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02/03/2022
Inserimento della disciplina della storia dell’arte nelle scuole superiori, dal vivace dibattito
che si apre alla fine dell’800. Didattica per competenze, lezioni partecipate. Insegnamento
trasversale dell’educazione civica, che contributo può dare l’insegnamento della storia
l’orientamento (PCTO).
avverrà progressivamente a partire dalla fine dell’800 fino a delle indicazioni, circolari del
Ministero degli inizi del ‘900. L’inserimento della disciplina come disciplina autonoma è
un tema legato a due altri temi: inserimento della disciplina in università come disciplina
accademica ed è collegato anche alla tutela del patrimonio artistico (tre aspetti correlati ed
interconnessi). La nascita della storia dell’arte come disciplina scientifica autonoma inizi
culturale e linguistica che è quella della nuova Italia, l’Italia unita: legame tra la tutela
patrimonio e i valori comuni del paese, come elemento di coesione. Dopo unità d’Italia
dibattito vivace sulla tutela che è legato alla nascita della storia dell’arte come disciplina
sempre più vivace, nel 1863 Cavalcaselle (Venturi lo definirà il primo storico dell’arte
nazionale) scrisse “Sulla conservazione dei monumenti e degli oggetti di Belle Arti e sulla riforma
opere antiche, col riordinare le gallerie, col dimostrare le scuole degli antichi nostri maestri
per mezzo delle loro opere, non che colla ricerca dei documenti atti a correggere i molti
errori che s'incontrano anche nella storia dell'arte, e col fornire in tal modo allo studioso gli
esempi e le notizie tanto necessari alla sua educazione artistica. Di più, sarebbe opportuno
che in quelle località dove fosse formata una scuola degli antichi maestri, si facesse un
Importanza anche di una scuola e di una formazione in cui ci sia un contatto diretto con
l’opera d’arte, inizia a toccare un tema caro agli storici dell’arte. Quando noi parliamo di
questi studiosi come Morelli e Cavalcaselle dobbiamo tener presente che in questo periodo
storico la cultura italiana è fortemente influenzata dal pensiero di Croce, nel 1902 esce
l’Estetica di Croce: associa l’arte all’intuizione, distinta dalla conoscenza intellettiva, l’atto
estetico è forma e niente altro che forma (arte come forma assoluta, libera dai condizionamenti
della realtà e della storia, gli aspetti tecnici vanno in secondo piano). Ripercussioni enormi.
Grazie allo stimolo dato da questi studiosi iniziano nella scuola italiana le prime
sperimentazioni di storia dell’arte, inserita come facoltativa, liceo classico e alcune scuole
sperimentazione si accende un dibattito fino a inizi ‘900 i cui temi fondamentali sono: qual
è il ruolo della storia dell’arte nelle scuole? Come superare opposizioni al suo
importante su questo ultimo tema). Insegnamento storia dell’arte nell’ambito della storia
della filosofia o della letteratura italiana e il dibattito si avvia nel 1899 quando Enrico
Panzacchi (poeta, deputato, direttore della Pinacoteca di Bologna e titolare della cattedra
storia dell’arte nelle scuole”: si potranno certo migliorare le leggi e rinforzare la vigilanza; ma io
sono convinto che il miglior presidio dei nostri tesori artistici e la loro prima difesa – senza della
quale tutte le altre saranno sempre manchevoli – dovrà cercarsi e trovarsi nel rinato amore del gran
pubblico italiano per la più simpatica delle nostre glorie, che è insieme la più espansiva delle nostre
energie etniche; in un amore affettuoso, geloso, sollecito, forte del consenso di tutti e convertito in
vero alito della nostra vita di popolo. Per amore bisogna conoscere”. Scarsa conoscenza della
storia dell’arte e confronto con la Francia dove già si erano formate delle cattedre di storia
dell’arte nelle università e sottolineava il grave ritardo dell’Italia. Qual era l’ostacolo che
veniva portato avanti? Come inserire la storia dell’arte nell’insegnamento, all’interno del
quadro orario, perché all’epoca si pensava soprattutto ai percorsi liceali che apparivano già
carichi di una grande mole di lavoro, Panzacchi sostiene che bisognerebbe, si augura che
della riforma di inserire la storia dell’arte all’interno della letteratura italiana: “le due
materie, facilmente compenetrandosi, verrebbero a giovarsi a vicenda dell’utilità e nel diletto della
scuola”. Arte subordinata alla poesia e all’insegnamento della letteratura, in Francia era
opere d’arte. Il termine implica una visione ancora romantica, legata ad un clima culturale,
questo termine non piacerà infatti a Venturi che si sofferma sull’osservazione dell’opera
d’arte. Nel 1899 Ugo Ojetti rispondeva a Panzacchi che sosteneva necessità di inserire la
storia dell’arte ma sottolineava come fosse una scelta prematura dato che non erano state
create cattedre di storia dell’arte nelle università e scrive: “Non vi sarebbero professori che
onestamente potessero insegnar questa materia. Oh, di pronti per un piccolo soprasoldo ad insegnar
anche la storia dell’arte dalle aurore boreali, dal caos fino ai tempi nostri, se ne troverebbero
centinaia, che la fame è molta! E un buon manualetto Hoepli, letto per una pagina o due ogni
mattina prima d’andar a fra lezione, può benissimo davanti agli scolari di liceo sostituire anche la
coltura e il gusto […] e a guardare le cose davvicino, sono proprio i professori di letteratura italiana
nei ginnasi e nei licei quelli che di storia dell’arte sanno zero via zero”. Si inserisce Venturi:
delle scuole e degli istituti superiori, Venturi ha sempre rifiutato il ruolo ancillare della
storia dell’arte in favore di una autonomia totale della disciplina e in diversi scritti insiste
l’unico in grado di iniziare alla storia dell’arte che è scienza dell’osservazione”. “L’arte è un
linguaggio che l’Italia crede di comprendere senza la conoscenza del suo dizionario, anzi del suo
alfabeto. […] eppure il sentimento per le arti figurative si forma solo con l’osservazione assidua”.
“Si deve concepire modernamente quale insegnamento di storia naturale, con maestri che sappiano
a tempo opportuno fare analisi ed esperienze. Tali maestri non improvvisano”. Lo sguardo al di
- Importanza della storia dell’arte per la formazione del senso estetico, unito a quello
morale.
- Rapporto tra educazione e tutela. Si prende coscienza che la tutela del patrimonio
In qualche modo, nonostante la critica che Venturi aveva avanzato verso la proposta di
avanti e nel 1900 esce una circolare ministeriale intitolata “Insegnamento della storia delle
belle arti” circolare 86 (Panzacchi diventa Sottosegretario alla pubblica istruzione) e viene
attivata a titolo sperimentale l’introduzione di corsi liberi di storia dell’arte all’interno dei
licei classici, ma non si parla uno studio sistematico, ma come un qualcosa di leggero, di
nazioni, dall’altro però si inserisce come materia subordinata alle più importanti come
pratica diffusa nella seconda metà dell’800, ma la cosa interessante è che la circolare
precisa ai docenti di redigere una relazione al termine del primo anno di sperimentazione:
in effetti sono conservati questi documenti che sono una fonte interessante per capire qual
era la reazione e quali erano le perplessità e in effetti si fanno avanti voci diverse e alcuni
erano: Egidio Bellorini a Cuneo (corso in cui aveva adottato il metodo di collegare la storia
dell’arte partendo dalla storia della letteratura per non sovraccaricare gli studenti di ore
ulteriori di studio e lui stesso scrive nella relazione: «Perché non mi si vorrà sostenere […]
che, per insegnare l’alfabeto o gli elementi della grammatica artistica […], occorra essere Camillo
Boito, o Adolfo Venturi, o Corrado Ricci», interessante è che erano previsti degli incontri
volontari nei giorni festivi per osservare riproduzioni di opere d’arte o per andare a
visitare dei monumenti. All’inizio si era affidato a delle incisioni, poi delle foto dei fratelli
Alinari. Nello stesso anno 1899 – 1900 Mario Martinozzi a Modena in cui il docente sceglie
artisti italiani per mettere in relazione la storia dell’arte con la storia civile. Anche lui
lamenta la difficoltà nel condurre le lezioni per la mancanza di strumenti e si attrezza con
adatti, che non erano ancora presenti nei licei. Un altro docente, Serafino Ricci, a Milano è
gli viene dato l’incarico di insegnare al liceo Beccaria e dice di servirsi di proiezioni
fotoelettriche che riscontrano successo tant’è che apre questi incontri pomeridiani o serali
anche al territorio e non solo a studenti liceali, “uditorio singolare di circa un migliaio di
persone”. Ricci per quanto riguarda i contenuti proponeva un excursus sul canone classico,
elemento di novità perché le altre sperimentazioni erano tutte incentrate sul legame arte –
letteratura o arte – poesia o arte – storia, lui invece sceglie un percorso autonomo, parte
dalle opere, generalmente dell’arte classica o che presentano un canonen classico. Grazie a
lui nel liceo Beccaria di Milano sarà organizzato un Gabinetto archeologico e artistico,
spazio ricco di materiali diversi, strumenti che entravano per la prima volta in un liceo e
lui dice che possono essere utile anche ad altri docenti ma sottolinea che l’insegnamento
deve essere affidato a persone che si occupano di quelle discipline, che abbiano una
formazione specifica. Tant’è che sarà proprio lui a proporre le CATTEDRE AMBULANTI,
nelle grandi città e nei centri minori individuare come professore un direttore di museo o
di una galleria locale: l’insegnante si sarebbe spostato tra un liceo e l’altro a giorni fissi.
Ci sono anche delle voci contrarie a tutto ciò, talvolta anche di studiosi come il direttore
del Bargello Supino che giudicava dannoso l’insegnamento perché vedeva che l’intento
avviato una sperimentazione di storia dell’arte nel liceo Michelangelo di Firenze e faceva
ricorso a proiezioni luminose e insiste sull’importanza del rapporto tra le opere letterarie e
le belle arti (estetica crociana), però vedeva un rischio nella circolare 86: sollevava il tema
di quello che doveva essere la discrepanza tra sapere letterario e sapere artistico: “Ai
giovani dei nostri licei – egli affermava – noi possiamo negare la licenza, se ignorano i titoli delle
opere latine del Petrarca, di cui nessuno di essi vedrà mai probabilmente neppure il frontespizio; se
non hanno un’opinione sul colore dei capelli e della barba del Divino Poeta; ma siamo obbligati a
rispettare la loro ignoranza, quando confondono una statua di Donatello con una del Bernini,
quando dicono che il Giudizio universale è la più bella scultura di Michelangelo, o che Raffaello fu
discepolo di Giotto, ed altri orrori di questa tacca” (si perdona tutto perché è ancora una
specializzati. Riteneva che fosse importante insegnamento della storia dell’arte ma vedeva
un rischio nel fatto che fosse assegnato a docenti con competenze approssimative:
del cittadino. Queste riflessioni di Papa si inseriscono in un dibattito che è sempre più
degli insegnanti. In questo contesto ci sono delle voci che a noi stupiscono oggi ma che
sono interessanti, di docenti come Ermenegildo Pistelli convinto che sia un pericolo
l’insegnamento della storia dell’arte perché il percorso deve rimanere legato agli studi
classici per formare il canone di gusto delle élite, tutto improntato su canoni classici;
solo nei licei (è un campo di studi incerto e potrebbero formarsi futuri professori e storici
Pistelli a sostegno delle sue perplessità proponeva il modello tedesco, in Germania c’è
nelle università ma non nei licei, nel tempo si può cercare di migliorare l’insegnamento
Si inserisce GIOVANNI GENTILE, nel 1903 sulle pagine de “La Critica” (la rivista di
Benedetto Croce) quando scrive un contributo intitolato L’insegnamento della storia dell’arte
ne’ licei e l’arte del comporre in cui sosteneva l’importanza della materia: “Se il liceo ha da
essere scuola di cultura generale – affermava lo studioso –, e non può avere altro valore, può esser
questione di misura, non di numero di materie; le quali devono essere tante quante ne occorrono
alla cultura dello spirito, cioè quante sono le forme e le attività dello spirito”. Lo studioso
postulava un legame stretto tra una riforma profonda della scuola e l’introduzione della
storia dell’arte che implicava – per Gentile – l’espulsione dai programmi degli «esercizi di
pedagogica e culturale; e concludeva: «Non è già tempo di abolire questo residuo della vecchia
Nel 1903 esce anche una circolare ministeriale che incoraggiava le visite a musei e gallerie
e già si comprende l’importanza della frequentazione del territorio per la conoscenza delle
opere d’arte; inoltre, favoriva ed esortava le scuole nel comprare riproduzioni grafiche di
opere, acquisto di strumentazione varia. Nel 1904 esce un Regio Decreto che fissa
l’insegnamento della storia dell’arte in corsi facoltativi e senza obbligo d’esame e si parla
ancora una volta di licei classici e si parla di nessi tra storia e opere d’arte e si auspica un
contatto diretto con le opere d’arte, regolamenta qualcosa già avviato a fine ‘800.
Nel 1906 c’è una Commissione reale della pubblica istruzione che viene incaricata di
studiare l’ordinamento degli studi secondari in Italia e vengono inviati dei questionari ai
1. Si crede opportuno uno speciale insegnamento di storia delle arti figurative e plastiche?
2. Non è preferibile che tutti gli insegnanti e principalmente quelli di disegno, di lettere
italiane, di lettere classiche e di storia, non trascurino di discorrere agli alunni di arte o di
artisti, e soprattutto di accompagnare gli alunni in visite a gallerie e musei, mostrando loro
del nuovo insegnamento, era destinata a suscitare la dura reazione di Adolfo Venturi, il
“Opportuno? Da tanti anni si combatte per la vita artistica italiana; e la Commissione reale chiede
se sia opportuno uno speciale insegnamento delle arti figurative e plastiche (sic!) […] L’ostilità
all’insegnamento della storia dell’arte, che dovrebbe esser vecchio ed è nuovo, trova opposizione nei
signori della Commissione che dovrebbero esser nuovi e invece son vecchi. La storia dell’arte è una
disciplina che vive a sé; il suo insegnamento, fondato sui metodi positivi, ha già i suoi edifici, i suoi
palazzi, i suoi templi […] La Commissione reale, ignara de’ progressi della scienza storica dell’arte,
del suo organismo, dei suoi metodi, si oppone, con mal celata ostilità, ai suoi diritti”.
Toni sempre più aspri, interviene anche la Società Italiana degli Studi Classici che riteneva
Nel 1908 un allievo di Venturi, LUIGI SERRA, scrive sulla rivista la «Rivista pedagogica»,
appena fondata dal pedagogista Luigi Credaro, quale organo di una nuova “scienza
a partire da una moderna concezione della storia dell’arte e alla luce di una rinnovata
attenzione della società per le questioni artistiche. Non era più sufficiente una
menzionare opere e artisti nelle diverse materie senza costruire un percorso storico-
“Non bisogna lasciarsi trascinare nel comune pregiudizio, cioè che per essere veramente competenti
in qualsiasi disciplina occorra un’adeguata preparazione e per la Storia delle arti figurative basti il
semplice “gusto” o la ancora più semplice “disposizione”, fecondata dalla lettura di qualche
manuale […] Se la Storia dell’arte deve assidersi tra le materie liceali, è necessario che entri come
recondite bellezze e tutte le anime”. Può essere utile, uno strumento di cui servirsi nella scuola
e ancora una volta per reazione a questo questionario Venturi continua a reagire e
risponde direttamente alla commissione reale insistendo sulla necessità di scegliere il
personale tra coloro che si sono diplomati nel nostro dipartimento e che si sono
specializzati in arte moderna e medievale e dirà: “Quei professori di lettere o di storia, che
sono ignari della lunga necessaria abitudine di osservazione sulle cose d’arte, che non abbiano la
familiarità indispensabile coi monumenti artistici, non potranno educare le nuove generazioni
all’amore dell’arte: invece d’accompagnare gli allievi a teatro, li tratterebbero nell’atrio a leggere e a
insegnare a osservare, a vedere, a sentire l’arte in cui si riflette la idealità di nostra gente, in cui
presero figura le idealità della patria». La Commissione prende atto e scrive questo: esprimeva
“il voto che anche le cattedre di storia dell’arte delle scuole secondarie siano conferite mediante
concorso e che nel materiale obbligatorio di tutti gli istituti medi sia compresa una raccolta
progressiva di riproduzioni grafiche e plastiche delle più celebri opere d’arte”. Tuttavia, preso atto
che le gravi carenze riscontrate impedivano «la immediata e generale introduzione della
dell’arte nei piani di studio liceali come materia facoltativa e limitatamente ai licei presenti
nelle grandi città, rinviando al momento in cui fossero maturate le «condizioni essenziali»,
(tutto ciò è tratto dal pdf “Tra Enrico Panzacchi e Adolfo Venturi: discussioni, prime esperienze
16/03/2022
A partire dal 1999 sono spariti i programmi dalla scuola e si iniziato a parlare di
questo proposito andiamo a vedere il PTOF della scuola in cui abbiamo studiato.
Pianificare l’attività didattica in un tempo più lungo di un anno scolastico, almeno 3 anni,
e può essere aggiornato ogni anno. Troviamo una descrizione del contesto in cui si
inserisce l’istituto. RAV: rapporto di autovalutazione, redigere un rapporto di valutazione
dell’azione portata avanti durante l’anno scolastico, in base ad una serie di indici (numero
di studenti bocciati, promossi con debito, ecc.). il cuore del PTOF è l’offerta formativa.
Ogni scuola decide su cosa investire, su cosa puntare, può proporre percorsi tradizionali
così come classi articolate per un potenziamento di alcune discipline. L’atto di indirizzo è
del dirigente scolastico che indica su cosa puntare e su cosa investire. Offerta formativa
che parte dagli indirizzi che sono attivati e i traguardi attesi in uscita, queste competenze
sono tratte dalle indicazioni nazionali. All’interno del PTOF poi è presente anche il
Nel 2007 sono state emanate delle norme per l’obbligo di scuola, che è stato prolungato a
10 anni. Le competenze di base confluiscono negli assi culturali, che si dividono in 4 (asse
dei linguaggi, asse matematico, asse scientifico –tecnologico, asse storico – sociale. (vedi
ppt)
La storia dell’arte rientra nell’asse storico – sociale, essendo storia. Non sono indicate delle
Curricolo disciplinare: deve essere indicata la metodologia, quali sono le metodologie più
utilizzate. L’altro aspetto sempre presente nel curricolo è la dichiarazione di quali sono i
di istituto, ci deve essere una programmazione annuale del docente, annuale e per
Abbiamo detto che è importante coinvolgere gli studenti in compiti sfidanti e coinvolgenti,
compito, puntualizzare concetti, alla fine del compito riassumere ciò che hanno fatto.
Didattica per competenze: dobbiamo far riferimento ad un lavoro che pone l’attenzione sul
discente, se una volta il docente entrava in classe e svolgeva la sua lezione frontale tutto il
tempo al centro c’erano dei contenuti, ora al centro c’è il discente ed il docente è un
mediatore, mette a disposizione dello studente degli strumenti e pianifica e guida il lavoro
proposto agli studenti, sollecita la ricerca, propone delle strade per seguire la ricerca,
propone delle domande, indica delle strategie e delle soluzioni. In questo senso la parola
cui è lo studente a trovare il percorso più adatto per arrivare alla soluzione, l’obbiettivo è
uguale per tutti e poi lo studente intraprenderà la sua strada. Il lavoro portato avanti deve
essere flessibile, può essere cambiato in corso d’opera. Compiti autentici si intende compiti
che cercano di valorizzare l’esperienza specifica dello studente (lavorare sulle competenze
precedenti e svilupparne di nuove) e che sia pensato in contesti veri e verosimili perché
può essere un modo per legare i contenuti che studiano con una realtà più concreta. L’altro
aspetto è quello della LABORIALITA’, con cosa si intende? Non solo laboratori fisici ma si
acquisizione della competenza attraverso una didattica che sia proposto come laboratorio,
si propongono dei problemi e gli studenti devono provare a sperimentare e trovare delle
soluzioni (didattica che punta alla ricerca e alla sperimentazione). Privilegiare percorsi che
le conoscenze acquisite anche con docenti diversi ovviamente è meglio. Riflessione e meta-
cognizione, l’alunno durante l’esecuzione del compito e dopo averlo svolto deve avere la
ha la possibilità di rendersi conto degli eventuali errori commessi, delle cose che può aver
fatto meglio e si può chiarire sulle procedure che ha utilizzato, può auto-valutarsi. Questo
termine, meta-cognizione, viene utilizzato dagli anni ’70 del ‘900 e nasce nell’ambito del
cognitivismo e c’è uno psicologo russo che prima degli anni ’70 aveva notato come
l’uomo cerca di potenziare le funzioni psichiche naturali e queste funzioni raccolgono sia
generati con cui interpreta ciò che lo circonda e potenzia così le sue capacità cognitive.
Questi compiti è importante che si concludano con una fase di riflessione, che è un modo
per valutare il lavoro collettivo ma anche l’apporto individuale, quindi nel momento della
narrazione è importante per riflettere sul proprio operato. Nel momento in cui si espone al
valutazione. Il docente si pone come mediatore e facilitatore, non ha più solo un ruolo
parliamo anche delle soft skills, competenze che vengono definite “personali e sociali” sono
competenze di problem solving e resistenza allo stress sono importanti non solo per trovare
un maggior successo nel mondo del lavoro ma anche per conseguire un benessere
personale che è molto importante. Indicazioni nazionali del primo ciclo d’istruzione:
L’ambiente di apprendimento:
Un sistema per facilitare l’apprendimento può essere di dover spiegare a qualcuno che
non conosce un’opera e che non l’ha mai vista, in un ambiente che è una sorta di museo
virtuale (es. del Pantheon che lei ha fatto in classe al liceo, lo studente quando mostra il
lavoro deve spiegare il perché della scelta, quali sono gli aspetti che hanno colpito?
Utilizzato artsteps).
ma poi ci deve essere la parte che promuova lo studente nel ruolo di protagonista. La sfida
21/03/2022
competenze trasversali per affrontare una società sempre più complessa, che muta
velocemente. L’arte si presta a questo tipo di lavoro, cioè lo sviluppo delle competenze
trasversali, anche le competenze emotive, su cui ci sono moltissimi studi a partire dagli
anni ’90 (studio di Daniel Goleman che pone il tema dell’intelligenza emotiva al centro di
uno studio psicologico, intelligenza emotiva come “insieme di abilità pratiche (skills)
emozioni”; quella che lui definisce intelligenza emotiva è legato alla capacità di
i suoi pari). Essere intelligenti emotivamente significa entrare in contatto con la bellezza
Per quanto riguarda il concetto di nuclei fondanti si intendono “quei concetti fondamentali
che ricorrono nei vari punti di sviluppo di una disciplina e hanno valore strutturante e
generativo […]”. Ma come promuovere le competenze? Rivedere la disciplina attraverso
detto che è importante osservare quella che è la procedura che seguono gli studenti nel
raggiungere un obbiettivo, tant’è che abbiamo detto che è importante valutare il prodotto,
apprendimento attivo in classe), operare per progetti (lavorare a progetti che possono poi
lavoro svolto fornendo dei questionari agli studenti su quello che stanno facendo e
attuando e può essere restituito anche attraverso una descrizione dei vari passaggi
Baldriga dice che le competenze acquisite non sono solo disciplinari ma possono essere
anche utili nella vita per affrontare la complessità del mondo in cui viviamo. Questo è
importante grazie a molti studi che dimostrano che è importante che l’uomo sin dall’età
dell’educazione estetica: l’incontro con l’opera d’arte e con la bellezza stimola il senso
posizione. Voluta non neutralità dei musei che prendono una posizione specifica perché
ritengono che il museo possa essere luogo per sviluppare valori civici e democratici –
Baldriga che dice che “le culture del mediterraneo offrono infinite possibilità per
affrontare le trame complesse dei contatti tra i popoli, delle contaminazioni e degli intrecci
linguistici e formali […]”. L’arte può aiutare a riflettere sulle migrazioni, sui popoli diversi,
ecc.
d’arte
- Cogliere il valore identitario dell’opera, collegarlo al suo contesto culturale di
a realizzare delle interviste per capire come viene fruita l’opera d’arte)
un compito di realtà è che presenti un contesto reale, abbia destinatari precisi e abbia
finalità precise (vedi format del compito di realtà su ppt). Privilegiare il lavoro di gruppo
in classe ma questo non toglie che possa essere affidato anche un lavoro individuale.
esistono delle griglie di osservazione sistematica per cercare di individuare come l’alunno
sia in grado di essere autonomo, in grado di relazionarsi con gli altri, sviluppare il senso di
responsabilità e di flessibilità e la consapevolezza degli effetti delle sue scelte e delle sue
azioni.
sé).
Il docente deve porsi come obbiettivo la valutazione delle competenze e non solo delle
gli studenti possono cercare di riflettere su sé stessi e sul tipo di lavoro svolto. Le schede
sono utili sia per lo studente che per il docente perché possono aiutare a capire come
sviluppare il lavoro.
Per quanto riguarda la storia dell’arte le macro aree di riferimento sono molteplici:
percorsi formativi con i luoghi della cultura, stimolare la riflessione degli studenti
dai contenuti e dalle capacità già maturate. Questo lavoro si può proporre anche a ragazzi
del primo e del secondo anno di scuola superiore, anche spiegando loro quella che è
l’etimologia della parola museo, dove nasce, a cosa è legata, per capire anche analogie e
differenze tra la parola originale e quello che intendiamo noi oggi, facendo riferimento
anche alla definizione ICOM. Lo spazio museale contiene delle opere, che sono manufatti
museo. Il museo è una struttura complessa: collezione, pubblico, personale (ruoli che
devono svolgere), sede (è una sede storica o moderna? È stata reimpiegata o costruita
volutamente?).
- Ricerca
- Conservazione
- Esposizione
- Comunicazione
- Direttore
- Curatore
- Registrar
- Restauratore
- Catalogatore
attraverso PPT, Google Sites, Artsteps che richiedono comunque la visita al museo e la
conoscenza delle collezioni. Può essere anche una visita alla Pinacoteca Vaticana dove il
opere dividendole per tema, tecnica, soggetti e riprodurre un museo immaginario con le
opere che si sono viste al museo fisico (studio del sito del museo e rielaborazione in classe
indicare le ore che coinvolgono ciascuna disciplina, una parte delle ore in aula e una parte
“laboratoriale” che non è obbligatoria), durata, struttura e contenuti (storia dell’arte, storia,
singole discipline, conoscere l’età di Augusto, conoscere i caratteri del poema epico,
capacità di inquadrare correttamente le opere studiate nel loro contesto storico, saper
possono essere non indicati o indicati, sono facoltativi, metodologia (flipped classroom,
valutazione del Dipartimento). Poi il singolo docente può decidere di scandire l’attività in
varie fasi, a modo anche di promemoria (utilizzare dei supporti, ad esempio video,
presentazioni e risorse varie). Si possono far vedere alcuni video che sono descrittivi,
analizzano un monumento o un’opera e che possono essere utili per mostrare delle parti
(in questo caso anche un video “muto”). Flipped classroom vuol dire classe ribaltata,
ovvero dare da studiare l’argomento a casa, non per poi tornare in classe e interrogare i
ragazzi; lo spirito della metodologia è avere più tempo in classe per attività di tipo
collaborativo o laboratoriale, fare delle domande su ciò che hanno studiato sul manuale o
visto nei video e poi alcuni argomenti approfondirli con l’aiuto del docente. In questo
modo lavorano su qualcosa di sconosciuto, vedono un video su qualcosa di cui non sanno
d’arte e capirne la storia nel tempo (l’Ara Pacis in questo ad esempio si presta perché si
può partire da quello che è l’Ara Pacis oggi con l’edificio che lo contiene realizzato da
Richard Meier, dove si trovava in origine, dove è stata trovata, perché è stata collocata lì,
proporre ad esempio un questionario per capire se hanno compreso ciò che hanno visto; si
può dividere la classe, si realizzano più video e si mettono a confronto per individuare
Manoscritto del ‘300 che dimostra come la lezione fontale sia sempre stata critica per
viene dato un lavoro da svolgere a casa su del materiale preparato dal docente e a scuola
devono restituire ciò che hanno appreso (questo favorisce anche una didattica più
inclusiva perché ognuno può lavorare secondo i propri tempi). Il sito di Avanguardie
appunto.
Storia dell’arte con la flipped classroom (dal sito di INDIRE): parla di registrazione perché
spesso i docenti registrano le lezioni e si può far riferimento ad una sorta di archivio
personale con delle lezioni che il docente si è preparato e si gioca l’effetto sorpresa a casa e
loro vedono dei video su qualcosa che non conoscono, quindi sono stimolati e sono spinti
a fare o a rispondere a delle domande che poi vengono fatte in classe. Il materiale da dare
a casa può essere di vario tipo, sono consigliati uno o due video brevi su cui possono
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studiosi che hanno approfondito studi e ricerche nell’ambito cognitivo che non vanno però
lavorare anche con 180/200 studenti e quindi un numero elevato. Per quanto riguarda le
queste possono essere applicate con “morbidezza”. Numero ridotto di ore settimanali e
questo non deve sfuggire nel pianificare le attività, metodologie usate anche in piccole
porzioni di programmazione.
che gli studenti si possano appassionare e si parla di apprendimento attivo per indicare le
attività che coinvolgono in prima persone degli studenti e finalizzate alla realizzazione di
un prodotto di vario tipo. È importante che ci sia il momento anche per riflettere su ciò che
si è appreso e questo può avvenire del momento della restituzione di ciò che si è appreso,
quindi quando gli studenti presentano il loro prodotto. Al di là dello studio individuale è
diversi approcci educativi in cui gli elementi del gruppo devono interagire ed essere
sapere). La conoscenza viene costruita dal discente, tale modello prevede quindi un
discente attivo che costruisce le proprie rappresentazioni grazie alle interazioni con il
impulso negli ultimi decenni con le nuove tecnologie perché si può proporre loro del
tipo di approccio le risorse sono gli studenti stessi, che acquisiscono un ruolo di primo
piano. Sono state definite delle caratteristiche specifiche affinché si possa parlare di
cooperative learning:
- Interdipendenza positiva (vuol dire che diventa requisito fondamentale che ogni
materiali [ogni componente possiede una parte delle informazioni o dei materiali],
[gruppo valutato tanto per il lavoro individuale tanto per quello collettivo])
- Responsabilità individuali (ognuno deve essere consapevole del fatto che il proprio
- Interazione che promuove il faccia a faccia (gli studenti devono lavorare realmente
insieme, condividendo risorse, verificando gli uni con gli altri la catena del
- Elaborazione di gruppo (sia durante il lavoro che stanno svolgendo sia al momento
Qual è il ruolo dell’insegnante quindi? David e Robert Johnson hanno descritto quale sia il
ruolo dell’insegnante:
1. Specificare gli obiettivi didattici (che possono essere gli obbiettivi relativi ai
11. Spiegare i criteri di valutazione (deve essere chiaro agli studenti come verranno
valutati)
13. Monitorare gli studenti (si può fare attraverso una check list)
Queste attività possono essere pensate anche per una porzione del programma,
conclusione di un percorso più ampio (es. dopo aver affrontato gli autori del Barocco) e si
il percorso. Questa valutazione deve rispondere al criterio dell’utilità più che ai criteri
le competenze alla fine delle unità di apprendimento, alla fine di una porzione più ampia.
Tale valutazione ha anche una funzione formativa perché consente di avere l’ultimo dato
sull’apprendimento degli allievi e di fornirgli feed-back sul livello delle loro prestazioni;
Esempio: il sistema del confronto tra le opere è molto utile per gli studenti, domande
chiuse a risposta multipla per porre attenzione sul lessico, domande con vero o falso,
sulle tecniche e i materiali, alcune domande aperte e inserire sempre qualche domanda sul
lessico (es. cos’è il tiburio?), domande di contesto storico (es. chi è Lorenzo il Magnifico?),
domande di analisi dell’opera d’arte che possono essere fatte con domande guida o con un
elenco di aspetti che devono toccare (es. come è rappresentata la figura umana, com’è la
riconoscimento di dettagli. Di tanto in tanto è bene anche proporre dei confronti tra opere
di periodi differenti. Per le verifiche sommative un esercizio che può essere utile è sempre
quello dell’analisi delle opere d’arte, si può scegliere una scheda di analisi ma è
importante, soprattutto all’inizio, proporre una scheda ben scandita perché imparino
l’ordine in cui determinate cose vanno citate. Si possono proporre delle attività individuali
rapporto tra artisti e mecenati, realizzare una presentazione proprio su questo tema
basandosi su quello che hanno studiato integrandole con delle ricerche ulteriori e si può
chiedere di lavorare anche in piccoli gruppi (le guide per docenti che si trovano nei
manuali di storia dell’arte delle scuole superiori si possono utilizzare come spunto),
impressionisti.
Altra possibilità
di lavoro in
studenti è EAS:
episodi di
apprendimento
situato, ideato da
Pier Cesare
Rivoltella. Viene
pensato come lavoro dedicato ad una piccola porzione del programma, l’importante è
partire sempre da una situazione stimolo (proporre agli studenti un video, una immagine,
un documento in rete, un capitolo del manuale e può essere proposta a casa e poi nella
fase che lui chiama operatoria gli studenti devono lavorare su un artefatto [PPT, mappa
concettuale, video, ecc.] e questo è preferibile che lo facciano in classe e lo studente deve
elaborare ciò che ha appreso, arricchirlo con qualcosa di nuovo e cerca di elaborare un
prodotto. La fase finale è poi la ristrutturativa in cui si fa il punto sul lavoro svolto e
criticità).
FASE PREPARATORIA:
Presentazione del percorso, fasi, modalità di lavoro, modalità di verifica; visione di
fotogrammi del film Il furore di Michelangelo (2019); visita alla chiesa di S. Pietro in
Vincoli (la visita deve essere accompagnata da una fase didattica e preparatoria), ecc.
di una gita/viaggio/stage).
FASE OPERATORIA:
FASE RISTRUTTURATIVA:
Anche l’insegnante che spiega attraverso un PPT può essere molto utile soprattutto se poi
si portano i ragazzi a fare una visita (es. monumento di Giulio II in San Pietro in Vincoli e
spiegare varie cose, ad esempio il rapporto con lo spazio e con la luce, l’importanza del
restauro e cosa si è condotto durante il restauro e questo si può fare in loco). È interessante
mostrare anche le fonti (es. Vasari). Un altro spunto per parlare della “poesia della materia
04/04/2022
emerso dalla verifica. Per valutare si deve far riferimento alla normativa vigente, decreto
62 del 2017 che ha inserito un concetto nuovo: non più valutazione oggettiva per testare le
strumenti che possono aiutare lo studente al miglioramento. La valutazione nel corso degli
“si tratta di accertare non ciò che lo studente sa, ma ciò che sa fare con ciò che sa” Di Grant
Wiggins, 1993.
traguardi di competenze e
gli obbiettivi di
apprendimento.
Dall’anno scolastico 2020/2021 (legge 107 del 2015 e disciplinato dal DL 62 del 2017) è
acquisite. Gli attori coinvolti sono gli studenti, le scuole, le commissioni dell’esame di stato
e in futuro università e mondo del lavoro e ognuno di essi ha un ruolo specifico nel
in 3 parti: la prima è di competenza delle scuole, la seconda è a cura sia delle scuole sia
degli studenti ed è inerente alle certificazione, la terza parte è di competenza degli studenti
trova davanti una commissione che è preparata sulle esperienze dello studente.
non è importante
studente ha
realizzato e
prodotto ma
anche come lo
studente si è
prestazione; la difficoltà consiste nel tenere conto di tutto il percorso svolto dallo studente.
quando apprende e sono di natura diversa, possono essere cognitivi, metacognitivi (legati
casi lo
studente
può avere
bisogno
di una
guida,
che può
essere il
docente o
uno
agli studenti del tipo “perché è importante questo compito? Come pensi di migliorarti per
compagni.
intende svolgere, finalizzata a rilevare la situazione iniziale degli studenti, ovvero il grado
percorso di apprendimento per consentire al docente di capire quali aspetti del lavoro con
la classe stanno producendo successo e quali invece richiedono una revisione (regolazione
dello studio che sta svolgendo; l’altro tipo è la valutazione finale o sommativa: mira ad
accertare il possesso di conoscenze e competenze alla fine del percorso, si concentra sul
risultato finale ma presta attenzione anche ai processi che hanno portato all’elaborazione
Quali sono gli strumenti che può utilizzare il docente? Si deve considerare la pertinenza e
strumenti, possono essere usati in base al loro diverso grado di strutturazione, sono:
argomentazioni scritte, analisi dei prodotti e dei compiti pratici complessi, prove di
Per quanto riguarda le verifiche scritte, possono essere aperte (temi, relazioni su
esperienze ad esempio una uscita didattica, riflessioni su esperienze svolte), prove semi-
stabiliti dal docente affinchè si possano confrontare con i criteri di correzione). In questo
tipo di prove si può in alcuni casi valutare la proprietà di linguaggio, l’efficacia del lessico,
la rilevanza dei contenuti, la pertinenza dei contenuti, ecc. Diverso è per le prove
espresso in decimi?). per calcolare il punteggio si deve fare una proporzione (punteggio
ottenuto:x = 20:10 e risultato della proporzione + 1). Feedback e autovalutazione:
lavoro, intenzioni che hanno guidato nell’attività), centralità della narrazione del percorso
soddisfatto del tuo lavoro? Perché? Quali difficoltà hai incontrato? Cosa potresti fare la
prossima volta per migliorare il tuo lavoro? Hai lavorato meglio da solo o in gruppo?
compagni nel lavoro di gruppo? Hai portato a termine ogni fase, seguendo attentamente la
consegna ricevuta? Quale parte della prova ti è piaciuta maggiormente? È quindi un modo
per il docente per conoscere meglio lo studente e per lo studente per conoscere meglio sé
lo studente deve scegliere in quale parte inserirsi e in quale si riconosce. Si può poi
richiedere una relazione sintetica dell’attività che ha svolto (se è u7n lavoro di gruppo,
qual era la tua parte? Quali difficoltà hai dovuto affrontare e come le hai risolte?).
RUBRICHE VALUTATIVE,
manifestazione di apprendimento
si considera completamente
diretto del docente. TIPOLOGIA DELLA SITUAZIONE nota o non nota entro la quale lo
studente mostra di aver raggiunto l’obbiettivo. una situazione nota può essere quella che è
già stata presentata dal docente come esempio o riproposta più volte in forme simili per lo
svolgimento di esercizi o compiti di tipo esecutivo. Una situazione non nota si presenta
allo studente come nuova, introdotta per la prima volta in quella forma e senza specifiche
apprendimento è messo in atto più volte o tutte le volte in cui è necessario oppure atteso.
sporadicamente o mai.
queste competenze
suddivise in questo
riferimento alle
competenze chiave di
cittadinanza. Esistono
del ministero ad
esempio a cui possono attingere tutti quanti? In realtà no, la normativa prevede che
debbano essere rispettati dei requisiti (devono essere chiari i criteri, devono rispondere a
carattere generale, basati su degli indicatori che sono degli obbiettivi delle competenze
chiave di cittandinanza e riguardano anche la storia dell’arte. L’importante è che siano ben
esplicitati gli indicatori, in alcuni casi si può parlare di livello base non raggiunto, livello
base, livello intermedio, livello alto (e poi degli indicatori ad esempio coerenza tra testo e
immagini, equilibrio tra le diverse componenti, presenza per ogni sequenza di un livello di
analisi, ricchezza e correttezza delle fonti di riferimento). Si può decidere di adottare delle
griglie specifiche per i colloqui orali, ma sono tabelle un po' più faraginose. Immaginiamo
di dover preparare una griglia di valutazione, nel caso delle storia dell’arte dobbiamo
valutare le conoscenze. Nel caso dei lavori di gruppo si possono usare queste stesse
tabelle. L’importante, per quanto riguarda il momento in cui vengono elaborate delle
griglie di valutazione, è tenere conto del modello che prevede che si debba indicare il
livello raggiunto per ciascun asse (asse dei linguaggi, asse matematico, asse scientifico-
Mercoledì parleremo delle unità di apprendimento, parleremo del tema delle verifiche e
Il dibattito libero è un qualcosa invece il DEBATE è molto diffuso nei paesi anglosassoni
pubblico e dibattere. Recentemente si è diffuso in Europa ed in Italia; negli Stati Uniti sono
associazioni culturali.
Il debate vero e proprio deve avvenire dopo una fase di studio che consiste nel cercare
anche le fonti (può aiutare il docente o cercarle da soli). Obbiettivo del debate è vincere la
gara, chi è riuscito a condurre meglio il dibattito, non chi ha torto o chi ha ragione, ma chi
è stato più convincente e questo può divergere in molti casi (non sempre chi ha ragione è
più convincente e viceversa) ed è questo anche che lo differenzia dal dibattito libero.
gruppo, in alcuni casi si può consentire agli altri componenti di intervenire in uno
spazio preciso)
- Svolgimento del dibattito (ci sono modelli diversi di debate, quello vero e proprio
inizia con uno speaker che presenta la tesi e anticipa in sintesi le argomentazioni
che intende portare avanti nel dibattito e ha la durata di 2 o 3 minuti per ciascun
gruppo; prime argomentazioni a cura del secondo speaker che presenta gli
per ciascun gruppo; poi si fa una pausa di 5/10 minuti in cui il gruppo prepara le
repliche alle argomentazioni altrui; interviene il terzo speaker che deve cercare di
gruppo, possono essere poste delle domande alla squadra avversaria cercando di
durata fino a 10 minuti; poi c’è la conclusione a cura del quarto speaker in cui si
dell’altra)
punteggio e alla fine si sommano, si procede così alla definizione dei punteggi e alla
didattico per la
singoloa classe, un
laboratorio di
argomentazione
eztracurricolare, tornei
scolastico o
extrascolastico),
partecipazione a tornei
regionali o nazionali.
20/04/2022
Possiamo anche vederci in prospettiva, museo come ponte verso il futuro. Anche durante
il lockdown si è confermata l’idea che l’arte e la cultura in generale hanno una grande
Per capire il perché della riflessione sul museo vediamo la definizione ICOM del 2007,
approvata a Vienna.
velocemente e a Kyoto nel 2019 era stata proposta una nuova definizione che però non è
concetto di valore che si sposa al termine cultura, dal latino colere, coltivare: nel museo
sono conservati beni che riconosciamo come valori da coltivare nel tempo. Una metafora
spesso utilizzata è quella del museo come libro, che si può leggere più volte, che si può
patto di dover educare il nostro sguardo; è necessario pensare al museo come luogo in cui
si può educare lo sguardo, educare alla bellezza e sviluppare creatività e pensiero critico.
Nell’ambito della didattica dei beni culturali è necessario distinguere quella svolta nel
contesto scuola (si propone l’avvicinamento ai beni culturali attraverso una didattica
la storia dell’arte ha
enorme potenzialità
interdisciplinare, può
essere asse centrale di un processo di apprendimento) e quella progettata nei luoghi di
cultura (realizzare le migliori condizioni di fruizione del patrimonio esposto a partire dalle
caratteristiche del contesto, del tipo di collezione che accoglie, del tipo di allestimento
proposto, tiene conto di elementi specifici del contesto e deve tener conto dei differenti
museale dialoghi con il territorio e con la scuola, quindi quando parliamo di didattica
ideata nel museo è una didattica in alcuni casi lasciata ai privati (non solo bookshop ma
anche servizi educativi affidati a società private) e ovviamente l’attività più interessante è
quella ideata dagli storici dell’arte che lavorano all’interno del museo possibilmente (caso
di Roma con il Museo MAXXI in cui l’attività didattica museale è ricercata all’interno del
museo stesso e non è affidata a società esterne). In Italia si è iniziato a parlare di didattica
museale a partire dagli anni ’50 – ’60. I docenti e le indicazioni ministeriali consigliavano
di condurre gli studenti all’interno dei musei, che dovevano essere spazi da utilizzare ma
queste iniziative all’inizio del ‘900 queste iniziative erano affidate ai singoli docenti,
mentre a partire dagli anni ‘50/’60 si è iniziato a parlare di didattica museale all’interno dei
più importanti musei (tra i primi Uffizi, Pinacoteca di Brera, ecc.) e solo nel 1969 è stata
istituita la Commissione per la didattica nei musei presso il Ministero dei Beni Culturali
finchè nel 1993 sono stati istituiti i servizi aggiuntivi con la Legge Ronchei. Negli anni ’90
del ‘900 si è iniziato ad usare “educazione museale” più che di didattica: educazione ha un
significato più ampio in quanto riguarda sia l’attività che il risultato del processo di
formativa piuttosto che la trasmissione di una informazione. Perché negli anni ’90 si è
iniziato a parlare di educazione? Perché si è capito che era importante proporre una serie
parla di educazione museale nell’ottica di un rapporto che diventa sempre più fluido tra
spazio museale e collezione e fruitore. In passato il museo era concentrato sulla collezione,
in ani più recenti si guarda con più attenzione al visitatore e c’è stato un grande impulso
dai musei americani. Come è noto, sappiamo che i più grandi musei americani sono nati
nella seconda metà dell’800 e sono gestiti e finanziati da privati per la maggior parte
(diverso dalla situazione italiana in cui la maggior parte dei musei nascono da collezioni
private ma sono diventati beni pubblici), ma questo non significa che non abbiano posto
attenzione alla comunità. I musei americani si sono sempre posti come luogo in cui creare
Cosa valorizzare nell’esperienza educativa nel contesto museale? Chiara Panciroli parla di
relazione con l’opera d’arte ma anche con la possibilità dello studente di relazionarsi con
gli educatori, che può essere il docente ma anche l’educatore museale; ma vuol dire anche
un confronto con gli altri visitatori), la dimensine etica (l’esperienza deve essere
selezioni di opere, sulla scelta delle linee da seguire per veicolare dei messaggi) e quella
estetica (veicolare anche dei valori estetici, con cui si intende non di bellezza in senso
con lo spazio museale fa sì che il visitatore possa assimilare con più facilità un patrimonio
trovare delle strategie coinvolgenti e dobbiamo ricordare sempre che vanno incuriositi,
avvicinati (proporre delle domande che possano tirar fuori delle sensazioni e delle
emozioni come diceva Herbert Read “l’arte aiuta a tirar fuori le emozioni”), mantenere
viva la discussione. A questo proposito, tornando alla prima slide, quando progetteremo
un percorso di educazione al patrimonio teniamo conto che possiamo inserire una “visita
appreso in un laboratorio con un’attività manuale / che si può svolgere all’interno dello
queste cognizioni? Le principali teorie dell’apprendimento sono (così come sono state
ricevuto uno stimolo. Teoria inserita nel 1913 da John Watson in un articolo in cui lo
osservabile). La mente del discente è una tabula rasa, che acquisisce conoscenza
- Cognitivismo: lo studio della mente e dei suoi processi, che sembrano essere gli
processi di apprendimento
realtà: ciò che conta è quanto possa essere utile all’individuo la sua descrizione
la conoscenza sia il
dell’individuo con
l’ambiente. Ha studiato
molto attentamente la dimensione del linguaggio nei giovani e nei bambini: il processo di
e inizia già dal primo giorno di vita, perché è fondamentale la relazione e l’incontro con
l’altro. l’apprendimento ci può essere se l’essere umano, sin da bambino, si relaziona con
ha in comune
con Vigotskij
l’interesse
per il
linguaggio.
Nella sua
teoria è
importante
anche un
altro aspetto per cui Bruner è noto: concetto di scaffolding, termine introdotto nel 1974 e fa
riferimento al termine inglese che vuole dire “impalcatura” e lui dice che in un certo senso
saggio
“Forma
Mentis:
saggio
sulla
pluralità
delle
intelligenze” (?) in cui vengono elencate delle capacità di diverso tipo; queste intelligenze
combinano tra loro è unico. Negli anni ’90 aggiunge l’intelligenza esistenziale. Nel 1992 in
un discorso pubblico ha definito il museo come “una delle istituzioni più promettenti del
museo costruttivista”
in questo schema i
comportamentismo
“lezione tradizionale e testo”; in alto a destra, “apprendimento per scoperta” cioè lo studio
come scoperta di conoscenze oggettive, si apprende una natura oggettiva della conoscenza
e si può prendere per scoperta, attraverso una costruzione attiva della conoscenza,
con l’esterno (c’è una conoscenza di contenuti ma anche una conoscenza soggettiva che
modo diverso di intendere il museo e considera queste teorie come teorie che possono
essere alla base della scelta che fa il museo nell’esposizione delle opere.
dal primo schema deriva
questo. Il museo
rendere la collezione
percorsi tematici,
possibilità di svolgere
in vario modo la
collezione, ovviamente di volta in volta dando dei riferimenti per contestualizzare il tutto.
Questo vuol dire che l’apprendimento non avviene solo in contesti formali, come la scuola,
ma anche in contesti informali, come il museo. da qui deriva che la visita guidata deve
rielaborazione, feedback,
autoriflessione.
relazione con le persone e le cose, gli alfabeti, i saperi, i valori, la cultura alla quale
apparteniamo”.
ricordiamo l’importanza di porre domande agli studenti durante una visita, la famosa
visita partecipata, metodo utilizzato oggi anche in altri campi, ad esempio in medicina.
Negli Stati Uniti, negli anni ’80, si è sviluppata una teoria, la visual thinking strategies, la
apprendimento per cui l’educatore pone una serie di domande chiave (che vediamo in
foto). Questo metodo è uno strumento usato anche in psicologia per accrescere l’autostima
degli studenti BES ad esmpio (studenti con bisogni educativi speciali) e in ambito
medicina in un museo, non si chiede loro una conoscenza specifica dell’opera d’arte dal
punto di vista storico ma è un allenamento per l’occhio clinico, questo metodo può aiutare
nell’elaborare le diagnosi.
27/04/2022
È importante pensare ad una visita coinvolgente e partecipata, che possa essere una sorta
anche gli
studenti
problematici in
classe in un
contesto che li
coinvolge sono
differenti, più
collaborativi.
Tutto questo è ripreso da Marco Dallari in un articolo (si è occupato anche di educazione
alla bellezza, facendo riferimento alla educazione delle competenze emotive, attraverso la
bellezza si può educare, evoluzione di un pensiero che passa anche per la Montessori) che
quando parla dell’opera d’arte dice che “l’opera d’arte diventa materiale didattico
perché sono convinto che le opere d’arte non siano testi rispetto ai quali attivare
gruppo di lavoro The Learning Museum (LEM) attualmente sta lavorando su una ricerca sul
rapporto “Emozioni e apprendimento nei musei”: come le emozioni sono una condizione
fondamentale per portare avanti una politica che miri alla conservazione del patrimonio.
utilizzare durante le lezioni come preparazione alla visita museale e come rielaborazione
della visita anche abbiamo sottolineato l’importanza del linguaggio e della narrazione (il
contatto con l’opera consente allo studente di mettere alla prova il linguaggio e migliorare
Spesso le opere che vediamo nel museo sono solo una selezione delle opere che sono
contenute nei depositi (non solo spazi polverosi e dimenticati, devono essere oggetto della
ricerca e di studio), i curatori devono operare delle scelte in base al tipo di narrazione che
scelgono di portare avanti. La reazione emotiva che può avere lo spettatore è spesso
ricercato nei musei di arte contemporanea, che può coinvolgere in modo più rapido.
Baldriga insiste sulla narrazione come importante perché è il percorso ideale che
museale è guidare questa narrazione; abbiamo diversi livelli di narrazione. Tema spesso
affrontato nella scuola, che si concretizza spesso nello storytelling, che va inteso come “una
metodologia educativa basata sull’utilizzo della tecnica narrativa, sfruttata nelle sue
parlasse in prima persona. Video con l’anfora che descrive la sua vicenda in prima
persona, anfore riallestite in una sala dei Mercati di Traiano, studiate da Dressel, in
questo caso è il museo che vuole veicolare dei contenuti in un certo modo),
- Racconti in prima e terza persona (si sceglie una figura a cui dar voce, l’artistaa, il
mecenate, ecc. in modo tale che debba mettere a frutto ciò che ha studiato in
maniera un po' diversa e questo costringe anche lo studente che non ha studiato a
- Interviste impossibili (anche qui possono essere diverse figure, mecenate, artista,
due figure di persone che non si sono conosciute nella realtà ma che hanno
attinenza tra di loro, esempio intervista tra Picasso cubista ed Einstein per una
In alcuni casi si può chiedere ai ragazzi di interpretare i protagonisti che hanno conosciuto
attraverso la visita e questo si può fare o come lavoro prima o come attività laboratoriale
dopo aver svolto la visita (es. Galleria Borghese, interpretiamo i personaggi: Bernini,
Cardinale Scipione Borghese, papa Paolo V, Ludovico Ludovisi a cui era donato il Ratto di
Proserpina, che tornò con le altre sculture quando hanno lottizzato Villa Ludovisi).
Quando si chiede di dar voce a personaggi esistiti davvero è importante fornire delle
indicazioni, delle testimonianze storiche per ricostruire il contesto (con ragazzi più grandi)
o semplicemente delle date, la biografia, dei dati vari, spunti per costruire una sorta di
protagonisti delle opere, delle sculture, delle pitture, ecc. e ovviamente qui gli stimoli sono
tanti. Questi lavori possono essere esposti in vari modi, recitarli in classe, registrare un
podcast, scriverli, ecc. (progetto della Rai, Radio3, chiamato Museo Nazionale con una
nella puntata si descrive l’opera e si parla anche dell’artista, citando altre opere. Altro
podcast è quello della Galleria degli Uffizi, spunto per lavorare in classe sul tema
europea che è frutto di intrecci culturali, lavorando sul tema dell’inclusione e sul
che non sono degli storici dell’artee da cittadini stranieri residenti in Italia, che hanno
personale e alcune sono nella lingua originale dello straniero che racconta e questo può
essere uno strumento per avvicinare gli stranieri appunto). L’arte può e deve essere
strumento di inclusione!
Nelle unità di apprendimento va specificato anche se ci sono studenti BES o con disabilità
fatte in modo particolare per i non vedenti e questo è un modo per lavorare su uno
- il museo e le
sue
professionalità
(a scuola o al
museo)
- visita al museo
ruolo)
possono creare.
Vediamo qualcosa sull’educazione civica che, insieme all’alternanza scuola lavoro, offrono
strumento consigliato è l’unità di apprendimento, questo non toglie che poi il docente
L’educazione civica è un
insegnamento trasversale,
di educazione civica a
È un insegnamento obbligatorio, a partire dalla scuola primaria in poi, per 33 ore annuali.
Le uniche leggi che citiamo sono la legge 92 del 2019 e con il decreto 35 del 2020 vengono
settimane di insegnamento, è
vuole poi)
nuclei tematici a cui fare riferimento, vengono elencati degli spunti di lavoro: costituzione
studente a conclusione del secondo ciclo del sistema educativo e di formazione, riferito
nell’ambito dell’Unione
Europea.
chiarire, definire e interpretare la complessità (Morin che parla del pensiero complesso,
della sfida della complessità, dei limiti della scuola che si deve invece porre come sfida di
valorizza gli interessi degli allievi per creare motivazione e stimolo, responsabilità dello
scolastico).
16/05/2022
affinchè impedisca in
come testimonianza,
come memoria di un
passato che non c’è più e che quindi va conservato. Questa lettera si può collegare alla
storia della tutela del patrimonio nel corso del ‘700. In quanto dopo la morte di Raffaello
questa lettera fu dimenticata e poi ritrovata negli scritti di Baldassarre Castiglione. Nel
momento in cui si sente la minaccia del patrimonio si sente la necessità di tutelarlo, siamo
città di Roma”.
Convenzione dell’Aja (1954)
https://www.fedlex.admin.ch/eli/cc/1962/1007_1041_1045/it#art_30
23/05/2022
siccità, inondazioni, uragani, frane. Dalle coste che vengono erose ai processi di gelo e
muffe che si vanno formando sui libri e sui manoscritti nelle biblioteche, a causa
dell’innalzamento delle temperature. Un lavoro che si può far fare ai ragazzi è una ricerca
su artisti contemporanei che lavorano su queste tematiche. Si può partire dalle opere
proporre in classe.
è un documento in cui
vengono indicate le
acquisire il discente.
Definisce le competenze