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INDAGINI DEL SOTTOSUOLO

Per studiare le strutture geologiche della terra abbiamo bisogno di un modello geologico di riferimento, esso deve
essere sviluppato in modo da costituire un elemento di riferimento per il progettista per inquadrare i problemi
geotecnici e per definire il programma delle indagini geotecniche, quest’ultimo è condiviso sia dal progettista
geologico sia da quello strutturale. Qualora il professionista incaricato ritenga sufficiente le informazioni tratte da
indagini pregresse, dovrà dichiarare la congruità con apposita attestazione indicandone la fonte. Lo studio geologico
deve pervenire alla definizione di un modello geologico tridimensionale comprendente il volume significativo, ovvero
la porzione di terreno che interagisce con la costruzione del manufatto, e influenza l’opera stessa.

Lo schema operativo comincia con le indagini in sito mostrandone la caratterizzazione geologica, il modello geologico
fondendosi con il modello geotecnico deve dar vita a un modello di calcolo dal quale prenderà vita il progetto. I costi
delle suddette indagini variano molto, ma si possono esprimere in percentuali rispetto al costo totale del progetto.

La fase iniziale prevede uno studio a tavolino sui dati disponibili, sopralluoghi sul sito interessato e una stesura di un
rapporti preliminare e di un programma di lavoro sul terreno.

La fase esecutiva comincia con il rilevamento geologico e geo strutturale attraverso la fotogeologia per capire la
geomorfologia e la geofisica, si passa alla costruzione di pozzetti, trincee e sondaggi, si effettuano prove di
laboratorio e si stila un rapporto finale.

Infine la fase di revisione prevede controlli e monitoraggi durante gli scavi e la costruzione.

Si può incappare in difficoltà determinate dalla struttura geologica dovute a materiali di copertura poco resistenti, a
substrato roccioso debole, fratturato o alterato, cavità naturali o artificiali nella roccia del substrato, esistenza di
superfici di rottura attive o potenziali all’interno del versante, flusso di acqua di falda o di gas naturale, ritrovamento
inatteso di fondamenta antiche.

Le faglie sono una discontinuità presenti nell’ammasso roccioso e si possono distinguere tre componenti: quello che
costituisce la vera e propria zona di faglia privo di stratificazioni, la zona di transizione in cui ci sono ancora livelli
tettonizzati intercalati a roccia più compatta, dove prevale la fratturazione, e infine la zona di roccia normale.

Un rilevamento geologico è un rilevamento di rocce o di sedimenti sciolti e la relativa rappresentazione sia in


planimetria che in sezioni, le indagini geognostiche sono atte a conoscere il sottosuolo e a caratterizzarlo non solo da
un punto di vista geologico, ma geotecnico e geo meccanico.

Non possiamo difatti scegliere il materiale sui quali siamo chiamati a costruire. Dobbiamo così utilizzare i materiali
che troviamo in sito, quindi occorre identificare i terreni con i quali dobbiamo operare, determinare le caratteristiche
idro-meccaniche, ricostruire una immagine tridimensionale della posizione dei principali strati di terreno o di roccia
presenti nel sito che potrebbero essere influenzati o potrebbero influenzare l’opera ingegneristica, capire e
identificare i corpi idrici sotterranei ; le indagini sono condotte con sondaggi e campionamento, prove in sito e in
laboratorio, conoscenze geologiche e monitoraggio.

Durante la programmazione delle indagini bisogna scegliere i mezzi di indagine compatibili con il terreno interessato
dal tipo di opera, e decidere l’estensione verticale delle indagini, il numero delle prove, e la loro ubicazione.

Le indagini dirette sono i saggi di scavo o le perforazioni, i primi permettono di ricostruire l’assetto geologico del
sottosuolo prendendone visione diretta mediante l’apertura di scavi o estraendo campioni di rocce (sondaggi), sono
metodi più invasivi, lenti e di maggior coto ma si ottengono risultati più precisi, facendo riferimento all’eurocodice 7,
la distanza tra i punti di indagine e la profondità della stessa devono essere definite sulla base di quanto emerso
dalle analisi geologica dell’area in relazione alla dimensioni del sito e al tipo di opere da realizzare.

Le tecniche di perforazione, facente parte della metodologia diretta, viene impiegata per vari scopi: studi geotecnici
per costruzioni, ricerche minerarie, ricerche idriche e prelievi di acqua, iniezioni di consolidamento, esse possono
raggiungere notevoli profondità e attraversare terreni sottofalda, determinano la stratigrafia del terreno,
permettono il prelievo di campioni rappresentativi, sono utilizzati per l’esecuzione di prove in sito e per
l’installazione di strumentazione geotecnica. Si tratta dell’esecuzione di un foro verticale per mezzo di uno strumento
che agisce a rotazione, percussione o ad infissione diretta. Se parliamo di rotazione facciamo riferimento al
carotaggio continuo, avviene con estrazione del materiale roccioso in condizione rappresentative di come si trova in
posto, se invece facciamo riferimento alla metodologia a percussione abbiamo la distruzione del nucleo, ovvero la
perforazione senza possibilità di recupero, nemmeno parziale, allo stato indotto, del materiale estratto.

La perforazione a rotazione avviene con un utensile formato da un tubo carotiere che presenta un’estremità munita
di corona dentata, il tubo ha il compito di raccogliere la carota impedendo che venga distrutta alloggiandola nel suo
interno. L’estrattore posto all’interno della corona oltre che a permettere di strappare il campione dal fondo, ne
impedisce la sua caduta durante il recupero della batteria.

I campioni prelevati nel corso dei sondaggi possono essere: Disturbati, utilizzati soprattutto per la descrizione e la
classificazione e indisturbati, prelevati in campionatori infissi nel fondo del foro di sondaggio.

L’alesatore permette di mantenere il foro di sondaggio a piena misura, infatti resiste a più cambi di corona.

La PERFORAZIONE A CIRCOLAZIONE DIRETTA è il metodo più diffuso, utilizzabile in presenza di formazioni sia dure
che sciolte, e a profondità notevoli.

La PERFORAZIONE A CIRCOLAZIONE INVERSA prevede l’utilizzo di acqua di falda come fluido di perforazione, vi è più
qualità dei campioni raccolti, e il terreno non tende a franare, in questa il fluido di perforazione scende lungo lo
spazio aste-rivestimento e sale all’interno delle aste.

Un altro strumento è il martello FONDO FORO che opera come la circolazione indiretta ma utilizza l’aria compressa,
viene utilizzato in presenza di terreni compatti.

Vi sono pregi e difetti della rotopercussione alcuni di essi sono: la pulizia del foro è completa e lo scalpello si usura di
meno, ha n elevata velocità di avanzamento, si evitano le perdite di circolazione, ha però un costo elevato, e il
mantello per poter lavorare bene deve essere abbondantemente lubrificato può pertanto inquinare l’acquifero.

Passiamo in questo modo all’attività di competenza propria del geologo. Le carote vengno inserite in apposite
cassette, il geologo deve dunque descrivere i terreni attraversati, attraverso unìispezione visiva per identificarne
matrici, inclusi, microrganismi e fossili, si passa così all’apertura delle carote per analizzare l’umidità, l’alterazione,
l’omogeneità, e la continuità strutturale.

Le informazioni raccolte vengono rappresentate su prospetti che riportano simboli a seconda dello scopo per il quale
il sondaggio è stato realizzato, si passa a definire la percentuale di carotaggio (

% dicarotaggio=
∑ lunghezza carote ) e l’indice RQD ( RQD=
∑ lunghezza carote ≥10 cm x 100 )
lunghezza del tratto perforato lunghezza del tratto perforato
Le prove penetrometriche si dividono in statiche, statiche con piezocono, dinamiche, standard penetration test e
prove dilatometriche, lo strumento utilizzato è il penetrometro, costituito da una cella di carico che permette di
spingere punta e aste nel terreno.

Le prove CPT prevedono l’utilizzo della punta Begemann, probabilmete la più diffusa: prevede l’avanzamento di 4 cm
del solo cono, con spinta proveniente dalla batterie di aste, prosegue con l’avanzamento di altri 4 cm del cono più il
manicotto, per giungere all’avanzamento finale di 12 cm dell’intera punta. La resistenza della punta qc=Qc/Ac forza
necessaria infissione / superficie di base del cono, la resistenza unitaria di attrito laterale focale fs= F/As forza
necessaria di avanzamento/ superficie laterale del manicotto, la Spinta totale Qt e la forza necessaria per infliggere
nel terreno la punta e le aste di spinta, la resistenza d’attrito totale= spinta totale – forza sul cono, QST=QT-QC, il
rapporto delle resistenze è il rapporto percentuale tra la resistenza all’attrito locale e le resistenze alla punta Rf=
fs/qc.

I parametri che si ottengono sono: il valore della coesione non drenata, il valore dell’angolo di attrito, il valore del
modulo edometrico, il peso del terreno.

La prova SPT si esegue durante la perforazione, consiste nel registrare il numero di colpi necessari per far penetrare
45 cm nel terreno a fondo foro un tubo campionatore di dimensione standard, la resistenza alla penetrazione è la
somma del numero di colpi per il secondo e terzo avanzamento N=N2+N3, il risultato viene scartato se N1>50 COLPI
A 15 CM O SE N2+N3>100 COLPI A 30 CM.
La prova CPTU prevede un infissione a velocità costante di una punta conica ad angolo variabile, nella quale è
inserita una prova porosa collegata a un traduttore che consente di misurare la pressione dell’acqua nel sottosuolo
durante l’avanzamento.
La prova LAFRANC, facente parte delle indagini in foro, permette di stimare la conducibilità idraulica di un suolo non
roccioso. Il diametro del pozzetto è di 10-15 volte la dimensione della frazione granulometrica, e la profondità è a
discrezione del tecnico: lo si riempie d’acqua e viene valutata la quantità d’acqua che serve per mantenere il livello
costante (prova a carico costante), o si valuta di abbassare il livello d’acqua (Prova a carico variabile).
La prova LUGEON permette di calcolare la permeabilità o valutare la fratturazione di ammassi rocciosi, avviene
immettendo in fori di sondaggio acqua sotto pressione, nel foro viene calato un tubo per l’addizione dell’acqua con
due otturatori che consentono di isolare, il tratto di foro in cui si vuole effettuare la prova, durante la prova si
misurano pressione iniziale, portata immersa e tempo di durata della prova.
Le indagini in pozzi piezometrici possono essere lo slug test o la prova a gradini.
Lo slug test è una prova idraulica eseguita in maniera da produrre una istantanea variazione del livello statico in un
peziometrico misurato, in funzione del tempo. La finalità è la determinazione della conducibilità idraulica
dell’acquifero nelle immediate vicinanze del piezometrico.
La prova a gradini viene effettuata di norma in un pozzo di produzione messo in pompaggio per portate variabili,
crescenti in periodi costanti di tempo, la prova è eseguita principalmente per prevedere gli abbassamenti a diverse
portate per conoscere l’efficienza del pozzo.
Per quanto riguarda le indagini indirette vi sono i metodi geofisici.
Distinguiamo le prove per campi naturali da quelle per campi artificiali, le prime misurano un campo di forze sulla
superficie terrestre e cercano di individuare le anomalie dovute alla disomogeneità del terreno ovvero la
prospezione gravimetrica o magnetica; le seconde studiano il comportamento di un campo artificiale che può venire
influenzato da corpi strutturali sepolti e quindi la prospezione elettrica e sismica. Gli obiettivi sono quelli di
ricostruire il profilo stratigrafico e stabilire la posizione o la presenza di corpi idrici sotterranei. I metodi geofisici si
dividono in geoelettrico, attraverso un segnale elettrico in corrente continua in funzione della reattività delle rocce
attraversate, e geosisimico facendo uso delle onde sismiche di compressione(P), taglio (s) e superficie (R).
Allo stato naturale le rocce sono permeate di una certa quantità d’acqua, per determinare la resistività usiamo
l’equazione ρr =F x ρW (
ρ r =restività , F=fattore di formazione della roccia , ρW =caratteristiche elettriche s oluzione acquosa ).
(LEGGE DI ARCHIE: F=a(parametro funzione della tortuosità delle vie di interconnessione dei pori) x n(porosità) -m
(parametro funzione del grado di cementazione)
x S(grado di saturazione)-k (parametro generalmente pari a 2))
Il sondaggio elettrico verticale (SEV) viene eseguito mediante una coppia di elettrodi di potenziale (quadripolo
elettrico), viene effettuata una sola misurazione alla volta, l’utente sposta lungo le direzioni opposte le due coppie di
elettrodi, ottenendo un profilo verticale di resistività apparente e reale al centro del quadripolo.
La tomografia elettrica 2D (ERT) è una prospezione geolettrica eseguita mediante un set di elettrodi equidistanti tra
loro lungo una linea retta di indagine di lunghezza definita dall’utente. Lo strumento gestisce l’immissione di
corrente (A e B) e la lettura di differenziale di potenziale tra gli elettrodi di potenziale (M,N).
Le prove geosismiche sono basate sui principi di propagazione, rifrazione, e riflessione di onde elastiche generate
mediante esplosione masse battenti; l’impulso generato da una vibrazione (sorgente) viaggia come un’onda di
compressione (onda P) o come onda di taglio (onda S), la velocità di propagazione è funzione della densità del
mezzoe delle sue caratteristiche elastiche.
I metodi sismici in foro sono : metodo up-hole – sorgente di energia in foro e apparecchi di registrazione in
superficie, metodo cross-hole – sorgente di energia in un foro e apparecchio che misura in un altro sondaggio alla
stessa profondità (necessità di due fori) -, metodo down-hole – sorgente di energia in superficie e apparecchi di
registrazione in foro -, metodo battom-hole - – sorgente di energia e apparecchio che misura nello stesso sondaggio
alla stessa profondità.
GEORADAR: sistema di indagine geofisica del sottosuolo, per modeste profondità, basato sulla riflessione delle onde
elettromagnetiche.

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