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Anni Settanta

Allingresso ci sono i tavoli di Enzo Mari sui quali sono appoggiati i volumi delle Edizioni Gabriele Mazzotta e i documenti dellarchivio Primo Moroni prestati da Cox 18 ma che allora ingombravano gli scaffali della Libreria Calusca affacciata su corso di Porta Ticenese. Su tre schermi le interviste-racconto di Nanni Balestrini, Mino Bertoldo, Luciano Caramel. Sergio Dangelo, Ugo La Pietra, Gino Di Maggio, Giorgio Marconi, Gabriele Mazzotta, Carla Pellegrini, Paolo Rosa, Arturo Schwarz, Tommaso Trini, Lea Vergine: 13 fra i 74 protagonisti di Addio anni Settanta. Arte a Milano 1969.1980, la mostra che da domani e fino al 2 settembre occuper i 2.500 metri quadrati delle 28 sale del primo piano di Palazzo Reale. La prima grande mostra, dopo quella dedicata al Bramantino, ideata e prodotta dal Comune (con 24 Ore Cultura) su un progetto di Francesco Bonami e Paola Nicolin. Un vero ritorno agli anni Settanta cos che, nella sala affidata alle scelte di Arturo Schwarz, si ritrovano le opere di Sergio Dangelo che a Palazzo Reale espose nel 1972 guadagnandosi allora le critiche di Domenico Porzio che lartista, con autocompiacimento, indica oggi nella teca che contiene anche la lettera di ringraziamenti firmata dallallora sindaco Paolo Pillitteri. E il segno di unamministrazione capace di rappresentare la mutevole scena artistica di quegli anni turbolenti e insanguinati negli spazi di Palazzo Reale, della Rotonda della Besana, del Pac sulla cui inaugurazione e i suoi ospiti eccellenti giocano le immagini deformate dal fish eye di Maria Mulas a concludere idealmente lintero percorso espositivo. Nel mezzo, un gioco complicato, rappresentato su un doppio registro nel quale collocare opere singole e piccole raccolte, materiali sempre diversi, dispersi in collezioni pubbliche e private e riuniti per la prima volta in una sorta di antologia critica impossibile da ridurre in catalogo che si infatti scelto di sostituire con una raccolta di materiali originali. Ad accomunarle e, al tempo stesso, distinguerle lo slittamento tra impegno sociale e annunci del futuro. Proprio come in Ostriche di Alfa Castaldi scelta come immagine simbolo della mostra ma, al tempo stesso, lontanissima dal rigore della ricerca di Ugo Mulas e delle sue einaudiane Verifiche anche se proprio loro avevano raccontato per immagini la leggenda del Bar Giamaica. Un esempio? Le foto di Gabriele Basilico prima e dopo i concerti alla sesta edizione del festival di Re Nudo, poi montate nel film documentario Proletariato Giovanile, fronteggiano quelle di Lelli e Masotti scattate al Lirico per Empty Words di John Cage portato in italia dalla Cramps Records di Gianni Sassi e Demetrio Stratos che delude il popolo del rock le cui critiche raccoglie sul nastro magnetico Pietro Pirelli,

musicista e artista visuale, che quella colonna sonora mette in mostra. Un gioco che si ripete sala dopo sala alla ricerca del rapporto che lega Attacco di Mimmo Rotella che porta sulla tela gli scontri di piazza nella sala dove la protesta congelata nel bianco e nero delle foto di Carla Cerati, Gianni Berengo Gardin, Mulas o nei colori sgargianti di ValerioAdami e del suo Intolerance, con le tavole imbandite Daniel Spoerri, i tableaux piges, i tavoli trappola, che gli ospiti delle sue serate astrogastronomiche, artisti, critici intellettuali nati sotto il medesimo segno zodiacale, venivano chiamati a comporre. Un ritorno dopo quarantanni, come la Citt analoga di Arduino Cantafora realizzato per la Triennale del 73 e regalato al Comune che laveva nascosto nei suoi uffici demaniali di via Pirelli e che torna oggi visibile a introdurre le architetture disegnate, ad esempio, da Aldo Rossi, ma anche il lavoro editoriale di Alessandro Mendini alla direzione di Casabella e performer nel cortile di una casa di ringhiera. Percorsi paralleli, incroci tutti da scoprire come per le sconvolgenti anatomie di Giovanni Testori, ma obbligatoriamente muniti della guida distribuita gratuitamente in 30mila copie. Gi,agratis, come la mostra, e come si sarebbe detto in una delle performances viste allOut Off, alla Galleria di Porta Ticinese, alla Fabbrica di Comunicazione in uno dei tanti luoghi di una Milano tutta da riscoprire. Perch ha ragione Paola Nicolin a intitolare la sua presentazione della mostra con un punto di domanda: Addio anni 70?. Addio anni Settanta, arte a Milano 1969/1980 31-maggio- 2 Settembre 2012 Palazzo Reale, ingresso gratuito (la Repubblica Milano, 29 maggio 2012)

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