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Città e campagna:
culture, insediamenti, economia (secc. VI-IX)
Responsabile scientifico:
Caterina Giostra, Università Cattolica del Sacro Cuore - Milano
La pubblicazione del presente volume è stata resa possibile anche grazie al sostegno finanziario offerto dal Museo
Archeologico Nazionale di Cividale del Friuli.
Composizione e impaginazione:
SAP Società Archeologica s.r.l.
ISSN 2532-3202
ISBN 978-88-99547-21-9
Sommario
7 Presentazioni
Marco Sannazaro
Caterina Giostra
Abitati rurali
13 Insediamenti rurali della Francia settentrionale fra VI e IX secolo: forme, tipologie, funzioni ed
economia
Isabelle Catteddu
97 I beni pubblici della corona dall’Impero romano ai Longobardi: il caso di Roselle (Grosseto)
Elena Chirico, Carlo Citter
121 Miranduolo in Alta Val di Merse (Chiusdino-Siena). Un villaggio del regno longobardo tra
vocazione mineraria e rurale: VII-VIII secolo
Marco Valenti
Castra e città
167 Lomello - Villa Maria tra tardo antico e alto medioevo
Rosanina Invernizzi
197 Mantova fra la tarda antichità e la dominazione longobarda: una città in trasformazione
Grazia Facchinetti, Daniela Castagna, Elisa Possenti, Alberto Manicardi
235 La necropoli presso la ferrovia a Cividale del Friuli
Angela Borzacconi, Caterina Giostra
267 “... infra muros civitatis Foroiuliuensis in loco qui dicitur Vallis …” Archeologia di un centro di potere
nella Cividale longobarda
Luca Villa
L’archeologo, l’ho ribadito più volte1, deve ricostruire mento dei Longobardi costituisce una fase importante,
sequenze sulla base delle proprie fonti e solo alla fine che non può essere compresa se non ricostruendo l’in-
del proprio percorso di ricerca confrontarle con le testi- tero processo.
monianze scritte. Tanto più se si occupa dell’insedia-
mento dei Longobardi, per il quale i testi accennano 1. Le fonti scritte
assai sbrigativamente al diritto di hospitalitas e alla loro
organizzazione sociale. Le fonti scritte relative alle prime fasi di stanziamento
A sua volta l’archeologia, nonostante i numerosi ritrova- dei Longobardi in Italia, in particolare Paolo Diacono e
menti degli ultimi anni2, si è in genere limitata a docu- l’editto di Rotari, ci offrono più spunti di riflessione, sui
mentare nuclei insediativi e necropoli. Prevalente- quali peraltro l’interpretazione è alquanto variegata,
mente di breve durata, suggeriscono abbandoni e una rispetto ai due problemi che più ci interessano: le
forte mobilità, in contraddizione con gli abitati di suc- modalità e la struttura sociale dell’insediamento.
cesso, giunti sovente sino a noi senza soluzione di con- Paolo Diacono, in due celebri passi, riferisce di come i
tinuità dall’età romana. L’insediamento dei Longobardi Longobardi regolarono i loro rapporti con i Romani
si intreccia inoltre con altri due temi che riguardano attraverso l’hospitalitas, strumento giuridico utilizzato
l’evoluzione delle campagne: le trasformazioni delle per l’acquartieramento dell’esercito. Nel primo, rac-
aziende romane centrate sulle ville, le cui architetture contando del periodo dell’interregno, afferma che i
raramente si conservano, forse in virtù di una loro fun- Romani, per hospites divisi, furono assoggettati (come
zione pubblica3, mentre quasi sempre sono sostituite tributarii) al pagamento della terza parte dei raccolti6.
da strutture povere4; la lenta costruzione (tra cattolice- Nel secondo aggiunge che, come populi adgravati,
simo e arianesimo) della rete ecclesiastica. Rimossa furono suddivisi tra gli hospites longobardi7. Gli storici
dall’agenda di storici e archeologi è invece la scom- ne hanno proposto differenti interpretazioni. Alcuni,
parsa dell’organizzazione, prevalentemente di natura come Walter Goffart, ritengono che l’hospitalitas impli-
fiscale, dei pagi romani, un tema che andrebbe ripreso casse solo e sempre un pagamento di rendite; altri,
nel quadro più generale della trasformazione delle sulla base di varie testimonianze o congetture, riten-
campagne nel primo millennio5. Di questa lo stanzia- gono che comprendesse il conferimento di terre, ipo-
* Già Università degli Studi di Padova; gpbrogiolo@gmail.com. eventuale continuità in CHAVARRíA ARNAU c.s.b; in rapporto ai cimiteri
1 Mi limito a citare l’impostazione del mio volume sulla città (BRoGIoLo CHAVARRíA ARNAU c.s.a.
2011b), ma per la più ampia problematica si veda WICkHAM 2007. 5 BRoGIoLo c.s., premessa del presente contributo; insieme costitui-
2 Sui quali si vedano, da ultimo, PoSSENTI (a cura di) 2014 e GIoSTRA scono la prima parte di una più ampia ricerca.
(a cura di) 2017. 6 Hist. Lang., II, 32.
3 BRoGIoLo, CHAVARRíA ARNAU 2005 e 2014. 7 Hist. Lang., III, 16.
4 Un aggiornamento sul significato della fine delle ville e sulla loro
58 Città e campagna: culture, insediamenti, economia (secc. VI-IX)
tesi questa particolarmente rilevante per chi intenda comune e che rimasero nella disponibilità pubblica,
ritrovarne le tracce sul terreno8. che ne fece poi dono alle aristocrazie laiche ed eccle-
Per quanto riguarda la loro struttura sociale, la discus- siastiche.
sione ruota invece attorno al significato di tre termini: Quello comunitario è peraltro solo un aspetto dell’inse-
“fara”, “exercitales”, “arimanni”. diamento longobardo. Nell’Editto di Rotari, nei capitoli
Le “fare”, secondo Paolo Diacono clan familiari allar- sulle campagne, alcune prescrizioni riguardano
gati (generationes vellineas9), erano ancora attive nel soprattutto le curtes, aziende agricole non solo pubbli-
643, quando l’Editto di Rotari specifica che, guidate che ma anche private che potevano essere oggetto di
da un uomo libero, avevano il diritto, con il permesso compravendita. Nei documenti dell’VIII secolo compa-
del re, di spostarsi ovunque volessero all’interno del iono spesso proprietari privati di aziende, talora rice-
regno, con una sola limitazione: restituire i beni che vute in dono dal re, e un problema chiave è di capire
avevano ricevuto in dono dal duca o da un altro uomo come interagissero i beni collettivi degli arimanni con
libero10. quelli dei singoli privati, all’interno di un sistema nel
Gli “exercitales”, secondo l’Editto di Rotari, come quale, come specifica la legislazione coeva, singoli pri-
indica il nome, erano i componenti dell’esercito cam- vati tendevano ad accaparrarsi beni pubblici.
pale o delle guarnigioni che difendevano città e castelli Le curtes potevano essere territorialmente concentrate
(in exercito o in sculca11); non potevano sottrarsi al loro o costituite da poderi sparsi ma con gestione unitaria16.
duca, al quale dovevano prestare assistenza nel suo Recinzioni vegetali (iderzum = sepe aliena; sepe stan-
compito di rendere giustizia12. Per tale ruolo, impor- taria, ovvero steccato17) e fossati le proteggevano ed
tante nel controllo del territorio e in rapporto diretto con era fatto divieto a chiunque, libero o servo, di entrare di
il livello più alto del potere13, godevano di una duplice notte nella corte di un altro (riferito genericamente alla
tutela: se maltrattati dal duca, il gastaldo regio li proprietà o al centro aziendale?)18. Per inciso, le nume-
avrebbe assistiti nell’accertamento dei fatti; viceversa, rose prescrizioni sulla violazione delle proprietà tradi-
sarebbe stato il duca a intervenire, se a insidiarli fosse scono una condizione di insicurezza che traspare
stato il gastaldo14. anche da due altri capitoli dell’Editto che accennano
Si è discusso se gli exercitales della fine del VI-VII agli assalti ad opera di bande di contadini (concilium
secolo corrispondano agli arimanni. Questi compaiono rusticanorum19) e alle azioni contro i villaggi20, unico
nelle fonti agli inizi dell’VIII secolo, dunque ancora in accenno questo a insediamenti accentrati.
età longobarda, nel capitolo 44 delle Leggi di Liut-
prando15 e continuano poi ad essere menzionati fino al 2. Insediamenti polifocali e di breve durata
XII secolo come detentori di beni fiscali, che sfruttano
in comune, in cambio dell’assistenza nella giustizia e di L’organizzazione sociale e i tipi di insediamento dei
prestazioni in favore dell’imperatore. Accettando Longobardi sono stati sinora dedotti dai cimiteri a file, a
l’equivalenza tra i due termini, come proposto anche partire dallo studio pionieristico di Jørgensen del 1992
da Giovanni Tabacco, uno storico pur assai critico su Nocera Umbra e Castel Trosino21. Almeno alcuni
rispetto alla storiografia della prima metà del XX cimiteri si sviluppano topograficamente con nuclei
secolo, dobbiamo ammettere un insediamento longo- costituiti da gruppi familiari allargati di 10-15 persone;
bardo distinto rispetto a quello romano, organizzato e attorno al capofamiglia e alla moglie, riconoscibili dalla
controllato dall’alto con la concessione agli exercita- posizione centrale delle tombe e dal prestigioso cor-
les-arimanni di terre (braidae) e boschi (gahagia o, con redo, si collocano figli e parenti adulti con offerte pari-
termine latino, silvae arimannorum), da essi gestiti in menti significative, bambini con doni più ridotti e indivi-
8 GoFFART 1980; BARNISH 1986; DURLIAT 1988; LIEBESCHUETZ 1997; 15 Sulla questione degli arimanni: TABACCo 1966 e CASTAGNETTI 1996.
ancora GoFFART 2013. Per l’età gota: PoRENA 2012; ARNoLD et alii Per la corrispondenza tra exercitales e arimanni: TABACCo 1969, pp.
2016; BRoGIoLo 2011a. 255-258. Una riconsiderazione del problema in GASPARRI 2006.
9 Hist. Lang., II, 9. 16 Sull’organizzazione delle corti: AZZARA 2015.
10 Roth. 177. 17 Roth. 285, 287.
11 Roth. 21. 18 Roth. 32, 33, 277, 278.
12 Roth. 20, 22. 19 Roth. 279.
13 Lo ricorda Paolo Diacono, riferendo della battaglia combattuta a 20 Roth. 280.
Cornate, nel 688, tra il re Ariperto e l’usurpatore ariano Alahis (Hist. 21 JøRGENSEN 1992, con differenti interpretazioni RUPP 1997. In gene-
Lang., V, 40). rale: GIoSTRA 2017b; CHAVARRíA ARNAU c.s.a, c.s.c. Per le necropoli
14 Roth. 23, 24. longobarde in Lombardia: DE MARCHI 2007.
L’insediamento dei Longobardi nelle campagne tra mobilità e riequilibrio territoriale 59
22 Tra questi, possiamo ricordare l’insediamento di Brega di Rosà confermata da don Giuseppe Rubini, che ha in corso una pubblica-
(Vicenza) (CoBIANCHI et alii 2009) e quelli con capanne e sepolture di zione sulla chiesa.
Collegno (Torino) (PEJRANI BARICCo, a cura di, 2004), le capanne 25 ToRELLI 1914, n. 55, p. 40. Altra attestazione nel 1044 (n. 65, p. 52).
seminterrate presso la necropoli di Povegliano Veronese, loc. ortaia 26 ToRELLI 1914, n. 665, p. 420.
(GIoSTRA 2014), l’insediamento con capanne e sepolture di VII secolo
27 PICCoLI 1980, dopo un accenno senza immagini in PICCoLI 1975;
di Cornate d’Adda, loc. Paradiso (Monza e Brianza) (SIMoNE ZoPFI
2006, con reinterpretazione in BRoGIoLo 2008); nel mantovano, il vil- MENoTTI 2006, 2014, pp. 370-375; MENoTTI, MANICARDI 2006, pp. 441-
laggio accentrato di Curtatone, loc. Buscoldo (MARASToNI 2017) e 445.
quello di VII-VIII secolo, sorto su una villa romana, di Mantova San 28 MARASToNI 2017.
Giorgio (RoDIGHIERo, CARRARA 2013). 29 La revisione, qui proposta sulla base dell’edito, intende stimolare
23 Diploma di Corrado II del 1037 in favore del vescovo di Mantova i nuovi funzionari della Soprintendenza di Mantova a completare la
(CoNRADI II DD., n. 235). ricerca per promuoverne poi una pubblicazione scientifica.
24 L’identificazione, proposta in MENoTTI 2014, mi è stata gentilmente 30 PICCoLI 1975, 1980, Tav. III.
60 Città e campagna: culture, insediamenti, economia (secc. VI-IX)
31 PICCoLI 1975, p. 57 e 1980; MENoTTI 2014, p. 370. 33 MENoTTI 2014, ripresa senza modifiche da MARASToNI 2017.
Mussolina (fig. 6, n. 4), un intero cimitero di 240 tombe un’altra convinzione, peraltro mai provata, ovvero che
(di cui 98 a cassa in muratura con copertura a lastre o a nel medesimo cimitero venissero sepolti quanti, in vita,
cappuccina, le altre in nuda terra) in un’area di 2.200 abitavano in aziende vicine tra loro38.
mq; tra i corredi sono stati segnalati guarnizioni di cin- Numerose rimangono peraltro le domande inevase. In
tura, otto scramasax, due punte di lancia e quattro particolare, le tre necropoli di VII secolo della Chie-
frecce. A Ca’ Franchini (fig. 6, n. 2, nell’area di un abi- sazza, tutte collegate ad aree abitative, a cosa corri-
tato del Bronzo Finale), sono venute alla luce quattro spondono dal punto di vista sociale? A una comunità
tombe, una delle quali conteneva un pettine in osso, e gerarchicamente articolata (tipo “fara”) o a singoli
presso la Cascina Boritiero (fig. 6, n. 3), undici tombe, in gruppi familiari con distinte proprietà?
una delle quali è stato trovato un vago in pasta vitrea. La composizione numerica degli insediamenti longo-
Le sette necropoli di Sacca di Goito, per tre delle quali bardi è stata finora desunta dai relativi cimiteri: divi-
sono stati individuati anche i relativi piccoli abitati, si dendo il numero di inumati per generazione (stimata in
trovano a poco più di due chilometri da Goito, dove la ca. 40 anni), la maggior parte dei cimiteri altomedievali
via Postumia, non lontana da questi insediamenti, sembra essere riferibile a poche unità familiari, tutt’al
incrociava la strada da Brescia a Mantova e superava più clan allargati. A Sacca, le 240 tombe per quattro
poi il fiume Chiese diretta a Verona (fig. 7). L’ipotesi su generazioni, presso la cascina Mussolina, potrebbero
cui lavorare è che i siti altomedievali di Sacca, come essere riferibili a 60 individui ogni 40 anni, che pos-
quelli più a sud, sempre in prossimità del fiume, di Cur- siamo confrontare con i 35 inumati (3-4 nuclei familiari)
tatone località Buscoldo e di Rodigo, si siano svilup- per generazione di Collegno, i 40 di Spilamberto, i 60 di
pati, alla fine del VI secolo, nell’ambito dell’espansione Povegliano, mentre sono in maggior numero (70-80) a
longobarda ai danni di Mantova, rimasta sotto il con- Leno e Nocera Umbra (100)39.
trollo dell’impero fino al 603 probabilmente grazie a un Anche la durata degli insediamenti40 è stata ricavata
sistema di difesa approntato sia lungo il fiume Chiese soprattutto da quella dei cimiteri: nell’arco di una gene-
sia lungo il Mincio. Possiamo anche osservare che razione per alcuni, indice di una notevole mobilità; più
questi insediamenti non erano difesi, bensì inseriti in lunga, anche un paio di secoli, per altri. Lo sposta-
aree agricole di età romana. Inoltre, si può escludere mento non sarebbe legato solo alla prima fase, durante
la quale molti duchi operarono singolarmente, talora in
appoggio agli imperiali, come nei noti casi dei capi
militari Ariulfo e Droctulfo41; anche in seguito, e lo si è
già detto, un uomo libero aveva il diritto di migrare con
la sua fara42. Questo potrebbe spiegare alcuni dei tanti
precoci abbandoni, pur senza chiarirne le possibili
cause (spostamento, al seguito di un capo, in nuovi ter-
ritori sottratti ai Romani, oppure, di propria iniziativa, in
un vicino villaggio di nuova fondazione, in un castello o
nella città) e le conseguenze (con possibile diserzione
dell’azienda non più redditizia, suggerito dalla scom-
parsa dell’intera toponomastica antica). In molti casi la
persistenza della toponomastica suggerisce una conti-
nuità delle coltivazioni, pur da un nuovo insediamento
sorto nelle vicinanze, e in questo si aprono altre ipotesi,
per le quali dovremmo comunque sempre disporre sia
dei dati sui cimiteri sia sugli abitati. La fine di un cimi-
tero potrebbe talora semplicemente indicare un cam-
Fig. 7. Goito. Via Postumia, la strada Brescia - Mantova e la bio di ritualità, magari in rapporto a una chiesa (come a
Chiesazza di Sacca (carta militare austriaca della prima metà Leno, con il passaggio da Campo Marchione a San
del XIX secolo). Giovanni 43) o a una maggiore integrazione con la
38 Ipotesi avanzata anche per il cimitero di Sant’Albano Stura (in Pie- 41 DELoGU 2016 in base alla composizione dei corredi di Castel Tro-
monte) di ca 800 inumati, riferito a più villaggi: GIoSTRA 2017a, p. 23. sino, dove due comandanti sono stati sepolti con insegne tipiche dei
39 GIoSTRA 2017a, pp. 23-25. generali bizantini.
40 FRANCoVICH, HoDGES 2003; VALENTI 2004; BRoGIoLo, CHAVARRíA 42 Roth. 177.
ARNAU, VALENTI (a cura di) 2005; BRoGIoLo, CHAVARRíA ARNAU 2005. 43 GIoSTRA 2011, pp. 16-19.
64 Città e campagna: culture, insediamenti, economia (secc. VI-IX)
44 VENTURINI 2013 e in generale SETTIA, MARASCo, SAGGIoRo 2013. 50 Nel 1091, durante la contesa con Matilde di Canossa, Enrico IV
45 RoSSETTI 1968. occupa Minervia (DoNIZoNE, Vita Mathildis, in RRIISS, V, p. 371),
46 LUSUARDI, GIoSTRA (a cura di) 2012. identificata da oDoRICI 1855, IV, p. 180, con Manerbio, mentre è più
probabile si tratti della Rocca di Manerba, nella quale, nel settembre
47 BREDA 2007, riconsiderato in BRoGIoLo 2017, pp. 394-398.
del 1090, era presente Uberto, figlio del defunto conte di Parma
48 BRoGIoLo2016. Arduino (BETToNI 1880, III, n. 7), appartenente alla famiglia degli
49 CIL 4421. L’ipotesi deriva dal fatto che aveva proprietà a Manerbio Arduini (CASAGRANDE 1989) in stretti rapporti con la contessa Matilde
la famiglia Di Rosa di Brescia, che la conservava. (WIkIPEDIA, pagina Ugoni-Longhi, modificata il 20 sett. 2017).
L’insediamento dei Longobardi nelle campagne tra mobilità e riequilibrio territoriale 65
Fig. 9. Drena. Toponimi (tra cui Gazzo e Breda) attorno al vicus e alla villa, sorti in piano, ai piedi del castello.
Fig. 10. Manerbio. Nel castello le chiese di San Lorenzo e di San Martino e, tra le due, l’area dove è stato sca-
vato l’abitato longobardo di VII secolo. All’esterno le località di Breda, Guato, Inziano, la chiesa di San Fau-
stino, a nord-est della quale si trova la località Gazzanega.
66 Città e campagna: culture, insediamenti, economia (secc. VI-IX)
51 Cdlm, San Pietro in monte di Serle, 15. 53 oDoRICI 1857, VII, n. 230, 14 agosto 1192.
52 BREDA 1986, 1991, ma vedi anche BREDA 2008. 54 Cdlm, San Giovanni de foris, n. 37.
L’insediamento dei Longobardi nelle campagne tra mobilità e riequilibrio territoriale 67
Fig. 12. Sulla carta militare austriaca sono posizionati: Averga, la necropoli di Carvaggio, Fornovo e i ritrovamenti di Fara olivana
(1. Abitato, 2. San Vito, 3. San Pietro, 4. Insediamento tardo antico, 5. Necropoli longobarda, 6. Necropoli La Tène D1, 7. Inse-
diamento tardo antico, 8. Necropoli romana).
Gera d’Adda, per citare i più importanti) all’interno di un Non abbiamo invece dati archeologici per il vicino abi-
sistema insediativo che risale all’età celtico-romana. tato di Fara olivana (fig. 14), il cui nome associa il ter-
Un chilometro a nord di Bariano, lo scomparso Averga mine “fara” a un aggettivo “Libani” forse derivato dal
(sulla base del toponimo derivato dal celtico “berga” e nome del proprietario di un fundus romano. Nella car-
del nome, pure celtico, di due individui ricordati in tografia storica si vede un nucleo antico, protetto da un
un’epigrafe), è considerato un vicus. Vi si conservano fossato, successivamente ampliato, all’interno del
in elevato due grandiosi ambienti, pertinenti a un com- quale sorgeva la chiesa di Santo Stefano, elevata al
plesso della prima età imperiale che si ipotizza pub- ruolo di pieve al posto di quella più antica di Santa
blico, riutilizzati il primo come chiesa plebana di Santa Maria di “Averga”.
Maria, il secondo come battistero di San Giovanni (fig. Nelle campagne circostanti Fara, dove sono invece
13). In rapporto ai due edifici sono state scavate più attestati i toponimi germanici “feld” e “braida” e le
fasi di sepolture, databili dal IV-V al XV secolo. La chiese di San Pietro e San Vito, è stata scavata una
prima comprende 15 tombe, una sola delle quali con- necropoli longobarda nei pressi di un più antico cimi-
teneva un’anforetta biansata e una coppa in ceramica; tero di età romana repubblicana, all’incrocio tra due
alla seconda, di età longobarda, sono state riferite cin- località contraddistinte da toponimi (Campetto e
que tombe a cassa (con murature miste, fondo in late- Valazza) che ne descrivono esclusivamente la morfolo-
rizi, intonacatura interna, copertura in lastre di grandi gia, senza alcun riferimento a un abitato. Una parte
dimensioni). In tre di esse è stata trovata una crocetta delle 113 tombe è stata depredata; solo alcune ave-
d’oro, una priva di decorazione e due con motivi orien- vano ancora un ricco corredo di armi con 9 spade, 8
tali (rispettivamente con tre figure danzanti sovrastate umboni e numerosi scramasax56.
da un erote e con grifoni), circostanza che ha suggerito “Fara Libana”, attestata con case nel 915, poi sede ple-
di attribuirle a un contesto di Romani55. bana e infine, nel XII secolo, comune rurale, è una
0 10 m
comunità di successo e sarebbe interessante, attra- necropoli e le altre due suggerite dai nomi delle due
verso l’archeologia, ricostruirne, come per Manerbio, chiese) inserite, al pari di Fara, in un preesistente inse-
la struttura e l’evoluzione in rapporto al probabile inse- diamento celtico-romano (fig. 12)57. All’interno di un
diamento di una fara longobarda. Ci aiuterebbe a riequilibrio che, secondo le fonti scritte della vicina
capire la minor fortuna non solo dell’abitato di Averga, Isola Brembana, è conseguenza dell’affermazione, nel
ma anche delle tre aziende (quella cui è riferibile la corso dell’XI secolo, di nuovi poteri che riorganizzano il
58 Su cui vedi GASPARRI 2006. 59 Come nella storiografia inglese (JoNES 2015; GELLING 2011).
70 Città e campagna: culture, insediamenti, economia (secc. VI-IX)
(e) centrale è anche la relazione tra insediamenti, logici confermano come siano state portate dai nuovi
necropoli e chiese (cattoliche e ariane): come interpre- arrivati, soprattutto longobardi.
tarne l’assenza in molti insediamenti e necropoli di fine Sebastian Brather62 ha recentemente analizzato crono-
VI e VII secolo e fino a che punto, dove vennero logia, varianti costruttive, ingressi, funzioni in relazione
costruite, rappresentarono un elemento di stabilità. a focolari e forni, divisioni interne, distanze e aree pro-
Nel loro insieme queste osservazioni ci aiutano a duttive delle capanne dei piccoli insediamenti rurali in
inquadrare i problemi delle modalità e le caratteristiche Slovacchia, Polonia, Moravia e Germania. Secondo lui
sociali dell’insediamento longobardo, ma per com- questi insediamenti sono riferibili a gruppi familiari o
prenderne le caratteristiche occorre anche valutarne il parentali che gestiscono in comune le aree produttive;
livello economico. Rispetto al popolamento tardoan- inoltre le capanne seminterrate, il tipo più diffuso, sono
tico, appare assai più basso, conseguenza di un regno in parte abitazioni in parte annessi.
longobardo che rimase, almeno fino al VII secolo, poli- Anche in Italia le architetture erano prevalentemente in
ticamente ed economicamente frammentato e non riu- legno. Nell’Editto di Rotari ben tre capitoli le riguardano
scì mai ad estendersi all’intera Italia: una situazione espressamente, prevedendo pene per chi rubi una
dunque assai diversa rispetto non solo al tardo impero, trave o una scandola da una casa o danneggi o faccia
ma allo stesso regno dei Goti, che controllava gran crollare una cassina o un tectum (tettoia) fuori da una
parte delle terre affacciate sul Mediterraneo nord-occi- corte 63 . Le caratteristiche tecniche ne favorivano
dentale. È in questa prospettiva, oltre che per la fine senza dubbio lo spostamento, ma questo non spiega
delle aristocrazie tardoantiche (un aspetto su cui si è la mobilità, testimoniata dagli abbandoni, più o meno
peraltro riflettuto più volte 60), che si spiega il venir rapidi, di molti insediamenti rurali, che sembra indicare
meno delle architetture residenziali di qualità, in grado una scarsa resilienza di fronte a imprevisti.
di attivare un mercato complesso di artigiani e mate- Per completare il quadro del popolamento in età longo-
riali. Di questa distinzione erano perfettamente consa- barda è peraltro necessario sviluppare ulteriori ricerche
pevoli i contemporanei, che distinguevano tra un’archi- sull’avanzato VII e VIII secolo, quando con la fine della
tettura “gallicana” (in legno o terra) e una in “opera mobilità del periodo precedente e con lo spostamento di
romanense” o quadrata, per le quali il riferimento, alcuni centri religiosi e di potere nei nuovi insediamenti
come ha osservato Alexandra Chavarría Arnau61, sem- di successo, non solo si realizzò un riequilibrio, ma ven-
bra essere non ai Romani antichi ma a quelli del VI-VII nero pure assorbite alcune delle peculiarità dell’organiz-
secolo sotto il controllo dell’impero, che gli storici zazione sociale e di cultura materiale introdotte dai Lon-
hanno ribattezzato “bizantini”. Una definizione storio- gobardi. Quelle espresse nella ritualità della morte fini-
grafica, questa, che ne accentua un’estraneità rispetto rono con la conversione al cattolicesimo e il più tardo svi-
ai Romani che vivevano nei regni barbarici, non perce- luppo, presso le chiese, dei cimiteri cristiani. La cultura
pita dalle fonti contemporanee. materiale, soprattutto quella delle architetture residen-
onnipresente, non solo nelle campagne ma anche ziali “povere” rimase attiva più a lungo, in aree marginali
nelle città, è l’architettura “povera”. Rigettando le attri- fino all’età moderna, ma scomparvero le capanne
buzioni a squatter o a Romani convinti che abitare in seminterrate. Espressione del livello sociale più basso
capanne fosse più confortevole rispetto alle ville con i della società longobarda, quello dei servi, furono sosti-
mosaici, sembra più corretto riferirle a contadini, liberi tuite da residenze meno precarie, nel quadro di una
o servi, che continuavano a lavorare la terra. E per ripresa economica, testimoniata, nell’VIII secolo, dal fio-
quanto riguarda le capanne seminterrate, i dati archeo- rire degli investimenti nelle architetture religiose.
Abstract
L’insediamento dei Longobardi nelle campagne tra mobilità e riequilibrio territoriale
Le fonti scritte, in particolare l’editto di Rotari e Paolo Diacono, ci offrono più spunti di riflessione sullo stanziamento dei Longo-
bardi in Italia, sia sulla hospitalitas, sia sul significato di alcuni termini (“fara”, “exercitales”, “arimanni”) che alludono alla loro
composizione sociale.
La sfida per l’archeologo è confrontare queste informazioni con le interpretazioni desunte da autonome agende di ricerca, sem-
pre più complesse se frutto di indagini sistematiche. In questa sede si discutono un paio di aspetti: il primo relativo all’individua-
zione, negli insediamenti, di quanto suggerito dalle fonti scritte; il secondo sul grado di mobilità, tra breve durata di alcuni siti
(abitati e necropoli) e successo di altri.
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