DI GIUSEPPE GIORDANI
ATTI DEL CONVEGNO INTERNAZIONALE
FERMO, 3-5 OTTOBRE 2008
A CURA DI
UGO GIRONACCI
E
FRANCESCO PAOLO RUSSO
Presentazione IX
Premessa XIII
LA FIGURA E L’OPERA
DI GIUSEPPE GIORDANI
Franco Piperno
Giuseppe Giordani: la carriera di un musicista fra congiunture politiche
e mercato operistico 3
Ugo Gironacci
Tradizione e valorizzazione del fondo autografo di Giuseppe Giordani 37
Paolo Peretti
Le cappelle musicali nelle Marche all’epoca di Giordani: aspetti storici,
istituzionali ed artistici (con particolare riguardo ai «napolitani») 85
Paolo Mechelli
La produzione operistica di Giuseppe Giordani a Firenze:
«Epponina» (1779) e «Cajo Ostilio» (1795) 115
Carmela Bongiovanni
Giuseppe Giordani e Genova: fonti musicali e testimonianze 185
Elisabetta Pasquini
Le vicende emiliane di Giuseppe Giordani 219
Sommario
Giovanni Polin
Documenti e notizie sull’attività operistica di Giordani
nella Serenissima: una prima ricognizione 229
Giovanni Polin
Ipotesi su un presunto ritratto di Giuseppe Giordani 249
Takashi Yamada
Giuseppe Giordani al Teatro del Fondo di Napoli nel 1781: i rapporti con
l’impresario Aniello Riccardi 255
Marina Marino
Musica sacra del ’700: un «Dixit» di Giuseppe Giordani 263
Markus Engelhardt
Due «Domine ad adjuvandum» di Giuseppe Giordani 297
Paologiovanni Maione
La Cappella del Tesoro di San Gennaro al tempo di Giordani 309
Lucio Tufano
«Ma qual necessità ci è di cantar questi mottettacci infelici?».
Giuseppe Giordani e il mottetto tardo-settecentesco tra prassi e censure 323
Rosa Cafiero
‘Prattica della musica’: scuole napoletane e insegnamento
della composizione nel XVIII secolo 361
Italo Vescovo
Aspetti della scrittura contrappuntistica giordaniana: una prima indagine 405
Roberto Scoccimarro
Le intonazioni de «La disfatta di Dario»
di Giuseppe Giordani (1789) e Giovanni Paisiello (1776) 455
Roland Pfeiffer
Alcuni aspetti della produzione teatrale buffa di Giuseppe Giordani 497
Lorenzo Mattei
Musica e dramma nel ‘dramma per musica’: «Ines de Castro» (1793)
di Giuseppe Giordani 525
VI
Sommario
Gabriele Moroni
Alcune osservazioni sui cantanti nelle opere di Giordani 559
Il CD 635
VII
Rosa Cafiero
Un ringraziamento a quanti hanno reso possibile la realizzazione del presente studio: Alessandro
Abbate, Mauro Amato, Ugo Gironacci, Tiziana Grande, Marina Marino, Lucio Tufano, Italo Ve-
scovo.
1 FRANCESCO FLORIMO, La scuola musicale di Napoli e i suoi Conservatorii, vol. II, Morano, Napoli
1882, p. 375 («Ammesso giovanissimo nel Conservatorio della Madonna di Loreto, vi fece note-
voli progressi nel clavicembalo, nel violino e nella composizione»).
2 Sulla tradizione durantiana nell’insegnamento della composizione cfr. ROSA CAFIERO, La didattica
del partimento a Napoli fra Settecento e Ottocento: note sulla fortuna delle “Regole” di Carlo Cotumacci,
in Gli affetti convenienti all’idee, a c. di Maria Caraci Vela, Rosa Cafiero e Angela Romagnoli, Edi-
zioni Scientifiche Italiane, Napoli 1993, pp. 549-79; EAD., Teorie armoniche di scuola napoletana ai
primi dell’Ottocento: cenni sulla fortuna di Francesco Durante fra Napoli e Parigi, in Giacomo Francesco
Milano e il ruolo dell’aristocrazia nel patrocinio delle attività musicali nel secolo XVIII, atti del convegno
(Reggio Calabria, 12–14 ottobre 1999), a c. di Gaetano Pitarresi, Laruffa, Reggio Calabria 2001,
pp. 171-98.
3 FLORIMO, La scuola musicale di Napoli, vol. II, p. 304 (Conservatorio di Santa Maria di Loreto, Quadro
sinottico dei maestri compositori).
4 Archivio di Loreto vol. I, 26-5, anno 1760 (SALVATORE DI GIACOMO, Il conservatorio dei Poveri di
Gesù Cristo e quello di S. Maria di Loreto, Sandron, Palermo 1928, p. 213).
5 MICHAEL F. ROBINSON, The governors’ minutes of the Conservatory S. Maria di Loreto, Naples, «Royal
Musical Association Research Chronicle», x 1972, pp. 1-97: 82.
Rosa Cafiero
suo nome è associato) abbia già completato il proprio cursus honorum; nel 2004
Tommasina Boccia6 riporta integralmente la conclusione del 19 novembre 1770:
E finalmente che i Maestri di Cappella al numero di cinque, de’ quali hanno finito
due il tempo, cioè Capuano e Puglisi, e l’altri tre Cimmarosa, Zingarelli e Giordano
maggiore non vi vuol gran tempo per finire il loro Istrumento. 7
6 TOMMASINA BOCCIA, Non solo note: il riordinamento dell’archivio del Real Conservatorio di Santa Ma-
ria di Loreto, in Domenico Cimarosa: un ‘napoletano’ in Europa, atti del convegno internazionale,
(Aversa 25-27 ottobre 2001), a c. di Paologiovanni Maione e Marta Columbro, vol. II, LIM, Luc-
ca 2004, pp. 643-63: 648.
7 Ibidem. Serie I Affari generali, Libro delle Conclusioni dalli 25. Maggio 1764 per li 21. Dicembre 1788,
c. 1r.
8 FLORIMO, La scuola musicale di Napoli, vol. II, p. 375.
9 Anche Eitner accoglie le informazioni di Florimo sull’attività didattica londinese («In London
gab er Musikunterricht und verlegte zahlreiche Werke»; cfr. ROBERT EITNER, Biographisch-biblio-
graphisches Quellen-Lexikon der Musiker und Musikgelehrten der christlichen Zeitrechnung bis zur Mitte
des neunzehnten Jahrhundert, vol. IV, Breitkopf und Härtel, Leipzig 1901, p. 253).
10 FRANÇOIS-JOSEPH FÈTIS, Biographie universelle des musiciens et Bibliographie générale de la musique par
F. J. Fétis, Maître de chapelle du Roi des Belges et Directeur du Conservatoire de Bruxelles, Meline, Cans
et Compagnie Imprimerie, Librairie et Fonderie, Bruxelles 1837, pp. 334-5.
11 ALEXANDRE ÉTIENNE CHORON-FRANÇOIS FAYOLLE, Dictionnaire historique des musiciens, vol. I,
Valade, Paris 1810, p. 273; «GIORDANI (Giuseppe), nommé Giordaniello, compositeur italien fort
estimé de la fin du dernier siècle, demeura prudant quelque tems à Londres, et y composa, pour
le théâtre de cette ville, les opéras Antigono et Artaserse, dont on grava les principales ariettes. Il
– 362 –
‘Prattica della musica’: scuole napoletane e insegnamento della composizione
Ernst Ludwig Gerber12 (Leipzig 1812) e nella Nuova teoria di musica di Gervasoni13
(Parma 1812); lo ignora del tutto Giuseppe Bertini 14 nel Dizionario storico-critico
degli scrittori di musica (Palermo 1814-1815).
Nel 1819 Giovanni Battista Gennaro Grossi 15 include il «maestro Giordaniello»
al cinquantaquattresimo16 posto del nutrito elenco della ‘probole’ I corifei della scuola
di Napoli e segnala i suoi studi al Conservatorio di S. Maria di Loreto come «com-
pagno» di Cimarosa e di Zingarelli; è la prima evidenza del ‘trinomio’ che infor-
merà di sé gran parte della storiografia successiva.
donna ensuite, depuis 1784, plusieurs opéras en Italie. De ses compositions pour le clavecin, et à
Paris, six quatuors pour violon, op. 2».
12 ERNST LUDWIG GERBER, Neues historisch-biographisches Lexikon der Tonkünstler, welches Nachrichten
von dem Leben und den Werken musikalischer Schriftsteller, Berühmter Komponisten, Sänger […]… Ent-
hält […], Zweiter Theil E-I, A. Kühnel, Leipzig 1812, coll. 327-9.
13 CARLO GERVASONI, Nuova teoria di musica ricavata dall’odierna pratica ossia Metodo sicuro e facile in
pratica per ben apprendere la musica a cui si fanno precedere varie notizia storico-musicali […], Blanchon,
Parma 1812, p. 155: «GIORDANI GIUSEPPE, nativo di Napoli, denominato il Giordanello, celebre
compositore, e di un gusto squisito segnatamente nella musica da camera e nella teatrale. Di que-
sto virtuoso filarmonico si trovano stampati in Inghilterra ed in Francia varj eccellenti pezzi
istrumentali per cembalo e per violino. Egli ottenne a Londra i più grandi onori ed applausi per
le sue Opere Antigono, ed Artaserse. Viene ripetuto mai sempre con piacere ne’ principali teatri di
Europa il suo Cajo Mario. Ebbero pure felice successo le Opere Don Mitrillo contrastato, che pose
sulle scene in Venezia nel teatro detto di s. Cassano nell’autunno del 1791, Atalanta, che si rappre-
sentò per la prima volta colla sua nuova musica nel R. teatro di Torino nel carnevale del 1792; e
diverse altre ancora, che scrisse per i principali teatri d’Italia e di altre straniere province».
14 GIUSEPPE BERTINI, Dizionario storico-critico degli scrittori di musica e de’ più celebri artisti di tutte le na -
zioni sì antiche che moderne, 2 voll., Tipografia Reale di guerra, Palermo 1814-1815.
15 GIOVANNI BATTISTA GENNARO GROSSI, I corifei della scuola di Napoli, in Biografia degli uomini illu-
stri del Regno di Napoli ornata dei loro rispettivi ritratti Volume che contiene gli alogj dei maestri di cappel -
la, cantori, e cantanti più celebri Compilao da diversi letterati nazionali dedicato al Real Collegio di Musica
in Napoli, Gervasi, Napoli, 1819, p. [18] (Elenco dei Maestri di Cappella usciti dalla scuola di Musica di
Napoli nel secolo passato): «54. Il maestro GIORDANIELLO nato in Napoli nel 1753 fu compagno del
precedente [Zingarelli], e di Cimarosa nel Conservatorio di Loreto. La sua musica per chiesa è
maestosa, e sublime, quella per gli oratorj è semplice, e divota, e l’altra pel teatro è piena di spiri-
to, di espressione, e di melodia».
16 Nella ristampa del 1820 come prima parte dell’opuscolo Le belle arti dell’Avvocato G. B. G. Grossi,
Socio Pontaniano, Vosco Veliterno, e della Reale Accademia Ercolanense, ec. Opuscoli storici musicali Vol. I,
Dalla Tipografia del Giornale Enciclopedico, Napoli, 1820 (p. 29) Giordaniello è registrato al
cinquantaduesimo posto.
– 363 –
Rosa Cafiero
Nel 1822 viene stampato a Parigi l’Essai sur l’histoire de la musique en Italie di
Grégoire Orloff,17 che attinge a piene mani alle informazioni di Grossi 18 e dedica
una breve notice a Giordani, confermando la formazione condivisa con Zingarelli e
con Cimarosa (dalle cui sintetiche biografie si evincono ulteriori informazioni rela-
tive ai maestri dei tre discepoli):
Ce fut au premier de ces deux genres [i.e. l’opéra sérieux] que donna la préférence le
compositeur dont nous allons occuper un moment nos lecteurs. Ce maître est N.
Giordaniello (1: Né à Naples en 1753.), qui, mis de bonne heure au Conservatoire de
Lorette, y étudia avec Zingarelli dont nous venons de parler, et avec Cimarosa dont
nous allons, après cette notice, occuper nos lecteurs. Le genre de prédilection pour
cet élève fut donc la musique d’église, dans laquelle, aussitôt qu’il eut fini ses études, il
acquit une juste autant que brillante réputation. Il fut dans ses motets, ses messes et
autres morceaux, élevé et quelquefois sublime; dans ses oratorio, expressif, naturel,
simple et plein de vérité; et lorsqu’il composa des opéra sérieux ou comiques, il y
montra tour à tour de l’énergie, de la grâce et de la fécondité, et n’y eut pas moins de
succès. Les talens qu’il y développa étaient mérité à d’autres maîtres les plus grans
éloges. Parmi les opéra qu’il a composés, on cite curtout celui d’Antigone, et celui
d’Artaserse. La plupart des airs de ces deux ouvrages ont été reconnus si beaux qu’ils
ont été gravés. Cependant, la plupart des productions de ce maître, négligées ou
perdues, sont, comme celles de tant d’autres, citées plutôt par une tradition qui les
sauve de l’oubli, qu’elles ne sont connues. Cette disgrâce est presque complète à son
égard; on ne peut nommer que quelques uns de ses ouvrages.19
– 364 –
‘Prattica della musica’: scuole napoletane e insegnamento della composizione
relative a tali anni possono essere desunte dalle biografie di Cimarosa e di Zinga-
relli: «sotto del Fenaroli», dopo aver studiato con Gennaro Manna e con Antonio
Sacchini, Cimarosa aveva proseguito «la sua istituzione, imparando il contrappunto,
e tutta la teoria sublime della Musica». 21 Il magistero di Fenaroli viene sottolineato
anche nella biografia di Zingarelli:
Nell’età di anni sette fu ammesso nel Conservatorio di Loreto, e costretto dalle leggi
del luogo d’imparare qualche strumento, egli scelse il violino. Indi volle apprendere
dal rinomato Fenaroli i principj della composizione musicale, come da colui che alla
perfett’armonica cognizione univa somma pazienza e cura nell’ammaestrare gli al-
lievi.
Istruito assai bene da un così degno istitutore, si diè il Zingarelli con tutto l’ardore
allo studio del contrappunto; e fu così veemente questo suo desiderio, che nell’au-
tunno al luogo, ove il maestro Fenaroli solea dimorare a diporto, spesso si conduceva a
piedi, scarso e negletto com’era, per fare osservare al maestro qualche fuga, o mottetto
da correggere. Nè solo cercava trar profitto dagl’insegnamenti musicali, ma proccu-
rava di apprender anche le umane lettere (specialmente il latino, ed italiano idioma)
che dagli addetti alla sola scienz’armonica sono d’ordinario neglette.22
Non esiste una vera e propria tradizione storiografica che associa il nome di
Giuseppe Giordani a quello di altre figure più dichiaratamente legate all’insegna-
mento (oltre al maestro Fenaroli, vero e proprio codificatore ‘storico’ della tradi-
zione d’insegnamento dell’accompagnamento); significativa eccezione è un riferi-
mento a Giordaniello nella prefazione all’edizione francese del Seguito de’ partimenti
di Fenaroli (1813), redatta da Emanuele Imbimbo, che chiama in causa Giordani
insieme a Marco Santucci,23 a Cimarosa e a Zingarelli discepoli di Fenaroli a pro-
posito dell’apprendimento della pratica contrappuntistica (fondata sul principio
dell’imitazione fugata) secondo la ‘scuola’ di Fedele Fenaroli:
Fra gli esercizj musicali della scuola napolitana vi è quello di dare a’ giovani provetti
ne’ Partimenti, ed avvanzati nel Contrappunto, un Basso fugato, da scioglierlo per for-
marne a più voci una Fuga. Il Sig.r Fenaroli essendo maestro del regal Conservatorio
di S. Maria di Loreto in Napoli, è stato il primo a lasciarci ne’ suoi Partimenti una
di Europa. Dimorò per qualche per qualche tempo in Londra, ed ivi scrisse la Musica per lo
dramma l’Antigono e per l’Artaserse, e di questo molte arie furono stampate, ed altresì 14 sonate
per cembalo, come fece in Parigi con 6 quartetti per violino. Tornato in Italia dopo il 1714 fu
molto applaudito per le Musiche di diversi drammi da lui composte. Scrisse anche un oratorio la
fuga in Egitto, ed un’aria molto applaudita, le parole della quale erano mentre dormi amor fomenti
con più stromenti – n.° 20 mottetti, uno de’ quali per lo giorno de’ morti – mottetto pastorale per la
Chiesa di S. Domenico dove si canta – una cantata a solo – diverse arie – un Pange lingua a tre voci
con violini – un De profundis a due voci.»).
21 Ivi, p. 37.
22 Ivi, pp. 226-7.
23 Cfr. ROSA CAFIERO, ‘La musica è di nuova specie, si compone senza regole’: Fedele Fenaroli e la tradizio-
ne didattica napoletana fra Settecento e Ottocento, in Fedele Fenaroli il didatta e il compositore, Atti del
convegno di studi (Lanciano 15-16 novembre 2008), a c. di Gianfranco Miscia, LIM, Lucca 2011,
pp. 171-207.
– 365 –
Rosa Cafiero
serie di Bassi Fugati per esercitare su di essi gli alunni, onde potessero facilmente di-
venire compositori, come fra’ tanti contiamo i Sig.ri Santucci, Giordaniello, Zingarelli,
Cimarosa &c. &c. Ora essendo un tal metodo poco, o nulla conosciuto altrove, i sud-
detti Bassi Fugati si rendono a molti di difficile interpretazione. Per la qual cosa, vo-
lendo agevolar la strada a’ studenti di musica, ne ho decomposti alcuni riducendoli in
Fughe a 2, a 3, a 4, e a 5 voci, senza alterare la condotta di essi: di alcuni altri poi ho
cercato solamente distenderne qualche passaggio. E perché meglio si concepisca l’ar-
tifizio d’un componimento qualunque, ho creduto indispensabile di aggiungervi un
compendio di quanto alla pratica del Contrappunto, e della Fuga appartiensi; spe-
rando di questa mia fatica trovare nel pubblico più indulgenza che severità, e nel ri-
spettabile Fenaroli benigno compatimento.24
Gli esempi scelti da Imbimbo nel Seguito dei partimenti per illustrare le tipologie
del contrappunto (semplice, diminuito, doppio) e per inquadrare gli insegnamenti
fenaroliani fanno riferimento ai testi di Giovanni Battista Martini, 26 di Giovanni
Andrea Angelini Bontempi,27 di Antonio Eximeno,28 di Benedetto Marcello;29 un
24 Seguito de’ Partimenti ossia Esercizio d’Armonia Vocale e Instrumentale Sopra i Bassi Fugati composto da
E. Imbimbo ed al Sig.r Fedele Fenaroli Rispettosamente Dedicato | Suite des Partimenti ou Exercise
d’Harmonie Vocale et Instrumentale Sur les Basses Fugati Composé par E. Imbimbo et Dedié avec Respect
A Monsieur Fedele Fenaroli, Chez Carli, Paris [1814], p. 1.
25 Ivi, p. 17.
26 GIOVANNI BATTISTA MARTINI, Esemplare o sia Saggio fondamentale pratico di contrappunto sopra il can-
to fermo, 2 voll., Della Volpe, Bologna 1774-1775; Imbimbo si riferisce ai canoni enigmatici.
27 GIOVANNI ANDREA ANGELINI BONTEMPI, Historia musica […], Costantini, Perugia 1695.
28 ANTONIO EXIMENO, Dell’origine e delle regole della musica […], Barbiellini, Roma 1774.
29 Seguito de’ partimenti, p. 18: «E Benedetto Marcello francamente ci fa sapere che Il Contrappunto
ingegnoso rende per ordinario meraviglia piuttosto a chi lo esamina scritto, e lo artifizio ne in-
tende, che sufficiente diletto e commovimento a chi l’ode (z: Salmi t. I. prefaz. pag. V)».
– 366 –
‘Prattica della musica’: scuole napoletane e insegnamento della composizione
La Fuga così detta dal moto celere col quale le parti camminano l’una dopo l’altra
quasi [6] gareggiando fra di loro di eseguire ciascuna nelle sue proprie corde ciò, che
sente aver fatto un’altra; la Fuga, dico, è una composizione musicale a più voci, la
quale consiste in Proposta, Risposta, Divertimento e Stretto.
La Proposta detta ancora Antecedente e Guida,e e più generalmente Soggetto, è la
frase dominante della Fuga.
La Risposta detta ancora Conseguente e Reditta f è una seconda frase modellata sulla
Proposta.
Il Divertimento è un giro di armonia analogo al Soggetto che s’introduce nella Fuga
per romperne la monotonia.
Lo Stretto della Fuga è il congiungimento delle Parti colla Proposta e colla Risposta,
l’una incalzando l’altra, senza guasto dell’armonia.
Vi sono tre specie di Fughe cioè Reale, Tuonale, e d’Imitazione. Quando la Proposta
e la Risposta procedono con eguali figure ed intervalli, la Fuga è Reale: se l’una e
l’altra, colle stesse condizioni si trovano dentro i limiti dell’ottava del tuono, la Fuga è
Tuonale. La Fuga d’Imitazione è quella in cui la Risposta non è interamente simile
alla Proposta, e non avendo corda determinata può farsi sentire dove meglio riesce. g
Le Fughe Reali non sempre sono Tuonali, accadendo spesso che la Risposta esca
fuori della Proprietà del tuono.h
[7] La Fuga Reale può essere ancora o sciolta, o legata. La sciolta è quella quando
dopo la Risposta o Reale, o Imitativa della Proposta, il rimanente della Fuga è libero
ad arbitrio del compositore: quando poi dal principio sino alla fine la condotta della
Fuga è in tutto simile nelle figure e negl’intervalli, allora essa è legata, la quale è detta
ancora Canone.
Vi sono de’ casi, in cui nel corso d’una Fuga il Soggetto è aggravato dal doppio valore
che si dà alle note che lo compongono in grazia di qualche modulazione introdotta
che richiede nel Soggetto maggior durata, ed al contrario puossi ancora ristringere il
Soggetto diminuendo il valore delle note, secondo che le circostanze richieggono.
(Veggasi la Fuga tonale N.° 13 pag. 23 e la fine del Ricercare pag. 47) 31
e
: Bontempi Ist. mus. pag. 244.
f
: Zarlino Institutz. armon. P. III, cap. 54. P. Martini Contrappunto tom. 2 pag. VIII.
g
: P. Martini Contrappunto to. 2. pag. XXXII. e 103.
h
: Tre sono le Proprietà Natura Bemolle e Bequadro, stabilite da Guido d’Arezzo ne’
tuoni C. F. G. P. Martini tom. I pag. 80, e 81.
– 367 –
Rosa Cafiero
bimbo ricorda come un non ben identificato mottetto di Durante inizi «con un
accordo di 4.a maggiore, ed il Miserere di Leo con quello di 2. a 4.a e 6.a».33 Ancora lo
Stabat Mater di Pergolesi,34 il Miserere di Leo,35 e una litania di Durante36 vengono
presi a modello di usi armonici paradigmatici. Lo Stabat pergolesiano viene preso
come esempio per descrivere il deprecabile utilizzo di una sesta eccedente (attestato
in «alcuni esemplari stampati37 e manuscritti» della composizione) invece di una
sesta maggiore (di migliore effetto e più consona allo stile di Pergolesi 38).
Fra le norme «essenzialissime da osservarsi da un compositore» esposte nel Se-
guito de’ partimenti a corollario della disamina teorica proposta, a proposito della ri-
cerca dell’«effetto, il quale esige talvolta qualche sagrifizio in armonia», Imbimbo si
rifà a Durante (di cui riporta un precetto tràdito) e a Benedetto Marcello (citando
dalla prefazione ai Salmi) e raccomanda lo studio degli esempi, oltre che dei già ci-
tati Durante, Marcello, Pergolesi, Leo, anche di Scarlatti e Jommelli, «capiscuola di
melodia, e di armonia».39
La grand’arte, dicea Durante, non consiste nel far uso di tutte le note, di cui è capace
un accordo, ma bensì nel sopprimerne alcune che possano produrre durezza e confu-
sione. E Benedetto Marcello francamente ci fa sapere che Il Contrappunto ingegnoso rende
per ordinario meraviglia piuttosto a chi lo esamina scritto, e lo artifizio ne intende,
che sufficiente diletto e commovimento a chi l’ode.40
– 368 –
‘Prattica della musica’: scuole napoletane e insegnamento della composizione
Anche l’acquisizione delle abilità progressive fondate sulla pratica dei moti delle
parti (retto, obliquo, contrario), della invenzione di parte di canto sul basso («in varj
modi cioè, primo semplice, poi composta», esercitandosi su «tutte le dissonanze» e
sull’imitazione43), di basso sotto il canto (sempre iniziando dalle scale) dapprima a
due voci, poi a tre e infine a quattro (secondo la medesima successione fino alle
«disposizioni»), e infine sulle fughe.
Al tradizionale contrappunto su frammenti di cantus firmus vengono preferiti
esempi sulla scala armonizzata secondo la regola dell’ottava o su frammenti di linee
di basso di andamento dichiaratamente armonico-tonale; la successione armonica
(che gli aspiranti maestri di cappella hanno appreso come principio-base della rea-
lizzazione ‘all’improvviso’ dei partimenti sin dai primi anni di apprendistato) assume
una funzione regolatrice primaria anche in ambito contrappuntistico. Il partimento
stesso, al suo più alto grado di complessità e maturità, continua ad essere il punto di
partenza (e di arrivo) della formazione tout-court (gli esempi realizzati da Imbimbo
sono la sintesi più compiuta in tale direzione).
Tale sintesi armonico-contrappuntistica è confermata nell’impostazione del-
l’opus maximum della tradizione scolastica napoletana, le Regole del contrappunto pra-
tico di Nicola Sala, stampate, dopo decenni di certosino lavoro e di redazione di de-
cine di exempla, nel 1794.
Nella lettera introduttiva A’ lettori Sala illustra il suo intento programmatico di
realizzare un’opera non esoterica, destinata ai principianti guidati dai maestri:
Uomini sommi e nella Teorica, e nella Pratica han riempiti volumi intorno alle regole
del Contrappunto. Sembra un’audacia il pretendere di far meglio, o una cosa inutile il
replicar lo stesso. Spero, che leggendosi l’opera, che vi presento, sarò scusato dall’un, e
dall’altro difetto. Non ho preteso superbamente di far meglio, non ho scioccamente
di contrappunto; 3 voll.(Stamperia Reale, Napoli 1794), testo di riferimento dei Principes de compo-
sition di Choron. Cfr. ROSA CAFIERO, La trattatistica musicale, in Storia della musica e dello spettacolo a
Napoli. Il Settecento a c. di Francesco Cotticelli e Paologiovanni Maione, Turchini Edizioni, Napo-
li 2009, pp. 593-656:645-56.
42 I-Nc 45.1.37: Anno 1819 | Studj, o sia Scuola | Di Contropunto del | Sig: r D. Fedele Fenaroli | Per
uso di Ferdinando Sebastiani | Ferdinando Sebastiani, c. 3r. Ferdinando Sebastiani (1803-1860) di-
venne un brillante clarinettista.
43 Ivi, c. 4v.
– 369 –
Rosa Cafiero
faticato per far lo stesso. Alcune di dette opere non sono adattabili alla capacità de’
giovani principianti, servendo di lume per gli soli Maestri; alcune son troppo ristrette
a’ soli principianti in modo che niente vi trova d’apprendere il provetto. Mi son im-
pegnato dunque di esporre tutto, non solo i principj, ma di esporlo in modo, che
anche i principianti lo possono comprendere colla guida de’ Maestri, pe’ quali an-
cherché dotti più di me, vi è ancora qualche pabolo da trattenersi.
Ecco la mia intenzione, ecco il mio scopo. Spero, che se non potete lodar in tutto l’e-
sattezza dell’esecuzione, ne loderete almeno l’utilità del disegno.44
Chi sono tali «Uomini sommi e nella Teorica, e nella Pratica» che «han riempiti
volumi intorno alle regole del Contrappunto»? Sala non fa menzione esplicita dei
loro nomi, ma possiamo senz’altro ipotizzare che si riferisca a Zarlino, 45 a Scor-
pione46, a Fux, a Martini,47 probabilmente a Cerone48 o a Cerreto49 e ai teorici i cui
testi circolavano manoscritti in area napoletana.
Numerose fughe di Sala (non tutte pubblicate nei monumentali volumi delle
Regole) sono contenute in vari testi miscellanei, a dimostrazione della circolazione e
dell’uso di tali materiali50; molto complessa (e ancora lontana dall’essere definita
44 SALA, Regole; cfr. ROSA CAFIERO, Un viaggio musicale nella scuola napoletana: note sulla fortuna delle
«Regole del contrappunto pratico» di Nicola Sala (Napoli, 1794), in Il presente si fa storia. Scritti di storia
dell’arte in onore di Luciano Caramel, a c. di Cecilia De Carli e Francesco Tedeschi,Vita & Pensiero,
Milano 2008, pp. 733-56.
45 GIOSEFFO ZARLINO, Le istitutioni harmoniche, F. Senese,Venezia 1561.
46 DOMENICO SCORPIONE, Riflessioni armoniche divise in due libri nel primo dei quali si tratta dello stato
della musica in tutte l’età del mondo, e di materie spettanti al musico specolativo. Nel secondo si dà il modo
per ben comporre; si registrano con nuovo ordine sotto i loro generi tutte le varie specie de’ Contrappunti,
delle fughe per imitationi, delle consequenze, e de’ Canoni: e si danno le regole per rivoltarli, e rovesciarli con
ogni facilità per mezzo di numeri, De Bonis, Napoli 1701.
47 GIOVANNI BATTISTA MARTINI, Esemplare o sia saggio fondamentale pratico di contrappunto sopra il can-
to fermo […], 2 t., Lelio della Volpe, Bologna, 1774.
48 PIETRO CERONE, Le regole piu necessarie per l’introduzione del Canto Fermo Nuovamente date in luce
[…], Gargano e Nucci, Napoli 1609; ID., El Melopeo y maestro. Tractado de musica theorica y pratica
en que se pone per extenso, lo que uno para hazerse perfecto musico ha menester saber […], Gargano y
Nucci, Nàpoles 1613. Leo annoverava nella sua biblioteca privata un esemplare del Melopeo y
maestro di Pietro Cerone (è quanto Jommelli avrebbe raccontato a Girolamo Chiti, che scrive da
Roma il 21 luglio 1747 a Giovanni Battista Martini, che a sua volta vorrebbe procurarsi un
esemplare del prezioso e ormai introvabile Melopeo per la sua straordinaria collezione di monu-
menti musicali). Cfr. ANNE SCHNOEBELEN, Padre Martini’s Collection of Letters in the Civico Museo
Bibliografico Musicale in Bologna. An annotated Index, Pendragon Press, New York 1979 (Annotated
reference tools in music, 2), p. 1324 (da Girolamo Chiti, Roma, 21 luglio 1747; I.11.114).
49 SCIPIONE CERRETO, Della prattica musica vocale, et strumentale, opera necessaria a coloro, che di musica si
dilettano. Con le postille poste dall’autore a maggior dichiaratione d’alcune cose occorrenti ne’ discorsi […],
Carlino, Napoli 1601.
50 Una fuga di Sala è inclusa, fra l’altro, nelle manoscritte Instituzioni o Regole del Contrappunto del
Sig:r Leonardo Leo 1792 (I-Nc 22.2.63): Modo di fare le Fughe a due voci per gli studiosi scolari del
Sig.r D. Nicola Sala. Fuga fatta a posta per me D. Giulio Cesare Monteventi a dì 16 nov.bre 1792, I-Nc
22.2.6. La fuga è trascritta e pubblicata in ALESSANDRO ABBATE, Due autori per un testo di contrap-
punto di scuola napoletana: Leonardo Leo e Michele Gabellone, «Studi musicali», XXXVI 2007, pp. 123-
59:157-59. Una fuga quasi identica a questa si ritrova anche nelle Quindici fughe a due copiate da
Sala del Sig.e Cav.e Alessandro Scarlatti (I-Nc, 46-1/29).
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‘Prattica della musica’: scuole napoletane e insegnamento della composizione
con chiarezza, data la vasta quantità dei materiali manoscritti disponibili) è l’attri-
buzione di numerosi testi manoscritti dai titoli eloquenti quanto generici (veri e
propri brogliacci descritti come Principj di musica, Regole di musica, Scuola di musica
ecc.), che spesso assemblano regole contrappuntistiche e regole armoniche di varia
discendenza (e datazione).
Un caso interessante, fra i tanti, quanto paradigmatico di un ‘costume didattico’ è
costituito dall’Alfabeto musicale,51 datato 1766, a lungo attribuito a Giuseppe Sigi-
smondo, che si inscrive in una complessa tradizione manoscritta: partendo dallo
studio di alcuni esemplari delle regole di contrappunto attribuite a Leonardo Leo, 52
Alessandro Abbate53 ha dimostrato che l’Alfabeto è un descriptus di altro manoscritto
che riporta una versione tràdita di norme contrappuntistiche che avevano avuto
una lunga circolazione fra i discepoli di Leo; a loro volta le regole leiste (o psue -
do-leiste) si inseriscono in un ulteriore filone derivato da un piccolo corpus di ma-
noscritti tradizionalmente attribuiti a Michele Gabellone,54 con i quali condividono
impostazione normativa e contenuti specifici.
Un ascendente significativo che emerge nella redazione delle norme di questo
‘gruppo’ di manoscritti è costituito dalle Riflessioni armoniche (1701) di Domenico
Scorpione, che per estensione e per spessore teorico possono essere senz’altro acco-
state al Gradus ad Parnassum fuxiano, del quale condividono l’approccio sistematico
alla materia e la divisione in due parti, la prima dedicata alla musica speculativa e la
seconda alla musica pratica. Le analogie dei due trattati vanno al di là dell’impianto
generale, per esempio nella trattazione dell’intervallo di quarta la cui natura disso-
nante è provata con argomenti assai simili (con maggiore ampiezza e retrospettiva
storica da parte di Scorpione).
Giuseppe Sigismondo, instancabile collezionista, copista, studioso di armonia e
contrappunto, storico della scuola musicale napoletana e infaticabile detective di
fonti musicali ‘autentiche’ non ha resistito alla tentazione di copiare per proprio
studio il testimone delle Regole per imparare il contropunto di Gabellone e deve essere
rimasto a tal punto ammirato e persuaso dall’impostazione del manuale da arrivare
ad attribuirsene la paternità, ribattezzandolo, appunto, Alfabeto musicale. Ancora una
51 I-Nc 20.2.31: D. Giuseppe Sigismondo [c. 1r]; Alfabeto Musicale [c. 2r]; Modo facile per impa[ra]re il
Contrappunto [c. 2v].
52 Instituzioni / o Regole / del Contrappunto / del Sig:r Leonardo Leo / 1792 (I-Nc, 22.2.6 3), Elementi
di Contrappunto / Del Maestro Leonardo Leo (Ostiglia, Biblioteca Musicale Opera Pia Greggiati,
Mss. Teoria B 24), Modo per ben imparare il Contrapunto / Del Sig.r D. Leonardo Leo (Dresda, Sächsi-
sche Landesbibliothek, MB 4° 49).
53 ABBATE, Due autori per un testo di contrappunto.
54 Regole per imparare il contropunto (I-Nc, Cons. 35.4.25), Regole / di contrapunto / del / sig. Michele /
Gabellone (I-Nc, Cons. 4.3.28), Maniera / Per imparare a componere (Bologna, Civico Museo Bi-
bliografico Musicale, F 69), Regole di contropunto / per quei giovani / che desiderano applicarsi allo /
studio d’esso / Opera / divisa in due libri / Del signor / D. Michele Gabbellone (Firenze, Biblioteca del
Conservatorio di musica “Luigi Cherubini”), Regole di contrappunto del Sig.r Michele Cabbellone
(Venezia, Biblioteca del Conservatorio di musica “Benedetto Marcello”, Torr. Ms. A. 147). Le
Regole di Gabellone erano incluse nell’Indice di tutti i libri e spartiti di musica che conservansi nell’ar-
chivio del Real Conservatorio della Pietà de’ Torchini, [s. n.], Napoli 1801, p. 9.
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Rosa Cafiero
volta ciò che emerge con tutta evidenza dalla collazione dei testimoni è che il pre-
supposto del metodo di contrappunto presentato nei manoscritti si allinea in larga
misura a quello di Sala e che in molti casi gli esempi che corredano il testo potreb -
bero essere più pertinentemente descritti come esempi di armonia figurata che di
contrappunto.55
Nell’Apoteosi della musica di Sigismondo emergono numerosi aneddoti, memorie,
riferimenti, commenti alla lunga tradizione didattica di cui l’autore si è ripromesso
di tracciare i fondamenti; citiamo, per tutti, una nota di biasimo rivolta ai costumi
didattici dei ‘moderni’:
[197] Oggi i Maestri della Cartella, ossia del Contrapunto non si degnano del canto,
e del suono; e quelli addetti a tal’uopo, appena insegnano i più grandetti, lasciando
poi che costoro facciano da Mastricelli a più piccoli, e qui potendosi dire a giusta ra -
gione, che nemo dat quod non habet, si prendono a buon ora de’ difetti, che poi col cre-
scer [198] della età difficilmente si tolgono, […] nella prima parte di quest’opera dissi
di quanto mi accadde col mio Maestro Porpora.56
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‘Prattica della musica’: scuole napoletane e insegnamento della composizione
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Rosa Cafiero
Alcune testimonianze, tuttavia, farebbero escludere l’uso del Gradus fuxiano alla
scuola di Fenaroli: da una lettera di Antonio Maria Amone, allievo di Fenaroli al
conservatorio di S. Maria di Loreto, a Marco Santucci (19 luglio 1793) appren-
diamo che il maestro di cappella, trasferitosi ad Assisi dopo gli anni napoletani di
apprendistato, avrebbe «dovuto mutare sistema circa il contropunto, mescolando
q[ue]llo di Fenaroli, con quello d[e]l celebre Fux» (che con tutta evidenza gli era
del tutto ignoto) e di aver «fatto fatighe non lievi per dar tal scola», avendo dovuto
«mutare stile circa lo scrivere l’idea, ed abbandonare il Comune Sanctorum del
Conservatorio».65
64 GIOVANNI GIUSEPPE FUX, Salita al Parnaso o sia Guida alla regolare composizione della musica Con
nuovo, e certo Metodo non per anche in ordine sì esatto data alla luce, e composta da Giovanni Giuseppe
Fux Principale Maestro di cappella Della S. C. e R. C. Maestà di Carlo VI. Imperatore de’ Romani Fedel-
mente trasposta dal Latino nell’Idioma Italiano dal sacerdote Alessandro Manfredi cittadino reggiano, e pro-
fessore di musica, Carmignani, Carpi 1761 (Lettera del Sig. Niccola Piccinni maestro di musica al tradut-
tore, 1 aprile 1761).
65 Catalogo della collezione d’autografi lasciata alla R. Accademia Filarmonica di Bologna dall’accademico Ab.
Dott. Masseangelo Masseangeli […], Regia Tipografia, Bologna, 1896 (rist. anast. Forni, Bologna
1969), pp. 9-10: 9 (lettera n. 2, Assisi 19 luglio 1793, c. 1v).
66 GIACOMO TRITTO, Scuola di Contrappunto ossia Teorica musicale Dedicata a Sua Maestà Ferdinando I
Re del Regno delle due Sicilie, e di Gerusalemme, Infante di Spagna, Duca di Parma Piacenza e Castro,
Gran Principe Ereditario di Toscana &&& Da Giacomo Tritto Maestro di Cappella Napolitano Maestro
della Real Camera, e Cappella Palatina della prefata Maestà Sua, Socio della Real Accademia delle belle
Arti, e Primo Maestro di Contrappunto Composizioni Sacre, e Profane del Real Collegio di Musica di
Napoli, Presso Ferdinando Artaria, Milano 1816, p. 44.
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‘Prattica della musica’: scuole napoletane e insegnamento della composizione
Ancora una volta vengono ricordati i fondamenti delle abilità del maestro di
cappella ‘ideale’:
Solo colui, il quale ha bene studiato il Contrappunto e che ha imparato a concertare
le parti, tessere e guidare le composizioni, mettere bene i Bassi co’ loro dovuti accom-
pagnamenti, merita il nome di maestro.67
L’offerta formativa dei conservatori alla fine del XVIII secolo aveva subito una
progressiva trasformazione: insegnanti sempre più anziani (che percepiscono salari
molto bassi68), una certa fissità nell’insegnamento, decadenza dei costumi musicali,
tanto deprecata, fra gli altri, da Saverio Mattei, regio delegato al Conservatorio
della Pietà dei Turchini nel 1791. Mattei propone di porre rimedio alla corruzione
dei costumi musicali e alla decadenza dilagante facendo ricorso allo studio di mo-
delli ‘classici’ (identificati in un ideale repertorio nel quale sono inclusi d’ufficio i
duetti di Steffani e di Carapella, i salmi di Marcello, i madrigali di Lotti, le «carte»
di Scarlatti, Leo, Durante, tutti rappresentanti ideali della mitica e rimpianta età del-
l’oro69), di teorici quali Meibomio,70 Zarlino, Eulero, Tartini, Sacchi, Martini, Exi-
meno (tutti equiparati in un ideale paradigma senza reali coordinate spazio-tempo-
rali; grandi assenti, in questo panorama, i teorici francesi), del canto fermo71 identifi-
cato nei «dotti, soavi e divoti […] tuoni ecclesiastici» 72 dei salmi, per i quali ipotizza
l’esecuzione di quelli intonati da Cafaro, Jommelli, Piccinni, Martini 73. Attraverso la
creazione di una biblioteca musicale, realizzata con la collaborazione di Giuseppe
Sigismondo, Mattei vanta la realizzazione di un fondamentale supporto per gli stu-
denti del conservatorio.74
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Rosa Cafiero
Nella Filosofia della musica (1781) Mattei tuona contro le lacune nella formazione
dei giovani apprendisti nei conservatori napoletani:
[…] non ci è stata mai, ne ci è fra i moderni una scuola di musica. S’insegna a’ gio-
vani il contrappunto, e questo si crede bastare a fare un gran maestro di cappella: il
contrappunto in musica corrisponde alle concordanze in grammatica, e chi sa il con-
trappunto, altro non sa, che le concordanze; e il saperle giova per non fare errori piut-
tosto, e per non unire una prima persona [XXI] colla seconda, un singolare col plurale.
Ma non ci è chi insegni la Rettorica, e la Poetica (dirò così) della musica, e restiamo
nella sola Grammatica.75
75 SAVERIO MATTEI, La Filosofia della musica o sia La riforma del teatro dissertazione […], in Opere del
Sig. abate Pietro Metastasio […], t. III, F.lli De Bonis, Napoli 1781, pp. XX-XXI.
76 ROSA CAFIERO, ‘Se i maestri di cappella son compresi fra gli artigiani’: Saverio Mattei e una ‘querelle’ sul-
la condizione sociale del musicista alla fine del XVIII secolo, in Civiltà musicale calabrese nel Settecento, atti
del convegno di studio (Regio Calabria, 25-26 ottobre 1986), a c. di Giuseppe Ferraro e France-
scantonio Pollice, A.M.A. Calabria, Lamezia Terme 1994, pp. 29-69; LUCIO TUFANO, Il mestiere del
musicista: formazione, mercato, consapevolezza, immagine, in Storia della musica e dello spettacolo a Napo-
li. Il Settecento a c. di Francesco Cotticelli e Paologiovanni Maione, Turchini Edizioni, Napoli
2009, pp. 733-71.
77 PIETRO NAPOLI-SIGNORELLI, Ricerche sul sistema melodrammatico lette a’ soci pontaniani […] Nelle
Adunanze de’ mesi di Novembre, e Dicembre 1812, «Atti della Società Pontaniana di Napoli», IV
1847, pp. 1-125.
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‘Prattica della musica’: scuole napoletane e insegnamento della composizione
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Rosa Cafiero
87 GIUSEPPE PAOLUCCI, Arte pratica di contropunto dimostrata con esempj di varj Autori, 3 voll., De Castro,
Venezia 1765-1772.
88 JEAN-PHILIPPE RAMEAU, Demonstration du principe de l’harmonie, servant de base à tout l’art musical
theorique & pratique. Approuvée par messieurs de l’academie royale des sciences, & dediée a monseigneur le
comte d’Argenson, ministre & secretaire d’Etat. […], De l’imprimerie de J. Chardon; [etc.], Paris
1750.
89 GREGORIO STROZZI, Elementorum musicae praxis, utilis non tantum incipientibus, sed proficientibus, et
perfectis; incipientibus ad facilitatem artis, proficientibus ad delectatione et perfectionem, perfectis ad
eruditionem compositionis; accedit nexus, et sympatya musicae, et astronomiae; auctore rev. ac regio abb. D.
Gregorio Strozzio V.I. Neapol. ac apostolico proton. Pars prima et secunda, opus tertium, De Bonis,
Napoli 1683.
90 ALEXIS-THÉOPHILE VANDERMONDE, Système d’Harmonie applicable à l’état actuel de la Musique. Par
M. Vandermonde, de l’Académie Reale des Sciences [1778]; ID., Second Mémoire sur un nouveau Système
d’Harmonie applicable à l’état actuel de la Musique [1780].
91 GIOSEFFO ZARLINO, Le Istituzioni Harmoniche del Reverendo M. Gioseffo Zarlino da Chioggia; Nelle
quali; oltra le materie appartenenti alla musica; Si trouano dichiarati molti luoghi di Poeti, d’Historici, et di
Filosofi Si come nel leggerle si potrà chiaramente vedere. Con Privilegio dell’Illustriss. Signoria di Venezia,
per anni X, Senese,Venezia, 1562 (ristampa della princeps del 1558).
92 GUIDO GASPERINI – FRANCA GALLO, Catalogo delle opere musicali del Conservatorio di Musica San
Pietro a Majella di Napoli, Fresching, Parma, [s. d.] 1934, rist. anast. Forni, Bologna, p. 17 («Giorda-
niello [Giuseppe] (s.d.) Prattica della Musica, cioè dell’Arte del Contrappunto, quel che sia Con-
trapunto, e perché sia così nominato, del M.tro G. Giordaniello, I vol. ms. mancante del front. Il
tit. è sulla testata della 1.a car. Molti esempi mus. 12.3.7»).
93 Fra i teorici che rielaborano criticamente gli assiomi zarliniani segnaliamo Domenico Scorpione,
la cui produzione costitusice un significativo tassello nel panorama napoletano; cfr. supra, note 44
e 55.
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‘Prattica della musica’: scuole napoletane e insegnamento della composizione
94 Cfr. JOEL LESTER, Compositional theory in the eighteenth century, Harvard University Press, Harvard
1992, pp. 7-24:8 (Zarlino and His Legacy) e passim.
95 Per la definizione cfr. BENT, Steps to Parnassus, p. 570.
96 «Al Commendatore Francesco Florimo per l’Archivio del Collegio di Musica di S. Pietro a Ma-
jella. Francesco Cangiano a Marzo 1881 | P 87». Le dimensioni del volumetto (che consta di 87
pagine) sono 22×22. Forse di Rondinella è la numerazione delle cc. da 16 in poi, mentre nelle
prime quindici le cifre sembrerebbero più antiche. La carta non numerata che segue l’ultimo fo-
glio notato (cioè c. 87) reca al recto, in alto, la scritta «Altra Regula _ _ _ _ », vergata da una mano
incerta e quasi infantile. Al verso c’è un abbozzo di pentagramma con chiave di violino e un dise-
gno a matita che rappresenta (con intenti presumibilmente ritrattistici) una figura maschile di
profilo, rivolta a sinistra; si tratta probabilmente di un religioso, come rivelano l’abbigliamento e
il copricapo, che tiene aperto nella mano destra un libro di piccolo formato. Il manoscritto sem-
bra esser stato molto usato; l’angolo inferiore destro del recto di molte carte è bisunto; la cosa è
particolarmente evidente nei primi fogli e negli ultimi, contenenti gli ‘esempi’ notati. Ringrazio
Lucio Tufano per l’attento esame autoptico del manoscritto.
97 DI GIACOMO, Il Conservatorio di Sant’Onofrio, p. 218n (Regole e Statuti del Real Conervatorio della
Pietà dei Turchini da osservarsi dalli ministri, maestri alunni e serventi. Anno Domini 1746 ). Sul verso del
piatto anteriore dell’opuscolo Rondinella annota: «Altra Regola intitolata “Instruzioni ordini e
regole da osservarsi puntualmente dai figliuoli di questo Real Conserv. o della Pietà dei Turchini
dentro e fuori di esso.” Stampato pei tipi di Vincenzo Mazzola Napoli 1759 trovasi nella Miscel -
lanea N.° 36». Sul recto del foglio di guardia c’è un’annotazione (la grafia è sicuramente la stessa
che compare nel biglietto attaccato sul verso del piatto anteriore della Prattica di musica; il ductus
che compare nella dedica delle Regole è fluido e continuo; al confronto, quello del biglietto della
Prattica sembra più incerto e traballante, come se a scrivere fosse stata la stessa persona ma in età
più avanzata): «Al Comm.re Francesco Florimo | per l’Archivio del R. [lettura incerta] | Collegio
di Musica di | S. Pietro a Majella | Francesco Cangiano». L’opuscolo delle Regole, di una certa
consistenza, è scritto da almeno tre mani diverse, tutte sicuramente settecentesche; la filigrana,
ben visibile in varie carte, presenta una specie di stemma nobiliare sovrastato da una corona.
Ringrazio Lucio Tufano per la dettagliata segnalazione. L’esistenza degli opuscoli di Regole è se-
gnalata anche in ROBINSON, The governors’ minutes, p. 67.
98 FLORIMO, La scuola musicale di Napoli, vol. II, 1882, pp. 375-77.
– 379 –
Rosa Cafiero
O perché, più verosimilmente, l’attribuzione non era stata ancora vergata sul foglio
di guardia dell’opuscolo?).
Con la consueta sollecitudine Francesco Rondinella, aiutante di Florimo, inven-
taria il volumetto e annota sul recto del piatto anteriore (sotto la scritta «Proprietà di
Gio Coletti», in prossimità dell’angolo superiore destro) la relativa collocazione.99 Alla
mano di Rondinella potrebbe risalire l’annotazione «Giovanni Giordano detto Gior-
daniello» registrata nella prima carta non numerata; un’altra mano cassa il nome Gio-
vanni e lo sostituisce con «Giuseppe». L’attribuzione a Giuseppe Giordani è ormai ra-
tificata nel catalogo a stampa100 redatto da Guido Gasperini e da Franca Gallo (1934)
e verrà confermata in tutte le voci biografiche novecentesche.101
Il titolo completo del volumetto è Prattica della Musica, cioè Dell’Arte del Contra-
punto Quel che sia Contrapunto, e perché sia così nominato; l’attribuzione (del M.tro Gio.
Giordaniello) è vergata da una mano diversa da quella che ha scritto il titolo origi -
nario. Il titolo è già di per sé eloquente: il modello al quale il redattore si è rifatto è
la terza parte delle Istitutioni harmoniche di Gioseffo Zarlino.102
In forma dialogica (gli interlocutori sono il Maestro e il Discepolo, che in Fux
diventeranno Aloysius/Palestrina e Joseph/Fux), la Prattica è articolata in settanta-
nove capitoli (dei quali sono numerati soltanto i primi cinquantanove); i primi
quarantasei sono modellati, per contenuto e ordine di successione, sulle Istitutioni
zarliniane.103 L’esercizio retorico del dialogo prevede alcuni topoi fissi (che si ritro-
– 380 –
‘Prattica della musica’: scuole napoletane e insegnamento della composizione
vano, fra l’altro, nella seconda parte del Gradus fuxiano104): il compiacimento del
maestro per la rapidità dell’apprendimento dell’allievo, la ripetizione (e il rinforzo
concettuale) da parte dell’allievo di alcuni concetti basilari, l’encomio da allievo a
maestro per la perspicuità dell’insegnamento impartito. L’interazione fra i due in-
terlocutori diviene testimonianza di un ‘sistema’ autoreferenziale.
Laddove il testo zarliniano abbonda di riferimenti storici alle fonti alle quali ha
attinto, la Prattica sintetizza, omette, sostituisce con l’obiettivo costante di rendere
agile e divulgativo un terreno di discussione teorica talvolta esoterico e irto di ri-
mandi ‘alti’, talvolta obsoleti e poco in sintonia con l’urgenza di ‘modernità’.
Per avere un’idea del processo di rielaborazione (e di sintesi) applicato nella
Prattica può essere utile una lettura ‘comparata’ di alcuni capitoli.
Il quinto, dedicato alla vexata quaestio della definizione dell’intervallo di quarta
(Se la Quarta è Consonanza, e donde avviene, che gli Musici non l’habbino usata, se non
nelle Composizioni di più voci), è vistosamente decurtato della sezione centrale, in cui
Zarlino cita tra le fonti ‘esemplari’ Tolomeo e i Pitagorici.
TABELLA 1
104 La traduzione italiana (Carpi 1761) è integralmente in forma di dialogo (cfr. supra, nota 62). Fra i
testi teorici dialogici ricordiamo le Dimostrationi harmoniche di Gioseffo Zarlino (1571), il Dialogo
della musica antica, et della moderna di Vincenzo Galilei (1581), Il Transilvano di Diruta (1593, 1609),
il Desiderio di Ercole Bottrigari (1594), L’Artusi di Giovanni Maria Artusi (1600), L’organo suona-
rino (1605) di Adriano Banchieri, il Dialogo harmonico di Scipione Cerreto (1626 e 1631), i Ragio-
namenti musicali di Angelo Berardi (1681); cfr. BENT, Steps to Parnassus, pp. 570-4.
105 Prattica, cc. 6r-7r.
106 ZARLINO, Istitutioni harmoniche, pp. 152-3.
– 381 –
Rosa Cafiero
Lib[ro] 37 con l’autorità de più antichi di lui la tio nella Musica molte fiate, et massimamente nel
chiama armonia. Euclide nel Cap[ito]lo primo, e cap. 7. del Primo libro, et nello Undecimo del
Gaudentio nel Cap[ito]lo 7.mo de loro Quinto. Et Dione historico nel lib. 37. con l’aut-
introdut[t]orij. Macrobio nel primo Cap[ito]lo torità de i più antichi di lui, la chiama Harmonia.
del Secondo Libro, del sogno di Scipione la con- Euclide nel cap. Primo, & Gaudentio filosofo nel
numera trà le consonanze,Vitruvio nel Cap[ito]lo cap. 7. de i loro Introduttorij. Macrobio nel pri-
quarto del quinto Libro dell’Architet[t]ura è di mo capitolo del Secondo libro del Sogno di Sci-
parere, che ella sia Consonanza: Censorino in pione la connumera tra le consonanze. Vitruvio
quello che scrive à quinto Cerellio, hà l’istessa anco, nel cap. 4. del Quinto libro della Architettu-
oppinione. ra, è di parere, che ella sia consonanza; Et Censo-
rino in quello, che scriue a. Q. Cerellio, hà la
istessa opinione.
Secondariamente si prova per quella ragione; Si prova dipoi per ragione in cotal modo. Quello
quello intervallo che in una Compositione armo- Intervallo, che in una compositione harmonica si
nica si ode consonare perfettam[en]te, posto da ode consonare perfettamente, posto da per sè,
per se, non può esser à patto alcuno dissonante: non può essere a patto alcuno dissonante. Essen-
Essendo adunque la Diatessaron, ò quarta di tal do adunque la Diatessaron, o Quarta di tal natura,
natura, che accompagnata con la quinta in un ar - che accompagnata con la Quinta in una harmo-
monica compositione, rende Soave, ed armonico nica compositione, rende soave, & harmonioso
concento; Seguita che ella sia anco fuori della concento; seguita che ella sia anco fuori della
compositione consonante: cioè quando è posta compositione consonante: cioè quando è posta
sola. sola.
Lo assonto di tal ragione è manifesto per il suo
contrario; cioè per le dissonanze, che sono la Se-
conda, & la Settima, con le loro replicate; le quali
non essendo nella compositione per alcun modo
consonanti, sono etiandio fuori della compositio-
ne della istessa natura: come è manifesto. Oltra di
ciò si prova per un’altra ragione; che Quello, che
hà ragione de numeri nell’acuto, & nel graue, è
consonante: come è manifesto per la definitione
del Filosofo posta nel cap. 12 della Seconda parte;
onde havendo la Quarta tal ragione; è manifesto,
che ella sia consonante. Et questa propositione
minore si prova: conciosia che Filopono sopra la
Definitione data dal Filosofo nel lib. 2 della Po-
steriora, chiama la Sesquiterza, che è la sua vera
forma, Ragion de numeri. Ma per che gli essem-
pij vagliono più appresso alcuni, che le auttorità,
& le ragioni; però è necessario venire alla terza
prova.
In Terzo luogo si prova con gli Esempi, perche Onde dico che sempre, quando tal consonanza si
quando tal Consonanza si ridurrà in atto, nella ridurà in atto, nella sua vera proportione, o vero
sua vera proportione, ò vero intervallo, ogn’uno interuallo, ogn’uno di sano giudicio dirà, che ve-
di sano giuditio dirà che veram[en]te è conso- ramente è consonanza; come ogn’uno da sè potrà
nanza come ogn’uno da per se potrà Sempre far- sempre farne la prova, accordando un Liuto, ove-
ne la prova, acordando un Leuto, ò vero un Vio- ro uno Violone perfettamente: imperoche tra la
lone perfettam[en]te impero che trà la corde che chorda, che chiamano il Basso, & quella che no-
chiamano il basso, e quella che Nominano bor- minano Bordone: o veramente tra questa, & quel-
done, ò veram[en]te trà questa, e quella che chia- la, che chiamano il Tenore; & tra quelle altre tre
mano il Tenore, e trà quelle altre corde, che sono chorde, che sono più acute, udiranno che la Dia-
– 382 –
‘Prattica della musica’: scuole napoletane e insegnamento della composizione
più acute, udiranno che la Diatesseron, cioè la tessaron, o Quarta farà maraviglioso concento. Et
quarta farà maraviglioso concento. E se pure alcu- se pure alcuno vorrà dire, che ella sia dissonante,
no vorrà dire, che [7r] ella sia dissonante, questo questo averrà, per che seguirà l’uso de i Prattici; i
haverà, perche seguirà l’uso de Pratici, i quali non quali non sapendo addure ragione alcuna, à gran
sapendo adurre ragione alcuna, a gran torto così torto così la chiamano, & la separano dal numero
la chiamono, e la Separano dal Numero delle delle Consonanze. Ma in fatto non è così: percio-
Consonanze; Ma in fatto non è così: percioche che quando si riducono ad udirla sopra alcuno
quando si riducano ad udirla sopra alcun Instru- istrumento, che sia accordato perfettamente, si ac-
mento, che sia accordato perfettamente si chetano poi.
ac[c]hetano poi.
Et se fusse ueramente dissonante, come dicono,
noi non la usaressimo nelle nostre compositioni:
& similmente i moderni Greci non la porrebbe-
no ne i lor canti a più voci; i quali si odono qui
in Vinegia ogni giorno solenne ne i loro Canti
ecclesiastici, ne i quali pongono la Diatessaron
nella parte grave, senza porre per sua basa (dirò
così) alcuna altra consonanza. Qui dirà forse alcu-
no, da che nacque adunque, che i nostri Prattici la
posero nel numero [153] delle dissonanze? Penso
io che questo nascesse, per la discordia, che era tra
i Pithagorici, et Tolomeo, che volendo quelli, che
ciascuno intervallo, il quale fusse contenuto da al-
tro genere di proportione, che dal Moltiplice, et
Superparticolare (come molte fiate hò detto) non
fusse atto, a fare consonanza alcuna; non accon-
sentivano, che la Diapason diatessaron, contenuta
dalla proportione Dupla superbipartienteterza,
fusse consonante; ancora che Tolomeo si sforzasse
di mostrare, che era il contrario, adducendo tal
ragione: Che si come la Diatessaron semplice è
consonante, così aggiunta alla Ottava, le estreme
chorde di tale aggiuntione non possono esser dis-
sonanti: Imperoche quei suoni, che si aggiungono
alla Diapason, si vedono quasi esser aggiunti ad
un suono solo; si come (per quello che ne mostra
Boetio) è la natura di tal consonanza. Onde ve-
dendo i Musici latini la lite, che era tra costoro, &
le ragioni che adducevano esser buone; non vol-
sero esser giudici di questa cosa: ma per non dare
vna certa libertà di porre nelle cantilene, senza
qualche consideratione, questa tal consonanza, et
la sua semplice, le separarono dal numero, & ordi-
ne delle altre: non perche veramente siano disso-
nanti: percioche non haverebbeno comportato,
che fussero poste nelle compositioni: ma accioche
si havessero a porre con qualche buono ordine, &
con giuditio.
D: Donde avviene Sig.r Maestro, che i Musici
non habbino usata detta Diattesseron, ò Quarta,
se non nelle compositioni a più voci?
– 383 –
Rosa Cafiero
107 Nel processo di riduzione e semplificazione Josquin («Iosquino» in Zarlino) diventa «Tosquino»
e viene omesso il riferimento ‘forte’, l’exemplum, ovvero la messa L’homme armé, che doveva aver
perso valore di rimando ‘attuale’ nel contesto in cui la Prattica è stata redatta.
108 Il corsivo è nostro, per evidenziare la sezione omessa.
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‘Prattica della musica’: scuole napoletane e insegnamento della composizione
Zarlino viene pubblicata nella seconda parte delle Istitutioni a corredo del capitolo
trentanovesimo.109
TABELLA 2
109 ZARLINO, Istitutioni harmoniche, pp. 120-22: 121 (Che’l Diatonico sintono di Tolomeo sia quello, che hà
il suo essere naturalmente da i Numeri harmonici).
110 Prattica, cc. 10v-11v.
111 ZARLINO, Istitutioni harmoniche, pp. 158-9.
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Rosa Cafiero
[11r] Quando adunque devremo Compositioni Quando adunque nelle compositioni ritrovaremo
due parti, l’una distante dall’altra per un Simile due parti; l’una distante dall’altra per un simile in-
Intervallo, di modo che la parte grave occupi la tervallo, di modo che la grave occupi il luogo
parte grave, e l’acuta, il luogo acuto diremo, che grave, & la acuta il luogo acuto di qual si voglia
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‘Prattica della musica’: scuole napoletane e insegnamento della composizione
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Rosa Cafiero
DISCEPOLO: Ma però si può ancora fare altrimenti, e questa regola non è necessaris-
sima perche vediamo che i moderni principiano, e con la Seconda, e con la
Terza, e con la Settima ancora quantunque dissonante, et imperfetta.
MAESTRO: Voi dite il vero, ma bisogna che sappiate ancora, che i Compositori mo-
derni (non parlo però di quelli che suono) non osservano più le regole del
Contrapunto, et oprano come più le pare, e piace, e si osserva, che costumano
nelle loro Compositioni di fare in sino due quinte, et due Ottave [22r] et an-
cora più di moto ret[t]o, quantunque siano questi errori gravissimi; si scusano
però con dire, che è sempre da pratticarsi quello, che diletta l’udito, ragione in
vero frivola, e da niente.
112 Prattica, c. 20v.
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‘Prattica della musica’: scuole napoletane e insegnamento della composizione
DISCEPOLO: Praticano ancora questi molti unissoni, e nelle loro Compositioni non
fanno, anzi non san[n]o fare altro che unissoni;
MAESTRO: Questo modo loro d’adoperae non deriva da altro, perche non hanno
appreso le buone regole, perciò non sanno quello si faccino; et appena che
hanno appreso d’imparar ancora che malam[en]te i primi rudimenti di tale
scienza, si credono di esser maestri, e perciò non è gran meraviglia, se incor-
rono in questi gravissimi errori.
DISCEPOLO: Sig. Maestro mi favorisca di dirmi, se è lecito di principiare alcuna
Cantilena, ò Compositione Musicale per altre Consonanze.
MAESTRO: E lecito, di principiar per altre Consonanze, quando la Compositione
sara à più voci; ma per essere questa una materia assai lunga a’ discorrersi, solo
vi dirò, che nel principio delle vostre Compositioni habbiate sempre la mira
di principiare con Consonanza perfetta, e sfuggire l’imperfetta, quantunque in
oggi, faciendo [sic] altrimenti da moderni Compositori, non sia, come v’ho
detto at[t]ribuito ad errore.113
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‘Prattica della musica’: scuole napoletane e insegnamento della composizione
quantatré). La sezione dedicata alla Cognitione de Tuoni Ecclesiastici non attinge alle
Istitutioni harmonicae, che propongono una descrizione dei dodici modi: i tuoni ec-
clesistici secondo la Prattica sono otto (secondo una classificazione più ‘arcaica’ di
quella zarliniana,117 confermata, fra l’altro, da Scipione Cerreto 118 agli inizi del XVII
secolo); laconica è la descizione della fuga (di cui Zarlino si occupa estesamente nel
cinquantunesimo capitolo), in netta controtendenza con quanto avviene nei nume-
rosi exempla proposti da un certo numero di testi manoscritti di area napoletana (da
Scorpione fino alla monumentale inventariazione proposta da Nicola Sala 119); an-
cora più laconici sono i riferimenti alle proportioni (74r) e all’emiolia120 (74v). Il re-
dattore della Prattica sembrerebbe alla ricerca di una formula ‘canonica’ di transi-
zione, quasi evolutiva, di passaggio da un’età dell’oro di una pedagogia prescrittiva a
un presente di pratica ‘moderna’.121
Un indizio significativo per cogliere l’esigenza di modernizzazione rispetto ai
precetti zarliniani è nel capitolo cinquantasettesimo, dedicato alla «Quinta imper-
fetta, ò falsa», in cui l’autore-redattore della Prattica fa il nome (unico locus in tutto
il volumetto) di alcuni «buoni Autori».122 Il maestro, compiaciuto della risposta ap-
pena fornitagli dal bravo discepolo «diligente», integra e suggella il brevissimo capi-
tolo con un riferimento ai musici eccellenti da eleggere a paradigma:
117 Cfr. per tutti MARIA RIKA MANIATES, Mannerism in Italian music and culture, 1530-1630,
Manchester University Press, Manchester 1979, pp. 145-57 (Intervals and Modes); CRISTLE
COLLINS JUDD, Reading Renaissance Music Theory: Hearing with the Eyes, New York, Cambridge
University Press 2000 (Cambridge Studies in Music Theory and Analysis), p. 226 sgg.; EAD.,
Renaissance Modal Theory: Theoretical, Compositional, and Editorial Perspectives, in The Cambridge His-
tory of Western Music Theory, pp. 364-406; PETER SCHUBERT, Counterpoint Pedagogy in the Renais-
sance, in The Cambridge History of Western Music Theory, pp. 503-33: 505.
118 Della prattica musicale vocale (cfr. supra, nota 47) e Dialoghi armonici (1626: Dialoghi armonici pel con-
trapunto e per la compositione, ms., Napoli, Biblioteca del Conservatorio di Musica), Dialogo Harmo-
nico (1631: Dialogo Harmonico. Oue si tratta con un sol Raggionamento di tutte le regole del Contrapunto
che si fa sopra Canto Fermo, et sopra Canto Figurato, et anco della Compositione di piu uoci, de Canoni,
delle Proportionj, et d’altre cose essentiali ad essa Prattica musica. Fatto tra il Maestro, et suo Discepolo per
Scipione Cerreto Napolitano, I-Bc C 131). Cfr. COLLINS JUDD, Renaissance Modal Theory, p. 399.
119 Cfr. ABBATE, Due autori per un testo di contrappunto, pp. 123-59; GAETANO STELLA, Le «Regole del
contrappunto pratico» di Nicola Sala. Una testimonianza sulla didattica della fuga nel Settecento napoleta-
no, «Rivista di analisi e teoria musicale» XV/1 2010, pp. 116-38.
120 «I nostri Antichi (vedasi il Zarlino) per questa così semplice Teorica di ciò che appartiene al tem -
po nella Musica, avevano fata une catastrofe di regole (oltre le accennate proporzioni
numeriche), sotto i titoli di Tempi, Modi, Prolazioni, Emiole, le quali perchè di fatti nulla spiega-
no, sono andate interamente in oblìo» (SALVATORE BERTEZEN, Principi della musica, Reynell, Lon-
dra 1781, p. 112). Cfr. STÉPHANE DADO, ‘Siccome lo disse Zarlino’. La Renaissance dans
l’historiographie musicale du Settecento, in La Renaissance et sa musique au XIXe siècle, éd. Philippe
Vendrix, CESR, Tours 2004, pp. 57-90:77. Dado registra la presenza di riferimenti a Zarlino nei
testi di Arteaga, Bertezen, Bettinelli, Cizzardi, Dall’Olio, Falconi, Galeazzi, Martini, Paolucci, Pi-
toni, Rocchi, Carli Rubbi, Santoro, Serra, Tartini, Testoriqui,Vallara.
121 Per una discussione dell’idea di prattica cfr. THOMAS CHRISTENSEN, Music Theory in Clio’s Mirror, in
Music in the Mirror. Reflections on the History of Music Theory and Literature for the twenty-first Century,
ed. by Andreas Giger, Thomas J. Mathiesen, University of Nebraska Press, Lincoln 2002, pp. 1-19:
9.
122 La definizione è in Prattica c. 80r (cfr. infra, nota 126).
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Rosa Cafiero
Non è questa la sede per affrontare un’analisi in dettaglio delle discendenze della
Prattica dal modello zarliniano; con tutta evidenza i materiali del manoscritto con-
tribuiscono a fornire un tassello del variegato panorama della fortuna, della tradi-
zione, della divulgazione e della circolazione del paradigmatico testo di Zarlino in
forma manoscritta. All’attuale stadio delle ricerche (e verosimilmente finché non si
avrà un quadro chiaro della circolazione dei testi manoscritti relativi all’insegna-
mento del contrappunto a Napoli nel XVIII secolo) non sembra possibile contestua-
lizzare con certezza la redazione e la circolazione della Prattica negli anni di forma-
zione di Giuseppe Giordani e dei musicisti della sua generazione né attribuire a
Giordani la paternità dell’impresa redazionale. Numerose prove indiziarie (riferi-
menti a repertori, caratteristiche di scrittura, 124 usi linguistici e stile letterario del
redattore del testo) lascerebbero ipotizzare che il manoscritto non sia stato redatto
in area napoletana.125
L’impostazione della Prattica conferma una funzione di prontuario di consulta-
zione ‘rapida’, quasi un vademecum; alla prima parte calligrafica, togata, accademica
(nelle intenzioni del redattore una sorta di manuductio126 che conferisca una patente
d’autorità, anche se viene omesso ogni riferimento all’autorevole modello-antece-
dente) si contrappone una sezione di exempla, sintetizzati ad usum inventionis per la
‘buona prattica’ della scrittura contrappuntistica fondata sullo studio dei «buoni Au-
tori»:
123 Prattica, cc. 63r-v. Carlo Gesualdo da Venosa ricorre come summa auctoritas nei testi programmatici
dell’organizzazione dell’insegnamento in area napoletana (si pensi, fra l’altro ai progetti di Save-
rio Mattei per la biblioteca musica del conservatorio della Pietà dei Turchini; cfr. supra, nota 69);
meno frequenti (o assolutamente inediti nel milieu napoletano finora esplorato) risultano i riferi-
menti a Luca Marenzio, a Claudio Monteverdi, a Ignazio Donati, a Giacomo Carissimi e a Fran-
cesco Foggia. Una prospettiva d’indagine sembrerebbe aprirsi verosimilmente in area romana.
124 Alcuni luoghi farebbero pensare ad un copista non italiano: concordanze di genere e numero er -
rate, grafie che potrebbero ricalcare corrispondenti lemmi francesi (sogetto da sujet, notta invece di
nota, ciacuno).
125 Complessa e improba all’attuale stato delle ricerche sarebbe ogni ipotesi di datazione del mano-
scritto: rinviamo la questione ad un prossimo studio.
126 Cfr. BENT, Steps to Parnassus, p. 554.
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‘Prattica della musica’: scuole napoletane e insegnamento della composizione
cate all’Ottava bassa, ò sopra delle parti che cantano, e così si và cambiando
l’una con l’altra come dallo Spartire buoni Autori,127 vedrete, e conoscerete esser
vero, quanto fin qui v’hò detto, e da per voi con questo poco di lume potrete
pervenire al vero, e bramato Parto di questa bellissima scienza qual è la Mu-
sica.
DISCEPOLO: Sig[no]r Maestro io la ringratio infinitamente di questi bellissimi am-
maestramenti, che V[ostra] S[ignoria] m’ha dati, e spero che con lo studio, che
io sarò per fare d’havergli à fare honore.
MAESTRO: Piaccia pure al nostro Signore che così sia: Mà vi ricordo à non voler
abbandonarsi il continuo Esercitio, e studio, perché poco vi sarebbe giovata
questa mia: come più volte v’hò detto, è stata da tenermi alla brevità onde ac-
corgermi di haver detto forse più di quello, che non mi si conveniva […].128
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APPENDICE
Tavola sinottica dei contenuti della Prattica della musica e delle corrispondenze con le Istitu-
tioni armoniche (questi i dati inclusi nelle cinque colonne: 1: numerazione progressiva dei ca-
pitoli della Prattica; 2. titolo del capitolo della Prattica; 3. prima carta di riferimento; 4. nu-
merazione progressiva dei capitoli delle Istitutioni ed eventuali corrispondenze con i capitoli
nella Prattica della musica; 2. titolo del capitolo delle Istitutioni, di cui si omette la pagina-
zione).
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129 Cfr. infra, in corrispondenza con il cap. 59 della Prattica della musica.
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