Sei sulla pagina 1di 146

Regione Siciliana

Soprintendenza Beni Culturali e Ambientali di Enna


U.O.S 14.2 - Sezione per i Beni Architettonici e Storico-artistici
Paesaggistici e Demoetnoantropologici

Dipingere e scolpire in Sicilia


tra Medioevo ed Età moderna
Con un’antologia di restauri della Soprintendenza di Enna

a cura di
Paolo Russo

Testi di
Giuseppe Andolina, Salvatore Anselmo, Federica Barbarino, Enrico Ciliberto,
Angelo Giunta, Gioacchino Giunta, Maria Katja Guida, Barbara Mancuso,
Sara Manin, Paolo Russo, Angela Scialfa, Vittorio Ugo Vicari

Assessorato dei Beni Culturali e Identità Siciliana


Dipartimento dei Beni Culturali e Identità Siciliana
Attività della Soprintendenza per i beni culturali e ambientali di Enna.
Rapporti della Sezione per i beni storico artistici
3

Hanno collaborato alla realizzazione del volume:


Salvatore Lo Pinzino e Federica Barbarino

Si ringraziano
i restauratori: Antonio Alaimo, Mario Arangio Mario, Roberta Campo, Maurizio Crocilla, Pietro Fresta, Belinda Giambra,
Anna Giglia, Sabino Giovannoni, Raffaella Greca, Vincenza Gulino, Dorotea Mangiameli, Loris Panzavecchia, Marzia
Projetto, Valentina Rallo, Adriana Richiusa, Laura Romano, Maria Angela Sutera, Rosalia Maria Chiara Teri.
per le agevolazioni alla ricerca e alla realizzazione dei lavori di restauro: le Curie Vescovili di Nicosia, Piazza Armerina e
Caltanissetta, le Parrocchie e le Rettorie diocesane, le Confraternite e gli Istituti religiosi del territorio diocesano; il Fondo
per gli Edifici di Culto presso la Prefettura di Enna.
Si ringraziano inoltre, i colleghi della Soprintendenza di Enna, e in particolare: Massimo Caceci, Maurizio Ciancio, Anna
Rosa Marino, Mario Messina, Cinzia Nicoletti, Giovanni Scavuzzo, Marcello Cigno; il personale della Biblioteca della
Soprintendenza di Enna: Marcella Gianfranceschi, Rossella Di Stefano, Carmelo Lentini.
Un particolare ringraziamento a: Nicola Francesco Neri, gia Soprintendente per i Beni Culturali e Ambientali di Enna;
Francesca Alberghina e Salvatore Schiavone, di S.T.Art-Test di S. Schiavone & C. Diagnostica per Arte, Territorio e
Ambienti; Filippo Rizzo, Governatore della Confraternita del Preziosissimo Sangue di Pietraperzia; Manuela Romagnoli,
Professore Ordinario di Tecnologia del Legno e Utilizzazioni Forestali, presso l’Università degli Studi della Tuscia, DIBAF
(Dipartimento per la Innovazione nei Sistemi Biologici Agroalimentari e Forestali); Francesca Scribani Battaglia.

Questa pubblicazione è stata realizzata grazie


al finanziamento dell’Assessorato regionale dei beni culturali e dell’Identità Siciliana, Dipartimento regionale dei beni culturali e dell’I-
dentità Siciliana, Servizio 5 - Valorizzazione e promozione del patrimonio culturale pubblico e privato, Capitolo 376525 - Attività di
Educazione Permanente - esercizio finanziario 2021
Progetto esecutivo (Pubblicazione a stampa Dipingere e scolpire in Sicilia dal Medioevo all’Età moderna, Con un’antologia di restauri della
Soprintendenza di Enna e Workshop diffuso): Paolo Russo

Responsabile unico del procedimento: Massimo Caceci

Progetto grafico: Antonella Granata

Le fotografie, ove non diversamente specificato, provengono dall’Archivio della Soprintendenza di Enna, ovvero sono state
fornite dagli autori dei singoli contributi.

Sicilia <regione> : Soprintendenza per i beni culturali e d ambientali di Enna

Dipingere e scolpire tra Medioevo ed Età moderna : con un’antologia di restauri della
Soprintendenza di Enna / a cura di Paolo Russo ; testi di Giuseppe Andolina … [et al.]. -
Palermo : Regione siciliana, Assessorato dei beni culturali e dell’identità siciliana,
Dipartimento dei beni culturali e dell’identità, 2022.
(Attività della Soprintendenza per i beni culturali e ambientali di Enna : rapporti della
Sezione per i beni storici artistici ; 3)
ISBN 978-88-6164-548-6
1. Opere d’arte restaurate – Enna <provincia>.
I. Russo, Paolo <1965->. II. Andolina, Giuseppe.
709.45812 CDD-23 SBN PAL0360488

CIP - Biblioteca centrale della Regione siciliana “Alberto Bombace”


Sono lieto di presentare il terzo volume della collana di studi intitolata
all’Attività della Soprintendenza per i beni culturali e ambientali di Enna. 3
Rapporti della Sezione per i beni storico artistici.
Questa pubblicazione, come le altre che l’hanno preceduta, contribuisce
ad offrire al pubblico l’opportunità di conoscere una porzione significativa
del patrimonio storico-artistico del territorio della provincia di Enna, e nel
contempo di avere esatta cognizione dell’attività di tutela esercitata su di esso
per competenza dalla Soprintendenza che mi pregio di dirigere.
La pubblicazione prende spunto da una serie di incontri seminariali a tema
dal medesimo titolo e contenuto: Dipingere e scolpire in Sicilia tra Medioe-
vo ed Età moderna. Gli incontri, organizzati in collaborazione con l’Ufficio
Scolastico Provinciale di Enna, si sono tenuti presso la sede della Soprinten-
denza tra la primavera e l’autunno del corrente anno.
Nel presente volume è dunque tracciato un excursus, concepito per casi di
studio, della produzione artistica di pittura e scultura realizzata nella regione
centrale della Sicilia nel lungo periodo che va dal Medioevo all’Età moderna.
Al tempo stesso, viene proposta in questa sede editoriale una selezione dei
lavori di restauro più rappresentativi tra quanti realizzati dall’ufficio compe-
tente per i beni storico artistici della Soprintendenza. Attività quest’ultima
che ha consentito il recupero di un cospicuo numero di dipinti e di sculture, la
cui esecuzione è databile tra il XIV e il XIX secolo, arricchendo la consistenza
e la conoscenza del patrimonio storico-artistico del territorio.
Ringrazio gli autori dei saggi in volume, e tutti coloro i quali hanno gene-
rosamente contribuito a diverso titolo alla riuscita dell’iniziativa. Auspico
che questo ulteriore, importante contributo incontri il favore dei lettori nella
più ampia accezione, dagli addetti ai lavori al più vasto pubblico, tutti a pari
titolo depositari di quella parte significativa del patrimonio culturale siciliano
oggetto della presente pubblicazione.

Angelo Di Franco
Soprintendente per i Beni Culturali
e Ambientali di Enna
Il presente volume è il terzo di una collana edita per questi stessi tipi, inti-
tolata all’Attività della Soprintendenza per i beni culturali e ambientali di
Enna. Rapporti della Sezione per i beni storico artistici. I precedenti due brevi
fascicoli sono stati dedicati a manufatti artistici restaurati nel territorio appar-
tenenti ai secoli XVII (Seicento Minore. Qualche aggiunta alla pittura e alla
scultura nella Sicilia centrale) e XVIII (Dipinti e sculture tra Sette e Ottocen-
to nella Sicilia centrale), entrambi editi nel 2017 e riuniti dal sottotitolo: Nove
anni di restauri della Soprintendenza per i beni culturali di Enna 2008-2017. 5
La pubblicazione odierna, pur in continuità con le precedenti, predisposta
nell’ambito delle finalità istituzionali della Soprintendenza, si inscrive dunque
in un più ampio progetto di attività di Educazione permanente sulla tematica
dei beni culturali, volto alla conoscenza e alla divulgazione del patrimonio sto-
rico-artistico del territorio della provincia di Enna.
L’iniziativa, promossa con la collaborazione dell’Ufficio Scolastico Provincia-
le di Enna, si compone di due distinti momenti. In un primo tempo, una serie
di cinque giornate di studio, concepite per snodi tematici, presiedute da docenti
dell’Università e professionisti dei beni culturali (storici dell’arte, architetti e
restauratori), rivolte principalmente agli insegnanti delle scuole della provincia.
Nei diversi incontri a tema si è inteso proporre un sintetico percorso attraverso i
momenti più rappresentativi della produzione di pittura e scultura, dal Medio-
evo al Novecento, in rapporto con il territorio, tenendo conto delle diverse
tecniche implicate e con l’illustrazione di alcuni restauri realizzati negli ultimi
anni sotto l’alta sorveglianza della Soprintendenza.
Completa dunque il progetto la pubblicazione del presente volume a stam-
pa, avente per argomento i medesimi temi toccati nelle giornate di studio. In
particolare, la pubblicazione che oggi ho qui il piacere di presentare, contiene
una raccolta di saggi e di casi di studio di autori vari, con il complemento di una
scelta selezione di restauri attraverso cui si è cercato di aggiornare lo stato delle
nostre conoscenze di opere e artisti.
L’attività di tutela e conservazione dei beni storico-artistici presenti nel ter-
ritorio di Enna, a monte del progetto, ha offerto la possibilità di un approfondi-
mento di alcuni nodi critici legati alla consapevolezza del patrimonio culturale,
considerato in un più ampio contesto storico-artistico.
Desidero esprimere, in conclusione, tutta la mia gratitudine ai diversi autori
dei saggi che ne costituiscono l’interesse precipuo, così come ai restauratori e ai
tecnici dei beni culturali per il loro concreto apporto alla realizzazione del volu-
me. Il tutto prodotto dalla professionalità del dott. Paolo Russo, che ha curato
ogni aspetto con qualità scientifica e abnegazione. Non da ultimi, ringrazio
quanti hanno offerto il loro fattivo contribuito durante tutta l’attività dell’uffi-
cio da me diretto, al cui interno si iscrive anche questa iniziativa.

Angelo Giunta
Dirigente U.O. 01 Affari Generali,
già Responsabile dell’Unità per i Beni
Storico Artistici Soprintendenza di Enna
Introduzione
Il “punto di vista” e il “punto cieco”
di Paolo Russo

A Marisa Dalai Emiliani

7
Dico in principio dobbiamo sapere il punto essere segno quale non si
possa dividere in parte. Segno qui appello qualunque cosa stia alla super-
ficie per modo che l’occhio possa vederla
Leon Battista Alberti, De Pictura (1435)

... j’attachai sur un fond obscur, environ à la hauteur de mes yeux, un


petit rond de papier blanc, pour me servir de point de vûë fixe; et cepen-
dant j’en fis tenir un autre à còté vers ma droite, à la distance d’environ
deux pieds, mais un peu plus bas que le premier, afin qu’il pût donner
sur le Nerf-optique de mon oeil droit, pendant que je tiendrois le gauche
fermé...
Edme Mariotte, Nouvelle découverte touchant la vûe (1668)

Chi ha ucciso lo Schiavo, chi ha ucciso Ricardo Arona? La risposta


è che non c’è risposta: la risposta è la ricerca stessa di una risposta, la do-
manda stessa, il libro stesso. La risposta è un punto cieco.
Javier Cercas, Il punto cieco (2016)

«Tutte le ortogonali o linee di profondità s’incontrano nel cosiddetto


“punto di vista” la cui posizione è determinata dalla perpendicolare che cade
dall’occhio sul piano di proiezione. Le parallele, comunque siano orientate,
hanno un punto di fuga comune...», e tuttavia la prospettiva, citando Ernst
Cassirer, «è una di quelle “forme simboliche” attraverso le quali “un parti-
colare contenuto spirituale viene connesso a un concreto segno sensibile e
intimamente identificato con questo”; in questo senso, diviene essenziale per
le varie epoche e province dell’arte chiedersi non soltanto se conoscano la
1
E. PANOFSKY, La prospettiva prospettiva, ma di quale prospettiva si tratti». Così nel 1927 Erwin Panofsky,
come “forma simbolica”, in Idem, per il quale la costruzione prospettica corrisponde a un’astrazione rappre-
La prospettiva come “forma sim- sentativa storicamente e culturalmente condizionata1.
bolica” e altri scritti, a cura di G.
D. Neri, con una nota di M. Dalai, Sono passati poco più di quarant’anni dalla prima pubblicazione del
Milano 1994, pp. 37-117, per le ci- contributo di Enrico Castelnuovo e Carlo Ginzburg nel primo volume della
tazioni, pp. 38 e 50. Cfr. M. DALAI,
La questione della prospettiva, ivi,
Storia dell’arte italiana di Einaudi, dedicato al tema Centro e periferia2, poi
pp. 118-141. tradotto nelle diverse lingue, attestando la fortuna critica di quella sorta di
2
E. CASTELNUOVO, C. GIN- “rivoluzione copernicana” nello studio della storia dell’arte3. Saggio fonda-
ZBURG, Centro e periferia, in Storia
dell’arte italiana, 12 voll., Questio- tivo, quello di Castelnuovo e Ginzburg, che ha scompaginato l’approccio
ni e metodi, vol. I, Torino 1979, pp. consueto alla vicenda artistica, ampliandone lo spettro problematico, artico-
285-352. landone lo svolgimento, e, per aderire alla prima figura evocata in epigrafe,
3
Cfr., ad esempio, P. L. DE
VECCHI, G. PERITI, Introduzione, moltiplicando il punto di vista e dilatando, in pari tempo, il campo visivo
in Emilia e Marche nel Rinascimen- attraverso il paradigma di centro-periferia. Da allora, può dirsi, lo sguardo
to. L’Identità Visiva della ‘Perife-
ria’, a cura G. Periti, Azzano San
storiografico non è stato più lo stesso. Immutata la sua attualità. Una sorta di
Paolo 2005, p. 7. refluènza si coglie nell’ambito delle ricerche territoriali, anche in Sicilia, con
la germinazione di studi geograficamente localizzati che nella loro miglio-
re espressione volgono guide e itinerari in indispensabili repertori e atlanti,
frutto di perlustrazioni attente e pervicaci aventi per oggetto la produzio-
ne figurativa di aree geografiche dotate di una loro continuità territoriale
storica, non sempre coincidente con l’attuale ripartizione giurisdizionale, di
diocesi e province. Tutto ciò si pone a supporto di un giudizio critico più
consapevole e di una narrazione storiografica inclusiva. Un mosaico di studi,
quelli criticamente più avvertiti, che rende in termini di dinamiche di rap-
8 porti, di ricezione di stili e modelli, di condivisione di forme di produzione,
più di quanto non facciano gli studi d’insieme polarizzati su macro-aree della
regione occidentale e orientale dell’isola. Secondo tale prospettiva, invalsa
nella storiografia artistica novecentesca sulla Sicilia, la maggior parte delle
narrazioni dei fatti artistici in Sicilia sono concepite secondo un’artificiosa
partizione geografica dell’isola in occidentale e orientale, gravitante o a par-
tire dai grandi centri costieri di Palermo e Messina, cui si aggiungono, in
tono minore e con un’accezione pur sempre ‘provinciale’, le voci di Catania
e Siracusa, assumendo un punto di vista non del tutto o non completamente
abbandonato nel nuovo Millennio. Ciò quantunque la stessa la proliferazio-
ne di studi municipalistici, intesi nella loro proposta più produttiva, abbia
posto come evidente una dinamica fluida e policentrica, maggiormente ade-
4
Si veda, per uno sguardo
d’insieme il volume Manufacere et
rente al reale svolgimento dei fatti artistici. scolpire in Lignamine. Scultura e
È fuori discussione, certo, l’influenza esercitata da quanto prodotto nei intaglio in legno in Sicilia tra Rina-
scimento e Barocco, a cura di T. Pu-
grandi centri urbani o da forme-pilota qui realizzate per la prima volta eppoi gliatti, S. Rizzo, P. Russo, Catania
diffuse generalmente nell’isola. Ma è non meno evidente, per esempio, che 2012 con bibliografia precedente.
talune espressioni tipicamentre siciliane nascono e crescono, talvolta presso- Il volume è frutto di una sistema-
tica ricognizione regionale dove,
chè simultaneamente, in contesti che nell’ottica sopra evocata sono del tutto all’interno delle griglie territoriali
‘periferici’. Così nella scultura lignea nella prima età moderna, per fare un in cui è stato suddiviso il campo
esempio, dove la densità e la qualità di produzione di zone apparentemente d’indagine per economia di sintesi,
si raccoglie la pluralità dei contesti
marginali come il Corleonese, le Madonie, i Nebrodi settentrionali e meridio- che costituiscono il tessuto con-
nali, la stessa costa tirrenica ecc. non ha paragone né a Palermo né a Messina4. nettivo della produzione artistica
nell’arco di tempo considerato.
E così anche per quanto riguarda la scultura lapidea: è a Licata e Mazzarino, 5
Si vedano, per un riscontro
Polizzi e Castelverde, e non soltanto a Palermo, che si scorgono tra le pri- visivo immediato, H. W. KRUFT,
me autentiche espressioni proto-rinascimentali di Domenico Gagini e della Domenico GaginiUnd Seine Wer-
kstatt, München 1972, p. 242,
sua prolifica bottega; è nella parte estrema occidentale dell’isola, tra Sciacca, cat. n. 24, tav. 67, p. 244, cat. n.
Partanna, Castelvetrano, Salemi ovvero nella regione orientale, a Palazzolo 34, tavv. 99-109; V. ABBATE, La
Venerabile Cappella di San Gan-
Acreide e a Noto, che si registra la presenza e si hanno le prove più autenti- dolfo nella Chiesa Madre di Polizzi
che di Francesco Laurana5. Al tempo stesso sono estesamente distribuite nei Generosa, Palermo 2014, p. 27; B.
paesi delle Madonie le molteplici testimonianze di quella diffusa e pervasiva PATERA, Il Rinascimento in Sicilia.
Da Antonello da Messina ad An-
koinè tosco-lombarda della scultura del “Rinascimento siciliano”, antefatto tonello Gagini, Palermo 2008, p.
all’affermarsi incontrastato del classicismo stilistico di Antonello Gagini6. 45, con bibliografia precedente; e
Insomma, il carattere diffusivo e policentrico sembrerebbe essere il più Idem, Francesco Laurana in Sicilia,
Palermo 1992, con bibliografia
rappresentativo dell’arte siciliana, così come il ‘meticciato artistico’ la sua precedente
forma d’espressione identitaria. Una pluralità di contesti territoriali, dun- 6
Si veda, ad esempio, Itinera-
rio Gaginiano, a cura di V. Abbate,
que, che aggiungono qualcosa di più e di nuovo al panorama delle forme Gangi 2011. Per un accenno alla
esistenti. questione, P. RUSSO, Due statue in
È in questa prospettiva dinamica che si inquadra il presente volume. L’an- marmo del “Rinascimento sicilia-
no”, poco note o affatto sconosciute,
golo visuale qui scelto è quello dell’area più interna del territorio regionale. in Conversazioni d’arte 3, Messina
Volendo ora introdurre un altro spunto di riflessione, bisogna al tempo 2022, pp. 77-85.
stesso riconoscere i limiti della nostra ricostruzione storiografica, che resta
comunque imperfetta. Pur nel mutato quadro prospettico occorre avvertire
dell’insistenza di un “punto cieco” nel nostro campo visivo, dal quale la rico-
struzione storico-artistica non riceve alcuna informazione, imputabile in pri-
mo luogo alla perdita o alterazione di testimonianze originarie7. Di qui la ne-
cessaria consapevolezza della irriducibile incompletezza d’ogni narrazione.
Questa parzialità, o deficienza di informazione disponibile è particolarmente
avvertita nei contesti cosiddetti provinciali quali quello che qui si discute,
dove le dispersioni rischiano di restituire uno specchio aberrante, che de- 9
forma, in difetto, il quadro delle nostre conoscenze8. Ciò nondimeno, come
studiosi, come storici dell’arte, sappiamo di dovere supplire alla parziale as-
senza di informazione. Non siamo cioè esonerati dall’interrogare i contesti,
dal porre le domande, trovando, nel nostro lavoro, sempre e comunque sul
campo, come in quei «romanzi del punto cieco» di cui scrive Javier Cercas,
ulteriori domande che rappresentano esse stesse una risposta: «L’abbiamo
visto: esiste un certo tipo di romanzo il cui centro è una domanda e il cui svi-
luppo è un vano tentativo di fornire una risposta in maniera tassativa. Sono
i romanzi del punto cieco»9.

Articolato in due parti, nella prima il presente volume illustra per case-stu-
dies la cultura artistica della regione più interna della Sicilia, in un ampio
arco di tempo, dal XIII al XX secolo. Episodi localizzati di cultura figura-
tiva che offrono al contempo uno stato della questione e aggiungono nuovi
spunti alla discussione. Nella seconda parte è proposta una scelta selezione
di opere restaurate che coprono cronologicamente il lungo periodo storico
sopra considerato.
Il volume prende avvio dal saggio di Katja Guida, nel quale l’autrice rileva
il ruolo delle diverse testimonianze figurative presenti nel territorio nell’eco-
nomia della “cultura artistica post-normanna” in Sicilia, e le loro molteplici
connessioni con la circolazione mediterranea di modelli e stili. È in questo
stesso contesto che si collocano le opere recentemente restaurate della Ma-
7
L’esistenza nella visione di ciò
che fu poi definito ‘punto cieco’ o donna della Cava a Pietraperzia e del Cristo Pantocratore dell’Arciconfrater-
‘tache obscure” o “blind spot”, si nita dei Bianchi a Troina, illustrate nelle relative tavole a colori. A seguire,
deve, come è noto, al famoso espe-
rimento dello scienziato francese
Giuseppe Andolina offre un elemento di riflessione sulla diffusione della
Edme Mariotte, come rievocato in scultura lapidea del primo rinascimento in Sicilia, attraverso l’attenta lettura
epigrafe, per il quale si veda E. MA- filologica della statua in marmo inedita conservata nella chiesa del Carmine
RIOTTE, Nouvelle decouverte tou-
chant la vûë, contenue en plusieurs di Piazza Armerina, oggetto anch’essa di un recente restauro.
Lettres...(1668), in Oeuvres de M. Nel suo denso contributo Barbara Mancuso traccia una linea del ‘natura-
Mariotte, de l’Académie Royale des lismo’ pseudo caravaggesco nella pittura del Seicento, variamente testimo-
Sçiences; comprenant tous les trai-
tez de cet auteur, tant ceux qui avo- niata nel territorio, mostrando come invero la originalissima lezione del Ca-
ient déja paru séparément, que ceux ravaggio, in Sicilia tra il 1608 e il 1609, non attecchì nell’isola. Malcompresa,
qui n’avoient pas encore été publiés.
Imprimées sur les exemplaires les
reinterpretata, riattata alle esigenze e al gusto della committenza devota lo-
plus exacts & les plus complets; cale, quella peculiare istanza naturalistica fu così sottoposta a un processo
Revûes & corrigées de nouveau, 2 di diminuzione e frammentazione in differenti correnti, disinnescandone di
tt., La Haye, chez Jean Neaulme,
1740, t. II, pp. 495-534. fatto la portata rivoluzionaria, fino alla sua dispersione. L’eccezione della pit-
8
Un esempio, in P. RUSSO, Due tura di Pietro Novelli, tra cui la prova altissima ai cappuccini di Leonforte,
statue ... cit., pp. 82-85. non fa che confermare la regola: non sarà il naturalismo caravaggesco stricto
9
J. CERCAS, Il punto cieco, Mi-
lano 2016, p. 103. sensu a rappresentare la via battuta dalla pittura del Seicento siciliano. L’in-
tervento contiene anche un’importante novità attributiva legata al nome del
noto pittore toscano Giovanni Bilivert, grazie anche al restauro del dipinto
a questi riferito, custodito nella chiesa del Santissimo Salvatore a Nicosia.
L’abbondante produzione di scultura lignea tra Sei e Settecento è qui rap-
presentata, alla luce dei restauri recenti, dal riesame, ad opera di chi scrive,
del gruppo della Flagellazione attribuito a Giovan Battista Li Volsi; e dalla
proposta di Salvatore Anselmo di due nuove significative acquisizioni. Fede-
rica Barbarino ci conduce all’interno della bottega di Guglielmo Borremans,
10 uno tra i massimi protagonisti della pittura della prima metà del Settecento
in Sicilia, e lo fa attraverso la segnalazione di un’opera pressoché sconosciu-
ta, conservata nella chiesa di San Giuseppe a Leonforte, e della sua attribu-
zione.
Vertono sul tema del rapporto tra scienza e restauro i successivi contri-
buti. Dopo una mia sintetica introduzione storica al tema, Enrico Ciliberto,
Gioacchino Giunta e Sara Manin illustrano attraverso un caso specifico, rap-
presentato dalle indagini diagnostiche eseguite sulla scultura dell’Addolorata
custodita nell’omonima chiesa di Enna, l’apporto della chimica alla cono-
scenza dell’opera e al progetto del suo restauro. Il saggio di Angela Scialfa
apre quindi una finestra sulla scultura polimaterica e sulla tipologia larga-
mente diffusa delle statue vestite, focalizzando l’attenzione su di un originale
esemplare inedito appartenente alla Confraternita del Preziosissimo sangue
di Gesù, con sede presso la chiesa di Santa Maria di Gesù a Pietraperzia.
I brevi interventi conclusivi di Angelo Giunta e Vittorio Ugo Vicari ci
introducono nello spazio privato di un noto pittore del Novecento siciliano:
lo studio dell’artista Elio Romano ad Assoro. Completa il volume, come an-
ticipato, una scelta antologia di opere d’arte restaurate nel corso degli anni
dalla Soprintendenza di Enna.
I contributi raccolti in volume non costituiscono un’enunciazione cumu-
lativa e disordinata di tutto quanto prodotto nella provincia di Enna nell’ar-
co di otto secoli. Nel loro insieme piuttosto, sia pure in maniera puntifor-
me e disorganica, offrono uno scorcio visivo e documentato della pittura e
della scultura nell’area interna della Sicilia nella vasta campata cronologica
indicata, invitando a guardare tra le pieghe di una narrazione discontinua i
frammenti di una vicenda artistica articolata, molteplice, disomogenea ma
pur sempre relata nei linguaggi e nei temi nello specchio dell’arte in Sicilia.
Ripensare il ‘punto di vista’, sottrarre la storia artistica particolare all’i-
solamento, inserendola in un contesto coerente, organico e condiviso di cui
essa è parte integrante e sostanziale, rappresenta la consapevolezza e il su-
peramento ad un tempo di quella «tache obscure» nel campo visivo della
storiografia dell’arte in Sicilia, concorrendo a ridisegnarne la geografia se-
condo un quadro prospettico più vicino alla nostra esperienza visiva. Questo
il senso e lo scopo del libro.
Pittura iconica del Duecento
nella Sicilia centrale
di Maria Katja Guida

11

Nel vasto e articolato panorama XII secolo per i chiari rimandi ad


della cultura artistica della Sicilia un’opera evoluta qual è il Liber ad
post-normanna ricostruita negli ul- honorem Augusti di Pietro da Eboli.
timi tempi da studi approfonditi che Pochi anni più tardi il restau-
ne hanno delineato svolgimenti, re- ro degli affreschi della Grotta dei
ferenti e opere fondamentali1, una Santi a Enna ne ha confermato il
parte importante è stata riconosciu- collegamento proposto con l’area
ta alle espressioni artistiche della Si- pugliese e microasiatica in relazione
cilia centrale. alla circolazione di cultura franca
Qui un ruolo determinante per legata alle crociate. La cultura degli
la conoscenza dei cicli ad affresco affreschi si lega infatti sia all’ambito
e dei dipinti su tavola è stato quello cipriota – come dimostra il Cristo
del restauro che negli ultimi decen- benedicente della parete di fondo
ni ha permesso la lettura di alcune che ricorda da vicino l’icona del
opere ancora poco note o del tutto Cristo nella chiesa della Panaghia a
1
Per una visione generale sconosciute. Moutoullas – che all’ambito puglie-
dell’argomento e per la bibliogra- Mi riferisco ad esempio ai fram- se – in particolare il San Nicola alla
fia precedente cfr. F. CAMPAGNA
CICALA, Pittura medievale in Sici- menti con Profeti e Storie Bibliche sinistra del Cristo che ripropone il
lia, Messina 2020. venuti alla luce alcuni decenni fa volto tipico del santo affermatosi in
2
M.K. GUIDA, Un frammento nella chiesa di S. Maria di Piazza Puglia, da quelli più antichi di Mot-
di affresco con storie bibliche ritrova-
to nella chiesa di S. Maria di Piazza Vecchia a Piazza Armerina. Il fram- tola nel palinsensto della cripta di
Vecchia a Piazza Armerina, pp. 74- mento più esteso è costituito da una S. Nicola a quelli della Cattedrale di
76, e Ead., La cultura mediterranea
negli affreschi della grotta dei Santi fetta in verticale della decorazione Nardò e della cripta di S. Vito Vec-
a Enna, pp. 81-83, entrambi in La parietale che si snodava a livelli so- chio a Gravina – che ad altre aree
Madonna delle Vittorie a Piazza Ar- vrapposti divisi da fasce decorati- della Sicilia, specie all’area siracusa-
merina dal Gran Conte Ruggero al
Settecento, catalogo della mostra ve ed era conclusa in basso da un na come dimostra la Santa coronata
(Piazza Armerina, 21 dicembre panneggio e in alto da una decora- sulla parete sinistra, vicina alla San-
2009-27 febbraio 2010), a cura di
M.K. Guida, Napoli 2009; cfr. an-
zione plissè. Ai profeti e alle storie ta Margherita della grotta omonima
che Ead., Cultura artistica del Due- bibliche raffigurati potettero fare a Lentini2.
cento nella Sicilia centrale, Messina da modello i mosaici della Cappella Un ruolo determinante ha avuto
2012, pp. 24-29 e 41-45.
3
M.K. GUIDA, La Madonna del- Palatina e della basilica di Monreale, il restauro anche per la lettura dei
le Vittorie a Piazza Armerina, in La interpretati con uno stile che appare dipinti su tavola la cui vicenda nel
Madonna… cit., pp. 15-31, e Ead, però più progredito verso una cultu- corso del Duecento è caratterizzata
Cultura artistica… cit., dai quali
traggo alcuni temi di questo inter- ra naturalistica di sapore proto-goti- da avvenimenti notevoli legati so-
vento. co ascrivibile forse allo scadere del prattutto alla cultura delle icone3.
fig. 1 - Madonna delle Vittorie, Piazza Ar-
merina, Cattedrale

12

4
La storia dell’icona si basa
soprattutto sulle fonti seicentesche
che ne narrano la vita di miracoli e
devozione; su tale argomento cfr.
M.K. GUIDA, La Madonna delle Vit-
torie nell’età della Controriforma,
Agli avvenimenti delle Crociate icona della Madonna delle Vittorie in La Madonna… cit., pp. 108-115.
Per la fortuna critica dell’opera ri-
– sia quella di Enrico VI che quella della Cattedrale di Piazza Armerina mando a Ead., La Madonna delle
di Federico II – è da collegare l’inte- (fig. 1)4. Vittorie a Piazza Armerina… cit.,
ressante tavola con la veneratissima Il dipinto riprende – per il ta- pp. 15-17.
glio della Vergine a mezza figura e dighitria nel palazzo vescovile di
l’atteggiamento del Bambino sgam- Monreale; quelli della Vergine inve-
bettante che afferra con la mano il ce presentano un aplomb elegante e
manto della Vergine – l’iconografia semplice diverso dai tormentati pan-
della famosa icona della Madonna neggi dei mosaici di Monreale e le
Kikkotissa venerata nel monaste- parti anatomiche non rispecchiano
ro di Kikko a Cipro a cui secondo l’insistenza plastica propria di quei
la tradizione fu donata da Alessio mosaici per cui le mani lunghe e sot-
I Comneno fra l’XI e il XII secolo; tili sono caratterizzate da una este- 13
essa è stata sempre nascosta fin dal nuata eleganza e gli stilemi monre-
XVI secolo da una riza metallica su alesi, quando compaiono, vengono
cui è stato posto successivamente un ridotti a un puro gioco ornamentale
paramento di seta ricamata sicchè che non tiene conto dell’anatomia,
l’icona originale è praticamente in- per esempio nel modo di rendere le
visibile, ma è però ricostruibile sulla nocche delle dita.
base delle repliche esistenti nell’iso- Soprattutto nel volto della Vergi-
la5. ne dalla forma espansa e chiara, nei
A questi dati iconografici si ag- piani ampi e piatti modulati dalla
giungono nell’icona di Piazza Arme- luce e nelle gote che appaiono de-
rina alcuni particolari specifici che la licatamente sfumate, il pittore sem-
diversificano dal modello cipriota: la bra ispirarsi invece a una cultura di
mancanza del nesso fra la mano del ineludibile ascendenza comnena e
Bambino che porge il rotulo e quel- di più ampia circolazione che trova
la della Vergine che lo riceve che si riscontri in un più vasto ambito me-
riscontra invece in ambito sinaitico diterraneo: le connotazioni appena
e cipriota, la presenza di larghe bre- rilevate mostrano legami infatti sia
telle legate alla cintura secondo un con l’ambito pugliese – in quell’inte-
modello diverso da quelle cipriote, ressante ambiente in cui furono pro-
l’assenza del velo posto di traverso crastinate le eleganti connotazioni
sul capo della Vergine al di sopra del dell’ondata comnena che sulla fine
maphorion. del secolo XII aveva interessato in
Quanto ai dati formali, escluse al- particolare la Puglia a cui si aggiun-
cune zone che sembrano essere frut- sero, già a partire dai primi decenni
to di rifacimenti posteriori, l’imma- del secolo XIII, nuovi apporti dalla
gine della Vergine – ad eccezione del Terra Santa e specialmente dal Sinai
cercine di un colore blu scuro dovu- e da Cipro – sia proprio con l’area
5
Cfr. A.W. CARR, The Early
History of the Madonna delle Vit- to a un processo di ossidazione ma cipriota, come attestano le tipiche
torie’s Iconographic Type, pp. 32- che doveva in realtà essere azzurro fisionomie di varie Madonne e so-
36, e C.G. CHOTZAKOGLOU, The come in varie altre icone dell’Italia prattutto l’area di origine di questa
Holy Virgin of Kykkos. Exploring
the transfigurations of the icon and meridionale e come è stato verifica- iconografia particolarmente carat-
its symbolic meaning through the to durante l’intervento di restauro terizzata presente appunto sull’isola
centuries, pp. 43-50, entrambi in La
Madonna... cit. – appare abbastanza leggibile nelle di Cipro.
6
Cfr. M. ANDALORO, Madonna sue qualificazioni stilistiche e icono- Per quanto riguarda le motiva-
col Bambino, detta “delle Vittorie”, grafiche. zioni storico-politiche che potettero
in Cimabue a Pisa. La pittura pisa-
na del Duecento da Giunta a Giot- L’andamento dei panneggi nel essere alla base del coinvolgimento
to, catalogo della mostra (Pisa, 25 Bambino ricalca soluzioni tipiche dell’isola nella trasmigrazione di
marzo-25 giugno 2005), a cura di
M. Burresi e A. Caleca, Pisa 2005,
monrealesi presenti sia nell’Imperla- questa tipologia dal Mediterraneo
pp. 134-135. ta, come è stato notato6, che nell’O- orientale verso la Sicilia e la Puglia,
fig. 2 - Madonna col Bambino, Velletri,
chiesa di S. Martino

fig. 3 - Madonna col Bambino, Bari, Pina-


coteca Provinciale

14

è da dire che i presupposti risalgono Sicilia si potrà toccare un’epoca fra


già ai tempi di Enrico VI a cui i re di il terzo e il quarto decennio del XIII
Cipro e di Armenia avevano ricono- secolo, proprio in concomitanza coi
sciuto la sovranità sull’isola cipriota. fatti della VI Crociata e con quelli
7
Cfr. L. VILLARI, Storia della
città di Piazza Armerina, Piacenza
Avvalendosi dei diritti ereditati, subito successivi appena ricordati. 1987; I. NIGRELLI, Piazza Armerina
Federico II nel 1228 in viaggio per Ho già ritenuto che la cultura medievale, Milano 1983; L. VILLA-
RI, Storia Ecclesiastica della città di
la VI Crociata verso Gerusalemme iconografica e stilistica delle Madon- Piazza Armerina, Messina 1988. È
fa scalo a Cipro e una nuova fermata ne Kikkotisse conservate a Velletri e anche interessante ricordare che
compie nel 1229 dopo la conclusio- a Viterbo sia la più aderente e conse- nel settembre del 1229 Federico
II aveva confermato alcuni beni
ne diplomatica della Crociata prima guente rispetto all’icona piazzese – alla vicina città di Aidone, sede di
di tornare in Puglia; non meno in- ma forse potrebbe presupporre an- una chiesa dell’ordine militare dei
teressanti sono altre due notizie ri- che una rinnovata conoscenza dell’i- Templari. Cfr. R. PIRRO, Sicilia Sa-
cra, terza ed. a cura di A. Mongitore
guardanti l’Imperatore che nel 1234 cona cipriota nel particolare del velo con aggiunte di V. Amico, Palermo
aiutò la costruzione a Piazza di una posto di traverso sul capo della Ver- 1733, vol. I, p. 595.
8
M. BACCI, Il pennello dell’e-
Casa di Cavalieri Teutonici e nello gine9 – come essa sembri articolarsi vangelista. Storia delle immagini sa-
stesso anno scelse la città come sede variamente nella seconda metà del cre attribuite a san Luca, Pisa 1998,
della Corte Nazionale per la Sicilia7. XIII secolo poiché compaiono in pp. 161 e 207-212, fig. 5; ID., L’ico-
na della Vergine di Kykkos, in La
Non so se Federico II possa avere entrambe esperienze stilistiche più Madonna… cit., pp. 37-50.
avuto una parte in questa migrazio- evolute giunte dalla pittura iconica 9
Questo particolare è assente
nell’icona di Piazza, ma proprio a
ne iconografica ma certo significa- oltre che pugliese anche campana. causa della sua insistente presenza
tiva in questo contesto è la verifica, Mi riferisco innanzi tutto alla nelle derivazioni, sarebbe auspi-
operata dalla critica, dell’elabora- Kikkotissa della chiesa di S. Martino cabile effettuare indagini fisiche
e analisi dei pigmenti nella zona
zione del culto della Kikkotissa di a Velletri (fig. 2) in cui, nonostante del mantello della Vergine. Sulla
Cipro in ambito crociato dopo il alcuni stilemi anatomici giunti da possibile configurazione originaria
11928; se a ciò si aggiungono i tempi Monreale forse attraverso la Campa- dell’icona cfr. M.K. GUIDA, Ipotesi
sulla configurazione originaria della
tecnici necessari alla trasmigrazione nia, la fisionomia dal volto allungato Madonna delle Vittorie, in La Ma-
del culto e alla sua acclimatazione in dalle lunghe sopracciglia rimanda donna… cit., pp. 53-55.
fig. 4 - Madonna col Bambino, Cosenza,
chiesa delle Vergini

fig. 5 - Madonna dell’Alemanna, Gela,


chiesa madre

10
Per le icone ricordate: P. BELLI
D’ELIA, La Kikkotissa delle Vergini
nella Pinacoteca di Bari, pp. 66-67;
M.K. GUIDA, Una derivazione dalla 15
Madonna delle Vittorie nel Museo
Diocesano di Velletri, pp. 56-57;
Ead., La Madonna di Viterbo copia di
una replica, pp. 58-59; Ead., Ascen-
denze pugliesi, connessioni campane
e inserzioni iconografiche cipriote nel-
la Madonna del Terremoto a Potenza,
pp. 64-65, tutti in La Madonna…
cit.; per la Madonna di Cosenza:
M.P. DI DARIO GUIDA, scheda IV,3,
in Capolavori d’arte in Calabria dal
medioevo al novecento, catalogo
della mostra (Cosenza-Rende, 22
dicembre 2008-22 febbraio 2009), soprattutto al gruppo delle icone come la Madonna di Andria che
a cura di M.P. Di Dario Guida, Co-
senza 2009, tomo I, p. 338. Vorrei pugliesi e a quella del Museo Civico dall’importante gruppo delle icone
notare che l’opera più antica in cui di Viterbo, che ne è una copia esatta campane recentemente ricostruito11.
compare in Sicilia non solo un mo- anche se posteriore di qualche de- Un’aggiunta importante in tutta
dello similissimo di bretelle, ma an-
che l’iconografia del Bambino sgam- cennio. A queste due è forse oppor- la vicenda delle derivazioni è d’ob-
bettante è l’Odighitria della contro- tuno aggiungere anche quella più bligo a questo punto perché riguar-
facciata di Monreale; ne discendono
così nuovi problemi di trasmissione
tarda di Giovanni da Taranto della da l’esistenza proprio in Sicilia di
iconografica e di cronologia per en- Pinacoteca Provinciale di Bari, per quella che è una delle derivazioni
trambe le opere siciliane. la quale è da notare uno studiato ri- più interessanti dell’icona delle Vit-
11
Per le icone campane: M.P. DI
DARIO GUIDA, Alla ricerca dell’arte torno all’originale cipriota nel nesso torie. Si tratta della Madonna dell’A-
perduta. Il Medioevo in Italia Meri- costituito dalla mano del Bambino lemanna (fig. 5)12 già nella chiesa
dionale, Roma 2006, in particolare che incontra la mano della Madre omonima di Gela e ora nella chie-
il capitolo “…non poche Madonne
di stil vetusto, che si venerano in (fig. 3). È anche da aggiungere che sa di Maria SS. Assunta la quale si
diverse chiese”. Dalla Madonna del il dato stilistico e iconografico della comporta come una gemmazione
Pilerio a Cosenza alle icone campa-
ne del Duecento, pp. 145-166; Ead., tunica con larghe bretelle del Bam- iconografica della Kikkotissa delle
Dalla pittura bizantina alla pittura bino compare, sciolto dall’icono- Vittorie nella Sicilia meridionale cre-
italiana. Le vicende della pittura in grafia della Kikkotissa, in altre due ando intorno a sé una propria rete
età angioina, in Capolavori d’arte…
cit., pp. 250-283. icone pugliesi databili ad un mo- devozionale attraverso topoi molto
12
M.K. GUIDA, Cultura pugliese mento inoltrato nella seconda metà simili a quelli riferiti alla Madonna
e campana in una replica siciliana.
La Madonna dell’Alemanna a Gela
del XIII secolo: nella Glikophilousa di Piazza Armerina.
in La Madonna… cit., pp. 62-63. Il della chiesa delle Vergini a Cosenza Da un punto di vista stilistico l’o-
manto della Madonna e del Bam- attribuita anch’essa a Giovanni da pera di Gela presenta legami note-
bino e soprattutto le decorazioni
dorate sovrapposte sembrano de- Taranto (fig. 4) e nella Madonna del voli col gruppo delle derivazioni pu-
nunciare un rifacimento più tardo Terremoto a Potenza10. gliesi dall’icona di Piazza. La forma
in ambiente neobizantino: M.K. La Madonna delle Vittorie sem- allungata dell’ovale e le sopracciglia
GUIDA, La fortuna delle icone post-
bizantine in Sicilia con alcune consi- bra essere perciò il prototipo delle lunghe e diritte sono infatti partico-
derazioni sulla Madonna “pisano-se- derivazioni pugliesi della seconda lari che la collegano alla Kikkotissa
nese” di Palermo e su Roberto di
Odorisio, in Le icone postbizantine
metà del XIII secolo, nelle quali di Velletri, alla Glikophilousa di Co-
in Sicilia. Secoli XV-XVIII, a cura di convergono anche altre esperienze senza (figg. 2 e 4), alla Madonna del
M.K. Guida, Roma 2013, p. 70. derivate sia da un altro prototipo Terremoto a Potenza, inserendosi
fig. 6 - Madonna col Bambino in trono,
Troina, chiesa di Maria SS. Assunta

16

nella linea della Madonna delle Vit- quarto del XIII secolo dalle quali
torie ma ad un momento più evoluto sono mutuati anche alcuni dati spe-
perché a differenza di quella di Piaz- cifici come la tipica forma a goccia
za Armerina è qui presente quella dell’ombra nella palpebra inferiore.
insistenza plastica – specialmente
nel sottolineare gli snodi delle falan- Una ascendenza di cultura com-
gi, del polso, delle articolazioni delle neno-costantinopolitana è presente
mani, del ginocchio, del gomito – e anche nella simbologia aulica della
affiorano quei contrasti di luce e Madonna col Bambino in trono (fig. 13
M.K. GUIDA, Una inedita Ma-
donna col Bambino in trono nella
ombre più marcati che la avvicina- 6) nella chiesa di S. Maria Assunta a chiesa di Maria SS. Assunta a Troina,
no a varie icone campane del terzo Troina13. in La Madonna… cit., pp. 72-73.
fig. 7 - Madonna col Bambino, Lentini,
chiesa dei SS. Maria e Alfio
La tavola presenta vistose lacune
principalmente sul lato destro ma
anche in varie altre zone sicchè ap-
paiono fortemente compromessi sia
vari particolari del trono – la base, i
due lunghi cuscini imperiali, la spal-
liera rivestita di una stoffa preziosa
– che vari punti della figura della
Vergine. Tuttavia ancora sono leggi- 17
bili alcuni raffinati particolari, come
le scarpe rosse decorate e la frangia
terminante con tre perle a goccia
che conclude il maphorion, e alcune
connotazioni stilistiche come le lu-
meggiature a pettine di ascendenza
monrealese che sono sufficienti per
indicare l’alta qualificazione dell’o-
pera.
Il restauro ha liberato la tavola
dalle ridipinture successive dando la
possibilità di studiare un testo com-
pletamente originale le cui connota-
zioni permettono di inserire l’opera
in una fase probabilmente più antica
di quanto non ritenessi nel 2009 –
cioè la metà del XIII secolo – poi-
ché la sua cultura sembra legarsi ad
un momento ancora dei primi tempi
svevi rimandando alle realizzazioni
bizantino-monrealesi del tempo di
Guglielmo II.
Ciò sia soprattutto per quanto
riguarda le connotazioni stilistiche,
ma anche per l’affermazione della
iconografia della Madonna in trono.
La Vergine di Troina infatti richia- ture a pettine, nel modello del trono
ma da vicino la Madonna in trono14 che termina con un bordo decorato
nell’abside della Cattedrale di Mon- leggermente ricurvo e foderato da
14
Sull’iconografia della Madon- reale nella presentazione frontale, stoffe preziose e dalla seduta legger-
na in trono, la cui lontana origine te-
ologica è stata più volte individuata nel modello del maphorion che si mente concava in cui si adagiano i
nella proclamazione della maternità incrocia sul petto raccogliendosi a cuscini e decorata sulla superficie
divina della Vergine nell’horos del
Concilio di Efeso, cfr. M.P. DI DA- mo’ di loros fino ai piedi e che pre- da motivi astratti, nella testa globosa
RIO GUIDA, Icone di Calabria e altre senta le tipiche decorazioni di perle della Vergine.
icone meridionali, Soveria Mannelli a goccia, nel modo di disporre i pie- Sul piano iconografico l’ope-
1992, con bibliografia precedente;
Ead., Alla ricerca dell’arte… cit., in di con le scarpette rosse decorate e ra sembra aprire quel momento di
particolare il capitolo L’iconografia nel modo in cui la veste si adagia su punta dell’iconografia della Madon-
della Madonna basilissa e l’ideologia
di esse, nel Bambino che veste l’hi- na in trono che si affermerà a Messi-
imperiale in Campania in età sveva,
pp. 121-144. mation caratterizzato da lumeggia- na nella seconda metà del Duecento
dalle due Madonne Mellon e Kahn Infine, notando le forti affinità
di Washington al gruppo Madonna tra le due opere, ho già proposto la
della Chambretta-Madonna delle paternità di uno stesso iconografo
Grazie – le cui connotazioni cultura- che nell’icona di Troina mostra di
li si pongono al confine tra gli ultimi essere al corrente anche di fatti occi-
tempi comneni e i primi delle nuove dentali poiché la spalliera del trono
tendenze paleologhe – fino al mosai- bizantino è arricchita da una stoffa
co dell’abside sinistra della Catte- preziosa con piccoli disegni forse di
18 drale della città, diversificandosi dal area francese pervenuti direttamen-
gruppo Monreale-Troina in partico- te o dall’ambito crociato16.
lare nel modello di trono imposta-
to “a cassettoni” con una spalliera Questa panoramica sulla pittura
concava studiata in prospettiva che iconica non può non comprende-
si conclude con una fila di motivi a re un dipinto di notevole rilevanza
piccole sfere o pinnacoli. conservato nella chiesa della Cateva
L’opera a cui più strettamente la a Pietraperzia (fig. 8)17, e anzi la più
tavola di Troina si collega è l’Odigi- importante delle icone poiché raf-
tria in piedi di Lentini (fig. 7), a cui figura il Cristo crocifisso nella più
rimanda per vari particolari stilistici. nuova delle variazioni, quella del
Al fine di indicarne i brani salienti Cristo doloroso18.
15
P. LEONE DE CASTRIS, Pittura
del Duecento e del Trecento a Napo-
per sostenere il confronto proposto Tale versione nata a Costantino- li e nel Meridione, in La pittura in
sarà soprattutto da sottolineare il poli già nel secolo VII nell’ambito Italia. Il Duecento e il Trecento, II,
Milano 1986, pp. 453-456; G. BAR-
volume quasi sferico del capo della delle più accese discussioni teolo- BERA, L’Odigitria a figura intera di
Vergine avvolto nel maphorion che giche, in particolare del Concilio Lentini, in Federico e la Sicilia dalla
col bordo luminoso le incornicia il Quintosesto in Trullo, e affermatasi terra alla corona. Arti figurative e
arti suntuarie, catalogo della mo-
volto per poi incrociarsi sul petto, le a Gerusalemme e nella Terra Santa, stra (Palermo, 15 dicembre1994-31
sottili ageminature d’oro ricorrenti si diffonde nell’Europa del Nord in maggio 1995), a cura di M. Andalo-
nelle vesti, l’atteggiamento del Bam- età ottoniana e in tutto l’Occidente, ro, Palermo 1995, pp. 453-456.
16
Cfr. nota 13.
bino e soprattutto la sua fisionomia, con varie particolarità nei diversi 17
L’icona è stata resa nota da
alcuni particolari come il modo di ambienti, lungo i secoli del Medio- Maria Concetta Di Natale con un
accostamento alla croce della Bi-
adagiare il panneggio della veste sui evo. blioteca Comunale di Sciacca: M.C.
piedi dai calzari rossi. Per quanto riguarda la Sicilia è DI NATALE, Le croci dipinte in Si-
Le forti affinità iconografiche e stata rilevata la presenza precoce cilia. L’area occidentale dal XIV al
XVI secolo, Palermo 1992, pp. 9-10.
stilistiche suggeriscono infine an- del Cristo doloroso in alcune croci 18
Sull’iconografia del Cristo
che una datazione coeva all’opera come la stauroteca prodotta nelle crocifisso cfr. M.P. DI DARIO GUI-
DA, Alla ricerca dell’arte… cit., in
di Lentini che Pierluigi Leone De nobiles officinae palermitane già al particolare il capitolo Evoluzione
Castris aveva collegato a un filone tempo di Ruggero II e donata da Fe- di una tipologia iconografica nell’Al-
aulico di cultura bizantina tra la fine derico II nel 1222 alla Cattedrale di tomedioevo. Il Cristo crocifisso in
Europa e nell’Oriente mediterraneo,
del XIII e gli inizi del secolo succes- Cosenza, la coperta dell’Evangelario pp. 11-34.
sivo e che Gioacchino Barbera, ac- del vescovo Alfano di Capua del 19
Sulla stauroteca di Cosenza:
cogliendo la giusta osservazione del- tempo di Guglielmo II, la stauroteca M.P. DI DARIO GUIDA, Un dono
“antico” dell’imperatore: la staurote-
lo studioso napoletano sulla cultura della fine del XII secolo del Musée ca della Cattedrale di Cosenza, pp.
aulica dell’Odigitria, ha convincen- des Beaux Arts di Digione19. 172-184, e Ead., scheda III,1, pp.
temente anticipato entro la prima In seguito in Sicilia è possibile ve- 233-235, entrambi in Capolavori
d’arte… cit. Sulla coperta di Capua
metà del XIII secolo15; una datazio- rificare la presenza del tipo doloro- M.K. GUIDA, scheda IV, in Nobi-
ne che a parer mio potrebbe essere so medio-orientale in alcune opere les... cit., pp. 260-263. Sulla stau-
roteca di Digione S. JUGE, scheda
ritratta anche verso i primi decenni ascrivibili al secolo XIII fra le qua- 18, in Federico e la Sicilia... cit., pp.
del secolo. li sono almeno da ricordare alcune 115-116.
fig. 8 - Crocifisso, Pietraperzia, chiesa della
Cateva

19

miniature quali il Messale Gallicano come si stava verificando in altre


dell’Archivio Storico Diocesano di zone della Toscana – ricordo i Cro-
Palermo realizzato fra la fine del se- cifissi di Cimabue – della Puglia – il
colo XII e gli inizi del XIII, il Sacra- Crocifisso delle Tremiti – della Cam-
mentario del Fondo S. Pietro della pania – il Crocifisso che parlò a San
Basilica Apostolica Vaticana, non Tommaso della chiesa di S. Dome-
concordemente ritenuto siciliano, nico Maggiore a Napoli, il Crocifis-
del primo quarto del XIII secolo, e so di ascendenza cimabuesca nel
soprattutto il f. 80v con la Crocifis- Messale della Cattedrale di Salerno,
sione del Sacramentario ms. 52 della il Crocifisso nella cripta della chiesa
Biblioteca Nazionale di Madrid re- omonima nella stessa città (fig. 9).
alizzato a Messina al tempo del ve- Compare anzi in quest’ultimo l’im-
20
Cfr. M.L. FOBELLI, Il Messa-
le Gallicano ms. 1, pp. 391-392; C. scovo Richard Palrmer20. portante particolare iconografico
MAIEZZA, Il Sacramentario del Fon- La croce di Pietraperzia presen- dei piedi incrociati e trafitti insieme
do San Pietro, pp. 379-382; M.R.
MENNA, Sacramentario, pp. 365-
ta cadenze più accentuate, tragiche da un solo chiodo presente nella
367, tutti in Nobiles... cit. e umane della sofferenza del Cristo, croce di Pietraperzia.
fig. 9 - Crocifissione, particolare. Salerno,
chiesa del Crocifisso

20

Tale modello si afferma a partire di Bonmont del 1260 circa nella Bi- 21
Per una visione generale
dalla metà del XII secolo – quando bliothèque Municipale di Besançon dell’argomento cfr. C. FRUGONI,
nel 1149 compare sul fonte battesi- (ms. 54), alla c. 105v nel Messale Una solitudine abitata. Chiara d’As-
male del Musées Royaux a Bruxel- francese di San Ludovico del 1255- sisi, 2006, p. 222, e G. JÁSZAI, voce
Crocifisso, in Enciclopedia dell’Arte
les proveniente dalla collegiata di 56 ora ad Assisi nel Museo del Teso- Medievale, 1994.
Saint-Germain a Tirlemont – e lun- ro del convento di San Francesco23. 22
Cfr. H. BOESE, Die Hand-
schriften der ehemaligen Hofbiblio-
go il corso del XIII in Occidente21. Ad attestare i tempi e i luoghi thek Stuttgart, II, 1 Codices Biblici.
Qui esso è presente varie volte nel- della diffusione della tipologia è la Codices dogmatici et polemici. Codi-
la miniatura: alla c. 73v del Salterio testimonianza del cronista e vescovo ces hermeneutici, Wiesbaden 1975,
pp. 27-28.
di Ermanno di Turingia realizzato Luca di Tuy che nel II libro del De 23
Sul Messale francese cfr.
fra il 1211 e il 121722 conservato a altera vita fideique controversiis ad- M.G. CIARDI, scheda 21a, in La cro-
Stoccarda nella Württembergische versus Albigensium errores compo- ce dalle origini agli inizi del secolo
XVI, catalogo della mostra (Napoli,
Landesbibliothek (ms. HB II.24), sto fra il 1230 e il 1240, ritenendola 25 marzo-14 maggio 2000), a cura
alla c. 15v del Salterio cistercense prodotta dall’eresia albigese, con- di B. Ulianich, Napoli 2000, p. 94.
danna come eretica la raffigurazione
del Cristo crocifisso con tre chiodi.
In Italia in particolare il modello
compare piuttosto precocemente
poiché nei mosaici romani di S. Pa-
olo fuori le mura, realizzati da ar-
tisti veneziani chiamati da Onorio
III (1216-1227), esso è evocato nel
calice dell’Etimasia nel quale sono 21
presenti tre chiodi – come più tar-
di, ma ai lati della croce, nell’Etima-
sia della mitra di Agira – e dovette
imporsi tanto nella scultura – basti
ricordare il pulpito di Nicola Pisa-
no nel Battistero di Pisa, i Crocifissi
del figlio Giovanni che saranno di
stimolo anche per i pittori e le mi-
crosculture in argento su oggetti li-
turgici che potettero costituire, as-
sieme alle raffigurazioni nella nuova
tecnica dello smalto traslucido, uno
strumento di diffusione del model-
lo elaborato in area senese – che in
pittura nel cui ambito è da ricor-
dare il crocifisso firmato da Petrus
nel 1212 o 1242 proveniente dalla
chiesa di S. Biagio a Campi di Nor-
cia24, il Crocifisso preduccesco ad
affresco nella cripta della Cattedra-
le di Siena e soprattutto i Crocifissi
di Duccio – in primis quello della
Maestà di Siena – e quello di Giotto
in S. Maria Novella del 1312.
È opportuno infine notare che,
con un percorso insolito, il model-
lo dei tre chiodi – due alle mani e
uno sui piedi incrociati – passerà
dall’Occidente all’Oriente, dove
è da ricordare l’icona con la Cro-
cifissione del monastero di Santa
Caterina al Monte Sinai del 1280-
90 circa (fig. 10), forse anch’esso in
fig. 10 - Crocifissione, Sinai, monastero di Santa Caterina
seguito agli avvenimenti collegati
alle Crociate.
24
Sul Crocifisso di Petrus cfr. F. TODINI, La pittu-
ra umbra dal Duecento al primo Cinquecento, 1989,
v. I, p. 282; v. II, p. 13, n. 6; A. DELPRIORI, La scuola
di Spoleto. Immagini dipinte e scolpite nel Trecento
tra Valle Umbra e Valnerina, Perugia 2015, p. 49.
Una Madonna in marmo inedita
nella chiesa del Carmine a Piazza Armerina
di Giuseppe Andolina

23

fig. 1 - Scultore anonimo (“scuola” lau-


ranesca), Madonna con Bambino, ultimo
La Madonna con Bambino della
quarto del XV secolo, Piazza Armerina, chiesa del Carmine di Piazza Arme-
Chiesa del Carmine
rina costituisce un interessante caso
di scultura lauranesca nell’entroterra
siciliano (figg. 1, 7-10, tav.3). La sua
esecuzione è collocabile nella secon-
da metà del XV secolo e la sua pre-
senza a Piazza Armerina può essere
ricondotta ai padri Carmelitani pro-
prietari della chiesa e dell’annesso
convento a partire dal Trecento1.
La statua è in marmo alabastrino,
stante su un basamento istoriato ad
essa pertinente sia per materiale che
per origine, e si trovava fino a poco
tempo fa nella nicchia sopra il porta-
le di ingresso della chiesa (figg. 2-3).
Non è chiaro se l’opera stesse in fac-
ciata anche in principio, considerato
che la chiesa attuale, come iscritto
sulla targa sopra il portale, è il risul-
tato di una riedificazione secentesca
dell’originaria costruzione medieva-
le. Attualmente la scultura è conser-
vata all’interno dell’edificio, dopo
che un attento restauro conservativo
condotto nel 2008 ne ha tamponato,
per quanto possibile, le lesioni date
dalla prolungata esposizione all’e-
sterno. L’opera si presenta ancora
parecchio rovinata sulla superficie
e lacunosa in più zone. Il suo plin-
1
P. CAGNI, Piazza Armerina
to di appoggio di forma ottagonale
nei secoli, Piazza Armerina 1969, ritrae una Dormitio Virginis al cen-
p. 173. tro, un’Annunciazione sui due lati
fig. 2 - Piazza Armerina, Chiesa del Carmine

24

smussati e due teste alate sui lati ascendenze lauranesche sia nella
esterni. Gli avambracci e le mani composizione che nell’iconografia,
della Madonna e il corpo del Bambi- che portano a datare senza troppi
no, mancante di braccia, testa e della problemi il manufatto all’ultimo
gamba sinistra, sono profondamente quarto del XV secolo e ad allonta-
erosi, così come molto rovinate sono narne nettamente l’origine culturale
le scene scolpite sul basamento, fatta e stilistica dall’ambito gaginiano, da
eccezione per le teste alate ancora intendere con quello di Domenico
ben leggibili. In alcune zone si con- Gagini e non del figlio Antonello.
servano inoltre tracce di policromia Le qualità tipologiche laurane-
che si alternano alle venature rossic- sche dell’opera risultano inequivoca-
ce e grigie dell’alabastro visibili su bili dal confronto con Madonne con
tutta la superficie. Bambino autografe dello scultore
L’opera possiede una brevissima dalmata in Sicilia. Con queste l’esem-
storiografia fatta di poche citazio- plare di Piazza Armerina condivide
ni ad opera di storici locali che ne la fermezza e l’equilibrio dell’im-
hanno impropriamente ricondotto pianto formale e, seppur molto sem-
l’origine stilistica all’ambito gagi- plificati e irrigiditi, tutti i caratteri
niano. In particolare, Enzo Maga- compositivi, come la specifica caduta
nuco, primo a pubblicare la statua del velo lungo l’ovale e il collo della
nel 19402, ne attribuiva l’esecuzio- Vergine, la peculiare concezione del
ne nientemeno che ad Antonello manto ripiegato sulle spalle e rac-
Gagini. Pur nell’imperizia di una colto sul lato sinistro della figura da 2
E. MAGANUCO, Problemi di
simile lettura, tale attribuzione si cui ridiscende con pieghe verticali datazione nell’architettura siciliana
trova replicata da Ignazio Nigrelli e diritte, la veste sotto al manto che del medioevo, Catania 1940, p. 98.
nel 19833 e nella sostanza ribadita cade poggiando al suolo con ripiega- 3
I. NIGRELLI, Piazza Armerina
medievale. Note di vita artistica, so-
nel 19894, seppur con un ridimen- menti sovrapposti e rigonfi, il lieve ciale e culturale del XII al XV secolo,
sionamento in favore della bottega hanchement di matrice gotica e la Milano 1983, p. 96.
dello scultore palermitano. Come mano destra protesa rigidamente
4
I. NIGRELLI, Piazza Armerina:
l’ambiente naturale, la storia, la vita
anticipato da Paolo Russo, la statua verso il Bambino, nel caso di Piazza economica e sociale, Palermo 1989,
presenta in verità delle chiarissime Armerina non più esistente. p. 154.
fig. 3 - Piazza Armerina, Chiesa del Carmine,
part. della facciata

25
fig. 4 - Francesco Laurana e bottega,
Madonna con Bambino, 1467-1468, Castel-
vetrano, Museo Civico

fig. 5 - Francesco Laurana e bottega,


Madonna con Bambino, 1467-1468, Sale-
mi, Museo Civico

26

Da quei modi la statua deriva scono a sublimare le forme del viso


anche la concezione del volto fem- fissandole in una espressività astrat-
minile, elemento tra i più carat- ta e immobile.
teristici della scultura lauranesca, Queste peculiarità d’insieme che
che, per quanto fortemente sche- fanno da dettato alla statua di Piaz-
matizzato rispetto ai modelli di za Armerina caratterizzano la tipo-
riferimento, resta anche qui model- logia lauranesca delle Madonne con
lato nella sua volumetria con forte Bambino siciliane, da distinguere
rigore geometrico e levigato nella per concezione complessiva da quel-
superficie con estrema delicatezza la gaginiana e fortunatissima fino a
e raffinatezza, qualità che vengono oltre la fine del Quattrocento, anche
esaltate dal conferimento di finissi- perché replicante la trecentesca
mi lineamenti fisionomici nel taglio Madonna di Trapani di Nino Pisano
degli occhi e nella bocca lievemen- del santuario trapanese dell’Annun-
te sorridente. Sebbene solo lonta- ziata, venerato simulacro richiesto
namente richiamanti i tipici tratti in copia per devozione popolare
delle opere autografe o dei migliori per diversi secoli in molti angoli del
derivati, questi elementi contribui- Mediterraneo.
fig. 6 - Scultore anonimo (bottega di Fran-
cesco Laurana o “scuola” lauranesca),
Stringendo però il cerchio, tra
Madonna dell’Udienza, 1467-1468, Par- gli esemplari che presentano le più
tanna, Chiesa del Carmine Nuovo
nette analogie con la statua di Piazza
Armerina vi sono due Madonne con
Bambino, entrambe in marmo alaba-
strino, del primo periodo siciliano di
Laurana e di quest’ultimo probabili
opere autografe, uscite verosimil-
mente nell’arco di tempo tra il 1467 27
e il 1468 dalla documentata bottega
che lo scultore istituì in quegli anni
nella cittadina di Partanna, nel Beli-
ce, per lavorare l’alabastro locale5.
5
B. PATERA, Francesco Laurana A queste opere si aggiunge un terzo
in Sicilia, Palermo 1992, pp. 10-11; esemplare da connettere allo stesso
H. W. KRUFT, Francesco Laurana:
Ein Bildhauer der Frührenaissance, ambito ma di qualità decisamente
Monaco 1995, pp. 83-84; A. MI- inferiore. Si tratta nei primi due casi
GLIORATO, La scultura in alabastro
a Trapani: nuovi spunti di ricerca, in
della Madonna con Bambino del
Usos artisticos del Alabastro y Pro- Museo Civico di Castelvetrano (fig.
cedencia del material. Primo congre- 4), già nella chiesa dell’Annunziata,
so internacional, atti del convegno
internazionale (Saragozza, 19-21 e della Madonna con Bambino del
maggio 2016), Saragozza 2018, pp. Museo Civico di Salemi (fig. 5), già
239-242. chiesa del Carmine6, mentre nel terzo
6
La statua di Castelvetrano è
stata pubblicata per la prima in V. caso della Madonna dell’Udienza
SCUDERI, Sculture inedite o poco note dell’Istituto Renda di Partanna (fig.
del Laurana, di Domenico e Anto-
nello Gagini nel trapanese, in «Tra-
6), realizzata per la chiesa partanne-
pani-Rassegna mensile della Provin- se del Carmine Vecchio e transitata
cia», III, 4, 1958, pp. 1-8, mentre poi in quella secentesca del Carmine
la Madonna di Salemi, sconosciuta
fino al recupero tra le macerie del Nuovo7. La prima scultura, proba-
terremoto del Belice del 1968, è bilmente destinata in origine alla
apparsa come inedita nel depliant chiesa di San Gandolfo di Castel- nobile famiglia che, in mancanza del
Danni del terremoto al patrimonio
artistico, IX Settimana dei Musei, vetrano, poggia su un basamento basamento originario andato per-
Palermo 1968 e inquadrata storica- sempre in alabastro con su scolpiti, duto, non è possibile identificare.
mente per la prima volta in M.G.
GULISANO, scheda n.4, in XIV Cata-
ai lati di una croce centrale, lo scudo Le due opere dichiarano una comu-
logo di opere d’arte restaurate (1981- dei Tagliavia, baroni di Castelvetra- ne concezione sia d’insieme che di
1985), Palermo 1989, pp. 33-35. no, e quello dei Graffeo, baroni di dettaglio, con precise congruenze
7
Pubblicata per la prima volta
in B. PATERA, scheda n.19, in IX Partanna, mentre negli spigoli smus- stilistiche proprie della più esplicita
Mostra di opere d’arte restaurate, sati due vasi con fiori e lateralmente cultura figurativa lauranesca e con
Palermo 1974, pp. 79-82. due teste alate. L’opera è di chiara
8
Nelle due sculture Benedetto
bellissimi legami con la coeva scul-
Patera ha ritenuto di riconoscere le fattura lauranesca, nella posa, nella tura gotica provenzale-borgognona,
“dui soy figuri sculpiti di alabastro composizione, nello stile e nella tipi- conosciuta da Laurana durante il
li quali ipso havia lavorato” cita-
te nella famosa requisitoria del 22 ca concezione del volto, e presenta primo soggiorno francese negli anni
maggio 1468 pubblicata per primo la peculiarità della testa amovibile. immediatamente precedenti l’arrivo
in B. PATERA, Un documento inedi- La seconda scultura, congruente per in Sicilia8.
to su Francesco Laurana, in «Annali
del Liceo classico G. Garibaldi di caratteristiche formali alla statua di Il terzo esemplare, la Madonna
Palermo», II, 1965, pp. 547-550. Castelvetrano, fu invece destinata dell’Udienza dell’Istituto Renda di
Sulla questione si rimanda a B. Pa-
tera, Francesco Laurana in Sicilia,
alla chiesa del Carmine di Salemi, Partanna, anch’esso in alabastro e su
cit., pp. 10-11. col probabile sostegno di qualche basamento originale, presenta inve-
ce caratteristiche più modeste che lo Secondo aspetti differenti que-
distanziano per qualità dalle prime ste tre opere legate tra loro risul-
due. Il suo modellato decade infatti tano perfettamente accostabili alla
in una fattura meno rigorosa e in una Madonna di Piazza Armerina, le
elaborazione d’insieme più rigida prime due da un punto di vista com-
e arcaizzante. Ciononostante, pro- positivo e iconografico, la terza da
prio come per la Madonna di Piaz- un punto di vista stilistico, oltre che
za Armerina, essa dichiara in molti per la comune committenza carme-
28 aspetti la medesima ascendenza litana.
lauranesca degli altri due esemplari, Dai primi due modelli la statua
rendendo ancora plausibile l’ipotesi deriva l’impostazione d’insieme,
di una loro comune origine già soste- sebbene più ferma e rigida, e i carat-
nuta dalla critica9. Si notano analo- teri tipologici fondamentali, come,
gie nella fermezza dell’impostazione oltre ai fattori generali, il velo rien-
complessiva e, anche più esplicita- trante sotto le pieghe del manto sulle
mente, in diversi elementi formali, spalle; la ricaduta del manto a balze
come la concezione della testa, del tubolari rigide e diritte da sotto il
manto e del panneggio della veste braccio sinistro della Vergine; l’in-
ripiegato al suolo con balze rigon- crespatura del manto a onde sovrap-
fie e spezzate, più rigido rispetto a poste sulla gamba destra; e ancora la
quello delle due sculture di confron- ricaduta alla base della figura della
to ma perfettamente sovrapponibile veste che si curva e rigonfia mor-
a quello di altre opere lauranesche. bidamente verso destra a contatto
Inoltre, quest’opera e la Madonna di col suolo, con pieghe di ascendenza
Castelvetrano condividono la stessa borgognona e con ai lati due lunghi
committenza, essendo scolpiti sul e gonfi fasci tubolari rientranti verso
basamento di entrambe le sculture l’interno. Dalla medesima tipologia
gli stemmi congiunti delle famiglie iconografica la Madonna di Piaz-
Graffeo di Partanna e Tagliavia di za derivò di certo anche il Bambi-
Castelvetrano. Appare plausibile l’i- no, oggi non più leggibile, intento
potesi già nota che la comune com- a prendere dalla mano destra della
mittenza derivasse dalla madre di madre un pomo e di poggiarle l’altra
Onofrio II Graffeo, Jole Tagliavia di sul petto.
Castelvetrano, moglie di Benedetto Con la Madonna di Partanna,
II Graffeo, fautrice di importanti invece, la statua condivide le linee
donazioni all’ordine carmelitano di formali e stilistiche di questa rielabo-
Partanna e di certo interessata alla razione dei modi lauraneschi. Infatti,
destinazione alla sua città di prove- se da un punto di vista iconografico
nienza, Castelvetrano, di ulteriori e compositivo i caratteri delle sta-
opere d’arte10. tue di Castelvetrano e Salemi sono
Questo conferma dunque una perfettamente replicati, dal punto di
cronologia di produzione comune vista formale, proprio come nel caso
per i due manufatti perfettamente di Partanna, i modellati vengono 9
B. PATERA, Francesco Laurana
in Sicilia, cit., pp. 23-27, e H.W.
collocabile nel periodo di attività semplificati, schematizzati e ripor- KRUFT, Francesco Laurana…, cit.,
della bottega partannese di Laurana, tati ad un più accentuato goticismo, pp. 83-84.
con Onofrio II Graffeo barone del rendendo chiara la natura di deriva- 10
A. VARVARO BRUNO, Partanna
carmelitana, Palermo 1953, pp. 7-9;
feudo, valida anche per l’esemplare to di bottega da modello tipologico B. PATERA, Francesco Laurana in Si-
di Salemi. prestabilito della statua in questione. cilia, cit., p. 25.
fig. 7 - Scultore anonimo (“scuola laurane-
sca”), Madonna con Bambino, particolare,
Piazza Armerina, Chiesa del Carmine

29

In particolare, spicca la comune ta estremamente più significativa


concezione della testa, impostata su se messa in relazione anche alla
uno stretto collo allungato e assotti- Madonna con Bambino di Salemi.
gliato e inclinata leggermente verso Dunque, è possibile ipotizzare
sinistra, e la comune resa del viso, che la Madonna di Piazza Armeri-
inciso nei lineamenti degli occhi na costituisca un derivato culturale
e delle labbra secondo intenzio- del medesimo ambito di produzio-
ni formali e con esiti grafici molto ne dei tre esemplari di confronto,
simili. Inoltre, come si è detto, i due con la stessa datazione alla fine
oggetti condividono una comune degli anni Sessanta o circolante
committenza carmelitana che risul- come replica nei tre decenni succes-
divide con le Madonne di Partanna figg. 8-9 - Scultore anonimo (“scuola lau-
ranesca”), Madonna con Bambino, partico-
e Salemi anche una comune com- lare, Piazza Armerina, Chiesa del Carmine

mittenza carmelitana, che potrebbe


fare intendere che, viste le analogie
formali e il materiale comune, que-
sti manufatti fossero parte di uno
stesso circuito di commesse artisti-
che ancora da ricostruire legate a
30 quell’ordine religioso e alle nobili
famiglie ad esso vicine, che contri-
buirono alla circolazione su tutto
il territorio di opere provenienti
dall’area trapanese rispondenti a
quel fortunato modello iconografi-
co per specifiche esigenze religiose
e di gusto, replicate in serie anche a
distanza di anni dalla formulazione
dei prototipi. È dunque possibile
che al Carmine di Piazza Armeri-
na giungesse dal Belice tra la fine
degli anni Sessanta o ancora entro
la fine del secolo per via delle rela-
zioni tra Carmelitani e famiglie in
loro sostegno un esemplare in ala-
bastro locale di quel tipo compo-
sitivo e iconografico così richiesto,
in risposta ad esigenze condivise
su larga scala che ne stimolavano la
produzione e il mercato.
Autore dell’opera fu forse uno
scultore locale o più probabilmente
forestiero ben conscio dei modelli
locali di riferimento ma dalla cul-
tura artistica composita, al pari di
sivi, vista la fortuna del modello, e quello della Madonna dell’Udien-
probabilmente con la stessa prove- za di Partanna. Lo si evince anche
nienza geografica. Infatti, se è vero dalle teste alate ai lati del plinto e
che l’opera condivide con le altre dal loro confronto col volto della
anche il materiale, l’alabastro, che Vergine (figg. 8-10). Le testine
in Sicilia era lavorato al tempo solo non presentano analogie formali
nel trapanese, tra Partanna, Gibel- con alcuno dei più comuni esempi
lina e Valderice11 e poco diffuso al locali del genere, nemmeno con gli
di fuori di quelle zone se non nella stessi esemplari di cultura laurane-
circolazione proprio di repliche in sca. Possiedono una plasticità ben
serie della Madonna di Trapani, i più matura e un’espressività vivace
legami tra questi oggetti diventano data da dolci lineamenti condivisi
sempre più netti. Peraltro, come si col volto della Vergine ma vitaliz- 11
A. MIGLIORATO, La scultura
è detto, la Madonna di Piazza con- zati per il soggetto, peraltro con in alabastro…, cit., p. 240, n.2.
fig. 10 - Scultore anonimo (“scuola laurane-
sca”), Madonna con Bambino, particolare
del basamento, Piazza Armerina, Chiesa del
Carmine

31

varietà di soluzione per lato e non La questione resta da chiari-


replicati a stampo. Il tutto comple- re attraverso ulteriori confronti e
tato da una volumetria rigorosa e ricerche più dirette, con la speranza
aggraziata poco intaccata dall’e- di svelare qualcosa in più su questo
rosione e complementare a quella interessante derivato della cultura
della Madonna e da un preciso tipo figurativa lauranesca siciliana quat-
di resa dei capelli piuttosto inedito trocentesca ancora privo di una sto-
per il contesto. ria critica.
Naturalismi da Caravaggio a Novelli
Un percorso nella Sicilia centrale
di Barbara Mancuso

33

Il veloce ma fecondo passaggio disposizione.


di Caravaggio in Sicilia tra l’autunno Persino il più caravaggesco dei
del 1608 e l’estate del 1609 avreb- pittori siciliani, a contatto a Messina
be potuto segnare gli sviluppi della con le opere del maestro lombar-
pittura siciliana del Seicento, che do, qual è Alonso Rodriguez, dopo
invece riesce a scuotere soltanto in una fase alla quale appartengono
parte. Le attivissime botteghe dei alcune opere che sarebbero state
Bazzano o di Salerno, Pietro D’A- addirittura confuse in un primo
saro e persino i più avveduti pittori momento con la mano di Caravag-
messinesi sembrano avvertire l’ar- gio da Roberto Longhi, torna a un
rivo delle novità caravaggesche ma naturalismo meno crudo e appro-
non assimilarle pienamente; giungo- da a composizioni di più classica
no ad inserire persino qualche cane- impostazione. Per tutti comunque,
stra di frutta nei loro dipinti, ma non a una prima entusiastica adesione
riescono a comprendere la portata alle novità caravaggesche, quasi mai
dirompente del realismo di Caravag- comprese e spesso travisate, segue
gio, per disinteressarsene peraltro il distacco o più frequentemente il
non appena passata la fase di sedu- mescolamento degli apporti cara-
zione della novità, in una sorta di vaggeschi con istanze di varia prove-
ritorno all’ordine che li riporta alla nienza che contribuiscono a definire
loro vocazione originaria o all’aper- un complesso quadro di naturalismi
tura verso nuove istanze certo meno di diversa estrazione.
rivoluzionarie. Opere e artisti attivi per la Sici-
La mancanza di un Battistello lia dell’interno non si discostano da
Caracciolo in Sicilia si avverte con questo orientamento, con posizio-
nettezza, probabilmente dettata ni che se rivelano una adesione a
anche dalla circostanza che se una correnti naturalistiche non sempre
concreta collaborazione e «un vero lasciano emergere un pieno consen-
e proprio rapporto lavorativo»1 è so e una vera comprensione delle
stato recentemente ipotizzato con novità caravaggesche.
Battistello a Napoli, nessuna analo- Seguaci della prima ora quali
1
M.C. TERZAGHI, Caravaggio
a Napoli: un percorso, in Caravag- ga forma di collaborazione è riscon- Mario Minniti comprendono solo
gio Napoli, catalogo della mostra, trabile in Sicilia, dove Caravaggio parzialmente le ricerche del maestro
a cura di M.C. Terzaghi (Napoli,
12 aprile-14 luglio 2019), Milano
sembra procedere ‘in solitaria’ la e se ne distaccano negli esiti caratte-
[2019], p. 39. sua attività, pur con il poco tempo a rizzati da una maggiore dolcezza di
fig. 1 - Mario Minniti, San Carlo Borromeo
che amministra la cresima, 1614-1618.
Enna, Palazzo comunale, sala Cerere

34

2
F. SUSINNO, Le vite de’ pittori
messinesi (ms 1724), ed. a cura di
V. Martinelli, Firenze 1960, p. 119.
3
V. SACCÀ, Michelangelo da
Caravaggio pittore. Studi e ricerche,
in «Archivio storico messinese»,
1907 (VIII), p. 56.
4
D. SPAGNOLO, scheda n. 19,
in 1570. Porto di mare. 1670. Pitto-
modi e di fattura, condensabile nel di ascendenza caravaggesca devono ri e pittura a Palermo tra memoria
e recupero, catalogo della mostra,
«quantunque oscuro fu tenero oltre- più alla «maniera tardocinquecen- a cura di V. Abbate (Palermo, 30
modo»2 di Francesco Susinno. Già i tesca “riformata” del naturalismo maggio-31 ottobre 1999; Roma,
primi studiosi del pittore vedevano veneto»4 che alla reale comprensio- 10 dicembre 1999-20 febbraio
2000), Napoli 1999, p. 204. La stu-
nelle sue opere un’ambiguità tra «i ne del nuovo linguaggio. Le speri- diosa ritiene però che nel dipinto
contrapposti violenti del chiaroscu- mentazioni luministiche sono quasi «si possono conoscere, quasi agli
esordi, i caratteri dell’adesione del
ro e le luci tenui e spesso ammanie- ridotte a qualche figura in controlu- Minniti al caravaggismo». Eadem,
rate degli accademici»3. Le opere ce, che certo non trova precedenti in «quantunque oscuro fu tenero oltre-
dell’ennese non contraddicono Caravaggio, mentre quelle naturali- modo». Mario Minniti tra maniera
e naturalismo caravaggesco, in Ma-
l’assunto e persino quelle con cro- stiche sono ravvisabili nella ricerca rio Minniti. L’eredità di Caravaggio
nologia più alta, dunque più vicina di verità dei volti degli astanti, vaga- a Siracusa, catalogo della mostra, a
cura di G. Barbera, V. Greco (Si-
ai contatti con Caravaggio, come il mente corrispondenti alle ricerche racusa, 30 maggio-19 settembre
San Carlo Borromeo che amministra di Caravaggio come lontanamente 2004), Napoli 2004, p. 22.
la cresima (fig. 1) proveniente dalla l’impostazione richiama la Madonna 5
Il confronto è proposto in D.
SPAGNOLO, scheda n. 8, in Mario
cappella Grimaldi nella chiesa dei del Rosario del lombardo5. Insomma Minniti. L’eredità di Caravaggio…
Cappuccini di Enna, pur ritenute Caravaggio è certamente noto a Min- cit., p. 73.
35

fig. 2 - Mario Minniti, Le cinque piaghe del


Signore, terzo decennio del XVII sec. Agira
niti, il cui linguaggio però si appiglia eccezione di poche in cattivo stato
chiesa di Sant’Antonio Abate ad altre istanze. Del resto non serve di conservazione, certo è che i dipin-
fig. 3 - Mario Minniti, Immacolata con S. Fran- Caravaggio per inserire un fondo ti degli anni Venti, pur con il loro
cesco (?) e donatori, particolare, fine terzo
decennio del XVII sec. Piazza Armerina, chie- scuro e qualche popolano, come naturalismo profuso in paesaggi ed
sa di San Pietro
non serve Caravaggio per realizzare espressioni, si rivelano ormai ben
Le cinque piaghe del Signore (fig. 2) distanti dalla veridica resa del reale
6
D. SPAGNOLO, scheda n. 19, in di Agira, da inserire in «fase matura, proposta da Caravaggio. Il decennio
Mario Minniti. L’eredità di Caravag- ma non tarda»6, verso la metà degli successivo segnerà poi una decisa
gio… cit., p. 98. Sull’opera, allora
inedita, si legge una parziale firma
anni Venti, dove Minniti più esplici- rimozione dei precedenti caravag-
del pittore. tamente che altrove mostra la radice geschi. Ciò accade nella Immacolata
7
Sull’opera cfr. B. MANCUSO, controriformata del suo avvicinarsi con san Francesco (?) e donatori (fig.
«”Parlarli”, bisogna»: un’Immacolata
di Mario Minniti, in Ottant’anni di un al vero di natura, quale elemento 3) di Piazza Armerina7, in cui la pri-
maestro. Omaggio a Ferdinando Bolo- devozionale per il coinvolgimento mitiva voglia di aderire al linguaggio
gna, a cura di F. Abbate, Napoli 2006, del fedele rispetto al tema, piuttosto caravaggesco, neppure tanto decisa,
II, pp. 385-395, che l’aveva resa nota
già nel 2003. La pala è appena cita- che al reale dispiegato sulla tela. è temperata da una impaginazione
ta, erroneamente come inedito, in D. Se con difficoltà si possono consi- classicheggiante, da un impianto da
Spagnolo, «quantunque oscuro… cit.,
p. 25, che riconosce nel santo france-
derare le prime opere, quelle crono- pala controriformata, da una tavo-
scano Antonio da Padova per la pre- logicamente più vicine al rapporto lozza schiarita, da una resa diligente
senza del giglio nella fascia inferiore diretto intrattenuto con Caravaggio delle stoffe pregiate, da una sensibi-
della tela che in realtà è più probabil-
mente uno degli attributi dell’Imma- secondo quel che testimoniano le lità per le superfici riflettenti.
colata, sparsi nel paesaggio. fonti, poiché pressocché perdute a Forse già a Malta, di certo in Sici-
fig. 4 - Filippo Paladini, Adorazione dei
Magi, firmato e datato 1610. Calascibetta,
chiesa del convento dei Cappuccini

fig. 5 - Filippo Paladini, Assunzione della


Vergine, datata 1612. Piazza Armerina,
Cattedrale

36

lia, a fare tesoro delle opere di Cara- in una astanza che sia ad un passo
vaggio è il toscano Filippo Paladini, dalla fragranza, così come si pone
fortemente restio però a rinunciare alla base della trascendentale ricerca
alla sua toscanità persino nelle opere stilistica del Caravaggio, non interes-
che sono state non troppo fondata- sa minimamente il Paladini»9. Non
mente considerate vessillo di un a caso il naturalismo di Paladini va
caravaggismo cui l’artista non ade- piuttosto rintracciato in ciò che in
risce mai del tutto. Gli studiosi del Caravaggio manca quasi del tutto:
pittore hanno insistito su una svolta quella ricerca del naturale nei pae-
paladiniana verso il naturalismo e gli saggi e nei cieli che persiste ancora
scuri di Caravaggio, fondata su una nelle sue opere tra 1609 e 1610 (fig.
ipotetica amicizia tra i due pittori 4), in cui però «la percezione natu-
nient’affatto documentata – come ralistica del paesaggio reale, da cui
sicuro non è nemmeno un incontro l’impressione di una natura osserva-
– e persino su una confusione antica ta dal vero, è filtrata da convenzioni 8
Cfr. D. Bernini, scheda n. 13,
in Pittori del Seicento a Palazzo Aba-
delle fonti in merito ad alcuni dati figurative, e primariamente da una tellis, catalogo della mostra, a cura
biografici relativi ai due pittori, con ideale restituzione compositiva»10. di V. Abbate (Palermo, 31 mar-
omicidi a Milano, fughe e rapporti Quando giungeranno, l’inscurirsi zo-28 ottobre 1990), Milano 1990,
p. 115.
con i Colonna8. E ciò sulla scorta dei dei fondi o gli improvvisi fasci di 9
C. Brandi, Introduzione, in
primi studi sull’attività del pittore e luce non basteranno a fare di Pala- Mostra di Filippo Paladini, cata-
sulle posizioni, travisate o esagerate, dini un naturalista caravaggesco. logo della mostra, a cura di M.G.
Paolini, D. Bernini (Palermo,
di Cesare Brandi che, nel presentare L’Assunzione della Vergine della Cat- maggio-settembre 1967), Palermo
la prima mostra su Filippo Paladini tedrale di Piazza Armerina (fig. 5), 1967, pp. 16 e 17.
10
P. Russo, “Un genio vagan-
nel lontano 1967, pur riconoscen- datata 1612, rinuncia al paesaggio di te… in giro nella Sicilia”. Filippo
do un «evento nuovo» nel percorso analoghe precedenti composizioni Paladini e la pittura della tarda Ma-
del toscano alla visione delle opere per un fondo scuro ma non sa rinun- niera, Caltanissetta 2012, p. 90, che
dedica un paragrafo a «Il tema del
di Caravaggio, afferma risoluto che ciare a una tavolozza manierista di paesaggio nella pittura di Filippo
«la realtà come realtà, da presentare azzurri, gialli, rosa e verde acido, Paladini».
37

fig. 6 - Filippo Paladini, Presentazione della


Vergine al tempio, particolare, 1612-1613.
ancorandosi bene a modelli ancora luministico dell’opera caravaggesca
Enna, Duomo pontormeschi e indugiando su ampi ma caratterizzati da una semplice
fig. 7 - Caravaggio, Opere di Misericordia, panneggi metallici e artificiosi. Allo intensificazione delle ombre. Come
particolare, 1607. Napoli, Pio Monte della
Misericordia
stesso modo non bastano esterio- ben poco resta del verissimo «ragaz-
ri citazioni da Caravaggio nel ciclo zo, che si sporge in basso verso il
del duomo di Enna, realizzato tra punto climaterico del quadro […] in
1612 e 1613, per fare di Paladini un posa, nell’atto di scaricare il peso del
naturalista caravaggesco. La memo- proprio corpo e di tutto il gruppo
ria di Caravaggio nel nudo a terra di sulla mano arrossata dal sangue, che
spalle che si sostiene su un braccio affluisce per lo sforzo verso la pie-
nella Presentazione della Vergine al gatura del polso»11 che fa da angelo
tempio (fig. 6), che si vuole ripreso sulla tela napoletana di Caravaggio
dalla tela napoletana delle Opere di nell’elegante torsione amplificata dal
misericordia del Pio Monte, più che rigonfiamento dei panneggi dell’an-
avvicinare gli esiti dei due pittori ne gelo della Presentazione del bambino
rivela tutta la distanza. Ben poco al tempio di Paladini (fig. 8), al quale
11
F. Bologna, ad vocem Merisi resta del realistico arrossamento del neppure l’improvvisa comparsa dal
Michelangelo, in Dizionario biogra- polso e dell’avambraccio del nudo buio del fondo concede una qualche
fico degli italiani, LXXIII, Roma
2009; su cui cfr. anche Id., L’incre- in primo piano di Caravaggio (fig. memoria caravaggesca12.
dulità del Caravaggio e l’esperienza 7), tutto costruito a forza di osser- Un analogo incerto rapporto con
delle “cose naturali”, Milano 2006, vare la cosa, nel perfetto ignudo la produzione di Caravaggio instau-
p. 391.
12
Un «ricordo del Caravaggio» paladiniano abilmente scorciato, le rava negli stessi anni a Firenze un
vi rintracciavano invece M.G. Pa- cui ombre si fondano sul più acca- pittore come Giovanni Bilivert, allie-
olini e D. Bernini, scheda n. 38, in
Mostra di Filippo Paladini… cit., p.
demico dei chiaroscuri, per niente vo di Allori e gran disegnatore come
75. memori del drammatico contrasto Paladini, che non solo si mostra
fig. 8 - Filippo Paladini, Presentazione del
Bambino al tempio, 1612-1613. Enna,
Duomo

fig. 9 - Giovanni Bilivert, San Giovanni Bat-


tista nel deserto, inizi del quinto decennio
del XVII sec. Nicosia, chiesa del Santissimo
Salvatore

fig. 10 - Giovanni Bilivert, San Giovanni


Battista nel deserto, 1634 ca. Firenze, Gal-
leria Corsini
38
fig. 11 - Giovanni Bilivert, San Giovanni Bat-
tista nel deserto, monogramma dell’artista
sul retro della tela. Nicosia, chiesa del San-
tissimo Salvatore

fig. 12 - Giovanni Bilivert, Matrimonio misti-


co di santa Caterina, firmato e datato 1642,
particolare. Firenze, chiesa della Santissima
Annunziata
39

naturalista – di un naturalismo che


risale però più a Barocci, attraverso
Cigoli, che non a Caravaggio13 –, ma
esterna, durante e dopo il suo sog-
13
Sul naturalismo fiorentino di
fine Cinquecento e primo Seicento
giorno romano del 1604-1608, quel-
e il contrastato rapporto con Cara- lo stesso «influsso mal assimilato»14
vaggio, cfr. C. Pizzorusso, Caravag- della pittura del lombardo. Il San
gio contromano. Episodi di natura-
lismo nella Toscana fiorentina, in I Giovanni Battista nel deserto (fig.
caravaggeschi. Percorsi e protagoni- 9; tav. 5) della chiesa del Santissimo
sti, a cura di A. Zuccari, I, Milano Salvatore a Nicosia, è stato corretta-
2010, pp. 179-191.
14
G. Hoogewerff, ad vocem mente ricondotto da Paolo Russo, in
Bilivert Giovanni, in Dizionario bio- occasione del restauro, alla produ-
grafico degli italiani, X, Roma 1968.
15
Cfr. M. Gregori, Postilla ritar-
zione di Bilivert, per la pressocché
data a due mostre (con codicillo), in totale sovrapponibilità con l’identi-
«Bollettino della Accademia degli co soggetto della tela della Galleria
Euteleti della Città di San Miniato»,
n.s., 23, 1960 (1961), p. 108; la pro- Corsini a Firenze (fig. 10), ancora quadri scriveva dietro alla tela; seb-
posta è stata accolta in R. Contini, attribuita nella raccolta a Carlo bene veggonsi delle copie, o poco o
scheda n. 46, in Id., Bilivert. Saggio Dolci sebbene Mina Gregori l’aves- molto ritocche da lui, colla medesi-
di ricostruzione, Firenze 1985, pp.
109-110, sebbene l’opera riportasse se ascritta a Bilivert già nel 1961 e gli ma cifra»16. Proprio le iniziali «GB»,
una diversa attribuzione in Galleria studiosi abbiano quasi generalmente frequenti nelle sue opere17, si leg-
e fosse stata ricondotta a Onorio
Marinari da Giuseppe Cantelli nel
accolto la proposta15. gono sul retro della tela di Nicosia
1983, che la accoglie però in G. L’opera di Nicosia non solo rivela (fig. 11), con una corrispondenza
Cantelli, Repertorio della pittura fio- un diretto rapporto con la versione perfetta, che non lascia dubbi, con
rentina. Aggiornamento, Pontedera
(FI) 2009, p. 21. fiorentina ma riporta sul retro della la grafia delle sigle rilevabili su altri
16
F. Baldinucci, Notizie de’ pro- tela la sigla del pittore. È Filippo suoi dipinti (fig. 12).
fessori del disegno da Cimabua in Baldinucci a spiegare le abitudini Il dato conferma l’autografia, ma
qua, a cura di F. Ranalli, IV, Firenze
1974, p. 310. di Bilivert sulle firme dei suoi dipin- mette al contempo in allerta – a leg-
17
Cfr. A. Matteoli, Una biogra- ti: «nelle Tavole da Chiesa costu- gere Baldinucci – sulla possibilità
fia inedita di Giovanni Bilivert, in
«Commentari», 1970 (XXI), 3, p. mò scrivere il suo nome colla cifra che l’opera possa essere una delle
364, nota 110. G B.te e col millesimo: e negli altri numerose repliche dei soggetti di
fig. 13 - Pietro Novelli, Elezione di Mattia
all’apostolato, seconda metà del IV decen-
nio del XVII sec. Leonforte, chiesa dei Cap-
puccini

40

18
Cfr. G. Cantelli, Repertorio
della pittura… cit., pp. 21-24 e, per
le repliche del San Carlo Borromeo,
A. Matteoli, Due dipinti inediti del
Bilivert, in «Bollettino d’arte», 121,
2002, pp. 57-62.
19
Condotte da Davide Bussola-
ri, Diagnostica per l’arte Fabbri.
20
[O. Fidani], [Notizie di Gio-
vanni Biliverti], in F. Baldinucci,
Notizie dei professori del disegno…,
VII, Appendice, a cura di P. Ba-
rocchi, Firenze 1975, pp. 74 e 78.
L’opera compare tra «n.o 4 quadri
maggiore fortuna che uscivano dalla versione della Galleria Corsini, ma la grandi» come «S. Giovanni nel
bottega di Bilivert18, solo ritoccate dal presenza del monogramma del pit- deserto, mano del Biliverti» in un
inventario di casa Pucci redatto tra
pittore che, ampiamente richiesto e tore ne attesta inequivocabilmente la 1690 e 1694, trascritto da Gino Cor-
ormai rinomato, era evidentemente realizzazione nella bottega del mae- ti per il Getty Provenance Index.
obbligato a fare un ampio uso della stro Bilivert, così come rimuove ogni 21
Cfr. A. Matteoli, Una biogra-
fia inedita… cit., p. 361, nota 89.
fiorente bottega. Analisi più appro- dubbio sull’attribuzione allo stesso Qualche cenno alla figura di Ales-
fondite saranno dedicate al dipinto ambito della tela fiorentina. sandro Pucci è in M. Cicconi, Tra
– di fattura non solo pregevole ma A ricercare il tema del Battista nel committenza e mercato dell’arte: il
collezionismo di Jacopo di Lorenzo
anche preziosa per il blu oltremarino deserto, diverse versioni compaiono Salviati, Giovanni Bilivert e Ales-
utilizzato per il cielo che le indagini nelle fonti: in casa dei fratelli Bini, sandro Pucci, in Iconologie. Studi in
onore di Claudia Cieri Via, a cura di
diagnostiche hanno rivelato in labo- o in possesso di Alessandro Pucci I. Miarelli Mariani, S. Pierguidi, M.
ratorio19 – e al suo rapporto con la per il quale, secondo le notizie tra- Ruffini, Roma 2016, pp. 289-297.
41

fig. 14 - Seguace di Pietro Novelli, Madonna


delle grazie con bambino e i santi Rosalia
smesse dall’allievo Fidani allo stesso nari»23. La pur sintetica descrizione
e Giovanni Battista, post 1637. Nicosia, Baldinucci, «Fece ancora per detto appare così pertinente col suo «frap-
Museo diocesano
signor Pucci un S. Giovanni Batista pare frasca» da fare ipotizzare che
fig. 15 - Pietro Novelli, Madonna delle gra-
zie con bambino e i santi Rosalia e Giovanni
nel deserto, molto ben disegniato e questo possa essere il soggetto della
Battista, 1637. Palermo, Galleria regionale colorito»20. Da legare a questa com- tela di Nicosia e della Galleria Corsi-
di Palazzo Abatellis
missione, per l’esplicito rimando ni, sebbene la cronologia del dipinto
autografo ad Alessandro Pucci ai Portinari, per la collocazione nell’or-
margini del foglio21, è un disegno dine delle opere del pittore nelle
con San Giovanni battista nel deserto notizie di Bianchi, dovrebbe riman-
conservato agli Uffizi22 in cui il santo, dare a una data più precoce sia del
pur caratterizzato da un’analoga tor- momento in cui si tende a collocare,
sione, è inserito in una più ampia intorno al 1634, la tela fiorentina24,
ambientazione paesaggistica. È piut- sia del periodo più tardo di realizza-
22
Giovanni Bilivert, San Gio- tosto nell’elenco serrato di opere di zione del dipinto di Nicosia che, per
vanni battista nel deserto, primo Bilivert che Francesco Bianchi, altro le sfumature delicate e il chiaroscuro
quarto del XVII sec., matita rossa,
penna e inchiostro bruno su carta allievo del pittore, invia a Baldinucci più morbido, sembrerebbe ricon-
bianca, Uffizi, Gabinetto dei dise- che compare un soggetto più pun- ducibile ai primi anni Quaranta,
gni e delle stampe (inv. 2202 S). tualmente identificabile con uno quando, sulla scorta della fortuna di
23
[F. Bianchi], [Notizie di Gio-
vanni Biliverti], in F. Baldinucci, dei due Battista gemelli: «Fece un S. Francesco Furini, Bilivert si orien-
Notizie dei professori del disegno…, Giovanni Battista in atto di frappare terà verso una tavolozza meno vivace
VII, Appendice, cit., p. 67.
24
Cfr. R. Contini, scheda n. 46,
frasca per dar mangiare all’agnello, e una pittura più sfumata soprattutto
in Id., Bilivert. Saggio… cit., p. 110. e l’ebbe il signore Odoardo Porti- negli incarnati. La costante abitudi-
ne del pittore a replicare le proprie Giovanni Battista di Nicosia (fig. 14;
opere non esclude l’ipotesi. tav. 7), copia antica e parziale dell’a-
Nello stesso periodo, campio- nalogo soggetto realizzato per l’Ora-
ne siciliano di naturalismo è Pietro torio della Compagnia del Ponticello
Novelli, forse il solo a comprendere (fig. 15) e oggi custodito alla Galle-
la proposta di Caravaggio. Un cara- ria regionale di Palazzo Abatellis a
vaggismo che agisce solo da lonta- Palermo, collocabile intorno al 1637.
no richiamo, a date ben più tarde, Poca l’attenzione dedicata al dipinto
42 in cui i modelli non sono più in via di Nicosia, presto riconosciuto come
diretta quelli di Caravaggio ma quelli una copia della pala palermitana27,
mediati attraverso il naturalismo dei dato che sembra oggi confermato
caravaggeschi e di Jusepe de Ribe- dalla mancanza di pentimenti emersa
ra in particolare, in una prima fase nel corso delle indagini diagnostiche,
sperimentato in tutta la sua crudezza che hanno rivelato pure che la tela
e matericità, presto commisto a un non è stata tagliata ed era quindi ab
classicismo che diventerà la vera cifra origine una versione parziale, man-
del pittore. Nell’ennese Novelli lascia cante della parte inferiore rispetto
nella seconda metà degli anni Tren- all’originale28. Il confronto tra le due
ta l’Elezione di Mattia all’apostolato opere evidenzia nel dipinto di Nico-
(fig. 13), commissione del principe sia certe durezze, più evidenti nelle
Niccolò Placido Branciforti25 per la anatomie, negli angeli in alto e nelle
chiesa dei Cappuccini di Leonforte, fisionomie, così come nei panneggi e
una sapiente costruzione di direttrici nei drappi, dai contorni quasi incisi,
spaziali e piani di profondità, in cui e mostra un uso del colore ad ampie
naturalismo caravaggesco e impo- campiture più piatte che nell’origi-
stazione classicista convivono alla nale, rispetto al quale perde, forse
perfezione. Caravaggio continua a anche per ragioni di conservazione,
vivere in citazioni sparse sulla tela di trasparenze (come accade nel velo
Novelli, dal profilo di vecchio rugoso della Madonna) e iridescenze (come
a destra ai piedi sporchi dell’apostolo nell’oro del cielo, reso con un rosso
in primo piano a sinistra; il materi- bruno, come il velo).
co fare riberesco si incarna in figu- L’opera palermitana, densa di
re analiticamente realistiche segnate rimandi a Van Dyck e a Ribera, è
25
Sull’opera cfr. V. Scuderi,
scheda II.51, in Pietro Novelli e il
da ombre nette; ma la luce calda è documento al contrario dell’imme- suo ambiente, catalogo della mostra
ormai un raggio neoveneto che indo- diata recezione da parte di Novelli (Palermo, 10 giugno-30 ottobre
1990), Palermo 1990, p. 288.
ra. La tela di Leonforte bene incarna dei risultati raggiunti dai due pittori 26
G. Di Stefano, Pietro Novelli
insomma quanto vi scorgeva, con e di due vie del naturalismo tanto il Monrealese (1939), catalogo delle
giudizio un po’ dispregiativo, Di Ste- diverse tra loro: l’una volta al recu- opere a cura di A. Mazzé, Palermo
1989, p. 31.
fano, quando scriveva di «accademia pero dal naturale dei valori cromatici 27
L’opera è ricordata quale co-
eclettica carraccesca e caravaggesca e luminosi, giunta a Palermo in uno pia in V. Abbate, scheda II.34, in
al tempo stesso»26, riducendo un con l’invio della ben nota e fortunata Pietro Novelli e il suo ambiente…
cit., p. 250.
poco le più complesse componenti pala dell’Oratorio del Rosario in San 28
Cfr. infra, nota di restauro.
della pittura di Novelli a una – nei Domenico, l’altra condensata in quel 29
Cfr. B. Mancuso, L’arte signo-
rile d’adoprar le ricchezze. I moncada
fatti inesistente – dicotomia tra clas- “tremendo impasto” che dà corpo al mecenati e collezionisti tra Caltanis-
sicismo e naturalismo. realismo più crudo, che certamente setta e Palermo (1553-1672), in La
Le stesse componenti si posso- Novelli ebbe modo di conoscere ben Sicilia dei Moncada. Le corti, l’arte
e la cultura nei secoli XVI-XVII, a
no rintracciare nella Madonna delle prima di quando è stato a lungo sup- cura di L. Scalisi, Catania 2006,
grazie con bambino e i santi Rosalia e posto, grazie a rapporti diretti con p. 112; V. Abbate, Due opere, un
fig. 16 - Jusepe de Ribera, Martirio di san
Bartolomeo, 1626-1628. Nicosia, Museo
diocesano

43

contesto, in Pittura e mito. Due


acquisizioni per Palazzo Abatellis,
catalogo della mostra, a cura di V.
Abbate (Palermo, 5 aprile-4 giugno Ribera e con le sue opere in casa vi fu, sono le opere di maggiore ade-
2006), Palermo 2006, pp. 13-52; V. Moncada a Palermo, e forse anche sione agli esiti del linguaggio cara-
Abbate, Ribera per i Moncada e una
ipotesi per il Monrealese a Napoli, a Caserta, fin dal 162929. Il natura- vaggesco, rielaborati con più crudo
in Pompa Magna. Pietro Novelli lismo di Novelli, che appare note- realismo, di Jusepe de Ribera. Del
e l’ambiente monrealese, catalogo
della mostra, a cura di G. Davì, G.
volmente temperato, comporterà a pittore di origini spagnole rimane a
Mendola (Monreale, 24 aprile-25 sua volta conseguenze non da poco Nicosia, dove giunge per peregrina-
giugno 2006), Regione Siciliana sui pittori attivi a Napoli nel quarto zioni collezionistiche, attraverso la
2008, pp. 39-41.
30
F. Bologna, Battistello e gli al- decennio del Seicento, proprio per donazione testamentaria ottocen-
tri, in Battistello Caracciolo e il pri- l’introduzione da parte del siciliano tesca di monsignor Giovanni Ciri-
mo naturalismo a Napoli, catalogo di quei «moventi fiammingo-van- no, con provenienza palermitana, il
della mostra, a cura di F. Bologna
(Napoli, 9 novembre 1991-19 gen- dickiani che […] determinarono la Martirio di san Bartolomeo (fig. 16),
naio 1992), Napoli 1991, p. 175, svolta pittoricistica e in sostanza la «culmine delle esperienze naturali-
nota 180.
31
V. Abbate, Due opere, un con-
crisi del naturalismo»30. stiche dell’artista»31.
testo… cit., p. 29. Precedenti a questa crisi, se mai Il rimando a Caravaggio, da cui
tutto ha origine, è questa volta final- all’Ermitage, datato 1628.
mente evidente nella verità così come Quali i tramiti per cui giunge a
è, riprodotta sulla tela senza belletti o Nicosia l’opera di Ribera si chiede-
dissimulazioni. Nel carnefice e nelle va già nel 1990 Vincenzo Abbate34,
teste dei due astanti è stato ricono- lo stesso che ha poi proposto, ma in
sciuto «quanto di più caravaggesco maniera alquanto sfumata, la sugge-
si possa osservare in una “storia con stiva ipotesi di identificazione dell’o-
figure”»32, ma nel caravaggismo di pera con «l’hotro quatro grandi de
Ribera non ci sono solo corpi con S. Bartolome con el sayon quel esta
rughe o volti di estrema verità, c’è desol(l)ando con corniz»35 che com-
anche una tavolozza di bruni che pariva, ma senza alcun riferimento al
fluisce dal nero profondo alle modu- pittore, nel Libro della Guarda Ropa
lazioni del bianco e comprende il dela Casa del duque de Montalto
funzionamento del colore (o non Luigi Guglielmo Moncada del 1628.
colore) e della luce visto nelle opere Altrettanto suggestiva la coincidenza
del lombardo. La straziante scena di di un debito contratto con Gabriele
martirio è quasi congelata dal rag- Testa, pittore «de Civitate Nicosiae,
gio improvviso che blocca l’attimo e in Regno Siciliae» e l’ipotesi di un
che accentua il realismo anatomico, pagamento con dipinti36, da esclu-
facendolo emergere dalle tenebre del dere però per cronologia, risalendo
32
T. Viscuso, scheda n. 43, in
IX Mostra di opere d’arte restaurate,
fondo. L’opera è stata giustamente l’episodio all’inizio del soggiorno Palermo 1974, p. 136, che indivi-
messa in rapporto con altre versio- romano del pittore (1613-1616). Le dua però una «donna ammantata»
nell’uomo barbuto sul fondo.
ni dello stesso soggetto, che sono vie sono invece quelle di un colle- 33
Cfr. N. Spinosa, L’opera com-
numerose nel percorso di Ribera, e zionismo che vede già tra Seicento pleta del Ribera, Milano 1978, sche-
in particolare con il Martirio di san e Settecento le aristocrazie dell’isola da n. 35, p. 97; ripreso anche in G.
Barbera, Appunti su un Martirio di
Bartolomeo della Galleria Palatina di interessate a dipinti di tanto spinto san Bartolomeo del Ribera a Nicosia,
Palazzo Pitti a Firenze33, opera più naturalismo e che conducono l’ope- in Interventi sulla «questione meri-
dionale», a cura di F. Abbate, Roma
complessa e probabilmente di poco ra nella ricca pinacoteca della fami- 2005, pp. 175-177, che insiste an-
successiva (1626-1630), cui l’acco- glia dei principi Filangeri di Cutò, che sul confronto con l’incisione di
muna l’enfasi data al panno bianco. nel palazzo palermitano in parte uguale soggetto realizzata da Ribera
nel 1624, già richiamata da T. Vi-
Il dipinto di Nicosia più che a ridos- acquisito nell’Ottocento, insieme scuso, scheda I.5, in Pietro Novelli e
so dell’incisione di Ribera di analogo agli arredi, dai Cirino di Nicosia che il suo ambiente… cit., p. 150.
soggetto eseguita a Napoli nel 1624 così acquisiscono l’opera di Ribera
34
V. Abbate, Quadrerie e colle-
zionisti palermitano del Seicento, in
per il principe Emanuele Filiberto di in uno con la novellesca Madonna Pittori del Seicento a Palazzo Abatel-
Savoia, che ha indotto alcuni studiosi con i santi Rosalia e Giovanni e un lis… cit., p. 39.
35
La voce dell’inventario è ci-
a proporre una cronologia più alta, Martirio di san Sebastiano attribuito tata in V. Abbate, Due opere, un
intorno al 1625, va collegata a una a Salvator Rosa, oggi tutti al museo contesto… cit., p. 27. L’ipotesi è
dubitativamente accolta anche in
serie di dipinti realizzati tra il 1626 diocesano37, a esibire alcuni dei N. Spinosa, scheda A72, in Ribera.
e il 1630, in cui una volontà di speri- diversi esiti delle correnti naturali- L’opera completa, Napoli 2006, p.
mentazione spaziale spinge il pittore stiche del Seicento a confronto. 288. Si noti però che nello stesso
inventario un San Francesco – una
ad affidare al gesto ampio dell’aper- delle opere che Novelli avrebbe vi-
tura delle braccia una ricerca di tri- sto in Sicilia alquanto precocemen-
te – è esplicitamente ricondotto alla
dimensionalità e profondità: dal San mano di Ribera.
Girolamo con l’angelo del Giudizio di 36
Cfr. T. Viscuso, scheda I.5, in
Pietro Novelli e il suo ambiente…
Capodimonte (1626), al suo gemello cit., p. 150.
dell’Ermitage, datato 1626; dal cita- 37
Sull’acquisizione delle opere
to Bartolomeo di Palazzo Pitti, al da parte della famiglia Cirino cfr.
S. Gioco, Nicosia Diocesi, Catania
San Sebastiano con le pie donne pure 1972, pp. 154, 157.
La Flagellazione di Giovan Battista Li Volsi
a Nicosia
di Paolo Russo

45

Quella dei Li Volsi di Nicosia, Francesco d’Assisi a Nicosia, oggi


Giovan Battista (1550-1576 ca - ante nel locale Museo Diocesano, del
1623) e il figlio Stefano (1606-post quale si è appena concluso il restau-
1657), è una tra le officine artisti- ro (fig. 1 e tav. 5)2.
che siciliane di maggior conto della L’opera va così ad aggiungersi a
prima età moderna in Sicilia, e tra quel campione rappresentativo del
le più feconde, specializzata nella catalogo delle opere dei due sculto-
produzione di manufatti in legno. ri restaurate nell’ultimo ventennio,
La loro attività, compresa tra la fine su perizia o sotto l’alta sorveglian-
del Cinquecento e la prima metà del za della Soprintendenza di Enna, e
Seicento, si attesta su una vasta area, consistente in una decina di statue
che dalla zona interna dell’isola si dipinte. Dal confronto incrociato
estende alla regione costiera setten- tra i risultati dei restauri con i dati
trionale, tra i monti Erei, le Madonie dell’osservazione diretta delle opere
e i Nebrodi occidentali. ancora in situ, gli esiti della ricerca
L’abbondante diffusione delle archivistica e gli studi storico-ar-
loro opere risulta tuttavia inver- tistici, sono emerse utili informa-
samente proporzionale alla scarsa zioni concernenti aspetti specifici
fortuna critica dei due scultori, per dell’industria lignea policroma della
quanto ampiamente celebrati dalla bottega, che vanno dall’approvvi-
letteratura municipalistica1. gionamento della materia prima alla
Delle opere uscite dalla bottega struttura costruttiva della statua, al
nicosiana, o ai due scultori comun- sistema decorativo, mostrando una
1
Cfr. riassuntivamente P. RUS- que riconducibili, si è raccolto nel certa continuità con i procedimenti
SO, L’”Autunno del Rinascimento” corso del tempo un corpus di poco tecnici medievali3.
in Sicilia. Gli scultori Giovanni
Battista e Stefano Li Volsi da Nico- meno di una cinquantina di testi- Così, brevemente, limitando
sia, Messina 2014, con bibliografia monianze d’intaglio e di statuaria l’osservazione al gruppo della Fla-
precedente; e spec. sulla fortuna
critica, ivi, pp. 13-20.
in legno. Di queste ad oggi risulta- gellazione di Nicosia, si è accertato,
2
Cfr. infra nota di restauro n. no sopravvissuti soltanto trentano- per esempio, che esso è intagliato in
5 e tav. 5. ve esemplari. Appena una ventina legno di pioppo, come già numero-
3
Si veda P. RUSSO, Testimonian-
ze sulla produzione delle statue in le- sono le opere documentate, per il se altre sculture uscite dalla bottega
gno dipinte e dorate in Sicilia al prin- resto si tratta di attribuzioni, più o dei LiVolsi padre e figlio - quali il
cipio del Seicento. Un caso di studio, meno condivisibili. Rientra nel nove- gruppo della Pietà nella chiesa del
in “Napoli Nobilissima”, ser. VII,
vol. VI, fasc. III, settembre-dicem- ro il gruppo ligneo della Flagellazio- Santissimo Salvatore, il San Michele
bre, 2020, pp. 21-33. ne proveniente dalla chiesa di San Arcangelo e il San Biagio nelle omo-
46

nime chiese, e, con l’eccezione delle ridotte delle figure, preferisce inta- fig. 1 - Giovan Battista Li Volsi, Flagellazio-
ne, ante 1607, Nicosia, Museo Diocesano,
braccia in legno di noce, la statua gliare queste ultime nel legno mas- prov. dalla chiesa di San Francesco d’Assisi

dell’Angelo custode nella chiesa di siccio, sottoposto ad una corretta


Santa Maria Maggiore, statue tutte stagionatura. Le parti più sporgen-
a Nicosia4. ti delle figure sono quindi lavorate
Relativamente al sistema costrut- separatamente e poi assemblate, in
tivo, la lavorazione del gruppo della considerazione dei limiti dimen-
Flagellazione si discosta dalla moda- sionali del tronco, non sufficiente
lità riscontrata in tutte le altre sta- a contenere l’intera figura nella sua
tue prodotte dall’officina nicosiana, articolazione nello spazio, come
dove prevale il ricorso alla tecnica riscontrato negli altri prodotti sta-
trecentesca dello svuotamento del tuari. In particolare, gli elementi
tronco, utilizzata fin dal Medioevo aggiunti, quali le braccia dei due
allo scopo di alleggerire le statue sgherri, sono assemblati con il siste-
in vista del loro uso processionale, ma di incastro a tenone e mortasa,
prevenendo nel contempo, con l’a- tra i più ricorrenti in falegnameria, 4
Ivi, pp. 22-23. Le indagini
sportazione del midollo, il rischio rafforzato da chiodi e colla animale scientifiche del gruppo della Flagel-
lazione sono state rese possibili gra-
di fenditure provocate dai naturali (figg. 2-3). zie alla generosa disponibilità della
movimenti del legno massiccio. Qui, Quanto alla decorazione pitto- Università della Tuscia, e in partico-
lare grazie all’interessamento della
invece, lo scultore, probabilmente rica, nella definizione del perizoma professoressa Manuela Romagnoli,
anche in ragione delle dimensioni del Cristo ritroviamo lo stesso pro- che qui si ringrazia.
fig. 2 - Giovan Battista Li Volsi, Flagellazio-
ne, Nicosia, Museo Diocesano, prov. dalla
chiesa di San Francesco d’Assisi (particolare,
l’ancoraggio del braccio sinistro del flagel-
lante 2 visto ai raggi X)

fig. 3 - Giovan Battista Li Volsi, Flagellazio-


ne, Nicosia, Museo Diocesano, prov. dalla
chiesa di San Francesco d’Assisi (le parti
lignee ancorate ai tronchi principali)

47

cedimento tecnico utilizzato per la verrà «dorato, sgrafito» e «picato»,


fastosa rappresentazione degli abiti cioè inciso con l’impiego di punzo-
negli altri numeri del catalogo livol- ni6.
siano Essa è realizzata con largo Nel gruppo della Flagellazione
ricorso all’oro e l’impiego dello si osserva inoltre il particolare della
sgrafito. Per quanto correntemen- policromia stesa sulla tela incolla-
te, e anacronosticamente, rubricata ta al supporto ligneo, motivo che
sotto la voce dell’estofado dorato, richiama l’antico procedimento
per via della stretta affinità con la tecnico dell’incamottatura, costan-
decorazione della statuaria lignea temente utilizzato nelle botteghe
policroma in uso in Spagna e nei medievali per la produzione delle
paesi di influenza iberica, la tecnica statue dipinte.
dello sgrafito, così denominata nelle Fissati, sia pure per cenni, gli
carte d’archivio, consiste nel “grat- aspetti materiali caratterizzanti il
tare” via con uno strumento a punta gruppo ligneo della Flagellazione,
parte del colore precedentemente in rapporto alla tecnica in uso nella
steso sopra la doratura secondo un bottega dei Li Volsi, aggiungo alcu-
disegno ornamentale che riproduce ne rapide osservazioni di carattere
nel legno i motivi delle stoffe prezio- storico e iconografico, in attesa di
se (procedimento illustrato alla fine studi più approfonditi7.
del Trecento da Cennino Cennini Tra le fonti, tutte concordi nel
nel suo Libro dell’Arte)5. ricordarne la provenienza dalla loca-
Il procedimento di lavorazione le chiesa dei minori conventuali di
degli abiti delle statue confezionate san Francesco, di cui oggi non resta
dall’atelier nicosiano è puntualmen- che il bel portale (fig. 4)8, e l’attribu-
5
Ivi, pp. 28-29.
6
Ivi, p. 29; P. RUSSO, L’”Au- te descritto nell’atto relativo alla zione a Giovan Battista Li Volsi, spic-
tunno del Rinascimento”... cit., pp. consegna della statua di San Michele ca la testimonianza di Bartolomeo
99-100. Arcangelo, opera di Stefano Li Volsi Provenzale. Nel giudizio del cano-
7
Per una trattazione più estesa,
cfr. ivi, pp. 54-60. destinata alla chiesa madre di Calta- nico della chiesa cattedrale di san
8
Ivi, p. 55 e nota 15. nissetta. Vi si dice che il simulacro Nicolò a Nicosia, autore al tramonto
fig. 4 - Nicosia, chiesa dei minori conven-
tuali di San Francesco, Portale

48

del Seicento di una storia della città, manigoldi è così vivamente espressa,
edita postuma, è rappresentato il che fa atterrire un cuore che non ha
“punto di vista” del pubblico devoto della stessa morte timore»9. Si rileva
al cospetto dell’opera di Giovan Bat- cioè, in pieno clima controriformisti- 9
B. PROVENZALE, Nicosia città
di Sicilia Antica... (1695), ms. Ni-
tista Li Volsi. La verisimiglianza della co, il coinvogimento emotivo dello cosia, Biblioteca Comunale, s.n.c.;
rappresentazione scultorea della Fla- spettatore. ma vedi ora IDEM, Nicosia: città di
gellazione di Cristo «muove a pietà Il soggetto, raffigurato in scala più Sicilia, antica, nuova, sacra e nobile,
2 voll., a cura di S. Lo Pinzino, G.
lo stesso finto sasso a cui è legato piccola del naturale (l’altezza massi- D’Urso, S. Casalotto, Assoro 2015,
- scrive Provenzale -: la fierezza ne’ ma è quella del flaggelante imberbe, vol. I, p. 21.
fig. 5 - Flagellazione, da Jerome Nadal,
Evangelicae Historiae Imagines... Antuer-
piae, tip. Martin Nuyts, 1593

fig. 6 - Flagellazione, da Jerome Nadal,


Evangelicae Historiae Imagines... Antuer-
piae, tip. Martin Nuyts, 1593, particolare

49

di un metro e mezzo), è tratto dalla Vale qui ribadire un aspetto lega-


narrazione della Passione di Cristo, e to alla fruizione del gruppo ligneo
corrisponde al momento prima della come immagine di meditazione. La
Crocifissione. L’episodio è citato nei sua composizione appartiene cioè al
vangeli, ma non in tutti. Precisa- genere di quelle immagini concepi-
mente nei vangeli di Matteo, Marco te a supporto della preghiera, ossia
e Giovanni, non in Luca. La com- dell’orazione visiva, e specificamen-
posizione, in buona sostanza, come te per la contemplazione del mistero
già osservato in altro luogo, traduce della Passione. Lo stretto rapporto
in figura, plasticamente, l’immagine tra finzione e realtà nella rappresen-
illustrata correntemente nella lette- tazione artistica, che si sviluppa su
ratura religiosa del periodo10. Si può un registro empatico, di coinvolgi-
citare ad esempio la tavola tratta mento emotivo dello spettatore, fino
10
Cfr. più diffusamente, cfr. P.
RUSSO, L’“Autunno del Rinascimen- da una tra le più fortunate edizio- alla identificazione di questi con le
to”... cit., pp. 57-60. ni illustrate tardo cinquecentesche “dramatis personae” nella scena
11
Evangelicae historiae imagines dei vangeli: l’Evangelicae Historiae raffigurata, e la sua conseguente
ex ordine Evangeliorum, quae toto
anno in Missae sacrificio recitan- Imagines del gesuita Jerome Nadal riattualizzazione, come denunciato
tur..., in Adnotationes et meditatio- (1507-1580) pubblicata postuma ad dallo stesso Provenzale, è corrobo-
nes in Euangelia quae in sacrosancto
missae sacrificio toto anno leguntur;
Anversa nel 1593, sorta di versione rato dalla letteratura devozionale
cum euangeliorum concordantia hi- moderna della medievale Biblia pau- circolante nel periodo.
storiae integritati sufficienti... Aucto- perum, e come questa con finalità di Al riguardo, tra i cosiddetti “libri
re Hieronymo Natali Societatis Iesu
theologo, Antuerpiae, tip. Martin catechesi per immagini destinata ad devoti” maggiormente presenti al
Nuyts, 1593. Le magnifiche tavole, un più largo pubblico (figg. 5-6)11. tempo nelle biblioteche francescane
incise a bulino, raffiguranti i prin- La Flagellazione, più esattamente, si di Sicilia erano, per esempio, le Medi-
cipali episodi della vita di Gesù,
sono opera dei maestri fiamminghi colloca dopo la scena in cui Cristo tationes vitae Christi. Un’operetta
Marten de Vos, Hans e Adriaen è condotto nuovamente nel preto- risalente alla prima metà del Tre-
Collaert, Jerome and Anton Wie-
rix, Karel van Mallery, realizzate sui
rio davanti al governatore Pilato, e cento, la cui grande fortuna non si
disegni di Bernardino Passeri. prima della Incoronazione di spine. esaurì in età medievale, continuando
fig. 7 - Giovan Battista Li Volsi, Flagellazio-
ne, 1607 ca., Castel di Lucio, chiesa madre

50

12
La circolazione libraria tra i
francescani di Sicilia, a cura di D.
Ciccarelli, 2 voll., Palermo 1990,
vol. II, pp. 679-689, 745-746, 813-
813. Cfr. Iohannis de Caulibus Me-
ditaciones vite Christi, olim S. Bona-
venturo attributae, cura et studio M.
Stallings-Taney, Turnholti, Typo-
graphi Brepols editores pontificii,
1997, con bibliografia precedente,
pp. IX-XXIII; cfr. anche G. Pe-
ad esercitare una profonda influenza «comu chi fussi presenti in la sua trocchi, Ascesi e mistica trecentesca,
sulle arti figurative12. Il Monastero di passione» (64, 18-19)14. Che è quan- Firenze 1957, pp. 41-83; C. CAR-
Montesalvo dei minori della riforma to accadeva nella versione dell’ec- GNONI, Due e Trecento. Alle origini
della spiritualità italiana, in C. CAR-
di Enna, ad esempio, possedeva una clesiastico di Nicosia nel Seicento, GNONI, A. GENTILI, M. REGAZZONI,
delle tante volgarizzazioni del codi- posto di fronte alla composizione di P. ZOVATTO, Storia della spiritualità
italiana, Roma 2002, pp. 88-90; G.
ce latino risalenti alla metà del Cin- Giovan Battista Li Volsi. ZARRI, Libri di spirito. Editoria reli-
quecento, oggi conservato presso la Qui è sufficiente rilevare lo stret- giosa in volgare nei secoli XV-XVII,
locale biblioteca comunale13. to rapporto tra testo e immagine Torino 2009, p. 113.
13
Meditationi devotissime di
Nella cruda descrizione della conformemente alle consuetudini santo Bonaventura Cardinale fon-
scena della Flagellazione della versio- della società del tempo. Relativa- date sopra la passione del nostro
ne in siciliano del trattatello ascetico, mente all’esperienza e alle forme di signore Iesu Christo. novamente hy-
storiate... in lingua Toscha corrette,
in cui Cristo è condotto al cospetto vita religiosa, lo scultore propone Vinegia, per Francesco Bindoni e
di Pilato, che «cumandau a li soy una visualizzazione esteriore della Mapheo Pasini compagni, 1547,
Enna, Biblioteca Comunale, Cinq.
munteri ki lu fragillassiru», e viene scena della Passione a supporto del 34.1.26, versione ridotta in volgare
quindi «spuglatu nudu et ligatu ad processo di visualizzazione interio- del celebre libretto.
una culonna di marmura et chin- re del pubblico devoto durante gli 14
Meditacioni di la vita di Chri-
stu, a cura di G. Gasca Queirazza,
ghatu cum virgki asprissimamenti» esercizi sprituali, vale a dire della Palermo, Centro di studi filologi-
(64/84), l’autore, si rivolge diretta- sua immaginazione. La sua tra- ci e linguistici siciliani, 2008, pp.
mente al lettore «servu di Christu», duzione plastica ha il carattere da 207-208, 216. Si tratta di un codice
cartaceo proveniente dal convento
esortandolo a prestare attenzione tableau vivant. Analogamente alla agostiniano di San Giovanni a Car-
alla narrazione de «la meditacioni di descrizione letteraria, nel gruppo bonara, dove è documentato fin dal
1552, conservato presso la Bibliote-
kista dulchissima vita et amarissima di Nicosia il Cristo ripiega e osten- ca Nazionale di Napoli (Ms. XII F
passioni di Christu» (64,4), proprio ta il torso nudo al brutale supplizio 13).
fig. 8 - Cristo alla colonna, Troina, chiesa
di San Matteo, prov. chiesa di Santa Lucia
inferto con selvaggia ferocia dai
due aguzzini (fig. 10), supplizio
fig. 9 - Cristo alla colonna, Troina, chiesa
di San Matteo, prov. chiesa di Santa Lucia, che mostra di accettare con infini-
particolare ta pazienza: «Sustinia plagki supra
plagki et fractura di carni supra
fractura, perfina ki incrixiu a li car-
nifichi di flagellarilu» (64, 86)15.
Quando, allora, fu intagliata que-
sta potente immagine di pietà? Della 51
sua cronologia relativa è documento
indiretto la commissione nel 1607 a
Giovanni Battista di un gruppo di
analogo soggetto, ancora oggi custo-
dito nella chiesa madre di Castel di
Lucio (fig. 7). Il gruppo di Nicosia è
citato infatti quale modello da segui-
re nel contratto di allogazione della
Flagellazione di Castel di Lucio, la
cui data costituisce dunque valido
antequem16. Ad ogni modo, la Fla-
gellazione di Castel di Lucio, che
riproduce in scala maggiore la com-
posizione di Nicosia, si mostra esse-
re priva della forza espressiva e del
vigore plastico del modello. L’inta-
glio delle figure dei due “manigoldi”
e del Cristo, dalle pose bloccate, le
espressioni caricate e le forme appe-
santite da una sorda policromia,
è una debole replica stereotipata
dell’originale.
A questo proposito, in conclusio-
ne, a significare come il catalogo di
Giovan Battista Li Volsi sia invero
ancora aperto a nuove acquisizioni,
vorrei qui segnalare a titolo di esem-
pio un’altra versione inedita del Cri-
sto flagellato presente nel territorio.
A Troina, attualmente nella chiesa
di San Matteo, ma proveniente dalla Nicosia. Vale la pena ricordare che
locale chiesa di Santa Lucia, si con- proprio a Troina è documentata la
serva una statua raffigurante Cristo presenza di Giovan Battista Li Volsi,
alla colonna (senza i due flagellan- sulla base di una carta d’archivio
ti) (figg. 8-9). L’opera, che è stata risalente al 1602, relativa a pagamen-
15
Ivi, p. 217.
16
P. RUSSO, L’”Autunno del Ri- recentemente restaurata, mostra ti allo scultore per una statua lignea
nascimento”... cit., pp. 45-46, con non poche affinità con la statua di raffigurante San Marco, attualmente
bibliografia precedente, e p. 57
nota 16. analogo soggetto facente parte del irreperibile17.
17
Ivi, p. 45 e nota 24. gruppo oggi al museo diocesano di
fig. 10 - Giovan Battista Li Volsi, Flagellazio-
ne, ante 1607, Nicosia, Museo Diocesano,
prov. dalla chiesa di San Francesco d’Assisi

52
Due sculture lignee del Settecento tra Napoli e
Palermo: l’Immacolata Concezione di Piazza Armerina
e il San Michele Arcangelo di Cerami
di Salvatore Anselmo
53

1
Per la committenza in Sicilia si Gli studi condotti negli ulti- vali e rinascimentali, di edifici chie-
rimanda a V. ABBATE, La grande sta-
gione del collezionismo. Mecenati, ac- mi decenni sul patrimonio stori- sastici, in particolare Chiese Madri
cademie e mercato dell’arte in Sicilia co-artistico dell’entroterra sicilia- e Cattedrali2.
tra Cinque e Seicento, Palermo 2011
(Piccola Biblioteca d’Arte, 13) e R.F. no hanno rivelato, ormai, come la Da un’anonima bottega campa-
MARGIOTTA, Beni mobili. Patrimo- committenza, sia ecclesiastica sia na, su esplicita richiesta di un sov-
nio artistico e committenti in Sicilia nobiliare, talvolta con il notevole venzionatore certamente esigente e
dalle fonti d’archivio tra XVI e XIX
secolo, Palermo 2020 (Artes, 23). apporto del popolo, si sia indirizza- ancora, purtroppo, da individuare,
2
Per una panoramica generale ta, nel corso dei secoli, ad architet- proviene l’Immacolata Concezione
sulla produzione artistica e sulla sto-
ria dell’Isola del Settecento si veda ti, pittori, scultori, orafi, argentieri, della navata centrale del Duomo
La Sicilia nel Settecento, atti del tessitori e ricamatori, attestati non di Piazza Armerina, scultura lignea
convegno (Messina, 2-4 novembre
1981), I-II, Messina 1986; F. AB- solo nell’hinterland ma, soprattut- policroma che, nota alla storio-
BATE, Storia dell’arte nell’Italia me- to, nelle più grandi città dell’isola, grafia locale3, è il prodotto di un
ridionale. Il mezzogiorno austriaco
e borbonico. Napoli, le province, la in particolare a Palermo, e talvolta, anonimo artista napoletano (fig. 1,
Sicilia, Roma 2009, (Saggi, storia e anche nei capoluoghi delle altre re- tav. 12). Difficile, purtroppo, risul-
scienze sociali), V, pp. 592-645 e A. gioni italiane, dalla Lombardia alla ta l’individuazione dell’autore del
GIUFFRIDA, La Sicilia del Settecento
tra Riformismo e conservatorismo, Toscana, dal Lazio alla Liguria fino simulacro, il quale, per l’adesione
in Argenti e cultura rococò nella Si- alla Campania, territori con cui la a stilemi barocchi, è da datare al
cilia occidentale 1735-1789, catalogo
della mostra, a cura di S. Grasso e Sicilia intrattenne rapporti com- quarto-quinto decennio del Sette-
M.C. Gulisano con la collaborazio- merciali e di conseguenza culturali. cento. La datazione è confermata,
ne di S. Rizzo (Lubecca, St. Annen,
Museum, 21 ottobre 2007-6 genna- Il vivo segno di un colto e raffi- ad esempio, dall’accostamento con
io 2008), Palermo 2008, pp. 17-21 e nato mecenatismo, aggiornato sulle le diverse Immacolate eseguite in
Il Settecento e il suo doppio. Rococò
e Neoclassicismo. Stili e tendenze eu- principali istanze culturali circolan- questo secondo quarto di secolo
ropee nella Sicilia dei Viceré, atti del ti nel sud Italia, risiedeva, almeno dagli artisti partenopei, come quelle
convegno internazionale di studi quello nobiliare, nei sontuosi palaz- approntate da Francesco Antonio
(Palermo, 10-12 novembre 2005) a
cura di M. Guttilla, Palermo 2009. zi delle grandi città, come Palermo, Picano (1678-1743) o da Francesco
3
Si veda P. RUSSO, Scultura in e, seppur sporadicamente, nei feu- del Vecchio (doc. 1744-1773), la
legno nella Sicilia centro-meridiona-
le. Secoli XVI-XIX, Messina 2009 di dell’entroterra1. produzione artistica dei quali, ulti-
(Analecta, 18), p. 308 che data l’o- La committenza, nel nostro ca- mamente, grazie ai fruttuosi studi,
pera agli inizi del XIX secolo.
4
Per i due autori citati si con- so, esigeva opere d’arte sia figu- si va meglio delineando4.
sulti F. ARUANNO, Francesco Anto- rative che decorative in un secolo La Donna sine macula siciliana,
nio Picano, in Splendori del barocco
defilato. Arte in Basilicata a ai suoi quale il Settecento, periodo in cui si che ripete un fortunato archetipo
confini da Luca Giordano al Sette- assistette al rinnovamento, talvolta iconografico della Tota pulchra atte-
cento, catalogo della mostra, a cura anche radicale, con la conseguente stato nella coeva produzione pitto-
di E. Acanfora (Firenze, Palazzo
Medici Riccardi, 24 luglio-5 settem- perdita di prodotti artistici medie- rica partenopea di derivazione ibe-
rica5, è effigiata con le mani giunte, fig. 1 - Ignoto scultore napoletano, Imma-
colata Concezione, quarto-quinto decennio
viso verso l’alto, collo lungo, sim- del XVIII secolo, Piazza Armerina, Cattedrale

bolo di verginità e invenzione del fig. 2 - Ignoto scultore napoletano, Imma-


Parmigianino (1503-1540)6, falce colata Concezione, quarto-quinto decennio
del XVIII secolo, Piazza Armerina, Cattedra-
lunare e dèmone zoomorfo sotto i le, particolare

piedi, secondo, quindi, l’Apocalisse


(12,1). Il suo piombato portamen-
to è spezzato, oltre che dal cercine bre 2010), Firenze 2009, pp. 288-
54 svolazzante, dal vibrante e cresposo 289; G.G. BORRELLI, scheda n. 2.9,
in Ritorno al barocco da Caravaggio
mantello blu, il cui lembo cascante a Vanvitelli, catalogo della mostra,
dal braccio rievoca quello dei di- a cura di N. Spinosa (Napoli, Mu-
seo Capodimonte, Certosa e Museo
pinti immacolatistici di Bartolomè di San Martino, Castel Sant’Elmo,
Esteban Murillo (1617-1682), come Museo Pignatelli, Museo Duca di
Martina, Palazzo Reale, 12 dicem-
comprova l’Immacolata di “Squilla- bre 2009-11 aprile 2010), I-II, Na-
ce” del 1670 del Gosudarstvenntyj poli 2009 (Storia e Civiltà), II, p. 36
Muzej Ermitaž di San Pietrobur- ed E. VALCACCIA, Scultura lignea del
Settecento a Napoli. Nuovi spunti e
go7. La Purissima isolana, nella sua proposte, Napoli 2018, pp. 31-34,
composizione sintattico-espressiva, 49-57 con precedente bibliografia.
5
Si veda a riguardo E. MÂLE,
dichiara i caratteri della produzione L’arte religiosa nel ‘600. Italia,
lignea partenopea che si concretiz- Francia Spagna Fiandra, Paris-Mi-
lano 1984 (ed. originale L’art re-
zano in simulacri dal forte impatto ligeux après le concile de Trente,
emotivo, tutti, perlopiù, contraddi- etude sur l’iconographie de la fin
stinti da un marcato realismo pla- du XVI siècle et du XVIII siècle,
Paris 1932), trad. di M. Donvito,
stico e da una maggiore attenzione pp. 52-53; M. MORETTI, La “Con-
al dato naturalistico. Le opere na- cezione di Maria in Spagna: profili
storici e iconografici, in Una don-
poletane possiedono, inoltre, ana- na vestita di sole. L’Immacolata
logamente a quelle isolane, talvolta Concezione nelle opere dei grandi
aspetti di serialità, ma anche icono- maestri, catalogo della mostra, a
cura di G. Morello, V. Francia, R.
grafie, gesti, fisionomie e panneggi Fusco (Città del Vaticano, Braccio
talmente fedeli ai modelli imposti e di Carlo Magno, 11 febbraio-13
maggio 2005), Milano 2005, pp.
graditi dalla committenza, tanto da 79-89; L’Immacolata nei rapporti
tra l’Italia e la Spagna, a cura di
A. Anselmi, Roma 2008 e Intacta
María. Política y religiosidad en le
España barocca unblemished mary.
Politics and religiosity in Baroque
spain, catalogo della mostra, a cura
di P. Gonzáles Tornel (Muse de
Bellas Artes de Valencia, 30 no-
vembre 2017), Valencia 2017. Per
la pittura del Settecento a Napoli
si rimanda a N. SPINOSA, La pittu-
ra napoletana del Settecento. Dal
Barocco al rococò, Napoli 1993, I;
M.A. PAVONE, Pittori napoletani
del primo Settecento. Fonti e docu-
menti, Napoli 1997 (Voci del tem-
po, 3) e A. DELLA RAGIONE, Pittori
napoletani del Settecento. Aggior-
namenti ed inediti, Napoli 2010.
6
S. COLONNA, scheda n. 65, in
Una donna vestita…., cit., p. 230.
7
V. FRANCIA-R. FUSCO, scheda
n. 72, in Una donna vestita…., cit.,
pp. 244-245.
fig. 3 - Ignoto scultore napoletano, Imma-
colata Concezione, primo quarto del XVIII
secolo, Troina, Museo Civico, già collezione
famiglia Pintaura (foto Anselmo Salvatore)

55

8
L’osservazione, in merito alle
opere napoletane, è di R. CASCIARO,
Due botteghe a confronto: intaglio e
policromia nelle sculture di Gaetano
Patalano e Nicola Fumo, in La statua
e la sua pelle. Artifici tecnici nella
scultura dipinta tra Rinascimento e
Barocco, atti del seminario interna-
zionale di studi (Lecce, Museo Pro-
vinciale “S. Castromedio”, 25-26
maggio 2007), a cura di R. Casciaro,
Lecce 2007 (Dip. Beni arti storia
sez. saggi e testi, 2), p. 222.
9
A riguardo si veda Ibidem e
L. GAETA, “… colorite e miniate al
naturale”: vesti e incarnati nel reper-
torio degli scultori napoletani tra Sei-
cento e Settecento, in La statua e la
sua pelle…, cit., pp. 199-210.
10
R. CASCIARO, Napoli vista da
fuori: sculture di età barocca in Terra
d’Otranto e oltre, in Sculture di età
barocca tra Terra d’Otranto, Napoli e
Spagna, catalogo della mostra, a cura
di R. Casciaro, A. Cassiano (Lecce,
chiesa di San Francesco della Scar-
pa, 16 dicembre 2007-28 maggio
2008), Roma 2007, pp. 69-70. Per
la produzione degli autori citati si
rimanda, tra i numerosi testi, a G.G.
BORRELLI, Sculture in legno di età ba-
rocca in Basilicata, Napoli 2005, pp. renderne faticosa l’individuazione 1737) e Gaetano (1654-post 1699)
18-28; R. CASCIARO, Napoli vista da dell’autore o della bottega8. Alcune Patalano, Nicola Fumo (1645-1725)
fuori…, in Sculture di età barocca…,
cit., pp. 60-69; L. GAETA, Giacomo sculture di questa regione si contrad- e Giacomo Colombo (1662-1731),
Colombo tra compari, amici e rivali, distinguono per una maggiore ric- autori le cui opere furono richieste
in Sculture di età barocca…, cit., pp.
87-104; I. DI LIDDO, La circolazio- chezza cromatica del panneggio, nel sia nel viceregno sia in Spagna tra la
ne della scultura lignea barocca nel caso in esame, però, essa è affidata a fine Sei e i primi decenni del Sette-
Mediterraneo. Napoli, la Puglia e la
Spagna. Una indagine comparata sul più semplificate e cadenzate soluzio- cento10. Il linguaggio artistico degli
ruolo delle botteghe: Nicola Salzillo, ni fitomorfe9. Il simulacro di Piazza ultimi due scultori, a conferma della
Roma 2008, pp. 94-149, 181-223; Armerina, i cui putti alla base con ali circolazione di stilemi simili tra le
F. ARUANNO, Pietro Patalano, M.V.
FONTANA, Giacomo Colombo e Nico- frastagliate ne confermano ancora la varie botteghe napoletane, è stato
la Fumo, in Splendori del barocco…, fattura extra isolana (fig. 2), è, dun- individuato nella piccola Immacola-
cit., pp. 286-287, 278-279, 283-284 e
G. MEROLA, Officine di scultura tra que, il prodotto di un anonimo auto- ta Concezione del Museo Civico di
Napoli e Spagna. Nicola Fumo e gli re napoletano ancora da individuare Troina (En) (fig. 3), proveniente dal-
scultori in legno tra Sei e Settecento,
Roma 2021 (Vedere e rivedere. Col-
e non circoscritto alle più emergenti la collezione della famiglia Pintaura,
lana di studi di storia dell’arte, 6). figure partenopee di Pietro (1664- correttamente ricondotta a scultore
figg. 4-5 - Filippo Quattrocchi (attr.), San
Michele Arcangelo, ultimo ventennio del
XVIII secolo, Cerami, Chiesa Madre, recto e
verso (foto Loris Panzavecchia)

fig. 6 - Filippo Quattrocchi (attr.), San


Michele Arcangelo, ultimo ventennio del
XVIII secolo, Cerami, Chiesa Madre, parti-
colare (foto Loris Panzavecchia)

56
11
S. F. VENEZIA, P. GIANSIRACU-
SA, Un disegno organico di civiltà e
sviluppo, in Quaderni del Mediterra-
neo. Studi e ricerche sui beni culturali
italiani, a cura di P. Giansiracusa, n.
19, Siracusa 2019, pp. 32-33.
12
Per la presenza di sculture li-
gnee partenopee in Sicilia si riman-
da a T. FITTIPALDI, Scultura Napo-
letana del Settecento, Napoli 1980,
passim; A. CUCCIA, scheda n. 15, in
Restauri & Ricerche. Opere d’arte
nelle provincie di Siracusa e Ragusa,
catalogo della mostra, a cura di G.
Barbera, (Siracusa, 1999), Siracusa
1999, pp. 70-75; S. ANSELMO, Pietro
Bencivinni e la scultura lignea nelle
Madonie, Palermo 2009 (Quaderni
dell’Osservatorio per le Arti Deco-
rative Maria Accascina, 1), pp. 130-
138; P. RUSSO, Scultura in legno…,
2009, pp. 68-69; S. ANSELMO, La
scultura lignea del Settecento nella
Sicilia occidentale tra importazioni
da Napoli e scuole locali, in «Napoli
Nobilissima. Rivista di arti, filologia
e storia», VII, LXXIX, vol. VIII, 1,
gennaio-aprile 2022, pp. 49-64 ed
IDEM, Legni mediterranei. Simulacri
intagliati nella Sicilia del Settecento,
saggio introduttivo di R. Casciaro,
in corso di pubblicazione.
13
Per le opere citate si veda T.
FITTIPALDI, Scultura Napoletana…,
cit., p. 198; C. PATERNA, in Tesori
d’arte nella terra di Cerere: itinerari
storico-artistici in provincia di Enna,
Palermo 2010, pp. 97-98 e più di re-
cente G. PETRUCCI, Giuseppe Pica-
no nella scultura napoletana del Set-
tecento, Marina di Minturno 2017,
pp. 131-132, 136-139.
14
Per Quattrocchi si consul-
ti Filippo Quattrocchi. Gangitanus
Sculptor. Il “senso barocco”, catalogo
della mostra, a cura di S. Farinella
(Gangi, chiesa di San Giuseppe, pa-
lazzo Bongiorno, chiesa della Badia,
24 aprile-11 luglio 2004), Palermo
2004; A. CUCCIA, Filippo Quattroc-
chi scultore in legno, in «Kalós. Arte
in Sicilia», XVI, 4, ottobre-dicem-
bre 2004, pp. 29-32; S. ANSELMO,
Pietro Bencivinni…, cit., pp. 138-
156; IDEM, Statue lignee del Settecen-
to nelle chiese di Ficarazzi: aggiunte partenopeo del primo quarto del esame che, distribuito tra i Nebrodi
alla produzione di Filippo Quattroc-
chi e della sua bottega, in «OADI. Settecento11. La Purissima piazzese e gli Erei, appartiene alla tutela del-
Rivista dell’Osservatorio per le Arti si inserisce, dunque, nel cospicuo la Soprintendenza ai Beni Culturali
Decorative in Italia», XI, 21, giugno corpus di opere napoletane presenti Ambientali di Enna18.
2020, pp. 129-138; IDEM, La scultura
lignea del Settecento…, in “Napoli in Sicilia nel Settecento, giunte, con La comunità di Cerami si rivolse,
Nobilissima. Rivista di arti, filologia fasi alterne, tra la fine del Seicento infatti, alla bottega di Filippo Quat-
e storia”, cit., pp. 59-61.
15
Per Girolamo Bagnasco si e i primi decenni del Settecento e, trocchi, allora ampiamente attiva
veda F. DELL’UTRI, La statua dell’Im- in maniera più incessante, dopo una a Palermo, per la commissione del
macolata di Marineo nella scultura 57
lignea siciliana del XVIII secolo, Cal- serena convivenza di sculture sicule S. Michele Arcangelo, nella Chiesa
tanissetta 1990, pp. 14-19; V. SCAVO- e partenopee a metà secolo, dagli Madre, che, oltre ad aver sostituito
NE, ad vocem Bagnasco Girolamo, in
L. SARULLO, Dizionario degli artisti
anni sessanta del XVIII in poi12. un precedente e più antico esem-
siciliani, III, Scultura, a cura di B. Nell’hinterland sono attestati, non a plare (figg. 4-5)19, attesta il culto da
Patera, Palermo 1994, pp. 14-15; caso, due pregevoli esempi parteno- sempre nutrito, sin dai tempi dei
C. BRUNETTO, Girolamo Bagnasco: a
margine di una mostra, in «Archivio pei: l’Immacolata Concezione della Normanni, verso il Princeps militiae
Nisseno. Rassegna di lettere, storia, chiesa di Santa Margherita ad Agira caelestis a cui fu dedicata, nel XVI
arte e società», IX, 17, luglio-dicem-
bre 2015, pp. 139-157 ed IDEM, I
(En) e il S. Vito della Chiesa Madre secolo, la chiesa, ai piedi della for-
Bagnasco, duecento anni di scultura di Regalbuto (En), opere firmate e tezza, con annesso convento del ter-
in Sicilia, Canicattì 2016. datate, rispettivamente nel 1791 e z’ordine francescano20. Non è tut-
16
D. MALIGNAGGI, La scultura
della seconda metà del Seicento e del nel 1799, dal più noto Giuseppe Pi- tavia da escludere che il simulacro,
Settecento, in Storia della Sicilia, I-X, cano (1732-1825 ca)13. già riferito dalla storiografia locale
diretta da R. Romeo, Napoli 1977-
1981, X, 1981, p. 110. Nel capoluogo isolano operaro- allo scultore siciliano21, sia stato de-
17
C. SIRACUSANO, La pittura del no, comunque, industriose botteghe siderato, se non direttamente com-
Settecento in Sicilia, in La Pittura in
Italia. Il Settecento, a cura di G. Bri-
di artisti, come, nel campo specifi- missionato, dall’omonima arcicon-
ganti, Milano 1989, II ed. agg. 1990, catamente della scultura lignea set- fraternita, tuttora attiva, con sede
II, p. 516. tecentesca a carattere prettamente presso la chiesa di San Benedetto22.
18
Per la scultura lignea nel
corso dei secoli nel territorio dove devozionale, quella di Filippo Quat- L’Angelo guerriero di Dio, dal viso
insistono i due centri si rimanda a trocchi (Gangi, 1738-post 1813), imberbe rivolto verso l’alto con vo-
P. RUSSO, Scultura in legno nella Si-
cilia…, cit., passim e ai diversi saggi, prima14, e di Girolamo Bagnasco luminose ciocche di capelli che ca-
tra cui T. PUGLIATTI, La produzione (1759-1832), dopo15, che appagaro- scano sul collo (fig. 6), mano destra
di scultura e intaglio lignei nella Si- no l’incessante richiesta di simulacri in alto in atto di sostenere la perdu-
cilia Orientale e P. RUSSO, Scultura
in legno tra Cinque e Seicento lungo perlopiù a grandezza naturale, tal- ta insegna mentre la sinistra è ada-
il “Flumen Salso” dai Nebrodi meri- volta di impatto emotivo, secondo giata sul fianco e ali con un minu-
dionali al “Mar Africo”, pubblicati in
Manufacere et scolpire in lignamine. iconografie facilmente identificabili zioso piumaggio, incede, lentamen-
Scultura e intaglio in legno in Sicilia dalla comunità. Le diverse famiglie te, su un cumulo di nuvole, con la
tra Rinascimento e Barocco, a cura di
T. Pugliatti, S. Rizzo, P. Russo, Cata- di scultori, sia in marmo che in le- consueta gamba destra leggermente
nia 2012, pp. 311-351, 521-576. gno, diffusero, così come è stato arretrata. Il simulacro, elegante-
19
N. CONTINO, in Tesori d’arte notato, una produzione statuaria mente vestito in abito da legionario
nella terra…, cit., p. 106.
20
Ibidem e S. PAGLIARO BOR- contraddistinta da temi compositivi romano, quindi elmo con cimiero,
DONE, Memorie storiche di Cerami aggiornati sui principali eventi pit- mantello rosso con decorazione
destinate al Dizionario illustrato dei
Comuni siciliani, Palermo 1906, ri- torici della corrente accademizzante floreale che copre la parte poste-
stampa a cura dell’Amministrazio- e post marattesca16. Palermo e la Si- riore fungendo da supporto, lorica
ne comunale di Cerami, Mistretta
1983, pp. 23, 29.
cilia occidentale, analogamente alla di bronzo, gonnellino con fasce di
21
N. SCIACCHITANO, Cerami, coeva produzione pittorica, diven- cuoio sovrapposte, dette pteugeres,
in S. GIOCO, Nicosia Diocesi, Cata- nero i più interessanti fulcri dai qua- e schinieri, è datato al primo decen-
nia 1972, p. 480 e N. CONTINO, in
Tesori d’arte nella terra…, cit., pp. li si propagò la cultura, e, quindi, la nio del XIX secolo23. L’adesione del
105-106. produzione artistica17, che giunse, manufatto ad attardate istanze tardo
22
N. CONTINO, in Tesori d’arte
nella terra…, cit., p. 106. come è naturale che fosse, nell’en- barocche, che connotano gran par-
23
Ivi, pp. 105-106. troterra siculo, come in quello in te della produzione quattrocchiana
fig. 7 - Filippo Quattrocchi (attr.), San
Michele Arcangelo, fine del XVIII-inizi del
XIX secolo, Villafranca Sicula, Chiesa Madre
(foto Giuseppe Cacioppo)

58

e che qui si palesano nel fluttuante cesco (1779-1861) e Alberto (1784-


e articolato panneggio e nel solenne 1811)24, o ancor più il citato Girola-
movimento, potrebbero indurre a mo Bagnasco. Lo comprovano, ad
retrodatare l’opera all’ultimo ven- esempio, le due documentate statue
tennio del Settecento. Lo scultore, della chiesa del Santissimo Salvato- 24
Si veda a riguardo Filippo
infatti, non raggiunse quelle pure re di Gangi (Pa), l’Angelo Custode, Quattrocchi…, cit., pp. 72-76.
25
Per le opere citate si rimanda
e aeree soluzioni compositive neo- del 1812, e il S. Filippo Apostolo, del a Filippo Quattrocchi…, cit., pp.
classiche, come faranno i figli, Fran- 181325, opere dalle quali il S. Miche- 154-155, 174-175.
fig. 8 - Filippo Quattrocchi (attr.), San Vito,
fine del XVIII-inizi del XIX secolo, Petralia
Soprana, chiesa di S. Maria di Loreto, già
chiesa di S. Maria di Gesù (foto Anselmo
Vincenzo, per gentile concessione della Pre-
sidenza della Consulta Diocesana per i Beni
Culturali Ecclesiali di Cefalù)

fig. 9 - Filippo Quattrocchi (attr.), San


Michele Arcangelo, inizi del XIX secolo, San
Mauro Castelverde, chiesa di San Mauro
(foto Anselmo Vincenzo, per gentile conces-
sione della Presidenza della Consulta Dioce-
sana per i Beni Culturali Ecclesiali di Cefalù) 59

le di Cerami sembra cronologica- l’assialità, quasi neoclassica, che


mente precedente. permettono di collocare l’opera del
L’opera nebroidea si include in- centro agrigentino tra la fine del
confutabilmente, quindi, nella vasta Sette e gli inizi del secolo successi-
e più riuscita produzione di Quat- vo. I caratteri stilistici del S. Michele
trocchi che, in linea con le direttive di Cerami, che nella sintassi compo-
imposte da due secoli dalla chiesa sitiva è simile ai S. Vito eseguiti dal-
controriformata, appagò la com- la sua fiorente bottega, come quelli
mittenza ecclesiastica. In tale ottica, di Gangi e Petralia Soprana (Pa)
le sue statue, dal valore didascalico (fig. 8)27, entrambi memori della
e catechetico che si manifesta anche lezione di Ignazio Marabitti (1719-
nell’apparente ingenua gestualità, 1797), come denuncia il marmoreo
furono, dunque, richieste da con- S. Vito di Mazara del Vallo (Tp)28,
fraternite, ordini religiosi, rettori e Quattrocchi li proporrà nei due
parroci. È possibile che spesso ve- analoghi Arcangeli guerrieri della
nisse commissionata un’opera simi- chiesa di San Mauro a San Mauro
26
L’opera è attribuita a Quat- le ad un’altra approntata dallo stesso Castelverde (Pa) e della chiesa dei
trocchi e alla sua scuola da C. BRU-
NETTO, I Bagnasco, duecento…, cit., scultore, così come sembra dedursi Cappuccini di Petralia Sottana (Pa)
p. 15, nota n. 6. da simulacri che ripropongono, con (fig. 9), attribuitigli e datati agli inizi
27
Si consulti Filippo Quattroc-
chi…., cit., pp. 148-151 e S. ANSEL-
lievissime varianti, lo stesso sogget- dell’Ottocento29. È dunque possibi-
MO, Pietro Bencivinni…., cit., pp. to iconografico. Lo comprova, nel le, seppur risulti difficoltoso stabi-
150-151 con precedente bibliogra- nostro caso, il S. Michele Arcangelo lire la cronologia delle opere dello
fia.
28
D. MALIGNAGGI, Ignazio della Chiesa Madre di Villafranca scultore, che il S. Michele di Cera-
Marabitti, in «Storia dell’Arte», 17, Sicula (Ag), dall’apollinea bellezza mi sia stato approntato prima degli
1973, p. 39, per lo scultore si veda
pure F. PIPITONE, ad vocem Marabit- e sempre a grandezza naturale (fig. altri esemplari. Soltanto una mirata
ti Ignazio, in L. SARULLO, Dizionario 7)26. La gamba destra indietreggia- ricerca archivistica potrà conferma-
degli artisti…, cit., pp. 205-208.
29
S. ANSELMO, Pietro Bencivin-
ta e la mano che sguaina la spada re, o smentire, questa ipotesi.
ni…, cit., pp. 151-152. tentano, a stento, di interrompere
Guglielmo Borremans e la sua bottega
nella Sicilia centro-meridionale
Il catino absidale della chiesa di San Giuseppe a Leonforte:
una riscoperta, un’attribuzione
61
di Federica Barbarino

1
Si fa riferimento al periodo Nel torno d’anni che Guglielmo di alcune precisazioni6.
che intercorre tra il 1714, data della
prima commissione del Borremans Borremans trascorre in Sicilia, dal La superficie decorata della chie-
in Sicilia incaricato di affrescare il 1714 al 17441, le incursioni verso sa di San Giuseppe a Leonforte
soffitto della chiesa della Madonna
della Volta, e la data di morte del l’entroterra sono ampiamente testi- comprende dunque la volta a botte
pittore, 1744. moniate dai diversi cicli decorativi lunettata che sovrasta l’aula, il cati-
2
Per Guglielmo e Luigi Borre- che si susseguono e si alternano a no absidale a cupola semisferica, e
mans, cfr. G. MENDOLA, Borremans
Guglielmo, e M. GUTTILLA, Borre- commissioni ricevute ed eseguite su i quadroni ai lati dell’altare maggio-
mans Luigi, ad voces, in L. SARUL- pressoché tutta l’isola. Non è sem- re sulle pareti dell’abside. Ad una
LO, Dizionario degli artisti siciliani,
II, Pittura, a cura di M. A. Spadaro, plice tracciare in linea diacronica la prima analisi stilistico formale le
Palermo 1993, rispettivamente alle presenza e lo sviluppo dei cantie- opere si presentano molto diverse
pp. 49-50 e 50-51, con bibliografia
precedente. In particolare, dopo gli ri della Sicilia centro-meridionale, tra loro. La decorazione pittorica
scritti fondamentali di G. DI MAR- pochissimi rimangono i casi firmati della volta a botte è costituita da tre
ZO, Guglielmo Borremans di Anver-
sa pittore fiammingo in Sicilia nel
datati e documentati. Per il resto, la medaglioni polilobati al cui interno
secolo XVIII (1715-1744),  Palermo critica, in maniera uniforme, riba- sono rappresentate storie della Sacra
1912, e di C. SIRACUSANO, La pit- disce forte e stabile l’attribuzione Famiglia, sicuramente più tarda e
tura del Settecento in Sicilia, Roma
1986, EADEM, Guglielmo Borremans a Guglielmo o al figlio Luigi, senza in alcun modo ascrivibile a Borre-
tra Napoli e Sicilia, introduzione di tuttavia entrare nel merito della mans e bottega7. Diverso è il caso
A. Marabottini, Palermo 1990, più
recentemente, sul primo periodo datazione dei cicli decorativi2. delle decorazioni absidali, presumi-
di Guglielmo Borremans, in Italia La chiesa di San Giuseppe a bilmente originali e sopravvissute al
meridionale, e in Calabria più pre-
cisamente, cfr. G. LEONE, Gugliel- Leonforte, edificata nel 1737 per crollo. Il catino absidale presenta
mo Borremans, Disputa di Santa volere del sacerdote Tommaso un’ampia fascia decorata a festoni e
Caterina d’Alessandria con i filosofi Crimi3 e terminata prima della morte riquadri che restringe l’oculo della
davanti a Massenzio e Miracolo del-
la ruota spezzata, schede, in Fiam- dello stesso avvenuta nel 17434, pre- cupola semisferica in cui è rappre-
minghi e altri Maestri, catalogo della senta oggi due diversi cicli pittorici sentata la Gloria di San Giuseppe.
mostra (Roma, Palazzo Ruspolio,
1 luglio-10 settembre 2008), Roma non coevi, a causa del crollo della Sempre appartenenti alla prima fase
2008, pp. 77-79; e F. BRUGNÒ, Il pri- volta a botte avvenuta poco tempo sarebbero i due affreschi dell’abside
mo Borremans, in Per Citti Siracusa-
no. Studi sulla pittura del Settecento dopo la fine dei lavori5. L’ipotesi di che raffigurano La fuga in Egitto, Il
in Sicilia, a cura di G. Barbera, Mes- attribuzione, finora avanzata solo da sogno di Giuseppe e la tela recente-
sina 2012, pp. 31-38, con bibliogra-
fia precedente. Sulla presenza del
studiosi locali e presente in alcune mente ricollocata sull’altare maggio-
pittore nella Sicilia centrale, a Calta- guide del territorio, che sbrigati- re con Il Transito di San Giuseppe8. I
nissetta ed Enna, cfr. R. LOMBARDO, vamente inserisce nel corpus delle tre dipinti completerebbero il ciclo
Guglielmo Borremans a Enna. 1720-
1722, Enna 1991; E. D’AMICO, La opere di Guglielmo Borremans di opere con Storie di Giuseppe, e
cultura pittorica del XVIII secolo nel tutto il ciclo pittorico, risulta plausi- sono sicuramente coevi alla supersti-
territorio di Caltanissetta. Puntua-
lizzazioni e scoperte, in La pittura bile in termini di datazioni, vivendo te decorazione originaria del catino
nel nisseno dal XVI al XVIII seco- Guglielmo fino al 1744, ma necessita absidale.
lo, catalogo della mostra, a cura di
E. D’Amico (Caltanissetta, Museo
Diocesano, 29 aprile -. 28 giugno
1998), Palermo 2001, pp. 69- 99, e
spec. pp. 69-79, 202-207; Il restauro
della Cattedrale di Caltanissetta, let-
tura di un complesso architettonico,
pittorico e decorativo, a cura di S.
Rizzo, A. Buccheri, F. Ciancimino,
Palermo 2001, con bibliografia pre-
cedente; Dipinti e sculture tra Sette e
62 Ottocento nella Sicilia centrale. Nove
anni di restauri della Soprintendenza
per i beni culturali di Enna 2008-
2017, a cura di P. Russo, Palermo
2017, pp. 8, 25.
3
Cfr. C. BENINTENDE, Gugliel-
mo Borremans nella Chiesa di San
Giuseppe a Leonforte, Leonforte
2013, cit., p. 45. Benintente riporta
l’iscrizione posta sulla campana fat-
ta realizzare dal Sacerdote Nunzio
Fiorenza nel 1762 per commemora-
re l’edificazione della chiesa voluta
dal Sacerdote Tommaso Crimi nel
1737. La campana in bronzo si trova
nella loggia centrale del campanile.
4
Cfr. ivi p. 50. L’autore riporta
la data di morte del Sacerdote Tom-
maso Crimi, avvenuta il 15 giugno
1743, pochi giorni dopo la reda-
zione del suo testamento datato 12
Giugno 1743. Il testamento come
riportato in G. NIGRELLI, Mano-
scritti inediti del Settecento e note
di storiografia leonfortese, Leonforte
2013, p. 95, si trova negli atti del
notaio Luciano Napoli (Archivio
di Stato di Enna, Notai defunti, vol.
12479, 12 Giugno 1743).
5
Cfr. G. NIGRELLI, Manoscritti
inediti ... cit., p. 53.
6
Guglielmo muore all’età di
74 anni, come si evince dall’atto di
morte edito in G. DI MARZO,  Gu-
glielmo Borremans … cit., p. 57.
L’atto di morte si trova nell’Archi-
vio della parrocchia di S. Ippolito,
registro dei defunti n. 256, da esso
risulta che: «Anno Domini 1744 Ind
7. Die decimo septimo aprilis D.
GUGLIELMUS BORREMANS
La decorazione pittorica del alla destra del Santo, in discreto stato an. 74, sacramentali confessione et
extrema unctione munitus, animam
catino è inquadrata centralmente a di conservazione, veste una bianca Deo reddidit; cuius corpus sepul-
simulazione di un oculo a forma cir- tunica avvolta in uno svolazzante tum fuit in ecclesia conventus San-
colare alla sommità della volta. San panno rosso al di sotto dell’unica ala cti Francisci, ut dicitur li Cappucini,
extra moenia»
Giuseppe in gloria, attorniato da visibile, laddove del secondo angelo, 7
Esistono notizie sul secondo
angeli e puttini, si staglia sul fondo posto sulla sinistra, rimangono pic- ciclo decorativo grazie ad un docu-
mento custodito in chiesa che atte-
giallo ocra, mentre gli attributi ico- coli brani dell’ala e della veste, rossa sta che gli affreschi della volta furo-
nografici del Santo, i gigli e la verga anche in questo caso, portati alla no eseguiti nei primi anni del 1800
dal pittore ennese Vincenzo Scillia a
fiorita, vengono retti dai puttini in luce dopo le accurate operazioni di seguito del crollo che interessò tutta
primo piano posti ai piedi del Santo. restauro. Una luce gialla proveniente la navata: comunicazione orale di
Due grandi angeli reggono la nube dall’alto investe tutta la composizio- Padre Filippo Ribulotta.
8
L’analisi delle opere si trova
su cui siede San Giuseppe: l’angelo ne in maniera omogenea, saturando nella pubblicazione C. BENINTEN-
fig. 1 - Luigi Borremans, Disegno per una
Vergine in Gloria. Palermo, Galleria Regio-
nale della Sicilia Palazzo Abatellis, Gabinetto
delle stampe e dei disegni

fig. 2 - Luigi Borremans (qui attr.), Gloria


di san Giuseppe, particolare del catino absidale,
1740 ca. Leonforte, chiesa di San Giuseppe

63

i colori e gli incarnati. Le ombre le opere citate da Citti Siracusano11,


delle pieghe degli ampi panneggi si è analizzato a fondo l’apparato
definiscono il profilo scultoreo delle iconografico contenuto nella mono-
figure. In origine, altre testine alate e grafia. Lo studio dei disegni attribu-
cherubini dovevano decorare l’inte- iti dall’autrice a Luigi Borremans,
ra superficie, alcune tornate visibili figlio di Guglielmo, è stato utile per
dopo il restauro e la rimozione delle approntare un confronto stilistico
pesanti ridipinture. Degno di nota, formale. Tra questi, uno in partico-
infine, risulta il puttino reggente lare, intitolato disegno per una Vergi-
i gigli, seduto sul finto cornicione ne in Gloria,12 mostra delle stringen-
DE, Guglielmo Borremans… cit., p.
16. che contorna l’oculo, con il piedino ti analogie con la decorazione della
9
Il confronto con altre opere oltrepassante lo spazio della compo- cupola della chiesa di San Giuseppe
quali gli affreschi del Duomo di
Caltanissetta e il ciclo per la chiesa sizione, il quale, potentemente scor- in Leonforte (figg. 1 - 2).
Madre di Alcamo ha dato riscontro ciato di sottinsù, è reso mediante il Tralasciando il soggetto, la com-
della medesima tecnica utilizzata
per la resa delle ombre a puntinato
caratteristico accostamento di fitti posizione è quasi identica: la figura
o linee accostate. tratteggi paralleli di pennellate più centrale dispiega le braccia volgen-
10
L’attribuzione si trova in C. scure a creare le ombre9. do i palmi delle mani verso l’alto,
BENINTENDE, Guglielmo Borre-
mans... cit.; G. NIGRELLI, Manoscrit- L’attribuzione a Borremans10 por- su entrambi i lati due grandi angeli
ti inediti... cit., pp.14, 68, 87. ta ad ampliare la ricerca verso il con- ad ali spiegate sorreggono la figura
11
C. SIRACUSANO, Guglielmo
Borremans... cit. fronto con le opere autografe del adagiata sulla coltre di nubi, la por-
12
Ivi, tav. 172. pittore Fiammingo. Ricercando tra zione inferiore del corpo si perde in
un ampio panneggio che ci permet- di Vito D’Anna, uno dei maggio-
te appena di scorgere l’anatomia. ri esponenti della scuola pittorica
Testine alate e puttini tutto intorno palermitana tardo settecentesca.
adornano la coltre di nubi che in- L’attribuzione di Citti Siracusano
cornicia la figura slanciandola verso a Luigi Borremans non è avvalora-
l’alto. Ad accentuare la prospettiva, ta da documenti, firme o iscrizioni;
sia nel disegno che nell’affresco, è tuttavia, è fatto noto e documentato
un identico puttino, potentemente che D’Anna possedesse una colle-
64 scorciato di sottinsù, che viene fuori zione di disegni e studi di artisti a lui
dalla rotondità vorticosa delle nubi, contemporanei, quindi risulta plau-
e che, nel caso del san Giuseppe, ad- sibile trovare un disegno del Bor-
dirittura sconfina nella decorazione remans figlio nella sua raccolta, e
simulante un elemento architetto- inoltre l’analisi stilistico formale non
nico e inquadrante l’oculo in cui è lascia dubbi sulla appartenenza del
rappresentata la Gloria del Santo. I disegno alla bottega di Guglielmo
fiori rappresentati nel disegno ven- e Luigi Borremans. Lo stato degli
gono tramutati in gigli e nel disegno studi ha finora rilevato il solo nome
non vi è traccia della verga fiorita so- di Guglielmo per gli affreschi della
stenuta da un puttino posto al cen- chiesa di San Giuseppe, tuttavia a
tro dell’affresco. Le forti analogie seguito del confronto con il disegno
portano a pensare che nonostante il per una Vergine in Gloria (fig. 1), il
soggetto del disegno sia la Vergine nome di Luigi potrebbe configurarsi
Maria questo sia stato impiegato per come una valida e inedita alternati-
impostare la composizione del san va, sia per le analogie facilmente ri-
Giuseppe di Leonforte, apportando scontrabili tra il disegno e l’affresco
le dovute modifiche iconografiche. di San Giuseppe, sia per le date pro-
13
La ricerca è stata condotta sui
faldoni appartenuti alla collezione
Il confronto tra la decorazione della poste dagli storici locali per la fon- Sgadari Di Lo Monaco, in particola-
cupola e questo disegno potrebbe dazione della chiesa. Protraendosi re alla cartella Vito D’Anna.
14
Sul barone Sgadari di Lo Mo-
rappresentare la svolta nella que- dunque l’edificazione in un periodo naco, si veda T. ROMANO, Il barone
stione dell’attribuzione. Ancora Cit- che va dal 1737 al 174316 è abba- Bebbuzzo Sgadari di Lo Monaco, Pa-
lermo, 2020.
ti Siracusano segnala che il disegno stanza improbabile che Guglielmo 15
Cfr. I manoscritti di Agostino
si trova al gabinetto delle stampe e Borremans, in età avanzata e cer- Gallo, a cura di C. Pastena, Palermo
2000-2014.
dei disegni della Galleria Regiona- tamente non più in buona salute17, 16
Vedi supra note 3 e 4
le di Palazzo Abatellis a Palermo13. avesse portato avanti un programma 17
G. DI MARZO, Guglielmo Bor-
Il disegno è il nr. 21 della cartella decorativo così vasto18 senza servirsi remans… cit., p. 56: “ma indi non
si ha notizia che mai abbia operato
“Vito D’Anna” della collezione Sga- dell’aiuto della bottega di cui era a negli ultimi cinque o sei anni della
dari di Lo Monaco, giunta al museo capo. Il figlio Luigi era già accanto a sua vita dacchè affrescò nel 1738,
[…], l’oratorio della Carità di S.
palermitano negli anni Sessanta del lui da diversi anni, aveva affrontato Pietro. […]oltrechè ben può darsi
Novecento, grazie al lascito testa- insieme al padre alcuni cicli decora- che alcuni dei suoi quadri, ch’ei la-
sciò non firmati, debbano appunto
mentario dell’importante collezione tivi e la sua presenza è attestata ad attribuirsi a quegli anni”.
grafica del barone Pietro Sgadari di Alcamo come a Caltanissetta, dove 18
La sola volta a botte del-
Lo Monaco14. Questa consta di cir- condurrà la sua attività fino al 1747 la chiesa di San Giuseppe, copre
un’aula di m 23 x 8, questa misura si
ca 1300 tra studi e schizzi di artisti affrescando il palazzo Calefati19. evince dai rilievi della chiesa ripor-
attivi tra il Cinquecento e l’Ottocen- Proseguendo nell’ipotesi di at- tati in C. BENINTENDE, Guglielmo
Borremans…, cit., p.13.
to, in buona parte proveniente dalla tribuzione della decorazione del 19
G. DI MARZO, Guglielmo Bor-
raccolta ottocentesca di Agostino catino absidale della chiesa di San remans… cit., p. 59 riporta l’iscri-
zione che si trova a palazzo Calefati:
Gallo15. Il faldone contiene, inoltre, Giuseppe a Leonforte, il confronto ALOYSIVS BORREMANS PIN.
altri disegni riconducibili all’ambito stilistico formale con opere di Lui- ANNO 1747.
65

fig. 3 - Luigi Borremans (qui attr.), Puttino,


particolare della decorazione del catino
absidale, 1740 ca. Leonforte, chiesa di San
Giuseppe

fig. 4 - Guglielmo Borremans e aiuti, Puttini


e testine alate, particolare della decorazio-
ne del transetto, 1735. Alcamo, Basilica di
Santa Maria Assunta

gi è reso difficile dallo sparuto nu- trittico mariano fa parte dell’ampia


mero di opere autografe pervenute, decorazione comprendente 38 af-
infatti le nuove attribuzioni si fon- freschi e diversi altri dipinti firmati
dano principalmente sul confronto e datati 1735 appartenenti alla fase
con opere paterne20. Nella puntuale della maturità di Guglielmo Borre-
20
Sono attribuite a Luigi alcune analisi di Alessandro Marabottini21, mans, anni in cui si è soliti affiancar-
opere presenti sul territorio Ennese,
in particolare le decorazioni della
Borremans figlio viene tratteggia- gli il figlio Luigi, e in cui si datano
chiesa delle Anime Sante a Enna e to come un minore che poco ebbe anche le decorazioni absidali della
San Giovanni Evangelista a Piazza a contendere con il genio paterno. Chiesa di San Giuseppe a Leonforte
Armerina: C. SIRACUSANO, Gugliel-
mo Borremans... cit., pp. 23-24, tavv. Marabottini addebita a Luigi certe (figg. 3-4)24.
152-157. “cadute di stile” che ripropongono Nel programma decorativo di
21
Cfr. A. MARABOTTINI, Intro-
duzione, in C. SIRACUSANO, Gugliel- formule già consumate, semplifican- Alcamo, Guglielmo porta avanti le
mo Borremans... cit., pp. 7-8. do le più ardite soluzioni composi- istanze del tardo barocco siciliano
22
Ivi, p. 9.
23
Per questi affreschi cfr. le tive messe in opera da Guglielmo22. fondendole alla scuola napoletana
testimonianze letterarie del con- Le «formule già consumate» di cui con cui era entrato in contatto nel
temporaneo Vincenzo Jemma, parla Marabottini sono perfetta- secondo decennio del Settecento.
Descrizione della pittura del tempio
maggiore della città di Alcamo e loro mente rintracciabili nella decorazio- L’autonomia dei panneggi e le ana-
illustrazioni, opera del S. G. Borre- ne del catino absidale. Le opere, di tomie dei puttini contribuiscono a
mans Fiammingo, e Disposizione
della Sacra Storia per la pittura fa- simile soggetto, certamente attribui- dare aria ad una composizione ric-
cienda … della Chiesa Madre di Al- te a Guglielmo, a differenza del di- ca e vorticosa ove decine di figurine
camo, riportate dallo storico alcame-
se Pietro Maria Rocca (1847-1918), pinto in questione, presentano una atteggiate nelle più svariate pose si
Un’illustrazione degli affreschi del composizione maggiormente elabo- avvitano e si susseguono negli spazi
duomo di Alcamo scritta nel secolo
XVIII, nella rivista mensile “Arte e
rata e l’inserimento di innumerevoli delle volte e dei quadroni (figg. 5-6).
Storia”, anno XXV, 1906. personaggi in ambiti ristretti, come Anche il cornicione architetto-
24
Dopo la morte della moglie, nel caso degli affreschi della basilica nico, raffigurato attorno alle de-
avvenuta il 14 aprile 1736, Gugliel-
mo Borremans tornò ad Alcamo di Santa Maria Assunta ad Alcamo, corazioni, seguendo rigidamente
seguito da tutta la famiglia, come raffiguranti l’Assunzione della Vergi- le linee prospettiche, ricorda per
si evince dal contratto riportato per
intero G. DI MARZO,  Guglielmo ne, l’Incoronazione della Vergine e la stile e fattura quello che, come ac-
Borremans… cit., pp. 44 -45. Madonna Regina coronata23. Questo cennato nella descrizione, inquadra
66

e restringe l’oculo del cappellone La presenza di Luigi a Leonforte fig. 5 - Guglielmo Borremans, Assunzione
della Vergine, 1735. Alcamo, Basilica di
absidale di Leonforte. Molti altri risulterebbe dunque accreditata dal Santa Maria Assunta

affreschi del Borremans presenta- disegno30 che presenta non poche fig. 6 - Guglielmo Borremans, Madonna
no già la medesima soluzione: nel- analogie stilistico formali e compo- Regina coronata, 1735, particolare con data
e firma, 1735. Alcamo, Basilica di Santa
la chiesa di San Vincenzo Ferreri sitive con la decorazione della conca Maria Assunta

a Nicosia (1717); nel Duomo di absidale, e al contempo un lieve


Caltanissetta, dov’è raffigurata la distacco dal genio paterno ravvisa-
Caduta degli Angeli ribelli (1720)25; bile nello sparuto numero di figure
nei tondi decorativi della chiesa di rappresentate nello spazio dell’ocu-
Montevergine a Palermo (1721)26, lo, e in alcune incertezze nel risol-
solo per citarne alcuni. Nel caso del vere il panneggio nella parte bassa
medaglione di Montevergine, dov’è della tunica.
raffigurata la Glorificazione dell’Or- La composizione semplificata,
dine dei Frati Minori, il cornicione come la pedissequa riproposizione
pittoricamente simulato riporta delle figure, presenti sia nel disegno
un’iscrizione con la data e la firma che nell’affresco, portano a pensa-
dell’artista27. Oltre il cornicione, re che questi siano da ascrivere al 25
Cfr. C. SIRACUSANO, Gugliel-
troviamo l’identica ghirlanda che corpus delle opere di Luigi che con- mo Borremans... cit., tav. 37.
inquadra la decorazione della cu- frontato con opere paterne risulta 26
Ivi, tav. 53
27
Ibidem: “GVGLIELMO
pola di Leonforte. Dal confronto semplificato e privo del genio del BORREMANS P. ANNO 1721”.
con altri pittori del Settecento sici- Borremans padre, «insigne dise- 28
Cfr. C. SIRACUSANO, La pittu-
liano28 non si evince una particolare gnatore così nei più soavi profili ra del Settecento... cit., passim.
29
Sulla scuola del Borremans,
diffusione di questa soluzione per dei volti e nelle più care movenze, cfr. G. DI MARZO, Guglielmo Borre-
gli oculi e gli ovali se non nell’am- che negli scorci, nei nudi e nei più mans… cit., pp. 57 e ss.
30
Cfr. C. SIRACUSANO, Gugliel-
bito ristretto della scuola del Borre- ardui raggruppamenti», così ama- mo Borremans... cit., tav. 172: Dise-
mans (figg. 7-8)29. bilmente descritto da Gioacchino gno per una Vergine in Gloria.
67

fig. 7 - Guglielmo Borremans, Gloria dell’or-


dine Francescano, particolare dell’oculo con
data e firma, 1721. Palermo, chiesa di Santa
Maria di Montevergini

fig. 8 - Luigi Borremans (qui attr.), Gloria di


San Giuseppe, 1740ca. Leonforte, chiesa di
San Giuseppe

31
G. DI MARZO,  Guglielmo
Borremans… cit., p. 58 : “Recò
egli pertanto di Fiandra in Italia, e
specialmente in Sicilia, il suo stile
originale, ardimentoso, possente,
onde, non mai smarrendo le tracce
e il carattere della scuola natìa, sco- Di Marzo31. Ulteriore conferma giovane, lasciasse al figlio Luigi la
prì un nuovo orizzonte di audacie,
di grazie, di sorprendenti bellezze, a della presenza di aiuti nella decora- decorazione del cappellone absi-
cui potè giungere, padroneggiando zione della chiesa di San Giuseppe dale, occupandosi principalmente
in alto grado i mezzi dell’arte. Fu
quindi allorché il volle, insigne dise-
proviene dalla datazione propo- della volta a botte, dove è plausibi-
gnatore così nei più soavi profili dei sta per la fondazione della chiesa le che si trovasse, prima del crollo,
volti e nelle più care movenze, che (1737-1743), il periodo in questio- la firma del pittore, come si può
negli scorci, nei nudi e nei più ardui
raggruppamenti; e ciò per lo più ne coincide con quello degli ultimi riscontrare dalle opere firmate e
senza gravi esagerazioni di forme anni di Guglielmo. Non è improba- datate pressoché tutte sul medaglio-
senza enfiamenti e convulsionarie
stranezze”. bile, dunque, che il padre, non più ne centrale della navata principale.
Scienza e restauro. Una introduzione
di Paolo Russo

69

Carissimi amici, ho ancora nel cuore stico per la sua stessa fragile materia
l’angoscia e il dolore provato nelle gior- costitutiva2.
nate tremende del luglio 1943, allor- Sul tema si veda qui il contributo
ché corse di casa in casa la triste nuova di Angela Scialfa, che presenta l’i-
della distruzione della Nostra Chiesetta. nedito caso di studio di una cosid-
Corsi sul luogo trovammo le porte scar- detta Madonna vestita, la Madonna
dinate, il tetto squarciato dalle bombe, dell’Incontro di Pietraperzia3. Più
gli altari schiantati, gli arredi arsi dalla specificamente, invece, sulla statua
furia della polvere e in mezzo a tanta dell’Addolorata di Enna, si riman-
rovina, il Simulacro della ‘Vergine dei da al saggio che segue, degli stessi
Dolori’, levato alto sul Suo piedistallo, autori del recente volume sulla sta-
senza una scalfitura, con gli occhi leva- tua prima citato, che bene illustra
ti al cielo nel soffuso dolore quasi a dar l’apporto della scienza all’azione di
conforto ai nostri cuori e a indicarci l’av- tutela e conservazione del patrimo-
venire della ricostruzione. nio culturale4, argomento di questa
breve introduzione.
A scrivere, nel luglio del 1943, è Torniamo dunque alla testimo-
Lucio Pignato, il rettore della con- nianza riportata in epigrafe. La
fraternita di Maria Santissima Addo- rievocazione dell’ultimo grande con-
lorata di Enna. La “chiesetta” è flitto mondiale, che ci impone un tri-
l’omonima sede della confraternita; ste e immediato richiamo all’orrenda
il simulacro quello dell’Addolorata: vicenda bellica dei nostri giorni, si
una statua in cartapesta e tela-colla riferisce ai bombardamenti dell’e-
1
Cfr. E. CILIBERTO, G. GIUNTA, risalente agli inizi del XIX, opera di state del 1943, frutto rovinoso delle
S. MANIN, La statua di Maria SS. tal Luigi Felix, scultore-plasticatore
Addolorata di Enna. Le rivelazioni
incursioni aeree che fin dal gennaio
inattese emerse dalle indagini stori- non altrimenti conosciuto, oggetto di quell’anno servirono da prepara-
co-scientifiche, con Prefazione di P. di grande devozione da parte della zione all’invasione alleata dell’isola.
Russo, Enna 2022, da cui è tratta
la citazione in epigrafe, riportata a comunità locale, portato in proces- Sotto quello stesso cielo, sotto quelle
p. 36. sione il Venerdì Santo1. La statua, stesse bombe, che provocarono este-
2
Cfr. P. RUSSO, Conoscere per in cui il valore devozionale e la fun- se distruzioni nella Sicilia dell’inter-
conservare: la scienza applicata al
restauro dei manufatti artistici. Scul- zione d’uso soverchiano l’aspetto no, svolgeva la sua ordinaria attività
tura polimaterica, il caso dell’Addo- estetico, è una delle molteplici testi- l’allora Soprintendente Armando
lorata di Enna, ivi, pp. 5-30.
3
Cfr. infra, pp. 85-90.
monianze di scultura polimaterica Dillon. Napoletano, vincitore di
4
Cfr. infra, pp. 77-84; e supra in Sicilia, tra le tipologie di oggetti concorso nel 1937 nel ruolo dell’am-
nota 1. più vulnerabili del patrimonio arti- ministrazione delle Belle Arti, e dal
1941, dopo aver prestato servizio sato su criteri per lo più empirici, si
in Calabria e a Napoli, a capo della andrà aggiungendo via via l’appor-
Soprintendenza ai Monumenti della to non meno necessario delle varie
Sicilia Orientale di recente istituzio- discipline scientifiche (la chimica 5
M. R. VITALE, G. SCATURRO,
Armando Dillon. La guerra e il “tra-
ne (1939), con sede a Catania, sotto in primis, e le scienze affini), volto vaglio” della ricostruzione in Sicilia
la cui giurisdizione ricadeva anche la all’approfondimento della cono- (1941-1955), Siracusa 2019, con bi-
provincia di Enna5. Sono quelli anni scenza delle componenti materiche bliografia precedente.
6
Cfr., per un’efficace sintesi,
in cui vanno ridefinendosi i prin- costitutive dell’opera, e la identifica- G. SCATURRO, Danni di guerra e
70 cipi teorici e i criteri metodologici zione dei processi e dei meccanismi restauro dei monumenti. Palermo
1943-1955, Università degli Studi
da adottare nella prassi operativa del loro deterioramento. di Napoli “Federico II”, Dottorato
del restauro, già stabiliti nella Carta Entrambe le forme di conoscen- di ricerca in conservazione dei beni
del restauro del 1932 e messi in crisi za concorrono, in particolare, alla architettonici XVI ciclo, relatore
Prof. Arch. Antonella Cangelosi,
dai risultati catastrofici del conflitto risoluzione di uno dei problemi Novembre 2005, pp. 5-9, con bi-
bellico6. Nella sua Relazione somma- cruciali del restauro: la salvaguar- bliografia precedente.
7
ria sull’attività svolta in quel gramo dia dell’autenticità dell’opera, che è Relazione sommaria sul’atti-
vità svolta dalla Soprintendenza ai
periodo, definendo «l’ambiente del «requisito necessario delle opere in monumenti della Sicilia orientale
nostro lavoro», trovava spazio l’e- quanto ‘fonti’, documenti, testimo- nel quinquennio 1941-1946, in M.
R. VITALE, G. SCATURRO, Armando
nunciazione di un fondamentale nianze culturali», e che rappresenta Dillon... cit., pp. 69 e ss. Il riferi-
principio di metodo, laddove egli «la condizione base al di fuori della mento è agli studi storio-artistici,
scriveva: «l’azione di tutela e di valo- quale nessuna ricerca sull’arte del e “alle indagini”, all’intensa attività
di documentazione fotografica, di
rizzazione che così si attua si accom- passato sarebbe possibile», come rilievo, di schedatura, che accom-
pagna a quella della critica storica. asseriva nel 1967 l’allora funzionario pagna il restauro delle opere.
8
Sulla “questione siciliana” del-
Esse si integrano a vicenda, pur storico dell’arte dell’Istituto Centra- la tutela del patrimonio culturale e
essendo la prima scopo e la secon- le del Restauro, Giovanni Urbani, storico-artistico nazionale, cfr. P.
da strumento»7. Ciò è un’attività impegnato in quegli anni nella fon- RUSSO, F. VALBRUZZI, Utopia e Im-
postura. Tutela e uso sociale dei beni
conoscitiva di natura storico-artisti- dazione di una “scienza della con- culturali in Sicilia al tempo dell’Au-
ca, finalizzata alla caratterizzazione servazione”9. Tale autenticità è tonomia, Roma 2019.
dell’opera nei suoi tratti identifica- accertabile concretamente attraver-
9
G. URBANI, Il restauro e la sto-
ria dell’arte, in G. URBANI, Intorno
tivi storico e culturali, quale parte so questi «due tipi di conoscenza», al restauro, a cura di B. Zanardi,
integrante dell’azione di tutela e scientifica e umanistica, i quali, «ai Milano 2000, pp. 15-18. Relazione
inedita letta al “Colloquio interna-
conservazione. Si tratta di un punto fini della conservazione delle opere zionale CHIA sulle responsabilità
basilare, la cui apparente ovvietà d’arte», sono tra loro strettamente dello storico nella conservazione e
risulta però esserlo assai meno se «interdipendenti», spiegava Pasqua- nel restauro dei monumenti e del-
le opere d’arte”, Venezia 1967. Sul
si guarda alla recente vicenda della le Rotondi nella prefazione al volu- punto ci si permette di segnalare
tutela in Sicilia e al pervicace proces- me curato dallo stesso Urbani nel anche il mio P. RUSSO, Restauro e
so di “alleggerimento” del sistema 1973, che in quell’anno subentrava storia dell’arte. Per lo studio dell’in-
dustria plastica siciliana in età mo-
regionale dalle competenze tecni- a Rotondi nella carica di Direttore derna, in Officina Siciliana. Momen-
co-scientifiche, ancor’oggi in atto8. dell’Istituto, ribadendo nella sua ti e aspetti della circolazione artistica
in Sicilia in Età moderna, a cura di
Era quello racchiuso nelle paro- Introduzione l’importanza del «con- P. Russo, Messina 2017, pp. 18-43,
le del Soprintendente di allora un tributo delle scienze sperimentali e spec. p. 19.
10
seme destinato a fruttificare nei allo studio e alla conservazione dei Problemi di conservazione,
Atti della Commissione consultiva
decenni successivi, sotto la spinta beni culturali»10. per lo sviluppo tecnologico della
irrefrenabile degli eventi, quando Ma, se volessimo azzardare conservazione dei beni culturali,
Ufficio del Ministro per il coordi-
s’accresce la necessità di una più l’indicazione, nella vicenda del namento della ricerca scientifica e
completa conoscenza delle opere patrimonio artistico italiano, di un tecnologica, a cura di G. Urbani,
d’arte. A questo «atto di conoscenza momento per dir così fondativo Bologna 1973. Per la Prefazione di
P. Rotondi, cfr. ivi, pp. VII-XIII;
indispensabile» per la loro conser- di quel fecondo rapporto tra arte per l’Introduzione, di G. URBANI,
vazione e restauro, realizzato in pas- e scienza nell’ambito della tutela cfr. ivi, pp. 3-8.
fig. 1 - La Chiesa di Santa Croce subito
dopo l’alluvione (foto da Firenze salvata,
Torino 1970, p. 33, fig.1)

71

e del restauro dovremmo risalire scimento che ebbe in Firenze la sua


a qualche anno prima, e rievocare culla:
una ben nota quanto drammatica
pagina storica del nostro Paese: l’inondazione presentava tre aspetti
l’alluvione di Firenze dell’autunno particolarmente ripugnanti: quantità
del 1966. È il 4 novembre quando inimmaginabili di fango che riempiva-
no case e cantine, coprivano ogni ogget-
l’Arno straripa e inonda le vie e le to, bloccavano ogni fogna; uno spesso
piazze del capoluogo toscano. È strato di nera e pesante nafta per lo più
un’immane catastrofe naturale. E uscita dagli impianti di riscaldamen-
lo è anche per il nostro patrimonio to; e per molti giorni un fetore che in
culturale, devastato dalla forza esi- alcuni quartieri ha richiesto l’impiego
ziale della marea di fango, detriti e di maschere per l’opera di soccorso. A
ciò si aggiungano le migliaia di auto par-
nafta che investì d’un tratto chiese e
cheggiate nelle strade, spesso scagliate
monumenti, musei e archivi: impe- dal torrente con una forza sufficiente a
11
B. MOLAJOLI, Premessa, in Fi- golando e ferendo le opere d’arte, distruggere un negozio, e, nelle chiese,
renze salvata, a cura di B. Molajoli, riducendo in poltiglia libri e docu- panche e candelabri galleggianti che
interventi di G. MOROTTI, G. MA- funzionavano, in realtà, come proiettili.
ETZKE, U. PROCACCI, U. BALDINI,
menti cartacei (fig. 1)11. Così come
presentazione di P. Bargellini, Tori- ne riferì in un articolo pubblicato
no 1970, pp. 9-24; e A. PAOLUCCI, sul “Times” del 23 novembre 1966 Nell’articolo, riedito qualche
Il Laboratorio del restauro a Firenze,
Torino 1986, pp. 135-182, con bib- John Shearman, uno tra i maggiori mese più tardi da Roberto Longhi
liografia precedente. studiosi dell’arte italiana del Rina- nella rivista da questi diretta, l’illu-
fig. 2 - Il Crocifisso di Cimabue nel Cena-
colo di Santa Croce a Firenze prima dell’al-
luvione del 1966

72

stre storico dell’arte inglese stilava nizzò il processo del loro recupero,
un sofferto e puntuale referto chiesa per come auspicato da quel primo
per chiesa, monumento per monu- illustre testimone: «Tutto ciò non
mento, museo per museo, archivi e può eseguirsi a Firenze senza un
biblioteche, di quanto l’inondazione esercito di restauratori e di abili spe-
sia «costata alla civiltà» in termini cialisti, o senza l’equipaggiamento e
opere d’arte e memoria storica12. i materiali che permettano di rimet-
Vivida fu allora la percezione tere in sesto quel che è stato guasta-
della vulnerabilità del nostro patri- to, e che perciò occorre radunare in
monio culturale13. Ciònondimeno, misura più imponente di quanto sia
per dirla con le parole di Bruno mai occorso da una sola città»15.
Molajoli, dopo il «tempo dello scon- Di fatto le questioni poste dal
forto» ecco accendersi la luce «della restauro delle opere costituirono
speranza»14. La grave offesa mate- fertile terreno di confronto tra i
riale arrecata al patrimonio artistico numerosi addetti ai lavori di diversa 12
J. SHEARMAN, Le rovine
fiorentino generò una reazione altret- provenienza e formazione convenu- dell’arte fiorentina: ciò che l’alluvio-
tanto importante, e dopo il primo ti in città. Con l’affinamento delle ne è costata alla civiltà, in “Parago-
ne”, 203, 1967, pp. 13-33.
salvataggio delle opere danneggiate metodologie e l’importante sup- 13
Ivi, p. 12.
dall’alluvione, rimosse e trasportate porto tecnologico si affrontarono 14
B. MOLAJOLI, Premessa... cit.,
p. 9.
in luoghi di ricovero appositamente i molteplici problemi conservativi, 15
J. SHEARMAN, Le rovine
e tempestivamente allestisti, si orga- spostando l’attenzione sui fenome- dell’arte... cit., p. 16.
fig. 3 - Il Crocifisso di Cimabue nel Cena-
colo di Santa Croce a Firenze subito dopo
l’alluvione del 1966 (foto da Firenze salvata,
Torino 1970, p. 182, fig. 237)

fig. 4 - Il Crocifisso di Cimabue dopo il re-


stauro, particolare

73

ni di degrado, e le diverse discipline


scientifiche e umanistiche concorse-
ro a far sì che Firenze si riscoprisse
l’accademia di restauro più avanzata
al mondo16.
16
A. PAOLUCCI, Il Laboratorio
del restauro... cit, p. 136. Sicchè, ad esempio, se da un lato
17
B. MOLAJOLI, Premessa... cit., il Crocifisso di Cimabue nel cenacolo
p. 12; A. PAOLUCCI, Il Laboratorio di Santa Croce rappresentò il mani-
del restauro... cit, p. 135.
18
Cfr. A. PAOLUCCI, Il Labo- festo e il simbolo di quella tragedia
ratorio del restauro... cit, pp. 143 e umana e culturale17, il suo restauro
151 nota 18 con bibliografia prec-
edente. Si veda anche U. BALDINI, al tempo stesso costituì l’esempio
Teoria del restauro e unità di meto- più progredito della rinascita nella
dologia, 2 voll., Firenze 1978-1981, direzione sperimentale appena indi-
ed. cons. 1991-1994, e spec. vol. I,
1991, p. 174 e tavv. 1-10; O. CA- cata (esemplificata dall’applicazione
SAZZA, Il restauro pittorico nell’u- innovativa del metodo dell’astrazio-
nità di metodologia, Firenze 1999.
Cfr. anche, in merito U. BALDINI,
ne cromatica nel restauro pittori- te, d’altro lato il grande laboratorio
Introduzione, in Metodo e Scienza. co, contro ogni altro intervento di di restauro allestito all’interno del
Operatività e ricerca nel restauro, a riconfigurazione dell’immagine che padiglione di Fortezza da Basso,
cura di U. Baldini, Firenze 23 giu-
gno 1982 - 6 gennaio 1983, Firenze si pone come atto imitativo e compe- concesso dall’Ente Mostra dell’Arti-
1982, pp. 17-18. titivo) (figg. 2-4)18. E contestualmen- gianato, dove convennero operatori
74

fig. 5 - Il grande laboratorio per il restauro


dei dipinti allestito all’interno Della Fortezza
da Basso a Firenze (foto da Firenze salvata,
Torino 1970, p. 179, fig. 230)

fig. 6 - Firenze restaura. Il Laboratorio nel


suo Quarantennio. Guida alla Mostra, cata-
logo della mostra (Firenze, 18 marzo - 4
giugno 1972), a cura di U. Baldini, P. Dal
Pogetto, Firenze 1972

da tutto il mondo, all’insegna della ia l’anno seguente, con la consape-


più larga e fervida collaborazione tra volezza che, come asseriva nel suo
i diversi settori della ricerca scienti- discorso d’apertura Mario Salmi,
fica, e fornito di attrezzature e mate- «oggi esiste un’azione concorde,
riale grazie all’aiuto internazionale, sistematica che propone i problemi e
fu emblema di quel fruttuoso incon- si sforza di risolverli mediante nuove
tro tra scienza e restauro (fig. 5)19. ricerche scientifiche e tecniche»,
Quell’esiziale evento rappre- problemi che «chiedono ed hanno 19
B. MOLAJOLI, Premessa...
sentò dunque, come è stato scritto, oggi il sistematico ausilio della scien- cit., pp. 18-23. «Laboratorio, do-
tato delle più efficienti e moderne
una sorta di spartiacque, producen- za»21. attrezzature», come ricordava Um-
do una fuga in avanti nello svilup- Nel giro di qualche anno è oramai berdo Baldini, con la «presenza
po della metodologia e della prassi riconosciuto l’apporto delle discipli- di restauratori di tutte le parti del
mondo»: U. BALDINI, Dipinti e scul-
tecnico-operativa del restauro. Sul ne scientifiche alla conservazione e ture, in Firenze salvata... cit., pp.
piano del dibattito teorico, d’altro al restauro delle opere d’arte, che 171-209, e spec. p. 179.
20
R. LONGHI, Firenze diminui-
canto, s’impose da subito la necessi- aveva avuto il suo battesimo di fuoco ta, in “Paragone”, 203, 1967, p. 7.
tà di dare risposte ai «numerosi que- proprio nella Firenze alluvionata, 21
M. SALMI, Prolusione, in Il
siti di metodo» posti dai molteplici dove si esercitò l’alacre attività di Restauro delle opere d’arte, atti del
4° Convegno internazionale di Stu-
problemi tecnici del restauro delle restauro improntata «su una base di di, Centro Italiano di Studi di Sto-
opere ammalorate dall’alluvione, ricerca scientifica», di contro all’em- ria e d’Arte (Pistoia, 15-21 settem-
intravisti da Roberto Longhi, con pirismo dominante, e nel confronto bre 1968), Rastignano (Bologna)
1977, p. 11.
l’auspicio di un confronto pubblico delle esperienze e dell’aggiornamen- 22
U. BALDINI, Introduzione, in
tra tutti gli operatori20. Questioni to professionale, come ricordava Firenze restaura. Il Laboratorio nel
suo Quarantennio. Guida alla Mo-
tecniche e di metodo sulla conserva- e rivendicava a cinque anni dagli stra, catalogo della mostra (Firenze,
zione e il restauro delle opere d’arte eventi Umberto Baldini, nella intro- 18 marzo - 4 giugno 1972), a cura
che furono affrontate partitamente, duzione alla mostra dallo stesso di U. Baldini, P. Dal Pogetto, Firen-
ze 1972, p. 12. Cfr. A. PAOLUCCI, Il
guardando alle diverse tipologie dei ideata e allestita giustappunto nella Laboratorio del restauro... cit, pp.
beni, nel convegno tenutosi a Pisto- Fortezza da Basso22. La mostra, ina- 183-201.
fig. 7 - Problemi di conservazione, Atti
della Commissione consultiva per lo svilup-
po tecnologico della conservazione dei beni
culturali, Ufficio del Ministro per il coordina-
mento della ricerca scientifica e tecnologica,
a cura di G. Urbani, Bologna 1973

fig. 8 - C. P. Snow, The two cultures and the


Scientific Revolution, Cambridge University
Press, New York 1959

75

gurata nella primavera del 1972 (fig. veniva offerta un’ampia e sistemati-
6), testimoniava i quarant’anni di ca dimostrazione dei nuovi metodi
attività del Laboratorio dei Restauri d’indagine scientifica applicati allo
della Soprintendenza alle Gallerie studio dei materiali costitutivi delle
di Firenze, di cui Baldini era allora opere d’arte e dei processi del loro
direttore, con un’ampia e significa- degrado, dai dipinti su tela ai dipinti
tiva testimonianza del «moderno murali, dai materiali lapidei a quelli
operare che si serve di idonei mezzi ceramici, dai metalli alla carta, dai
scientifici atti a guidare, garantire e monumenti all’ambiente.
documentare un più responsabile Da un angolo visuale più ampio
intervento»23. Così, in efficace sin- e retrospettivo, può dirsi in buona
tesi, Umberto Baldini, illustrando e sintesi che nel campo specifico della
documentando nel catalogo lo stret- tutela e del restauro si operò con-
to rapporto che intercorre «tra tec- cretamente il superamento della
nica e filologia», e, più in generale, già quasi atavica separazione delle
tra scienza e restauro24. cosiddette “due culture”, quel-
Ora, quel «moderno operare» la scientifica e quella umanistica,
trovava ulteriore, specifica e dida- cui alludeva Rotondi, prima citato,
scalica enunciazione in quegli stessi secondo l’espressione, poi entrata
anni, nel convegno romano prima nell’uso comune, utilizzata da Char-
citato, promosso dal Ministero della les Percy Snow (1905-1980). Nel suo
Pubblica Istruzione (a due anni polemico libercolo, intitolato appun-
dalla istituzione del Ministero per i to Le due culture, edito per la prima
beni culturali, oggi MiC) e dall’Isti- volta nel 1959 (fig. 8), il suo autore,
tuto centrale del Restauro, dal titolo un chimico di professione e roman-
programmatico Problemi di conser- ziere per vocazione, entrando a
23
U. BALDINI, in Firenze restau- vazione, con lo scopo di dare un fon- gamba tesa in un dibattito che aveva
ra... cit., p. 19.
24
Ivi, p. 32.
damento scientifico alla prassi del origini quantomeno ottocentesche,
25
Problemi di conservazione... restauro e della conservazione (fig. stigmatizzava la mancanza di comu-
cit. 7)25. Con grande rigore e attualità nicazione tra mondo umanistico e
mondo scientifico, denunciandovi presentando il libro scritto da due 26
The two cultures and the
Scientific Revolution, Cambridge
apertamente una contrapposizione esperti chimici del Ministero dei University Press, New York 1959.
che assumeva i tratti di vera e pro- beni culturali, Mauro Matteini e Cfr. C. P. SNOW, Le due culture, a
pria ostilità tra scienziati e letterati e Arcangelo Moles, direttori dei labo- cura di A. Lanni, con interventi di
G. GIORELLO, O. LONGO, P. ODI-
aveva come conseguenza la parcel- ratori scientifici di analisi e ricerca FREDDI, Venezia 2005.
lizzazione settoriale dei saperi26. dell’Opificio delle Pietre Dure di 27
U. BALDINI, Presentazione, in
M. MATTEINI, A. MOLES, Scienza e
E così, nel breve volgere degli Firenze, di cui Baldini l’anno prima restauro. Metodi di Indagine, Firen-
anni, tra la fine del settimo e l’inizio aveva lasciato la direzione. Volume ze 1984, p. 5.
76 dell’ottavo decennio del Novecento, più volte edito, che rappresenta un
si sancisce il fecondo sodalizio tra classico sull’argomento, in cui si illu-
scienza e restauro, quale oggi è dato strano le diverse e sofisticate meto-
per acquisito nel metodo e nella dologie dell’indagine scientifica,
prassi. premessa indispensabile per la pro-
«Oggi come oggi, certe indagini grammazione di ogni attuale serio
come alcuni delicati interventi di intervento di restauro.
restauro non possono oramai più Ed è su questa evidenza, sull’ac-
prescindere dall’utilizzare imposta- certato e indispensabile contributo
zioni e metodi propri della scien- delle varie discipline scientifiche
za»27. Così scriveva nel 1984, e quasi nella attività di conservazione e
vent’anni dopo i fatti di Firenze, lo restauro alla conoscenza delle opere
stesso Umberto Baldini, nel frattan- d’arte, che può concludersi questa
to divenuto direttore dell’Istituto breve nota introduttiva.
Centrale per il Restauro di Roma,
Chimica e arte. Il caso della statua polimaterica
raffigurante la Madonna Addolorata di Enna
di Enrico Cilberto, Gioacchino Giunta, Sara Manin

77

Raffigurare con creativa immagi- al successivo restauro. Tra queste


nazione ed acuta capacità espressiva si può citare la statua raffigurante
un messaggio, spesso oltrepassando il Crocifisso con braccia mobili, in
i limiti imposti dalla razionalità, è legno intagliato e dipinto, custodito
quella capacità attiva dell’uomo da presso la chiesa Maria Annunzia di
sempre intesa come Arte, che oggi Aidone. Il degrado naturale e i vari
offre al mondo un enorme patrimo- interventi manutentivi che la statua
nio artistico. Nel definire un bene ha subito nel tempo ne avevano
culturale incontriamo il dualismo alterato l’aspetto originario, tanto
di cultura e materia, esso infatti rap- da non presentare più la sua poli-
presenta un messaggio, una memo- cromia originale a seguito di nume-
ria, trasportato fino ai giorni nostri rosi strati di ridipintura sovrapposti
attraverso un supporto materico. nel tempo l’uno sull’altro2. Un altro
Se scompare la materia scompare caso di notevole importanza, per
il dato: un’opera può esprimere quanto riguarda l’estrema altera-
nel tempo il suo significato artisti- zione dello strato pittorico origina-
co e culturale solo se ne è garanti- le dell’opera, è quello riguardante
ta la sua integrità materica. È bene la statua polimaterica raffigurante
aggiungere, inoltre, che non si può la Madonna Addolorata custodita
parlare di reale messaggio artistico presso l’omonima chiesa di Enna,
1
E. CILIBERTO, G. SPOTO, Mo- allorquando la materia viene sna- di cui qui si discute3.
dern Analitic Methods in Art and
Archaeology, New York 2000, pp. turata del suo originale contenuto Tante sono le cause che posso-
1-8. espressivo, come ad esempio nel no contribuire alla alterazione del
M. MATTEINI, A. MOLES, Scien- caso di alterazioni cromatiche con- patrimonio artistico, dal naturale e
za e restauro. Metodi di indagine,
Firenze 1984. seguenti a interventi di ridipintura inesorabile ruolo del tempo all’in-
2
Seicento minore. Qualche ag- sovrapposti agli strati pittorici ori- tervento antropico di modificazio-
giunta alla pittura e alla scultura nel-
la Sicilia centrale, a cura di P. Russo,
ginali a cui l’opera nel tempo è stata ne dello stato originario dell’opera,
Palermo 2017, tav. 7, pp. 32-33 sottoposta1. fino a considerare, oggi più che
3
E. CILIBERTO - G. GIUNTA - Questa purtroppo è un’eventua- mai, le modifiche dovute all’inqui-
S. MANIN, La statua di Maria SS.
Addolorata di Enna, le rivelazioni lità che si manifesta non di rado, namento ambientale generato dal
inattese emerse dalle indagini storico come ne danno chiara testimonian- progredire della civiltà industriale4.
scientifiche, Enna 2022. za anche alcune opere d’arte del ter- Una elevata e complessa responsa-
4
L. CAMPANELLA, A. CASOLI,
M.P. COLOMBINI et alii, Chimica per ritorio dell’ennese, che sono state bilità assume dunque nel proget-
l’arte, Bologna 2007 sottoposte ad indagine chimica e to di conservazione e di restauro
un intervento chimico, se si tiene caso della Madonna Addolorata di
conto anche della notevole eteroge- Enna, l’impiego di queste tecniche
neità dei materiali impiegati, spesso ha anche uno scopo indicativo per
anche all’interno della stessa opera, quanto riguarda la scelta dei siti
così come avviene nel caso di opere reputati idonei per la successiva
polimateriche. applicazione delle indagini invasi-
Quando si intraprende un per- ve.
corso d’indagine il principale Le tecniche invasive, come è
78 obiettivo deve essere quello di indi- noto, prevedono infatti il prelie-
viduare un procedimento analitico vo di uno o più campioni, i quali
che, senza alterare l’informazione devono garantire la migliore rap-
contenuta in un’opera, garantisca presentatività e fornire le esaustive
l’ottenimento di dati affidabili ed informazioni di cui si necessita. Una
utilizzabili. Assolvere a tale com- volta prelevati i campioni verran-
pito richiede la necessità di dare no sottoposti prima ad analisi non
precedenza a tutti quei metodi non distruttive, che si avvalgono dell’in-
distruttivi atti a condurre l’inda- terazione tra la luce e la materia, e
gine. Tuttavia, bisogna sottoline- poi, se necessario, ad analisi di tipo
are che l’entità delle informazioni distruttivo attraverso un attacco
ottenibili da analisi non invasive chimico del campione. Le indagini
è spesso limitata e non sufficiente da effettuare direttamente sui cam-
a rispondere a tutte le domande pioni sono fondamentali per otte-
che ci si pone, come ad esempio la nere risposte circa la morfologia,
sovrapposizione di strati pittorici e quindi la vera origine dell’opera,
e/o il loro ordine, ovvero il rico- gli eventuali interventi di restauro
noscimento molecolare dei leganti subiti, la composizione chimica dei
usati come medium. Le tecniche materiali impiegati, quali leganti
non invasive offrono il grande van- pittorici, pigmenti, vernici ecc. Si
taggio di non richiedere alcun tipo tratta di informazioni indispensa-
di contatto con l’oggetto in esame bili per intraprendere un corretto
e quindi nessun campionamento. e adeguato processo di restauro e
Mediante l’impiego di radiazioni conservazione del bene cultura-
elettromagnetiche di opportuna le. L’iter analitico deve prevedere,
lunghezza d’onda, possono offri- dunque, una complementarietà tra
re informazioni che riguardano le indagini di tipo non invasivo e inva-
strutture, le alterazioni fisiche e sivo riservando, per ovvi motivi, la
meccaniche, la presenza o meno precedenza alle prime.
di vernici e di ritocchi, l’impiego È questo l’approccio impiegato
di più materiali ecc. Tali tecniche per lo studio della statua polimate-
permettono inoltre di condurre rica raffigurante la Madonna Addo-
un accurato studio relativamente lorata di Enna, di cui si riportano
al supporto, alla preparazione di alcuni dei dati salienti5.
fondo e allo strato pittorico più La statua, le indagini. Il Simula-
esterno. Esse possono essere effet- cro raffigurante la Madonna Addo-
tuate in maniera localizzata ad aree lorata ha un peso pari 23,5 kg e 5
Per una loro discussione det-
circoscritte, fino a pochi millimetri un’altezza di 139 cm, esclusa la base tagliata, si cfr. M. CILIBERTO, G.
GIUNTA, S. MANIN, La statua di
quadrati, o estese all’intera l’opera. rettangolare su cui poggia, alta 17 Maria SS. Addolorata... cit., e spec.
Come vedremo in riferimento al cm e larga 57,5 cm, per una profon- il capitolo secondo.
fig. 1 - Madonna Addolorata, Enna, chiesa
di Maria SS. Addolorata

79

dità di 42 cm. Il corpo dell’opera si za dei gomiti, dove si ritrovano le


presenta coperto da una lunga veste maniche di colore grigio che rico-
di colore nero, interrotta all’altezza prono gli avambracci. L’estremo
del ventre da una cintura di colore pallore dell’incarnato del viso enfa-
grigio che, cingendolo, provoca la tizza l’espressione sofferente e dolo-
formazione di un drappeggio costi- rosa della Madonna. Infine, lunghi
tuito da una moltitudine di pieghe capelli sciolti di colore castano ridi-
disposte sull’intero vestito. La veste scendono fino all’altezza della cin-
nera si interrompe ancora all’altez- tura (fig. 1).
L’opera si presenta in cattivo rata e Duomo di Enna -, ricerche
stato di conservazione. Si riscon- i cui esiti hanno consentito di rico-
tra una moltitudine di crepe che struire la vicenda temporale della
attraversano le zone del viso, e in realizzazione delle statua, dal suo
particolare, quelle più pronunciate, concepimento fino ai giorni nostri.
in corrispondenza della fronte e del A queste sono seguite le indagini di
naso, fino ad arrivare agli occhi. Il tipo scientifico.
colore dell’incarnato appare ingial- Gli aspetti sperimentali. Sono
80 lito in alcune zone, probabilmente stati condotti i seguenti esami sul
a seguito di più fattori di degrado, manufatto ed utilizzati i relativi
imputabili alla luce e agli agenti strumenti:
atmosferici. Anche la veste presen- 1) Indagine T.A.C. (Tomografia
ta dei gravi segni di degrado, evi- Assiale Computerizzata): le indagini
denziati da notevoli lacerazioni che sono state eseguite con una stru-
segnano il supporto. mentazione Siemens Healthineers,
Le uniche informazioni sulla sta- modello Somatom Go Up 64 Stra-
tua fin qui disponibili sono di tipo ti, somministrando, per pacchetto
empirico e considerano il manu- di acquisizione, radiazioni X da
fatto costituito integralmente in 110.00Kv a 130.00 Kv, da 15.00 a
cartapesta, collocandone tradizio- 47.00 mA. La statua è stata ada-
nalmente la realizzazione nel XVIII giata in posizione supina ed è stata
secolo, con l’attribuzione allo scul- eseguita l’intera scansione eccezion
tore ennese Luigi Felix. fatta per la base, braccio sinistro e
In realtà il simulacro della parte del braccio destro in quanto
Madonna non era mai stato sotto- incongruenti rispetto alla dimensio-
posto a indagini di tipo scientifico ne del gantry. Per completezza sono
che potessero garantire una pun- state effettuate delle indagini RX
tuale conoscenza delle vere origini sull’effige sia frontali che laterali;
e dei materiali impiegati per la sua 2) Campionatura: sono state
manifattura. Inoltre, nonostan- realizzate delle microincisioni con
te l’assenza di dati scientifici, da bisturi a lama removibile a sgorbia
comunicazione orale dei confra- n. 4 nelle regioni ritenute di mag-
ti dell’omonima confraternita, si giore interesse diagnostico a seguito
apprende che la statua è stata sot- anche dello studio delle immagini
toposta ripetutamente nel corso del T.A.C;
tempo a interventi di restauro. 3) Indagine stratigrafica median-
Le indagini da noi condotte te microscopia ottica: ogni singolo
sulla statua hanno avuto un duplice campione è stato inglobato in resi-
scopo, conoscitivo e conservativo. na epossidica (Resinpro), posiziona-
Esse hanno previsto innanzitutto to in appositi contenitori in silicone
delle ricerche di tipo storico-archi- e lasciato riposare per circa 24 ore,
vistico - condotte presso l’Archivio così da ottenere il totale indurimen-
di Stato di Enna, l’Archivio Dioce- to della resina. I campioni sono stati
sano di Piazza Armerina e Catania, poi levigati mediante l’utilizzo di
l’Archivio Generale dell’Ordine carta abrasiva, a grana grossa (120)
dei Servi Di Maria di Roma e gli e a grana sottile (6000), con il fine
archivi parrocchiali della Chiesa di di ottenere una superficie lucida
San Giovanni, Maria SS. Addolo- che permettesse un puntuale studio
morfologico. Le indagini microsco- testimonianza la statua polimateri-
piche sono state realizzate mediante ca raffigurante San Rocco conserva-
Microscopio Ottico Am Scope, e le ta presso la chiesa di Santa Croce
immagini acquisite mediante siste- di Nicosia, sottoposta ad analisi
ma fotografico Am Scope Digital scientifiche in occasione del recen-
Camera 10 Mega pixel Aptina Color te restauro6. In particolare, lo stu-
Engine Inside; dio condotto tramite la Tomografia
4) Microscopia elettronica a scan- Assiale Computerizzata ha fornito
sione (S.E.M.): lo strumento impiega- precise e preziose informazioni sul 81
to per questa indagine è stato il Leo materiale costitutivo dell’opera, che
Supra 55 VP munito di sistema di trovano riscontro nella letteratura
analisi Edx Oxford Instruments, per sull’argomento: realizzata in mistu-
lo studio degli strati pittorici utiliz- ra, con impiego del solfato di calcio
zati per la realizzazione dell’opera e biidrato, di spessore variabile, rile-
dei successivi interventi di restauro; vandosi la presenza di stratificazioni
5) Restituzione 3D della sta- a densità minore dovuta all’impiego
tua: è stato effettuato un rilievo di stoffa (cimasa) e di cenere.
fotogrammetrico con successiva Anche nel caso della Madonna
rielaborazione dei dati e restituzio- Addolorata è da sottolineare come
ne dell’immagine grafica e mesh, gli esiti scientifici delle indagini
mediante il programma Metasha- diagnostiche si trovino in perfet-
pe Pro. Infine, il rendering è stato to accordo con i dati ricavati dalle
eseguito mediante l’impiego del ricerche storiche. Un primo risul-
programma Blender. Per la realizza- tato di notevole importanza è da
zione delle tonalità cromatiche si è riferirsi alla scoperta che il manu-
impiegato il programma Photoshop, fatto sia stato realizzato in materiale
col quale sono stati anche ricavati i cartaceo per le zone riguardanti la
codici cromatici delle immagini otte- testa, le mani e i piedi, mentre tutto
nute dallo studio delle sezioni lucide. il resto del corpo (veste e braccia) è
Dai risultati ottenuti dalle ricer- invece realizzato in tela e colla. Di
che storiche è così possibile collo- grande interesse è stato il ritrova-
care la statua dell’Addolorata agli mento delle fatture di pagamento
inizi del XIX secolo, conferman- riferite agli acquisti dei materiali,
done la paternità a tal Luigi Felix. quali la stoppa e i materiali metallici
Inoltre, è possibile definirla un’ope- che, come riscontrato dalle indagini
ra polimaterica in quanto presenti T.A.C, sono stati impiegati dall’au-
più materiali impiegati per la sua tore per ottenere, rispettivamente,
realizzazione, come descritto nei il riempimento interno della tela e
documenti: struttura lignea interna, per modellare gli arti superiori e
stoppa, materiali metallici, cartape- uno degli arti inferiori (fig 2 e 3).
sta e tela. La Madonna calza inoltre Lo stato attuale della carta, pre-
una parrucca in materiale plastico, valentemente la zona raffigurante il
6
E. CILIBERTO, G. GIUNTA, ha denti in resina e occhi realizzati collo e il viso della Madonna, versa
1.2. Indagini scientifiche sulla statua
di San Rocco. Analisi dei materiali in vetro. in una condizione di degrado, come
costitutivi ed esame tomografico, in Questa eterogeneità materica si evince dalle radiografie e dalle
Officina Siciliana. Momenti e aspetti non risulta essere un caso isolato nel sezioni trasversali ottenute dalle
della circolazione artistica in Sicilia
in Età moderna, a cura di P. Russo, territorio della provincia di Enna. immagini T.A.C., che documen-
Messina 2017, pp. 49-53. Per citare un esempio, ne è chiara tano l’interruzione in più luoghi
82

è rafforzato, a partire dalla vita e fino fig. 2 - Immagine T.A.C. che mette in evi-
alla base, da altre strutture lignee denza l’impiego di stoppa

unite fra loro mediante l’ausilio di fig. 3 - Immagine T.A.C. che mette in evi-
colla e chiodi. Nella parte superiore denza le anime metalliche impiegate per gli
arti inferiori e superiori
si è trovata una barra lignea attaccata
ortogonalmente al tronco principale
come a formare una T (fig. 6).
Dall’analisi stratigrafica, e dalle
successive analisi al S.E.M., si è
appurato che il collo e la zona della
parte alta del petto e della schiena
sono parte di un unico corpo, appli-
cato successivamente al busto della
della superficie (figg. 4-5). Inoltre, Madonna. Anche questo è un dato in
osservando in dettaglio l’immagine perfetto accordo con quanto riporta-
radiografica si nota in più punti la to dalla ricerca storica che documenta
presenza di garza, applicata proba- chiaramente come le due parti siano
bilmente durante qualche interven- state realizzate in momenti diversi.
to di restauro, al dine di rinforzare Tutte le zone analizzate raffigu-
delle zone del collo notevolmente ranti l’incarnato hanno mostrato gli
danneggiate. Internamente la statua stessi risultati in termini di materiali
è costituita da una struttura lignea. Il impiegati e composizione chimica
tronco principale, dal collo ai piedi, per la realizzazione degli strati pitto-
fig. 4 - Immagine RX che mette in risalto lo
stato di degrado della carta

fig. 5 - Immagine T.A.C. che mette in evi-


denza le interruzioni della superficie di con-
torno del viso

fig. 6 - Immagine tridimensionale riportante


le strutture lignee interne

83

rici originali; nel tempo l’incarnato


della Madonna ha subito una notevo-
le alterazione cromatica. Negli ultimi
restauri, in cui sono stati sovrapposti
degli strati pittorici, è stata impartita
all’incarnato una colorazione note-
volmente più pallida rispetto a quella
voluta originariamente dall’autore,
che era di tonalità molto più rosea
come si può vedere dalle sezioni
sottili (tav. 13, fig.1). L’alterazione
cromatica non è riscontrabile solo
a livello degli incarnati, ma anche e
soprattutto nella restante parte del
corpo del manufatto, cioè nella veste,
la quale presenta uno strato originale
di colore rosa che, a seguito di ben
due interventi, è stato ricoperto,
prima da una colorazione rossa-vi-
naccio, e successivamente da uno
strato pittorico di colore nero (tav.
13, fig. 2). Lo strato di fondo rosa si
è riscontrato nell’intero corpo della
Madonna, compresa la cintura, che veste della Madonna è stato realizza-
però non è stata ridipinta da uno to mediante l’impiego di minio (pig-
strato rosso, bensì da altri due strati mento di colore arancio tendente al
di colore grigio-azzurro (tav. 13, fig. rosso) e lacca (rossa) miscelati con
3). Quest’ultima colorazione è pre- biacca di piombo (pigmento bian-
sente anche nelle braccia, già a par- co), per l’ottenimento della tonalità
tire dal primo strato. rosa desiderata dall’autore.
Mediante l’analisi al S.E.M è stato Un’ulteriore conferma al fatto
possibile risalire ai pigmenti adope- che gli strati originari siano quel-
rati per la formazione degli strati cro- li discussi è attribuibile al periodo
matici. Il colore rosa originario della storico di impiego dei pigmenti: la
biacca di piombo, per esempio, qui per confronto quella corrispondente
prevalente, fu utilizzata fino al XIX allo stato attuale (tav. 13, fig. 4 a,b,c).
secolo. Gli strati più esterni, invece, In sostanza si sono rispettate le
per quanto riguarda la realizzazione tonalità cromatiche ottenute dalle
dell’incarnato, contengono biossi- indagini chimiche: la Madonna in
do di titanio e ossido di zinco, che origine presentava infatti un colo-
hanno sostituito la biacca. In partico- re dell’incarnato più roseo rispetto
lare, l’ossido di titanio è stato messo a quello molto pallido attuale. La
84 in commercio a partire dal 1920. veste applicata sugli avambracci
Tutto questo permette di concludere presentava originariamente un colo-
che gli ultimi interventi di restauro re azzurro, diversamente dall’attua-
sono stati realizzati dopo tale anno. le tonalità grigia, e in accordo con le
Per quanto riguarda invece la rea- testimonianze iconografiche.
lizzazione della tonalità cromatica L’incontro tra chimica e arte
rosso-vinaccia dell’intera veste, que- assume dunque un’importanza fon-
sta è stata ottenuta grazie l’impiego damentale per la salvaguardia delle
di ossido ferrico; e infine, per lo opere. Nello specifico la chimica
strato nero si è fatto ricorso al nero gioca un ruolo estremamente rile-
fumo, detto anche carbonio amorfo. vante per il mantenimento del bene
Al fine di restituire una visione artistico, attraverso indagini analiti-
quanto più reale possibile alla statua che che permettono di ottenere le
dell’Addolorata nella sua espressio- informazioni necessarie, sia a scopo
ne originale, si è predisposta una preventivo per una fase conserva-
sua riproduzione in 3d. In tale rico- tiva, sia a scopo progettuale per
struzione l’opera riporta le sue ori- l’eventuale intervento di restauro.
ginali tonalità cromatiche, a partire Quando ci si rapporta con un bene
dal colore più roseo dell’incarnato culturale in fase di studio è necessa-
rispetto a quello molto pallido attua- rio tenere conto dell’aspetto arche-
le; la veste in tutto il corpo presenta ometrico, collocando cioè l’oggetto
il suo reale colore rosaceo, mentre, nello spazio e nel tempo, conoscere
nella zona raffigurante gli avam- le materie prime che lo caratterizza-
bracci risalta la tonalità azzurra, in no, come queste sono state usate per
accordo con i dati iconografici, e crearlo e quando, prima di passare
diversamente dalla attuale tonalità alle indagini di tipo conservativo.
grigia. È tuttavia importante ricor- In conclusione, si può dire che a
dare come alcune delle sezioni sotti- seguito di una indispensabile fase di
li presentassero uno strato originale accurato e puntuale studio chimico
della veste con un colore rosa molto e chimico-fisico si ottengono tutte
delicato e chiaro, mentre altre appa- quelle informazioni atte a garantire
rivano più tendenti alla tonalità rosa ciò di cui un bene culturale neces-
salmone, variazioni probabilmente sita: innanzitutto di una adeguata e
applicate dall’autore in alcune parti mirata conservazione e, ove necessa-
per enfatizzare l’effetto dei drappeg- rio, di un consapevole e appropriato
gi. Ovviamente non è possibile dalle intervento di restauro, scientifica-
sole sezioni sottili ricostruire la pun- mente assistito, per far si che l’opera
tuale composizione cromatica della d’arte possa mantenere nel tempo la
statua. Si è però riportata la rico- sua esistenza materiale in una condi-
struzione corrispondente alle due zione tale da rappresentare sempre il
tonalità trovate nelle stratigrafie, e suo contenuto espressivo originale.
Per la scultura polimaterica nell’ennese:
la Madonna de l’Ancuntru di Pietraperzia
di Angela Scialfa

85

fig. 1 - Madonna de l’Ancuntru, XVIII-XIX


secolo. Pietraperzia, chiesa di Santa Maria
Profilo storico1. Il simulacro del-
di Gesù la cosiddetta Madonna de l’Ancun-
tru di Pietraperzia, che si presenta
all’attenzione degli studi per la
prima volta in questa sede, è con-
servato nella chiesa di Santa Maria
di Gesù, e custodito dalla Confra-
ternita del Preziosissimo Sangue di
Cristo (fig. 1). La stata polimaterica
raffigurante una Madonna stante,
portata in processione dai fedeli la
domenica di Pasqua, giorno in cui
si svolge il rito locale dell’Ancuntru
con il simulacro del Cristo Risor-
to (fig. 2), appartiene a un genere
della statuaria processionale noto
tipologicamente volta a volta come
manichino vestito piuttosto che si-
mulacro da vestire o Madonna ve-
stita2. Il fenomeno delle Madonne
vestite – definizione con la quale
si indicano tutte quelle effigi sacre
1
I risultati che si presentano
in questa sede sono l’esito di una in cui gli abiti, gli accessori, come
ricerca condotta grazie alla fattiva gioielli e corone (documentati a
collaborazione della Soprinten- partire dal XIX secolo) insieme alle
denza per i Beni Culturali e Am-
bientali di Enna e della Confrater- acconciature, realizzate in crine o
nita del Preziosissimo Sangue di con veri capelli, sono già previsti in
Pietraperzia (nella persona del suo
Governatore, Sign. Filippo Rizzo).
fase di esecuzione – pur conosciuto
Si ringrazia inoltre per la cortese nel Medioevo, ebbe una notevole
disponibilità la restauratrice Maria diffusione in epoca moderna. In
Angela Sutera, di Enna.
2
Sulle origini e le evoluzioni del generale, le Madonne vestite sono
culto mariano da immagine a ma- veri e propri manichini che mostra-
donna vestita, cfr. M. D’AGOSTINO, no maggiormente modellate le parti
Madonne da vestire. L’incoronata di
Foggia e l’Incoronata di Pescasseroli visibili – testa, volto, mani e piedi
a confronto, Foggia 2011, pp. 12-14. – rispetto alla struttura, più grezza,
fig. 2 - L’Ancuntru fra il Cristo Risorto e
la Madonna a Pietraperzia la domenica di
Pasqua (foto Francesca Scibani Battaglia)

86

3
Cfr. L. BORTOLOTTI, La veste e
il simulacro, itinerari di conoscenza,
restauro e tutela, in Vestire il sacro.
Percorsi di conoscenza, restauro e
tutela di Madonne, bambini e santi
abbigliati, a cura di L. Bortolotti,
ricoperta dagli abiti3. in particolare quelli del Venerdì Bologna 2011, pp. 17-18.
Tra le cause che concorrono a Santo4. Il diffuso ricorso a questa 4
M. D’AGOSTINO, Madonne da
vestire… cit., p. 19.
individuare le ragioni del protrarsi tipologia di oggetti è motivato fun- 5
In Italia una tra le carte d’ar-
nel tempo della loro fortuna, e spe- zionalmente dal minor peso del si- chivio più antiche fino ad ora rin-
cificatamente nelle aree sud-insula- mulacro da condurre in processione tracciate, conservata all’interno
della chiesa agostiniana di Santo
ri d’Italia e nei paesi iberici, risulta rispetto alle analoghe composizioni Stefano a Venezia, risale all’anno
cruciale sia il contributo delle con- in bronzo o in marmo. 1383. La documentazione inizia a
incrementarsi nel corso di tutto il
fraternite mariane, sia il perdurare Tuttavia, sulle Madonne vestite - XV e XVI secolo; mentre per il pe-
delle pratiche devozionali legate alla documentate in Italia a partire dalla riodo antecedente nulla al presen-
tradizione della religiosità popolare fine del XIV secolo, come testimo- te è stato rinvenuto: cfr. Madonne
della laguna: simulacri “da vestire”
di matrice cattolica, caratterizzate niato da alcuni inventari delle chiese dei secoli XIV – XIX, a cura di R.
dalla teatralizzazione dei sacri riti, venete5 - le fonti tacciono, nulla si Pagnozzato, Roma 1993, p. 32.
conosce in merito ad una probabile predisporre le festa de l’Ancuntru fu
precedente traditio in Italia e nell’in- la «Società del preziosissimo Sangue
tero Mediterraneo, rendendo im- di Cristo», durante la quale «ben tre
praticabile al presente un raffronto volte si conducono processional-
in tal senso6. mente (e più in trionfo) le due Statue
Nonostante molti aspetti restano del Sig. Resuscitato, e della Madonna
ancora da chiarire, gli studi antro- dell’Incontro»9. Egli tuttavia non
pologici hanno posto in risalto uno tramanda notizie riguardanti l’origi-
dei tratti più significativi della va- ne del rito, né offre descrizioni che 87
lenza cultuale di tali manufatti, dal testimoniano i tratti e l’aspetto della
momento che essi rappresentano stessa statua; l’autore, piuttosto, con
delle vere e proprie «macchine che atteggiamento tipico del chierico,
servono a socializzare il rapporto si accosta con forte disinteresse al
con il sacro, [e] a rendere possibile manufatto in sé. Dalla lettura della
una devozione collettiva senza far fonte si evince quale terminus ante
dimenticare al fedele l’ambiguità di quem per la realizzazione della sta-
fondo oscillante sempre tra artificio tua il 1776, anno di pubblicazione
e natura»7. della Relazione critico-storica. Te-
La Madonna de l’Ancuntru, que- nendo in considerazione tale data,
stioni cronologiche. La scultura, a restringere ulteriormente il cam-
eseguita prevalentemente in legno po per la cronologia del manufatto,
6
Ibidem. e cartapesta dipinta ad olio, data- giungono in soccorso due preziosis-
7
F. DEI, Dalla devozione al pa- bile tra la prima metà del XVIII e simi documenti inediti, rintracciati
trimonio: note antropologiche sul
vestire le Madonne, in Statue Vesti- il primo trentennio del XIX secolo all’interno dell’Archivio Diocesano
te. Prospettive di ricerca, «Studi e (fig. 1), a conclusione della messa di Catania, da cui è possibile desu-
fonti per la Storia della Scultura»,
6, a cura di A. Capitanio, Pisa 2017,
di mezzogiorno della domenica di mere ulteriori dettagli cronologici
p. 155. Pasqua viene portata in processione sulle origini della festa e tentare di
8
Cfr. A. PLUMARI, La Settimana per incontrarsi, come si diceva, con chiarire maggiormente il principale
Santa in Sicilia. Guida ai riti e alle
tradizioni popolari, Troina 2003, la grande statua di legno, dipinto e ruolo ricoperto dalla Confraterni-
pp. 173-174. Sul Crocifisso, cfr. P. dorato (databile alla seconda metà ta. Nella prima carta, un Memoriale
RUSSO, scheda n. I.1, in Officina del secolo XVIII), raffigurante Lu delli officiali della Congregazione esi-
siciliana. Momenti e aspetti della
circolazione artistica in Sicilia in età Signuri Risuscitatu. La Madre di stente nella Chiesa di S. M.a di Giesù
moderna, a cura di P. RUSSO, pp. Dio, che precedentemente, durante di Pietraperzia delli PP. Riformati di
21-27.
9
Relazione critico-storica della il rito locale del Venerdì Santo, noto S. Francesco, datato 170810, si evince
prodigiosa invenzione d’una imma- come Lu Signuri di li fasci8, si mo- che la festa della Madonna di l’Aun-
gine di Maria Santissima chiamata stra ai devoti ricoperta con soprabiti cuntru si svolgeva a partire dall’anno
comunemente della cava di Pietra-
percia... composta con sommo studio di colore nero, simbolo di lutto per 1701, dal momento che la Congre-
e diligenza dal padre fra Dionigi di la morte del Figlio, la domenica di gazione ricevette la licenza per «far
Pietrapercia, Palermo nella Stam-
peria della Divina Provvidenza
Pasqua indossa una veste prezio- l’incontro del Signore Resuscitato
presso Gio. Battista Gagliani, 1776, samente ricamata che rispecchia la colla sua santa madre» già sette anni
p. 268. Frate Dionigi scrive del- moda femminile in voga attorno alla prima rispetto alla data del docu-
la venerazione esercitata in onore
di Maria SS. Immacolata all’inter- prima metà del Settecento. mento. A richiederne la concessione
no della Chiesa di Santa Maria di Le notizie della processione pro- fu proprio la Confraternita del Pre-
Gesù, dove la Compagnia devota è vengono dal frate dell’Ordine dei ziosissimo Sangue, alla quale non si
appunto quella del «preziosissimo
Sangue di Cristo di Cristo». Minori Riformati di San Francesco può escludere sia da riferire la stessa
10
Archivio di Stato di Catania Dionigi Bongiovanni da Pietraper- committenza del manufatto, consi-
(d’ora in poi ASC), Miscellanea Pa-
esi Antica Diocesi, 114, fasc. 8, cc.
zia, autore di una storia locale edita derato che i maggiori committenti
1-2r. nel 1776, il quale ci informa che a di manichini vestiti per fini proces-
figg. 3-4 - Manichino ligneo della Madonna
de l’Ancuntru, XVIII-XIX secolo. Pietraperzia,
chiesa di Santa Maria di Gesù, Recto e verso

88

sionali furono soprattutto le confra- tire dal 1701, la richiesta di rinnovo


ternite11; e che tuttora, a occuparsi della licenza per il triennio 1707-
della processione una volta l’anno, 1709 subisce una variatio rispetto
è la stessa Confraternita. Nel docu- agli anni 1701-1703 e 1704-1706,
mento è scritto: poiché nel 1708 - coincidente con
la data del documento - avviene ex
e perché le license per l’anni passati son novo la supplica per il beneplacito
sempre state concesse ad triennium, il del rituale.
Reverendo Vicario foraneo di questa di Il secondo documento, datato
Pietraperzia, non ha voluto permette- 11
Sulle motivazioni e valori del-
1722, rivela il consolidamento del le scelte che nel Settecento le Con-
re ciò; […] Per cio di nuovo preghino rito processionale de l’Ancuntru e fraternite si assumevano nella com-
[…] che Signoria Illustrissima si vogli mittenza cfr. C. PETRAROTA, Ma-
della pratica di effettuare la que-
degnare concedere […] licenze, si come donne vestite in Puglia. Dal mani-
stua nel giorno liturgico del Sabato chino fisso dell’Addolorata di Ruvo
per il passato almeno per tre anni12.
Santo, probabilmente per il finan- al manichino snodabile del santuario
di Santa Maria Greca del Corato, in
La concessione per la processio- ziamento della festa religiosa e non Vestire il sacro... cit., p. 89; R. POSO,
ne, approvata dal vicario foraneo di solo per opere di carità: Sulle Madonne Vestite, in Interventi
sulla questione meridionale. Saggi di
Pietraperzia, avveniva convenzio- supplica la Vostra Signoria Reverendis- Storia dell’Arte a cura di F. Abbate,
nalmente ad triennium. Desumen- sima darci le solite licenze cossi della Roma 2005, p. 348.
12
ASC, Miscellanea Paesi …
do che il rito de l’Ancuntru possa processione come della questua suddet- cit., cc. 1-2r.
effettivamente essersi svolto a par- ta sicome si ha fatto nelli anni passati13. 13
Ivi, 119, fasc. 2, cc. 1-4r.
fig. 5 - Madonna de l’Ancuntru, XVIII-XIX
secolo. Pietraperzia, chiesa di Santa Maria
di Gesù. Particolare della testa

89

Da un’attenta analisi delle carte le braccia snodabili realizzate in


rinvenute si ricava la testimonian- ferro14 (figg. 3-4), presenta nel to-
za della presenza di una scultura race un corpetto ligneo, maggior-
rappresentante «la santa Madre» mente rifinito in corrispondenza
portata in processione a Pietraper- dei due seni, allo scopo di rendere
zia la Domenica di Pasqua a partire le fattezze e l’aspetto della Madre
dal 1701. Tuttavia, alcuni elementi più realistici e affini alle forme del-
stilistico-formali del manufatto in le figure femminili, seppure gene-
esame non sembrano coincidere ralmente le forme intagliate sono
14
L’altezza totale del manichino cronologicamente con i dati regi- più semplici e asessuate. La testa
raggiunge i 207 cm, a partire dal strati nei documenti. e le braccia mobili sono realizzate
basamento ligneo di forma quadra-
ta (80 x 80 cm), il profilo ha una Questioni stilistico-comparative. interamente in cartapesta dipinta
larghezza di 23 cm. L’apertura delle Il manichino, il cui nucleo struttu- con colori ad olio (fig. 5). Quasi un
braccia si può distinguere in mini-
ma (larghezza 68 cm) e massima
rale, alto circa 157 cm, è composto unicum in ambito siciliano è il siste-
(larghezza 98 cm). da un tronco centrale in legno, con ma strutturale del tronco centrale,
che con grande efficacia permette oppure dovuta all’influenza diretta
tre essenziali movimenti rituali, at- di artisti partenopei18. La manifat-
traverso un ingegnoso meccanismo tura, riferibile all’area palermitana
di cerniere e di una fune passante d’influenza napoletana, risponde in
attraverso quattro occhielli in ferro: effetti a quelle relazioni tra Napoli
l’inchino rivolto al figlio resuscita- e la Sicilia della committenza di sta-
to, il segno della croce e l’abbraccio tuaria devozionale già a partire dal
ai devoti. Pochissimi i rimaneggia- Cinque-Seicento19.
90 menti, che si limitano alla sosti- Un ultimo prezioso documen-
tuzione della fune, in quanto più to inedito, conservato all’interno
soggetta a usura, degli occhielli e di dell’Archivio di Stato di Caltanis-
alcuni chiodi, dei quali gli origina- setta, fa chiarezza sulla commissio-
li, ben riconoscibili e databili tra il ne delle parti visibili del simulacro
XVIII e inizi XIX secolo, sono in della Madonna de l’Ancuntro, quali
ferro forgiato a testa larga. L’ele- le mani e la testa, pagati 2 once e
mento che conserva i suoi caratteri 20 tarì dalla Confraternita del Pre-
originari, con qualche reintegrazio- ziosissimo sangue di Cristo: si trat-
ne successiva, è la struttura centra- ta di un notamento delle partite
le, destinata alla vestizione, quindi d’introito, contenuto all’interno di
maggiormente resistente, risalente un registro di contabilità dell’am- 15
Generalmente si distinguono
due le tipologie di esecuzione del
all’inizio del Settecento. La mac- ministrazione dell’opera della con- tronco: la prima, «in tela di iuta im-
china centrale è dunque un prodot- fraternita, dal quale si apprende bottita di crine e gli arti in essenza
to artigianale, eseguito presso una dell’incarico conferito nel 1833: «a lignea appena sbozzati [nella secon-
da] la parte toracica poteva risulta-
bottega certamente locale e realiz- Don Domenico Cascio in Palermo re in legno ed essere maggiormente
zato con materiali poveri15. Testa e per fare fabricare la testa, e le brac- rifinita, seppure con forme semplici
e asessuate. Le gambe spesso non
braccia, destinate ad essere a vista, cia di Maria dell’Incontro»20. sono altro che sostegni cui vengono
si presentano come elementi da as- applicati i piedi, mentre nel punto
semblare all’armatura: l’una fissata vita può essere attaccato un cesto
in stecche di legno, atto a sostenere
tramite il perno metallico, in alto al la sottana». Cfr. L. BORTOLOTTI, La
centro, le altre invece incastrate ai veste e il simulacro, itinerari di cono-
due ‘arti’ snodabili in ferro, benché scenza, restauro e tutela, in Vestire il
sacro... cit., p. 18.
tradizionalmente venissero inserite 16
I. Micheletti, R. Notari, Le
e solidamente trattenute «da spaghi vesti modellate e le vesti tessute: il
restauro di una statua seicentesca tra
e colle molto forti»16. forma e devozione, in Vestire il sacro
Relativamente alla testa, la carat- … cit., p. 213.
terizzazione fisiognomica e la fine
17
M. SEBASTIANELLI, G. D’AN-
NA, Sguardo vitreo nella statuaria
resa dello sguardo sono eseguite lignea devozionale, in «OADI. Ri-
grazie al sapiente utilizzo dei colori vista per l’Osservatorio delle Arti
Decorative in Italia», VII, 13, 2016,
a olio, per rievocare il naturale luco- p. 73.
re; gli occhi sono realizzati in vetro, 18
Ibidem.
con il medesimo intento realistico. 19
Per approfondimenti cfr. P.
RUSSO, L’Arte del legno in Sicilia in
La tecnica che prevede l’applica- età moderna. I luoghi, le forme, in
zione del materiale vitreo, in que- Manufacere et scolpire in lignamine.
sto caso «dall’esterno, inserito dal Scultura e intaglio in legno in Sicilia
tra Rinascimento e Barocco, a cura
recto della figura nell’incavo dell’o- di T. Pugliatti, S. Rizzo, P. Russo,
pera17», è derivata probabilmente Catania 2012, 35-39.
20
Archivio di Stato di Caltanis-
dagli scultori siciliani della visione setta, Intendenza e Prefettura, 1290,
delle opere provenienti da Napoli, fasc. 247, c. 8r.
Studio d’artista. Il pittore Elio Romano
ad Assoro
di Angelo Giunta

91

figg. 1-2 - Casa museo Elio Romano, Asso-


ro, esterno Nel centro della Sicilia, nella valle puntuali di opifici e infrastrutture
di Morra, in siciliano Murra1, in ter- agricole (mulini ad acqua, acquedot-
ritorio di Assoro, si è inscenata nel ti, frantoi rupestri, ripari aggrottati,
corso dei secoli una peculiare con- zolfare), masserie ed edifici della tra-
notazione paesaggistica. Morbidi dizione, con pratica di usi e costumi
declivi e pianori protetti da colline correlati, testimoniano la continuità
terrazzate, Le Serre, fertili terreni storica di arricchimento e di godi-
arricchiti dall’acqua della sorgente mento di tali valori.
Buffa; un microclima ottimale per le I colori di questi luoghi, dai toni
colture tradizionali (grano, cereali, terrosi e vegetali, anticipati alla per-
1
Secondo Girolamo Caracau- uva, ulivo, mandorle, ma soprattutto cezione dal profumo delle fioriture
si fu feudo di Assoro, dal siciliano agrumi), unitamente una esuberante stagionali di mandorlo e soprattutto
murra ‘roccia alta’, voce prelatina
‘ammasso naturale di pietre’, dall’a- vegetazione spontanea, testimonia- di quelle degli agrumi, sono di una
rabo al- murrah): G. CARACAUSI, Di- no e connotano la valle di Morra qualità che si avvicinano a quelli
zionario onomastico della Sicilia. Re-
pertorio storico-etimologico di nomi
come luogo ideale di insediamen- dell’anima, e sono stati recepiti da
di famiglia e di luogo, (Centro di to umano. Ancora oggi la zona è chi in possesso di tecnica e sensibili-
studi filologici e linguistici siciliani), principale fonte di sostentamento tà per comporli e renderli apprezza-
2 voll., Palermo 1993, II, p. 1085.
2
Cfr. G. GNOLFO, Le 70 chiese di tanti operatori agricoli. Viabilità bili artisticamente, ovvero dal noto
di Assoro, Napoli 1965. antica, toponimi e siti storici (casa- pittore Elio Romano (1909-1996),
3
Cfr. J. P. MOREL, Recherches le romano, chiese, siti templari)2, che ha abitato a lungo nella valle di
archéologiques et topographiques
dans la région d’Assoro, Paris 1963. reperti archeologici3, emergenze Morra (figg. 1-4, tav. 14).
figg. 3-4 - Casa museo Elio
Romano, Assoro, interno, par-
ticolare dello studio d’artista
con lucernarioo

92
4
Cfr. V. U. VICARI, Un agricol-
tore assai smozzicato. Formazione
fiorentina e residenza siciliana di
Libero Elio Romano, Venaria Reale
2021; Libero Elio Romano. 1909-
1996, catalogo della mostra, Cata-
nia, Palazzo della cultura, Sala delle
mostre principali, 31 ottobre 2022 93
– 20 gennaio 2023, a cura di V.U.
Vicari, Siracusa 2021.
5
Decreto legislativo 29 ottobre
1999, n. 490. Testo unico delle di-
sposizioni legislative in materia di
beni ulturali e ambientali, a norma
dell’art. 1 della legge 8 ottobre 1997,
n. 352 (G.U. n. 302 del 27 dicembre
1999, s.o. n. 229), abrogato dall’arti-
colo 184, comma 1, decimo trattino,
decreto legislativo n. 42 del 2004
Articolo 52. Studi d’artista.
(Decreto legge 9 dicembre 1986, n.
832, art. 4-bis aggiunto dalla legge
di conversione con modifiche 6 feb- Una materializzazione di tale con-
braio 1987, n. 15) - 1. Non sono
militari” nel piano soppalcato della
soggetti ai provvedimenti di rilascio notazione del “genius loci” di Morra caserma dei carabinieri di Nissoria.
previsti dalla normativa vigente in è evincibile nelle sue innumerevoli Infatti, dopo morte del pittore, il
materia di locazione di immobili
urbani quegli studi d’artista il cui opere, ma anche nei dipinti murali, nuovo proprietario della residenza
contenuto in opere, documenti, decori, schizzi preparatori, appun- di Morra, sig. Giuseppe Ferlauto,
cimeli e simili è tutelato, per il suo ti, provini, con i quali il pittore ha sia per sensibilità che per oppor-
storico valore, da un provvedimen-
to ministeriale che ne prescrive scandito il suo vissuto di fortunato tunità economica offerta da un
l’inamovibilità da uno stabile del e riconoscente fruitore dei luoghi bando di finanziamento comunita-
quale contestualmente si vieta la
modificazione della destinazione
distendendoli sulle pareti della casa rio per interventi su beni culturali,
d’uso. 2. Non può essere modifica- rurale di Morra, ed in particolare subordinato alla sussistenza della
ta la destinazione d’uso degli studi sulle pareti dello studio di artista dichiarazione di interesse cultura-
d’artista a tale funzione adibiti da
almeno venti anni e rispondenti alla con lucernaio, che ha creato nella le da parte degli enti preposti, ha
tradizionale tipologia a lucernario. casa di famiglia, ora preziosa sede e presentato alla Soprintendenza ai
Decreto Legislativo 22 gennaio testimonianza di valori. beni culturali e ambientali di Enna
2004, n. 42. Codice dei beni cultu-
rali e del paesaggio, ai sensi dell’ar- Una convergenza di favorevoli un progetto di restauro dell’edifi-
ticolo 10 della legge 6 luglio 2002, circostanze, ha premesso il mante- cio e delle opere artistiche in esso
n. 137 (G.U. n. 45 del 24 febbraio
2004, s.o. n. 28).
nimento della testimonianza dello contenute, contemporaneamente
Art. 51. Studi d’artista - 1. È sviluppo artistico delle opere di alla verifica della dichiarazione di
vietato modificare la destinazione uno dei pittori più significativi del interesse culturale.
d’uso degli studi d’artista nonché
rimuoverne il contenuto, costituito Novecento siciliano, organicamen- La fattispecie prevista dall’art. 52
da opere, documenti, cimeli e simi- te delineato dal recente studio del del Testo Unico sui Beni Culturali,
li, qualora esso, considerato nel suo prof. Vittorio Ugo Vicari4. Diversa-
insieme ed in relazione al contesto
D.lgs. n. 490 del 19995, ovvero della
in cui è inserito, sia dichiarato di mente da quanto spesso avviene per caratteristica a lucernaio dello studio
interesse particolarmente importan- i beni culturali di proprietà privata, dell’artista da più di vent’anni, non-
te per il suo valore storico, ai sensi
dell’articolo 13. 2. È altresì vietato soggetti a perdita e distruzione, e ché il fatto che l’artista non fosse più
modificare la destinazione d’uso come avvenuto per un’altra opera vivente, hanno consentito, con appo-
degli studi d’artista rispondenti alla dello stesso Romano, un dipinto sito provvedimento (prot. n. 804 del
tradizionale tipologia a lucernario
e adibiti a tale funzione da almeno murale realizzato e temporanea- 26.05.2000), l’avvio del procedimen-
vent’anni. mente confinato “per opportunità to di vincolo di Studio di Artista6, e
figg. 5-9 - Casa museo Elio Romano.
Assoro. Allegati al progetto di restauro di
A. Maurizi, A. Marsiglione, , G. Piccione, L.
Buscemi (2000)

94

6
Consiglio d Stato Sez. VI n.
5737 del 5 dicembre 2017 - Beni
Culturali. Studio di artista: Lo stu-
dio d’artista va riguardato come
‘universitas rerum’ rappresentativa
della vita professionale dell’artista,
traccia visibile dell’unicità delle sue
attitudini individuali di produzione
e ricerca; attraverso questo tipo di
vincolo, la legge intende preservare
non la traccia della vita dell’artista,
quindi l’approvazione e la realizza- de distesa dell’agrumeto circostante ma la testimonianza delle condizio-
zione del progetto di restauro, con- che l’avvolge armonicamente e da ni materiali del processo di forma-
zione ed azione che è sotteso alle
sentendo la tutela, la valorizzazione cui trae fonte e ragione. opere che lo hanno reso famoso,
e il godimento dei luoghi, del vissuto Una semplice struttura in muratu- processo che è dalla legge reputato
e delle opere di Elio Romano. ra, che si sviluppa su due elevazioni realizzare un valore culturale in sé,
sempre che si tratti di un livello tale
La casa Romano, così come docu- su prevalente impianto longitudi- da corrispondere ad un ‘interesse
mentato nel progetto di restauro del nale, con orientamento est-ovest e particolarmente importante’, come
prescritto dalla legge. L’interesse
2000 (A. Maurizi, G. Marsiglione, disimpegnati da doppia scala esterna particolarmente importante, d’altra
G. Piccione, L. Buscemi), dignito- con ballatoio e terrazzo. La coper- parte, va riferito sia al generale la-
samente realizzato nei suoi aspetti tura è prevalentemente a falde, con scito culturale dell’artista, sia all’en-
tità della testimonianza che è con-
conservativi, estetici e costruttivi coppi tradizionali conclusi da cap- densata nel suo studio-laboratorio
da specialisti del settore (Raffaela puccinata, i prospetti intonacati, gli e nelle relative vestigia; lo studio,
Greca e Mario Arancio), rappresen- in altri termini, per le sue caratte-
infissi in legno. Funzioni prettamen- ristiche intrinseche, deve essere tale
ta una testimonianza di tipologia te legate alla conduzione del fondo e da rappresentare un fattore prima-
del tradizionale fabbricato agricolo residenziali a piano terra (magazzini, rio delle forme della produzione di
un artista considerato, a giudizio
padronale. Emergente per forma e depositi, stanze), e studio di artista e dell’Amministrazione, particolar-
materia, ma dialogante con la gran- ambienti residenziali al piano primo. mente importante.
95

Una tipologia tradizionale con geo- turazione di alcuni ambienti, con il


metrie e volumi semplici, con pre- caratteristico e ampio lucernaio a
valenza dei pieni sui vuoti, frutto di parete, oltre a un più modesto, ma
addizione di successivi corpi funzio- efficace ed evocativo di funzione
nali. Ultima e rilevante è la ristrut- artistica, lucernaio a tetto.
Vita, arte e avventure di Libero Elio Romano
e Gabriella Pescatori a Morra
di Vittorio Ugo Vicari

97

La casa e le terre in contra- Romano non era un semplice buco-


da Morra che un tempo furono di lico, né un cittadino che si avvici-
Libero Elio Romano (1909-1996) nava alla campagna con lo sguardo
e della sua famiglia sono custodi di e l’attitudine di un borghese urba-
molti ricordi, testimonianze stori- nizzato. Al contrario, pur essendo
che, avventure sentimentali e prove un fine intellettuale, un laureato in
d’artista. Edificata al centro di una Giurisprudenza e un artista di soli-
valle ubertosa e irrigua tra i territo- da formazione romana e fiorentina,
ri di Assoro e Nissoria, non spicca esponente dell’alta borghesia etnea
per particolari doti architettoniche – suo padre Aurelio (1882-1938) fu
e stilistiche eppure, nella sua con- magistrato che concluderà la car-
notazione di ‘casa rurale’ essa ha riera come Presidente della Corte
un fascino paesaggistico tutto par- d’appello di Catania, sua madre
ticolare. Tra otto e novecento veni- Maria Rosa Ferretti (1878-1971) era
va ancora impiegata dai Romano una maestra esponente di un’impor-
come ritrovo del notabilato locale; tante famiglia acese -, egli sceglie di
il nonno di Libero Elio, Pietro Pio stabilirsi a Morra per ragioni molto
(1848-1929), la usava per accogliere più complesse, di natura eredita-
amici e conoscenti durante le bat- ria ma anche e soprattutto politica.
tute di caccia o in occasione delle La vicenda è stata recentemente
scampagnate, emulo di una civiltà ricostruita e mette in rilievo per la
agraria fortemente intrisa di antiche prima volta un diverso orizzonte sto-
nobiltà (i Romano vantano origini rico che solo in parte ha a che fare
aristocratiche dalla famiglia Colon- con una visione barbisonniers della
na), che facevano della convivialità vita. Romano non è Gauguin, non è
tra uomini punto di forza e motivo Cézanne; lui e sua moglie Gabriella
di vanto. Il giovane Libero Elio vi Pescatori (1904-1990) scelgono di
1
Cfr. Libero Elio Romano.
trascorrerà larga parte delle vacanze rifugiarsi a Morra per dare corpo a
1909-1996, catalogo della mostra, estive ed è certo che le ambientazio- un progetto di Resistenza cultura-
Catania, Palazzo della cultura, Sala ni di quella magica terra gli siano le negli ultimi anni del Fascismo e
delle mostre principali, 31 ottobre
2022 – 20 gennaio 2023, a cura di rimaste ben radicate, finendo per della Guerra, dal 1938 in avanti; lo
V.U. VICARI, Siracusa 2021; V.U. determinare molte delle sue scelte fanno con l’attitudine non dei possi-
VICARI, Un agricoltore assai smoz- dell’età matura. denti ma degli imprenditori agricoli,
zicato. Formazione fiorentina e resi-
denza siciliana di Libero Elio Roma- Sappiamo dalle fonti e dalla let- lavorando la terra, cercando di farla
no, Venaria Reale 2021. teratura artistica più recente1 che fruttare per sostenere la famiglia che
fig. 1 - La famiglia Romano a Morra, 1940-
1942

98

intanto si allarga e finirà per contare dei fatti), abbandonando il proprio


cinque figli: Antonella, Giovanna, corpo, spesso nudo, alla tela, alla
Eva, Aurelio Pietro e Guido. Nel tavolozza, ai pennelli del maestro.
mentre, i due offrono rifugio a Inge- Quando la possibilità di dipingere
borg Frank (1915-2009), scultrice, è annullata dalla penuria della mate-
ebrea di nascita e comunista per con- ria prima, Romano scrive, dà lezioni
vinzione politica, e al suo compagno di disegno e, soprattutto, si dedica
Helmut Ruhmer (1908-1945), che in alla campagna con alterne fortu-
circostanze non ancora chiare rag- ne. Dovendo sbarcare il lunario,
giungono i Romano a Morra entro il costretto a un’economia di sussisten-
1939 per sfuggire alle Leggi razziali e za, Libero mette in moto il vecchio
alla prospettiva di una chiamata alle mulino a saglia che sovrasta la casa
armi e vi rimangono fino al 1942. La attingendo alla sorgente della Buffa,
dimora in quegli anni è un centro ma qualcosa va storto e si ritrova in
nevralgico per tutto l’intorno. Casa carcere per qualche giorno a Leon-
Romano è il crocevia di tante storie forte, come egli stesso racconta nel
magistralmente narrate da Elio in romanzo che va scrivendo, trasfi-
un romanzo che rimarrà inedito fino gurando solo un poco i nomi e gli
al 1995, quando l’editore Giuseppe avvenimenti.
Maimone di Catania non ne farà un Nell’immediato dopoguerra la
bel libro con il titolo di Fanuzza. Il casa si trasforma e diventa un vero
grammofono che ancora troneggia al e proprio studio d’artista. I coniugi
piano nobile è il testimone di feste aprono sull’ampia parete del sog-
campestri fatte di convivialità e di giorno il lucernaio che molto più
balli, ma anche di estenuanti giorna- tardi, con l’avvento del Testo unico
te di posa sotto gli occhi febbrili e di legge sui beni culturali e ambien-
satireschi del pittore. Per lui posano tali (D.L. 29 ottobre, n. 490, art. 52,
le giovani contadine del contado, la c. 2) consentirà l’istituzione della
stessa Fanuzza (Stefania nella realtà Casa Museo e il restauro di tutte le
99

fig. 2 - Casa museo Elio Romano, prove


d’artista
opere ivi custodite.2 Elio e Gabriel- pagna dove sorgeva la scuola. Ricor-
la raccolgono le traverse in ferro di da anche le levatacce mattutine a
un residuato bellico e le trasforma- cui lo sottoponeva suo padre che a
no in un’ampia vetrata che serva a passo spedito, cavalletto, tavolozza
dare il miglior lume possibile all’a- e tele alla mano, si spingeva di qua
telier. e di là dalle colline per coglierle e
La vita della famiglia continua a dipingerle en plein air a un dato
2
Il restauro, eseguito sotto l’alta scorrere così, agreste e bucolica fino viraggio della luce. Anche durante
sorveglianza della Soprintendenza ai al 1963, quando Elio viene chiama- gli anni d’insegnamento a Catania
Beni culturali e ambientali di Enna,
è stato progettato a cura di Raffael-
to a insegnare ‘Figura disegnata’ al i coniugi Romano viaggiano da
la Greca, impresa esecutrice Keiros neonato liceo artistico di Catania. Morra e tornano a Morra ogni fine
restauri; restauratori: Raffaella Gre- L’ultimogenito Guido (classe 1946) settimana, prima in autobus e poi
ca, Mario Arangio, Giuseppe Ger-
vasi, Paola Lupo. Sulla vicenda cfr. racconta di avere frequentato a con la mitica Renault 4 bianca che
R. GRECA, Il restauro degli affreschi Morra le scuole elementari in un’u- condurrà il maestro fino alla morte.
presso lo Studio d’artista di Elio Ro- nica classe e sotto l’egida di un’uni- E quando gli amici gli chiedevano:
mano a Mora (2000), in Libero Elio
Romano... cit., pp. 117-119. ca maestra. Ricorda che si andava a “Vieni a Roma, che fai a Catania, ad
3
S. SCALIA, Il Maestro e l’infini- piedi al di là del vallone, guadando Assoro”, egli rispondeva serafico:
to. Romano, mostra a Randazzo, «La
Sicilia», 2 agosto 1991, p. 3.
il fiume fino a una casupola di cam- “Coltivo il giardino”.3
La casa di Morra non è solo cosa controllava la parete di supporto
il luogo delle passioni amicali e per verificare che non fosse soggetta a
familiari, presto si trasformerà in infiltrazioni. Quindi iniziava a picco-
un vero e proprio museo di prove narla per la preparazione alla stesura
d’artista, perché dal 1963 Roma- dell’arriccio, più ruvido, che avrebbe
no inizia a prendere commesse di consentito una migliore adesione dei
successivi strati. Tale strato lo dava
opere murali di grande formato
con un impasto di calce e sabbia di
un poco da tutta la Sicilia orienta-
100 fiume in parti uguali e uno spessore di
le e centro-meridionale: da quella 2-3 millimetri. Secondariamente, pro-
iniziale, realizzata presso la scuola cedeva alla stesura del secondo strato
primaria S. Onofrio di Enna, all’ul- di imprimitura, più sottile del primo,
tima presso la Chiesa Madre di il cosiddetto ‘velo’ su cui si sarebbe
Nissoria nel 1987. Si tratta di opere dipinto. A questa seconda mestica,
che Libero Elio interpreta secondo anch’essa in parti eguali di calce e sab-
la lezione tecnica e stilistica appresa bia, egli aggiungeva una terza parte di
a Firenze ai tempi dell’Accademia polvere di marmo affinché ne risultasse
(1929-1933), lezione che ora ritorna una superficie ben levigata. Se il dipin-
nella composizione di veri e propri to era di grande formato, le sezioni del
cicli narranti i miti classici siciliani, secondo strato divenivano ‘giornate’
oppure l’epica contadina, o ancora su cui il Professore stendeva la sinopia
gli episodi dell’Antico e del Nuovo in carta acetata e vi dava ‘impropria-
Testamento.4 La sua metodica è sin- mente’ lo spolvero, riportando in tal
golare: prima di portare l’affresco modo sulla parete le singole sezioni.
Dico impropriamente, perché la tradi-
in situ, egli lo dipinge sulle pareti
zione vorrebbe che si forasse la carta
di casa sua, al piano nobile come
e si desse lo spolvero ad azolo, come
nei bassi. La tecnica impiegata è nella “maniera antica”. Per andare più
descritta minuziosamente da Dolo- veloce senza perdere in precisione,
res Gardassanich, che fu sua stretta invece egli usava un semplice chiodo
collaboratrice negli anni ottanta, e con cui ricalcava sull’acetato le linee
da Raffaella Greca, che ha condotto del disegno principale trasferendole
i restauri nella dimora di campagna all’intonaco fresco. È questa la ragio-
l’anno 2000. ne per cui le sue opere murali sono
sempre solcate da sottili tracciamenti.
Nella pittura murale egli rimase in Fatto ciò, la ‘giornata’ era infine dipin-
larga parte conforme alla millenaria ta. Il risultato conclusivo poteva essere
tradizione italiana e alle sue tecniche il frutto di molte ore di lavoro, esegui-
fondamentali. […]. Dopo aver lavora- to usando terre colorate ben macinate
to al disegno preparatorio su cartoni in per la composizione delle tinte di base,
scala 1:1 (alcuni originali si conserva- poi disciolte in acqua pura e bianco
no ancora […]), ed avere riportato il di calce. E poiché i colori dati a fre-
disegno preparatorio su di un foglio di sco asciugandosi in parte sbiadiscono,
carta acetata, il Professore provvedeva bisognava saturarli maggiormente in
spesso a testare il suo lavoro sulle pare- fase di stesura ed attendere almeno
ti della casa di Morra; anche per questa due giorni per vederne l’esito finale. 4
Sull’argomento cfr. V.U. VICA-
ragione nel tempo essa è divenuta una Molte delle opere così concepite sono RI,Una maniera in bilico. Romano
casa museo, costellata com’è di prove state documentate da Carmelo Brex di scultore e affreschista, in Libero Elio
Romano... cit., pp. 101-117.
d’artista. Quando era definitivamen- Leonforte, che allora era il fotografo 5
D. GARDASSANICH, Elio Ro-
te convinto del risultato casalingo, si maggiormente sodale con il Professo- mano pittore, ivi, pp. 93-96, e spec.
spostava al cantiere, dove per prima re.5 pp. 94-95.
fig. 3 - Casa museo Elio Romano, la casset-
ta dei colori del maestro

101
La tecnica esecutiva può essere prietari che, pur rispettosi dell’im-
definita una tecnica mista; infatti, il portantissimo lascito culturale loro
maestro, dopo avere applicato l’into- trasmesso, l’hanno trasformata in
naco preparatorio sulle pareti, esegui- un’accogliente B&B.
va una prima stesura pittorica con i
pigmenti sulla materia ancora in fase di
asciugatura, realizzando così la pittura
ad affresco. Dopo l’asciugatura dell’in-
102 tonaco, interveniva ancora con diverse
stesure a tempera per arricchire di det-
tagli o per ottenere particolari effetti
pittorici come luci, ombre, velature o
per ‘ripensamenti’ avvenuti in corso
d’opera che variavano rispetto all’ese-
cuzione sull’intonaco fresco. Il disegno
preparatorio era eseguito direttamente
sull’intonaco, con pigmenti stemperati
in acqua o con incisione diretta sull’in-
tonaco fresco attraverso uno strumen-
to appuntito.6

Così sono nate le idee per i prin-


cipali dipinti murali degli anni ses-
santa, settanta e ottanta, di quelli
realizzati e di quelli che sono rimasti
solo sulle pareti della casa a Morra,
come il progetto del 1968 per la
Chiesa Beata Vergine della Divi-
na Provvidenza ad Agrigento. Del
ciclo, che doveva essere impernia-
to sui miti e le opere dell’antichità
classica locale, rimane la probabile
prova al piano basso della dimo-
ra. Essa raffigura Il Telamone del
Parco archeologico di Akragas con,
sullo sfondo, il Tempio di Ercole.
Riprendendo un soggetto da lui
ripetutamente impiegato in gioven-
tù, raffigurante sua figlia Giovanna
in pagliaccetto,7 Romano si cala nel
paesaggio agrigentino come un arti-
sta classico, restituendoci del land-
scape originario una koinè personale
e intima.
6
R. GRECA, Il restauro degli af-
Con la morte di Gabriella e di freschi... cit., pp. 117-119, e spec. p.
117.
Elio, la tenuta di Morra è stata 7
Cfr. Casa di pittore, 1940-
smembrata e suddivisa tra gli eredi. 1942, olio su tela, 110x135, Coll.
La casa è passata così a nuovi pro- Guido Romano, Catania.
103

Antologia di restauri
Indice delle tavole

- Tav. 1. Madonna con Bambino, XIV sec., XVII-XVIII lato 150 x 40 x 36 cm, Flagellante di sinistra 145 x 50
sec., dipinto murale a fresco e tempera, 70 x 90 cm. x 40 cm, Flagellante di destra 160 x 50 x 40 cm. Nico-
Pietraperzia, Santuario di Maria Santissima della Cava. sia, Museo Diocesano, proveniente dalla chiesa di San
Restauratori: Mario Arangio, restauratori Sabino Giovannoni, Francesco. Restauratori: Vincenza Gulino, Antonio Alaimo;
Raffaella Greca; direzione del restauro: Luigi Maria Gattuso, direzione del restauro: Paolo Russo; indagini diagnostiche: S-T. 105
Paolo Russo; epoca del restauro: 2011-2013 Art-Test di S. Schiavone & C.; epoca del restauro: 2021 - 2022

- Tav. 2. Cristo Pantocratore, prima metà del XV sec., - Tav. 9. a. Ambito di Guglielmo Borremans, San Bene-
tempera a uovo su intonaco, 5 mq ca. Troina, Oratorio detto in gloria, secondo quarto del XVIII sec., dipinto
del Santissimo Sacramento. Restauratore: Pietro Fresta; di- murale, a fresco e mezzo fresco, 660 x 328 cm. Piazza Ar-
rezione del restauro: Luigi Maria Gattuso, Paolo Russo; inda- merina, chiesa di San Giovanni Evangelista. Restauratore:
gini diagnostiche: S-T. Art-Test di S. Schiavone & C.; epoca del Belinda Giambra; direzione del restauro: Luigi Maria Gattuso,
restauro: 2016 Paolo Russo; epoca del restauro: 2016-2017

- Tav. 3. Madonna con Bambino, fine XV - inizio XVI - Tav. 9. b. Ambito di Guglielmo Borremans, Martirio di
sec., marmo, h 138 cm. Piazza Armerina, chiesa del Car- San Placido e compagni, secondo quarto del XVIII sec.,
mine. Restauratori: Maurizio Crocilla, Anna Giglia; direzione dipinto murale, a fresco e mezzo fresco, 420 x 317 cm.
del restauro: Angelo Giunta, Paolo Russo; epoca del restauro: Piazza Armerina, chiesa di San Giovanni Evangelista. Re-
agosto 2008 - agosto 2009 stauratore: Belinda Giambra; direzione del restauro: Luigi Ma-
ria Gattuso, Paolo Russo; epoca del restauro: 2016-2017
- Tav. 4. Annunciazione, fine del XVI sec., legno scolpito
dipinto e dorato, 170 x 70 cm. Regalbuto, chiesa Santa - Tav. 10. Bottega di Guglielmo Borremans, San Giusep-
Maria La Croce, proveniente dalla chiesa del Carmine. pe in gloria, secondo quarto del XVIII sec., dipinto mu-
Restauratori: Laura Romano, Dorotea Mangiameli (tecnico del rale a fresco. Leonforte, chiesa di San Giuseppe. Restaura-
restauro); direzione del restauro: Paolo Russo; epoca del restau- tori: Vincenza Gulino, Antonio Alaimo; direzione del restauro:
ro: ottobre 2016 - gennaio 2017 Luigi Maria Gattuso, Paolo Russo; epoca del restauro: 2014

- Tav. 5. Giovanni Bilivert, San Giovanni Battista nel - Tav. 11. Filippo Quattrocchi (attr.), San Michele Ar-
deserto, prima metà del XVII sec., olio su tela, 119 x 163 cangelo, ultimo ventennio del XVIII sec., scultura lignea
cm. Nicosia, chiesa del Santissimo Salvatore. Restauratori: policroma, 120 x 75 x 235 cm. Cerami, chiesa Madre di
Sant’Ambrogio. Restauratori: Marzia Projetto, Loris Panza-
Vincenza Gulino, Antonio Alaimo; direzione del restauro: Paolo
vecchia, Adriana Richiusa, Roberta Campo; direzione del restau-
Russo; indagini diagnostiche: Diagnostica per l’Arte Fabbri di
ro: Paolo Russo; epoca del restauro: 8 gennaio - 23 maggio 2018
Davide Bussolari; epoca del restauro: 2016-2017
- Tav. 12. Bottega napoletana, Madonna Immacolata,
- Tav. 6. Francesco da Castello (attr.), Madonna degli quarto-quinto decennio del XVIII sec.; scultura lignea
Angeli e Santi Francesco, Antonio, Chiara e Caterina, policroma; 170 x 60 cm. Piazza Armerina, Basilica Catte-
XVII sec., olio su tela, 380 x 250 cm. Enna, chiesa dei drale di Maria Santissima delle Vittorie, proveniente dalla
Cappuccini. Restauratore: Maria Angela Sutera; direzione del chiesa di San Francesco. Restauratori: Valentina Rallo; Rosa-
restauro: Paolo Russo; epoca del restauro: 2019 lia Maria Chiara Teri; direzione del restauro: Paolo Russo; epoca
del restauro: 2021
- Tav. 7. Pittore novellesco, Madonna delle Grazie con i
Santi Rosalia e Giovanni Battista, post 1637, olio su tela, - Tav. 13. Luigi Felix, Madonna Addolorata, 1804 ca.;
205 x 158 cm. Nicosia, Museo Diocesano, proveniente scultura polimaterica; h 156 cm. Enna, chiesa di Maria
dalla Basilica Cattedrale di San Nicolò. Restauratori: Vin- Santissima Addolorata. Progetto di restauro: Maria Angela
cenza Gulino, Antonio Alaimo; direzione del restauro: Paolo Sutera; indagini diagnostiche: Gioacchino Giunta, Sara Manin
Russo; indagini diagnostiche: S-T. Art-Test di S. Schiavone &
C.; epoca del restauro: gennaio 2019 – luglio 2021 - Tav. 14. a. Elio Romano, La casa di Morra, 1940-1945,
olio su tela, 65x45, Catania, Maria Gabriella Xibilia
- Tav. 8. Giovan Battista LiVolsi (attr.), Flagellazione di
Cristo, ante 1607, scultura lignea policroma, Gesù flagel- - Tav. 14. b. Elio Romano, Morra, 1950, olio su tela, 50x70
Note di restauro
a cura di Federica Barbarino e Paolo Russo

N. 1, tav. 1. Madonna con Bambino, XIV sec., XVII-X- malte per iniezione. Per la reintegrazione delle lacune
VII sec., dipinto murale a fresco e tempera, 70 x 90 cm. che interessano anche gli strati preparatori e l’intonaco, 107
Pietraperzia, Santuario di Maria Santissima della Cava sono state eseguite stuccature sempre nel pieno rispet-
Restauratori: Mario Arangio, restauratori Sabino Giovan- to della compatibilità dei materiali impiegati. L’integra-
noni, Raffaella Greca; direzione del restauro: Luigi Maria zione delle lacune e la presentazione estetica sono state
Gattuso, Paolo Russo; epoca del restauro: 2011-2013 differenziate secondo un’unità di metodologia: abbassa-
mento di tono e sensibilizzazione delle lacune in assenza
Tecnica esecutiva. La raffigurazione della Madonna del tessuto figurativo formale. Nel caso di piccole lacune,
della Cava è ubicata sulla parete di fondo dell’omonimo con possibilità di riconfigurare formalmente l’area inte-
Santuario. Il dipinto, eseguito su diversi strati di intona- ressata, l’intervento è stato eseguito con il metodo sella
co pittorico, è stato eseguito con la tecnica a buon fresco. selezione cromatica.
Stato di conservazione. Il pessimo stato di conservazio- Diagnostica: INDAGINI FISICHE: Termografia in infra-
ne in cui si presentava l’opera era principalmente legato rosso e analisi in Fluorescenza a raggi X ; INDAGINI CHI-
all’alterazione chimico-fisica dei suoi materiali costitutivi MICHE: Analisi al Microscopio Ottico, SEM-EDS e FT-IR (R.
ed all’interazione con l’ambiente (la parete di supporto Greca)
aveva subìto diverse infiltrazioni d’acqua contaminata da
sali solubili coinvolgendo gli strati pittorici in forma di
sub efflorescenze). Gli strati che compongono l’intonaco N. 2, tav. 2. Cristo Pantocratore, prima metà del XV
presentavano deadesioni e decoesioni. A causa di nume- sec., tempera a uovo su intonaco, 5 mq ca. Troina, Ora-
rose lacune e per motivi devozionali, inoltre, nel corso torio del Santissimo Sacramento
del tempo sono stati eseguiti diversi interventi, inidonei Restauratore: Pietro Fresta; direzione del restauro: Luigi
per materiali utilizzati e per esecuzione formale. L’imma- Maria Gattuso, Paolo Russo; indagini diagnostiche: S-T.
gine della Madonna e del Bambino risultavano figurati- Art-Test di S. Schiavone & C.; epoca del restauro: 2016.
vamente falsate.
L’analisi conoscitiva preliminare effettuata con luce Tecnica di esecuzione. Il dipinto è eseguito a tempera
radente e con l’ausilio di lenti d’ingrandimento, i test e all’uovo su intonaco, con aggiunta di gesso nell’impasto.
il prelievo di campioni da sottoporre ad indagini diagno- Il supporto è costituito da conci irregolari, pietrame e
stiche, hanno consentito di programmare l’intervento nel malta di allettamento, successivamente si riscontrano una
modo più corretto e scientificamente appropriato. doppia stesura di arriccio ed una doppia stesura di into-
Descrizione dell’intervento effettuato e Metodologia. naco eseguiti in periodi differenti.
Data la pessima situazione conservativa, si è proceduto Stato di conservazione. L’immagine del Cristo Panto-
con il preconsolidamento del sistema legante-pigmento. cratore è stata realizzata nel catino absidale dell’Oratorio
Al fine di ridurre il contenuto dei sali solubili sono stati del SS. Salvatore, ubicato sotto l’abside della Cattedra-
applicati impacchi desorbenti e resine a scambio di tipo le. Cattivo lo stato di conservazione. Presenta restauri
anionico o cationico. Dopo attenta valutazione critica precedenti. Il degrado maggiore della pittura murale è
dei dati acquisiti, che hanno consentito di identificare dovuto principalmente alle molteplici sacche di distac-
con certezza il tempo vita dell’opera, è stato stabilito in chi localizzati su tutta la superficie, come si rileva dalla
accordo con la committenza e gli organi di tutela di pro- “Termografia IR” effettuata su tutta la superficie. Altri
cedere con la rimozione delle ridipinture, per recuperare fattori di degrado si sono succeduti attraverso i secoli:
formalmente la lezione originale del dipinto. La pulitura terremoti e smottamenti strutturali hanno provocato
è stata eseguita con impacchi chimici con funzione de- delle lesioni importanti sulla superficie; maldestri restau-
solfatante. Il consolidamento del colore è stato effettua- ri pittorici e sventramenti architettonici; la collocazione
to con nanotecnologie. Dopo la verifica con indagine di una vetrata a chiusura del catino absidale ha causato
termografica e la mappatura dei distacchi, il consolida- la perdita di intonaco con la pellicola pittorica. Lo strato
mento degli strati di supporto è stato effettuato tramite pittorico era interessato da depositi di sporco e detriti di
varia natura, efflorescenze saline e ridipinture, alterate vate; 4) osservazione al microscopio ottico digitale in luce
ed ingrigite. Tutto il perimetro della lunetta presentava visibile per documentare la morfologia della superficie ed
stuccature estese sul colore originale. L’intonaco sotto- eventuali anomalie ad esso connesse o sovrapposizioni di
stante la pittura murale presentava diversi dissesti fra cui stesure pittoriche. A completamento dei risultati ottenuti
la stessa lesione longitudinale che partiva dall’aureola del dalle indagini non invasive, è stato effettuato un campio-
Cristo scendeva nel volto e nel collo fino ad oltrepassare namento per la caratterizzazione della tecnica pittorica
le vesti fino alla pavimentazione. D’accordo con l’ente impiegata (S.T.Art-Test di S. Schiavone & C. Diagnostica
di tutela, si è rimosso l’intonaco sconnesso e distaccato per Arte, Territorio e Ambienti).
per verificare l’entità della lesione e le fuoriuscite di aria.
108 Durante i lavori di demolizione dell’intonaco si è rinve-
nuta un’apertura in conci di pietra, verificabile anche N. 3, tav. 3. Madonna con Bambino, fine XV - inizio XVI
dalla parte posteriore del catino, che in epoche passate sec., marmo, h 138 cm. Piazza Armerina, chiesa del Carmine
era stata riempita con pietrame e malta di allettamento. Restauratori: Maurizio Crocilla, Anna Giglia; direzione
Descrizione dell’intervento effettuato. La pittura mura- del restauro: Angelo Giunta, Paolo Russo; epoca del re-
le è stata sottoposta ad una preliminare pulitura con stauro: agosto 2008 - agosto 2009
pennellesse idonee. Si sono messe in sicurezza le zone
ammalorate, con il consolidamento di profondità tra Tecnica di esecuzione. La statua della Madonna, scol-
l’intonaco e il secondo arriccio, effettuato per iniezione pita in marmo, è posta su un basamento con la raffigura-
con malta a basso peso specifico con aggiunta di resina zione, entro cornici, di angeli e cherubini.
acrilica (Acril 33), e, dove si riteneva opportuno, anche Stato di conservazione. La superficie del marmo era
con l’ausilio di puntelli. Si è poi proceduto a consolidare interessata dalla stratificazioni di depositi coerenti e inco-
i distacchi tra il film pittorico caricato con gesso, previo erenti, e la presenza di croste nere, causa di una forte
bendaggio effettuato con velatino e resina acrilica molto alterazione cromatica con lo scurimento del marmo;
diluita (Paraloid B72), e iniezione di resina acrilica diluita fenomeni di abrasione, di polverizzazione e attacchi bio-
al 20% (Acril33). Si è effettuata la pulitura su tutta la logici si evidenziavano su tutta la superfice. La statua e
superficie della tempera, per eliminare lo sporco ancora- il suo basamento erano fortemente degradati per azione
to, prima a secco, con spugne idonee, e successivamen- di consunzione da dilavamento, erosione eolica, traumi
te con acqua demineralizzata. Le ridipinture a tempera meccanici e stress termico. Numerose le perdite di mate-
sono state rimosse con acqua demineralizzata e spugna riale lapideo rilevate su tutta la scultura.
idonea, mentre le ridipinture oleose sono state rimosse Descrizione dell’intervento effettuato. Individuate
con diluente nitro. Sono state rimosse a bisturi le vecchie tutte le forme di alterazione si è proceduto all’interven-
stuccature gessose. La stuccatura delle lesioni e delle pic- to di restauro. Quest’ultimo è iniziato con la delicata
cole e medie mancanze è stata eseguita con calce idraulica asportazione del particolato atmosferico, più o meno
(Lafarg) e polvere di marmo Botticino allo stesso livello concrezionato. Le zone maggiormente degradate sono
dell’originale: le lacune non ricostruibili sono state stuc- state consolidate prima della pulitura con silicato di
cate sempre con lo stesso materiale, ma con un leggero etile, seguito dal trattamento biocida per l’eliminazione
sottolivello. La reintegrazione pittorica è stata eseguita delle spore attive, effettuato con lavaggi di sali d’ammo-
con colori ad acquerello: a velature nelle piccole man- nio quaternari. L’intervento di pulitura, preceduto da
canze e a tratteggio per le lacune ricostruibili. (P. Fresta). opportuni test, è stato condotto sia meccanicamente che
Diagnostica: Principali indagini effettuate: 1) termo- chimicamente. Le croste nere sono state rimosse: pre-
grafia IR: condotta per restituire una mappatura delle ventivamente ammorbidite con impacchi di carbonato di
anomalie termiche, riconducibili a distacchi, fessurazioni, ammonio, sono state quindi assottigliate meccanicamente
all’impiego di materiali costruttivi differenti; 2) rifletto- anche con l’uso di micro vibro-incisori. L’operazione si è
grafia in infrarosso, eseguita sull’intera superficie dell’o- conclusa con impacchi di carbonato di ammonio in solu-
pera, per studiare eventuali stesure pittoriche soggiacenti zione satura su tutta la superfice e abbondanti lavaggi con
quella a vista, la tecnica esecutiva, il disegno preparato- acqua deionizzata. Avendo riscontrato nella stessa opera
rio, pentimenti o variazioni apportati dall’artista e parti- strati da rimuovere eterogenei, con alternanza di zone più
colari iconografici non più apprezzabili ad occhio nudo o meno degradate, si è proceduto a una differenziazione
a causa di danneggiamenti o invecchiamento dello strato dei tempi di contatto degli impacchi, al fine di creare un
pittorico, eventuali giornate, incisioni; 3) fluorescenza a generale equilibrio cromatico del manufatto. Per quanto
raggi X: condotta su 11 punti campione. L’analisi chimica riguarda il basamento, esso è stato riassemblato previa
è stata finalizzata all’identificazione dei pigmenti utilizzati inserzione di perni in acciaio filettati e incollato con resi-
per la realizzazione di differenti stesure pittoriche osser- na epossidica. Dopo l’operazione di pulitura si è proce-
duto al consolidamento generale dell’intero manufatto N. 5, tav. 5. Giovanni Bilivert, San Giovanni Battista nel
con silicato d’etile. In considerazione della collocazione deserto, prima metà del XVII sec., olio su tela, 119 x 163
della statua in ambiente confinato, si è scelto di usare una cm. Nicosia, chiesa del Santissimo Salvatore
cera microcristallina per la protezione finale della super- Restauratori: Vincenza Gulino, Antonio Alaimo; direzio-
fice. (M. Crocilla) ne del restauro: Paolo Russo; indagini diagnostiche: Dia-
gnostica per l’Arte Fabbri di Davide Bussolari; epoca del
restauro: 2016-2017
N. 4, tav. 4. Annunciazione, fine del XVI sec., legno scol-
pito dipinto e dorato, 170 x 70 cm. Regalbuto, chiesa Santa Tecnica di esecuzione dell’opera. Il dipinto è realizzato
Maria La Croce, proveniente dalla chiesa del Carmine ad olio su tela. L’attenta indagine conoscitiva e diagno- 109
Restauratori: Laura Romano, Dorotea Mangiameli (tecni- stica preliminare ha fornito diversi elementi conoscitivi
co del restauro); direzione del restauro: Paolo Russo; epoca relativi alla tecnica d’esecuzione, ai materiali costitutivi e
del restauro: ottobre 2016 - gennaio 2017 allo stato di conservazione. Le indagini hanno evidenzia-
to, in particolare, l’utilizzo di materiali non comunemen-
Tecnica di esecuzione e stato di conservazione. Il grup- te impiegati nelle botteghe siciliane e che fanno supporre
po scultoreo è realizzato in legno assemblato e finemen- una committenza molto facoltosa.
te decorato. Le statue mostrano un livello conservativo Stato di conservazione. Il dipinto versava in un catti-
mediamente integro, con diffuse lacune formali e croma- vo stato di conservazione. Il telaio non era più idoneo a
tiche e fessurazioni. svolgere la funzione di sostegno, in quanto costituito da
Descrizione dell’intervento effettuato. Le prime inda- listelli poco spessi e per niente estensibili. La tela di sup-
gini hanno rilevato una grossa mancanza sul viso dell’Ar- porto presentava cedimenti, colonizzazioni biologiche e
cangelo Gabriele, sia dello strato pittorico sia di quello lacerazioni in corrispondenza delle quali erano applicate
sottomesso, costituito da gesso di Bologna e colletta delle toppe. Lo strato preparatorio è molto sottile e, in
animale. Si è proceduto al riempimento e alla stuccatu- diversi punti, risultava staccato dal suo supporto e lacu-
ra delle parti degradate per poi effettuarne un’adegua- noso. La pellicola pittorica, segnata da abrasioni e lacune,
ta reintegrazione pittorica al fine di restituire unità di era interamente ricoperta da uno strato di sporco che non
lettura all’opera. Nelle perdite diffuse rilevate in corri- permetteva di cogliere le leggere velature, le sfumature
spondenza di entrambe le vesti del gruppo ligneo, si è e i delicati contrasti chiaroscurali. Non si evidenziano
proceduto ad una rimozione dello strato di gesso, tra- ridipinture, ma in diverse aree la pellicola pittorica aveva
mite bisturi. L’operazione ha permesso di scorgere al di subìto alterazioni di natura chimica e danni a seguito di
sotto tracce di oro zecchino misto a mecca color rosso un’errata pulitura.
punzonato. Descrizione dell’intervento effettuato. Una volta velina-
Altro intervento ha riguardato il degrado della deco- ta la superficie pittorica, sono stati rimossi i piccoli chiodi
razione pittorica della mano della Madonna, che presen- lignei che tenevano ancorata la tela al telaio. Il telaio, non
tava una evidente crettatura. Anche in questo caso si è più idoneo, è stato sostituito con un nuovo telaio ligneo
provveduto dapprima a bloccare il distacco della pelli- ad espansione. La tela di supporto è stata liberata dai
cola pittorica con carta giapponese, e successivamente depositi superficiali incoerenti e dalle toppe e poi sotto-
a integrare pittoricamente con la tecnica della selezione posta al trattamento biocida. Conferiti alla pellicola pit-
cromatica. La policromia originale del gruppo ligneo, torica e al suo strato preparatorio nuovi valori di coesione
ascrivibile con molta probabilità al XVI secolo, si pre- e di adesione, è stata effettuata una totale foderatura del
sentava ben conservata al di sotto della pesante calotta in supporto, poichè quello originario non garantiva una
gesso posticcia. La veste della Madonna, in particolare, ha buona conservazione del dipinto. Si è proseguito con la
svelato una fitta ed elegante decorazione a “sgrafito”, con rimozione dello sporco e di tutte le sostanze sovramesse.
foglie d’oro zecchino punzonate, e il disegno di motivi La tela è stata quindi rimontata sul nuovo telaio definiti-
floreali. La veste dell’Angelo, in origine, è stata realizzata vo, e si è proseguito con la stuccatura e la reintegrazione
con color verde petrolio e impreziosito con decorazione pittorica delle lacune. Il restauro pittorico ha consentito
a foglia d’oro zecchino; successivamente rivestita da un di ridurre il disturbo visivo delle piccole lacune e delle
secondo strato di stucco di gesso di Bologna, sulla quale abrasioni, ricostituendone il tessuto cromatico. Il tutto si
è stata applicata la foglia d’argento meccata, alterando è concluso con l’applicazione del protettivo finale, rista-
l’originale policromia di fine Cinquecento. La scoperta bilendo il definitivo indice di rifrazione della luce. (V.
dell’importante iscrizione latina posta su una delle due Gulino, A. Alaimo).
basi, seppur incompleta, conferma la datazione del grup- Diagnostica: Principali indagini effettuate: è stato ese-
po ligneo al Cinquecento. (D. Mangiameli). guito uno studio chimico-stratigrafico su due frammenti
pittorici prelevati dal dipinto, allo scopo di determinare piccoli fori e tagli sono stati fermati con seta di Lione. Il
le stratigrafie caratterizzando i pigmenti. In entrambi i dipinto non presentava ridipinture, ma fuliggine, gocce
campioni si rinviene alla base uno strato preparatorio di pittura murale e di gommalacca erano sparse su tutta
bruno-rossastro, dato da un miscuglio di argille silicati- la superficie. Si è effettuata la pulitura della fuliggine con
che, poco carbonato di calcio, ocra rossa e poca biacca. spugne Wishab morbide; lo sporco più tenace è stato ri-
In particolare lo strato azzurro del cielo risulta costituito mosso a punta di bisturi. Successivamente la tela è stata
da un corpo di biacca e poco carbonato di calcio, legati tensionata nel nuovo telaio di abete; si sono stuccate le
da olio siccativo e pigmentati con fini frammenti spigolosi lacune con colla di coniglio e bianco di Bologna, colorato
di oltremare naturale (lapislazuli) (Diagnostica per l’Arte come il colore contiguo alla lacuna. Il ritocco pittorico,
110 Fabbri di Davide Bussolari). con colori ad acquerello per velature, ha completato le
operazioni di restauro, insieme alla verniciatura finale.
(M. A. Sutera).
N. 6, tav. 6. Francesco da Castello (attr.), Madonna degli
Angeli e Santi Francesco, Antonio, Chiara e Caterina,
XVII sec., olio su tela, 380 x 250 cm. Enna, chiesa dei N. 7, tav. 7. Pittore novellesco, Madonna delle Grazie
Cappuccini con i Santi Rosalia e Giovanni Battista, post 1637, olio
Restauratore: Maria Angela Sutera; direzione del restauro: su tela, 205 x 158 cm. Nicosia, Museo Diocesano, prove-
Paolo Russo; epoca del restauro: 2019 niente dalla Basilica Cattedrale di San Nicolò
Restauratori: Vincenza Gulino, Antonio Alaimo; direzio-
Tecnica di esecuzione. Il dipinto si compone di due ne del restauro: Paolo Russo; indagini diagnostiche: S-T.
teli verticali, di cui uno di grande dimensione e l’altro Art-Test di S. Schiavone & C.; epoca del restauro: gennaio
più stretto, posto sul lato sinistro, uniti da una cucitura. 2019 – luglio 2021.
La fibra vegetale è probabilmente di lino, utilizzato per il
tessuto fitto e compatto realizzato a telaio con filati a fuso Tecnica di esecuzione e stato di conservazione. Il dipin-
molto sottile, tipico all’uso di tovagliato con il caratteri- to è stato eseguito ad olio su tela. Lo stato di conserva-
stico motivo geometrico speculare a tinta unita. Nel verso zione dell’opera è stato valutato a seguito di una serie di
è presente una tela, probabilmente di protezione, com- indagini preliminari di tipo non invasivo e non distrutti-
posta da tre grandi teli verticali ed uno di piccole dimen- ve effettuate sul dipinto. L’opera durante un precedente
sioni, anch’essi cuciti e con tessitura ad armatura batavia, restauro aveva subìto una foderatura totale e una rintela-
con filati pesanti, diversa dal supporto dell’opera. iatura; sia la tela da rifodero sia il telaio erano in buono
Stato di conservazione. Le tele erano fissate al telaio stato di conservazione e svolgevano ancora bene la loro
con chiodi ossidati su di un bordo di cuoio. Il telaio fisso funzione.
non poteva più svolgere la originaria funzione di soste- Particolarmente evidenti erano i danni a carico della
gno, a causa di un grave degrado meccanico e biotico: la pellicola pittorica. Essa presentava pesanti disomogenei-
sottile preparazione di colore bruno del dipinto e la pel- tà, documentate dall’osservazione in radenza. La parte
licola pittorica lasciano intravedere il minuto motivo geo- più interessata da questo fenomeno era quella del Bam-
metrico del tessuto anche dal recto. La pellicola pittorica bino. Piccoli distacchi dalla tela di supporto si registra-
è in buono stato di conservazione, salvo alcune svelature; vano, inoltre, su tutta la superficie. Le stesure pittoriche
micro-perdite di colore sono diffuse sull’intera superfi- nel corso dei secoli, probabilmente a seguito di interventi
ce e si evidenziava anche il cedimento e la deformazione di pulitura poco idonei, hanno subìto un forte assotti-
della tela nella parte inferiore e lungo la cucitura. gliamento (si veda, ad esempio, il velo della Madonna e
Descrizione dell’intervento effettuato. Dopo la pulitura lo sfondo della parte superiore). La Riflettografia IR e le
del verso, effettuato con micro-aspirazioni, è stato valu- Radiografie hanno rilevato la presenza di ampie velature/
tato il buono stato di conservazione del supporto tessile. ridipinture tono su tono, effettuate durante vecchi inter-
Si è quindi scelto di effettuare la fermatura della pellicola venti di restauro. L’entità delle vecchie reintegrazioni era
pittorica con colletta proteica, stesa su uno strato sottile notevole, e spesso l’intervento pittorico e la stuccatura
e stirata a temperatura controllata, per ristabilire anche debordavano sulla superficie dipinta.
le tensioni della cucitura e l’eliminazione delle deforma- Descrizione dell’intervento effettuato. Una volta appu-
zioni. Mentre il consolidamento dei bordi perimetrali rato che sia il telaio esistente sia la tela da rifodero svol-
del dipinto è stato realizzato con la tecnica dello strip gevano ancora bene la loro funzione, si è provveduto
lining, con resina acrilica (Plextol B 500) gelificata con alla messa in sicurezza delle parti di pellicola pittorica
etere di cellulosa (Klucel G), e tela patta. L’operazione staccata dal supporto per impedirne la caduta. È stato
di consolidamento è stata ridotta al minimo intervento. I poi effettuato il trattamento biocida dell’intero supporto.
Le operazioni di pulitura (rimozione dello sporco, della Molte aree, fragili ed erose, erano caratterizzate dalla pre-
vernice alterata, e delle ridipinture) hanno permesso di senza di diverse lesioni. Mancavano quasi completamente
portare alla luce l’intera superficie dipinta originaria, le dita di entrambe le mani del Cristo e due piedi dei
comprese le rimanenti tracce delle velature del velo della flagellanti. Lo strato preparatorio e la pellicola pittorica si
Madonna, evidenziandone nello stesso tempo il degrado. presentavano molto sottili, abrasi e fortemente lacunosi.
Dopo la pulitura si è proceduto alla stuccatura e alla rein- La superficie era inoltre coperta da uno spesso strato di
tegrazione pittorica delle lacune, interventi volti a rico- sporco, da piccole ridipinture sparse e da un protetti-
stituire l’unità di lettura dell’intera opera. L’intervento vo fortemente alterato che aveva provocato un pesante
si è concluso con l’applicazione del protettivo finale. (V. inscurimento delle cromie originarie.
Gulino, A. Alaimo) Descrizione dell’intervento effettuato. Messa in sicu- 111
Diagnostica: sono state eseguite indagini non invasive rezza la pellicola pittorica in pericolo di caduta, l’intero
basate su tecniche di imaging diagnostico (Riflettografia supporto ligneo è stato disinfestato dagli insetti xilofagi e
IR, Fluorescenza UV, Radiografia X, Microscopia ottica consolidato. L’intervento di consolidamento ha permesso
digitale) per lo studio della tecnica esecutiva e la valuta- il pieno recupero della consistenza della struttura lignea
zione dello stato di conservazione, e analisi in spettro- e ha ripristinato le caratteristiche meccaniche del sup-
metria XRF per l’identificazione dei pigmenti (cromofori porto, mediante il riempimento delle grandi fenditure
inorganici). La indagini hanno evidenziato, in partico- radiali, delle fessurazioni e l’integrazione delle parti man-
lare, le aree originali, differenziandole dalle successive canti. Le delicate operazioni di pulitura hanno rimosso
integrazioni. È stata confermata l’assenza di pentimenti, lo spesso strato di sporco e di vernice alterata restituen-
modifiche o stesure pittoriche sottostanti. Il disegno pre- do luminosità alle dorature in foglia d’oro zecchino e ai
paratorio risulta eseguito a pennello direttamente sulla colori originari. L’intervento ha migliorato la leggibilità
preparazione o imprimitura. Le indagini in fluorescenza dell’opera, favorendo la corretta lettura di alcuni dettagli,
a raggi X hanno restituito informazioni sulla tipologia dei come la ciocca di capelli del Cristo nella mano di uno
pigmenti impiegati: tutti i pigmenti identificati sono pie- dei flagellanti, determinante per la corretta riconfigura-
namente compatibili con il periodo di esecuzione dell’o- zione della composizione. Sono state rimosse anche le
pera (S.T.Art-Test di S. Schiavone & C. Diagnostica per piccole ridipinture e si è proceduto al trattamento delle
Arte, Territorio e Ambienti). numerose lacune della pellicola pittorica. Le vaste lacu-
ne che interessano la parte posteriore delle statue non
sono state oggetto di reintegrazione. Si è ritenuto più
N. 8, tav. 8. Giovan Battista LiVolsi (attr.), Flagellazio- opportuno lasciare il legno di supporto a vista nel rispet-
ne di Cristo, ante 1607, scultura lignea policroma, Gesù to del principio del minimo intervento. Questa scelta ha
flagellato 150 x 40 x 36 cm, Flagellante di sinistra 145 x permesso inoltre di lasciare ben visibile la successione di
50 x 40 cm, Flagellante di destra 160 x 50 x 40 cm. Ni- tutti i passaggi che hanno portato alla realizzazione delle
cosia, Museo Diocesano, proveniente dalla chiesa di San sculture e poterne quindi studiare la tecnica d’esecuzione
Francesco. (dall’impannatura alla policromia). Tutte le altre lacune
Restauratori: Vincenza Gulino, Antonio Alaimo; direzio- sono state stuccate e reintegrate, applicando la tecnica
ne del restauro: Paolo Russo; indagini diagnostiche: S-T. della stesura a piccoli punti, in modo da ripristinare la
Art-Test di S. Schiavone & C.; epoca del restauro: 2021 continuità della superficie pittorica e rendere al tempo
- 2022 stesso riconoscibile l’intervento di restauro eseguito. (V.
Gulino, A. Alaimo)
Tecnica di esecuzione e stato di conservazione. Il grup- Diagnostica: Le indagini diagnostiche di tipo non
po scultoreo, composto da tre statue lignee policrome invasivo sono state interamente realizzate in situ tramite
e dorate, il Cristo e due flagellanti, versava in pessime strumentazione portatile. In particolare sono state effet-
condizioni conservative. tuate le seguenti indagini: 1) rilievo pacometrico, per
Una puntuale campagna diagnostica preliminare e individuare e localizzare elementi metallici di giunzione
propedeutica al restauro vero e proprio ha accertato lo o ancoraggio nel volume interno delle statue al fine di
stato di conservazione, le fasi operative, la tecnica esecu- fornire preliminari indicazioni sul sistema costruttivo; 2)
tiva e i materiali costitutivi. indagini radiografiche, che hanno consentito di ottenere
Numerosi erano i fenomeni di degrado a carico del informazioni ulteriori sulla tecnica costruttiva (modalità
supporto ligneo, dello strato preparatorio e della pellico- di assemblaggio degli elementi aggiunti al tronco ligneo
la pittorica. I tronchi principali erano segnati da profon- principale), e di valutare lo stato di conservazione (mano-
de fenditure radiali e avevano subìto un pregresso attacco missioni, sovrapposizioni, fratture, cavità e gallerie da
da insetti xilofagi che ne aveva compromesso la solidità. insetti xilofagi); 3) osservazione al microscopio ottico
digitale in luce visibile e ultravioletta, eseguite su aree Descrizione dell’intervento. Si è dapprima stabilito di
campione; 4) analisi chimica in fluorescenza a raggi X (tra- realizzare un intervento di tipo conservativo, che potesse
mite spettrometro portatile XRF) su aree campione per garantire il ripristino delle caratteristiche strutturali delle
l’identificazione in maniera non invasiva e non distruttiva pitture murali. In corso d’opera, sulla scorta dell’acqui-
dei pigmenti utilizzati (S.T.Art-Test di S. Schiavone & C. sizione di testimonianze documentarie visive (immagini
Diagnostica per Arte, Territorio e Ambienti). fotografiche storiche), e della presenza del disegno pre-
paratorio ben visibile, si è considerato di effettuare anche
il recupero dell’immagine originaria.
N. 9, tav. 9.a. Ambito di Guglielmo Borremans, San Il consolidamento superficiale è stato effettuato per
112 Benedetto in gloria, secondo quarto del XVIII sec., mezzo di un’emulsione acrilica (Acrilmat) diluita a bas-
dipinto murale, a fresco e mezzo fresco, 660 x 328 cm. se concentrazioni. A seguito della mappatura delle aree
Piazza Armerina, chiesa di San Giovanni Evangelista. di distacco, si è valutato sia il materiale da usare, sia la
N. 9, tav. 9.b. Ambito di Guglielmo Borremans, Martirio modalità di applicazione. Garantita la perfetta adesione
di San Placido e compagni, secondo quarto del XVIII tra gli strati costitutivi si è proceduto alla rimozione del-
sec., dipinto murale, a fresco e mezzo fresco, 420 x 317 la velinatura pregressa. Ciò ha messo in luce numerose
cm. Piazza Armerina, chiesa di San Giovanni Evangeli- microlacune e abrasioni della superficie dipinta che sono
sta. state trattate con stuccature puntuali.
Restauratore: Belinda Giambra; direzione del restauro: Gli elementi metallici e i tubi in rame presenti nella
Luigi Maria Gattuso, Paolo Russo; epoca del restauro: struttura muraria sono stati rimossi, e le lacune colma-
2016-2017 te con l’applicazione di diverse malte a granulometria
decrescente. La presentazione estetica ha mirato al re-
Tecnica di esecuzione. I due dipinti sono collocati su cupero della lettura dell’immagine originaria, con delle
pareti contrapposte: sul lato meridionale della chiesa è campiture di colore sottotono realizzate ad acquerello.
il Martirio di San Placido, sulla parete settentrionale è Anche le stuccature sono state reintegrate pittoricamen-
invece la raffigurazione della Gloria di San Benedetto. te a velature sottotono, assicurando la compatibilità e la
La struttura muraria è realizzata a opus incertum cui si reversibilità dell’intervento. (B. Giambra)
sovrappongono tre strati di malta, di diversa granulome-
tria e coloritura (l’arriccio; l’intonaco, costituito da sabbia
ricavata dalla macinazione della calcarenite di colore gial- N. 10, tav. 10. Bottega di Guglielmo Borremans, San
lo tipica del luogo; e l’intonachino, di colore ocra chiaro e Giuseppe in gloria, secondo quarto del XVIII sec., di-
granulometria fine). Gli strati dell’intonachino sono stesi pinto murale a fresco, Leonforte, chiesa di San Giuseppe
a giornate, il disegno ad incisione diretta, lo strato pitto- Restauratori: Vincenza Gulino, Antonio Alaimo; direzio-
rico è realizzato prevalentemente a fresco e solo alcune ne del restauro: Luigi Maria Gattuso, Paolo Russo; epoca
stesure cromatiche sono eseguite a mezzo fresco. del restauro: 2014
Stato di conservazione. Lo stato di conservazione era
sostanzialmente mediocre. Un pronto intervento fu rea- Tecnica di esecuzione. La raffigurazione a fresco con
lizzato negli anni Ottanta del secolo scorso, per conte- la Gloria di S. Giuseppe è ubicata nella volta del catino
nere un grave difetto di adesione degli strati d’intonaco. absidale, delimitato da una larga fascia con decorazione
La velinatura non ha garantito la fermatura del colore, architettonica a trompe-l’oeil.
strappando la pellicola pittorica e parte dello strato di Stato di conservazione. L’intera volta dell’abside ver-
intonachino. Tale forma di degrado è stata ulteriormen- sava in un mediocre stato di conservazione. Una buona
te aggravata dalla presenza di umidità di risalita e di percentuale della superficie era interessata da fenomeni
infiltrazioni. I dipinti mostravano innumerevoli lacune di decoesione degli intonaci e della pellicola pittorica;
e microlacune, nonché dei difetti di coesione su grandi in diverse aree si registravano distacchi e mancanze. La
aree. Nel riquadro raffigurante la Gloria di San Benedet- superficie pittorica era ricoperta da polveri e sporco di
to il problema conservativo sembrerebbe essersi ripetu- varia natura, che ne alteravano la leggibilità. Ridipinture
to nel tempo, di fatti sono presenti diversi interventi di e rifacimenti, anche di grande estensione, appesantivano
reintegrazione pittorica, come quello firmato e datato notevolmente la composizione, creando un importante
1942. Anche il Martirio di San Placido mostra le stesse squilibrio cromatico e formale.
morfologie di degrado, nonché una recente reintegrazio- Descrizione dell’intervento effettuato. Una volta com-
ne pittorica realizzata a puntinato. Infine, nella struttura pletate le operazioni di consolidamento, sia degli strati
muraria sono state riscontrate delle stuccature cementizie preparatori sia della pellicola pittorica, si è proseguito
con numerosi elementi metallici e tubi in rame. con la pulitura, effettuata a seguito di test preliminari. La
valutazione delle integrazioni improprie ha permesso di del pollice destro e parti di nuvola e piume, sostituiti
individuare le metodologie d’intervento e di diversificarle nel tempo. La scultura risultava appesantita da spessi
in base alle differenti aree da trattare, al fine di eliminare strati di ridipinture, firmati e datati (Aquilia, 1939) sulla
il disturbo visivo da esse creato. Tutte le ridipinture sono base, interamente ridipinta a simulare un finto marmo.
state asportate ed è stata riscoperta la pellicola pittorica Aggiunte successive erano delle protezioni del sistema di
originale. I vari rifacimenti hanno avuto un trattamen- ancoraggio delle ali e della corazza, dove venivano appli-
to diversificato. Sono stati mantenuti, abbassati di tono cati degli ex voto, causa di abrasioni da contatto. Provo-
ed equilibrati cromaticamente con l’originale, quelli che cate dal nastro che sostiene il pugnale quelle rilevate sul
riproponevano motivi ripetitivi e in particolare interessa- polso sinistro. Evidenti numerosi fori di sfarfallamento e
vano la fascia decorativa e ornamentale. La figura postic- gallerie, ma l’attacco biologico non era in corso. 113
cia dell’angelo alla destra di San Giuseppe, discostandosi Descrizione dell’intervento effettuato. La statua è stata
notevolmente, per la bassa qualità di stile ed esecuzione, dapprima sottoposta ad un intervento di disinfestazio-
dal resto della composizione, ne disturbava pesantemen- ne a scopo preventivo, con biocida a base di Permetrina.
te la visione d’insieme. Avendone documentato la presen- Consolidata la struttura lignea, mediante resina acrilica
za, la figura è stata pertanto coperta con un sottile strato in soluzione, si è proceduto alla riadesione e ricostruzio-
di malta reversibile ed è stata trattata come una vera e ne del modellato. L’adesione delle dita della mano sini-
propria lacuna. Pittoricamente è stata reintegrata con la stra è stata ripristinata mediante perni e adesivo vinilico,
tecnica dell’astrazione cromatica, attenuando la percezio- adoperato anche nelle commettiture. Le stuccature sono
ne della lacuna. Ricostituito il contesto stilistico coerente state realizzate a base di polpa di cellulosa e resina acri-
della volta del catino absidale, a seguito della rimozione lica in dispersione. Le piume mancanti sono state rico-
delle ridipinture e del trattamento dei rifacimenti, l’inter- struite con calchi in gomma siliconica e resina epossidica
vento ha mirato a ridurre l’interferenza visiva del suppor- bicomponente con polpa di cellulosa, mentre i distacchi
to a vista e a restituire unità di lettura alla composizione. sono stati risolti utilizzando perni e resina epossidica
A tal fine le zone interessate dalla presenza di lacune sono bicomponente. Il pannello ligneo, molto deteriorato, su
state reintegrate con tecnica riconoscibile a tratteggio. (V. cui poggiava la statua è stato sostituito con uno nuovo,
Gulino, A. Alaimo) ricoperto con un foglio in feltro. Soluzione adoperata
anche per proteggere il sistema di ancoraggio delle ali. Le
operazioni di pulitura sono risultate complesse a causa
N. 11, tav. 11. Filippo Quattrocchi (attr.), San Michele delle ridipinture di materiale non omogeneo e tenaci, a
Arcangelo, ultimo ventennio del XVIII sec., scultura li- differenza dei delicati strati originali. In seguito ai test,
gnea policroma, 120 x 75 x 235 cm. Cerami, chiesa Ma- sono stati impiegati solventi in forma libera o gelificati,
dre di Sant’Ambrogio rimossi, nella maggior parte dei casi, a bisturi. La presen-
Restauratori: Marzia Projetto, Loris Panzavecchia, Adria- za di lacune e abrasioni ha comportato infine un interven-
na Richiusa, Roberta Campo; direzione del restauro: Pao- to di reintegrazione plastica e pittorica. (M. Projetto, L.
lo Russo; epoca del restauro: 8 gennaio - 23 maggio 2018 Panzavecchia, A. Richiusa, R. Campo)

Tecnica di esecuzione. La struttura composita della


scultura è formata da diverse parti in legno di pioppo, N. 12, tav. 12. Bottega napoletana, Madonna Immacolata,
assemblate con colle e perni. Il supporto, finemente inta- quarto-quinto decennio del XVIII sec.; scultura lignea poli-
gliato, è stato preparato con gesso e colla animale, ad croma; 170 x 60 cm. Piazza Armerina, Basilica Cattedrale
eccezione degli incarnati, dipinti direttamente su una ste- di Maria Santissima delle Vittorie, proveniente dalla chiesa
sura bianco-avorio. La nuvola, il gonnellino e la camicia di San Francesco
sono dipinti ad olio, con stesure monocromatiche. L’ef- Restauratori: Valentina Rallo; Rosalia Maria Chiara Teri;
fetto delicato delle vesti, dell’elmo e delle ali è ottenuto direzione del restauro: Paolo Russo; epoca del restauro:
mediante l’utilizzo di lacche verdi e rosse su lamina d’ar- 2021
gento brunita. Il tutto è impreziosito dall’applicazione di
oro a missione e da vari decori liberi o modulari. Tecnica di esecuzione. La statua consta di unico tron-
Stato di conservazione. La statua si presentava in un co, scolpito ed intagliato, svuotato nel retro in corrispon-
discreto stato di conservazione, sebbene la nicchia in denza della schiena, su cui l’artista ha applicato gli arti
cui era custodita presentasse valori termoigrometrici e superiori e alcuni elementi dello svolazzo della veste,
dimensioni poco adeguate, causa principale di abrasio- interponendo sui punti di giunzione l’incamottatura in
ni, deadesioni e fessurazioni. Il supporto non presenta- tela pattina. Il processo scultoreo è stato perfezionato
va grossi rimaneggiamenti nel modellato, ad eccezione con sgorbie e bulini, i cui segni sono oggi osservabili
soprattutto sui capelli e sulle ali dei cherubini, grazie alla con solventi a polarità e pH controllati, per la rimozione
rimozione delle ridipinture. La decorazione pittorica ori- delle ridipinture e delle vernici foto-ossidate nel rispetto
ginale è in pasta di stucco levigata e sfumata nelle cromie, della patina del tempo.
che conferisce un aspetto porcellanato alla superficie; rifi- Dai tasselli è emerso che l’opera presentava una pri-
nita sulla veste con una lacca rossa lavorata con motivo a ma ridipintura ad olio sugli incarnati, rimossa con una
ramage floreale. miscela a base di acqua deionizzata, alcol isopropilico e
Stato di conservazione. Lo stato di conservazione era ammoniaca e lavorata a tampone. Una seconda ridipin-
mediocre, sia a livello strutturale (per la presenza di lesio- tura a smalti presente sulla veste, sulla nube e il drago, è
ni, sconnessioni, mancanze e un attacco biodeteriogeno stata pulita con impacchi di gel a base di acetone e dime-
114 da insetti xilofagi) che estetico, dovuto alle ridipinture. tilsolfossido, lavorati a tampone e pennello e neutralizza-
Uno dei due putti a destra sulla nube era mancante di ti con isopropilico e rifinite a ligroina.
parte dell’ala; il drago invece era mancante dell’ele- Il consolidamento della scultura è avvenuto mediante
mento finale della coda. Il mantello sul retro presenta- resina acrilica (Paraloid B72), sciolta in aeetone a percen-
va un impianto di elettrificazione relativo allo stellario: tuali variabili dal 3 al 10% e applicata a siringa.
i cavi elettrici nascosti dietro uno spesso strato di stucco Rimosso l’impianto di elettrificazione, si è irrobustito
discendevano lungo una piega nel mantello per poi inse- internamente il pannello superiore della base aggiungen-
rirsi in un foro della base. Questa, di forma ottagonale, do dei listelli in legno. L’ala mancante del putto e la coda
decorata a finto marmo, era priva degli incastri interni e del serpente sono stati ricostruiti in legno, con la superfi-
stava lentamente sprofondando all’interno delle cornici cie piatta e priva di dettagli. La reintegrazione pittorica
perimetrali. delle lacune è stata eseguita mediante tecnica a velatura
Descrizione dell’intervento effettuato. L’intervento di tonale con l’uso dei colori a vernice per il restauro, al
restauro ha previsto una prima spolveratura, una disin- fine di garantire la reversibilità dell’intervento, conclu-
festazione ad antitarlo e l’esecuzione dei test di pulitura sosi con una verniciatura finale satinata. (R. M. C. Teri)
115

Tavole
Tav. 1. Madonna col Bambino, detta “Madonna della Cava”
XIV sec., XVII-XVIII sec., Pietraperzia, Santuario di Maria Santissima della Cava

114

Prima del restauro Dopo il restauro


Termografia in infrarosso. L’immagine acqui-
sita attraverso termocamera evidenzia i
distacchi degli strati che compongono il sup-
porto al di sotto del visibile.

117

Durante il restauro
Tav. 2. Cristo Pantocratore
prima metà del XV sec., tempera a uovo su intonaco, 5 mq ca. Troina, Oratorio del SS. Sacramento

118

Prima del restauro

Dopo il restauro
Termografia IR. Particolare del volto del Cri-
sto. Confronto tra il termogramma acquisito
e l’immagine fotografica della porzione corri-
spondente. Sono evidenti numerose anoma-
lie termiche (zone più calde, localizzate nel
visibile da un ovale rosso) in corrispondenza
delle aree contigue alle fratture, correlabili a
zone di maggiore degrado e/o distacco dal
supporto murario retrostante. Le zone fred-
de sono costituite da materiale differente 119
corrispondente alle stuccature/risarciture o
ridipinture pregresse (come nel caso dell’in-
tegrazione visibile nella porzione superiore
dell’aureola).

Termografia IR. Inquadratura generale, porzione centrale della semicalotta. Confronto tra il termogramma acquisito
secondo differenti angolazioni di ripresa (rispetto ai termogrammi sopra riportati) e l’immagine fotografica della porzione
corrispondente. Sono confermate le importanti anomalie termiche (zone più calda, distinguibili in falsi colori per la colo-
razione gialla)

Osservazioni trami-
te microscopio ottico
digitale (ingrandimenti
50x): aree interessa-
te da ridipinture (suc-
cessive alla seconda
metà dell’ottocento
come suggerito dalla
presenza del bianco di
zinco – identificato tra-
mite XRF).
Tav. 3. Madonna con Bambino
fine XV - inizio XVI sec., marmo, h 138 cm. Piazza Armerina, chiesa del Carmine

120

Prima del restauro Dopo il restauro


121

Particolari
Tav. 4. Annunciazione
fine del XVI sec., legno scolpito dipinto e dorato, 170 x 70 cm. Regalbuto, chiesa Santa Maria La Croce,
proveniente dalla chiesa del Carmine

122

Prima del restauro Dopo il restauro


123

Particolare del volto dell’Angelo prima del restauro


Particolare della base dell’Angelo dopo il restauro

Particolari dell’Angelo e della Madonna dopo il restauro


Tav. 5. Giovanni Bilivert, San Giovanni Battista nel deserto
prima metà del XVII sec., olio su tela, 119 x 163 cm. Nicosia, chiesa del Santissimo Salvatore

124

Prima del restauro Dopo il restauro


125

Particolare, il volto dopo il restauro

Fluorescenza UV, particolare della figura (Diagnostica per l’Arte


Fabbri di Davide Bussolari)
Tav. 6. Francesco da Castello (attr.), Madonna degli Angeli e Santi Francesco,
Antonio, Chiara e Caterina
XVII sec., olio su tela, 380 x 250 cm. Enna, chiesa dei Cappuccini

126

Prima del restauro Dopo il restauro


127

Particolare, la Madonna col Bambino dopo il restauro Particolare del disegno geometrico della tessitura della tela,
con il consolidamento dei fori con seta di Lione

Particolare, San Fancesco


e Santa Caterina dopo il
restauro
Tav. 7. Pittore novellesco, Madonna delle Grazie con i Santi Rosalia e
Giovanni Battista
post 1637, olio su tela, 205 x 158 cm. Nicosia, Museo Diocesano, proveniente dalla Basilica Cattedrale
di San Nicolò

128

Prima del restauro Dopo il restauro


129

Macrofotografia in luce radente: dettaglio del volto di Localizzazione delle quattro aree del dipinto sottoposte ad
Santa Rosalia indagine radiografica.
Tav. 8. Giovan Battista Li Volsi (attr.), Flagellazione di Cristo
ante 1607, legno scolpito, dipinto e dorato, Gesù flagellato 150 x 40 x 36 cm, Flagellante di sinistra
145 x 50 x 40 cm, Flagellante di destra 160 x 50 x 40 cm. Nicosia, Museo Diocesano, proveniente
dalla chiesa di San Francesco

130

Prima del restauro

Dopo il restauro
131

Cristo alla colonna: immagine radiografica (proiezione late- Flagellante: immagine radiografica (proiezione antero-po-
ro-laterale), effettuata in situ tramite sistema radiografico steriore) In questa area è chiaramente leggibile l’andamento
portatile di tipo digitale diretto, Si osservano i chiodi appli- della fibratura del legno in corrispondenza della veste. Sono
cati, probabilmente, per assemblare la porzione frontale del visibili le zone disomogenee di maggiore radiopacità correla-
volto al tronco principale. La maggiore radiopacità delle ste- bili a stuccature o maggiore spessore dello strato di prepara-
sure a incarnato ne individua le superficie su cui è applicato zione applicate in corrispondenza di difetti del ceppo utilizza-
e le estese lacune che interessano sia lo strato di colore che to (fenditure, nodi, etc.). All’altezza della spalla si osservano
quello di preparazione chiaramente i tre chiodi che fissano il tenone alla mortasa, e
chiodi più piccoli (recenti) che sono stati inseriti per ancorare
braccio e avambraccio.

Osservazione al microscopio ottico digitale (Vis-UV, 50×) particolare della tela di impannatura visibile in corrispondenza della
frattura radiale del ceppo ligneo (lato destro del torso del Cristo).
Tav. 9a. Ambito di Guglielmo Borremans, San Benedetto in gloria
secondo quarto del XVIII sec., dipinto murale, a fresco e mezzo fresco, 660 x 328 cm. Piazza Armerina,
chiesa di San Giovanni Evangelista

132

Prima del restauro Dopo il restauro


Tav. 9b. Ambito di Guglielmo Borremans, Martirio di San Placido e compagni
secondo quarto del XVIII sec., dipinto murale, a fresco e mezzo fresco, 420 x 317 cm. Piazza Armerina,
chiesa di San Giovanni Evangelista

133

Prima del restauro

Dopo il restauro
Tav. 10. Bottega di Guglielmo Borremans, San Giuseppe in gloria
secondo quarto del XVIII sec., dipinto murale a fresco. Leonforte, chiesa di San Giuseppe

134

Prima del restauro Dopo il restauro


135

Volta del catino absidale prima del restauro

Volta del catino absidale dopo il restauro


Tav. 11. Filippo Quattrocchi (attr.), San Michele Arcangelo
ultimo ventennio del XVIII sec., legno scolpito, dipinto e dorato, 120 x 75 x 235 cm. Cerami, chiesa
Madre di Sant’Ambrogio

136

Prima del restauro


137

Dopo il restauro
Tav. 12. Bottega napoletana, Madonna Immacolata
quarto-quinto decennio del XVIII sec., legno scolpito, dipinto e dorato, 170 x 60 cm. Piazza Armerina,
Basilica Cattedrale di Maria Santissima delle Vittorie, proveniente dalla chiesa di San Francesco

138

Prima del restauro Dopo il restauro


139

Particolare dopo il restauro Particolare, i cherubini alla base della statua, durante il restauro
Tav. 13. Luigi Felix, Madonna Addolorata
1804 ca., scultura polimaterica, h 156 cm. Enna, chiesa di Maria Santissima Addolorata.
Progetto di restauro: Maria Angela Sutera; indagini diagnostiche: Gioacchino Giunta, Sara Manin

140

Immagine stratigrafica del campione Immagine stratigrafica del campione Immagine stratigrafica del campione
prelevato dall’incarnato prelevato dalla veste prelevato dalla cintura

Rendering della statua: stato attuale stato originale


Tav. 14a. Elio Romano, La casa di Morra
1940-1945, olio su tela, 65x45, Catania, Maria Gabriella Xibilia

141

Tav. 14b. Elio Romano, Morra


1950, olio su tela, 50x70
Indice

3 Presentazione
di Angelo Di Franco
5 Presentazione 143
di Angelo Giunta
7 Introduzione. Il “punto di vista” e il “punto cieco”
Paolo Russo

11 Pittura monumentale iconica del Duecento nella Sicilia centrale


Maria Katja Guida
23 Una Madonna in marmo inedita nella chiesa del Carmine a Piazza Armerina
Giuseppe Andolina
33 Naturalismi da Caravaggio a Novelli. Un percorso nella Sicilia centrale
Barbara Mancuso
45 Acquisizioni e restauri di scultura lignea
La Flagellazione di Giovan Battista Li Volsi a Nicosia
Paolo Russo
53 Due sculture lignee del Settecento tra Napoli e Palermo: l’Immacolata
Concezione di Piazza Armerina e il San Michele Arcangelo di Cerami
Salvatore Anselmo
61 Guglielmo Borremans e la sua bottega nella Sicilia centro meridionale. Il catino
absidale della chiesa di San Giuseppe a Leonforte: una riscoperta, un’attribuzione
Federica Barbarino
69 Scienza e restauro, un’introduzione
Paolo Russo
77 Chimica e arte. Il caso della statua polimaterica raffigurante la Madonna
Addolorata di Enna
Enrico Ciliberto, Gioacchino Giunta, Sara Manin
85 Per la scultura polimaterica nell’ennese: la Madonna de l’Ancuntru di Pietraperzia
Angela Scialfa
91 Studio d’artista. Il pittore Elio Romano ad Assoro
Angelo Giunta
97 Vita, arte e avventure di Libero Elio Romano e Gabriella Pescatori a Morra
Vittorio Ugo Vicari

ANTOLOGIA DI RESTAURI
105 Note di restauro e tavole
Finito di stampare dalla Tipografia Lussografica
nel mese di dicembre 2022

Potrebbero piacerti anche