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ARCHEOLOGIA VIVA di capo dell’Ordine “Al merito diacronica della forma del ter-

Vivere il passato
Capire il presente
della Repubblica Italiana” ha ritorio e alla redazione di carte
iscritto Lorenzo Quilici al n. 412 archeologiche. Quilici ha con-
direttore PIERO PRUNETI SPAZIO APERTO della serie VI dell’Albo dei Gran- dotto studi storici, di topogra-
redazione Giuditta Pruneti di Ufficiali. La notizia non può fia antica, urbanistica e analisi
comunicazione Giulia Pruneti
tourismA Luigi Forciniti
che far piacere agli archeologi: di monumenti soprattutto
l’onorificenza conferita a Lo- nell’Italia centrale e meridio-
© 1988 - 2020 renzo è un premio a tutta l’ar- nale, ma anche in Turchia e a
Giunti Editore S.p.A. cheologia italiana. La proposta Cipro, in un mondo mediterra-
Firenze - Milano
LORENZO QUILICI è partita dall’Associazione Ami- neo considerato dall’età del
direzione, redazione
“GRANDE UFFICIALE” ci dell’Appia Antica, che ha vo- Bronzo al Rinascimento. In Ita-
amministrazione luto ringraziare Quilici per esse- lia ha diretto scavi a Roma e nel
Giunti Editore S.p.A. A ll’Italia dei premi, record re stato «il primo a percorrere al- Lazio, in Etruria, Molise, Basili-
Via Bolognese 165 - 50139 Firenze
tel. 055 50621 (centralino) mondiale, dai vini ai formaggi, la fine degli anni Ottanta, in cata e Calabria. Ha anche pia-
055 5062303 (diretto) dalle poesie ai saggi di architet- modo razionale e scientifico, nificato attività di restauro e va-
fax 055 5062287
archeologiaviva@giunti.it
tura, mancano alcune categorie tutta la Regina viarum, risco- lorizzazione di monumenti e
www.archeologiaviva.it che hanno reso famoso il Bel prendone e mappandone l’anti- parchi, tra i quali quello della
prezzi Italia Paese. In rigoroso ordine alfa- co percorso che era caduto nel stessa Via Appia nel suggestivo
Archeologia Viva betico: archeologi, botanici, completo oblio». Di questo im- tratto della valle di Sant’An-
(prezzo di copertina) € 5,50
Abbonamento annuo geologi. Aree e musei archeolo- pegnativo lavoro rimangono drea, tra Itri e Fondi. Le sue
(6 numeri) € 26,40 gici, giardini e parchi, coste, pubblicazioni (350 articoli e
IBAN IT93D0760102800000019740505 colline, montagne… hanno in- 12 monografie) sono fonda-
CCP 19740505
intestato a Archeologia Viva Firenze cantato gli scrittori del Grand mentali. A molte ha collabora-
servizio abbonati Tour e infine masse di turisti gi- to Stefania Gigli, più nota co-
da lunedì a venerdì, orario 9-18 ramondo. Eppure agli artefici me Stefanella Quilici Gigli,
tel. 055 5062424 fax 055 5062397
periodici@giunti.it di queste meraviglie, ovvero a moglie archeologa. Il duo Qui-
www.giuntiabbonamenti.it coloro che le hanno studiate e lici dirige i periodici «Atlante
L’abbonamento può essere richiesto
anche via SMS scrivendo “archeologia”
protette, poco viene ricono- tematico di Topografia antica»
al n. 348 0976204 (costo del servizio sciuto. Aquileia, con le sue (dal 1962) e «Orizzonti. Rasse-
pari a un normale SMS)
splendide testimonianze di età gna di archeologia» (dal 2000).
servizio vendita diretta romana ben valorizzate dall’o- Un capitolo a sé è quello
tel. 055 5062424 fax 055 5062543
ordini@giunti.it www.giuntialpunto.it monima Fondazione, non ha dell’archeologia pubblica, porta-
pubblicità ancora dedicato una strada a to avanti con entusiasmo ma
Redazione Archeologia Viva Luisa Bertacchi (1924-2011), senza enfasi: 300 articoli e 18
archeologiaviva@giunti.it
tel. 055 5062303
l’archeologa che a suo tempo libri dedicati all’alta divulga-
Antonella Rapaccini ha consentito di preservare zione, il tutto promosso a favo-
a.rapaccini@giunti.it gran parte della città antica. I re della programmazione urba-
casi analoghi sono tanti, a di- due volumi pubblicati nel nistica, della tutela e della valo-
Chiuso in tipografia il 24/IX/2020
Iva assolta dall’editore a norma mostrazione che i “reperti” 1989, dove viene ricostruito rizzazione del nostro patrimo-
art. 74/DPR 633 del 26/10/72. fanno notizia e le figure di ar- l’intero tracciato da Roma a nio. In questo ambito va ricor-
Registrazione Tribunale di Firenze n. 2987
del 14/12/1981. Poste Italiane spa - cheologo no. Ci aveva provato Brindisi e sono catalogati i resti dato che Lorenzo fa parte, co-
Sped. A. P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. Gustavo Traversari (1925- archeologici significativi lungo me lo scrivente, del Comitato
27/02/04 n. 46), art. 1, comma 1 DCB-C1-FI
2015), docente di Archeologia il percorso dall’epoca romana a scientifico di Archeologia Viva
Direttore responsabile: Piero Pruneti classica alla Ca’ Foscari, presi- quella medievale. fin dall’inizio delle pubblica-
dente del Premio “I Cavalli d’o- La vita di Quilici archeologo zioni nel 1982: una fedeltà
ro di San Marco”, giunto alla è segnata da due tappe fonda- straordinaria che si addice a un
XIV edizione e abbandonato mentali: dal 1969 al 1990 co- carattere schivo, ma ben consa-
dopo la scomparsa del suo ide- me ricercatore presso il CNR e pevole della propria missione
atore. Premi assegnati da priva- dal 1990 al 2010 quale ordina- di archeologo nella società civi-
ti non mancano, come quello rio di Topografia dell’Italia an- le. Un grazie sentito dalla dire-
dell’Accademia dei Lincei, del- tica all’Università di Bologna. zione della rivista e dai suoi let-
la BMTA, o come quelli della La carriera professionale – sen- tori per la lezione di vita, uma-
SAMI per il Medioevo e di Ar- za l’affannosa rincorsa a bandi na e professionale, che Quilici
cheologia Viva assegnati ogni e concorsi che stravolgono la continua a darci. Un riconosci-
anno durante “tourismA”. vita dei nostri giovani archeo- mento della Repubblica Italia-
Ma le istituzioni? A colmare logi – ha agevolato lo studioso, na ben meritato!
il vuoto ci ha pensato il presi- che ha volto il proprio interesse Luigi Fozzati
dente Mattarella, che in qualità principale alla ricostruzione già soprintendente FVG

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SOMMARIO
BIMESTRALE - POSTE ITALIANE SPA - SPED. A. P. - D.L. 353/2003 (CONV. IN L. 27/02/04 N. 46), ART. 1, COMMA 1 DCB-C1-FI - DISTRIBUZIONE MEPE-MILANO
ANNO XXXIX - N. 204 - NOVEMBRE/DICEMBRE 2020 - P.I. 24.10.2020 - € 5,50 - ISSN 0392-9426 - CM X0204W

Schliemann una tomba da eroe Milano


il “suo” Santo Sepolcro Napoli al Sud
con gli Etruschi Sardegna Sardi e Fenici
a s’Urachi Archeocinema in diretta dai
festival Firenze Nardella e i beni culturali

TEMPLI DI FILE
speciale
40 anni dal salvataggio Anno XXXIX - N. 204 nuova serie - Novembre/Dicembre 2020 CON I LETTORI

www.archeologiaviva.it
www.tourisma.it
www.firenzearcheofilm.it
U na serie di articoli molto significativi
e approfonditi contraddistingue que-
sto numero, tutti a firma degli stessi re-
sponsabili delle ricerche e degli studi in
corso. Iniziamo dall’Egitto dove nonostan-
te tutto – ovvero la vicenda irrisolta di
Giulio Regeni – si celebrano, giustamente
e a onore dell’Italia, i quarant’anni del
salvataggio dei templi di File. Fu un’im-
presa colossale che vide protagonista il no-
stro Paese ed è doveroso ricordarla, in casa
nostra e nelle celebrazioni in programma

2 4 60 S’URACHI ad Assuan. Sono anche centotrenta anni


di Alfonso Stiglitz e Peter van Dommelen dalla morte di Heinrich Schliemann, del
SPAZIO APERTO NOTIZIE ARCHEOLOGIA NURAGICA quale la ricerca di Pappalardo mette in ri-

8 74
lievo la personalità senza dubbio geniale
I TEMPLI DI FILE
di P. Piacentini e G. Capriotti Vittozzi
IL PASSATO SOTTO LE STELLE e… molto convinta di sé, questa volta pre-
di Giulia Pruneti
TRA I FARAONI E L’UNESCO ARCHEOLOGIA E CINEMA sentandoci le scelte ideologiche e stilisti-

78
che che lo stesso scopritore di Troia espres-

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SCHLIEMANN: UNA TOMBA PER L’EROE se nel progettare il proprio mausoleo: una
di Umberto Pappalardo
CENTOTRENTESIMO ANNIVERSARIO DALLE RIVISTE serrata analisi che ci aiuta a capire una
delle figure più osannate e controverse nel-

30 SAN SEPOLCRO: L’OMBELICO DI MILANO


di Antonella Ranaldi
VIVERE IL MEDIOEVO 80 IN LIBRERIA
la storia dell’archeologia. Si parla poi del-
le indagini e di un restauro che hanno reso
giustizia a un monumento fondamentale

46 82
ETRUSCHI AL SUD INCONTRO CON DARIO NARDELLA per il Medioevo milanese, l’“umbilicus”
di Valentino Nizzo e Paolo Giulierini intervista di Giulia Pruneti della città, come lo definì Carlo Borromeo,
LA VOCE DELLA STORIA
L’ETÀ DEL FERRO con un impianto che affonda nell’antico fo-
ro dimenticato. Un altro articolo è intera-
mente dedicato agli Etruschi, questa volta
analizzati nella loro realtà campana di
frontiera, protagonisti di una straordinaria
vicenda di “ibridazione” culturale, tutta
documentata nell’eccellente mostra in cor-
so al MANN. E sempre parlando di ibrida-
zione torniamo in Sardegna, dove a San Ve-
ro Milis lo scavo di s’Urachi, ‘il Nuraghe’,
ha messo in rilievo quanto anche qui sia
Comitato scientifico: Emmanuel Anati Centro Camuno Studi Preistorici, Enrico Atzeni Università di Cagliari, stata produttiva la convivenza fra genti di-
Piero Bartoloni Università di Sassari, Stefano Benini Corte di Cassazione, Maurizio Biordi Museo degli Sguardi -
Rimini, Anthony Bonanno Università di Malta, Edoardo Borzatti v. Löwenstern Università di Firenze, Edda verse, Sardi e Fenici, nei processi evolutivi
Bresciani Università di Pisa, Gian Pietro Brogiolo Università di Padova, Pierfrancesco Callieri Università di della civiltà mediterranea. Non possiamo
Bologna, Luciano Canfora Università di Bari, Franco Cardini Università di Firenze, Raffaele de Marinis chiudere senza ricordare due amici: Philip-
Università di Milano, Maria Ausilia Fadda Sopr. Arch. di Sassari e Nuoro, Gino Fornaciari Università di Pisa, Luigi pe Daverio, direttore scientifico di «Art e
Fozzati già Soprintendente ai Beni Archeologici del Friuli Venezia Giulia, Louis Godart Accademico dei Lincei,
Giovanni Gorini Università di Padova, Antonio Guerreschi Università di Ferrara, Christian Leblanc C.N.R.S. - Dossier» (sempre Giunti Editore), sincero
Parigi, Valerio Massimo Manfredi archeologo e scrittore, Fabio Martini Università di Firenze, Giuseppe Orefici estimatore della nostra rivista, e l’etruscolo-
Centro Ricerche Precolombiane, Umberto Pappalardo Università di Napoli, Carlo Peretto Università di Ferrara, go Mario Torelli, studioso di fama interna-
Gianfranco Purpura Università di Palermo, Lorenzo Quilici Università di Bologna, Alessandro Roccati Professore zionale, grande maestro, combattente fino
emerito di Egittologia, Dario Seglie Centro Studi e Museo d’Arte Preistorica di Pinerolo, Edoardo Tortorici
Università di Catania, Guido Vannini Università di Firenze, Daniele Vitali Université de Bourgogne Franche- all’ultimo per l’integrità e la correttezza del
Comté, Giuliano Volpe Università di Foggia, Roger Wilson British Columbia University. messaggio archeologico. Piero Pruneti

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Province di Biella, Novara, Ver- delle caverne, che chiaramente
CIOTA CIARA: SULLE VIE
DEI NEANDERTHAL bano, Cusio, Ossola e Vercelli. occupava l’antro nel periodo
NOTIZIE
Inizialmente le indagini si invernale per il letargo; ma so-
In Valsesia, a 670 sono concentrate nella zona no state trovate anche tracce di
metri di altitudine, sul versan- dell’atrio, per poi passare macellazione che attestano co-
te occidentale del monte Fe- all’interno, riportando in luce me lo stesso Ursus spelaeus sia
nera (comune di Borgosesia, tre macro-unità stratigrafiche stato sfruttato dell’uomo per la
provincia di Vercelli), si apre (depositi archeologici omoge- pelliccia, oltre che come fonte
la Ciota Ciara, una cavità car- nei - ndr) che, dall’alto verso il alimentare. Sono stati rinvenu-
sica attiva, che l’acqua ha sca- basso, quindi andando indie- ti anche resti di cinghiale, lu-
vato nella dolomia (una roc- tro nel tempo, attestano un po, leopardo, leone, rinoce-
cia sedimentaria carbonatica). progressivo inaridimento. Du- ronte, iena, cervo, capriolo e
Le prime ricerche sono degli rante la prima occupazione camoscio, che ci forniscono un
nelle due pagine
PROVE DI… scorsi anni Cinquanta, quan- della grotta il clima era mite. quadro delle specie interessate
NEANDERTHAL do lo scultore Carlo Conti ese- Scendendo verso i livelli più dall’attività di caccia dei nean-
Una panoramica
del monte Fenera guì un sondaggio all’interno bassi e più antichi si assiste a dertaliani che frequentarono
in Valsesia sulle cui della grotta; da allora nume- un raffreddamento, attestato la Ciota Ciara.
pendici si apre la grotta
della Ciota Ciara (foto A.
rosi appassionati e studiosi anche da numerosi blocchi di Gruppi umani del Paleoliti-
Orlandini/Commons) (G. Isetti, F. Strobino, F. Fedele crollo della volta (staccatisi per co occuparono la grotta a più
e un momento delle e G. Giacobini) hanno prose- effetto di gelo e disgelo). Al riprese e in modi diversi a se-
operazioni di scavo
condotte nel 2020 guito le indagini, ma senza ve- tempo stesso la copertura vege- conda del periodo. Nei livelli
dall’Università re e proprie campagne di sca- tale vede una diminuzione del- superiori più recenti (unità 13)
di Ferrara all’interno
dell’antro. Tra i reperti vo. A partire dal 2009 il Dipar- le foreste. Si calcola una tem- usarono l’antro come rifugio
più importanti sotto il timento Studi umanistici peratura media di circa 11 gra- per la caccia e quindi per brevi
profilo antropologico,
vediamo un osso
dell’Università di Ferrara ha di (di poco superiore all’attua- periodi. In questa fase si utiliz-
occipitale (il colore ripreso le ricerche in collabo- le) per il livello superiore e una zavano le materie prime locali
scuro è dovuto al razione con la Soprintenden- media di circa 5 gradi per i li- (quarzo e una selce di media
deposito di ossidi
di ferro e manganese za per i Beni archeologici del velli inferiori. qualità chiamata spongolite
durante il processo Piemonte e poi con l’attuale La maggior parte dei resti di perché composta principal-
di fossilizzazione)
e un incisivo di Homo Soprintendenza Archeologia vertebrati fossili rinvenuti nel- mente da spicole di spugna)
neanderthalensis. Belle Arti e Paesaggio per le la grotta appartengono all’orso scheggiandole con metodi per-
lopiù opportunistici (che sfrut-
tano la materia prima in fun-
zione della sua forma - ndr),
anche se non mancano eviden-
ze di sfruttamenti più com-
plessi come quello Levallois
(un metodo di scheggiatura
che compare nel Paleolitico
medio, circa 300 mila anni fa,
e che permette di predetermi-
nare la forma delle schegge che
si andranno a ottenere - ndr) e
quello discoide. Altri strumen-
ti, però, erano portati sul sito
già confezionati e all’occorren-
za i margini venivano ringiova-
niti (ripristinati, ogni volta che
la funzionalità del bordo ta-
gliente si riduceva a causa
dell’utilizzo - ndr) grazie a un
intervento di ritocco; questi
strumenti venivano confezio-

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nati su materie prime raccolte
anche a oltre trenta chilometri
dal sito, nelle vicinanze del la-
go Maggiore.
Nel sottostante livello 14
(il secondo andando verso la
base della sequenza) l’occu-
pazione della grotta risulta
più intensa; i gruppi umani
probabilmente si installarono
qui per periodi molto più lun- (periodo che convenzional- lensis, e perché potranno for-
ghi: lo attestano l’estesa pro- mente viene fatto iniziare pro- nire informazioni su un pe-
duzione litica, l’aumento dei prio in quell’epoca prenden- riodo fondamentale della no-
resti di animali cacciati e la do a riferimento la comparsa stra storia evolutiva, quello
presenza di catene operative del metodo Levallois per la del passaggio da Homo heidel-
di produzione degli strumenti scheggiatura della pietra), un bergensis a Homo neandertha-
litici (dalla materia prima al periodo in cui si assiste a im- lensis. Sono stati portati alla
manufatto finito). Scendendo portanti cambiamenti per luce, nel 2019, un osso occipi-
ancora nella sequenza, il livel- quel che riguarda i nostri an- tale (parte posteriore del cra-
lo 15 ci permette di osservare tenati, sia di tipo comporta- nio) e un secondo incisivo su-
di nuovo un’occupazione mentale che anatomico. Du- periore e, nel 2020, nello stes-
sporadica, simile a quella del rante le campagne di scavo so livello stratigrafico, un ca-
livello 13, anche se in un con- 2019 e 2020, all’interno della nino e un molare inferiore,
testo climatico decisamente citata unità 13, nei livelli su- che, sulla base delle prime os- in basso
FINE IV MILLENNIO A.C.
più freddo e arido. periori dei depositi della grot- servazioni, sembrano appar- Il tempio detto
La datazione della Ciota ta, sono stati rinvenuti dei re- tenere a un giovane adulto. “dei Serpenti” di Jebel
Ciara è stata fatta con un me- sti umani, la cui importanza è al-Mutawwaq.
Marta Arzarello Julie Arnaud Sullo sfondo è visibile
todo radiometrico e colloca la innanzi tutto dovuta al fatto Rosamaria Calandra la valle del fiume Zarqa,
parte inferiore della stratigra- Marco Carpentieri Roberto Cavicchi
che sono tra i più antichi lungo il versante
Sara Daffara Gabriele Berruti della montagna
fia a circa 300 mila anni fa. È dell’Italia nord-occidentale e Federica Villa Maurizio Zambaldi sulla quale si estende
l’inizio del Paleolitico medio dello stesso Homo neandertha- Info: marta.arzarello@unife.it l’insediamento antico.

ARCHEOLOGIA GIORDANA 3D
Una mostra a Perugia. Fino al 7 gennaio 2021 il Museo arche- dania centrale – hanno permesso la ricostruzione delle dina-
ologico nazionale dell’Umbria (MANU) ospita la mostra “La vita miche socio-economiche e delle pratiche religiose di fine IV
all’origine dell’urbanizzazione”. L’esposizione perugina presen- millennio a.C. nell’area del Mediterraneo orientale. Il sito è
ta i risultati dal 2012 a oggi della Missione archeologica italo- caratterizzato da un’estesa necropoli megalitica, con centina-
spagnola a Jebel al-Mutawwaq, in Giordania, diretta da Andrea ia di dolmen, parte di un complesso culto degli antenati, alla
Polcaro del Dipartimento di Lettere dell’Università di Perugia e base del processo di sedentarizzazione e della seguente ur-
Juan Muniz della Facultad San Esteban di Salamanca. banizzazione delle culture levantine dell’età del Bronzo.
Antiche realtà e nuove tecnologie. Curata da Andrea Polca- Nell’ambito della mostra è esposta anche una selezione di
ro e Alessandra Caselli, in collaborazione con Direzione regio- materiali, vicini per cronologie e tematiche, provenienti dal ter-
nale Musei dell’Umbria e MANU (Maria Angela Turchetti, Silvia ritorio umbro. Le visite guidate e i laboratori didattici sono a
Casciarri, Silvia Bonamore), la mostra propone repliche 3D di cura dell’Università di Perugia e del MANU.
reperti provenienti dal sito, oltre a plastici in scala con la ripro- Info: 075.5727141-2 drm-umb.muperugia@beniculturali.it
duzione di aree di scavo pertinenti alla necropoli e all’insedia-
mento. La stampa tridimensionale, oltre a illustrare pezzi che
non possono facilmente essere trasportati, costituisce una
tecnologia innovativa che unisce l’esperienza visiva a quella
tattile permettendo una fruizione della mostra anche a sog-
getti ipovedenti.
Vivere e morire (seimila anni fa). Gli scavi a Jebel al-Mu-
tawwaq (vedi: AV n. 193) – nel cuore degli altopiani della Gior-
p. a fronte
PHILIPPE DAVERIO per anno (il primo incontro verio. Una cultura capace di
QUARANTA METRI
La vasca monumentale LO SPIRITO DELL’ARTE fu nel 2014, sempre come pescare in serbatoi normal-
rinvenuta a Roma evento ospite di “tourismA” e mente non comunicanti – sto-
fra via Ostiense e via
di Malafede, parte di un
Chiunque abbia la- con la collaborazione di ria dell’arte ovviamente, ma
grande complesso attivo vorato con Philippe Daverio Giunti-TVP) dalla rivista Art e anche economia, cucina, mu-
a partire dal V sec. a.C. sa bene che in pubblico egli Dossier insieme ad Archeologia sica, letteratura, moda, arche-
dava il meglio di sé. In video, Viva, un legame con l’attuali- ologia –, il talento del divulga-
VILLA GIULIA dove emergeva il suo istinto di tà, un pubblico composto in tore capace di sorprendere
ETRUSCHI attore, ma soprattutto in pre- gran parte di insegnanti di senza banalizzare, l’ironia che
SENZA CONFINI
senza, dove a prevalere era la storia dell’arte, tre o quattro stempera i temi più ostici e ab-
È nata Tular Rasnal, la prima
convenzione che, ispirandosi
capacità di cogliere la vibra- relatori di diversa specializza- batte le pareti del sussiego ac-
ai principi del Sistema Museale zione ambientale per distillar- zione, e Philippe in chiusura cademico. Le abbatte al punto
Nazionale e della Convenzio- ne lo spirito più profondo, d’incontro nella grandiosa che il corollario inevitabile di
ne di Faro, mira a far rete con gli entrare così in sintonia con il cornice del Palacongressi di ogni incontro di Save Art era
Enti locali per promuovere
lungo tutta la Penisola la cultu- pubblico e lasciar fluire il suo Firenze, a cucire, a ricamare, a un lunghissimo “terzo tempo”
ra etrusco-italica nella sua di- talento di entertainer. Da que- collegare fra loro le parole e le fatto di chiacchiere a braccio
mensione materiale e imma- sto punto di vista l’incontro immagini che avevano ani- col pubblico, selfie, autografi.
teriale, attraverso riduzioni
sul costo del biglietto e sulle
annuale di Save Art era l’arena mato la mattinata... E lì emer- Perché Daverio aveva anche
formule di abbonamento al perfetta. Un tema ideato anno gevano le altre unicità di Da- una straordinaria disponibilità
Museo Nazionale Etrusco di all’ascolto, coltivata nel corso
Villa Giulia per tutti i cittadini di una vita dedicata a soddisfa-
che risiedano nei comuni ade-
renti. L’adesione a Tular Rasnal, re la sua curiosità onnicom-
espressione che significa ‘Con- prensiva. Philippe Daverio, ve-
fine dei Rasna’ / ‘Confine della nuto a mancare il 2 settembre
nazione etrusca’ (con il termi-
ne Rasna gli Etruschi designa- scorso, ha incarnato la figura
vano se stessi), non comporta ideale del divulgatore colto ma
costi a carico degli Enti sotto- dissacrante e originale. Perché
scrittori. L’unico impegno ri-
– come sempre amava ripetere
chiesto consiste nella promo-
zione e nella comunicazione – la nemica principale della
della convenzione e dei suoi cultura è la noia.
valori. Claudio Pescio
Info: www.museoetru.it/ direttore “Art e Dossier”
convenzione-tular-rasnal Piero Pruneti
direttore “Archeologia Viva”

SAVE ART
Philippe Daverio
a “tourismA” durante DALLE GROTTE AL… CASTELLO
l’annuale appuntamento
con gli insegnanti A tu per tu con la preistoria. Fino al 5 aprile Appuntamento al Castello. La mostra, allestita
di storia dell’arte. 2021 il Museo Archeologico e il Museo Friulano di nel Castello di Udine, espone i materiali e i dati
Storia Naturale di Udine organizzano la mostra più recenti sulla frequentazione in grotta del Friuli:
nel riquadro
FRIULI PREISTORICO “Antichi abitatori delle grotte in Friuli”. L’esposi- tra i casi più significativi quello del Riparo di Biar-
L’ingresso del Foran di zione si colloca nell’ambito di ESOF 2020, la più
Landri (Torreano - Ud): rilevante manifestazione europea dedicata al di-
la grotta, indagata
tra 1920 e 1921, battito tra scienza, tecnologia, società e politica,
fu il primo caso che vede la partecipazione di ottanta paesi e l’or-
in Friuli di scavo ganizzazione di duecento eventi. L’occasione è
documentato con
metodo stratigrafico quella giusta per raccontare al grande pubblico
(foto Ivo Pecile). l’utilizzo delle grotte friulane a partire dalla Prei-
Vediamo anche alcuni storia attraverso le tracce lasciate dagli animali e
reperti risalenti
al III-II millennio a.C., dagli uomini che le hanno sfruttate come rifugio,
rinvenuti al Ciondar stalla, luogo di sepoltura, di culto già dal Paleoli-
des Paganis (Faedis - tico inferiore (500 mila anni fa). Si pensi che solo
Ud), una cavità che
è oggetto di indagini nel Carso Triestino sono almeno centottanta le
dal lontano 1914 cavità con tracce di frequentazioni preistoriche.
(foto A. D’Andrea).

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APPUNTAMENTO MOSTRE
■ “Sale. Il petrolio del Medio-
evo”. Gubbio (Pg) - Museo Ci-
vico Palazzo dei Consoli.
Chiude 2 novembre.
Info: 075. 505 2198
■ “Etruschi. Viaggio nelle ter-
re di Rasna”. Bologna - Museo
Archeologico.
Chiude 29 novembre.
Info: 051.2757211
■ “Il teatro romano di Luna.
Settant’anni di ricerche ar-
cheologiche”. Luni (Sp) - Mu-
seo Archeologico.
Chiude 13 dicembre.
FRA ROMA E OSTIA cessivo insediamento che si nascita, nel V sec. a.C., era col- Info: 0187.66811
SCOPERTA ECCEZIONALE sviluppa nella monumentale locato all’interno della colo- ■ “Tesori ritrovati. Il banchet-
to da Bisanzio a Ravenna”. Ra-
vasca in blocchi di tufo di cui nia di Ostia fondata e dipen-
venna - Classis Ravenna - Mu-
Oltre otto secoli di sono state scoperte le fonda- dente da Roma, anche se am- seo della Città e del Territo-
storia tornano a parlare di sé menta. A indicare che si tratti ministrativamente staccata rio. Chiude 20 dicembre.
attraverso una vasca monu- di una probabile area sacra è dall’Urbs, ma a poche decine Info: 0544.473717
■ “Sotto il cielo di Nut. Egitto
mentale lunga oltre quaranta la presenza di numerosi fram- di metri dal confine tra le due divino”. Milano - Museo Ar-
metri e un’articolata stratifica- menti in terracotta dipinti, tra città, contrassegnato dal fosso cheologico.
zione di edifici su due ettari di cui uno che ritrae una vittoria di Malafede. Una posizione ri- Chiude 20 dicembre.
terreno. Siamo alla periferia di alata reggente la corona. Il levante, forse non casuale, che Info: 02.88465720
■ “L’Appia ritrovata. In cam-
Roma, tra via Ostiense e via di complesso era parte di un si- s’inserisce in un contesto più mino da Roma a Brindisi”.
Malafede, dove sofisticate tec- stema per lo sfruttamento del- vasto, ricco di testimonianze Roma - Casale di Santa Maria
niche di scavo nell’ambito di le acque, di cui facevano parte storiche, e che mantiene pres- Nova. Chiude 31 dicembre.
Info: 064.7788319
un lungo intervento di archeo- anche recinti rituali, conteni- soché inalterate le sue parti-
■ “La vita all’origine dell’ur-
logia preventiva della Soprin- tori di concime animale, va- colari condizioni ambientali, banizzazione: la missione ar-
tendenza speciale di Roma sche di raccolta acqua per uso dalla vicina Tenuta di Castel cheologica a Jebel al-Mu-
hanno permesso la scoperta di agricolo, allevamenti o im- Porziano all’area naturalisti- tawwaq - Giordania”. Perugia -
Museo Archeologico Nazio-
un contesto straordinario. I re- pianti produttivi. Lo scavo ha ca del Parco di Decima Mala-
nale dell’Umbria.
sti più antichi risalgono all’ini- portato alla luce anche un in- fede. Chiude 7 gennaio 2021.
zio del V sec. a.C., con un suc- sediamento che, fin dalla sua Leggi: www.archeologiaviva.it/news Info: 075.5727141
■ “Riti e corredi dalla necro-
poli romana di Opitergium”.
Oderzo (Tv) - Palazzo Fosco-
DALLE GROTTE AL… CASTELLO lo e Museo Archeologico.
Chiude 31 gennaio.
zo (nelle valli del Natisone), sito pluristratificato viali della Regione e che sono state frequentate
Info: 0422.718013
che ha consegnato importanti informazioni sul tra III e II millennio a.C. Dati che saranno confron-
■ “Antichi abitatori delle
DNA dei suini e sul mondo spirituale nel Mesoliti- tati con quelli emersi dagli studi degli ultimi Grotte in Friuli”. Udine - Ca-
co, delle diverse grotte che costellano le valli flu- vent’anni nel Carso Triestino, fino all’appresta- stello (dal 27.XI).
mento religioso in epoca medievale della grotta di Chiude 5 aprile.
San Giovanni d’Antro. Info: 0432 .1272591
Sinergie e obiettivi. La mostra è parte di un pro- ■ “Gli Etruschi e il MANN”.
Napoli - Museo Archeologico
getto più ampio che può contare su un’équipe Nazionale. Chiude 31 maggio.
composta da Regione Autonoma Friuli Venezia Info: 081.4422149
Giulia, Università di Trieste, Civici Museo di Trie- ■ “Mythos creature fantasti-
ste, Civici Musei di Udine e Museo Friulano di che tra scienza e leggenda”.
Storia Naturale di Udine. Il gruppo di lavoro pro- Genova - Museo di Storia Na-
turale. Chiude 29 agosto.
prio in questi mesi sta completando geografica-
Info: 010.564567
mente e per contenuti un database regionale del-
Per un aggiornamento in tem-
le grotte accessibile on-line. po reale delle mostre in corso
Giuseppe Muscio Paola Visentini in Italia consultare:
Info: 0432.1272591 www.archeologiaviva.it

7
TRA I FARAONI E L’UNESCO

I TEMPLI DI
FILE
DAI FEDELI DI ISIDE AL SALVATAGGIO

8
Ecco la lunga storia di interventi architettonici sull’isola dedicata
al culto della dea più amata dagli egiziani antichi che termina
nella nostra epoca con il trasferimento del celebre complesso
monumentale per metterlo al sicuro dalle acque del Nilo
Archeologia Viva pubblica il presente articolo in collaborazione
con l’Ambasciata d’Italia al Cairo e l’Università Statale di Milano
nel quarantennale del salvataggio dei templi
TESTI PATRIZIA PIACENTINI GIUSEPPINA CAPRIOTTI VITTOZZI

9
C
pp. precedenti HI HA ADORATO L’I- splendidi disegni del complesso architettoni-

«
C’ERA UNA VOLTA…
File con il tempio side di File ne esce feli- co. Di alcuni anni dopo è la monumentale
di Iside e il chiosco ce, non solo perché di- Description de l’Égypte pubblicata dai Savants
di Traiano in un dipinto venta ricco, ma anche di Bonaparte in diversi volumi fra il 1809 e il
dell’artista scozzese
David Roberts del 1838. perché ottiene lunga 1829, dove molti dettagli architettonici e ve-
Il Nilo scorre lento vita»: così scriveva più dute d’insieme di File sono illustrati con stra-
sui due lati dell’isola di duemila anni fa un visitatore dei templi ordinarie incisioni. Così, nella prima metà
in un paesaggio
immoto da secoli innalzati sulla celebre isola del Nilo subito a dell’Ottocento, l’isola divenne tappa obbliga-
e tutto è immerso valle della prima cateratta, una decina di chi- ta per viaggiatori e artisti, quali l’inglese Da-
in una quiete assoluta
a suggerire una perfetta
lometri a sud di Assuan. La presenza di fede- vid Roberts che a sua volta nel 1838 ne ripro-
sospensione del tempo. li o di turisti antico-egiziani, greci e romani è dusse i templi in disegni di notevole effetto
documentata sull’isola stessa da moltissimi scenografico e cromatico.
nelle due pagine graffiti in geroglifico, demotico (una fase tar-
ABBANDONO
Immagini di File in due da della lingua egiziana), in greco, in latino e L’Egitto e File documentati
foto del viaggiatore in arabo (a partire dal VII sec.), e in seguito dalla nuova arte della fotografia
veneto Antonio Beato in altre lingue moderne. Quest’abitudine di

A
scattate fra il 1870
e il 1900: l’isola vista lasciare un ricordo di sé sui muri degli edifici lle illustrazioni che abbiamo appena
dalla sponda sinistra monumentali, oggi assolutamente vietata, menzionato si ispirarono poi i foto-
(ovest) del Nilo
e la corte esterna
era molto diffusa in passato, almeno fino al- grafi, che scelsero l’Egitto come labo-
con il primo pilone la metà del secolo scorso. Celebre è l’iscrizio- ratorio per sviluppare la tecnica della nuova
del tempio di Iside. ne incisa all’ingresso del tempio principale il arte nata alla metà del secolo. Si distinguono
Si notano, accanto
ai monumenti faraonici, 3 marzo 1799 dagli studiosi che accompa- il veneto Antonio Beato, attivo tra il 1860 e i
i resti delle numerose gnarono Napoleone nella sua Spedizione primi del Novecento, Pascal Sebah di Costan-
costruzioni in mattoni d’Egitto (1798-99). C’era fra loro il barone tinopoli e l’armeno Gabriel Lekegian. Le foto
crudi innalzate
dai copti intorno archeologo Vivant Denon che nel 1802, pri- di quest’ultimo, che si proponevano come ve-
al VI secolo. mo fra i suoi compagni di viaggio, pubblicò re e proprie opere d’artista, erano vendute nel-

10
lo studio da lui aperto nel 1887 al Cairo pres- sola costituiva il confine meridionale dell’E- Chi sono gli autori: G. Ca-
so lo Shepeard’s Hotel, luogo d’incontro gitto faraonico. Qui le merci che navigavano priotti Vittozzi, manager del
Centro Archeologico Italiano,
dell’élite dell’epoca. Sempre nella seconda sul Nilo dovevano essere trasbordate per supe-
Istituto Italiano di Cultura,
metà dell’Ottocento, una variante della foto- rare la prima cateratta. Un’antica strada fian- Ambasciata d’Italia al Cairo;
grafia venne dall’invenzione della stereosco- cheggiata da un muro di protezione, forse di e- P. Piacentini, ordinario di E-
pia, molto utilizzata in Egitto per documenta- poca romana, già segnalato dal vescovo e an- gittologia e Archeologia egi-
re i paesaggi e i grandi templi: la visione stere- tropologo inglese Richard Pococke nel 1743 e ziana all’Università degli Stu-
oscopica era ottenuta riprendendo un’imma- scavato durante gli scorsi anni Ottanta, colle- di di Milano e direttrice di EI-
MAWA (Egyptian-Italian Mis-
gine da due prospettive appena diverse, con gava la città di Syene (oggi Assuan) all’imbarca- sion at West Aswan)
scatti effettuati da una distanza simile a quella dero per l’isola, permettendo alle carovane di
che intercorre tra gli occhi, e consentiva un ef- evitare la cateratta, non navigabile, e continua- Le foto storiche sono della Bi-
fetto tridimensionale. Negli anni Quaranta re il transito sul fiume. Parte di questo muro è blioteca e Archivi di Egittolo-
del secolo scorso, l’egittologo Alexandre Varil- andato distrutto o è sommerso dalle acque, e il gia - Università Statale di Mi-
lano; le foto delle operazioni
le – i suoi archivi sono conservati all’Universi- chilometro e mezzo circa che rimane è ormai
di smontaggio e rimontaggio
tà degli Studi di Milano – acquistò alcune im- molto rovinato. In seguito alla costruzione del- dei templi sono dell’Archivio
magini aeree riprese dalla Royal Air Force in- la prima diga di Assuan nel 1902 e ai suoi suc- della Società Italiana per
glese, tra cui delle vedute di File, e lui stesso cessivi innalzamenti, i monumenti dell’isola Condotte d’Acqua SpA; le fo-
scattò moltissime foto del complesso oggi di per nove mesi all’anno rimanevano in gran to attuali sono di Vittorio
grande interesse scientifico. parte invasi dalle acque del Nilo nel lago for- Russo (Agenzia Viaggi Rallo).
matosi fra la vecchia diga e la successiva alta di-
Il santuario di Iside ga di Assuan (quella che ha dato origine al lago
sotto l’acqua del Nilo Nasser) i cui lavori iniziarono nel 1960 sette
chilometri a monte. Il complesso monumenta-

F
ile era considerata dagli antichi egiziani le di File avrebbe infine ceduto all’acqua del
il punto di contatto tra il loro territorio e Nilo se non fosse stato spostato a una quota
quello dell’Africa profonda. Di fatto l’i- più alta sulla vicina isola di Agilkia. ➝ a p. 14

11
L’ITALIA PER IL SALVATAGGIO DI FILE
Italiani ed egiziani sotto il sole della Nubia. Chi visita oggi lo Quel gigantesco puzzle di 45mila blocchi. Nel frattempo la
splendido complesso di File può farlo grazie a un progetto nel High Dam Authority preparò una nuova sede per i templi sulla
quale Italia ed Egitto collaborarono strettamente sotto l’egida vicina isola di Agilkia: con l’esplosivo fu livellato un ammasso
dell’UNESCO: tecnici e operai italiani ed egiziani spesero insie- di rocce granitiche e la stessa isola fu ampliata a nord-est con
me intelligenza ed energie sotto il martello picchiante del sole circa 300mila metri cubi di roccia e a sud-est con altri 100mila
della Nubia, per smontare i monumenti e rimontarli sulla vicina metri cubi, al fine di ottenere un’isola gemella di File, ma più
isola di Agilkia. Tali lavori furono condotti da un gruppo impren- alta sul livello del Nilo. Condotte d’Acqua e Mazzi Estero ef-
ditoriale italiano composto per l’occasione dalla Società Italia- fettuarono complessi rilievi topografici per poter rimontare i
na per Condotte d’Acqua SpA e da Mazzi Estero. Il Ministero monumenti nella loro esatta relazione spaziale. A tal fine cia-
Italiano degli Affari Esteri contribuì inviando sul posto degli spe- scun blocco smontato era stato accuratamente numerato
cialisti per tutto il corso dei lavori: si ricordano in particolare i perché potesse tornare al proprio posto ricombinandosi con
giovani Antonio Giammarusti e Alessandro Roccati, rispettiva- tutti gli altri. I blocchi furono apparecchiati in un’apposita
mente architetto ed egittologo del Museo Egizio di Torino. area sulla sponda est del Nilo, opportunamente consolidati e
L’intervento nell’originaria isola di File. Le operazioni per il restaurati. Il 29 marzo del 1977 si pose la prima pietra per la
salvataggio di File iniziarono nel 1972, quando la High Dam ricostruzione dei templi su Agilkia e tutti i 45mila blocchi furo-
Authority iniziò a costruire una diga circolare intorno all’isola no ricomposti in maniera millimetrica. Il 10 marzo 1980 venne
e pompò fuori tutta l’acqua che da molti decenni allagava i inaugurato il nuovo sito e si completò così la campagna di
templi in seguito all’innalzamento del livello del Nilo causato salvataggio dei templi della Nubia. Intanto, nell’agosto 1977,
dalla vecchia diga di Assuan; poi nel 1974, una volta rimessa ormai completamente spogliata, l’isola di File scompariva
l’isola all’asciutto, gli italiani cominciarono a lavorare: i mo- definitivamente nelle acque del Nilo. Lo smontaggio dei mo-
numenti furono ripuliti da considerevoli depositi di fango e numenti fu anche l’occasione per studiare quanto giaceva nel
accuratamente smontati come un puzzle. La porta di Diocle- terreno, ovvero i resti dei templi più antichi, obliterati dai mo-
ziano e il piccolo tempio di Augusto, che erano rimasti fuori numenti costruiti successivamente e sconosciuti fino a quel
dalla diga circolare, furono invece smontati direttamente in momento. Gli scavi archeologici furono condotti sotto la dire-
acqua dalla Marina Militare egiziana in collaborazione con la zione del Servizio delle Antichità egiziano.
Royal Navy inglese. Giuseppina Capriotti Vittozzi

12
nelle due pagine
INVASIONE DEL NILO
Alcune drammatiche
immagini scattate
dall’egittologo francese
Alexandre Varille
nel 1943 sui monumenti
di File semisommersi
dalle acque del Nilo
per l’invaso formatosi
a seguito della
costruzione della prima
diga di Assuan a partire
dal 1902: il mammisi,
la corte fra il primo
e il secondo pilone
del tempio di Iside
e il chiosco di Traiano.

ALLARME
Un vecchio articolo
de L’Europeo
(gennaio 1961) dove si
denunciava il dramma
dei monumenti nubiani
in una situazione
internazionale dove
ancora non era stata
presa alcuna decisione
per il loro salvataggio.

13
p. a fronte
L’ISOLA COM’ERA
Smontando i templi… prima sporadica occupazione dell’isola du-
L’isola di File durante testimonianze più antiche rante il Medio Regno, nei primi secoli del II
millennio a.C., seguita da un probabile ab-

D
una fase di bassa
dell’invaso sul Nilo urante le gigantesche operazioni di bandono durante il Nuovo Regno, nella se-
in una foto scattata
dalla Royal Air Force salvataggio dei monumenti di File i- conda metà dello stesso millennio. Infatti, i
negli scorsi anni niziate nel 1974 a opera di maestran- blocchi ritrovati con iscrizioni recanti i no-
Quaranta e acquistata ze italiane, alcune costruzioni innalzate dai mi di faraoni ramessidi (XIX-XX dinastia,
da Alexandre Varille:
sui muri del santuario Copti (cristiani d’Egitto) intorno al VI secolo Nuovo Regno) furono probabilmente porta-
di Iside si distinguono e irreparabilmente danneggiate dalla perma- ti sull’isola in un periodo successivo per es-
bene i segni del livello nenza in acqua furono lasciate sull’isola ori- sere usati come materiale da costruzione.
raggiunto dall’acqua.
ginaria e andarono perdute. Al tempo stesso, A partire dal VII sec. a.C. si cominciarono
il meticoloso smontaggio del complesso a innalzare edifici di una certa importanza,
p. a fronte in basso
SCAVI AD ASSUAN templare consentì d’individuare i resti di mo- come provano alcuni rilievi di Taharqa
Patrizia Piacentini, numenti più antichi che erano stati smantel- (690-664 a.C., XXV dinastia), edifici di cul-
direttrice di EIMAWA, lati in epoca tolemaica e romana (circa III to della XXVI dinastia (664-525 a.C.) e il
estrae un frammento
di cartonnage sec. a.C.-III sec. d.C.) per far spazio alle nuo- chiosco di Nectanebo (380-362 a.C., XXX
(rivestimento di ve costruzioni del santuario di Iside. dinastia). Fu tuttavia Tolemeo II Filadelfo
mummia) da una tomba
(II sec. a.C.-II sec. d.C.)
Vennero così riscoperti un santuario di A- (285-246 a.C.) che diede il più forte impul-
della necropoli rensnufi, antico dio nubiano chiamato “il so al culto di Iside sull’isola. Per edificare il
dell’Aga Khan. compagno” di Iside, e uno di Harendote, ov- tempio della sposa di Osiride furono sman-
(Foto EIMAWA)
vero Horo vendicatore del padre Osiride, di tellati vecchi edifici e dislocato il chiosco di
cui l’isola era ritenuta uno dei luoghi di se- Nectanebo sul margine meridionale dell’i-
HATHOR A FILE poltura, ambedue risalenti al periodo tole- sola. Per effettuare tale spostamento, gli in-
Particolare di capitello
floreale a testa di maico-romano; inoltre si ritrovarono i resti gegneri antichi numerarono i blocchi con
Hathor, dea dell’amore, di un chiosco di Psammetico II e di un picco- cifre in demotico per poterli riposizionare
della musica e della lo tempio di Amasi, due faraoni della XXVI con facilità, secondo un metodo analogo a
danza ben presente
nel complesso templare dinastia (VII-VI sec. a.C.). Sulla base dei ma- quello che quasi due millenni dopo impie-
di File. teriali riportati alla luce si è ipotizzata una gheranno i tecnici moderni. ➝ a p. 18

QUARANT’ANNI DAL SALVATAGGIO DI FILE


Giornate italiane dell’Alto Egitto. Si festeggia nel 2020 il
40° anniversario dell’inaugurazione della nuova File, even-
to che, appunto nel 1980, segnò anche la conclusione della
campagna UNESCO di salvataggio dei templi della Nubia
(Abu Simbel e molti altri). L’Ambasciata d’Italia al Cairo, in
collaborazione con il Ministero del Turismo e delle Antichità
egiziano, ha organizzato degli eventi commemorativi dell’im-
presa, che vide l’Italia in un ruolo di protagonista. Per l’occa-
sione, l’Ambasciatore d’Italia in Egitto Giampaolo Cantini
inaugura dei pannelli didattici e commemorativi nella stessa
(nuova) isola di File e ben due mostre documentarie, una ad
Assuan nel Museo della Nubia, l’altra al Cairo presso l’Istitu-
to Italiano di Cultura. La documentazione esposta, nel
caso della mostra di Assuan, proviene dagli archivi egizia-
ni del Ministero del Turismo e delle Antichità, mentre i do-
cumenti in mostra al Cairo vengono dagli archivi della So-
cietà Italiana per Condotte d’Acqua SpA. Il prezioso
archivio delle Condotte, concesso per l’occasione, con-
serva una notevole documentazione fotografica, insieme
a disegni tecnici.
Protagoniste le missioni archeologiche. Sempre in oc-
casione delle Giornate italiane dell’Alto Egitto (11-12 no-
vembre), ad Assuan è in programma un workshop sulla
gestione dei siti archeologici, del quale saranno protago-

14
QUARANT’ANNI DAL SALVATAGGIO DI FILE
niste le missioni italiane presenti nell’area. Qui opera la
missione EIMAWA dell’Università Statale di Milano, diret-
ta da Patrizia Piacentini, in una grande necropoli presso il
Mausoleo dell’Aga Khan, che lo scorso anno si è distinta
per importanti scoperte (vedi: AV n. 199). L’altra missione,
dell’Università di Bologna, diretta da Maria Carmela Gat-
to e Antonio Curci, lavora su un ampio territorio dove do-
cumenta resti preistorici e protostorici, anche in questo
caso con risultati considerevoli. La presenza italiana nella
zona di Assuan, in ambiente archeologico, continua dun-
que a essere notevole. Il workshop per le Giornate italiane
dell’Alto Egitto vedrà coinvolte personalità italiane ed egi-
ziane, e sarà teso a discutere proposte di tutela e valoriz-
zazione del patrimonio culturale dell’area. Un incontro
coinvolgerà anche gli operatori turistici, affinché sempre
più si prendano in considerazione aree marginali, poco
conosciute, ma non meno importanti, incoraggiando un
turismo archeologico più capillare. Infine, nella prima
metà di dicembre, una giornata di studi sul salvataggio di
File si terrà al Cairo, nella sede del Ministero del Turismo e
delle Antichità. L’incontro farà memoria dei lavori di spo-
stamento dei monumenti di File, a suo tempo condotti in
collaborazione tra Italia ed Egitto. G.C.V.
Info: missioni.iiccairo@esteri.it

15
qui a lato e p. a fronte
SMONTAGGIO
Nell’area monumentale
appena prosciugata,
prende avvio nel 1975
il cantiere per lo
smontaggio dei templi
di File. Ogni blocco
viene accuratamente
numerato per
consentire la perfetta
ricostruzione del
monumento nella sede
prescelta dell’isola
di Agilkia.

sotto
PROSCIUGAMENTO
Una foto scattata
nell’agosto 1974
durante il pompaggio
dell’acqua per
rimettere all’asciutto
i monumenti di File
grazie alle paratie che
hanno creato un invaso
in mezzo al Nilo.
La corte esterna con
il chiosco di Nectanebo
e il porticato est
affiorano da un alto
strato di fango.

16
nelle due foto sotto
PIENA ATTIVITÀ
Alla metà degli scorsi
anni Settanta procede
spedita l’opera
di smontaggio
dei monumenti di File.
Il lago che si vede
sul fondo è quello
formato dalla prima
diga di Assuan
innalzata a valle di File
nel 1902, mentre la
grande diga di Assuan
(inaugurata nel 1970)
verrà realizzata a monte
e formerà il lago
Nasser.

17
qui sotto e in basso
RIMONTAGGIO
Visitando il tempio sce i nemici tenendoli per i capelli, secondo
Panoramica dell’isola principale della grande dea uno schema iconografico faraonico antico
di tremila anni. Davanti si trovavano due o-

A
di Agilkia durante
la ricostruzione del l tempio principale di Iside si accede belischi, uno dei quali frammentario, raffi-
santuario di Iside alla
fine degli anni Settanta attraverso un cortile fiancheggiato gurati nelle tavole della Description de l’Égyp-
del secolo scorso. da un colonnato nel quale si aprono te quando ancora erano al loro posto. Que-
L’operazione durò i piccoli santuari di Arensnufi, dell’architet- sti obelischi furono prelevati dal padovano
diciotto mesi con una
media di 3300 blocchi to divinizzato Imhotep e di Manduli, una Giovanni Battista Belzoni nel 1818 e trasfe-
ogni trenta giorni divinità dei Nubiani. Il grande pilone di ac- riti in Gran Bretagna nella tenuta di William
e un record di 9000
blocchi rimontati
cesso è decorato tra l’altro con scene di Tole- John Bankes a Kingston Lacy. Il testo iscritto
in un solo mese. meo XII Neo Dioniso (I sec. a.C.) che colpi- sul fusto di uno di essi è in geroglifico, men-

18
tre la base è iscritta in greco. Non si tratta tut- una cella in cui si celebrava la nascita divina, FILE RISORTA
I monumenti di File
tavia di un’iscrizione bilingue – come già e a est da un colonnato. Oltre il secondo pilo- ricostruiti sull’isola di
Champollion aveva compreso, nonostante ne si apre una sala ipostila a dieci colonne Agilkia come appaiono
l’opinione diffusa al momento dell’arrivo (hypóstylos significa ’sotto le colonne’ - ndr). oggi avvicinandosi con
un’imbarcazione,
dell’obelisco in Inghilterra – poiché i due te- Nel VI sec. d.C. i Copti trasformarono quest’a- perfettamente integrati
sti non corrispondono. Tuttavia il nome di rea in chiesa e scolpirono molte croci sulle nell’ambiente naturale.
Cleopatra presente in entrambi i testi permi- pareti. Si penetra quindi nel vero e proprio In realtà quello che
si vede è il risultato
se agli studiosi ottocenteschi di fare grandi santuario di Iside, formato da dodici camere di un’imponente opera
passi avanti nella decifrazione dei geroglifici. e due stanze annesse. Gli ambienti più sacri e di rimontaggio
Oltrepassato il primo pilone si entra nel se- segreti sono quelli di fondo, che ospitavano e di ricostruzione
degli elementi originali.
condo cortile, chiuso a ovest dal “mammisi”, le statue della dea.

nelle due foto sotto


SANCTA SANCTORUM
La parte più interna
e sacra del tempio di
Iside a File ricostruito
sull’isola di Agilkia.
In un bassorilievo
del naos (cella)
è rappresentata una
scena dove Tolemeo II
(285-246 a.C.)
offre doni a Iside
che allatta Horo
in presenza di Anuket,
dea a cui erano sacre
le piume, associata
a fertilità, allattamento
e desiderio (foto
O. Tausch / Commons).

19
OGGI SULL’ISOLA
Una foto attuale
Presenza architettonica quale il 24 agosto 394 d.C. fu incisa una bre-
del primo grande degli imperatori romani ve iscrizione: è l’ultimo testo geroglifico co-
nosciuto a tutt’oggi. Nei pressi del cortile del

I
pilone del santuario
di Iside visto dalla corte l tempio di Iside era circondato da un im- tempio c’è il nilometro, costituito da una sca-
centrale (dromos) e con
a destra il porticato est. ponente muro di cinta. Varie costruzioni linata che scende fino al livello del fiume. Sul-
Sul pilone a sinistra si ergono al di fuori dell’edificio sacro, co- le sue pareti sono incise tacche utilizzate
campeggia la figura me la porta intestata ad Adriano (117-138 nell’antichità per rilevare l’altezza delle piene.
di Tolomeo XII Neo
Dioniso (I sec. a.C.) d.C.), che in origine era una cappella dedica- A est fu costruito il famoso chiosco di Traia-
ritratto alla maniera ta a Osiride e punto di partenza per il vicino no (98-117 d.C.), formato da quattordici co-
dei grandi faraoni della
storia egiziana mentre
isolotto sacro di Bigga. Su una parete di que- lonne collegate da muri a metà altezza e sor-
fa strage di nemici. sta cappella è incisa la raffigurazione della montate da capitelli floreali diversi l’uno
Alla base sono ancora stessa grotta di Bigga, da cui si credeva sgor- dall’altro: questa caratteristica dei templi di e-
visibili i segni del livello
del Nilo nell’antica sede gasse il Nilo. Sul muro nord della porta di A- poca tolemaico-romana è per noi oggi un crite-
dell’isola di File. driano è raffigurato il dio Manduli, davanti al rio di datazione. Nei secoli, il chiosco è stato ri-

in basso
RICONOSCENZA
Due dei templi sottratti
alle acque del lago
Nasser e donati
dall’Egitto ai paesi
che a suo tempo
contribuirono
al salvataggio dei
monumenti nubiani:
il tempio di Debod,
datato al II sec. a.C.
ai tempi della dinastia
tolemaica e ricostruito
a Madrid (foto C.
Delgado / Commons),
e il tempio di Taffeh
di età augustea,
ricostruito al
Rijksmuseum van
Oudheden di Leida
(foto Sailko / Commons).

LA CAMPAGNA UNESCO PER LA NUBIA


La grande diga di Assuan. Risale al 1902, poco a valle di File, della Nubia. In seguito alle richieste avanzate dall’Egitto e dal
la prima diga di Assuan, quella che con l’invaso venutosi a for- Sudan, nel 1960 il direttore generale dell’UNESCO Vittorino Ve-
mare (anche per effetto di un successivo innalzamento) causò la ronese lanciò un appello alle nazioni per il salvataggio dei monu-
sommersione dell’isola dedicata a Iside. Nel 1954 fu invece de- menti nubiani. Risposero numerosi paesi e molti privati, in una
cisa la costruzione della nuova grande diga di Assuan, questa gara di solidarietà tesa a salvare dei complessi monumentali,
volta a monte di File e della prima cateratta del Nilo, che a sua eretti dai faraoni a sud di Assuan, considerati patrimonio dell’u-
volta avrebbe sommerso nel futuro lago Nasser i monumenti manità. L’Italia fu tra i maggiori contributori.
prodotto e raccontato da pittori, fotografi, turi- linata alla banchina nord dell’isola. I templi ARTICOLO STORICO
L’articolo speciale
sti e scrittori. L’inglese Amelia B. Edwards, con- di File furono ufficialmente chiusi alle ceri- pubblicato in
siderata la “madre” dell’Egittologia, scriveva nel monie religiose da Giustiniano nel 535, ma Archeologia Viva n. 58
1877: «Costeggiamo le ripide rive e passiamo per cacciare gli ultimi fedeli di Iside l’impera- (luglio/agosto 1996)
a vent’anni dall’inizio
vicino al bellissimo tempietto senza tetto co- tore dovette inviare una spedizione di milita- della ricostruzione dei
munemente noto come il “letto del Faraone” (il ri che riuscì a espellerli solo nel 543. Infine, monumenti di File
chiosco di Traiano - ndr). Quel tempio è stato come abbiamo già detto, i Copti utilizzarono sull’isola di Agilkia,
a firma dell’architetto
dipinto così spesso, così spesso fotografato, che le pietre degli edifici pagani per innalzare le Giovanni Ioppolo,
ogni sua pietra, la piattaforma su cui si trova e il loro chiese, scalpellando le immagini delle responsabile scientifico
della gigantesca
ciuffo di palme che si raggruppano attorno ad divinità antiche che per millenni erano state operazione di
esso sono stati sin dall’infanzia familiari alla oggetto di culto sull’isola. Qui si celebrava il salvataggio.
nostra mente come la sfinge o le piramidi». mito dell’eterno ritorno di Osiride e dell’i-
nondazione del Nilo…
I fedeli cacciati e la fine Patrizia Piacentini
dell’eterno ritorno di Osiride

N
el corso del tempo tutti gli edifici si-
tuati nella parte orientale dell’isola,
compreso un tempietto consacrato a
Hathor, furono circondati da abitazioni costru-
ite con blocchi asportati dai templi e con mat-
toni crudi, ancora visibili nelle riproduzioni
ottocentesche. A nord-est si trovava il tempio
dedicato alla città di Roma e ad Augusto, in
parte smantellato per costruire le chiese copte e
per il resto andato distrutto agli inizi del Nove-
cento a causa delle successive sommersioni
dell’isola dopo lo sbarramento della vecchia
diga di Assuan. Di fronte al tempio di Roma e
di Augusto fu innalzato l’arco di trionfo di Dio-
cleziano (284-305 d.C.), collegato da una sca-

LA CAMPAGNA UNESCO PER LA NUBIA


Templi ricostruiti all’asciutto e templi donati. La campagna dò Abu Simbel. In questo caso si tratta di due grandi templi
UNESCO condotta in collaborazione con il Ministero della Cul- rupestri, scavati nella roccia prospiciente il Nilo: il maggiore è
tura della Repubblica Araba d’Egitto, si concluse nel 1980. La famoso per i quattro colossi di Ramesse II seduto che vigilano
colossale operazione, alla quale contribuirono anche circa qua- sulla facciata e per il fenomeno dell’allineamento solare che
ranta missioni archeologiche di vari paesi, documentò un’area di due volte all’anno, il 22 ottobre e il 22 febbraio, illumina all’alba
500 chilometri a sud di Assuan e portò al salvataggio di 22 com- le statue divine nella parte più riposta del luogo di culto. Il tem-
plessi monumentali, tramite lo smontaggio e la ricostruzione in pio minore è dedicato alla sposa regale Nefertari. Scavati e
luoghi non toccati dal livello del lago Nasser. Il grande egittologo scolpiti in un luogo remoto dell’Alto Egitto, oggi non lontano
italiano Sergio Donadoni (1914-2015) fece parte del comitato di dal confine con il Sudan, i templi di Abu Simbel furono docu-
esperti. Diversi dei templi salvati sono oggi visitabili nei pressi mentati per la prima volta dal padovano Giovanni Battista Bel-
della grande diga di Assuan. Alcuni di questi monumenti furono zoni (vedi: AV n. 200) che, in un’operazione titanica, liberò il
ricostruiti fuori dall’Egitto, donati dalla Repubblica Araba d’Egit- tempio maggiore dalla sabbia che lo sommergeva e vi penetrò
to in riconoscimento della collaborazione: il tempio di Ellesiya si per primo nell’agosto del 1817. Questi templi furono salvati da
trova oggi all’interno del Museo Egizio di Torino, il tempio di Taf- un progetto internazionale cui concorsero vari paesi, taglian-
feh è nel Rijksmuseum van Oudheden di Leida in Olanda, quello do la falesia rocciosa, spostando e ricomponendo gli enormi
di Debod a Madrid in un parco nei pressi del palazzo reale, men- blocchi più in alto, fuori dal livello delle acque del lago Nasser.
tre il tempio di Dendur si trova nel Metropolitan Museum of Art di L’Italia ebbe un ruolo importante: i lavori furono svolti dalla so-
New York. cietà italiana Impregilo (poi confluita nel gruppo We Build); in
La straordinaria impresa di Abu Simbel. Insieme allo smon- particolare, si ricordano i tagliatori che, portando la millenaria
taggio-rimontaggio del santuario di File, l’operazione più com- esperienza delle cave dei marmi apuani di Carrara, segarono i
plessa per la messa in sicurezza dei monumenti nubiani riguar- grandi blocchi in un immane, accurato lavoro. G.C.V.

21
CENTOTRENTESIMO ANNIVERSARIO

SCHLIEMANN
UNA TOMBA PER L’EROE
Sono passati centotrenta anni dalla morte dell’uomo
più celebre nella storia dell’archeologia (nonostante
i detrattori di ieri e di oggi) e lo ricordiamo parlando
del mausoleo ateniese da lui stesso progettato
a sua immagine e somiglianza: un monumento
dove si rispecchiano le sue imprese insieme
a un’eccezionale autostima
TESTI UMBERTO PAPPALARDO
FOTO UMBERTO PAPPALARDO FERNANDO BASILE HEINRICH-SCHLIEMANN GESELLSCHAFT E.V.
DISEGNI DEMETRIOS E MANOLIS KORRES
«Custodisco Enrico Schliemann
famoso nel mondo.
Imitalo perché ha dato molto
ai mortali»
I
pp. precedenti L BRAMANTE, FRA I MAGGIORI AR- stroménou, di trent’anni più giovane, dalla
TOMBA PER L’ETERNITÀ
Il mausoleo di Heinrich tisti del Rinascimento, diceva: «Co- quale avrebbe avuto due figli, Andromaca e
Schliemann nel Cimitero struendo la tomba quando si è vivi, si Agamennone, e si stabilì ad Atene, dove nel
Centrale di Atene. può evitare la morte anzitempo». 1881 da un amico, l’architetto neoclassico
La possente struttura
neoclassica, realizzata Analogamente Heinrich Schliemann Ernst Ziller, si era fatto costruire una splendi-
secondo celebri modelli (1822-1890) decise di acquistare con da villa-palazzo in centro città, l’Ilíou Mélathron,
del mondo antico, ampio anticipo – così almeno sperava – un la ‘casa di Ilo’, come aveva voluto chiamarla
allude alla funzione di
proteggere per l’eternità panoramico terreno per la propria sepoltura (vedi: AV n. 203).
le spoglie e la memoria nella capitale della Grecia, dove risiedeva.
di un genio, come si
considerava egli stesso.
Nei primi giorni del 1886, a sessantaquattro Cosa poteva ancora
anni, fu sorpreso dalla giovane moglie men- aspettarsi dalla vita?
APPENA COSTRUITO tre stava schizzando il proprio mausoleo: «…

S
Il mausoleo di
Schliemann appena dove giaceremo per sempre insieme – le dis- olo proseguire gli scavi a Troia e garanti-
completato nel 1892 se – e godremo della bella veduta su Atene, il re tranquillità e benessere alla famiglia.
nel punto più elevato Falero e il fiume Ilisso intorno a noi… [per- Così stilò un testamento nel quale do-
del cimitero di Atene,
realizzato da Ernst ché] è situato in modo che la magnifica vista nava la collezione archeologica al «Popolo
Ziller, lo stesso che non potrà mai essere ostruita». Da poverissi- Tedesco», gli immobili di Parigi ai figli russi
aveva progettato
l’Ilíou Mélathron,
mo era diventato miliardario (un patrimo- di primo letto, a Sofia e ai figli greci il patri-
la casa dell’archeologo nio stimato intorno ai 15 milioni di franchi monio immobiliare ellenico. Accluse al testa-
ad Atene. Il monumento dell’epoca!), per cui, poco più che quaran- mento un contratto stipulato nel 1888 con
è concepito secondo
uno schema diffuso tenne, aveva deciso di ritirarsi per dedicarsi Ziller per la costruzione della tomba, alle-
nell’antichità: solo ai viaggi e all’archeologia. Scoprì il “te- gando 50.000 dracme e i progetti (i disegni
basamento, fregio soro di Priamo” (1873) e a Micene quello di originali sono alla Galleria Nazionale d’Arte
istoriato e tempietto.
Il disegno è dello Agamennone (1876). Nel 1869 aveva sposa- di Atene). Aveva predisposto tutto, quest’uo-
stesso Ziller. to in seconde nozze la greca Sophia Enga- mo instancabile e fortunato. Schliemann sta-

24
va bene e non pensò minimamente alla pos- ma deposto in una fossa terragna, scavata sul in basso a sinistra
COME UN HEROON
sibilità di una morte prematura, che invece si luogo, e solo agli inizi del 1892 poté essere Il mausoleo di
presentò a 68 anni, a Napoli il 26 dicembre sepolto nella camera funeraria del mausoleo Schliemann visto
1890, per una banale otite malcurata... Il fe- completato. Sappiamo che la cassa era di le- dalla parte frontale con
il busto dell’archeologo
retro arrivò dall’Italia. Ai solenni funerali di gno con caratteri d’oro per il nome, data di che campeggia
Atene presenziarono i reali di Grecia, mentre morte e l’età e che dentro furono messi i due tra le colonne doriche
il Kaiser Guglielmo II inviò una enorme co- libri di Omero, l’Iliade e l’Odissea. del portico.
L’idea progettuale
rona. Alla testa della bara venne collocato un Fu lo stesso Schliemann a concepire la fu quella di creare
busto di Omero, il poeta che aveva ispirato le tomba come un heroon, ovvero un tempietto un heroon, cioè la
sepoltura monumentale
sue gesta. A Berlino lo si ricordò in munici- monumentale del tipo che i Greci erigevano dovuta a un “eroe”
pio il 1 marzo 1891 e per l’occasione venne per i re, i principi e i fondatori di colonie. L’e- per i grandi meriti resi
suonata la Marcia alla turca dall’opera Le rovi- sempio più affine – e anche più modesto – è alla società civile.
ne di Atene di Beethoven. la tomba del tiranno agrigentino Terone (cir-
ca 535-472 a.C.). L’esempio più famoso è in-
La tomba di un “eroe” vece il Mausoleo di Alicarnasso, in Asia Mi-
MASSICCIO
come nella Grecia antica nore, la tomba monumentale per eccellenza, BASAMENTO
che Artemisia fece costruire nel IV sec. a.C. Veduta d’angolo

H
sul retro del mausoleo.
einrich partecipò attivamente al pro- per il marito Mausolo, re della Caria, consi- Il poderoso basamento
getto del proprio mausoleo, fornen- derata una delle Sette Meraviglie del mondo in blocchi isodomi
do a Ziller gli schizzi, che però l’ar- anche perché ci lavorarono Briasside, Leo- di marmo grigio
assolve alla funzione
chitetto dovette in parte modificare nella re- chares, Timoteo e Skopas, i maggiori artisti statica di sostenere
dazione finale per l’inattesa riduzione dei del tempo. Tutto ciò esprime bene l’elevata la notevole mole
tempi d’esecuzione: in ragione della morte autostima di Schliemann, quale traspare an- del tempietto
e ospitare la camera
improvvisa, il monumento non era stato an- che dalla sua autobiografia e che del resto è funeraria di Schliemann
cora eretto, tanto che Schliemann fu dappri- tipica di ogni self-made man. e della sua famiglia.

25
a destra e p. a fronte
MONDO MICENEO
Un mausoleo concepito
L’accesso alla camera secondo modelli celebri

I
sepolcrale, degno
di un principe miceneo. l monumento, suddiviso in tre parti, se-
Il pesante portale
in bronzo è decorato gue uno schema diffuso nell’antichità
copiando i motivi classica: un bastione, un fregio figurato e
nella camera funeraria un tempietto. Il massiccio bastione serve a
laterale della tomba
a tholos di Orcomeno contenere la camera funeraria, a sostenere il
(XIII sec. a.C.) peso del tempio, ma ha anche la funzione
in Beozia. Schliemann,
che l’aveva riportata
simbolica di preservare per l’eternità le spo-
alla luce, la volle glie del defunto e quindi l’immortalità del
suggestivamente suo genio. Alla sua pesantezza, che lo fissa al-
attribuire all’eroe
Minia, figlio di la terra, si contrappone la leggerezza del so-
Posidone e fondatore vrastante tempietto, che svetta verso il cielo.
della città. Il motivo L’effetto di armonia e leggerezza di quest’ul-
delle spirali collegate
e ricorrenti timo non è casuale: per il tempietto Ziller uti-
sulla porta si può lizzò le stesse proporzioni – e anche le corre-
interpretare come
simbolo del perenne
zioni ottiche – del Partenone! Il bastione è
ricorrere della vita e composto da blocchi isodomi di marmo pen-
quindi dell’immortalità. telico grigio. Sulla facciata principale a ovest
L’iscrizione in greco
sull’architrave recita: si apre una porta in bronzo decorata con i
«Custodisco Enrico motivi ripresi dal soffitto della camera latera-
Schliemann, famoso le del cosiddetto Tesoro di Minia, la tomba
nel mondo. Imitalo,
perché ha dato molto micenea a tholos (del tardo Elladico, XIII sec.
ai mortali». a.C.) del mitico fondatore di Orcomeno, in
Beozia. Il tempietto è anfiprostilo (con porti-

I FREGI FIGURATI
Le “gesta epiche” del titolare. La celebrazio-
ne del defunto fu affidata alle storie narrate nel
fregio in bianco marmo pentelico che corre sui
quattro lati del mausoleo di Schliemann fra il
bastione e il tempietto, dove furono rappre-
sentati i precedenti mitici e la riscoperta di Mi-
cene, Tirinto, Orchomenos e Troia. Il repertorio
che, d’accordo con Ziller, fu preso a modello fu
quello dello scultore britannico John Flaxman
(1755-1826), famoso per le sue illustrazioni di
Omero, Esiodo, Eschilo e Dante.
Lato (frontale) ovest: Mito di Tirinto. Il vec-
chio re Proito (al centro), con lo scettro e la
mano destra tesa, incita i Ciclopi ad accumu-
lare le pietre colossali per innalzare le possenti
mura dell’acropoli.
Lato sud: Miti di Troia. Il sacrificio ad Artemi-
de da parte di Agamennone; Aiace Oileo cerca
MITI DI TROIA. Dis. D. e M. Korres, Boreas 4, 1981 di difendere con il giavellotto, nel quale era
insuperabile maestro, la nave di Protesilao
messa a fuoco da Ettore; lotta fra Achei e Tro-
iani per il corpo di Patroclo; i fratelli Oreste ed
Elettra si incontrano presso la tomba del padre
Agamennone.
Lato est: Miti di Odisseo. Sull’isola dei Feaci,

26
co sul davanti e sul retro della cella - ndr) e DENTRO LA TOMBA
Sezione frontale del
presenta quattro colonne doriche su entram- mausoleo di Schliemann
be le facciate. disegnata da Ziller.
Dinanzi al tempietto fu collocato un busto La camera ha pareti
in marmo bianco
di Schliemann; sul lato opposto sarebbe do- decorate a colori
vuto andare quello di Sofia, che però non fu con motivi pompeiani.
mai più realizzato.
Il fregio dorico è de-
corato con trenta-
quattro metope do-
ve, in rilievo, sono
rappresentati diver-
si vasi dell’età del
Bronzo rinvenuti a
Troia; unica eccezio-
ne è una metopa che
rappresenta un vaso
da libagioni cinese
che Heinrich Schlie-
mann, nella sua ope-
ra Ilios (1880), porta
a confronto dei calici
troiani d’oro a due
anse (questa fu co-
munque una scelta
di Ziller).

I FREGI FIGURATI
Nausicaa conduce Odisseo al palazzo del pa-
dre Alcinoo; a Itaca, il pastore Eumeo con il cane
Argo moribondo e Odisseo che uccide i Proci
con il suo mitico arco.
Lato nord: Scavi di Schliemann. È l’unico lato
del fregio con scene realistiche ovvero gli scavi
di Schliemann (al centro) in Grecia (a sinistra) e MITO DI TIRINTO. Dis. D. e M. Korres, Boreas 4, 1981
in Turchia (a destra). Micene: due operai scava-
no alla Porta dei Leoni (1876), dei quali si intra-
vedono le zampe inferiori; un’operaia lavora
presso la semicolonna all’ingresso della tomba
di Atreo. Tirinto (le nicchie sullo sfondo ne rap-
presentano le casematte): un operaio solleva un
blocco appena scavato; quello di destra è tra-
pezoidale e decorato con incisioni. Orcomeno:
un operaio solleva dal terreno un blocco trape-
zoidale inciso; sullo sfondo, una porta della tho- MITI DI ODISSEO. Dis. D. e M. Korres, Boreas 4, 1981
los. I coniugi Schliemann: lui recita Omero, lei è
rappresentata nello schema classico della
“Musa pensosa”. Troia: un operaio e un’operaia
impegnati con dei vasi; un operaio trasporta a
mano una cordiera di lira in avorio inciso; il fede-
le assistente Jannakis spinge il carro per il tra-
sporto di giganteschi vasi fra i quali si intravede
SCAVI DI SCHLIEMANN. Dis. D. e M. Korres, Boreas 4, 1981
la metopa di Elios dal tempio ellenistico.

27
ETÀ DEL BRONZO
Particolare del lato sud
del tempietto del
mausoleo di Schliemann
con le metope doriche
che girano intorno
avvolgendo l’intero
monumento.
Vi sono rappresentati
i vasi recuperati
negli scavi di Troia.

L’INTRUSO…
Disegno delle metope
frontali del tempietto
(D. e M. Korres, Boreas
4, 1981): si noti il quarto
vaso da sinistra che in
realtà è un contenitore
cinese per libagioni
che Schliemann volle
paragonare ai calici
d’oro troiani. La scritta Tutta la famiglia VASO CINESE
sotto le metope recita:
«Heroon di Schliemann». nel monumento sepolcrale

A
Vediamo anche il
particolare della stessa ll’interno, la camera sepolcrale, de-
metopa in un disegno
ottocentesco tratto dal
stinata alla famiglia, era a volta e in
volume Ilios pubblicato marmo bianco con decorazioni
dall’archeologo nel 1880. pompeiane a colori (l’architetto Ziller fu il
primo a riconoscere che i marmi dei monu-
p. a fronte sopra
NOMI CELEBRI menti classici erano dipinti). Sul retro invece
La stele attica sulla tomba tre iscrizioni riguardano la famiglia: in alto,
dell’attrice e politica
greca Melina Mercouri
il capostipite «Heinrich Schliemann 1822-
(1920-1994) e sul fondo 1890 - Sophia Schliemann 1852-1932»; più
il mausoleo di Schliemann. in basso i coniugi «Leon Melas (1872-1905)
p. a fronte
e Andromaca Schliemann (1871-1962)»,
L’ARCHEOLOGO quest’ultima, la figlia, rimasta vedova da
Heinrich Schliemann giovane e per ben 57 anni. Segue l’iscrizione
con il cappello di scavo
in una foto degli anni relativa ai figli della famiglia Melas: Michael,
Settanta dell’Ottocento Alex e Leon, morti tutti senza discendenti.
al tempo delle sue Manca il figlio di Schliemann, Agamemnon,
sensazionali scoperte.
(Atene, Gennadios diplomatico a Parigi, morto nel 1954 e se-
Library) polto nella capitale francese.
28
In fondo si è meritato
questa autocelebrazione

«C
olui, che non volle riposare in
vita, giace ora nel luogo da lui
prescelto... Lo salutano nella
morte, l’Acropoli con il Partenone, le colon-
ne di Zeus Olimpio, l’azzurro Golfo Saroni-
co e da oltre il mare le profumate catene
montuose dell’Argolide, dietro le quali giac-
ciono Micene e Tirinto» (da H. Schliemann,
Autobiografia). La tomba è ancora lì, nel Ci-
mitero Centrale di Atene (settore 1, parte
quarta, numero 580). Schliemann vi è esal-
tato come un eroe per le sue imprese arche-
ologiche, così come vengono esaltati i vari
generali greci sepolti nei paraggi con i busti Per saperne di più: H. Schliemann
carichi di medaglie. Imponente e semplice (con presentazione di A. Maiuri), Au-
tobiografia di un archeologo alla ricerca
nelle sue linee neoclassiche, essa si erge die- del mondo omerico, Milano (Schwarz)
tro quella di un’altra grande protagonista 1962; G. e M. Korres, Das Mausoleum
della cultura greca, Melina Mercouri. Fu Heinrich Schliemanns auf dem Zentral-
davvero un eroe, come lui si riteneva? La ci- friedhof von Athen, Boreas 4, 1981; G.
viltà occidentale dal dopoguerra ha abolito Styl. Korres, Neues zum Mausoleum
Heinrich Schliemanns in Athen, Boreas
i culti eroici, ma è certo che, a onta delle u- 7, 1984; G. Styl. Korres - N. Karadimas
miliazioni subite in vita da parte di un mon- - G. Flouda (a cura di), Archaeology and
do accademico invidioso che gli sollevava la Heinrich Schliemann. A Century after his
facile critica di non intendersi di stratigrafia, Death. Assessments and Prospects. Myth,
Schliemann rimane colui che ha fatto luce, History, Science, Athens (Detorakis)
2012; U. Pappalardo, Heinrich Schlie-
con i suoi meravigliosi ritrovamenti, sulla mann a Napoli, Napoli Nobilissima 3,
fase più antica e buia della civiltà greca, l’età 2018; U. Pappalardo, Heinrich Schlie-
del Bronzo nell’area egea, la stessa che cin- mann a Mozia, Sicilia Archeologica
que secoli dopo sarebbe stata celebrata da 110, 2018; Galleria Nazionale d’Arte di
Omero. Atene, Archivio Ziller: http://www.na
tionalgallery.gr/en/painting-perma
Umberto Pappalardo nent-exhibition/painter/ziller-ernst.
direttore Centro Internazionale Studi Pompeiani html; U. Pappalardo, Ilíou Mélathron.
La casa di Heinrich Schliemann ad Ate-
umbpappa@gmail.com ne”, Archeologia Viva n. 203.

29
Dopo ben mezzo secolo
di chiusura e al termine di
un impegnativo restauro
la chiesa inferiore di San
Sepolcro è ora visitabile
con tutto il suo
forte messaggio
di arte e spiritualità
Il complesso
monumentale venne
realizzato nel centro
perfetto della città dove
un tempo aveva trovato
spazio il foro della
romana Mediolanum

SAN SEPOLCRO
L’OMBELICO DI MILANO
TESTI ANTONELLA RANALDI SCHEDA ANNA MARIA FEDELI FOTO MAURIZIO MONTAGNA

VIVERE IL MEDIOEVO

NUOVA VITA PER SAN SEPOLCRO


L’aula centrale a tre navate della chiesa ipogea
alla fine dei recenti interventi di restauro.
Le colonne sono in marmo bianco,
serizzo e ghiandone, il pavimento è costituito
dalle lastre in pietra rosa di Verona appartenenti
all’antico foro della Mediolanum romana.
M
ILANO ROMANA, ME-
diolanum, come tante al-
tre città dell’impero ave-
va il suo centro nella
grande piazza del foro.
Oggi vi si trovano la
chiesa di San Sepolcro e l’Ambrosiana*, a
poca distanza dal Duomo, tra piazza Pio XI e
piazza San Sepolcro. Da piazza Mercanti,
detta anche del Broletto, il luogo si raggiun-
ge in pochi minuti percorrendo l’antico asse
stradale nord-sud, il cardo (attuale via Can-
tù). La medievale piazza Mercanti, realizzata
nel 1228 agli esordi del dominio visconteo,
con il palazzo della Ragione assorbì di fatto le
funzioni dell’antico spazio forense, sede del
mercato e dell’amministrazione della giusti-
zia, spostando qui il baricentro pulsante e ir-
radiatore della città. Il foro aveva una forma
rettangolare allungata, con portici e tabernae
sui lati lunghi e la zecca (il toponimo via Mo-
neta, corrispondente al decumanus, la via est-
ovest, ne ricorda la presenza). Cardo e decuma-
nus si incrociavano nella piazza, pavimentata
a grandi lastre in pietra bianca e rosa di Vero-
na. Oltre agli antichi milanesi, dall’età augu-
stea in poi dobbiamo immaginare che qui ab-
biano camminato Costantino, Teodosio il
Grande, Ambrogio, Agostino... ➝ a p. 34
CENTRO DI MILANO
Il complesso NEL FORO DI MEDIOLANUM
di San Sepolcro
visto dalla piazza, Antichi indizi. Il foro della città antica era ubicato verosimilmente fu eretta nel centro cittadino in
con il caratteristico all’incrocio degli assi viari principali, nell’area età augustea; il poeta Ausonio nel IV sec. d.C.
westbau a doppie torri
arretrate rispetto
oggi occupata dalla Biblioteca e dalla Pinacote- cita invece l’opulens moneta (la ricca zecca), edi-
alla facciata. ca Ambrosiana e dalla chiesa di San Sepolcro. ficio solitamente situato nei pressi delle piazze
La chiesa venne fondata Scarse sono le notizie storiche sulla piazza: Sve- forensi; la presenza di una piazza in questo punto
nel 1030 da Benedetto
tonio e Plutarco, ambedue vissuti fra I e II sec. della città è poi testimoniata direttamente da fon-
Rozone, figlio di un
magister monetae d.C., ricordano una statua bronzea di Bruto, che ti altomedievali.
(maestro della zecca),
come edificio di culto
privato su un terreno
di famiglia presso la
propria abitazione.

RESTI DEL FORO


Nei sotterranei
della Biblioteca
Ambrosiana resti
della pavimentazione,
a grandi lastre
in pietra di Verona,
del foro di Mediolanum
romana.

32
LA PIAZZA MAGGIORE. Il foro e le strade con i ritrovamenti grazie ai quali è possibile risalire all’antico assetto della piazza principale
della romana Mediolanum. La piazza forense si estendeva nell’area oggi occupata dal complesso dell’Ambrosiana e dalla chiesa
di San Sepolcro. Sono indicati i ritrovamenti della piazza e delle strade circostanti. (Elab. A. M. Fedeli e T. Quirino, SABAP Milano)

Pietre che parlano. Molteplici sono i ritrovamenti che a par- sec. d.C.) fu costruito un arco o un fornice d’accesso alla
tire dalla fine dell’Ottocento hanno interessato quest’area piazza: i pochi elementi di decorazione recuperati in situazio-
urbana, grazie ai quali è possibile tratteggiare il volto della ne di reimpiego, come una protome (testa e busto) di Medusa
piazza principale di Mediolanum. Ampia 55 x 160 metri, do- e di Giove Ammone, sembrano infatti suggerire un intervento
veva essere molto simile a quelle di Verona, Brescia e Pom- nel cuore della città durante il principato di Settimio Severo.
pei e corrispondere alla tipologia descritta da Vitruvio ben Sotto i piedi. Nei sotterranei della Biblioteca Ambrosiana è
attestata in Italia e nelle Gallie. Limitata a nord e a sud da conservata una porzione del lastricato della piazza ancora
grandi assi stradali corrispondenti alle attuali via Armorari- nella sua collocazione originaria, messa in luce nel corso del-
Spadari e a via del Bollo, lungo i lati maggiori la piazza era af- le indagini degli anni Novanta del secolo scorso, insieme ai
fiancata da porticati che ospitavano le botteghe (tabernae). resti di una breve scalinata che lungo il lato occidentale della
Pezzi mancanti. Assenti sono invece al momento i dati rela- piazza dava accesso alle botteghe situate sotto i portici e a
tivi ad altri edifici pubblici che solitamente in un municipium un tratto di una canaletta di scarico delle acque pluviali. La
si concentravano intorno alla piazza del foro, quali la sede pavimentazione della piazza è realizzata in lastre di calcare
del senato (curia), l’edificio per le attività amministrativo-giu- veronese, le cui cave iniziarono a essere intensivamente
ridiche (basilica) e il tempio principale dedicato alla triade ca- sfruttate a partire dall’età augustea.
pitolina Giove, Giunone e Minerva (capitolium). Quest’ultimo Reimpiego di qualità. Alcune lastre del pavimento recano
forse doveva trovarsi in corrispondenza dell’attuale via Can- sulla superficie impronte di forma regolare, probabilmente
tù, mentre nei pressi dei lati lunghi si ipotizza la presenza a destinate ad alloggiare basi per monumenti onorari. Nell’XI
est di un mercato (macellum) e a ovest della zecca (il cui ri- secolo parte delle lastre della platea forense di Mediolanum
cordo rimane nel toponimo “via Moneta”). fu reimpiegata per la pavimentazione della chiesa inferiore
Tempo di trasformazioni. L’aspetto del foro, monumenta- del Santo Sepolcro, dove sono tuttora in opera.
lizzato all’inizio dell’età imperiale, non dovette rimanere inal- Anna Maria Fedeli
terato nei secoli successivi. Come sembrano suggerire i resi- funzionario archeologo Soprintendenza ABAP
dui materiali architettonici, in età severiana (fine II - inizi III Città metropolitana di Milano

* ➝ p. 40
33
p. a fronte
TRE LIVELLI
Quelle due chiese Mille ritrovarono le lastre del foro durante gli
Ricostruzione speculari e sovrapposte scavi per la chiesa e le reimpiegarono nella
cripta orientandole nel senso di percorrenza

I
dell’originario
complesso di San n corrispondenza del foro, dunque pro- dei fedeli lungo le navate e nel presbiterio.
Sepolcro (1030).
Sviluppato su tre piani, prio al centro della città, nei primi decen-
si articola in chiesa ni dopo il Mille sorse la chiesa di San Se- Splendida rinascita
inferiore, chiesa
superiore, tribuna
polcro, di recente oggetto nella cripta di un dopo mezzo secolo
importante restauro a cura della Soprinten-

L
e matronei, collegati
tra loro dalle torri denza in collaborazione con l’Ambrosiana. a chiesa ipogea di San Sepolcro è rima-
scalari gemelle.
(Elab. Dario Gallina)
Più di una cripta si tratta della chiesa inferio- sta chiusa per oltre cinquant’anni, utiliz-
re, ipogea, che ricalca dimensioni e pianta zata per lo più come magazzino. Spessi
della chiesa superiore, un complesso unico strati di tinteggiatura bianca coprivano le pareti;
fatto realizzare nel 1030 da Benedetto Rozo e pitture e stucchi erano offuscati dai sali e dan-
dalla moglie Ferlenda. Erano i tempi del gran- neggiati dall’umidità. Finalmente, nel 2015, do-
de arcivescovo Ariberto da Intimiano (1018- po i primi interventi voluti dalla Pinacoteca Am-
1045) che consacrò l’ecclesia Rozonis alla San- brosiana, proprietaria del complesso, la cripta è
COM’ERA PRIMA
Uno scorcio della tissima Trinità, in seguito dedicata al Santo stata riaperta e oggi, grazie al restauro della So-
chiesa inferiore Sepolcro per celebrare la conquista crociata di printendenza Archeologia Belle Arti e Paesag-
di San Sepolcro prima Gerusalemme. Si volle una chiesa imponente, gio di Milano, questa preziosa gemma fa parte
dei recenti restauri,
quando gli ambienti svettante in altezza con due torri gemelle ai del circuito di visita della stessa Ambrosiana.
erano adibiti lati della facciata. All’interno delle torri, due Un restauro che permette di apprezzare la crip-
a deposito di materiali. scale a chiocciola collegano i tre livelli: la ta millenaria nei suoi valori di antichità, auten-
Dalle stratigrafie
preliminari, già chiesa ipogea inferiore, la chiesa superiore, la ticità e spiritualità. Attraverso la rimozione del-
si intuiva che la cripta tribuna sopra all’ingresso e i matronei sui lati le molte ridipinture è riemersa l’architettura
celava testimonianze
pittoriche che
lunghi. Il pavimento della chiesa inferiore (o dei primi decenni del Mille, impreziosita dagli
attendevano di essere cripta) è formato dalle stesse lastre in pietra affreschi tornati in luce dopo essere rimasti oc-
svelate. Ma gli esiti di Verona dell’antico foro, di cui altri brani di cultati per secoli: tra questi un mirabile cielo
del restauro hanno
superato di gran lunga pavimentazione si conservano in situ sotto al- stellato arricchito da elementi vegetali che a-
le aspettative iniziali. la Biblioteca Ambrosiana. I costruttori del dorna le volte del presbiterio. ➝ a p. 36

34
SAN SEPOLCRO A MILANO
matronei (3° livello)

tribuna

chiesa superiore
(2° livello)

ingresso
chiesa
superiore

chiesa inferiore o cripta

presbiterio triconco

scale a chiocciola
all'interno dei campanili

aula centrale a tre navate

CHIESA INFERIORE
ambiente di accesso
O CRIPTA con otto colonne (endonartece)

* ➝ p. 40
35
in basso nelle due pagine
GERUSALEMME
Ricordare Gerusalemme: nali, dal caratteristico profilo rialzato, con ar-
A MILANO un sacro monte urbano cheggiature molto slanciate sottolineate da
ghiere rosse dipinte che imitano i mattoni,

S
L’edicola del Santo
Sepolcro, cuore cendendo nella cripta dalle originarie anch’esse riscoperte nel restauro.
dell’intero complesso
ecclesiale, protetta scale a chiocciola delle torri s’incontra Anche l’arcivescovo Carlo Borromeo
da grate sotto le volte un primo ambiente che funge da endo- (1538-1584), uno dei personaggi più legati
della chiesa inferiore nartece, un vestibolo interno, con otto colon- alla storia di Milano, era molto affezionato a
(foto Maurizio
Montagna). In analogia ne, di passaggio all’ambiente successivo. questo luogo, dove di notte amava ritirarsi in
a Gerusalemme, Questo è a tre navate separate da colonnine preghiera. Lo ricorda la seicentesca statua del
centro della cristianità
e dell’universo creato,
in marmi preziosi e raffinati capitelli “cubici” santo in ginocchio nella celletta del simula-
Carlo Borromeo con agli angoli superiori foglie d’acqua stiliz- cro del Sepolcro, al cospetto del sarcofago la-
definì la chiesa zate. Da qui si raggiunge l’ampio presbiterio pideo, formato da una cassa e da un coper-
di San Sepolcro:
Ombelico di Milano. La triconco* con al centro l’edicola imitatio Se- chio a spioventi, opera degli inizi del Trecen-
statua, successiva alla pulchri, protetta da cancellate in ferro, che ri- to realizzata da eccellenti scultori campione-
sua morte (1610), ritrae produce – anche nelle dimensioni e, soprat- si*. Siamo nel cuore della basilica sotterrane-
san Carlo accanto al
sarcofago (p. a fronte in tutto, nelle intenzioni – il luogo più sacro a: le figure scolpite sul sarcofago raccontano
basso, foto Roberto Ricci). della cristianità: il Santo Sepolcro di Gerusa- il ritrovamento del sepolcro di Cristo, vuoto
lemme. Nella chiesa – come abbiamo visto, dopo la Resurrezione.
dedicata in origine alla SS. Trinità – il riferi-
SCALA MILLENARIA
Una delle originarie
mento all’Anástasis* di Gerusalemme custo- Richiamò l’attenzione
scale a chiocciola de del Santo Sepolcro si rafforzò nella ricon- di Leonardo da Vinci
all’interno delle torri sacrazione del 1100 da parte dell’arcivescovo

S
gemelle che collegano
i vari livelli della chiesa
Anselmo IV da Bovisio, alla vigilia della par- an Carlo descrive la chiesa «in media ci-
di San Sepolcro, ovvero tenza della crociata lombarda*. Successiva- vitate constructa, quasi Umbilicus iacet»,
la cripta, la chiesa mente, a seguito di un crollo, le volte del pre- che cioè, ‘essendo stata costruita nel
superiore e i matronei.
Da queste scale sbiterio furono ricostruite. Le volte dell’atrio centro della città, ne è per così dire l’ombeli-
si scende alla cripta. e delle navate restarono invece quelle origi- co’. Come «vero mezzo» la definisce anche

36
Leonardo da Vinci, il quale la riporta su un sceva molto bene la chiesa, che rileva dise- IL SARCOFAGO
Nel coperchio (ca. 1310)
celebre foglio del Codice Atlantico con la gnandone le piante, l’alzato e alcuni partico- vediamo sul fronte
mappa di Milano di fine Quattrocento: il ge- lari. Gli interessava probabilmente la pianta esterno i soldati
nio della Gioconda traccia al centro della cit- espansa con tre absidi (schema tricoro) del dormienti con indosso
armi e armature del
tà un rettangolo vuoto. È l’unica piazza che presbiterio della cripta, che costituisce quasi tempo in cui fu scolpita
disegna, quella dell’antico foro di Mediola- un corpo a se stante centralizzato, e soprat- l’opera; sul fronte
num, dove appunto insisteva la chiesa di San tutto l’articolazione del complesso in chiesa interno è il sepolcro
vuoto, dove sono
Sepolcro e dove agli inizi del Seicento sorge- inferiore, superiore e matronei, per assonan- rimaste solo le bende
rà l’Ambrosiana a opera di Federico Borro- za alle sue sperimentazioni di città ideali con che avvolgevano
il corpo di Gesù.
meo (l’arcivescovo della peste manzoniana strade e ambienti sotterranei e progetti di e-
del 1630, cugino di Carlo). Leonardo cono- difici pensati su più livelli.

* ➝ p. 40
37
p. a fronte
DECORATISSIMA
Messaggio di fede sere stata ispirata dal cielo stellato che in ori-
Alla sinistra del sotto il cielo stellato gine a Gerusalemme sembra decorasse sia il
vero Santo Sepolcro che la cupola dell’Anásta-

S
presbiterio la volta
decorata a stelle an Carlo, parlando di media civitate, co- sis. Il cielo stellato della cripta milanese ag-
ed elementi fitomorfici
(fine XIII-inizi XIV sec.) me del resto già aveva fatto il suo lonta- giornava con maggiore fantasia botanica
riportati in luce durante no predecessore Anselmo IV nel 1100, (palmette, rosette e perfino un cipresso al
i restauri. Sulle pareti dà della chiesa una valutazione non solo to- vento) i temi paleocristiani della volta stella-
gli affreschi anch’essi
tardo duecenteschi. pografica. Il termine umbilicus esprime il vero ta su fondo blu presenti nel Battistero di San
senso del San Sepolcro milanese, ovvero il Giovanni in Fonte a Napoli e nel celebre co-
centro fisico e spirituale della città, in analo- siddetto Mausoleo di Galla Placidia a Raven-
nelle due foto
RISCOPERTI gia all’Anástasis di Gerusalemme, umbilicus na. Qui l’imperatrice romana si ritirava in
E RESTAURATI terrae, centro del cosmo intero. La stessa raffi- preghiera e piangeva, come a distanza di
Due affreschi di fine
Duecento anch’essi
gurazione delle volte stellate, compiuta tra fi- tempo e di luogo, avrebbe fatto Carlo Borro-
riportati in luce ne Duecento e inizi del Trecento, potrebbe es- meo in San Sepolcro a Milano. ➝ a p. 40

nei restauri della chiesa


di San Sepolcro:
una Crocifissione di
ispirazione cimabuesca,
con la Madonna e
San Giovanni piangenti,
e i Tre Santi, (da sx)
Maria Maddalena,
Giovanni Battista e
Caterina d’Alessandria.

RESTAURO
Un momento
del delicato lavoro
di rimessa in luce
delle stelle polilobate
a sei e otto punte
e palmette di età
medievale coperte
da vari strati di
tinteggiature e rimaste
occultate per secoli.

38
UN FIRMAMENTO DI STELLE
Una bella scoperta. Il ritrovamento del ciclo decorativo a da un’inedita freschezza, varietà e ricchezza di forme. Non
stelle nel presbiterio della chiesa inferiore di San Sepolcro è toccate fortunatamente da restauri precedenti, mostrano un
la riprova di una fase decorativa estesa sia alla chiesa inferio- firmamento di stelle a sei e otto punte, con palmette e raggi a
re che a quella superiore intorno alla fine del Duecento e all’i- fiamma di candela, talune inscritte in ampie forme polilobate
nizio del Trecento. Nella chiesa superiore, gli assetti architet- che si espandono a occupare lo spazio delle volte, altre di-
tonici e decorativi successivi non ne hanno permesso sposte in forma più regolare a tappeto.
l’integrale riscoperta, cosa che invece è stata possibile nella Richiamo alla Terra Santa. Il cielo stellato notturno sulle vol-
chiesa inferiore (la cripta) grazie al restauro della Soprinten- te legato anche al tema della Veglia pasquale dell’alba della
denza Archeologia, Belle arti e Paesaggio di Milano (aprile Resurrezione e alla Gerusalemme celeste è arricchito con
2018 - maggio 2019). fantasia botanica, con palmette, rosette e perfino un cipresso
Grande varietà. Le stelle fitomorfiche (arricchite da elementi al vento. Accanto all’edicola del Santo Sepolcro è ricompar-
vegetali), alternate a rosette e piccole croci, estese su tutte le so inoltre l’Angelo che annuncia la Resurrezione. Dipinto a
volte del presbiterio, compresa quella sopra l’edicola centra- monocromo rosso in un tondo, segna il luogo del rito del lu-
le del Santo Sepolcro, ricorrenti specialmente nelle architet- cernario della Vigilia pasquale, in analogia al Santo Sepolcro
ture conventuali di XIII e XIV secolo, sono qui caratterizzate di Gerusalemme. A.R.

* ➝ p. 40
39
L’ANGELO
Il clipeo con l’Angelo,
Nuova vita (e luce)
a destra dell’edicola per gli affreschi duecenteschi

O
del Santo Sepolcro.
Il dipinto/ritratto ltre al mirabile firmamento di stelle
segnava il punto
in cui si svolgeva sulle volte, tra le scoperte da segnalare
il rito dell’accensione grazie ai restauri è l’Angelo dipinto,
del cero durante le appena delineato con pittura rossa, racchiuso
celebrazioni del Sabato
della Veglia Pasquale. in un tondo. Si trova sulla volta a destra dell’e-
dicola del Santo Sepolcro a segnare il punto in
cui si svolgeva il rito dell’accensione del cero
(la lucernaria), durante la Veglia pasquale del
Sabato Santo, e da cui partiva la processione
verso la cattedrale. Tra gli altri pregevoli affre-
schi riportati in luce troviamo una Crocifissione ta Caterina d’Alessandria, oltre a un frammento
di ispirazione cimabuesca e poi i Tre Santi, in di velario che doveva ornare il basamento, ap-
piedi, ovvero la Maddalena dai lunghi capelli a partenente però a un precedente ciclo decorativo
ciocche bionde che la coprono come un man- degli inizi del Duecento. Antonella Ranaldi
tello fino ai piedi, san Giovanni Battista con il soprintendente Archeologia, Belle Arti
globo in mano e a destra la regale figura di san- e Paesaggio di Milano

UNA DOCUMENTAZIONE PREZIOSA


Tutto in un libro. La chiesa ipogea di San Sepolcro Umbilicus di Una chiesa che, fra sorprese e bellezza, racconta la città. I
Milano. Storia e restauro (a cura di Antonella Ranaldi, Silvana Edi- saggi raccolti nel volume raccontano le preesistenze romane
toriale) illustra le importanti scoperte avvenute grazie al recente dell’antico foro della città romana dove sorse la chiesa, gli
restauro della cripta della chiesa milanese da parte della Soprin- aspetti storici, architettonici, liturgici e artistici, i protagonisti, i
tendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Milano in colla- disegni di Leonardo da Vinci, il ruolo delle confraternite, la fon-
borazione con l’Ambrosiana. Grazie al restauro, l’antico cielo stel- dazione degli Oblati, il legame dei cardinali Carlo e Federico
lato e l’intero apparato decorativo medioevale sono stati liberati Borromeo, la storia delle trasformazioni e dei restauri nel tem-
dalle tinteggiature che li avevano tenuti nascosti sino a oggi. È ora po. Introducono il volume il ministro Dario Franceschini, il Pre-
svelato quello che era nascosto: una straordinaria architettura fetto dell’Ambrosiana Marco Ballarini, il Presidente della Con-
della prima metà dell’XI secolo a cui si sono aggiunti cicli deco- gregazione dei Conservatori Lorenzo Ornaghi. Autori:
rativi inediti, coerenti con i significati di questo santuario com- Antonella Ranaldi, Furio Sacchi, Anna Maria Fedeli, Alberto
posito destinato ai pellegrini e memoria del Santo Sepolcro di Bacchetta, Alfredo Lucini, Cesare Alzati, Luigi Carlo Schiavi,
Gerusalemme. Dopo le scoperte dell’attuale restauro, si scen- Paolo Novara, Laura Paola Gnaccolini, Andrea Spiriti, Marina
derà in San Sepolcro “a rimirar le stelle”, in questo aggregato Gazzini, Marco Navoni, Luigi Pedrini. Schede di Anna Maria
svettante e turrito, di cittadella posta sopra il monte, nel vero Fedeli, Tommaso Quirino, Fabio Bevilacqua, Cristina Quattri-
mezzo della città, che non poteva restare più a lungo nascosta. ni. Le fotografie sono di Maurizio Montagna.

*NON TUTTI SANNO CHE...


Ambrosiana. Biblioteca, Pinacoteca, Accademia. È il comples- bardia, Emilia, Veneto e Trentino fra XII e XIV secolo.
so museale-storico-monumentale-culturale più antico e impor- Crociata lombarda. La crociata del 1101; in realtà l’insieme di
tante di Milano. La Pinacoteca fu fondata nel 1618 dal cardinale tre diverse imprese organizzate in seguito al successo della
Federico Borromeo che donò la sua collezione di dipinti, scultu- prima crociata (1096-1099) per rafforzare il neonato regno di
re e disegni alla Biblioteca già istituita nel 1607. L’Ambrosiana Gerusalemme. Venne organizzata in Lombardia, Provenza,
nacque per garantire l’educazione artistica e culturale gratuita a Aquitania e Germania.
chiunque avesse delle qualità da esprimere. Triconco (o tricoro). Schema architettonico costituito da un
Anástasis. Significa ‘risurrezione’. La basilica del Santo Se- vano, per lo più quadrato, con tre absidi su tre lati, i cui assi ri-
polcro nel luogo del sepolcro di Cristo a Gerusalemme. Così fu sultano quindi ortogonali fra loro. Lo schema triconco, di deri-
chiamato il santuario fatto erigere intorno al 326 da Costantino vazione romana, fu usato soprattutto dall’architettura paleo-
sul luogo della Risurrezione. cristiana sia in edifici monumentali a pianta centrale, come
Campionesi (maestri). Costruttori e scultori di fama, spesso battisteri o sacelli di speciale destinazione liturgica, sia in edifi-
riuniti in corporazioni, provenienti da Campione d’Italia (da cui ci a pianta longitudinale come soluzione terminale delle nava-
la definizione) o da altri centri dei laghi lombardi. Attivi in Lom- te. (Da Treccani)

40
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Premio “Firenze Archeofilm” a Firenze Archeofilm viene riproposta
attribuito dal pubblico in varie rassegne nazionali

Evento organizzato da In collaborazione con


L’ETÀ DEL FERRO

ETRUSCHI
AL SUD
UN POPOLO
NELLA
CAMPANIA
MULTIETNICA

TESTI VALENTINO NIZZO PAOLO GIULIERINI

46
Per diversi secoli furono i reali protagonisti dell’Italia preromana
affermando la propria forza economica e culturale ben oltre
il Tevere e l’Arno verso traffici lucrosi e terre fertili: al nord
nella Pianura Padana e al sud nella Pianura Campana
Una mostra in corso al Museo archeologico nazionale di Napoli
fa il punto proprio sulla presenza etrusca nel Meridione
rivelandoci una straordinaria capacità di penetrazione
territoriale e di gestione delle risorse

47
«Q
in basso al centro UESTA PIANURA [PADA- tico tardoantico Servio), non lasciava infatti
CLASSE DIRIGENTE
Corredo da Capua della
na] era anticamente abi- alcun dubbio sul fatto che dal Tirreno all’A-
tomba 1/2005, una delle tata dagli Etruschi, che driatico e dalla Lombardia alla Campania,
più ricche e significative occupavano pure i così prima dell’affermazione di Roma, ‘quasi tutta
tra le 480 sepolture
degli inizi dell’età detti Campi Flegrei, in- l’Italia era stata sotto il dominio degli Etru-
del Ferro (IX sec. a.C.) torno a Capua e a Nola. schi’. Le parole di Polibio, tuttavia, andavano
riportate in luce nella Accessibili e noti a molti, anch’essi hanno ben oltre l’eventuale dimensione politica e
necropoli del Nuovo
Mattatoio, gran parte acquistato grande fama per la loro fertilità: militare di tale potere, richiamando tra le ra-
delle quali addensate perciò chi vuol conoscere la storia della po- gioni dell’antica egemonia etrusca anche la
intorno alla tomba
a tumulo che conteneva
tenza degli Etruschi non deve riferirsi al terri- capacità di mettere a frutto le risorse delle fer-
i reperti che vediamo. torio che essi possiedono al presente, ma alle tili pianure un tempo sotto il loro controllo,
Accanto agli oggetti pianure sopra ricordate e alle rendite che se entrambe significativamente collocate al di
di matrice villanoviana,
come i vasi biconici ne ricavano» (Polibio, Storie 2, 17, 1-2). fuori dei confini geografici della cosiddetta
e lo scodellone, si Quando lo storico di Megalopoli (circa 206- “Etruria propria” (tradizionalmente intesa tra
distinguono elementi 118 a.C.) scriveva queste frasi, Roma, sopraf- l’Arno e il Tevere - ndr). L’accento sulla com-
di tradizione indigena,
come il rasoio a paletta, fatta Cartagine, era diventata da alcuni de- ponente economica e commerciale della loro
una fibula meridionale cenni l’incontrastata dominatrice dell’ecu- potenza è, senza dubbio, una delle chiavi più
e soprattutto la spada mene*. Eppure, nel II sec. a.C., era ancora vi- efficaci per comprendere appieno la natura e
tipo “Cuma”
defunzionalizzata*. vida la memoria di una potenza nella Peni- le connotazioni strategiche della precocissi-
La sepoltura doveva sola alternativa alla romana e per lungo tem- ma espansione degli Etruschi nella Penisola.
appartenere a un
immigrato etrusco già
po ineguagliata: quella degli Etruschi. L’affer-
ben integrato nella mazione polibiana, pur sempre espressa da
comunità locale con
un ruolo eminente.
uno storico greco, sebbene ammesso nella Il quadro iniziale:
(S. Maria Capua Vetere, cerchia culturale degli Scipioni, trovava all’e- Etruschi prima dell’ethnos
poca conferma anche nella nascente storio-

L
Museo Antica Capua)
grafia latina, raramente propensa a esaltare le e prime tracce materiali lasciate dagli
ARRIVATO DAL NORD glorie altrui. Un brano di Catone il Censore Etruschi al di fuori dell’Etruria pro-
Calesse (carpentum)
miniaturistico con (234-149 a.C.), «in Tuscorum iure paene omnis pria risalgono a una fase della nostra
figurina umana databile Italia fuerat», riecheggiato decenni dopo an- protostoria nella quale la consapevolezza
fra IX e VIII sec. a.C. Fa
parte del corredo di una
che da Tito Livio (e conservato attraverso il dell’ethnos, ovvero della propria identità etni-
delle tombe rinvenute commento all’Eneide di Virgilio del gramma- ca, non si era ancora compiutamente defini-
a Gricignano di Aversa
(Ce) ed è un chiaro CARPENTUM
riferimento all’elevata
condizione sociale del
defunto oltre che al suo
viaggio verso l’aldilà.
Rientra in una
tradizione funeraria
ben documentata nella
cosiddetta Etruria
propria e nel Lazio a sud
del Tevere, precocemente
documentata
anche in Campania.
(Succivo - Ce, Museo
dell’Agro Atellano)

CAPUA - TOMBA 1/2005

48
ta. Sin dalla seconda metà dell’Ottocento, epoca storica furono dominate dagli Etruschi
grazie a una serie di fortunati rinvenimenti in consentì ben presto di interpretare queste te-
alcuni suoi poderi a Villanova di Castenaso, stimonianze come la prima attestazione ma-
presso Bologna, il conte Giovanni Gozzadini teriale della loro espansione. Un fenomeno,
aveva messo in luce i resti di sepolcreti risa- che la tradizione letteraria – caratterizzata
lenti alla prima età del Ferro e caratterizzati tuttavia da significative contraddizio- PENDAGLIO
da tratti rituali assai peculiari, come l’incine- ni – collocava diversi secoli dopo, si
razione dei defunti con i resti poi collocati trovava così a essere trasferito fin qua-
entro urne di impasto* dalla forma biconi- si al momento di transizione tra le
ca* sovente decorate con incisioni geometri- età del Bronzo e del Ferro (X-
che, la cui diffusione anche in altre aree della IX sec. a.C.) quando, evidente-
Penisola – dal Lazio alla Campania, dalla To- mente, si erano già creati i pre-
scana all’Emilia Romagna – avrebbe ben pre- supposti economici, demogra-
sto portato gli studiosi a denominare conven- fici e organizzativi che pote-
zionalmente come “villanoviane” le necro- vano consentire lo sfrutta-
poli accomunate dal medesimo rituale. La lo- mento agricolo e commer-
calizzazione di tali sepolcreti in zone che in ciale di così vasti territori.

FIBULA

Caratteri villanoviani: qui sopra e a sinistra


METALLOTECNICA
una lunga continuità Pendaglio pettorale

T
e una elaboratissima
ra la fine del XIX e tutto il corso del XX fibula da parata
a grande disco
secolo, l’archeologia, elevatasi a disci- con molte spirali,
plina storica grazie all’affinamento dei ambedue dell’VIII
suoi metodi, arricchì e problematizzò il qua- sec. a.C., rinvenuti
nella necropoli
dro appena descritto, recuperando in tutta la dell’antica città osca
loro evidenza gli immensi campi d’urne dei ed etrusca di
Suessula, in comune
principali centri villanoviani e documentan- di Acerra (Na).
done la lunga continuità insediativa. Fu così Rappresentano bene
possibile ricostruire con maggior dettaglio la la tecnica
di lavorazione
loro evoluzione nel tempo, con particolare ri- dei metalli della
guardo per le delicate fasi (VIII sec. a.C.) nelle prima età del Ferro
quali tali comunità, attraverso un articolato diffusa in Campania
dagli Etruschi.
processo di formazione, non solo avevano co- (Napoli, MANN)
minciato ad adottare modelli insediativi di tipo
urbano ma anche a sviluppare una prima com-
piuta cognizione di se stessi in senso etnico, la-
sciando trapelare attraverso i filtri complessi
della dimensione funeraria l’emersione di fi-
gure eminenti, ben presto destinate ad assu-
mere i tratti autoritari propri delle aristocrazie.

* ➝ p. 56 49
RITO INDIGENO
Riproduzione di un
Espansione etrusca a sud al rituale dell’incinerazione. La localizza-
probabile “sepolcro e processo di ibridazione zione delle principali necropoli con carat-
teri villanoviani a Capua (Ce), Pontecagna-

I
rinvenuto nelle vicinanze
di S. Agata de’ Goti”, n Campania tale processo formativo, fra no (Sa) e Sala Consilina (Sa) coincide con
oggetto d’indagini
alla fine del Settecento IX e VIII sec. a.C., è riconoscibile dalla quanto gli autori antichi ricordano in meri-
a opera di Domenico coesistenza di pratiche funerarie diffe- to alla presenza degli Etruschi nella regione
Venuti. Si tratta di una renziate, che distinguono le popolazioni e alla sua correlazione con le potenzialità e-
inumazione secondo
il rito indigeno, dove indigene, legate al rituale funerario dell’i- conomiche delle fertili valli campane del
non mancano preziosi numazione (appartenenti alla cultura co- Volturno, del Clanio (Clanis), del Sarno,
oggetti d’importazione
come il cratere attico.
siddetta “delle tombe a fossa”), da quelle di del Picentino, del Sele e del suo affluente di
Il plastico, datato ➝ matrice protoetrusca / villanoviana, legate sinistra Tanagro, vie di transito obbligatorie

DALL’ANTIQUARIA ALL’ARCHEOLOGIA

Etruschi nella “catena delle arti”. All’inizio dell’Ottocento da Pietro Vivenzio arricchì il MANN di un nucleo di materiali
la principale ambizione museografica consisteva nel dare campani di provenienza accertata, tra i quali figuravano,
adeguata rappresentanza alla “catena delle arti” teorizzata seppur decontestualizzati, anche vasi d’impasto protostori-
da Winckelmann che, puntualmente, riservava un “anello” ci e i primi buccheri locali. Per riconoscerne l’importanza,
agli Etruschi. Con questo proposito, ma senza alcuna siste- tuttavia, passarono decenni, durante i quali l’ipercritica stori-
maticità, ulteriori lotti di reperti provenienti dall’Etruria (Fal- ca di Barthold Georg Niebuhr e Karl Otfried Müller era riuscita
connet, Gargiulo, Castellani ecc.) avevano integrato il nucleo a relegare nel novero delle fiabe le notizie relative al dominio
borgiano del Real Museo Borbonico (oggi MANN). A tale mo- etrusco nella regione. A ben poco valsero le scoperte effet-
dello stilistico si era parallelamente ispirata anche l’indagine tuate a Capua o gli scavi condotti da Marcello Spinelli a
sul campo, con esiti rilevanti come quelli conseguiti dal so- Suessula. L’inefficacia dei controlli e la discontinuità dei me-
printendente Domenico Venuti – figlio di quel Marcello, cor- todi avevano infatti vanificato e/o disperso quanto di buono
tonese, che aveva traghettato nel Regno di Napoli i metodi era stato raccolto. Si dovette attendere l’opera di un altro
dell’etruscheria toscana (vedi: AV n. 195) – e, soprattutto, storico tedesco naturalizzato italiano, Julius Beloch (1854-
dall’erudito e collezionista locale Pietro Vivenzio. Quest’ulti- 1929), perché l’esame critico di tutta la documentazione re-
mo, grazie alla precoce osservazione della stratigrafia delle stituisse credibilità alla tradizione. Ma fu soltanto con sco-
sepolture di Nola, combinata con l’analisi stilistica dei corre- perte come la Tegola di Capua – ritenuta falsa e migrata a
di, ne aveva ricostruito la sequenza in chiave etno-storica: Berlino – e con lo studio dei buccheri campani intrapreso da
dagli Egizi ai Romani passando per i Greci – cui attribuiva il Giovanni Patroni (1869-1951) che i “negazionisti” comincia-
primato temporale – e gli Etruschi. rono a ricredersi e una nuova generazione di archeologi poté
Etruschi in Campania: alterne vicende di un riconosci- porre le basi nel corso del XX secolo per lo studio scientifico
mento. L’acquisto nel 1821 della collezione messa insieme della presenza etrusca in Campania. V.N.

50
dal nord al sud della Penisola e dall’entro- protolatine del Lazio a sud del Tevere (La- ➝ alla prima metà del
XIX secolo, testimonia
terra appenninico verso il Tirreno. tium Vetus) e, ancora in provincia di Caser- il diffondersi di una
L’espansione etrusca verso sud è stata in- ta, le affinità tra le tombe di Gricignano di nuova sensibilità
fatti favorita dall’assenza di barriere geogra- Aversa e Capua e quelle coeve d’Etruria te- nel documentare
i risultati di scavo.
fiche e dalla presenza di un importante si- stimoniano piuttosto bene la permeabilità (Napoli, MANN)
stema fluviale che, tramite percorsi conti- di una “terra di mezzo” che favorisce non
gui, collega il Tevere al Volturno, attraverso solo gli scambi di materie prime importanti GIGANTOMACHIA
le valli del Sacco, del Liri e del Garigliano e come i metalli e l’ambra, ma anche un lento Atena combatte contro
lungo i tracciati ripercorsi in età storica dal- processo di ibridazione culturale, cui non due giganti: lekythos di
produzione attica (inizi
la via Latina e dall’Appia. Le affinità esisten- sono estranee le genti inumatrici di Cuma o V sec. a.C.) da Cuma.
ti tra le sepolture di Carinaro (Ce) e quelle della valle del Sarno*. (Napoli, MANN)

IL TRAMONTO: LE BATTAGLIE DI CUMA


Confronto perdente con i Greci. La potenza etrusca in dell’aristocrazia cumana. Grazie ai suoi successi militari e
Campania entra in crisi tra VI e V sec. a.C. anche per effetto di all’appoggio delle masse popolari, Aristodemo riesce a con-
due grandi battaglie nei pressi di Cuma. Nel 524 a.C. la città quistare il potere a Cuma, instaurandovi una tirannide.
greca viene attaccata da una coalizione di popoli che lo stori- Nella terra dei Giganti. È più o meno in questo periodo che
co greco Dionigi di Alicarnasso (I sec. a.C.) descrive come si diffonde il mito della contesa (Gigantomachia) tra gli dei
«Tirreni che abitano sul Golfo ionico» (come veniva denomi- dell’Olimpo coadiuvati da Eracle e i Giganti per il controllo
nato all’epoca l’Adriatico, si tratta quindi probabilmente de- della Pianura Flegrea (la fertile Pianura Campana): una leg-
gli Etruschi di Spina, città alla foce del Po), Umbri, Dauni e genda localizzata originariamente in Grecia e il cui sposta-
«parecchi altri barbari». I Greci hanno la meglio e il capo degli mento verso Occidente può essere spiegato in virtù dell’im-
aggressori viene ucciso da Aristodemo, un giovane rampollo portanza da sempre avuta dalla stessa Pianura Campana,
oggetto dell’interesse concorrenziale tra i Greci di Cuma e gli
Etruschi. Secondo un’ipotesi affascinante e tuttora discus-
sa, ispirandosi al modello ateniese del tiranno Pisistrato, Ari-
stodemo si sarebbe proposto come un
Eracle redivivo, trionfatore sulla barba-
rie dei nuovi giganti, gli Etruschi. L’uso
politico del mito si riflette nella diffusione
della Gigantomachia nella cultura
materiale greca del tempo, so-
prattutto dopo la definitiva affer-
mazione dei Greci nelle guerre
contro i Persiani (479 a.C.),
anch’essi come tutti i barbaroi
assimilati ai mostruosi Giganti.
In crisi la potenza etrusca sul
mare. Un ultimo strascico della
contrapposizione tra civiltà e
barbarie si ebbe nel 474 a.C.
nelle acque di Cuma, con un’ul-
teriore vittoria dei Greci, guidati
dal tiranno di Siracusa Gerone I,
sugli Etruschi, probabilmente
alleati dei Cartaginesi / Fenici,
stando a quanto attesta Pindaro
(Pitiche 1, 71-80). Dopo questa
ennesima sconfitta la talasso-
crazia* etrusca nel Tirreno entrò
in crisi dando inizio a un riassetto
degli equilibri geopolitici che se-
gnerà la storia del Mediterraneo oc-
cidentale. V.N.

* ➝ p. 56 51
ETRUSCHI
“IN PATRIA”
Arrivano i Greci… altresì l’evoluzione in senso urbano dei prin-
L’eccezionale corredo e il confronto si allarga cipali centri indigeni della regione.
Compaiono tombe di rango principesco e

N
della Tomba Bernardini
di Palestrina scoperta el corso dell’VIII sec. a.C. la fonda- questo è solo il tratto più evidente di un
nel 1876 e datata
al primo quarto zione dei primi insediamenti stabili fenomeno culturale definito Orientalizzante.
del VII sec. a.C. greci in Occidente, prima a Pithecusa Infatti, nell’arco di pochi decenni, la ricezio-
Gli oggetti che (Ischia) e poi – una volta vinta la resistenza ne dei modelli ellenici e orientali modifica
accompagnano
nell’aldilà questo delle popolazioni indigene – sulla terraferma quasi tutti gli aspetti del vivere quotidiano e
principe guerriero a Cuma, contribuisce ad accelerare ulterior- delle sue diverse modalità di rappresentazio-
della latina Praeneste
richiamano l’ideale
mente i processi di crescita economica, diffe- ne, reale e simbolica, investendo non solo gli
dell’eroe omerico e, renziazione / competizione sociale e ibrida- uomini ma anche donne e bambini. Accanto
nonostante zione etnica già da tempo in atto, favorendo all’apparato da banchetto e da simposio, pre-
l’adozione del rituale
dell’inumazione,
presentano una PALESTRINA - TOMBA
straordinaria
somiglianza con BERNARDINI
il corredo della Tomba
104 dell’aristocratico
greco di Cuma.
Oltre ai preziosissimi
manufatti in oro,
argento, vetro e avorio,
si notino gli oggetti
e i grandi contenitori
in bronzo anch’essi
distintivi del rango
principesco come
il bacile, il tripode,
i finali angolari di
carro, il calderone
e la situla.
(Roma, Museo Nazionale
Etrusco di Villa Giulia)

AFFIBBIAGLIO

qui sopra e p. a fronte in basso CAPOLAVORI D’ETRURIA. Alcuni oggetti della Tomba Bernardini di Palestrina (Rm), esempi
di una metallotecnica ai vertici del mondo antico. Affibbiaglio a spranghe in oro con quattro gruppi di sfingi e teste femminili
all’estremità (vedi affibbiaglio della Tomba Artiaco 104 di Cuma). Piccolo calderone in argento dorato con quattro fregi sovrapposti:
fila di oche, parata di uomini armati, una seconda parata, una serie di quadri di vita campestre e di caccia. Medaglione centrale
della cosiddetta coppa “fenicia” in argento dorato: davanti a un prigioniero legato a un albero è un personaggio con una lunga
asta preceduto da un uomo azzannato da un cane, come l’uomo in basso che si trascina in terra.
(Roma, Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia)

52
cocemente oggetto di imitazioni locali, co- manufatti etruschi, acquisiti attraverso il cir- RITUALE OMERICO
Materiali della Tomba
minciano a diffondersi nuove tecniche, prati- cuito del dono aristocratico. Come avviene Artiaco 104 rinvenuta
che, insegne di potere e ideali mitici mutuati pochi decenni dopo in contesti principeschi nel territorio della
dall’epica, tali da trasformare le logiche loca- di ambito latino quali la celebre Tomba Ber- colonia greca di Cuma
e datata a fine VIII
li del rituale funebre, incentivando l’assimi- nardini di Palestrina o in sepolture indigene sec. a.C.: gli oggetti
lazione / reinterpretazione di prototipi eroici della Campania come l’inumata della Tomba denotano un rituale
omerici come quelli dei funerali di Patroclo e 201 dell’antica Calatia, nel territorio di Mad- funerario ispirato
a quelli descritti
di Ettore. daloni (Ce), e come mostra ancora alla fine nell’Iliade e
Un esempio eccezionale in tal senso è la del VII sec. a.C. il “capo-guerriero” della Tom- comprendono preziosi
manufatti tipici
Tomba 104 del fondo Artiaco a Cuma, di fine ba 1 di Cales, una delle città più importanti del mondo etrusco.
VIII sec. a.C., in cui il carattere greco del ritua- del popolo italico degli Aurunci, oggi nel co- Nel grande calderone
le si contamina grazie all’apporto di preziosi mune di Calvi Risorta (Ce). ➝ a p. 56 in bronzo, coperto
da uno scudo in lamina
di tipo villanoviano,
CUMA - TOMBA si trovava l’ossuario
vero e proprio in
ARTIACO 104 argento, e altri oggetti
di corredo in metalli
preziosi (fermagli
a pettine, fibule,
frammenti di vasi da
simposio) che vennero
recuperati dalla pira
contorti dal fuoco
al termine
della cremazione.
(Napoli, MANN)

qui sopra
TRACCE DI FUSIONE
Resti di un
affibbiaglio a
spranghe con sfingi:
è un altro oggetto
recuperato dalla
Tomba Artiaco di
Cuma (fine VIII sec.
a.C.). Evidenti le
tracce di esposizione
al fuoco della pira
funebre. È anche
questo un tipico
oggetto di produzione
etrusca, con un
preciso riscontro nel
corredo della Tomba
Bernardini di
Palestrina di poco
posteriore.
CALDERONE MEDAGLIONE (Napoli, MANN)

* ➝ p. 56 53
CALES - TOMBA 1

CAPO GUERRIERO
Il corredo della Tomba BRONZETTO
1 di Cales (VII sec. DELL'ELBA
a.C.), nel comune
di Calvi Risorta (Ce).
Appartiene
a un esponente
dell’aristocrazia
fondiaria locale.
Spiccano gli oggetti
di importazione
etrusca, greca e fenicia
relativi alla pratica
greca del banchetto
e del simposio
e ai prototipi eroici
del mondo omerico.
Nei contenitori ceramici
si notano forme e
tecnologie autoctone
affiancate a imitazioni
locali o importate
dal mondo esterno.
(Napoli, MANN)

DALL’ORIENTE OINOCHOE
Piccola oinochoe
in pasta vitrea
(VII sec. a.C.)
di chiara produzione
egeo-orientale
dalla tomba del “capo
guerriero” di Cales.
(Napoli, MANN)

54
APOTEOSI DI ERACLE
RISCOPERTA DELLA CAMPANIA ETRUSCA Una delle terrecotte
architettoniche
del “Tempio delle
Una realtà storica oscurata. Le fonti sono con- delle raccolte etrusche del MANN riflette piutto-
Stimmate” di Velletri
cordi nel rammentare il dominio esercitato dagli sto bene tali lacune. Fu infatti solo con l’acquisi- facenti parte
Etruschi e il ruolo rivestito da Capua (odierna zione nel 1815 della celebre raccolta borgiana* della Collezione Borgia
Santa Maria Capua Vetere) che, secondo il geo- che il MANN si dotò finalmente di una sezione e confluite a Napoli nel
Real Museo Borbonico
grafo e storico greco Strabone, avrebbe addirit- etrusco-italica in grado di fornire – attraverso ma- (oggi MANN).
tura capeggiato una dodecapoli etrusco-campa- teriali laziali, umbri e toscani – un supporto cono- Le celebri lastre
na. Nonostante tale univocità, la riscoperta scitivo per la complessa identificazione delle an- di rivestimento fittili,
in stile etrusco
dell’identità etrusca della Campania, pur essen- tichità etrusche della regione che, seppur già ionizzante, provengono
do dibattuta sin dal tardo Rinascimento, restò a presenti nelle più antiche collezioni borboniche e da un tempio
lungo oscurata dalle testimonianze della Magna murattiane*, erano rimaste a lungo dimenticate. di età tardoarcaica
(fine VI sec. a.C.).
Græcia, ben più funzionali alla costruzione della Il primo “etrusco” del MANN. Un discreto suc- In questa è raffigurato
coscienza nazionale del Mezzogiorno, e da quelle cesso lo ebbe invece il primo “etrusco” entrato a Eracle introdotto
ancor più consistenti delle città sepolte del Vesu- far parte delle collezioni borboniche. Si tratta di da Atena al cospetto
degli dèi dell’Olimpo.
vio, che col loro fascino avevano monopolizzato un eccezionale bronzetto prodotto a Populonia e (Napoli, MANN)
l’interesse collettivo. Intellettuali del calibro di risalente alla fine del VI sec. a.C. Raffigura un of-
Giambattista Vico (1668-1744) o Vincenzo Cuoco ferente togato. Rinvenuto nel 1764 all’isola d’El-
(1770-1823) non avevano esitato nel ricondurre a ba da certo Domenico Agarini in un suo podere
un’originaria matrice etrusca la sapienza filosofi- tra Portoferraio, Rio e Porto Azzurro, secondo al-
ca che, col tramite di Pitagora (ritenuto da alcune cuni in località Le Trane, secondo altri in un sito
p. a fronte nel riquadro
fonti di origini etrusche), aveva reso grande la Ma- denominato, forse anche per questa scoperta, DALL’ELBA A NAPOLI
gna Grecia. Mancavano, tuttavia, evidenze mate- Cava d’oro, presso la fortezza del Volterraio, il Bronzetto di offerente
riali o epigrafiche certe che avvalorassero tale ri- bronzetto venne immediatamente offerto a Carlo rinvenuto nel 1764
all’isola d’Elba.
costruzione. III di Borbone che, da poco divenuto re di Spagna, Si tratta del primo
Identificazione delle antichità etrusche. Gli vantava tra i suoi possedimenti anche Porto Lon- reperto proveniente
eruditi napoletani conoscevano almeno sin dal gone (odierno Porto Azzurro). Proprio grazie dall’Etruria propria
giunto al Real Museo
XVII secolo il carattere greco o italo-greco del va- all’intercessione di questo sovrano – che pochi Borbonico.
sellame cosiddetto “etrusco” che, grazie al sac- anni prima aveva promosso gli scavi di Ercolano e È considerato la
cheggio delle necropoli di Nola, Capua e Cuma, Pompei – l’offerente dell’Elba entrò a far parte “testa di serie” di un
gruppo di bronzetti
aveva cominciato a essere maniacalmente colle- delle collezioni partenopee, per essere ammirato prodotti nell’area
zionato nel corso del Settecento e che, dunque, quale nobile precursore dei bronzi rinvenuti nei di Populonia
poco contribuiva alla questione. La formazione siti sepolti dal Vesuvio. V.N. tra VI e V sec. a.C.
(Napoli, MANN)

* ➝ p. 56 55
DIFESE Assimilazione in senso opere urbane e di guidare l’esercito. Le città
Tre curiose statuette quindi si rinnovano sul piano dell’edilizia
arrivate alla Collezione etrusco degli indigeni
pubblica e privata, dotandosi di strade, di

L’
Borgia dal cosiddetto
“Ripostiglio Bianchini” urbanizzazione della Campania rag- mura e provvedendo all’impianto e/o alla
ritrovato nel 1696
nell’Agro Romano
giunge il suo apice nel corso del VI monumentalizzazione delle aree sacre. Tale
(si notano anche sec. a.C. sia nelle poleis greche che nei fenomeno coincide con un generalizzato
nel disegno realizzato centri indigeni. I crescenti fabbisogni della processo di assimilazione in senso etrusco
dallo stesso Bianchini).
Figurine che si chiudono comunità favoriscono lo sviluppo del com- degli indigeni, testimoniato dalla diffusio-
gli orifizi non trovano mercio e delle attività artigianali, garanten- ne della ceramica in bucchero*, dall’emer-
rispondenza nei culti do il sostentamento di larghi strati della po- gere di produzioni artigianali locali e
antichi. Testimoniano
la curiosità culturale polazione e contribuendo all’emersione di dall’affermazione dell’alfabeto e della lin-
del tempo, ma non un’aristocrazia fortemente competitiva, la gua etrusca in tutta la regione, da Capua a
si esclude un falso
d’epoca.
cui ricchezza era fondata sul possesso di be- Sorrento, da Nocera a Eboli, da Pompei a
(Napoli, MANN) ni mobili e sulla capacità di gestire grandi Fratte.

*NON TUTTI SANNO CHE...


Bucchero. Tipo di ceramica nera di produzione etrusca. Il Murattiano. Relativo a Gioacchino Murat, generale francese,
nome deriva da bucaro, termine spagnolo che designava una genero di Napoleone di cui aveva sposato la sorella Carolina.
ceramica sudamericana di colore nero importata nel XVII se- Re di Napoli dal 1808 al 1815.
colo. Nel bucchero sono neri sia l’impasto che la superficie, Pollak Ludwig. (Praga 1868 - Auschwitz 1943). Archeologo e
che ha un aspetto lucido e compatto. Il colore si deve a un primo direttore onorario del Museo di Scultura antica Giovan-
particolare procedimento di cottura in assenza di ossigeno. ni Barracco di Roma, tra i più importanti mercanti d’arte
Defunzionalizzazione. Quando si spezza intenzionalmente dell’epoca. È ricordato anche per notevoli scoperte, tra cui il
un oggetto a scopi rituali o comunque lo si priva delle sue ca- ritrovamento del braccio originale del Laocoonte e dell’Atena
pacità funzionali. di Mirone.
Ecumene. Anticamente, la parte del pianeta abitata e allora Raccolta borgiana (Collezione Borgia). La parte del Museo
conosciuta, contrapposta alla parte ignota e disabitata (ocea- Borgiano, fondato a Velletri dal cardinale Stefano Borgia
ni e terre deserte). (1731-1804), venduta nel 1814 all’allora re di Napoli Gioacchi-
Impasto (ceramica di). La forma più antica di ceramica, mo- no Murat, poi riconosciuta da Ferdinando I di Borbone che ne
dellata a mano senza l’ausilio della ruota del vasaio. Veniva usa- completò il pagamento. Fa parte delle collezioni del MANN.
ta argilla non depurata, anzi mescolata con tritumi di pietra o al- Sannitizzazione. Processo di espansione politica e culturale
tro a evitare che il manufatto si screpolasse durante la cottura. dell’antico popolo italico di stirpe osca dei Sanniti (affini ai Sa-

56
Un modello vincente to (IV sec. a.C.) tramandatoci da Ateneo di EX VOTO
Alcuni dei bronzetti
e alternativo a quello greco Naucrati (II-III sec. d.C.) – continuò a so- votivi etruschi giunti al
pravvivere anche dopo il V sec. a.C. e la defi-

L’
Real Museo Borbonico
etruschizzazione della Campania, nitiva sannitizzazione* della regione. Aristos- agli inizi dell’Ottocento
tramite la Collezione
dunque, non è tanto l’esito di una seno: «Noi facciamo come i poseidoniati, Borgia. (Napoli, MANN)
conquista da parte delle metropoli che abitano nel Golfo tirrenico. A loro acca-
dell’Etruria quanto del successo di un mo- de, da una primitiva grecità, di barbarizzarsi
dello culturale, alternativo a quello greco divenendo Etruschi e Romani e di mutare la
anche se da esso profondamente influenza- lingua e gli altri costumi al punto di celebra-
to. Un modello che perdurò nonostante le re ora una sola delle feste greche durante la
sconfitte subite dagli Etruschi a opera dei quale i convenuti, richiamando alla memo-
Greci presso Cuma nel 524 e nel 474 a.C. e ria antichi nomi e istituti, si compiangono
che – come testimonia un noto frammento l’un l’altro e, dopo aver versato lacrime, van-
del compositore greco Aristosseno di Taran- no via». ➝ a p. 59

MARIS (MARTE)

HERCLE (ERCOLE)

GUERRIERI

*NON TUTTI SANNO CHE...


bini e ai Sabelli), originariamente stanziato nell’area appenni- grandi potenze mediterranee che lo esercitarono in epoca
nica centrale della Penisola, che a partire dal V sec. a.C. si so- classica.
stituì progressivamente agli Etruschi e ai Greci nel controllo Tegola di Capua. La Tabula Capuana, datata fra 480 e 470
dei principali centri della Campania per poi diventare, a partire a.C., contiene il testo più lungo noto in lingua etrusca dopo
dalla seconda metà del IV sec. a.C. il principale competitor quello del Liber linteus di Zagabria. Scoperta nel 1898 a Santa
militare dei Romani fino alla definitiva sottomissione, nel 290 Maria Capua Vetere (antica Capua), fu ritenuta un falso e ven-
a.C., al termine della terza guerra sannitica. duta all’archeologo e commerciante d’arte austro-ceco
Sarno. Fiume della Campania lungo solo 24 km, ma il cui ba- Ludwig Pollak, per cui si conserva oggi all’Altes Museum di
cino è molto esteso, tanto da interessare le province di Saler- Berlino. È considerata una riproduzione realizzata in antico
no, Napoli, Avellino. La valle del Sarno ha costituito una fertile (su un supporto appositamente prodotto e inciso a crudo) di
area d’insediamento e sviluppo culturale fin dalla preistoria. I un calendario rituale tardoarcaico di fine VI sec. a.C.
reperti provenienti dalle indagini archeologiche sono conser- Urna biconica. Tipo di ossuario caratteristico della cultura
vati a Sarno (Sa) presso il Museo archeologico nazionale della Villanoviana. Si presenta come un alto contenitore fortemente
Valle del Sarno. svasato e il ventre rigonfio, spesso con una ricca decorazione
Talassocrazia. Il dominio del mare (dal greco thalassa, geometrica incisa. Costituisce un “fossile guida” per la prima
‘mare’, e kratía, ‘signoria’) con particolare riferimento alle età del Ferro.

57
p. a fronte
TEGOLA DI CAPUA REAL MUSEO BORBONICO
Copia della Tabula
Capuana. Rinvenuta
nel 1898 si data
al VI-V sec. a.C.
È un calendario rituale
e uno dei monumenti
più importanti
in lingua etrusca
con circa 190 vocaboli.
(Roma, Museo Nazionale
Etrusco di Villa Giulia)

OGGI È IL MANN
Incisione acquerellata
(prima metà XIX sec.)
con il palazzo
del museo istituito
nel 1777 da Ferdinando
IV di Borbone.
Fra Sette e Ottocento
vi confluirono anche
centinaia di pezzi
provenienti dal mondo
etrusco.
(Napoli, MANN)

GLI ETRUSCHI E IL MANN


Una grande mostra a Napoli. Fino al 31 maggio 2021 al Mu- Storia di una frontiera. Gli Etruschi sono abitualmente asso-
seo archeologico nazionale di Napoli è visitabile la mostra “Gli ciati ad altri territori, Toscana, Lazio, Emilia Romagna. Solo dalla
Etruschi e il MANN”, a cura di Valentino Nizzo e Paolo Giulieri- seconda metà dell’Ottocento, più o meno con l’Unità d’Italia, è
ni, promossa dallo stesso Museo con il coordinamento scien- stata accettata ufficialmente l’idea di una loro presenza in Cam-
tifico di Emanuela Santaniello, organizzazione e catalogo pania. Ma nessuno aveva mai dedicato a questo tema una mo-
Electa. L’esposizione abbraccia un arco temporale di circa sei stra di dimensioni simili a quella de “Gli Etruschi e il MANN”. At-
secoli tracciando, con centinaia di reperti, un percorso d’inda- traverso reperti provenienti dai depositi del Museo, oltre a
gine sugli Etruschi in Campania. La storia della scoperta della prestiti di altre istituzioni e collezioni, si ricostruisce una storia di
Campania etrusca si configura come uno dei capitoli più av- frontiera, nella quale gli Etruschi si presentano quasi come dei
vincenti della ricerca archeologica in Italia e nel Mediterraneo: cowboy. Partendo probabilmente dall’Umbria, raggiunsero le
in tal senso, il ricchissimo patrimonio, custodito nei depositi pianure campane e le dominarono per diversi secoli, intreccian-
del MANN e studiato in occasione della mostra, fornisce uno do legami culturali, commerciali e artistici molto stretti con gli al-
spaccato del tutto inedito. Arricchisce ulteriormente la mostra tri abitanti di quei luoghi, gli altri popoli italici e i Greci.
uno straordinario gruppo di materiali dal Museo nazionale La Campania etrusca? Un crogiuolo di popoli… Uno degli
etrusco di Villa Giulia: il corredo della celeberrima Tomba Ber- obiettivi del MANN è andare oltre l’identificazione esclusiva
nardini da Palestrina (675-650 a.C.) tra le più ricche che il della Campania con le città vesuviane, Pompei ed Ercolano.
mondo antico ci abbia restituito. Nella mostra in corso i visitatori napoletani e campani scopro- Foto Paolo Bondinelli

58
Complessa dialettica Riferimenti bibliografici es-
senziali: V. Nizzo, Gli Etruschi
fra identità meticce in Campania. Storia di una (ri)

A
scoperta dal XVI al XIX secolo,
tale melting pot culturale e alla com- Milano, Electa, 2020; V. Nizzo
plessa dialettica tra identità meticce si (a cura di), Gli Etruschi e il
devono le difficoltà riscontrate dalla MANN, catalogo della Mostra
critica ancora durante il XX secolo nel distin- (MANN 12 giugno 2019 - 31
guere l’apporto materiale e immateriale delle maggio 2021), Milano, Electa,
2020; M. Osanna, S. Verger (a
varie componenti etniche che popolarono la cura di), Pompei e gli Etruschi,
Campania e nel ricondurre tale intreccio entro catalogo della mostra (Pompei,
le trame della tradizione storica. Fu per ragioni Palestra Grande, 12 dicembre
come queste che, nel 1898, studiosi autorevoli 2018 - 2 maggio 2019), Milano,
come Giulio De Petra, ritenendo impossibile Electa, 2018.
l’apporto culturale di una forte presenza etru-
sca in Campania, arrivarono a liquidare come
un falso il secondo testo etrusco per lunghezza
I DUE DIRETTORI
e importanza finora noto, la Tegola di Capua*, I curatori de
arrivata senza difficoltà in Germania e oggi e- “Gli Etruschi e il
MANN”, Valentino Nizzo
sposta all’Altes Museum di Berlino. e Paolo Giulierini,
Valentino Nizzo durante l’inaugurazione
direttore Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia della mostra.

GLI ETRUSCHI E IL MANN


no manufatti, oggetti e altre tracce lasciate da antenati che fino
a oggi forse non sapevano nemmeno di avere. Il pubblico pro-
veniente dalle altre regioni d’Italia ha invece l’ennesima confer-
ma dello straordinario laboratorio di culture e civiltà che è da
sempre il nostro Paese, nonché del ruolo fondamentale gioca-
to dagli Etruschi, un popolo che fu l’effettivo dominatore della
penisola prima dell’avvento dei Romani. C’è poi un ulteriore
aspetto che emerge: la forte connotazione multiculturale del
territorio. La Campania etrusca era un vivace crogiolo di popo-
li: il suo approccio aperto nei confronti delle diversità e della
contaminazione la rendeva estremamente contemporanea.
L’apporto delle collezioni del MANNN. “Gli Etruschi e il
MANN” rientra nel progetto “Pompei e gli Etruschi”, l’operazio- Dedicata a Giovannangelo Camporeale. La chiusura della
ne culturale che scandisce, per il quinto anno della nuova dire- mostra non vedrà il ritorno dei materiali nei depositi, ma una
zione del MANN, la virtuosa collaborazione tra Museo archeo- loro nuova vita nella costituenda sezione, dedicata alle colle-
logico nazionale di Napoli e Parco archeologico di Pompei, con zioni, prevista al terzo piano del Museo. Stavolta gli Etruschi
organizzazione Electa, attorno a un grande tema, com’è stato entrano al Museo archeologico di Napoli e ci rimangono a lun-
per l’Egitto nel 2016 e la Grecia nel 2017. Dopo la fortunata go. Con una dedica speciale, tutta per Giovannangelo Cam-
esposizione nella Palestra Grande di Pompei, dedicata al rap- poreale (1933-2017), maestro e profondo conoscitore di que-
porto e alle contaminazioni tra élites campane, etrusche e gre- sta straordinaria civiltà.
Paolo Giulierini
che, ecco finalmente le collezioni etrusche del MANN, special-
direttore Museo Archeologico Nazionale di Napoli
mente la Borgia e la Santangelo, rivelarsi al grande pubblico in
tutto il loro splendore. Il gusto antiquario e collezionistico e l’i-
dea ottocentesca di un “museo universale” trovano ancora più #inviaggioconglietruschi. Nell’ambito dell’iniziativa promo-
forza dall’arrivo di corredi dal museo etrusco per antonomasia, zionale #inviaggioconglietruschi, i possessori dei biglietti d’in-
quello di Villa Giulia, e da scavi territoriali succedutisi tra Otto e gresso alle mostre Etruschi. Viaggio nelle terre dei Rasna a
Novecento, frutto di generosi prestiti della Direzione regionale Bologna o Gli Etruschi e il MANN a Napoli o al Museo Nazionale
Musei della Campania e delle soprintendenze. Sono reperti Etrusco di Villa Giulia a Roma potranno visitare le altre sedi con
che disegnano relazioni moderne e itinerari antichi sui quali la biglietto d’ingresso ridotto. La tappa nei tre musei sarà avvan-
Regione Campania, sostenitrice della mostra, da sempre pun- taggiata dall’Alta Velocità che collega Bologna, Roma e Napoli.
ta per alimentare nuove offerte culturali. Info: www.museoarcheologiconapoli.it

59
ARCHEOLOGIA NURAGICA

S’URACHI
C’ERA UNA VOLTA
UN NURAGHE DOVE…
TESTI ALFONSO STIGLITZ PETER VAN DOMMELEN
… dove per secoli gli antichi sardi convissero con i nuovi
arrivati fenici: un grandioso complesso nuragico
insolitamente costruito in basso nella pianura alluvionale
non lontano dal golfo di Oristano le cui vicende
insediative e architettoniche segnano
oltre mille anni di storia della Sardegna
S
pp. precedenti
CONVIVENZA
IAMO ALLE PORTE DI SAN VERO Cinquanta metri di diametro
Disegno ricostruttivo Milis, duemilacinquecento abi- per la possente muraglia
tanti, pochi chilometri a nord di

O
di s’Urachi visto da
nord, fra gli edifici Oristano, ai limiti settentrionali ggi l’edificio di s’Urachi s’innalza sul
di età punica attestati
nell’area F (vedi del Campidano* e alle propaggini piano campagna per appena cinque
planimetria a p. 65). del Montiferru, ‘il monte del fer- metri, a causa del suo utilizzo mille-
Siamo nel V-IV sec. a.C. ro’, un antico vulcano spento (1050 m) che nario, dopo l’abbandono, come cava di ma-
e all’epoca la
popolazione di s’Urachi, domina il paesaggio. La mole di s’Urachi, ‘il teriali da costruzione per le case di San Vero
costituita da sardi nuraghe’, si eleva in località su Padru, ‘il pra- Milis: principalmente i blocchi di basalto*
e immigrati punici,
era giunta a un livello
to’, ai margini dell’abitato, in uno spazio da delle torri, trasportati dal Montiferru, ma an-
elevato di integrazione sempre destinato a usi comunitari. L’am- che la terra che lo ricopriva, ricca di argilla e
culturale. biente naturale è disegnato dalle vicende impiegata per impastare mattoni crudi. Della
PANORAMICA idrologiche del Tirso, il più importante fiu- complessa struttura è visibile l’antemurale*
Foto dal drone del me dell’isola, che sfocia nel golfo più a sud. realizzato con grandi massi basaltici, messi
complesso archeologico È un ambiente di pianura con zone umide, in opera a secco per filari regolari: una pos-
di s’Urachi visto da
sud-est. In primo piano oggi bonificate, e modeste alture. Il nuraghe sente muraglia con andamento pressoché cir-
l’area di scavo D, fu costruito in basso – una scelta inconsueta colare, composta da ben dieci torri semicir-
verso destra l’area E; che in Sardegna può sembrare paradossale – colari, di cui sette oggi visibili, unite da brevi
nell’angolo superiore
a destra si intravede nella piana soggetta agli acquitrini, poco di- cortine rettilinee. Tutte le torri e i tratti mura-
parte dell’area F. stante da un ampio terrazzo fluviale* sul ri di raccordo erano muniti di finestrelle, che
Nei secoli l’intero
nuraghe è stato
quale sorge invece il paese. A reggere il peso sembrano “feritoie”, per dare luce all’inter-
spoliato di tutti dell’imponente mole turrita c’è un potente no. A ridosso della torre 7 è stata rinvenuta la
i materiali utili strato di ciottoli alluvionali, talmente com- porta (o una delle porte) di accesso, realizza-
a costruire le case
del vicino paese patto da fornire una base solida come un ta in modo più accurato a indicarne l’impor-
di San Vero Milis. banco di roccia. tanza. Una vecchia strada – oggi asfaltata e in

62
AI PIEDI
DEL MONTE FERRU
Carta della Sardegna
centro-occidentale
e del golfo di Oristano
con la posizione
di s’Urachi e di alcuni
altri importanti
siti archeologici.

LA TORRE 2
Vista da sud
del complesso
di s’Urachi con l’area
di scavo E. In primo
piano si vede una
delle sponde in pietra
del fossato. Alle sue
spalle si erge la torre 2
dell’antemurale,
di cui si nota il filare
di fondazione
che sporge dal filo
del muro per una
maggiore stabilità
della struttura
che originariamente
doveva essere
disuso – lambisce l’antemurale ricoprendo i L’antemurale racchiudeva il nuraghe vero e decisamente più alta
e sormontata
basamenti di alcune torri e la cui rimozione proprio, del quale sinora sono state indivi- da un terrazzo
permetterà di recuperare l’intero tracciato. duate due torri. sporgente.

* ➝ p. 68 63
SPAZIO PUBBLICO Datazione ancora incerta torre 3 finora hanno dato una cronologia
Particolare dell’area di
scavo D presso la torre fra il Bronzo e il Ferro non anteriore all’età del Ferro, ovvero non
prima del I millennio a.C., sulla base degli

N
1 dell’antemurale. In
primo piano si vede il on sono ancora del tutto chiare le fa- studi della ceramica e delle datazioni al ra-
pavimento lastricato del
cortile mentre a destra
si costruttive del complesso di s’Ura- diocarbonio.
è il cosiddetto “muro chi; in particolare se il nuraghe e l’an- In una fase più avanzata, a sud-est dell’an-
isodomo” con l’ingresso temurale siano contemporanei, frutto di un temurale (area D) viene realizzato un muro
al cortile stesso.
Probabilmente si tratta progetto unitario o se nascano da successive isodomo*, che si appoggia alla torre 1, oc-
di uno spazio per addizioni. La tradizionale datazione di que- cultandone una delle finestrelle, e prosegue
cerimonie realizzato in sto tipo di antemurale lo riporterebbe all’età con un andamento non ancora messo in lu-
un momento avanzato
del I millennio a.C. del Bronzo recente-finale (XIII-XI sec. a.C.), ce ma che dovrebbe portarlo a chiudersi sul-
della vita del nuraghe. mentre i risultati degli scavi alla base della la torre 7. Lo spazio delimitato dal muro è

ARCHEOLOGIA POSTCOLONIALE E METICCIATO


Una diversa prospettiva nell’esame fra cultura Césaire, nonché la riscoperta dell’intellettuale
locale e civiltà esterne. Fino a poco tempo fa, la sardo Antonio Gramsci, hanno messo in rilievo i
p. a fronte presunta superiorità culturale di Greci, Fenici e modi e l’intensità di coinvolgimento delle comu-
L’ACCESSO Romani generalmente era data per scontata. Al nità locali nei movimenti oltremarini e negli inse-
Dettaglio dello scavo tempo stesso la scomparsa delle culture locali diamenti, comunemente definiti fenici e greci.
(area D) della porta
d’ingresso
dell’età del Ferro era considerata un processo ine- Questi studi hanno rilevato l’assenza dei cambia-
all’antemurale vitabile, naturale, man mano che le “civiltà classi- menti radicali e delle sostituzioni culturali imma-
del complesso che” si espandevano nel Mediterraneo centrale e ginati nel passato, sottolineando la coesistenza e
nuragico di s’Urachi,
occidentale. La reazione archeologica detta la combinazione di persistenze tradizionali, intro-
realizzata con massi
in basalto squadrati “postcoloniale”, sulla scia di altre discipline uma- duzioni esterne e innovazioni locali. Un tema fon-
con molta accuratezza. nistiche e sociali e ispirata da intellettuali e studio- damentale nella prospettiva postcoloniale sono
Questo accesso si come lo statunitense di origine palestinese pertanto i processi meticci, caratterizzati da pra-
non risulta più in uso
nella tarda età punica Edward Said e i francesi Franz Fanon e Aimée tiche e innovazioni “ibride”.
(fine II sec. a.C.).

64
in parte lastricato in pietre di basalto e l’ac-
cesso è garantito da un ingresso che immet-
te in uno stretto corridoio, purtroppo quasi SETTORE F
del tutto raso al suolo. L’ipotesi è che il mu-
ro recingesse uno spazio importante davan- strutture del villaggio
ti all’antemurale dove si apre la porta d’in- (scavi G. Lilliu)
gresso alla struttura, forse uno spazio pub-
blico, magari un edificio con valenze ceri-
moniali, come suggerisce anche il confron-
to con il nuraghe la Prisgiona di Arzachena,
5
dove un muro simile inglobava una “capan- 6
na delle riunioni”. quartiere abitativo
➝ a p. 67 di età punica

torri del nuraghe 4

antemurale
con torri

2 SETTORE E
porta

7
1

fossato
spazio pubblico
per cerimonie
SETTORE D
st
ra
da
m
od
er
na

SCAVI DI S’URACHI
Pianta generale
ARCHEOLOGIA POSTCOLONIALE E METICCIATO aggiornata al 2019.
Sono evidenziati
A s’Urachi si nota bene il fenomeno. Le eviden- ca locale, cioè a mano con impasto grossolano. il circuito murario
ze archeozoologiche attestano, per esempio, che Innovative tradizioni meticce. Questi fenome- dell’antemurale,
gli abitanti locali mantennero una netta preferen- ni, che sono stati trascurati troppo a lungo, testi- le tre aree di scavo
dell’attuale Progetto
za culinaria per il manzo fino al V sec. a.C., diffe- moniano processi interattivi e complessi che si s’Urachi (settori D, E, F)
rente dalle abitudini fenicie; allo stesso tempo svolgevano non solo fra genti locali e nuovi arri- e i resti murari
veniva introdotto e diventava ben presto corrente vati da oltremare, ma anche fra le comunità re- di età punica già messi
in luce da Giovanni
una nuova forma ceramica per il consumo di cibi gionali, dando origine a innovative tradizioni me- Lilliu* nel 1948 presso
asciutti, come la carne arrosto, cioè il piatto. Così ticce locali. Osservando le evidenze riscontrate a la torre 5.
vediamo che i piatti, chiaramente legati alla tradi- s’Urachi non pare esagerato sottolineare come il
zione fenicia e che in prevalenza risultano di ma- denso e sempre cangiante intrico di persistenze
nifattura fenicia, si affiancano a coppe e ciotole di e trasformazioni culturali sia una caratteristica
tradizione nuragica. Inoltre, vediamo che vari notevole e ricorrente della comunità locale attra-
piatti sono stati realizzati nella tradizione cerami- verso i secoli iniziali del I millennio a.C.

* ➝ p. 68 65
S’URACHI E L’AMBIENTE DEL CAMPIDANO
p. a fronte DIETA VEGETALE. Reperti paleobotanici rinvenuti nella parte
sommersa del fossato (area E), identificati dall’archeobotanico
Guillem Pérez Jordà di Valencia, databili al VI sec. a.C.:
1. Melone (Cucumis melo); 2. Lino (Linum usitatissimum);
3. Olivo (Olea europaea); 4. Melograno (Punica granatum);
5. Fava (Vicia faba); 6. Fico (Ficus carica).
qui sotto e a lato DIETA ANIMALE. Mandibola bovina ritrovata
nella discarica di riempimento del fossato (area E) dove fra V e IV sec. a.C.
gli abitanti di s’Urachi gettarono una grande quantità di rifiuti.
Vediamo anche l’archeozoologo maiorchino Damià Ramis
durante la classificazione dei resti faunistici rinvenuti nel fossato.
Si tratta di reperti preziosi per ricostruire la dieta degli antichi abitanti
di s’Urachi, in prevalenza fornita da bovini, ovini e suini.
Drenaggio o difesa: Un esteso abitato p. a fronte a sinistra
IL FOSSATO
scoperto un fossato nei pressi del nuraghe La fondazione della

U A
torre 2 dell’antemurale,
n ritrovamento imprevisto è quello ll’esterno dell’antemurale c’era un mentre a destra è ben
visibile l’argine di un
nello spazio a est dell’antemurale, villaggio, di cui ancora non sono ampio fossato (area E).
davanti alla torre 3 (area E), per ora chiare l’effettiva estensione e la strut- Questo fu realizzato
un unicum in ambito nuragico: un fossato, tura. Questo insediamento presenta comun- agli inizi del I millennio
a.C. per scopi
delimitato da sponde realizzate in pietra e que un periodo di vita molto ampio, almeno di drenaggio del suolo
sostenute da tronchi di legno, che però non è dal Bronzo finale (fine II millennio a.C.) alla e/o difensivi. Si tratta
dell’unica struttura
chiaro a cosa servisse. Potrebbe trattarsi della prima età imperiale romana (I sec. d.C.). È di questo genere finora
canalizzazione di un vecchio torrente, oppu- importante notare che poco distante da s’U- rinvenuta in ambito
re del sistema di drenaggio dell’acqua di fal- rachi c’è il sito di su Padrigheddu, ‘il prato pic- nuragico, senz’altro
determinata dalla
da, che qui è molto superficiale (tanto da colo’, scoperto durante lavori agricoli negli collocazione (rara
condizionare tutt’oggi l’andamento degli sca- scorsi anni Settanta. Anche questo sito, gra- per un edificio
vi), oppure di un fossato difensivo, che però zie a un accurato studio dei materiali raccolti nuragico) in una
pianura acquitrinosa.
non trova riscontri in altre strutture nuragi- all’epoca, alle recenti ricognizioni geofisiche
che. E niente esclude che le due funzioni, dre- e a un sondaggio esplorativo*, si è rivelato
naggio e difesa, coesistessero. La sistemazio- essere una zona abitativa. Purtroppo le aratu-
ne del fossato sembra essere della stessa epo- re hanno sconvolto la stratigrafia, distrug-
ca in cui venne realizzata o ristrutturata la gendo le testimonianze di vita, ma è comun-
p. a fronte a destra
torre 3, ma, come si è detto prima, ciò pone que chiaro che anche su Padrigheddu fu occu- ANTICO ARGINE
in discussione la datazione dell’antemurale pato fra il Bronzo finale e l’età romano impe- Il fossato nell’area E
in corso di scavo
al XIII-XI sec. a.C., perché l’analisi dei mate- riale. Per cui, la vicinanza e le strette connes- con il tronco d’albero
riali ceramici, nuragici e fenici, e le datazioni sioni con quanto è stato osservato a s’Urachi rinvenuto in situ
al C14 sulle ossa di animali rinvenute in suggeriscono che su Padrigheddu facesse parte nel basamento
dell’antico argine
quest’area riportano a momenti non anterio- dello stesso villaggio adiacente al nuraghe, in pietra di cui
ri ai primi secoli del I millennio a.C. forse come un distinto “quartiere” abitativo. faceva parte.

S’URACHI E L’AMBIENTE DEL CAMPIDANO


Il contributo dell’archeologia ambientale. Questo termine rac- conservato in modo ottimale numerosi resti organici, fra cui le-
coglie una grande varietà di approcci interdisciplinari e di meto- gno, frutti interi e semi non-carbonizzati: dominano cereali e frut-
dologie analitiche, spesso derivanti dalle scienze naturali e fina- ta, fra cui spiccano grano tenero e duro; sono presenti anche mi-
lizzati allo studio archeologico degli ambienti naturali e dei glio, e uva, fico e melone. Ricorrono spesso anche fave e
contesti paesaggistici associati con uno specifico sito o regione. lenticchie. Nell’ambito di questi studi vengono realizzate analisi
Più in generale, l’archeologia ambientale esamina i rapporti fra la più specifiche, fra cui quelle degli isotopi delle ossa e quelle relati-
presenza e le attività umane da una parte e l’ambiente naturale ve alla tassonomia e cronologia del legno. Si associano, infine,
dall’altra, avvenuti nel passato e nel senso più ampio, cioè dallo indagini geomorfologiche e pedologiche, tramite carotaggi e pro-
sfruttamento delle risorse naturali ai paesaggi fisici, alle condizio- spezioni, che gettano luce sulle caratteristiche dei paesaggi fisici
ni climatiche. Dato l’esplicito interesse del Progetto s’Urachi sul circostanti s’Urachi e sul loro uso nell’antichità.
mondo rurale, compresa l’economia agraria, le analisi e gli studi
archeoambientali sono stati fin dall’inizio parte integrante delle
ricerche, in particolare l’archeozoologia e l’archeobotanica.
Conservazione ottimale di resti animali e vegetali. A s’Urachi
le condizioni sono particolarmente favorevoli per i resti organici
sia faunistici che botanici. Per quanto riguarda l’archeozoologia,
le ingenti quantità di frammenti recuperati da unità stratigrafiche*
attendibili (oltre dieci mila reperti identificati a livello tassonomi-
co) permettono di seguire in dettaglio i cambiamenti nell’alleva-
1 2 3 4
mento degli animali e nelle preferenze dietetiche attraverso il I
millennio a.C. Dal punto di vista archeobotanico è straordinaria la
situazione del fossato messo in luce davanti all’antemurale del
nuraghe, che fra VII e IV sec. a.C. venne usato come discarica di
rifiuti domestici. Essendo la parte inferiore permanentemente
sommersa dalla falda freatica, le condizioni acquitrinose hanno 5 6

* ➝ p. 68 67
MOTIVI NURAGICI
Frammento di una
Il fossato in disuso ne creata una serie di muri, con zoccolo in
coppa carenata diventa una discarica pietra e alzato in mattoni crudi, che defini-
scono diversi vani abitativi e domestici. La

N
nuragica databile
tra VIII e VII sec. a.C., el V sec. a.C. il muro isodomo (area porta dell’antemurale continua a essere in u-
rinvenuta nello scavo
della fondazione D) che si appoggiava alla torre 1 ri- so stabile, probabilmente in collegamento
della torre 2 (area E). sulta parzialmente smantellato e vie- con la vicina torre 7 e forse con funzione ceri-
moniale, mentre, a partire dalla tarda età pu-
nica (II sec. a.C.) l’antico accesso risulta defi-
nitivamente interrato. Quanto al fossato che
abbiamo visto (area E), venne pian piano tra-
sformato in una discarica di ceramiche e ma-
teriale organico, sino al completo interra-
mento nel IV sec. a.C., e sopra venne realizza-
to un edificio per abitazione, dove sono stati
rimessi in luce i resti di un forno da pane
(tannur*) tipico dell’area levantina. La falda
freatica superficiale, che probabilmente fu il
motivo iniziale per la costruzione del fossa-
to, è anche la causa, grazie all’ambiente anae-
robico (privo di ossigeno - ndr) venutosi a
formare, dell’eccezionale conservazione dei
rifiuti organici rinvenuti: ossa animali, spine
di pesce, frutti, frammenti di legno lavorato,
un tronco di quercia (quest’ultimo consente

CULTI PUNICI PRESSO IL NURAGHE


Nel mondo figurativo cartaginese. Era il 1947 e un operaio spazio votivo di età punica del quale si hanno alcuni indizi.
di San Vero Milis si trovava a s’Urachi a cavare terra per fare Divinità arrivate dal mare. Su Morigheddu non è l’unica im-
ladiri (mattoni crudi). All’ennesimo colpo di piccone compar- magine “esotica” tornata in luce a s’Urachi: dai vecchi scavi,
ve una testa in ceramica, di bella fattura, che portò a casa per realizzati nei depositi di terra che ricoprivano il nuraghe, proven-
farci divertire le figlie. Una di loro, ormai anziana, ci ha raccon- gono altri reperti significativi, purtroppo decontestualizzati. Si
tato che per un anno tennero in bella mostra sul camino di tratta di frammenti di quattro statue in terracotta raffiguranti il
casa la testa, che per l’aspetto avevano chiamato su Mori- dio egiziano Bes nella forma di strangolatore di serpenti, un’im-
gheddu. Poi, il sindaco venne a conoscenza del ritrovamento magine che si diffuse presto in tutto il Vicino Oriente e che, in
e avvertì la Soprintendenza: da allora ‘il piccolo moro’ è espo- particolare, venne utilizzata per raffigurare alcune divinità molto
sto al Museo Archeologico Nazionale di Cagliari. La testa ap- popolari tra i Fenici, quali Eshmoun e Melqart. Insieme sono sta-
partiene a una statua, purtroppo non ritrovata, di medie di- te recuperate una quindicina di “matrici circolari”, sempre in ter-
mensioni, databile al IV-III sec. a.C., che rimanda al mondo racotta, in realtà pani sacri d’offerta, e centinaia di frammenti di
figurativo cartaginese e che, verosimilmente, era legata a uno kernophoroi, i bruciaprofumi a forma di testa femminile.

*NON TUTTI SANNO CHE...


Antemurale. Grande muraglia che recinge il nuraghe vero e traverso lo studio degli anelli di crescita annuale è possibile
proprio, normalmente dotata di torri e di uno o più ingressi. datare l’epoca in cui l’albero è stato tagliato e acquisire dati
Basalto. Pietra di origine vulcanica particolarmente resi- sui cambiamenti climatici avvenuti durante la sua vita.
stente e di facile reperibilità nelle aree degli antichi vulcani Lilliu Giovanni (1914-2012). Archeologo, docente presso
sardi, utilizzata come pietra da costruzione. l’Università di Cagliari. Massimo esperto del mondo nuragi-
co, famoso soprattutto per lo scavo pionieristico del nura-
Campidano. Pianura della Sardegna meridionale che si
ghe Su Nuraxi a Barumini. A lui si deve la definizione della
estende per circa 100 km tra il golfo di Cagliari a sud e quello
“Civiltà nuragica”.
di Oristano a nord-ovest.
Muro isodomo. Realizzato con blocchi di pietra squadrati e
Dendrocronologia. Metodo per stabilire l’età del legno. At- posti su filari regolari.

68
di creare una parziale sequenza dendrocro-
nologica* riferibile al VI sec. a.C.).

Un quartiere più tardo fossato

e una necropoli fenicia torre del nuraghe

A
nord dell’antemurale un nuovo scavo torre 2 dell'antemurale

TORRE CENTRALE DEL NURAGHE


(area F) ha portato alla luce un quar-
tiere abitativo di età punica (V-IV sec.
a.C.) e probabilmente attivo fino alla tarda e- TORRE
tà romana repubblicana (II-I sec. a.C.), men- DEL NURAGHE
tre un sondaggio esplorativo in profondità
ha permesso di rilevare tracce del precedente
villaggio nuragico, a cui si è già accennato,
databile tra fine II e I millennio a.C. Manca
allo stato attuale qualsiasi attestazione fune-
TORRE 2
raria. Nella vicina località di s‘Uracheddu Pra- DELL'ANTEMURALE
nu, ‘il piccolo nuraghe piano’, a meno di
mezzo chilometro da s’Urachi e nei pressi di
una struttura nuragica di difficile interpreta-
zione, è stata individuata una necropoli a in- FOSSATO
cinerazione fenicia, databile tra fine VII e VI
sec. a.C., che potrebbe essere uno degli spazi
funerari degli abitanti del villaggio. ➝ a p. 72
SISTEMA
CULTI PUNICI PRESSO IL NURAGHE FORMIDABILE
Sezione di scavo
Area votiva per il buon raccolto. Questi ritrovamenti fan- dell’area E
del complesso
no pensare alla presenza di una struttura votiva di ambito nuragico di s’Urachi,
punico, legata a culti agrari, probabilmente da collegare con aggiunte
alla figura femminile di Tanit, riletta dai greci come Deme- ricostruttive.
tra. È probabile che – com’è avvenuto in altri nuraghi dove SU MORIGHEDDU
sono stati rinvenuti dei kernophoroi – il luogo cerimoniale Testa di statuina in
terracotta, modellata a
di s’Urachi utilizzasse come deposito una delle torri del nu- mano, databile all’età
raghe e dell’antemurale. punica (V-IV sec. a.C.).
Che ci faccio qui? È la domanda che sembrano porsi que- Fa parte di un
complesso di sculture
ste immagini, “esotiche” ai nostri occhi. In realtà all’epoca rinvenute, purtroppo
erano a casa loro, parte di culti e mentalità di una comunità fuori contesto,
in contatto con il mondo e pienamente partecipe delle che forse attestano
la presenza a s’Urachi
idee, delle credenze e dei modi di vita del Mediterraneo. di una struttura
di carattere votivo.

*NON TUTTI SANNO CHE...


Sondaggio esplorativo. Intervento limitato di scavo per dalla corrente. Nell’area di s’Urachi il continuo corso dei fiu-
verificare la presenza delle tracce archeologiche ipotizzate mi ha sottoposto queste formazioni a erosione conferendo
con altri metodi. Permette di programmare in modo più effi- loro la caratteristica forma collinare.
cace le scavo in estensione. Unità stratigrafica. Elemento fondamentale di un deposito
Tannur. Forno di origine medio-orientale: consiste in un ci- archeologico; indica lo svolgimento di un’azione ed è defini-
lindro o tronco di cono di ceramica, privo di base e copertu- ta dalle modalità della sua formazione e dall’aspetto omo-
ra; posto verticalmente sulle braci serviva per cuocere (fra geneo.
altro) pane non lievitato. Vasi d’impasto. Contenitori di ceramica realizzati senza
Terrazzo fluviale. Formazione creata dall’attività dei fiumi l’uso del tornio, con una composizione irregolare e tessitura
attraverso il deposito dei materiali alluvionali trasportati relativamente grossolana.

69
A

sopra nelle due pagine


TRASFORMAZIONI SARDI E FENICI. Parte dei frammenti
Disegni ricostruttivi del di contenitori in ceramica provenienti dalla
fossato e dell’antemurale discarica del riempimento del fossato (area E).
di s’Urachi in due diverse Si tratta, soprattutto, di tipologie e impasti fenici,
fasi di vita del complesso con in primo piano un’ansa di brocca nuragica
nuragico: A. fase dell’età della tarda età del Ferro.
del Ferro con il fossato
dei primi secoli
del I millennio a.C.; TRIPODE FENICIO. Coppa con tre piedi,
B. fase dell’età punica di tipo fenicio, rinvenuta sul pavimento
(V-IV sec. a.C.) con del cortile (area D) databile
l’edificio sorto nell’area al tardo VII sec. a.C.
del fossato ormai colmato.

70
B

INCONTRI MEDITERRANEI: NURAGICI E FENICI


Mondo nuragico in trasformazione. Tra la fine del II e gli inizi alcuni gruppi di orientali, mercanti o artigiani, in un lungo pro-
del I millennio a.C. la “società nuragica” vive grandi trasfor- cesso differenziato nel tempo, come nel caso del nuraghe
mazioni: il nuraghe non è più l’elemento centrale del paesag- Sant’Imbenia di Alghero o in quello di s’Urachi, descritto in
gio. I nuovi attrattori sono costituiti dai grandi santuari centra- questo articolo. Uno degli indicatori è il trasferimento di stru-
ti sui pozzi sacri o altri edifici religiosi, che diventano i nuovi mentari e tradizioni orientali, che nel tempo diventano parte
luoghi di aggregazione del potere e di accumulazione di risorse, integrante di quelle comunità miste.
mentre gli edifici turriti vengono ristrutturati per un nuovo utiliz- Forte impulso alla formazione di centri urbani. Ma da subi-
zo, oppure abbandonati. È l’epoca delle grandi manifestazioni to appare un altro tipo di insediamento. Nell’VIII sec. a.C. a
artistiche, dalle statue in pietra a grandezza naturale ai bronzet- Sant’Antioco avviene la fondazione di una città (Sulki), di tipo
ti: autorappresentazione di una nuova società concretamente orientale. In essa sono parte integrante gli abitanti di cultura
partecipe dei cambiamenti in atto nel Mediterraneo. nuragica che fanno proprie le tradizioni fenicie dell’ambito ur-
Navi dal Levante cariche di… A partire dal IX sec. a.C. in bano, trasmettendo contemporaneamente le proprie. Esem-
Sardegna avviene l’incontro con gruppi che si muovono dal plare il tofet, caratteristico santuario, nel quale negli strati più
Mediterraneo orientale, noti come Phoinikes – come li chia- antichi sono presenti contenitori ceramici nuragici unitamen-
mavano i Greci – e provenienti dalle grandi città dell’attuale te a quelli fenici. Nelle varie parti dell’isola l’incontro avviene
costa libanese, in particolare Tiro e Sidone. L’incontro avvie- in forme e tempi differenti, ma in generale con la reciproca
ne sia nelle modalità di partenariato commerciale sia sotto accettazione e con forme di continua osmosi tra le differenti
forma di presenze stabili in centri nuragici. Nel primo caso tradizioni culturali. La forma urbana diventa quella che carat-
sono note le frequentazioni congiunte nuragico-fenicie in terizzerà i secoli a venire; dopo l’exploit precoce di Sant’An-
Nordafrica (Utica) e nella penisola iberica, in particolare tioco, nel VII sec. a.C. possiamo distinguere aggregati urbani
nell’Andalusia mediterranea (La Rabanadilla-Málaga) e in a Bithia, Othoca, Tharros, Olbia, Nora, mentre Cagliari sem-
quella atlantica (Huelva e Cadice). Nel secondo caso, quello bra acquisire uno status urbano solo a partire dal VI sec. a.C.,
delle presenze fenicie stabili in alcune aree della Sardegna, pur in presenza di genti fenicie dall’VIII sec. a.C. In tutti i casi le
all’interno di abitati nuragici attivi, si verifica l’insediamento di città sorgono nel luogo di preesistenti insediamenti nuragici.

71

* p. 68
nelle due foto
SETACCIATURA
Incontro di tradizioni raneamente, di manifatture “fenicie”, dai ti-
Nel cantiere di s’Urachi nuragiche e fenicie pici contenitori lavorati al tornio, con impa-
sto depurato e superfici chiare. Invece, a par-

U
l’archeologa
África Bustamante no dei risultati più originali delle in- tire dal VII sec. a.C. le due manifatture co-
(Università di Valencia)
durante la pulizia dagini a s’Urachi è dato dallo studio minciarono a integrarsi dando vita a nuove
preliminare del dei materiali ceramici. Le analisi produzioni in un processo che porterà alla
riempimento del
fossato (area E) per
hanno evidenziato la presenza, dalla fine scomparsa delle iniziali tradizioni “nuragi-
individuare i reperti dell’VIII sec. a.C., di manifatture “nuragi- che” con il prevalere di quelle “fenicie”, per
presenti nella parte che”, caratterizzate da vasi d’impasto*, lavo- quanto, ormai, anche queste notevolmente
sommersa dall’acqua
di falda, come rati a mano e ricchi di inclusi, talvolta con ti- cambiate o, piuttosto, arricchite di nuove
questo frammento piche decorazioni geometriche e, contempo- forme. In sostanza, la comunità di s’Urachi

di un bacile di tipo
fenicio-nuragico
che è stato appena
recuperato.

UN PROGETTO PER S’URACHI


Partecipazione internazionale. Le prime indagini nel sito di tali. Il fine è ottenere informazioni sulle modalità di vita delle
s’Urachi risalgono al 1948 a opera di Giovanni Lilliu. Dopo una comunità surachesi e sulle attività agricole nei territori di rife-
lunga stasi seguono regolari campagne negli anni Ottanta rimento, quali il Campidano di Milis e il Sinis.
con la direzione di Giovanni Tore, dell’Università di Cagliari; Un’équipe in prima linea. Le ricerche non sarebbero possi-
quindi una nuova interruzione sino al 2005, quando prese av- bili senza l’impegno di Damià Ramis (Mallorca, Spagna) e An-
vio una nuova campagna diretta da Alessandro Usai della So- drea Roppa (Padova), che dirigono le attività di scavo, mentre
printendenza Archeologica e da Alfonso Stiglitz del Museo Andrea Roppa, Peter van Dommelen, Emanuele Madrigali
Civico. L’attuale Progetto S’Urachi nasce infine nel 2013 gra- (Verona) e Jeremy Hayne (Milano) sono responsabili per l’ana-
zie al patrocinio del Comune di San Vero Milis con il locale lisi della ceramica; gli studi archeoambientali sono coordinati
Museo Civico e dello Joukowsky Institute for Archaeology da Damià Ramis, Guillem Pérez Jordà (Valencia, Spagna) e
and the Ancient World della Brown University (USA). Da allora Cristiano Nicosia (Padova). Agli scavi si affiancano attività di
si svolgono regolari campagne annuali, che vedono la parte- prospezione nel territorio (Linda Gosner, Michigan, USA) e un
cipazione di studiosi provenienti da più parti: Sardegna, Italia, complesso di analisi e indagini, come quelle geodiagnostiche
Penisola iberica, Baleari, Gran Bretagna, Olanda, USA. (Rita Deiana, Padova) e quelle legate agli isotopi dell’ossige-
Incontro di popolazioni nel I millennio a.C. L’obiettivo è lo no (Noreen Tuross, Harvard University), dendrocronologiche
studio degli incontri culturali avvenuti a s’Urachi nel corso (Sturt Manning, Cornell University) e al C14. Il progetto è rea-
dell’età del Ferro, fra le genti locali di tradizioni culturali nura- lizzato grazie a Concessioni di scavo triennali, ai sensi degli
giche e i commercianti/migranti di provenienza extra-isolana. articoli 88-89 del Codice dei Beni Culturali, che il MiBACT ha
Le attività scientifiche si concentrano sull’analisi dei contesti rilasciato, a partire dal 2013, al Comune di San Vero Milis.
della vita domestica, della produzione artigianale nel sito e nel Info: http://blogs.brown.edu/surachi/
suo territorio, nonché sulle analisi scientifiche paleoambien- https://www.facebook.com/ScaviSUrachi

72
modificò pian piano le proprie tradizioni a-
deguandole ai tempi e all’incontro di diffe- Chi sono gli autori: P. van Dommelen, San Antonio, TX, USA; foto da drone Fa-
A. Stiglitz, co-direttori del Progetto s’U- brizio Pinna, Sardegna; pianta Enrique
renti popolazioni. Infine, agli inizi dell’età rachi. Díes Cusí, Valencia, Spagna; foto Su Mo-
imperiale romana (I sec. d.C.) l’antico com- righeddu C. Buffa, Archivio Soprinten-
plesso nuragico di s’Urachi viene abbandona- © Per tutte le immagini pubblicate il denza ABAP, per la città metropolitana
to e la comunità si trasferisce in posizione copyright è del Progetto S’Urachi e degli di Cagliari e le province di Oristano e
più elevata nell’area dove ancora oggi si trova specifici ricercatori, illustratori o enti. Sud Sardegna, Cagliari; foto Guillem
In particolare: ricostruzioni e disegni Pérez Jordà, Valencia, Spagna.
il centro abitato di San Vero Milis, sul terraz-
Enrique Díes Cusí, colori Clara Díes L’elenco dei partecipanti alle varie cam-
zo fluviale, al riparo dall’impaludamento Valls [@neminkaholic], Valencia, Spa- pagne di scavo si trova in https://blogs.
della piana. gna; disegno cartina di Jessica Nowlin, brown.edu/surachi/organization/
Alfonso Stiglitz Peter van Dommelen

CONTATTI ETRUSCHI
Laura Martín Burgos di
Valencia, una delle
archeologhe spagnole
che partecipano agli
scavi di s’Urachi,
disegna una cosiddetta
“coppa ionica” di
probabile produzione
etrusca (prima metà
VI sec. a.C.).

sopra a sinistra e qui a lato


SCAVI DI S’URACHI
Archeologi ai piedi
della torre 2
dell’antemurale
(area E): si distinguono
i grossi blocchi
in basalto del filare
del fondamento.
Vediamo anche la foto
di squadra dell’équipe
durante una delle
campagne recenti
(2017). Il primo
con camicia celeste è
Peter Van Dommelen,
in alto sulla destra
con maglietta gialla
e occhiali da sole
Alfonso Stiglitz.

73

* p. 68
IL PASSATO SOTTO LE STELLE
ARCHEOLOGIA E CINEMA
Sotto il cielo di Aquileia Roselle e Varese anche quest’anno
sono andati in scena i tradizionali festival di cinema archeologico
in collaborazione con Archeologia Viva/Firenze Archeofilm
E... nonostante le misure anti covid il risultato
ha superato ogni aspettativa
Reportage Giulia Pruneti

nelle due pagine AQUILEIA e il cinema a due scattate dal drone e rilanciate Pruneti sono stati il presiden-
AQUILEIA
FILM FESTIVAL piazze. Pronti, mascherina… in streaming, anche questa te della Fondazione Aquileia
Momenti del Festival via! È andata esattamente co- una bella novità per quanti Antonio Zanardi Landi con
di Aquileia 2020:
1. dal drone, la
sì questa undicesima edizio- hanno seguito la manifesta- Orietta Rossini del Museo
basilica paleocristiana ne dell’Aquileia Film Festival. zione da casa (oltre tremila dell’Ara Pacis, il direttore del
con Piazza Capitolo Alla grande e nonostante tut- ogni sera). E se quest’anno di MANN Paolo Giulierini, l’ar-
e Piazza Patriarcato
durante la to. Il Covid non solo non ha scommessa si può, anzi si do- cheologo e scrittore Giuliano
manifestazione; 2. la fermato uno degli eventi più veva, parlare, a vincerla anco- Volpe, il ricercatore e divulga-
platea con il pubblico attesi dell’estate friulana, ma, ra una volta è stata la squadra tore tv Mario Tozzi.
mentre parla Mario
Tozzi; 3. il presidente per le necessarie misure di di- formata dalla Fondazione Grandi temi e importanti
di Fondazione Aquileia stanziamento, questa volta la Aquileia in collaborazione scoperte sono stati al centro
Antonio Zanardi Landi
(al centro) con Orietta
kermesse ha “raddoppiato”, con ArcheologiaViva/Firenze dei film proposti e votati dal-
Rossini del Museo svolgendosi sui due grandi Archeofilm e il patrocinio del la giuria di esperti (presiedu-
dell’Ara Pacis; spazi aquileiesi separati dalla Comune, in un crescendo di ta da Dario Di Blasi, direttore
4. il direttore del
MANN Paolo Giulierini; basilica paleocristiana con il emozioni e di pubblico a tu artistico di Firenze Archeo-
5. l’archeologo suo battistero: la consueta per tu con cinema, archeolo- film), che hanno spaziato dal-
e scrittore Giuliano Piazza Capitolo e la retrostan- gia e famosi divulgatori la cronaca degli eventi seguiti
Volpe; 6. presentazione
del Premio Aquileia te Piazza Patriarcato. Il risul- scientifici. Protagonisti delle all’eruzione del Vesuvio nel
con il maestro ➝ tato è tutto nelle immagini conversazioni curate da Piero 79 d.C. passando per la blaso-

74
nata Scuola archeologica ita- film che entra in modo diver- 6
liana di Atene, fino ad appro- so dal solito all’interno di un
dare alle antiche città di pie- museo utilizzando al meglio
tra dell’Africa orientale e al – si legge nella motivazione
gettonatissimo Egitto. Due della giuria – lo spettro degli
intere serate sono state dedi- strumenti del linguaggio au-
cate al film Le tre vite di Aquile- diovisivo: regia, fotografia,
ia di Giovanni Piscaglia e alle montaggio, recitazione». Il
produzioni sul territorio friu- Premio è consistito in una
lano. Vincitore dell’Aquileia splendida fotografia del gran-
Film Festival 2020 è stato il de Elio Ciol che ritrae il Foro
cortometraggio Antico Presen- di Aquileia. A consegnarlo

3 4 5

te di Lucio Fiorentino, pro- c’era l’artista, che con i suoi territorio. Tra passato e “anti- ➝ Elio Ciol, autore
della storica foto
dotto dal Museo archeologi- scatti immortala da oltre cin- co presente” appunto. scattata nel foro.
co nazionale di Napoli. «Un quant’anni l’anima del suo Info: www.fondazioneaquileia.it (Foto Claudio Cescutti)

75
ROSELLE ROSELLE… tra le pietre Roselle ArcheoFilm - Premio O. estoso, la storia di Palermo ri-
ARCHEOFILM “parlanti”. Su un colle pano- Fioravanti. La manifestazio- letta attraverso i qanat sotter-
Momenti del Festival
di Roselle 2020: ramico pochi chilometri da ne, organizzata da Archeologia ranei, e poi la città sommersa
1. la platea nel foro Grosseto, in vista della piana Viva/Firenze Archeofilm con di Pavlopetri lungo le coste
della città etrusco-
romana; 2. Santina
costiera un tempo occupata Direzione regionale Musei della Grecia. In programma
Grotto che ogni dal lago Prile, il sentiero illu- della Toscana/Area archeolo- anche la Persia di Dario III,
anno contribuisce minato in traccia ha condotto gica nazionale di Roselle e As- per proseguire – a grande ri-
alla realizzazione
dell’evento e il direttore ogni sera gli spettatori nel sociazione M.Arte, oltre alle chiesta – con l’eruzione vesu-
artistico Dario Di Blasi cuore di una città che i Roma- serate nel foro rosellano viana. Infine il cold case arche-
durante l’assegnazione ni vollero sulle vestigia quest’anno si è arricchita di ologico di Ötzi, tra misteri,
del Premio
“O. Fioravanti”; dell’antica metropoli etrusca. proiezioni pomeridiane pres- verità scientifiche e specula-
3. l’archeologa Maria Uno spettacolo nello spetta- so i musei del capoluogo. Tra zioni mediatiche. Protagoni-
Angela Turchetti colo, confermato dal grande i temi delle opere proposte: ste delle conversazioni sono
intervistata
da Piero Pruneti. entusiasmo del pubblico per l’Egitto di Amenophis III con state la stessa direttrice dell’A-
(Foto Alessia Piccinetti) questa seconda edizione del le ricerche sul suo tempio ma- rea archeologica Maria Angela
Turchetti e la direttrice del
2 3 Museo archeologico della
Maremma Chiara Valdambri-
ni. Le due giurie (popolare e
tecnica) hanno assegnato il
Premio, intitolato al mecena-
te vicentino Olivo Fioravanti,
a Persepoli, il paradiso persiano
di Angès Molia e Raphaël Li-
candro, un film che ci ha ac-
compagnati nel sito più famo-
so degli altopiani iranici dove
Pierfrancesco Callieri dirige
l’équipe italiana di ricerca.
Info: www.firenzearcheofilm.it

76
VARESE che bella la terza tanta del secolo scorso consen- lì, ci siamo accorti che il mon- VARESE ARCHEOFILM
edizione! Come ultimo even- tirono il salvataggio di oltre do stava cambiando rapida- Momenti del Festival
di Varese 2020:
to della stagione estiva del “fe- venti antichi santuari nubiani mente e che, per ogni anziano 1. proiezione in corso
stival diffuso” di Firenze Archeo- dalle acque del lago Nasser. Gli che moriva, se ne andava per nella tendostruttura
dei Giardini Estensi;
film si è svolta a Varese la terza spettatori, in qualità di giuria sempre un segmento di cono- 2. Angelo Castiglioni
edizione del Festival Internazio- popolare, hanno invece scelto scenze, basate sulla tradizione al festival;
nale di Archeologia Arte Ambiente il film spagnolo di Jose Anto- orale. Il risultato sono quaran- 3. le targhe dei premi:
la vespa ricorda
Etnologia, come sempre nei nio Muñiz Ingegneria romana: ta chilometri di pellicola….». il mezzo utilizzato
Giardini Estensi. La giura tecni- Città II sulla capacità dei Ro- Varese Archeofilm è organizzato dai fratelli Castiglioni
ca ha assegnato il Premio “Al- mani di assimilare ogni tipo di da “Conoscere Varese” con per il loro primo
viaggio (1957)
fredo Castiglioni” al film Egitto: conoscenza per la realizzazio- Museo Castiglioni, Comune nell’Africa equatoriale
i templi salvati di Olivier Lema- ne delle loro grandiose archi- di Varese e Archeologia Viva/ (alla famiglia dissero
che andavano
tre che, con animazioni 3D e tetture. Nella serata conclusiva Firenze Archeofilm. in vacanza
documenti d’archivio, illustra sono stati proposti un reporta- Info: www.museocastiglioni.it a Finale Ligure…).
le soluzioni che negli anni Set- ge sul lavoro di Angelo e Alfre- Giulia Pruneti (Foto Sara Conte)
do Castiglioni ad Adulis, in Eri-
trea, dove è attiva la missione 3
archeologica da loro progetta-
ta, e poi Sulle tracce degli esplora-
tori, una retrospettiva delle ri-
cerche dei due fratelli nel Sud
Sudan lungo l’Alto Nilo Bian-
co. «Quando ero piccolo – ha
commentato Angelo Castiglio-
ni – leggevo i diari degli esplo-
ratori con descrizioni emozio-
nanti di savane, foreste, fiumi e
montagne. Con mio fratello
Alfredo abbiamo pensato di
2
verificare di persona. Una volta

77
me “head and hooves” fino a og- ha finanziato lo scavo) per il
RAME: DUE FOSSE
E UN’AMICIZIA gi si conoscevano in tutta la quale «non è un caso che le te-
DALLE RIVISTE Gran Bretagna solo altri due ste del bestiame e quella
Quattromila anni fa casi e comunque mai era stato dell’uomo della prima sepoltu-
due uomini furono sepolti in riscontrato all’interno di una ra siano tutte rivolte esattamen-
fosse distinte, ma scavate fian- tomba un così alto numero di te verso la seconda fossa. Tra i
co a fianco e con “indizi” tali ossa animali. due – ribadisce Hood – dovette
da far dedurre che tra loro un Nella seconda sepoltura esserci una qualche relazione
qualche legame dovette esser- l’uomo era deposto seduto, un in vita e questa deposizione co-
ci. La scoperta risale al 2017 caso unico per l’archeologia sì strana, e al tempo stesso così
MARE DELLA BIBBIA quando il primo cittadino di britannica; per mantenere il intenzionalmente enfatica, ne
Ricostruzione ideale Lechlade, piccola cittadina defunto in tale posizione, die- è la dimostrazione».
di uno sbarco nella contea inglese di Glouce- tro la schiena era stato creato Da: «British Archaeology» n. 7/2020
di mercanzie sulla costa
del Levante in età stershire, a seguito di un in- un riempimento in terra,
romana. Ai tempi cendio doloso dovette rico- mentre sotto le gambe si era COME IN CIELO
dell’apostolo Paolo
struire un’intera area pubbli- scavata una buca più profon- COSÌ IN MARE…
i commerci marittimi
tra Tiro, Ostia ca, aggiungendo, visto che c’e- da. Recenti analisi al radiocar- Il Mare nostrum è da
e Cesarea erano ra, anche un bel parco per gli bonio suggeriscono che en- sempre punto di riferimento,
estremamente floridi.
Su quelle stesse rotte appassionati di skate. Sui resti trambi gli uomini furono se- spaziale e simbolico, per la no-
si diffondeva intanto di quelle vite passate sarebbe- polti attorno al 2100 a.C. Ma stra civiltà. I paesi affacciati sul-
anche il primo ro presto sfrecciati ignari ra- chi potevano essere? Di sicuro le sue acque hanno scritto una
Cristianesimo.
(Foto da «Bibbia ieri gazzini… Non subito però. Da non persone qualunque. Un parte notevole della storia
e oggi») alcuni sondaggi nel sottosuo- pugnale di rame, un bracciale dell’uomo. Di fatto è una delle
lo stava per emergere qualcosa
di inedito. Che quest’area fos-
se nota e frequentata durante
il Neolitico e poi nell’età del
Bronzo si sapeva da tempo, al-
tra cosa era quest’ultimo rin-
CASO UNICO venimento. Nella prima se-
La parte inferiore poltura tornata in luce, accan-
dello scheletro deposto
in posizione semiseduta
to al defunto erano stati depo-
all’interno della seconda sti i crani e le zampe di ben
fossa di Lechlade, quattro bovini; le medesime
nel Gloucestershire.
Un caso archeologico ossa, ma di un singolo bue,
unico per l’Inghilterra, erano state invece adagiate
databile a circa nella seconda tomba sempre
quattromila anni fa.
(Foto da «British accanto al cadavere. Di questa
Archaeology») tipologia di sepoltura nota co-

e svariate suppellettili hanno regioni più complesse della


portato gli archeologi a ritene- Terra. La presenza umana è tut-
re che i due appartenessero a tora molto forte, con oltre 460
un’élite sociale nell’ambito milioni di persone che parlano
della Beaker culture, la cultu- oltre 50 lingue e dialetti, in 24
ra detta “del Vaso campanifor- Paesi diversi. All’indomani del-
me”, sviluppatasi nella tarda le conquiste di Alessandro, il
età del rame (2600-1900 a.C. centro di gravità del mondo el-
circa), quando si diffuse que- lenistico si era spostato nel set-
sto particolare tipo di cerami- tore orientale del Mediterra-
ca che ricorda una campana neo. L’epoca ellenistica, a parti-
rovesciata. Potrebbe essere più re dalla fine del IV sec. a.C., è
che un’ipotesi quella avanzata caratterizzata da importanti
da Andrew Hood, a capo di trasformazioni anche dal pun-
Foundations Archaeology (che to di vista delle credenze: il
78
mondo greco subisce il fascino zare la loro identità mappan- moso Gioco della palla, dove A cura di Giulia Pruneti
dell’atmosfera religiosa dell’O- dola sulla enorme ampiezza i partecipanti gareggiavano
riente, in particolare dei culti dell’impero di Roma. con una sfera di gomma che
egizi (Iside e Serapide entrano Da: «Bibbia ieri e oggi» n. 14 poteva pesare fino a nove chi-
nel pantheon delle religioni li e che si passavano colpen-
misteriche) e in tale contesto CAPITALE MAYA dola con fianchi e spalle.
anche la Palestina s’interessa SCOPERTA IN CHIAPAS «Il regno di Sak Tz’i’ – com-
alle rotte mediterranee. Testi- Messico del sud menta Charles Golden, pro-
monianze in proposito si ritro- 2014. Un venditore di tacos fa
vano ad esempio nell’attività cenno a un giovane archeolo-
edilizia portuale di Erode il go dell’Università della Penn-
Grande, che fa costruire lo sca- sylvania di accostare con la
lo di Cesarea (ne parla anche lo sua auto. Non vuol vendergli
storico Giuseppe Flavio nella niente, ma ha qualcosa di im-
sua Guerra giudaica). Questo portante da dire. Sa chi è lo
grande “lago” salato fa da sfon- straniero e vuole condurlo da
do al sorgere e al primo diffon- un amico allevatore perché
dersi del Nuovo Testamento fra nel suo terreno ha scoperto,
I e II sec. d.C.: in particolare, dice, una strana iscrizione su
stando al racconto degli Atti pietra. Non è l’inizio di un
degli Apostoli, Paolo compie film e l’epilogo, se possibile, è
per mare ben quattro viaggi. ancora più sorprendente. È
Augusto (27 a.C. - 14 d.C.) nel- grazie infatti a quell’incontro
che oggi sappiamo dell’esi-
stenza di Sak Tz’i’ (‘cane bian- fessore di archeologia all’Uni- NUOVA CAPITALE
Archeologi al lavoro
co’ in lingua tzeltal), antica versità statunitense di Bran- nel sito dell’antica
capitale di un regno che dal deis – non era il più esteso dei Sak Tz’i’ localizzata
750 a.C. e per mille anni ha potentati maya, anzi era un nell’attuale stato
del Chiapas grazie
dominato un piccolo territo- modesto stato cuscinetto tra a un’iscrizione
rio di quello che oggi è il regni assai più forti. Riuscì pe- rinvenuta da un
allevatore di bestiame.
Chiapas, vicino al confine col rò a sopravvivere grazie ad Si tratta del centro
Guatemala. Era dal lontano abili strategie politiche e alla amministrativo, finora
1994 che si cercavano prove capacità di pianificare allean- non localizzato,
di uno dei regni
dell’esistenza di Sak Tz’i’, do- ze con i vicini». Incendi e sac- della civiltà Maya.
po aver scoperto riferimenti a cheggi più o meno recenti (Foto da «Current
questo regno nelle iscrizioni non facilitano il lavoro degli World Archaeology»)
trovate in altri siti e in alcune archeologi. La maggior parte
sculture esposte in vari musei. delle sculture è risultata dan-
Gli scavi iniziano nel 2018 neggiata e il reperto meglio
nei pressi della cittadina di conservato resta quella stessa
le Res gestae aveva dichiarato di Lacanjà Tzeltal da dove è par- iscrizione salvata dall’alleva-
aver reso sicure le rotte liberan- tito tutto. In campo due gran- tore: grande due metri per
dole dai pirati e di fatto il Me- di fondazioni di Chicago che, quattro, racconta di un mitico
diterraneo dove naviga Paolo in collaborazione con l’Istitu- serpente d’acqua, descritto
è più tranquillo. Flotte di gran- to Nazionale di Antropologia poeticamente, ma anche di vi-
di dimensioni stazionavano a e Storia del Messico, schiera- cende assolutamente terrene
Capo Miseno, a Ravenna e in no un’eccezionale squadra di come quelle di alcuni sovrani
bibbiaierieoggi@elledici.org
altri scali; i commerci prospe- archeologi. Presto riemerge la dinastici. «Appena si potrà
ravano e i collegamenti tra le capitale che tutti cercano. Si tornare a scavare – conclude
grandi città di mare come Tiro, estende per trenta ettari, circa Golden – mapperemo la città
Cesarea e Ostia erano fonte di la metà dei centri fioriti du- antica per ricostruirne la to- britisharchaeology.org
grande ricchezza. Il Cristiane- rante il Periodo classico (250- pografia. Siamo sicuri che Sak
simo nascente ricalca nella sua 900 d.C.), ma vanta piramidi, Tz’i’ abbia molto da dire».
diffusione le medesime rotte e i templi, un grande mercato e Da: «Current World Archaeology»,
primi cristiani possono realiz- un enorme campo per il fa- n. 5/2020 www.archaeology.co.uk

79
Luigi Rocchetti mentale (Firenze, Nardini edi- no portato a ricostruzioni po-
IN LIBRERIA Le gioie sepolte tore) che racconta le esperien- licrome, per disapprovare
Scultura greca del periodo ze sullo scavo, ma che già nel tentativi “goffi”: disapprova-
arcaico titolo lascia intendere l’inten- zione che estende alle scultu-
Arbor Sapientiae editore
sità di un approccio. Nell’am- re frontonali dei templi, e che
www.arborsapientiae.com
bito di interessi assai ampi, il è anche motivata dal sospetto
pp. 165, euro 30
campo d’azione prediletto da che si sottovaluti la bellezza
Rocchetti è il passaggio fra l’e- dello splendore dei marmi
Luigi Rocchetti si è laureato tà del Bronzo a Creta e la fase bianchi. Poiché si è seguito,
con Ranuccio Bianchi Bandi- di formazione della grande fra i tanti possibili, il filo con-
nelli, con cui ha poi collabo- arte greca. duttore dei Kouroi, finiamo
rato per la Enciclopedia dell’Ar- Il libro, con un titolo evo- con l’“Efebo di Kritios”, rin-
te Antica della Treccani, nelle cativo come quello del prece- venuto sull’Acropoli, databile
cui redazioni è stato peraltro dente appena citato, ci parla al passaggio fra VI e V a.C. e
lungamente presente; è stato di un tema ben noto, ma che attribuito alla bottega degli
allievo di Doro Levi alla Scuo- qui ci viene riproposto in ma- scultori Kritios e Nesiotes.
la Archeologica Italiana di niera semplice e gradevole. La Scrive Rocchetti: «Il corpo è
Atene; archeologo del CNR, narrazione coniuga rigore ed uscito dal chiuso formulario
ha condotto scavi a Creta e in eleganza di forma, con un co- dell’arte arcaica, illuminato
Oriente. Maestri, e poi impre- stante rapporto fra vicende dall’immensa luce dell’Attica
se, che danno il senso a un’esi- storiche e produzione artisti- che ne segna le membra e lo
stenza: dell’amore per le gran- ca. Nel IX e VIII sec. a.C. si crea muovendosi in una tota-
OPERA CELEBRE di isole del Mediterraneo si ha moltiplicano i bronzetti raffi- le libertà di azione, in un
L’Efebo di Kritios
(VI-V sec. a.C.). un’idea da un suo libro del guranti divinità o guerrieri; mondo tutto nuovo».
(Atene, Museo Acropoli) 2005, Ore cretesi, viaggio senti- poi, nel solenne stile “dedali- Sergio Rinaldi Tufi
co” del VII sec. a.C. la figura
umana di grandi dimensioni
RACCONTARE I MUSEI appare rigida e frontale, con Giovanni Marginesu
Elisa Bonacini, I musei e le forme dello storytelling braccia tese lungo il corpo; da Il costo del Partenone
digitale, Aracne Editrice (www.aracneeditrice.it), pp. qui infine si arriva, attraverso Salerno Editrice
303, euro 28 tappe assai significative, all’i- www.salernoeditrice.it
nizio del V sec. a.C., in cui, pp. 168, euro 15
Q uesta ricerca illustra le molteplici esperienze
adottate fino a oggi nei musei e nel mondo cul- pur nell’infuriare delle guerre
turale nel campo dello storytelling digitale, per persiane, l’Acropoli di Atene Quanto è costato il Parteno-
orientare la futura progettazione di soluzioni narra- si popola di capolavori. Nel ne? L’agile libro di Giovanni
tive che siano calibrate sulle specifiche esigenze di solco dell’esperienza del “de- Marginesu, epigrafista profes-
valorizzazione delle singole realtà e dei diversi con-
dalico” nasce il Kouros, gran- sore a Sassari e studioso della
testi. Scopo primario, trovare la migliore soluzione
de statua funeraria che con complessa rendicontazione
di accessibilità digitale al racconto della cultura
nell’ottica delle più recenti indicazioni ministeriali. sottili variazioni (tipo di degli edifici dell’Acropoli, ri-
Del resto la comunicazione culturale ha intrapreso chioma, qualche lieve “scio- sponde alla domanda e intro-
da anni una strada bidirezionale, dialogica e parte- gliersi” della postura) attra- duce nella vita pulsante
cipativa, in cui non è più pensabile parlare solo di versa due secoli. La Kore è la dell’Atene classica. Nei primi
pubblici, ma di varie categorie di stakeholders (por- variante femminile, raffigura- capitoli viene affrontata la
tatori d’interessi), peraltro sempre più attenti a re- zione di una divinità o di una differenza tra costo e prezzo di
perire storie e narrazioni. Il volume non ha la prete- sua devota, che, pur in una so- un’opera d’arte e gli elementi
sa di analizzare tutte le migliori pratiche in ogni stanziale uniformità, presen- che la determinano: innanzi-
campo, ma fornisce una traccia del percorso che lo ta rispetto al Kouros qualche tutto il rapporto tra artigiano
storytelling digitale ha avviato e delle differenti so- maggiore variazione: panneg- e committente, l’importanza
luzioni messe in campo. Infine, si vuole proporre un
gio, acconciature, fra le quali politica delle grandi opere e
nuovo modello che, partendo dalla visione antiqua-
ultime spicca quella “a perle”, dei cantieri più prestigiosi,
ria e francamente ottocentesca del museo di colle-
zione e oltrepassando la trasformazione già in parte tecnica talvolta usata anche in come quelli di Olimpia e Del-
in corso di museo di narrazione, giunga a quello versione maschile per i Kou- fi. Quindi l’organizzazione
che si è voluto definire “museo di connessione” o roi… L’Autore coglie lo spun- delle botteghe dei vasai, degli
“di narrazione connessa”. to dagli studi effettuati su pic- scultori e dei bronzisti; la
coli avanzi di colore, che han- maggiore o minore difficoltà

80
di reperire la materia prima. cogliere trasformazioni che il in una considerazione più PARTENONE
Scorcio ottocentesco
Ogni paragrafo fornisce un semplice oggetto non è più in ampia del ruolo dell’arte nel- del piano dell’Acropoli
pezzo del complesso mosaico grado di rivelare: per esempio la società antica ed è arricchi- di Atene in un dipinto
del mercato dell’arte, che dai lo scarso valore della cerami- to da numerosi confronti, co- del pittore bellunese
Filippo Caffi
circuiti aristocratici si allarga ca, anche dei vasi più ricca- sì che, con il pretesto di ana- (1809-1866),
all’intera società. Altro aspet- mente decorati, un aspetto lizzare l’impresa periclea, esposto alla Galleria
to essenziale è la questione che oggi sembra incredibile. Il scopriamo lati nascosti eppu- internazionale
d’arte moderna
del potere d’acquisto di oro e costo del Partenone non è un re essenziali delle grandi ope- di Venezia.
argento, il valore della mone- semplice collettore di notizie re d’arte del mondo greco.
ta: le tabelle in fondo al libro, tecniche; ogni dato è inserito Stefania Berutti
con puntuali riferimenti alle
fonti letterarie, offrono un
quadro chiaro della microe-
conomia di Atene tra V e IV
sec. a.C. e del prezzo delle
singole opere d’arte. Si affron-
ta quindi la questione centra-
le del libro: la ricostruzione
in età periclea degli edifici sa-
cri della collina dell’Acropoli
e dei Propilei, monumentale
porta di accesso al complesso
sacro rinnovato.
Analizzare un’impresa im-
ponente come quella dell’A-
cropoli è il modo migliore
per ottenere informazioni
sull’incidenza economica di NEL MARE NOSTRO… CONTEMPORANEO
una “grande opera” nella vita Autori Vari, Storia dei Mediterranei. Etnie, conflitti, scoperte e mutamenti dal 1870 al tem-
quotidiana di una città: grazie po presente, Edizioni di Storia e Studi Sociali (www.edizionidistoria.com), pp. 255, euro 18
ai rendiconti degli epistatai, i
soprintendenti che gestivano I Mediterranei nel Novecento, ossia il mondo mediterraneo oltre se stesso. È questo il fil rouge
del terzo tomo di questa interessantissima serie, puntato sui grandi mutamenti e alcuni aspetti
i cantieri, è possibile ricostru- emblematici. Lo sfondo è quello di un secolo che corre: l’elettricità, le automobili, le navi coraz-
ire le spese relative alla paga zate, il volo aereo, le guerre a scenari multipli, gli impieghi dell’energia atomica, i viaggi nello
spazio, le telecomunicazioni: dal telefono alla radio, dalle reti televisive all’intelligenza artificiale,
di operai, architetti, scultori,
fino al web. Le strutture dell’immaginario si dilatano e, sollecitate dalle tecniche, si virtualizzano,
quelle legate all’approvvigio-
sciogliendosi sempre più comunemente nelle logiche algoritmiche della telematica. Ma, mentre
namento delle materie prime gli apparati economici e geopolitici, a seguito di tutto ciò, registrano nuove dinamicità su scala
e al loro trasporto, le spese planetaria, proiettandosi anche negli spazi orbitali, con l’impiego ormai consueto dei sistemi
impreviste e quelle program- satellitari ritornano fenomeni antichi come le grandi migrazioni, con effetti sempre più influenti e
mate. Tutto era annotato e in- problematici: il pregiudizio etnico e culturale si fa contagioso, le disuguaglianze crescono, le
ciso su stele poste sull’Acro- questioni sociali si acuiscono. E a fronte di un Mediterraneo investito in pieno dagli esodi, un
poli stessa, così che i conti ruolo chiave viene esercitato dall’Europa più ricca e industrializzata che, meta tra le maggiori
fossero a disposizione di tutti degli spostamenti migratori, ondeggia tra chiusure e aperture, mentre, nelle logiche di un siste-
i cittadini. L’ultimo capitolo è ma “occidentale” che pretende da secoli la guida dei processi, si continua a rivendicare, con
dedicato alla fortuna dell’A- ostentazione o di fatto, il primato dei valori ultimi, morali e civili del mondo cosiddetto libero. Gli
cropoli, fin da subito meta scenari si presentano con risvolti e connessioni di ordine globale. Gli studiosi che hanno realiz-
zato il terzo tomo di Storia dei Mediterranei (M.M. Bianco, P. Blasone, M. Brescia, F. Cardini, F.
ambita di un turismo cultura-
Marzatico, M. Montesano, F. Oliveri, C. Ruta) cercano di fare i conti con tale imbarazzante com-
le, e all’importanza del colle-
plessità: l’autorappresentazione del mondo “occidentale” tra realtà e presunzione; i bisogni, le
zionismo, che ha permesso tecnologie, il cosmo e l’occupazione degli spazi orbitali; la semantica del mare nostrum tra
alle statue e agli ex voto di passato e presente; la fotografia e la scena delle marine militari tra Otto e Novecento; la moder-
viaggiare di mano in mano e nità e le influenze liberali nel mondo arabo; le rivoluzioni tecnologiche e conoscitive della subac-
di determinare, ancora una quea; la divisione internazionale del lavoro al tempo delle grandi migrazioni; infine, le vie proto-
volta, i costi della cultura. Nel storiche di comunicazione e dei commerci come quadro orientativo dell’Europa di oggi per il
libro appare evidente come la ripensamento delle proprie risorse.
storia economica permetta di
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novembre 1975. Sposato, tre figli, vive sione civica, economica, egemonica.
LA VOCE DELLA STORIA
nel capoluogo toscano dal 1989. Do- In questa prospettiva noi dobbiamo
po il primo mandato nel 2014, è stato prendere l’eredità che viene dal Rina-
rieletto nel maggio 2019. Diplomato scimento e da questa città e metterla a
in violino e laureato in giurispruden- disposizione di chi vuol dare un nuo-
za, nella stessa Università di Firenze ha vo senso al rapporto tra cultura e svi-
conseguito il dottorato di ricerca in luppo, tra cultura e crescita. Il nostro
Diritto pubblico e Diritto dell’am- terreno, quello fiorentino, è sempre
biente e ha insegnato Legislazione dei stato fertile. Qui abbiamo abbracciato
beni culturali. Dal 2005 ha dato vita anche la sfida della contemporaneità,
alla Fondazione Eunomia per i giova- perché riteniamo che cultura non sia
ni talenti under quaranta. Con le poli- solo storia, fissata come in una teca di
tiche del 2013 è andato alla Camera museo. Cultura è ciò di quanto più di-
dei Deputati, dove è stato membro namico si possa immaginare. Per que-
della Commissione attività produtti- sto abbiamo investito, in questi anni,
ve, commercio e turismo, fino a resti- nell’arte contemporanea, portando
tuire il seggio di parlamentare per tor- nelle periferie teatri, biblioteche, as-

D
ante Alighieri e il suo ricco nare a Firenze. Ha pubblicato volumi e sociazioni culturali, manifestazioni,
Medioevo, la grande casata contributi nel campo del diritto pub- festival, e abbiamo affiancato a una ri-
dei Medici, la denominazio- blico, costituzionale e dei beni cultu- qualificazione urbana dei contenitori
ne universale, quasi uno stigma, di rali con UTET, Il Mulino, Passigli edi- vuoti e delle aree meno centrali un at-
“culla del Rinascimento”... Non è tut- tori e Polistampa. tivismo culturale molto forte.
ta qui Firenze, ci mancherebbe. Dalle
sue radici più celebri è necessario par- Firenze “culla del Rinascimento”. Eppu- La sede del Comune è in Palazzo Vec-
tire tuttavia per riscoprirne l’identità, re è molto di più. Da sindaco, qual è l’i- chio. Nella prima reggia dei Medici. Av-
che è motore di svilup- verte e in che modo questa
po per il futuro. Affin-
ché la grandezza di ieri
INCONTRO CON eredità? Non è come lavo-
rare in un luogo qualsia-
non schiacci il poten-
ziale di oggi. Ne è asso-
DARIO NARDELLA si… – E me ne stupisco
ogni giorno, varcando la
lutamente convinto «Difendere la storia significa continuare porta del mio ufficio…
Dario Nardella, sinda- a essere contemporanei – Serve maggior Non possiamo non avver-
co del capoluogo tosca- tire, come amministrato-
no dal 2014, da sempre
protagonismo dei cittadini: non c’è eredità ri, tutto il peso e l’enorme
sensibile al tema dell’e- senza identità – La cultura è quanto responsabilità di governa-
redità culturale e in pri- di più dinamico si possa immaginare – re una città come Firenze,
ma linea contro lo ste-
rile dualismo tra cultu-
Oggi Brunelleschi sarebbe probabilmente proprio perché le opere
d’arte, l’architettura, le sa-
ra e innovazione, tutela un “cervello in fuga” – L’archeologia? le, le singole pietre di Pa-
e crescita, passato e pre- Amo le necropoli etrusche ma in Italia lazzo Vecchio ce lo ricor-
sente. «Firenze è stata dano in ogni momento.
grande ogni qual volta
non è facile scegliere»
è stata contempora- Intervista di Giulia Pruneti Non le sembra trascurata
nea», ribadisce il primo la città romana nella sua
cittadino affacciandosi da Palazzo stantanea della “sua” città che le viene dimensione archeologica? Sotto piazza
Vecchio su quella magnifica Piazza in mente? – Nel Rinascimento la cultu- della Signoria le più estese testimo-
della Signoria, simbolo della gran- ra era ciò che attraversava qualunque nianze dell’antica Florentia furono
dezza della città e delle sue tragedie, aspetto della vita, pubblica e privata: il scoperte e presto ricoperte. Non crede
dove un tempo svettavano le torri dei mecenatismo della grande dinastia che avrebbero potuto essere valorizzate
Ghibellini sconfitti e Savonarola fu medicea, che poi si è sviluppato in tut- e costituire un importante circuito turi-
messo al rogo, oggi percorsa da turisti ta Europa, aveva al centro l’idea della stico alternativo? – All’epoca, negli
in estasi e fiorentini assuefatti alla cultura come grande fattore di crescita scorsi anni Ottanta, senza dubbio si
bellezza. Qui dove tutto ebbe inizio, e dinamismo anche economico. Pitto- preferì valorizzare la Firenze rinasci-
dove il mondo scorre… Dario Nardel- ri, architetti, urbanisti, scultori erano mentale che non quella romana. Ma
la è nato a Torre del Greco (Na) il 20 in realtà strumenti in mano a una vi- di recente abbiamo aperto un nuovo

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circuito di visite a Palazzo Vecchio che questa è così rivoluzionaria nella ge- na. Brunelleschi ha incontrato diffi-
parte proprio dal teatro romano, di cui stione/tutela del patrimonio culturale? coltà quando ha esposto per la prima
abbiamo trovato i resti nel sottosuolo. – L’avvenuta ratifica da parte di Came- volta il suo progetto avveniristico per
Era un teatro vastissimo, capace di ra e Senato è un passo importante ver- la cupola del Duomo, eppure quel
contenere nel periodo di massimo so l’adozione, da parte dell’Italia, di giovane architetto poco conosciuto
splendore fino a quindicimila spetta- questo strumento promosso dal Con- seppe convincere la committenza e
tori, poi caduto in disgrazia e quasi di- siglio d’Europa che parla di protezio- ha realizzato una meraviglia del pa-
menticato, “sepolto” sotto le successi- ne e anche di promozione dei valori trimonio mondiale. Oggi probabil-
ve costruzioni e ampliamenti del Pa- culturali. È un atto che incentiva un mente sarebbe stato fermato dalle
lazzo e riscoperto nel 2010 dopo sei maggior protagonismo dei cittadini e pratiche burocratiche, dai veti incro-
anni di scavi. riconosce come fattore cruciale per la ciati, dalle ostilità politiche. Lo dico
crescita sostenibile del territorio il con rammarico, ma temo che quasi
Proteggere e valorizzare. Conservare concetto di eredità, di patrimonio. sicuramente oggi Brunelleschi sareb-
guardando però al futuro. Qual è il Non c’è identità senza eredità. Mi rife- be un “cervello in fuga”. Eppure sono
punto di equilibrio nella gestione del risco a quell’insieme di risorse che ci convinto che l’Italia non abbia perso
patrimonio storico-artistico? – Io credo arrivano dal passato e che le popola- quella bella dose di genialità e creati-
che essere una città storica non signifi- zioni identificano come riflesso ed vità che l’ha contraddistinta nei seco-
chi essere una città solo impegnata a espressione dei propri valori, delle lo- li. Peccato che a volte non la ricono-
difendere ciò che si ha e che viene dal ro credenze e conoscenze, tradizioni, sciamo, non la promuoviamo, ce la
passato. Non è solo questo il nostro in continua evoluzione. Dobbiamo, lasciamo sfuggire.
compito. Come accennavo prima, di- tutti insieme, innescare un circolo
fendere la storia significa continuare a virtuoso tra conoscenza, ricerca, eco- Presto, si spera, torneremo a viaggiare
essere contemporanei, perché la cultu- nomia, tutela del patrimonio mate- tutti un po’ di più. Ci sono luoghi, ar-
ra è un elemento di grande spinta alla riale e immateriale, naturale e digita- cheologicamente parlando, che ama
trasformazione, all’innovazione. Fi- le, affinché prenda avvio la ripresa nel particolarmente? – Conosco molto be-
renze è stata gran- ne il sito di Pae-
de ogni qual volta è stum, con la sua
stata contempora- splendida area
nea, quando ha archeologica e il
messo in discussio- suo museo, dove
ne lo status quo. Il andavo spesso da
nostro dovere civi- bambino e che
co e istituzionale è negli ultimi anni
proteggere quello è stato molto va-
che le generazioni lorizzato grazie a
hanno costruito
nel passato ma, al- SALONE DE’
lo stesso tempo, CINQUECENTO
Il sindaco Dario
con la stessa inten- Nardella durante
sità, continuare a una cerimonia
innovare, a trasfor- ufficiale in Palazzo
Vecchio insieme
mare, a fare della al gonfalone
cultura un grande della città.
motore di emanci-
pazione e di crescita. Contemporanei- nostro Paese, che deve essere politica, un’intelligente direzione. Lo scorso
tà e storia, protezione e valorizzazio- civile, economica ma non può che anno ho trascorso le vacanze estive in
ne: guai a mettere contro questi due avere radici culturali. Puglia e con i miei figli ho visitato i re-
aspetti, perché non ha senso conserva- sti dell’antica Egnazia. In Toscana ri-
re un’opera d’arte se non ci impegnia- Cultura e creatività. Dal palco di mangono per me insuperabili le tante
mo a fare di quella uno strumento di “tourismA” provocatoriamente ha necropoli etrusche. Ma il patrimonio
crescita delle nuove generazioni. chiesto rivolgendosi alla platea: «Oggi archeologico del nostro Paese è ster-
a un giovane Brunelleschi farebbero minato, frutto di una quantità incredi-
Di recente aveva rinnovato l’appello al fare la cupola a Firenze?». Cosa voleva bile di stratificazioni… Come si fa a
governo affinché venisse finalmente ra- dire? – Chiaramente era una provo- circoscrivere una scelta di monumenti
tificata la Convenzione di Faro. Perché cazione, ma neanche troppo peregri- e di luoghi? ➝
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Firenze e Dante, sono passati settecento spico si possa realizzare proprio in oc- è vitale per la democrazia, ma troppo
anni da quella morte in esilio. Potrebbe casione di questa storica ricorrenza. spesso nell’Italia contemporanea ha
essere un’occasione per riconciliarsi con prodotto un immobilismo imbaraz-
la città che ne custodisce le spoglie? – Firenze visse uno scontro violento tra zante. In un momento storico come
Con Ravenna abbiamo da sempre un Guelfi e Ghibellini. Esiste sempre in questo, con il mondo intero stravolto
ottimo rapporto. Conosco bene il gio- Italia questo problema di perenni fazio- da una terribile pandemia, l’interesse
vane sindaco Michele De Pascale e ogni ni opposte? – Temo di sì. Del resto pro- per il bene comune dovrebbe indurre
anno mi reco nella sua città per la ceri- prio la conflittualità interna alla Firen- tutti a una maggior unità di intenti.
monia che ricorda la morte del Poeta, in ze medievale, prima divisa fra Guelfi e
occasione della quale Firenze dona l’o- Ghibellini e poi, dopo la cacciata di Cosa augura alla sua città e alle prossi-
lio della lampada votiva, rito che si svol- questi ultimi, tra Guelfi Bianchi e me generazioni? – Abbiamo vissuto un
ge tradizionalmente proprio sulla tom- Guelfi Neri, senza parlare delle lotte anno difficilissimo e doloroso. Il mio
ba. Credo che questa ricorrenza dei set- successive, ci insegna che lo scontro augurio da sindaco, da uomo e da pa-
tecento anni possa aiutare a rimettere permanente non giova alle istituzioni dre, è che Firenze si confermi nella sua
Dante al centro delle politiche culturali e al corpo sociale. La dialettica politica capacità di risollevarsi dalle tragedie,
della sua città natale e an- siano esse sanitarie, eco-
che a sanare la ferita dell’e- nomiche e naturali, come
silio cui venne costretto. ha dimostrato di saper fa-
Le celebrazioni e gli eventi re anche nel recente pas-
che si svolgeranno e che io sato, dalla terribile allu-
mi auspico siano rivolti a vione del 1966 al crimi-
tutti, dai più eruditi ai nale attentato dei Geor-
bambini, dovranno essere gofili del 1993, e che non
un modo di riappropriarci perda mai la sua anima
del Sommo Poeta e del solida, solidale, attenta
suo immenso lascito per alle più ineguagliabili
la letteratura e la lingua bellezze artistiche ma an-
italiana. Dante fa parte di che alle fragilità degli ul-
noi, della nostra storia, timi, come ci ha insegna-
non solo di Firenze e Ra- to un grande sindaco del
venna. È uno dei maggiori GUIDA D’ECCEZIONE. Il primo cittadino dopoguerra, Giorgio La
simboli dell’Italia. Sono anche al cor- accoglie un gruppo di visitatori Pira... Caratteristiche che rendono
rente del progetto di Pupi Avati per un nella Sala Cosimo I di Palazzo Vecchio: questa città davvero grande e unica.
nel 1540 il secondo e ultimo duca
film, di cui il regista ha parlato nella della Repubblica Fiorentina stabilì A cura di Giulia Pruneti
passata edizione di “tourismA” e che au- la sua residenza nel Palazzo della Signoria. «Archeologia Viva»

GOBUSTAN: DOVE LE ROCCE PARLANO


▲ ▲ ▲

L’arte rupestre di questa regione dell’Azerbaijan


sulle rive del Caspio ci offre la viva testimonianza di
PROSSIMO NUMERO
PROSSIM
un mondo preistorico sorprendentemente correlato

LE DOMUS A COLORI DI ASSISI


Tra le vie arroccate della città di Francesco
si nasconde un incredibile coloratissimo tesoro
di residenze romane

I POZZI (ETRUSCHI) DI CERVETERI


Nel Lazio settentrionale questo tipo di impianti legati
all’acqua era essenziale per le pratiche di culto
della comunità sia nell’abitato che nella campagna
circostante
IL PROSSIMO NUMERO DI GENNAIO/FEBBRAIO È IN EDICOLA A PARTIRE DALLA FINE DI DICEMBRE

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