte di Madrid, per ottenere l'adesione alla
Lega e gli aiuti finanziari di Filippo III. L'impresa era complicata per
le molte interferenze delle correnti politiche europee e per le suscetti-
bilità dei vari governi. La corrispondenza diplomatica segue e commenta
con interesse i suoi passi (123). Il confessore della regina, Marghe-
rita d'Austria, che s. Lorenzo aveva diretto spiritualmente, quand'era
giovinetta a Vienna, comunicava all'arciduca d'Austria Ferdinando:
« ... ora gionse il p. Brindisi, huomo veramente senza alcun eccettione, in-
telligente, pratico delle cose di Germania, ardente nel negoziare, che spie-
gava bene e che, quello che più importa, gl'era creduto, e che sperava in
Dio, che l'andata sua dovesse essere la salute della; Germania» (124),
Se egli, dopo vari colloqui col Re, che con la coi-te gli professò sin-
cera venerazione, riportò da Madrid soltanto promesse, si sentì tutta-
via in grado ai primi di febbraio del 1610 di assicurare il Pontefice esitante
che quell'inizio era di sicuro sviluppo. Ritornato da Roma in ·Germania,
guadagnò .,altri principi alla Lega; essa nell'agosto 1610 ricevette aiuti in
denaro e in soldati dal re di Spagna e dal Papa. L'Unione protestante,
intimidita da questi armamenti, venne ad un compromesso e depose le
armi (r25).
Il duca Massimiliano richiese al Papa la permanenza di s. Lorenzo
a Monaco, come cappellano generale delle forze armate; ma l'infatica-
bile apostolo ha un momento di flessione. Il nunzio di Praga A. Gaetani
riferisce a Roma: « Il Padre .... sente particolar offesa dal freddo, per
causa del quale ha esperimentato molte volte, che i nervi se gli ritirano,
et restano perciò le membra inutili e senza moto. Teme però non senza
molta causa l'inverno d'Alemagna, massime che l'instituto della sua
Religione èhe non ammette l'uso nè di scarpe, nè di calzette, nè d'altro
habito da tener calda la persona fuor di quello, che comunemente è in
uso appresso quei buoni Padri, lo priva di quei rimedij, che sono comuni
a.gli altri ... Nè ha desiderio di lunghezza di vita, la quale spenderebbe
volonterissimo per servitio del suo Ordine et della Religione, ma non
vorrebbe haver a viver inutile e stroppiato » (126). Il card. Borghese ri-
ferisce essere « in arbitrio suo (di s. Lorenzo) assolutamente il venire in
(136) Lettera al duca di Baviera; cf. Sacra Rituum Congregatio ... Summarium ...
cit., p. 276-277; BoNAVENTURA DA CoccAGLio, Vita del beato Lorenzo da Brindisi,
2~ ed., p. 188-189, Roma, 1783.
(137) lbid.
(138) De S. Laurentio Brundusino documenta quaedam inedita, loc. cit., 1920,
t. XXXVI, p. 138-163; 1949, t. LXV, p. 122-127; Rocco DA CESINALE, op. cit., t. I,
p. 357-362; cf. sopra, n. 136.
(r39) DAVIDE DA PoRTOGRUARo, O. F. M. Cap., Il cuore di S. Lormzo da
Biindisi, in Le Venezie Francescane, 1933, t. II, p. rn5-rn8.
LA PERSONALITÀ DI S. LORENZO DA BRINDISI 47
sentiamo pulsare di nuovo nelle pagine dotte e accese dei suoi Opera
Omnia.
t P. GUSTAVO CANTINI
PROF, DI TEOLOGIA SPIRITUALE E DI STORIA DELLA PREDICAZIONE FRANCESCANA
NEL PONTIFICIO ATENEO ANTONIANO
S. LORENZO DA BRINDISI
PREDICATORE
I. - Santità.
Tra le molteplici note che compongono la personalità di Lorenzo da
Brindisi, di cui ha parlato la scorsa sera il P. Ilarino da Milano, quella
che emerge ed informa tutte le altre è la santità.
Ebbene io devo riprendere questa nota, non per lumeggiarla di nuo-
vo, ma per ripetere subito anche. qui che con essa in Lorenzo da Brindisi
si trovava in grado einiriente la nota prima e fondamentale che l'occhio cri-
stiano deve ricercare nella persona del predicatore.
E la riprendo subito, non solo perchè è nota prima e fondamentale,
ma anche perchè è lo stesso Lorenzo che mi insegna a farlo. « In praedi-
catore, dice, duo vel maxime requiruntur: Vitae sanctitas et doctrinae
veritas ». Dio, continua col dire, ricercò sempre queste due qualità nei
Profeti che mandò al popolo d'Israele; Gesù Cristo le ricerca nei predi-
catori che manda al popolo cristiano ( I4 ).
E la storia della predicazione dimostra nel modo più luminoso che
quando nel predicatore vi fu questa prima nota, questi riuscì sempre mi-
rabile nella predicazione, anche se in lui non vi erano in grado eminente
le altre qualità ricercate dai retori e dagli storici dei generi letterari. Ai
tempi del Nostro se ne aveva un esempio luminoso nel santo Arcivescovo
di Milano, S. Carlo Borromeo, di cui si dice che era un poco balbuziente,
come Mosè, ma che riuscì molto efficace anche nella predicazione (is).
(13 a) Nella scheda incollatit al secondo Qual'. ms. si legge: « Ad Rev. Pris
Laurentii a Brundusio Concionatoris Capp. Quadragesimale». Cf. S. LAURENTIUS
A BRUNDUSIO, Opera Omnia, vol. V, p. I, p. V.
(14) Opera Omnia, vol. IV, p. 416 (cf. pp. 365-366); vol. VI, p. 481.
(15) F. PANlGAROLA, Il Predicat01·e, parte I, p. 39, Venezia, 1609.
54 J?. GUSTAVO CANTINI
Per altro, la santità nel predicatore deve avere un suo tono speciale;
perchè se è vero che tutti i predicatori dovrebbero essere santi, è anche
vero che non tutti i santi sono predicatori. Chi vive nella solitudine « con-
tento nei pensier contemplativi», come si esprime il Damiani in Dan-
te (16), sarà santo, ma non predicatore, almeno nello stretto senso della
parola. Per questo io devo uscire dalle generali e portare la mia ricerca
sopra l'elemento specifico che si deve ritrovare nella santità del predi-
catore. Esso si chiama vacazione divina all'apostolato, ed è su questo che
richiamo la vostra attenzione.
3. - Investitura ufficiale.
Ed eccoci arrivati al punto culminante, nel quale il suo desiderio ar-
dente di essere ministro di Cristo nella predicazione, riceve la consacrazio-
ne o investitura ufficiale, per cui egli diventa predicatore nello stretto senso
,della parola, vale a dire, la licenza a predicare per parte dei suoi Superiori.
Due cose da osservare in questa investitura: la persona che lo investì
a predicatore, l'ordine gerarchico che egli aveva quando fu dichiarato pre-
dicatore. Fu il Ministro Generale che gli dette tale investitura, e ciò in
piena conformità alla Regola Francescana, la quale dice: « Nessuno ardi-
sca di predicare al popolo, se prima dal Ministro Generale non sia stato
esaminato ed approvato e non gli sia da lui concesso l'ufficio della pre-
dicazione» (27). Ai tempi del Nostro i Pontefici avevano concesso anche
.ai Provinciali la facoltà di autorizzare a predicare (28), Lorenzo la ebbe
direttamente dal Generale, ed è probabile che fosse dispensato dall'ordi-
naria procedura degli esami, dato che si conosceva per altra via la sua
abilità a predicare, cosa anche questa prevista dalle leggi ordinarie (28a).
Egli ebbe l'investitura da semplice Diacono, ed è pure questo uno
dei punti che pone in rilievo Leone XIII nella Bolla di Canonizzazio-
ne (28b). Cosa giustissima, perchè ciò era un'eccezione; però in quel tem-
(29) Cf. G. CANTINI, O. F. M., I Francescani d'Italia di fronte alle dottrine lu-•
terane e calviniste durante il d11quecento, p. n7, Roma, 1948.
(30) Vie, p. 206.
S. LORENZO DA BRINDISI PREDICATORE 59
quanto offre una suppellettile di dottrine sacre da servire al ministero della
predicazione; e da tale punto di vista io devo affermare che la sua scienza
sacra ed anche quella profana erano non comuni.
Tale patrimonio di cognizioni sacre ei lo potè acquistare .sia con gli
studi già fatti prima di entrare nell'Ordine, sia con la formazione scien-
tifica che ricevè nell'Ordine, dove, come dimostra il P. Ilarino Fel-
der, ai tempi di Lorenzo gli studi anche nel suo Ordine erano sufficien-
temente organizzati in vista della predicazione (3 1); sia con l'applicazione
personale a certi studi specialmente da lui preferiti.
(31) Gli studi nell'Ordine dei Cappuccini nel primo secolo di sua esistenza·
(trad. dal tedesco), in L'Italia Francescana, 1931, t. VI, pp. 32-42.
(32) Collationes in Hexafoieron, col. XIX, n. 8, in Opera Omnia, t. V, p. 42r,.
Quaracchi, 1891
(33) Enchiridion Biblicum, n. 72.
(34) HrnRONYMUs A PELLETTE, op. cit., p. 57.
(35) Opera Omnia, vol. II, p. I, pp. 7-8.
60 P. GUSTAVO CANTINI
Oh! se gli esegeti del Seicento avessero seguito tutti le orme di Lo-
renzo ! non sarebbero caduti in quei sensi mistici, più di una volta
strani, dei quali si lamenta giustamente il P. Paolo Segneri nella Pre-
fazione al suo Quaresimale, perchè, pur troppo, dagli scritturistici, quei
sensi strani passavano a far bella mostra di sè sopra il pergamo (36).
Ma di ciò si occuperanno altri; qui preme di delineare sempre me-
glio nei suoi particolari la persona del predicatore. Poichè la figura del
predicatore ~i concretizza in un complesso armonico di qualità personali,
le quali, se per altri possono essere trascurabili, non lo sono per chi ha il
compito di parlare della persona del predicatore.
6. - Qualità personali.
Il retore Enrico d'Isernia nella famosa lettera pubblica indirizzata a
S. Bonaventura, dice che tre sono le. cose che formano il perfetto ora-
tore: membrormn commensuratio, vox, et gestus, e soggiunge che tali
tre qualità difficilmente si ritrovano unite in una sola persona; ma quando
vi si ritrovino, l'elevano .al più alto grado di perfezione e ne fanno una
specie di miracolo (37). L'occhio cristiano nel predicatore di Cristo ricerca
altre qualità oltre le enumerate dal retore. d'Isernia; ma nemmeno le tra-
scura, anzi le prende in esame. Le hanno prese e le prendono in esame
gli stessi trattatisti di arte oratoria, medievali e moderni, e sono prese in esa-
me dagli stessi Superiori che devono concedere l'autorizzazione a predicare.
Così S. Bonaventura nel suo opuscolo: Determinationes quaestionum circa
Regulam Fratrum Mi?iorum,. quandò viene a parlare delle condizioni
che i Superiori ricercavano in colui, cui veniva confidato il ministero della
predicazione, come terza condizione assegna la seguente: « Quod non
sit valde notabiliter deformis in corpore, videlicet, nimis brevis, vel crassus,
vel gibbosus, vel aliter turpiter deformatus, ne per hoc eius praedicatio
despectui et risui habeatur » (38).
Dopo di che rivolgiamo ancora una volta lo sguardo sopra il nostro
Predicatore, non per rintracciare se in lui vi erano tali difetti, ma per am-
mirare, anche qui, le varie qualità che Dio gli aveva dato per farlo suo
a) ritratto
La descrizione somatica di Lorenzo la tolgo dalla sua vita, scritta da
un anonimo francese, Accademico degli Arcadi di Roma, data alle stam-
pe nel 1784, il quale si mostra molto bene informato riguardo al nostro
Santo, perchè ha lavorato sopra i processi informativi di beatificazione e
canonizzazione. Eccola: « Era di statura assai alta e ben proporzionata;
il suo aspetto era grave e serio, e pur tuttavia spirava bontà. La sua fronte
era larga e spaziosa, i suoi occhi vivi e penetranti, e rivelatori dei rari ta-
lenti che erano in lui riuniti. La sua bocca era sorridente, la sua barba
lunga e folta, ed intieramente bianca nei suoi ultimi anni. La sua faccia
oblunga ed estenuata a causa deì suoi continui viaggi e delle sue austerità
ed anche· per le sue abituali infermità. Ma ciò non impediva che alla fine
della sua vita ed anche dopo morte il complesso della sua fisionomia non .
rivelasse un uomo fatto per grandi cose » (4°).
Sarebbe bene .analizzare ad uno ad uno questi vari elementi, ma il
tempo non mi concede di farlo che di alcuni.
b) sguardò
Gli occhi. Lo sguardo è stato sempre un elemento di grande efficacia
nell'oratore. Per non ricordare che un famoso predicatore dei tempi no-
stri, che cosa non si è scritto del P. Agostino da Montefeltro per quei due
suoì occhi, che penetravano nell'anima e vi suscitavano qualcosa che non
era possibile esprimere a parole? (4r ). Ebbene sentite che cosa dice di
Lorenzo un teste chiamato a deporre nel processo informativo di Milano:
« Pareva che dagli occhi suoi mandasse certa fiamma di severità e di piace-
volezza, che attraeva a sè ed atterriva. Spirava un non so di sovraumano,
che mostrava l'interna santità di lui» (4 2 ).
c) aspetto
L'aspetto . « Nella faccia pareva un S. Paolo», dice lo stesso testi-
mone (43). Il ravvicinamento di Lorenzo a S. Paolo fu senza dubbio ispi-
rato al teste dalla barba, nota caratteristica dei Minori Cappuccini, e che
in Lorenzo aveva qualcosa di singolare, come abbiamo udito. Ora non
va taciuto che ciò piaceva tanto nel Cinquecento, che il portare la barba
era diventato una specie di ambizione, specie nei predicatori. Il Conven-
tuale Musso portava la barba, e lo stesso faceva il Panigarola deì Minori;
ed a me fu dato incontrarmi in una disposizione capitolare tenuta dai
Padri dell'Osservanza nel 1563 alla Verna, in cui si proibisce ai Frati di
coltivare la barba, anche sotto .il pretesto di predicazione (44).
Iddio concesse a Lorenzo anche questo dono, ed egli in piena ar-
monia con la Famiglia religiosa che aveva abbracciato, lo fece servire alla
gloria di Dio ed al bene delle anime, armonizzandolo col suo ardente
zelo di guadagnarle a Cristo.
d) voce
Al suo aspetto ed alla sua voce accenna pure Leone XIII nella Bolla
di Canonizzazione, quando ricorda la donna vana, che andò, a Venezia,
per mera curiosità, ad udire il nuovo predicatore dei Minori Cappuccini,
di cui già si dicevano meraviglie; ma « Eius aspectu et voce ita commota
est ut illico conscientiae suae labes expiari voluerit » (45).
e) vis oratoria
Aggiungete al complesso di tutte queste belle qualità enumerate la
vis oratoria, vale a dire, come Lorenzo ricorda (46), « il modo di pronun-
ziare atto, conveniente, venusto, grato», la voce, lo sguardo ispirato, l'e-
spressione del volto, tutta la persona che ravvivava la parola che gli fluiva
dal cuore, e voi avrete viva davanti agli occhi la persqna di questo evan-
gelico predicatore. Si legge di S. Francesco che quando predicava « de
toto corpore fecerat linguam )> (47); si ripeteva qualcosa di simile anche in
Lorenzo da Brindisi. Anche qui parlano i testimoni oculari. « Predi-
cava con tanto affetto e spirito che dopo la prima e la seconda parte, ab-
bassandosi, come è usanza dei predicatori, discopriva la faccia tutta ba-
gnata di lacrime » (48). « Quanto al suo modo di predicare è cosa no-
toria .che lui predicava con tanto spirito e fervore, che mostrava gran-
dissimo zelo della salute delle anime» (49). Ma la testimonianza più
bella di ciò l'abbiamo in un suo ritratto ripreso come predicatore, che gli
fu fatto lui vivente, verso il 1610, dal pittore Pietro Labruzzi, e che si
conserva nel convento di Montughi a Firenze. Bisognerebbe poterlo proiet-
tare qui e voi avreste la prova sensibile di quello che potè essere la figura
di questo straordinar.io predicatore (so).
Così si ripetevano anche per Lorenzo nostro gli spettacoli belli che si
leggono di S. Francesco, di S. Antonio di Padova, di Bertoldo da Ratis-
bona, di S. Bernardino da Siena, di Roberto Caracciolo e di tanti altri.
Lo spettacolo bello, cioè, di uomini e donne, grandi e piccoli, uomini del
volgo ed uomini scienziati e costituiti in dignità, che accorrevano in folla,
qualche volta davvero oceanica, non precettata, ma spinta dal desiderio
di vedere e di udire il santo Predicatore, di cui parlano comunemente i
testi oculari, ed i suoi biografi (51).
Per quanto si voglia attenuare un tal fatto, giachè il predicatore era,
in quei tempi, l'idolo del giorno (52), sarà sempre vero che tali uomini
(53) Opera Omnia, vol. VII, pp. 45-57, 287-340; vol. VIII, pp. n3-n4.
(54) Opera Omnia, vol. V, p. I, p. 50. Cf. vol. VII, p. 42. Anche le creature
insensate predicano.
S. LORENZO DA BRINDISI PREDICATORE
gerli ad uno ad uno, per meglio vedere quale alto concetto Lorenzo
avesse della predicazione. Dirò solo che là dove Lorenzo vede i Profeti ·
. mandati da Cristo si sente un'eco delle .parole di Agostino: « Quantos
praedicatores fecit Verbum apud Patrem manens ! Misit Patriarchas, mi-
sit Prophetas, misit tot et tantos praenuntiatores suos. Verbum manens
voces misit, et, post ultimas praemissas voces, unum ipsum Verbum venit,
tamquam in vehiculo suo, in voce sua, in carne sua» (55).
Gesù Cristo venne nel mondo per ricondurre il mondo al culto del
vero Dio, per mezzo della predicazione (56). Il primo che predicò, come
precursore, il suo Evangelio, fu S. Giovanni Battista (57). L'Evangelista
S. Luca si sofferma in modo insolito a dçscrivere la predicazione di Gio-
vanni, perchè la predicazione è in certo modo il fine dell'incarnazione:
« Praedicatio finis quodammodo incarnationis est » (58).
Non contento di aver mandato il Battista, facendo ritorno al cielo,
mandò gli Apostoli e gli altri suoi discepoli, perchè predicassero il Van-
geloin tutto il mondo (59 ). Gli Apostoli, uomini senza alcuna autorità,
deboli e senza scienza, furono fortificati e resi sapienti ed eloquenti per
mezzo dello Spirito Santo (60), per questo la loro predicazione fu quante
altre mai fruttuosa (6r). Chi non è mandato a predicare dalla legittima
autorità è uno che non entra per la porta, ma per la finestra (62 ).
Per ciò ogni predicatore è un angelo del Signore ed un ambasciatore
divino: « Quamvis natura homo terrenus sit, non Angelus coelestis »
come quello che annunziò ai pastori la nascita di Cristo (63), La predica-
(55) In Natali S. /oannis Baptistae, sen110 88, n. 4, in P. L., t. 38, col. 1306.
(56) Opera Omnia, vol. VI, p. 4r2.
(57) Opera Omnia, vol. VIII, pp. 47-48, 320.
(58) lbid., p. 320.
(59) lbid., pp. 321, 344.
(60) « Apostoli autem, cum viles essent homunciones, nulla àuctoritaté, aut
dignitate in mundo praediti, nulla sapientia, scientia àut eloquentia instructi, nulla
animi fortitudine donati, sed omni ex parte confusibiles hominés, nullo pacto per
sese potuissent. universo mundo sacrosanctae fidei salutaria persuadere mysteria. Pro-
mittit ·e:rgo Christus Spiritum Sànctum, qui éos idoneos effecturus erat ad tantum
munus exequendum per coelestium divinarumque virtutum collationem ». Domi-
nicale I, Dom. infra Oct. Ascensionis; Opera Omnla, vol. VIII, p. 45.
(6r) Opera Omnia, vol. II, p. II, p. 199; vol. VII, p. 288: « Magna res est
munus evangelicae praedicationis, munus ac functio piane divina.· Si enim magna
opus fuit potentia, sapientia et bonitate ad creandum mundum, nihilo minori opus
est ad convertendum ac iustifìcandum peccatorem cum sit difficilius opus ».
(62) Opera Omnia, vol. II, p. III, pp. 317, 323.
(63) Opera Omnia, vol. VII, p. 344.
66 P. GUSTAVO CANTINI
a) polemica
Non mi arresto sopra la terza, perchè entrerei con l'aratro nel campo
.:riservato a chi dovrà parlare di lui come polemista. Dirò solo che Lorenzo,
.anche quando era a Praga ed in Baviera, accanto alla confutazione ed alla
polemica contro le pestifere dottrine luterane, predicò molto, anzi tutti
i giorni, anche ai Cattolici, dato che molti capivano l'italiano, e lui pos-
sedeva il tedesco in modo da potere, al bisogno, predicare. E viceversa,.
nelle sµe prediche. al popolo d'Italia ebbe, non di rado, sino dall'inizio
della sua predicazione, spunti polemici contro le dottrine luterane.
Nel mio recente modesto lavoro dal titolo: I Francescani d'Italia di
fronte alle dot~rine luterane e calviniste durante il Cinquecento (69), non
ho parlato di lui, unicamente perchè, èssendomi imposto di non oltrepas-
sare il Cinquecento, rion lio parlato di coloro che sono morti nel Seicento,
come non ho parlato del Ven. Bartolomeo da Salutio ( t 1617). Oggi
sento che .era bene parlare anche di Lorenzo da Brindisi, perchè la sua
pi;èdicazione al popolo d'Italia ei la svolse quasi tutta durante il Cinque-
cento, e neUe sue prediche o omelie, tanto in quelle in lingua latina come
neìle 9 pervenuteci in lingua italiana, batte in breccia contro le dottrine
luteran~, Anzi in quelle in lingua italiana, che io giudico delle prime da
h;ii cornj:>.Qste, appare anche troppo irruente. Eccovene un brano. E' tolto
dalla predica che parla Della necessità delle buone opere. Dopo aver di-
mostrata la necessità delle opere sopra tutto col fatto che Dio pose Adamo
nel paradiso terrestre perchè lo operasse, Lorenzo esclama:
« Ah! donque, e che andate voi dicendo, maledetti eretici, alberi in-
fruttuosi, nemici di ogni giustizia, figlioli del diavolo, bocche infernali,
sinagoga di satana, sentina di ogni vizio, demoni in carne umana, anticri-
sti, veri membri di satanasso, vasi di perdizione, zizzania del fuoco eter-
no, che trasferite la grazia di Dio in lussuria et ogni vera virtù in vizio,
che non bisogna operare, ma basta la fede? » (70). Sembra di sentire Gio--
vanni da Fano nel primo capitolo del suo Incendio di zizzanie luthera-
ne (7r). Quanto è diverso nelle omelie latine, dove pur confuta le stesse
errate dottrine! Vi segnalo quella della 13 domenica dopo Pentecoste, che
si ha nel terzo Quaresimale, dove si trova un bellissimo procedimento
oratorio, che~ il seguente. Nella Legge di Mosè vi sono 613 precetti; Isaia
li ridusse a sei; David nei Salmi li ridusse a quattro; Michea li ridusse a
tre; di nuovo Isaia nel capo 56 li riduce a due; Gesù Cristo li riduce ad
uno: Fides tua te salvum fecit. Ma come deve essere tale fede? E qui, ec-
co l'esame della fede, la quale a nulla vale senza l'adempimento dei co-
mandamenti di Dio (72 ).
b) predicazione ai Fedeli
Le predicazioni che Lorenzo ha tenuto ai fedeli sono, specialmente,
le due predicazioni classiche: quella del grande digiuno, la quaresima, e
quella avventuale. E' risaputo come il Croce abbia scritto che nel Seicento
in Italia, il carnevale finiva nelle pubbliche piazze il giorno del martedì
grasso per continuare poi nelle chiese durante la, quaresima. E' uno dei
tantì paradossi che furono detti riguardo alla predicazione. Che anche
qui si sia infiltrata, non di rado, un poco di mondanità, nessuno lo nega.
Ma la predicazione quaresimale ha fatto e fa sempre del bene, quando
Dio manda alla sua Chiesa predicatori del calibro del nostro Lorenzo.
Conosciamo un discreto numero di luoghi dove egli ha tenuta la
predicazione quaresimale. Incominciò a Venezia a S. Giovanni nuovo,
nel r58r, e si ebbe la bella conversione della donna vana altrove ricordata;
seguì Verona .poi Padova, dove era stato studente, e quindi Bassano (73).
Qualche tempo appresso venne Pavia. Fu questa la predicazione che lo
fece uscire dalla comune schiera, per l'influsso che gli esercitò sopra quel-
la università di studi. I goliardi universitari, lo si sa, furono sempre un
poco scapestrati; ma sembra che quelli di Pavia portassero in ciò un certo
primato. Anche il Panigarola, che vi aveva studiato un venti anni prima,
corse pericolo di farvi naufragio. Nel 1585 l'Università di Pavià non era
mutata, ed i reggenti, per farvi argine, stimarono bene di chiamare il Brin-
disi, che già incominciava ad avere un nome non solo per la sàntità della
vita, ma pure come dotto e valente oratore. L'aspettativa non fu delusa.
L'anonimo scrittore della sua vita la descrive così: « Lorenzo procurò
prima di tutto di insinuarsi in loro e di guadagnarseli con le attrattive del-
la dolcezza e con gli inviti di una carità che sa compatire; poi fece un
quadro vivo del vizio ed un ritratto bello della virtù; spianò loro cosl
bene la via del ritorno a Dio, che la maggior parte di loro aprì gli occhi
sopra lo smarrimento morale, nel quale erano caduti, che si affrettarono
a convertirsi al Signore» (74).
Da questo tempo le sue predicazioni quaresimali cessano dì avere un
ritmo regolare, o almeno non le ho trovate annotate dai suoi biografi.
Ciò si deve ai 1uolteplici incarichi che gli furono affidati. Per altro i bio-
grafi si danno curà di annotare che dovunque egli andava per ragione
del suo ufficio, sia come Provinciale, e lo fu in diverse Provincie, sia come
Visitatore generale, sia come Generale dell'Ordine, sempre e dovunque,
religiosi e popolo facevano a gara per udire la sua parola che sapeva sì
bene trovare i segreti dei cuori. Il fatto richiama alla memoria il Gene-
rale s. Bonaventura, di cui sappiamo che dovunque si recasse, in Italia ed
all'estero, sempre e d()!llunque, era pregato di parlare, perchè egli sapeva
aprire i tesori delle Scritture e penetrare nelle anime, illuminandole ed in-
fiammandole.
Delle predicazioni quar'esimali tenute da Lorenzo quando era già su-
periore o aveva incarichi nell'Ordine, bisogna ricordarne quattro. La pri-
ma a Ferrara nel 1598, la seconda a Napoli nel 1605, la terza ad Aversa
nel 1606, la quarta a Milano nel 16!8.
La prima, quella di Ferrara, fu celebre perchè Lorenzo ebbe tutti i
giorni come uditore il Pontefice Clemente VIII. Lorenzo aveva solo 39
anni e come Visitatore generale, visitava la Provincia veneta. Il Sommo
Pontefice lo arrestò a Ferrara, ove Ei dimorava, e volle che in quell'anno
vi predicasse la quaresima. Il Pontefice e la sua corte concepirono grande
stima del giovine predicatore (75).
Merita una speciale menzione la quaresima di Napoli tenuta nel 1605,
perchè in qùel tempo egli era Ministro Generale del suo Ordine, che ave-
va ormai conventi e Provincie anche all'estero, e quìndi non dovevano es-
sere nè poche nè piccole le sue preoccupazioni come Superiore. E si noti
che egli si trovava nel regno di Napoli in visita pastorale, e quindi le sue
cure erano anche maggiori. Ma che cosa non può lo zelo nell'anima di
un Santo?
Comunque una predicazione fatta da un Generale di Ordine è sem-
pre cosa da essere rilevata, molto più che da un testimone presente a tale
predicazione sappiamo che Lorenzo predicava due volte al giorno; la
mattina, secondo il solito, alla Messa conventuale o capitolare, sopra la
pericopa evangelica del giorno, e nel pomeriggio sopra la Vergine Ma-
dre di Dio (75a).
A predicare là quaresima ad Aversa nel 16o6 lo volle il Card. Spi-
nelli, che ne era Vescovo. Lo aveva conosciuto e sentito nel 1599 quando era
Nunzio a Vienna e Lorenzo vi andò come Commissario destinato a tra-
piantarvì la nuova riforma francescana. Lorenzo giunse ad Aversa con-
valescente di un grave attacco di gotta, suo incomodo abituale; e dopo
avervi predicato con grande frutto, ne ripartiva per recarsi un'altra volta
(75) Loc. cit., p. 88; HIERONYMUS A PELLETTE, p. 93. Teste, Adamo da Rovigo.
(75a) HrnRONYMUS A PELLETTE, op. cit., pp. u, ro5-ro6.
S, LORENZO DA BRINDISI PREDICATORE
(76) HIERONYMUS A PELLETTE, op. cit., p. 12; Vie, pp. 160, 174.
(77) HrnRONYMUS A PELLETTE, op. cit., p. 17; Vie, pp. 244, 252.
(78) Per più ampie notizie sopra tale predicazione cf. P. A. Zuccm, O. P.,
ll predicatore degli ebrei in Roma, in Memorie· Domenicane, 1934, t. LI, pp. 200-
205, 255-264, 313-321.
(79) Bullarium Romanum, t. VIII, pp. 487-488, Augustae Taurinorum, 1863.
72 P. GUSTAVO CANTINI
(94) Cf. S. LAURENTIUs A BRUNDUsro, Opera Omnia, vol. II, p. I, pp. XIV-
XXIII.
(95) Cf. ibid., pp. XIX-XXI.
(96) HIERONYMUS A PELLETTE, op. cit., p. 181.
(97) « Non vèdi (dicono gli uditori al predicatore che li ha rimproverati di
poca devozione alla Vergine) che continuamènte si viene al sermone della Santis·
sima Vergine, et all'hora si sente una compuntione di cuore». Cf. ANTONIO DI
S. STEFANO O. F. M. Obs., Quaresimale evangelico, p. 228b, Venezia 1678.
P. GUSTAVO CANTINI
gine (98). Lorenzo ha seguito questo uso, e per me il suo Mariale, quello
riunito. da lui, non è che la raccolta di sermoni predicati in giorno di sa-
bato durante le quaresime. Le didascalie ,che si trovano premesse ai sette
sermoni che hanno per soggetto le visioni dell'Apocalisse dicòno chiaro
che essi furono predicati nei sabati di quaresima; ma io credo che si deb-
ba dire Io stesso anche degli altri gruppi, al che ci autorizza un testimone
chiamato a deporre nel processo apostolico di Napoli (1626-1628): ~ So
che predicando le Quadragesime intiere faceva la mattina la predica ordì-•
naria corrente, e la sera poi ogni giorno predicava in lode della Madonna
Santissima, e questo io l'ho inteso in particolare in un Quaresimale, che
fu in questa città di Napoli nell~ Chiesa dello Spirìto Santo, che avrà ven-
titrè anni in circa; et in quel tempo era Generale della Religione » (99 ).
Non sempre ed in tutte le quaresime avrà predicato ogni giorno in lode
della Madonna.
Gli editori hanno riunito nel Mariale i sermoni sopra la Vergine tro-
vati nei vari codici manoscritti. Altri ha criticato questo fatto; io non
disapprovo, chè i vari sermoni sopra la Vergine sono cosa a partie e non
hanno nessi necessari con gli altri sermoni; per .altro bisognava riunirli
tutti; mentre vi è un altro gruppo di sermoni mariani, tenuti dal nostro
Santo in giorno di sabato durante la Quaresima, non riuniti nel Mariale,
e sono i tre che si trovano nei volumi riproducenti il secondo, Quare'SÌ-
male (roo). Anche in questo, Lorenzo, nel sabato, parla della Vergine,
ma usa un procedimento diverso; invece di prendere come guida dei
suoi sermoni o l'Ave Maria, o il Magnificat ecc., si appoggia sopra il
V angelo del giorno e lo applica alla Vergine, e parla delle grandezze e
privilegi che Dio concesse a Maria.
Io non conosco autori che abbiano preceduto Lorenzo su questa via;
conosco però uno che gli è venuto dopo, ed è il P. Lorenzo da S. Ste-
fano sopra ricordato. Sarebbe cosa assai interessante, almeno dal nostro
punto di vista, potere positivamente stabilire che Lorenzo è stato il primo
a battere tale via.
(98) Cf. Delle prediche quad1'agesimali sopra l'epistole et evangeli correnti ...
et sopra il cantico di Maria per li sabbati, Veneti~, 1596.
(99) HrnRONYMUS A PELLETTE, op. cit., pp. rn5-rn6.
(mo) Opera Omnia, vol. V. p. I, pp. ro6-n3, 433-442; p. II, pp. 286-290.
Non posso astenermi dall'invitare il lettore a leggere il sermonè del sabato dopo la
prima domenica di quaresima (cf. ibid., vòl. V, p. I, pp. 433-442) così pieno di
slancio è così lirico.
S, LORENZO DA BRINDISI PREDICATORE 77
(103) Chi si prendesse l'incarico di confrontare tra se stessi i vari sermoni che
il Brindisino ha stèso sopra ciascuna pericopa evangelica, di tali ripetizioni ne po-
80 P. GUSTAVO CANTINI
c) esaminando i sermoni
Dopo l'elemento numerico, dobbiamo prendere in esame un altro
elemento pure quantitativo, che ci aiuterà a formulare un giudizio, per
guanto è possibile, oggettìvo. Voglio dire, la lunghezza di questi mol-
teplici sermoni, che si presenta così svariata.
So bene che i sermoni non si compongono col centimetro alla mano:
ma quando da una parte sì trovano sermoni molto lunghi e dall'altra
molto corti, e ciò non si verifica una o due, ma uno svariato numero
di volte, e si verifica non regolarmente, ma in modo irregolare, mi pare
che si possano ripetere le parole di Agostino, che cioè, tutte queste cose
iìiientos nos faciunt, innuunt aliquid. Ciò si verifica non in un solo, ma
in tutti i.sei volumi recensiti. E si noti, che io non parlo nè dei frammenti
o di. altri sermoni che gli editori hanno creduto bene porre in appendici;
ma parlo di quelli che hanno il loro bravo indice sintetico-analitico in
fine di ogni volume. Ebbene basta anche percorrere semplicemente que-
sto indice, per accorgersi della varietà in parola. E l'osservazione rimane
vera, non solo se si confrontano tra se stessi i sermoni di uno stesso giorno
dello stesso volume, dove quelli designati come alia homilia, in generale,
sono più corti della prìma homilia; ma anche se si confrontano queste
prime. omelie sia tra se stesse, in uno stesso volume, sia, e molto più, se
facciamo il confronto tra quelle dei diversi volumi. Esempi.
Prendendo come misura i numeri romani che dividono in vari punti
1e omelie, mettiamo a confronto tra loro i vari sermoni sopra la Passione.
Nel quarto volume si ha un solo sermone o omelia, che consta di XIV
punti (rn4). Nel quinto volume si ha una prima omelia che consta di 5 pun-
ti; una seconda che consta di 66 punti (vera storia della Passione narrata,
punto per punto, in modo di oratorio); e.una terza che ne comprende 13.
Nel sesto volume vi sono due omelie, ed una· comprende 7 punti e la
seconda 14 !
Si ha la stessa impressione se si scorre l'Avventuale. Nella domenica
di Settuagesima la prima omelia consta di soli 5 punti,· 1a ·seconda di r3,
e la terza di 5. NelDominicalia, la terza domenica dopo Pasqua del primo
Domenicale ha una sola omelia con due soli punti molto brevi, e l'unica
omelia dell'Ascensione del secondo Domenicale ne ha solo tre pure bre-
trebbe segnalare un buon numero. Ecco due luoghi dove appaiono ripetizioni; Ope~
ra Omnia, voi. IV, pp. 472, 480; voi. VII, pp. 321, 325.
(ro4) Opera Omnia, voi. IV, pp. 508-535.
S. LORENZO DA BRINDISI PREDICATORE Sr
tro le osservazioni fatte, mi pare che non si possa adoprare una sola pa-
rola per deslgnarlo; bisogna distinguerlo in varie parti.
Se si esaminano i 9 componimenti in lingua italiana, mi pare che
non vi possa esser dubbio che essi siano da chiamarsi prediche a soggetto,
e qualificarle in se stesse .finite, come diremo tra breve. Qui aggiun-
go solo che esse sono per me i primi lavori del Santo. Non è cosa
difficile a provarsi. Prima di tutto è sicuro che esse sono prediche fatte in
quaresima e predicate a Venezia, come lo dice chiaro un paragone che
si trova nella sesta predica (Cristo Principe di Dio savio, potente e mise-
ricordioso), dove il Brindisino, per far capire ai Veneziani la moltitudine
che era a Gerusalemmr quando Cristo scacciò dal tempio i suoi profa-
natori, scrive: « Era una fiera fatta in una città di tanta importanza,
quanto era Gerusalemme; fatta in un tempo tanto solenne, quanto era
quel solennissimo della pasqua; in luoco tanto sacro, quanto era il tem-
pio, di che magnificenza esser dovea ! Era appunto, Signori, come la vo-
stra Sensa (Ascensione), che fate voi a S. Marco» (ro6). Dopo di che
mi sembra fondata la conclusione che le prediche in lingua italiana sono
il residuo delle quaresime tenute a Venezia, quando iniziò la sua predi-
cazione.
I componimenti in lingua latina non sono sicuramente reportati, per-
chè i codici che li contengono sono tutti autografi. Non sono puri e sem-
plici schemi, che il Card. Federigo Borromeo chiama scheletro del ser-
mone (rn7).
Se alcuno volesse chiamare omelie in sè finite le tredici che si hanno
nel secondo Domenicale sopra ricordato, io non avrei nulla di sostanziale
da opporre. Ve ne sono poi diverse, qua e là, alle quali manca poco per
essere annoverate tra le omelie vere e proprie (108).
Delle altre, per dare un giudizio esatto, bisognerebbe esaminarle ad
una ad una; ma in generale si può ripetere quanto dicono gli editori del-
l'Opera nella Prefatione al quarto volume: « Neque tamen perfectas ela-
boratas homilias, unde ars oratoria S. Laurentii ad vivum depingi possit,
expectaveris; sunt enim potius epitomae sat copiosae, seu ut ipse Auctor
<lixit, "sìlvae ", non praelo, sed usui proprio destinatae, promptuarii instar
quo materia modo provisorio congereretur, occasione data proprie elabo-
randa >> ( ro9 ).
A me Lorenzo è apparso uno che stende ampiamente il materiale
che dovrà dire dal pergamo; nella stesura, portato dal suo amore per
le anime, ha pure, non di rado, veri e propri slanci infocati; ma nel com-
plesso è l'uomo più preoccupato di fissare il senso delle parole che si tro-
vano nella pericopa evangelica presa a spiegare, e di raffrontarla con altri
testi più o meno paralleli della Scrittura, che l'uomo il quale, in procinto
di parlare ad un uditorio tiene presente quello che gli dirà.
Nel trecento si incontrano molti scrittori che preparano materiale
predicabile, a cui danno il nome di Postille. Si potrebbe dare un tal nome
anche alle omelie del Brindisino, qualora, però, si escluda da un tal no-
me il significato di cosa molto arida, perchè quelle del Brindisino non
sono così. Chiamiamole larghe stesure dì commenti oratori sopra le pe-
ricope evangeliche· che si leggono durante tutto l'anno nella Liturgia, ov-
vero, anche, linee luminose e considerazioni sopra le dette pericope evan-
geliche.
d) la tecnica
Se fosse pervenuto sino a noi il trattato « Modus concionan-
di » che gli viene concordemente attribuito, ma di cui si sono
fatte da tempo immemorabile ricerche senza poterlo ritrovare (no), sa-
rebbe molto facile dire come egli.concepiva il sermone, e come quelli che
ci ha lasciati corrispondano alla sua teoria. Ma pur troppo, mancando ta-
.le base, bisogna procedere per vie indirette, guardando, cioè, attentamente
i suoi scritti.
A me, leggendo tali scritti, sono tornati in mente due autori. Il pri-
mo è l'inglese Roberto di Baseworn Domenicano, il quale nella sua For-
ma praedicandi, pubblicata dal P. Charland, dice che due sarebbero le
principali maniere di comporre il sermone, quella francese che fa capo
all'università della Sorbona e quella inglese, che fa capo all'università di
Oxford; premette per altro ,che quando scriveva (verso il 1320) « quanti
sono i buoni sermocinatori, tante sono, in concreto, le forme che si danno
ai sermoni» (in). Il secondo è il P. Francesco Panigarola, che, richiesto
a proposito, non perdendo un accento, non ismarrendo una sillaba, non tralasciando
un punto, allora dicesi essere un bravo e meraviglioso predicatore ». E continua
per una pagina a fare l'ipotiposi del predicatorè. Cf. T. GARZONI, Piazza universale
di tutte le professioni del mondo. Discorso III, pp. 37-38, Venetia, 16!7.
(n4) Opera Omnia, vol. V, p. I, pp. 23-24. E altrove: « Malum signum est,
fratres mei, signum perditionis est cum displicet veritas ... requirere in sacra praedi-
catione inanem philosopmam, vanas, historias, poetica figmenta flores rhetoricos,
pruritum aurium et non puram et simplicem veritatem pro salute aeterna ». Opera
Omnia, vol. VII, p. 323.
(n5) Lib. IV, cap. IV, in P. L., t. 34, col. 9r.
86 P. GUSTAVO CANTINI
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(120) « Un concetto predicabile è un arguzia (un'espressione arguta che
cela qualcosa) leggermente accennata dall'ingegno divino, leggiadramente svelata
dall'ingegno umano, e rifermata con l'autorità d'alcun sacro scrittore». Cf. Il cano-
chiale aristotelico, o sia Idea dell'arguta et ingegnosa elocittione, p. 4r, Venètia, 1862.
Emanuele Tesauro è il teorico del concetto predicabile e lo battezza come ìI ritro-
vato più splendido del tempo, mentre a noi apparè spesso cosa molto goffa. Ma il
concetto predicabile non incomincia con E. Tesauro, ed io non saprei contradire sè
uno dicesse che anche in Lorenzo se ne incontrano tracce. Si può citare l'omdia
terza sopra l'Ascensione (Opera Omnia, vol. VIII, pp. 30-35), dove il Santo, pro-
postasi la difficoltà come poteva esser vero che Gesù, mentrè saliva al cielo, potesse
dire: Ecce vobiscum sum usque ad èonsummationem saeculi, introduce fa Chiesa
· militante è la Chiesa trionfante a perorare ciascuna la propria causa davanti al trono
di Dio, il quale dirime la questione col decretare che Gesù rimarrà sopra la terra
nell'Eucaristia e salirà col suo corpo glorioso al cièlo.
S. LORENZO DA BRINDISI PREDICATORE
non servono sempre per l'uso pratico della predicazione (121). Quindi il
,suo, come si è detto, non è sfoggio di erudizione, ma fine pratico che ei
vuole raggiungere, spintovi dalla gemina carità di cui parla così bene
S. Agostino nel De doctrina christiana (121a), e ripete, come eco fedele,
il nostro Lorenzo: « Caritas gemina nobis opus est, in Deum et proxi-
mum », nè bisogna mai separarla come facevano gli Scribi ed i Farisei (122).
L'impressione più accentuata che ho provato nel leggere questi scritti
me l'ha fatta l'impegno che egli pone nel mettere in rilievo l'armonia del
deposito rivelato contenuto nei Libri Santi, di cui si compiace e procura
<li fare ammirare anche ad altri.
Non già che egli non parli di vizi e di virtù, come vuole il Serafico
Padre; ne parla, anzi, spesso, e dice anche lui che « munus evangelici prae-
dicatoris (est) arguere vitia et peccata» (123); ma ne parla più quale teo-
logo moralista, guardando quali sono in se stessi i vizi e le virtù, che co-
me predicatore che li vede concretizzati nei suoi contemporanei, come
faceva, per citare un esempio, il suo contemporaneo Venerabile Bartolo-
meo da Salutio, O. M. Obs. ( i· 1617), il quale ne ebbe a sòflrire tante
per essersi scagliato contro il vano acconciamento delle donne ed i ciuffi
lunghi, che usavano portare gli uomini, come il Manzoni descrive nei
bravi di Don Rodrigo (124), Anche Lorenzo nel giovedì dopo la dome-
nica di Passione, parlando per ben sette volte della Maddalena penitente
nei tre Quaresimali, viene a più riprese a parlare della fragilità della
donna, dei suoi principali difetti, dei suoi abbigliamenti; ma la donna di
Lorenzo è la donna di tutti i tempi, non quella del suo tempo, come
potrà rendersi conto chiunque vorrà leggere queste sette omelie, dove
,si trovano pure diverse ripetizioni; riprova di quanto fu detto altrove,
che cioè, Lorenzo scriveva sotto l'ispirazione e il bisogno del momento,
senza interessarsi di quanto poteva avere scritto in antecedenza.
Reco ancora un altro esempio, per dare sempre più chiara la prova
del nostro asserto. Si prendano le omelie del Venerdl dopo le Ceneri, dove
si parla del perdono delle offese e dell'amore dei nemici. Tutti conoscono
1a predica del P. Paolo Segneri. Esperto oratore, comincia col ringra-
-ziare il Signore, perchè non sarà imputato a lui se la predka sul perdono
S. LORENZO DA BRINDISI
CONTROVERSIST A
I. - L'oP.ERA coNTROVERSISTA DI S. LoRENZo
(1) Dalla comparsa dei primi volumi dell'Opera Om11ia di S. Lorenzo (vol. I,
Mariale, Patavii, 1928; i tre tomi della Lutheranismi Hypotyposis, ibid., 1930, 1931,
1933; ecc.) si è manifestato tra gli studiosi un crescente interesse! per l'attività let-
teraria del Santo, ed è sorta una discreta bibliografia. Segnaliamo i principali scritti
che hanno .attinenza col nostro studio.
Innanzitutto la dottissima Praefatio Generalis in Lutheranismi Hypotyposim,
premessa dai PP. Editori alla P. I del vol. II, pp. VII-LX, dell'Opera Omnia, alla
quale fanno seguito le Prefazioni particolari agli altri due tomi: è lo ·studio critico
più pregevole che sia statò fatto intorno all'opera controversista di S. Lorenzo.
ANTONIO M. DE BARCELONA, O. F. M. Cap., S. Loren:io de Brindi's y la Contra-
Reforma, in Estudios Frqnciscanos, 1948, t. XLIX, p. 26!-269.
BENEDICTUS A S. PAuLo, O. F. M. Cap., S. Laurentii Brundusini O. M. Cap.
doctrina de lustificatione. Studium historico-theologicum. Patavii-Brixinae, 1939 (cf.
Collect. Frane., 1941, t. XI, pp. u4-II9).
CLEMENS A MtLWAUKEE, Min. Gen. O. F. M. Cap., De S. Laurentii a Brun-
dusio sancti'tate et scientia, eius Operum Omnium editione feliciter absoluta, in Ana-
lecta O. F. M. Cap., 1947, t. LXIII, pp. 109-127 (il Rev.mo P. mette in risalto la
P. GAETANO M. STANO
dottrina teologica e apologetica del S. èd auspica che venga proclamato Dottore della
Chiesa).
CoNSTANTIN DE PLoGONNEC O. F. M. Cap., L'Apologie de l'Eglise par Saint
Laurent de Brindes. Paris, 1935 (cf. Etudes Franciscaines, 1935, t. XLVII, pp.
648-717; 1936, t. XLVIII, pp. 25-51).
lnEM, Saint Laurent de Brindes et sa « Lutheranismi Hypotyposis », in Etudes
Franciscaines, 1934, t. XLVI, pp. 662-673.
foEM, Saint Laurent de Brindes apologiste. Son oeuvt'e, sa méthode, ses sour-
ces, in Collect. Fmncisc. 1937, t. VII, pp. 56-7r.
DoROTEU DE VrLALBA, O. F. M. Cap., Saint Llorenç de Brindis apologista de
l'Església catolica contra el luteranisme, in Estudis Franciscans, 1936, t. XLVITI,
pp. n3-143.
GIROLAMO DA PELLETTE, O. F. M. Cap., San Lorenzo da Brindisi e la sua opera
contro l'eresia, in Collect. Francisc., 1936, t. VI, pp. 178-182.
IDEM, S. Laurentii a Brundusio zelus apostolicus ac scientia. Testimoniorum
elenchus (fìno al 1936) de S. Laur. a Br. activitate apostolica ac operibus. Venetiis,
1937, pp. XXXVI-309 (nella P. II sono riportati gli elogi relativi alle tre opere più
importanti del Santo: Maria.le, Lutheranismi Hypotyposis, Explanatio in Genesim;
per la Luther. Hypotyp., pp. 191-204).
GrnoLAMO DA PARIGI, O. F. M. Cap., San Lorenzo da Brindisi: l'uomo e il
santo, l'infaticabile apostolo, il maestro in scienza sacra. Roma, 1937 (per la Luther.
Hypotyp., pp. 68-80).
GREGORIO DA CASTELPIANO, O. F. M. Cap., Lutero (trad. it. della P. I dell'Ipo-
tiposi di S. Lorenzo: Hypotyposis Martini Lutheri). Siena, « I Classici Cristiani »,
vol. I, 1932; vol. II, 1933; vol. III, 1933 (cf. Collect. Francisc., r934, t. IV, p. 430 s.).
IMERIO DA CASTELLANZA, O. F. M. Cap., Nuova polemica contro il Luterane-
simo, di S. Lorenzo da Brindisi, in La Scuola Cattolica, 1930, pp. 441-446.
MANACORDA Gurno, Il « Matiale » e la « Lutheranismi Hypotyposis », in L'Oss.
Rom., 26 sett. 1948, p. 3).
MoNnRoNE DoMENico, S. I., Lutheranismi Hypotyposis, in La Civiltà Cattolica,
85 (1934, I), pp. 263-276.
SPEDALIERI FRANCEsco, S. I., S. Lorenzo da Brindisi e la prima edizione delle
sue Opere, in Gregorianum, 1948, t. XXIX, pp. 304-312.
VrncENZo DA OsTRA, O. F. M. Cap., S. Lorenzo da Brindisi e la sua scienza,
in La Scuola Catt., 1938, t. LXXVI, pp. 87-93.
foEM, La scienza in servizio della santità: S. Lorenzo da Brindisi apostolo e
apologeta, in L'Oss. Rom., 14 genn. 1938, p. 3.
Da segnalarè anche alcune Recensioni, ove è messo in risalto il valore dell'ope-
ra controversista del Santo: Collecl. Francisc. (P. Arsenius) 4 (1934), pp. 260-265;
Angelicum (Vosté) 1:3 (1936) pp. 390-392; Divus Thomas, Piacènza (Castagnoli)
38 (1935), pp. 631-633; Misceli. Francese. (Stano) 37 (1937), pp. 141-149; Aevum
(Vismara) (1933), p. 331; Palestra del Clero (Mancini) 16 (r935, II) 380; Nouv.
Rcv. Théol. (De Ghellink) 1936, 97.
S. LORENZO DA BRINDISI CONTROVERSISTA 99
tendenze (2 ). Ma quelle che a noi interessano sono le controversie tra catto-
lici e protestanti. I cattolici si lanciarono animosamente nella mischia, non
già per vieto spirito di reazione - come gli avversari hanno voluto spesso
insinuare - ma per lo zelo della religione e nella speranza, fìnchè era
possibile sperare, di potere riannodare l'unità della fede, purtroppo irre-
parabilmente. spezzata.
Le prime e più clamorose controversie furono quelle pubbliche, a-
perte, dette anche conferenze, colloqui, dispute; seguirono subito le po-
1emiche scritte, destinate ad avere un'importanza assai più grande. Il pri-
mo contraddittorio si tenne ad Heidelberg, nel 1518, tra G. Eck e Lutero
sulle note tesi affisse da quest'ultimo; un altro se ne tenne lo stesso anno
ad Augusta tra Lutero e il Card. Gaetano, e poi l'anno seguente a Lipsia
tra Eck da una parte e Lutero e Carlostadio dall'altra, sul tema delle in-
dulgenze, del libero arbitrio, delle buone opere, dell'autorità pontificia.
Dopo la conferenza di Augusta, alla quale è legata la celebre « Confessio
Lutherana » di Melantone, i colloqui o contraddittori tra cattolici e pro-
testanti divennero sempre più frequenti non solo in Germania, ma anche
in Francia, Svizzera, Olanda, Inghilterra, Polonia, ed ebbero spesso una
risonanza non solamente religiosa ma anche politica (3). Nelle diete im-
periali, prr tutto il sec. XVI, si discuteva spesso accesamente più che della
politica, degli articoli controversi della fede. Già le questioni po1itiche in-
fluenzavano le questioni religiose e viceversa. E questo mescolarsi degli
interessi politici nelle questioni religiose, mentre valse a moltiplicare le di-
.spute, ne determinò fatalmente l'insuccesso. Ma la causa principale del fal-
limento fu il crescente fanatismo e l'irriducibile ostinatezza dei protestanti.
Mai in verità si assistette ad un maggior numero di controversie, e mai que-
.ste si dimostrarono così sterili e anche funeste per la causa della fede come
nel sec. XVI. Già per tempo G. Eck vide l'inutilità di questi dibattiti, al
tempo della conferenza di Augusta (4), e ancor più S. Pietro Canisio, che,,
invitato al colloquio di Worms (1557), faceva giustamente notare all'im-
peratore Ferdinando che non era questo il sistema per una intesa legit-
tima e duratura, quando gli eretici persistevano a negare la base, cioè il
magistero della Chiesa (5).
Per questo motivo nel sec. XVI, dopo i celebri colloqui di Fon-
tainebleau e di Ratisbona (r6oo), le controversie aperte, propriamente
dette, si fecero più rare. Più spesso si ebbero, in luogo dei dibattiti pre-
ventivamente concertati, le polemiche di rimbalzo, le repliche, nelle quali
si cimentarono a lungo, dalla cattedra, dal pulpito, nelle piazze, valenti
oratori e teologi, mantenendo acceso in diversi paesi il clima della con-
troversia religiosa. E' da riconoscere tuttavia a queste controversie aperte
un positivo risultato nella causa della fede, poichè contribuirono efnca-
cemente a chiarire e definire le posizioni, ad acuire gl'ingegni dei cat-
toìici nella difesa della verità, a rintuzzare l'alterigia degli eretici e met-
tere: in guardia i cattolici dalle insidie dell'eresia.
Ma se le controi,nersie orali andarono a poco a poco in disuso, ebbero
il più rigoglioso sviluppo le controversie scritte, le trattazioni polemiche e
apologetiche, che iniziate subito al primo sorgere del protestantesimo,
furono proseguite con ardente passione dai teologi e apologisti cattolici e
raggiunsero il più àlto grado di perfezione sul finire del sec. XVI (6).
Come gli altri rami delle scienze teologiche ebbero dal Concilio di Trento
(4) Cf. RAINALDI, Annales, an. r530, n. 174; Dìct. Théol. Cath., t. III, P. II,.
col. 1074 ss.).
(5) << L'esperienza - così scriveva il S. Dottore all'imperatore - ha dimostrato
a sufficienza che le discussioni dottrinali non servono che ad aggravare il male; si
perde il tèmpq in dispute senza alcun risultato, ci si accalora ed accapiglia da una.
parte e dall'altra, si scava sempre più profondo l'abisso tra i dissidenti e i veri· cat-
tolici; gli eretici vogliono sempre far prevalere lé loro idee, e, quando non vi riesco-
no, si abbandonano alle ingiurie e si accaniscono ancora di più nella rivolta e nel
disordine. Qualunque siano i risultati del colloquio, non manchéranno di gridare
vittoria e di presentare il dibattito sotto una falsa· luce con danno della Fede e·
scandalo dei credenti» (L. MrcHEL, Vie du B. Pierre Canisius, p. r25, Lille r897;
cf. Dict. Théol. Cath., ibid., col. r708).
(6) Cf. M. GRABMANN, Storia della Te.ologia cattolica -(trad. it.), p. 222 s., Mi-
lano, r939 (2 ed.); H. JEDIN, Die geschichtliche Bedeutung der katholischen Kon--
troversliteratur im Zeiltalter der Glaubensspaltung, in Histor. f ahrbuch, 1933, t ..
LIII, pp. 70-97. ~ Molte opere dei controversisti cattolici sono pubblicate nel Corpus
Catholicorum di Greving-Ehrard: Werke k_atholischer Schriftsteller im Zeiltalter·
der Glaubensspaltung (Munster, 19r9 e segg.).
S. LORENZO DA BRINDISI CONTROVERSISTA
Tra questi nòmì, che brillano come astri nell'epoca aurea della con-
troversia cattolica, dobbiamo inserire S. Lorenzo da Brindisi. Il suo nome
non figura presentemente nei manuali di teologia o di storia della teolo.:.
gia e neppure nei grandi dizionari teologici, perchè le sue opere, giacenti
per più ·di tre secoli tra la polvere degli archivi, erano fino a ieri comple-
tamente ignorate. Ma la monumentale edizione dell'Opera Omnia, prov-
vidamente intrapresa dai PP. Cappuccini della Provincia Veneta nel 1926
e felicemente condotta a termine nel 1944 (8), mentre ha rivelato al mondo
(7) Cf. H. GRISAR, S. J., Lutero, la sua vita e le sue opere (trad. it.), p. 340,
Torino 1933.
(8) L'edizione, in nobile vèste tipografica, corredata da introduzioni, note e
indici a cura degli Editori, consta di 9 volumi in r3 grossi tomi in-4° (Opera Omnia
' , i '
102 P. GAETANO M. STANO
II. - OCCASIONE.
(24) Cf. De rebus Austriae et Boihemiae, cit., p. 10-r2; e vol. II, p. I, p. XIV ss.
(25) « Placuit factum haereticis in odium religionis catholicae », scrive il Santo
(p. I, addit. I, p. 350). In seguito citeremo la Lutheranismi' Hypotyposis (corrispon-'
dente al vol. II dell'Opera Omnia) per lo più con la sola indicazione del tomo o
parte (del volume) e della pagina.
106 P. GAETANO M. STANO
(26) Quali fossero i sentimenti del Santo, si rileva dalle sue parole: « Testis
mihi est Deus ... tanto repletus fui zelo, quod mihi temperare non poteram. Voluis-
sem statim ... primam concionem publice e suggestu confutarè sed cohibitus fui, ne
forte huius rei gratia excitarèntur tumultus et turbae. Quievi, sustinens, ac mihi
vim faciens, impetu'.tn animi doloremque compressi» (p. I, addit. I, p. 350).
(27) Il Nunzio uscente G. Gaetano Ferrerio, e il nuovo Nunzio Antonio Cae-
tani (cf. p. I, p. XVIII; p. III, p. 269).
(28) Anche il Santo riconosce che la predica era forte: multa in ipsum iacula,
prout res exigebat, contorsi (p. I, addit. I, p. 350), ma le sue parole miravano ad
attaccare la dottrina, non già la persona del predicatore protestante: Nos in te qui~
dem pro concione dòcimus, ita quidem dentate, ut par est contra haereticum agere;
ied doctrinam, non vitam, non mores tuos insectati sumus (p. III, p. 304).
(29) De rebus Austriae et Boihemiae, p. 20; cf. Operèl Omnia, vol. II, p. I, p. 5.
S, LORENZO DA BRINDISI CONTROVERSISTA 107
Chi era Palicarpa Leyser? (34). Un epigono certamènte della riforma prote-
stante, ma di grande autorità e prestigio presso. i suoi, come il Santo, che prima
(30) Insieme con S. .Lorenzo altri valenti oratori e teologi insorsero contro il
predicatore luterano, specialmente il gesuita Andrea Neubauer (o Neupauer): fu
appunto contro di lui che il Leyser rivolse il suo sdegno nell'opuscolo che citeremo.
Naturalmente, egli definisce le parole dei due predicatori cattolici « insani clamores
et tumultus » (Zwa·predigten ... , p. 26; cf. Opera Omnia, voi. II, p. III, p. 268).
(31) De rebus Austriae et Bailiemiae, p. 20; cf. Opera Omnia, voi. II, p. I,
p. 5, 35r.
(32) Il libello reca il titolo:. « Zwa cliristliclie Predigten: Eine van den guten
Werken ...,· die Andert van dem Artikel: wie der sundige Mensch fur Gatt gerecht
und ewig selig werde. Zu Prag gehalten ... Durch Polycarpum Lèysern. Leipzig,
Abraham Lambergs, 1607. - L'intero titolo è molto lungo e si può vedere in p. I,
p; 2, not. 8 (vedi riproduzione del frontespizio in p. III, tra le pp. V e VI).
(33) Cf. p. I, Praef. ad Lect., p. 6; p. III, p. 15: « Palycarpi- libellus adversus
nos editus, per unìversam Germaniam valans ».
(34) Il nome ricorre in diverse forme: Leyser, Leyserus, Lyserus, Leiser, Lai-
serus; lo stesso Policarpo usa, per lo più, Leyser o Leyserus, qualche volta Leiser;
ma nella scritta autografa a S. Lorenzo: Laiserus, che è la forma costantemente usa-
ta dal Santo, La forma corretta e più comunemente adottata è Leyser.
108 P. GAETANO M. STANO
non l'aveva mai conosciuto (35), non tardò ad accorgersi (36). Effettivamente era
uno dei Luterani più autorevoli dell'epoca, in grande reputazione soprattutto in
Sassonia, ov'era ritenuto un secondo Lutero (37); per 16 anni predicatore di cor-
te del principe elettore (38). Avversario irriducibile dd cattolicismo, non meno
che del calvinismo, ardentè difensore e propagatore del luteranesimo dalla cattedra,
con l'azione e con gli scritti, partecipò a numerosi convegni e dispute, curò la revi-
sione della bibbia di Lutero, ebbe parte preponderante nella redazione della « Con-
cordiae Formula» (1580), scrisse varie ,opere teologiche e polemiche (39), che gli
meritarono, dai suoi, lusinghieri titoli, come teologo sincero e ortodosso, fosforo dei
teologi, ecc. (40). Dell'opuscolo polemico indirizzato al 5anto, esiste anche la tra-
duzione italiana, dal titolo: Due prediche cattoliche, una sulle buone opere e l'altra
sulla giustificazione del huomo con Dio (41).
peraltro assai strano che nèlla edizione italiana Policarpo Leyser figuri addirittura
,come un frate domenicano, mentrè sappiamo che non fu mai cattolico, e tanto me-
no domenicano, ma fu sempre un luterano, educato nel più rigido luteranesimo,
predicatore di corte dell'elèttore di Sassonia, ma mai religioso dell'Ordine dei Frati
Predicatori (cf. Kirchenlexikon, v. VII, 1891, col. 1872, s. v. Leyser). L'equivoco
« comico ma nocivo», già rilevato dal compianto M. J. Vosté O. P., può essere
dovuto (cf. Angelicum 1936, t. XIII, 392) a impudènte falsificazione del traduttore, "
per trarre in inganno il lettore italiano.
(42) Op. cit.; cf. Opera Omnia S. Laurentìi, p. I, p. XVI, n. 48.
(43) P. I, p. 17,
(44) Cf ibid., p. 18, net. 38.
(45) P. III, p. 303; cf. p. 284, 300 (vedasi per es. il libello del Leyser, pp. 29-31).
(46) P. I, p. 8; cf. pp. 17, 22, 24-29.
(47) « Verba multa reperioj miram loquacitatem,· quod ipsa res est dico, apo-
,dictica argumenta ve! ad rpeciem efficacia aut probabiliora nulla, sophismata quam
plum, contumelias, sarcasmos, laedorias, convicia, scommata longe plurima» (p. I,
p. 6). E altrove: « Tractationem reperii omni eruditione ieiunam, scientia doctri-
naque vacuam, inanemam, tantum querelis, mèndaciis ..., perversis quibusdam divi-
narum Scripturarum interpretationibus... piene refertum » (p. III, p. 266; cf.
p. I, addit. III, p. 355 ss.). Il Santo ci dà un ampio resoconto del libello del Leyser
in una intera dissertazione: « Qualis sit Zibellus a Palycarpo in nos èditus et quid
. i11 summa contineat » (p. III, sectio I, diss. II, pp. 13-23).
no P. GAETANO M. STANO
aìlo studio delle opere di Lutero, come si rileva dalle frequentissime cita-
zioni dello stesso Lutero che formano, per così dire, l'intessitura dell'Hy-
potyposis, specialmente nella I e II parte.
Tuttavia al Santo mancava una cosa: il tempo. Incominciò nel mese
di ottobre del 1607 (58). Verso la fine del seguente anno, 1608, la prima
stesura del lavoro era compiuta: rimaneva però da rivedere e ritoccare (59 ).
Il Santo si scusa di non averlo potuto condurre più sollecitamente a ter-
mine per motivo di altre occupazioni e delle sue infermità (6°).
E' peraltro certo èhe queste ragioni non permisero al Santo, nè
allora nè poi, di apportare al lavoro quella finitezza e quella perfezione
che si era prefisso di dare.
Quanto fosse viva l'attesa per un'opera di tanta attualità, si può rilevare dal
semplicè fatto che il Cardinale Arcivescovo Dietrichstein e il Nunzio Apostolico
Caetani supplicarono il Papa perchè ne autorizzasse la stampa anche senza la nor-
male revisione dei Superiori dell'Ordine e del S. Ufficio, pèrchè non fosse ulterior-
mente ritardata (6r).
Disgraziatamente, mentre mettèva mano al lavoro di revisione (6z), il Santo
veniva richiamato altrove per nuovi importanti uffici. Da prima la missione presso
i principi cattolici della Germania per promuovere un'allèanza, molto caldeggiata
da Paolo V, contro l'eresia luterana (63); quindi, nel 1609, i negoziati presso il
re di Spagna Filippo III, per ottenere il suo appoggio alla lèga cattolica (64). In
queste laboriose missioni trascorsero due anni. E quando il Santo ritornò a Praga,
verso la metà del 16ro, intese che Policarpo Lèyser era morto (22 febbraio 16ro).
A questa notizia desistette dal proposito di condurre a termine la Luthemnismi H y-
potyposis: « Lasciò - così racconta egli stesso - di dargli l'ultima mano, pèr non
parere che volèsse combattere contro i morti e fare guerra alle ombre, che non
conviene» (65). Dobbiamo crèdere tuttavia che altre ragioni intervennero per dis-
(66) Cf. Opera Omnia, vol. II, p. II, pp. 213-19, ove il Santo inveisce con
forti parole contro la libertà di culto come er:1 intesa e praticata allora.
(67) Cf. P. PoLMAN, O. F. M., L'Elément historique dans la controvem: reli-
gìeuse du XVI siècle, p. 2, Gembloux, 1932.
rr4 P. GAETANO M. STANO
a
Essa>sorse, analogamente quella .del Bellarn:iino (7I ), con irttendi-
mènto d'universalità; ipotiposi « totius. futheranismi »; « Lutheranismi
in universum hypotyposim » (7 2 ). Ma si differer1zià. subito nello scopo.
Mentre il Bellarmino intende fare una trattazione scolastica, e quindi si-
stematica, metodica, abbracciando tutte le questioni controverse e tutti
gli errori protestanti, con un dis'egno loftÌ,cd ed un sistema d'argomenta-
zione rispondente ai fini e alle esigenze della teologia controversista nel-
le scuole; S. Lorenzo invece vùole far uh. manuale pratico ai fini del-
l'apostolàto diretto;. perciò si limita a. cogliere il luteranesimo nei suoi
tratti essenziali e c:aratteristici: « hypotypo~im ac veluti characterismum
describere )> (73). Quindi, se da una parte si sforzerà di abbracciare tutti
gli errori.luterani, dall'altraMn potrà .attardarsinello sviluppo delle sin-
gole questioni per r1on perdere di vista il quadro gener~le e la sintesi. Ed
anche nell'esl?osizione e··confutazione• .deglr errori non procederà col me-
todo rigido della scuola: definizioni, divisioni, argomentazioni concate-
nate; ma subito, accennata brevemente ·1a questione ..in parola, scenderà
in ·medias res,, procedendo· nello sviluppo espositivo e polemico con un
fare libero e. disinvolto, più. vivo, più esuberante; più prolisso, se si vuole.
Resterebbe pertanto deluso chi ricercasse, in ques.t'òpera apologetica
sui generis,·la tratta.zione sisteI11atka secondo. gli schemi della scuola. Non
era intendim~nto del Santo comporre u11 trattato. scolastico;
tazioni, massime nella II parte, non è sempre chiara: si nota spesso una
mancanza di collegamento e anche di ordine, una frequenza di ripetizio-
ni: tutti difetti da attribuirsi all'imperfetta stesura in cui l'opera fu la-
sciata ed in parte alla dispersione dei quintemi nella raccolta del mano-
scritto. Se il Santo avesse potuto apportare l'ultima mano, certamente
avrebbe dato un miglior ordine alle parti e ai capitoli, come pure avrebbe
condensato il materiale, eliminando il superfluo: cosa che avrebbe con-
ferito maggiore agilità all'intera opera (80 ).
Delle tre parti, la seconda è quella che occupa l'interesse centrale,
mentre la prima serve d'intròduzione e la terza di complemento.
Ma per il contenuto l'opera potrebbe più opportunamente dividersi
in due grandi parti, l'una di polemica personale, l'altra di polemica dot-
trinale.
I. - Polemica penona/,e.
Sebbene tra una pagina e l'altra balzino spesso altri ritratti minori
(Calvino, Mélantone, Zwinglio, Carlostadio, Ecolampadio, ecc.), i prota-
gonisti maggiori sono Lutero e Leyser, il maestro e il discepolo, l'imma-
gine e lo specchio.
Per riprodurre il ritratto del secondo, il Santo non dovette fare altro
che spingere lo sguardo nell'opuscolo provocatore, dal quale trasparivano
all'evidenza l'animo astioso, il risentimento dell'orgoglio ferito, l'albagia
altezzosa e sprezzante, il linguaggio facile e volgare insieme (8r). Quanto
alle qualità morali del Leyser, S. Lorenzo dichiara di non voler interes-
sarsene (82). Riferisce quel che sa, che cioè egli si è ostentatamente chiama-
to dottore evangelico, che è ammogliato, bene attillato (comptus) e ben for-
nito di quattrini, ciò che non staddice troppo al predicatore del Vangelo;
inoltre, quel che ha sentito dire, che cioè nei pochi giorni che è stato a
Praga, ha ecceduto nel vino; e infine, che si vanta di essere predicatore
di corte, « aulicus concionator »: è una bella cosa, soggiunge argutamente
il Santo, « bonum quidem est praedicare in aula, ubi quidnam veritas sit,
(So)« ... un .ripetersi di dissertazioni che accrescono non di poco la mole del-
l'opera e le d~nno talvolta una tal quale impressione di disordine. Donde sembra,
che pur conservando tutta la sostanza dell'opera, essa si sarebbe potuto facilmente
condensare e ridurla in modo; da risparmiare quasi un intero volume» (D. MoN-
DRONE, art. cit., p. 274 s.);
(Sr) Un breve resoconto del libello del Leyser è dato dal Santo nella II dissert.
àella terza Ipotiposi (p. III, pp. 12-23).
(82) « Relt!ta refero; fides apud lectorem esto » (P. III, p. 17).
S. LORENZO DA BRINDISI CONTROVERSISTA n9
E' senza dubbio un bel saggio di polèmica personale: vivace, arguta, brillante,
a volte anche esuberante. « Le ingiurie, sia detto per la verità - scrive G. Mana-
corda - non sono certo di calibro inferiore nè di taglio e di p4nta meno tagliente
di quelle scagliate dal Leyser contro i due Padri cattolici » (86). Potremmo chiamar-
lo un costume umanistico, nè nuovo ai tempi di S. Lorenzo, nè spento ai giorni
nostri; sebbene, nella controversia dottrinale oggi si preferisca il metodo irenico a
quello polemico. Ma in tempi in cui gli animi erano estremamente eccitati ed anche
esasperati, l'ardore della polèmica spingeva quasi fatalmente ad apostrofi, invettive,
qualifiche che oggi sarebbero prese per intemperanze di linguaggio. Del resto per
i cattolici era una giusta e quasi inevitabile ritorsione: si trattava di pagare
l'avversario con la stessa moneta. Sono a conoscenza di tutti le ingiurie triviali, i
titoli'. inverecondi lanciati dai protestanti, dietro l'esempio di Lutèro, contro i dottori
cattolici e più ancora .contro il Papa e la Chiesa di Roma (87). Al loro confronto
il linguaggio dei cattolici è moderato e castigato, osserva il Grisar (88). E questo in
particolare devesi dire del nostro Santo, a differenza dell'avversario, il cui libello è
(89) « Libellus in nos editus, cum sit refertus m~ltis mendaci'is, multis convi-
ciis, et calumniis falsisque diminatìonibus ...; nonnisi· violentis conviciis acerbisque,
maledictis in nos invectus » (p. I, p. 22; cf. p. III, p. 15 e p. 58 ss., ove è riportato
dall'opuscolo del Leyser tutto un florilegio d'insulti contro il Santo e contro il P.
Neubauer). ·
(90) P. I, p. 7 s.
(91) Bellissime parole al riguardo si leggono nell'Addit. IV alla I parte:
« ... non hominis odio, cuius salutem, Deus scit, ex animo peroptamus, sed haeresis
execrationè; canes Dei sumus in custodiam ovium deputati, contra lupos latrandum
et insurgendum nobis est. Fiat Laiserus ex lupo ovis sicut Paulus, et dextras ei li-
bentissime dabimus, sicuti Apostoli dederunt Paulo, postquam ex persècutore factus
fuit praedicator fidei christianae, Erit nobis Laiserùs amicus et .frater carissimus,
si ad nos catholicamque religionem conversus vènerit; si autem, ut ipse minatur,
lupus redierit, non deerunt canes, qui in ipsum et latrent, et insurgant, et insecten-
tur, ac ad turpèm fugam impellant )> (p. I, p. ⇒ 6r).
(92) « Non dicimus haec, Deus scit, quod hominem contumelia afficiamus vel
ut maledicta in nos furiose proiecta, maledicta recompensando aut· retaliando, paria
refèramus ... ; sed ut speculum homini apponamus, quo vultum suum contemplari
et seipsum cognoscere possit, ut, si dici non vult, desinat esse conviciator, calumnia-
tor, etc. )> (p. I, p. 23; cf. p. III, p. 29 ss.).
(93) P. PoLMAN, O. F. M., L'élément historique dans la controverse rèligieuse
du XVI siède, cit., p. 539.
S, LORENZO DA BRINDISI CONTROVERSISTA 121
Il quadro che S. Lorenzo traccia di Lutero è molto fosco (109). Senza dubbio
l'ardore della polemica può avere spinto a calcare le tinte. Ma egli vede in lui
essenzialmènte l'eretico (no), nel quale si riflettono press'a poco gli errori degli
eretici passati, da Simon Mago ai Manichei, agli Ariani, ai Donatisti, ai Novaziani,
ecc. (u1). Quindi lo giudica e lo bolla con franchezza e libertà apostolica e non
consente alcuna attenuazione nei suoi confronti. Egli parte dal principio che tutte
le eresie sono opera del diavolo, e perciò tutti gli eretici sono reprobi, perversi, lon-
tani dalla verità, corrotti di mente e di costumi (112). Ora Lutero è la sentina di
tutte le eresie; la sua mente e il suo cuore sono un labirinto inestricabile di erro-
ri (u3): di conseguenza è anché « hominum maxime impiorum longe impiissi-
mus » (u4). Non nega che avesse un grande ingegno, ma nega ogni valore e utilità
ai suoi scritti, perchè inquinati· dal veleno dell'eresia; riconosce la sua singolare co-
noscenza delle Divine Scritture, ma gli rimprovera la superba pertinacia nel se-
guire la propria interpretazione, al pari degli antichi ~retici, contro il magistero della
Chiesa (n5). Dalla corruzione della mente consegue la corruzione dei costumi:
Lutero è jl massimo e il più pernicioso degli eretici, e anche il più perverso e il più
empio. Potrà avere avuto delle virtù o delle buone qualità naturali, ma queste sono
viziate in radice e quindi non sincere ma false e ipocrite.
come da parte dei protestanti sono cadute molte illusioni sulla pretesa grandezza
di Lutero, cosl da parte dei cattolici, specialmente dopo .i severi studi del Paulus,
del Denifle e del Grisar, è stata fatta giustizia di alcune dicerie e favolè che aveva-
no ottenuto credito aJ. tempo in cui la polemica era più accesa. Così ad es. si è
spèsso ripetuta l'affermazione che Lutero fosse in commercio col diavolo, invasato
dal diavolo o addirittura figlio del diavolo; che fosse dedito al bere; cosl pure si
esagerò a parlare delle anomalie di pensiero e di sentimento, e delle bugie a getto
continuo, e infine della sua morte improvvisa in seguito a una serata di gozzoviglie.
I recenti studi hanno dimostrato che quelle dicerie erano infondate o esa-
gerate (121). Anche il nostro Santo si fa eco di quelle voci; e a darvi credito con-
tribul non poco lo stesso Lutero con espressioni facili ad essere fraintese. E' chiaro
che tutti questi giudizi valgono quel che valgono.
2. - Polemica dottrinale.
L'elemento più importante della Lutheranismi Hypotyposis, quel-
lo che le conferisce valore di perennità, è la polemita dottrinale, che oc-
cupa quasi interamente la seconda parte (Hypotyposis Eccle,siae et Doctri-
nae lutheranae) e gran parte della terza, ove sono ampliamente discusse
le due questioni sollevate dal Leyser: la giustificazione e le buone opere.
Abbiamo detto che S. Lorenzo intende abbracciare in un quadro
sintetico, per una confutazione generale, tutti gli errori del luteranesimo.
Compito non certo dei più facili. S. Roberto Bellarmino ci dice che le
questioni controverse si erano enormemente accumulate: « plurimae et
Ed ecco come procede il Santo nella sua dimostrazione. Nella sez. I. (3 dissért.)
tratta del f andamento della chiesa luterana: « questa poggia sull'infrangibile roccia
della parola di Dio » - gridano ad una voce i luterani -; << essa poggia unicamente,
in definitiva, sull'autorità di Lutero», risponde e dimostra S. Lorenzo: di Lutero,
che rigetta la tradizione e pervertè le Scritture (131). Devesi conchiudere che, men-
tre la Chiesa cattolica fondata da Cristo sulla roccia di Pietro è una costruzione
salda e incrollabile, la chiesa lutérana, fondata sopra Lutero e la sua fallace autorità,
è inconsistente e labile (132).
Passando quindi (sez. II) dai fondamenti all'edificio stesso, analizza minuta-
mente le qualità distintive della chiésa luterana. A base del ràgionamento è l'assio-
ma evangelico che << ogni albero -buono produce frutti buoni, e ogni albero cattivo
frutti cattivi» (MATT. 7, 17). Ora per riconoscere l'albero buono piantato da Cristo,
bastérà esaminare i frutti ossia le qualità.
E qui si susseguono otto dissertazioni, che sono tra le migliori di tutta l'opera,
in bell'ordine, con un crescendo di vigore dialettico e polemico. Per ogni disserta-
zione, tré battute: la prima rappresenta la maggiore: - si dimostra alla luce della
tradizione che le qualità o note della vera Chiesa di Cristo sono queste e queste;
- la seconda è la minore: nessuna di quèste note compete alla chiesa luterana,
mentre invece tutte rifulgono luminosamente nella Chiesa di Roma: - dunque -
la conclusione - la chiesa luterana è falsa, e bisogna riçonoscere la Chiesa di Cristo,
che è la Chiesa di Roma.
V. - METODO.
mentre i Padri e i Tèologi comunemente assegnano il primato alla nota ddl' aposto-
licità. Forse per lo scopo pratico e apologetico che il Santo si prefiggeva, la nota
della santità .aveva un più efficace valore dimostrativo, non intrinseco, ma éstrin-
seco, per il marcato contrasto. esistente, sotto questo riguardo, tra la Chiesa cattolica
e la setta protestante (cf. P. CoNSTANTIN, op. cit., pag. 23).
(r36) lbid., pag. 92 seg.
(r37) P. I, p. r3.
S. LORENZO DA BRINDISI CONTROVERSISTA
stile calmo, sobrio, sereno del Bellarmino nelle sue Controversie, e quello vivace,
impetuoso, aggressivo dcll'Ipotiposi, si potrà rispondère che il Bellari:ni_no_ scrisse
la sua opera a Roma ove la Riforma protestante era conosciuta attraverso 1 hbn (149),
S. Lorenzo invece scriveva a Praga, ove la pressione dtgli eretici era assai forte e
la lotta più accesa.
(149) « Les auteurs y trouvaient en effet une athmosphère dè calme qui con•
trastait singulièrement avec l'agitation violente qui troublait alors la plupart des au-
tres pays chrétiens ». PoLMAN, op. cit., p. 541.
(150) Cf. BENEDicTus A S. PAULO, op. cit., p. 156.
(151) P. I, p. 407.
(152) BENEDicTus A S. PAuLo, op. cit., p. 163.
(153) P. I, p. 407.
(154) P. II, p. 26.
S. LORENZO DA BRINDISI CONTROVERSISTA 135
<lo igitur cum isto ho mine agendutn? quomodo ex Sacris Litteris dispu-
tandum? » (1 59).
Dovendo quindi trattare della questione di principio, non la dà vinta
all'avversario. Nella Prefazione generi/e, in due paragrafi distinti, dimo-
stra l'utilità e la necessità della tradizione; non solo, ma arriva a cogliere
]'avversario in contraddizione con se stesso: mentre infatti da una parte
egli rifiuta la tradizione, dall'altra vi ricorre volentieri quando gli fa como-
do. Questo non va bene, dice il Santo: il buon codice cavalleresco vuole che
si combatta ad armi pari: « Lege monomachiae nonnisi paribus armis pu-
gnari debet » (160). Dunque anch'egli ricorrerà, quando occorre, alla tradi-
zione per affiancare e corroborare l'argomento della Scrittura; ricorrerà ai
Padri, a quegli antichi e venerandi Padri, santi, dottissimi, versatissimi nelle
Scritture, vicinissimi ai tempi apostolici e quindi più fedeli interpreti della
dottrina degli Apostoli: essi hanno compreso le.Scritture assai meglio che i
novatori: « Existimamus S. Scripturam longe melius intellexisse quam no-
vi isti homines, qui ne cum minimo quidem illorum sunt pietate vel erudi-
tione conferendi » (16!). E le citazioni dei Padri sono frequentissime (162)
ed aggiungono peso all'argomento scritturistico: se non dal punto di vista
dogmatico (perchè i protestanti non attribuivano alcun valore dogmatico
alle dottrine dei Padri), certamente dal punto di vista esegetico-storico, di-
mostrando quella continuità e quella concordia che è sicura garanzia del-
la retta· interpretazione della Scrittura.
(159) lbid.
(160) P. I, p. n. Si sa ché per i protestanti era un principio inconcusso la
sufficienza della S. Scrittura ed il ripudio della tradizione. Ma in pratica la cosa
andava diversamente, per la necessità di difendersi dal rimprovero déi cattolici di
apportare innovazioni in materia di fede: di qui il ricorso all'antica tradizione, agli
antichi Padri; di qui il bisogno di antidatare la loro dottrina, attribuendola ai
Padri più illustri dei primi secoli, che avrebbero conservata intatta la fede dei Van-
_geli, da cui la Chiesa di Roma si sarebbe sempre più staccata attraverso i secoli.
Ma in tutti i casi attribuivano alla tradizione un'autorì.tà puramente storica. (Cf.
·PoLMAN, op. cit., p. 539 s.).
(16I) lbid., p. 12. - Tutti i grandi controversisti cattolici del sec. XVI e XVII
(e come, in pratica, anche gli avversari) hanno sempre dato grande rilievo all'argo-
-mento della Tradizione.
(162) Il P. GmoLAMO DA PELLETTE ha calcolato che nei tre tomi dell'Ipotiposl
sono citati oltre 3000 testi patristici, da circa 300 opere di ben 70 scrittori (op. cit.,
p. 1 97),
S, LORENZO DA BRINDISI CONTROVERSISTA 1 37
(163) Cf. BENEDicTus A S. PAuLo, op. cit., p. 155; nel Lexìkon fur Theologie
und Kirclie, t. VI, col 415 (Freiburg i. Br., 1934), ove il S. Cappuccino ha tro·
vato finalmente posto, l'Ipotiposi è giudicata l'opera sua monumentale.
(164) Cf. Opera Omnia, vol. II, p. I, lntroductio Gen., pag. 40.
(165) Angelicum, 1936, t. XIII, p. 39I.
(166) Civ. Catt., 1934, I, p. 265 ss.
P, GAETANO M. STANO
P. GABRIELE M. ROSCHINI, O. S. M.
PROFESSORE NEL COLLEGIO INTERNAZIONALE S. ALESSIO FALCONIERI
LA MARIOLOGIA
DI S. LORENZO DA BRINDISI
IN.TRODUZIONE
I. - MARIOLOGIA SODA.
E' soda per due ragioni: per la solidità degli elementi di cui si serve
di continuo nella costruzione del suo grandioso edificio mariano, e per
la solidità dei principi mariologici dai quali è continuamente· diretto, in
questa sua costruzione.
Solidità dei materiali di costruzione, innanzitutto. Questi elementi
di costruzione vengono tratti dal Santo dalle due auree miniere: Scrit-
tura e tradizione. Con queste pietre massiccie egli innalza il suo gran-
dioso monumento a Maria. La sua mariologia perciò è sopratutto biblica
e tradizionale. Mariologia biblica, prima di. tutto.
Nel Mariale, infattì, vengono riferiti ben quattromila passi scrittu-
ristici, presi in senso letterale, tipico, o accomòdatizio. Si può anzi dire
che il Maria/e è tutto una fioritura biblica (5).
Mariologia tradizionale, in secondo luogo, poichè è attinta dai più
qualificati rappresentanti della tradizione cattolica. Il Mttriale ha cita-
zioni prese da ottanta opere tra Padri e scrittori. Fra gli autori più citati
figurano S. Agostino (con citazioni desunte da ben 12 opere), S. Ber-
nardo (con citazioni desunte da sei opere), S. Tommaso, S. Bonaven-
tura e S. Bernardino da Siena (6).
Nell'intento poi di illustrare sempre meglio le varie dottrine ma-
riane, non disdegna il Santo di servirsi anche di autori profani. Ne cita
infatti una trentina, con riferimenti a 40 opere.
Alla solidità dei materiali di costruzione, materiali, .in assoluta pre-
valenza, biblici e tradizionali, S. Lorenzo da Brindisi unisce la solidità
dei principii fondamentali direttivi (sia quello primario che quelli secon-
darii), dai quali egli deduce e ai quali riduce o riallaccia le sue conclu-
sioni.
Nessuno - per quanto mi consta - prima di S. Lorenzo da Brin-
disi: ha messo così bene in rilievo la natura del primo principio della
mariologia (sul quale o~gi tanto si discute) e, in modo particolare, la.
(19) In 3 part., quaest. 27, art. 4 sic docet Aquinas: << Quos Deus ad aliquid
eliglt, ita praeparat et disponit, ut ad id ad quod eliguntur inveniantur idonei, iuxta
illud Pauli: Qui et idoneos ministros nos fecit Novi Testamenti. Beata autem Virga
fuit electa divinitus, ut esset Mater Dei,· et ideo non est dubitandum quod Deus per
suam gratiam eam ad hoc idoneam reddt'dit, secunduni quod. Angelus ad eam di-
xit: Invenisti ... gratiam apud Dèum ». Cf. Mariale, p. 475.
(20) Cf. C. BAué, De regula fundamentali Theologiae Marianae Scotisticae,
Sibènik, 1938.
(21) « Proponitur nobis finis altissimus, ad quem ordinata et praedestinata fuit
Maria ... Sed, altissimo fine proposito, rem nostro iudicio relinquet expend'{!ndam,
ut iudicemus ipsi qualis formata fuerit manu omnipotentis De'i Maria, ut digna
esset Dei Sponsa et Mater Unigeniti Filii Dei». Cf. Mariale, p. 439. Ed altrove:
« Implevit Deus animum ipsius omni gratia quam poterat desiderare, ut digna esset
Mater Christi et Sponsa Dei, quae dignitas est infinitìs partibus omni Angelorum
dignitate superior. Sicut enim Assuerus, volens Esther sibi matrimonio copulare,
reginamque facere, ut digne talem tantumque gradum teneret, multis eam mune-
ribus locupletavit; ita Deus Mariam, ut digna esset Mater Unigeniti Filii sui». Cf.
Mariale, p. 90.
LA MARIOLOGIA DI S. LORENZO DA BRINDISI 153
che di virtù, di santità, di bontà ha trovato Iddio •nella Chiesa e nel pa-
radiso, negli uomini e negli Angeli, lo prese per adornare la Vergine
per la dignità dell'Unigenito Figlio, affinchè essa fosse il paradiso delle
<lelizie di Dio » (22).
Per illustrare poi questo principio, Egli osserva che S. Giovanni,
nell'Apocalisse, presenta la Vergine adorna di tutte le luci del cielo, col
:eorpo tutto ammantato di sole, con la luna bella e piena sotto i piedi, e
,con una corona di stelle sul capo. Tutto ciò - conclude - egli lo ha
fatto per dimostrare il suddetto principio (23). Questo medesimo con-
cetto lo svolge anche altrove. Come infatti Iddio pare che abbia adunato
e posta nell'uom·o, nel microcosmo (= piccolo mondo) la nobiltà di tutto
il macrocosmo (= grande mondo), così radunò nella Vergine la nobiltà
<li tutta la Chiesa militante sulla terra e trìonfante nel cielo. Ciò sembrò
insinuare S. Giovanni nelle sue rivelazioni descrivendola in cielo ador-
nata dal sole, dalla luna e dalle stelle» (24),
« Non sia mai detto '- afferma risolutamente altrove - che alla
Vergine sia stato negato qualche privilegio di grazia che fu concesso ad
altre creature, come per esempio agli Angeli e ai primi parenti del ge-
nere umano, i quali furono creati in grazia » (25).
La ragione fondamentale di questa munificenza divina va ricer-
cata nella predilezione di Dio il quale - osserva il Santo - amò Maria
SS. « fino al punto di darle il suo Unigenito». Ciò posto, si domanda:
« Perchè insieme a Lui non gli avrebbe dato ogni altro dono? » E il-
lustra la sua asserzione con un esempio efficacissimo, non ostante il suo
sapore umanistico: « In verità - Egli dice - mi si permetta dir questo,
e non mi si neghi di trasportare l'oro egizi~no nella terra promessa. La
Vergine mi sembra che somigli a quella Pandora, che Esiodo pensò
fosse la prima donna formata da Vulcano per comando di Giove; alla
•quale tutti gli dei fecero i loro doni; Pallade la sapienza, Venere la bel-
(22) Cf. Mariale, p. 350: « Quidquid pulchri et boni reperit Deus in homini-
lms et Angelis, omnia collegit in Christo... Ita etiam cum Virgine egisse ostèndit in
Apocalypsi loannes ... ». ·
(23) « In Apocalypsi. .. ostenditur omnibus coeli luminibus ornata, toto corpore
,amicta sole, sub pedibus luna pulcra plenaque, in capite corona stellarum. Hoc au-
tem quid designat nisi quod quidquid virtutis, sanctitaiis, bonitatis etc.». Cf. ibid.
(24) Cf. Mariale, p. 364.
(25) « Ne Virgini negatum dicamus aliquod privilegium gratiae cuivis alteri
,creaturae donatum, nam Deus Angelos et homines primos in gratia creavit ». Cf.
.Mariale, p. 477.
154 P. GABRIELE M. ROSCHINI
lezza, Mercurio l'eloquenza, Apollo la musica, e così gli altri dei, i quali
tutti profusero in lei le proprie grazie. Così, mi si permetta la similitu-
dine, questa celeste donna fu arricchita da Dio con tutte le doti, virtù
e grazie di tutti i santi e di tutti gli spiriti; in Lei ogni candore, in Lei
ogni splendore, in Lei ogni virtù, in Lei ogni grazia » (26).
Maria - secondo il nostro S. Oratore ....::.. è « come una divina sintesi
di tutta la Chiesa, come l'uomo è il microcosmos, la sintesi di tutto il
gran mondo» (27).
(26) « Et cur non omnem gratiae thesaurum conferret cui contulit omnes Di-
vinitatis. thesauros, collocans in ea omnem Divinitatis plenitudinem, quando sic eam
dilexit, ut ei Filium suum Unigènitum daret? (Io. 3, 16). Quomodo non simul cum
eo omnia ei donavit? ... » (p. 445) .
. (27) « Maria divinum quoddam compendium est totius Ecclesiae, sicut homo
microcosmos est compendium totius magni mundi» Cf. Mariale, p. 336.
(28) « Christo per omnia corpore et anima similis, sicut luna pl,~na soli, sicut
prima mulier viro» (Cf. Mariale, p. 317). Altrove, spiegando più dettagliatamente
la somiglianza fra Adamo ed Eva e fra Cristo e Maria, scrive: « Primum quod le-
gimus de prima muliere est quod facta fuerit similis primo homìni; sic et Maria
similis Christo. Ut sciamus au~em quid similitudo ista importet, advertendum quod
homini Deus tria cum primis contu!it: quoad animam quidem, iustitiam originalem,
magnum Spiritus Sancti donum, per quod erat Deo similis; quoad corpus, donum
immortalitatis; quoad utrumque, donum perpetuae feli&tatis in paradiso, absque
ulla unquàm molestia vel carnis vel spiritus. In his autem omnibus mulier similis
facta fuit homini. Habuit etiam ipsa donum iustitiae originatis et innocentiae, do-
num immortalitatis et donum perpetuae felicitatis.
« Quoniam autem Maria similis Christo a Deo facta est, quare et ipsa dicitur
gratia piena sicut Christus ». Cf. ibid., p. 187.
(29) « Maria enim similis per omnem modum Christo est, s'icut luna soli, sicut
Eva Adamo: similis in praedestinatione, in vocatione, in. iustificatione, in glorifica--
LA MARIOLOGIA DI S, LORENZO DA BRINDISI 1 55
Il discorso del sabato dopo la prima domenica di quaresima è tutto
un'illustrazione del principio di analogia o somiglianza con Cristo. Il
Santo incomincia col mettere in rilievo il fondamento di tale principio:
l'amore di Cristo per la Madre sua. Egli osserva che, come i genitori
amano i figli con amore sommo, così i figli debbono amare con amore
sommo i loro genitorì, onorandoli più che è loro possibile, essendo a
loro debitori dell'esistenza, dell'educazione ecc. Ciò posto, « siccome
Cristo è il Figlio ottimo della Vergine SS. e la Vergine SS. è la madre
ottima di Lui, la ragione stessa ci spinge a credere che lo stesso Cristo
abbia onorato quanto potè la Madre sua, le abbia comunicato il suo ono~
re e la sua gloria e l'abbia resa simile a sè » (30). « Maria fu simile a
Cristo, sopra tutte le anime elette, nella predestinazione, nella vocazi~
ne, nella giustificazione e nella glorificazione» (31). Fu simile a Cristo
nella predestinazione perchè Cristo fu predestinato come uomo, come
figlio di Maria, e perciò Maria fu predestinata. con Lui. Fu simile a Cri-
sto nella vocazione alla grazia e nella giustificazione, poichè come Cri-
sto fu santissimo fin dal primo istante della concezione, così la B. Ver-
gine fu santissima fin da quel primo istante. Essendo sempre simile a
Cristo nella natura e nella grazia, gli fu anche simile nella gloria in
cielo (32).
Nel discorso primo sul capo XI dell'Apocalisse, commentando le
parole di Isaia (33): Il Messia sarà chiamato Ammirabile (in ebraico:
miracolo), dice: « siccome Maria è similissima a Cristo, come la luna è
. tìone. Sedet Christus ad dexteram Dei super omnes Angelos Rex et summus impe-
rator; sedet Maria ad dexteram Christi summa coeli et Angelorum Regina et lmpe-·
ratrix ! » Cf. Maricde, p. 187.
(30) << Si ius ipsum naturalisque pietas requirit ut filius parentes et di?igat et
honoret quantum potest, cum multum parentibus debeat a qui·bus esse accepit, a qui-
bus procreatus educatusque est summa cum honore, di!igentia,1 cura, labore, profecto,
cum Christus optimus extiterit Sanctissimae Virginis Filius ipsaque optima Mater
ipsìus, ratio 'ipsa utique persuadet ut credamus ipsum Christum Matrem suam ho-
norasse quantum potuit suumque honorem et gloriam di communicasse sibique si-
milem eam effecisse » Cf. S. LAURENTIUS A BRu::-rnusrn, Opera Omnia, t. V, p. 432.
(31) « Sic Christus Matrem suam honorare, ut par est, voluit; imo sicut Deus
lunam soli similem creavit Evamque Adamo simillimam (Cf. Gn. 2, 21, sqq.], sic
Deus Sanctissimam Vi1'ginem Chn'sto quam simillimam et' praedesti'navit ab 'aeterno
et in tempore fecit creando, vacando, iustificando et magnificando sive glorificando,
nam: Quos praèscivit ... (Rom. 8, 29-30), Similis Maria Christo in vocatione, in iusti-
ficatione et in glorificatione » Cf. ibid., p. 434 s.
(32) Cf. ibid., p. 434 s. .
(33) Is. 9, 6.
P. GABRIELE M. ROSCHINI
simile al sole, non può non essere anch'Essa un grande miracolo. Per
cui, come Iddio da principio pose in cielo due grandi luminari, così pose
in paradiso due grandi miracoli: Cristo e Maria. Per questo leggiamo
che gli Angeli, nel mirare Cristo esclamano: « Chi è questo re della glo-
ria ?... Similmente, leggiamo èhe gli Angeli nel mirare Maria esclama-
no: Chi è costei che sede dal deserto come una virgola di ficmo? ... rCM
è costei che si avanza quale aurora che sorge,. bella come la luna, eletta
come il sole, terribile come un esercito schierato? Tre volte esprimono
1a loro ammirazione, perchè Maria, come Cristo, è un triplice miracolo,
di natura, di grazia e di gloria. Come dunque è un grande miracolo
per gli Angeli Cristo, così è un grande miracolo Maria; grnnde miraco..,
lo Cristo, grande miracolo Maria, Madre di Cristo ... » (34).
La causa prima, radicale di questa mirabile somiglianza fra Cristo
e Maria va ricercata nella maternità divina, ossia, nell'amore del Figlio
verso la Madre. « Il sole - egli dice - rende, quanto più può, la luna
simile a sè ... In qual modo e perchè (Maria) non dovrebbe somigliare al
sole? (35). Ciò posto, chi vuole farsi un'idea, meno inadeguata possibile,
<li Maria, guardi Cristo!
Da quanto abbiamo espostò risulta evidente come S. Lorenzo da
Brindisi, prevenendo i tempi, ci abbia lasciato una trattazione abbastan-
za esauriente e geniale su tutti i principii fondamentali della scienza ma-
riana. Su queste solidissime basi egli innalza il meraviglioso edifizio del-
la sua mariologia.
Più volte il nostro Santo considera la Vergine SS. « nel cielo della
mente divina » « in coelo divinae Mentis » (36), ossia nel piano divino
dell'ordine presente, per determinarne il posto ch'Ella vi occupa. Il piano
divino dell'ordine presente - quello scelto da Dio a preferenza di tanti
altri piani possibili - abbraccia innumerevoli cose. Sorge quindi spon-
tanea la domanda: quale di tutte queste cose - a nostro modo di in-
tendere - Iddio ha voluto prima/ quale dopo?... Più in particolare:
ha Egli voluto prima la creazione dei nostri progenitori e la permissione
del loro peccato e poi l'Incarnazione (Cristo con Maria madre sua) co-
me rimedio al peccato? Oppure: ha Iddio voluto prima l'Incarnazione
(Cristo con Maria Madre sua) e poi tutte le altre cose, di modo che tut-
to, inclusa la permissione del peccato dei nostri progenitori, è stato vo-
luto in vista di Cristo e di Maria? ...
Le conseguenze della risposta data a questi fondamentali interro-
gativi sono di una portata incalcolabile. Nel primo caso infatti (nella
posizione tomista) l'esistenza stessa di Cristo (e di Maria) verrebbe ad
essere ineluttabilmente condizionata (e perciò dipendente) dall'esistenza
delle altre cose dell'universo, e, in modo particolare, di Adamo e del suo
peccato. Nel secondo caso invece (nella posizione scotista) l'esistenza
stessa di tutte le altre cose (compreso Adamo e la permissione divina
del suo peccato) verrebbe ad essere ineluttabilmente condizionata e per-
ciò dipendente dall'esistenza stessa di Cristo (e di Maria madre sua).
Nel secondo caso quindi si avrebbe un primato di Cristo (e di Maria) as-
soluto, non in forza cioè d1 una susseguente ordinazione, ma in forza
della sua iniziale predestinazione. Nel primo caso, Cristo (con Maria)
sarebbe il secundum volztum (voluto in secondo luogo) da Dio, e le al-
tre cose il prìmum volitum. Nel secondo caso, invece, Cristo (con Ma-
ria) sarebbe stato il primum volitum (la cosa voluta in primo luogo) da
Dio, e le altre cose il secundum volitum, e perciò Cristo (con Maria)
sarebbe stato il centro intenzionale, la ragione stessa di essere, lo scopo
di tutte le altre cose. Quale delle due posizioni ha colpito nel segno? ...
S. Lorenzo da Brindisi tratta ex professo l'importante questione e
la risolve in pieno, nel senso scotista, nei due primì sermoni Super: Mìs-
sus est (pp. 77-84) (37). Son due discorsi che, ben lungi dal ripetersi, si
completano a vicenda, dandoci una piena soluzione del sotttle e com-
plesso problema. Nessun autore, antico e recente - per quanto mi con-
sta - lo ha trattato e risolto in modo così. esauriente. Il nostro Santo
domina l'argomento, e lo tratta con tale acutezza di analisi, con tale
sublimità di concetti, con tale limpidezza di espressioni da eccitare in
chi lo legge un vivo senso di ammirazione. Io non temo di asserire che
questo è uno dei lati più caratteristici della mariologia del Brindisino.
Tutto è ammirabile nella trattazione di questa spinosa questione: il me-
todo ch'egli segue nell'impostarla, la soluzione che ne dà, le ragioni
ch'egli porta per provarla.
Ammirabile, innanzitutto, è il metodo ch'egli segue nell'impostare
1a questione. Per non esporsi a costruire sull'arena, egli parte da uno dei
principii fondamentali della mariologia (da lui mirabilmente illustrato):
il principio di analogia o somiglianza di Maria SS. con Cristo suo Figlio:
« Similis Christo Maria in praedestinatione ». E ne dà la ragione: per-
,chè « Cristo fu predestinato non già come Dio, ma come uomo figlio
di Maria; e perciò Maria fu predestinata insieme con Cristo » (38), « uno
eodemque decreto», dirà Pio IX nella Bolla lneffabilis. Cristo fu il pri-
mogenito di tutte le creature. Ne segue perciò che Maria madre sua sia
.stata predestinata prima di tutte le. creature (39). Questa unione di Cri-
.sto con Maria, questa reciproca somiglianza nella predestinazione è, in-
dubbiamente, l'unico Yero modo d'impostare teologicamente la questio-
ne. Il nostro Santo poi passa a provare che l'Incarnazione (Cristo con
:sua madre) è stata voluta prima di tutte le altre cose per varie ragioni.
La prima è questa: perchè Cristo, da solo, è più amato che non tutte
le creature prese insieme, poichè un re ama assai più il suo unico figlio
,che non tutti i suoi servi; Cristo, inoltre, è capo di tutti gli eletti, e tutto
,è stato creato per la sua gloria (4°). La seconda ragione la trova nel fatto
diligitur: Hic est filius meus dilectus, in quo mihi bene complacui (Mt. 17, 5).
I'lus diligit rex unicum filium, quam omnes servos. Non fuit praàlestìnatus Chri-
.stus propter Electos; sed electi omnes propter Christum, in gloriam Christì. Sic
Paulus ad Ephèsios I, ait: Benedictus Deus et Pater Domini nostri lesu· Christi,
qui benedixit nos in omni benedictione spirituali in coelestibus in Christo; sicut
elegit nos in ipso ante mundi constitutionem, ut essemus sancti et immaculati in
conspectu eius, in caritate; qui praedestinavit nos in adoptionem filiorum per Iesum
Christum in ipsum ..., in laudem gloriae suae (cp. 1, 3-6). Ubi manifeste docet Paulus
quod omnes Electi in gloriam Christi praedestinàti sunt. Prima autem ad Corin-
thios 3, ait: Omnia ... vestra sunt, vos autem Christi, Christus vero Dei (vrr. 22-23);
idest, omnia propter. vos sunt, vos autem propter Christu_m. Nam omnes sumus
Christi servi, etiam Angeli: In nomine Iesu ombe genu coèlestium flectitur (Phil.
2, IO). Et ad Hebraeos ait: Quem constituit heredem universorum, per quem fecit
.et saecula (cp. 1, 2). Scribens etiam ad Colossenses, docet quod prop·ter Christum
omnia creata sunt,· ait enim: Qui est imago Dei invisibilis, primogenitus omnis crea-
turae; quoniam in ipso condita sunt universa in coelo et... terra, visibilia et invisi-
bìlia, sive Throni, sive Dominationes, sive Principatus, sive Potestates: omnia per
ipsum et in ipso creata sunt, et ipse est ante omnes [ cp. 1, 15-17, Vulg. !oc.; Coelo,
160 P. GABRIELE M. ROSCHINI
habet Codis]. Sicut etiam loannes ait: Qui post me venit ..., ante me factus est
[Io. 1, 27. Vulg. loc.: Venit, habet: Venturus est]. Sic Christus, quatenus homo,
prima est creatura praedestinata: In capite libri scriptum est de me (Ps. 39, 8).
Doin.inus possedit me ab initio viarum suarum antequam quidquam faceret a prin-
cipio; ab aeterno ordinata sum, et ex antiquis antequam terra fierét (Prv. 8, 22-23).
N ec solum prima est creatura praedestinata, sed etiam cllusa exemplari's atque
final.is praedestinationis Sanctorum. Sic Paulus ait: Quos praescivit conformes fiéri
imaginis Filii sui, ut sit ipse primogenitus in multis fratribus (Rom. 8, 29). Ubi
declarat Paulus Christum ab aeterno fuisse causam exemplarem praedeslinationis, ubi
ait: Conformes fieri imaginis filii sui, et finalem, ubi ait: Ut sit ipse primogenitus, di-
gnitate et .honore, in multis fratribus; idest, inter omnes Electos Dei, quos in filios,
adoptavit. Sic, ob Christi maiorem gloriam, existimo permisisse peccatum, ut magis
Christum glorificaret; sicut permisit Lazarum infirmari et mori, ut glorificaretur Fi-
lìus Dei per eum [Cf. Io. II, e sqq.]; sicut permisit ut loseph a fratribus inique venuw
daretur, quo posset eum in Aegypto glorificare iuxta praeostensas visiones LCf. Gn.
37, 5 sqq.; 41, 40 sqq.]. Non enim Deus propterea glorificavìt loseph, quia in eum
fratres peccaverunt; sed permisìt fratres in eum inique agerent, ut magis magisque
glorificaret. Si igitur non Christus 'propter Adam, non Adam propter mulierem, sed
mulier propter virum facta fuit; nàm caput mulieris vir, caput autem viri Christus,
ergo etiam si Adam non peccasset, venisset in mundum Christus (1 Cor. u, 8, 3),
alioquin si non peccasset, _nec creatus fuisset mundus, cum omnia propter Christum
creata sint.
Sic Ch_ristus fundamentum est creationis mundi, sicut legimus: Zadik jesod
holam: Iustus fondamentum est mundi [Prv. 10, 25, ex hebr.]. Et Paulus aìt quod
fundamentum... aliud nemo potest ponere, praeter id quod positum est, quod est
Chrjstus Iesus (1 Cor. 3, n). Fundamentum Christus est totius creaturae, 'totius
gratiae et totius glorÌ'ae, quoniam finis est omnium, propter quem omnia creata sunt »-
Cf. Mariale, p. 79 ss.
(41) Rom. 8, 29.
LA MARIOLOGIA DI S. LORENZO DA BRINDISI r6r
la sua dominatrice figura, insieme a quella della sua SS. Madre, poichè
Ella fu, dopo Cristo, « la prima predestinata fra le creature » (42 ).
E su ciò non vi dovrebbe essere· dissenso alcuno fra i teologi. Ben
diversa invece e di secondarissima importanza a me sembra la questione
se il Verbo si sarebbe incarnato nell'ipotesi - pura ipotesi che ci tra-
sporta fuori del piano del mondo presente - che Adamo non avesse
peccato. E' ben nota l'opposta risposta dei Tomisti e degli Scotìsti. Se
Adamo non avesse peccato - dicono i Tomisti - il Verbo non si sa-
rebbe incarnato, poichè l'incarnazione è dipendente dal peccato come
da condizione sine qua non . Se Adamo non avesse peccato - dicono gli
Scotisti - il Verbo si sarebbe ugualmente incarnato, poichè l'incarna-
zione è indipendente dal peccato. Alla soluzione Scotista aderisce anche
S. Lorenzo da Brindisi (43). Però non vi insiste affatto, anzi, sembra che
trascuri quasi completamente la questione, poichè la tocca soltanto per
transennam. Forse perchè sentiva o presentiva la. inconsistenza della con-
clusione delle due scuole. E difatti, l'ipotesi dell'esistenza o meno del
peccato di Adamo, ci porta subito fuori del piano divino del mondo
presente (in cui il peccato è incluso) e ci getta in un piano possibile (in
cui il peccato non è incluso) e difatto mai attuato. Orbene, l'unica ri-
sposta logica alla questione suddetta non può essere che questa: nell'ipo-
tesi che Adamo non avesse peccato, noi non sappiamo (almeno con cer-
tezza) se il Verbo si sarebbe incarnato o no, poichè si tratta di un piano
o ordine puramente possibile, di cui la rìvelazione tace. Nel piano poi
del mondo presente (s-celto e attuato da Dio fra tanti altri piani possi-
bili) l'incarnazione è strettamente e indissolubilmente connessa con la
redenzione (cosa sfuggita al Brindisino), non già dipendente (come vor-
rebbe la scuola tomistica) o del tutto indipendente (come vorrebbe la
scuola scotistica) (44). La nessuna insistenza di S. Lorenzo da Brindisi
(42) « Cum Dominus dedit Moysi exemplàr divini sanctuarii, primo omnium
locutus fdit de arca testamenti; sic prima creatura -praedestinata extitit Virga bea-
tissima, viva divinitatis arca». Cf. Mariale, p. 347. .
(43) << Etiam si Adam non ,peccasset, venisset in mundum Christus » (Serm.
r, § 1). Cf. Mariale, p. 80.
(44) Cf. RoccA-Roscr-IINI, De l'atione primaria existentiae Christi et Deiparae,
Romae, r944; G. RoscHINI, Intorno alla questione sul cosiddetto motivo dell'Incar-
nazione, Roma, 1948.
Siamo felici di aver riscontrato nel P. Girolamo da Parigi (cf. La doctrine ma-
ria/e, p. 4~5) una perfetta identità dì vedute con ciò che abbiamo scritto - senza
conoscere il suo attèggiamento - nei due nostri citati lavori.
P, GABRIRLE M. ROSCHINI
qui puro corde in etun credunt et diligunt, eorum oblivisci minime potest; ipsa enim
vera Mater est cunctorum per fidem Christi viventium [Cf. Augustin. lib. De Sancta
Virginitate, cp. 6, P. L., t. 40, col. 399]. Cf. Mariale, p. 274,
(52) « A Christo in Cruce mater nostra facta est, dum dictutn illi fuit: Ecce
fìlius tuus, et loanni: Ecce mater tua ». Cf. Mariale, p. 387. Cf. anche p. 588.
(53) « Quam dulce est nomen matris ! Dici non potest, comprehendi non po-
test. Virga autem Beatissima non solum Mater, sed Mater misericordiae dieta est,.
hoc est, miserìcordissima, Mater clementissima, Mater tenerrima, amantissima »,
Cf. Mariale, p. 391.
(54) << Mediatricem inter Christum et homines ». (lbid., p. 251). Cf. anche.
p. 397.
(55) lbid.
(56) « Porta coeli Maria, et porta coeli Ch1·istus; sed Maria porta tm· quam Deur
venìt ad nos, Christus autem porta per quam nos ad Deum. 'Porta "item Ch1·istus,
quia mediator Dei et hominum, Deus homo; sic porta Maria, quia mediatrix inter
Christum et fideles. Et sicut Christus, mediator Dei, naturam habuit Dei; ita Maria, ..
mediatrix Christi, sanctitatem habet Cliristi, omnino pura et immaculata sicut Chri--
.,tus ». Cf. Mariale, p. 493.
LA MARIOLOGIA DI S, LORENZO DA BRINDISI
(57) « Primum quod legimus de prima muliere est quod facta fuerit similis
primo homini [Cf. Gn. 2, 18); sic et Maria similis Christo. Ut sciamus autem, quid
similitudo ista importet, advertendum quod homini Deus tria, cum primis contulit:
quoad animam quidem, iustitiam originalem, magnum Spiritus Sancti donum, per
quod èrat Deo similis; quoad corpus, donum immorta!itatis; quoad utrumque; do-
num perpetuae felicitatis in paradiso, absque ulla unquam molestia vet, carnz's vel
spiritus. In hls autem omnibus mulier simìlis facta fuit homini. Habuit etiam ipsa
donum t'usiitiae. originalis et innocentiae, donum immortalitatis et donum perpetuae
felicitatis. Quoniam autem Maria similis Christo a Dea facta est, quare et ipsa di-
citur gratia plena sicut Christus » Cf. Mariale, p. 187.
(58) « Sicut autem primi parentes tres illas gratias filiis communicassent; i'ta
Christus et Muria suis meritis tria haec nobis obtinuerunt, et iugiter conferunt remis-
sionem pecéatorum, carnis resurrectionem,' vitam aeternam ». Cf. Mariale, p. 188.
166 P. GABRIELE M. ROSCHINI
E' alla luce di questo testo chiarissimo che vanno interpretati tutti
gli altri testi relativi alla cooperazione di Maria SS. sia all'acquisto di
tutte le grazie (quale Corredentrice del mondo) che alla distribuzione
di tutte le grazie (quale Dispensatrice universale).
Data l'importanza pratica di questa ultima dottrina, il Santo Pre-
dicatore vi insiste esprimendola con molta efficacia. Egli si serve di im-
magini e di metafore molto espressive. La suppone già come cosa in
pacifico possesso della Chiesa, e perciò ne parla come di cosa ovvia.
S. Lorenzo non tratta ex professo la questione sulla natura della
mediazione di Maria nella distribuzione di tutte le grazie, se cioè, oltre
alla cooperazione morale, per mezzo dell'intercessione, si abbia anche
una cooperazione fisica strumentale,· come vorrebbero non pochi teolo-
gi, specialmente Tomisti. Lascia però comprendere che, almeno in qual-
che caso, vi sia stata una cooperazione fisica strumentale. Dice infatti
che nella Visitazione Dio si servì della voce di Maria come di strumento
per trasmettere la grazia, in quel modo stesso con cui David si servì del-
la cetra per espellere da Saul lo spirito maligno . (59 ).
I.
•
L'immunità dalla colpa. - L'immunità della Vergine SS. dalla
colpa originale costituisce - si può dire - il punto centrale della ma-
riologia di S. Lorenzo da Brindisi. Su questo soavissimo argomento
- così caro all'anima francescana - egli ha ben 12 discorsi - i più ela-
borati - così densi di dottrina, da costituire un vero trattato, una mono-
grafia completa . sull'interessante argomento. Egli è stato uno dei più
melodiosi cantori dell'Immacolata quasi tre secoli prima che una tale
dottrina raggiungesse la dignità di dogma di fede.
Riducendo ad organica unità gli sparsi e numerosi elementi del
Santo sull'argomento a lui particolarmente caro, si può giungere a que-
ste conclusioni: 1. S. Lorenzo ha esposto in modo chiaro e completo
lo stato della questione; 2. ha presentato e svolto genialmente le varie
prove tratte dal magistero ecclesiastico, dalla S. Scrittura (esponendo,
in modo sintetico ed efficace, quegli stessi argomenti che si leggeranno
poi nella Bolla lneffabilis), dalla tradizione e dalla ragione (riallaccian-
do le varie ragioni al detto: potuit,. decuit, voluit); 4. ha sciolto esau-
rientemente e - direi - doviziosàmente le varie obiezioni.
Oltrechè dal peccato originale, la Vergine SS. fu del tutto immune
dal peccato attuale, sia mortale che veniale. Fu anzi impeccabile fin
dal primo istante della sua persÒnale esistenza, poichè fu « confermata
in grazia » (66). Così insegna, in perfetto accordo con tutti gli altri teo-
(67) « Naturaliter peccare poterat etiam sine peccato concepta, sicut peccavit
Eva, sicut peccaverunt Angeli; sed per divinam gratiam ab omni penitus peccati
macula praeservata f uit èt minima et venialissima. Sic fuit sanctitas Vìrginis quam
simillima sanctitati Christi, licet gradibus multo inferior, ut luna sole». Cf. Mariale,
p. 541. .
(68) « Spiritus itaque Sanctus Virginem Sanctissimam amavit, ditavit atque do-
tavit omni plenitudine gratiarum, ut digna esset Sponsa Dei». Cf. Mariale, p. 136.
<< Fundatio eius in montibus sanctis, habet textus hebraicus. Fundata est
haec divina civitas in altissimo sanctitatis gradu, in altissima fide, spe et caritate et
gratia Spiritus Sancti, ita ut multo mqior fuerit gratia Mariae in p1limo instanti con-
ceptionis suae quam gratia sanctorum. Patriarcharum in fine vitae, cum omni vir-
tutum perfectione altissima praedid essent. Hoc autem, quoniam civitatem Sian
diligit Dominus super omnia tabernacula Iacob; diligit Deùs Muriam super omnes
Electos, 11am: Iacob dilexi (Rm. 9, 13). Sunt autem civitatis duae portae: conceptio
et mors: diligit Deus has portas Mariae super omnia tabernacula Electorum suorum.
Maria enim civltas Dei fuit, in qua Deus semper habitavit, civitas Sian per con-
templationem et civitas lerusalem per caritzltem,· hinc in Canticis dicitur formosa
tanquam lerusalem ~ Cf. Ct. 6, 3; p. 462]. « Diligit Deus hunc magis quam illum,
sed Virginem super omnes alias creaturas ». Cf. Mariale, p. 205.
« D'iligere Dei -idem est ac favere, non enim otiosus, vanus, inutilis est Dei
amor. Dicitur dilexisse Patriarchas, quoniam eos summis bonis cumulavit... » (ibid.
p. 349).
LA MARIOLOGIA DI S, LORENZO DA BRINDISI
(69) « Quis autem nesciat quod Maria a Dea optimum cor accepit quale Ma-
trem decebat Dei? Gratiam ergo in centuplum multiplicavit, auxitque. Nam docuit
etiam Dominus. quod qui bene egerit, ipsius Christi gratia, centuplum accipiet et
vitam aeternam possidebit (Mt. 19, 29); centuplum, ut alius Evangelista testatur,
in praesentì saeculo, et in futuro vitam aeternam (Cf. Mc. IO, 30). Hoc autem cen-
Juplum procul dubio de spiritualibus bonis intelligendum venit ».
(70) Mariale, p. 137.
170 P. GABRIELE M. ROSCHINI
sa e salì al Cielo ed ivi siede in somma gloria alla destra di Cristo, so-
pra tutti i cori degli Angeli » (71).
Da questo e da altri passi risulta che l'oggetto dell'assunzione - se-
condo il Santo - abbraccia, nella sua pienezza integrale, tre cose: 1)
morte e resurrezione; 2) traslazione in cielo; 3) incoronazione.
Le prove vengono desunte dal magistero ecclesiastico, dalla Scrittura
e dalla ragione.
S. Lorenzo si basa sulla festa dell'assunzione per dimostrare il pri-
vilegio dell'Immacolata Concezione. Orbene, l'Immacolata Concezio-
ne, per S. Lorenzo, era verità certissima. Altrettanto quindi - per lo
meno - doveva essere per lui la verità dell'assunzione.
Il Santo riconosce lealmente che nella S. Scrittura « niente di chia-
ro si legge intorno al Transito della B. Vergine e intorno alla sua glo-
riosissima Assunzione in cielo» (72). Poco prima però, dopo aver rife-
rito le parole di S. Bernardo: « Chi potrà raccontare la generazione di
Cristo e l'assunzione di Maria? », aggiunge: « Le Sacre Scritture quin-
di parlano di questo mistero (dell'assunzione) con ammirazione, come
pure del mistero dell'ascensione di Cristo » (73 ). Contradizione?... Af-
fatto! La Scrittura non parla apertamente, esplicitamente, dell' assun-
zione corporea di Maria. Ne parla però velatamente, implicitamente.
E' la posizione comune dei teologi d'oggi.
Nel Vecchio Testamento il Santo vede una prova dell'assunzione
in alcuni versetti del Cantico dei Cantici (cap. 3) e nella traslazione del-
.l'Arca Santa (3 Reg. 1-6). Di maggiore valore ci sembrano i due argo-
menti biblici tratti dal Nuovo Testamento. Il primo è tratto dalle pa-
role dell'evangelico saluto: « Il Signore è con te». « Maria - così scri-
ve - fu sempre in grazia, sempre piena di grazia, come il sole di luce.
Il Signore fu con Maria nell'inizio, con Maria nel mezzo, con Maria
nella fine; con Maria nella concezione, perchè fu concepita immacolata,
pura, santa, piena di grazia come unica e singolare :figlia di Dio; con
Maria in vita, arricchendola sempre con gl'immensi tesori delle celesti
ricchezze e virtù; con Maria in morte, liberandola dalla morte e dalla
(71) « Similis Christo Maria ... similis in morte, quoniam sine aliqua culpa mor--
tua fuit; similis in resurr1ctione, quoniam glo1·iosa resurrexit et èlscendt"t in coelum,
ibique in summa gloria a dextris Christi sedet super omnes Angelorum choros »
Cf. Mariale, p. 454.
(72) Cf. ibid., p. 588; 57y576.
(73) Cf. Mariale, p. 588; 573-576.
LA MARIOLOGIA DI S. LORENZO DA BRINDISI 171
(77) « Sicut autem samnas daemoniacum illum infelièem nunc in ignem mit-
tebat, nunc in aquam, ab cxtremo in extremum (Cf. Mt. 17, 14-17), ita cum hae•
reticis agit. llli summum honorem, qul soli Deo debetur, Virgini tribuebant; nostri
autem haeretici nullum penitus Matri Christi tribuerc volunt honorem, quoniam
ait: Soli Deo honor et gloria (1 Tim. 1, 17); quasi non scriptum sit etlam: Gloria
et honor ... omni operanti bonum. (Rom. 2, 10) ». Cf. Mariale, p. 321 s.
(78) « Cum igitur Vìrgo Deipara apud Deum pro sua reverentia omnia rpossit,
post Deum nobis summopere colenda est, veneranda, collaudanda, imltanda, invo-
11a11da ». Cf. ibid., p. 250.
LA MARIOLOGIA DI S. LORENZO DA BRINDISI 173
chè non era necessario comandarlo. Posto ch'Ella è vera Madre di Dio,
ne segue immediatamente che debba venerarsi. Anche il culto .di Cri-
sto - osserva il Santo - nelÌa S. Scrittura non viene comç1.ndato. Dice
però la Scrittura che Cristo è vero Figlio di Dio. Il culto segue sponta-
neo. Così il cieco nato, non appena conobbe che Cristo il quale l'aveva
guarito era figlio di Dio, l'adorò (Io. 9, 35-38). Altrettanto si deve dire
di Matia. « Quale re - si chiede il Santo - comanda ai suoi sudditi o
ai suoi popolani di onorare la regina madre o la sposa ? » - « Quanto
dunque sono stolti i settari Novatori - conclude - quando dicono che
si fa ingiuria a Cristo allorchè viene onorata la Madre di Lui! Un prin-
cipe saggio potrà forse sopportare molestamente che venga onorata,
per ragione di lui, la regina? » (79 ).
Parlando del culto d'invocazione, egli insegna che noi invochiamo
Maria SS. perchè è madre di grazia, l'avvocata onnipotehte ,presso Dio.
« Chi mai - si chiede --.se non è pazzo, può dubitare di trovare acque
nel mare? Così noi, allorchè ci rivolgiamo a Maria, non dobbiamo mini-
mamente dubitare della sua grazia e misericordia, poichè è Madre di
grazia, madre di misericordia, Madre di clemenza, abisso di bontà, pe-
lago di benignità » (So).
I motivi fondamentali che ci spìngono ad invocarla con illimitata
(79) « Ostendit autem is titulus quis hono1', quaeque reverentia tantae ' Ms.:
Tanti] maiestati debeatur. Ad hoc enim Divina Scriptum ostendit tantum veritatem
huius dignitatis, non praecipit honorem aut venerationem; sicut etiam ostendit Chri-
stum esse verum Filium Dei, credendumque id esse; non tamen praecipit adorandum.
Quid ergo? Adorandus minime est? Imo summa pietate ttdorandus et colendus.
Cur igitur non praecipitur? Quia opus non est; natura docet principem honorandum
esse statim ut cognoscitur. Sic caecus natus, illuminatus a Chf.isto, statim ut Filium
Del agnovit, adoravit (Cf. Io. 9, 35-38). Sic non fuit opus praecipere veris fidelibus,
ut veram dignamque Christi Matrem honorarent. Quis enim rex fidelibus suis
subditis et popularibus praecipit, ut reginam matrem ve! coniugem honorent? Aut
quis sapiens timere potest ne regem offendat, si, ut par est, reginam honoret ?
Quam stulti igitur sunt Novatores sectarii, qui iniuriam Christo fieri dicunt, cum
Mater ipsius honoratur. Sapiens princeps potest moleste ferre, ut ipsius causa regi-
nae exhibemur honor? ». Cf. Mariale, p. 308.
(So) « A ve Maria. A mari magno sic dieta est, in quod influunt omnia flumina
gratiarum; hinc enim subiungitur: Gratia plena, Dominus tecum, benèdicta tu in
mulieribus; mare gratiae, mare divinae bonitatis, mare divinarum benedictionum.
Quis unquam, fratres, dubitare potest, nisi amens omnino, de aquis mari.,·, an aquas
· sit inventurus in mai-i ? lta nos cum ad Mariam accedimus, ne de i'.psius gratia et
misericol'dt'a vel minimum dubitemus, quoniam Mater est gratiae, Mater misericor-
diae, Mater clementiae, abyssus bonitatis, pclagu( benignitatis ». Cf. Mariale, p. 186,
174 P. GABRIELE M. ROSCHINI
fiducia, secondo il Santo, sono tre: perchè Ella può aiutarci, sa aiutarci
e vuole aiutarci. « Se Essa non intercede per noi - osserva - ciò av-
viene o perchè non può, o perchè non sa; o perchè non vuole. Ma se
possono, sanno e vogliono gli Angeli, come non potrà, non saprà e non
vorrà la regina degli Angeli, la quale presso Dio e presso Cristo ha più
grazia e autorità che non tutti gli Angeli e tutti insieme i Beati?» (8 1 ).
Riguardo al culto di imitazione, egli osserva che tutti i Santi ci
sono dati come esempi. Ma in modo tutto singolare ci sono dati come
esempi Cristo e Maria (82).
Non si propone affatto, il Santo, almeno in modo esplicito, la que-
stione se l'attuale imitazione della Vergine SS. entri o meno nell'essenza
stessa della devozione mariana, di modo che senza l'attuale imitazione
non si dia vera devozione. Tutto però lascia supporre ch'egli escluda,
come essenziale, l'imitazione attuale, perchè insiste su Maria SS. madre
di misericordia e rifugio dei peccatori.
Concludiamo dunque col Santo: « Seguendo col fedele popolo di
Dio, questa guida, questa celeste colonna nel deserto di questo mondo,
non potremo errare in nessun modo» (83).
(81) « Nam apud Christum summa valet grntia et auctoritate, et erga nos sum-
ma praedita est caritate. Sicut autem pro nobis intercedere potuit !l'n terra, ita et
multo magis potest in coelo. Potest, scit, vult. lpsa enim arca Dei' est in qua virga
Dei, thesaurus divinae sapientiae, et vas plenum manna f Cf. Hebr. 9, 4] ». Cf.
Mariale, p. 331.
(82) L. C, P• 282, e
(83) « Rune enim ducem sequentes, coelestem hanc columnàm in deserto mun-
di huius cum fideli papula Dei (Ex. 13, 21) errare nequaquam poterimus ». Cf.
Mariale, p. 172.
LA MARIOLOGIA DI S. LORENZO DA BRINDISI 175
fatto pari a Lui, ma la venera soltanto come Madre di Lui.· Calvino, an-
zi <<Caino», « primogenito di Satana» - così lo chìama il Santo -
« nemico della Vergine come il padre suo», commentando la risposta
data da Cristo alla donna che aveva acclamato la madre (Le. u, 27 s.),
mentiEce e .calunnia: due cose proprie del diavolo. Dice infatti che la
donna laudatrice di Maria SS. -- da lui chiamata per disprezzo, donnic-
ciola - fu ripresa da Cristo (84). Altrettanto dice commentando le parole
del cap. 7 di S. Giovanni: Neppure i parenti di Lui infatti credevano ìn
Lui (85), « Ma dove mai -- si domanda il Santo - dove mai questo
nuovo maestro d'Israele, se non vuol negare il Vangelo, trova nel Van-
gelo una simile riprensione? Io vi trovo che quella donna fu onorata,
poichè fu degna di una risposta di Cristo, mentre non trovo affatto che
sia stata ripresa. Calvino· vuole che Cristo abbia negato ciò che la donna
aveva detto e che abbia affermato ciò che essa non· aveva detto. Ma
dov'è questa negazione? « Questo soltanto disse Cristo: Che anzi, beati
coloro i quali ascoltano la parola di Dio e la custodiscono. Questo è for-
se negare? Dove ha mai trovato Calvino che la congiunzione che anzi
sia una negazione? Se io dico: « l'argento è buono» e un altro ri-
sponde: « che anzi l'oro è buono», negherà forse che l'argento sia buo-
no ? Se dico che la legge di Dio è stata buona e santa, e un altro rispon-
de: (< che anzi, il Vangelo è buono e santo», negherà forse la bontà
della legge? Se dico che Mosè fu legislatore, e un altro dice: « anzi
Cristo», negherà forse che Mosè sia stato legislatore? Calvino doveva
andare a scuola di grammatica »: « Grammaticem docendus erat Cal-
vinus » (86).
. Rileva poi il Santo la flagrante contradizione in cui cade l'eretico.
« Insegna qui Calvino - egli dice - che quella. donna volle esaltare
l'eccellenza di Cristo e non già quella di Maria, che, forse, le era ignota.
Bene! ·- risponde il Santo - Ma se quella donna volle esaltare l'eccel-
lenza di Cristo, in che modo fu ripresa? In qual modo Cristo negò ciò
che quella donna aveva asserito? Come si conciliano queste cose ? Se
ella predicò l'eccellenza di Cristo, e Cristo poi, l'aumentò, sono forse da
credersi migliori di Cristo coloro che credono in Cristo?». E conclude:
« l'iniquità ha mentito a se stessa» (87).
+ Utilità del culto mariano. - Parlando della utilità del culto ma-
riano, il nostro Santo insegna (88) che non invano noi rendiamo atti di
culto alla Vergine, poichè Essa « è una terra benedetta che rende il cen-
tuplo » (89 ).
Ma il sommo beneficio del culto mariano sta in questo: esso è la
tessera degli eletti, il segno della predestinazione alla gloria dei cieli.
« Specialmente dal culto e dalla devozione alla Vergine, infatti - os-
serva il Santo - si distinguono gli eletti dai reprobi, i figli di Dio dai
figli del diavolo, la Chiesa di Cristo dalla sinagoga di Satana» (90).
***
E' difficile - come risulta da ciò che siamo andati esponendo - im-
maginare una mariologia così ricca e, sopratutto, una mariologia così
soda, così completa e così geniale come quella che ci offre S. Lorenzo
da Brindisi. Nella storia venti volte secolare dello sviluppo di quella scien-
za che da Maria s'intitola, S. Lorenzo da Brindisi viene ad occupare un
posto di primo piano. Io ritengo di poter asserire che egli è stato il più
grande Dottore Mariano del suo tempo, e uno dei più grandi d'ogni
tempo. Egli è uno dei più qualificati rappresentanti delle gloriose tra-
dizioni mariane dell'inclita Famiglia Serafica, poichè si allinea alle gi-
gantesche figure che rispondono ai nomi di Bonaventura da Bagnorea,
significati; tutti nobili, tutti profondi, ma ora sottili come il capello del~
l'angelo, ora imprevisti come una subitanea illuminazione, ora dedotti
con la pazienza insistente d'una religiosa curiosità, ora concatenati con la
robustezza di una maglia di acciaio, altra volta graduati come la scala
mistica che dalla terra ascende fino a Dio. Intravvedo che un intero libro
si potrebbe scrivere per analizzare e rivelare degnamente una tale arte
meravigliosa. Ma basti ora l'accenno. Io ho piuttosto da dire quale sia
la dimora, quali siano le stanze, dove meglio mi sono compiaciuto, dentro
questo palazzo d'incanti.
stessi ammiriamo Maria per nostra madre solo perchè ella è la madre
di Gesù.
Orbene: il Mariale di san Lorenzo da Brindisi è, da cima a fondo,
un così ·cristiano elogio di Maria, che in quasì ogni sua linea si converte
quasi come in un cantico al Cristo Gesù. Per il sublime invertimento del-
l'ordine fisico nell'ordine sovrannaturale, passa tra Maria e Gesù quella
somiglianza che non discende dalla madre nel figlio, ma è comunicata
da un tal Figlio ad una tale Madre. Questa rassomiglianza è miracolo,
afferma san Lorenzo da Brindisi, fermandosi a meditare nell'Apocalisse
di san Giovanni (12, r) quelle due parole: Signum magnum: Miracolo
grande.
Maria Vergine e Madre è miracolo grande: per Gesù e con Gesù
e in Gesù. Ella è il miracolo maggiore, dopo il mìracolo massimo di Co-
lui al quale offre la natura umana, affinchè Egli s'annunzi come l'Uomo
Dio. Questi due miracoli supremi ha il Paradiso, giardino del miracolo!
Gesù e Maria, dice il nostro santo, sono nel firmamento parad1siaco un
altro e vero sole, un'altra e vera luna. Tutto nella Madre di Dio è mira-
colo, tutto è epifania del sovrannaturale: ella è piena di grazie: l'intera
natura in lei è formata dalla grazia: in lei la grazia ha frutto di gloria
intera: per lei son meraviglie di santità la concezione, la nascita, la vita,
la morte, il corpo e l'anima. Signum magnum.
Dalla gloria del Verbo è preparata a Maria la gloria. Dalla grazia
del Cristo trabocca in Maria la grazia. Che altro più? La stessa natura
umana in Maria diviene scevra di labe per i meriti di quel Figlio che
assume in lei la natura umana insieme con la doglia mondiale. Gloria,
grazia, natura: il miracolo è triplice; redenta la natura, profosà la grazia,
trionfante la gloria; superlativamente, in ciascuno dei tre ordini, Maria
riceve da Gesù quella pienezza di vita che oltrepassa ogni vita; onde ella
è resa in meraviglioso modo figlia di Lui che è nato da lei.
Con questo suo avvicinamento di miracolo a miracolo, del miracolo
che è il Figlio al miracolo che è la Madre, san Lorenzo da Brindisi sin
,dall'inizio del Mariale ci offre la chiave d'oro per aprire la porta chiusa,
oltre la quale si trova celata e riservata la cristianità di Maria Santissima
, con il suo nome e il suo culto. L'avvicinamento prende subito questo si-
gnificato preciso: vi è una· analogia sublime tra il Figlio sempiterno ché
,consente al Padre, e la Vergine Madre che consente al Figlio nascituro;
giacchè l'uno e l'altro consenso assieme concorrono in una stessa. e unica
opera, che è la Incarnazione del Verbo, la unione ipostatica personale
della natura divina e della natura umana. Il fiat di Maria coopera alla
lncarnazione, e quindi alla Redenzione, facendo di lei la porta mistica
186 PROF. ALDO FERRABINO
dolore fisico. Il dolore che la fece gridare nel parto, lo strazio che preparò
quel parto, che senso hanno dunque nel testo apocalittico? Vergine per-
petua, giardino recinto, fonte sigillata, Maria generò Gesù a quel modo
che l'aurora apporta la luce, a quel modo èhe la luce suscita la gioia.
Donde lo strazio? donde il lamento? La risposta è che in quel parto era
spirituale in Maria lo strazio del parto, così come spirituale fu in lei il
concepimento, spirituale l'unione.
Il dolore di quella partoriente ci apprende la spiritualità essenziale
del dolore cristiano. Lo Spirito del Cristo è amore che beve ìl nostro do-
lore di uomini, sino alla feccia: così si spiritualizza in noi il nostro pro-
prio dolore, e il fato del dolore. Nulla è cristiano al mondo che non rechi
questa impronta, questa ferita salutare: la spiritualità del dolore, offerto
all'amore, e offerto per solo amore. Se uno di noi tenta di togliere via
dalla esperienza cristiana il dolore bevuto dall'amore sino alla feccia, il
dolore offerto all'amore per solo amore, ecco tolto via il tuorlo della cri-
stianità, ecco abbandonato lo Spirito del Cristo.
San Lorenzo da Brindisi ci fa comprendere felicemente che il no--
stro culto non può innalzarsi a Maria gaudiosa, a meno che prima non
sosti a comunicare con Maria dolorosa, spiritualmente dolorosa, nel me-
desimo parto della gioia eterna. Il secolo nel quale egli visse e operò, e
similmente questo secolo nostro in cui siamo chiamati e costretti a vivere
·e operare, s'accordano in una stessa fallacia che è, nelle storie umane, la
paura di soffrire, la fuga davanti al dolore, per il satanico rifiuto di rico--
noscere al dolore la dignità spirituale e la fecondità divina. Vanto illu-
sorio e menzognero della cultura civile è la presunta potenza storica di
eliminare il dolore dal consorzio degli uomini che pure nascono nel do--
lore. E tuttavia il dolore, sfuggito dalla paura, rinnegato per paura, non
per ciò scompare o scema nel mondo, anzi si moltiplica e aumenta, se-
condo lo stesso ritmo con cui s'estenu~ e decade la spiritualità cristiana.
Non ha forza di vincerlo, il piacere; chè anzi del piacere il dolore material-
mente sì riveste come d'un malioso velo dipinto ad accrescere il numero e
la miseria delle sue vittime. Onde chi più cerca il piacere, più trova il do-
lore e meno trova la spìritualità del dolore. Concupiscenza e paura s'al-
leano contro di noi, fuori del Cristo.
Ma sostiamo un istante a pregiarla, questa spiritualità del dolore cri-
stiano, che grida così altamente nel parto della Vergine: clamabat par-
turìens. Ella gridava prevedendo il Calvario: ma il medesimo Spirito del
Cristo le faceva prevedere, innanzi al Calvario, il Tabor. La trasfigura-
zione di Gesù annunziava ai discepoli eletti il significato occulto e l'ef-
fetto ultimo del suo volontario supplizio in croce. Il dolore spjrituale ri-
188 PROF. ALDO FERRABINO
FÌglio, alla donna del balsamo sparso: E tu vattene in pace. La stessa pa-
rola, la stessa pace, non la stessa donna. Quella del balsamo era peccatri-
ce, come Eva: questa Madre è vergine, è santa, è immacolata, è la sposa
cui fu detto: Ave, è la redenzione d'Eva. Vattene in pace I La pace del
Cristo, che chiude la guerra del mondo; e la chiude per sempre. La pace
del Cristo, che affranca l'anima dal corpo e dalla colpa e dalla pena in-
sieme. La pace del Cristo ai cristiani, che sovrasta la natura nel disfarsi
della natura.
Così moriva Maria; così si cele.brava il primo transito dell'arca di
Dio. E dopo la morte rasserenata avvenne la resurrezione anticipata.
La resurrezione affranca il corpo dopo che la morte abbia affrancato
l'anima. A letizia s'aggiunge nuova letizia, cristianissime entrambe. Sopra
la vita, altra vita rampolla: per uno stesso dono di libertà, nel Cristo. Qui
siamo fu?ri di tutte le esperienze umane; qui vale per unica esperienza
la sovrumana e perenne aspirazione dell'uomo a eternarsi tutto, tutt'in-
tero, anima e corpo integralmente e personalmente presi: l'aspirazione no-
stra incoercibile a quella salvezza, a quella pace, che possano estendersi
dall'anima al corpo, salvando e pacificando la nostra persona indivisa,
individua, totale. La distinzione dell'anima dal corpo, empirica o filoso-
fica che sia, non è per il cristiano altro che la introduzione al loro ricon-
giungimento; così che l'anima non si svesta del corpo materiale, se non
per rivestirsi del corpo spirituale, che è quel medesimo corpo tramutato
dal sepolcro all'eternità. Allora l'ostacolo opaco che il corpo caduco suole
opporre all'anima nel corso della vita mortale, si converte nella chiarezza
luminosa che l'anima redenta trasmette al corpo risorto, vivi entrambi
dentro la fonte stessa della vità, innestati entrambi sopra la vivente per-
sona del Cristo.
San Lorenzo vede questa resurrezione corporale di Maria come un
trionfo d'Angeli e di Santi, un coro di lodi, un peana di ringraziamento.
Nè io so qual altra mai parola sia più radicalmente cristiana di questa
parola: ringraziamento, rendimento dì grazie. Il cristiano ringrazia Dio
di tutto; a modo del Cristo che diceva in terra: lo ti ringrazio, o Padre.
Grazie della vita e grazie della morte e grazie della resurrezione: perchè
vita e morte e resurrezione sono una medesima vita,. e questa vita è Cri-
sto. Rinato nella grazia e per la grazia, il cristiano è un ringraziamento
continuo: nel dolore come nella gioia, spiritualizzati dalla grazia; ringra-
ziamento del corpo mortale perchè risorgerà da morte, ringraziamento
dell'anima immortale perchè sarà beata al cospetto di Dio uno e trino.
E finalmente, nel terzo suo transito, ecco Maria è assunta in cielo.
Morta senza peccato; risorta senza indugio; assunta senza compagnia nè
PROF. ALDO FERRABINO
LA DOTTRINA TEOLOGICA
DI S. LORENZO DA BRINDISI
INTRODUZIONE
Alla base di tutto l'edificio teologico c'è il rapporto tra l'uomo e Dio,
e cioè il rapporto tra ragione e fede, tra libertà e grazia.
Lutero affronta questo problema fondamentale, dandone però una
soluzìone da cui escono malconci Dio e l'uomo insieme. S. Lorenzo nella
II parte dell'H.ypotyposis (2 ) sorprende Lutero che si divincola nelle ma-
glie dei suoi paralogismi e se ne libera con un salto nell'assurdo esegetico
e psicologico. Commentando la Lettera ai Galati Lutero afferma l'inca-
pacità della mente umana a conoscere Dio (speculatio Maiestatis i'intolera--
bilis menti: c. I); il contenuto della rivelazione è assurdo per la ragione
umana (3) e però bisogna attaccarsi alla fede, che « rationem mactat et
occidit » (4)_. Ma S. Lorenzo rivendka la dignità della ragione umana
appellandosi a S. Paolo (5) che ne afferma la Gtpacità a conoscere Dio e
i suoi attributi attraverso le creature. D'altronde la fede, dice il Santo, è
« donum et gratia Dei ... non destruens, sed perficiens naturam humanam
animamque rationalem ». Per questo S. Paolo insegna che la fede non uc-
cide, ma « captivat intellectum in obsequium Ghristi ». Del resto Lutero,
prosegue S. Lorenzo, non ha un'idea chiara della fede, perchè prima la ·
definisce « recta cogitatio cordis de Deo », poi la riduce alla fiducia in
Dio: se è «cogitatio», come diventa fiducia? Veramente, nota il Nostro,
non 'è semplice cogitatio, ma « assensus ». Ad ogni modo resta la stravagan-
za di equiparare la fede, atto dell'intelletto, con la fiducia, atto della volon-
tà (6). Ma più stravagante ancora è l'esaltazione di questa féde enigmatica, a
cui Lutero attribuisce nientemeno la forza di creare in noi la stessa divini-
tà (7), tanto che « fide ... homo fit Deus » e per questa fede il cristiano deve
diventare « superbissimus et pertinacissimus », più duro del diamante,
Poi passa a discutere le note della vera Chiesa dedicando ben due
dissertazioni alla santità (r3), più intimamente connessa alla vera fede e
più efficace a dimostrare la falsità della pseudo-chiesa luterana, che aveva
rotto ogni freno.
Nella dissertazione terza (14) S. Lorenzo espone sistematicamente la
dottrina delle note, documentandola ampiamente con le testimonianze
della S. Scrittura e dei Padri. Con questa documentazione re:ì.ta confuta-
ta in anticipo l'opinione di alcuni moderni, che assegnano come data di
nascita delle note della Chiesa l'epoca della riforma . luterana.
Ma l'attacco degli avversari era rivolto contro il primato di Pietro
trasmesso ai Romani Pontefici. E S. Lorenzo dedica all'argomento tutta
la magistrale dissertazione quinta (r5), in cui all'accurata esegesi del testo
della promessa (Mt. r6) unisce una ricca testimonianza patristica, ser-
rando tutta la materia in questo sillogismo: la promessa di Cristo costitui-
sce Pietro fondamento della Chiesa indefettibile con pieni poteri di giu-
risdizione; ora Pietro è stato vescovo di Roma, e però tutti i suoi succes-
sori godono del suo stesso primato. Gli Apostoli sono subordinati a Pie-
tro come i loro successori, i Vescovi, al Papa. Non avendo il luteranesimo
nè l'uno nè gli altri, non può dirsi la Chiesa di Cristo.
Per S. Lorenzo l'argomento è così decisivo che egli tralascia gli altri,
anche quello tratto da Giov. 2r, che è appena sfiorato. Ma egli ha il me-
rito di aver anticipato l'argomento della trascendenza della Chiesa Ro-
mana, che per i suoi caratteri interni ed esterni si leva come un segno in
mezzo ai popoli, come un « divinum sane opus » ( r6). E' l'argomento
che sarà sviluppato esplicitamente dal Card. Dechamps e adottato poi dal
Concilio Vaticano (1i).
Finalmente S. Lorenzo aggiunge alla Ecclesiologia il contributo del-
1' argomentò fondato sulle cause, là dove dimostra (r8) che la Chiesa di
Cristo ha come causa materiale la moltitudine dei fedeli, come causa for-
male la vera fede, come causa efficiente principale Dio (Gesù Cristo), se-
condaria o ministeriale gli Apostoli; come causa finale la gloria di Dio e
la nostra salvezza.
(19) Opera Omnia, vol. III, Explanatio in Genesim, p. 248 ss., Patavii 1935 ..
LA DOTTRINA TEOLOGICA DI S. LORENZO DA BRINDISI 203
mente l'una dall'altra cosa. Per lui la giustizia è una grazia gratis data,
non assolutamente soprannaturale come la grazia santificante, ma pre-
ternaturale in quanto è in certo modo richiesta dalla natura e la perfe-
ziona nel suo ordine: « Praecipuum iustitiae originalis munus id fuisse as-
serimus ut perfectam tranquillitatem et amicitiam inter sensum et ratio-
nem redderet » (20). Perciò essa risiede, secondo S. Lorenzo, non nella vo-
lontà, ma « in inferiori animae portione », vuol dire, forse, nell'appetito
sensitivo. Affermazione alquanto singolare ed oscurai
Io penso che il nostro Santo, tutto preoccupato del solo luteranesimo,
non abbia creduto necessario curarsi nè dell'errore di Baio nè del docu-
mento di Pio V che lo condanna. Altrimenti ben più completa ~arebbe
stata la sua dottrina circa i concetti di naturale e soprannaturale.
Quanto all'essenza del peccato originale egli dice espressamente che
quel peccato non è altro che la « privatio iustitiae originalis ac consequen-
tium donorum expoliatio » (21 ).
E nei posteri? S. Lorenzo si distacca completamente da S. Tommaso
e adotta la teoria di Catarino, che insiste sulla imputazione dell'atto pec-
caminoso di Adamo ai posteri in connessione con un patto interceduto
tra Dio e il capo del genere umano. La volontarietà del peccato nei po-
steri è minima, ma c'è perchè i posteri si considerano presenti nell'atto del
peccato del primo uomo. Il Santo non vede chiara la distinzione fra atto
e stato di peccato. ·
Ma, oltre. queste divergenze di scuola, egli di fronte a Lutero e ai
suoi seguaci afferma con vigore i punti più essenziali del domma:
I°) il peccato originale non consiste in una corruzione intrinseca,
positiva della natura, ma in una privazione dei doni praeternaturali e so-
prannaturali:
2°) questa privazione è accompagnata da altre miserie, che debili-
tano e offuscano la natura rendendola odiosa a Dio (è la vulneratio):
3°) il peccato originale non consiste nella concupiscenza, che rima,.
ne anche dopo il battesimo: essa non è detta da S. Paolo peccato in senso
proprio: Lutero abusa di S. Paolo e di S. Agostino, che certamente non
convengono con lui: la concupiscenza non entra nella costituzione del
peccato originale, ma ne è l'effetto.
Notevole la difesa del pensiero di S. Agostino riguardo alla libertà:
Io credo che basti quanto si è detto sui punti nevralgici da noi scelti
per farsi un'idea e dare un giudizio della dottrina teologica di S. Lorenzo
da Brindisi.
Possiamo concludere così.
S. Lorenzo è un controversista da pulpito, non da cattedra.
Avendo come obbiettivo il luteranesimo, che non è un sistema ben
definito, ma è una crisi psicologica giustificata da un arbitrario monopolio
biblico, il Santo tende soprattutto a togliere l'arma di mano agli avver-
sari e a metterli in disagio e in contraddizione con Dio e con se stessi.
Perciò egli fa più esegesi che tèologia o fa della teologia biblica. Conosce
a meraviglia la S. Scrittura, conosce i Padri, conosce i sommi teologi: da
tutte queste fonti egli trae risorse per tener fronte agli avversari. Ma non
ha altra pretesa che quella di confonderli. Atteggiamento difensivo, quasi
sempre variante secondo le circostanze, gli attacchi.
Notevole. la libertà del Santo di fronte alle varie scuole: egli passa
con disinvoltura da un principio tomistico a uno scotistico, a volte, co-
me nella questione della giustizia originale, fa da sè. Atteggiamento
eclettico, dovuto più che tutto alla sua missione di ardente polemista di
trincea.
Tutto sommato; S. Lorenzo può e deve dirsi teologo nel senso clas-
sico, per la sua profonda conoscenza della Bibbia e dei Padri, per il pos-
sesso sicuro della dottrina cattolica, che oppone all'eresia con grande suc-
cesso, per il suo senso vivissimo del soprannaturale, per il suo grande attac-
camento alla Chiesa e al suo infallibile magistero.
Sono stati fatti paragoni tra lui e altri teologi controversisti dell'epoca
postridentina. I paragoni, se non sono odiosi, son sempre pericolosi, spe-
cialmente tra i Santi.
Atteso il suo compito che fu quello non di una costruzione scientifico-
sistematica per la scuola, ma di una elaborazione occasionale a scopo di
controversia, con la dovuta riverenza diciamo che S. Lorenzo non deve
essere confrontato coi controversisti a carattere scientifico-scolastico che
fiorirono subito dopo il Concilio di Trento, come· il Bellarmino, che è
tempra di vero teologo; come Gregorio di Valenza o Tommaso Stapleton
o Martino Becano, che hanno lasciato opere nate dallo studio e dalla scuo-
la, destinate agli studiosi.
S. Lorenzo sta bene a fianco al Canisio, con cui ha parecchi punti di
contatto: ambedue paladini della Madonna con le loro ricche Mariologie,
ambedue impegnati nella lotta a fondo contro il luteranesimo, parlarono
e scrissero con larga erudizione ed efficacia. Ma mentre quella del Canisio
è un'opera ispirata alla catechesi per la divulgazione e la difesa della dot-
trina cattolica, offuscata e contrastata dai Protestanti, l'opera di Lorenzo
si svolge nel clima ardente della polemica, che, ben fondata ·sulla base
dottrinale comune, predilige il contrattacco, anche personale, inseguendo
audacemente l'avversario sul suo terreno, per sconfiggerlo con le ·sue stes-
se armi.
Quel che a Lorenzo manca di sistematico è largamente compensato
dalla vivacità della sua difesa, sempre ben documentata da tutte le ri-
$Orse di quella che oggi noi chiamiamo teologia positiva.
Molti passi innanzi si son fatti nella sostanza e nella forma della teo-
logia controversista nei riguardi del protestantesimo; ma quella del Brin..
disino resta ancora un'opera utile per cogliere il pensiero genuino di Lu-
tero e dei suoi primi discepoli, e anche per confutarlo efficacemente· nei
punti fondamentali. La figura di questo Santo atleta del cattolicismo può
stare degnamente accanto a quelle dei primi Apologisti della Chiesa d;
Cristo.
VII.
I Santi sono gli uomini meno soggetti all'oblio: basterebbe anche solo
il loro ritorno puntuale nel calendario liturgico per impedire che si allon-
tanino dalla nostra devota memoria; ma se il Santo è stato anche un
uomo di studio e di penna può accadere che il tempo stenda sulla sua
opera scientifica, eventualmente distante da più immediati interessi, un ·
velo d'ombra forse ingiusto, ma in certa misura inevitabile.
Questo non sembra potersi dire del Cappuccino che riempì del suo
nome l'Europa. ·
Ben torni dunque non l'ombra di S. Lorenzo da Brindisi, ma la sua
viva e vivace figura, il suo esempio, come sollecitazione non soltanto di
santità e di zelo apostolico, ma anche di solido e sostanziale impegno nel-
lo studio di discipline sacre e severe.
Una santità nutrita di pensiero, vibrante d'azione è la santità di cui
oggi si sente più che mai il bisogno. ·
Tra le scienze sacre più sensibili al progresso e all'attualità è senza
dubbio l'esegesi biblica.
Gli aspetti positivi e le molteplici zone di incidenza di questa disci-
plina, il suo oggetto, i suoi risultati, la sua difficoltà ed insieme la sua im-
mediata utilità, la pongono in primo piano come dimostra l'incessante
premura dei Pontefici ultimi, e soprattutto di Sua Santità Pio XII, feli-
cemente regnante, per sostenere e guidare i meritevoli sforzi dei generosi
che si sono votati al « sublime ufficio » di « investigare, dichiarare, esporre
ai fedeli e difendere dagli infedeli la parola d! Dio» (1 ).
Quando, con una espressione tolta al Prologo del Vangelo di Luca,
si è detto che un esegeta è « un servitore d~lla parola di Dio>>: 61t'tjpét't)ç
to6 M1oo (2) si è, a mio parere, enunziata nella maniera più semplice e
conclusiva la dignità, la delicatezza e la complessità del suo compito.
(1) Enciclica « Divino afflante Spiritu » del 30 settembre 1943, trad. ital. uf-
ficiale, in .1.cta llpost. Sedis, 1943, t. XXXV, p. 350. '\l
Toleto e Nic. Serrario. E' il secolo di Sisto di Siena, iniziatore della Intro-
<luzione biblica, di Giovanni Morin, di Giacomo Bonfrère, di Benedetto
Pereira, di Gaspare Sanchez, di Antonio Agelli, di Francesco Lucas di
Bruges, di Gilberto Genebrardo, di S. Roberto Bellarmino, di Giovanni
Pineda, di Cornelio Jansens, vescovo di Gand, di Giovanni Lorin, di Gu-
glielmo Hessel van Est (Estio), di Benedetto Giustiniani, di Francesco Ri-
bera, di Cornelio Alapide, di Giovanni Mariana, di Giacomo Tirino, di
Giovanni Stefano Menochio; e la lista non è certo completa.
(9) II Cor. 3, 3.
S. LORENZO DA BRINDISI ESEGETA 217
cordava che cosa fosse scordarsi; dicendomi di più che lui si confidava,
quando la Scrittura sacra si fosse persa, di farla in lingua hebrea » (r4).
E un altro testimonio afferma che egli sapeva la Bibbia a memoria
« non solo in confuso, ma anca distintamente, allegava i capi, et i versetti,.
aveva abilità grande in pronto di rispondere a dubbi della Scrittura» (1 5).
La Sacra Scrittura « la possedeva in sommo» ( r6), ed « era talmente
pronto in trattare della Sacra Scrittura, tanto nel citare il testo Ebreo co-,
me il Latino, che pareva avesse tutta la Bibbia a mente, aprendo la Bib-
bia trovava ciò che voleva, sempre teneva in cella e portava in viaggio la
Bibbia non solo Latina ma anco Ebrea, avendo quasi del continuo o
l'una o l'altra nelle mani (17). A Praga, disputando con gli Ebrei per mol-
te ore, mentre i Rabbini tenevano sotto gli occhi i loro libri, egli li con-
futava riferendo i testi a memoria (r8).
Non sembri pleonastica questa insistenza sulla familiarità che S. Lo-
renzo aveva con la Bibbia. Il primo passo per una buona esegesi è la co-
noscenza diretta della letteratura sacra, l'assorbimento graduale del modo
di esprimersi dei Sacri Autori. Non è un mistero per nessuno che gli ese-
geti oggi sono costretti a leggere troppi libri sulla Bibbia e troppo poco la
Bibbia.
Nè Lorenzo si fa illusioni quasi bastasse una assidua lettura della
Bibbia per poterla comprendere. Egli è perfettamente conscio che i testi
sacri sono pane duro per denti saldissimi: « Quomodo, quaeso, facilis est
Divina Scriptura? Quia facilia intellectu sunt quae docet, an quia facili
planoque sermone methodoque omnibus obvia et aperta tradit quae do-·
cet? Qui prìus affirmat homo est piane dementissimus; nam Divina
Scriptura tractat de Deo, de Trinitate... deque aliis rebus altissimis, ac
proinde intellectu difficillimis. Qui vero affì.rmat posterius, quid loquatur·
prorsus ignorat; nam, praeter innumeras locutiones fìguratas, tropos, sche-,
mata, metaphoras, aenigmata, parabolas, praeter dialectos et phrases lin-
guarum originalium, praeter infinitas eclipses et reticentias verborum,.
manifestum est quod Vetus Testamentum hebraice scriptum fuit et sine
punctis, quas motiones dicunt, et pro vocalibus serviunt, ita ut saepe divi-•
nare opus sit, quomodo movenda sit dictio in textu sine punctis; punctà
autem textui a rabbinis addita sunt » (19),
Questa chiara visione della difficoltà della Bibbìa, per quel che ri-
guarda il contenuto e la forma, è il segno migliore che Lorenzo non cede
alla tentazione di un facile e fatuo entusiasmo, ma è compreso della seve-
rità e dei rischi del suo studio. Egli non vuole essere di quelli i quali cre-
dono che commentare la Bibbia significhi dire con cento parole inutili e
sbiadite cìò che il Sacro Testo esprime con dieci parole turgide di luce, o
coprono di fiori sterili rami nodosi che sopportai10 soltanto frutti maturi.
La Sacra Scrittura è l'anima di tutti gli scrittì di S. Lorenzo, nei
quali si contano non meno di 50.000 citazioni e riferimenti. Egli avrebbe
voluto commentare tutta la S. Scrittura: un commentario ad Ezechiele
era conosciuto fino al 1786, ma risulta finora introvabile. S. Lorenzo stes-
so confessò di avere raccolto appunti sulla Genesi, l'Esodo (p. 210) e il
Levitico (20), e, commentando nella Expianatio un passo della lettera agli
Efesini, dice: « Mitto hic ... suo enim loco, Deo duce, expendemus » (21 )
e forse ebbe in mente anche un commentario alla lettera ai Romani (p.
263) (22),
Gli editori delle sue opere ritengono che la Explanatio sia stata scritta
da Lorenzo soprattutto per le esigenze del suo apostolato presso gli Ebrei,
ma non escludono tuttavia l'intenzione di fornire alla scuola un testo (2 3).
Crndo che la vasta impostazione dell'opera, con le sue questioni tipica-
mente scolastiche, teologiche, e l'intenzione di estendere al Nuovo Testa-
mento la sua fatica, indichino .chiaramente che Lorenzo aveva pensato
a un commentario completo nel quale avrebbe dato sfogo alla sua intel-
ligenza e al suo zelo senza legare la sua fatica a un fine contingente.
Le lacune all'interno del manoscritto (l'esegesi al c. 9 e II è incom-
piuta, il c. IO manca del tutto), la mancanza di una introduzione al libro
della Genesi, lo stato stesso dell'autografo, ci convincono che anche l'e-
spressa intenzione di stampare la sua opera avrebbe richiesto maggìori cu-
re per essere realizzata. E considerando la mole della Explanatt'o - le
565 pagin.e a stampa corrispondono a 270 fogli di scrittura minutissima,
.di citare le Sacre Scritture nella versione tedesèa di Lutero con la scusa
che la Volgata latina era infedele al testo originale, S. Lorenzo a un
éerto punto gettò dal pulpito una copia della Bibbia in ebraico, caldaico
e greco, sfidando l'eretico a leggerla (28).
(28) Secondo il racconto dello· stesso Santo nella relazionè della sua attività in
Austria e Boemia dal 1599 al 1612. Cf. HrnRoNYMUs A FELLETTE, op. cit., p. 42.
(29) P. ANDREAS AB ALPE, O. M.. Cap., De operibus biblicis S. Laurentii a
Brundusio, in Verbum Domini, 1942, t. XXII, pp. 153-158.
(30) Cf. Explanatio in Genesim, pp. 43-44.
222 MONS. SALVATORE GAROFALO
Nicola di Lira, il Tostato e Sante Pagnini: la scelta non poteva essere mi-
gliore.
Molti scrittori più vicini all'autore sono citati con frasi g~neriche, ma
i Padri Cappuccini editori delle Opere di S. Lorenzo 'li hanno rintracciati
con encomiabile pazienza. La loro fatica merita la più grande ammira-
zione e gratitudine dei dotti.
Lorenzo più di una volta ha confidato ai confratelli che « era versa-
tissimo in tutti i Dottori e Scrittori che hanno scritto sopra la Scrittura
Sacra e che questi l'havea letti tutti» (34).
Gli si può dare atto non solo di questa sua gigantesca fatica, ma an-
che del buon criterio di chi lo ha guidato nella scelta di testi ed opinioni.
E' notevolissimo, però, il fatto che egli non si lascia influenzare nè
dalla esegesi ebraica, verso la quale pur doveva portarlo una particolare
.simpatia per la padronanza che egli aveva di questa letteratura, nè dai
grandi nomi della esegesi cristiana.
La sua indipendenza di giudizio nelle interpretazioni discusse è uno
degli aspetti più simpatici e rivelatorì della sua personalità di studioso.
Costantemente alla esposizione delle sentenze altrui segue un N os
autem che è indice di consapevolezza e di responsabilità nello scegliere e
sostenere il proprio atteggiamento.
Egli è pieno di rispetto per gli esegeti che lo hanno preceduto: « Hanc
ego expositionem in medium affero non nihili aut flocci pendens verissi-
mas aliorum interpretum, nostrorum praesertim gravissimorum exposi-
tiones; tantum enim abest ut vilipendam, ut summa laude et honore di-
gnos habeam » (35).
· Una maggiore insistenza sul testo originale, una più acuta penetra-
zione delle lettere gli consente di essere tranquillo anche di fronte a una
esegesi discorde della massima parte· degli autori: « Ea est omnium fere
huius loci expositio, quam improbare non audeo, cum doctissimorum ac
sanctissimorum pariter virorum auctoritate fìrmetur, quorum et solertia
commendanda semper et sanctitas admiranda fuit. Hebraica tamen Ve-
ritas aliam loci huius videtur praeseferre · intelligentiam » (36).
Egli si muove con libertà e disinvoltura nella selva delle varie inter-
pretazioni pronunciandosi senza reticenze, senza ritrosie: « hoc non pla-
cet. .. Non satisfacti huiusmodi explicatione, aliam in medium affera-
mus » (37). E poi: « Certe neque haec positio adniodum satisfacit (38);
Quapropter alia mihi de hac re sententia est » (39 ).
Tutto questo senza improvvisazioni e senza giovanile vanteria: « Scio
alios ex recentioribus aliter interpretari... sed huiusmodi positiones nec
ratione nec auctoritate fulciuntur » (40).
Egli è preoccupato solo di veder chiaro, di convincersi. Ha delle ri-
pugnanze lungamente maturate « At vero id ego probare numquam po-
tui » (4 1 ), come delle incertezze che onestamente non crede di poter ri-
solvere: « Nos autem nihil certi in his possumus asseverare» (4 2). Tal-
volta è ricco di sfumature: « Haec responsio mihi certe non displicuit ali-
quando; re tamen maturius considerata, nec omnino constans visa est,
nec consona satis veritati » (43).
Di una cosa sola si fa costante scrupolo: che le sue interpretazioni
siano conformi alla verità e alla ragione (44) e non deviino « a sanctorum
semita» (45), per identificare il « verum ac càtholicum sensum » (46).
A proposito del paradiso terrestre ha modo di scrivere: « Quae di-
cuntur non adeo sunt spiritualiter intelligenda, ut pereat sensus histo-
riae » (47) e a questo senso della storia resta in massima parte fedele, an-
che nei rarissimi casi in cui lascia libero sfogo al sentimento - come quan-
do ritiene per certo il desiderio degli angeli di collaborare con Dio nella
creazione dell'uomo per manifestarci il loro amore (48) -- o quando in-
dulge alla fantasia immaginando la lamentazione di Eva per la .morte
di Abele (49) o il lungo colloquio di Dio prima di scatenare il diluvio (50).
1
5. - BuoN SENSO NEL VALUTARE LE OPINIONI ALTRUI E NELL ESPRIMERE
LA PROPRIA.
(53) lbid., p. 6.
(54) lbid., p. 1.
(55) lbid., pp. 1-3.
(56) lbid., p. u8.
(57) lbid., pp. 142-144.
(58) lbid., pp. 318-328.
(59) lbid., pp. 456-470.
(60) lbid., p. 471 s.
S. LORENZO DA BRINDISI BSiiGETA 227
La ricerca del senso létterale della S. Scrittura con tutti i mezzi adatti,.
e partìcolarmente con la profonda conoscenza delle lingue bibliche, e la
determinazione del suo valore teologico col sussidio della tradizione pa-
tristica e della dottrina scolastica è la caratteristica comune della miglio.
re esegesi del tempo di S. Lorenzo.
« Certamente la parte filologica, critica, storica e archeologica di que-
sti commentari oggi, dopo tante ricerche e tanti progressi, in molti punti·
è àntiquata e superata; ma la discussione dottrinale, teologica, ancor oggi
ha il suo pieno valore e l'esegesi moderna indubbiamente potrebbe gua--
dagnare moltissimo approfittando dei tesori accumulati in quei grossi vo--
lumi degli esegeti del sec. XVI e XVII » (79 ).
Il Santo Cappuccino è l'uomo dei suoi tempi nel senso migliore e
più nobile di questo apprezzamento, e se la Provvidenza non avesse al-:-
trove indirizzate le sue forze, la sua traccia sarebbe stata, nel campo del-
l'esegesi, incomparabilmente più vasta e profonda.
In questa sintetica illustrazione di uno degli aspetti più interessanti
della personalità dd Brindisino mi sono limitato come era di rigore alla.
sua opera più espressamente esegetica.
Nell'opera polemica: Lutheranismi Hypotyposis egli tratta gli argo-
menti biblici in funzione apologetica e insiste su problemi di carattere ge-
nerale. Non mancano, però, egregi esempi di esegesi come la lunga dis-
sertazione sul testo di Matteo 16, 16 relativo al primato di Pietro (80).
Negli scritti omiletici, l'impegno esegetico è ancora meno esplicito:
essi sono però, se ce ne fosse ancora bisogno, la dimostrazione lampante
del posto che la Sacra Scrittura aveva nell'anima di Lorenzo. Le prediche
formicolano di citazioni bibliche espresse o implicite: egli parla ex abun-
dantia cordis, e di un cuore nutrito fino alla sazietà - di quella sazietà
misteriosa che lungi dal dare la nausea, accresce la fame - dei testi sa-
cri (Sr).
S. LORENZO DA BRINDISI
"VIR APOSTOLICUS,,
NEL SUO E NEL NOSTRO TEMPO
I. - RITORNO LUMINOSO.
Padre Brindisi ritorna. Così egli era chiamato dal popolo e così pure
:si trova indicato nelle cronache del tempo: titolo certamente onorifico
per la cittadina meridionale, dove ebbe i natali nel 1559, dove fu rigene-
rato col nome significativo di Giulio Cesare, e dove passò la sua prima
promettente giovinezza.
Ritorna ora in luce meridiana dalla penombra di oltre tre secoli. Du-
rante la vita, « a guisa di sole - come ebbe a di.re il Card. Federico Bor-
romeo - penetrò quasi innumerevoli regioni con l'intensò fulgore della
sua luce» (1 ). Venuto a morire nel 16I9, quella luce si sarebbe spenta nel
mondo, se la Chiesa e l'Ordine dei Cappuccini, cui appartenne, non ne
avessero conservata la memoria. Ma la sua glorificazione terrena tardò
non poco: dichiarato venerabile nel 1769 da Clemente XIV, beato da
Pio VI nel ~783, solo nel 1881 Lorenzo venne canonizzato da Leone XIII,
il quale ne esaltò in sintesi la vita e la portentosa attività spiegata in tutta
l'Europa: ubique opere et sermone potens, ubique vir'tutum exemplar,
,errorum et vitiorum extirpator, religionis defensor, po;~~ificiae auctoritatis
:vindex (2). Rimaneva tuttavia quale « tesoro nas'costc>'~> e « lucerna sot-
to il moggio » la sua dottrinà vasta e profonda; la cui piena rivelazione
era riservata dalla Provvidenza per il nostro tempo.
· Ritorna, dunque, S. Lorenzo da Brindisi, e ancora una volta ritorna
da Venezia, donde parti giovane sacerdote, nel lontano 1582, per iniziare
le sue peregrinazioni apostoliche protratte quanto la vita. Fu impegno
geloso e sacro della Provincia Veneta dei Cappuccini, a cui spetta il me-
rito d'averlo plasmato a perfezione religiosa e sacerdotale, custodirne gli
:Scritti negli archivi conventuali attraverso le vicende di tre secoli, e final-
---·---
(3) Cf. HIERONYMUS A PELLETTE, op. cit., p. 56.
FR. ADEODATO G. CARD. PIAZZA
(6) L. PAS'I'OR, Storia dei Papi. Vers. ital. di P. CENCI, t, XII, p. 204, Roma,
1930.
(7) Cf. HmRONYMus A PELLETTE, op. cit., p. 62.
(8) Cf. DE FELLER, Dictionnaii-e historique, vox Laurent de Brindes, Paris, 1822.
FR. ADEODA:ro G. CARD. PIAZZA
e fatuità delle loro obiezioni al Credo cattolico. La sua parola, ora espo-
sitiva ed ora polemica, nelle varie lingue degli ascoltatori aveva sempre
nuovo fascino e vigore irresistibile di persuasione; Lorenzo « fu ricerca-
tissimo da tutti nel ministero della predicazione, perchè tutti erano consa-
pevoli dell'unzione, della dignità, della forza onde esercitava l'apostolico
ministero e dei manipoli pieni che ne ritraeva» (16).
La documentazione ampia e sorprendente del suo apostolato oratorio
si trova oggi negli Opera Omnia, che ne rivelano la figura intera e com-
plessa di oratore e di polemista nelle sue gigantesrhe proporzioni, meglio
che non apparisca dalle cronache frammentarie del tempo. Tre quaresi-
mali, corsi di predicazione per avvento, spiegazioni dei Vangeli domeni-
cali, sermoni intorno alla Vergine ed elogi di Santi, costituiscono un pa-
trimonio di attività pastorale che pochi fra i più grandi dottori e pastori
della Chiesa possono vantare. Eppure tali scherni nutriti ed armonici di
prediche e di sermoni, redatti quasi sempre in latino forbito, non sono che
lo spettro luminoso dell'apostolato laurenziano, allora vivificato e poten-
ziato attraverso la parola viva, che nelle mirabili costruzioni trasfondeva
l'anima e la forza conquistatrice.
V. - L'APOSTOLATO DOTTRINALE.
(x8) Cf. S. Lorenzo da Brindisi alla luce dei suoi « Opera omnia», in L'Osser-
vatore Romano, 1949, 14 maggio.
17. S. Lorenzo da Br.: Studi
2 44 FR. ADEODATO G. CARD. PIAZZA
(20) Cf. S. LAURENTIUS A BRUNousro, Opera Omnia, vol. II, P. I, p. XI, n. 25.
(21) D. MoNDRONE, l. cit.
*
INDICE ANALITICO ALFABETICO
BEA A. S. I.: gli studi biblici nella BOURGAIN L.: la predicazione fran-
Compagnia di Gesù, 215 cese, 51
BECANO MARTINO: controversista e BRENNAN of TASSON ANTHONY O.
teologo, 101. 126. 209 F. M. Cap.: biografo clii S. L. da
BELLARMINO (S.) ROBERTO S. I.: Br., 12
Card. Dott., 41; predicatore, 58; teo- BRENZ: scrittore protestante, 123
logo e controversìsta, 41. 101. 103. BRINDISI: città natale di S. Loren-
115 126. 132. 144, 201. 209: 216 zo, 45. 233
BENEDETTO XIV: il Dottore della BRUS A.: Arcivescovo di Praga, 35
Chiesa, 245 BUONE OPERE : controversia tra cat-
BENEDETTO XV: 237 tolici e protestanti, 127-128'
BENEDETTO da S. PAOLO: dottrina BURATTI P. I.: P. Agostlno da Monte-
della giustificazione in S. L. da Br., feltro, 61.
14. 97. 128
BENEDETTO (B.) da URBINO: com- e
pagno dì apostolato dl S. L. da
Br., 36 GAETANI A.: Nunzio Apostolico in
BERENGARIO: eretico, 207
Germania, 43. 112; relazioni con
BERNARDINO da CITTADELLA: O.
S. L. da Br., 43. 112
F. M. ,Cap.: 13 CALVINO: il culto di Maria SS., 123.
BERNARDINO da LAPEDONA O. F. 175.
M. Cap.: 20 CALVINISTI: disputa con i luterani,
BERNARDINO da S GIOVANNI RO- 98; giustificazione, 206
TONDO O. F .. M: Cap.: 14 CAMPANA: celebre mariologo, 143
BERNARDINO (S.) da SIENA O. F. C:ANISIO (S.) PIETRO S. I.: Dottore
M.: apostolo e oratore, 54. 63. 145. della Chiesa, 99; Valente polemlsta
179> contro i protestanti, 99-101. 14/r ;
BERNARDO (S.): Maria SS., 145. 176. paragonato a S. L. da Br,, 209.
192; oratore, 59 CANTINI GUSTAVO O. F. M.: 50; S.
BERNARDO da BOLOGNA O. F. M. L. da Br. predicatore, 50-94; i Fran-
Cap.: celebre bibliografo dell'Ordi- cescani d'Italia e i protestanti, 58.
ne, 11-12. 93 68; il P. Evangelista Traversari da
BERNARDO da NAPOLI O. F. M. Momìgno, 63.
Cap.: 1220 C:APLAN: cultore di studi medioevali,
BERTOLDO da RATISBONA O. F. M.: 51
Apostolo e oratore, 54. 63 CAPPUCCINI: nascita ed estensione, 55-
BETSAMITI: 177 56. 233-234. 236-237; influenza nel po-
BEZA T.: calvinista, 99 polo, 35; studi, 23
BIBBIA: V. SCRITTURA SACRA - Veneti, 233-234
BIZZARINI ROMUALDO (P.): 143 C:ARAGGIOLO 'ROBERTO: celebre pre-
BONA VENTURA da BAGNOREA : dicatore, 63
grande Dottore Francescano, 178; CARD. di LORENA: colloqui con i cal-
vocazione, 54; S. Scrittura, 59; qua- vinisti, 99
lità del predicatore, 60. 70. 145 C:ARITA': per Lutero, 198; per l'aposto-
BONAVENTURA da COGC:AGLIO O. lo, 235
F. M. Cap.: biografo di S. L. da Br., CARLOSTADIO: controversia con· Eck,
11 ' 99
BONAVENTURA da SORRENTO O. GASALE MONFERRATO: 73
F. M. Cap.: biografo di S. L. da CASSUTO UMBERTO: 222.
Br., 12 CASTAGNOLI: S. L. da Br. controver-
BONFRERE GIACOMO: grande espo- sista, 98
sitore della S. Scrittura, 216 GASTRO de ALFONSO O. ·F. M. Obs.:
BORGHESE Card.: 43-14 1iolemista, 101. 103
BORROMEO CARLO. (S.): Are. di Mi- CATERINO AMBROGIO O. P.: peccato
lano, 53 origlnale, 202-203; valente' polemista,
BORROMEO FEDERIGO Card.: giu- 101. 133
dizio su S. L. da Br., 62. 93. 233. CATTOLICI: contro i protestanti, 97-
214, 101. 119-120. 126 .
INDICE ANALITICO ALFABETICO 2 49
CAUSA: cause della Chiesa, 200-201 COULTON: cultore di studi medioevali,
CAYRÉ F.: Patrologo, 15 51
CELIBATO: controversia tra cattollci GRISTIANI L.: cause della Riforma, 23
e protestanti, 126 CRISTIANITA': 184.
CHARLAND O. P.: cultore cli studi me. CRISTIANO: dignità e vita, 163. 177.
dioevall, 51 186-::187. 189. 191.
CHIESA: eccellenza e missione, 92. 134- CRISTIANO II: Principe elettore di Sas-
135, 138-139; cause, 200-201; tras~en. sonia, 39. 105
clenza, 199-200; note, 200; clottrma, CROCE BENEDETTO: paradosso sulla
:128-:130. :172-:177; combattuta, 126. 199. predicazione, 69
237. 244; controriforma, :198-20:1. 236 CULTO: a Dio e a Maria 'ss., 171-177
CINTI P.: eloquenza sacra, 61 · C:UTHBE,RT da BRIGHTON O. F. M.
CIPRIANO (S.): la Chiesa, 138 Cap.: 23. 94
CIVILTA': 188
CLAUDIO della PIEVE O. F. M. Cap.: D
11
CLEMENTE ALESSANDRINO: 103- DA VlD du PERRON Card.: colloqui
104 col calvinista Duplessis, 99
CLEMENTE da MILWANKEE O. F. M. DAVIDE: 166
Cap.: Generale dei Min. Cap., 14; DAVIDE da PORTOGRUARO O. F. M.
santità e scienza di S. L. da Br., 14. Cap.: cognome e nome cl i S. L. (la
98 Br., 17. 46
CLEMENTE VUI: relazioni con S. L. da. DECHAMPS Card.: trascendenza del-
Br., 70. 72. 105. 235. 241 la Chiesa Romana, 200
CLEMENTE XIV: 233 DELFINO G. ANTONIO O. F. M.
CLEMENTE XV: 238. Conv.: polemista, 101
CLEMENTE da S. MARIA: predicatore DENIFLE,: profondo studioso di Lute-
Apostolico etc., XIII; l'« Opera Om- ro, 125
nia» di S,; L. da Br., 13 DEVY: cultrice di studi medioevali, 51
COCHLAEUS GIOVANNI: grande con- DIEGO de ESTELLA O. F. M.: teorico
troversista contro i protestanti, 101. della predicazione, 86-87.
114. 124.
DIETRICHSTEIN: Card. Arcivescovo cli
COLLIRIDIANI: culto a Maria SS., 172 Praga, 106; relazioni con S. L. da
COMPAGNIA DI GESU': studio clella Br., 41-42. 112
S. Scrittura, 227
COMUNIONE: controversia tra lutera- DILUVIO: sua estensione, 227
ni e cattolici, 126 DIO: primo ente, 1,46. 148; conoscibili-
tà, 197; proprietà e attributi, HJ2.
COMUNISMO: 244. 224. 227; culto, 172;
CONCILI AFRICANI: peccato originale, - e l'uomo, 197~:198
201 - e Maria SS., :14~154. 157-162. 165.
CONCILIO LATERANENSE IV: tran- 170-,171
sustanziazione, 207 - e la Chiesa, 200
CONCILIO DI ORANGE: peccato origi. DIONIGI da GENOVA O. F. M. Cap.:
nale, 201 bibliografo dell'Ordine, 10-11
CONCIMO DI TRENTO: S. Scrittura, DOLORE: nella vita cristiana, 187-189
215; predicazione, 22-23; peccato ori- DOMENICANI: 72.
ginale, 201-202; giustificazione, 205; DOMMATICA: 196.
protestantesimo, 236 DONANWORTH: libera cittadina sve-
CONCILIO VATICANO: trascendenza va, 38
della Chiesa, 200 DONATISTI: negatori della vera Chie-
CONCUPISCENZA: peccato originale, sa, 199 ·
203 DOROTEO da VILLALBA O. F. M.
CONSTANTIN de PLOGONNEC O. F. Cap.: S:. L. da Br. apologista, 14.
M. Cap.: S. L. da Br. controversista, 98
14. 98. 124: 1,28 DOTTORE: requisiti del Dottore della
CONTROVERSIA: tra cattolici e pro- Chiesa, 245
testanti, 113-114. 119-120. 126 DUPLESSIS: calvinista, 99
INDICE ANALITICO ALFABETICO
Presentazione pag. V
Cronaca - Commento della « Settimana Laurenziana » » VII