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ORDINE REGIONALE DEI GEOLOGI

DELLA LIGURIA

1° Corso di Aggiornamento Professionale


(Palazzo Ducale, 26 gennaio-3 maggio 1996)

ESPERIENZE GEOMECCANICHE IN SOTTERRANEO:


RIFLESSIONI IN SUPERFICIE.

Sergio Pedemonte
Dal 1982 le Ferrovie dello Stato hanno realizzato le seguenti opere in sotterraneo:

TABELLA I.

Galleria Lunghezza (Km) Litologie Varie


Raddoppio Sanremo 24 flysch e pliocene cunicolo pilota per 6
km
Raccordo di Vado 0,8 graniti e scisti
Ligure
Bretella di Voltri 7,3 serpentiniti, dolomie, caverna da 400 m2;
calcescisti, attraversamento Sestri-
basalti, breccie, Voltaggio;
metagabbri fresa puntuale
Airuno (Lecco) 5,1 calcari e detrito
M. Olimpino 2 7,2 gonfolite, sabbie, cunicolo pilota per 5
(Como) calcari km
Pontremolese 10,7 flysch, macigno, detrito
Fleres 7,258 paragneiss, dolomia, attraversamento
(Brennero) calcescisti, cataclasiti, sovrascorrimento;
prasiniti cunicolo pilota
Ceraino (Verona) 4,200 calcari cunicolo pilota
Cardano (Bolzano) 3,832 ignimbriti, basalti cunicolo pilota
Prato Tires (Bolzano) 13,228 ignimbriti, basalti, cunicolo pilota
conglomerati
Ventimiglia 0,6 conglomerati fresa puntuale
Passante Torinese 0,352 detrito fresa puntuale
(galleria. naturale)
Passante Torinese 2,5 detrito idrofresa
(galleria. artif.)
Cunicoli di drenaggio a 0,8 calcescisti e gneiss fresa puntuale
Domodossola e Susa
Udine-Tarvisio 18,5 calcari prevalenti cunicolo pilota
TOTALE 106,37

1) Il cunicolo pilota.
Per la realizzazione di lunghe gallerie ferroviarie negli ultimi anni, è stato utilizzato
frequentemente il preforo o cunicolo pilota, sia ai fini della progettazione che come
metodo di scavo. In pratica si procede all'apertura di un cavo di dimensioni ridotte
(circa 1/10) rispetto a quello definitivo. Oggi tale circostanza è favorita dalla
disponibilità di frese a testa rotante ed attacco integrale aventi diametro tra i 3,5 ed i 4,5
metri che consentono notevole flessibilità d'impiego anche in ammassi rocciosi con
caratteristiche geomeccaniche non omogenee.
Un tempo si ricorreva a tale tecnica di scavo parzializzato per risolvere emergenze
impreviste o per superare punti singolari; diversa e più recente è la filosofia che sta alla
base del preforo come mezzo di progettazione che utilizza parametri oggettivi quali:
• le deformazioni del cavo all'atto dello scavo (convergenze);
• la posizione e l'entità dei rilasci eventualmente verificatisi;
• l'entità e le modalità di applicazione degli interventi di stabilizzazione e
consolidamento;
• il rilievo geostrutturale ed idrogeologico di dettaglio dell'ammasso,
comprendente: l'indice di fratturazione, la giacitura dei piani di discontinuità,
tipo di frattura, caratteristiche del materiale di riempimento, JRC e JCS delle
superfici, venute e qualità dell'acqua incontrata;

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• caratteristiche fisico meccaniche della roccia e tipo litologico con l'analisi di
campioni in laboratorio (resistenza a compressione monoassiale, massa
volumica, velocità onde sul provino, ecc.);
• la classificazione dell'ammasso roccioso attraverso Bieniawski o Barton;
• indagini sul contorno del cunicolo con carotaggi meccanici (RQD e
stratigrafia), prove sclerometriche, prove di sismica a rifrazione e geoelettrica
(sia sulle pareti che in foro per l'individuazione di superfici di discontinuità e
velocità onde), martinetto piatto (tensione di ripristino) in parete, martinetto
cilindrico (modulo elastico tangente e secante);
• la determinazione dello stress in situ;
• il posizionamento di strumentazione quali gli estensimetri o celle di carico;
• i parametri di funzionamento della fresa e cioè la produzione giornaliera, che è
un'indice della qualità dell'ammasso; il coefficiente di utilizzo, che è il rapporto
tra il tempo di scavo e il tempo lavorato e dà indicazione della stabilità dello
scavo stesso; la velocità di avanzamento istantanea della testa fresante, che è
indice della resistenza della roccia allo scavo; l'assorbimento o parametro
"energia specifica" (quantità di energia necessaria a rompere un'unità di volume
della roccia) legata alla resistenza intrinseca dell'ammasso(!gd di Lunardi,1986).

Si ottiene così un profilo della galleria che permette la scelta del metodo di
progettazione, di rivestimento, consolidamento eventuale e di scavo per l'allargo.
L'adozione del cunicolo pilota è essenzialmente riconducibile alle seguenti
motivazioni:
1) impossibilità di effettuare sondaggi geognostici a causa di alte coperture in zone
inacessibili;
2) ottenere un rilevamento geologico-geomeccanico continuo dell'ammasso
roccioso, analizzare il suo comportamento allo scavo, e possibilità di eseguire prove in
situ e di laboratorio (convergenze, estensimetri, celle pressiometriche, martinetti piatti e
cilindrici, misura dello stress in situ, carotaggi meccanici e geofisica);
3) accurate prospezioni in avanzamento per evitare sorprese geologiche;
4) garantire il superamento di accidenti tettonici e/o eseguire consolidamenti in
precedenza all'allargo;
5) rilievo dell'eventuale presenza di gas;
6) mappatura delle caratteristiche chimico-fisiche delle acque;
7) abbattimento di pressioni idrostatiche e drenaggio dell' ammasso roccioso;
8) contenimento delle vibrazioni indotte da esplosivo nella fase di allargo;
9) ventilazione naturale o comunque più facile del cantiere di avanzamento;
10) ottimizzazione dei tempi di scavo;

Vi sono, ovviamente, pareri contrastanti sui numerosi punti in precedenza elencati: i


fautori dello scavo tradizionale contestano soprattutto i costi, i tempi di realizzazione
sia del cunicolo che dell'allargo, il controllo delle vibrazioni che sarebbe ugualmente
possibile con le normali tecniche di esplosione controllata. Inoltre la scelta della fresa
ottimale comporterebbe una campagna di indagine geognostica preliminare il cui costo
si somma a quello dell'esecuzione del preforo (Antonioli,1991).
La scelta del tipo di fresa, cioé le condizioni di applicazione e la prestazione richiesta,
dipende dalla fratturazione dell' ammasso roccioso, dall'eventuale presenza di acqua o
di opere di consolidamento, dalla resistenza a compressione monoassiale e abrasività
del materiale roccioso.
E' evidente quindi che la tecnica del preforo, affinché sia valida economicamente,
richiede un vero e proprio progetto corredato anche da eventuali sondaggi geognostici e
prove di laboratorio.

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Fig. 1: varie posizioni del cunicolo pilota
rispetto alla sezione definitiva di scavo.

TABELLA II.

Alcuni fori pilota realizzati dalle Ferrovie dello Stato dal 1984.

Galleria Km Ø (m) Roccia Produz. max/ Metodo di


Produz.media progettaz. (1)
o di scavo (2)
Prato Tires 13,2 3,50 ignimbriti e 1650/720 1
(Bolzano) tufi m/mese
Fleres 7,2 3,50 dolomie e 900/290 1
(Bolzano) paragneiss m/mese
S. Leopoldo 5,9 3,75 calcari e 800/220 1
(Udine) dolomie (m/mese)
Malborghetto 8,05 3,90 calcari 66/25 1
(Udine) m/giorno
M. Olimpino 4,5 3,60 conglomerati media: 20 2
2 m/giorno
(Como)
Ceraino 4,075 3,95 calcari 1050/810 1
(Verona) m/mese
S. Stefano 3,1 3,50 flysch media: 9 2
(Imperia) m/giorno
Caponero 3,57 3,50 flysch 19,2 2
(Imperia) m/giorno
Peloritani 7,0 4,75 paragneiss 30/9,7 1
(Messina) milonitizzati m/giorno*
Bellosguardo 3,5 3,90 arenarie 20 1
(Firenze) m/giorno

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Leila 3,2 3,75 calcari e 800/400 1
(Udine) arenarie m/mese
Zuc del Bor 3,8 3,50 calcari e 1200/100 2
(Udine) gessi m/mese
Camporosso 7,0 3,75 gessi e marne 900/420 1
(Udine) m/mese

*escluso fermi cantiere

I problemi sorti durante i progetti e gli scavi hanno permesso alcune riflessioni
geomeccaniche di seguito riportate e che sono certamente soggettive e opinabili, ma
forse utili anche a chi opera in superficie.

2) Rilievi geologici di campagna.


In genere l'esecuzione dei rilievi geologici (riferendosi sempre all'esperienza FS) viene
affidata a professionisti che sono svincolati dalla logica di progettazione delle opere in
sotterraneo. Essi vedono i contatti tra le Formazioni, o le faglie, o le pieghe sulla base
di esperienze strettamente bibliografiche o, tutt'al più, locali. Nascono così profili
geologici estremamente schematici con superfici piane e regolari nei contatti tra le
varie Formazioni; le faglie poi sono sempre isolate e le pieghe tentano di ricostruire
artificiosamente disegni architettonici che hanno poca possibilità di esistere. Tutto
questo non deve, ovviamente, essere addebitato al geologo di campagna: egli tenta di
semplificare al massimo ciò che osserva nei rapporti tra le Formazioni esposte
attraverso le teorie che man mano vengono prodotte. Se a livello regionale questo può
funzionare, scendendo nel particolare tutto si complica. Un esempio in Liguria sono i
rapporti tra serpentiniti e calcescisti nel Gruppo di Voltri o tra il Pliocene ed il Flysch a
Sanremo. Viene raccomandato inoltre, nelle sezioni longitudinali di gallerie, l'uso della
stessa scala sia per le altezze che per le lunghezze.

3) Sondaggi geognostici.
Mi limito soltanto a dire che il sondaggio geognostico a fini geomeccanici è il risultato
del sondatore e della tecnologia che ha a disposizione. Personalmente sono contrario
all'uso dell'RQD, un parametro misterioso e affascinante forse perché cerca di usare un
minimo di matematica nella geologia. Se ad esempio abbiamo una carota lunga un
metro con fratture esattamente a 9 cm una dall'altra, l'RQD è uguale a zero; mentre se
le fratture sono tutte a 11 cm di distanza l'RQD è uguale a 100: l'ammasso roccioso non
è così diverso da come si crederebbe leggendo l'RQD. Alcuni inoltre non sanno che le
fratture fresche e combacianti non vanno considerate perché sono dovute all'azione di
carotaggio, in più, affinché tale parametro possa veramente essere utilizzabile,
occorrerebbe standardizzare i diametri, i tipi di carotiere ecc. E' meglio usare il n° di
fratture per metro scartando quelle dovute alla perforazione.
Un esempio di sondaggi male interpretabili quello in materassi alluvionali in ghiaie:
non tanto per il dilavamento dei ciottoli che si dà per scontato, quanto per
l'impossibilità di vedere se c'è una cementazione in atto. Ad esempio a Torino, durante
la progettazione del Passante Ferroviario, ci si è accorti in ritardo (nonostante che la
bibliografia le riportasse) della presenza di lenti cementate ad alta resistenza. Si è
dovuto così cambiare il tipo di scavo delle paratie (dal kelly all'idrofresa) con notevole
aumento dei costi. A posteriori si sono riviste le carote estratte e dove c'erano le
cementazioni i ciottoli si presentavano con piccole asperità in calcite andata frantumata

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durante le operazioni di perforazione. Il sondatore non si accorgeva del maggiore
sforzo perché vi erano anche trovanti. Solo con la diagrafia computerizzata (più la
tomografia sismica), cioé con il rilievo dei parametri di perforazione è stato risolto il
problema. In Sardegna invece il geologo ha accettato per buoni dei sondaggi eseguiti a
soli 100-150 metri dall'asse di una galleria in basalti e si sono trovati dei limi
inaspettati.

4) Sismica.
Ottima per stabilire la potenza di coltri o la presenza di paleoalvei. Ha sempre dato
cattivi risultati tra formazioni simili (non parliamo poi dei vari flysch dell'appennino
ligure e parmense) già citate. In una galleria ferroviaria in progetto si è posizionata una
caverna dove la sismica dava i basalti e si sono trovato le serpentiniti. E' utile invece il
cross-hole o il down-hole, per non parlare della tomografia sismica, in punti
caratteristici (a profondità non troppo elevate): è il caso del sottopasso di alvei e
terrazzi morfologici urbanizzati o per localizzare grandi trovanti.

5) Classificazioni geomeccaniche.
Non bisogna dimenticare che sono nate come metodi empirici per ottenere i
rivestimenti di gallerie. Adesso si utilizzano in ogni occasione ma l'esperienza non è
ancora sufficiente. Qui analizzerò solo la classificazione di Bieniawski.
In generale gli scopi principali di una classificazione geomeccanica, nella sua
applicazione all'ingegneria civile, si possono sintetizzare nei punti seguenti:
a. identificare i parametri più significativi che influenzano il comportamento
dell'ammasso;
b. suddividere l'ammasso roccioso in classi omogenee di roccia;
c. fornire le basi per la comprensione delle caratteristiche intrinseche di ogni classe
di roccia;
d. indicare qualitativamente i rivestimenti necessari per le gallerie e le
miniere;
e. fornire una sintassi comune tra ingegneri e geologi;
f. confrontare esperienze fatte su ammassi rocciosi in siti con condizioni
analoghe a quelle da analizzare.
Usata correttamente e per gli obiettivi che ciascun Autore indica, la classificazione
geomeccanica può diventare di enorme aiuto al Progettista. In caso contrario, il cattivo
o poco accorto uso della classificazione potrebbe portare a grossolani errori progettuali
o sottostime delle caratteristiche dell'ammasso. I maggiori errori in cui si potrebbe
incorrere sono:
1) usare le classificazioni come un "ricettario" buono per qualsiasi situazione
geologica e geomeccanica, ignorando metodi progettuali analitici ed osservazionali;
2) usare un solo tipo di classificazione senza un controllo incrociato dei
risultati con altri sistemi;
3) usare la classificazione disponendo di pochi dati di input;
4) usare la classificazione senza rendersi conto pienamente della sua natura
conservativa e dei suoi limiti che derivano dai "case histories" sulla quale è stata
sviluppata.
Uno degli aspetti più importanti di una classificazione geomeccanica è la scelta dei
parametri di base di un ammasso roccioso. Dall'esperienza si è visto che difficilmente
un singolo parametro è in grado di descrivere compiutamente il comportamento di un
ammasso specie se molto fratturato o complesso. Più parametri con diverso significato,

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presi nel loro insieme ponderato, riescono invece ad assolvere, almeno in gran parte dei
casi, a tale compito.
Quindi la difficoltà principale della definizione oggettiva delle caratteristiche di un
ammasso è legata sostanzialmente proprio alla non facile acquisizione dei parametri di
ingresso della singola classificazione ed alla loro determinazione, spesso affidata alla
sensibilità ed alla esperienza dell'utilizzatore, oltre che alla scala del rilievo stesso
raramente confrontabile con quella dello scavo previsto.
La necessità di applicare, in un medesimo sito, due o più sistemi di classificazione,
confrontandone i risultati in modo tale che da un'analisi comparata dei dati disponibili
si possa raggiungere un migliore grado di conoscenza delle caratteristiche
dell'ammasso, richiede una programmazione organica del rilievo geomeccanico al fine
di non disperdere risorse temporali oltre che economiche.
Come si è accennato l'utilizzo sempre più diffuso di alcune classificazioni
gemeccaniche è legato alla necessità di quantificare le caratteristiche di resistenza e
deformabilità di un ammasso roccioso; tale indirizzo, nel caso delle rocce lapidee, è
ampiamente giustificato dalle difficoltà, sia tecnica, sia economica, di ricorrere a prove
in sito o di laboratorio per lo più non rappresentative delle caratteristiche tecniche di un
ammasso roccioso e soprattutto per l'impossibilità di tenere conto dell'influenza del
fattore "scala".
Alcuni Autori, pertanto, propongono delle correlazioni tra i parametri indici di un
ammasso e le sue caratteristiche meccaniche che devono essere applicate correttamente
onde evitare errori grossolani per eccesso o in difetto.

6) Il criterio di rottura di Coulomb-Navier e la classificazione di Bieniawski.


Secondo il criterio di Coulomb-Navier lo sforzo di taglio è contrastato oltre che da una
resistenza a taglio semplice (c, coesione) anche dallo sviluppo di forze di attrito (")
lungo la superficie di rottura.
La formulazione matematica può essere espressa nella forma:

! = c + " n tg#
oppure : [1]
cos# 1+sin #
"1 = 2 c + "3
1- sin # 1- sin #

con inviluppo di rottura di tipo rettilineo.


L'unica classificazione geomeccanica in grado di fornire le correlazioni con i parametri
c e Ø è la classificazione RMR di Bieniawski.
I parametri presi in considerazione sono:
a). R1 = resistenza a compressione monoassiale o indice di resistenza;
b). R2 = RQD;
c). R3 = spaziatura delle discontinuità;
d). R4 = caratteristiche delle discontinuità;
e). R5 = condizioni idrauliche;
f). R6 = orientamento delle discontinuità rispetto alla direzione in cui si sviluppa
l'opera in progetto.
La somma dei sei parametri dà l'indice RMR:

RMR = R1+R2+R3+R4+R5+R6 [2]

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in funzione del quale è possibile suddividere gli ammassi rocciosi in 5 classi a ciascuna
delle quali, come applicazione diretta, corrispondono indicazioni ben precise di:
# tempo medio di autosostentamento e lunghezza massima del tratto non rivestito;
# dimensionamento del rivestimento definitivo.

L'indice BRMR (Basic RMR) si ricava dalla somma dei primi cinque parametri con
esclusione del parametro R6 di correzione dell'orientamento delle discontinuità:
BRMR = R1+R2+R3+R4+R5 [3]

Attraverso l'indice BRMR si possono determinare le correlazioni con coesione, angolo


di attrito e modulo di deformazione, per mezzo delle espressioni:
c = 5 BRMR [kPa] [4]

" = 5+BRMR/2 [5]

Em=10^(BRMR-10)/40 [6]

per 0<BRMR<100

Barton & Alii (1980) hanno invece stimato:

Em=25 Log10*Q [7]

A titolo di curiosità riportiamo le parametrizzazioni secondo altri Autori:

" = 0.5 BRMR + 8.3 (±7.2)


(Trunk e Honisch, 1989: citato in Bieniawski-1989, pag. 183)

cm
= 0.114 e [
-0.48 ( i - 2 ) ] + 0.02

ci
dove: cm=coesione dell'ammasso; ci=coesione roccia intatta
i=intensità di fratturazione (n° discont. al metro)
(Manev e Avramova-Tacheva, 1970)

Ed = 0.069*RQD+O.52*Et+0.055Co-3.82
Et [GPa]; Co [MPa]
(Trunk e Floss, 1991)

Il diverso significato dei due indici, RMR e BRMR, ancora oggi non sempre viene
correttamente considerato, come peraltro si evince dall'esame di molte relazioni di
progetto o dalla lettura di qualche articolo.
La confusione nell'applicazione dei due indici è in qualche modo alimentata dallo
stesso Bieniawski (1989) allorché, nella tabella descrittiva della classificazione,
continua ad associare i valori di c e " a ciascuna classe RMR oppure quando presenta
alcuni esempi con risultati errati probabilmente a causa di refusi tipografici dovuti ad
ipotesi basate su valori esposti in precedenti versioni della classificazione stessa
(vedere esercizio a pag. 231 nell'edizione del 1984, oppure a pag. 121 nel volume del
1989). Anche nell'articolo del 1993 a pag. 569, Bieniawski crea confusione utilizzando
l'RMR, mentre a pag. 566 raccomanda l'uso dell' unadjusted RMR.

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D'altro canto, nel volume del 1989, sia nel testo sia nel listato di un programma
applicativo per l'utilizzo della classificazione riportato in appendice, Bieniawski
afferma chiaramente che i parametri di resistenza e di deformabilità devono essere
dedotti dall'indice RMR senza la correzione per l'orientamento delle discontinuità, cioè
in pratica dal BRMR.
Per capire meglio il significato di tale affermazione è utile riferirsi alla fig.1F.

A B

!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

Fig. 1F.

Immaginiamo di dover scavare una galleria in un rilievo costituito da un ammasso


roccioso omogeneo con assetto giaciturale a monoclinale con direzione degli strati
ortogonale all'asse galleria. Si ipotizzi inoltre di affrontare lo scavo sotterraneo per
mezzo di due fronti (fronte A e fronte B) e che i rilievi geomeccanici eseguiti abbiano
fornito valori uguali e costanti dei parametri R1, R2, R3, R4 e R5 in tutto l'ammasso.
In termini di dimensionamento del rivestimento dello scavo è logico attendersi un
comportamento diverso dell'ammasso sui due fronti in quanto, in un caso, lo scavo del
fronte incontrerà l'ammasso con giacitura a reggipoggio, mentre, nell'altro caso, con
giacitura a franapoggio. Nei due casi si dovrà probabilmente applicare un diverso
valore della correzione per l'orientamento delle discontinuità rispetto all'asse galleria,
ottenendo in tal modo due differenti valori dell'indice RMR.
Se si correlassero i parametri di resistenza e deformabilità ai due indici RMR così
ottenuti, si avrebbero valori diversi di coesione, angolo di attrito e modulo di
deformazione in corrispondenza dei due fronti, penalizzando così senza giustificazione
fisica una parte dell'ammasso dal momento che dal rilievo geomeccanico è emersa una
uniformità delle caratteristiche meccaniche in termini di resistenza a compressione, di
spaziatura e caratteristiche delle discontinuità nonché delle condizioni idrauliche.
Voglio inoltre ricordare che da tutta una serie di considerazioni sulle curve di
convergenza-confinamento applicate nella costruzione di gallerie, la coesione e
l'angolo d'attrito calcolati da BRMR vanno considerati, in ogni caso, valori residui e
non di picco (Coppola & Alii, 1992a - 1992b - 1994).

7) L'indice GSI e la classificazione di Bieniawski.


La classificazione di Bieniawski, a partire dalla sua prima pubblicazione nel 1973, ha
subito numerose correzioni ed aggiornamenti, non tanto nel merito concettuale, quanto

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nella quantizzazione numerica del peso dei vari parametri presi in considerazione. A
titolo esemplificativo riportiamo la tabella apparsa in Hoek & Alii (1995, pag. 95),
dove vengono indicati i valori di RMR per un granito con 7 MPa di indice di resistenza
al point-load, RQD del 70%, giunti lisci separati di <1 mm, spaziati di 300 mm,
calcolati con le procedure elaborate nel tempo da Bieniawski.

Valore 1973 1974 1976 1979 1989


___________________________________________________________________
Point load Index 7 MPa 5 5 12 12 12
RQD 70% 14 14 13 13 13
Spaziatura discont. 300 mm 20 20 20 10 10
Condizioni discont. Slightly 12 10 20 20 25
Presenza acqua Dry 10 10 10 15 15
Correzione giunti Very fav. 15 15 0 0 0
___________________________________________________________________
Somma RMR 76 74 75 70 75

TABELLA 3.

Hoek & Alii (1995) fanno riferimento specifico alle versioni della classificazione
RMR del 1976 e del 1989. L'introduzione del GSI tende anche ad uniformare gli RMR
ottenuti dalle varie edizioni delle tabelle di Bieniawski, con quello della Classificazione
Geomeccanica del 1976:
a) RMR76
Si deve assumere la condizione di ammasso completamente asciutto ponendo il rating
relativo alle condizioni idrauliche pari a 10, mentre la correzione dell'orientamento
delle discontinuità è posto pari a zero (cioé RMR76=R1+R2+R3+R4+10-0).

Per RMR76> 18 $ GSI = RMR76


per RMR76< 18 $ il metodo non è applicabile.

b) RMR89
In questo caso per condizioni di ammasso completamente asciutto si ha un rating pari a
15, mentre la correzione per l'orientamento dei giunti è ancora uguale a zero
(RMR89=R1+R2+R3+R4+15-0).
L'indice GSI in tale caso è dato da:

per RMR89> 23 $ GSI = RMR89 - 5


per RMR89< 23 $ il metodo non è applicabile.

8) L'indice GSI e la classificazione di Barton et alii (1974).


La classificazione di Barton et alii (1974) si basa sul rilievo di sei parametri:
1) RQD;
2) numero de famiglie di giunti (Jn);
3) rugosità della famiglia di giunti più sfavorevole (Jr);
4) grado di alterazione e riempimento del giunto più debole (Ja);
5) flusso idrico (Jw);
6) fattore di riduzione legato allo stato di sollecitazione in sito (SRF).

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L'indice Q di Barton è dato dalla espressione:

RQD J r J w
Q= * * [8]
Jn Ja SRF

Per la stima dell'indice GSI si dovrà porre Jw = 1 ed SRF = 1; in tal modo si calcolerà
l'indice Q modificato attraverso la relazione

RQD J r
Q! = * [9]
Jn Ja

da cui si ottiene la stima di GSI mediante l'equazione

GSI=9LogeQ'+44 [10]

9) Il criterio di rottura di Hoek-Brown e la classificazione di Bieniawski.


Il criterio di rottura di Hoek-Brown nella sua formulazione più recente (Hoek et alii,
1995) è espresso dall'equazione
0,5
" ! '3 %
! '1 = ! '3 + ! c $m b + s' [11]
# !c &

in cui
mb, s, a : costanti dipendenti dalle caratteristiche dell'ammasso (s=1 per campioni
intatti ed è nullo per materiali disgregati e alterati);
! c : resistenza a compressione della roccia intatta;
! 1' e ! 3' : sforzi principali.
In generale per ammassi di buona qualità si può porre a=0.5, mentre in ammassi
scadenti, interessati da superfici di taglio o da una alterazione spinta, la resistenza a
trazione si annulla (coesione uguale a zero) e nell'equazione del criterio di rottura si
pone s=0 ottenendo:
a
" ! %
!1 ! 3 + ! c $m b 3 ' [12]
# !c &

Per risolvere il problema della determinazione delle costanti mb, s ed a, Hoek & Alii
(1995) utilizzano l'indice GSI (Geological Strenght Index) che può variare da 10, per
ammassi scadenti, a 100 per rocce intatte.
Le correlazioni proposte sono:
per GSI > 25 (in ammassi indisturbati)

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mb ! GSI - 100 $&
= exp #
mi " 28 %
[13 e 14]
! GSI - 100$&
s = exp #
" 9 %

a = 0,5

per GSI < 25 (in ammassi indisturbati)


s=0

GSI
a = 0, 65 - [15]
200

Dal momento che le caratteristiche di un ammasso che controllano il comportamento in


termini di resistenza sono simili a quelle adottate nelle classificazioni geomeccaniche
di Bieniawski e di Barton et alii (1974), Hoek & Alii (1995) propongono di utilizzare
queste classificazioni per la stima dell'indice GSI e di conseguenza delle costanti
caratteristiche mb, s ed a.
Tuttavia tali Autori evidenziano l'esistenza di potenziali problemi nell'utilizzo delle
classificazioni citate come base per la stima della resistenza di un ammasso roccioso.
Infatti sia la classificazione di Bieniawski, sia quella di Barton, prendono in
considerazione parametri come le condizioni idrauliche, lo stress in sito e
l'orientamento delle discontinuità che normalmente vengono successivamente trattate
in una elaborazione analitica. E' evidente quindi che operando acriticamente ed
adottando nella loro completezza le classificazioni geomeccaniche si prenderebbero in
considerazione due volte gli stessi parametri, penalizzando in maniera ingiustificata e
non corretta le caratteristiche di resistenza dell'ammasso.
L'insieme delle considerazioni svolte permette quindi di ritenere che le classificazioni
degli ammassi rocciosi sono utili nella pratica professionale per la speditività della loro
applicazione e per la possibilità di confronto in vari ambiti regionali e geologici,
soprattutto per le formazioni lapidee omogenee. Ciò non di meno, considerato l'uso
improprio e troppo estensivo delle indicazioni fornite dai vari Autori nella pratica
applicazione delle classificazioni, si ritiene opportuna una maggior cautela sia nell'uso
acritico delle tabelle e formule, sia nell'utilizzo in ammassi rocciosi quali Complex
Formation o Weak Rocks.
Solo con una continua back analysis tra le informazioni raccolte in superficie, i risultati
ottenuti dopo gli scavi progettati (siano essi in sotterraneo o all'aperto come nel caso di
cave e scarpate) ed il comportamento degli ammassi alle sollecitazioni indotte, gli
utilizzatori possono ottenere una casistica affidabile ed omogenea, fruibile con
sicurezza in altre evenienze. La parametrizzazione di un ammasso attraverso poche
stazioni e senza possibilità di verifica sperimentale rimarrà sempre un abile esercizio
del tutto soggettivo.
Dal punto di vista pratico si può aggiungere che:
1) le fratture vanno contate e misurate secondo la direzione di massima densità (se è
presente una sola famiglia predominante); non è vero che in sotterraneo se ne trovano
sempre meno che in superficie: a volte l'alterazione superficiale ne occulta parecchie
oppure affiorano solo i termini migliori della Formazione geologica. La scistosità non è
detto che sia un elemento di debolezza nella roccia: nei paragneiss della Val d'Ossola si
sono misurate resistenze a compressione monoassiale maggiori nel senso della

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scistosità (caso A in figura 2) che perpendicolarmente. Non è neanche detto che la
scistosità debba essere conteggiata nel n° di fratture al metro.

A B

Fig. 2.

2) come già accennato, è problematico l'uso dell'RQD soprattutto se calcolato con le


varie formule che lo estrapolano dal n° di fratture al metro o dalla somma delle
discontinuità presenti in un m3 di ammasso: piuttosto è meglio raddoppiare il Rating
relativo al n° di fratture (R3) e non contare l'R2. Nei casi dove è possibile si utilizzi il
diagramma di Deere (fig. 3) per confrontare il rapporto (Iv) tra la velocità delle onde
ottenuta in campagna con quella in laboratorio su campioni intatti: nel caso illustrato si
vede chiaramente che l'RQD è stato sottostimato.

°
+
* ° °
Iv=(Vc/Vl)^2

++ °
*
*
+ *

*=litotipo A
°=litotipo B
+=litotipo C

RQD

Fig. 3.
Iv: indice di velocità
Vc: velocità onde campagna
Vl: velocità onde laboratorio

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3) è meglio un congruo numero di point load che poche prove di laboratorio. I
campioni per il laboratorio sono infatti i migliori che si possono trovare in una carota di
sondaggio e non sono rappresentativi del litotipo se si presenta fratturato o alterato. Lo
sclerometro è affidabile come integrazione o confronto con il point load.

10) Modelli geomeccanici.


A questo punto si presentano poche possibilità: o l'ammasso è continuo (caso A in
figura 4), oppure è più o meno interessato da sistemi di discontinuità o di strato ed è
quindi discontinuo (caso B e C) o è talmente fratturato (caso D) che si può considerare
un pseudo-continuo. Tutto questo prescindendo dalla scala come si può vedere in figura
5 in cui nello stesso ammasso due opere di diverse dimensioni si trovano in modelli
differenti.

A!!!!! B C D

Fig. 4.

E' ovvio che ogni modello richiede criteri di rottura diversi (ad esempio Hoek & Brown
per continui e pseudocontinui, oppure la legge empirica di Barton per i discontinui in
cui è presente una sola discontinuità - vedere figure 5A, 5C, 5D).

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MODELLO!!!!!!!!!!!!CRITERIO DI ROTTURA

HOEK & BROWN

BARTON oppure
PATTON

AMADEI oppure
LADANYI &
ARCHAMBAUL

HOEK & BROWN

JAEGER & COOK

FIG. 5C

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11) Criteri di rottura.
Abbiamo visto che con il BMRM si possono ottenere c e ø oppure m e s. Le esperienze
attraverso le curve di convergenza in galleria (cioé la diminuzione del raggio in
funzione del tempo di avanzamento e delle proprietà geomeccaniche dell'ammasso in
rapporto allo stato di stress in atto) ci insegnano che i primi due parametri sottostimano
notevolmente le caratteristiche di resistenza e deformabilità delle roccie.

Hc

H&B

C&N

BRMR

Fig. 6A.
H&B = Hoek e Brown
C&N = Coulomb e Navier
Hc = altezza di copertura critica

Dalla figura 6A si evince che a parità di BRMR se si calcola l'altezza critica di


copertura in galleria con H&B si ottengono condizioni più ottimistiche. La differenza è
maggiore all'aumentare del BRMR. In condizioni estreme (BRMR=100) l'inizio della
plasticizzazione intorno al cavo si ottiene con soli 2 MPa di carico litostatico (70-90
metri di copertura) se si utilizza c e ø; con m e s i carichi necessari alla plasticizzazione
devono essere di almeno 50 MPa.
Come si fanno a trovare i valori di c e ø corrispondenti a m e s? Ricordiamo che m e s
sono nel piano !1 e !3, mentre c e ø in quello %/!. Occorre rifarsi a quanto riportato in
Hoek (1990) e Mahtab-Grasso (1992, pag. 98 e segg.).
Quando verifichiamo la stabilità di un versante in roccia conosciamo la !'n e vogliamo
trovare c - " - !cmassmc (resistenza a compressione monoassiale dell'ammasso roccioso
secondo Mohr-Coulomb), nonché !tmass.
Si procede calcolando:

! cmashb = s !c
!c [17]
! tmass =
2 (
m - m2 + 4s )

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16 (m ! n + s! c )
h = 1 + [18]
3m2! c

1 1
! = (90 + arctan ) [19]
3 3
h " 1

1
! = arctan
4h cos2" - 1 [20]

m #c
! = (cot" - cos" ) [21]
8

c = ! - " n tan# [22]

2c cos" [23]
!
1 - "

Facciamo un esempio:
!c = 60 MPa
mi = 15
GSI = 42
calcoliamo m e s per ammassi disturbati

mb ! GSI - 100 $&


= exp #
mi " 14 %
! GSI - 100$&
s = exp #
" 6 %
e otteniamo:
m=0.238
s=0.00063
poi troviamo:
!cmasshb = 0.476 MPa
!tmass = -0.0159 MPa
Se la !n = 0.5 MPa otteniamo:
h = 1.1927
& =46.7174°
" = 41.896°
% = 0.661 MPa
c = 0.2124 MPa
!cmassmc = 0.9519
!tmass = -0.0159

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Diverso è il caso delle gallerie in cui si conosce la !3 e non la !n. Rimandiamo a Hoek
(1990) anche per la trattazione del caso in cui la resistenza a compressione monoassiale
secondo Hoek-Brown e Mohr-Coulomb è la stessa.
Quando si fa ricorso ad una bullonatura sistematica si rientra nel concetto di
"riqualifica" dell'ammasso roccioso che prevede appunto un rinforzo che impedisce il
decadimento dei parametri di resistenza e deformazione attraverso una coazione
(Grasso P., Mahtab A., Pelizza S., 1989). Se sul perimetro di scavo le tensioni principali
sono S3=0 e S1=2P0 (P0=pressione geostatica iniziale), il cerchio di Mohr evidenzia
per queste condizioni tensionali e secondo il criterio di Coulomb, condizioni di rottura.

Le condizioni di equilibrio limite si possono raggiungere secondo una di queste tre


possibilità:
1) decrescere S1;
2) incrementare S3;
3) decrescere e incrementare S3 secondo varie combinazioni.
La bullonatura rientra nel secondo caso: si aumenta la S3 mantenendo costante la S1.

c* = c + DS3 (tan a) / 2

dove:

a = (45 + Ø/2)
c = coesione
c* = coesione effettiva
DS3 = pressione di confinamento
Ø = angolo di attrito

ESEMPIO.
Se abbiamo un ammasso roccioso con "=20° e c=150 kPa, una bullonatura sistematica
di Superswellex L=6 m con maglia 1x1 m fornisce una DS3 pari a circa 130 kPa. La
roccia riqualificata avrà lo stesso angolo d'attrito ma una coesione c* = 242 kPa.
Viceversa conoscendo la coesione necessaria per un determinato coefficiente di
sicurezza si potrà ricavare la DS3 da applicare. Si è così in grado di valutare l'apporto
di una bullonatura sistematica in un ammasso roccioso fratturato. Inoltre in materiali
non-plastici (cioé con una caduta della resistenza al taglio al progredire dello
spostamento) la bullonatura immediata o addirittura precedente allo scavo, mantiene le
caratteristiche di picco (fig. 7). Impedire gli spostamenti significa far "lavorare" le
asperità dei giunti e favorire quindi la stabilità.
Comunque un bullone tesato agisce sulla ! a favore della sicurezza (fig. 8).

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!

"1 "

Fig. 7.

!2

!1

"1 "2 "

Fig. 8.

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Consolidamenti.
Quale è l'effetto di un consolidamento su un ammasso roccioso? Intanto distinguiamo
tra miglioramento delle caratteristiche intrinseche (M) e cioé aumento di coesione,
angolo d'attrito o modulo di deformazione, e rinforzo (R) puro e semplice che agisce,
ad esempio nelle gallerie, sul puro sostentamento passivo del fronte.

Le colonne consolidanti o jet grouting sono sempre più usate: un problema che
presentano è lo sbarramento delle falde. Bisogna accertarsi della loro efficacia con un
campo prova negli stessi terreni che poi si trattano. Dopo l'esecuzione bisogna
carotarne alcune (misurando la percentuale di recupero e il numero di fratture) ed
effettuare prove di laboratorio come la compressione monoassiale (in genere per terreni
limosi si richiedono 4 MPa) o la velocità delle onde.
Le bullonature e le chiodature devono tener conto dei possibili effetti di corrosione nel
tempo. Vi sono bulloni ormai per ogni terreno o ammasso:
- bulloni autoperforanti interamente iniettati per terreni rigonfianti o spingenti;
- bulloni "superswellex" con effetto immediato perché dilatati a pressione
d'acqua;
- chiodi in vetroresina (quindi non corrodibili);
- bulloni e chiodi con una parte in acciaio ed una in vetroresina per permettere la
distruzione di quest'ultima in una seconda fase;
- jet grouting armati.

Il geologo deve essere a conoscenza delle nuove tecnologie di miglioramento e rinforzo


delle rocce ed insieme all'ingegnere, in sede di progettazione, deve concorrere alla
scelta del metodo più economico e veloce.
Nella tabella 9 diamo una sintesi degli effetti dei consolidamenti sugli ammassi
rocciosi mentre nella 10 riportiamo le esperienze maturate nella costruzione di gallerie.

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EFFETTO MIGLIORAMENTO PER

Intervento Materiale Confinamento Resistenza al taglio Deformabilità

Infilaggi di Detrito SI
protezione,
paratie berlinesi
Drenaggi Roccia/ SI
Detrito
Iniezioni Detrito/ SI SI
cementanti Roccia
fratturata
Pretaglio Argille SI

Jet grouting Detrito A volte SI SI

Bullonatura Roccia SI SI SI
fratturata/
Detrito
Congelamento Detrito SI SI

Fig. 9
AMMASSI ROCCIOSI AVANZAMENTO SPINTE ACQUA SORPRESE
GEOLOGICHE
Omogenei, alta resistenza al taglio e Ottimo No Si, a volte Puntuali (cravasse, colpi
deformabilità determinante di montagna).

Omogenei, bassa resistenza al taglio e Ottimo ma costoso Solo se No Contatti con le Formazioni
deformabilità (Rocce deboli o Weak lasciati circostanti, gas.
rocks) alterare
Fratturati e tettonizzati Difficoltoso Si Si Si.
Acqua solfatica.
Formazioni complesse deboli o Difficoltoso Si No Olistostromi.
rigonfianti
Formazioni complesse rigide Normale A volte A volte A volte.
Gas. Acqua solfatica.
Rocce sciolte Difficoltoso Si Si Si (lenti diverse).
(gravità)

Fig. 10

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Alcuni primi risultati nella costruzione di gallerie

• Limitata influenza dei fenomeni reologici


• Forte influenza dei fattori geometrici della sezione
• Parametri di resistenza degli ammassi difficilmente quantificabili in sede di
progetto
• Non si è visto dipendenza lineare tra BMR e coperture anche se la resistenza
dell’ammasso tende ad aumentare con la copertura
• Le deformazioni influenzano la resistenza stessa perché decadono i parametri
• Modalità di scavo determinanti al fine della stabilità
• Misura dei carichi sui rivestimenti complessa e non univoca
• Completa assenza di informazioni sicure sullo stress in situ e sulla dilatanza
• Gallerie senza rivestimento. Trascurando il caso in cui sul contorno dello scavo
compaiono zone in trazione (gallerie a debole copertura o in ammassi
stratificati), le situazioni critiche si possono manifestare al fronte di scavo per la
rottura del nucleo o per il crollo delle superfici perimetrali. La casistica
piuttosto estesa dimostra che gli spostamenti critici per le cavità non rivestite
sono dell’ordine massimo del 5-6% del RAGGIO (per la convergenza radiale e
per quella assiale del fronte) in caso di rottura duttile. Per una galleria di 6 metri
di raggio la rottura generalizzata può avvenire per convergenze radiali o
spostamenti del fronte dell’ordine di 30-35 cm. In pratica si accetta il 2-3% (15-
20 cm).
• Gallerie con rivestimento. Il rivestimento fornisce una pressione di
confinamento diretta (anello cls, bulloni pretesi) o indiretta (chiodi passivi). Il
rivestimento ha un comportamento elastico-perfettamente plastico con rottura
più o meno fragile.
• Gli spostamenti radiali che determinano rispettivamente la plasticizzazione e la
rottura delle strutture sono:
• chiodi e bulloni: 1-10 PER MILLE, 1-10 PER CENTO.
• spritz beton armato: 1%, 10 %.
• calcestruzzo semplice gettato in opera: 1 PER MILLE, 1%.

Il costo delle gallerie dipende:

• Condizionamenti “sociali”: urbanistica, uso del territorio, paesaggio, corridoi di


traffico ecc.
• Mercato: quante gallerie si stanno facendo in quel periodo?
• Tipo di contratto: “Chiavi in mano ! rischio del Committente nullo” oppure “A
misura ! rischio dell’Appaltatore nullo”
• Tariffe prezzi
• Il Progetto lo fa l’Appaltatore o il Committente?
Esperienza con le indagini geognostiche e geomeccaniche
Opinione sulle indagini per i progetti

Ottimi i risultati in campo geologico, stratigrafico e tettonico


Pessimi i risultati in campo geomeccanico:
RQD opinabile perché le operazioni di carotaggio non sono standardizzate
Confusione nell’applicazione delle classificazioni geomeccaniche
Difficoltà nel reperire informazioni sulle condizioni idrogeologiche degli
ammassi (l’acqua è sempre una sorpresa)
Ci si affida troppe volte a metodi indiretti (sismica e geolettrica) soprattutto per
profondità notevoli e ammassi rocciosi complessi
Non circolano le esperienze negative: si pubblicano solo quelle positive

Conclusioni.

Già nel 30 a.C. l'architetto romano Vitruvio diceva che le cose essenziali in un progetto
devono essere tre: funzionalità, durabilità e bellezza. Oggi occorre aggiungere anche
tempi e costi. Un buon progetto realizza un'opera con i materiali più idonei, ad un costo
accettabile nel minor tempo possibile. Esempi di progettazioni poco funzionali sono il
superbacino di Genova o la Raffaello e la Michelangelo (costruite quando la domanda
di trasporto era ormai indirizzata sugli aerei).
Progetti con bassa durabilità sono le autostrade costruite negli anni '60.
Il geologo insieme all'ingegnere, all'architetto, all'ambientalista, deve coniugare
creatività, innovazione, economicità, tempo, conforto, bellezza e durabilità. Chi si
dimentica una di queste caratteristiche durante le fasi di progettazione contribuisce
all'aumento dell'entropia nell'universo.

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