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LA TECNOLOGIA NELLA CULTURA DEL RESTAURO
CONSERVATIVO
1
Le evaporati si generano per progressiva precipitazione di minerali in bacini salati che si stanno prosciugando.
2
Turco, T., Il Gesso, lavorazione trasformazione impieghi, seconda edizione ampliata, Hoepli, Milano, 1990, p. 533
Grazie a questi suoi pregi un tempo era molto usato per la costruzione di soffitti come i plafoni o i soffitti di gesso del
Basso Monferrato 3, quest’ultimi addirittura con funzione portante nonostante la fama del gesso di materiale poco
resistente.
L’importanza del gesso si mantiene in ogni periodo storico e nel XVIII secolo è tale da meritarsi diverse pagine sull’
Encyclopedie di Diderot e D’Alambert e da scatenare, con la rivoluzione industriale, una corsa alla creazione di diversi
tipi di forni di nuova concezione per ottimizzarne la cottura. E’ proprio a questo periodo che risale il decadimento
dell’uso del materiale gesso.
I manufatti realizzati nel XX secolo hanno infatti dimostrato resistenza molto più scarsa di quelli antichi , e questa
peculiarità ha spinto il Prof. Gian Luigi Nicola a realizzare, durante i corsi estivi 4 dell’Accademia Albertina di Belle
Arti, una ricostruzione storica della cottura del gesso affinché fossero successivamente condotte delle analisi per
verificare se vi fosse una differenza intrinseca tra il minerale cotto all’antica (tradizionale) e quello cotto in modo
moderno (industriale).
La ricostruzione è stata eseguita avvalendosi delle illustrazioni dell’ Encyclopedie e delle testimonianze orali degli
ultimi artigiani che avevano ancora cotto in modo tradizionale il gesso nella prima metà del XX secolo. Sono stati
condotti test preliminari durante il corso estivo e successive analisi approfondite dall’Arch. Lisa Accurti e dai Proff.
Giulia Baronio, Giacomo Chiari, Marino Giordani e Tiziano Mannoni gli studi hanno evidenziato delle profonde
differenze tra il gesso “industriale” e quello “tradizionale”.
Per motivi economici i forni industriali hanno tempi di cottura ridotti (2-3 ore contro le 18-24 delle fornaci tradizionali),
mentre l’aumento di temperatura garantisce il necessario apporto energetico. In questa situazione i cristalli dei nuovi
minerali che si stanno formando non hanno il tempo per crescere in modo ordinato, e si ottiene quindi una polvere
microcristallina mentre nella cottura tradizionale i cristalli erano ben più grandi. I cristalli di grandi dimensioni dopo la
presa danno origine a strutture più compatte che presentano una minore superficie esposta all’acqua risultando in
definitiva di più lenta dissoluzione e quindi più duraturi nei confronti dell’acqua.
Ulteriori considerazioni si possono fare osservando i blocchi durante lo smontaggio della fornace. I blocchi erano
completamente ricoperti di fuliggine una sostanza carboniosa riducente. Il passaggio del fumo creava quindi un
ambiente riducente soprattutto in prossimità della fiamma 5. In ambiente riducente il gesso si trasforma in solfuro di
calcio secondo la seguente reazione:
CaSO4•2H2O + 2C CaS + 2H2O + 2CO2
Quando il solfuro di calcio entra in contatto con l’acqua dell’impasto forma idrossido di calcio che poi a contatto
dell’aria evolve in carbonato.
CaS + 2H2O Ca(OH)2 + H2S
Questa piccola quantità di idrossido di calcio rende il gesso meno acido diminuendo l’incompatibilità con il ferro e
aumentandone anche la resistenza come descritto in seguito.
Queste ricerche sono state oggetto di dibattito durante il XVII° Convegno di studi di Bressanone 6 e hanno portato alla
formulazione da parte del Prof. T. Mannoni della necessità di proseguire gli studi al fine di poter definire una nuova
UNI-NORMAL in materia di gesso e suoi utilizzi.
La ricerca scientifica
Si è scelto di articolare la ricerca come segue:
a) Individuazione dell’eventuale presenza di un preciso momento storico di caduta di qualità dei
manufatti in gesso da presa.
b) Caratterizzazione chimico-fisica di manufatti in gesso antichi e recenti
c) Caratterizzazione chimico fisica del gesso da presa tradizionale e moderno
d) Individuazione dei parametri estrinseci e intrinseci in grado di influenzare le caratteristiche
prestazionali del gesso da presa ( materia prima) e dei manufatti finiti.
e) Sperimentazione secondo normativa su provini realizzati con gesso moderno e “tradizionale”
f) Valutazione dei risultati e indicazioni per il restauro
3
Accurti, L., Giordani, M., Mannoni, T., Bellini, R., Nicola, G. L., Baronio, G., Soffitti ornamentali in gesso nel basso
Monferrato: caratterizzazione chimico fisica, tecnologie realizzative, problematiche di conservazione e restauro, in Lo
Stucco, Cultura, Tecnologia, Conoscenza Atti del Convegno di Studi Bressanone 10-13 Luglio 2001, Arcadia Ricerche,
2001, pp. 317-327
4
AA. VV., De Gypso et Coloribus a cura di Gian Luigi Nicola, Celid, Torino, 2002, 214 pp.
5
Frazzoni, D. Il Gesso e i suoi vari usi, Hoepli, Milano, 1934, p. 87
6
Accurti, L., Baronio, G., Chiari, G., Giordani, M., Mannoni, T., Nicola, M., Arte del costruire e tecniche decorative
tradizionali: approfondimenti su tecnologie di produzione, lavorazione e impiego del gesso per componenti edilizie e
manufatti ornamentali, in area piemontese, in Lo Stucco, Cultura, Tecnologia, Conoscenza Atti del Convegno di Studi
Bressanone 10-13 Luglio 2001, Arcadia Ricerche, 2001, pp. 167-177
L’esperienza precedente ha reso disponibile un materiale di cui sono stati esaminati approfonditamente diversi
campioni, fornendo risultati che ne confermano la diversa natura cristallina (diversa percentuale di acqua di
cristallizzazione) rispetto al materiale da presa moderno; l’analisi diffrattometrica e le prove termogravimetriche
hanno rivelato, come peraltro già ipotizzato in seguito allo studio di fonti trattatistiche, trattarsi della prima forma di
anidrite (anidrite III), reattiva con l’acqua, frammista a minerale di gesso crudo; la percentuale di emiidrato presente,
di cui risulta invece sostanzialmente composto il gesso moderno, è bassa nel prodotto della cottura sperimentale.
- Individuazione dei parametri in grado di influenzare le caratteristiche prestazionali del gesso da presa: la diversità
di composizione è facilmente imputabile al diverso procedimento di cottura, in quanto in fornace la cottura è
disomogenea all’interno di ciascun blocco, come evidenziato attraverso il carotaggio dello stesso e l’analisi di
campioni a diversa profondità, mentre nei forni moderni a temperatura controllata la cottura è uniforme e tale da
produrre una disidratazione solamente parziale del materiale.
L’analisi dei gessi moderni più simili a quelli tradizionali rivela poi come essi siano stati “tagliati”, successivamente
alla cottura, con l’aggiunta di percentuali di gesso crudo, e soprattutto di carbonato di calcio.
In sintesi, i dati forniti dalle analisi sono i seguenti:
prodotto da presa anidrite bassanite gesso calcite dolomite
mi
gesso tradizionale fornace da minerale gypsite 69,63% 27.48% - 2,97% -
gesso tradizionale fornace specchio d’asino 77,64% 6,37% 14,33% - -
interno
gesso tradizionale fornace specchio d’asino 98,55% - - 1,45% -
esterno
gesso moderno beta da edilizia ? 88,6% c. 10% 1,59% -
gesso moderno alfa 10,57% 55,63% - 31,01% 2,78%
-Individuazione dei parametri in grado di influenzare le caratteristiche prestazionali dei manufatti finiti: è stata
eseguita una caratterizzazione fisico-chimica e di resistenza e durevolezza secondo le attuali norme UNI-ISO e ASTM 7
di provini realizzati con gesso moderno e gesso prodotto in fornace tradizionale. Le variabili introdotte nei sistemi
realizzati sono in sintesi le seguenti:
-Tipo di gesso da presa: i provini hanno evidenziato un comportamento vistosamente diversificato sia dal punto di vista
delle modalità di presa, intese in termini di lavorabilità degli impasti, quantità d’acqua necessaria o “bagnabilità”, tempi
di presa e indurimento, che per quanto concerne le proprietà chimico-fisico-meccaniche, quali resistenza a flessione e
compressione, durezza, porosità, solubilità; i dati maggiormente significativi correlati al comportamento fisico e
meccanico sono emersi dall’analisi, effettuata ai microscopi ottico ed elettronico, della microstruttura dei campioni : il
gesso da presa costituito di anidrite di tipo tradizionale ha porosità ridotta, pori di dimensioni molto piccole e
uniformemente distribuiti nell’interno del materiale; i cristalli appiattiti sono fittamente intrecciati in senso
multidirezionale, senza dunque individuare piani preferenziali di sfaldatura, generando una matrice estremamente
compatta e di comportamento isotropo ed omogeneo, contrariamente a quanto osservabile in un gesso da presa
moderno; il tutto è dovuto alla lentezza della presa dell’anidrite, con poca liberazione di calore, che impedisce
l’evaporazione violenta dell’acqua di presa, causa della formazione dei grossi pori visibili nei manufatti in gesso
moderni, e consente un’ordinata cristallizzazione; i nuclei di gesso crudo presenti nel gesso da presa tradizionale
costituiscono inoltre ottimi nuclei di cristallizzazione per le parti reagenti, favorendo la formazione di buoni reticoli
cristallini.
-Rapporto con l’acqua: la diversa quantità d’acqua di presa influenza fortemente le caratteristiche dell’abito cristallino
del materiale prodotto; in particolare, la minore quantità di acqua fa si che i cristalli crescano vicinissimi e strettamente
affiancati, con il risultato di un’assenza pressochè totale di micropori prodotti dall’intreccio dei cristalli. La
caratteristica più interessante è che i cristalli si allineano secondo un orientamento prevalente, affiancandosi gli uni agli
altri lungo la dimensione prevalente, ed annullando il tal modo i pori. La distribuzione di tali fasci di cristalli ha un
inconsueto andamento a spina di pesce, con bande sovrapposte di cristalli inclinati ora in un verso, ora nel verso
opposto
-Grado di setacciatura. La presenza sicura di una frazione di materiale crudo, e la superficie di bagnatura ridotta genera
una tessitura di cristalli a dimensioni variabili, o molto maggiori, o ad aghetti, i quali sono comunque fittamente
intrecciati, dando luogo ad una matrice a macropori, ma ancora piuttosto resistente
7
Descrizione del metodo di prova: 1-Determinazione delle caratteristiche chimiche eseguita secondo UNI 8377 punto
4.3.; 2-Determinazione dell’analisi chimica eseguita secondo ASTM C 114; 3-Determinazione del contenuto di cloruri
eseguita secondo UNI-EN 196 parte 21a ; 4-Determinazione della silice solubile eseguita secondo UNI 6305-73- 5-
Determinazione della resistenza a flessione e compressione; eseguita secondo UNI 8377 punto 4.2.3.; 6-
Determinazione della prova di durezza eseguita secondo UNI 8377 punto 4.2.2.; 7-Determinazione del tempo di presa
eseguita secondo UNI-EN 196
- Addizione di altre sostanze (cenere, acqua di calce, ossalati, allume)
gesso con acqua di calce; il trattamento più semplice e che maggiormente si ritrova nella trattatistica è quello di
realizzare la presa del gesso con acqua di calce, come descritto da Rondelet al termine dei suoi esperimenti e
raffronti sul comportamento e resistenza delle varie malte .
L’analisi al SEM evidenzia come non vi sia diversità nella crescita dei cristalli di gesso, ma come i grumi
microcristallini , di dimensioni molto inferiori, di calcite, vadano a collocarsi negli spazi interposti al feltro di gesso,
riempendoli, e rendendo praticamente nulle le porosità. A tale sistema estremamente compatto a livello di
microcostituzione va imputata l’alta capacità prestazionale che caratterizza il campione, peraltro confermata dalle
indicazioni offerte dalle fonti manualistiche
Oltre alla costituzione microstrutturale che caratterizza gli antichi manufatti, vanno però anche tenute in
considerazione altre caratteristiche proprie dell’anidrite e delle sue modalità di idratazione, che avviene in due step
successivi, e che interagisce con l’ambiente circostante in modo diverso dal gesso moderno, offrendo così una
maggiore resistenza agli agenti di degrado
Ca SO4 + 0,5 H2O = Ca SO4*0,5H2O, e successivamente Ca SO4*0,5H2O + 1,5 H2O=Ca SO4*2H2O
L’anidrite reattiva, infatti può trasformarsi in emiidrato al contatto con l’umidità atmosferica; esso, avendo
possibilità di idratarsi ulteriormente, è in grado di assorbire acqua e umidità ambientale senza sciogliersi, bensì
avviando un ulteriore processo di reidratazione che non invalida le caratteristiche del materiale, al contrario consente
la formazione di nuovi cristalli di biidrato che vanno ad arricchire l’intreccio già costituitosi durante la presa vera e
propria mediante cui è stato prodotto il manufatto.
E’ dunque evidente come la prestazione tecnologica di tale materiale sia imparagonabile rispetto a quello biidrato
prodotto con emiidrato da presa moderno, sia per quanto riguarda la capacità di equilibratore delle condizioni
ambientali ( fungendo da “spugna “ per l’umidità), che per quanto concerne la resistenza ad acqua e umidità
ambientale, in termini di assorbimento e solubilità 8 .
Per concludere, in relazione all’oggetto di maggiore interesse in questo ambito, ossia l’applicazione nel campo del
restauro, si è conseguita l’individuazione, mediante lo studio delle fonti e la verifica sperimentale su provini, di
materiali in grado di migliorare le prestazioni del gesso, in particolare cenere e fuliggine (antiossidanti), allume,
ossalato di calcio (indurenti e antisolubilizzanti), e latte di calce (indurente, potenziatore delle resistenze meccaniche,
antisolubilizzante), da impiegare nel restauro dei manufatti studiati, rendendo il gesso stesso, nella sua versione attuale,
compatibile…con sé stesso.
8
l’ emiidrato è più solubile del biidrato, tuttavia in presenza di acqua all’entrata in soluzione segue l’idratazione a biidrato, con
capacità di assorbire ben 1,5 molecole d’acqua per molecola, e la precipitazione di quest’ultimo, meno solubile, con successiva
presa e indurimento