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Editoriali

66.
NUOVA SERIE, MAGGIO 2012
Marco Dezzi Bardeschi 2 Prima crescita la cultura: l'economia ortodossa e l'uomo dimenticato
4 Niente cultura, niente sviluppo: il Manifesto de 'Il Sole 24 ore'
Armando Massarenti 6 Noi, analfabeti seduti su un tesoro
Michele Trimarchi 8 L'influenza dello spread nello scambio Geddes-Ruskin
Economia della Conservazione
Luigi Fusco Girard 10 Quale economia? Geddes e la conservazione del patrimonio culturale
Sergio Mattia, Alessandra Oppio 19 Etica ed economia nel pensiero di John Ruskin
Alessandro Pergoli Campanelli 26 I prodotti industriali ed i segni del tempo: il mercato dei veicoli d'epoca
Storia e cultura della Conservazione
Marco Dezzi Bardeschi 36 Il Colosseo, illustre sconosciuto: contributo alla riapertura del progetto di conoscenza
Victor Hugo, L'uomo vestito di stracci e l'azzurro del cielo, 56; Les arcs-en ciel du noir: una mostra nella casa di Victor Hugo, 58
Storia e cultura del XX secolo
Walter Benjamin, Sul concetto di storia, 60; Leefke Marin Bohde, Anatomia delle Tesi sul concetto di storia, 68
Patrimonio Italia e qualità del Paesaggio
Maria Grazia Bellisario, Architettura contemporanea e qualità del Paesaggio, 80;
Pierluigi Panza, Anteprima Biennale 2012, 88; Maddalena Ragni, Venezia Biennale 2012:
il Padiglione Italia, 89; Luca Zevi, Padiglione Italia: da Olivetti al Made in Italy e all'Expo, 91
Centri storici e paesaggio: Calabria
Roberto Banchini 94 Calabria, paesaggio terrazzato e centri storici. Costa Viola e Stilo: quale futuro?
Salvatore Settis 104 Paesaggio, serve legalità
Firenze: valorizzare il patrimonio esistente
Cristina Acidini, Il sistema Uffizi: conservazione dell'esistente e innovazione creativa, 106; Antonio Natali, Il colore degli stranieri (e
la nostra singolare avversione), 108; Alessandra Marino, Oltre le sale azzurre, i lavori continuano, 109; Adolfo Natalini, "Non
ho mai fatto murare altra cosa più difficile", 112; Laura Lucchesi, Il Museo storico-topografico Firenze com'era: una scheda storica,
117; Firenze: un meeting sulle grandi opere inutili, 124; Domenico Gattuso, Firenze: no TAV, sì TES (Trasporti Equo-Sostenibili), 125
Milano: progetti urbani
Paolo Ceresatto 127 Milano: chi fermerà questo (immotivato) progetto urbano?
Roberto Recalcati 127 Milano: un anomalo caso di rimozione e di falsa memoria indotta
Osservatorio: terremoti e tecniche di consolidamento
Hülya Dişkaya 134 Istanbul: the historical timber of the 19th century
Segnalazioni
Bernardi, Batir au Moyen Age (C.D.B.); Parigi, l'altro in mostra: l'invenzione del selvaggio (C.D.B.); L'invenzione della vecchia
Parigi (M.D.B.); Milano nei cantieri dell'arte (M. de Adamich); Giò Ponti, la casa moderna e il restauro di monumenti lesi (L.
Cisotto); Bettini, contro le radici (M.D.B.); Attualità di de Dartein (T. Bella); I ponti appartengono all'architettura (R. Ientile);
L'eredità di John Ruskin in Francia (M. Naretto); Patrimonio moderno a rischio: Villa Bianchi a Lodi, 1933 (G. Paone); Torino, 1
Fermare la distruzione di Palazzo Gualino; Milano: dopo la Torre Galfa Macao conquista il macello (D. Borsa)
IL MUSEO STORICO-TOPOGRAFICO FIRENZE COM’ERA:
UNA SCHEDA STORICA
LAURA LUCCHESI

Abstract: During his mandate as Supervisor of the Royal Galleries of Florence, Corrado Ricci promoted the idea of
establishing the historic-topographic Museum of Florence. Inaugurated in 1909 in the premises of Casa Buonarroti, the
museum was the first in Italy to be conceived at that time with this specific mission. It documents the topographic and ico-
nographic features, as well as the customs of a city deeply marked by difficult urban transformations during the second
half of XIX century. The museum was then moved in a different location and a new exhibition layout was elaborated, in
view of the rehabilitation of its collections and new display concept, in the frame work of a project aiming at realizing a
modern Museum of the City. It has been recently closed (2010) and partially moved in Palazzo Vecchio.

Il 9 maggio 1909 si apriva in Casa Buonarroti il Museo solo aveva messo in atto rinnovamenti di rilievo nell’am-
storico-topografico fiorentino, voluto da Corrado Ricci. Il bito delle proprie competenze di amministratore pubblico,
soprintendente già da tre anni si trovava a Roma alla gui- ampiamente indagate, ma stringeva importanti rapporti di
da della Direzione generale alle antichità e belle arti del amicizia con personalità della cultura sia fiorentina che
Ministero della Pubblica Istruzione; ma sappiamo che quel straniera, capiva la città e ne coglieva gli umori.
giorno presiedeva all’inaugurazione del Museo, da lui ide- Era infatti ancora vivo il recente passato, che aveva visto
ato e sostenuto dal Consiglio direttivo dell’Ente Buonarroti. nel 1865 le imponenti trasformazioni urbanistiche di Fi-
Nel suo discorso di presentazione della nuova Istituzione, renze, divenuta capitale del Regno d’Italia, e il drastico
nel sottolineare l’unicità di quella realtà nel panorama ‘risanamento’ dell’antico Mercato, dove “la tempestosa
museale italiano, descriveva la ricca - e sempre più rara bufera distruggitrice” era nuovamente passata in anni di
- documentazione grafica, di cui elogiava l’ordinamento, poco successivi ai lavori di Giuseppe Poggi per prose-
condotto con metodo e secondo un disegno attento alla guire fin verso la fine del secolo. L’idea di raccogliere e
ricostruzione delle forme della città nel corso dei secoli. ordinare quanto era reperibile sul mercato, o nelle biblio-
In modo particolare, si complimentava per lo sforzo fatto teche e nelle gallerie statali, sull’iconografia e sulla car-
per consentire l’esposizione al pubblico delle collezioni tografia fiorentina, nasceva dall’intenzione di rievocare in
di stampe e di disegni, affiancate da consistenti raccolte maniera scientifica, e non solo nostalgica e didascalica,
fotografiche. una Firenze passata e ormai non più risuscitabile.
Nel 1903, Corrado Ricci era arrivato a Firenze come so- In tal senso, risulta significativa la sua amicizia con Guido
printendente delle Gallerie fiorentine: degli Uffizi, dell’Ac- Carocci, all’epoca direttore del Museo di Firenze Antica,
cademia, della Galleria Palatina, di quell’insieme di musei con cui aveva partecipato attivamente alla vita dell’Asso-
che oggi costituisce il Polo Museale. Il suo operato ha se- ciazione per la difesa di Firenze antica, nata per denun-
gnato un avvio importante al cambiamento e ne è prova ciare la disinvoltura e l’assenza di scrupoli, che avevano
l’istituzione del Gabinetto Fotografico, la riorganizzazione caratterizzato le scelte delle demolizioni nel centro citta-
del Gabinetto Disegni e Stampe, la creazione ex novo del dino, e alla quale si devono anche le forti sollecitazioni,
Museo storico-topografico. Nel giro di pochi anni non volte ad accelerare la discussione in Senato del disegno

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di legge sulla tutela dei beni culturali italiani. carriera, realizzando un rinnovamento museografico sul
Con la stessa attenzione e col medesimo acume, con cui modello dei più moderni musei europei con l’introduzio-
Corrado Ricci si prodigava per incrementare il patrimonio ne del criterio positivista della ricognizione scientifica del
artistico statale, grazie a importanti acquisizioni, sotto la dato storico documentario.
sua direzione venivano ricercate e acquistate “da diversi Le nove sezioni tematiche (piante, carte topografiche e
privati e presso gli antiquari della città disegni, acquerelli, vedute panoramiche; mura e porte; piazze e logge ecc.),
stampe e vecchie fotografie riunendone in poco tempo in cui era suddiviso il percorso del Museo, articolato in
un numero rilevante”, come scriveva Nerino Ferri nella quindici stanze di Casa Buonarroti, vedevano esposte ol-
prefazione al catalogo. Gran parte del materiale docu- tre milletrecento opere. L’invito di Attilio Mori, topografo
mentario era costituito soprattutto da disegni e dipinti dell’Istituto Geografico Militare di Firenze, rivolto a biblio-
provenienti dalle Regie Gallerie, dal Gabinetto Disegni teche e ad archivi pubblici e privati a cedere le copie dei
e Stampe e da altre raccolte con la finalità di ricostruire propri esemplari, contribuì ad accrescere la consistenza
l’immagine di Firenze nella maniera più completa e arti- del patrimonio, che contava tremila numeri nel 1913. I
colata possibile. momenti fondamentali e prevalenti rimanevano gli anni
Lo scopo era appunto quello di documentare lo svilup- di Firenze Capitale e le demolizioni del Mercato Vecchio,
po urbano e le trasformazioni topografiche della cit- ma non mancava la documentazione iconografica su
tà in modo sistematico e secondo quel metodo, che il episodi di vita quotidiana e di costume.
soprintendente metterà in atto nel corso della sua lunga Nel 1927, il Museo lasciava Casa Buonarroti per essere

F. e R. Petrini, Veduta della Catena, 1887 (da F. Rosselli, 1472) tempera su tela.

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trasferito nel convento di San Marco, dove andava ad positi). Un “Museo della Città” ante litteram, che si veniva
affiancarsi a quello di Firenze Antica. Si stava attuando a strutturare e a identificare, come tale, grazie all’insieme
quella realtà museale sulla storia della città, che era stata di raccolte, che potevano abbracciare e documentare pe-
auspicata fin dal 1909 e che, ancora nel 1936, si tenta- riodi ampi della storia della città: da quelle preistoriche
va di perseguire con l’acquisto da parte del Comune di dell’area fiorentina, ai reperti romani e medievali, riemersi
Firenze del convento delle suore Oblate ospedaliere di con gli scavi ottocenteschi, dalle antiche carte topografiche
Santa Maria Nuova col proposito di spostarvi i due mu- e iconografiche di provenienza statale, o pervenute in do-
sei. L’intento si veniva a definire ulteriormente nel 1938 nazione, fino ai cimeli risorgimentali.
col trasferimento alle Oblate del Museo del Risorgimento Subito dopo la guerra, alla ripresa dei lavori di restauro
e di quello delle Raccolte Teatrali, entrambi provenienti dell’ex convento delle Oblate, risulta, dalla documentazio-
dal convento di Santa Maria Novella. E già dal 1945, ne esistente, che il Comune abbia concesso a diversi Enti
alcune sale del primo piano venivano destinate al Museo e uffici vari locali del complesso, vanificando di fatto lo
e all’Istituto fiorentino di Preistoria. sviluppo necessario agli ordinamenti museografici previsti
L’idea dell’Amministrazione fiorentina, esplicitata in varie a causa della contrazione degli spazi. In quegli stessi anni,
occasioni, ma mai presentata attraverso un piano proget- veniva finalmente portato alle Oblate il Museo storico-
tuale specifico, era quella di riunire in un unico complesso topografico, che trovava sistemazione provvisoria nei due
le varie collezioni, che il Comune aveva acquisito in modi grandi saloni del primo piano, recuperati secondo il pro-
e circostanze diverse (ritrovamenti, donazioni, acquisti, de- getto di Ezio Zalaffi, architetto e direttore dell’Ufficio Belle

G. Poggi e N. Senesi, Progetto di allargamento di via Porta Rossa, 1865 circa, matita, inchiostro, acquerello e biacca ( Firenze, Fototeca Musei Civici)

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Il Museo storico-topografico Firenze com’era, la sala delle carte topografiche e delle vedute nell’allestimento del 1955. Nella vetrina centrale disegni e stampe
con avvenimenti storici cittadini; sulla parete di fondo, la tela di Vincenzo Giacomelli, Inaugurazione del monumento a Dante in piazza Santa Croce del 1867.
(Firenze, Fototeca Musei Civici, n. 8650)

Arti. Non poteva invece essere accolto il Museo di Firenze alle altane, dove avrebbero potuto trovare sistemazione
Antica, che rimase in gran parte nel convento di S. Marco, i materiali su Firenze Capitale fino a quelli più recenti.
dove tutt’oggi è visibile, e in parte presso il Museo Bardini. La prevista riapertura dell’Archivio storico comunale nel-
Alla riaccesa sensibilità su quanto era andato distrutto lo stesso complesso avrebbe potuto inoltre contribuire al
durante il secondo conflitto si deve il rinnovato interesse naturale approfondimento documentario assieme alle
e la spinta al riallestimento definitivo dello Storico-topo- già presenti biblioteche del Risorgimento, dell’Accade-
grafico, cui veniva aggiunta la denominazione “Firenze mia Colombaria e alla Biblioteca comunale, trasferita da
com’era”. Inaugurato nel 1955 con la direzione di Piero Palazzo Vecchio alle Oblate nel 1953. Si veniva così a
Aranguren, veniva ordinato in otto ampie sale del primo riproporre nuovamente l’istituzione di un “Centro di cul-
piano. In continuità col primo allestimento di Casa Buo- tura”, di un luogo propulsore di iniziative, di mostre e di
narroti, risultavano esposte oltre millecinquecento opere studi sulla storia di Firenze, dove i materiali bibliotecari,
sia di proprietà statale che comunale con lo scopo con- archivistici e museali potevano convivere in un reciproco
giunto di documentare nella maniera più esaustiva pos- e costruttivo dialogo.
sibile gli aspetti topografici, iconografici e di costume di A partire dagli anni Settanta, invece, in controtenden-
Firenze dal XIV al XIX secolo. za con quanto era avvenuto fino ad allora, si assisteva
Fin dal 1917, con l’importante lascito Tordi, e poi anco- alla riduzione progressiva delle collezioni per il graduale
ra in anni successivi pervennero al Comune numerose e consistente ritiro di numerose opere, concesse in de-
donazioni per l’incremento del patrimonio del Museo, posito dalla Soprintendenza, con l’intento di ricondurre i
tanto che si pensava di estendere il percorso espositivo propri beni alle collezioni di provenienza, in un ottica di

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Il Museo storico-topografico Firenze com’era, la sala con i disegni di Luigi Zumkeller nell’allestimento del 1955. Sulla destra, la grande Veduta panoramica di
Firenze del 1934-36, studio per il nuovo piano regolatore. (Firenze, Fototeca Musei Civici, n. 8651)

ricomposizione delle raccolte nella loro interezza e nel- progettuale. Con questa prospettiva è stato rivisto il per-
la prospettiva di altri allestimenti. Il Comune, che veniva corso del Museo con un’ulteriore diminuzione delle opere
così a riacquisire ulteriori spazi per rinnovate esigenze e con la creazione di un settore dedicato alle origini ro-
amministrative, riallestiva il Museo al piano terreno delle mane di Firenze, come nucleo sperimentale di un futuro
Oblate nelle due sale, cui si accedeva dal chiostro su museo. Allestito con i reperti provenienti dagli scavi otto-
via dell’Oriuolo, riducendo sensibilmente il numero delle centeschi dell’area del Mercato Vecchio, è stato aperto al
opere esposte, che arrivavano a poco più di trecento tra pubblico, prima come mostra, poi come esposizione per-
stampe, dipinti, disegni e plastici, ma che ancora riusciva- manente, fino al 2010, anno che ha segnato la chiusura
no a restituire in maniera adeguata l’antica immagine di definitiva del Museo storico-topografico Firenze com’era.
Firenze, documentata da opere significative e dal conside- Queste le vicende di un’Istituzione, nata in anni in cui i
revole patrimonio dell’Archivio topografico, strettamente maggiori Enti cittadini hanno concorso alla sua formazio-
connesso al Museo e formato da oltre cinquemila opere ne, e per la quale la ricorrenza dei cento anni dall’inau-
grafiche: fonti insostituibili per la conoscenza della città, gurazione non ha visto celebrazioni, considerata ormai
oggi consultabile presso l’Archivio Storico comunale. esaurita la sua funzione e il suo assetto museografico in
“Firenze com’era”, col suo ragguardevole Archivio e con termini più attuali. In attesa che Firenze possa avere un
la collezione di mappe e di vedute, si è di fatto venuto a centro di riferimento, che si ponga non come museo tra-
identificare come imprescindibile premessa per un Museo dizionale, ma come polo ‘di rete’ introduttivo e di orien-
della Città, alla cui realizzazione si lavora di nuovo alla tamento alla lettura della città nel suo complesso, una
fine degli anni Novanta, procedendo ad una prima fase selezione di sessanta opere è stata allestita in Palazzo Vec-

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Cronologia
1909 Inaugurazione in Casa Buonarroti a Firenze del Museo
storico-topografico fiorentino.
1927 Trasferimento e allestimento del Museo nel convento di
San Marco, dove si affianca al preesistente Museo di Firenze
Antica.
1936 Il Comune di Firenze acquista il Convento delle suore
Oblate ospedaliere di Santa Maria Nuova con lo scopo di rea-
lizzare un museo sulla storia di Firenze e di trasferivi il Museo di
Firenze Antica e il Museo storico-topografico.
1948 Iniziano i lavori di recupero dell’antico complesso delle
Oblate.
1955 Inaugurazione del Museo storico-topografico “Firenze
com’era”, allestito al primo piano dell’ex convento delle Obla-
te.
1971 Il Museo viene trasferito e riallestito al piano terreno
dell’ex convento delle Oblate, a seguito della consistente ridu-
zione delle opere per il ritiro da parte della Soprintendenza di
quelle di proprietà.
1996 Viene allestita una sezione, dedicata a “Firenze Antica”,
con reperti etruschi e romani, provenienti dagli scavi ottocente-
schi, in deposito presso il Museo Archeologico di Firenze.
2010 Il Museo viene chiuso per consentire i lavori di amplia-
mento della Biblioteca delle Oblate.
2012 Viene inaugurata in Palazzo Vecchio la sezione espositiva
permanente “Tracce di Firenze”, che trae origine da un nucleo
di opere appartenenti alle collezioni dell’ex Museo.

chio in una nuova sezione, denominata Tracce di Firenze,


inaugurata lo scorso marzo.
Il Palazzo ha visto così ampliato il proprio percorso espo-
sitivo e i propri impegni museali: dalle fondamenta, poste
sui resti del teatro romano, alle sale repubblicane e ai
quartieri monumentali medicei, fino a quelli che hanno
accolto il governo dell’Italia unita, diventando così museo
di se stesso e - di riflesso - della storia della città.
Dall'alto verso il basso: Firenze, ex convento delle Oblate, veduta del chio-
stro quattrocentesco con l’ingresso del Museo storico-topografico Firenze
com’era, 2008 (Firenze, Fototeca Musei Civici, n. 66510); due vedute del
chiostro trecentesco prima dei lavori di restauro, 1936 circa (Firenze, Fototeca
Musei Civici, n. 7632 e n. 7630)

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In alto da sinistra a destra: Il Museo storico-topografico Firenze com’era, la sala con le incisioni di Giuseppe Zocchi, nell’allestimento del 1955 (Fototeca Musei
Civici, n. 8645) e la sala con stampe e dipinti di monumenti cittadini nell’allestimento del 1955 (Firenze, Fototeca Musei Civici, n. 8646).
In basso da sinistra a destra: la sala con le vedute del XVIII - XIX secolo e del vecchio centro cittadino nell’allestimento del 1955 (Firenze, Fototeca Musei Civici,
n. 8652) e la sala con i disegni di Luigi Zumkeller nell’allestimento del 1955. Sulla destra, la grande Veduta panoramica di Firenze del 1934-36, studio per il
nuovo piano regolatore (Firenze, Fototeca Musei Civici, n. 8645)

Note bibliografiche P. Aranguren, Il Museo di “Firenze com’era”, in «Rassegna mensile del Comune
di Firenze», 1960, pp. 137-138.
C. Ricci, Le cento vedute di Firenze antica, Alinari Editori, Firenze, 1906. Immagini di Firenze nelle donazioni al Museo “Firenze com’era”, catalogo della
G. Carocci, Il Museo di Firenze Antica annesso al R. Museo di S. Marco, Stabi- mostra, Palazzo Vecchio, Sala d’Armi, Firenze, 28 febbraio-15 marzo 1970.
limento Tipografia pei Minorenni Corrigendi di G. Rotella e C., Firenze, 1906. E. Allegri, Il Museo ‘Firenze com’era’, in Atti della Società L. da Vinci, Firenze,
N. Tarchiani-Corrado Ricci, Il Museo storico topografico fiorentino, in «Il Mar- 1976, pp.1-15.
zocco», anno XIV, n. 19, 9 maggio 1909. A. Muzzi, Il Museo della Città. Vicende del Museo Storico Topografico di “Firen-
Attilio Mori, Il nuovo Museo storico topografico fiorentino, estratto dalla «Rivi- ze com’era”, in La città degli Uffizi. I Musei del futuro, catalogo della mostra,
sta Geografica Italiana», anno XVI, fasc. VII, 1909, Tipografia M. Ricci 1909, Sansoni, Firenze, 1982, pp. 45-48.
Firenze, pp. 1-5. G. Capecchi (a cura di), Alle origini di Firenze. Dal-
P. Nerino Ferri, Catalogo del Museo Storico-topografico Fiorentino nella Casa di la preistoria alla città romana, Firenze, Edizioni Polistampa,1996.
Michelangelo in Firenze, Stabilimento Tipografico Aldino, Firenze, 1909. A. Paolucci, Corrado Ricci a Firenze, in La cura del bello. Musei, storie, paesag-
P. Aranguren, Guida al Museo storico topografico di “Firenze com’era, in “la gi per Corrado Ricci, a cura di Andrea Emiliani e Claudio Spadoni, catalogo
regione”, n. 10-11, Caparrini, Empoli, 1956, pp. [4-5]. della mostra, Electa, Milano, 2008, pp. 224-230.

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