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FRANE E MOVIMENTI FRANOSI

Una frana è un rapido spostamento di una massa di roccia o di terra il cui centro di gravità si muove verso il basso e
verso l’esterno.

I principali fattori che influenzano la franosità sono: FATTORI GEOLOGICI, caratteri strutturali, giacitura, scistosità,
associazione e alternanza fra litotipi, degradazione e alterazioni, eventi sismici e vulcanici; FATTORI MORFOLOGICI, la
pendenza dei versanti; FATTORI CLIMATICI E VEGETAZIONE, alternanze di lunghe stagioni secche e periodi di intensa
e/o prolungata piovosità, disboscamenti e incendi; FATTORI IDROGEOLOGICI, come la circolazione idrica superficiale
e sotterranea, o l’entità e la distribuzione delle pressioni interstiziali; FATTORI ANTROPICI, scavi e riporti o
disboscamenti e abbandono delle terre; FATTORI SISMICI terremoti o in generale dinamiche esterne.

Le cause dei movimenti franosi possono essere: STUTTURALI (per fattori geologici, morfologici, idrogeologici), o
OCCASIONALI E DETERMINATI (fattori climatici, vegetazionali, antropici, sismici).

Il movimento franoso si manifesta quando lungo una superficie all’interno del pendio, le tensioni tangenziali
mobilitate (DOMANDA DI PERSISTENZA D), eguagliano la capacità di resistenza, C, al taglio del terreno.

C
FS= ≤1
D
D=dipende dalla forma e dalla geometria del pendio e dalle condizioni di carico

C= dipende dalla resistenza al taglio, mobilitata lungo la superficie di scorrimento variabile con le deformazioni e le
pressioni interstiziali.

Un pendio inizialmente stabile diventa instabile per: aumento di D (aggravio delle condizioni di carico), aumento
dell’acclività di un pendio, riduzione di C per le posizioni interstiziali, effetto di fenomeni fisici, chimici o biologici. Un
pendio è instabile quando il rapporto tra la resistenza al taglio disponibile e lo sforzo tangenziale mobilitato è uguale
a 1.

Vi sono diversi fattori che influenzano la creazione di una frana, i principali sono i fattori che asportano il materiale e
diminuiscono il sostegno laterale, ovvero causano un erosione al piede di un versante da parte di un corso di acqua o
da parte di un moto ondoso, oppure la rimozione del sostegno laterale dato dallo scioglimento dei ghiacciai, questi
fattori possono causare il sovraccarico del pendio, riducono il supporto sotterraneo, causano pressioni laterali, o
esercitano sforzi di taglio transitori. Una frana difatti comprende una varietà di fenomeni in termini di: tipo di
materiale coinvolto, tipo di velocità di movimento, dimensione della massa in frana, presenza o assenza di un’unica
superficie di scorrimento.

Una frana possiede caratteristiche morfologiche e in essa possiamo distinguere: la ZONA DI DISTACCO, ovvero la
superficie originaria del pendio prima della frana, chiamato anche coronamento, in cui il materiale originario rimane
al suo posto; ZONA DI ACCUMULO, la massa franata nonché il materiale mosso dalla sua posizione di origine; LA
ZONA DI MOVIMENTO, definita anche superficie di scorrimento. Possiamo inoltre definire la SCARPATA PRINCIPALE-
superficie che delimita l’area quasi indisturbata circostante la parte superiore della frana; L’UNGHIA ovvero il
margine inferiore del materiale distaccato dalla frana, punto di maggiore distanza dalla scarpata principale; e il
PIEDE, la porzione della frana che si è mossa oltre l’unghia della superficie di rottura, in quest’ultima possiamo
determinare la Lunghezza della SR, cioè la minima distanza tra l’unghia e il coronamento; la LARGHEZZA della SR, la
larghezza massima fra i fianchi della frana, perpendicolare alla lunghezza; e infine la profondità della SR, la
profondità perpendicolare al piano contenente Wr e Lr.

Grazie all’idea di Varnes, Possiamo classificare le frane secondo la cinematica e suddividerli in

CROLLI: distacco e conseguente caduta di una massa di materiali da un pendio molto rapido, prima con un
movimento in caduta libera poi in rimbalzo.

RIBALTAMENTI: distacchi e immediata separazione di terreno e roccia da versanti ripidi, il materiale si muove
prevalentemente nell’area per caduta libera, con rimbalzo e rotolamento, il materiale si accumula in fasce o cono di
detrito a piedi dei versanti con inclinazione di 20-40 gradi, il movimento diviene da rapido a molto rapido, possiamo
distinguere due tipi di ribaltamento diretto o indotto da frattura a monte.

SCORRIMENTI: movimenti lungo una superficie di rottura o entro una fascia sottile di intensa deformazione di taglio,
in funzione della geometria e si dividono in FRANA PER SCORRIMENTO TRASLAZIONALE (lungo una superficie piana),
e FRANA PER SCORRIMENTI TRASLATIVI O ROTAZIONALI (movimento lungo una superficie curva, concava verso
l’alto).

CALATE: movimento distribuito in maniera continua della massa spostata, con superfici di taglio multiple e
temporanee. Si distinguono in FRANE PER COLAMENTO IN ROCCIA – fenomeni lenti, continui nel tempo, simili a
movimento di un fluido viscoso; e COLAMENTO DI TERRENI E IN DETRITI – caratterizzato da contenuti d’acqua e
velocità estremamente variabili, oppure fenomeni rapidi innescati da precipitazione intensa che si muovono per
lunghe distanze entro aste torrentizie.

ESPANSIONI LATERALI: in un ammasso roccioso fratturato o di n terreno coesivo con conseguente subsidenza dei
blocchi sul sottostante strato più soffice, avviene per liquefazione o deformazioni plastiche dello stato sottostante, si
verificano su versanti con modeste pendenze e si possono ricreare SUCCESSIONI DI HORST E GRABER dovute alla
estensione della massa in frana.

Vi sono infine fenomeni di erosione superficiale dei versanti che possiamo categorizzare in SOLIFLUSSO: colamento
lento di una massa fluida molto viscosa, si manifesta in terreni fini fluidificati seguito di precipitazioni o in regioni
periglaciali durante periodi di disgelo, gli effetti visivi possono essere le terrazzate, i lobi o le increspature; e in SOIL
CREEP O REPTAZIONE: movimenti parziali di detriti che ricoprono il versante causati da circolazione di acqua nel
terreno, imbibizione, disseccamento, gelo-disgelo, gli effetti visivi di questa erosione sono forma incurvata di tronchi
di alberi o le increspature.

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