Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
di MARIALUISA STAZIO
Marialuisa Stazio
persone del direttore, Paolo Malanima e della dirigente di ricerca Paola Avallone che
qui, ancora una volta, sentitamente ringrazio.
Le giornate di studio hanno trovato ospitalit e patrocinio da parte dellUniversit di
Napoli Federico II, nelle persone del Preside della Facolt di Lettere, prof. Arturo De
Vivo; del Direttore del Dipartimento di Sociologia, prof. Enrica Amaturo; del Polo di
Scienze Umane e Sociali e dei suoi direttore, prof. Mario Rusciano, e vice direttore,
prof. Stefano Consiglio. E sono state realizzate grazie alla collaborazione scientifica con
Enrico Careri e Raffaele Savonardo, che che non solo hanno partecipato attivamente
alla loro organizzazione ma, soprattutto, le hanno arricchite di contenuti, di ospiti, di
originali spunti di riflessione.
A tutti voglio ribadire qui la gratitudine mia personale, quella di Anita Pesce e di tutti
i partecipanti.
Durante le quattro, intensissime, giornate si sono declinati molti temi importanti.
Uno di questi centrale per lo studio di tutti i fenomeni ascrivibili alla produzione
culturale (industriale e non) quello della stretta interrelazione fra le modalit
produttivo/distributive e le particolarit linguistico/formali.
Una delle cose che apparsa immediatamente evidente, infatti, che per quanto
riguarda la canzone napoletana sono accomunate sotto una stessa dizione forme
espressive prodotte in momenti diversi e in modalit produttive differenti, tanto
relativamente ai mezzi utilizzati, quanto in riferimento alle logiche, ai mezzi e alle
modalit di distribuzione, alle organizzazioni industriali e alle loro logiche
economico/sociali. E diverse soprattutto ma qui le differenze diventano pi sfumate,
maggiormente
bisognose
di
analisi
in
dettaglio
nelle
caratteristiche
linguistico/musicali.
Nellarco di tempo che va dal 1824 al 1970, nel campo finora ricompreso nella
comune denominazione di canzone napoletana, si avvicendano, infatti, diverse forme e
diverse fasi produttivo/distributive: dai fogli volanti, alle raccolte, alleditoria
musicale con le sue canzoni dautore, fino al sorpasso della riproduzione sonora
rispetto alla stampa come medium di diffusione, e alla centralit dei media di
teletrasmissione nel sistema complesso dellindustria culturale.
Nelle giornate di studio abbiamo posto il problema se non di ri-nominare i
diversi oggetti canzone quanto meno di evidenziare fattori che permettano
12
I motivi di un progetto
13
Marialuisa Stazio
conosciutissime.
Probabilmente
la
notoriet
attuale
pu
essere
14
I motivi di un progetto
15
Marialuisa Stazio
16
I motivi di un progetto
17
Marialuisa Stazio
18
Digital Music Report 201. Expanding Choice, Going Global, IFPI 2012, Ifpi.org.
I motivi di un progetto
19
Marialuisa Stazio
complicato e difficile, per evidenti problemi legati ai diritti dautore, per molta parte del
repertorio ancora attivi v un possibile sbocco (se non di mercato quanto meno di
distribuzione e di visibilit) per tutte le forme di conservazione dei materiali stampati e
sonori della canzone napoletana.
Il che pone ancora una volta laccento tematiche capitali per i beni culturali in Italia,
Paese in cui non pare ancora chiaro (almeno ai decisori politici ed economici) che per la
valorizzazione non sufficiente che un bene esista.
Al contrario, perch un bene possa rappresentare un valore in tutta la pienezza dei
sensi che questa parola assume occorre un grande lavoro collettivo di conservazione,
tutela, studio, ricerca, e unattenzione altrettanto ferma sulla trasmissione, diffusione,
disseminazione della cultura: in breve sulla crescita della conoscenza tacita dei pubblici
e, quindi, sul sistema educativo distruzione e formazione. Poich il bene che pu
essere fisicamente uno spartito consultato online da uno studente del Conservatorio, o
un file di O sole mio venduto su i-Tunes; unarea archeologica o un dipinto
acquisisce (e pu acquisire) valore sono nello scambio. E, dunque, solo se c un
pubblico che ha non solo la possibilit ma, soprattutto, la capacit di usarlo: di
comprenderlo, apprezzarlo, goderlo.
Nel caso di specie, pu essere forse necessaria una conoscenza tacita relativamente
limitata per ascoltare una canzone (anche se la rete di riferimenti intertestuali ed
extratestuali necessari alla piena comprensione di testi come le canzoni napoletane,
caricati di senso dallascolto appassionato e partecipativo di un paio di generazioni ,
ormai, di tutto rispetto). Sicuramente, per, occorrono bagagli di saperi e competenze
per compiere operazioni complesse come connettere ricerca e ascolto, uso dei servizi e
creazione di playlist personali e, soprattutto, per abbandonare il mainstream del flusso
ed acquisire il gusto quasi collezionistico di inseguire, nel mare magnum del web,
un particolare genere, autore, prodotto.
Nel frattempo, Napoli continua ad apparire come un laboratorio a cielo aperto sui
fenomeni di resistenza e ibridazione culturale fra materiali della tradizione, prodotti
delle industrie culturali e forme di espressione marginali, dove sintrecciano produzioni,
culture, paesaggi sonori e musicali. Ci sono diversi momenti e occasioni in cui tutto
ci evidente, direi quasi esibito. Ad esempio, ogni anno, tutte le domeniche, dalla
met di gennaio fino a Pasqua, le paranze gruppi di fedeli che si preparano al
20
I motivi di un progetto
pellegrinaggio alla Madonna dellArco, che si svolge luned in albis fanno la cerca,
vale a dire che raccolgono offerte in denaro per la Madonna.
Nei vicoli ma anche nella centralissima via Toledo risuona ancora la voce Chi
devoto, fra esecuzioni bandistiche della Leggenda del Piave di E. A. Mario (1918) e di
Caruso di Lucio Dalla (1986), e diversi arrangiamenti dal pop mainstream. I fujenti
nella vita quotidiana, spesso assai discordante con il loro servizio religioso
ascoltano musica con i loro iPod, smartphone o iPhone. Ma si avvistano ancora ibride
versioni digitali dellantico pianino, che del vecchio strumento a rulli mantengono la
sagoma esterna, nascondendo nellanima un lettore CD, dal quale si diffondono melodie
pi o meno neo ma talvolta anche antichi evergreen al fine di commercializzare
supporti di rigorosa provenienza clandestina. Le strade echeggiano, vero, di
produzioni neomelodiche, talvolta inframmezzate dalle vecchie canzoni del Festival
di Napoli, ma anche di musiche etniche di diversa provenienza, secondo i Paesi di
origine degli extracomunitari che ormai prevalentemente abitano i vecchi bassi. E che
a questo movimento di differenziazione e omogeneizzazione, di destrutturazione e
ristrutturazione culturale, partecipano attivamente: pare che, nel 2010, alcune centinaia
di cingalesi abbiano partecipato al pellegrinaggio alla Madonna dellArco e ai relativi
riti 2 .
ovvio che a comporre le culture urbane partecipino sempre diversi livelli e
stratificazioni culturali.
Il caso napoletano pare, per, presentarsi ricco di peculiarit soprattutto per la
presenza costante dal XIX secolo di una produzione musicale dalla forte valenza
identitaria. E che a sua volta affonda le radici in processi di interpenetrazione fra
materiali eterogenei (canti contadini, frammenti operistici, estrapolazioni dalla
letteratura di colportage, cultura musicale tradizionale cittadina, ecc.) in cui trovavano
espressione fenomeni come la ininterrotta immigrazione a Napoli da altre province del
Regno e il continuo, quotidiano, pendolarismo dei cafoni fra la citt e le campagne
circostanti. Questo laboratorio, dunque, ha cominciato a funzionare molto tempo fa, e
possiede una vitalit che pare inesauribile.
Vedi Link.
21
Marialuisa Stazio
22
canzone
melodica
italiana,
pop
music,
ecc.),
tanto
leco
della
I motivi di un progetto
23