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Facoltà di Scienze della Comunicazione

Corso di Valorizzazione e narrazione del patrimonio culturale


Docente: Prof.ssa Anna Villari
Tutor:Dott.ssa Desirèe Tommaselli.

Esercitazione obbligatoria sulla creazione di un “Tour virtuale” a un


museo.
In base alle mie osservazioni personali durante le visite guidate e alle
considerazioni generali sull’ esperienza proposta attualmente dal Museo
Archeologico “F.Ribezzo”, ho trovato interessante provare a immaginare di
comunicare la sala Epigrafica e Statuaria del Museo.Nello specifico, in questo
esercizio vorrei descrivere alcuni soluzioni concrete, ovvero l’ideazione di
“avatar ologrammi immaginari” , un cast di personaggi storici, ideati per
accogliere visitatori nella sala Epigrafica, è il loro eventuale impiego in altri
canali di comunicazione digitale e non solo. Quali obiettivi vorrei raggiungere
con questa soluzione? Prima di tutto è una modalità di presentazione di
contenuti scientifici con linguaggio comprensibile e accessibile, con utilizzo di
storytelling efficace e la struttura narrativa familiare ai visitatori potenziali.
Vorrei sottolineare la necessità di creare personaggi-avatar, che sono
“pronti”ad uscire dal contesto stretto della visita del museo, adatte a “vivere”
potenzialmente in un mondo di social networks ma anche sui muri di città
sotto forma di graffiti. La mia motivazione è basata sulla convinzione che
Brindisi ha bisogno di un ponte tra passato e presente, di ritrovare “le anime
di città ” con le quali i Brindisini di oggi possono identificarsi e grazie ai quali
possono interpretare i cambiamenti.
Senza dubbio il Museo Archeologico “F.Ribezzo” necessita anche la
realizzazione dell’audioguida che permetterebbe di spostare il focus
dell’attenzione del museo dall’istituzione al visitatore. La peculiarità del
museo archeologico “F.Ribezzo” è che contiene reperti che fanno parte
dell’attuale allestimento, articolato solo sulla linea del tempo. Con
l'audioguida potremmo articolare contenuti sui significati alternativi, come il
porto protagonista- testimone di vicende passate e odierne. Le vicende nelle
quali erano coinvolte anche i personaggi - abitanti della sala Epigrafica.
Sentire le loro voci, le voci non solo di Romani ma sopratutto brindisini che
vivevano nell’epoca repubblicana e imperiale. Audioguida o sistemi con QR
code sono strumenti indispensabili nella strategia di comunicazione con i
visitatori stranieri. Nel caso del Museo Archeologico
“F.Ribezzo”,indubbiamente bisogna migliorare l’esperienza dei visitatori non
di lingua italiana.

Potrebbe suonare troppo ambizioso, ma l’obiettivo di questo esercizio è di


proporre un alternativo modo di comunicare la storia di oggetti-reperti, dove il
sapere indiscusso, studi archeologici e ricerche sono soltanto la base della
rappresentazione del mondo di ieri e oggi che può dare il senso al pensiero
sul futuro del porto di Brindisi.

La storia del museo

La storia del museo incomincia nel 1884 nella sede comunale del Tempio di
San Giovanni al Sepolcro grazie l’arcidiacono Giovanni Tarantini, e accoglie
materiali rinvenuti negli scavi eseguiti e dall’ultimo insieme, l raccolti di
donazioni di alcuni collezionisti. Al inizio del ventesimo secolo il museo ha la
fortuna di essere oggetto di interesse di un gruppo di giovani intellettuali
liberali “Brigata degli amatori d’arte” di cui lo studioso Pasquale Camusa
divenne successivamente direttore onorario del Museo, incarico che detenne
fino alla sua morte.
Il tempio di San Giovanni al Sepolcro non può più ospitare i materiali restituiti
dagli scavi e nasce la necessita di progettare un edificio adeguato.
La costruzione di una nuova sede del Museo procede parallelamente allo
sviluppo urbanistico di piazza Duomo. Prima del 1934 lo spazio urbano che
occuperà futuro Museo, Biblioteca Provinciale e il Provveditore agli Studi
presentava abitazioni e Ospedale civile. Interessante che durante lo
sbancamento dell’area per la costruzione del nuovo palazzo, progettato
dall’ingegnere Antonio Cafiero, si rivela la presenza di notevoli testimonianze
archeologiche lasciate senza completa indagine a causa della fretta di
completare i lavori. All’avvocato Gabriele Marzano, cultore di archeologia e
ispettore onorario del Ministero della Pubblica Istruzione, va il merito di aver
documentato lo scavo e di aver caldeggiato la costruzione del Museo
Archeologico Provinciale in una ala del nuovo edificio nel 1952.

A questo punto cronologico nel 1954 appare il nome del Direttore onorario del
Museo civico di San Giovanni al Sepolcro, Benita Sciara,e alcuni studi
archeologici che rappresentano la base storica dei discorsi dei miei abitanti di
Epigrafica. E’ lei, prima dell’apertura nel 1954, a redigere l’inventario del
materiale archeologico che troveremo nel primo allestimento curato da
Marzano e dal professore Nevio De Grassi nello stesso anno. Il primo
allestimento comprendeva cinque sale in cui vennero esposti reperti custoditi
nel Tempio di san Giovanni al sepolcro, insieme alla collezione archeologica
“Annibale De Leo e alla Collezione “Gorga”. L’ultima presenta una ricca
documentazione corolpastica concessa al museo Dal Ministero della Pubblica
Istruzione in occasione della sua apertura.
Nel 1960 vede la luce la nuova sala espositiva, dedicata al sito di Valesio,
dove il Marzano interviene non soltanto come curatore ma contribuendo con
oggetti della sua privata collezione.

La formazione e lo sviluppo del Museo ha avuto un nuovo impulso grazie ai


risultati di sistematici scavi realizzati dalla Soprintendenza Archeologica della
Puglia negli anni Settanta. Uno delle più importanti scoperte era l’insula
romana di San Pietro degli Schiavoni, della domus di San Giovanni al
Sepolcro, delle necropoli di via Cappuccini, ma anche di fastosi elementi
architettonici, di vasellame, di monete e di sculture, conservate nel Museo
Provinciale di piazza Duomo, in attesa di una presentazione più ragionevole.

Negli anni successivi la reputazione del museo acquista una connotazione


regionale grazie alla costante collaborazione di tre enti: il Museo con il suo
ruolo di conservazione, la tutela che garantisce la Sopritendenza e la ricerca
svolta dall’Università. I successi archeologici negli anni a venire hanno
arricchito notevolmente il patrimonio del Museo. Vorrei ricordare alcune delle
più importanti scoperte qui perché possono aiutare a comprendere cosa era
museo 50 anni fa, come lavora oggi e cosa può dare in futuro. La stagione
degli scavi note anche a livello internazionale sono state campagne di scavo
a Valesio nella località di Santo Stefano. La missione archeologica, finanziata
dalla Provincia di Brindisi e eseguita dalla Libera Università di Amsterdam ha
messo in luce un importante impianto termale di età tardo-romana localizzato
nell’ area dove una volta tanti anni fa passava la via Traiana.
Alla fine degli anni Ottanta, inizio Novanta gli scavi restituiscono al mondo
importanti impianti manufatti(fornaci per la produzione di ceramica e anfore)
dell’eta tarda repubblicana e la prima eta’ imperiale.I lavori archeologici
continuano in terra e in mare, dove è stata riservata la notevole sorpresa -
scoperta dei Bronzi di Punta del Serrone nell’estate del 1992.
“É la più grande scoperta archeologica dell’estate che muore in Italia e, per
quanto ne sappiamo, anche fuori dell’Italia. Rivela antiche opere d’arte,
ammirevoli, se pur frammentarie, che riemergono dal fondo del mare…” sono
gli ormai celebri “Bronzi di Brindisi”: cosi scriveva Sabatino Moscati il 10
ottobre del 1992 sulla rivista “Archeo”.
Il Museo negli anni duemila ha cercato di adeguarsi ai cambiamenti che
hanno investito il settore museologico e ha dato luce ad una serie di progetti.
La strategia di ricerca di nuovi interlocutori come il mondo della scuola, i
fruitori legati al tempo libero e alla terza età, mentre ai giovani si traduce in
varie iniziative come “Il Museo a misura di ragazzo”, una seria di progetti
formativi come gli Stage di ceramica, laboratori di restauro, “ corso teorico-
pratico per operatore tecnico per l’Archeologia Subacquea” e altre proposte
culturali. Il Museo svolge corsi di di informazione e aggiornamento sul
patrimonio culturale del territorio provinciale collaborando con Università della
terza età e Università popolare della libera età di Brindisi. Parallelamente a
quelle attività Il Museo intraprende la strada di eventi espositivi, con cadenza
annuale, a partire dal 1992. La realizzazione delle mostre coinvolgeva non
solo Ministero e Università, ma anche i privati, ampliando offerte dei temi di
comunicazione come per esempio arte contemporanea e musica. Nel 2008 è
stata realizzata l’iniziativa “Dal mare al Museo.-L’archeologia subacquea nella
provincia di Brindisi”, mostra allestita presso il Museo civico di Bergkamen
(Germania) ha regalato al Museo esperienza di interazione con le istituzioni
tedesche. Tali attività rispecchiano la propensione degli amministratori del
Museo verso iniziative a favore della valorizzazione delle potenzialità e delle
risorse presenti sul territorio negli anni precedenti. Questo non significa che la
pratica sia cambiata, anche oggi Il Museo ospita frequentemente le mostre
con presenza di organizzazioni internazionali. Una delle recenti “Acqua.
Viaggio tra storie e forme” è stata allestita in un’area dedicata alle mostre
temporanee. Ma come con tutte le discipline applicative è importante non
solo “decollare” le idee e/o progetti interessanti, ma anche riuscire di“portare
a terra in completa sicurezza”. Seguendo il format di tesina, riprenderò la
riflessione personale che riguarda l’organizzazione attutale del Museo più
avanti, concludo la parte di breve introduzione storica con gli ultimi
aggiornamenti in allestimento della esposizione permanente eseguite nel
2008 nel modo in cui il museo stesso comunica tale progetto espositivo.
“Il Museo viene riaperto al pubblico in una veste museografia e museologica
innovativa; è l’Ufficio Tecnico della Provincia, in collaborazione con
l’architetto Giuseppe Berucci, che firma il nuovo progetto allestivo, mentre un
gruppo di professionisti individuati dalla Società MP Mirabilia, appaltatrice dei
lavori di comunicazione, ha collaborato con la direzione del Museo, alla
realizzazione del nuovo percorso museale che propone prospettive di lettura
storica e modi di esposizione più moderni e accattivanti.” Viene sottolineato il
principio della reversibilità dell’allestimento che permette di intervenire con
eventuali nuove soluzioni espositive ispirati dalle potenziali scoperte e studi
archeologici.

Spazio espositivo attuale e l’esperienza della visita

La tipologia del Museo Archeologico “Francesco Ribezzo” di Brindisi si può


intuire dal suo nome, è un ente pubblico territoriale di proprietà provinciale,
gestito dalla Regione Puglia, e non può avvalersi di finanziamenti autonomi, è
aperto al pubblico con ingresso gratuito dal martedì alla domenica dalle 9:00
al 19:15.
Le sale espositive ospitano oggetti-reperti dall’età preistorica fino alla tarda
età romana. Il criterio principale per la composizione della sezione presenta
la categoria dei reperti: l’epigrafia comprende le iscrizioni latine, la stessa
sala accoglie le statue togate e loricate, le figure femminili dal I sec. a.C. al II
sec. d.C. e le statue romane ritrovate nel centro storico cittadino; la sezione
antiquaria conserva vasi d'importazione greca e vasellame di produzione
locale databili tra il VII e il III sec. a.C. dove i reperti sono presentati in base al
materiale(bronzi, ceramiche, vetri, monete, terrecotte architettoniche); quella
preistorica racconta il paleolitico superiore (12.000 a.C.) e raggruppa vari
reperti ritrovati durante gli scavi effettuati sul territorio; e la sezione
subacquea che ospita due statue in bronzo rinvenute a largo di Brindisi.
L’esposizione incomincia già all’ingresso, il visitatore viene a contatto con il
materiale archeologico già sotto il porticato.Come sono comunicate?
Purtroppo i reperti sono responsabili della propria comunicazione senza aiuto
di didascalia o altri codici grafici o multimediali (la sera l’ illuminazione esalta
la bellezza di due capitelli figurati, le testimonianze superstiti della Abbazia

benedettina di Sant’Andrea (sec. XI) e altri reperti depositati sotto il porticato).

Dalle facciate si intravede lo spettacolare cortile con i muri ricoperti di glicine


che decisamente ricordando l’atmosfera di un castello medievale. Al piano
terra si colloca la Sezione Antiquaria con “Collezioni” di ceramica. All’interno,
i soffitti bianchi, pavimenti e muri di colore pastello e le vetrine con materiale
storico creano un ambiente sobrio. L’Impiego di luci si limita a punti luce non
incassati, fissati all centro della controsoffittatura in cartongesso continuo.
Anche qui nell’allestimento trovo mancanze nella comunicazione dei
materiali: il contrasto di testo delle didascalie è insufficiente per di più
aggravato da riflessi sul vetro; i panelli informativi non riflettono studi
sull’usabilità. Non comprendo la decisione di ridurre il testo in inglese rispetto
all’ italiano nella progettazione dei
panelli informativi.
Al piano terra dell’edificio la Sezione Antiquaria è dedicata alle “Collezioni”
con notevoli esposizioni di ceramiche che comprende vasi attici, vasi italioti,
trozzelle, vasi sovra dipinti policromi, con esemplari realizzati fra il VI e III sec.
a. C. L’esposizione prosegue al piano seminterrato dove è ospitata la
Sezione Epigrafica e Statuaria.
Seguendo il percorso percettivo si nota il contrasto tra aree cromatiche della
Sala precedente e quella Epigrafica. C’e un forte richiamo sensoriale grazie
alla differenza tra temperature e livello acustico (caldo/freddo e
rumore/silenzio). Lo spazio è rappresentato in due livelli: a livello delle
iscrizioni epigrafiche e dall’altro lo spazio di superficie di muri rivestiti anche di
pietra a vista. La sala epigrafica dove è giocata l’intera vicenda potrebbe
avere un ruolo importante per veicolare dei significati che possono arricchire
la narrazione.Il Posizionamento sotterraneo con piccole finestre, polvere e
ragnatele potrebbe aiutare con credibilità sul “imprigionamento” dei
personaggi-avatar. L’Illuminazione si presenta con un taglio di luce indiretta
perimetrale, posizionata su una aletta che illumina nella direzione
dell’intradosso. Per la soluzione comunicativa ideata da me, sarà necessaria
la realizzazione del progetto dell’ illuminazione. La sala dovrebbe essere
avvolta in un’ ombra dove le luci vanno utilizzate in chiave narrativa, coerenti
con il discorso e le battute di personaggi-narratori. Gli avatar- ologrammi
presenteranno anche una fonte di luce. La gestione dell’illluminazione diventa
la base di presentazione del allestimento. Attualmente l’unico contenuto
informativo è il panello all’ingresso o gli approfondimenti durante la visita
guidata. Sulla pagina web dedicata al Museo possiamo trovare la descrizione
di come procede il percorso: “ Il percorso museale prosegue al primo piano in
cui sono collocate due sezioni dedicate rispettivamente alla Preistoria e alla
Messapia. L’ingresso alla Sezione Messapica è anticipato dalla presenza di
una grande trozzella di destinazione funeraria. Il percorso espositivo continua
al piano superiore, che ospita in

quattro sale la sezione dedicata a Brindisi in età romana, suddivisa in area


urbana e in area necropolare. Il passaggio dall’abitato alle necropoli è
scandito da una ricca raccolta di monete rinvenute sia in contesti funerari, sia
in prossimità di quartieri abitativi e di aree monumentali e termali. Una serie
di pannelli esplicativi e un grande plastico della necropoli, introducono il
visitatore al regno dei morti ed ai suoi rituali funerari, vasi per derrate
alimentari, vasi da banchetto, fibule, monili, cinturoni in bronzo, contenitori da
toilette, oggetti riproposti in ampie vetrine. Di grande importanza le sale che
ospitano le sculture bronzee rinvenute nelle acque di Punta del Serrone,
spicca fra tutte la statua raffigurante il Console Lucio Emilio Paolo che nel
168 a. C. trionfò nella guerra di Macedonia. Lungo il percorso non mancano
“effetti sorpresa”, tra cui la riproduzione in scala di una prua di nave oneraria
con anfore in situ.” Vorrei evidenziare l’uso strategico del colore in Sezione
Subacquea dove si trovano i protagonisti della mostra internazionale “Nel
Mare dell’Intimità. L’archeologia subacquea racconta l’Adriatico”, tenutasi a
Trieste nel 2018.

I luoghi come i musei di oggi tendono a rappresentare, a parte quella della


sua primaria funzione, anche gli spazi di aggregazione e socialità. Ad
esempio, il rapporto degli scolari con il Museo è regolamentato con un
sistema di visite guidate . In parole semplici, non possiamo trovare un gruppo
di adolescenti o studenti senza essere accompagnati da insegnati e
guide.Prima di tutto l’assenza di audioguide e alternativi sistemi di supporto
per la visita, e poi mancanza di un bar o ristoro condizionano le visite in
format prestabilito. I Visitatori si immergono nell’atmosfera camerale, mentre
ai piccoli visitatori non è apprezzato utilizzo di cellulari, ed è ribadito
continuamente di rimanere in silenzio. Questo rende difficile che i visitatori
elaborino i contenuti insieme, rendendo possibile la nascita di un movimento
di “grassroot” e diffusione di contenuti in web e social. Positivo trovo i
laboratori interattivi con gli scolari, dove insieme alla guida approfondiscono
alcune tematiche storiche, stimolando il dialogo e coltivando l’ interesse verso
i reperti esposti nel Museo. Apprezzo l’importanza dei musei anche in chiave
di spazio di incontro e socialità, dove riappropriarsi di una dimensione urbana
quotidiana che può ospitare manifestazioni ed eventi. In sintesi come tutti gli
spazi, anche quello del Museo Archeologico “Francesco Ribezzo” rispecchia
l’articolazione della società brindisina attuale. Una parte importante delle
attività del Museo sono le mostre tematiche ed eventi culturali. Il Museo
archeologico “ F.Ribezzo” ha Polo BiblioMuseale, archivio e sala lettura. Al
piano terra si trova la conference hall. L’ente museale presentato in web con
la pagina in Facebook poco trafficata. Possiamo conoscere il Museo grazie
alla comunicazione istituzionale sul sito di https://cartapulia.ithttps:// e sul sito
della Provincia di Brindisi (il Museo non ha proprio sito).

La soluzione narrativa per sala Epigrafica

Nella sala epigrafica vorrei costruire un ambiente multisensoriale studiato per


produrre una esperienza precostituita. Dunque, nel caso della sala Epigrafica
avremo dispositivi ad attivazione automatica, mentre nelle altre sezioni
possono essere impiegati dispositivi ad attivazione manuale (le audioguide
per esempio).
Come il nostro caso lascia intendere, la conformazione del discorso in sala
epigrafica è costituito da un andamento lineare con i confini precisi e sarà
una vera propria esperienza testuale, come fruizione del audiovisivo. Il
visitatore dovrebbe avere la sensazione di assistere ad una conversazione
tra i personaggi-ologrammi, come fosse essere cascato all’interno di una
situazione con “un certo stato di cose”. In questo caso il visitatore è un
spettatore di una situazione dove personaggi hanno una collocazione
temporale e spaziale precisa. Tali soggetti manifesteranno in maniera più o
meno esplicita una seria di azioni e interazioni, comunicando il loro obbiettivi,
e, in fine, sarà possibile percepire i loro stati d’animo.La relazione del
visitatore con la situazione non si limita soltanto in chiave di percettività e
intenzionalità, ma e considerata come un’esperienza viva, dove l’attenzione
sarà attirata dalle incensanti trasformazioni della situazione.
Il format dell’esercizio prevede la scrittura del testo con il quale i visitatori
saranno in contatto. Come in tutti i racconti, distinguiamo due aspetti: quello
della storia e quello del discorso. Io purtroppo non sono riuscita ad avere un
confronto con uno storico o un curatore scientifico del Museo per costruire il
contenuto insieme. Per ciò ho deciso di concentrarmi più sul discorso, ovvero
i mezzi tramite cui viene comunicato il contenuto fornito dalla bibliografia
esaminata e studi publicati.
Nel complesso le iscrizioni in lingua latina, facenti parte della Collezione del
Museo, si collocano in un arco di tempo che va dal I sec.a.C al 3-4 sec d.C e
offrono una vasta possibilità di indagine su alcuni aspetti caratterizzanti il
territorio Brindisino. Qui vi propongo la lettura della effimera conversazione
tra alcuni brindisini, le cui epigrafi sono esposti in Museo.

Caratteri

Tiberius Claudius Hellespontanius, marmorarius ( generico


operaio del marmo o scultore).

Hostilius Hypatus, negotiator (mercante).

L.Cassius Flavianus, quattuorvio, facendo riferimento ad


iscrizione epigrafica era personalità di prestigio.

C. Ventidius Bale(n)s, veterano militare, incaricato come


scaripharius (addetto alla realizzazione di mappe in ambito
agrimensorio, geometra di oggi).

Amaranthus, topiarius (il giardiniere).


Sala epigrafica, illuminata solo parete nord e una iscrizione epigrafica sul
parete ovest, un’aura meditativa.

Tiberius (sta osservando con attenzione una delle iscrizioni epigrafiche, ha


un aria malinconica) e Hostilius (sta girando lentamente attorno a una statua
al centro della sala espositiva con un bicchiere di vino).

Hostilius. Vuoi bere del vino?

Tiberius. Mi dispiace amico mio, ma anche oggi non posso farti compagnia.
In più fa particolarmente caldo. Hostilius, da quanto tempo noi ci
conosciamo?

Hostilius. Da quando? Solo Marte può sapere…Erano tempi in cui avevo


ricevuto un prestito di denaro nautico da Stichus, servo di Zeus, nella
provincia di Siria, la città di Berytus, fino a Brentesium. Sono stato per tutti i
due cento giorni di navigazione, sotto pegni e ipoteche per i beni procurati da
Berytus e portati a Brentesium! E proprio quel settembre quando giunto a
Brentrsium stavo acquistando altre merci per caricare a bordo per la partenza
di ritorno a Siria e mi sono imbattuto nella tua bottega…Duemila anni fa, non
di più...

Tiberius. Sono cambiato tanto da quei tempi?

Hostilius. Tantissimo. Quando eri giovane, eri fortissimo sia a lavorare col
marmo sia a bere il vino. E ora sei ossessionato da quelle rose quadrilobate,
rami di palmette, delfini e fiori di loto e Tutti quei segni funebri diffusi e
conosciuti in tutta Roma. Che ti importa chi erano queste persone?

Tiberius. Voglio capire chi è stato dopo di noi. Ricordi, una volta da esso si
imbarcarono le truppe dirette in Illiria e Macedonia. Quali guerre hanno
combattono le navi inviate dal nostro Porto? C’e un impero o una repubblica
che sta proteggendo Isola di Sant’Andrea e le isole Pedagne? A chi rimarrà
fedele la città? Quale navi salperanno dal nostro porto oggi, chi sono loro che
gli carica, queste persone sono liberi o schivi?

Hostitlius. Una cosa certa ti posso dire, che a un porto attivo come
Brentesium non poteva mancare un ufficio per la riscossione dei diritti di
dogana e ne’ mancherà dopo! (Sta alzando bicchiere come volesse fare
brindisi con qualcuno.)

Appare Cassius.
Cassius (esce dall'ombra di parete d; ha un aspetto facilmente associabile
con la carica pubblica; si siede vicino la sua epigrafe). Si…

Pausa.

Si…

Hostilius. Splendidus eques!

Cassius. Si. Ovviamente Brundisium era popolato di voi mercanti! Per


giustificare un viaggio dalla ricca Beirut fino a Brundisium, bisognavo pure
che anche quest’ultima avesse qualcosa da offrire in cambio?

Hostilius. (Si gira verso Tiberius parlando sottovoce.) Ho conosciuto un


mercante di schiavi al quale è costato caro il tentativo di sottrarre uno schiavo
di particolare valore al pagamento di portorium da Cassius Flavianus…

Tiberius. Mi dispiace di deludere le vostre aspettative compagni, le epigrafi


offrono solo uno spaccato della società brindisina. Parlano di pochi
negotiatores, ma non di numerosi schiavi e liberti. Nessun ricordo
dell’esistenza di corpora di artigiani come me…Alcuni marinai trovarono
anche il modo di farsi seppellire a Brindisi (Indica a un gruppo di epigrafi) e le
epigrafi ci ricordano i nomi delle triremi Phryx, Quadriga, Triptolemus e della
liburna Triton. Furono probabilmente alcune unità di questa flotta, inviate per
proteggere il traffico commerciale…

Hostilius. (Di nuovo alza bicchiere rivolgendolo a Cassius) E reprimere


quasi per caso, una rivolta servile nel 24 d.C!

Appare Ventidius.

Ventidius. Ogni porto che si rispetti deve fare i conti con le flotte militari. La
nostra ammiraglia della flotta ravennate creata da Augusto combatteva
l’endemica pirateria. Posso scommettere che anche la’ fuori (indica la piccola
finestra in alto) si trova la flotta del loro attuale imperatore.

Hostilius. O Giove! (Interpella al dio alzando le braccia). A chi interessano le


controversie di un porto affaccendato? Ascoltando voi, i visitatori avranno
un’immagine di un porto operoso e affollato, le partenze e gli arrivi dei
generali e i traslochi degli imperatori, caposaldo della difesa della costa
salentina! L’unica attività artigianale, ricordata da Plinio, era la fabbricazione
di specchi in stagno e bronzo, ed era già decaduta ai suoi tempi: i fabbricanti
brindisini, Tiberius, che pure avevano prodotto specchi rinomati, Tiberius, non
avevano saputo adeguarsi alla nuova moda degli specchi di argento! Guerre,
febbre malariche e tumulti provocati dalla carestia c’erano e saranno sempre!
(Interpella ai visitatori) Cosa rimane a noi e a loro? Niente rende il futuro cosi
promettente come il interpretarlo attraverso una coppa di vino!

(Sospira, beve).

Pausa

Amarantus, amico mio! Ti ricordi le file di asini che dalla campagna del
Brundisino, trasportarono via mare oleum aut vinum aut quid aliud? E le
ostriche più aspre dell’abisso?

Appare Amaranthus.

Amaranthus. Le ostriche dalle belle ciglia…Tutto questo lo può forse


intendere meglio chi è presente qui ora, quale genere di mania collettiva
questi vivai furono per i ricchi romani, complicati e costosi lavori di scavo e di
canalizzazione.

Hostilius. (Interpellandoa i visitatori) Non possiamo insegnare loro nulla di


propositivo a parte di cinque modi di sistemare un vigneto!

Amaranthus. La vite sostenuta da un giogo semplice dà le migliori uve da


vino, poiché non s'adombra, cuoce al sole e sente più la brezza…

Hostilius. Buon sangue non mente.

Bibliografia

CERA, G. (2022), Brindisi in età messapica e romana. Topografia della città,


L’ERMA” di BRETSCHNEIDER, Roma-Bristol

MARINAZZO, A. (2009), Museo Archeologico Provinciale Francesco


Ribezzo, MP Mirabilia, Roma

LIBERATI, F. (1973), Per una storia economica di Brindisi Romana, Titolo-


analitico, Periodico Amici della A. de Leo.

SCIARRA, B. (1963), Iscrizioni inedite di Brindisi, Epigrafica, Ceschina, Mi-


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