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ARTE

LA GIOCONDA

Leonardo ricevette una commissione da Vincenzo de Giocondo, marito della donna raffigurata, Lisa. Ciò
avvenne nel 1502-3. Leonardo tenne l’opera per 4 anni. Fu lui stesso a portarla in Francia, dove venne
invitato per diventare pittore di corte. Alla sua morte, le sue opere, tra cui quella, divennero parte della
collezione reale francese. L’opera venne sottratta dal Museo del Louvre da un signore che se la tenne in
casa per più anni. Del furto vennero accusati Picasso e Apollinaire, che facevano parte dell’avanguardia del
tempo. Nel momento in cui è stata sottratta, l’attenzione nei suoi confronti è cresciuta ancora di più,
incrementandone il potere.

Vincenzo Perugia, colpevole del furto, cercò poi di vendere il quadro a Firenze da un antiquario > disse che
“il quadro nelle mie mani appartiene all’Italia perchè Leonardo è italiano”, in quanto credeva che fosse
stata portata in Francia da Napoleone durante la Campagna d’Italia.

Diventò emblema della femminilità, acquistando sempre più significato.

Venne rivisitata diverse volte come da Marcel Duchamp che ne ripropose una sorta di parodia, raffigurando
la Monna lisa con i baffi, scrivendo nel sottotitolo una presa in giro.

Anche nel mondo del marketing viene utilizzata l’immagine della Gioconda, utilizzata come immagine nelle
pubblicità.

ARNALDO POMODORO

Considerato il più grande scultore italiano contemporaneo ancora in vita, le sue opere si trovano nelle
fermate della metro, in giardini privati, nella sede del ministero degli esteri, all’ufficio delle nazioni unite di
NY ecc. Una delle sue opere più significative è il Grande Disco.

In Piazzale Cadorna si trova un’opera di Oldenburg e Van Bruggen, “ago, filo e nodo”.

BENI CULTURALI E PATRIMONIO ITALIANO

È importante fare riferimento all’articolo 9 della Costituzione > “la Repubblica promuove lo sviluppo della
cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione”.

1902 > prima legge di tutela, Italia non ancora unita

1964-66 > nozione di bene culturale > ogni testimonianza avente valore di civiltà

1999 > testo unico in materia di beni culturali e ambientali

2004 > codice dei beni culturali e del paesaggio

1975 > istituzione Ministero per i beni culturali e ambientali

1998 > riforma Ministero per i beni e ATTIVITÀ culturali

2013 > Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo

Ad oggi è diventato MIC > Ministero della cultura e separatamente il Ministero del turismo

TUTELA è ogni attività diretta a riconoscere, proteggere e conservare un bene del patrimonio affinchè

VALORIZZAZIONE è ogni attività diretta a migliorare le condizioni di conoscenza e conservazione del


patrimonio culturale e ad incrementare la fruizione pubblica, così da trasmettere i valori di cui tale
patrimonio è portatore. Ha un fine sociale. Valorizzazione e fruizione devono andare necessariamente di
pari passo.

Il PATRIMONIO CULTURALE è costituito da beni culturali e paesaggistici. I beni culturali sono le cose
immobili e mobili che presentano interesse artistico, storico, archeologico, archivistico e biografico e le
altre cose individuate dalla legge come testimonianze aventi valore di civiltà.

Verifica delle caratteristiche, catalogazione e interventi vietati (i beni culturali non possono essere distrutti,
deteriorati, danneggiati o adibiti ad usi non compatibili con il loro carattere storico o artistico oppure tali da
recare pregiudizio alla loro conservazione).

Interventi soggetti ad autorizzazione > rimozione, demolizione, spostamento, trasferimento ad altre


persone, esecuzione di modifiche.

BENI INALIENABILI > sono pubblici, non possono essere venduti > le raccolte dei musei, pinacoteche e
biblioteche, le aree di interesse archeologico, le cose mobili che siano opera di autore vivente, i monumenti
nazionali.

MODELLO ITALIA

Il “modello Italia” è la presenza diffusa di un patrimonio solo in piccola parte conservato nei musei. La
diffusione capillare del patrimonio sul territorio nazionale fa il carattere dell’Italia. Ci sono più di 4000
musei.

PATRIMONIO CULTURALE MONDIALE

“Convenzione quadro del consiglio d’Europa sul valore dell’eredità culturale per la società” > ratifica nel
settembre 2020.

L’articolo 1 definisce gli obiettivi della stessa, richiamando il diritto al patrimonio culturale come diritto di
partecipare alla vita culturale, riconoscendone l’importanza della conservazione assieme al suo ruolo nella
costruzione di una società pacifica e democratica.

L’articolo 2 definisce il patrimonio culturale come insieme di risorse ereditate dal passato, riflesso di valori e
credenza, e la comunità patrimoniale quale insieme di persone che attribuiscono valore a quel patrimonio.
Obiettivo della conservazione e del suo uso sostenibile è lo sviluppo umano e la qualità della vita.

PATRIMONIO MONDIALE UNESCO

890 siti riconosciuti di eccezionale valore universale a livello mondiale in base alla convenzione Unesco del
1972.

10 anni fa l’Italia aveva 40 siti riconosciuti Unesco. 55 all’anno scorso. Esempi > centro storico di Firenze,
Crespi d’Adda, I Sassi e il parco delle chiese rupestri di Matera, la ferrovia retica nel paesaggio dell’Abula e
del Bernina, l’arte tradizionale dei piazziuoli napoletani, la dieta mediterranea.

IL MUSEO

Ha una responsabilità sociale nei confronti del territorio in cui si trova, in costante ridefinizione con il
cambiamento della società. Negli ultimi anni hanno cercato di diventare luoghi di ascolto, di adattarsi alla
società, di essere vivi e non statici. Deve essere un luogo di incontro e di relazioni.

ICOM

International council of museums


Creato nel 1946 per iniziativa del presidente dell’American Association of Museums, con l’obiettivo di
diffondere la reciproca conoscenza fra le culture come base comune per la pace. È associato all’UNESCO.

La definizione di museo si è trasformata negli anni. Se prima l’accento era posto prevalentemente sugli
oggetti, come insieme di elementi di valore culturale, ad oggi la definizione include la società, il pubblico, le
testimonianze immateriali, esponendo le ricchezze ai fini di studio, educazione e diletto.

Definizione di museo nel codice dei beni culturali e del paesaggio > una struttura permanente che
acquisisce, cataloga, conserva, ordina ed espone beni culturali per finalità di educazione e di studio.

Non è presente la voce “diletto”.

MUSEOLOGIA > disciplina che affronta la descrizione e comprensione del processo attraverso cui la società
identifica, colleziona ed espone oggetti e materiali, per rappresentare specifici valori, estetici, religiosi,
scientifici e antropologici, e comunicarli a un potenziale pubblico contemporaneo e futuro.

TIPOLOGIE ESPOSITIVE DEL MUSEO D’ARTE

Gallerie > sottocategorizzati di museo

Gliptoteca scultura), gipsoteca (gesso), casa museo, atelier-museo, dimora storica

LA NASCITA DEL MUSEO MODERNO – ROMA NEL 700

Lì ci furono i primi musei che si posero il problema della progettazione architettonica e dell’allestimento e
ordinamento adeguati ad un museo aperto al pubblico.

Durante l’illuminismo si pensa a creare edifici che rispondano ad esigenze di conservazione ed esposizione
> Museo Pio Clementino del 1771 che è diventato poi il complesso più grande dei Musei Vaticani.

Vengono stabiliti criteri per l’architettura museale; di norma si progetta un museo con una scalinata
d’accesso (che può essere una rampa anche) > l’idea è quella che all’interno si troverà un’esperienza
particolare, importante. La scalinata permette di “innalzare” il contenuto del museo, la logica
dell’innalzamento per distinguere l’esperienza quotidiana da quella straordinaria dell’arte. Diventa un
elemento architettonico fondamentale. La rampa risale ai templi greci.

Un altro elemento è la rotonda > spazio epocale del museo al cui interno sono esposte le parti più
importanti. Ricorda il Pantheon.

Il 10 agosto del 1793 venne aperto il Museo del Louvre. La piramide è l’elemento simbolico che funge da
ingresso. È funzionale agli elementi accessori oltre che come punto di ingresso e serve anche per illuminare
l’edificio.

Nacque come museo enciclopedico, la cui missione era di raccogliere tutta l’arte di tutto il mondo.

Cambiò nome più volte, durante l’era napoleonica prese appunto il suo nome.

Il Louvre ha creato altre sedi anche in altre città. Nel 2012 venne aperto il Musèe du Louvre-Lens nella
regione del Nord-Pas de Calais.

LOUVRE ABU DHABI

Molto bianco, luminoso, pareti che attraggono le luci. Nato da un accordo intergovernativo nel 2007 tra
Emirati Arabi Uniti e Francia. È il primo museo universale del mondo arabo. Presenta opere antiche e
contemporanee di interesse storico, culturale e sociologico provenienti da tutto il mondo.

PINACOTECA DI BRERA
Nasce dalla stessa politica di decentralizzazione del Louvre. Il palazzo di Brera era preesistente. Vengono
soppressi gli ordini religiosi (1773), il palazzo era dei gesuiti. Il complesso da allora diventa proprietà dello
Stato. Era stata Maris Teresa d’Austria a fondare il complesso.

GALLERIA DEGLI UFFIZI

1769 anno di apertura al pubblico. Era la sede degli uffici amministrativi della città.

Il museo nel 1776, all’inizio, era allestito in modo totalmente diverso, confusionario. I nobili del Grand Tour
si lamentarono ai tempi di quell’allestimento ad “incrostazione”. Riflettono molto sull’esposizione e
suddivisione delle raccolte. Le raccolte scientifiche e quelle artistiche vengono separate e nel 1780 si decise
di ordinare quelle artistiche in modo cronologico. Vengono introdotti i cartellini, le didascalie delle opere.

I nobili del Grand Tour spinsero anche a sfoltire il museo e incorniciare le opere.

L’edificio fu colpito dalla mafia nel 93.

GERMANIA

ISOLA DEI MUSEI - isolotto che ospita 5 diversi musei

La volontà della città di Berlino di costruire questi 5 musei era quella di mettersi allo stesso livello degli altri
musei di Parigi e Londra sia sul piano museale, sia sul piano politico.

Musei costruiti ex novo. Tramite l’isola dei musei, Berlino si afferma come superpotenza in campo culturale
ed economico (tramite le spedizioni per recuperare reperti archeologici).

Si scelse come direttore dei musei Wilhelm von Bode, che non era uno storico dell’arte di formazione, ma
era un giurista, che, come autodidatta, diventò esperto di vari ambiti dell’arte; dalla pittura olandese
fiamminga del 600’, al rinascimento Italiano, alle arti decorative. Bode, era anche molto bravo a trattare
con i mercati; riusciva, infatti, a procurarsi opere d’arte per i musei che sarebbe andato poi a dirigere.

Nel 1880, Bode dirige la sezione di pittura e scultura di Berlino e, proprio grazie a lui, alla fine del secolo,
queste collezioni, comprese quelle delle arti decorative, erano le più complete a livello europeo.

Durante la seconda guerra mondiale l’isola dei musei ha subito danni gravissimi a causa dei bombardamenti
sulla capitale tedesca. Vennero quindi ricostruiti quasi interamente.

Primo museo costruito sull’isola: ALTES MUSEUM, ovvero il vecchio museo, realizzato da Friedrich Schinkel
tra il 1824 e il 1830; è un museo che ha chiari riferimenti ad un’architettura del passato, quella greca (citare
la cultura greca per citare i valori morali).

Il colonnato d’ingresso crea un ambiente


intermedio tra l’esterno del museo e l’interno, creando l’illusione di essere già all’interno del tempio-
museo.
Guardando l’impianto abbiamo una scalinata d’accesso e delle colonne con questo capitello ionico (ricciolo)
e, quindi, un pronao che dà accesso ad una rotonda attraverso la quale si sviluppano le sale espositive; la
rotonda ha un chiaro riferimento al Pantheon. La rotonda presenta delle statue che sono le copie di quelle
romane e poi vi è il resto della collezione. La scalinata è un altro elemento importante perché ci porta in un
ambiente diverso dalla quotidianità; attraverso l’esperienza dell’ascesa, infatti, accediamo al museo, dove vi
è la nostra cultura. Questo museo viene, anche, definito il Museo-Tempio.

Il secondo museo costruito sull’isola è: IL NEUES MUSEUM, realizzato da un allievo di Schinkel, August
Stüler tra il 1841 e il 1859; con i bombardamenti della seconda guerra mondiale risultò essere quello più
danneggiato. Le opere di restauro vennero commissionate inizialmente a Giorgio Grassi (a cui viene chiesto
di rivedere parte del progetto) e dopo il suo rifiuto a David Chipperfield che realizzò un progetto tra il 2003
e il 2009, mantenendo la volumetria originale del museo stesso, ma usando materiali riconoscibili come
contemporanei (non ha voluto realizzare un falso, ma reinterpreta il museo così com’era, mettendo in
evidenza le parti ricostruite da quelle originali). All’interno viene custodito il Busto di Nefertiti e il gatto
bastet.

Il terzo museo costruito sull’isola è: ALTE NATIONALGALERIE del 1876, realizzato sempre da Stüler;
rappresenta l’esplosione del neoclassicismo architettonico; il linguaggio rappresentato è monumentale, con
questo zoccolo estremamente alto, con una doppia rampa di scale e questa statua equestre del Kaiser
Federico Guglielmo III. Anche in questo caso, rimanda ad un tempio semi-periptero. È il museo che doveva
accogliere l’arte contemporanea di fine 800’, tanto che acquista anche opere non tedesche tra cui alcune
impressioniste (si tratta di un avvenimento alquanto strano perché c’era un senso di patriottismo molto
forte ai tempi). Avendo acquistato opere impressioniste, all’interno del museo troviamo anche opere di
Renoir e Monet, i capolavori di Friedrich e la sua “Abbazia nel querceto” realizzata nel 1810.
Il quarto museo costruito sull’isola è il BODEMUSEUM, il quale prima si chiamava Kaiser Friedrich Museum
e venne costruito tra il 1897 e il 1904.

È un museo che detterà alcune leggi non scritte su come allestire un museo perché in questo caso, forma
una nuova concezione di esporre, non per categorie, ma secondo raggruppamenti che fanno riferimento al
contesto storico (period room); in queste stesse sale, non c’erano solo oggetti mobili, ma anche elementi
architettonici come soffitti, caminetti e infissi. Bode aveva pensato a questa collezione per ospitare il
Rinascimento Italiano, motivo per cui l’architettura del museo è neobarocca e fa riferimento all’Italia stessa.
In sostanza, questo avviene, perché si vuole associare il “contenitore” al contenuto. Nel museo Bode crea
anche un ambiente piuttosto controverso; infatti, ricrea apposta una ricostruzione di una basilica italiana e,
una sala di questo tipo, diventa molto didascalica. Da un punto di vista della didattica, per un visitatore,
risulta molto più facile leggere oggetti che richiamano al contesto originario.

Quinto museo PERGAMON MUSEUM del 1930 - Presenta un’architettura a ferro di cavallo che si estende in
tre parti con forme piuttosto anomale rispetto agli altri musei, perché la struttura è concepita per ospitare
le tre civiltà che hanno fatto la storia dell’umanità. Un’ala sarebbe stata adibita ad una porta della città di
Babilonia; il corpo centrale all’altare di Zeus a Pergamo e la terza al Medioevo Tedesco (fortissimo
nazionalismo). L’idea era quindi di tipo imperialista come a dire che la cultura tedesca era ai livelli di quella
della Mesopotamia. Il Pergamon museum ospita opere che arrivano dalle spedizioni come l’Altare di Zeus
(che è addossato al muro) che fu preso e portato nel museo. C’è anche la porta di Babilonia (Ishtar), o la
porta del mercato di Mileto. Parliamo di grandissime architetture che sono ora il cuore del museo. La
differenza tra questo e il British Museum è che qua non vi è sovraffollamento; Bode rende il museo molto
semplice e leggibile, dà luce agli oggetti e i basamenti non sono invasivi. Le pareti sono chiare. È tutto
funzionale al miglior godimento e alla migliore lettura delle opere. Si tratta di un esempio di Museografia
che verrà imitata e che troveremo nei principi dei diversi musei.
IL MODELLO STATUNITENSE

Ci sono differenze per la concezione del museo in sé e nella fonte dei finanziamenti.

I musei vengono fondati, guidati e finanziati da privati cittadini prevalentemente. Molti privati donano
denaro per attività culturali e sociali, è una cosa molto sentita.

Inizi del ‘900 > John Cotton Dana > rifiuto totale verso il modello europeo di museo. Deve essere
un’esperienza per formare il progettista stesso. Ricercava l’orientamento didattico ma anche del
divertimento. Aveva questa idea perché era così una spinta alla democratizzazione del bello attraverso la
formazione del gusto.

Period room > messa in scena di ambienti d’epoca. Luoghi appaganti esteticamente

Great Exhibition di Londra nel 1851 presentò il meglio della produzione industriale di ogni paese, prima
esposizione universale nata per dare la possibilità di fare confronti.

Museum of manufactures 1852, diventa poi South Kensington Museum > laboratori didattici inclusi

1870 Metropolitan Museum of art di NY > 100 000 oggetti esposti, tra arti decorative usa, arte antica,
egitto, greca e romana, armi e armature islamiche.

È allestito secondo il modello delle period rooms. Vengono comprati 5 chiostri medievali, trasportati e
ricomposti attraverso una sovvenzione di un ricco personaggio chiamato Rockfeller.

NATIONAL GALLERY DI WASHINGTON

Creato dalla donazione di Mellon, 22000 pezzi. l’ingresso ricorda le strutture dei templi greci ma esasperati
nelle dimensioni.

Pei, come il lavoro che fece al Louvre, usò il modulo del triangolo, la piramide > richiamo all’antichità in
Egitto.

MoMa MUSEUM OF MODERN ART 1929

Creato da tre collezioniste e dedicato all’arte moderna, da Van Gogh in poi con pittura, scultura, fotografia,
architettura, disegno industriale e film.

Ampia esibizione dell’espressionismo astratto nella struttura. L’attenzione al pubblico è alta, nel 1937
Alfred Barr creò la sezione didattica e l’ufficio stampa dove vengono fatte molte conferenze, vengono creati
cataloghi ecc, cose non scontate per l’epoca. Le didascalie delle opere raccontano qualcosa in più rispetto al
solo titolo e autore.

CASA MUSEO DI ISABELLA STEWART GARDNER a BOSTON

Architettura arabeggiante, ripresa dalla città di Venezia.

Isabella finanziò uno per fargli fare viaggi in Italia alla ricerca di opere per arricchire la sua collezione.

IL NUOVO MUSEO E I MUSEI SCULTURA

Anni ‘30: elaborazioni teoriche intorno al museo: cosa deve fare il museo?

Due posizioni creano una divisione forte:

Conservare (il museo deve essere più orientato alla didattica o all’esposizione dell’oggetto stesso?) e
comunicare (per la crescita intellettuale dei cittadini e delle cittadine). Queste due azioni si pongono
fortemente in contrasto (oggi convivono).
Anni 40’: il museo come strumento sociale, si parla di LIVING MUSEUM. Il museo inizia ad essere visto non
solo come luogo di esposizione, ma pure come luogo che svolge altre funzioni quali, ad esempio, delle
attività extra che incrementano la proposta del museo stesso: conferenze, proiezioni ...; il museo cerca di
stare “dentro” la comunità, mantenendo la sua identità.

- Gli architetti che progettano i nuovi musei sostengono che il museo vada SFOLTITO.

Anni 70’: George Henry Rivière - Nouvelle Muséologie: fu il primo presidente di ICOM e colui che parlò di
nuova museologia, ovvero, il museo come un’istituzione che doveva rapportarsi alla società e al territorio in
cui operava; la connessione con il territorio era estremamente importante.

Centre Pompidou, Parigi, 1977 - Renzo Piano e Richard Rogers

(museo come forum, come piazza e come centro di scambio sociale)

La zona era da riqualificare e venne indetto un Concorso dal presidente George Pompidou su un’area di
200.000 metri quadri > Piano e Rogers presentano un progetto solo su metà dell’area messa a disposizione
(per questo motivo vinsero il concorso)

Piazza: centro concepito come cinque Piazze aperte:

•Collezione permanente (quarto piano)

•Spazio per esposizioni temporanee (quinto piano)

•Biblioteca

•Centro studio e collezione del design

•Centro per ricerca acustica e musicologica nelle piazze interrate (altre quattro)

•Diversi caffè, cinema, auditorium …

•Volutamente brutto

•Servizi funzionali all’architettura stessa - scale e ascensori (rosso), condotti d’aria (blu), elettricità (giallo),
condotti dell’acqua (verde) - espulsi all’esterno. Diventano, dunque, elementi decorativi dell’architettura,
quelli che tendenzialmente sono nascosti. Il concetto della trasparenza vale anche in questo caso, poiché,
possiamo indicare a cosa servono quegli elementi in base al loro colore.

FABBRICA DI CULTURA: più che un museo sembra una fabbrica; infatti, era proprio questo l’obiettivo dei
due architetti, ossia, quello di far sembrare il centro come una fabbrica di cultura. E si rivelò essere
l’elemento vincente: non si parla più di un museo tempio, ma piuttosto di un posto dove poter conversare.

• La piazza è pensata in modo discendente, non più con una scala che ci porta verso l’alto; il pubblico
è, così, attratto dal museo stesso come se fosse invitato ad entrare. L’architettura viene realizzata in modo
da rispecchiare la società che, desiderava, una maggiore trasparenza; l’utilizzo del vetro, come uno dei
materiali per la costruzione del centro (oltre all’acciaio con elementi colorati), permette di vedere dentro da
fuori e fuori da dentro.

• FLESSIBILITÁ: Il museo non ha divisori ed è molto flessibile. Gli architetti, quindi, non pensano a sale
espositive standard, ma pensano ad ambienti (piazze) completamenti liberi e spogli cosicché, risulti
possibile, adattarli in base a ciò che bisogna andare ad esporre (si ha una maggiore flessibilità).

1982 - 1985 = L’idea di flessibilità entra un po’ in crisi, poiché, il centro chiuse per restauro (è stato
talmente preso d’assalto che aveva già bisogno di essere restaurato). Per la restaurazione del museo,
intervenne GAE AULENTI il quale progettò il nuovo allestimento del Centro, ponendo all’interno della
struttura stessa delle pareti.

L’architetto infatti, dopo aver compreso che il concetto di flessibilità più che far da “guida” ai progettisti,
aveva bisogno di spazi d’arte con delle pareti, decise di ricreare delle sale con delle divisioni interne un po'
più standard (percorso con classici corridoi e le sale a pettine). In sostanza, la troppa flessibilità poteva
diventare un limite e l’esposizione stessa delle opere poteva diventare troppo dispersiva per il visitatore.

MUSEI-ICONE O ARCHISCULTURE (MEGASCULTURE)

Il bisogno di risollevare le sorti di una città, trovando una nuova identità, ha portato alla creazione dei
musei-icone o archisculture, musei dell’iper consumo, etichetta data a questa tipologia museale.

Questo sta avvenendo da circa 20-25 anni, da quando il museo è stato identificato come un forte richiamo
turistico, oltre a fornire cultura ai propri abitanti. Tutte le strutture sono realizzate dai cosiddetti ARCHISTAR
(architetti famosi che hanno la maggior parte delle commissioni).

I musei, dunque, diventano un volano per la società e per la città stessa; in particolare, i musei icone, per la
loro tipicità, diventano grandi sculture da porre al centro di una città.

Museo mega scultura > automa installazione di arte contemporanea che vivono nella completa indifferenza
della loro oramai accessoria funzione di contenitore

L’involucro elimina ogni rapporto funzionale con le attività; l’architettura è quindi un’opera d’arte in sé; il
problema è che sono stati realizzati senza considerare come dovevano essere esposte le opere, quindi in
modo da non avere un ambiente funzionale, ma essendo loro stesse delle opere d’arte.

Il contenitore dunque, diventa più importante del contenuto, ma nonostante questo, continuano ad
esserne realizzati molti, poiché oramai rappresentano un’icona metropolitana (sono diventati dei punti
d’attrazione turistica).

Essendo quindi, gli stessi architetti a realizzare più opere in città diverse, come nel caso di Gehry che
realizza sia il Guggenheim a Bilbao, sia un’altra opera ad Abu Dhabi, ci troveremo con uno stesso stile in
parti diverse del mondo.

Cosa accade in Italia? - Più che realizzare nuovi edifici, la tendenza è stata quella di riqualificare nuovi spazi
espositivi, quindi lavorare sulla preesistenza. Ad esempio, a Roma nell’ex fabbrica Peroni, si è lavorato per
risistemare e riqualificare la zona (altri esempi: Palazzo Grassi con Gae Aulenti, 1984 – 1985; Palazzo Ducale
a Genova con Giovanni Spalla).

Museo Ebraico (Judisches Museum) - Berlino, 1999 (apertura definitiva: 2001, doppia data perché il museo
ancora prima che fosse allestita la collezione, ha ricevuto 1 milione di visite durante il primo anno di
apertura), Daniel Libeskind.

Nei primi quattro anni: 3 milioni di visitatori. È la struttura stessa a comunicare.

Libeskind, nel 2003, ha vinto il concorso per nuova costruzione a Ground Zero. Architettura complessa,
decostruttivista.

Museo che racconta 2000 anni di storia degli ebrei in Germania.

Due linee: storia del mondo; storia del popolo ebraico: si intersecano creando vuoti

Rivestimento in zinco-titanio (effetto cangiante che riflette la luce e ciò che ci sta intorno)

Finestra tagliate a zig-zag (sembrano tagli, cicatrici che non si sono mai rimarginate)
Libeskind dice, che per costruire l’edificio, ha tracciato la mappa della città segnando i punti in cui abitavano
gli ebrei

Per entrare si scende tramite un ingresso (come se fossimo invitati ad entrare)

Torre dell’Olocausto: è in cemento, chiusa. Disagio psicofisico: si tratta di una stanza completamente buia
con una fessura in alto, unica fonte di luce.

Giardino dell’esilio: pendenza di 12 gradi = angoscia/senso di cadere; 49 piloni, alti 4 m con terra e alberi di
90 cm di larghezza (sembra un labirinto)

- Disorientamento, in quanto presenta un’instabilità fisica che porta ad un senso di angoscia per far vivere
al fruitore l’esperienza della segregazione razziale

- Incertezza

- Solitudine

L’OPERA PIÙ IMPORTANTE: Menashe Kadishman, Shalechet (foglie cadute), 1997 – 2001

L’installazione consiste in 10.000 dischetti di ferro, lavorati, uno per uno, in modo da assomigliare a volti
terrorizzati, distribuiti sul pavimento. L’effetto è oggettivamente angosciante. Il visitatore è invitato a
camminarvi sopra. I passi, resi incerti dalla superficie disomogenea, provocano un rumore metallico
disturbante, simile a quello di catene, amplificato dall’eco dell’ambiente vuoto. Ogni volto, che simboleggia
quello di ognuno dei sei milioni di ebrei trucidati, morti nel silenzio dei campi di concentramento, diventa in
tal modo parlante, anzi urlante.

N.B. Il museo non espone esclusivamente opere riguardanti l’olocausto.

Guggenheim Museum di New York - 1943 (progetto), Frank Lloyd Wright > apertura del museo 1959

Architettura organica; attualmente lo spazio a chiocciola è per le mostre temporanee

Pensato come contenitore per progetti di arte astratta (non “objective paintings”, ossia, non si parla di arte
tradizionale, ma contemporanea) > concepire una forma non statica, né convenzionale; il senso di
movimento, non richiama alle architetture del passato

Percorso DISCENDENTE = dimensione del non faticoso (come il Centre Pompidou di Parigi)

Luce concentrata nel vano centrale, che è grandissimo; abbiamo un’inclinazione creata da questi lunghi
corridoi in discesa

Inclinazione + non simmetria = senso di disequilibrio

Struttura troppo piccola; infatti, hanno dovuto creare un secondo edificio perché non c’era abbastanza
spazio sia per la collezione temporanea che per la collezione permanente

Anni 80’ = Politica di decentramento del Guggenheim (sedi dislocate)

Fondazione ricca che amplia la collezione; il direttore del museo è Thomas Krens (dal 1988); Krens aveva
una doppia laurea: una in storia dell’arte e una in economia che, decise di unire, con l’obiettivo di adottare
le migliori strategie per il museo.

Anche in Italia si trova una casa museo che fa parte della costellazione di musei della Fondazione di
Solomon R. Guggenheim. Si tratta della collezione Peggy Guggenheim, uno dei musei più importanti di arte
europea e americana del XX secolo in Italia. Ha sede a Venezia a Palazzo Venier dei Leoni, sul Canal Grande,
in quella che fu l’abitazione di Peggy Guggenheim. Il museo ospita la collezione personale di Peggy
Guggenheim, ma anche capolavori della collezione Hannelore B. e Rudolph B. Schulhof, il giardino delle
sculture e mostre temporanee.

Dal 4 novembre al 22 gennaio 2012, il Guggenheim di New York ha celebrato Maurizio Cattelan, uno degli
artisti contemporanei più provocatori del nostro tempo, con la sua prima retrospettiva completa (“All”),
ossia, un insieme di opere prodotte dal 1989, provenienti da collezioni private e gallerie internazionali. Una
cascata di 130 creature improbabili, controverse e un poco misteriose, sospese nel groviglio
(apparentemente senza alcun criterio logico o cronologico) di cavi e corde, ha invaso per trenta metri
d’altezza il cono verticale del Guggenheim Museum. Se, solitamente, le opere di una mostra temporanea
vengono distribuite lungo gli ambulacri che salgono, o scendono, ritmicamente verso la grande copertura di
vetro che invade di luce naturale lo spazio circolare, con Cattelan il punto di vista espositivo cambia
radicalmente. In questo modo i visitatori, camminandoci attorno, dal primo fino all’ultimo piano, possono
visionare le opere da molteplici punti di vista. Un percorso, tutto particolare e straordinario, attraverso il
mondo dell’artista tra cui il piccolo Hitler in preghiera, il cavallo rampante, il Pinocchio annegato e finendo
con il Papa colpito da un meteorite.

Critica alla nuova gestione del Guggenheim:

1. “Mc Guggenheim”: New York, Venezia, Bilbao, Abu Dhabi… (quindi le mostre sono itineranti, si spostano
da un museo Guggenheim all’altro).

2. Mostre di Armani, Harley Davidson (per riuscire a finanziarsi e per “far pubblico” creano mostre che
centrano poco con l’arte)

Guggenheim Museum Bilbao – 1997, Frank Gehry

Bilbao, città in crisi degli anni 70/80, vide nel museo l’occasione di rilancio per la città stessa e per la
fondazione Solomon R. Guggenheim. Il museo, dunque, è stato realizzato in collaborazione con il governo
spagnolo che decise di pagare alla Fondazione Guggenheim 20milioni di dollari per una consulenza sulla
realizzazione del museo di Bilbao.

Due tipi di collezione all’interno del Museo:

1. Una collezione basca e, quindi, più locale.

2. Una parte della collezione della fondazione Guggenheim stessa.

CARATTERISTICHE DELLA STRUTTURA

È molto interessante vedere come il museo si presenta al pubblico >è una vera e propria scultura a cielo
aperto.

Decostruttivista (=decostruzione di forme architettoniche tradizionali, effetto di “implosione “)

Gehry mise in discussione il modo di fare architettura e i materiali da utilizzare: si optò per del titanio di 0,3
mm per lamina (ovviamente, dato il materiale, la luce permette di dare mutevolezza all’opera).

La struttura sorge sul fiume Nerviòn (sembra un grande cetaceo che si adagia lungo il fiume).

Fonte di ispirazione di Gehry: Metropolis di Lang, ovvero, un film futurista.

L’interno della struttura non corrisponde con l’esterno; all’esterno, infatti, la struttura si sostiene da sola.
Inoltre Gehry, per la costruzione del museo stesso, utilizzò un programma dell’ingegneria spaziale.
L’ingresso è discendente e si scende, come nel caso del Centre Pompidou verso l’interno, ove si trovano
opere immense.

Una delle installazioni più importanti del Museo è Tulips (“Tulipani”) di Jeff Koons – scultura metallica (che
ricorda stilisticamente una bara stilizzata), presente all’esterno del Guggenheim di Bilbao dal 1995.

MUSEO CONTEMPORANEO – casi italiani

Due indirizzi: l’esposizione e l’architettura

Con questa nuova idea del museo che punta molto sull’effetto scenografico dell’architettura, è importante
equilibrare quell’aspetto insieme a quello dell’esposizione ottimale.

Inoltre, dagli anni 70 il museo acquista una nuova funzione, urbanistica. Gli si affida la capacità di
riqualificare aree degradate della città o di attirare turismo in piccoli centri sconosciuti e di recuperare aree
industriali dismesse.

Per esempio fondazione Prada a Milano, è un’ex distilleria. Anche Hangar Bicocca: doveva essere
riqualificato il capannone pensato come museo dell’Alfa Romeo, ma il progetto si interruppe. Poi i lavori
ripresero da parte di altri e fu sede di un’esposizione che fece successo e divenne permanente.

L’arte contemporanea si esprime in diverse forme tra cui installazioni, video, performance oltre a scultura,
pittura, disegni e grafica.

Tra installazione e scultura il confine è sottile > la differenza è che nell’installazione si è dentro l’opera, non
ci si gira attorno.

ECONOMIE DEI MUSEI

Il museo è un luogo ricreativo, paragonabile a cinema, teatro, tv. Per poter competere con queste
esperienze similari, il museo deve fornire un’esperienza valida.

È importante che diventi più famigliare, che involga il pubblico a tornarci (fidelizzazione) ascoltando la
società. È importante anche che definisca bene la sua identità e le relazioni con il territorio.

L’ARTE CONTEMPORANEA – LINGUAGGI, PRATICHE E FORME

La definizione di arte contemporanea è ancora molto discussa; nel 76 Formaggio disse “l’arte è tutto ciò che
gli uomini chiamano arte” > è quello che noi riconosciamo come arte, è una costruzione culturale definita in
un certo periodo e in un certo luogo.

Dall’entrata in discussione del concetto di arte legato ad un saper fare qualcosa di tecnico, si ha la
connessione tra arte e insicurezza.

L’arte contemporanea in quanto costruzione sociale è definita dal sistema, composto dai luoghi dell’arte sia
fisici che non (musei, istituzioni culturali, associazioni, gallerie, biennali, fiere, aste e riviste > fa critica
d’arte, contiene recensioni, interviste ad artisti ecc). Tra gli attori invece troviamo gli artisti, i critici d’arte, i
curatori, i mercanti e i giornalisti.

INSTALLAZIONE
È un’installazione performativa. Ci sono due livelli d’azione rispetto all’opera: alcune persone fanno da
pubblico semplicemente osservando, altre partecipano, è performer dell’opera.

Diversi livelli a cui si poteva accedere scalzi rotolandosi tra i teli. L’autore realizza sempre installazioni per
far superare le barriere fisiche, geografiche, sociali. In quest’opera fece fare esperienza della perdita
d’equilibrio > fa vivere il concetto che ogni nostra azione influenza quella degli altri, nel bene e nel male.
Tutti sono collegati, è un’esperienza condivisa. Ci si metteva in gioco attraverso l’installazione, per capire
anche come reagire nel momento di difficoltà nel muoversi.

Altra installazione > ALFREDO JAAR, The eyes of Gutete Emerita

Nel 94 si recò in Uganda, dove a quel tempo ci fu un genocidio. Si recò in uno dei campi profughi, vivendo e
testimoniando l’orrore. Decise di non occuparsi di quello, di non mostrare l’orrore nelle sue opere; allestì
così uno spazio con un lungo corridoio buio, con una scritta luminosa posta su una parete ispirata alla storia
di una profuga scappata verso il campo. L’artista racconta la sua storia, terminando con “I remember her
eyes. The eyes of Gutete Emerita”.

In fondo alla sala si trovava un light box che illuminava lo spazio circostante, pieno di un milione di
diapositive raffiguranti gli occhi di Emerita.

L’artista porta quell’immagine con dei lentini d’ingrandimento per poterli guardare meglio, per mettere in
stretto contatto il pubblico con gli occhi del terrore. Secondo lui nulla sarebbe stato più significativo di
quello.

Un’altra sua opera è “Untitled (Newsweek)” > ha preso le 17 copertine del Newsweek, partendo dalla prima
uscita all’inizio del genocidio. Sotto ogni copertina ha indicato cosa stava succedendo in quella precisa
settimana in Uganda. La 17esima è l’unica dedicata al genocidio. Sottolinea come abbiano aspettato 17
settimane e migliaia di morti per dedicare la copertina della rivista a ciò che stava accadendo.

OLAFUR ELIASSON, The weather project, 2003, Turbine Hall, Tate Modern di Londra > artista di
Copenaghen.

Site-specific > installazioni pensate per uno spazio in particolare; l’artista tiene conto delle caratteristiche
fisiche dello spazio come dimensioni, luminosità, calore.
Il grande sole che si irradia nello spazio crea una luce particolare nell’ambiente inducendo le persone ad
usare l’ambiente come se fosse un parco, sdraiandosi.

È un’opera fine a sé stessa, non ha l’intento di insegnare nulla.

LUCA VITONE, Per l’eternità, padiglione Italia alla Biennale di Venezia del 2013

Creata unendo note di rabarbaro; lo scelse per il suo sapore dolce allo stesso tempo amaro, secondo lui
creava contrasto emotivo. Quello che contraddistingue questa essenza è la didascalia che la accompagna >
dice di aver creato l’essenza ispirandosi all’eternit (materiale che doveva durare in eterno poi rivelato
cancerogeno). Così dicendo crea uno stordimento, perché dava la sensazione di aver respirato l’eternit
(avendo respirato l’essenza fino a quel momento), creava agitazione.

Nella sua galleria poi aveva anche proposto un video narrativo che porta all’interno della vicenda della
fabbrica di Casale Monferrato abbandonata dopo il disastro dell’eternit.

TERESA MARGOLLES, What else can we talk about?, 2009, Biennale di Venezia

Artista attivista messicana che ha trattato molto il tema del narcotraffico in chiave estetica nelle sue opere,
mostrando le conseguenze di una società così violenta come quella messicana.

Alla Biennale di Venezia realizzò diverse installazioni. Portò


parenti di vittime del Messico, chiedendo loro di pulire i pavimenti della sala utilizzando acqua e sangue di
vittime di morte violenta. Questo produce anche un effetto olfattivo che crea disagio. Opera molto forte
che cerca di far aprire gli occhi agli spettatori sulla situazione.
Un’altra opera significativa fu una tela di 10 metri di lunghezza appoggiata su un light box in una stanza
completamente buia. Sulla tela vi erano dei ricami fatti da donne boliviane, ricami che simboleggiavano
ogni festa del paese. L’artista Margolles recuperò da un obitorio dei teli che coprivano donne uccise da
uomini, chiedendo alle ricamatrici di realizzare ricami rigogliosi, con perline ecc.

Camminando attorno all’opera come prima cosa ci si accorgeva del ricamo, poi si notavano le gocce di
sangue presenti sui teli. La bellezza dei ricami che ricordano le festività, cerca di coprire una falla della
società come quella della violenza maschile sul sesso femminile. È una denuncia sociale.

Ultima sua opera che è stata al PAC di Milano nel 2013 > Mesa y dos bancos > non era presente nessun
cartello quindi le persone si sedevano e utilizzavano il tavolo normalmente.

L’elemento di rilievo è il fatto che l’artista abbia impastato il cemento con l’acqua con cui sono stati lavati i
corpi di morti. Porta a contatto diretto con il pubblico la violenza, senza mediazioni.

VIDEO ARTE E VIDEO INSTALLAZIONE

Carsten Nicolaj, Unidisplay, 2012

Attraverso un video rende visivi dei suoni. Installò un lungo schermo con due specchi che creavano un
senso di infinita grandezza dello schermo.
Video a doppia proiezione che mette in scena due cantanti
lirici: l’uomo circondato da pubblico, la donna da sola. Diventa una specie di relazione tra uomo e donna
evidenziando l’impossibilità della donna nel potersi esprimere. L’artista è iraniana, proviene da un paese in
cui la disparità tra i sessi è molto rilevante.

Ever is overall - Pipilotti

Donna che cammina spensierata e sorridente con un abito fresco azzurro celeste. È quasi ipnotico, ha in
mano una mazza che però sembra un fiore > si vede poi il momento in cui spacca un finestrino di una
macchina con la mazza. Si vede inoltre una poliziotta che le passa affianco e le sorride.

Rappresenta la donna che vuole ribellarsi al ruolo che le è stato dato per secoli.

PERFORMANCE

MARINA ABRAMOVIC E ULAJ – Imponderabilia, 1977

in questo tipo di performance in genere non c’è un palcoscenico, uno spazio


preciso che separa gli spettatori dagli artisti.

Ai tempi la performance era considerata meno qualificante nel campo dell’arte. Durante la settimana della
performance i due artisti si mettono all’ingresso della galleria d’arte moderna di Bologna, riducendolo per
far sì che il pubblico si ritrovasse a toccare per forza i loro corpi per passare. Questo per creare imbarazzo,
si trattava di nudità in pubblico.
Hanno fatto una specie di indagine sociologica: chi guardava l’uomo, chi la
donna, chi non guardava, chi sorrideva.

Il loro corpo divenne la tela, che venne graffiato da tutte quelle persone che sono passate. Oggi al Mambo
si trova il video della performance che ha lo spirito qui e ora, da non riprodurre e ad effetto sorpresa.

Hanno un sistema microfono che trasmette i battiti cardiaci e stanno in quella posizione tesa per 4 minuti.
L’artista disse che è stata una delle più difficili di tutte; freccia e arco erano reali quindi davvero pericolosi.

Fanno questa performance come simbolo della fiducia in una relazione di coppia, essendone loro una.

Per un’altra opera si mise seduta ad un tavolo con una parte di oggetti contundenti e una parte di oggetti
piacevoli al tatto come piume ecc. diede la libertà alle persone di utilizzare gli oggetti come meglio
credevano (truccandola, facendole solletico con la piuma ecc); col passare del tempo iniziarono a farle del
male, creando tensione nella sala nonostante nessun lamento da parte sua. Accadeva magari che una
persona la feriva, l’altra la curava. È stata interrotta quando uno ha impugnato la pistola.

Lei dichiarò che non si aspettava una reazione così violenta da parte del pubblico.

Anche questa è stata occasione di indagine sociale: quando puoi fare qualsiasi cosa, cosa fai?

Tanti andarono nella direzione della violenza.

Fecero poi una performance sulla muraglia cinese: iniziavano dalle estremità opposte per poi incontrarsi a
metà. Ci hanno messo anni per ottenere i permessi dalla Cina. Quando si sono incontrati in realtà poi si
sono separati. L’ultima performance fu 23 anni dopo, nel 2010, al MoMa: si sedette ad un tavolo immobile
ecc.

REGINA JOSE GALINDO – Quien puede borrar las huellas? – 2003


Cammina tra la corte costituzionale in Guatemala come protesta alla candidatura a presidente di un ex
militare e genocida. Fece questo atto simbolico come dire “le tracce di sangue che hai lasciato nel tuo
percorso non si cancellano, la gente non dimentica cosa sei stato”.

4 fucili d’assalto: il pubblico poteva decidere se assumere i panni del carnefice o quelli della vittima. La
persona all’interno vedeva sul suo corpo il mirino rosso. Questa esperienza creava emozioni fortissime, pur
consapevoli che le armi non fossero cariche.

Esposto alla Biennale di Venezia. 3 desk con le addette. Su ogni


parete che accompagna le scrivanie ci sono delle frasi “I will always be too expensive to buy”. Ci si poteva
fermare alla scrivania e firmare un contratto con l’artista e con la fondazione con la frase scritta. L’artista ti
porta a firmare un contratto con te stessa in realtà, “fa fare i conti con te stessa”.
sono gabbie con dei Rottweiler. Sopra le gabbie c’erano dei
performer vestiti con marchi moderni proprio per mettere in evidenza quella generazione.

All’interno delle gabbie, con sguardi annoiati e depressi, creavano situazioni di ansia.

ANNE IMHOF, FAUST, 2016: gabbie con rottweiler e performer sulle ringhiere, all’interno delle
gabbie vi erano diverse azioni (performer con sguardo annoiato/ depresso): creavano uno stato di
ansia consapevole nei visitatori, micro-azioni nello spazio che portavano a vivere uno stato di
ansia. La giuria ha motivato la sua preferenza puntando l’attenzione sul valore di una “scelta
rigorosa di oggetti, corpi, immagini e suoni”, capace di generare “uno stato di ansia consapevole”.
Sun and Sea (Marina) - Rugilè Barzdzlukait, Vaiva Grainty e Lina Lapelyte – 58 Biennale di
Venezia, 2019
La Lituania ha vinto il Leone d’Oro
Tre linguaggi diversi delle arti (due delle artiste sono drammaturghe): è definita un’opera
performance, ci sono dei cantanti lirici e altri personaggi che semplicemente si comportano come
se fossero al mare; avvengono azioni che normalmente si rivedono nelle spiagge reali. Tanto
amato dal pubblico che poi è stato portato anche nei teatri.
Il tema è il disastro ambientale: noi siamo qui che non ci curiamo di nulla e intanto il mondo va
disintegrandosi.
ARTE FUORI DAI MUSEI – arte contemporanea nello spazio urbano
Le immagini delle città rinviano sempre a quelle delle loro opere più famose.
Si tratta di opere di elevato contenuto simbolico che i cittadini sentono proprie e che associano a
valori e temi collettivi. Nelle città storiche erano tali le chiese, i palazzi civici, i teatri e monumenti.
In quelle contemporanee ad esse si sono aggiunti nuovi luoghi, forme e pratiche artistiche a cui è
sempre più affidato il compito di rendere la città da un lato più attraente e attrattiva e dall’altro
migliorare la qualità sociale degli spazi e di favorire la lettura critica del presente.
Non più solo pittura che troviamo negli edifici e scultura monumentale, ma abbiamo altre opere
che spesso interrogano la città stessa, vanno a leggere i vari spazi e attivare relazione tra i vari
gruppi sociali; utile ai cittadini per leggere la loro contemporaneità.
Emergono temi che non riguardano più l’estetica del luogo, ma il modo in cui vediamo gli spazi
condivisi e temi come l’abitabilità, coabitazione e condivisione (migliorare gli spazi sociali).
Possiamo parlare di una serie di tematiche:

● Architettura come presenza scultorea

● Neo- monumento

● Luoghi della mobilità

● Pratiche partecipative – community base/ base comunitaria, pratiche che vengono


realizzate dagli artisti insieme a specifiche comunità
● Installazioni di luce e interattive

● Parchi e giardini d’arte

SEGNI, LUOGHI, RELAZIONI DELL’ARTE CONTEMPORANEA NELLO SPAZIO URBANO


Forme dell’arte contemporanea nell’urbano: sculture, installazioni, performance, proiezioni,
azioni/performance, eventi, dipinti murali, arredo urbano, manifesti, street art e così via…
L’arte nello spazio urbano può essere chiamata ad assolvere a molteplici funzioni:

● Celebrare un sistema di valori

● Riqualificare le aree

● Valorizzare a livello turistico un territorio

● Conferire valore economico ad una zona

● Creare nuove forme di relazione sociale

● Sollecitare visioni diverse della città e del mondo

● Rispondere ad esigenze e domande di una comunità attraverso progetti partecipati

● Sperimentare modelli alternativi a quelli esistenti

● Compiere azioni di opposizioni a dinamiche di pianificazione dall’alto

Diversi sono i suoi committenti:


● Istituzioni pubbliche

● Associazioni

● Fondazioni

● Banche

● Real estate

Elementi di crisi: tutto ciò che è dentro al museo so che è arte, nel momento in cui le opere sono
nello spazio cittadino come faccio a riconoscerle come arte?
Con l’installazione contemporanea urbana non abbiamo un modello d’uso dell’installazione, ma
queste possono essere di qualsiasi tipo e interessare materiali e storie diverse, non c’è un modello
d’uso univoco, ogni installazione ha le sue regole.
Due tipi di dinamiche:
1. Bottom up
2. Top down

La pratica stessa è l’oggetto dell’opera. È l’insieme di relazioni che si compiono tra artista e gruppo
che sono l’oggetto stesso dell’opera, è l’esperienza l’opera.
NEO MONUMENTO, SCULTURA, INSTALLAZIONE
Che cos’è un monumento? - Definizione Treccani:
Marmo e bronzo perché devono resistere al tempo.
Monumenti scultorei a patrioti musicisti, letterati, eroi e personalità illustri: espressione dei valori
della società. Servono per ricordare e celebrare i valori ufficiali della storia politica, militare,
religiosa e culturale della patria o città. (visone dei monumenti dell’epoca moderna)
Epoca moderna:
Estetica dell’embellissement 🡪 l’arte ha il compito di arricchire la città di nuovi monumenti,
abbellire gli ingressi, ostentare il potere reggente (Mazzucotelli Salice,2015).
Unità d’Italia:
Le città innalzano numerosi monumenti allo scopo di esaltare il senso della nazione. Monumenti
scultorei dedicati a: patrioti, musicisti, letterati, eroi, personalità illustri; esprimo gli ideali della
società e ad essi è attribuito anche il compito di preservare la memoria legata ai grandi eventi
storici, come quelli dedicati ai caduti della prima e Seconda guerra mondiale, speso creati da
associazioni e dagli stessi cittadini, che si autotassano per finanziarne la realizzazione (Pinto 2008)
Es. Monumento a Vittori Emanuele, “Altare della patria” (1912) segna il culmine.
Dal Novecento:
diversi modi in cui l’arte è presente nello spazio urbano e il progressivo cambiamento di come lo
intende:

● come luogo della rappresentazione

● spazio di rivendicazione

● sito privilegiato delle relazioni da (ri)attivare (Bruzzese 2010)

Avanguardie artistiche:
Rifiuto della natura monumentale e celebrativa della scultura. Ricercano un rapporto nuovo tra
arte e vita e sostengono la necessità di affermare valori formali autonomi (Tedeschi 2011).
I futuristi si scagliano contro il monumento scultoreo che “offre uno spettacolo così
compassionevole di barbarie, di goffaggine e di monotona imitazione ...” (Boccioni 1911).
Fascismo:
Arturo Martini sotto il fascismo realizza opere commissionate per lo spazio pubblico, che per il
regime assume estrema importanza: è usato per la rappresentazione del potere.
L’arte diviene strumento di propaganda politica attraverso la scultura celebrativa, il monumento,
la pittura murale e l’altorilievo che completa l’architettura.
Dal Dopoguerra:
l’arte è individuata come oggetto strategico per il rilancio delle città. Se da un lato le autorità
pubbliche e private la considerano in grado di: favorire coesione sociale, produrre memoria
collettiva, creare consapevolezza, migliorare la qualità dello spazio urbano; dall’altro la impiegano
come strumento di marketing territoriale, ovvero mezzo per moltiplicare l’attrattività di un luogo
(Lacy 1995, Deutsche 1996).

E quindi, che fare dei monumenti? La risposta di Disney


Partire dalla consapevolezza che i tempi sono cambiati e molte rappresentazioni passate ad oggi
sono sbagliate, ma che ai tempi era la “normalità”.

IL NEO-MONUMENTO
Concezione anti-monumentale
Piano d’uso collettivo, Giò Pomodoro, Ales, 1977: Piazza triangolare dedicata a Gramsci, spazio
agibile ad uso della popolazione, il monumento diventa un’agorà.
Dietrofront, Michelangelo Pistoletto, Firenze, 1981-84: crea un gruppo scultoreo, a Firenze, che
colloca in corrispondenza di una porta, guarda indietro verso la città, una delle due sculture guarda
all’antico mentre l’altra al presente (moderno). Fatte in marmo classico, ma vuole mettere in
discussione il monumento, interrogazione che cos’è il momento nella piazza oggi e cosa può
essere. Rilancia in modo ironico la monumentalità posta in condizioni di stabilità precaria.
Cantiere Giardinaggio, Stefano Boccalini, Castelfiorentino, 2000: invitato a Castelfiorentino ad
attuare un’opera pubblica per la piazza. Ma lui essendo di Milano non sa cosa fare per questa
piazza, allora decise di mettere in piazza dei tavolini e aspetta che la gente si avvicini per chiedere
poi loro delle storie sulla località, raccoglie le suggestioni fino a che non capisce cosa realizzare per
la piazza. Ma cambia l’amministrazione e il progetto non si fa più. 🡪 artista non deve essere
affrettato, deve immergersi prima nel contesto e poi pensare e attuare l’opera.
Dal ‘900 e con le avanguardie artistiche l’arte occupa gli spazi cittadini all’aperto e anche al chiuso (es.
ospedali, uffici pubblici).
L’arte si manifesta negli spazi pubblici all’aperto tramite:

- I monumenti

Dedicato a personaggi illustri. Monumento celebrativo. Gillian Wearing per commissione della galleria
civica di Trento. Basamento con targa e statue in bronzo. Si differenzia da un monumento tradizionale
in quanto sono rappresentati soggetti comuni, però presenta delle similitudini-> fatto con materiali per
durare nel tempo, targa celebrativa e piedistallo; cambiano però i soggetti rappresentati. L’opera
rappresenta una famiglia qualunque, è stato realizzato tramite un concorso pubblico per i cittadini di
Trento, raccolti i dati relativi alla tipologia familiare prevalente nella provincia di Trento (padre, madre,
2 figli e un cane). Sono state invitate pubblicamente le famiglie che corrispondevano alla descrizione
per realizzare il monumento in onore della famiglia tipica trentina.

- Elemento di dissenso-> visione della famiglia tradizionale, rappresenta si una famiglia comune ma si
rivolge solo alla famiglia tipica e classica. Concetto di famiglia è costruito culturalmente e quindi
cambia. Processo partecipativo che ha coinvolto la comunità, estromettendo però a priori le
famiglie che non corrispondevano al modello richiesto.

Lo spazio pubblico non è uno spazio protetto, la responsabilità è alta in quanto intercetta tutti i cittadini
e non un pubblico selezionato come nel museo.
Commissione della galleria civica. Con l’unità d’Italia si moltiplicano le installazioni di monumenti per
saldare una cultura comune e un’identità condivisa. È importante in quanto simbolo dell’unione delle
lingue, simbolo pacifico. Un monumento installato dal 1896 diventa quasi invisibile, non notiamo più
quello che abbiamo davanti agli occhi. Cecità diffusa rispetto al monumento di Dante e ciò che
rappresenta-> unione, comunanza. Viene quindi costruita un’impalcatura sulla quale vengono adagiati
dei sacchi pieni di sabbia che occultano il monumento. A dimostrazione che quando una cosa familiare
ci viene sottratta, i nostri occhi la vedono. Processo opposto: maschero per far vedere, copro per far
vedere. L’opera non è più l’oggetto ma il come esso agisce nella comunità. Molte opere d’arte
contemporanea non sono affermative (elogiare Dante!) ma ti fa porre delle domande che ti portano a
un dibattito-> parte immateriale dell’opera. La contemplazione diventa secondaria.

Neo monumento o post monument.

L’impalcatura per coprire la statua si pensa sia stata poi manomessa e quindi mai completata anche se
il suo intento, riportare l’attenzione dei cittadini, è riuscito.

Mettere in discussione le nostre credenze precostituite. Marmo di Carrara pregiatissimo, mano di cui
rimane solo il dito medio. L.O.V.E libertà, odio, vendetta, eternità. Elementi classici-> materiali duraturi
su basamento. Differenze-> non è un monumento celebrativo.

Da dietro vediamo che le dita sono mozzate, non rappresenta dunque un gestaccio, è dissacrante verso
il palazzo della borsa (palazzo Mezzanotte), mondo della finanza. Palazzo costruito in epoca fascista,
simboli della ricchezza economica. Nel 2010 si è osservato un ritorno dei fascismi in Europa.
Site specific= opera fatta appositamente per uno spazio, non avrebbe senso spostarla.

Che beneficio ha portato questa scultura alla comunità? Prima questa piazza era un parcheggio, grazie
all’opera la piazza è stata liberata e successivamente è diventato un landmark di Milano.
Monumento alle nostre case e al nostro abitare. Parla della storia di molti e non della storia dei pochi.

Intento di tenere aperta la ferita del fascismo. L’opera propone ai cittadini di firmare sulla colonna e
assumersi personalmente la responsabilità di dire la propria opinione e firmare contro il fascismo.

Jochen Gerz, Cinisello (Milano) - Performance collettiva “salviamo la luna” -> cittadini che portano un
loro ritratto. Parata fine a sé stessa e senza l’intenzione di protestare o trasmettere un messaggio.

Man mano che la gente firma la colonna viene inabissata per far sì che si possa firmare anche in alto,
quando la colonna viene firmata completamente scompare nel terreno. Processo partecipativo.
L’opera si compie con il pubblico che è parte attiva, spettatore diventa attore che agisce.

L’opera è il processo e il dibattito che innesca. Es. persone che vanno a cancellare le firme.
Gibellina Nuova costruita ex novo dai migliori architetti e dagli artisti
chiamati a intervenire con segni estetici. Alberto Burri decide di agire su Gibellina vecchia e sul cumulo
di macerie.

Spaccature classiche per le sue opere (tecnica della crettatura, crepe nei materiali come quando la terra
arida si spacca, qui ripercorre le stradine del paese rimettendole in evidenza.

Senso di smarrimento e perdita di riferimenti. Allo stesso tempo è un’esperienza giocosa simile a un
labirinto. Peter Eisenman è un architetto.

Elementi dislocati nello spazio e collegati tra loro. Piazza Dante a Bergamo

Crea un dispositivo che altera la luminosità dei lampioni che erano collegati al reparto maternità
dell’ospedale. Quando nasce un bambino in ospedale viene premuto un pulsante che lo comunica con i
lampioni in piazza che si illuminano di più.

L’ARTE CHE INTERPRETA I LUOGHI DELLA MOBILITA’


“non luoghi” -> luoghi non identitari in quanto spazi di percorrenza es. stazioni. Obbiettivo di dare
un’identità a questi luoghi.

Fare un intervento per modificare la percezione di questo spazio e instaurare una nuova identità come
luogo di socialità. Nuova identità estetica che porta a vivere quel luogo in maniera più sociale.
Intervento invadente rispetto allo spazio ma allo stesso tempo semplice-> interno urbano, rende uno
spazio urbano simile a un salotto, inteso come spazio per socializzare.

Dare valore estetico e sociale ai luoghi della mobilità.

LA METROPOLITANA
Oggi molte città si stanno occupando di valorizzare artisticamente le metropolitane spesso viste come
luogo angusto e potenzialmente pericoloso.

“museo obbligatorio” -> portare oltre 200 opere nella stazione della metro creando un museo diffuso, il
museo va dal cittadino.

Ambiente immersivo.
Ago che si infila nel terreno. Filo che collega le varie tratte della metro, Cadorna simbolo della mobilità
milanese. Richiamo al settore della moda.
Concorso vinto da 11 artisti.
Artisti che progettano infrastrutture e architetti che fanno opere d’arte.
Luci come mezzo espressivo odierno

Proiettori che con la luce occupavano lo spazio delle torri gemelle.

Luci d’artista:

Opere d’arte create ad hoc per la manifestazione, la giuria sceglie un’opera che viene acquistata ed
esposta.
ARCHITETTURA

MUSEI E ARCHITETTURA CONTEMPORANEA

GARE D’ORSAY – PARIGI

Si trova sulle rive della Senna. Nata come stazione che ad oggi ospita opere d’arte, è diventato un museo.
Progetto di Gae Aulenti, che ha trasformato questo spazio in un altro spazio.

Sono stati realizzati passaggi e connessioni per permettere al pubblico di accedervi. L’intervento
architettonico ha riguardato lo spazio interno e non l’involucro.

Museo di architettura realizzato all’interno di una villa storica a Francoforte realizzato da un architetto
tedesco di nome Ungers.

È situato nei pressi della riva del Reno, insieme a diversi altri musei tutti nelle vicinanze a creare un sistema
studiato.
MUSEE DU QUAI BRANLY - PARIGI

Museo di antropologia dell’Africa, Oceania ecc situato a Parigi grazie all’architetto Patrick Blanc. Per metà
l’edificio è verde e per metà trasparente con le vetrate e un giardino interno.

MACRO – MUSEO DI ARTE CONTEMPORANEA DI ROMA

C’è un caffè all’interno aperto anche a chi non visita il museo.

LINGOTTO – TORINO
Fabbrica della Fiat costruita quasi 100 anni fa lunga 500 m con una pista di prova per automobili, progettato
da Renzo Piano.

Non ha finestre e il tetto è fatto di lamelle proprio per diffondere la luce e per ombreggiarlo, facendo sì che
non il sole non lo scaldi troppo.

MAXXI – MUSEO DI ARCHITETTURA E DELLE ARTI DEL XXI SECOLO – ROMA

Progetto di Zaha Hadid; situato vicino alla sede della Farnesina, al Parco della Musica, allo stadio ecc.

Dall’alto l’edificio risulta come un fascio di tubi, uno spazio molto fluido fatto per essere attraversato.
Finisce con uno “schermo” verso la città, come una grande vetrata da cui si vede la città.

MUSEO DI ARTE MODERNA – SAN FRANCISCO

Progettato da Mario Botta.

MUSEO DELLE SCIENZE – SAN FRANCISCO


Progetto di Renzo Piano

Una delle caratteristiche delle sue opere è che è molto difficile riconoscerne il tratto distintivo, le sue opere
sono molto varie.

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