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GLI ADORNO E L'HOSTARIA-TEATRO
DEL FALCONE DI GENOVA (1600-1680).*
* Le fonti bibliografiche più frequentemente citate saranno indicate nelle note con
le seguenti abbreviazioni:
ASCG Archivio storico del Comune di Genova
ASG Archivio di Stato di Genova
« ASLSP » Atti della Società Ligure di Storia Patria
BAV Biblioteca Apostolica Vaticana, Città del Vaticano
BE Biblioteca Estense, Modena
CMBM Civico Museo Bibliografico Musicale, Bologna
EdS Enciclopedia dello Spettacolo
FICG Fondo Ivaldi di Campolongo, Genova.
1 Sulla storia di questo teatro (oggi non più esistente), sotto il profilo degli spetta
coli, si veda, anche se si rende opportuna una verifica diretta delle citazioni, R. Gia
zotto, La musica a Genova nella vita pubblica e privata dal XII al XVIII secolo, a cura
del Comune di Genova, Genova 1951; C. Bertieri, voce «Genova», in EdS, V,
coli. 1042-1043; L. Gamberini, La musica strumentale a Genova nel 1800, Genova,
E.R.G.A. 1974. I contributi più recenti, escluso il presente articolo, sono costituiti dalla
mia tesi inedita, superata in alcune parti, Il Teatro del Falcone (e l'attività teatrale nelle
sale genovesi dal secolo XVII al secolo XVIII), Scuola di Perfezionamento in Archeo
logia e Storia dell'Arte, Università degli Studi di Genova, a.a. 1974/1975, Introduzione,
pp. xii-xix, cap. 1-4, pp. 1-121; i miei articoli: Un Teatrino « qui est près la Loge des
Banquiers », « Critica d'Arte », n.s., 151-152, 1977, pp. 140-150; L'Impresa dei Teatri
di Genova (1772). Fer una gestione « sociale » della cultura, « Studi Musicali », VII,
1978, pp. 215-236, e un breve accenno in Aa. Vv., Convegno di studi sull'opera « Bianca
e Fernando » di Vincenzo Bellini, atti dei lavori, Genova 10-11 novembre 1978, a cura
dell'Amministrazione Provinciale di Genova e l'Assessorato alla Pubblica Istruzione e
Cultura, Genova 1980, pp. 169-170; infine, i due volumi di E. Frassoni, Due secoli di
lirica a Genova, Genova, Cassa di Risparmio di Genova e Imperia 1980. Per i problemi
architettonici del teatro, nella sua veste fra '600 e '700, compreso quello di Sant'Agostino,
rinvio ad un mio studio in corso di pubblicazione sulla rivista « Palladio ».
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88 ARMANDO FABIO IVALDI
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GLI ADORNO E L'HOSTARIA-TEATRO 89
si parla delle case del fu Gio. Battista Veneroso poste nella contrada
verranno espropriate per la costruzione di Strada Balbi in base al dec
del 1602), ciò si deduce chiaramente da un documento che ho rinvenu
notaio Cavalieri per l'anno 1662, riguardante il ramo genovese di que
venne ufficialmente presentata al Priore della Rota Civile di Geno
1593: «presentata, et petitum [est] ad hoc ut omni, et futuro tem
constare possent quinam essent de dieta nobili familia antiqua Venero
Cristoforo Cavalieri, filza 11, sg. 876, Rarnus arboris de antiqua et nob.
(15 giugno 1662). È noto poi che nella formula « [filius] quondam D.
ila D maiuscola per « Dominus » si usava per indicare una persona d
devole. Così registrava il nobile Giulio Pallavicino nel suo Diario,
morte del Veneroso, sotto il giorno 20 settembre 1585: « [...]. Ha lassa
e altrattanti milia scuti, è spiaciuto a tutti universalmente ». Inventi
vicino di scriver tutte le cose accadute atti tempi suoi (1583-1589), a
Genova, Sagep 1975, p. 94.
7 Sulle varie magistrature genovesi si veda G. Forcheri, Doge, g
curatori, consiglieri e magistrati della Repubblica di Genova, Genova,
8 Un Cristoforo Gavi, nel 1594, era conduttore della casa e del
signo falconi » e alla di lui famiglia rimasero presumibilmente fin
Ghiglione.
9 Con piena facoltà di vendere e alienare « domus seu hospitium nuncupatum
Hostaria del Falcone cum appothecis [...] ac viridario [...] in civitate Genue in contracta
Sancii Sixti ». ASG, notaio Gio. Francesco Valetaro (altrove Valdettaro), filza 85,
sg. 369, Procura η. 1 (28 gennaio 1594).
10 Erano forse due e di nomina governativa. Il documento dell'inventario è poco
leggibile in questo punto, ma sembra che uno di essi fosse un Invrea. L'atto di nomina
venne stilato dal notaio Agostino Ghighizola, ma non figura nell'unica filza (incompleta)
esistente presso l'ASG, notaio Agostino Ghighizola, filza 1, sg. 515, anni 1581-1604.
11 ASG, notaio Francesco Carexeto (altrove Cereseto), filza 81, sg. 318, n. 299,
Inventarium honorum et supelectilum.
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90 ARMANDO FABIO IVALDI
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GLI ADORNO E l'HOSTARIA-TEATRO 91
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92 ARMANDO FABIO IVALDI
15 Nel 1594, conduttore della locanda era Cristoforo Cavi il quale, il 7 luglio di
quell'anno, pagò allo Stato la somma stabilita dalla legge. ASG, notaio Gio. Francesco
Valetaro, filza 120, sg. 385, Ratificatici facta per M. Jo. Baptam Zareta (15 luglio 1602).
16 Andrea Doria aveva cominciato la professione di asientista, vale a dire di appal
tatore di galee, verso il 1520, tenendole a disposizione della Repubblica con particolari
e determinate condizioni. Ma la fama di invincibilità che gli meritò le lodi dell'Ariosto
(« Questo è quel Doria che fa dai pirati / Sicuro il nostro mar per tutti i lati »), co
minciò ad offuscarsi dopo la Prèvesa e in seguito alle non sempre fortunate azioni navali
degli anni successivi, fino all'anno della sua morte (1560). Cfr. V. Vitale, Breviario,
I, Genova, Comune di Genova 1955, p. 217. Sul potenziamento navale della Repubblica
si veda anche, presso la Civica Biblioteca Berio di Genova, il ms. Raccolta di leggi e
decreti riguardanti il prestant.mo Mag.to delle galee (F. Aut. m. r. VII. 2-29.).
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GLI ADORNO E l'hOSTARIA-TEATRO 93
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94 ARMANDO FABIO IVALDI
21 ASG, notaio Gio. Francesco Valetaro, loc. cit., Procura n. 3 e n. 4 (entrambe del
28 gennaio 1594).
22 ASG, notaio Gio. Francesco Valetaro, filza 120, sg. 385, Venditio (15 luglio
1602) e Ratificalo facta per M. ]o. Baptam Zarete in qua intervenit M. Catt.a eius uxor
et que renuntiavit (stessa data), con un documento in lingua spagnola della rinuncia
datata, da Granata, il 24 settembre 1602.
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GLI ADORNO E l'hOSTARIA-TEATRO 95
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96 ARMANDO FABIO IVALDI
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GLI ADORNO E l'HOSTARIA-TEATRO 97
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98 ARMANDO FABIO IVALDI
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GLI ADORNO E l'hostaria-teatro 99
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100 ARMANDO FABIO IVALDI
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GLI ADORNO E l'HOSTARIA-TEATRO 101
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102 ARMANDO FABIO IVALDI
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GLI ADORNO E l'HOSTARIA-TEATRO 103
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104 ARMANDO FABIO IVALDI
La rappresentazione, curata dai Padri Gesuiti, si svolse nella villa Pallavicino di Fes
solo. Inventione cit., p. 237.
60 Anche in questo caso, occorrerebbe uno studio puntuale e approfondito per
collocare meglio la produzione ' genovese ' nel contesto generale della tradizione barocca.
Oltre alle tragedie del Cebà e del Chiabrera, dobbiamo ricordare: Piero Benedetti,
autore di una tragicommedia pastorale dal titolo Magico Legato-, Girolamo Giustiniani
con Ajace flagellifero, Cristo in Passione, Edipo Re, Jefte; Tobia De Ferrari con la
Rosilda. Sul Cebà rinvio a D. Ortolani, Cultura e politica nell'opera di Ansaldo Cebà,
«Studi di Filologia e Letteratura», I, op. cit., pp. 117-178, e F. Vazzoler, La solu
zione tragica del pessimismo politico nell'ultimo Cebà, in AaVv., Dibattito politico e
problemi di governo a Genova nella prima metà del '600, Firenze, Le Monnier s.a.
(ma 1976), pp. 75-114.
61 La Passione di Cristo era l'argomento preferito, « il più universalmente insitato »
(L. T. Belgrano, Delle feste e dei giuochi dei genovesi, « Archivio Storico Italiano »,
XV, 1872, p. 417). Non si può fare a meno di evidenziare la continuità storica delle
Rappresentazioni Sacre che hanno per argomento la Passione, dagli antichi frammenti
di laudi del '500 fino a tempi assai più recenti. Nel 1867, per esempio, a Genova-Riva
rolo si rappresentò una Passione divisa in quattro giornate e analoghe manifestazioni si
segnalavano nella chiesa di S. Margherita di Genova-Marassi e a Gavi Ligure.
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GLI ADORNO E L'HOSTARIA-TEATRO 105
62 ASG, Archivio Segreto, Politicorum ti. 1650, doc. del 14 ottobre 1587.
63 Esplicitamente nominati nel contratto: Girolamo Spinola, Gio. Giorgio De Ma
rini, P. Vincenzo Negrone, Orazio Grimaldi, Paolo Dotia, Francesco Pallavicino.
64 ASG, notaio Pellegro Pogliasca-Negrone, filza 1, sg. 461, doc. del 10 gen
naio 1575.
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106 ARMANDO FABIO IVALDI
65 Nel 1655, insieme a quella degli Adorno, risulta gestita da certo Giacomo Ghi
glione, forse nipote ο comunque parente del Ghiglione che gestisce quella del Falcone
al tempo di Gabriele Adorno. Cfr. L. T. Belgrano, Della vita privata dei genovesi,
Genova, Tip. Sordo-Muti 1875, p. 446, nota 1, e L. A. Cervetto, op. cit., II, p. 109.
66 Cfr. Un Teatrino cit., p. 140 e p. 142; L'Impresa dei Teatri cit., pp. 215
217 sgg.
67 Faceva anzi concorrenza a quella del Falcone il cui proprietario, De Zaretti, era
in quegli anni già in cattive acque.
68 Si consultino vari documenti presso l'ASG, Giunta di Marina, filza 31. A fine
'500 esisteva però un'altra locanda, appena fuori le mura di S. Tommaso, a Fassolo,
dove alloggiavano spesso ambasciatori e alte personalità. Non sappiamo tuttavia se vi si
svolgessero spettacoli. ASG, Archivio Segreto, Ceremoniarum n. 474, passim.
69 Per i rapporti fra Genova e il teatro spagnolo: A. Restori, Genova nel teatro
classico di Spagna, «Annuario della R. Università di Genova», 1911-1912.
70 Nella lettera (1° giugno 1618), in cui si parla della costruzione del Teatro Far
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GLI ADORNO E L'HOSTARIA-TEATRO 107
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108 ARMANDO FABIO IVALDI
76 Si veda la mia Scheda per un ' apparato ' cit., p. 44, nota 13.
77 ASG, notaio Gio. Francesco Molinello Seniore, filza 6, sg. 265, doc. n. 300
(Per societas). Cfr. anche il Belgrano, « Caffaro », 27 dicembre 1882.
78 Si tratta di una licenza per recitare « comoedias » concessa a Gaudio Rabrono (?)
per la somma di lire 40. Cfr. Un Teatrino cit., p. 149, nota 18.
79 Occorre ricordare che la farsa dei Due pellegrini del 1490, recitata da due nobili
Adorno con quattro famigli, contiene un esplicito riferimento al canto e all'accompagna
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GLI ADORNO E l'HOSTARIA-TEATRO 109
mento musicale. La notizia di questa recita è contenuta in una lettera che il Pro
tonotario Stanga indirizzò al duca Galeazzo Maria Visconti, che aveva esteso la sua
signoria anche su Genova, pubblicata dal D'Ancona. Cfr. A. D'Ancona, Origini del
Teatro Italiano, II, Torino, Loescher 1891, ρ. 141. Si veda anche L'Impresa dei Teatri
cit., p. 220, nota 18.
80 ASG, notaio Pellegro Pogliasca-Negrone, filza 13, sg. 351, doc. n. 355 (4 luglio
1586). Che la denominazione della stanza « della Signora », neH'« hostaria » del Falcone,
sia da mettere in relazione con questo episodio?
81 Diede alle stampe vari componimenti poetici, passando nel 1599 nella Compagnia
degli Accesi, posta sotto l'alto patrocinio del duca di Mantova.
82 II Diario del Pallavicino non ne fa menzione. Inventione cit., pp. 108-140, e
vedi le successive note 95 e 96. Il Brunelli (voce « Desiosi », EdS, IV, coli. 541-542)
scriveva che, tra il 1580 e il 1600, la Compagnia recitò a Mantova, Bologna, Ferrara,
Milano, Cremona, Genova e Verona. Con il nuovo secolo, la Ponti lasciò i Desiosi per
recarsi a Parigi con gli Accesi, rimanendo però in buoni rapporti con i vecchi com
pagni. Non so se nel 1586 esordì a Genova, fra i Desiosi, Camilla Rocca Nobili, forse
legata da parentela con Cesare, famosa in arte come Delia, che passò poi nei Confidenti.
Celebrata in vita da molti poeti, morì intorno al 1615, compianta dal Marino che, in un
sonetto, la paragona a Venere. Cfr. L. T. Belgrano, « Caffaro », 29 dicembre 1882.
83 Cfr. L. T. Belgrano, « Caflaro », dal 26 al 31 dicembre 1882; 6 e 20 giugno 1886.
Si veda anche il Rosi, op. cit., Introduzione, pp. 221-225.
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110 ARMANDO FABIO IVALDI
84 Dice il documento del Senato trascritto dal Belgrano: «eisdem Comicis con
cesserunt quod per menses duos possint in hac Civitate factitare comedias minime
obscenas et quae castas adolescentium mentes non inquinent ecc. » (Belgrano, « Caf
faro », 27 dicembre 1882).
85 Cfr. la singola voce « Gelosi », EdS, V, coli. 1020-1022. Le prime notizie su
questa compagnia risalirebbero al 1568 circa, quando i comici si trovavano a Milano.
Da questa città essi avrebbero presentato, nel 1572, una supplica al Senato di Genova
perché concedesse loro licenza di recitare nel capoluogo ligure. Il Belgrano però non
fa menzione di questo episodio. Cfr. Belgrano, « Caifaro », 27 e 28 dicembre 1882.
86 Cfr. Inventione cit., p. 43.
87 Questa presenza della compagnia a Genova è confermata anche dal Belgrano
nei suoi articoli sul « Caffaro ».
88 « Concessa licentia agendi in praesenti civitate comedias per trimestre ». Bel
grano, « Caifaro », 28 dicembre 1882.
89 Cfr. Inventione cit., p. 47. Purtroppo, si tace il luogo della rappresentazione.
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GLI ADORNO E L'HOSTARIA-TEATRO 111
90 Per quanto riguarda Firenze, recenti studi attestano recite dei Gelosi e della
compagnia del Pedroìmo, nel 1576, al Teatro di Baldraoca, nella zona adiacente gli
Uffizi. Anche questa sala della Commedia dell'Arte era collegata con una « hostaria »
omonima del teatro, dove i comici probabilmente alloggiavano. Cfr. A. Maria Evange
lista, II teatro dei Comici dell'Arte a Firenze (ricognizione dello Stanzone delle Com
medie detto di Baldracca), « Biblioteca Teatrale », 23-24, 1979, pp. 71-72 sgg. L'articolo,
con qualche modifica, è poi confluito nel volume II Teatro dei Medici cit., p. 169 sgg.,
pubblicato in occasione delle mostre medicee di Firenze.
91 I comici recitarono nella sala del palazzo delle cause civili « comedie di varie
sorti [...] con grandissimo gusto de' cittadini », secondo quanto il Belgrano riprese dai
mss. del Verzellino (Belgrano, « Caflaro », 28 dicembre 1882).
92 Che ritroviamo menzionata anche come Maloni e Malloni. Sull'identità di questa
comica gravano non pochi equivoci. Il Belgrano la dice milanese e non pare avere
dubbi nell'identificarla con la moglie di Giambattista Andreini, figlio di Francesco e
Isabella, comici Gelosi, che il giovane avrebbe sposato nel 1601. Conosciuta in arte
con il nome di Florinda, sarebbe stata la rivale della celebre Signora Flaminia, prima
donna degli Accesi (Belgrano, « Caflaro », 28 dicembre 1882). Ciò non trova conferma
alla voce « Andreini G. B. », a cura di A. Fiocco e C. E. Τ anfani, EdS, I, coli. 557-564,
dove si dice, invece, che nel 1601 l'attore sposò a Milano Virginia Ramponi (v. la singola
voce, a cura di E. Zanetti, I, coli. 564-565) che divenne eccellente artista. Successiva
mente, l'Andreini avrebbe sposato, in seconde nozze, Virginia Rotati, vedova dell'attore
Baldo Rotari, in arte Lidia (v. la singola voce, a cura di A. Casella, EdS, I, col. 565),
ma conosciuta anche come la Baldina. Tuttavia, alla voce « Malloni Maria (in arte
Celia) », a cura di F. Angelini, EdS, VII, coli. 18-19, le cose si complicano ulterior
mente. Esisterebbero, secondo la Angelini, una Lucilla e una Virginia Malloni (Maloni),
ambedue comiche e firmatarie di una richiesta per recitare a Reggio Emilia, ma senza
data. Viene poi citata la Virginia che compare nella supplica genovese del 1596. La
Angelini ipotizza che se questa era la madre di Maria, si sarebbe recata in Francia con
i Gelosi nel 1603, accompagnata dalla figlia. Oppure la madre di Maria portava lo
stesso nome (Virginia chi era allora?) e si giustificherebbe meglio la Corona di lodi
alla Signora Maria Malloni detta Celia comica, stampata a Venezia nel 1611. Se accet
tiamo la versione del Belgrano, che cioè Florinda equivalga a Virginia Malone, do
vremmo ammettere che l'attrice reciti a Parma nel 1618 (ma con quale compagnia?).
Così scrive infatti il conte Pozzo al march. Enzo Bentivoglio il 15 maggio, a piè di let
tera: « Qui habbiamo la florinda che comincia a recitar dimani l'altro » (Lavin, op.
cit., p. 150).
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112 ARMANDO FABIO IVALDI
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GLI ADORNO E l'HOSTARIA-TEATRO 113
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114 ARMANDO FABIO IVALDI
102 Nessun cenno in proposito nel Diario del Pallavicino. Sotto quell'anno si anno
tano tornei, balli, veglie per il carnevale e quattro sole rappresentazioni di carattere
locale: una « tragedia spirituale » (5 settembre); una « rappresentazione spirituale »
recitata da giovani a Sampierdarena, due nobili e altri del posto, « riuscita benissimo »
(8 ottobre); una «comedia» recitata da giovani a Multedo, «bellissima e di molto
gusto» (11 ottobre); una «pastorale» recitata da giovani non nobili in Carignano, ma
che riuscì «molto goffa» (12 ottobre). Inventione cit., p. 237, p. 241. Nel 1586, però,
secondo il Belgrano, è a Genova altra compagnia di Confidenti, diversa dalla riforma
degli Uniti, con una clausola particolare nelle condizioni di recita: « quod comoedias
honestas recitent, nec in eis audiendis personas ecelesiasticas introducant ». Ma ciò era
conforme alle regole prescritte dal Borromeo che ebbe a Genova uno zelante seguace
nel beato Alessandro Sauli.
103 Ritornerò comunque su questo argomento con una serie di schede e di brevi
articoli, alcuni dei quali sono ormai in via di ultimazione e che, in piccola parte, ho
utilizzato in questo studio a livello problematico.
i°4 per aitrj centrj esistono vari contributi dell'equipe di lavoro che si è costituita,
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GLI ADORNO E l'HOSTARIA-TEATRO 115
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116 ARMANDO FABIO IVALDI
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GLI ADORNO E l'HOSTARIA-TEATRO 117
111 Di ben altro tenore risultano i patrimoni di Gio. Francesco Balbi (1593); Gio.
Francesco Grimaldi, figlio di Gio. Battista duca di Terranova (1593) e, soprattutto, di
Gio. Vincenzo Imperiale (1645). Oltre alla « libraria con ornamenti » (lasciata al primo
genito Francesco Maria), la sola lettura dell'inventario della quadreria di quest'ultimo,
che dispone in dono particolare a Brigida Spinola, « moglie carissima », « quel quadro
di Nostra Signora sopra la tavola miracolo del pennello di Tiziano, ove stanno dipinti
la Madonna col puttino, S, Gio. Batta, e l'Angelo », raccolta nella villa di Sampierda
rena e il palazzo di Genova, dà il capogiro. Cfr. ASG, notaio Battista Martignone,
filza 11, sg. 340, Τestamentum (6 gennaio 1593); Τ estamentum (9 aprile 1593); notaio
Giacomo Lanata, filza 4, sg. 792, Testamentum (7 aprile 1645): « Inventario de' quadri
della Casa di Genova - Opuscolo G » (29 luglio 1648); « Inventario de' quadri di
Villa - Opuscolo H » (stessa data).
112 Va corretta l'affermazione del Benevolo il quale parla di un Teatro delle Saline
costruito a Genova nel 1550. L'unico teatro che si conosca con tale denominazione è,
a quanto mi risulta, quello di Piacenza, eretto intorno al 1592, già dotato di palchetti
e con pianta ad U. Cfr. L. Benevolo, Breve storia degli edifici teatrali, in Architettura
pratica, a cura di P. Carbonara, Vili, tomo II, Torino, Un. Tip. Torinese 1958,
p. 263 sgg., e, dello stesso autore, Storia dell'architettura del Rinascimento, Bari, La
terza 1973, p. 689 sgg.
113 Giazotto, op. cit., ρ. 194. Si cita un passo della Appendice di Supplementi alla
Tavola Cronologica (introvabile, per cui cfr. Un disegno « bibienesco » cit., pp. 37-38)
che, sotto il 1652, annota: « Qual fu mai meraviglia dei Genovesi, nel assistere a tanto
splendore di luci che li occhi non potevano resistere, tanta ricchezza di panni colorati
et abondantia di scene e bontà di cantanti e di Musici? Ogniun ricordava che per lo
passato le molte volte s'era dovuta rinuntiare al teatral godimento per le ecessive difi
coltà delle sciene et della Musica col non possedere che un picciol teatrino incapace di
ospitare tutte le macchine di scena che in altre s'havean di consueto ecc. ».
114 II libretto genovese ha questo titolo: Gl'Amori / di / Alessandro Magno, / e di
Rossane / Orama Musicale / posthumo / del / D. ]acinto Andrea / Cicognini, / Acca
demico Instancabile. / In Genova, / Per Pier Gio: Calenzani. 1652. / [...] (BAV,
Dramm. Allacc. 24.1.).
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GLI ADORNO E l'HOSTARIA-TEATRO 119
l'Orfeo del sig. Monteverde con grave scandalo delli Mag.ci Padri del Com
tal fine si proveda in luogo aconcio ». Il Giazotto riporta inoltre quan
l'avvertimento al lettore della seconda edizione (Genova, Casamara 165
ribelle, favola boschereccia in musica del nobile Girolamo Pinello (i):
prestavano ed eziandio molto si prestano tutt'hora et in ogni tempo alla m
le favole più e men tragiche dell'antica Eliade: qual fu d'esempio l'Orfeo d
che in ogni contrada d'Italia riscosse e ognor riscote l'universale applaus
teverde, mostrò nello stài tragico quanto possa l'essercàtio della Musica e
vellata, come li Genovesi ebbero a udire, si fa messaggero » (Giazotto
studioso ritiene inoltre che Y Incoronazione di Poppea abbia avuto, per i
storico, due illustri precedenti genovesi (se non addirittura un suggerim
anche se non si tratta di teatro musicale vero e proprio: Gli amori di Cl
tore (= Claudio Nerone?) del Sacco, e La morte di Seneca del Giustinia
rebbe soprattutto per il lavoro di quest'ultimo, in virtù di una sommaria ana
dal Giazotto fra alcune scene monteverdiane e altre del dramma del Giustiniani. Cfr.
Giazotto, op. cit., pp. 210-214.
121 Giazotto, op. cit., ρ. 207.
122 Ibid., p. 204. Purtroppo, i vari libri su Monteverdi difettano di accurati indici
per materie che possano aiutare nella ricerca e raccolta di dati, e i documenti d'archivio
genovesi sono, al solito, avari di notizie.
123 Giazotto, op. cit., ρ. 196.
124 ASG, notaio Stefano Bargone, filza 3, sg. 1020, doc. n. 37 (« Affitto del tea
tro » - 7 luglio 1677). Si veda anche Un disegno 'bibienesco' cit., p. 39, nota 8. Il
progetto del nuovo teatro, che doveva essere allegato al documento notarile, è andato
perduto.
125 Morì probabilmente intorno al 1649. Lo si deduce dai documenti del notaio
Lanata citati alla nota 108 e relativi al 1650 (eredità di Gio. Giacomo Adorno).
126 Per la durata di nove anni, a rinnovarsi dai proprietari. La locazione è stipulata
da personaggi importanti per le successive stagioni artistiche del Teatro del Falcone:
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120 ARMANDO FABIO IVALDI
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GLI ADORNO E l'HOSTARIA-TEATRO 121
128 ASCG, Atti 1652, filza 116, doc. n. 378 (Jo. Angeli Falconi n. 3
129 Lo attesta urta « quitatio » tra il Balbi e il Falcone per la forni
bianchi e neri « prò adeguatione astrici vulgo fabricar l'astrico scalarum
contra Sancti Caroli ecclesiam » (E. Gavazza, La grande decorazione a G
Sagep 1974, p. 357, nota 55).
130 Cfr. R. Marchelli, Gli inizi del teatro pubblico e Andrea Sighiz
tari », VI, 1955, pp. 117-126. L'attribuzione dello studioso sarebbe essen
vata dalla struttura digradante e sporgente dei palchetti. Il Sighizzi la
nel periodo 1654-1655, come pittore quadraturista nella « domus mag
tista Balbi di fronte a S. Carlo. Cfr. Gavazza, op. cit., pp. 356-357, n
rifacimenti del teatro rinvio allo studio che apparirà su « Palladio », ci
131 II termine « commedia » veniva usato, più generalmente, anche pe
opere in musica. Si cfr. il « Conto dei dennari scossi dalle commedie »
cato dal Giazotto, op. cit., tav. LII, mentre nel contratto di Giacin
stesso anno (Giazotto, op. cit., tav. LI) si parla chiaramente di « op
132 Cfr. Giazotto, op. cit., pp. 205-209, con un elenco alle pp. 208
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GLI ADORNO E L'HOSTARIA-TEATRO 123
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124 ARMANDO FABIO IVALDI
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GLI ADORNO E L'HOSTARIA-TEATRO 125
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126 ARMANDO FABIO IVALDI
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GLI ADORNO E l'hOSTARIA-TEATRO 127
151 Certo quelle vicine al palco di cui si tratta nella lettera del 21 ottobre (n. 59).
152 FICG, lettera n. 61 (2 novembre).
153 Cfr. Un Teatrino cit., p. 149, nota 18.
154 Secondo il frontespizio del libretto, la « Tragedietta, tutta però di bellissima
Musica à diletto de spiriti curiosi rinovata, et adorna », sarebbe di Vincenzo Della
Rena e non Ottavio, come sostiene I'Allacci, Drammaturgia, Venezia, Pasquali 1755,
p. 251. Il libretto ha questo titolo: La / Didone / Drama Musicale / di / Vincenzo
Della Rena / All'Illustriss. Signor / Giulio Tacerò Saluzzo / In Genova / Per Pier
Gio: Calenzani / [...] 1652 (BE, 83.C.21.6.). La dedica, senza data, è però firmata da
Francesco Barberini e mancano indicazioni sul cast. Si veda anche Bianconi - Walker,
op. cit., 1975, p. 379 sgg. e p. 433. Il testo dell'opera, tuttavia, nonostante l'attribu
zione al non meglio identificato Della Rena (come musicista ο come verseggiatore?),
è quello della Didone di Busenello (rappresentata a Venezia con musica del Cavalli).
Il problema è ancora irrisolto, nonostante la duplicità dei nomi e nonostante il fatto
che il testo sia identico in entrambi i casi.
155 Cfr. L'Impresa dei Teatri cit., p. 218, nota 13.
156 Le / Vicende d'Amore. / Overo / Eritrea / Drama / di Giovanni Faustini /
dedicato / All'Illustriss. Signora, e Padrona Colendiss. / La Signora Maria Brigida /
Spinola / Con Privilegio. / In Genova, nella Stamperia del Calenzani / [...] 1655
(BE, 83.B.27.III.). Mancano indicazioni sul cast, ma si dice che la musica era composta
dal M.R.P. Egidio Biffi, maestro di teologia in Genova e « vero mostro d'ingegno ».
L'opera era però una delle più famose del Faustini musicate dal Cavalli. Si può presu
mere che il Padre Biffi si sia limitato, come solitamente accadeva, a comporre la musica
di eventuali aggiunte ο modifiche fatte espressamente per il pubblico genovese. Il Biffi
è, del resto, ignoto come autore di musiche operistiche. Non possiamo non ricordare,
però, che il 1654 segna una tappa importante nella storia del Teatro Adorno: si rap
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128 ARMANDO FABIO IVALDI
presenta il Ciro del Sorrentino, con musiche del Cavalli e con allestimento di Gio. Bat
tista Balbi, definito « Direttore delle Scene, Machine e Balli ». Il fatto anche più inte
ressante è che il frontespizio del libretto avverte che l'opera subì qualche cambiamento
atto a renderla più gradita al pubblico genovese e che ciò fu messo in pratica « da altro
Soggetto con permissione dell'Autore ». Questo il titolo della stampa: Il Ciro / Drama
Per Musica / Del Signor / Givlio Cesare Sorentino / Napolitano. / Con Prologo;
aggiunte, mutationi, / et aggiustamenti all'vso di que- / sta Città fatte da altro Sog- /
getto con permissione / dell'Autore. / Arrichite poi dalla sempre ammirabile / Musica
del Sig. Francesco Cavalli. / Da Gio. Battista Balbi / Direttore delle Scene, Machine, /
e Balli. / Con Privilegio. / In Genova, / Per Gio. Maria Farroni. 1654 / [...] (BAV,
Dramm. Allac. 52.4.). Mancano indicazioni del cast, ma la rappresentazione è citata
anche dal Giazotto, op. cit., p. 321.
157 FICG, lettera n. 35 (23 agosto). Di qui la necessità di fare pressioni per aver
saldati i vecchi e nuovi debiti o, in caso contrario, dare tutto per definitivamente per
duto. A meno che Giacinto non intendesse dire che l'oste riscuoteva dai commedianti
l'affitto di camere.
158 FICG, lettera n. 48 (25 settembre).
159 FICG, lettera n. 49 (29 settembre).
1É0 Lo confermerebbe la lettera di Giacinto, da Milano, del 2 novembre (n. 61) in
cui, discutendo dell'affitto di stanze alla compagnia, l'Adorno consiglia cautela all'Oncia
perché se l'oste si fosse accorto di non poter disporre a suo piacere delle stanze « ο non
vorrà lostaria ο la pretenderà a differenza prezzo ». Ma avrebbe anche potuto trattarsi
per il Ghiglione di un caso di subaffitto. Cfr. L'Impresa dei Teatri cit., p. 218.
161 FICG, lettera η. 53 (1° ottobre). Giacinto invia all'Oncia una procura per
riscuotere dall'oste e « sequestrare et rilasciare ».
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GLI ADORNO E L'HOSTARIA-TEATRO 129
162 porse già gli osti cinquecenteschi deU'« hostaria falconis », fosse
altri, si occupavano loro stessi di far recitare comedie nella locanda, come
registro ove è annotata la concessione di recita per L. 40 del 1566, di cui si è
163 FICG, lettera n. 33 {8 agosto).
164 FICG, lettera n. 16 (4 luglio).
165 Problema che ritorna in varie lettere di cui abbiamo già parlato (n
lano - 21 ottobre; n. 61 - 2 novembre).
166 Su questo personaggio si veda l'articolo poco più avanti.
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130 ARMANDO FABIO IVALDI
167 L'avvocato? Non credo si tratti infatti del medico che, associato al « chirurgo »,
troviamo nei contratti dell'Impresa settecentesca e che aveva ingresso libero a teatro
insieme ai membri della famiglia Durazzo, proprietaria dei tre teatri pubblici genovesi,
il « sorbettiere », il cassiere, il procuratore, l'avvocato appunto, e le maggiori cariche
rappresentative dello Stato. Cfr. L'Impresa dei Teatri cit., p. 221, nota 22.
168 FICG, lettera n. 33 (8 agosto).
169 Lo dice Giacinto nella lettera del 17 settembre (n. 43). Agostino era fratello
di donna Lucrezia (lettera n. 10 - 6 giugno), suocera dell'Adorno, e nel carteggio figura
accomunato ad un Giustiniani per un affare politico, una sorta di scambio di favori con
Giacinto sul quale quest'ultimo non manca di polemizzare acidamente.
170 Successivamente, nel contratto con Orazio De Ferrari (parte non pubblicata dal
Giazotto), compare il suo nome e cognome per esteso: « Magnifico Agostino Scaglia ».
771 Ibid.
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GLI ADORNO E l'HOSTARIA-TEATRO 131
172 La famiglia Gentile doveva essere pure imparentata con gli Ado
n. 10 - 4 maggio). Antonio Gentile viene mobilitato da Giacinto per
' manzoniana ' questione di seconde nozze di Maria Geronima con un Bava
già sposato. Riuscì ad ottenere qualche particolare felice risultato ad un
2 25 luglio (lettera n. 25). Non sappiamo tuttavia se sia stata questa la
pori con l'Oncia, denunciati apertamente in una lettera di donna Lucrezia (le
4 agosto).
173 FICG, lettera n. 6. Anche più laconica la prima notizia su Ant
maggio (lettera n. 5): « Francesco mi scrive che pare che il Sig. Antonio si
174 Così infatti avvenne, come dimostra la minuta di conti dell'Oncia
n. 9), e si recitò anche il giorno di ferragosto, incassandosi L. 35.13.
175 Allude certo alla tassa che doveva essere pagata allo Stato per l'
pubblico spettacolo.
176 Desumiamo il cognome dal contratto pubblicato dal Giazotto (
quello con Carlo Doria (FICG, n. 43/bis), perché nel carteggio è solo m
il nome di battesimo.
177 FICG, lettera n. 2. In altro caso (lettera n. 6 - 22 maggio), l'Adorno scrive
contemporaneamente « telari » e « sciene »: questo mi farebbe pensare più che ad una
tautologia, alla distinzione fra scene mobili, montate su guide ο carrelli, secondo una
tecnica in uso nel tardo '500, e scene fisse.
178 FICG, lettera n. 4 (10 maggio).
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132 ARMANDO FABIO IVALDI
179 FICG, lettera η. 2 (3 maggio): « La ciave della stanza de seri sta sopra le
cadreghe di sala et quella tudesca di strada è dietro alla porta di essi seri cioè della
loro stanza ». Si veda anche la lettera n. 42 (14 settembre).
180 FICG, lettera n. 43 (17 settembre) e lettera n. 49 (29 settembre).
•si FICG, lettera n. 6 (22 maggio). «In casa attaccato alla porta della [...] rica
mera (?) vi sono le ciavi delli palchetti quali saria bene di levare ».
182 FICG, lettera n. 2 (3 maggio). Dirà l'Adorno il 17 settembre (n. 43): « di
nessun modo consentirò che si reciti senza che ogni sera si serri ». Nel contratto che si
riferisce alla compagnia di Carlo Doria (n. 43/bis), 2" clausola, si legge: « che Francesco
Pitto tengha le chiavi di tutte le porti niuna exclusa ».
183 FICG, lettera n. 6 (22 maggio).
184 FICG, documento n. 9, già citato. Lo scritto è probabilmente una minuta ad
uso dell'Oncia giacché, ad un certo punto, si annota che i conti del restauro del teatro
erano stati inviati a Giacinto a Novi, così come quelli delle somme di denaro corrisposte
a Francesco per conto dell'Adorno. Esistono anche lettere di quest'ultimo dove si accusa
ricevuta di duplicati di conti (lettera n. 19 - 8 luglio).
185 Arrivò di certo dopo il 22 maggio, come si può arguire dal passo della lettera
in pari data: « circa le comedie stimo die veranno presto » (lettera n. 6).
186 FICG, lettera n. 14 (26 giugno).
187 Che era forse un soprannome. La mansione di questo ennesimo personaggio
emerge, senza dubbi, fin dalla prima lettera del carteggio che ci è pervenuta (η. 1 -
30 aprile).
188 FICG, lettera n. 16 (4 luglio), solo per fare un esempio.
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GLI ADORNO E l'HOSTARIA-TEATRO 133
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134 ARMANDO FABIO IVALDI
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GLI ADORNO E l'hostaria-teatro 135
dolph, Carlo Maratti figurista per pittori di nature morte, « Antichità Viva », 2, 1979,
pp. 12-20.
199 FICG, lettera n. 42 (14 settembre); n. 43 (17 settembre); n. 46 (19 settembre);
n. 49 (29 settembre). Cfr. in modo particolare la n. 43 e n. 46.
200 FICG, lettera n. 43 (17 settembre) e n. 49 (29 settembre).
201 FICG, lettera n. 43 (17 settembre).
»2 Ibid.
203 Ibid. e clausola n. 3 del contratto in bianco allegato (n. 43/bis).
204 Clausola n. 2 (n. 43/bis).
205 «di nessun modo debbino guastar [...] né rumper poiché non è necessario».
E la clausola η. 1 (n. 43/bis): « né muri né porte né palchetti ».
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136 ARMANDO FABIO IVALDI
206 FICG, lettera η. 43 e clausola n. 2 (n. 43/bis). Lo aveva già dichiarato Giacinto
1 14 settembre (n. 42): « presto ο tardi habbino bisogno di fabricare nel teatro [proba
bilmente per riparare i danni della compagnia che iniziò a recitare dopo il 22 maggio
e concluse il 23 agosto circa] del quale Francesco ha sempre da tener le ciavi senza che
vi possino entrar solo che dalla porta di strada nuova non volendo consentire che
simpatroniscano del sito ma che ogni giorno se gli apra e poi alla sera si serri».
L'Adorno ribadiva, già in questa occasione, puntlahzzazioni fatte in una lettera prece
dente che, però non è giunta fino a noi.
207 FICG, lettera n. 43 (17 settembre).
208 FICG, documento n. 43/bis.
209 Su questo argomento rinvio a Bianconi-Walker, op. cit., 1975, pp. 24-28 sgg.
e al loro contributo presentato al congresso di Berkeley (vedi nota 149).
210 FICG, documento n. 43/bis, Clausola n. 8.
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GLI ADORNO E l'HOSTARIA-TEATRO 137
211 Cfr. L'Impresa dei Teatri cit., passim, e l'altro mio articolo, Div
Durazzo cit., passim.
212 Cfr. ancora L'Impresa dei Teatri cit., p. 221, nota 22.
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138 ARMANDO FABIO IVALDI
213 FICG, lettera η. 46 (19 settembre). Ancora ne parla il 29 settembre (n. 49) e
sentenzia senza appello: « ο si faccia così ο non se ne faccia del niente ». Un altro rife
rimento negativo alla compagnia del Doria è contenuto in una lettera di donna Lucrezia,
suocera di Giacinto, che da Novi scrive al figlio, il notaio Oncia, il 3 ottobre (n. 54):
« per conto delle commedie di quanto mi scrivi non ho havuto per bene parlarne con il
Sig. Giacinto per non mi disgustare ».
214 « et anco tutto quello che si potesse guastare et rompere, et anco rifare tutto
quello che mancese ». ASG, Sala Senarega, Imprese Teatrali, loc. cit., η. 67.
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GLI ADORNO E L'HOSTARIA-TEATRO 139
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140 ARMANDO FABIO IVALDI
220 Nel prosieguo della lettera, Giacinto dice di aver parlato a lungo con Francesco
su questo punto spinoso. Lascia che l'Oncia decida tutto nel migliore dei modi, ma riba
disce: niente stanze a L. 1 « che mi converta pagharle a loste del mio ».
221 FICG, lettera n. 21 (25 luglio); n. 49 (17 settembre); n. 54 (3 ottobre) per
annunci e rinvìi della partenza. Da Milano le più interessanti sono: n. 55 (8 ottobre);
n. 56 (14 ottobre); n. 57 (17 ottobre); n. 60 (23 ottobre). Il viaggio intrapreso aveva
certo anche un risvolto pratico. Sappiamo che gli Adorno avevano affari a Milano (vedi
nota 31) e la lettera di Giacinto del 29 luglio 1646 (n. 26) lo confermerebbe. Vi si
prospetta infatti l'eventualità di aprire una « stapula » (un deposito merci, un magaz
zino?) a Milano, giacché i Balbi pare intendessero «pigliare il partito del sale» di
quella città.
222 FICG, lettera n. 61 (2 novembre).
223 FICG, lettera n. 19 (8 luglio) e, soprattutto, n. 59 (21 ottobre).
224 Come ho già detto in precedenza, dovrebbe trattarsi del Ghiglione, locatario ο
sub-locatario che fosse dell'« hostaria falconis ».
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GLI ADORNO E l'HOSTARIA-TEATRO 141
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142 ARMANDO FABIO IVALDI
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GLI ADORNO E l'HOSTARIA-TEATRO 143
227 Ad essi accenna spesso anche il Giazotto, op. cit., passim. Aggiungo solo che
il 23 gennaio 1645 il Senato emanò un decreto secondo il quale essi dovevano interve
nire alla cerimonia di incoronazione del doge senza essere pagati: « Omnes Musici qui
sunt in Civitate prodecetero, quoties fuerint a Magistrato Musice Sacdli Palatij vocati
die festo Incoronationi Ser.mi Ducis inservire teneantur et quidem gratis, ita Ser.mo
Senatu mandante. Ad calculos ecc. ». ASG, Archivio Segreto, Ceremoniarum n. 476 A,
p. 159.
228 ASG, Archivio Segreto, Ceremoniarum n. 476A, p. 150: «Si trovavano in
questo tempo in Genova li accademici intitolati febiarmonici li quali raptesentavano
rapresentationi in Musica eccellentemente e volsero per honorare il Precipe [di Massa]
cantare alla Messa [solenne] soprad.a aiutati nel concerto dalli Musici di Palazzo, e
riuscì il tutto assai bene» (2 ottobre 1644).
229 Bianconi-Walker, op. cit., 1975, pp. 398-399.
230 La / Delia / Sposa / del Sole / Del Signor / Giulio Strozzi. / Drama / Rap
presentato in Musica in Genova / l'Anno 1645. / Terza Impressione. / In Genova, Per
Pier Gio: Calenzani. / [...] (Firenze, Biblioteca Maruceìliana, Melodr. 2272.4.). Si
tace il luogo della rappresentazione che fu sicuramente il Teatro Adorno. Mancano
anche indicazioni sul cast.
231 Bianconi-Walker, op. cit., 1975, p. 410.
232 Abbozzata fra il 1630 e il 1631, durante il contagio della peste, era probabil
mente destinata alle nozze di Vittoria Della Rovere con Ferdinando II di Toscana che
ebbero però luogo nel 1637. Inaugurò il teatro veneziano dei SS. Giovanni e Paolo nel
1639. Cfr. Bianconi-Walker, op. cit., 1975, pp. 410-412.
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144 ARMANDO FABIO IVALDI
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GLI ADORNO E L'HOSTARIA-TEATRO 145
238 Rileviamo, per il 1651, anno della stampa genovese, due rappresenta
tanti del Giasone·, una a Napoli (2 settembre), data dai Febiarmonici; l'alt
(dicembre), al Teatro Formagliari. L'opera fu rappresentata a Milano nel 1
luglio) per la venuta di Maria Anna d'Austria e, forse già nel 1650, fu rip
presario Lonati il quale si avvalse dei Febiarmonici. Questi ultimi portaro
Lucca in settembre, mentre gli Accademici Ineguali la rappresentavano a
maggio dello stesso anno. Cfr. Bianconi, op. cit., 1973, pp. 690-691.
239 Giasone / Drama Musicale / del / D. Iacinto Andrea / Cicognini, /
Instancabile / In Genova, / per Gio: maria Farroni. 1651 / [...] (Paris,
Mazarine, 22123).
240 Ibid., p. 5. Tale recita - se avvenne - è sconosciuta al Giazotto c
solo quella (anch'essa da verificare) del 1661. Cfr. Giazotto, op. cit., pp
Bianconi parla anche di numerose ristampe puramente « letterarie » del l
cit., 1973, p. 692). Altra recita genovese del Giasone risalirebbe al 1681 (13
con titolo diverso (Trionfo d'Amore nelle vendette-, per il Giazotto, inve
d'Amore, senza altre indicazioni, ma con dedica, p. 323) e nel 1685 (Giazot
241 Sempre a p. 5 del libretto esiste infatti una specie di dedica dell'au
Lettori, e spettatori del Drama ».
242 La / Torilda / Opera Reggia / per Musica. / Del Conte / Pietro Pao
Dedicata / All'Illustrissima Signora / Maria Spinola / Dell'Illustriss. Sig
Genova, Per il Calenzani. 1653. / [...] (BAV, Dramm. Allacc. 244.1.).
243 Ciò dimostrerebbe, come è realmente, che tali répertoires sono inco
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146 ARMANDO FABIO IVALDI
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GLI ADORNO E l'HOSTARIA-TEATRO 147
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148 ARMANDO FABIO IVALDI
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GLI ADORNO E l'hOSTARIA-TEATRO 149
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150 ARMANDO FABIO IVALDI
261 ASG, Archivio Segreto, Ceremonìarum n. 476 A, p. 196: nella chiesa di S. Pietro
in Banchi « cantò Messa il Prevosto, che la cominciò in cornu epìstole, et oltre li Musici
di Pallazzo, vi fu anche li febbi armonici, ecc. » (8 dicembre 1646).
262 Cfr. L'Impresa dei Teatri cit., p. 218, nota 13: « era andato a posta per il mondo
con suo grave travaglio e spesa per unire una Compagnia di febi armonici ecc. ».
263 II decreto è stato pubblicato da L. T. Belgrano, Della vita privata dei geno
vesi cit., ρ. 446, nota 1: « [...] octo milites germani adstent prò foribus dum recitabitur
comoedia a comicis phoebo armonicis in hospitio Falconi, ne sequantur inconvenientia ».
Come si può notare, teatro e « hostaria » sono quasi sinonimi e ciò è una riprova della
stretta connessione esistente fra le due parti prima del 1650.
264 Potrebbe essere verosimile, visto il criterio di recita per tre mesi che vigeva nel
Teatro Adorno. Siamo sempre però in un campo di ipotesi estremamente fluido.
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GLI ADORNO E l'hOSTARIA-TEATRO 151
265 Si dice nella dedica al conte Visconti Borromeo, firmata da Francesco Mercati:
« Esce alla luce di nuovo la DELIA, anzi dirò ad apportar luce, mentre intesa ad illu
minar i musici Teatri. N'esce tutta baldanzosa ecc. » (si veda anche la nota 246).
266 La Finta / Pazza / Rappresentata in Musica / Da Signori / Academici / Febiar
monici / In Genova / L'Anno M.DC.XXXXVII. / Seconda Impressione. / In Ge
nova, / Per Pier Giouanni Calenzani, 1647. / [...] (BAV, Chigi VI.1134.1.).
267 Che è conservato a Parigi Bibliothèque Nationale, Rés. Th. Β 70. Bianconi
Walker, op. cit., 1975, p. 397, nota 80. Per altre recite della Finta pazza dopo il 1647,
si veda ancora Bianconi-Walker, op. cit., 1975, p. 381 sgg.; pp. 401-402; p. 403,
nota 110. Una terza impressione puramente letteraria del libretto fu eseguita a Venezia
nel 1644 (?). Cfr. sempre Bianconi-Walker, 1975, pp. 418-424.
268 Ibid., pp. 412-413 e p. 424.
269 Ibid. Su questo personaggio e l'« egemonia » veneziana dell'Accademia degli
Incogniti, nonché l'attività del Teatro Novissimo, rinvio a Bianconi-Walker, op. cit.,
1975, pp. 418-424.
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152 ARMANDO FABIO IVALDI
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