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Il restauro e la nascita del MArC

Dal 2009 al 2013 il museo è stato chiuso. L’intervento di restauro, ampliamento e riallestimento ha
consentito la completa rifunzionalizzazione dell’edificio progettato negli anni Venti. Il 30 aprile
2016, con una cerimonia che ha visto la partecipazione dell’allora presidente del consiglio Matteo
Renzi e del ministro per i beni culturali Dario Franceschini, il museo è stato definitivamente
riaperto.
Il progetto, inserito nel programma per le celebrazioni dei 150 anni dell’Unità di Italia, ha affrontato
più aspetti, da quello più puramente materico-conservativo a quello distributivo e funzionale.
Oltre al restauro di alcuni elementi architettonici piacentiniani - in particolare i prospetti, le cui
lastre in travertino rischiavano il distacco – si è reso indispensabile un imponente consolidamento
strutturale che adeguasse il museo ai parametri di sicurezza imposti delle nuove normative
antisismiche.
I consistenti scavi necessari per la messa a nudo ed il consolidamento delle strutture interrate hanno
fornito inoltre l’occasione per ricavare, ex novo, un intero piano interrato, a quota fondazioni,
provvedendo così a dotare il museo di un nuovo e più adeguato livello prestazionale dal punto di
vista impiantistico e della distribuzione interna.
La progettazione architettonica nel 2008, a seguito di una procedura di evidenza pubblica, è stata
affidata a Paolo Desideri, con lo studio ABDR di Roma.
Il nuovo progetto ha radicalmente ripensato l’impostazione stilistica del preliminare, pur
mantenendone i tratti distintivi (la grande hall d’ingresso, ottenuta rialzando la quota dell’originario
cortile, il tetto giardino per ospitare caffetteria e ristorante e lo spazio per esposizioni temporanee al
piano interrato), realizzando così un intervento rispettosissimo dell’architettura del Piacentini.
Su via S. Vollaro e via D. Romeo sono state riaperte tutte le finestre murate in passato, con
l’obiettivo di riportare al vecchio splendore i prospetti dell'edificio così come erano stati pensati,
progettati e realizzati dal Piacentini.
Oltre al restauro e la messa a norma dell’edificio la progettazione si è anche occupata di ampliare il
museo esistente, provvedendolo di nuove funzioni, come una caffetteria/ristorante, una biblioteca,
una piccola sala conferenze, una grande dotazione per magazzini e laboratori di restauro, un
bookshop ed un atrio adeguato. Sono stati inoltre riorganizzati i percorsi di visita secondo criteri
adeguati alle più recenti strategie di comunicazione, con l'adozione di appropriati supporti
multimediali e ridisegnando integralmente gli allestimenti interni.
I lavori di restauro hanno avuto un costo complessivo di oltre 28,6 milioni di euro, dei quali quasi
24 stanziati dai Fondi Strutturali con il D.L. 159/07, mentre la cifra restante è stata quasi equamente
divisa tra MiBACT e Regione Calabria. Dal progetto di riqualificazione, inserito nell’ambito delle
celebrazioni del 150° anniversario dell’unità d’Italia, provengono i 500.000 € destinati allo
spostamento dei Bronzi di Riace nel laboratorio appositamente allestito presso la sede del Consiglio
regionale della Calabria durante i lavori.
Quattro milioni di euro è invece costato il nuovo allestimento, finanziato con i fondi comunitari.
All’interno di quest’ultima spesa si annoverano anche i costi per le basi antisismiche realizzate su
misura per i due Bronzi. Ulteriori 600.000 € sono poi stati spesi dal MiBACT per il rientro delle due
opere al Museo e per ultimare i lavori, giungendo così a 5,1 milioni di euro per l’allestimento e
33.750.000 € di spese complessive.

Piazza Paolo Orsi

Il visitatore al suo ingresso viene accolto nella grande corte coperta, intitolata Piazza Paolo Orsi
non solo in ricordo dell’archeologo che tanta energia spese per la nascita del museo, ma anche al
fine di connotare lo spazio con un carattere “urbano”: si tratta infatti del cuore dell’edificio; non
solo luogo di passaggio, dunque, ma anche di sosta, in occasione di eventi di varia natura e respiro
che proprio negli spazi della Piazza convogliano ed intrattengono i visitatori.
La copertura è stata realizzata in grandi lastre di vetrocamera, inferiormente supportate da una
struttura metallica di straordinaria leggerezza. Lo schema statico caratteristico dello spazio, si basa
su un modello noto con il nome di “tensegrity”.
Qui è stato realizzato inoltre un intervento artistico del maestro Alfredo Pirri, dal titolo Piazza,
caratterizzato da una integrazione tra le caratteristiche spaziali dell'atrio, con la sua monumentale
altezza, ed elementi prelevati dal disegno delle facciate architettoniche, sovrapposte in modo da
realizzare una partitura di frammenti che, pur essendo composti da forme astratte, denunciano la
loro provenienza dallo spazio costruito. Gli elementi ottenuti disegnano delle quinte teatrali di
pochissimo aggettanti rispetto alle pareti reali.

Il nuovo allestimento ed il percorso museale

Il nuovo allestimento si sviluppa su quattro livelli e conta ben 220 vetrine attraverso le quali viene
raccontata la storia del popolamento umano in Calabria dalla preistoria alla romanizzazione,
secondo un criterio cronologico/tematico.
È caratterizzato da un’essenzialità ed un minimalismo nei quali la scelta del bianco è funzionale a
far risaltare i reperti esposti, creando una narrazione continua ed evocando suggestioni che possano
coinvolgere ogni tipo di visitatore.
Non a caso il MArC è stato definito «museo di luce» per il bianco abbacinante delle pareti, delle
«isole» con le vetrine espositive, i soffitti, ma anche la luce naturale ed intensa che, per questo
schermata da velari anch’essi candidi, proviene dalle finestre piacentiniane, ora libere dalla
tamponatura.
I pannelli ubicati in corrispondenza degli ascensori al piano terra indicano con una A l’inizio del
percorso museale che si snoda dall’alto verso il basso, invertito rispetto al precedente, secondo un
progetto scientifico dell’ex direttrice Bonomi.
La visita ha inizio dunque dall’ultimo piano, al livello A, Prima della Magna Grecia, che ospita la
più ricca selezione di reperti calabresi di età preistorica e protostorica. Tra gli oggetti più rilevanti,
da Grotta del Romito (CS), spicca il calco di incisione di Bos taurus primigenius, una delle
attestazioni di arte rupestre più antiche d’Italia. Qui l’attenzione prestata in fase di allestimento
all’apparato didattico è evidente nei pannelli, accuratamente illustrati.
Il visitatore potrà infatti acquisire una maggiore consapevolezza sull’evoluzione delle prime
tecniche di manifattura ceramica e dei sistemi decorativi. La sezione dedicata alle età del Bronzo e
del Ferro comprende armi e gioielli, alcuni realizzati anche in oro o ambra; spicca inoltre la piccola
statua in avorio di importazione minoica scoperta a Punta Zambrone (VV).
Proseguendo al piano successivo si trova il livello B, dedicato a Città e santuari della Magna
Grecia, si tratta del settore più vasto del museo, che raccoglie e racconta la storia e gli aspetti di
culto delle principali città della Magna Grecia in Calabria, con reperti provenienti dai santuari delle
città magnogreche: dai vasi miniaturistici importati da Corinto e rinvenuti nel santuario di Timpone
della Motta (Francavilla Marittima - CS), dedicato alla dea Atena, al gruppo scultoreo dei Dioscuri
proveniente dall’area sacra di Marasà (Locri - RC) alle ricostruzioni delle coperture dei templi di
Casa Marafioti (Locri - RC) e della Passoliera (Caulonia - RC), fino alle migliaia di offerte
rinvenute nei depositi votivi di Locri, Hipponion e Medma. Tra questi spiccano i famosi pinakes,
piccoli quadretti votivi in terracotta, realizzati in serie per mezzo di matrici e dipinti con colori
vivaci (talvolta ancora visibili), animati da scene a rilievo, connesse al mito di Persefone.
Continuando al livello C, Aspetti di vita quotidiana nelle città della Magna Grecia, i reperti
testimoniano l’elevata raffinatezza delle produzioni e dei corredi funerari delle città magnogreche
fra l’età arcaica e quella ellenistica. Il livello C ospita reperti provenienti dal teatro e dal quartiere
artigianale di Locri, dalle necropoli di Gioia Tauro, Locri, Laos e Varapodio. Dall’antica città lucana
di Laos (Marcellina – CS) proviene il ricchissimo corredo maschile databile al IV secolo a.C., con i
suoi pregiati vasi da simposio e l’armatura in bronzo. Magnifico capolavoro di età ellenistica è la
coppa in vetro con decorazione in lamina d’oro, proveniente dalla necropoli di Varapodio (Oppido
Mamertina - RC). Dalla cosiddetta “Casa del mosaico” (II-I secolo a.C.), rinvenuta sul sito
dell’antica Taureana (Palmi – RC), proviene il mosaico con scena di caccia all’orso, realizzato in
opus vermiculatum e posto al centro di una grande sala da banchetto in cui era presente anche una
kline in bronzo.
Il percorso di visita giunge quindi al livello D, interamente dedicato alla città di Reggio: se ne
ripercorrono tutte le fasi storiche, dall’età preistorica al tardo antico. All’età del Ferro risalgono i
resti della necropoli rinvenuta in località Ronzo (Calanna - RC) mentre contatti con il mondo
etrusco sono testimoniati da numerosi vasi in bucchero, prodotti nell’Italia centrale tirrenica.
Dall’area sacra di località Griso Laboccetta (RC) provengono numerose statuette votive, nonché la
grande lastra in terracotta policroma decorata a rilievo con scena di danza. L’esposizione prosegue
con i ricchi corredi funerari rinvenuti in diversi settori della necropoli ellenistica, attestazioni della
ricchezza della città tra III e I secolo a.C. Durante quei secoli alleata di Roma ma greca per cultura e
lingua, come ricorda lo storico Strabone e come testimoniano le numerose epigrafi esposte. Un’area
è dedicata al kouros in marmo bianco databile alla fine del VI secolo a.C., noto per la sua elaborata
acconciatura che conserva ancora l’originario colore rosso. La statua introduce infine il visitatore al
capitolo della statuaria greca in bronzo riemersa dal mare: la sala dei Bronzi di Riace e dei Bronzi di
Porticello, nella quale culmina il percorso del museo.
Per le due statue, rinvenute a Riace nel 1972, sono state previste nuove basi antisismiche
appositamente studiate con ENEA.
La sala è dotata di uno speciale impianto di climatizzazione e di una camera di decontaminazione,
per proteggere le statue esposte, un filtro di accesso per il controllo dell’inquinamento atmosferico,
attraverso il quale i visitatori vengono “ripuliti” con getti d’aria.
Il controllo della contaminazione all’interno degli ambienti museali fornisce certamente un
contributo fondamentale alla corretta conservazione dei beni di interesse storico ed artistico.
Quest’ultima infatti dev’essere intesa non solo come azione di restauro, ma anche come
prevenzione del potenziale danno imputabile a fattori umani e ambientali. Il degrado dei materiali
infatti è spesso accelerato da condizioni ambientali non idonee, quali inquinamento dell’aria,
temperatura o umidità, variabili nel tempo; condizioni che spesso caratterizzano i musei italiani
collocati in edifici storici. Benché le trasformazioni connesse con il processo di degrado risultino
inevitabili e irreversibili, esse possono essere fortemente limitate collocando le opere d’arte in
ambienti “sicuri” dal punto di vista ambientale; pertanto il controllo dei parametri termici e di
purezza dell’aria interna è fondamentale per qualunque museo o galleria d’arte.
Novità nel percorso museale è costituita dall’ultimo livello, il Livello E. Qui oltre al lapidario, sono
ospitate le mostre ed esposizioni temporanee organizzate dal museo e si custodisce ciò che rimane
della vasta necropoli ellenistica. Scoperta al momento della costruzione del Museo e solo con la
nuova apertura aperta al pubblico, allestita con un sapiente gioco di luci e riflessi che permette al
visitatore di apprezzare le diverse caratteristiche delle tipologie funerarie.

Il MArC e la tecnologia
Aspetto certamente innovativo del Museo è costituito dal ricorso alle nuove tecnologie, utili ad
avvicinare e coinvolgere ogni tipo di visitatore, rispondendo a diverse necessità e richieste.
Il nuovo allestimento è dotato di un sistema multimediale interattivo comprendente ricostruzioni
tridimensionali e ad effetto olografico e applicativi ludico-didattici.
L’allestimento multimediale è stato concepito tenendo in considerazione le esigenze delle diverse
fasce di utenti che visitano il Museo. Prevede l’esposizione dei reperti per aree d’argomento in
Isole. Ogni Isola possiede uno o più monitor interattivi (“kiosk”) che illustrano, con testi, immagini
e video, le informazioni principali sui reperti esposti. Oltre ai sistemi interattivi delle Isole,
l’apparato multimediale del Museo comprende anche diverse realizzazioni non interattive integrate
nel percorso espositivo: ad esempio il piano B per far meglio apprezzare la maestosità delle
strutture templari che si ergevano in passato, sono stati realizzati video con le ipotesi ricostruttive in
3D. Alla già esaustiva esposizione di reperti monetali è stata aggiunta un’esposizione digitale con
didascalie accurate e, per gli esemplari più significativi, video contenenti scansioni 3D per
migliorarne la visibilità e dare l’opportunità di cogliere particolari decorativi che spesso passano
inosservati. Si trova inoltre un applicativo ludico-didattico, pensato per le fasce di utenza più
piccole d’età, che riguarda i Pinakes di Locri, composto da puzzle, ricoloritura e approfondimenti
ludico-didattici, che permettono di giocare con le tavolette votive e, allo stesso tempo, offre spunti
per approfondire le conoscenze sugli usi ed i significati di queste opere. Infine, sono state realizzate
una serie di ricostruzioni 3D finalizzate a comprendere alcuni aspetti della vita quotidiana
nell’antichità: una sala da banchetto della Casa del mosaico del Drago di Monasterace, una casa
trovata nel territorio di Taureana di Palmi (con un mosaico ricostruito ed integrato digitalmente) ed
una fornace appartenente al quartiere artigiano di Centocamere a Locri.
Tutti i particolari inseriti permettono al visitatore di comprendere quali fossero le tecniche
costruttive architettoniche, rendendo comprensibili gli usi e i costumi dell’epoca e, nel caso della
fornace, ad esempio quale fosse il processo di realizzazione del vasellame di pregio o di uso
quotidiano nell’antichità.
La digitalizzazione dei reperti dà la possibilità di mostrarne l’utilizzo pratico, così come è stato fatto
per la ricostruzione 3D della Coppa di Varapodio che è possibile ammirare in un video animato ed
in un video della scansione 3D.
La volontà di andare il più possibile incontro alle necessità dei visitatori e agevolare la fruizione dei
beni esposti trova ulteriore dimostrazione nei dispositivi che abbattono le barriere linguistiche,
come i tablet in lingua LIS distribuiti gratuitamente in biglietteria.
La VideoGuida LIS è stata prodotta dalla Direzione Generale per le Valorizzazioni del Patrimonio
Culturale del MiBACT, nell'ambito della realizzazione di progetti di sviluppo innovativo nel settore
audiovisivo e multimediale – Progetto accessibilità per ipovedenti e sordi, e promossa dalla
Soprintendenza Archeologia della Calabria. La VideoGuida LIS del Museo Archeologico Nazionale
di Reggio Calabria, permette, tramite un sistema multimediale, disponibile per diverse piattaforme
digitali, il superamento delle barriere percettive per i sordi, migliorando l'esperienza di visita del
nuovo allestimento del MArRC. I testi destinati alla traduzione nel linguaggio dei segni, per un
totale di 120 video, sono stati opportunamente adattati alla traduzione in LIS e derivano da quelli
originali, consegnati dagli archeologi che hanno collaborato all'allestimento del MArRC e
organizzati secondo i dettami dei progetti esecutivi dell'esposizione museale. La VideoGuida LIS è
disponibile su tre piattaforme digitali: integrata nelle isole espositive (sistemi multimediali touch
screen che compongono l'apparato multimediale del MArRC, già progettati e realizzati dalla
digi.Art per l'approfondimento delle informazioni sui reperti); installata su 20 tablet, messi a
disposizione dei visitatori sordi, presso il Bookshop del MArRC; fruibile tramite internet come Web
App da dispositivi mobile e pc.
Il MArC e la didattica
Un altro aspetto sempre più affinato ed attenzionato dal Museo è quello relativo alla didattica. Negli
ultimi anni infatti sono state elaborate numerose attività finalizzate ad avvicinare i più giovani alla
storia e all’archeologia del territorio calabrese. Sulla base delle esperienze pregresse, l’offerta
didattica oggi offre percorsi strutturati in base alle esigenze di apprendimento di ogni ordine
scolastico, approfondendo le tematiche principali delle diverse sezioni espositive. Il museo si
propone non solo come luogo della conoscenza, ma anche spazio di confronto e di sviluppo della
sensibilità, nel quale i bambini ed i ragazzi vengono stimolati a rielaborare personalmente i
contenuti loro trasmessi. Diversi sono anche i momenti di intrattenimento e coinvolgimento pensati
per bambini e ragazzi fuori dal contesto delle visite scolastiche: dagli accessi gratuiti, ai laboratori
con specifici programmi per le diverse età e momenti di incontro o eventi a tema, pensati in
occasione di ricorrenze come le festività natalizie o Hallowen.
Le iniziative del MArC
Innumerevoli sono invece le iniziative per il pubblico adulto, per specialisti e non del settore: al fine
di promuovere la cultura e avvicinare sempre più i cittadini all’arte e ai luoghi che la custodiscono,
vengono organizzati cicli seminariali, convegni e conferenze, non necessariamente incentrati su
temi di natura storico-archeologica. Sono inoltre pensate mostre ed esposizioni temporanee, nella
logica di collaborazione tra istituzioni pubbliche e tra pubblico e privato. Il MArRC ha organizzato
inoltre numerosi appuntamenti con protagonista la musica, dal jazz in terrazza al concerto d’archi,
alla musica etnica e popolare. L’idea di base è quella della condivisione culturale degli spazi, per
una interazione continua con il visitatore ed una presenza costante sul territorio che si esplica anche
nel coinvolgimento e la collaborazione con altri enti ed istituzioni.
Una simile politica al servizio dei visitatori ha certamente contribuito a consolidare l’immagine del
MArC e determinare un periodo di forte crescita. Il grafico, costruito sulla base dei dati annuali
forniti dall’sito dell'Ufficio Statistica del Mibact, mostra infatti un costante aumento dei visitatori
nell’ultimo quinquennio, trovando ulteriore conferma nei numeri finora noti per il 2019, per il quale
si parla di un incremento del 10% solo per il mese di agosto, che ha contato 48.846 visitatori.
Il MArC e la Riforma Franceschini
La riforma Franceschini ha dato vita al nuovo sistema museale nazionale, costituito dalla
Direzione Generale Musei, articolata sul territorio nazionale in 17 Poli Museali regionali, e da 32
istituti autonomi.
Tra i musei statali divenuti istituti autonomi rientra anche il Museo Archeologico di Reggio
Calabria.
La riforma ha determinato importanti cambiamenti nell’ambito dell’organizzazione interna dell’ente
museale, nonché nei rapporti con le soprintendenze.
Il museo è stato dotato di autonomia tecnico scientifica e svolge funzioni di tutela e valorizzazione.
È dotato di un proprio statuto, di un bilancio, un consiglio di amministrazione, un comitato
scientifico aperto anche alle amministrazioni locali e alla società civile ed un collegio dei revisori
dei conti. Inoltre, con la riforma i musei statali recuperano la responsabilità della progettazione
culturale.
Prima della riforma il museo era un ufficio incardinato alla Soprintendenza, senza dirigente e senza
alcuna autonomia. Soluzione quasi obbligata era l'affidamento all'esterno della gestione dei servizi
per il pubblico, inclusa l'organizzazione di mostre, con inevitabili proroghe di affidamento per
ritardi nel bandire le gare. Il MiBACT ha dettato nuove regole per l'affidamento dei servizi, grazie
ad un accordo con Consip spa, con l'obiettivo di assicurare trasparenza ed efficienza per
l'affidamento dei servizi – tra i quali l’attivazione di un sistema di biglietteria nazionale online - e
recuperare il ruolo centrale della pubblica amministrazione nella progettazione culturale e
scientifica, perché i bandi saranno predisposti su progetti elaborati dai musei e dai poli regionali.
Il nuovo direttore Carmelo Malacrino, come tutti i direttori dei 30 istituiti autonomi è stato
selezionato attraverso bandi internazionali ed una commissione.
I dati messi a disposizione dal MiBACT evidenziano dall’entrata in vigore della riforma, una
crescita del numero degli ingressi, che nel caso del Museo di Reggio, fino al 2017 è risultata
positiva, attestandosi intorno al +2,3%.

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