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La storia del museo incomincia nel 1884 nella sede comunale del Tempio di
San Giovanni al Sepolcro grazie l’arcidiacono Giovanni Tarantini, e accoglie
materiali rinvenuti negli scavi eseguiti e dall’ultimo insieme, l raccolti di
donazioni di alcuni collezionisti. Al inizio del ventesimo secolo il museo ha la
fortuna di essere oggetto di interesse di un gruppo di giovani intellettuali
liberali “Brigata degli amatori d’arte” di cui lo studioso Pasquale Camusa
divenne successivamente direttore onorario del Museo, incarico che detenne
fino alla sua morte.
Il tempio di San Giovanni al Sepolcro non può più ospitare i materiali restituiti
dagli scavi e nasce la necessita di progettare un edificio adeguato.
La costruzione di una nuova sede del Museo procede parallelamente allo
sviluppo urbanistico di piazza Duomo. Prima del 1934 lo spazio urbano che
occuperà futuro Museo, Biblioteca Provinciale e il Provveditore agli Studi
presentava abitazioni e Ospedale civile. Interessante che durante lo
sbancamento dell’area per la costruzione del nuovo palazzo, progettato
dall’ingegnere Antonio Cafiero, si rivela la presenza di notevoli testimonianze
archeologiche lasciate senza completa indagine a causa della fretta di
completare i lavori. All’avvocato Gabriele Marzano, cultore di archeologia e
ispettore onorario del Ministero della Pubblica Istruzione, va il merito di aver
documentato lo scavo e di aver caldeggiato la costruzione del Museo
Archeologico Provinciale in una ala del nuovo edificio nel 1952.
A questo punto cronologico nel 1954 appare il nome del Direttore onorario del
Museo civico di San Giovanni al Sepolcro, Benita Sciara,e alcuni studi
archeologici che rappresentano la base storica dei discorsi dei miei abitanti di
Epigrafica. E’ lei, prima dell’apertura nel 1954, a redigere l’inventario del
materiale archeologico che troveremo nel primo allestimento curato da
Marzano e dal professore Nevio De Grassi nello stesso anno. Il primo
allestimento comprendeva cinque sale in cui vennero esposti reperti custoditi
nel Tempio di san Giovanni al sepolcro, insieme alla collezione archeologica
“Annibale De Leo e alla Collezione “Gorga”. L’ultima presenta una ricca
documentazione corolpastica concessa al museo Dal Ministero della Pubblica
Istruzione in occasione della sua apertura.
Nel 1960 vede la luce la nuova sala espositiva, dedicata al sito di Valesio,
dove il Marzano interviene non soltanto come curatore ma contribuendo con
oggetti della sua privata collezione.
Caratteri
Tiberius. Mi dispiace amico mio, ma anche oggi non posso farti compagnia.
In più fa particolarmente caldo. Hostilius, da quanto tempo noi ci
conosciamo?
Hostilius. Tantissimo. Quando eri giovane, eri fortissimo sia a lavorare col
marmo sia a bere il vino. E ora sei ossessionato da quelle rose quadrilobate,
rami di palmette, delfini e fiori di loto e Tutti quei segni funebri diffusi e
conosciuti in tutta Roma. Che ti importa chi erano queste persone?
Tiberius. Voglio capire chi è stato dopo di noi. Ricordi, una volta da esso si
imbarcarono le truppe dirette in Illiria e Macedonia. Quali guerre hanno
combattono le navi inviate dal nostro Porto? C’e un impero o una repubblica
che sta proteggendo Isola di Sant’Andrea e le isole Pedagne? A chi rimarrà
fedele la città? Quale navi salperanno dal nostro porto oggi, chi sono loro che
gli carica, queste persone sono liberi o schivi?
Hostitlius. Una cosa certa ti posso dire, che a un porto attivo come
Brentesium non poteva mancare un ufficio per la riscossione dei diritti di
dogana e ne’ mancherà dopo! (Sta alzando bicchiere come volesse fare
brindisi con qualcuno.)
Appare Cassius.
Cassius (esce dall'ombra di parete d; ha un aspetto facilmente associabile
con la carica pubblica; si siede vicino la sua epigrafe). Si…
Pausa.
Si…
Appare Ventidius.
Ventidius. Ogni porto che si rispetti deve fare i conti con le flotte militari. La
nostra ammiraglia della flotta ravennate creata da Augusto combatteva
l’endemica pirateria. Posso scommettere che anche la’ fuori (indica la piccola
finestra in alto) si trova la flotta del loro attuale imperatore.
(Sospira, beve).
Pausa
Amarantus, amico mio! Ti ricordi le file di asini che dalla campagna del
Brundisino, trasportarono via mare oleum aut vinum aut quid aliud? E le
ostriche più aspre dell’abisso?
Appare Amaranthus.
Bibliografia