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DELLA LIGURIA
Sergio Pedemonte
Dal 1982 le Ferrovie dello Stato hanno realizzato le seguenti opere in sotterraneo:
TABELLA I.
1) Il cunicolo pilota.
Per la realizzazione di lunghe gallerie ferroviarie negli ultimi anni, è stato utilizzato
frequentemente il preforo o cunicolo pilota, sia ai fini della progettazione che come
metodo di scavo. In pratica si procede all'apertura di un cavo di dimensioni ridotte
(circa 1/10) rispetto a quello definitivo. Oggi tale circostanza è favorita dalla
disponibilità di frese a testa rotante ed attacco integrale aventi diametro tra i 3,5 ed i 4,5
metri che consentono notevole flessibilità d'impiego anche in ammassi rocciosi con
caratteristiche geomeccaniche non omogenee.
Un tempo si ricorreva a tale tecnica di scavo parzializzato per risolvere emergenze
impreviste o per superare punti singolari; diversa e più recente è la filosofia che sta alla
base del preforo come mezzo di progettazione che utilizza parametri oggettivi quali:
• le deformazioni del cavo all'atto dello scavo (convergenze);
• la posizione e l'entità dei rilasci eventualmente verificatisi;
• l'entità e le modalità di applicazione degli interventi di stabilizzazione e
consolidamento;
• il rilievo geostrutturale ed idrogeologico di dettaglio dell'ammasso,
comprendente: l'indice di fratturazione, la giacitura dei piani di discontinuità,
tipo di frattura, caratteristiche del materiale di riempimento, JRC e JCS delle
superfici, venute e qualità dell'acqua incontrata;
Si ottiene così un profilo della galleria che permette la scelta del metodo di
progettazione, di rivestimento, consolidamento eventuale e di scavo per l'allargo.
L'adozione del cunicolo pilota è essenzialmente riconducibile alle seguenti
motivazioni:
1) impossibilità di effettuare sondaggi geognostici a causa di alte coperture in zone
inacessibili;
2) ottenere un rilevamento geologico-geomeccanico continuo dell'ammasso
roccioso, analizzare il suo comportamento allo scavo, e possibilità di eseguire prove in
situ e di laboratorio (convergenze, estensimetri, celle pressiometriche, martinetti piatti e
cilindrici, misura dello stress in situ, carotaggi meccanici e geofisica);
3) accurate prospezioni in avanzamento per evitare sorprese geologiche;
4) garantire il superamento di accidenti tettonici e/o eseguire consolidamenti in
precedenza all'allargo;
5) rilievo dell'eventuale presenza di gas;
6) mappatura delle caratteristiche chimico-fisiche delle acque;
7) abbattimento di pressioni idrostatiche e drenaggio dell' ammasso roccioso;
8) contenimento delle vibrazioni indotte da esplosivo nella fase di allargo;
9) ventilazione naturale o comunque più facile del cantiere di avanzamento;
10) ottimizzazione dei tempi di scavo;
TABELLA II.
Alcuni fori pilota realizzati dalle Ferrovie dello Stato dal 1984.
I problemi sorti durante i progetti e gli scavi hanno permesso alcune riflessioni
geomeccaniche di seguito riportate e che sono certamente soggettive e opinabili, ma
forse utili anche a chi opera in superficie.
3) Sondaggi geognostici.
Mi limito soltanto a dire che il sondaggio geognostico a fini geomeccanici è il risultato
del sondatore e della tecnologia che ha a disposizione. Personalmente sono contrario
all'uso dell'RQD, un parametro misterioso e affascinante forse perché cerca di usare un
minimo di matematica nella geologia. Se ad esempio abbiamo una carota lunga un
metro con fratture esattamente a 9 cm una dall'altra, l'RQD è uguale a zero; mentre se
le fratture sono tutte a 11 cm di distanza l'RQD è uguale a 100: l'ammasso roccioso non
è così diverso da come si crederebbe leggendo l'RQD. Alcuni inoltre non sanno che le
fratture fresche e combacianti non vanno considerate perché sono dovute all'azione di
carotaggio, in più, affinché tale parametro possa veramente essere utilizzabile,
occorrerebbe standardizzare i diametri, i tipi di carotiere ecc. E' meglio usare il n° di
fratture per metro scartando quelle dovute alla perforazione.
Un esempio di sondaggi male interpretabili quello in materassi alluvionali in ghiaie:
non tanto per il dilavamento dei ciottoli che si dà per scontato, quanto per
l'impossibilità di vedere se c'è una cementazione in atto. Ad esempio a Torino, durante
la progettazione del Passante Ferroviario, ci si è accorti in ritardo (nonostante che la
bibliografia le riportasse) della presenza di lenti cementate ad alta resistenza. Si è
dovuto così cambiare il tipo di scavo delle paratie (dal kelly all'idrofresa) con notevole
aumento dei costi. A posteriori si sono riviste le carote estratte e dove c'erano le
cementazioni i ciottoli si presentavano con piccole asperità in calcite andata frantumata
4) Sismica.
Ottima per stabilire la potenza di coltri o la presenza di paleoalvei. Ha sempre dato
cattivi risultati tra formazioni simili (non parliamo poi dei vari flysch dell'appennino
ligure e parmense) già citate. In una galleria ferroviaria in progetto si è posizionata una
caverna dove la sismica dava i basalti e si sono trovato le serpentiniti. E' utile invece il
cross-hole o il down-hole, per non parlare della tomografia sismica, in punti
caratteristici (a profondità non troppo elevate): è il caso del sottopasso di alvei e
terrazzi morfologici urbanizzati o per localizzare grandi trovanti.
5) Classificazioni geomeccaniche.
Non bisogna dimenticare che sono nate come metodi empirici per ottenere i
rivestimenti di gallerie. Adesso si utilizzano in ogni occasione ma l'esperienza non è
ancora sufficiente. Qui analizzerò solo la classificazione di Bieniawski.
In generale gli scopi principali di una classificazione geomeccanica, nella sua
applicazione all'ingegneria civile, si possono sintetizzare nei punti seguenti:
a. identificare i parametri più significativi che influenzano il comportamento
dell'ammasso;
b. suddividere l'ammasso roccioso in classi omogenee di roccia;
c. fornire le basi per la comprensione delle caratteristiche intrinseche di ogni classe
di roccia;
d. indicare qualitativamente i rivestimenti necessari per le gallerie e le
miniere;
e. fornire una sintassi comune tra ingegneri e geologi;
f. confrontare esperienze fatte su ammassi rocciosi in siti con condizioni
analoghe a quelle da analizzare.
Usata correttamente e per gli obiettivi che ciascun Autore indica, la classificazione
geomeccanica può diventare di enorme aiuto al Progettista. In caso contrario, il cattivo
o poco accorto uso della classificazione potrebbe portare a grossolani errori progettuali
o sottostime delle caratteristiche dell'ammasso. I maggiori errori in cui si potrebbe
incorrere sono:
1) usare le classificazioni come un "ricettario" buono per qualsiasi situazione
geologica e geomeccanica, ignorando metodi progettuali analitici ed osservazionali;
2) usare un solo tipo di classificazione senza un controllo incrociato dei
risultati con altri sistemi;
3) usare la classificazione disponendo di pochi dati di input;
4) usare la classificazione senza rendersi conto pienamente della sua natura
conservativa e dei suoi limiti che derivano dai "case histories" sulla quale è stata
sviluppata.
Uno degli aspetti più importanti di una classificazione geomeccanica è la scelta dei
parametri di base di un ammasso roccioso. Dall'esperienza si è visto che difficilmente
un singolo parametro è in grado di descrivere compiutamente il comportamento di un
ammasso specie se molto fratturato o complesso. Più parametri con diverso significato,
! = c + " n tg#
oppure : [1]
cos# 1+sin #
"1 = 2 c + "3
1- sin # 1- sin #
L'indice BRMR (Basic RMR) si ricava dalla somma dei primi cinque parametri con
esclusione del parametro R6 di correzione dell'orientamento delle discontinuità:
BRMR = R1+R2+R3+R4+R5 [3]
Em=10^(BRMR-10)/40 [6]
per 0<BRMR<100
cm
= 0.114 e [
-0.48 ( i - 2 ) ] + 0.02
ci
dove: cm=coesione dell'ammasso; ci=coesione roccia intatta
i=intensità di fratturazione (n° discont. al metro)
(Manev e Avramova-Tacheva, 1970)
Ed = 0.069*RQD+O.52*Et+0.055Co-3.82
Et [GPa]; Co [MPa]
(Trunk e Floss, 1991)
Il diverso significato dei due indici, RMR e BRMR, ancora oggi non sempre viene
correttamente considerato, come peraltro si evince dall'esame di molte relazioni di
progetto o dalla lettura di qualche articolo.
La confusione nell'applicazione dei due indici è in qualche modo alimentata dallo
stesso Bieniawski (1989) allorché, nella tabella descrittiva della classificazione,
continua ad associare i valori di c e " a ciascuna classe RMR oppure quando presenta
alcuni esempi con risultati errati probabilmente a causa di refusi tipografici dovuti ad
ipotesi basate su valori esposti in precedenti versioni della classificazione stessa
(vedere esercizio a pag. 231 nell'edizione del 1984, oppure a pag. 121 nel volume del
1989). Anche nell'articolo del 1993 a pag. 569, Bieniawski crea confusione utilizzando
l'RMR, mentre a pag. 566 raccomanda l'uso dell' unadjusted RMR.
A B
!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Fig. 1F.
TABELLA 3.
Hoek & Alii (1995) fanno riferimento specifico alle versioni della classificazione
RMR del 1976 e del 1989. L'introduzione del GSI tende anche ad uniformare gli RMR
ottenuti dalle varie edizioni delle tabelle di Bieniawski, con quello della Classificazione
Geomeccanica del 1976:
a) RMR76
Si deve assumere la condizione di ammasso completamente asciutto ponendo il rating
relativo alle condizioni idrauliche pari a 10, mentre la correzione dell'orientamento
delle discontinuità è posto pari a zero (cioé RMR76=R1+R2+R3+R4+10-0).
b) RMR89
In questo caso per condizioni di ammasso completamente asciutto si ha un rating pari a
15, mentre la correzione per l'orientamento dei giunti è ancora uguale a zero
(RMR89=R1+R2+R3+R4+15-0).
L'indice GSI in tale caso è dato da:
RQD J r J w
Q= * * [8]
Jn Ja SRF
Per la stima dell'indice GSI si dovrà porre Jw = 1 ed SRF = 1; in tal modo si calcolerà
l'indice Q modificato attraverso la relazione
RQD J r
Q! = * [9]
Jn Ja
GSI=9LogeQ'+44 [10]
in cui
mb, s, a : costanti dipendenti dalle caratteristiche dell'ammasso (s=1 per campioni
intatti ed è nullo per materiali disgregati e alterati);
! c : resistenza a compressione della roccia intatta;
! 1' e ! 3' : sforzi principali.
In generale per ammassi di buona qualità si può porre a=0.5, mentre in ammassi
scadenti, interessati da superfici di taglio o da una alterazione spinta, la resistenza a
trazione si annulla (coesione uguale a zero) e nell'equazione del criterio di rottura si
pone s=0 ottenendo:
a
" ! %
!1 ! 3 + ! c $m b 3 ' [12]
# !c &
Per risolvere il problema della determinazione delle costanti mb, s ed a, Hoek & Alii
(1995) utilizzano l'indice GSI (Geological Strenght Index) che può variare da 10, per
ammassi scadenti, a 100 per rocce intatte.
Le correlazioni proposte sono:
per GSI > 25 (in ammassi indisturbati)
a = 0,5
GSI
a = 0, 65 - [15]
200
A B
Fig. 2.
°
+
* ° °
Iv=(Vc/Vl)^2
++ °
*
*
+ *
*=litotipo A
°=litotipo B
+=litotipo C
RQD
Fig. 3.
Iv: indice di velocità
Vc: velocità onde campagna
Vl: velocità onde laboratorio
A!!!!! B C D
Fig. 4.
E' ovvio che ogni modello richiede criteri di rottura diversi (ad esempio Hoek & Brown
per continui e pseudocontinui, oppure la legge empirica di Barton per i discontinui in
cui è presente una sola discontinuità - vedere figure 5A, 5C, 5D).
BARTON oppure
PATTON
AMADEI oppure
LADANYI &
ARCHAMBAUL
FIG. 5C
Hc
H&B
C&N
BRMR
Fig. 6A.
H&B = Hoek e Brown
C&N = Coulomb e Navier
Hc = altezza di copertura critica
! cmashb = s !c
!c [17]
! tmass =
2 (
m - m2 + 4s )
1 1
! = (90 + arctan ) [19]
3 3
h " 1
1
! = arctan
4h cos2" - 1 [20]
m #c
! = (cot" - cos" ) [21]
8
2c cos" [23]
!
1 - "
Facciamo un esempio:
!c = 60 MPa
mi = 15
GSI = 42
calcoliamo m e s per ammassi disturbati
c* = c + DS3 (tan a) / 2
dove:
a = (45 + Ø/2)
c = coesione
c* = coesione effettiva
DS3 = pressione di confinamento
Ø = angolo di attrito
ESEMPIO.
Se abbiamo un ammasso roccioso con "=20° e c=150 kPa, una bullonatura sistematica
di Superswellex L=6 m con maglia 1x1 m fornisce una DS3 pari a circa 130 kPa. La
roccia riqualificata avrà lo stesso angolo d'attrito ma una coesione c* = 242 kPa.
Viceversa conoscendo la coesione necessaria per un determinato coefficiente di
sicurezza si potrà ricavare la DS3 da applicare. Si è così in grado di valutare l'apporto
di una bullonatura sistematica in un ammasso roccioso fratturato. Inoltre in materiali
non-plastici (cioé con una caduta della resistenza al taglio al progredire dello
spostamento) la bullonatura immediata o addirittura precedente allo scavo, mantiene le
caratteristiche di picco (fig. 7). Impedire gli spostamenti significa far "lavorare" le
asperità dei giunti e favorire quindi la stabilità.
Comunque un bullone tesato agisce sulla ! a favore della sicurezza (fig. 8).
"1 "
Fig. 7.
!2
!1
Fig. 8.
Le colonne consolidanti o jet grouting sono sempre più usate: un problema che
presentano è lo sbarramento delle falde. Bisogna accertarsi della loro efficacia con un
campo prova negli stessi terreni che poi si trattano. Dopo l'esecuzione bisogna
carotarne alcune (misurando la percentuale di recupero e il numero di fratture) ed
effettuare prove di laboratorio come la compressione monoassiale (in genere per terreni
limosi si richiedono 4 MPa) o la velocità delle onde.
Le bullonature e le chiodature devono tener conto dei possibili effetti di corrosione nel
tempo. Vi sono bulloni ormai per ogni terreno o ammasso:
- bulloni autoperforanti interamente iniettati per terreni rigonfianti o spingenti;
- bulloni "superswellex" con effetto immediato perché dilatati a pressione
d'acqua;
- chiodi in vetroresina (quindi non corrodibili);
- bulloni e chiodi con una parte in acciaio ed una in vetroresina per permettere la
distruzione di quest'ultima in una seconda fase;
- jet grouting armati.
Infilaggi di Detrito SI
protezione,
paratie berlinesi
Drenaggi Roccia/ SI
Detrito
Iniezioni Detrito/ SI SI
cementanti Roccia
fratturata
Pretaglio Argille SI
Bullonatura Roccia SI SI SI
fratturata/
Detrito
Congelamento Detrito SI SI
Fig. 9
AMMASSI ROCCIOSI AVANZAMENTO SPINTE ACQUA SORPRESE
GEOLOGICHE
Omogenei, alta resistenza al taglio e Ottimo No Si, a volte Puntuali (cravasse, colpi
deformabilità determinante di montagna).
Omogenei, bassa resistenza al taglio e Ottimo ma costoso Solo se No Contatti con le Formazioni
deformabilità (Rocce deboli o Weak lasciati circostanti, gas.
rocks) alterare
Fratturati e tettonizzati Difficoltoso Si Si Si.
Acqua solfatica.
Formazioni complesse deboli o Difficoltoso Si No Olistostromi.
rigonfianti
Formazioni complesse rigide Normale A volte A volte A volte.
Gas. Acqua solfatica.
Rocce sciolte Difficoltoso Si Si Si (lenti diverse).
(gravità)
Fig. 10
Conclusioni.
Già nel 30 a.C. l'architetto romano Vitruvio diceva che le cose essenziali in un progetto
devono essere tre: funzionalità, durabilità e bellezza. Oggi occorre aggiungere anche
tempi e costi. Un buon progetto realizza un'opera con i materiali più idonei, ad un costo
accettabile nel minor tempo possibile. Esempi di progettazioni poco funzionali sono il
superbacino di Genova o la Raffaello e la Michelangelo (costruite quando la domanda
di trasporto era ormai indirizzata sugli aerei).
Progetti con bassa durabilità sono le autostrade costruite negli anni '60.
Il geologo insieme all'ingegnere, all'architetto, all'ambientalista, deve coniugare
creatività, innovazione, economicità, tempo, conforto, bellezza e durabilità. Chi si
dimentica una di queste caratteristiche durante le fasi di progettazione contribuisce
all'aumento dell'entropia nell'universo.
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