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CONSORZIO AUTOSTRADE SICILIANE

OGGETTO: "Autostrada A/20 "Messina-Palermo" - Incarico di servizi per


il monitoraggio strutturale con l’esecuzione di indagini
georadar all'interno delle Gallerie ".

RELAZIONE TECNICA

Il Tecnico
Ing. Giovanni Iozza
1. DESCRIZIONE GENERALE
Il C.A.S. Consorzio Autostrade Siciliane, concessionario per la gestione dell’Autostrada A20
Messina-Palermo, è pertanto anche il gestore delle Gallerie presenti in tale ramo Autostradale;
Tali gallerie, a causa di alcuni fattori concomitanti tra i quali, orografia del territorio attraversato e
tempo trascorso dalla loro costruzione, ormai più che quarantennale, presentano forti segnali di
ammaloramento e degrado strutturale.
Al fine di monitorare, dal punto di vista strutturale, tali gallerie si è deciso di intervenire con un
servizio di monitoraggio basato su rilievo elettromagnetico con metodo radar (GEORADAR). Si
interverrà, utilizzando tale metodo radar (GEORADAR) in maniera ripetitiva e similare per ogni
galleria e per ogni singola fornice. Tale servizio verrà integrato da prelievi ripetitivi di carote (cls o
roccia) in punti singolari e studi sulla carbonatazione di singole armature.

SITUAZIONI IN GALLERIE
A seguito di segnalazioni di personale su strada, e successivi riscontri dei tecnici del
Consorzio, la Direzione Generale del CAS ha deciso un monitoraggio globale delle Gallerie
dell’A20 al fine di evidenziare il degrado strutturale in ogni singola Galleria.
Il comportamento strutturale di una galleria è condizionato da diversi parametri che dipendono sia
dalle caratteristiche dell’ammasso roccioso entro il quale la galleria è scavata (caratteristiche
geologiche, idro-geologiche, strutturali e meccaniche, stato di sollecitazione naturale, ecc.), sia dalle
caratteristiche costruttive dell’opera (forma e dimensioni dello scavo, metodo di scavo, opere di
sostegno temporanee e permanenti, ecc.).
Le manifestazioni di degrado del rivestimento in calcestruzzo delle gallerie, sia esso semplice o
armato, hanno differenti cause. Eccezione fatta per le aggressioni biologiche, tutte sono imputabili a
fattori chimici, fisici o meccanici e sono proporzionali alla porosità del conglomerato: più un
calcestruzzo è poroso maggiore sarà la probabilità che si verifichino problemi.
Indipendentemente dalle cause che li hanno prodotti, gli ammaloramenti si manifestano
principalmente sotto due forme:
 disgregazione superficiale o profonda del conglomerato con o senza ossidazione delle
armature;

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 presenza di fessure che interessano la zona degradata.
Il processo responsabile del deterioramento, invece, può coinvolgere:
 la matrice cementizia (per esempio decalcificazione, attacco solfatico);

 la componente lapidea (per esempio reazioni alcali-aggregato);


 le armature.

Questi aspetti sono intimamente legati tra loro e tendono ad esaltarsi a vicenda.

In primo luogo conviene distinguere il degrado che si manifesta a seguito dell’ossidazione delle
armature da quello che invece riguarda la matrice cementizia.
Il degrado dovuto alla corrosione delle armature per carbonatazione è una delle forme di
degrado più comuni. L’anidride carbonica presente nell’aria tende a penetrare attraverso il
copriferro all’interno degli elementi strutturali evidentemente esposti all’aria. La corrosione,
tuttavia, può avvenire solo quando acqua ed ossigeno, penetrando sempre attraverso il copriferro,
giungono a ridosso delle armature. Pertanto le strutture sensibili a questa tipologia di degrado sono
quelle esposte in forma alterna all’aria (presenza di CO2 e O2) ed al contatto con l’acqua (H2O).
Una volta avviato il processo di corrosione, questo porterà alla formazione di ossidi di ferro
(comunemente chiamata “ruggine”) che essendo più voluminosi del metallo di partenza tenderanno
a “spingere” il copriferro verso l’esterno, portando al suo distacco ed al classico degrado da
carbonatazione, ben riconoscibile dal fatto che l’ossidazione è omogeneamente diffusa su tutte le
armature coinvolte.
Le strutture esposte al contatto con acqua, inoltre, tendono ad assorbirla per capillarità.
Normalmente questo fenomeno non comporta alcun problema, ma per le strutture situate in
ambienti dove la temperatura può scendere sotto 0°C, l’acqua assorbita dal conglomerato e presente
nelle porosità capillari si trasforma in ghiaccio aumentando di volume, portando al degrado della
matrice cementizia a causa dei cicli di gelo-disgelo. Il risultato può essere quello di una completa
disgregazione della parte corticale delle strutture. Se si tratta di una struttura armata, il degrado
coinvolge anche le armature che, private del copriferro, vanno incontro a corrosione.
Gli elementi strutturali interessati da fessurazioni o microfessurazioni da ritiro, termiche o
strutturali possono subire una notevole penalizzazione di durabilità. Le fessure, infatti,
rappresentano vere e proprie vie di accesso preferenziali degli agenti aggressivi esterni. Le fessure

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possono svilupparsi per una serie di motivi, i principali sono: ritiro igrometrico, ovvero la
variazione dimensionale (contrazione) che il calcestruzzo subisce quando è esposto in ambienti
insaturi di umidità, gradienti termici derivanti da differenti temperature tra la periferia della struttura
ed il nucleo dei getti di calcestruzzo, applicazione di carichi statici o dinamici che comportano
tensioni di trazione superiori alla resistenza del calcestruzzo.
Nel caso, infine, di dilavamento ed efflorescenze l’acqua penetra all’interno del calcestruzzo
mettendo in soluzione l’idrossido di calcio. Il successivo processo di evaporazione porta questa
soluzione di calce verso la superficie, dove in presenza di anidride carbonica si trasforma in
carbonato di calcio, caratterizzato da una colorazione bianca.

FASE DI DIAGNOSTICA STRUTTURALE


Si tratta della fase preliminare a qualsiasi intervento di ripristino. Gli scopi di questa fase sono:
a) individuare i difetti e le forme di degrado presenti nella struttura;

b) individuare le cause che hanno determinato tali condizioni;


c) quantificare il livello di degrado presente;
d) valutare la qualità del calcestruzzo in opera.
La fase di diagnostica deve cominciare con una approfondita analisi visiva delle opere al fine di
valutare:
1) la condizione generale del copriferro (nel caso di rivestimenti armati);
2) i quadri fessurativi e gli eventuali danni alla matrice cementizia;
3) presenza di eventuali armature aggredite da corrosione;
4) presenza di deformazioni/cedimenti strutturali.
Individuate le diverse forme di degrado/dissesto presenti, per ciascuna di esse verranno impiegati
specifici metodi di indagine per studiare più approfonditamente il livello di degrado.
Le prove che a tal fine possono essere condotte sono suddivisibili in:
o prove distruttive;
o prove semi-distruttive;

o prove non distruttive.

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In linea generale le prove da eseguire sono quelle di seguito elencate:
 mappatura del degrado da redigere sul rilievo dell’opera con riportata ciascuna anomalia,
l’ubica-zione e l’estensione, ed il rilievo fotografico. Si rileverà per esempio il cls
ammalorato, le armature ossidate, le percolazioni di acque, lo scalzamento, le fessurazioni.

 profondità di carbonatazione;

 indagine sclerometrica;

 indagini con pacometro;

 prelievo di campioni cilindrici di cls per analisi di laboratorio (massa volumica, resistenza a
compressione, modulo elastico);

 prelievo di campione di tondino di acciaio per prove di laboratorio (prova di trazione con
determinazione della tensione di snervamento, tensione di rottura ed allungamento);

 controlli con georadar.

SPECIFICHE TECNICHE DI INDAGINE


Con riferimento ad alcune delle suddette tipologie di indagine, si riportano nel seguito le specifiche
tecniche relative alla loro esecuzione ed alla rappresentazione dei risultati da esse deducibili, al fine
di identificare i contenuti dei report di prova.
Profondità di Carbonatazione
Se dall’ispezione visiva emerge la presenza di armature corrose ed in vista a causa dell’espulsione
di porzioni di copriferro, è molto probabile la presenza del fenomeno di carbonatazione. In tal caso
è opportuno valutare, nelle diverse zone interessate dal degrado, la profondità di carbonatazione,
ovvero quantificare lo spessore di copriferro interessato dal fenomeno.
Per le strutture che possono entrare in contatto con l’acqua è sempre opportuno fare questa verifica
anche quando non si ha evidenza di corrosione in atto. La verifica consiste nel prelevare un
campione di calcestruzzo (carota) nel punto nel quale si vuole valutare le profondità di
carbonatazione ed applicare sulla sua superficie una sostanza nota come fenolftaleina (esame visivo
dell’elemento e test colorimetrico con soluzione all’1% di fenolftaleina in alcol etilico).
Si prevede una media di n. 10 a calotta, considerata la difformità sullo stato delle gallerie.

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A seguito di questa applicazione, la carota di calcestruzzo assumerà nella zona non carbonatata una
colorazione violacea. Sarà possibile quindi misurare direttamente lo spessore carbonatato.
La determinazione della profondità di carbonatazione dev’essere di norma effettuata subito dopo il
prelievo della carota di calcestruzzo.
Nel caso in cui appaia solo una debole colorazione è opportuno ripetere il trattamento. La
profondità di carbonatazione va specificata con precisione. Se il fronte di carbonatazione non è
parallelo alla superficie ma rimane abbastanza regolare allora sarà registrata la media grafica o il
valore massimo dello spessore ammalorato. Se il fronte di carbonatazione corre parallelo alla
superficie ma in alcuni punti si rilevano dei picchi, allora nel report di prova deve essere indicata la
profondità minima, media e massima.

Indagine Sclerometrica
Lo sclerometro è uno strumento a massa battente con cui si misura la durezza superficiale di un
elemento. La durezza superficiale è collegata alla resistenza dei materiali esaminati. L’uso del solo
metodo sclerometrico comporta un’approssimazione dei valori reali di resistenza variabile tra il
±23% ed il ±13%. L’indice di rimbalzo ricavato è riferito a porzioni corticali e, dunque, i dati
ottenuti sono influenzati dallo stato superficie del cls. La campagna sclerometrica può fornire una
prima e grossolana indicazione generale sulla resistenza del calcestruzzo invecchiato e
sull’omogeneità dei getti.
Le battute sclerometriche vanno effettuate su zone lisce e rese uniformi con una mola a mano,
avendo cura di mantenere una sufficiente distanza dalle armature e dai nidi di ghiaia. In genere si
eseguono 12 battute per ogni area di misura. Lo strumento, utilizzabile con angoli rispetto
all’orizzontale di -90°, 0° e +90°, fornisce un indice H da interpretare utilizzando i grafici forniti dal
produttore. Si prevede una media di n. 2 postazioni a calotta, considerata la difformità sullo stato
delle gallerie. Al momento dell’interpretazione dei dati la media deve essere eseguita su 10 letture,
escludendo il valore più alto e il valore più basso fra quelli ottenuti.

Prelievo di Campioni Cilindrici di cls


Questo tipo d’indagine si esegue prelevando una carota di calcestruzzo dall’elemento strutturale e
sottoponendola a prove di laboratorio per misurarne il valore della rottura a compressione. I
campioni in genere sono estratti con carotatrice ad acqua a sola rotazione senza percussione, fissata

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direttamente sull’elemento strutturale per ridurre al minimo lo stress del prelievo e limitare le
vibrazioni.
I campioni prelevati sono quindi trasferiti in laboratorio per essere sottoposti a prova di
compressione fino a rottura. Sulle carote si possono effettuare prove di rottura a compressione, di
determinazione del modulo elastico, del modulo di Poisson ed analisi chimiche.
Occorre che dopo il prelievo le carote di calcestruzzo vengano dettagliatamente descritte ed
adeguatamente rappresentate, evidenziandone la struttura, e presenza di anomalie (microlesioni),
all’interfaccia fra la pasta cementizia e l’aggregato riconducibili alla fase di prelievo.
I valori della resistenza dipendono dal diametro (), dall’altezza della carota (h) e dal diametro
massimo dell’inerte (dmax). Mantenendo costante il rapporto h/ e variando il rapporto /dmax si
rileva un’elevata correlazione tra i valori di rottura e le dimensioni degli inerti, dovuta alla loro
distribuzione casuale. Pertanto le norme richiedono di prelevare carote di diametro almeno pari a
3dmax e con h pari a 2. Per rapporti inferiori (microcarotaggi) si registra un’elevata dispersione dei
risultati ed occorre eseguire un elevato numero di test per ottenere valori affidabili.
E’ preferibile evitare il prelievo di carote che inglobino porzioni metalliche.
Considerata la diversità delle gallerie, per lunghezza, per anno di costruzione e per ammaloramento
e degrado strutturale (a seconda dell’orografia del territorio attraversato), si prevede una media di
10 (dieci) prelievi per calotta da investigare.

Indagine Georadar
L’indagine mediante georadar è finalizzata a verificare le caratteristiche del rivestimento delle
gallerie al fine di individuare le tratte con differenti tipologie di rinforzo e sostegno (centine, rete di
armatura, ecc.) e la eventuale presenza di zone di vuoto a tergo del rivestimento stesso.
La metodologia, ripetitiva per ogni singola fornice di ogni galleria, attraverso l’utilizzo di onde
elettromagnetiche, consente la definizione delle caratteristiche interne al mezzo indagato. In
particolare è possibile identificare interfacce tra livelli dotati di differente resistività e costante
dielettrica. Tali parametri sono in seguito correlabili a fattori fisici quali il grado di compattazione,
la posizione e le caratteristiche di eventuali manufatti sepolti, la presenza di zone umide o di zone
non cementate.
La scelta della configurazione è basata sulla profondità massima di indagine e sul livello di
dettaglio richiesto. Questi a loro volta contribuiscono alla scelta della frequenza dell’antenna: ad

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una bassa frequenza (antenne da 400-600 MHz) corrisponde un’elevata penetrazione del segnale in
profondità, ma con uno scarso dettaglio delle anomalie riscontrabili (risoluzione bassa). Ad alte
frequenze (antenne da 1000-1600 MHz) corrispondono elevati livelli risolutivi con scarsa
penetrazione del segnale. La generazione e la ricezione dei segnali a radiofrequenza dovrà pertanto
essere operata da una o più antenne che vengono fatte scorrere sul materiale da indagare.
I profili, acquisiti lungo reticoli con direzioni ortogonali a distanze variabili, dovranno consentire la
ricostruzione dello spessore del rivestimento e dell’andamento dei livelli dotati di differenti
caratteristiche elettromagnetiche tramite sezioni radar-stratigrafiche (radargrammi).
I profili di acquisizione (2D ed eventualmente 3D) dovranno essere adeguatamente rappresentati per
tutta la lunghezza della galleria investigata evidenziando le anomalie puntuali (centine, chiodi,
armatura, cavità, ecc.). La posizione dei radargrammi all’interno della galleria dovrà comunque
essere preventivamente concordata, definendo preventivamente la posizione dei radargrammi di
taratura e la frequenza delle antenne da utilizzare per l’esecuzione del rilievo (400, 600, 900 MHz, 1
GHz).

Indagine tramite Pacometro


Lo scopo della prova è di determinare in maniera non distruttiva la presenza e la posizione di
armature, lo spessore del copriferro e con buona approssimazione il diametro, facendo scorrere
lungo la superficie del rivestimento in calcestruzzo una sonda emettitrice di campo magnetico
collegata ad un’unità di elaborazione digitale ed acustica. Si prevede una media di 15 mq di
ispezione per ogni calotta. Questo tipo di rilevazione è particolarmente utile per l’esecuzione di
altre prove come il carotaggio che necessitano di evitare le armature e pertanto dovrà essere
effettuata preventivamente.

PREZZI
Trattandosi di servizi specialistici ci si è avvalsi dei prezzi desunti dal Prezziario Nazionale ANAS
2108. Pertanto i lavori indicati saranno remunerati applicando i prezzi desunti da tale Elenco Prezzi.
Relativamente agli oneri per la sicurezza, data la peculiarità delle voci che comprendono il servizio
(alcune in sito ed altre in laboratorio), si è estrapolata una media (pari circa al 5%) ottenuta dai vari
valori, applicando un programma (applicazione) specifico.

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QUADRO ECONOMICO

A) SERVIZI:

Importo Servizi a Base d’Asta €. 1.312.871,00

Oneri di sicurezza (non soggetti a ribasso) €. 74.800,00

Importo Servizi totale €. 1.387.671,00

B) SOMME A DISPOSIZIONE:

Spese per pubblicità e bando € 6.000,00


Rilievi, accertamenti e indagini € 10.000,00
Spese per assistenza tecnica specialistica € 20.000,00
Spese tecniche (spese per Commissione
gara e per attività di Collaudo T.A.) € 22.652,05
Imprevisti (2%) € 27.753,42
Oneri IVA (22%) € 324.296,82
Totale Somme a disposizione €. 410.702,30

TOTALE INVESTIMENTO € 1.798.373,30

L’importo a base d’asta dei servizi risulta pari ad €. 1.312.871,00 mentre le Somme a disposizione
dell’Amministrazione (Iva esclusa) sono pari ad €. 86.405,47.

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