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CENtrO di ANtiCHitÀ ALtOAdriAtiCHE

A
CASA BErtOLi - AQViLEiA

NtiCHitÀ
LtOAdriAtiCHE – volume LXXXVii

SOCiEtÀ FriULANA di ArCHEOLOgiA

COPIA ELETTRONICA IN FORMATO PDF

RISERVATA AD USO CONCORSUALE E/O PERSONALE DELL’AUTORE


nei testi CONFORME AL DEPOSITO LEGALE DELL’ORIGINALE CARTACEO

i SiStEMi
di SMALtiMENtO
dELLE ACQUE
NEL MONdO
ANtiCO
a cura di
Maurizio Buora
Stefano Magnani

EditrEg 20181
I SISTEMI DI SMALTIMENTO DELLE ACQUE
NEL MONDO ANTICO
Aquileia, Sala del Consiglio Comunale e Casa Bertoli (6-8 aprile 2017)
a cura di Maurizio Buora e Stefano Magnani

Iniziativa
realizzata in collaborazione con

e con il sostegno di

Volume pubblicato con il contributo del Dipartimento di Studi Umanistici e del


Patrimonio Culturale dell’Università degli Studi di Udine.

2
CENTRO DI ANTICHITÀ ALTOADRIATICHE
CASA BERTOLI - AQVILEIA

Società Friulana di Archeologia

A NTICHITÀ
LTOADRIATICHE
Rivista fondata da Mario Mirabella Roberti
e diretta da Giuseppe Cuscito

LXXXVII
volume

Editreg TRIESTE 2018


3
«Antichità Altoadriatiche»
© Centro di Antichità Altoadriatiche
Via Patriarca Poppone 6 - 33053 Aquileia (UD)
http://editreg.wixsite.com/centroaaad
https://www.facebook.com/www.aaad.org/
ISSN 1972-9758

Autorizzazione del Tribunale di Udine n. 318 del 27 ottobre 1973

© Editreg di Fabio Prenc


Sede operativa: via G. Matteotti 8 - 34138 Trieste
cel. ++39 328 3238443; e-mail: editreg@libero.it
https://www.facebook.com/Editreg-di-Fabio-Prenc-1203374169720939/?ref=settings
ISBN 978-88-3349-004-5

Direttore responsabile:
Giuseppe Cuscito

Comitato scientifico:
Fabrizio Bisconti, Jacopo Bonetto, Rajko Bratož, Giovannella Cresci Marrone, Heimo Dolenz,
Sauro Gelichi, Francesca Ghedini, Giovanni Gorini, Arnaldo Marcone, Robert Matijašić, Emanuela
Montagnari Kokelj, Gemma Sena Chiesa

I testi sono stati sottoposti per l’approvazione all’esame del Comitato di redazione e a peer-review di due
referenti esterni, nella forma del doppio anonimato.
La proprietà letteraria è riservata agli autori dei singoli scritti.
La rivista non assume responsabilità di alcun tipo circa le affermazioni e i giudizi espressi dagli autori.

In copertina: Biblioteca Civica “Vincenzo Joppi” di Udine, Fondo Principale Ms. 853a, Leopoldo Zuccolo,
Antichità di Aquileia Giulio Carnico e Grado, f. VII, c. 413, n. 51 (su gentile concessione della Biblioteca
Civica “Vincenzo Joppi” di Udine, che si ringrazia).

Le immagini di proprietà dello Stato italiano provenienti dal territorio regionale sono state pubblicate su concessione del MiBACT
- Dipartimento per i Beni Culturali e Paesaggistici - Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici del Friuli Venezia Giulia -
Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio del Friuli Venezia Giulia e del MiBAC - Polo Museale del Friuli Venezia Giulia.
L’autorizzazione alla pubblicazione delle altre immagini è stata concessa dagli aventi diritto.
È vietata ogni l’ulteriore riproduzione e duplicazione con ogni mezzo senza l’autorizzazione degli aventi diritto.

4
Editoriale

Il numero 87 della nostra rivista, raccoglie gli Atti del convegno,


organizzato da Maurizio Buora e Stefano Magnani, dedicato al tema
“I sistemi di smaltimento delle acque nel mondo antico”, tenutosi ad
Aquileia dal 6 all’8 aprile del 2017.
A questo si collega strettamente il volume successivo, l’88°, che rac-
coglie gli Atti della XLVIII Settimana di Studi Aquileiesi, tenutasi anch’es-
sa ad Aquileia nei giorni dal 10 al 12 maggio 2017 dal titolo “Cura
Aquarum. Adduzione e distribuzione dell’acqua nell’antichità”.
I due volumi constano di quasi 1.300 pagine con oltre 80 relazioni
che hanno coinvolto più di 140 studiosi provenienti da tutta l’Italia e da
Spagna, Slovenia, Croazia, Austria e Germania.
Il tema dell’utilizzazione dell’acqua nell’antichità trova in questi due
volumi un importante punto di riferimento per quanti dovranno affrontar-
ne in futuro lo studio: per l’abbondanza degli argomenti trattati e per la
vastità dell’ambito geografico oggetto delle relazioni.
Si tratto di uno sforzo portato a termine grazie alla partecipata
sinergia di istituti scientifici e di ricerca e di associazioni del mondo del
volontariato sostenute dalle Amministrazioni pubbliche.
Un particolare ringraziamento per il sostegno offerto va esepresso
alla Fondazione Aquileia, che, grazie alla sensibilità del suo Presidente,
Amb. Antonio Zanardi Landi, e del suo Direttore, Cristiano Tiussi, con-
tinua a sostenere iniziative, come questa, che tengono alto il nome di
Aquileia.

prof. Giuseppe Cuscito

Direttore della rivista


“Antichità Altoadriatiche”

5
6
Premessa

Questo volume delle “Antichità Altoadriatiche” nasce da un’am-


pia sinergia di enti ed istituzioni di ricerca e l’opera che qui si presenta
risponde in più modi a quelli che sono i compiti statutari della Fondazione
Aquileia.
In primo luogo esamina un campo, quello dei sistemi di smaltimen-
to delle acque, che è frutto di grande sapienza tecnica e la cui indagine
assume carattere innovativo per la città di Aquileia. La sapienza tecnica
risulta sedimentata dall’esperienza di innumerevoli capomastri e anonimi
ingegneri che, prima dell’invenzione dell’architettura moderna e della
sua sistematizzazione, seppero imparare dalla pratica a conoscere le
leggi fisiche che determinano il moto delle acque e i modi per governarle
nell'ambito dell’abitato urbano, come noi ancora oggi lo intendiamo.
Liberato dai residui vittoriani di “pruderie” che fino a poco tempo fa
lo avvolgevano, il tema della gestione degli scarichi e dei rifiuti in ambito
urbano è ai nostri giorni divenuto in alcuni casi drammatico, per cui ci
volgiamo al mondo antico anche per comprendere come i nostri antenati
lo avessero affrontato.
Nello specifico, nell’incontro di cui questo volume raccoglie gli Atti, il
complesso delle misure attuate nell’antica Aquileia per lo smaltimento delle
acque è adeguatamente messo a confronto con altri sistemi noti e indagati
di recente, di altre città e di territori anche lontani, allo scopo di evidenziare
motivi comuni e specifiche differenze. In tal modo esso risponde all’esigen-
za di valorizzare e far conoscere in una dimensione sempre più ampia il
patrimonio aquileiese. Ciò avviene in un momento in cui il tema dell’acqua
è particolarmente sentito, a vari livelli, per cui l’analisi della gestione dei
suoi flussi appare particolarmente vicina al sentire moderno.
Esprimiamo perciò un vivo ringraziamento ai curatori e all’editore,
nella consapevolezza che un tema all’apparenza così umile possa portare
elementi di conoscenza non solo sulle prassi in uso nell’antichità nel campo
dell'igiene degli abitati, ma anche un contributo alla realtà in cui viviamo.

Amb. Antonio Zanardi Landi


Presidente della Fondazione Aquileia

Cristiano Tiussi
Direttore della Fondazione Aquileia

7
INDICE

Gemma Jansen, Preface. Modern and Roman Feelings about Sewers ......... p. 13

1. Fonti scritte, storiche e giuridiche

Mario Fiorentini, Cloache e sanità urbana: attività pretoria, prassi private


e riflessione giurisprudenziale ................................................................... » 21
Claudio Zaccaria, Gestione delle fognature e smaltimento delle acque
reflue nella città romana. Cura pubblica e interventi privati. La testimo-
nianza delle iscrizioni ................................................................................ » 41
Marc Mayer i Olivé, ¿Un fragmento de bronce de Cartagena referido al
aprovechamiento de las aguas? ................................................................. » 51

2. Il caso aquileiese

Maurizio Buora, Stefano Magnani, Caterina Previato, Sabrina Zago, Il


sistema di smaltimento delle acque di Aquileia tra vecchi e nuovi dati
dagli scavi per le fognature moderne (1968-1972) ................................... » 63
Stefan Groh, Maurizio Buora, Strutture di adduzione e di smaltimento
dell’acqua nel settore meridionale di Aquileia .......................................... » 95
Diana Dobreva, Guido Furlan, Irene Missaglia, Tra l’ordine e il caos: la
crisi del sistema di smaltimento delle acque ad Aquileia attraverso i dati
dello scavo dei Fondi Cossar ..................................................................... » 99
Vittoria Canciani, Alessandro Piazza, Lo smaltimento delle acque ad Aqui-
leia in età romama: il caso della Domus di Tito Macro ............................. » 123
Caterina Previato, Note sul sistema di smaltimento delle acque nell’area di
Piazza Capitolo ad Aquileia ....................................................................... » 135
Gemma Sena Chiesa, Elisabetta Gagetti, Le gemme recuperate nei fognoli
del I cardine a occidente del Foro di Aquileia (scavi per le moderne fo-
gnature, 1968-1972) ................................................................................... » 147

3. Italia settentrionale e aree contermini

Alka Starac, Smaltimento delle acque nelle terme pubbliche nel quartiere
di San Teodoro a Pola attraverso i secoli ................................................... » 153
Veronica Groppo, Elena Pettenò, Giovanna Maria Sandrini, La cloaca
nell’area archeologica della cosiddetta “Porta Urbis” a Iulia Concordia:
i piccoli manufatti di legno ........................................................................ » 171

8
Alessandra Armirotti, Giordana Amabili, Gwenaël Bertocco, Maurizio
Castoldi, Lorenza Rizzo, Le terme del Foro di Augusta Praetoria: mate-
riali da un condotto di scarico ................................................................... p. 191
Silvia Pellegrini, Giovanna Bosi, Donato Labate, Stefano Lugli, Il siste-
ma di smaltimento e distribuzione delle acque a Mutina in rapporto
all’assetto idrogeologico del territorio ...................................................... » 209
Anna Rita Marchi, Michele Matteazzi, Ilaria Serchia, Il sistema di smal-
timento delle acque a Parma in epoca romana: nuovi dati dallo scavo di
Via del conservatorio ................................................................................. » 225
Marianna Bressan, Giovanna Maria Sandrini con un contributo di Silvia
Cipriano, Altino romana. Studi sui sistemi di smaltimento delle acque .... » 237
Sandro Colussa, L’impianto fognario di Forum Iulii (Cividale del Friuli) » 251
Rosanina Invernizzi, Le fognature romane di Pavia. Una revisione alla luce
delle indagini archeologiche ...................................................................... » 259
Ermanno Arslan, Fulvia Butti, Chiara Niccoli, Luca Pintaudi, Liliana
Sanvito, La cisterna di Biassono (MB) e le cisterne romane lombarde ... » 265

4. Roma

Marialetizia Buonfiglio, Aspetti e sviluppi nella gestione e nella distribu-


zione dell’acqua nell’emiciclo del Circo Massimo .................................... » 293
Carmelina Annamaria Camardo, Luca Girardo, Ersilia Maria Loreti,
Forma aquae Maxentii: considerazioni sulla trasformazione del sistema
idraulico nell’area del Palazzo di Massenzio sulla Via Appia Antica dalla
prima fase tardo repubblicana all’ultima fase imperiale del complesso
massenziano ................................................................................................ » 309
Maria Grazia Filetici, Patrizia Fortini, Valentina Roccella, Edoardo
Santini, Il collettore fognario posto sotto la Via Sacra nel Foro Romano » 329
Marco Bianchini, Massimo Vitti, Il sistema di smaltimento delle acque nei
“Mercati di Traiano” ................................................................................. » 345
Monica Ceci, Andrea Guaglianone, Alessandra Marchello, Le acque
sommerse: nuovi spunti per uno studio diacronico dell’area sacra la Lar-
go Argentina ............................................................................................... » 369
Massimo Brando, Francesco Marco Paolo Carrera, Valentina Pica,
Roma, gli Horti Domitiae nell’Ager Vaticanus. Governare le acque in un
Hortus imperiale ......................................................................................... » 397
Alessandro Delfino, Francesca Montella, Rossella Rea, Il sistema idrau-
lico del Colosseo alla luce dei nuovi dati archeologici ............................ » 419

9
5. Italia centrale e meridionale

Eleonora Romanò, Fabiana Susini, Lo smaltimento delle acque a Pisa


dall’età etrusco-romana a quella medievale: diacronia delle modalità
generali e documentazione materiale locale ............................................. p. 437
Pier Luigi Dall’Aglio, Carlotta Franceschelli, Gaia Roversi, Olivia
Nesci, Luisa Pellegrini, Daniele Savelli, Il sistema fognario della città
romana di Ostra (Ostra Vetere, AN) ........................................................... » 453
Francesca Romana Stasolla, Giulia Doronzo, La gestione e lo smalti-
mento delle acque nella città di Leopoli-Cencelle tra tradizione romana e
nuove pianificazioni nel Lazio dei papi ..................................................... » 473
Dario Rose, Il rilievo plano-altimetrico del collettore centrale di Alba
Fucens. Analisi dell’infrastruttura tra sottosuolo e superficie .................. » 491
Ugo Fusco, I sistemi di smaltimento delle acque nel sito di Campetti, area
S-O, a Veio (RM): testimonianze dall’età arcaica (VI secolo a.C.) all’età
imperiale (fine I secolo a.C. - III secolo d.C.) .......................................... » 503
Diana Raiano, Praeneste (RM). Sistemi di smaltimento delle acque nella
città bassa ................................................................................................... » 526
Massimiliano David, Stefano De Togni, Dino Lombardo, Lo smaltimento
delle acque a Ostia antica: il caso dell’isolato IV, ix ................................ » 539
Stefania Ferrante, Ambitus a Norba: tra funzione pubblica e uso privato » 551
Giuseppe Ceraudo, Giovanni Murro, Le terme centrali di Aquinum: primi
dati sul sistema di gestione dell’acqua ...................................................... » 567
Domenico Camardo, Sarah Court, Rebecca Nicholson, Erica Rowan,
Stefania Siano, La fossa settica dell’Insula Orientalis II di Ercolano: lo
scavo ed i reperti ........................................................................................ » 587
Mario Grimaldi, Sistemi di smaltimento delle acque nel tratto sud - occi-
dentale di Pompei: Insula Occidentalis e Regio VIII ................................ » 609
Daniele De Simone, Elea-Velia: i sistemi di smaltimento delle acque tra
epoca ellenistica ed età imperiale .............................................................. » 629
Eleonora Grillo, Il sistema di smaltimento delle acque della Villa Romana
di Palazzi di Casignana (RC) .................................................................... » 641
Oscar Mei, Lorenzo Cariddi, Filippo Venturini, I sistemi di smaltimento
della acque a Forum Sempronii e Pitinum Pisaurense .............................. » 661
Marco Sfacteria, Fabrizio Mollo, I sistemi di smaltimento delle acque nel
centro romano di Blanda (Tortora, Cosenza) ............................................ » 667

10
6. Realtà mediterranee e provinciali

Giovanni Polizzi, Rosa Torre, I sistemi di smaltimento idrico nella Sicilia


ellenistico-romana: il caso di Solunto ........................................................ p. 683
Nadia Canu, Pino Fenu, I sistemi di canalizzazione nelle necropoli ipogei-
che a Domus de janas della Sardegna. Elementi funzionali, di delimitazio-
ne dello spazio funerario o simbolici? ....................................................... » 705
Lorenzo Cariddi, Il sistema di smaltimento delle acque a Cirene ............... » 715
Alice Dazzi, Sistemi di smaltimento delle acque negli insediamenti minori
della Gallia Belgica: l’esempio Bliesbruck-Reinheim ............................... » 725
Christof Flügel, Martina Meyr, Wasserhaushalt römischer Kastelle in
den Nordwestprovinzen .............................................................................. » 743
Jesús Acero Pérez, L’impianto fognario di una capitale ispanica: il caso di
Avgvsta Emerita (Mérida, Spagna) ............................................................ » 753
Ilaria Frontori, Luca Restelli, Nuovi dati sul sistema di smaltimento delle
acque nelle terme centrali di Nora ............................................................ » 767

Norme redazionali ......................................................................................... » 776

11
5. Italia centrale e meridionale

436
Giuseppe Ceraudo, Giovanni Murro

LE TERME CENTRALI DI AQUINUM:


PRIMI DATI SUL SISTEMA DI GESTIONE DELL’ACQUA

Premessa

Questo contributo vuole illustrare in via preliminare alcuni aspetti relativi al fun-
zionamento del sistema di smaltimento e distribuzione delle acque nelle terme centrali di
Aquinum (Castrocielo - FR), un comparto territoriale che vede storicamente nell’acqua
l’elemento identitario più significativo.
Lo scavo del complesso termale, avviato nel 2009, è ancora in corso. La campagna di
scavo del 2017 (la 9a) ha fornito nuovi elementi per comprendere il funzionamento dei vari
ambienti in rapporto alle condotte idriche venute alla luce. L’insieme dei dati è comunque in
fase di elaborazione ed è inevitabile, durante ogni fase di studio, che sopraggiungano nuove
riflessioni, aggiunte, ripensamenti. Per tale ragione i risultati qui presentati non hanno la
pretesa di essere definitivi, ma vanno intesi come una costruzione di ipotesi in divenire.

Il progetto Ager Aquinas: un approccio multidisciplinare dall’analisi territoriale allo


scavo archeologico

Il Laboratorio di Topografia Antica e Fotogrammetria (LabTAF) dell’Università del


Salento vanta numerose attività di ricerca in Italia. Il progetto Ager Aquinas costituisce uno
dei più fortunati esempi di multidisciplinarietà e sinergia con le amministrazioni locali ed
enti di tutela 1. Partito nel 1999, lo studio si è strutturato attraverso indagini aerofotografiche
e geognostiche, associate ad annuali campagne di ricognizione sistematica del territorio.
Un programma dedicato totalmente alla ricognizione aerea del territorio, strutturato
in decine di voli mirati ed effettuati in diversi periodi dell’anno secondo piani di volo che
tenessero conto di diversi parametri meteorologici e stagionali (piovosità, media delle tem-
perature annue, percentuali di umidità, ecc.), ha portato al riconoscimento e alla restituzione
su adeguata base cartografica, delle tracce relative a edifici pubblici e privati in alcuni setto-
ri centrali dell’abitato definendo inoltre, con maggiore precisione, il tracciato di alcuni assi
viari, sia all’interno della maglia urbana sia all’esterno della linea delle mura  2. Alla rico-
gnizione diretta, integrale e sistematica, sono stati applicati nuovi metodi di registrazione
del dato su cartografia, della distribuzione delle preesistenze archeologiche, tenendo conto
anche delle assenze in relazione alle specificità ambientali e geografiche del territorio e del
grado di visibilità delle presenze sui terreni al momento della ricognizione. Parallelamente
alle ricognizioni, è stata avviata una prima campagna di prospezioni georadar e magne-

Ceraudo 2012, pp. 94-104.


1

Ceraudo 2012, pp. 103.


2

567
Giuseppe Ceraudo, Giovanni Murro

Fig. 1. Aquinum. Fotogramme-


tria finalizzata dell’area urbana
(restituzione G. Ceraudo).

tometriche, con l’obiettivo


di testare le potenzialità
di questo tipo d’indagine
integrando ed incrociando
i dati già in nostro pos-
sesso  3. Le griglie sono
state localizzate e georefe-
renziate in un settore che
sembrava fornire maggiori
indicatori archeologici di
superficie. Anche in questo
caso i risultati consegui-
ti sono stati estremamente
soddisfacenti, confermando
pienamente i dati ottenuti
con il lavoro di ricognizio-
ne e di fotointerpretazione
archeologica ed evidenziando ancor meglio la localizzazione delle strutture sepolte  4.
Nell’arco di un decennio i dati raccolti hanno permesso la redazione di una prima foto-
grammetria finalizzata e una notevole capacità predittiva sulla tipologia delle preesistenze
strutturali in area urbana antica (fig. 1).
Grazie al sostegno del comune di Castrocielo (nel cui tenimento ricade gran parte
dell’area della città antica), sono partiti nel 2009 i lavori di scavo archeologico, sempre
all’interno della vasta area di proprietà comunale, corrispondente ad uno degli isolati cen-
trali dell’antica Aquinum  5 (fig. 2). Il settore oggetto della ricerca, a N del tracciato dell’Au-
tostrada del Sole “A1” e disposto su una superficie pianeggiante estesa per quasi 8 ettari.
L’area si trova praticamente al centro della città romana, subito a N dell’antica via Latina

3
Ad oggi è stata coperta dalle prospezioni una superficie di circa 10 ha.
4
Le prospezioni sono state effettuate in collaborazione con colleghi del Laboratorio di Archeolo-
gia dei Paesaggi dell’Università di Siena e dal CNR ITABC.
5
Ceraudo, Murro 2016.

568
LE TERME CENTRALI DI AQUINUM: PRIMI DATI SUL SISTEMA DI GESTIONE DELL’ACQUA

Fig. 2. L’area di proprietà comunale in rapporto al perimetro dell’area urbana (foto aerea: G. Ceraudo).

e ad E del teatro e del c.d. Edificio Absidato, dai quali, in antico, era separata dal cardo
maximus, denominato per convenzione via Montana. Una serie di indagini preliminari
hanno preceduto le campagne di scavo, condizionando l’impostazione e la posizione delle
aree poi portate alla luce. In linea con la consolidata metodologia di ricerca del LabTAF, si
è innanzitutto proceduto ad una completa esplorazione archeologica del territorio mediante
la sistematizzazione e l’aggiornamento costante dei dati da ricognizione, della fotogramme-
tria finalizzata all’archeologia - anche attraverso applicazioni specialistiche della fotografia
aerea verticale ed obliqua -, del rilievo e analisi dei monumenti e, più di recente, con rico-
gnizioni aeree a bassa quota mediante Aeromobili a Pilotaggio Remoto  6 – sia multirotori
che ad ala fissa –, con prospezioni geofisiche  7 e con la sperimentazione di nuove tecniche
di “processing” degli aerofotogrammi 8.
A partire dai dati acquisiti sul campo dal 2009, ad Aquinum sono state condotte nove
campagne di scavo archeologico che hanno permesso di riportare alla luce le strutture di un
edificio termale di estremo interesse per dimensioni, ricchezza decorativa e articolazione
degli ambienti. Il complesso termale è del tipo cosiddetto “pompeiano”: costituisce cioè
un blocco architettonico interamente inserito all’interno di un isolato, delimitato a N e a S

6
Ferrari, Guacci, Merico 2017, pp. 66-68.
7
Ceraudo, Piro, Zamuner 2011, pp. 127-138.
8
Murro 2015, pp. 69-81.

569
Giuseppe Ceraudo, Giovanni Murro

Fig. 3. Terme centrali di Aquinum.


Restituzione planimetrica del
complesso (elab. I. Ferrari).

Fig. 4. Vista zenitale delle terme


(foto G. Murro).

570
LE TERME CENTRALI DI AQUINUM: PRIMI DATI SUL SISTEMA DI GESTIONE DELL’ACQUA

da due grandi decumani basolati paralleli a N alla via Latina, convenzionalmente chiamati
“Via del Teatro” il primo e “Via delle Terme” il secondo. Coerentemente con la viabilità
urbana di Aquinum (fig. 3)  9, le strutture sono disposte secondo un doppio orientamento
(E-O e NO-SE). La presenza di orientamenti duplici, che ritroviamo anche in complessi
pompeiani ed ostiensi, se da un lato evidenzia una organizzazione rigida dei vani subordi-
nata ad un impianto stradale preesistente, dall’altro permette di comprendere meglio l’or-
ganizzazione spaziale delle opere di ampliamento, evidenti nel settore E dell’area di scavo,
opere che hanno inoltre portato ad una rifunzionalizzazione ed a modifiche planimetriche
di alcuni ambienti. Da quanto evinto dai dati di scavo e dall’analisi delle strutture, il com-
plesso sembra essere costituito da un imponente blocco centrale, dove si concentrano gli
ambienti caldi e dove sono posizionati i praefurnia, e da due ali laterali per gli ambienti
freddi, le latrinae e gli ambienti di servizio a margine. Risultano ad oggi scavati oltre 80
vani, distribuiti su una superficie di circa 1 ettaro. Tali dimensioni, notevolissime, tuttavia
non rappresentano ancora la totalità del monumento, che ha ad oggi limiti certi solo sui lati
settentrionale, meridionale ed occidentale (fig. 4).
L’ampliamento dell’area di scavo verso O a partire dal 2015 ha portato al riconosci-
mento di un ambiente che presenta una serie di pilastri in laterizio ancora parzialmente
intonacati, interpretabili come un portico d’ingresso principale. Gli altri accessi alle terme
finora individuati con certezza sono tre: uno meridionale, al quale si accedeva da una strada
in basoli scuri di certo collegata alla via Latina, e due nel settore N, lungo la monumentale
“via delle Terme”. La presenza di due grandi frigidaria, uno nel blocco orientale ed uno in
quello occidentale con la monumentale iscrizione dedicatoria delle terme di cui si dirà più
avanti, rende sicura l’ipotesi di un utilizzo simultaneo del complesso da parte di uomini e
donne. Nel frigidarium orientale, merita particolare attenzione la presenza di una seconda
iscrizione musiva 10 collocata all’interno di una tabula ansata con l’attestazione di due
notabili locali: Caius Plotius Albanus e Caius Mevius Festus.
Anche le porzioni centrali e occidentali del complesso hanno restituito importanti
testimonianze relative all’apparato decorativo pavimentale, caratterizzato da pregevoli
raffigurazione a tema marino, inquadrabili nell’ambito della metà del II secolo d.C.  11. I
soggetti scelti per la decorazione musiva di questo periodo, riferibile ad una seconda fase
di monumentalizzazione ed ampliamento del complesso, prediligono raffigurazioni di
questo genere, associati a soggetti esotici. Vediamo questa tendenza decorativa, abbastanza
comune per l’epoca, anche nel symplegma erotico che caratterizza la latrina occidentale
(fig. 5), oltreché nel grande ambiente riscaldato maschile, a S del laconicum. L’ambiente,
caratterizzato dalla presenza di tappeti musivi raffiguranti tritoni, grifi e pantere marine, è
arricchito dalla presenza di un rinoceronte che si distingue, rispetto ai suoi omologhi, per il
notevole realismo anatomico (fig. 6) 12.
Di notevole rilievo sono le scoperte relative al monumentale frigidarium maschile. Lo
scavo dell’ambiente ha evidenziato la presenza di un mosaico geometrico a fondo scuro, in

Ceraudo 1999, pp. 161-168; da ultimo Ceraudo 2012, pp. 94-103.


9
10
Il mosaico, dal punto di vista tipologico, è inquadrabile nel I secolo d.C. Per una analisi si veda
Ceraudo, Molle, Nonnis 2013, pp. 101-110.
11
Ceraudo, Vincenti c.s.
12
Ceraudo, Vincenti c.s.

571
Giuseppe Ceraudo, Giovanni Murro

Fig. 5. Particolare del mosaico della latrina delle Fig. 6. Particolare del mosaico con il rinoceronte
terme (foto G. Murro). rinvenuto nel plesso maschile delle terme (foto
G. Murro).

tessere di leucitite, e crocette bianche disposte in maniera regolare e bordato da una fascia
bianca. Nel settore centrale presenta un emblema quadrangolare, anch’esso caratterizzato
da una cornice bianca, con all’interno una decorazione musiva mista a crustae marmoree
policrome. La decorazione inquadrava probabilmente una fontana o una vasca, di cui sono
rimaste solo le tracce di spoliazione. Al centro vi è un riquadro lungo il lato E dell’ambien-
te, è stata trovata un’iscrizione 13 racchiusa all’interno di una tabula, realizzata a tessere
nere su fondo bianco che recita:
M·VECCIVS·M·F·ĪĪ·VIR·QVINQ [ITE]R·BALNEVM·VIRILE·ET·MVLIEBR·CRYPTA
M·PALAEST / ORNAMENTA·DE·SVA·P[ECV]NIA·FACIVNDA·CVRAVIT

Il rinvenimento riveste notevole importanza, sia per gli aspetti prosopografici che per
la ricostruzione degli spazi del complesso termale. L’iscrizione parla da sé e ci racconta
di come Marcus Veccius, figlio di Marco, duoviro quinquennale per la seconda volta, pro-

Fig. 7. Particolare dell’iscrizione musiva rinvenuta nel frigidarium maschile (foto e rilievo G. Murro).

13
Ceraudo, Molle, Nonnis c.s.

572
LE TERME CENTRALI DI AQUINUM: PRIMI DATI SUL SISTEMA DI GESTIONE DELL’ACQUA

mosse a proprie spese la costruzione delle terme maschili e femminili, della palestra, della
crypta 14 e dell’apparato decorativo (fig. 7). Il testo, oltre a certezza all’ipotesi dell’esistenza
di due distinti settori, maschile e femminile, cita anche la palestra, effettivamente rinvenuta
durante la campagna di scavo: un enorme spazio aperto caratterizzato da un portico colon-
nato e canalette perimetrali, posto a S del complesso degli ambienti termali veri e propri.
Quattro colonne superstiti in marmo sono state rinvenute nei livelli di abbandono di questo
settore, disposte l’una accanto all’altra per essere probabilmente trasportate e riutilizzate
altrove.
Il complesso termale si colloca cronologicamente tra la fine del I secolo a.C. e gli inizi
del I secolo d.C. Intorno alla metà del II secolo d.C. alcune parti del monumento subirono
delle modifiche, in alcuni casi forse connesse a esigenze di carattere strutturale. Nel corso
del IV secolo d.C., assistiamo ad una graduale attività di spoliazione che si intensifica
soprattutto nel secolo successivo, indirizzata principalmente all’asportazione dei marmi
e delle condutture in piombo. La diminuzione drastica di materiali ascrivibili al V secolo
d.C. lascia pensare ad un complesso oramai abbandonato. Nel corso del VI e VII secolo
alcuni gli ambienti vengono utilizzati come aree cimiteriali 15, verosimilmente a carattere
familiare, in un tessuto urbano ormai ruralizzato. Allo stato attuale delle ricerche, sembra
che in alcune delle porzioni indagate l’utilizzo dell’edificio si interrompa proprio in questo
momento. In limitatissime parti sono state riconosciute attività riconducibili a funzioni di
tipo abitativo, indiziate da focolari e fosse, databili al XIII-XIV secolo come evidenziato
dai reperti ceramici recuperati.

L’uso dell’acqua

Nonostante la più che eloquente onomastica della città, la presenza di iati geomor-
fologici indicativi e di sorgenti ben distribuite su tutto il territorio, allo stato attuale delle
indagini non si hanno dati sufficienti per affrontare un discorso definitivo sulla gestione
dell’acqua ad Aquinum, pur non mancando elementi significativi relativi ad acquedotti,
cisterne 16 e pozzi (questi ultimi numerosi in area urbana e in parte ancora funzionanti). Nel
caso delle terme è stato comunque possibile approntare una prima ricostruzione dell’arti-
colazione del sistema idraulico sottostante il complesso, grazie ai dati di scavo in costante
aggiornamento, all’esplorazione diretta e all’ausilio di strumenti di video ispezione come un
“rov” sperimentale a controllo remoto 17 (fig. 8). Come tutti gli edifici termali, anche quello

14
Per i vari significati del termina crypta vd. Coarelli 1973, pp. 9-21.
15
Murro 2017, pp. 309-316.
16
Alcune cisterne, non più visibili e ubicate a N di Porta S. Lorenzo, sono state analizzate da Giu-
liani 1964, pp. 46-49. Un altro imponente serbatoio, conservatosi perché inglobato in un edificio ottocente-
sco, è posto invece sul versante occidentale dei laghi aquinati. Una recente analisi, corredata da interessanti
osservazioni sul percorso dell’acquedotto aquinate, è opera di Gaetano Vincenzo Pelagalli, cui vanno sentiti
ringraziamenti per aver illustrato le sue ipotesi con grande disponibilità. Per l’analisi del manufatto si veda
Pelagalli 2016, pp. 33-42.
17
Il mezzo, radio e filoguidato, è munito di una fotocamera frontale “full hd” montata su testa mobile
a controllo remoto e luci led sulle parti anteriore e posteriore. Il prototipo nasce da un’idea di G. Murro e dalla
necessità di ispezionare dettagliatamente le condotte aquinati. L’intero sistema è basato sulla piattaforma Ar-
duino ed è stato sviluppato dal “team” di ingegneri della Neutech srl di Mogliano Veneto (TV).

573
Giuseppe Ceraudo, Giovanni Murro

Fig. 8. ROV sperimentale Neu- Fig. 9. Ubicazione delle condotte idriche rinvenute nelle terme.
tech utilizzato per l’esplorazione
delle condotte fognarie del com-
plesso termale (foto G. Murro).

aquinate aveva un complesso sistema di gestione delle acque. L’insieme degli impianti di
adduzione, distribuzione e smaltimento, naturalmente collegato allo schema architettonico
degli ambienti e dei percorsi, era parte fondamentale della progettazione dell’intero com-
plesso e si raccordava a quello del resto della città.
I dati emersi vedono la presenza di un reticolo sotterraneo articolato: un complesso di
ramificazioni che non poteva prescindere da necessarie opere di presa da un lato, e da un
impianto fognario di primo ordine dall’altro (fig. 9).

Pozzi ed opere di presa e raccolta dell’acqua

Per quanto concerne il prelievo dell’acqua nell’area scavata delle terme di Aquinum
sono stati individuati finora soltanto due pozzi (fig. 10), entrambi localizzati nella parte
occidentale del complesso. Uno di questi, profondo quasi 5 m, è posto nella porzione
occidentale dello scavo, subito al di fuori dell’ingresso O del complesso termale. Rivestito
in bozze di travertino grossolanamente squadrate e caratterizzato da una vera costituita
da un dolio tagliato nella parte mediana, aveva una profondità sufficiente a raggiungere
le circolazioni idriche sotterranee, che in questo comparto del Lazio meridionale presen-
tano quote piuttosto superficiali (fig. 11). Un secondo pozzo è invece posto ad O della
latrina ed immediatamente a S di “via delle Terme”. Parzialmente rasato, risulta in parte

574
LE TERME CENTRALI DI AQUINUM: PRIMI DATI SUL SISTEMA DI GESTIONE DELL’ACQUA

Fig. 10. Localizzazione dei pozzi nel settore occi-


dentale dell’edificio.

addossato alle strutture murarie (fig. 12).


Dalle concrezioni presenti sulle superfici è
ipotizzabile fosse funzionale alla raccolta
delle acque e che al tempo stesso, data la
vicinanza con la latrina, ne alimentasse la
fontana al suo interno.

Fig. 11. Particolare dei pozzi A (in alto) e B (in


Condutture in piombo basso).

Le condotte finora evidenziate sono


sostanzialmente di due tipologie: da un lato
abbiamo rinvenuto una rete sub-pavimentale
dove l’acqua correva all’interno di fistulae
in piombo. All’interno del complesso ter-
male abbiamo poi continuato ad evidenzia-
re una rete funzionale all’adduzione e alla
distribuzione delle acque pulite che segue
spesso orientamenti indipendenti rispetto
alle strutture murarie. A seconda dei casi le
soluzioni adottate per il loro alloggiamento
variavano: almeno in un caso esse risiede-
vano direttamente in tagli nel terreno, come
nel caso della lunga condotta parallela alla
“via delle Terme”, alloggiata pressoché al
centro tra i muri settentrionali del comples-
so termale e la crepidine meridionale del Fig. 12. Particolare del pozzo B addossato alla
decumano, subito al di sotto del piano di latrina I.

575
Giuseppe Ceraudo, Giovanni Murro

calpestio 18. Della tubazione, una fistula duodenaria del diametro di circa 5,5 cm, sono state
trovate tre distinte porzioni tra loro giuntate e si conserva per una lunghezza complessiva
di oltre 4 m (fig. 13). Durante la campagna di scavo 2017 è stata individuata un’ulteriore
fistula ottonaria, posta al di sotto del basolato stradale, ma non ancora scavata. Proprio in
questo settore è possibile osservare come il basolato stradale sia interferito anche da tagli,
non ancora indagati, ma di certo relativi alla posa di tubazioni in piombo poste a quote dif-
ferenti rispetto alla condotta sottostante la strada e prive di collegamento con quest’ultima.
Dovevano, invece, raccordarsi alla fistula che correva sotto la crepidine meridionale di “via
delle Terme”. Il numero delle tubazioni e la loro posizione in questo settore lascia ritenere
verosimile la presenza di un grande serbatoio a nord del complesso termale e funzionale al
blocco maschile delle terme. La probabile presenza di strutture di raccolta e distribuzione
idrica intorno al complesso è indiziata anche dai risultati dell’ultima campagna di indagini:
sul margine meridionale dello scavo, infatti, sono emersi alcuni lacerti murari caratterizzati
dalla presenza abbondante di malta idraulica. La disposizione dei muri è radiale rispetto
ad un ipotetico centro (non scavato
e al momento al di sotto del piano di
campagna). Sulla scorta di queste carat-
teristiche tecnico-costruttive, e vista la

Fig. 14. Tracce di condotta pertinenti al bacino


Fig. 13. Fistula in piombo interrata lungo la crepidine lustrale/vasca del frigidarium orientale (foto G.
meridionale di via delle Terme (foto G. Murro). Murro)..

Ritroviamo soluzioni analoghe anche in esempi pompeiani, come nel caso del tratto orientale di
18

via degli Augustali e in quello del marciapiede in corrispondenza dell’insula II-2, vedi Nappo 2002, pp.
102-104.

576
LE TERME CENTRALI DI AQUINUM: PRIMI DATI SUL SISTEMA DI GESTIONE DELL’ACQUA

Fig. 16. Tubulo fittile di scarico


all’interno del collettore principale
NO-SE (foto G. Murro).

Fig. 15. Il sistema di adduzione e smaltimento dell’acqua nel frigi-


darium femminile (foto G. Murro; elab. 3D I. Ferrari).

posizione esterna al complesso, è possibile pensare di associare tali resti ad un castellum


divisorium, ma è questa al momento più una suggestione che un’ipotesi vera e propria.
All’interno del complesso le fistulae, in larga parte strappate, dovevano essere vero-
similmente poste in cunicoli portatubi. I dati di scavo evidenziano i lunghi scassi lineari
effettuati per l’asportazione del metallo. Le troviamo inglobate, con l’inserimento di spal-
lette fittili di rinfianco, all’interno degli strati preparatori pavimentali, come osservabile per
le tracce di condotta pertinenti al bacino lustrale/vasca del frigidarium orientale (fig. 14).
In questo caso è perfettamente visibile l’intero percorso di adduzione e successivo scarico
dell’acqua nella rete fognaria principale (fig. 15). A giudicare dalla larghezza della spolia-
zione è probabile si trattasse di fistulae duodenariae.
L’ispezione del braccio principale di raccolta, passante in senso NO-SE, ha reso possi-
bile notare come la parte terminale della condotta di scarico proveniente dal frigidarium sia
caratterizzata da un tubulo fittile a sezione quadrangolare (fig. 16). Sempre all’interno del
frigidarium femminile troviamo indicatori relativi ad interventi di riparazione o risistema-
zione dei percorsi ipogei, come evidenziato dalle risarciture sul mosaico pavimentale.
Gli scavi del 2016 hanno portato all’apertura di nuovi ambienti sul lato O. In questo
settore è venuto alla luce il grande frigidarium occidentale, un ambiente (o meglio un
sistema di ambienti) analogo e quasi “gemello” del suo omologo orientale, ma di dimen-
sioni di molto superiori e pertinente al settore maschile del complesso. Le analogie fra i
due ambienti sono evidenti: l’interno dell’emblema centrale ospitava uno specchio d’ac-
qua o una vasca, ed anche in questo caso sono le spoliazioni a sottolineare l’andamento
delle condotte di adduzione e scarico (fig. 17). Sono presenti inoltre specchi d’acqua

577
Giuseppe Ceraudo, Giovanni Murro

nella porzione NO e in quella orientale. In questo ambiente, in una fase di risistemazione


dell’edificio, viene poi ricavata una vasca nell’angolo SO. A questa “aggiunta” dovette
evidentemente corrispondere una correzione del sistema di circolazione idrica: è proba-
bile che la risarcitura con orientamento E-O visibile sul mosaico sia collegata proprio a
queste modifiche. Al di sotto del livello pavimentale sono presenti inoltre ulteriori fistu-
lae plumbee. È stato possibile seguirne parzialmente il tracciato dopo qualche settimana
dallo scavo integrale dell’ambiente: sono emerse infatti, in diversi punti del pavimento,
delle lesioni e dei rigonfiamenti sulla pavimentazione dall’andamento lineare. Si tratta,
come è stato possibile in seguito notare, delle fistulae ancora in situ che, dilatandosi
per effetto del calore, hanno provocato le fratture citate. Pur essendo ancora distanti dal
poter avanzare delle letture definitive, quel che traspare – almeno in questo settore – è
un insieme di vasche, specchi e condutture talmente fitto da far ipotizzare, almeno come
impressione, un ingegnoso sistema di vasi comunicanti. Si tratta però di una suggestione
da valutare necessariamente con cautela, non disponendo ancora di dati definitivi sulle
fluttuazioni dei livelli piezometrici e sulla distribuzione di pozzi ed acquiferi che alimen-
tavano l’intero complesso.

Condotte fognarie e acquedotti

Le acque di scarico del complesso venivano convogliate direttamente nella cloaca,


costituita da una rete di cavità artificiali solidale agli orientamenti delle strutture murarie e

Fig. 17. Il sistema di adduzione e smaltimento dell’acqua nel frigidarium maschile (foto G.Murro, elab.
3D I. Ferrari).

578
LE TERME CENTRALI DI AQUINUM: PRIMI DATI SUL SISTEMA DI GESTIONE DELL’ACQUA

della rete viaria. All’interno dell’area delle terme è stato notato come le stesse fondazioni
dei muri fungano anche da pareti delle gallerie principali. Lo sviluppo planimetrico del
complesso ipogeo è ancora in gran parte da chiarire e la sua conoscenza va di pari passo con
le operazioni di scavo. Non conoscendo ancora la posizione di ulteriori pozzi e cisterne, non
è al momento possibile distinguere con certezza la funzione dei cunicoli. Dal punto di vista
costruttivo sono distinguibili due bracci principali orientati secondo la struttura urbanistica
della città: ha orientamento E-O il lungo cunicolo, recentemente esplorato in un punto, che
corre al di sotto del decumano delle terme. Esso raccoglieva le acque reflue della latrina, ma
anche quelle provenienti da collettori a caduta. La rimozione di alcuni basoli in due distinti
settori ha permesso un’analisi dei dettagli costruttivi della cloaca (fig. 18). È stato possibile
individuare in un punto l’estradosso della condotta che dalla latrina scaricava nel collettore
principale E-O. A protezione delle coperture dei condotti sono presenti bozze in calcare e
travertino di medie dimensioni e grossolanamente squadrate (fig. 19). Una seconda apertura
nel manto stradale ha invece evidenziato i dettagli interni del condotto al di sotto del decu-
mano ed assiale ad esso (fig. 20). Il manufatto è composto da due spallette in muratura e
da una volta in cementizio e pietrame. L’utilizzo abbondante di ciottoli fluviali ed elementi
in calcare, più numerosi rispetto
al pezzame di travertino locale,
rende l’insieme della struttura
estremamente solido. Il cervello

Fig. 18. Sezione della cloaca passante


al di sotto di via della Terme (rilievo
G. Murro).

Fig. 19. Estradosso della copertura della Fig. 20.Collettore fognario sotto via delle
condotta di scarico dalla latrina al braccio Terme (foto G. Murro).
fognario principale sotto via delle Terme
(foto G. Murro).

579
Giuseppe Ceraudo, Giovanni Murro

Fig. 22. Apertura nella pavi-


mentazione a NO del frigida-
Fig. 21. Attraversamento pedonale su via delle Terme (foto G. Cerau- rium femminile, in corrispon-
do). denza delle condotte fognarie
(foto G. Murro)..

Fig. 23. Il frigidarium femminile e i pozzi di ispezione della fogna passante lungo il lato O (foto G.
Murro).

580
LE TERME CENTRALI DI AQUINUM: PRIMI DATI SUL SISTEMA DI GESTIONE DELL’ACQUA

dell’archivolto di copertura è in questo punto fortemente disassato rispetto alla sua ideale
linea di chiave e spostato verso S. Per tale motivo è più corretto definire tale copertura come
un arco asimmetrico o rampante. Di grande importanza è la stratigrafia del riempimento del
collettore, analizzato e campionato per l’intera colonna stratigrafica. La ceramica rinvenuta
conforta la scansione in fasi già proposta per il complesso, con i materiali più tardi databili
principalmente nel III e IV secolo d.C., con la pressoché totale assenza di materiali di epoca
successiva (fatta eccezione per un puntale di anfora forse attribuibile al V secolo d.C.)
È interessante notare come il decumano a N delle terme (a differenza di quello a S del
complesso) non presenti tracce relative a canalizzazioni laterali di raccolta. L’eventualità di
allagamenti frequenti venne superata con la costruzione di alti marciapiedi e con l’allesti-
mento di un passaggio pedonale costituito da massi piatti e rialzati, con interspazi funzio-
nali al passaggio dei carri. Antesignana delle moderne “zebre”, ritroviamo tale soluzione
anche in casi, ben più noti, di Pompei ed Alba Fucens (fig. 21).
Il secondo braccio principale, orientato NO-SE, passa subito ad O del frigidarium.
Quest’ultimo risulta per buona parte interrato, ma in antico doveva configurarsi come una
condotta alta e percorribile. Un’apertura nel pavimento, ad NO dello stesso frigidarium ne
ha permesso una prima analisi costruttiva (fig. 22). In questo punto, dove si incontrano tre
bracci della rete fognaria, si trova un largo pozzo d’ispezione quadrangolare (un altro è
presente poco più a S), in origine coperto da un lastrone in travertino, ancora visibile seppur
non più nella sua posizione originaria (fig. 23). Da qui parte un braccio E-O, percorribile
per circa 4 m. Alto circa 0,80 m, misura in larghezza 0,60 m. La copertura, in calcestruzzo, è
in alcuni punti pseudo-trapezoidale, in altri a cappuccina. Alle gettate in cementizio si alter-
nano tratti coperti in lastre
di travertino locale, indi-
catore di interventi seriori
di restauro/ripristino o più
probabilmente funzionali
all’ispezione ed alla puli-
zia delle condotte (fig. 24).
Di minore grandezza è un
cunicolo di scarico orienta-
to in senso N-S e posto ad
una quota maggiore rispet-
to agli altri. Il manufat-
to sfrutta le fondazioni in
reticolato delle murature e
si differenzia rispetto agli
altri menzionati per dimen-
sioni (largo circa 0,30 m)
e per la copertura, fatta in
lastre di travertino locale
(fig. 25).
Il tratto NO-SE si pre-
senta interrato nel tratto ini-
ziale per poi divenire per-
corribile. Conservato per Fig. 24. Condotta fognaria a NO del frigidarium femminile.

581
Giuseppe Ceraudo, Giovanni Murro

circa 15 m e largo circa 0,90 m, conserva


la sua copertura quasi per intero. Il brac-
cio fognario presenta cedimenti in almeno
due punti e non è al momento possibile
un’esplorazione integrale.
I condotti presentano spesso larghez-
ze omogenee (0,55/0,60m), allargandosi in
Fig. 25. Fognatura in direzione NS a N del frigida- prossimità dei pozzi di ispezione. È stato
rium femminile. osservato come nel collettore confluiscano
almeno quattro condotte secondarie, perti-
nenti alle vasche degli ambienti freddi ad E,
visibili come aperture in cui sono alloggiati
tubuli fittili a sezione rettangolare, funzio-
nali allo scarico delle acque dalla fontana
al centro del frigidarium. Da notare è come
la parete occidentale sfrutti le fondazioni
in opus reticolatum del muro soprastante,
mentre quella orientale è un’apparecchiatu-
ra muraria apparentemente più disordinata,
con molti ciottoli fluviali e abbondante
malta (fig. 26).
Fig. 26. Particolare del braccio fognario NO-SE.

Lo smaltimento delle acque nella palestra

Il più grande ambiente dell’intero complesso è un grande spazio aperto destinato alla
palestra. Questa è caratterizzata da una canalizzazione perimetrale parzialmente in situ  19 e
da tre vasche quadrangolari distribuite lungo l’asse mediano del lato lungo. Delle tre solo
quella centrale sembra avere la funzione di raccolta vera e propria: più antica delle altre
e costruita in blocchi di travertino locale, è fisicamente collegata ad uno scarico orientato
in senso nord sud che aveva il compito di convogliare le acque all’interno del condotto
fognario (rinvenuto a partire dalla campagna di scavo 2016) che correva lungo il lato N
della palestra con orientamento E-O. È stato possibile analizzare la cavità in due distinti
punti, nel settore NO della palestra e più recentemente (con la campagna di scavo 2017)
nell’angolo NE della stessa. Entrambi i tratti, larghi circa 0,50m, presentano una copertura
a cappuccina in cementizio e spallette in opera laterizia. Si tratta di uno dei bracci princi-
pali della rete fognaria del complesso. Raccoglieva le acque meteoriche provenienti dalle
canalette perimetrali della palestra (fig. 27), raccordandosi al braccio fognario che corre in
direzione NO-SE.

19
La canalizzazione è conservata per intero sul lato orientale. Sul lato meridionale risulta parzial-
mente spoliata, mentre sul lato occidentale è del tutto mancante, ma ricostruibile dalle fosse di spoliazione.
Gli elementi in negativo sembrano chiarire la direzione delle operazioni di un’asportazione incompiuta,
iniziata dall’angolo NO ed interrottasi a circa la metà del lato meridionale.

582
LE TERME CENTRALI DI AQUINUM: PRIMI DATI SUL SISTEMA DI GESTIONE DELL’ACQUA

Fig. 27. Condotta di smaltimen-


to sul lato N della palestra (foto
e rilievo G. Murro).

Un tratto di tale con-


dotta è stato rinvenuto du-
rante la campagna di scavo
effettuata nel mese di lu-
glio del 2017, in prossimi-
tà dell’angolo NE della pa-
lestra. In questo punto, co-
me chiarito dalle tracce in
negativo delle fosse di spo-
liazione delle canalette pe-
rimetrali dell’ambiente, do-
veva localizzarsi il punto in
cui le acque venivano smaltite. Anche in questo caso la copertura del condotto è a cappuc-
cina, mentre le spallette risultano essere in laterizio. Il condotto, ancora in corso di scavo,
correva con una pendenza verso E.

La latrina

Nel settore occidentale delle terme è stata rinvenuta una delle latrinae dell’impianto.
Di forma rettangolare, essa presenta un mosaico bicromo raffigurante una scena in ambiente
nilotico con symplegma erotico al centro 20.
Lo stato di conservazione della latrina permette di comprenderne con estrema facilità
il funzionamento, con la posizione e la direzione degli scarichi. Gli elementi relativi alle
sedute, in stato di crollo, sono stati rinvenuti quasi in toto all’interno del condotto perime-
trale dell’ambiente, che correva lungo i lati E e N dello stesso (fig. 28). Sulla parete O un

20
La raffigurazione è tessere nere di leucitite su fondo bianco di palombino. Una bordura in tessere
scure inquadra la rappresentazione: in un ambiente fluviale sono disseminati un’anatra, un coccodrillo, una
testuggine e altri animali non meglio identificabili. Al centro campeggia una piroga che ha la prua a forma
di testa di asino, con una bulla al collo. Sull’imbarcazione si trovano dei pigmei: una coppia è impegnata
in una scena amorosa: la donna, tenendo un ventaglio in mano, si volge a guardare il compagno che ha una
mezza anfora come copricapo. A poppa si trova un altro pigmeo armato di scudo e mazza, intento ad allon-
tanare un coccodrillo che si avvicina minacciosamente. A prua, ai remi, vi è una figura con il capo coperto
da una maschera che evoca il dio Anubi, dalla testa di sciacallo. Il mosaico, di buona tecnica esecutiva, tro-
va confronti soprattutto con casi ostiensi e potrebbe essere datato nel II secolo d.C. Cfr. Ceraudo, Vincenti
2015, pp. 257-266.

583
Giuseppe Ceraudo, Giovanni Murro

getto d’acqua riempiva una bassa vasca


rettangolare, costituita da listelli in marmo
bianco. Da qui l’acqua entrava nella cana-
letta ai piedi delle sedute per poi confluire
nel canale di scarico, che a sua volta get-
tava i liquami nel braccio principale della
rete fognaria passante sotto il decumano a
N dell’edificio.

Conclusioni

I dati archeologici mostrano la pre-


senza, spesso in negativo, di uno struttu-
rato e imponente sistema di distribuzione
dell’acqua, del quale stiamo gradualmente
intuendo percorsi e direzioni, grazie ad
una prima quotatura delle pendenze dei
Fig. 28. Ricostruzione della latrina occidentale (elab. tratti sottoposti a scavo.
3D I. Ferrari).
La quantità di elementi messi in luce,
le dimensioni delle condotte, costituiscono
prova indiretta della grande abbondanza di risorse idriche. A questa labirintica rete ipo-
gea fa però da controcanto la totale assenza (per ora) di elementi in elevato riferibili ad
acquedotti e cisterne in area urbana. Ciò è da un lato dovuto ad una effettiva mancanza di
dati allo stato attuale delle ricerche  21. Dall’altro è invece intimamente legato alla struttura
geologica della piana di Aquinum. Il “plateau” dove sorge la città romana è in gran parte
una formazione pleistocenica di travertino, interrotta dal “sinkhole” degli antichi laghi che
caratterizzavano il paesaggio aquinate sul lato orientale 22. I depositi travertinosi rappre-
sentano, come noto, una conseguenza diretta di manifestazioni sorgive e sono il litotipo
che più esprime il rapporto tra risorsa idrica e risorsa lapidea. Il complesso dei travertini
aquinati, e più in generale di quelli laziali, si distingue per un alto potenziale acquifero.
Come tradurre ora il dato idrogeologico in elemento/i archeologico/i e ricostruire la rete di
canalizzazioni grazie alle quali la città viveva? Le caratteristiche fisiografiche di Aquinum
suggeriscono che la risposta sia da un lato da ricercare nei pozzi (di raccolta o interferenti
la falda freatica) dislocati all’interno del complesso termale e nei suoi dintorni, dall’altro
nelle vie d’acqua (ancora a noi poco note) collegate ad opere di captazione importanti, da
ubicare sul piede di versante collinare più vicino, quello di Capodacqua, ricco, oggi come
in passato, di sorgenti.

21
Alcuni dati in ambito extraurbano, riferibile alla regimentazione delle risorse idriche nella parte
occidentale dell’agro aquinate, sono in Bellini 2012, pp. 553-559.
22
Nisio, Scapola 2005, pp. 228-230.

584
LE TERME CENTRALI DI AQUINUM: PRIMI DATI SUL SISTEMA DI GESTIONE DELL’ACQUA

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del suo seminterrato “Castellum Aquae” di un acquedotto di Aquinum, Napoli.
Piro, Ceraudo, Zamuner 2011 = S. Piro, G. Ceraudo, D. Zamuner, Integrated Geophysical and
Archaeological Investigations of Aquinum in Frosinone, Italy, in “Archaeological Prospection”, 18,
pp. 127-138.
Saggi 1964 = Saggi di fotointerpretazione archeologica, Quaderni dell’Istituto di Topografia Antica
dell’Università di Roma, 1, Roma.
Utilitas necessaria 1994 = Utilitas necessaria. Sistemi idraulici nell’Italia Romana, a cura di I. Riera,
Milano.

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Giuseppe Ceraudo, Giovanni Murro

Riassunto

Gli scavi nelle terme centrali di Aquinum (Castrocielo - FR), avviati nel 2009 e giunti alla decima cam-
pagna, rappresentano un importante punto di approdo di un lungo percorso di ricerca a cura del LabTaf
dell’Università del Salento. Il complesso termale, costruito verso la fine del I secolo a.C. ed abbandonato
definitivamente nel V secolo d.C., vede una nuova fase di occupazione come area cimiteriale nel VI e VII
secolo d.C. L’attività di ricerca ha permesso la definizione delle varie fasi dell’edificio e la comprensione
di alcuni aspetti relativi al funzionamento del sistema di smaltimento e distribuzione delle acque nelle
diverse porzioni del complesso.

Parole chiave: topografia antica; aerofotogrammetria; scavo archeologico; terme romane; sistemi idraulici;
approvvigionamento idrico.

Abstract
The central Aquinum baths: first data on the water management system

The excavations in the central baths of Aquinum (Castrocielo - FR), started in 2009 and reached the
tenth campaign, represent an important point of arrival for the research conducted by the LabTaf of the
University of Salento. The public baths, built at the end of the 1st century B.C. and finally abandoned in
the 5th century A.D., have a new phase of occupation as cemetery area in the 6th and 7th century A.D. The
research activity allowed the definition of the various phases of the building and the understanding of some
aspects related to the functioning of the system of disposal and distribution of water in the various parts
of the complex.

Keywords: ancient topography; aerophotogrammetry; archaeological excavation; roman thermal baths;


Roman sewers; water supply system.

Giuseppe Ceraudo
Università del Salento
giuseppe.ceraudo@unisalento.it

Giovanni Murro
Università del Salento
giomurro@hotmail.com

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