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BEATA TERESA MARCINIK, Ancora sui sesini veneziani della raccolta Dalla Laita

ad Ala : emissioni irregolari, contraffazioni e imitazioni, in «Studi trentini.


Arte» (ISSN: 2239-9712), 97/1 (2018), pp. 97-133.

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Studi Trentini. Arte a. 97 2018 n. 1 pagg. 97-133

Ancora sui sesini veneziani della raccolta Dalla Laita


ad Ala.
Emissioni irregolari, contraffazioni e imitazioni*1
Beata Teresa Marcinik

 Il gruzzolo di sesini veneziani presente tra i reperti della raccolta numismatica di Luigi
Dalla Laita ad Ala si compone di 62 monete e proviene forse da un ripostiglio del territorio
alense, occultato in un momento prossimo al 1603, anno di ritiro della serie monetale.
Le monete appartengono alle emissioni dei sesini regolari, con l’eccezione di due pezzi
risalenti al dogato di Pasquale Cicogna (1585-1595), dei quali l’uno è una variante di tipo
regolare, mentre il secondo risulta essere un’imitazione. Il presente contributo contestua-
lizza i due esempi di emissione irregolare sia da un punto di vista storico, nel quadro delle
falsificazioni monetali di età moderna nell’Italia settentrionale, sia dal punto di vista scien-
tifico, alla luce delle indagini archeometriche condotte su un campione dei reperti. Segue la
schedatura della seconda parte del catalogo dei sesini della raccolta Dalla Laita (42 pezzi) e
di un sesino in collezione privata, rinvenuto in località Colleri presso Serravalle di Ala, tutti
di emissioni regolari della zecca di Venezia.
 The group of Venetian sesini, present among the finds of the numismatic collection of Luigi
Dalla Laita in Ala, consists of 62 coins. It may originate from a hoard, found in the Ala ter-
ritory, concealed in a moment close to 1603, when the monetary series was withdrawn. The
coins belong to the emissions of the regular sesini, with the exception of two pieces dating
back to the period when Pasquale Cicogna was Doge (1585-1595), one of which is a variant
of the regular type, while the second is an imitation.

*
Vorrei porgere i miei ringraziamenti al dott. Gian Andrea Moz, già responsabile del Servizio attivi-
tà culturali e turistiche del Comune di Ala, alla dott.ssa Marina Pastorello, responsabile dell’Ufficio
Cultura, turismo e sport, e alla dott.ssa Elena Corradini, dell’Ufficio Biblioteca e Archivio storico,
per avermi affidato nel 2015 la ricognizione e lo studio dei reperti numismatici della Raccolta di Lu-
igi Dalla Laita. Il progetto è maturato durante i colloqui con la dott.ssa Annamaria Azzolini del Ca-
stello del Buonconsiglio. Monumenti e collezioni provinciali, attenta a promuovere iniziative di va-
lorizzazione del patrimonio storico-archeologico alense. Ringrazio il Soprintendente per i beni cul-
turali della Provincia autonoma di Trento, dott. Franco Marzatico e il responsabile dell’Ufficio beni
archeologici della Soprintendenza stessa, dott. Franco Nicolis, per aver promosso nel 2016 il proget-
to multidisciplinare di numismatica con il supporto delle analisi archeometriche (in corso, con i ri-
sultati da pubblicare separatamente). Un ringraziamento particolare va al direttore del Castello del
Buonconsiglio. Monumenti e collezioni provinciali, dott.ssa Laura Dal Prà e alla responsabile della
Biblioteca, Alessandra Facchinelli. La mia riconoscenza va inoltre al prof. Diego Ercole Angelucci e
a Teresa Medici, per avermi invitata allo studio del sesino dello scavo nei pressi di Mezzana in Val di
Sole, a Maciej e Jan Michno per la prima lettura del testo nonché al prof. Giovanni Gorini dell’Uni-
versità di Padova e al prof. Andrea Saccocci.

 1. Venezia, Palazzo della Zecca. Affacciato sul bacino di San Marco e adia-
cente al Palazzo della Libreria Marciana, fu costruito secondo il progetto di 97
Jacopo Sansovino (1537-1547)
The present contribution contextualizes the two examples of irregular emission, both from a
historical point of view, in the context of the monetary falsifications of modern age in north-
ern Italy, and from the scientific point of view, in light of the archaeometric investigations
carried out on a sample of the findings. The contribution also contains the second part of the
catalog of the sesini from the Dalla Laita collection (42 pieces) and one sesino from a private
collection, found in Colleri near Serravalle di Ala, all of which are regular issues of the Venice
Mint.

I l presente contributo prosegue e completa un primo studio dedicato a un gruz-


zolo di sesini veneziani individuato tra i reperti della raccolta numismatica di
Luigi Dalla Laita ad Ala, composto di 62 pezzi di questa serie monetale, emessa
dalla Zecca di Venezia (fig. 1) fra la seconda metà del XVI secolo e i primi tre
anni del XVII1. Si può verosimilmente ipotizzare che le monete, forse recuperate
da un non meglio precisato ripostiglio sul territorio alense, siano state occultate
durante il dogato di Marino Grimani (1595-1605) o immediatamente dopo il
loro ritiro, avvenuto nel 16032.
La prima parte dello studio ha ripercorso le principali vicissitudini della
raccolta di Luigi Dalla Laita e fornito un quadro di sintesi riguardante le emis-
sioni regolari dei sesini della zecca di Venezia, unitamente al catalogo dei venti
sesini in migliore stato di conservazione. Su questi ultimi, scelti come campione
rappresentativo di tutto il lotto, sono state successivamente compiute ulteriori
verifiche della composizione della lega mediante analisi archeometriche non
distruttive3. Nel rendere noti i risultati di queste indagini, il presente contri-
buto intende approfondire alcuni aspetti relativi alle cosiddette falsificazioni, e
in particolare alle contraffazioni e alle imitazioni, per meglio definire la natura
di due esempi di emissione irregolare di sesini presenti all’interno del gruzzolo
(catalogo nn. 19-20), entrambe risalenti al dogato di Pasquale Cicogna (1585-
1595).

1
Il fondo di Luigi Dalla Laita è custodito presso la Biblioteca Comunale ad Ala, ad eccezione dei reperti
affidati a suo tempo al Museo Provinciale d’Arte di Trento, ora Museo Castello del Buonconsiglio.
Monumenti e collezioni provinciali. La raccolta numismatica è stata presa in visione dalla scrivente
nel 2015 e non si può escludere la possibilità della presenza di altri sesini, individuabili in sede di una
futura schedatura numismatica; Marcinik, Sesini veneziani, pp. 407-439.
2
I risultati dello studio sui sesini sono stati presentati durante due conferenze organizzate dall’Ammi-
nistrazione comunale di Ala e dalla Biblioteca comunale di Ala, la prima il 13.05.2016: Da Venezia al-
le Alpi, passando per Ala: monete e perline del XVI e XVII secolo, tra storia e archeologia, prof. Die-
go Ercole Angelucci (Università degli Studi di Trento), Federica Dell’Amore, Beata T. Marcinik, Te-
resa Medici; la seconda conferenza il 14.12.2017: Antiche monete veneziane del sec. XVI delle raccol-
te numismatiche alensi: studi e prospettive. Indagini preliminari sui sesini veneziani e alcune delle imi-
tazioni appartenenti alla Raccolta numismatica “Luigi Dalla Laita” di Ala, Beata T. Marcinik; Riscon-
tri alle indagini: l’analisi spettroscopica, Damiano Martorelli (Università degli Studi di Trento).
3
Le analisi sono state condotte dal gruppo del prof. Stefano Gialanella (Università degli Studi di
Trento, Dipartimento di Ingegneria).

98
Monete false: note introduttive

Alle monete chiamate con il nome generico di falsificazioni appartengono


quelle fabbricate più o meno contemporaneamente alle emissioni regolari4, in
seguito all’originale di riferimento5.
Rispetto alle emissioni regolari, le monete fraudolente coeve non sono facil-
mente individuabili e, una volta introdotte in circolazione e mescolate con le
monete delle emissioni riconosciute dalle autorità, arrecano danni all’economia
in generale e alla zecca stessa in modo particolare. A prima vista le monete delle
emissioni regolari e le monete delle zecche e laboratori fraudolenti sono talvolta
tanto simili da poter essere facilmente scambiate: “e mille altre sono le astuzie
che usano i falsificatori per ingannare, cosicché riesce estremamente difficile dare
norme precise o specificate”6. La somiglianza con le monete regolari è ancora
più stretta quando si esaminano le imitazioni, su cui talvolta vengono modificati
alcuni particolari minimi nello stile delle raffigurazioni; ma in generale per le mo-
nete fraudolente, e in particolar modo per quelle medioevali, “una moneta falsa
si lascia sempre riconoscere per qualche atipicità dei rapporti geometrici, in una
parola dello stile”7 anche se tale ricognizione, a prima vista e specialmente ad una
lettura veloce, sfugge agli occhi non esperti.
Le monete false, soprattutto quelle realizzate con il peso e i titoli inferiori a
quelli legali, erano fabbricate con lo scopo di ottenere guadagno grazie alla dif-
ferenza tra il valore reale intrinseco che corrisponde al fino impiegato, e il valore
nominale della moneta. Nella storia monetaria l’attività delle zecche fraudolente
o clandestine esprime anche la risposta del mercato a una richiesta di moneta
non pienamente soddisfatta dalle zecche ufficiali8. Per alcune monete false si
nota l’impiego di una parte di metallo intenzionalmente impoverito, perciò con-
tenente una maggior quantità di metallo vile con varie tecniche di esecuzione,
per creare un aspetto esteriore quanto più simile all’originale. Per le monete
false in argento ad alto contenuto di rame o metalli vili, per ottenere tale aspetto
si praticava a volte l’imbiancatura tramite argentatura superficiale, ottenuta con
varie tecniche.

4
Le zecche italiane, 1-2, con bibliografia pregressa.
5
Nel presente contributo non sono trattate problematiche dei falsi moderni e contemporanei di mo-
nete antiche, per i quali si rinvia a Travaini, I falsi moderni. Luigi Cigoi (1811-1875), uno dei falsari
più famosi attivo nel secolo scorso, fu maestro nella fabbricazione di monetine di rame e di biglione
di zecche dell’Italia del nord, creando esemplari di tarde emissioni romane, tra cui quelle di Aquile-
ia o Ravenna che di norma erano conosciute esclusivamente per Roma o Milano. Per la maggior par-
te delle serie monetali, i falsi contemporanei non sono molto numerosi, ma si nota un incremento in-
sieme all’aumento dei prezzi e al perfezionamento delle tecnologie.
6
Ambrosoli, Gnecchi, Manuale elementare di numismatica, p. 28.
7
Catalogo della raccolta numismatica Papadopoli-Aldobrandini, p. 177. In questo importante catalogo
della famosa collezione veneziana, ora al Museo Correr, che comprende le schede di ben 17.367 mo-
nete, sono elencati alcuni dei sesini falsi (p. 277).
8
Saccocci, La zecca clandestina, p. 153.

99
 2. Tre fra le principali monete d’oro dei secoli XIII-XIV: (da sinistra) genovino, fiorino e ducato
veneziano

Le monete false più famose di tutti i tempi risalgono al Medioevo. Nel secolo
XIII alle prime emissioni in oro (fig. 2) seguirono in breve le loro falsificazioni.
Le prime monete d’oro con il peso di 3,53 grammi furono coniate a Genova nel
1252 (il genovino) e nello stesso anno a Firenze (il fiorino), a cui seguono le emis-
sioni di successo inferiore di Lucca nel 1256, e di Perugia nel 12599. In breve, le
monete di valore furono falsificate10 nonostante pene severe, perfino capitali, ai
falsari.
Il falsario più famoso, maestro Adamo, perse la vita sul rogo nel 1281 per aver
battuto moneta falsa nel castello Romena, feudo di un ramo dei conti Guidi in
Toscana, come ricorda Dante Alighieri nella cantica dell’Inferno: “Ivi è Romena,
là dov’ io falsai, la lega suggellata del Battista; per ch’io il corpo sù arso lasciai”
(XXX, 73-75), e più avanti: “Io son per lor tra sì fatta famiglia; e’ m’indussero a
batter li fiorini ch’avevan tre carati di mondiglia” (XXX, 88-90)11. Si ipotizza che
si trattasse di imitazioni di fiorini d’oro di bassa caratura, con al diritto il simbolo
della città – il giglio fiorentino – e al rovescio San Giovanni Battista, patrono
della città12. I fiorini regolari erano coniati in oro a 24 carati; i falsari ricava-
vano un guadagno di tre carati d’oro su ogni fiorino imitato, sostituendo l’oro
puro con metallo vile, di scoria. Imitazioni di fiorini furono prodotte nelle zecche
fraudolente italiane o europee. Sono pervenute imitazioni e contraffazioni estere
anglo-galliche, austriache, francesi, delle zecche germaniche, delle zecche dei Pa-
esi Bassi, perfino imitazioni polacche e boeme, spagnole, ungheresi13. L’introdu-
zione del fiorino d’oro nel 1252 a lungo termine portò alla forte crisi monetaria
durante la quale tutte le precedenti valute in argento vennero progressivamente
espulse dalla circolazione per essere infine sostituite da nuovi nominali.
Tra le principali categorie problematiche di monete denominate in modo ge-

9
Stahl, Zecca. La zecca di Venezia, p. 67.
10
Stahl, Zecca. La zecca di Venezia, pp. 380- 389; Gamberini di Scarfea, Le imitazioni e le contraffazioni.
11
Bosco, Reggio, Dante Alighieri. La Divina Commedia, pp. 443-445.
12
Gamberini di Scarfea, Le imitazioni e le contraffazioni, p. 233. Sono note numerose varietà di segni
degli zecchieri, che si succedevano semestralmente: Valerani, La numismatica, pp. 197-220; Travaini,
Zecche clandestine, p. 1516.
13
Gamberini di Scarfea, Le imitazioni e le contraffazioni, pp. 233-276.

100
nerico come falsi d’epoca14, spiccano principalmente le imitazioni e le contraffa-
zioni.
Nelle prime, che nella numismatica classica e soprattutto medioevale riguar-
dano i tipi più importanti in circolazione, si nota “la riproduzione della legenda,
gli stemmi, le figure, tutto per scambiare la moneta falsificata con la buona”15.
Solitamente il valore intrinseco delle imitazioni non si discosta da quello del tipo
imitato con corso regolare. Le imitazioni erano eseguite come copie di un nomi-
nale già affermato e accettato in un territorio per introdurlo più facilmente in
circolazione.
Il più grande successo tra le monete delle emissioni regolari e nello stesso
tempo tra le monete imitate più diffusamente lo ebbe una moneta veneziana,
il ducato d’oro emesso dopo la delibera del Maggior Consiglio del 31 ottobre
128416. Il ducato fu coniato per la prima volta nella primavera 1285, sotto il doge
Giovanni Dandolo (1280-1289), ed ebbe ripercussioni sulla politica monetaria
internazionale e su molti sistemi di monetazione e di contabilità, in Europa e
nel Mediterraneo orientale. Al diritto era raffigurato il doge genuflesso davanti
a San Marco che gli consegna il vessillo, mentre al rovescio l’immagine di Cristo
benedicente racchiuso in un’aureola a forma di ‘mandorla’ cosparsa di stelle e la
legenda: “Sit tibi Christe datus quem tu regis iste ducatus” (“sia affidato a te, o
Cristo, questo ducato che tu governi”). Verso la metà del XVI secolo fu emesso il
nuovo ducato coniato d’oro zecchino, denominato ducato zecchino, per indicare
il ducato coniato in metallo pregiato portato alla zecca e con il titolo riconosciuto
dalla zecca di Venezia come “ducato d’oro in oro di zecca”, ossia in oro con la
massima purezza dei manufatti. Nel corso del Cinquecento lo zecchino si affianca
al fiorino diventando moneta apprezzata e richiesta dal commercio e dal credito
europeo. Il ducato d’oro di Venezia, che valeva 2 lire veneziane e 8 soldi, ebbe
un tale successo che di esso non fu mai cambiato alcun particolare. Lo zecchino
mantenne le stesse caratteristiche, la stessa quantità di intrinseco e gli stessi tipi
fino alla caduta della Repubblica Veneziana17 e, in tutte le epoche, fu oggetto di
ininterrotti fenomeni di falsificazione.
La contraffazione era fabbricata allo scopo di ottenere una moneta che a pri-
ma vista risulti identica alla moneta stabilita sul mercato, di un tipo regolare facil-
mente riconoscibile; essa presentava però una lega diversa e alcuni cambiamenti
apportati alle legende o alle raffigurazioni, tanto che “per tal modo rassomigliava

14
Un tipo particolare delle emissioni regolari è costituito dalle monete ibride con variazioni intenzionali
o meno, che di solito non vengono usate, ad esempio lo stesso conio su ambedue le facce.
15
Valerani, La numismatica nella Divina Commedia, p. 204.
16
Stahl, Zecca. La zecca di Venezia, pp. 65-70. Il nome di ducato fu in seguito adottato per alcune
monete simili emesse da altre autorità.
17
In seguito dopo il 1797, l’Impero austriaco per alcuni anni continuò a coniare anche gli zecchini.
Dopo il passaggio all’Austria fu emesso ancora da Francesco II (1798-1805) e dallo stesso imperatore
con il nuovo titolo di Francesco I d’Austria (1815-1835).

101
 3. Sesino della zecca di
Venezia del doge Pasqua-
le Cicogna (1585-1595),
con Leone di San Marco
che tiene il Vangelo. Ala,
Biblioteca Comunale, Rac-
colta Dalla Laita (catalogo
n. 26)

 4. Contraffazione di se-
sino della zecca di Messe-
rano, emissione anonima
(seconda metà del secolo
XVI) con stemma con
mazzette tra le zampe del
leone

tanto alla moneta buona da essere accettata e scambiata per essa nell’uso com-
merciale e apprezzata allo stesso valore”18.
Nella seconda metà del Cinquecento furono messi in circolazione numerosi
tipi fraudolenti garantendo tramite la quantità elevata dei pezzi coniati il gua-
dagno desiderato, ma d’altra parte con danni talmente gravi per l’economia da
rendere necessario il ritiro di alcune serie monetali, tra cui, nel 1603, i sesini.
Nel caso delle monete d’oro il guadagno era assicurato di per sé dall’alto valore
dell’oro, mentre per le monete spicciole il guadagno derivava dalla fabbricazione
di una quantità massiccia di pezzi. Erano prese di mira le monete più accettate
sul mercato e liberamente circolanti.
Il sesino veneziano fu a tal punto diffuso e accettato che molte zecche dell’I-
talia settentrionale emisero imitazioni e contraffazioni19. Nella seconda metà del
Cinquecento, le zecche fraudolente più attive erano in Piemonte, l’una a Frinco,
feudo della famiglia Mazzetti (1581-1601)20, l’altra a Messerano (1584-1629)21,

18
Valerani, La numismatica nella Divina Commedia, p. 204.
19
Travaini, Zecche clandestine, p. 1518.
20
Gamberini di Scarfea, Le imitazioni e le contraffazioni: per i sesini falsi si veda pp. 172-174; per la
zecca di Frinco da Ercole e Giulio Mazzetti, pp. 172-173, nn. 468-476; Gianazza, Frinco.
21
Gamberini di Scarfea, Le imitazioni e le contraffazioni, p. 173, n. 477. Gianazza, Messerano, la sua
zecca, le sue monete, p. 52.

102
 5. Tipo del sesino o doppio quattrino del doge  6. Tipo del sesino o doppio quattrino, contraffa-
Marino Grimani (1595-1605) zione eseguita nella zecca di Frinco

feudo di Filiberto Ferrero Fieschi (1576-1629). Un’ulteriore importante zecca


fraudolenta era quella di Passerano (1581-1598)22, e l’altra ancora della famiglia
Tiberti (metà del secolo XVI)23. Zecche come quelle di Frinco, Messerano e Pas-
serano imitarono largamente i sesini del doge Marino Grimani, prima del ritiro
della serie; la zecca di Messerano intorno al 1596 faceva fabbricare “quattrini
e zecchini ad imitazione di Venezia” (fig. 3). I sesini contraffatti, a prima vista,
sono simili ai sesini della zecca di Venezia, e occorre una buona conoscenza della
serie emessa in modo regolare per distinguere le differenze (fig. 4).
Uno dei sesini del tipo regolare del doge Marino Grimani (1595-1605) porta
le legende seguenti (fig. 5):

diritto: SANCTVS . MARCVS . VENET . , leone in soldo;


rovescio: * MARINVS GRIMANO DVX , croce pisana con globetti.

Nel sesino contraffatto nella zecca di Frinco si distinguono a prima vista le


stesse caratteristiche dei sesini della zecca di Venezia, ma ad una lettura più at-
tenta si riscontrano significative interpolazioni per entrambe le legende (fig. 6):

diritto: + SAN . MARI . PROT . FRINGI . , leone con stemma dalle tre mazzette;
rovescio: * SANCTVS . MARIVS , croce pisana con globetti.

I materiali appartenuti ad un falsario, contenenti un conio di martello per


riprodurre il diritto del sesino del doge Marino Grimani (1595-1605), sono stati
ritrovati casualmente alla fine del secolo XIX in una grotta del Veronese, ma il
ritrovamento non è stato documentato24. Nel ripostiglio sono presenti tra l’altro
due sesini contraffatti, molto probabilmente provenienti dallo stesso conio, cor-
rispondenti ai sesini di Marino Grimani (1595-1605), con le seguenti legende:

22
Gamberini di Scarfea, Le imitazioni e le contraffazioni, p. 173, nn. 478-479.
23
Gamberini di Scarfea, Le imitazioni e le contraffazioni, per le monete eseguite dalla famiglia Tiberti
si veda p. 174, nn. 480-481.
24
Bellesia, Un vecchio rinvenimento di materiali, p. 20, figg. 1-3. I sesini del ritrovamento vengono
classificati come C.N.I. v. VII, pp. 551-561, nn. 183-277.

103
 7. Monete contraffatte (1581-1601) secondo la classificazione del C.N.I.: da sinistra, scudo a 3 maz-
zette, Leone col Vangelo, Leone col Vangelo

 8. Ercole Mazzetti (1587-1601), Sesino contraffatto (a sinistra); Giulio Cesare Mazzetti (1595-1601),
Sesino contraffatto con Leone in soldo (a destra)

diritto: * MARINVS GRIMANO DVX , croce pisana ornata da 16 globetti;


rovescio: * SANCTVS MARCVS VENETVS , leone in soldo.

La varietà dei sesini contraffatti è numerosa e solo di quelli battuti a Frinco


sono note almeno 50 varianti25. Sui sesini contraffatti venivano alterati non sol-
tanto la legenda del diritto e del rovescio ma anche alcuni particolari del disegno
come il Vangelo tenuto tra le zampe del Leone di San Marco (fig. 7), sostituito
con il Vangelo con scudo a tre mazzette26 (fig. 8). Su una serie di sesini avviene la
trasformazione del leone nella mitologica fenice, che dopo la morte rinasce dalle
proprie ceneri, sin dall’antichità simbolo di eternità e di rinascita delle forze; un
soggetto ben noto alla medaglistica rinascimentale, come ben documenta la me-
daglia coniata per il principe vescovo Cristoforo Madruzzo da Lorenzo Fragni27

25
Alcune delle monete contraffatte della zecca di Frinco vengono catalogate nel C.N.I., v. II, pp. 284-
289, n. 78-127, tav. XXVI, nn. 20, 21, 22. Le principali varietà in: Gamberini di Scarfea, Le imitazioni
e le contraffazioni, p. 172, nn. 468-474.
26
C.N.I. v. II, p. 286, n. 93, tav. XXVI; Gamberini di Scarfea, Le imitazioni e le contraffazioni, p. 172,
nn. XCI, 468.
27
Per una medaglia del tipo simile: Museum Mazzucchelianum, tav. LXXXIII, fig. n. IX; Gazzoletti,
Della zecca di Trento, p. 55; per l’esemplare nelle raccolte del Castello del Buonconsiglio. Monumen-
ti e collezioni provinciali (argento, mm 42, g 31,91): Rizzolli, I Madruzzo e le medaglie, p. 444, scheda
p. 452, II/185; per la medaglia (senza data, bronzo, mm 42; al diritto, il busto del principe vescovo;
al rovescio, in basso al centro, legenda . REVIXIT . ; nel campo, al centro, fenice su rogo, fumante;
in alto, nel campo a sinistra, logotipo LP [Laurentius Parmensis] legato in nesso, entro ramo di pal-

104
 9. Lorenzo Fragni, Me-
daglia del principe vescovo
Cristoforo Madruzzo, rove-
scio con la fenice sul rogo

(fig. 9). Su alcuni sesini contraffatti la fenice si trasforma in leone con la criniera
a forma di fiamme.
Un esempio significativo di moneta contraffatta per l’ambito trentino, a prima
vista delle emissioni regolari della zecca di Venezia, ma realizzato in una lega
metallica alterata, è rappresentato dal sesino rinvenuto in uno scavo nei pressi di
Mezzana in Val di Sole28.

Dalla seconda metà del Cinquecento, per porre un freno ai danni economici
indotti dalla massiccia contraffazione delle monete di valore minuto, il Senato ve-
neziano mise al bando molte monete e proibì di ricevere nei pagamenti pubblici
gazzette, soldini e bezzi o di portarli fuori dello Stato29; nello stesso tempo ordi-
nò il loro ritiro dal mercato, procedendo nella zecca di Venezia ad una successiva
fusione delle monete ritirate con una nuova impronta.
Il sesino veneto fu abolito nel corso del 1603 per le innumerevoli contraffa-
zioni introdotte dall’estero30. Il 13 ottobre 1603 il Senato decretò l’obbligo di
portare entro quindici giorni tutti i sesini e quattrini forestieri alla Zecca o alle
Camere delle città di provincia, e la pena di morte per chi avesse stampato in zec-
che aliene monete col tipo della zecca di Venezia31. Poco dopo, il 25 novembre, il
Senato citava in giudizio i signori di Frinco, Ercole e Giulio Cesare Mazzetti, ed
i loro zecchieri, Gerolamo Spada e Giacomino da Monteclavo, per aver messo in
circolazione monete false tra cui i sesini del doge Marino Grimani. Non presen-
tandosi davanti ai giudici, il 18 dicembre i Mazzetti furono condannati a morte in

ma e d’ulivo legati in basso da nastro, e nel campo a destra logotipo LP al rovescio, entro fune a ca-
pestro) si veda Bollettino di Numismatica, p. 48, n. 1985, con bibliografia specifica.
28
Il sesino, secondo l’esame stilistico, è stato classificato in: Marcinik, Sesini veneziani, pp. 418-420. Lo
scavo è stato condotto da Diego Ercole Angelucci nell’ambito del progetto ALPES – 2010-2014. An-
gelucci, Carrer, Paesaggi pastorali d’alta quota, p. 79, fig. 36. Il sesino proviene dal sito contrassegna-
to dal codice MZ005S.
29
Papadopoli, Le monete di Venezia, p. 430.
30
Papadopoli, Le monete di Venezia, pp. 429-430.
31
Papadopoli, Le monete di Venezia, p. 429.

105
contumacia, con bando perpetuo e taglie di diecimila ducati ciascuno per la loro
consegna – vivi o morti – e di duemila ducati per ciascuno dei due zecchieri32.
Pochi giorni dopo, il 3 gennaio 1604, fu bandito dallo Stato veneto e condan-
nato a morte il falsario Carlo Miniscalco, esponente dell’aristocrazia veronese33.
Si destinò una taglia di tremila ducati a chi lo avesse consegnato vivo o morto e si
ordinò la demolizione della sua casa a Zevio e la posa al suo posto di una pietra
con “l’iscrizione della colpa di esso Carlo e della causa della detta demolizione”.
La condanna non poteva essere revocata “eccetto che con la captura o morte di
alcuno delli fratelli Hercole o Giulio Cesare signori di Frinch, banditi da questo
consiglio sotto il 18 del mese passato”34. Si può dedurre che in quel periodo i si-
gnori di Frinco fossero ritenuti persino più pericolosi del nobiluomo veronese35.
Nel clima di tensione legato ai tentativi di soppressione dei falsari e delle loro
produzioni fraudolente, una parte consistente delle monete fu ritirata e inviata
alla zecca di Venezia per esservi fusa e riconiata, mentre alcune monete furono
nascoste in vari modi, pervenendo in tal modo sino ai nostri giorni.

Il ripostiglio di Verona rinvenuto nel 1927

Un ritrovamento eccezionale, per gli oltre sei mila pezzi rinvenuti e per la
tipologia dei reperti, fu il ripostiglio delle Case Abbruciate di Verona rinvenuto
nel 192736; un deposito tanto più significativo in quanto, oltre alle monete delle
emissioni regolari, esso conteneva monete fraudolente nella cospicua quantità di
433 pezzi contraffatti delle zecche di Messerano, Passerano e Frinco.
Il ripostiglio fu ritrovato nel giugno 1927, durante i lavori sotterranei che il
Municipio di Verona stava eseguendo nella piazzetta di fronte al Castelvecchio.
Durante i lavori furono messe in luce parti di un vecchio forno e, presso la boc-
ca di quest’ultimo, a circa 3 metri dal livello attuale, fu smurato un ripostiglio
che nonostante le dispersioni conteneva 6.030 pezzi37. La Direzione del Museo
di Verona trasmise in forma di deposito l’intero tesoretto alla Soprintendenza
di Trento per la ricognizione numismatica. Dopo la pulitura dei reperti, per la
maggior parte in cattivo stato di conservazione, si appurò che in massima parte
si trattava di emissioni della Repubblica veneta. Eccezion fatta per tre quattri-
ni, tutte le rimanenti monete veneziane erano sesini, dei quali la maggior parte

32
Gerola, Il ripostiglio di Verona, p. 209; Papadopoli, Le monete di Venezia, p. 433.
33
Gerola, Il ripostiglio di Verona, p. 209; Papadopoli, Le monete di Venezia, p. 433.
34
Papadopoli, Le monete di Venezia, p.737.
35
Travaini, Zecche clandestine, p. 1521. La scrivente ha in preparazione un contributo dedicato alle
monete false della fine del secolo XVI, portate e introdotte nella circolazione del Trentino.
36
Gerola, Il ripostiglio di Verona. Il nome di Case Abbruciate si riferisce alle Pasque veronesi (17-25
aprile 1797), ossia l’insurrezione della città di Verona e dei suoi dintorni contro le truppe di occu-
pazione francesi comandate dal generale Napoleone Bonaparte.
37
Gerola, Il ripostiglio di Verona, p. 207.

106
del doge Marino Grimani; tra essi, le
contraffazioni costituivano certamen-
te l’aspetto di maggior interesse del
ripostiglio.
Giuseppe Gerola, autore dello stu-
dio sul deposito e al tempo direttore
del Museo Nazionale di Trento, pro-
pose la data del dicembre 1603 come  10. Sesino di Marino Grimani (1595-1605) del
limite ante quem dell’occultamento tipo nuovo, con la croce accantonata dalle quattro
stelle
del tesoretto, non escludendo che fos-
se stato celato “in qualche rapporto
cogli ultimi provvedimenti presi dalla Serenissima per impedire il diffondersi dei
sesini falsi e contraffatti, e colla reazione che tali decreti suscitarono nel mondo
dei piccoli trafficanti”38, tra cui i fornai39.
Altre monete del ripostiglio appartengono a diverse zecche dell’Italia, spe-
cialmente settentrionale, o del Levante franco, e sono datate dalla fine del secolo
XIV a tutto il XVI. Si nota il curioso fenomeno per cui nell’esiguo gruzzolo ab-
bondano le contraffazioni e ricorrono con strana frequenza pezzi rari o addirittu-
ra inediti delle zecche di Savoia, Casale, Desana, Messerano, Milano, Castiglione
delle Stiviere, Mantova, Venezia, Padova, Verona, Bologna, Ferrara, Piacenza,
Reggio, Pesaro, Roma, Cipro, per un totale di 40 pezzi.
Il nucleo di sesini veneziani del ripostiglio di Verona comprende monete di
tutti i dogi, da Francesco Donà a Marino Grimani, ad esclusione del doge Mar-
cantonio Trevisan (1553-1554) che non coniò sesini: “va da sé che sono più scarsi
i pezzi che per ordine di tempo più si allontanano dall’epoca di riposizione del
tesoretto e che per rarità sono comunque fra i meno ovvi”40.
Il numero dei sesini autentici della zecca di Venezia nel ripostiglio di Verona
ammonta a 5.490 pezzi, di cui 259 in pessimo stato di conservazione e non de-
cifrabili.
Le monete classificabili risultano emesse dai dogi Francesco Donà (1545-
1553), 7 pezzi; Francesco Venier (1554-1556), 4 pezzi; Lorenzo Priuli (1556-
1559), 2 pezzi; Gerolamo Priuli (1559-1567), 21 pezzi; Pietro Loredan (1567-
1570), 32 pezzi; Alvise I Mocenigo (1570-1577), 167 pezzi; Sebastiano Venier
(1577-1578), 4 pezzi; Nicolò da Ponte (1578-1585), 85 pezzi; Pasquale Cicogna
(1585-1595), 676 pezzi; Marino Grimani (1595-1606) 4.233 pezzi41 (fig. 10). Alle
monete delle emissioni regolari vanno aggiunti 433 sesini falsificati e contraffat-
ti provenienti dalle tre zecche42 di Messerano (32 pezzi), Passerano (15 pezzi),

38
Gerola, Il ripostiglio di Verona, p. 208.
39
Papadopoli, Le monete di Venezia, p. 470.
40
Gerola, Il ripostiglio di Verona, p. 212.
41
Fra tutti i sesini di Marino Grimani sono presenti soltanto 11 pezzi del tipo nuovo, con la croce ac-
cantonata dalle quattro stelle.
42
Gerola, Il ripostiglio di Verona, p. 217.

107
Frinco (386 pezzi). Per altri 67 pezzi resta difficile decidere se vadano ascritti tra
le falsificazioni o le contraffazioni delle tre zecche.
La somma totale dei sesini adulterati del ripostiglio di Verona può essere sti-
mata in circa 550 pezzi, pari a circa il 10% dell’insieme43. Quest’ultimo dato,
per la prima volta, offre un’eloquente testimonianza del grado a cui era giunta
l’infiltrazione di moneta contraffatta e delle ragioni per cui la Serenissima ricorse
ai provvedimenti radicali attuati sul finire del 1603 e al ritiro dalla circolazione
dei suoi sesini44.

Emissioni regolari e falsificazioni nei sesini della raccolta di Luigi Dalla Laita

All’inizio dello studio nel 2015, il gruzzolo di 62 sesini è stato documenta-


to fotograficamente per la prima volta in modo sistematico. Con le successive
operazioni di riconoscimento, classificazione e catalogazione, i sesini sono stati
ordinati secondo la cronologia delle emissioni (fig. 11). Inizialmente, durante la
ricognizione introduttiva, sono stati scelti 20 reperti in stato di conservazione
relativamente buono o mediocre, che possono essere valutati come campioni di
ogni periodo delle emissioni dogali dei sesini e per i quali è stata prevista l’analisi
archeometrica.
I risultati delle analisi possono essere raccolti nella tabella seguente con i nu-
meri assegnati ai sesini in ordine cronologico, esposti nell’appendice al prece-
dente contributo della scrivente45:

Zecca di Venezia, autorità emittente N. catalogo Ag Cu Pb


Francesco Venier (1554-1556) 1 18.95% 80.71% 0.32%
2 19.52% 80.22% 0.24%
Gerolamo Priuli (1559-1567)
3 16.93% 82.59% 0.47%
4 10.88% 88.73% 0.38%
Pietro Loredan (1567-1570)
5 21.42% 78.27% 0.30%
6 18.30% 81.26% 0.43%
7 18.04% 81.48% 0.47%
Alvise I Mocenigo (1570-1577)
8 20.52% 79.06% 0.41%
9 5.86% 92.90% 1.23%

43
Gerola, Il ripostiglio di Verona, p. 218.
44
CNI, v. II, pp. 288, 292, 379.
45
Marcinik, Sesini veneziani, pp. 426-437.

108
Zecca di Venezia, autorità emittente N. catalogo Ag Cu Pb
10 23.38% 76.24% 0.37%
11 13.24% 86.53% 0.22%
Alvise I Mocenigo (1570-1577) 12 14.51% 85.17% 0.31%
13 26.68% 72.83% 0.47%
14 15.35% 84.31% 0.32%
Nicolò Da Ponte (1578-1585) 15 16.10% 83.71% 0.18%
Pasquale Cicogna (1585-1595) 16 0.02% 99.71% 0.25%
17 0.18% 99.31% 0.502%
Marino Grimani (1595-1605)
18 7.49% 92.15% 0.34%
Zecca non determinata, imitazione a
19 0.002% 99.84% 0.15%
nome di Pasquale Cicogna (1585-1595)
Zecca non determinata, variante a no-
20 16.54% 83.13% 0.32%
me di Pasquale Cicogna (1585-1595)

 11. Distribuzione di sesini della raccolta Dalla Laita secondo l’autorità emittente

109
Occorre ricordare che la serie dei sesini fu coniata sia in argento, sia in mistu-
ra che in rame quasi puro.
Per i sesini alensi delle emissioni regolari, la composizione dei sesini in lega
di argento (Ag), rame (Cu) e piombo (Pb) assume rispettivamente i valori se-
guenti46:
- argento: la quantità più sostanziosa si nota nelle prime emissioni e risulta at-
torno al 16-20%, ma varia, ed in alcuni pezzi con alto contenuto di rame la
quantità minima di argento è pari a 0.2% e 0.002%;
- rame: dal 72.83%, per tre sesini pari al 92.15%, 92.90%, 93.31%, per due
sesini con un valore molto alto del 99.71%, 99.84%, di quasi puro rame;
- piombo: presente come aggiunta in piccole percentuali, in un caso soltanto
pari al 1.23%.

Tutte le monete alensi sono riconducibili alle emissioni regolari, ad eccezione


di due. Dall’esame stilistico risulta che i due sesini irregolari appartengono alle
emissioni del doge Pasquale Cicogna (1585-1595).
Uno dei due sesini in questione è classificabile come imitazione del sesino
delle emissioni regolari (catalogo n. 19, fig. 12)47. Per le imitazioni, come nota
Castellani per le monete medioevali, “attraverso il disegno, si può distinguere
un sistema geometricamente determinato di punti e globetti, la cui geometrica
posizione è canonicamente stabilita e riconoscibile”48. Il sesino n. 19 riporta la
legenda scritta in modo irregolare, nella quale la lettera N è raffigurata al con-
trario e altre lettere mostrano significative variazioni nelle dimensioni. Il Corpus
Nummorum Italicorum individua alcune legende con le lettere S al contrario, ma
nessuna per le emissioni del doge Pasquale Cicogna (1585-1595) riportante la
lettera N al contrario. Dal punto di vista della composizione della lega, la moneta
imita il tipo regolare in rame quasi puro, con tracce minime di argento e piombo
(Ag. 0.002%, Cu 99.84%, Pb 0.15%)49.
Il secondo sesino di Pasquale Cicogna (catalogo n. 2050, fig. 13) costituisce
una variante di tipo. Un esame accurato delle lettere nella legenda del diritto
e della disposizione casuale attorno alla croce dei globetti di varia dimensione
fanno pensare a monete non conformi allo standard veneziano. Purtroppo il ro-
vescio della moneta è poco leggibile e non apporta ulteriori elementi di valuta-
zione; in ogni caso tutti gli altri particolari leggibili paiono coincidere con quelli
delle emissioni regolari.
La composizione della lega (Ag 16.54%, Cu 83.13%, con la minima aggiunta

46
Capris, Studio multi-analitico, p. 107, tab. 4.2.1.3, sottolinea che per i dati raccolti con l’analisi XRF
eseguita su venti monete della raccolta Dalla Laita “le composizioni hanno valore ai fini della com-
parazione tra i reperti e non restituiscono quindi valori assoluti composizionali”.
47
Marcinik, Sesini veneziani, p. 436, n. 19.
48
Catalogo della raccolta numismatica Papadopoli-Aldobrandini, p. 176.
49
Capris, Studio multi-analitico, p. 107.
50
Marcinik, Sesini veneziani, p. 436, n. 20.

110
 12. Imitazione di sesino
veneziano (catalogo n. 19).
Ala, Biblioteca Comunale,
Raccolta numismatica Dalla
Laita. Sono evidenziate le
lettere variate nelle dimen-
sioni, fra cui la N rovesciata

 13. Variante di tipo di se-


sino veneziano (catalogo n.
20). Ala, Biblioteca Comu-
nale, Raccolta numismatica
Dalla Laita. Sono eviden-
ziate le lettere nella legenda
e i globetti con differenze
rispetto alle emissioni re-
golari

di Pb 0.32)51 è simile sostanzialmente alle emissioni regolari note. Allo stato at-
tuale si può quindi ipotizzare che il sesino di Ala costituisca una variante di tipo
regolare.

Come già riscontrato nel caso di Verona, per i ripostigli composti da emis-
sioni appartenenti ad epoche diverse la quantità di pezzi solitamente aumenta
per il periodo più vicino all’occultamento del gruzzolo. Lo stesso avviene per il
gruzzolo della raccolta Dalla Laita, una metà del quale – 31 pezzi su 62 in totale
– appartiene alle emissioni del periodo del doge Marino Grimani. A quello stesso
periodo viene datato l’occultamento delle monete.

51
Capris, Studio multi-analitico, p. 107.

111
Appendice

Catalogo di 42 sesini della Raccolta Dalla Laita

Il presente catalogo documenta gli ulteriori 42 sesini veneziani della Raccolta Dalla
Laita, appartenente al Comune di Ala, rispetto ai primi 20 pezzi schedati nell’appendice
al precedente contributo sull’argomento a firma della scrivente (Marcinik, Sesini vene-
ziani, pp. 426-437).

Struttura delle schede

Per ciascuna moneta si forniscono anzitutto le seguenti informazioni: la descrizione


del diritto (D/) e del rovescio (R/), con trascrizione delle iscrizioni e indicazione degli
elementi figurati (per l’esatta raffigurazione grafica dei numerosi segni si rimanda ai re-
pertori di classificazione); le eventuali note sullo stato di conservazione; il peso in gram-
mi; il dia­metro in millimetri.
Segue, contraddistinto dalla lettera h. (dall’inglese hour) e dai numeri da 1 a 12, il co­
siddetto ‘andamento coni’, ossia il posizionamento dell’asse del conio del diritto rispetto
all’asse del conio del rovescio della moneta.
Si riportano infine i principali riferimenti bibliografici di confronto.

Sesini del doge Alvise I Mocenigo

Sesino con croce pisana accantonata da 4 losanghette sormontate da globetto agli angoli e
da 3 globetti a ciascuna estremità

21.
Zecca di Venezia
Alvise I Mocenigo (1570-1577)

 14. Sesino di Alvise I Mocenigo


con croce pisana accantonata da 4
losanghette sormontate da globet-
to agli angoli e da 3 globetti a cia-
scuna estremità

D/ + ΛLOY M[OCENI]GO DVX VEN, croce pisana accantonata da 4 losanghette


sormontate da globetto agli angoli e da 3 globetti a ciascuna estremità; c. lin.
R/ + SΛNCT[VS MΛRC]VS VENETVS, leone in soldo.
g 0.78, mm 17,90, h. 3.
di norma: mistura, titolo 0.046 (peggio 1098), peso grammi 1.324 (grani veneti 25 60/100).
Papadopoli, Le monete di Venezia, p. 323 n. 57.
C.N.I., VII, p. 416, n. 127.

112
Sesini con croce pisana accantonata da 4 globetti, con 3 globetti a ciascuna estremità

22.
Zecca di Venezia
Alvise I Mocenigo (1570-1577)

D/ +ΛLOY MOCENIGO DVX VE. , croce pisana accantonata da 4 globetti, con 3


globetti a ciascuna estremità.
R/ [+SΛNCTVS MΛRCVS - ], leone in soldo.
g 0.87, mm 18,25, h. 12.
Papadopoli, Le monete di Venezia, p. 329, n. 105; per il D/ simile si veda tav. XXXIV, n.
10.
C.N.I., VII, p. 422, n. 179, croce pisana senza il cerchietto al centro.

23.
Zecca di Venezia
Alvise I Mocenigo (1570-1577)

D/ [+]ΛLOY [MOCEN]IGO [DVX V-], croce pisana accantonata da 4 globetti, con 3


globetti a ciascuna estremità.
R/ [+SΛ]TVS MΛR]CVS VE[NET-], leone in soldo.
g 1.07, mm 17,22, h. 6
Papadopoli, Le monete di Venezia, p. 329, n. 105; per il D/ simile si veda tav. XXXIV, n.
10.
C.N.I., VII, p. 422, n. 179 croce pisana senza il cerchietto al centro.

113
24.
Zecca di Venezia
Alvise I Mocenigo (1570-1577)

D/ + ΛL[OY MOCENIGO DV]X V, croce pisana accantonata da 4 globetti, con 3 glo-


betti a ciascuna estremità.
R/ +SΛN[CT]VS M[ΛRCVS] VENETV, leone in soldo.
g 1.30, mm 18,10, h 12.
Papadopoli, Le monete di Venezia, p. 329, n. 105; per il D/ simile si veda tav. XXXIV, n.
10.
C.N.I., VII, p. 422, n. 179, croce pisana senza il cerchietto al centro.

25.
Zecca di Venezia
Alvise I Mocenigo (1570-1577)

 15. Sesino di Alvise I Mocenigo con


D/ *ΛL[OY M]OCENIGO DVX V[E(?)], croce croce pisana accantonata da 4 globetti,
pisana accantonata da 4 globetti, con 3 globetti a con 3 globetti a ciascuna estremità
(particolare)
ciascuna estremità.
R/ +SΛ[NCTVS] MARCVS VENETV, leone in sol-
do.
g 1.49, mm 17,84, h. 5
Papadopoli, Le monete di Venezia, p. 329, n. 105;
per il D/ simile si veda tav. XXXIV, n. 10.
 16. Sesino di Alvise I Mocenigo con
C.N.I., VII, p. 422, n. 179, croce pisana senza il cer- croce pisana accantonata da 4 globetti,
chietto al centro. con 3 globetti a ciascuna estremità

114
*

Sesini del doge Pasquale Cicogna

Sesini con croce pisana ornata da 16 globetti: 12 globetti alle estremità delle braccia e 4 agli angoli

26.
Zecca di Venezia
Pasquale Cicogna (1585-1595)

D/ [(?)] PASC CICONIA [-] DVX . VEN[ -], croce pisana ornata da 16 globetti: 12 glo-
betti alle estremità delle braccia e 4 agli angoli; un cerchio divide la croce dalla legenda.
R/ [{] SANCTVS MARCVS . [ - ], leone in soldo.
g 1.14, mm 17,48, h. 12.
Papadopoli, Le monete di Venezia, pp. 419-420, nn. 170-175.
C.N.I., VII, p. 514-515, nn. 253-258; per p. 514, n. 253 si veda: tav. XVIII, 15.

27.
Zecca di Venezia
Pasquale Cicogna (1585-1595)

D/ * P[-] CIC[-] VENET, croce pisana ornata da 16  17. Sesino di Pasquale Cico-
gna con croce pisana ornata di
globetti: 12 globetti alle estremità delle braccia e 4 agli
16 globetti: 12 alle estremità del-
angoli; c. lin.; senza cerchio. le braccia e 4 agli angoli e un cer-
R/ [- S]ANC[TVS MARCVS . V-], leone di fronte, in chio divide la croce dalla legenda
soldo.
g 1.12, mm 17,79, h. 3.
Papadopoli, Le monete di Venezia, p. 414, n. 130.
C.N.I., VII, p. 515, nn. 266, 267.

115
28.
Zecca di Venezia
Pasquale Cicogna (1585-1595)

 18. Legende di sesino del doge Pasquale


Cicogna: al diritto rosellina grande, al ro-
vescio rosellina più piccola

D/ { PAS[C . C]ICONIA DVX . VEN . , croce pisana ornata di 12 globetti alle estremi-
tà delle braccia e 4 agli angoli; c. lin.; senza cerchio.
R/ [(?) SAN]CTVS . MA[RCVS VENE o VENET(?)], leone in soldo.
g 0.64, mm 17,92, h 12.
Stato di conservazione cattivo.
Papadopoli, Le monete di Venezia, p. 417, n. 150 o 151.
per la legenda del diritto: C.N.I., VII, p. 518, nn. 295, 296, 297.

Sesini del doge Marino Grimani

I sesini del doge Marino Grimani (1595-1605) della raccolta numismatica di Luigi
Dalla Laita, di cui la maggior parte in cattivo stato di conservazione e ridotta leggibilità,
nella quantità di 31 pezzi, possono essere divisi nei seguenti due tipi principali della serie
purtroppo senza una distinzione più precisa (per un confronto si veda C.N.I., VII, Sesini
del doge Marino Grimani, pp. 551-559, nn. 183-265)52:
- con la croce pisana ornata di 16 globetti, delle quali 12 alle estremità delle braccia e
4 agli angoli (cat. nn. 29-44);
- con la croce pisana ornata di 16 globetti, delle quali 12 alle estremità delle braccia e 4
agli angoli con segno grafico a forma di rosellina (o altro) nella legenda del D/ o del
R/ (cat. nn. 45-57).

52
Tra i sesini esaminati non è stato individuato nessun sesino del tipo nuovo (C.N.I., pp. 560-561, nn.
266-277) con al diritto croce pisana ornata di 12 globetti alle estremità ed accantonata da 4 stelle a
cinque raggi, c. perl. (si veda la fig. 10).

116
Sesini con la croce pisana ornata di 16 globetti delle quali 12 alle estremità delle braccia e
4 agli angoli

29.
Zecca di Venezia
Marino Grimani (1595-1605)

D/ [-] G(?)[-], croce pisana.


R/ [+ SA]N[CTVS] M[ARCVS -], leone in soldo.
g 1.31, mm 16.05, h. 11.

30.
Zecca di Venezia
Marino Grimani (1595-1605)

D/ [-] MARINVS [GRIMANO DVX VEN], croce pisana.


R/ [SANCTVS MARCVS V-], leone in soldo.
(peso non rilevato); mm 17.67, h. 3.

31.
Zecca di Venezia
Marino Grimani (1595-1605)

D/ [- MARINVS] GRIMANO [DVX VEN], croce pisana; riconiato(?).


R/ [SANCTVS MARCVS V-], leone in soldo.
g 1.20, mm 17.18, h. 6.

117
32.
Zecca di Venezia
Marino Grimani (1595-1605)

D/ [-] [MARINVS GR]IMANO DVX, croce pisana.


R/ + SANCTVS MARCVS VENE, leone in soldo.
g 1.32, mm 17.57, h. 7.

33.
Zecca di Venezia
Marino Grimani (1595-1605)

D/ [-] MARIN[VS GRIM]ANO [DVX], croce pisana.


R/ + [SANCTVS MARCVS VEN]ET, leone in soldo.
g 0.83, mm 17.89, h. 5.

34.
Zecca di Venezia
Marino Grimani (1595-1605)

D/ [-] MA[RINVS] G[RIMANO . DVX V-], croce pisana.


R/ [- SANTVS . M]AR[CVS . V-], leone in soldo.
g 0.80, mm 17.07, h. 6.

118
35.
Zecca di Venezia
Marino Grimani (1595-1605)

D/ [-] MAR[IN]VS . GRIM[ANO . DVX], croce pisana.


R/ [-], leone in soldo.
g 1.14, mm 17.32, h. 12.

36.
Zecca di Venezia
Marino Grimani (1595-1605)

D/ [- MAR]INVS . GR[IMA]NO DVX, croce pisana.


R/ [SANCTVS . M]ARCVS [VENET], leone in soldo.
g 0.95, mm 17.28, h. 7.

37.
Zecca di Venezia
Marino Grimani (1595-1605)

D/ [- MAR]INVS [GRIMANO DVX], croce pisana.


R/ [-], leone in soldo.
g 0.98, mm 16.56, h. 3.

119
38.
Zecca di Venezia
Marino Grimani (1595-1605)

D/ [-] MARINV[S GRIMANO DVX], croce pisana.


R/ + S[ANCTVS MARCVS VENET], leone in soldo.
g 0.62, mm 16.97, h. 5.

39.
Zecca di Venezia
Marino Grimani (1595-1605)

D/ [-] MARI[NVS] . G[RIMAN]O [DVX], croce pisana.


R/ [+ SANCTVS MARCVS VENET], leone in soldo.
g 0.86, mm 16.32, h. 2.

40.
Zecca di Venezia
Marino Grimani (1595-1605)

D/ [- MA]RIN[V GRIMANO DVX], croce pisana.


R/ [+ SANCTVS MARCVS VE]NET, leone in soldo.
g 1.20, mm 16.91, h. 12.
stato di conservazione cattivo, il tondello risulta piegato e con numerosi graffi sottili.

120
41.
Zecca di Venezia
Marino Grimani (1595-1605)

D/ [- MARINV GR]IMANO [DVX], croce pisana.


R/ [+ SANCTVS M]ARCVS . VEN[-], leone in soldo.
g 1.15, mm 19.44, h. 9.

42.
Zecca di Venezia
Marino Grimani (1595-1605)

D/ [ - M]ARINVS . GRIM[ANO -], croce pisana.


R/ [SANCTVS MARCVS VENET(?)], leone in soldo.
g 0.96, mm 17.76, h. 2.

43.
Zecca di Venezia
Marino Grimani (1595-1605)

D/ + MARI[NVS GRIMANO DVX] VEN. , croce pisana.


R/ [+ SANCTVS MARC]VS V[E- ], leone in soldo.
g 1.15, mm 17.93, h. 6.

121
44.
Zecca di Venezia
Marino Grimani (1595-1605)

D/ [- MA]RINVS GRIMANO DVX, croce pisana.


R/ + SANCTVS MA[RCVS -], leone in soldo.
g 1.22, mm 17.88, h. 3.

Sesini con segno grafico a forma di una rosellina (fig. 19) o altro segno grafico (fig. 20) nella
legenda del D/ o del R/:

 19. Sesino del doge Marino Grimani  20. Sesino del doge Marino Grimani con un segno gra-
con segno grafico a forma di rosellina fico particolare
nella legenda del diritto

45.
Zecca di Venezia
Marino Grimani (1595-1605)

D/ { MARINVS . GRIMANO . DVX . , croce pisana con globetti.


R/ + SANCT[VS MARCVS VENE]T, leone in soldo.
g 1.01, mm 17.73, h. 12.
simile al C.N.I.,VII, p. 553, n. 203.

122
46.
Zecca di Venezia
Marino Grimani (1595-1605)

D/ { MAR[I]NVS GRIMANO DVX., croce pisana.


R/ + SA[NCTVS MARCVS V-], leone in soldo.
g 1.02, mm 17.89, h. 11,

47.
Zecca di Venezia
Marino Grimani (1595-1605)

D/ { MARINVS G[RI]MANO DVX, croce pisana.


R/ + SAN[C]TVS MARCVS V[ENET], leone in soldo.
g 1.14, mm 17.57, h. 7.

48.
Zecca di Venezia
Marino Grimani (1595-1605)

D/ { MARI[NVS] GRIMANO . DVX . V, croce pisana.


R/ + SANCTVS MARCVS . VENET, leone in soldo.
g 1.04, mm 18.56, h. 6.

123
49.
Zecca di Venezia
Marino Grimani (1595-1605)

D/ [{] MARIN[VS GRIM]ANO . DVX, croce pisana.


R/ + SA[NCTVS MARCVS] . VENET, leone in soldo.
g 1.21, mm 18.71, h. 2.

50.
Zecca di Venezia
Marino Grimani (1595-1605)

D/ { MARI[NVS GRIM]ANO . DVX, croce pisana.


R/ { SANT . [- MARCVS . VENET], leone in soldo.
g 1.08, mm 16.59, h. 12.

51.
Zecca di Venezia
Marino Grimani (1595-1605)

D/ { MA[RIN]VS G[RIMA]NO . DVX V, croce pisana.


R/ [-] SANTVS . M[ARCVS] . V[-], leone in soldo.
g 1.73, mm 18.31, h. 11.

124
52.
Zecca di Venezia
Marino Grimani (1595-1605)

D/ [- MAR]INVS . GRIMA[NO . DVX], croce pisana.


R/ { [SANCTVS . MARCVS] VENET, leone in soldo.
g 1.54, mm 19.46, h. 6.

53.
Zecca di Venezia
Marino Grimani (1595-1605)

D/ { MARIN[VS GRI]MAN[O DVX], croce pisana.


R/ + [SANCTVS MARCVS VE]NET, leone in soldo.
g 1.06, mm 16.80, h. 12.

54.
Zecca di Venezia
Marino Grimani (1595-1605)

D/ { M[ARINVS] GRI[MAN]O [DVX], croce pisana.


R/ [+ SANCT]V[S MARCVS VENET], leone in soldo.
g 1.19, mm 19.18, h. 8.

125
55.
Zecca di Venezia
Marino Grimani (1595-1605)

D/ [{] MARINVS . [GRI]MANO [DVX], croce pisana.


R/ [+ SANCTVS] MARCVS [VENET], leone in soldo.
g 1.16, mm 18.38, h. 4.
Stato di conservazione: cattivo; tondello piegato con una fessura.

56.
Zecca di Venezia
Marino Grimani (1595-1605)

D/ [{] MARI[N]V[S . GRI]MANO [DVX], croce pisana.


R/ [+ SANCTVS] MARCVS VENET, leone in soldo.
g 1.31, mm. 17.44, h. 6.

57.
Zecca di Venezia
Marino Grimani (1595-1605)

D/ * MARIN[VS] . GRIMANO . DVX . , croce pisana.


R/ [+ SANCTVS .] MARCVS [VENET], leone in soldo.
g 1.08, mm 18.31, h. 6.

126
N. 5 sesini illeggibili

Per la tipologia si vedano i sesini dal doge Francesco Donà (1545-1553) fino all’a-
bolizione della serie con decreto del 15 dicembre 1603 sotto il doge Marino Grimani
(1595-1605), C.N.I. vol. VII.

58.
Zecca di Venezia
Doge non determinato, da Francesco Donà (1545-1553) a Marino Grimani (1595-1605)

D/ [ - ] LA[V(?) - ], croce pisana ornata di 16 globetti: 12 alle estremità delle braccia e


4 agli angoli.
R/ [+SANCTVS MARC]VS . V[-], leone in soldo: c. lin.
g 1.14, mm 18.17, h. 3.
Sesino in cattivo stato di conservazione.

59.
Zecca di Venezia
Doge non determinato, da Francesco Donà (1545-1553) a Marino Grimani (1595-1605)

D/ [-], croce pisana ornata di globetti, di cui n. 4 agli angoli.


R/ [-], leone in soldo.
g 0.71, mm 18.00, h.(?).

127
60.
Zecca di Venezia
Doge non determinato, da Francesco Donà (1545-1553) a Marino Grimani (1595-1605)

D/ [-],croce pisana ornata di 16 globetti: 12 alle estremità delle braccia e 4 agli angoli.
R/ [-] VENET [-], leone in soldo.
g 0.93, mm 16.95, h.(?).

61.
Zecca di Venezia
Doge non determinato, da Francesco Donà (1545-1553) a Marino Grimani (1595-1605)

D/ + [-], croce pisana ornata di 16 globetti: 12 alle estremità delle braccia e 4 agli angoli.
R/ [-], leone in soldo.
g 1.28, mm 17.98, h. 9.

62.
Zecca di Venezia
Doge non determinato, da Francesco Donà (1545-1553) a Marino Grimani (1595-1605)

D/ [-], croce pisana ornata di globetti.


R/ [-], leone in soldo.
g 1.23, mm 16.44, h. (?).

128
Sesino rinvenuto nella località Colleri presso Serravalle di Ala

In buono stato di conservazione con usura lieve, indicazione di una breve circolazio-
ne, il reperto è custodito in collezione privata ad Ala.

s.n.
Zecca di Venezia
Gerolamo Priuli (1559-1567)

D/ + . HIERON PRIOLIDVXVENET; croce pisana accantonata da 4 losanghette sor-


montate da globetto agli angoli e da 3 globetti a ciascuna estremità; c. lin.
R/ +SANCTVS MARCVS VENETVS; leone in soldo: c. lin.
Stato di conservazione: buono; moneta coniata in mistura con alto contenuto di rame.
g 1.429; mm 17.73; h. 2.
Papadopoli, Le monete di Venezia, p. 286, n. 66.
C.N.I., VII, p. 383 n. 131.

Post scriptum
I sesini della Collezione numismatica di monsignor Francesco de’ Pizzini di Ala

Dal territorio alense è pervenuta un’altra collezione numismatica e di oggetti antichi di


primaria rilevanza per il territorio alense, quella di monsignor Francesco de’ Pizzini,
formata con rara costanza negli anni fra il 1838 e il 187553, in seguito donata al Museo
Civico di Trento e oggi conservata nelle raccolte del Castello del Buonconsiglio. Mo-
numenti e collezioni provinciali. Furono i primi tempi di un collezionismo trentino “in
cui non si può dire che (…) l’importanza di simili cose fosse troppo compresa e che
molti fossero coloro i quali spendessero danaro e tempo a salvare dalla dispersione il
nostro minuto patrimonio archeologico”54. Anche i sesini veneziani della collezione
Pizzini confermano quest’ultima affermazione. Infatti, nonostante fosse composta da
oltre 6.000 reperti di tutte le epoche, la collezione non ricevette in passato una valu-
tazione elevata, in quanto non si distingueva “né per il numero né per un pregio ecce-

53
Roberti, La raccolta archeologica, p. 202. Per la storia del collezionismo trentino rivolto allo studio
sulla zecca medioevale di Trento con bibliografia pregressa si veda: Rizzolli, Il contributo del collezio-
nismo allo studio, pp. 293-313.
54
Roberti, La raccolta archeologica, p. 202.

129
zionale dei cimeli”55; fra questi vi erano anche i sesini, monetine di peso relativamente
minuto, in una lega di bronzo poco apprezzata, per lo più poco leggibili e poco ricerca-
ti dai collezionisti a causa delle incrostazioni di vario genere originate da una giacitura
prolungata nel terreno sfavorevole. La provenienza dalla collezione de’ Pizzini di 82
dei 129 sesini veneziani appartenenti alle raccolte del Museo Civico56 conferma la cir-
colazione diffusa e persino la tesaurizzazione delle monete sul territorio alense prima
del ritiro della serie nel 1603.

Autorità emittente Numero di reperti


Francesco Donà (1545-1553) 3 di cui una argentata
Marcantonio Trevisan (1553-1554) (non vengono coniati sesini)
Francesco Venier (1554-1556) 5 sesini
Lorenzo Priuli (1556-1559) 1 sesino
Gerolamo Priuli (1559-1567) 2 sesini
Pietro Loredan (1567-1570) 2 sesini
Alvise I Mocenigo (1570-1577) 21 sesini
Sebastiano Venier (1577-1578) 2 sesini
Nicolo’ da Ponte (1578-1585) 1 sesino
Pasquale Cicogna (1585-1595) 15 sesini
Marino Grimani (1595-1605) 30 sesini
Monete illeggibili
Totale n. 82 reperti

55
Azzolini, Giacomo Roberti e “la Raccolta archeologica di Mons. Francesco de Pizzini”, pp. 49-50.
56
Marcinik, Sesini veneziani, p. 422, fig. 11.

130
Referenze fotografiche

Foto Beata Teresa Marcinik: figg. 3, 12, 13; catalogo nn. 21-62 (i numeri del catalogo di 42
sesini corrispondono ai numeri delle fotografie rifatte e riordinate secondo il presente
catalogo nel 2018), sesino s.n.

Riproduzioni da libro

C.N.I., II, p. 286 n. 93, tav. XXVI, n. 20; p. 288, n. 110, tav. XXVI, n. 21; p. 289, n. 124,
tav. XXVI, n. 22: fig. 7.
C.N.I., II, p. 291, n. 2, tav. XXVI, n. 24; C.N.I., II, p. 292, n. 1, tav. XXVI, n. 26: fig. 8.
C.N.I., II, tav. XVIII, n. 15: fig. 17.
Gamberini di Scarfea, Le imitazioni, p. 233: figg. 5, 6.
Gianazza, Messerano, la sua zecca, le sue monete, p. 52: fig. 4.
Johnson, Martini, Milano. Civiche raccolte numismatiche, p. 48, n. 1985: fig. 9.
Kunz, Le monete, tav. XLIII, n. 6: fig. 10; tav. XXXIV, n. 10: fig. 16; tav. XLIII, n. 5: fig.
19.
Papadopoli, Le monete di Venezia, p. 323, n. 57: fig. 14; p. 328, n. 100: fig. 15; p. 417, n.
150: fig. 18.
48a Asta Numismatica, p. 106, n. 961: fig. 2b.
59a Asta Numismatica, p. 67, n. 500, n. 866: figg. 2a, 2c.

Riferimenti archivistici e bibliografia

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VII (Veneto. Venezia, Parte I – Dalle origini a Marino Grimani), Roma, Accademia dei
Lincei, 1915.
Fondo Dalla Laita = Fondo Luigi Dalla Laita, Ala, Biblioteca Comunale.

Solone Ambrosoli, Francesco Gnecchi, Manuale elementare di numismatica, Milano, Ul-


rico Hoepli Editore libraio della Real Casa, 1915.
Annamaria Azzolini, Giacomo Roberti e “la Raccolta archeologica di Mons. Francesco de
Pizzini al Civico Museo di Trento”. Un esempio di collezionismo nel territorio alense, in
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tesi di laurea, relatore Stefano Gialanella, Università degli Studi di Trento, a. acc.
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details/bub_gb_7wOhzYMc3McC, consultato nell’agosto 2018.

133

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