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Il museo di Santadi

Quando il museo dialoga con il territorio. Il Museo Archeologico di Santadi

La costituzione di un museo archeologico locale risponde all'esigenza di evitare la dispersione


del materiale proveniente dal territorio, soprattutto quando le ricerche scientifiche e di
superficie portano ad importanti ritrovamenti. In particolare deve prestare attenzione al
contesto storico-culturale a cui è legato territorialmente, i cui reperti musealizzati sono
considerati come garanti di sopravvivenza per la comunità che in essi si identifica. Proprio da
questa esigenza dopo lunghi anni di ricerche e scavi condotti dal Dipartimento di Scienze
archeologiche dell'Università, dalla Soprintendenza Archeologica di Cagliari, e il rinvenimento
nel 1968 di migliaia di vasi e oggetti nel tempio ipogeico della grotta Pirosu a Su Benatzu,
prende forma l’idea-progetto del museo archeologico di Santadi. Il percorso che porta dallo
scavo al museo è da sempre considerato naturale, e gli oggetti trasferiti all'interno trovano gli
strumenti per la sua conoscenza e diffusione. Il museo, inaugurato nel 2001, è ubicato presso
una struttura di nuova costruzione, nella parte alta del centro storico. I reperti che fanno
parte dell’esposizione museale provengono dalle campagne di scavo e da ricerche di superficie
effettuate nel territorio comunale di Santadi e nel comprensorio del Sulcis, testimoniando le
vicende del territorio dal Neolitico antico fino all’epoca romana, con particolare attenzione alla
parte preistorica.
L’esposizione segue un'escursus storico-culturale e si articola in tre sezioni distinte, di cui una
sfalsata.
La prima sala denominata ''Sala A'', raccoglie le testimonianze delle fasi prenuragiche fino al
primo bronzo. L’esposizione inizia con i ritrovamenti in grotta del Neolitico Antico, 6000 anni
circa a.C. proponendo le prime ceramiche costruite dall’uomo. Si tratta di frammenti fittili che
presentano particolari decorazioni ottenute con la pressione a crudo della conchiglia del tipo
cardium, da cui prende il nome la cultura della ''ceramica impressa o cardiale''. Questi si
accompagnano con i caratteristici microliti geometrici in ossidiana e oggetti d'ornamento in
osso lavorato, provenienti dai siti di Tatinu, Perda Tuvura, Cirixì, Nurchis, tutte località del
circondario di Santadi. Testimoniano il primitivo insediamento umano in anfratti naturali e i
suoi sviluppi. L’esposizione continua con una interessante documentazione riferibile al
Neolitico medio e recente. Particolare interesse rivestono vasi e frammenti ceramici di Facies
San Ciriaco, provenienti dalla stazione prenuragica di Sant'Anna Arresi e dalla grotta di Is
Piras Nuxis. Interessante la cultura materiale riferibile alla facies sulcitana di San Michele di
Ozieri. Provengono dagli agglomerati capannicoli di S'Arriorgiu-Villaperuccio, Is Solinas tra
Masainas e Giba, Acquedotto-Masainas e Sant'Anna Arresi. I reperti vascolari sono costituiti
da vasi tripodi, pissidi, forme a cestello e vasi globulari. Alcuni presentano decorazioni
geometriche incise, impresse, i cui motivi riprendono simboli a spirali, cerchi concentrici,
festoni e ghirlande. Presenti anche ornamenti plastici con motivi antropomorfi e zoomorfi. Le
vetrine che inquadrano gli aspetti del Neolitico Finale e Calcolitico espongono particolari
reperti culturali della Necropoli prenuragica di Montessu. Ben testimoniata la presenza della
Cultura Monte Claro e della facies del vaso Campaniforme.
La ''Sala B'' accoglie aspetti della cultura materiale che documentano diversi periodi. Del
Calcolitico rivestono particolare interesse due grandi recipienti tipici della Cultura Monte Claro;
del Bronzo antico, fino alla prima Età del Ferro, sono esposti corredi funerari di Montessu,
ceramiche nuragiche ed esemplari vascolari provenienti dalla grotta Pirosu-Santadi; delle
successive fasi storiche del periodo fenicio-punico, vanno menzionati gli eleganti vasi con orlo
bilobato e a fungo, provenienti dalla necropoli ad incinerazione di Pani Loriga-Santadi, e
dell'Età Romana Imperiale un interessante corredo. L'esposizione di questa sala si completa
con 5 bacheche in sospensione che contengono una serie di manufatti litici in selce e
ossidiana provenienti da stazioni neolitiche del territorio di Santadi e Villaperuccio.
Interessanti le piccozze scheggioidi da scavo, ritrovate nella necropoli a domus de janas di
Montessu. I pannelli parietali richiamano le particolari tipologie di architetture presenti nel
territorio.
La ''Sala C'' addossata alla parete di fondo del laboratorio ripropone gli originali cumuli di
deposito provenienti dal Santuario di Su Benatzu. In associazione a questi centinaia di vasi di
diversa tipologia e lucerne, un tripode bronzeo di tradizione cipriota, decorato con motivi
geometrici, protomi bovine, pendenti a sfera, e pugnaletti bronzei gammati, conservati oggi al
Museo Archeologico di Cagliari, di cui il museo custodisce una copia fedelissima degli originali,
completavano le offerte votive.
A corredare le esposizioni, a fronte delle vetrine, si trovano i pannelli didascalici, grafici e
fotografici. I pannelli esplicativi riportano tabelle cronologiche, carte di distribuzione dei siti
archeologici, grafici analitici dei fossili guida dell’industria litica e ceramica. Presenti
gigantografie panoramiche e immagini che riproducono gli straordinari idoli in osso della Dea
Madre, risalenti al Neolitico medio, rinvenuti nella grotta del Monte Meana Santadi. I pannelli
parietali ripropongono le tipologie delle domus de janas di Montessu-Villaperuccio, la Tomba
dei Giganti di Fraigada-Santadi; l’area abitativa, le fortificazioni e le tombe a camera della
fortezza fenicio-punica di Pani-Loriga-Santadi; le terme romane di Is Figueras-Santadi.
Questo museo rappresenta un ambiente di apprendimento privilegiato e mezzo educativo.
L'attività didattica è mirata al mondo della scuola e alle diverse categorie di utenti, non solo
attraverso le visite guidate, ma con la proposta di altre attività. Per il mondo della scuola offre
stages formativi, tirocini e possibilità di studiare i materiali archeologici per tesi universitarie,
scuole di specializzazione e dottorati di ricerca. Dispone di una sala laboratorio che raccoglie i
reperti dei vari scavi effettuati nel territorio di competenza, dove vengono catalogati e
studiati, e qualora fosse possibile restaurati, per poi essere esposti al pubblico.
Volendo fare un’analisi critica di come nasce il museo, dovremmo recarci proprio all’interno
del laboratorio che si trova al piano inferiore. E' da questo ambiente che prende vita ciò che
poi verrà esposto all’interno delle sale museali. I numerosi reperti catalogati e conservati nella
sala laboratorio costituiscono un patrimonio straordinario di storia del nostro territorio.
L’enorme quantità e qualità di oggetti che attendono di essere esposti, per via delle sale non
sufficienti, potrebbe dare la possibilità al museo di diventare il polo espositivo principale,
specializzato nelle evidenze preistoriche del territorio. Per il momento non avendo grandi sale
espositive e spazi limitati, periodicamente vengono cambiate le collezioni per dare la
possibilità di far conoscere tutti i pezzi a quanti ne sono interessati. Oggi il museo fa da
supporto agli scavi archeologici del territorio attraverso una collaborazione scientifica con il
Centro Nazionale di Ricerca di Roma e l'Università di Cagliari.
La qualità di un sistema così complesso trasmette cultura e approfondisce le conoscenze.

Testo Lucia Deidda - Tutti i diritti riservati

Riferimenti bibliografici
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La documentazione fotografica relativa ai reperti archeologici è stata realizzata su concessione


del Ministero per i Beni e le Attività Culturali – Soprintendenza per i Beni Archeologici per le
Province di Cagliari e Oristano.
Foto Lucia Deidda

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