Sei sulla pagina 1di 25

LA STORIA DELL’ARTE A SCUOLA

La sua introduzione tra le materie


d’insegnamento del liceo classico rimonta, in
effetti, alla Riforma Gentile (1923)
Negli anni successivi all’introduzione della Storia
dell’Arte tra le materie dell’insegnamento, il Ministero
dell’Istruzione Nazionale si preoccupò di verificare
quali fossero metodi e materiali di lavoro dei nuovi
docenti.

È da segnalare la preziosa relazione di Pietro Toesca,


Saper vedere, apparsa in ‹‹Annali dell’Istruzione
Media››, n. 8, 1931, pp. 212-220, riproposta da G.
Previtali, con il titolo Una lezione su Giotto ascoltata da
Pietro Toesca nel 1931, in ‹‹Paragone››, n.s., XVIII
(1967), n. 209, pp. 33-40;
È anche opportuno ricordare che la presenza della Storia dell’Arte tra le
discipline dell’insegnamento scolastico è una felice peculiarità italiana, alla
quale solo di recente si è allineato il sistema formativo francese

e che tale insegnamento corrisponde ai principi sulla tutela dell’ambiente e


del patrimonio storico e artistico del paese sanciti dall’articolo 9 della
nostra Costituzione.

Famosa è la dura polemica condotta in Francia da André Chastel sulla


rivista da lui diretta ‹‹Revue de l’Art›› e che mostrava ad esempio virtuoso
proprio l’Italia.
LA COSTITUZIONE

Articolo 9

La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca


scientifica e tecnica [cfr. artt. 33, 34].

Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione.

Tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse


delle future generazioni. La legge dello Stato disciplina i modi e le
forme di tutela degli animali.

Articolo 33

L'arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento.

La Repubblica detta le norme generali sull'istruzione ed istituisce scuole statali per tutti gli ordini e
gradi…
Del resto, in un paese che vanta sul suo territorio una
porzione molto cospicua delle testimonianze alle quali
è tradizionalmente affidata la memoria storica della
civiltà umana – e che da questa presenza trae poco
più del 17 % del suo PIL è difficile immaginare che la
Storia dell’Arte possa essere considerata una materia
di secondo piano

Fonte: https://forbes.it/2021/10/21/economia-della-bellezza-in-italia-genera-il-
17-del-pil-nazionale/ u.a. 17/01/2022

Eppure, la presenza della Storia dell’Arte nelle scuole


secondarie pesantemente ridimensionata – dalla
riorganizzazione dei percorsi di studio imposta dalla
riforma della scuola media secondaria, attivata
nell'anno scolastico 2010-2011 e tuttora vigente
‹‹La specificità italiana è nella contiguità, non solo storica ma civile e
istituzionale, fra cittadini e il patrimonio che a loro appartiene (...)
perché in Italia più che altrove coscienza del patrimonio culturale
vuol dire conoscenza della storia e senso della cittadinanza; e perciò
cancellare la storia dell’arte sarebbe come cancellare la memoria
civile e istituzionale della repubblica››

(S. Settis, Italia S.p.A.: l'assalto al patrimonio culturale, Einaudi,


Torino 2002, p. 59)
«la cultura visiva degli italiani è infatti, al pari
della cultura musicale, del tutto impari alla
straordinaria e plurisecolare tradizione del
Belpaese»

(C. De Seta, in “La Repubblica”, 29 gennaio 2007,


riedito in, Perché insegnare la Storia dell’Arte,
Donzelli, Roma 2008, p. 120)
LA DIDATTICA MUSEALE
Per "didattica museale" si intende,
generalmente, l'insieme delle
metodologie e degli strumenti
utilizzati dalle istituzioni museali e
da quelle scolastiche per rendere
accessibili ad un più vasto
pubblico collezioni, raccolte,
mostre e in generale ogni tipo di
esposizione culturale.
Le origini

Si può affermare, infatti, che - almeno in Italia si inizia a


parlare di “Didattica museale” nei primi anni della
Repubblica formatasi con la Costituzione del 1947. Nel
quadro generale della ripresa della vita civile, dopo il duro
periodo bellico, anche numerosi musei italiani si riaprirono al
pubblico con programmi innovativi, come la Pinacoteca di
Brera, il Poldi Pezzoli di Milano, la Galleria degli Uffizi a
Firenze, la Galleria Borghese, il Museo Etrusco di Villa
Giulia e i Musei Comunali a Roma, il Museo del Sannio a
Benevento, il Museo Nazionale di Reggio Calabria e quello
di Messina, il Museo della Scienza e della Tecnica di Milano.

Questi musei offrirono al pubblico programmi culturali


profondamente innovativi, il cui denominatore comune era
rappresentato da un grande impegno culturale e civile. In
questa prospettiva la scuola era vista come il principale
elemento propulsore per il progresso civile della società nel
suo insieme.
LE PRIME ESPERIENZE DI DIDATTICA MUSEALE IN ITALIA

La Pinacoteca di Brera

La Direttrice dell'Istituto, Fernanda Wittgens, allo scopo di favorire la


partecipazione di tutti alla cultura cittadina, decise di promuovere numerose
iniziative, tra le quali:

1. ricerche per approfondire le modalità di apprendimento dei bambini posti


di fronte ad opere d'arte (in collaborazione con l'Istituto di Psicologia
dell'Università di Milano);

2. visite guidate gratuite la domenica mattina, come positivo impiego del


tempo libero;

3. svolgimento di corsi di educazione artistica presso centri culturali e


biblioteche rionali
La sezione didattica della Galleria degli Uffizi

La Galleria degli Uffizi, a seguito della Circolare del la Pubblica Istruzione, istituisce
un'apposita Sezione Didattica (in base alla C.M. 128/1970 del Ministero P.I.) sotto la guida
della dr.ssa Maria Fossi Todorow.

La prima iniziativa riguardò lo studio di una precisa metodologia estetica e graduale per gli
alunni delle scuole elementari e medie, in quanto spesso a questo livello di studi si concludeva
la formazione di gran parte della popolazione. Si decideva perciò, - d'intesa con il
Provveditorato agli studi di Firenze - di offrire visite guidate a tutte le scuole statali
dell'obbligo. In questa occasione fu predisposto uno schema di "visita tipo" (vero prototipo di
"manuale di didattica museale") contenente consigli pratici di natura organizzativa (orari,
percorsi di visita, servizi, ecc.), schede critiche essenziali riguardanti le opere scelte per la
visita, una breve storia della Galleria e alcune nozioni di base sulle tecniche artistiche.
Importante era il modello di metodologia da usare con le scolaresche fornito alle "guide
didattiche": conoscenze storico-artistiche essenziali su ogni specifico argomento, principi e
tecniche di natura pedagogico-didattica atti a sostenere un dialogo educativo con le
scolaresche. Tale dialogo, infatti, sulla base di esperienze varie italiane e internazionali, si
basava sul principio della "libertà guidata" per cui - pur soddisfacendo ogni spontanea
curiosità ed ogni più imprevedibile domanda degli alunni, si mira a guidarli ad una lettura
dell'opera secondo precisi criteri. In pratica, partendo dall'identificazione dettagliata dell'opera
d'arte, si passa ad un'analisi stilistica che allargandosi via via con confronti opportuni, deve
portare ogni ragazzo ad una percezione sempre più viva dell'opera stessa. In definitiva si
cercava di evitare ogni appesantimento nozionistico, riducendo al minimo essenziale le
notizie storiche (da sviluppare a scuola), per poter soddisfare nel modo più opportuno le
curiosità tecniche dei ragazzi.
La Galleria d'Arte Moderna di Roma

L'attività didattica della Galleria d'Arte Moderna di Roma inizia dal 1945, nella
prospettiva di rendere il museo un centro produttore di cultura in funzione
soprattutto educativa, come "parte costitutiva ed integrante del sistema
dell'informazione e della cultura di massa", una specie di università popolare",
secondo le parole di Palma Bucarelli, direttrice della GAM. Particolarmente
innovative, da questo punto di vista, furono le metodologie adottate per aprire
realmente il museo a tutti i cittadini. Per dare al grande pubblico una prima
significativa idea del mondo dei musei si è deciso di avviare un programma
dedicato a tutti i tipi possibili di mostre didattiche, formate, per lo più, da
materiale documentario, didascalico: basti ricordare, a titolo indicativo,
l'interessante mostra dedicata alla teoria del colore di Itten.
La Galleria Borghese di Roma

Le prime sperimentazioni condotte alla Galleria Borghese di Roma


risalgono agli anni '60, per iniziativa dell'allora direttrice Paola Della
Pergola. Fu costituita un'équipe di ricerca interdisciplinare allo scopo di
studiare i modi più opportuni per avvicinare il grande pubblico al museo
nella prospettiva indicata dal citato convegno "Il museo come esperienza
sociale". In questo ambito furono elaborati appositi strumenti di indagine
e promosse visite guidate soprattutto per le scuole e i corsi di
alfabetizzazione per gli adulti. Tutto il lavoro veniva attentamente
progettato e verificato. Gli operatori museali si recavano personalmente
presso le scuole e le borgate romane per conoscere direttamente gli
interessi e i bisogni di cultura. Sulla base di queste esperienze venne
elaborata una metodologia di visita alla Galleria stessa. I principi di base
erano i seguenti: "conoscenza dell'esistenza del museo (o del monumento
locale), libertà assolutanell'accostamento all'opera d'arte (interesse
spontaneo), osservazioni in gruppo, inquadramento dell'opera (o del
monumento) nel suo contesto storico-culturaleoriginario, rapporti
dell'opera con l'ambiente attuale, la vita quotidiana."
La sezione didattica del Museo Poldi Pezzoli di Milano

La sezione didattica del Poldi Pezzoli fu istituita nel 1973 per


iniziativa del Direttore del Museo Alessandra Mottola Molfino.
Scopo della Sezione era quello di studiare i problemi
dell'approccio al museo da parte dei ragazzi delle scuole
dell'obbligo di Milano e provincia (dalla quarta elementare alla
terza media). Gli itinerari di visita proposti per "temi", sulla
base delle raccolte contenute nel Poldi Pezzoli erano i seguenti:
il ritratto, il paesaggio, le immagini sacre, le armi, le
oreficerie,l'arredamento, gli orologi, le tecniche artistiche.
Dopo la proiezione di una serie di diapositive, i ragazzi
percorrevano gli itinerari scelti, accompagnati dalle guide che li
sollecitavano al dialogo e alla riflessione sulle opere esposte,
sulle tecniche di realizzazione, sul loro valore storico, sul loro
uso.
Franco Russoli, - allora Soprintendente della
Pinacoteca di Brera - concepiva il museo non più
come semplice deposito o laboratorio
specialistico per oggetti di cultura, bensì come
“crogiuolo e produttore di cultura”
PRINCIPI GUIDA DI FRANCO RUSSOLI

• ogni cosa od opera, ogni documento sulla natura, della storia,


della scienza e dell’arte, consente ed esige le più diverse forme
di approccio e di rapporto, di lettura e di interpretazione. Non
si deve mai ridurre la funzione di una determinata raccolta
esclusivamente all’educazione specialistica, ma è necessario
proporne l’utilizzazione più aperta, in un tessuto di relazioni;

• il museo deve essere proposto come luogo in cui si trovano non


tanto delle informazioni o dei “documenti originali” su un dato
argomento, quanto delle inattese e rivelatrici scoperte sulla
polivalenza dei significati e messaggi delle opere che esso
conserva. Deve essere un luogo dove si va per alimentare i propri
problemi di conoscenza, più che per subire alienanti e coercitive
lezioni;
• occorre spezzare l’immagine cristallizzata del museo, dimostrando
che si può vivere , attraverso il più libero dialogo, con le cose della
natura e con le testimonianze della storia, la vicenda quotidiana del
nostro rapporto con la realtà. Per questo si chiamino a svolgere
l’attività didattica, la lettura delle diverse collezioni, non soltanto gli
esperti della materia, ma gli storici e i conoscitori di altre discipline.
Una raccolta di opere d’arte, ad esempio, sia visitata, anche, con la
guida di un sociologo, di uno psicologo, di uno storico, di un
economista. Lo stesso valga per un museo di storia naturale, per una
collezione antropologica, per una raccolta di documenti storici; in
questo modo il museo si rivelerà agli occhi del pubblico terreno fertile
di nuove curiosità intellettuali;

• per quanto riguarda i rapporti con la scuola vi è la necessità di offrire


il museo alle scuole di ogni grado come strumento formativo e non
puramente nozionale, mettendo ogni museo a disposizione delle scuole
non soltanto per un’attività didattica limitata alla singola disciplina,
ma come un “laboratorio” aperto ad ogni indirizzo di ricerca.
Se il museo, come la scuola, erano visti quali fattori
propulsori della crescita culturale e morale della società
italiana, occorreva avvicinare queste istituzioni tra loro e
al grande pubblico. E per far ciò - come osservava Pietro
Romanelli - direttore generale delle Belle Arti al Ministero
della Pubblica Istruzione - bisognava

“studiare i mezzi più acconci per avvicinare il museo al


pubblico, farlo entrare sempre più intimamente ..nel vivo
della società moderna, come elemento attivo ed
insostituibile dell’educazione e dell’elevazione culturale e
spirituale della società stessa”.
Pietro Romanelli osservava inoltre come insegnanti e studenti
erano restati passivi testimoni di una cultura organizzata
secondo criteri molto lontani dai loro reali interessi e dalle
effettive possibilità di comprensione. Pertanto vedeva nelle
prime esperienze di Didattica museale un’occasione eccezionale

“Che il museo potesse diventare un necessario e insostituibile


complemento della scuola, e che come tale dovesse essere
aperto e accessibile e comprensibile a tutti,non era neppur
pensato e tanto meno realizzato, o era al più vagheggiato da
pochi come una simpatica utopia”

Occorreva , perciò, coordinare a livello nazionale tutte le


iniziative ed esperienze condotte in Italia per raggiungere gli
obiettivi di rinnovamento auspicati. Per questa ragione lo stesso
Romanelli istituiva, nel 1969, presso il Ministero della Pubblica
Istruzione una Commissione per la Didattica dei musei con la
finalità precipua di rendere istituzionale il rapporto tra scuola e
museo.
Il museo come esperienza sociale

Nella nuova prospettiva introdotta per rendere i musei


elementi propulsori di crescita culturale della società
veniva ad assumere assoluta centralità il concetto di
“esperienza”, tanto da intitolare cosi il più importante
convegno di studio nazionale dedicato allo specifico
tema.

Lo stesso Romanelli richiamando le iniziative realizzate


dalla Direttrice della Galleria Borghese di Roma Paola
Della Pergola, osservava come “essa ha voluto applicare
alle visite delle scuole e dei gruppi di lavoro il metodo
dell’“Educazione Attiva”, oggi entrato in pieno nella
dottrina e nella prassi dell’insegnamento
Due ordini di finalità

In pratica la metodologia della Didattica museale poteva (e


doveva) essere estesa a tutti i musei “statali e non statali, di arte e
di archeologia, di storia e di scienza, di grande e complessa
costituzione o minori raccolte di carattere locale, ponendosi due
principali ordini di finalità:

promuovere la conoscenza del patrimonio culturale nazionale


in tutti i cittadini, a tutte le età (Educazione Permanente)

rinnovare le metodologie di insegnamento dei vari saperi


attraverso procedure didattiche di tipo “attivo”, volte a
promuovere forme di apprendimento “significativo”, non
puramente nozionistico. In questo quadro veniva a giocare un
ruolo centrale la concreta esperienza effettuata da ciascun allievo
L’interdisciplinarità

Tale modello innovativo di insegnamento coinvolgeva, come si è


detto, ogni disciplina e materia di studio. Va ricordato, infatti, come
già il Comitato promotore del convegno dal titolo “ Il museo come
esperienza sociale” (Roma, 4-5-6- dicembre 1971 - v. oltre),
comprendesse rappresentanti di una molteplicità di istituzioni ed
enti: Parlamento, Corte Costituzionale, Consiglio dei Ministri,
Ministero della Pubblica Istruzione, il Sindaco di Roma, il CNEL,
l’Accademia nazionale dei Lincei, Soprintendenze, alle
Gallerie,Cattedre di Pedagogia e di Storia dell’Arte, Associazioni,
ecc. Tale modalità di ricerca rappresentò un grosso salto di qualità
nello studio della tutela del patrimonio culturale, tutela non più
vista in chiave “museografica” e di mera “protezione”, ma
chiaramente finalizzata ad un uso socio-culturale ed educativo dei
beni culturali, con particolare riguardo ai giovani e alla
realizzazione di un sistema di Educazione Permanente.

Potrebbero piacerti anche