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Memoria seconda
Author(s): Jacopo Ferretti and Francesco Paolo Russo
Source: Recercare , 1996, Vol. 8 (1996), pp. 157-176, 178-194
Published by: Fondazione Italiana per la Musica Antica (FIMA)
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a cura di
Francesco Paolo Russo
Introduzione
Sono trascorsi esattamente cento anni da quando Alberto Cametti dava alle
stampe quello che resta uno dei più preziosi contributi su Jacopo Ferretti e sul
melodramma nella Roma dei primi del diciannovesimo secolo.1 Lopportunità di
intraprendere uno studio di cosi ampio respiro maturò conseguentemente alla
possibilità di accedere alle carte di Jacopo Ferretti, concessa a Cametti dagli eredi
del librettista, e di utilizzare materiale di prima mano in gran parte inedito.
L'archivio* ferrettiano, ampiamente saccheggiato da Cametti per la redazione dei
suoi numerosi studi sulla musica a Roma nel primo Ottocento,2 giacque poi pres-
soché dimenticato fino a quando, qualche anno fa, l'Accademia di Santa Cecilia
riuscì a ottenere dagli eredi il permesso di consultare le carte superstiti di Jacopo.
Un gruppo di studiosi fu quindi incaricato di portare a termine una sommaria
catalogazione del materiale e di esporre i primi risultati degli studi su di esso in
un convegno promosso di recente dall'accademia stessa .3
1 Alberto cametti: Un poeta melodrammatico romano: appunti e notizie in gran parte inedite sopra
Jacopo Ferretti e i musicisti del suo tempo , Ricordi, Milano 1897.
2 Cito soltanto Alberto cametti: Donizetti a Roma: con lettere e documenti inediti , Bocca, Torino
1907, idem: La musica teatrale a Roma cento anni fa: «La Cenerentola». Lettura tenuta presso la R Acca-
demia di S. Cecilia il 2 febbraio 1917, Manuzio, Roma 1917, idem: La musica teatrale a Roma cento anni
fa: «Matilde di S h abran», estratto dall'Annuario della Regia Accademia di S. Cecilia, 1920-1921, Manu-
zio, Roma 1921.
3 II gruppo di studiosi è composto da Annalisa Bini, Maria Irene Maffei, Franco Onorati, Fabrizio
Scipioni e da chi scrive. I primi risultati delle indagini in corso sulle carte ferrettiane sono stati esposti
nel corso del convegno «Jacopo Ferretti e la cultura del suo tempo» organizzato dall'Accademia Nazio-
nale di Santa Cecilia nel novembre del 1996, di cui sono in corso di pubblicazione gli atti. Un primo
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La prima, di carattere p
a tutto il Settecento e ai
marcatamente autobiogr
menti del teatro per mu
terza conferenza, annunc
avvenimenti del teatro m
non vi è traccia alcuna e
L'arco cronologico relati
considerazione, consente
melodrammatico roman
Cenerentola. Dopo alcune
propria formazione letter
lodrammatica, Ferretti f
lineare con maggiore esat
torto trascurato.
Se infatti solo adesso si comincia a chiarire quale fu il molo della capitale nel-
le vicende della storia del melodramma nella seconda metà del diciottesimo seco-
lo, per ciò che riguarda il teatro musicale del primo Ottocento mancano le più
elementari coordinate che consentano un sicuro orientamento in un campo molto
vasto frequentato da vivaci personaggi spesso di alta levatura intellettuale, ma al-
lo stesso tempo inflazionato da un certo dilettantismo del quale anche lo stesso
Ferretti ebbe a più riprese ragione di lamentarsi.
Nel primo ventennio dell'Ottocento Roma fu infatti teatro di avvenimenti
musicali di una certa importanza. Basti citare ad esempio la prima rappresenta-
zione italiana del Don Giovanni di Mozart nel 1811 ,' sicuramente frutto delle
aperture internazionaliste dovute alla breve stagione dei francesi nella capitale, 0
le molteplici esperienze rossiniane: il pasticcio Demetrio e Polibio messo in scena
e in parte anche in musica dalla compagnia di Domenico Mombelli al teatro
Valle nel 1812, 5 Torvaldo e Dorliska (1815) dal contrastato esito, il celebre fiasco
del Barbiere di Siviglia (1816), la più fortunata vicenda della Cenerentola (1817)
e /'Adelaide di Borgogna (1817), 10 infine l'esordio del giovane compositore Man-
froce con /'Alzira su libretto di Gaetano Rossi modificato dallo stesso Ferretti
(1810). Eventi di tale importanza per la storia dell'opera ottocentesca rivelarono
però un carattere sostanzialmente episodico e comunque non furono in grado di
elevare la piazza romana dalla solita provinciale routine fatta di opere importate
8 Pierluigi PETROBELLi: Don Giovanni in Italia: la fortuna dell'opera e il suo influsso , «Analecta
musicologica», xvin 1978, pp. 30-51.
9 Si veda a questo proposito Francesco paolo russo: Alcune osservazioni sul «Demetrio e Polibio»
di Rossini, «Studi musicali», xxin 1994, pp. 175-202.
10 Sulle vicende delle opere rossiniane rappresentate a Roma si veda annalisa bini: Echi delle prime
rossiniane nella stampa romana dell'epoca, in Rossini a Roma, Rossini e Roma, atti del convegno del 25
marzo 1992, a c. di Francesco Paolo Russo, Fondazione Besso, Roma 1992, pp. 165-98.
AMORE
ASSOTTIGLIA L'INGEGNO
I L T UT ORE
INDISCRETO
DRAMMA BUFFO A SEI VOCI
DA RAPPRESENTARSI
MARIANNA DI SAVOJA
DUCHESSA DI CHABLAI.
• mm--
ROMA
Nella Stamperia di Crispino Puccinelli
presso S, Andrea della Valle .
21 Autore di vari componimenti encomiastici e religiosi, fu segretario del cardinale Marco Antonio
Colonna e confidente dei papi Benedetto xiv, Clemente xin, Clemente xiv e Pio vi. Ricopri anche la
carica di segretario del cardinale Alessandro Albani e fu poeta arcade col nome di Nivildo Amarinzio.
Nacque a Roma nel 1716 e ivi mori nel 1790. Scrisse, tra gli altri, i libretti II Cidde (Sacchini, 1769),
Eumene (Aurisicchio, 1754) e numerosi componimenti sacri per musica. Ferretti cita qui il Creso , rap-
presentato a Roma con musica di Niccolò Jommelli nel 1757 e poi ripreso, sempre a Roma, nel 1786
con musica di Gaetano Andreozzi.
22 Filippo Carminati, autore dei libretti L 'astuzia fortunata (Bonacci, 1806) e L 'avventure amorose
(Arrieta, 1806).
23 Michele Mallio, nato a Sant'Elpidio nel 1756, studiò a Osimo e poi a Roma. Fu poeta arcade
col nome di Silveno Meliaco e autore di drammi per musica quali II Colombo (Fabrizi, 1788) e La tem-
pesta (Fabrizi, 1788). Mori a Roma nel 1831.
24 Forse Bartolomeo Sivoli, autore del dramma giocoso Chi si contenta gode (Mosca, 1798).
25 Autore dei drammi per musica Giulio Cesare in Egitto (Curcio, 1796), Il viaggiatore sfortunato in
amore (Fabrizi, 1787), Il trionfo di Arsace (Andreozzi, 1796).
26 È probabile che Ferretti faccia riferimento all'opera II fonte d'acqua gialla, ossia II trionfo della
pazzia, andata in scena a Roma nel 1787. Parole e musica erano dello stesso Bernardini.
Nato a Roma nel 1743, fu uno dei migliori tenori buffi del suo tempo. Ebbe una carriera lun-
ghissima che iniziò probabilmente con il ruolo di Astiage nel Ciro riconosciuto di Baldassarre Galuppi
a Roma nel 1759. Una delle sue ultime apparizioni è quella che lo vide nelle vesti di Marmellone nel-
l'opera L 'alchimista deluso di Valentino Fioravanti, rappresentata a Roma nel 1792.
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contava ancora il no
mesti e fur molti. I
nostra». Fui mand
che il II buon valore
Certo chi pose in
non si vestiva che
ogni libro di versi.
chiavi. Si venne n
Saremmo forse anc
terdetto che fulmin
la poesia ne arsi d'
poteva che quella be
indebolimento di va
do me n'accorsi era
la teniate com'ella
versi latini. Giunsi
peccato di quantità
di dettar versi, e la
spesso, Il all'altrui
era per la poesia it
giunsi alla temerità
diretto al card inai
due mesi dell'anno s
professore Tiberi n
. . . Questa sera
sposerai la tua Venere ma senti
sposino in erba. È vero
che negli armenti ascrei
il cervello più grosso oggi tu sei;
ma non ti cedo. Ascolta
il corso de miei studi e stupirai,
ed esclamar dovrai,
a bocca aperta ed inarcate ciglia:
barone, sei l'ottava meraviglia! Il
Di Subiaco e Salamanca
per le scuole trapassai
e in Corneto alfin dettai
ex professo umanità.
Della crusca il dizionario
spolverai per anni tre,
e imparai quel si difficile
conciosiacosaché.
Ebbi il premio in matematica
nel collegio de' Caldei
e in grammatica e idrostatica
agli Scoli degli Ebrei.
So la lingua coita e greca
e ambulante biblioteca
mi dovrebbero chiamar.
Una tragedia dal greco io trassi
e vidi correre per aria i sassi
stampai sugli abiti di larga falda
e una lung'opera sull'acqua calda.
Scrissi tre dediche dentro Pavia
composi l'indice del Casamia.
Ebbi la Laura dicendo in piè
che tre via undici fa trentatrè.
Fra gli artici e gli antartici
se un di viaggerai,
fra i turchi e i cinocefali,
a Terni, al Paraguai,
Il suo ritratto
dipinto a guazzo
in carta suga io vidi.
61 Lo screzio riguarda la mancata collaborazione con Rossini nel 1816. Abbiamo testimonianza del-
l'episodio in Geltrude righetti GIORGI: Cenni di una donna già cantante sopra il maestro Rossini, in
risposta a ciò che ne scrisse nella state dell'anno 1822 il giornalista inglese in Parigi e fu riportato in una gaz-
zetta di Milano dello stesso anno, Sassi, Bologna 1823, pp. 30-1: «Il poeta Ferretti fu incaricato di com-
porre un libro pel teatro Argentina, la cui parte principale fosse per il tenore Garzia. [. . .] Parve all'im-
presario [ma probabilmente a Rossini] che l'argomento fosse alquanto vile, e lasciato Ferretti si andò
in traccia dell'altro poeta sig. Sterbini ».
Signori! Io vi ho prome
gato il mio debito. Altre
falce che sibila in alto vo
sarà per voi se altro non
farò punto senza qui aggi
italiano che serviranno co
Nell'epoca in cui in quest
un'aurora di speranze pe
surto improvviso un giov
nutrito dal più bel fiore d
da cognizione dell'arte,
giovane quando meno si
media, quasi goldoniana, c
che non era quella la sua
bianca ed allora l'Italia si
i Greglianovicb, i Pola, i
deva regolarmente e con
corretti, limpidi, incolpa
concepire certezza che fo
tanto negletto genere I
che mondò il presepe d'A
no se non vi fossero Ross
Metastasio sino a noi, è il
Io non vi dirò che sia tut
65 Venne rappresentata a Milano
òi tratta di Giuseppe Maria ropp
schino », Sigismondo per Rossini;
bretti Quanti casi in un giorno (T
(Trento, 1802), Lucrezia romana i
Raoul di Crequi (Callegari, 1808),
glio (Farinelli, 1806); di Paolo Po
(Pavesi, 1825), Cantea regina di S
nando duca di Valenza (Pacini, 183
bretti sono stati raccolti negli ot
alunne emerite dell'I. R Collegio d
stesso autore , Pirola, Milano 1832-3
di Tancredi e Semiramide per R
istriano Giovanni Kreglianovich
altri, del libretto del X Andronico
67 Si allude con ogni probabilità
pre-raffaellita Dante Gabriele, let
sento di poter escludere un rifer
per l'apertura del teatro del Cors
del primo decennio dell'Ottocent
Jacopo Andrea Vittorelli (1749-18
a Irene e a Dori scritte dal 1770 fi
assecurasse la fortuna di u
corse a cori rivoluzionarii,
la fede del talamo tradita,
gegno di Romani, ne venne
abbiamo pili diritto di ri
Barca delle loro bizarrissim
Si. Torno solennemente a
tuoni contro le scimie e i p
coraggioso riformatore del
pericolo a cui lo ha menato
altrimenti i posteri lo porr
tasia e soavissimi ritmi sco
fu stendardo di una mal
che si torni ai troppo conf
di Sparta e di Roma; no: s
Germania, di Scozia, d'Ing
pitturino le vecchie magna
tare e la morale. Si rispet
sfronda. Si rispettino i pov
tevi i guasti che produsse i
fido. Poeti melodrammat
Gli stentori fra i lauri di
Marte. Quando vi salta il ca
ricordatevi della macra figu
rico Orazio nella giornata
gli altri e incespicando fu
teatro sia scuola, non fucin
l'innocenza, non imposti de
SUMMARY
This short autobiography was found among the papers of the librettist
Jacopo Ferretti now in the possession of his heirs. It was read at a meeting of
the Accademia Tiberina of Rome, founded in 1813 and frequented also by
the well known poets Giuseppe Gioacchino Belli and Pietro Sterbini. It gives
a description of Roman opera at a crucial period in its history With indis-
putable eloquence and an enviably light touch Ferretti guides us through the
main stages of his theatrical career: his earliest experiences as the author of
cantata texts, his collaborations with the Roman theatres as an adaptor of
other authors' librettos, his first real operatic experiences and, finally, his col-
laboration with Rossini on La Cenerentola (an experience described in great
detail). Though the work has already been brought to the music historians
attention by Alberto Cametti, who used certain sections for his volume on
Ferretti ( Un poeta melodrammatico romano: appunti e notizie in gran parte
inediti sopra Jacopo Ferretti e i musicisti del suo tempo , Ricordi, Milano 1897),
it is here published complete for the first time, including the important sec-
tions left out by Cametti as irrelevant to his biographical study.
The first section gives a detailed account of the Roman theatre in the first
two decades of the nineteenth century, with a description of the flourishing
musical life revolving round its leading opera houses (the Teatro Valle and
Teatro Argentina).
The fact that Ferretti himself played an important role in the experiences
described helps to elucidate certain events of otherwise uncertain interpret-
ation. Moreover, his constant references to large sections from the librettos
of contemporary authors throws clear light on the development of the early-
nineteenth-century libretto after the major triumphs of the late-eighteenth-
century opera buffa.
The second (and perhaps most important) section is a long final digression
on the state of contemporary opera poetry, in which Ferretti systematically
expounds his point of view.
He declares himself a convinced advocate of an opera aesthetic that avoids
the typical excesses of the new "French" brand of Romanticism (chiefly in-
spired by Victor Hugos plays); instead he aspires to a balance between the
themes of post-Metastasian classical melodrama and the earliest examples of a
new Romanticism featuring events and settings of a distinctly medieval hue.
Though well aware that he was in no position to reverse a process that by
then had become consolidated, Ferretti calls on Felice Romani - whom he