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Premessa
L’utilizzo delle prospezioni geofisiche, di tipo elettrico , e’ di uso comune nella geologia
applicata e nella idrogeologia per lo studio e la ricerca delle risorse idriche sotterranee, in
previsione della perforazione di pozzi o la realizzazione di manufatti di captazione.
La buona riuscita di una ricerca geofisica dipende spesso dalla possibilità di sovrapporre
più metodologie di indagine con lo scopo di poter individuare un “marker”, ossia
quell’elemento o segnale, a cui corrisponde la maggior probabilità di individuazione della
risorsa idrica ricercata.
Introduzione
Gli studi idrogeologici solitamente condotti nel campo della idrogeologia partono dalla
determinazione dei seguenti aspetti:
Uno strumento di misura che nella pratica si è dimostrato utilizzabile con buoni risultati è il
Per ogni singola stesa di misura, è necessario mediare i valori e calcolare, per ogni
acquisizione, gli scostamenti dal valore medio (positivi o negativi ).
I valori di scostamento devono poi essere elaborati da software opportuno ,con differenti
metodi di interpolazione dei valori . Una volta scelto il metodo di interpolazione più idoneo,
i dati vengono elaborati e filtrati e normalmente si può osservare che gli allineamenti dei
massimi e dei minimi di scostamento del Campo Magnetico Terrestre, sono coerenti con
le fratture rilevate con l’analisi aereo- foto -interpretativa.
Per aumentare la probabilità di successo della ricerca idrica ,alla campagna di misure
magnetometriche si può affiancare una campagna di misura con ricevitore W.A.D.I-
V.L.F., che è una metodologia di indagine che sfrutta il campo elettromagnetico
generato da potenti trasmettitori radio esistenti che trasmettono,per altri scopi, su
bande di frequenza molto basse (15 -:- 30 KHz).
Questo tipo di bande radio è utilizzato per comunicazioni a notevole distanza ed i segnali
sono generati da corpi antenna molto lunghi, con potenze di trasmissione elevate,
che si propagano nello spazio e penetrano anche nei corpi rocciosi,in profondità, e
vengono distorti nella propagazione da discontinuità presenti negli ammassi rocciosi.
Un grande contributo ,dal punto di vista del risparmio del tempo di indagine e per l’
incremento dell’ efficacia dell’ attività della ricerca, è possibile attraverso le indagini
biofisiche dirette e quelle strumentali.
In particolare,dal punto di vista del risparmio del tempo,le indagini biofisiche dirette
permettono di determinare le zone lineari, potenzialmente sfruttabili, da indagare
successivamente con più metodologie. L’indagine biofisica diretta deve essere eseguita da
persona particolarmente addestrata a rilevare ,sul proprio sistema psico-fisico , gli effetti
delle interazioni dovute alla presenza di acquiferi confinati. Questa fase deve avvenire
dopo l’ espletamento delle attività indicate ai punti 1),2),3),4),5) sopraindicati e delle
esigenze della committenza.
L’ indagine biofisica diretta permette di identificare sulle linee di ricerca stabilite sul
territorio ( stese di misura ), a seguito della indagine geologica e aerofotogrammetria e
delle esigenze della committenza, le porzioni interattive per la presenza di acqua
sotterranea potenzialmente sfruttabile.
Attraverso l’ analisi biofisica diretta ,che sarebbe opportuno fosse eseguita non in
contemporaneità da due soggetti addestrati di sesso opposto, si possono individuare sulle
stese di misura stabilite le porzioni interattive.
Una volta espletata questa fase , si deve procedere con le altre tipologie di misure previste
( Indagini geoelettriche,magnetometriche o WADI- VLF ) al fine di individuare mediante
misurazioni geofisiche , sulle stese di misura stabilite in precedenza,le zone
potenzialmente interessanti per la presenza di acqua sotterranea sfruttabile.
Il confronto sulle stese di misura prestabilite, tra i rilievi biofisici diretti ed i rilievi geofisici
strumentali ,permette di identificare spazialmente ,nell’ area di indagine, i potenziali
acquiferi da sfruttare e di stilare una graduatoria degli stessi, in funzione della molteplicità
di rilevazione relativa. I potenziali acquiferi che occuperanno il livello alto della graduatoria
saranno quelli confermati sia per via biofisica diretta che per via geofisica, secondo tutte
le metodologia di misura effettuate.
La scelta definitiva dell’area migliore , sia dal punto di vista probabilistico che di
sfruttamento , può essere effettuata dopo avere confrontato i rilievi HRV relativi alle
aree con più elevata probabilità di successo individuate.
Due soggetti idonei ,uno di sesso maschile ed uno di sesso femminile in età fertile,
possono essere influenzati con livelli diversi in funzione della portata
dell’acquifero sottostante. Normalmente su di un acquifero confinato l’ attività
Simpatica si riduce al minimo nell’ uomo e si esalta nella donna in età fertile.
In figura 1 è riportato il rilievo HRV su di un acquifero con buona produttività idrica
( circa 15 litri/secondo ) su due soggetti idonei di sesso opposto.
Fig. 1 – Rilievi HRV nei pressi di un pozzo con buona produttività idrica ( circa 15 litri/
secondo )
Fig. 2 – Andamento nel tempo dell’ attività Simpatica e di alcuni altri parametri cardiaci di
un soggetto di sesso femminile in età fertile, nei pressi di un pozzo di buona produttività
idrica ( circa 15 litri/secondo )
Fig. 3 – Andamento nel tempo dell’ attività Simpatica e di alcuni altri parametri cardiaci di
un soggetto di sesso maschile, nei pressi di un pozzo di buona produttività idrica ( circa 15
litri/secondo )
L’ area da indagata si trova in Italia nella provincia della Spezia ( sul Promontorio di Punta
Mesco –Parco delle 5 Terre-Pozzo C Ge Mesco ),nei pressi del segnaposto di Google
Earth, come indicato in fig. 4
Fig. 4 – Area indagata (pozzo CGe Mesco ) nei pressi del segnaposto di Google Earth
Attraverso l’ analisi geologica dell’ area,l’ interpretazione delle foto aeree e le richieste
della committenza, sono state individuate le stese di misura sull’ area di ricerca più
promettenti dal punto di vista geologico ed aero-fotogrammetrico ( vedere fig. 5 ).
Fig. 5 – Stese di misura sull’ area di ricerca
Sulle stese evidenziate sul terreno, personale addestrato a rilevare le interazioni biofisiche
ha individuato su ognuna di esse le zone lineari interessate da potenziali scorrimenti idrici
di tipo confinato. Il risultato dell’ indagine è riportato in fig. 6 con evidenziati i collegamenti
esistenti tra gli scorrimenti delle stese di misura esaminate.
Successivamente, sulle medesime stese sono stati effettuati i rilievi magnetometrici che
hanno messo in evidenza scorrimenti idrici sotterranei come indicato in fig. 7 e che
coincidono, con buona approssimazione, con quelli evidenziati per via biofisica diretta.
Fig. 7 – Potenziali scorrimenti idrici rilevati con metodo magnetometrico
A seguire, sono stati effettuati i rilievi mediante ricevitore radio WADI-VLF sulle stese ,già
indagate con le altre metodologie precedentemente citate , e su altre due stese addizionali
per avere una panoramica migliore dell’ area .Mediante questa metodologia sono state
individuate,come indicato in fig. 8 , due aree potenzialmente produttive : l’area 1 e l’ area 2
ed altre zone meno produttive.
Dall’ esame della fig. 8 ,emerge che una delle aree con probabilità maggiore è l’ area 2
perché è confermata anche per via biofisica e magnetometrica. E’ seguita quindi la verifica
delle due aree , con più elevata probabilità produttiva ,mediante la metodologia biofisica
strumentale utilizzante la misura e l’ analisi HRV.
Dall’ esame dei grafici di sintesi, è risultato che l’ area più produttiva tra le due confrontate
è la numero 2 perché il soggetto in prova, di sesso maschile, ha subito, quando esposto
all’ influenza, una maggiore riduzione dell’ attività Simpatica.
L’ area 2 è stata indagata ulteriormente ,dal punto di vista biofisico non
strumentale,ottenendo indicazione di potenziale portata dell’ ordine di 25-:-30 Litri/minuto
e di profondità stimata, dell’ acquifero principale, intorno ai 40 metri di profondità.
La terebrazione successiva del pozzo in corrispondenza della parte centrale dell’ area 2 ha
avuto successo ( vedere fig. 11 ) ed ha confermato,con buona approssimazione, anche le
previsioni di portata e di profondità stimate per via biofisica.
Fig. 11-Fase di terebrazione del pozzo nell’ area 2
E stata eseguita in seguito ,dopo il completamento del pozzo, una prova di portata a
gradini e di lunga durata (discesa e risalita) evidenziando una portata di esercizio di circa
a 35 l/min.
Conclusioni
Quanto sopra illustrato, mette in evidenza che una metodologia di ricerca che
integra le informazioni ottenibili per via geologica,biofisica non
strumentale,geofisica e biofisica strumentale HRV consente di ridurre notevolmente
il margine di errore nelle ricerche idriche idropotabili; in particolare,inoltre, se si
adotta anche la metodologia di verifica della caricabilità elettrica dell’ acquifero ,che
consente di avere indicazioni sul livello dei sali minerali contenuti,è possibile avere,
a priori , indicazioni attendibili sulla potenziale potabilità .
La metodologia biofisica diretta ,abbinata all’ analisi geologica del territorio,
permette di ottimizzare notevolmente le attività di misura strumentali successive.
Vengono confermate ,inoltre,la validità della metodologia di misura e analisi HRV,
per la validazione di acquiferi confinati di interesse nel settore della geobiologia
( ad esempio la verifica della presenza di acquiferi nell’ area di giacitura di letti o in
altre zone di interesse geobiologico dove è previsto il lungo stazionamento ), e la
diversità di interazione,sugli acquiferi confinati,tra soggetti di sesso maschile e
soggetti di sesso femminile in età fertile.
Bibliografia
S.Berti-Misure dell’Heart Rate Variability (HRV) come indicatore attendibile dell’ interazione tra
uomo e ambiente - www.architetturageobiologia.it