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CXVII

2016

«L’ERMA» di BRETSCHNEIDER
COPYRIGHT © 2017 by «L’ERMA» di BRETSCHNEIDER - ROMA
Via Cassiodoro, 11

Cura redazionale
Articoli
Daniele F. Maras

Bullettino della Commissione Archeologica Comunale di Roma. - N.S. 1


(1987/88)- . - Roma : «L’ERMA» di BRETSCHNEIDER, 1989- . - v. ; 29 cm.
- Annuale

ISSN 0392-7636
ISBN 978-88-913-1255-6

CDD 20. 930.1’05

Periodico: Autorizzazione Tribunale di Roma n. 523 del 24-10-1988


Relazioni
su scavi, trovamenti, restauri
in Roma e Suburbio

2013-2016
Prima parte*

Il presente numero è a cura di


Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali
Massimo Pentiricci (coord.), Laura Asor Rosa, Francesca de Caprariis, Maria Gabriella Cimino,
Massimiliano Munzi, Sabina Zeggio
con la collaborazione di Angela Miele

Soprintendenza Speciale Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Roma


Marina Piranomonte
con la collaborazione di Francesca De Cataldo

* I contributi relativi ai ritrovamenti nei Municipi da XIII a XV saranno pubblicati nel prossimo numero del Bullettino
260 Relazioni su scavi, trovamenti, restauri in Roma e Suburbio

travioletta. nikon eclipse e40, lampada a vapori di mercurio 50W,


con fotocamera digitale; fluorescenza a raggi X: tubo radiogeno eIS
Colle oppio - Sette Sale.
con tensione di 38 kV e 0,2 mA, collimatore di alluminio, rivelatore a
stato solido: sistema SDD (Silicon Drift Detector) con 150 eV di riso-
nuove indagini nel serbatoio
luzione energetica alla riga del manganese, multicanale MCA con 1024
canali.
delle Terme di Traiano
17
Cfr. Billi 2016
18
Cfr. al paragrafo 4 lo studio compiuto da M. L. Santarelli del Di-
partimento di Ingegneria Chimica Materiali Ambiente, Università di
Roma “Sapienza”, che ha indagato le forme di alterazione delle paste vi- Premessa
tree bianche, dimostrando che l’elevata percentuale di opacizzante nella
composizione vitrea originaria, collegata alla necessità di avere tessere più nell’ambito delle ricerche che la Sovrintendenza Capitoli-
bianche di quelle lapidee, ha determinato un’alterazione bruno verdastra na ha in corso sulle Terme di Traiano, volte ad una mag-
delle tessere stesse con conseguente alterazione di alcuni dei rapporti giore conoscenza del complesso termale, della sua architet-
cromatici della figurazione.
19
Le campiture dipinte dello strato di allettamento sono state oggetto tura e del suo funzionamento, è stato intrapreso uno studio
di indagini scientifiche a cura della società emmebi s.r.l. che ha esamina- sugli impianti tecnici delle Terme, ricostruendo i percorsi
to i pigmenti con la fluorescenza a raggi X, osservando la presenza di idrici di adduzione e smaltimento delle acque necessarie al
blu egizio, minio, malachite, pigmenti a base di Pb e terre varie. Le ste- complesso termale1. Si è quindi deciso di intraprendere
sure di colore sono chiaramente ad affresco.
20
Per i quali cfr. paragrafo 4. nuove indagini all’interno delle Sette Sale, il monumentale
21
Volpe 2010. serbatoio posto a ne delle terme stesse, in quanto punto di
22
23
Per una descrizione dei ritrovamenti cfr. Caruso et al. 2010. origine di tutti i percorsi di adduzione. Si presentano quin-
L’attacco biologico da batteri e funghi aveva provocato la forma- di di seguito i risultati di tali indagini, effettuate con il sup-
zione di patine colorate nelle murature e sugli strati preparatori ed era
diffuso sulla superficie musiva conseguentemente alle mutate condizio- porto degli speleologi dell’Associazione Roma Sotterranea,
ni ambientali in cui il manufatto si era venuto a trovare. Le efflore- grazie ai quali è stato possibile accedere ed operare in sicu-
scenze saline si erano riscontrate dopo un periodo di circa tre mesi dal rezza all’interno degli ambienti, attualmente in non buone
rinvenimento dei frammenti ed erano uniformemente diffuse su tutta condizioni di conservazione, dovute al deterioramento e alla
la superficie, con alcuni spot di maggiore evidenza. La causa principale
del degrado dell’ambiente ipogeo è da attribuirsi al cambiamento dei scarsa impermeabilizzazione degli interventi di restauro del-
valori di umidità relativa e temperatura verificatosi a seguito della sco- le coperture effettuati negli anni Settanta del Ventesimo se-
perta e del procedere degli scavi archeologici. Tali fattori avevano inne- colo2. Si spera che tali indagini costituiscano solo il primo
scato fenomeni alterativi quali risalita di sali per capillarità dalla super-
ficie muraria a causa delle nuove condizioni o colonizzazione da parte
passo verso uno studio globale e completo delle Sette Sale,
di organismi biodeteriogeni (dalle analisi di laboratorio effettuate è le cui imponenti dimensioni ne fanno uno dei monumenti
emersa la presenza di due tipologie di alghe e di una colonia fungina). più originali e suggestivi di Roma - anche se poco cono-
Il terreno di riempimento a contatto con la superficie dell’opera può sciuto per la sua marginalità rispetto al Parco del Colle op-
essere distinto in due matrici: una terrosa, disgregata e pulverulenta, ed
una invece argillosa e compatta. Quest’ultima ha creato gravi danni,
pio - ma ne rendono tuttavia anche complesso, impegnati-
poiché insieme alla terra si è insinuata in tutti gli interstizi tra le tesse- vo e soprattutto molto oneroso quello che dovrebbe essere
re, colmandoli completamente e sostituendosi alla malta interstiziale. l’intervento di risanamento e restauro, ormai difficilmente
Chiaramente, se da una parte questa presenza ha garantito un “soste- procrastinabile senza rischiare la perdita dell’integrità del
gno” alle tessere stesse, dall’altra, a causa della sua igroscopicità e della
presenza di ossidi (propri di molti terreni), ha macchiato a volte inde-
monumento.
lebilmente la malta di allettamento e l’ha impoverita bagnandone la
superficie in modo continuativo nel tempo. Rita Volpe

1. Colle oppio - Sette Sale. Serbatoio delle Terme di Traiano, veduta della facciata occidentale (foto e. Santucci).
Regione III 261

zione all’interno di condotti, principalmente voltati a cap-


puccina, o in canalette realizzate con laterizi, oppure
all’interno di riseghe murarie predisposte al loro alloggia-
mento, nascoste alla vista dei fruitori.

Le Sette Sale
Il serbatoio delle Terme di Traiano, noto con il nome
di Sette Sale (fig. 1), è stato in passato oggetto di cam-
pagne di scavo che hanno chiarito solo in parte le carat-
teristiche tecniche dell’edificio e il suo rapporto con il
complesso termale5. L’edificio (fig. 2) presenta una pian-
ta di m 50 x 60 ca. ed è costituito da tre livelli: un pri-
mo livello caratterizzato da gallerie di sostruzione; un
secondo livello, con nove camere parallele voltate a botte
costituiva il serbatoio vero e proprio; un terzo livello, sul
quale già in età traianea fu realizzata una domus e che fu
oggetto di sostanziali rifacimenti e ampliamenti in epo-
che successive6.
nonostante l’orientamento n-S del serbatoio differisca
da quello delle Terme, la datazione traianea dell’edificio è
stata già da tempo dimostrata dai numerosi laterizi bollati
rinvenuti in opera nelle murature7.
Il lato orientale dell’edificio, caratterizzato da un anda-
mento curvilineo, è parzialmente incassato nel terreno8 e
oggi, come in epoca romana, il livello di calpestio da que-
sto lato è più alto di quello occidentale di m 7,60 ca.9
(fig. 3). La facciata o, l’unica ad essere completamente
fuori terra, è caratterizzata da due livelli di nicchie sovrap-
2. Colle oppio - Sette Sale. Pianta: 1) scale di accesso; 2) immissione di poste, che avevano anche funzione di contrafforte per
epoca successiva; 3) immissione di epoca traianea e impronta della lastra contrastare la spinta dell’acqua. Le nicchie del primo livel-
metallica; 4) scasso pavimentale; 5) tracce del getto di immissione; 6) tracce
del percorso dell’acqua; 7) impronte dei “calici” di piombo; 8) ambienti
lo sono alternativamente rettangolari con volta a botte e
di servizio per la gestione dei flussi idrici (elab. da De Fine Licht 1983). semicircolari coperte da una semicupola; nelle prime si
aprivano i vani di accesso alle gallerie di sostruzione. Que-
ste, ugualmente caratterizzate da volte a botte, servivano
Gli impianti tecnici in edifici termali ad innalzare il fondo della conserva per ottenere la corret-
ta quota idraulica che potesse garantire l’alimentazione
nelle Terme di Traiano, come in ogni edificio termale, delle Terme10. Il secondo livello della facciata presentava
una corretta progettazione dei sistemi di distribuzione nicchie uguali tra loro coperte da volte a botte, e con
idrica e degli impianti tecnici era una condizione indi- grandi finestre per l’aerazione della conserva.
spensabile. Per impianti tecnici si intende l’insieme dei All’interno, nove camere parallele, comunicanti tra loro
percorsi idrici di adduzione e smaltimento, l’impianto ter- attraverso passaggi sfalsati, ospitavano la riserva idrica del-
mico per il riscaldamento delle sale e delle vasche e il va- le terme. Questi ambienti, alti m 6,40 ca., presentano una
sto sistema di condotti e gallerie di servizio che formava- lunghezza variabile tra m 29,50 e m 39,90, a causa della
no una rete sotterranea deputata sia all’alloggiamento conformazione curvilinea del lato orientale11. Il fondo del
degli impianti che al transito del personale per le opera- serbatoio è costituito da uno spesso strato di cocciopesto e
zioni di ispezione, gestione e manutenzione3. Il sistema di un tenace intonaco impermeabilizzante riveste completa-
adduzione era costituito da fistule di piombo destinate a mente le superfici murarie12. Lungo gli spigoli interni, sia
rifornire numerose utenze con un continuo flusso idrico, parietali che pavimentali, sono presenti cordoli, realizzati
tra cui piscine, vasche termali, getti d’acqua e fontane or- allo scopo di limitare fessurazioni e conseguenti infiltra-
namentali. Le fistule erano necessariamente connesse con zioni d’acqua nei punti di ammorsamento della muratura,
uno o più serbatoi. L’acqua passava dalle vaste camere di potenzialmente più fragili. Sul lato orientale, la conserva
accumulo all’impianto di distribuzione, costituito da tubi era dotata di due ingressi con scale in muratura, che per-
in pressione, attraverso vani di servizio, o camere di ma- mettevano l’accesso all’interno per le operazioni di manu-
novra, sempre presenti accanto ai serbatoi. In questi vani tenzione e pulizia (figg. 2 e 3, n. 1); l’accesso attuale av-
tecnici erano alloggiate valvole di bronzo innestate sui viene attraverso uno di questi ingressi, quello più a n,
tubi4, che permettevano l’interruzione e la regolazione dei attraverso una moderna scala metallica.
flussi idrici di mandata. Dalle camere di manovra avevano Le recenti indagini condotte all’interno delle Sette Sale
origine grandi gallerie adduttrici transitabili, generalmente hanno permesso di osservare e interpretare alcune tracce
sotterranee, che ospitavano le tubazioni principali. A que- che forniscono nuovi dati per la comprensione del monu-
ste erano connesse fistule di alimentazione di diametro mento. La capacità della conserva, già calcolata in passato,
minore, destinate a raggiungere i diversi punti di eroga- è stata verificata misurando l’impronta lasciata dall’acqua
262 Relazioni su scavi, trovamenti, restauri in Roma e Suburbio

3. Colle oppio - Sette Sale. Sezione e-o in corrispondenza della terza navata da n: 1) scala di accesso settentrionale; 7) impronta del “calice” di piombo; 8)
ambienti di servizio per la gestione dei flussi idrici (elab. da De Fine Licht 1983).

sulle pareti, corrispondente al livello di massimo riempi- possibile riconoscere l’impronta lasciata dall’asportazione
mento13. La capacità complessiva doveva superare di poco di un elemento rettangolare che occupava la porzione
m3 6000, pari ad oltre sei milioni di litri. è da considerare compresa tra il profilo inferiore dell’apertura e l’inizio del-
che per il riempimento della sola natatio delle Terme di lo strato d’intonaco idraulico della conserva, elemento ca-
Traiano erano necessari circa m3 4700. La quota di fondo ratterizzato da spigoli dal profilo visibilmente arrotondato
del serbatoio14 risulta più alta di m 3,80 ca. rispetto al pia- (fig. 5). Sono inoltre riconoscibili alcuni perni metallici,
no pavimentale delle terme15, ne consegue che l’impianto ancora inseriti nella muratura, che avevano la funzione di
di adduzione idrica avrebbe avuto pressione sufficiente per sostenere la lastra, realizzata probabilmente in piombo o
alimentare le utenze dell’edificio termale anche con un li- in bronzo, ancorandola saldamente alla parete sottostante.
vello minimo d'acqua all'interno del serbatoio. La lastra aveva evidentemente funzione di protezione della
superficie muraria nel delicato punto in cui avveniva l’im-
Il sistema di adduzione missione di un copioso getto d’acqua.
La seconda evidenza è costituita da un sottostante scasso
Un importante dato emerso dalle indagini è stato il ri- rettangolare (figg. 2, n. 4; 5 a), che occupa l’intera larghez-
conoscimento delle tracce dell’originario sistema di rifor- za della navata e ha una lunghezza di m 2,50 ca. osservan-
nimento idrico del serbatoio. In un’epoca successiva a do le caratteristiche di questo scasso si riconoscono chiare
quella traianea, come noto, l’acquedotto raggiungeva la tracce di asportazione: l’intonaco idraulico delle pareti è in-
conserva in corrispondenza dell’angolo ne (fig. 2, n. 2). tenzionalmente interrotto in corrispondenza della linea su-
Questo è facilmente desumibile dalle evidenti tracce pre- periore della lacuna, lasciando a vista la cortina laterizia re-
senti nell’ambiente più settentrionale, quali uno spesso trostante; il pavimento in cocciopesto presenta segni di
strato di incrostazioni calcaree che nel tempo ha acquisito scalpellatura nella porzione più vicina allo scasso. All’inter-
una conformazione “a cascata” (fig. 4 a). Le tracce dello no dell’invaso, in cui si accumula acqua per la presenza del
speco di immissione rinvenute in questo punto negli scavi massetto in cocciopesto, sono ancora visibili alcuni grandi
del 1981 sono infatti interpretabili come un rifacimento frammenti di travertino. Tali evidenze permettono di ipo-
dell’impianto16. tizzare che in questo punto sia stata asportata una pavimen-
Per quanto concerne l’originario sistema di rifornimento tazione composta da grandi lastre di travertino, di almeno
è stato possibile individuare, con grande margine di cer- cm 20 di spessore18. La pavimentazione, inserita apposita-
tezza, il punto in cui avveniva il riempimento del serbato- mente in corrispondenza del punto di caduta dell’acqua,
io in età traianea: l’acqua veniva immessa attraverso la aveva evidentemente la funzione di proteggere il cocciope-
grande apertura situata in corrispondenza della navata sto pavimentale dalla potenza del getto, proveniente da no-
centrale, lungo il lato orientale della conserva (fig. 4 b). tevole altezza (m 4,80 ca.). Questo avrebbe potuto danneg-
Le evidenze riscontrabili a sostegno di questa interpreta- giare il fondo del serbatoio durante le fasi di riempimento
zione sono le seguenti. La prima consiste nella traccia in seguito alle operazioni di manutenzione. Il serbatoio era
dell’alloggiamento di un elemento sottile, probabilmente stato quindi progettato per sostenere nel tempo, in modo
una piastra metallica, collocata a protezione della parete al ottimale, fasi alterne di riempimento e svuotamento.
di sotto della grande apertura, l’unica caratterizzata da Una terza evidenza conferma che il serbatoio non sia sta-
una luce così ampia17 (fig. 2, n. 3). In questo punto è to solamente progettato per ospitare il getto di erogazione
Regione III 263

4. Colle oppio - Sette Sale. Interno del serbatoio: a) navata n, incrostazioni calcaree sulla parete e, traccia dell’adduzione di epoca successiva; b) navata centrale,
vista verso la grande apertura della parete orientale, punto di adduzione di epoca traianea (foto e. Santucci).

5. Colle oppio - Sette Sale. Interno del serbatoio, parete e della navata centrale: a) evidenze connesse all’originario sistema di immissione dell’acqua, in alto
l’impronta della lastra metallica, in basso lo scasso lasciato dall’asportazione di una pavimentazione in travertino; b) impronta della lastra metallica (evidenziata
con il tratteggio) posta a protezione della parete, nel punto in cui avveniva l’immissione dell’acqua. In evidenza i perni di ancoraggio (foto ed elab. e. Santucci).

nella navata centrale, ma che questa abbia effettivamente va aumentare per entrare nell’ambiente limitrofo, sono
funzionato per un lungo periodo di tempo. osservando la presenti numerosi depositi dal profilo allungato, disposti
superficie delle pareti, in prossimità dell’immissione, è orizzontalmente (fig. 6 c, parte destra). Le pareti laterali
possibile riscontrare la presenza di incrostazioni calcaree, il del vano, dove il flusso idrico doveva urtare continuamen-
cui andamento mostra con buona approssimazione quale te durante il suo scorrimento, sono caratterizzate da grossi
fosse il movimento dell’acqua all’interno della conserva19 depositi a grappolo, presenti in modo omogeneo su tutta
(fig. 6). la superficie (fig. 6 c, parte sinistra; d). Superato il passag-
La conformazione curvilinea dei depositi sulla parete S gio, nella navata contigua, i depositi scompaiono progres-
(fig. 2, n. 5) corrisponde all’impronta lasciata da un co- sivamente, testimoniando il rallentamento del flusso (fig.
stante moto circolare dell’acqua, causato da un poderoso 6 e). Lo stesso tipo di incrostazioni è presente nel primo
getto proveniente dall’alto, che dopo la caduta verticale vano di collegamento verso la navata S e in altri punti
risaliva depositando sulle pareti incrostazioni con anda- della conserva. In corrispondenza di uno dei tubi che per-
mento inclinato (fig. 6 a). Sulle pareti del vano di collega- mettevano l’uscita dell’acqua dal serbatoio, le incrostazioni
mento con la navata contigua settentrionale sono visibili presenti hanno un andamento obliquo, inclinato in dire-
altre incrostazioni, che suggeriscono il percorso dell’acqua zione del foro di uscita (fig. 6 f ). L’acqua ci ha così lascia-
(fig. 6 b). In corrispondenza dello spigolo curvo del vano to una testimonianza del suo passaggio, disegnando sulle
di passaggio (fig. 2, n. 6), dove la velocità del flusso dove- pareti della conserva una traccia del suo percorso.
264 Relazioni su scavi, trovamenti, restauri in Roma e Suburbio

6. Colle oppio - Sette Sale. Interno del serbatoio. Incrostazioni calcaree che suggeriscono il moto dell’acqua all’interno della conserva: a) navata centrale, parete
S in prossimità dell’adduzione, in evidenza l’andamento curvilineo; b) navata centrale, vano di passaggio n in prossimità dell’adduzione; c) dettaglio della foto
precedente, concrezioni calcaree in corrispondenza dello spigolo murario, in evidenza l’andamento allungato orizzontale; d) vano di passaggio, porzione centrale,
concrezioni calcaree a grappolo; e) vano di passaggio, angolo della navata a n di quella centrale; rallentamento del flusso e scomparsa delle concrezioni; f ) terza
navata, tracce del movimento dell’acqua verso uno dei tubi di uscita del serbatoio (foto e. Santucci).

Allo stato attuale delle conoscenze non possiamo stabilire (le arcate di un acquedotto?), che raggiungono la conser-
con certezza quale fosse il sistema utilizzato per l’immissio- va proprio in corrispondenza dell’angolo Se23.
ne idrica, se l’acqua entrasse nel serbatoio a caduta da uno
speco in cui lo scorrimento avveniva a pelo libero o se vi Fistule plumbee e “calici”
fosse la presenza di una fistula plumbea in pressione o se
l’acqua fuoriuscisse da una bocca di erogazione, ma l’osser- Altre evidenze, riscontrate nelle recenti indagini sia all’in-
vazione delle evidenze citate permette di estrapolare alcuni terno che all’esterno del serbatoio, sono le impronte delle fi-
dati utili per formulare ipotesi, ancora in corso di studio. stule plumbee, originariamente collocate lungo il lato occi-
dentale della conserva, con lo scopo di alimentare tutte le
Pirro Ligorio e l’Anonimo di Destailleur utenze presenti nelle terme. L’impianto di adduzione, nel
progetto originario, fu predisposto inserendo 15 tubi in usci-
Altre osservazioni scaturiscono dall’analisi di due dise- ta dal serbatoio, con due tubi in corrispondenza delle nicchie
gni delle Sette Sale della seconda metà del Cinquecento. rettangolari e un singolo tubo in quelle semicircolari, proba-
nel primo, di Pirro Ligorio20 (fig. 7 a), il canale di un bilmente non tutti progettati con la medesima funzione.
acquedotto raggiunge la facciata orientale proprio in cor- non essendo stati trovati gli scarichi di troppopieno, elemen-
rispondenza della navata centrale. Lo speco, proveniente ti fondamentali che consentono di mantenere costante il li-
da Se e dotato di una notevole ampiezza, si dirige verso vello massimo del serbatoio immettendo l’acqua in eccesso in
la nicchia semicircolare limitrofa a quella centrale, e una un sistema di smaltimento, alcuni di essi potrebbero essere
volta raggiunta, dopo una piega a gomito e un’ampia interpretati come tali, mentre gli altri avevano la funzione di
curvatura, entra in quella centrale, la riempie, e da qui tubi principali di mandata. Lungo la facciata esterna, incavi
riversa le proprie acque nella conserva. non sappiamo verticali ricavati nella muratura permettevano ai tubi di scen-
quanto egli vide realmente o quanto ricostruì in base a dere al livello inferiore ed entrare nella grande galleria di ser-
ipotesi personali. Un’indagine approfondita in questo vizio sotterranea, che si sviluppa parallelamente al fronte oc-
punto potrebbe mostrare altre evidenze per dimostrare cidentale24. Probabilmente la camera di manovra, destinata
l’effettiva presenza di uno speco proveniente da Se21. Un alla regolazione dei flussi in uscita dal serbatoio, corrisponde-
secondo disegno di autore anonimo, facente parte del va allo spazio antistante le nicchie stesse (figg. 2 e 3, n. 8),
Codice Destailleur 22 (fig. 7 b), mostra la presenza di un’area di servizio caratterizzata da un passaggio coperto,
strutture murarie che sembrano corrispondere a piloni come testimoniano i fori di spoliazione visibili tra una nic-
Regione III 265

7. Colle oppio - Sette Sale. Planimetria della cisterna nei disegni di a) Pirro Ligorio (Cod. Ottob. Lat. 3373); b) Anonimo di Destailleur (Census 50742).

8. Colle oppio - Sette Sale. Tracce dell’asportazione delle fistule plumbee in uscita dal serbatoio e delle lastre di piombo di ancoraggio e di protezione dei giunti:
a) traccia della fistula n della terza navata; b) traccia della fistula n della settima navata; c) schizzo raffigurante il “calice” di piombo (foto, elab. e dis. e. Santucci).

chia e l’altra, nella porzione centrale25. La funzione di servi- Abbreviazioni Bibliografiche


zio di quest’area è avvalorata dalla presenza delle ampie galle-
rie, che potevano assolvere la funzione di magazzini o officine Carboni 2003 F. Carboni, Scavi all’esedra nord-orienta-
plumbarie, collocate negli ambienti di sostruzione del serba- le delle Terme di Traiano, in BCom, CIV,
toio e accessibili da questo spazio di servizio26. 2003, pp. 76-80.
Castagnoli 1956 F. Castagnoli, Le “Sette Sale” cisterna
nel corso del tempo furono apportate numerose modi- delle Terme di Traiano, in ArchCl, VIII,
fiche all’impianto di adduzione, visibili oggi all’interno 1956, pp. 53-55.
del serbatoio. Molte delle fistule predisposte nella fase ori- Cozza 1976 L. Cozza, I recenti scavi delle Sette Sale,
in RendPontAcc, 55, 1976, pp. 79-101.
ginaria furono rimosse, e i fori di uscita tamponati27. Solo De Fine Licht 1983 K. De Fine Licht, Scavi alle Sette Sale,
alcune furono mantenute in uso, in corrispondenza delle in AnalRomInstDanici, Suppl. X, 1983,
quali, in alcuni casi, sono visibili tracce del sistema origi- pp. 186-202.
nario utilizzato per convogliare le acque dagli ambienti De Fine Licht 1990 K. De Fine Licht, Sette Sale. Untersu-
chungen an den Trajansthermen zu Rom,
del serbatoio all’impianto di distribuzione, costituito da in AnalRomInstDanici, Suppl. XIX,
tubazioni in pressione. Furono messi in opera “calici” di Roma 1990.
piombo (figg. 2, 3, n. 7, 8), costituiti da una piastra ret- Garbrecht, Manderscheid G. Garbrecht, H. Manderscheid, Die
tangolare saldata al lembo iniziale della fistula, dotata di 1994 Wasserbewirtschaftung römischer Thermen,
(Tecnnische Universistät Braunschweig
perni metallici e dentelli per essere ancorata saldamente 118), Braunschweig 1994.
alla muratura e alla malta, i cui bordi erano poi rivestiti Lanciani 1880 R. Lanciani, Topografia di Roma antica.
di intonaco idraulico28. La messa in opera di questo siste- I comentarii di Frontino intorno le acque
ma serviva ad eliminare il rischio di infiltrazioni nei giun- e gli aquedotti. Silloge epigrafica aquaria,
Roma 1880.
ti tra le fistule di piombo e la muratura in laterizio. Tale Lombardi, Corazza 1995 L. Lombardi, A. Corazza, Le Terme di
sistema denota ancora una volta l’attenzione con cui fu Caracalla, Roma 1995.
progettato l’impianto, destinato a durare nel tempo, limi- Lombardi, Santucci 2015 L. Lombardi, e. Santucci, Gli impian-
tando al minimo potenziali danni alle strutture e conse- ti tecnici delle Terme di Diocleziano, in
R. Friggeri, M. Magnani Cianetti (a
guenti interventi di manutenzione. cura di), Le Terme di Diocleziano. La
Certosa di Santa Maria degli Angeli, Mi-
elettra Santucci lano 2015, pp. 76-103.
266 Relazioni su scavi, trovamenti, restauri in Roma e Suburbio

Pace 1983 P. Pace, Acquedotti di Roma e il De calcoli attuali dovrebbe essere ridimensionato: Cozza 1976, p. 79, nota 6.
aquaeductu di Frontino, Roma 1983 Il volume è stato ricalcolato in base alle misure ricavate dalla pianta di De
(rist. Roma 2010). Fine Licht (De Fine Licht 1990, p. 31, fig. 34), mentre l’altezza del li-
Ricciardi, Scrinari 1996 M. A. Ricciardi, V. S. M. Scrinari, vello massimo, di m 3,65 ca., è stata misurata in corrispondenza della sca-
La civiltà dell’acqua in Ostia Antica, la di accesso.
14
Roma 1996. Pari a m 51 ca. s.l.m. nel punto più basso, quello più vicino alle
Schich 2010 M. Schich, L’immagine delle Terme di fistule di mandata. La pendenza del fondo del serbatoio è da e verso o,
Traiano nel Codice Destailleur e in altre la differenza di quota è di cm 14 ca.: De Fine Licht 1990, p. 36.
15
vedute d’epoca, in BCom, CXI, 2010, Lo scavo effettuato presso l’esedra nord-orientale delle terme (Carboni
pp. 339-352. 2003) ha restituito le quote del livello pavimentale in questo punto, pari a m
Volpe 2000 R. Volpe, La domus delle Sette Sale, in 47,67 s.l.m., quota riferibile ad un rifacimento della pavimentazione. Il livello
Aurea Roma. Dalla città pagana alla città pavimentale di età traianea è stato rinvenuto cm 30 più in basso, ad una
cristiana (catalogo della mostra), Roma quota di m 47,37 s.l.m. De Fine Licht riporta una quota pavimentale delle
2000, pp. 159-160. terme pari a m 47,20 s.l.m.: De Fine Licht 1990.
16
Volpe 2016 R. Volpe, Acqua alla Meta di Augusto, Per mettere in opera il canale è stato tagliato lo spigolo dello sperone a
in Le regole del gioco. Tracce, archeologi, n dell’apertura attraverso la quale è stata realizzata la nuova immissione. De
racconti. Studi in onore di Clementina Fine Licht afferma che tale rifacimento fu probabilmente realizzato in età
Panella, VI, Roma 2016, pp. 509-519. tardo-antica: De Fine Licht 1983, pp. 185 e 188, fig. 2. Per quanto riguar-
Volpe, Geri 2011 R. Volpe, M. Geri, Horreum delle Sette da il sistema di immissione originale, egli scrive che le ricerche effettuate non
Sale (poster), in “Ricerche in corso sui hanno potuto chiarire questo aspetto e che la conserva potrebbe aver avuto
magazzini romani. Roma - Ostia – Por- più punti di immissione: De Fine Licht 1983, p. 188.
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tus” (Incontro di studio, Roma, 13-15 L’apertura centrale è larga m 2,74, tutte le altre m 1,72-1,78 (Id.
aprile 2011), Roma 2011 (visibile su 1990, p. 36).
http://www.entrepotsnr.efa.gr/sitefiles/files/ 18
La superficie superiore delle lastre doveva avere la medesima quota
roma_042011/5.%20PoSTeR/4.Roma/ del pavimento in cocciopesto.
Volpe-Geri/Poster.pdf). 19
Le incrostazioni calcaree, causate da depositi di carbonato di calcio,
Volpe, Parisi 2009 R. Volpe, A. Parisi, Alla ricerca di una aumentano in presenza di moti d’acqua. Questa è la ragione per cui in
scoperta: Felice de Fredis e il luogo di ri- corrispondenza del canale di adduzione nella navata n, oltre alle incro-
trovamento del Laocoonte, in BCom, CX, stazioni caratterizzate da un andamento “a cascata”, è presente anche uno
2009, pp. 81-109. spesso strato di depositi sulla parete contrapposta, formatosi a causa
dell’urto del flusso idrico contro la vicina superficie muraria. osservazio-
ni sulle concrezioni sono in Garbrecht, Manderscheid 1994, pp.
Note 144-153.
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Disegno di Pirro Ligorio, pianta e prospetto delle Sette Sale, secon-
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Lo studio, iniziato ad aprile 2015 su iniziativa della Sovrintendenza da metà del XVI secolo: De Fine Licht 1983, p. 202, fig. 20; Cod.
Capitolina e di chi scrive, è condotto da Leonardo Lombardi ed elettra Ottob. Lat. 3373, fol. 7v e 8r.
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Santucci, con il contributo tecnico operativo degli operatori di Roma I risultati di alcuni saggi in corrispondenza delle aperture delle
Sotterranea. I primi risultati sono stati presentati nel corso della giornata aperture della facciata orientale sono in Garbrecht, Manderscheid
di studi “Terme di Traiano sopra e sotto”, tenuta presso l’Auditorium 1994, pp. 134-140. Per un’ipotesi sul percorso degli acquedotti che po-
dell’Ara Pacis il 7 giugno 2016. tevano alimentare le Sette Sale: Volpe 2016.
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Cozza 1976. Disegno del cd. Anonimo di Destailleur, pianta delle Sette Sale, se-
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Studi analoghi sono stati condotti nelle Terme di Caracalla (Lom- conda metà del XVI secolo: Anonymous Destailleur “D” 1, Census
bardi, Corazza 1995) e recentemente nelle Terme di Diocleziano 50742, Berlin, SMBPK, Kunstbibl., inv. HdZ 4151, fol. 021 v. Per uno
(Lombardi, Santucci 2015). studio sui disegni del Codice Destailleur riguardanti le Terme di Traiano:
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Il rinvenimento di questi elementi di bronzo è molto raro, poiché essi, Schich 2010.
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come le fistule di piombo, furono oggetto di asportazioni per il riutilizzo L’esistenza di un acquedotto proveniente da questa direzione
dei metalli, avvenute in ogni epoca. Un fortuito ritrovamento, avvenuto non è da escludere a priori; in via ipotetica, la presenza di un castel-
ad ostia Antica presso le Terme di nettuno, ha permesso di recuperare lo di distribuzione intermedio, collocato sul percorso dell’acquedotto,
una tubazione in piombo ancora saldata alla grande valvola di bronzo che non ne avrebbe modificato il percorso principale e una derivazione
permetteva l’interruzione del flusso: Ricciardi, Scrinari 1996. secondaria giustificherebbe il canale proveniente da Se. Purtroppo
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Per una descrizione approfondita del monumento e i risultati emersi l’assenza di evidenze in questo settore non permette di trarre alcuna
dalle campagne di scavo: Castagnoli 1956; Cozza 1976; De Fine conclusione.
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Licht 1983; Id. 1990. La grande galleria adduttrice di collegamento tra il serbatoio e l’edi-
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Cfr. da ultimo Volpe 2000. ficio termale, in questo punto alta e larga m 2,35, è stata rinvenuta an-
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Per i bolli laterizi cfr. Castagnoli 1956 e Cozza 1976. Inoltre, il che presso l’esedra nord-orientale delle terme: Carboni 2003. Per le no-
sistema costruttivo utilizzato nelle volte delle gallerie è caratterizzato da tizie riguardanti gli scavi effettuati in corrispondenza della facciata
gettate cementizie su doppio guscio di mattoni (cfr. Cozza 1976, p. 90, occidentale delle Sette Sale: De Fine Licht 1983; Id. 1990.
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nota 19), sistema riscontrabile in altre realizzazioni coeve, tra cui la I fori costituiscono probabilmente la traccia dell’alloggiamento di
grande galleria di servizio sotterranea di collegamento tra il serbatoio e mensole in travertino che sostenevano un solaio: De Fine Licht 1990 e
l’edificio termale. Volpe, Geri 2011, in cui l’edificio ad o delle Sette Sale è stato inter-
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Per una sezione esplicativa sulle variazioni di livello succedutesi nel pretato come horreum.
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tempo a e delle Sette Sale, nella zona delle Mura Serviane: Volpe, Pari- L’unico ambiente finora indagato corrisponde all’ultima galleria me-
si 2009, p. 101, fig. 18. ridionale delle Sette Sale, oggetto di scavo negli anni Sessanta, dove è
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La quota di calpestio antica del lato orientale, che coincide con stato rinvenuto un ninfeo con nicchie appartenente a edifici precedenti
quella attuale, è di m 55,40 ca. s.l.m., quella occidentale era di m 47,80 la costruzione del serbatoio, forse pertinenti alla Domus Aurea neroniana:
s.l.m. Per una sezione schematica di confronto tra le Sette Sale e le Ter- Cozza 1976, pp. 85-91.
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me di Traiano: De Fine Licht 1990, p. 48, fig. 58. Molte uscite non più visibili all’interno del serbatoio, poiché tam-
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Queste gallerie, note dalle descrizioni di Ligorio, Ficoroni e Venuti, ponate, presentano ancora il foro di alloggiamento della fistula, visibile
sono state riscoperte durante le campagne di scavo degli anni Sessanta e sulla facciata esterna.
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Settanta del Comune di Roma: Cozza 1956, pp. 85-91. Alcuni elementi simili sono stati rinvenuti ad ostia Antica e sono
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La lunghezza interna minima è di m 29,50 (100 piedi romani), oggi conservati nei magazzini del Capitolium. Questi si differenziano
quella massima di m 39,90 (135 piedi), la larghezza delle navate varia da dai calici descritti da Frontino posti in opera nei castella alimentati da
m 5,18 a m 5,25 (17 ½ piedi); lo spessore dei muri è di m 1,18 (4 un acquedotto, da cui avevano origine le tubazioni destinate a utenze
piedi). Le aperture di collegamento tra le navate sono alte m 2,20 e lar- specifiche. A causa della necessità di ottenere portate predefinite e per
ghe m 1,77 (6 piedi): cfr. De Fine Licht 1990, pp. 28-29. evitare frodi, questi elementi erano realizzati in bronzo, e solo al di
12 fuori del castellum erano collegati a tubazioni plumbee. Per una descri-
L’intonaco impermeabilizzante delle pareti è composto da due strati,
quello inferiore spesso cm 5 ca., quello superiore cm 3. zione dei calici utilizzati per il prelievo da un castellum alimentato da
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Cozza riporta una capacità di 8.165.000 litri, valore che in base ai un acquedotto: Pace 1983, pp. 37-40.

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