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DOSSIER

ANALISI E INDAGINI
DIAGNOSTICHE
TRA ARCHEOLOGIA
E RESTAURO
DOCUMENTAZIONE DI ALCUNE FASI
DELLO STUDIO SCIENTIFICO IN ATTUAZIONE
DEL PROGETTO DI RECUPERO E DI CONSERVAZIONE
DELLA VILLA ROMANA DEL CASALE
DI PIAZZA ARMERINA

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DOSSIER

SPECIE LAPIDEE
I MARMI DELLA VILLA DEL CASALE
Lorenzo Lazzarini
Università IUAV - Venezia

I marmi della Villa del Casale di da uno, sino a qualche decina di fram- quelle attualmente esistenti (Gorgoni
Piazza Armerina sono stati in passato menti, presenza in tracce et al. 2002).
oggetto di attenzione e indagine da da una a tre casse, presente Sui dettagli di tali identificazioni di
parte di vari studiosi, a iniziare dagli da tre sino a cinque casse, abbondante laboratorio, si rimanda allo specifico,
scavatori (Carandini et al. 1982 ), che oltre cinque casse, molto abbondante. recente rapporto scientifico redatto per
redassero un primo elenco, peraltro Circa la tipologia d’uso, si sono facil- la Soprintendenza ai BB.CC.AA. di
molto incompleto e con errori, delle mente identificati gli elementi architet- Enna (Lazzarini 2009).
specie lapidee presenti, e continuando tonici (principalmente cornici e loro Per informazioni storico-archeologi-
con lo studio di Pensabene, anch’esso frammenti, colonne e loro frammenti, che e archeometriche sulle varie specie
non esaustivo e con qualche impreci- capitelli e loro frammenti), nonché gli lapidee identificate, si consiglia la con-
sione, per finire poi con i due lavori altri manufatti e loro frammenti (ad es. sultazione delle pubblicazioni di Gnoli
dello scrivente (Lazzarini 2003 e vasche), mentre si è assunto lo spesso- (1988); Borghini (1989), con relativa
2007) che riguardarono solamente i re delle lastre per distinguere i rivesti- recensione di L.Lazzarini (1990); De
marmi e le pietre ancora in posto, e si menti pavimentali (spessore > di 1 cm) Nuccio, Ungaro (2002); Lazzarini
basarono solo su una identificazione da quelli parietali (spessore ≤ di 1 cm). (2004 e 2007).
autoptica delle varie specie lapidee. L’identificazione dei marmi colorati, Come si desume dalle tabelle, sono i
Una recentissima indagine, sempre di come si è detto sopra è stata largamen- marmi di origine ellenica che preval-
chi scrive, estesa alle diverse decine di te basata su un riconoscimento autopti- gono su tutti gli altri. In particolare, si
cassette di frammenti marmorei rac- co e per confronto con specifici atlanti può senz’altro affermare che siano le
colti nel corso dello scavo sia della fotografici (Mielsch 1985; Borghini due specie lapidee estratte dall’isola di

Basilica che del resto della villa, e 1989; Dolci, Nista 1992; Pensabene, Sciro (ora, Skyros), e cioè la breccia di
opportunamente integrata da indagini Bruno 1998) ma anche su studi mine- settebasi e il marmo sciretico bianco, a
archeometriche di laboratorio eseguite ro-petrografici al microscopio polariz- predominare. Della prima sono le
su campioni prelevati principalmente zatore di sezioni sottili di campioni grandi colonne del peristilio prospi-
dalla Basilica stessa, rende ora possibi- delle specie lapidee di incerta prove- ciente il mosaico della grande caccia, e
le la stesura di un elenco delle qualità nienza, e di quelle sconosciute. molti riquadri e cornici dell’opus secti-
di marmi presenti nell’edificio, che si L’identificazione dei marmi bianchi e le della basilica; del secondo erano con
ritiene pressoché definitivo almeno per bigi è invece da considerarsi ampia- ogni probabilità molti dei rivestimenti
quanto sinora messo in luce e studiato, mente ipotetica perché basata sulle parietali e pavimentali, sia della basili-
e una prima serie di considerazioni sul- loro caratteristiche macroscopiche ca che di altri spazi della villa. Va
l’impiego dei materiali lapidei di (dimensioni della grana, colore, bril- anche notata la considerevole abbon-
importazione nella villa. lanza, etc.), salvo che per un numero danza del verde antico, il cui uso e dif-
L’elenco di quest’ultimi viene sintetiz- significativo di campioni, prelevati per fusione è, come noto, da datare a dopo
zato in tabelle suddivise per area geo- litotipo e in modo rappresentativo, che l’età adrianea, ma la cui massiccia pre-
grafica di provenienza (vedi pag. 24), e sono stati identificati con una buona senza in contesti romani non è molto
fornisce una valutazione semiquantita- probabilità di esattezza del risultato comune.
tiva dei materiali e un’indicazione mediante dettagliato esame petrografi- Dei marmi microasiatici, l’africano
delle tipologie d’uso. Per valutare la co in sezione sottile combinato ad ana- appare il più usato, e solo per rivesti-
quantità, ci si è basati sul numero di lisi degli isotopi stabili del carbonio e menti, mentre i graniti sono presenti
casse riempite per ciascuna specie, in dell’ossigeno, e tenendo conto della specie in colonne. Di questi, il più
particolare: relativa banca dati più aggiornata tra abbondante è il misio, presente con

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numerosi fusti nel peristilio, dove si non si può essere del tutto certi per lunense, molto usato per cornici e rive-
alterna al marmo lesbio e al greco tutte le lastre presenti anche negli altri stimenti, a conferma di una persistenza
scritto, ma in origine anche in opera ambienti (Antonelli et al., 2009), che dell’impiego di materiali lapidei esotici
sottoforma di lastre pavimentali nella potrebbero pure essere di provenienza quali indicatori dell’elevato stato socia-
basilica. Meno usato è invece il grani- microasiatica (proconnesia e/o efesi- le del proprietario della villa.
to della Troade, ma ciò è in linea con na) vista l’ancora imperfetta conoscen- Un’ultima considerazione va fatta
un progressivo sorpasso del granito za sia archeologica, sia archeometrica circa la presenza nella basilica, per
pergameno su quello troadense avve- delle varie facies denominate “greco quanto in pochissimi, addirittura sin-
nuto verso la fine dell’impero romano, scritto”. Molto abbondante, per gli goli, frammenti di alcune pietre molto
sorpasso che sembra essersi consolida- stessi usi del litotipo precedente, è il rare, come il granito verde fiorito di
to all’inizio dell’era bizantina. marmo numidico. Da notare anche la bigio, la breccia rossa appenninica, la
Tra le poche specie litiche di prove- preferenza accordata alla sienite per le breccia di Aleppo, il semesanto, tutte
nienza africana presenti nella villa, è il due grandi colonne d’ingresso alla di grande pregio e caratterizzate da un
marmo greco scritto che fa la parte del basilica, ciò che è da collegare a un impiego che solitamente arriva al mas-
leone, sia per le colonne, sia in rivesti- maggior prestigio mantenuto anche in simo sino all’età flavia, ciò che fareb-
menti pavimentali e parietali (special- età tardo-antica da questo granito be supporre un reimpiego nei pavi-
mente negli zoccoli alla base delle rispetto a quelli microasiatici. menti e pareti della grande sala ceri-
varie stanze della villa). Della sua ori- Dei marmi di origine italica, infine non moniale di materiali più antichi proba-
gine, che nel caso specifico della basi- si può che osservarne l’esigua presenza, bilmente portati a Filosofiana da altri
lica sembra essere proprio africana, con la parziale esclusione del marmo centri romani dell’isola.

BIBLIOGRAFIA
Antonelli et al. 2009 - F. Antonelli, L.Lazzarini., S. Cancelliere, D. Dessandier, Minero-petrographic and geochemical characte-
rization of “Greco Scritto” marble from Cap de Garde near Hippo Regius (Annaba, Algeria), in “Archaeometry”, 51, 2009.
Borghini 1989 - G. Borghini (a cura di), Marmi Antichi, Roma 1989.
Pensabene, Bruno 1998 - P. Pensabene, M. Bruno, Il marmo e il colore, guida fotografica. I marmi della collezione Podesti,
Roma 1998.
Carandini et. al 1982 - A. Carandini , A. Ricci., M. De Vos, Filosofiana. La Villa di Piazza Armerina, Palermo 1982.
Dolci, Nista 1992 - E. Dolci, L. Nista (a cura di), Marmi Antichi da Collezione, Carrara 1992.
Gnoli 1988 - R. Gnoli, Marmora Romana, Roma 1988.
Gorgoni et al. - C. Gorgoni., L. Lazzarini., P. Pallante, B. Turi B., 2002, An updated and detailed mineropetrographic and C-O
stable isotopic reference database for the main Mediterranean marbles used in antiquity, in “ASMOSIA 5, Interdisciplinary
Studies on Ancient Stone” (J.J.Herrmann, N.Herz, & R.Newton eds.), London 2002, pp. 115-131.
Lazzarini 1990 - L..Lazzarini L., in “Bollettino d’Archeologia”, 5-6, 1990, pp. 255-268
Lazzarini 2003 - L. Lazzarini, I materiali lapidei e vetrosi delle tessere musive delle terme di Villa del Casale (Piazza Armerina),
in Atti del Primo Convegno Internazionale di Studi La materia e i segni della Storia, I, “Apparati musivi antichi nell’area del
Mediterraneo”, I Quaderni di Palazzo Montalbo, Palermo 2003.
Lazzarini 2004 - L. Lazzarini (a cura di), 2004, Pietre e marmi antichi: natura, caratterizzazione, origine, storia d’uso, diffusio-
ne, collezionismo, Castenaso (Bo), 2004.
Lazzarini 2007 - L. Lazzarini, Poikiloi lithoi, versiculores maculae. I marmi colorati della Grecia antica, Roma-Pisa 2007.
Lazzarini 2007a - L. Lazzarini, Caratterizzazione dei materiali lapidei e vetrosi, In Progetto di recupero e conservazione della
Villa Romana del Casale di Piazza Armerina

I RESTAURI IN CORSO ALLA VILLA DEL CASALE SONO DIRETTI DAL CRPR
DIR. DEI LAVORI GUIDO MELI
DIR. OPERATIVO PER IL SETTORE LAPIDEI
RESTAURATRICE LORELLA PELLEGRINO

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DOSSIER

TABELLE COI RISULTATI OTTENUTI


NOME ANTICO DEL MARMO, E PROVENIENZA ABBONDANZA TIPOLOGIA D’USO
SINONIMI MODERNI RELATIVA
Breccia di settebasi Isola di Skyros +++ RPAV, C, RPAR
M. thessalicum, lapis atracius, verde antico Chasabali (Larisa) +++ RPAV
Marmor lesbium, bigio antico Moria, Isola di Lesbo ++ RPAV, C
Marmor scyreticum, marmo sciretico bianco Kolones, Isola di Skyros ++ RPAR, RPAV, CO
Marmor chium, porta santa Latomi, Isola di Chio ++ RPAV
Marmor charystium, marmor styrium, cipollino Karystos, Styra, Isola Eubea ++ RPAV, RPAR
verde
Rosso antico Penisola di Mani (Pelop.) ++ RPAV, RPAR, CO
M. lacedaemonium, serpentino, porfido verde Stefanià (Peloponneso) + RPAV
antico
Marmor pentelicum Monte Penteli, Atene + RPAV, RPAR, CO
Marmor Thasium (due varietà) Isola di Taso + RPAV, RPAR
Marmor chalcidicum, fior di pesco Eretria, Isola Eubea ± RPAV, RPAR
Semesanto Isola di Skyros ± RPAV
Cipollino bigio Karystos, Isola Eubea ± RPAV
Breccia di Aleppo Kariés, Isola di Chio ± V

Marmi di origine ellenica. Legenda: +++, molto abbondante; ++, abbondante; +, presente; ±, tracce; RPAV, rivestimenti pavimentali; RPAR,
rivestimenti parietali; C, Colonne; CAP, capitelli, CO, cornici; V, vasche.

NOME DEL MARMO E SINONIMI PROVENIENZA ABBONDANZA TIPOLOGIA


RELATIVA D’USO
Marmor lucullaeum, africano Sigacik, Izmir +++ RPAV, RPAR
Marmor proconnesium. M. cyzicenum, m. greco Saraylar, etc. , Isola di Marmara +++ RPAV, RPAR,
fetido
C, CAP, CO
Marmo misio, granito misio Kozak, Bergama +++ C, RPAV
Marmor sagarium, breccia corallina, breccia Vezirhan, Bilecik +++ RPAV, RPAR
nuvolata, brocatellone
Marmor Carium, m.iassense, cipollino rosso, Kiykislacik, Mylasa + RPAV
africanone
Marmor phrygium, m.docimenum, Iscehisar, Afyon + RPAV, RPAR
m.synnadicum, pavonazzetto
Marmor troadense, granito violetto Cigri Dag, Ezine + C
Bianco e nero tigrato ??, prob.prov. anatolica ± RPAV
Alabastro fiorito ??, prob.prov. anatolica ± RPAV

Marmi di origine microasiatica. Legenda: +++, molto abbondante; ++, abbondante; +, presente; ±, tracce; RPAV, rivestimenti pavimentali; RPAR,
rivestimenti parietali; C, Colonne; CAP, capitelli, CO, cornici; V, vasche.

NOME DEL MARMO E SINONIMI PROVENIENZA ABBONDANZA TIPOLOGIA D’USO


RELATIVA
Marmor numidicum, giallo antico Chemtou, Tunisia +++ RPAV, RPAR
Greco Scritto, anche brecciato Cap de Garde, Algeria; altre +++ RPAV, RPAR, C, CO
provenienze ignote
Lapis porphyrites, porfido rosso antico Gebel Dokhan, Deserto Orientale + RPAV, RPAR
Egiziano
Alabastro a Pecorella Oran, Algeria + RPAV
Granito verde fiorito di bigio Wadi Umm Balad, Deserto Orientale ± RPAR
Egiz.
Lapis pyrrhopoecilus, lapis thebaicus, sienite Aswan, Egitto ± C
Lapis alabastrites, alabastro cotognino Hatnub, etc. Egitto ± RPAV, RPAR

Marmi di origine africana. Legenda: +++, molto abbondante; ++, abbondante; +, presente; ±, tracce; RPAV, rivestimenti pavimentali; RPAR,
rivestimenti parietali; C, colonne; CAP, capitelli, CO, cornici;V, vasche.

NOME DEL MARMO E SINONIMI PROVENIENZA ABBONDANZA TIPOLOGIA


RELATIVA D’USO
Marmor Lunense, marmo di Carrara (tutte le Alpi Apuane +++ RPAV, RPAR,
varietà)
CO
Marmo rosso fiorito S.Marco d’Alunzio (Messina) + RPAV
Alabastro (siciliano ??) + RPAV
Breccia rossa appenninica Coregna, La Spezia ± RPAV

Marmi di origine italica. Legenda: +++, molto abbondante; ++, abbondante; +, presente; ±, tracce; RPAV, rivestimenti pavimentali; RPAR,
rivestimenti parietali; C, Colonne; CAP, capitelli, CO, cornici; V, vasche.

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CAMPAGNE DI SCAVI
TRA RICERCHE, ARCHEOLOGIA E RESTAURO
Patrizio Pensabene
Università La Sapienza - Roma

Particolare del mosaico parietale rinvenuto nel settembre 2009 nell’edificio termale fuori la villa difronte l’arco d’ingresso

Premessa Roma “La Sapienza”. Sul campo era limitata ai soli reperti ceramici la
Negli ultimi anni si sono verificati erano presenti Enrico Gallocchio e conoscenza di una fase arabo-nor-
due grandi eventi che hanno consen- Eleonora Gasparini che hanno segui- manna del sito in quanto le strutture
tito di riprendere le ricerche sulla to i saggi di scavo e stanno studiando murarie relative erano state del tutto
villa e gli immediati dintorni: il i materiali distrutte o messe in pianta solo in
primo costituito dal finanziamento Queste nuove indagini archeologiche misura ridotta.
POR ottenuto dalla Soprintendenza sono state importanti perché gli scavi In seguito, con gli scavi di De Miro e
di Enna per il 2004-2005, riguardan- di Gino Vinicio Gentili negli anni di Guzzardi negli anni ’80 del XX
te lo scavo della zona a sud della ‘50, pur nei risultati ottenuti, aveva- secolo, si erano aggiunti tasselli di
villa ritenuta sede della pars rustica; no lasciato alcune zone d’ombra informazione riguardanti proprio le
il secondo dal restauro intrapreso dal nella comprensione storica della problematiche suddette anche se
Centro Regionale per il Restauro di Villa del Casale: prima di tutto sul- l’assenza o la concisione delle noti-
Palermo che riguarda sia i mosaici, l’impianto precedente alla Villa tar- zie pubblicate non aveva permesso di
sia le strutture di copertura, che ha doromana, poi circa gli interventi di tenere conto del loro significato e ci
comportato una nuova campagna di restauro e ricostruzione nella Villa ha costretti a riesaminare le strutture
saggi di scavo durante il 2008 e 2009 durante il suo uso; erano rimaste nel già scavate o a rimetterle in luce sia
per tutto il perimetro della villa e in complesso ignote anche le vicende per metterle correttamente in pianta ,
molte zone interne. A entrambe le che nel periodo altomedievale, prima sia per sottoporle a nuovi esami alla
imprese ha collaborato, per l’indagi- bizantino e poi islamico, avevano luce di quanto da noi scavato succes-
ne archeologica l’Università di investito il sito della Villa; da ultimo sivamente.

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Trincea XIII - Pozzo ad est della sala triabsidata - resti di uno scheletro umano

Strutture tardoantiche di imma- presso Tor Vergata2), e hanno porta- re un piazzale d’ingresso alla villa
gazzinamento e di servizi to all’identificazione della parte circondato da strutture di servizio.
Tra i dati pubblicati degli scavi De rustica della Villa a sud della Villa: Possiamo ormai affermare anche per
Miro risultava la presenza di un qui si può ipotizzare fossero colloca- la Villa del Casale che non siamo di
grande ambiente sul lato ovest del ti le cucine e gli impianti produttivi fronte ad una sorta di villa suburba-
piazzale d’ingresso, definito provvi- (torchi e depositi per olio e vino) na, a molti chilometri di distanza da
soriamente stalla, e che in realtà si Infine nella nostra campagna di grossi centri urbani, ma di un’unità
presentava come una grande sala tri- scavo di questi ultimi due anni sono residenziale, amministrativa e pro-
partita da pilastri. Ma la revisione emerse, sempre a sud della villa (nel duttiva.
degli scavi, questa volta inediti, di settore ovest dell’insediamento
De Miro ha poi portato all’individua- medievale da noi ora messo in luce: Strutture tardo antiche di seconda
zione di un secondo grande ambiente cfr. infra), strutture tardoantiche fase e di epoca bizantina
situato subito a sud di questa sala tri- costituite da un vano absidato con In precedenti pubblicazioni abbiamo
partita1. I due grandi ambienti, coin- vasca, che conserva anche la soglia e rilevato come l’acquedotto est, a
volti nel nuovo percorso di accesso parte dell’intonaco di rivestimento, e muro pieno, i tamponamenti delle
alla villa che li attraverserà per poi da altri resti murari, tra cui una vasca arcate dell’acquedotto nord e gli spe-
piegare verso l’arco d’ingresso, si con mosaico parietale, che sono da roni di contrafforte dell’abside della
sono rivelati essere magazzini per i interpretare come parte di un piccolo basilica potessero essere attribuiti ad
prodotti agricoli (noti nella loro tipo- stabilimento termale: esso pare una seconda fase della villa caratte-
logia dalla descrizione di Columella orientato grossomodo con i magazzi- rizzata da opere di rinforzo delle
e da una Villa nel suburbio di Roma ni sopradetti e ci consente di delinea- strutture murarie, da recinzioni

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difensive nelle quali erano inseriti gli Grande Caccia, nel braccio est del peri- con frammenti ceramici che lo situe-
acquedotti ( in un’arcata di quello stilio di fronte alle scale di accesso rebbero nel VI secolo.9
nord venne inserito un portale d’ac- all’ambulacro (dove s’inserirono due E’ probabile che, in analogia a quan-
cesso di cui restano i cardini delle fasce mosaicate con la probabile accla- to si verifica in Italia e in Africa
valve) e da rifacimenti di alcune mazione di un auriga, Bonifacius) e durante il periodo bizantino, quando
murature e di alcuni rivestimenti nelle terme, anche se progressivamente le attività produttive della campagna
parietali (v. le vasche del frigidario si può parlare più di rappezzi che di si spostano per motivi difensivi
delle terme e di alcuni ambienti del- integrazioni5. Si è anche proposto di all’interno fortificato delle città ,
l’appartamento del Dominus) e pavi- mettere in relazione tale sforzo di man- anche nel caso della Villa del Casale
mentali (v. il mosaico delle palestrite tenimento con un’eventuale apparte- ci si trovi di fronte ad un processo di
che si sovrappone a quello geometri- nenza della villa, in questo periodo, ad spostamento di tali attività all’inter-
co della fase originaria e i vari un funzionario importante, richiaman- no del suo perimetro. Infatti in un
restauri dei mosaici nelle terme e do il passo della Vita di S.Gregorio saggio (XIII) all’interno dello spazio
altrove): inoltre tutto il perimetro Agrigentino, redatta dal presbitero di risulta tra l’angolo sudovest della
esterno della villa, compresi gli spe- bizantino Leonzio, che menziona un Villa10 e il ninfeo dello Xystus è
roni di sostegno dell’abside della esarca residente presso Filosofiana6, emersa dal terreno la parte nord di un
basilica, viene intonacato e dipinto dalla Cracco Ruggino però interpretato ambiente rettangolare che inquadra
con motivi geometrici in rosso su come allusione al pretore romano che una struttura circolare, che era stata
fondo bianco, ma anche figurati. avrebbe esercitato a Filosofiana la sua messa in luce dagli scavi di De Miro
A questa fase, probabilmente ancora attività giudiziaria7. negli anni ‘8011 e di cui si conserva
del IV secolo e forse da collocare in Certo, possiamo ora segnalare, in solo il primo filare di una muratura a
età teodosiana, è da attribuire l’ag- base ai saggi stratigrafici da noi ese- blocchetti irregolari tenuti insieme
giunta dello Xystus e della sala triab- guiti tra il 2008 e 2009 lungo il peri- da malta terrosa e non da calce: poi-
sidata al nucleo principale basilica- metro della villa, interventi di raffor- ché questa struttura riutilizza come
grande ambulacro-peristilio. Già in zamento del muro perimetrale della limite ovest il muro di recinto del
passato si era notato il collegamento villa, in quanto è ora possibile inte- piazzale della villa, a cui si appog-
poco organico tra i due complessi, grare in base a nuovi scavi nel setto- gia, ne abbiamo dedotto l’esistenza
ipotizzando fasi diverse3 a cui ora re subito a sud dello Xystus (Saggio di una fase di occupazione degli
aggiungiamo l’osservazione che i XV) la ricostruzione proposta dal spazi di risulta da ricollegare all’in-
recenti scavi archeologici resisi Gentili -che limitava solo a tre gli terno del periodo più tardo di vita
necessari per le opere di restauro, ambienti qui esistenti 8 - con due della villa.
hanno evidenziato una prima fase avancorpi posti ai lati di questi che Più chiara è la funzione della struttu-
direttamente sotto il pavimento ci restituirebbero l’immagine di un ra venuta alla luce nel saggio (IX)
dell’Xystus e sul retro: essa attesta recinto munito della villa, in quanto del settore più a nord, denominato
come in età precedente vi fossero dotato di piccole torri sporgenti in da Gentili “cucina”, perché lo scavo
strutture imperniate intorno ad una funzione difensiva. A questa fase ne ha restituito un muro arcuato in cio-
corte rettangolare e dalle quali pro- segue una successiva in cui viene toloni e privo di calce che si ancora
vengono testimonianze monetarie ricavato un vano stretto e lungo ad una piccola cisterna più a ovest,
costantiniane4. Ad una seconda fase attraverso la costruzione di un nuovo questa volta costruita in opera
costruttiva rinvia anche il mosaico muro gettato tra i due avancorpi, con cementizia, foderata internamente
geometrico dello spazio aperto dello muretti divisori che proseguono con malta idraulica e provvista di
xystus, che però si conserva in mini- quelli già esistenti nord-sud tra i tre due fori di adduzione e di scarico
ma parte (46b1). ambienti: data la strettezza del vano costituiti da fistole plumbee. È possi-
Per ciò che riguarda il primo periodo è possibile considerarlo l’alloggia- bile che tale struttura sia collegabile
bizantino rileviamo che la continuità mento per un terrapieno con lo scopo con un ulteriore muro in blocchetti
abitativa e l’esigenza di mantenere di irrobustire il recinto in funzione irregolari e senza calce da noi messo
nella sua forma prestigiosa la villa sono difensiva. Un breve tratto di un più in luce sempre in quest’area, con
provate dai continui restauri del mosai- robusto muro di recinzione è stato andamento est ovest, che taglia la
co in particolare nell’Ambulacro della scoperto invece ancora più a sud , canaletta e che a sua volta è interrot-

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to da una fossa di scarico medievale


in cui è stato ritrovato il vago in oro NOTE BIBLIOGRAFICHE
di un orecchino. Saremmo di fronte
nuovamente a approntamenti produt-
tivi inseriti all’interno del perimetro 1
C. Sfameni, L’insediamento medievale sulla villa del Casale: vecchi scavi,
della villa nel periodo bizantino, nuove considerazioni, in P.Pensabene, C.Bonanno, (a cura di),
come già abbiamo visto a proposito L’insediamento medievale sulla Villa del Casale di Piazza Armerina,
del saggio XIII. Martina Franca 2008, pp 95-107.
2
S. Musco, Intervento nell’area sud-ovest del suburbio di Roma in BCom,
Il grande abitato medievale 89, 1984, p.99, fig.42, dove è stato riconosciuto nella pars rustica un
Per ciò che riguarda l’organizzazione magazzino di ampie dimensioni con numerosi pithoi ricostruibile a perime-
dell’abitato medievale arabo norman- tro rettangolare e con due file di pilastri (restano quelli iniziali) a dividerlo
no che si sovrappose alla villa e in in tre navate; a sud di questo, separati tramite una corte basolata (con baso-
parte ne riutilizzò gli ambienti, abbia- li di reimpiego) da altri ambienti più piccoli (nn.I, III, IV, V, VI, VIII, IX)
destinati a magazzini per attrezzi agricoli, per derrate alimentari e forse stal-
mo rilevato la forte possibilità che il
le; nell’ambiente V sul pavimento costituito da un battuto di terriccio e
suo centro, in cui dimorava la parte
frammenti di cappellaccio vi è una serie di fori per i sostegni del tetto
della popolazione più abbiente, sia da 3
G. Lugli, Contributo alla storia edilizia della villa romana di Piazza
vedere nell’area corrispondente alla Armerina, in R.I.A., 1963
villa. Al momento in cui fu rioccupata 4
E. De Miro, in AA.VV., La Villa Romana del Casale di Piazza Armerina,
dall’abitato nel tardo o alla fine del X Cronache d’Archeologia 1984
secolo, la villa era per una buona parte, 5
A. Ricci, in Carandini Ricci, De Vos, Filosofiana. La Villa di Piazza
anche se non tutta, interrata12 per cui Armerina, Palermo 1982, pp.376-377; Sfameni, in Pensabene Bonanno,
molti degli ambienti medievali erano 2008, pp.96-97.
costruiti sugli interri che ne coprivano 6
Leonzio, Vita di San Gregorio Agrigentino, PG 98, col.649 58-59; cfr. A.
i resti murari: è inoltre in questa parte Ragona Il proprietario della villa romana di Piazza Armerina, Caltagirone
che si addensano i circa 30 pozzi 1962, p.23.
medievali da noi ritrovati nei saggi di 7
L.Cracco Ruggini La Sicilia tra Roma e Bisanzio, in AA.VV., Storia della
scavo che hanno accompagnato il con- Sicilia, 3, Napoli, 1980, pp.66,85; Sfameni, in Pensabene Bonanno 2008,
trollo dell’umidità dei muri di fonda- p.97.
zione della villa. Il numero dei pozzi
8
Sembrerebbe che al momento dello scavo il muro di fondo dei tre ambien-
sta ad indicare che ogni unità delle abi- ti suddetti si conservasse soltanto tra cm 20 e 60 e, in quanto l’unico ricono-
tazioni (obliterate durante gli scavi sciuto, sia stato ripreso per un’altezza di poco inferiore ai due metri: Lugli
degli anni ’50) ne era dotata di uno, al 1963.
contrario del settore dell’insediamento
9
Pensabene, in Pensabene Bonanno 2008, pp. 14, 21,22, figg.1, 10.
da noi scoperto a sud della villa in
10
L’angolo sud ovest della villa è costituito dall’estremità sud del muro che
occasione dell’intervento POR –prece- limita a est il piazzale antistante l’arco d’ingresso e dal tratto di muro appar-
tenente al lato sud del recinto che doveva circondare tutta la villa.
dente agli attuali restauri-, dove invece 11
De Miro E., 1984, p. 61
essi mancano. 12
Soprattutto la zona orientale (eccetto il settore est e l’abside della basili-
I pozzi hanno restituito un abbondan- ca), meno la zona occidentale dove le terme e alcuni ambienti tardo antichi
tissimo materiale ceramico prevalente- erano stati rioccupati al livello o poco sopra quello tardoantico: su un esame
mente di X-XI secolo, oltre a scheletri degli ambienti della villa riutilizzati nell’abitato medievale v. Sfameni, in
di cavallo e umani. Pensabene, Bonanno 2008, p.99 (negli ambienti 10, 13-13-15, 17, 18, 20, 23
Si deve nuovamente sottolineare la materiali arabo- normanni sono stati rinvenuti direttamente a contatto con i
presenza di una rocca e/o nucleo pavimenti, insieme a materiali tardoantichi; nell’ambiente 13 il mosaico è
palaziale, con pavimento in mattoni, stato tagliato per inserire una fornace, nel 17 il mosaico è stato sostituito da
riconoscibile negli spessi muri a un pavimento in pietre irregolari, mentre il 18 è stato diviso in due da un
nordest dell’abside della Basilica, di muro poggiante direttamente sul mosaico; altri ambienti sono stati riulizza-
cui erano riutilizzati i contrafforti ti solo creando un pavimento sopraelevato.
come parte della muratura esterna.

28
DOSSIER
LA SOLFATAZIONE DIFFUSA
UNIFORMITÀ DI UN DEGRADO CHIMICO
Cosimo Di Stefano

Le indagini diagnostiche, avviate sin


dal 2003, sono state effettuate in una
prima fase nell’area delle terme della
Villa ed, in particolare, nelle zone
denominate:

Preafurnia;
Calidaria;
Tepidarium;
Sala delle riunioni;
Frigidarium;
Palestra.

Nelle zone su indicate sono state prele-


vate, carote stratigrafiche costituite
dalle malte di preparazione e dalle
malte di allattamento delle tessere
musive. Sono stati, inoltre, campionati
le efflorescenze saline giacenti sulle
tessere musive e sugli intonaci delle
pareti, i residui dei fanghi dei condotti
di deflusso delle acque e le acque di
falda, ricadenti nella zona interessata
dalla Villa.
Le indagini eseguite sui campioni
Alterazioni cromatiche ed efflorescenze saline
hanno evidenziato che il degrado chi- Degrado delle tessere da solfatazione
mico di tutti i materiali costitutivi è da
addebitare alla diffusa solfatazione, e del loro stato di conservazione. essere costituito da rame, confermando
come rilevata dalla diffrattometria Successivamente, nel periodo il dato bibliografico che associa il pig-
XRD, eseguita sui cristalli delle efflo- luglio/novembre 2005, le indagini mento al blu egizio (silicato di rame).
rescenze saline, e dalla cromatografia sono state estese a tutte le aree della Dato l’elevato contenuto dell’elemen-
ionica, effettuata sugli estratti acquosi Villa, utilizzando tecniche di spettro- to calcio presente negli spettri XRF,
delle malte e sui campioni di acqua di scopia XRF portatile, caratterizzazione appare chiaro, inoltre, che il legante
falda, responsabili della solfatazione dei sali solubili con cromatografia dei pigmenti murali risulta essere deri-
(vedi tabella). ionica ed elettrochimica, diffrattome- vato dal latte di calce.
I campionamenti sono stati eseguiti nei tria ai raggi X (XRD), spettrofotome- Dalle indagini chimiche effettuate suc-
seguenti ambienti: il Calidarium, il tria FTIR e spettrofotometria UV/VIS. cessivamente in quasi tutte le aree
Frigidarium, la Sala di Tito e Cassio, Inoltre sono state effettuate analisi di della villa è emerso che esse presenta-
la Palestra, il Portico e il Triclinio. I caratterizzazione dei principali ele- no tutte la stessa tipologia di degrado
risultati delle indagini condotte tramite menti chimici costitutenti i pigmenti chimico sulle malte, sugli intonaci e
la diffrattometria XRD, le osservazioni dei dipinti murali, tramite spettrome- sulle tessere musive.
al microscopio ottico in luce riflessa, tria XRF portatile. Per tali indagini è E’ emerso, altresì, che nelle malte ori-
al microscopio polarizzatore in luce stata scelta la “sala dell’eros”, rappre- ginarie e nelle malte cementizie suc-
trasmessa su sezioni sottili e al micro- sentativa di tutte le diverse cromie pre- cessive sono presenti notevoli quantità
scopio a scansione elettronica (SEM) senti nella villa. di sali solubili con prevalenza di solfa-
con microsonda EDS, offrono spunti Dalle successive correlazioni ed inter- to sodico Na2SO4 anidro (Thenardite)
di riflessione sulle eventuali errate pretazioni spettrali è risultato che i pig- e quantità minime di solfato di calcio
metodologie di intervento, di conser- menti presenti sono caratterizzati CaSO4 (Gesso) evidenziati in tabella.
vazione e di ordinaria manutenzione essenzialmente da terre gialle, rosse e Analisi sulle malte cementizie, prove-
attuate in passato e permettono, altresì, verdi in diverse tonalità a differenza nienti dai precedenti restauri, hanno
di programmare uno studio sistematico dell’azzurro, anch’esso presente in evidenziato la presenza di prodotti di
delle tecniche costruttive, dei materiali diverse gradazioni, che è risultato degrado da attacco solfatico (Ettringite

29
DOSSIER

e/o Taumasite).
Dai ripetuti esami di campioni di
acque di falda, insistenti nel sottosuolo
dell’area del sito, è stata confermata
l’abbondante presenza di ione solfato.
I dissesti idrogeologici, con la conse-
guente inefficienza dei condotti dei
deflussi delle acquee, hanno originato
una consistente risalita capillare, favo-
rendo il contatto chimico tra le acquee
di falda solfatate e le strutture architet-
toniche, gli apparati musivi e decorati-
vi della Villa. Quanto rilevato è stato
ulteriormente aggravato dalla inidonea Misura XRF portatile sul pigmento azzurro. Alterazione chimico fisica dei dipinti murali da umi-
copertura capace di generare stressanti dità di risalita capillare
condizioni microclimatiche, trasfor-
mando il degrado chimico in fisico.
Le indagini del Laboratorio di chimi-
ca, inoltre, hanno riguardato i materia-
li costitutivi della pavimentazione
musiva, consentendo la lettura strati-
grafica necessaria alla individuazione
delle tecniche costruttive. Ciò ha per-
messo di inquadrare i meccanismi di
degrado solfatico che hanno causato i
fenomeni più volte riscontrati, ovvero i
rigonfiamenti localizzati del rivesti-
mento pavimentale con distacco di tes-
sere (vulcanelli) ed esfoliazioni delle
stesse come effetto dell’azione delle
efflorescenze saline, nonché della dif-
fusa formazione di patine bianche
superficiali Perdite di cromie causata dalla solfatazione.

ANIONI E CATIONI CAROTATURA EFFLORESCENZE FANGHI ACQUA DI FALDA


(gr/Kg) SALINE (gr/Kg) (gr/Kg) (gr/Kg)

FLUORURI 0,08 0,04 0,05 ===


CLORURI 1,27 3,33 1,96 66,97
NITRITI 0,13 === === ===
NITRATI 0,032 0,52 0,33 2,47
SOLFATI 1,1 163,79 9,46 176,49
SODIO 1 67,28 1,26 49,26
AMMONIO 0,47 0,51 0,95 ===
POTASSIO 1,66 1,2 0,68 10,07
MAGNESIO 0,35 0,325 0,48 24,92
CALCIO 9,06 10,34 12,1 110,14

Tabella: Caratterizzazione chimica dei sali solubili tramite cromatografia ionica

30
DOSSIER
ALGHE E CIANOBATTERI
PREVENZIONE E CONTROLLO DEI MICRORGANISMI FOTOSINTETICI
Giovanna Miceli

Nel quadro degli interventi effettuati nel l’applicazione del biocida, la patina pre- biocidi ripetute a intervalli opportuna-
cantiere di restauro dei mosaici della sente sotto le tessere musive non era stata mente stabiliti.
Villa del Casale si inserisce la ricerca danneggiata, infatti appariva di colore Infine è fondamentale condurre il moni-
condotta dal Laboratorio di Indagini verde intenso. Questi risultati sono con- toraggio dello stato di conservazione
Microbiologiche del CRPR finalizzata gruenti con quanto osservato in fluore- delle superfici musive che consentirà di
alla definizione delle metodologie più scenza, in quanto il prodotto sembra non segnalare l’eventuale necessità di una
idonee per la prevenzione ed il controllo agire con grande efficacia sulle cellule manutenzione e permetterà di valutare
dei microrganismi fotosintetici (ciano- dei cianobatteri, che non perdono la fluo- la durabilità del trattamento.
batteri ed alghe). rescenza rossa tipica delle cellule ancora
I fenomeni di degrado che questi vive e attive. Inoltre anche i valori di
microrganismi hanno determinato sul ATP hanno evidenziato presenza di atti-
pavimento musivo sono stati innescati vità microbica nei campioni esaminati.
dalle condizioni ambientali esistenti Nel corso del cantiere di restauro sono
all’interno della Villa, in particolare dal- stati eseguiti diversi sopralluoghi e ulte-
l’elevata umidità che rappresenta la riori controlli. In laboratorio sono stati
principale causa di sviluppo microbico. inoltre operati altri test applicando ad
Cianobatteri ed alghe sono i primi colo- impacco, sotto una tessera, il Biotin T in
nizzatori della pietra poiché necessitano alcool etilico al 2%. Dopo l’applicazio-
solo di luce, acqua e pochi composti ne del prodotto, trascorso il tempo di
inorganici. Sono in grado di colonizzare azione, si è osservato che la patina sub-
i materiali lapidei esposti in ambienti iva una variazione drastica del colore,
esterni ed interni e la maggior parte di infatti da verde intenso assumeva una
essi è incapace di crescere in assenza di colorazione bruna e la fluorescenza
luce. Alcune specie di cianobatteri tutta- appariva di un rosso attenuato.
via sono in grado di svilupparsi con Le indagini svolte hanno consentito di
valori di illuminamento molto bassi o stabilire che i test operati in laboratorio
addirittura in assenza di luce. A tal pro- sono più efficaci, questo molto probabil-
posito va riferito che sotto il pavimento mente perché in situ il trattamento sotto
musivo sono state evidenziate patine di le tessere musive risulta difficile. Inoltre Patina sotto la tessera. Prima del trattamento.
cianobatteri con una colorazione verde bisogna sottolineare che le condizioni Dopo il trattamento con Biotin T.
molto intensa. Questa fenomenologia di ambientali durante l’intervento di disin-
degrado si è riscontrata anche dopo il fezione continuavano ad essere favore- Bibliografia
trattamento di disinfezione, e le analisi voli allo sviluppo microbico. M. Bartolini, S. Ricci, Rilascio di
hanno evidenziato una particolare resi- Alla luce di quanto è emerso durante pigmenti fotosintetici da bioce-
stenza dei cianobatteri al disinfettante l’intervento conservativo e sulla base nosi epilitiche trattate con bioci-
utilizzato anche dopo più applicazioni di dei risultati delle indagini è possibile di, in “Kermes”, a. XVII,56
impacchi. affermare che la colonizzazione di cia- Ottobre/Dicembre 2004.
La ricerca si è basata su una sperimenta- nobatteri presente sotto le tessere potrà G. Caneva, M.P. Nugari, D. Pinna,
zione in situ e in laboratorio in cui sono essere controllata allorquando sarà limi- O. Salvadori, Il controllo del
stati analizzati campioni trattati con i tata la presenza dell’acqua all’interno degrado biologico, Firenze 1996.
prodotti biocidi utilizzati nell’intervento della Villa. Questo si attuerà con la rea- G. Caneva, M.P. Nugari, O.
di restauro (Preventol R80 e Biotin T lizzazione della copertura e degli Salvadori, La Biologia Vegetale
soltanto in alcune zone). impianti per la canalizzazione e lo smal- per i Beni Culturali, I,
In fase preliminare è stata eseguita l’os- timento delle acque meteoriche. Biodeterioramento e Conser-
servazione diretta, sulle aree trattate, E’ necessario comunque sottolineare vazione, Firenze 2005.
delle modificazioni macroscopiche delle che, se le condizioni ambientali doves- M. Tretriach et al., Efficacy of
patine, quindi sono state effettuate altre sero continuare ad essere favorevoli alla biocide tested on selected lichens
analisi quali l’osservazione dei campio- colonizzazione biologica, potrà essere and its effects on their substrata,
ni al microscopio a fluorescenza e la effettuato un trattamento di disinfezione in “International Biodeterio-
determinazione della quantità di adeno- nella fase finale dell’intervento di ration & Biodegradation”, 59,
sintrifosfato (ATP) cellulare residuo. restauro ed eventualmente si potranno 2007, pp. 44-54.
I risultati hanno dimostrato che, dopo prevedere applicazioni periodiche di

31
DOSSIER

TESSERE, MUSCHI E LICHENI


COLONIZZAZIONE LICHENICA E MUSCINALE DEI MOSAICI
PAVIMENTALI E VALUTAZIONE EFFICACIA DEI BIOCIDI
Rosa Not, Eloisa Guarneri, Enza Anna Passerini

PREMESSA carta. In laboratorio, talli lichenici e ELENCO SPECIE CENSITE


Le indagini biologiche condotte negli cuscinetti muscinali sono stati osserva-
ultimi anni dal Laboratorio del CRPR ti e studiati al microscopio ottico e ste- Licheni
sui mosaici della Villa avevano riguar- reoscopico, pervenendo con l’ausilio Aspicilia calcarea (L.) Mudd
dato principalmente l’area delle di specifiche chiavi analitiche alla Caloplaca aurantia (Pers.) Hellbom
Terme, individuata come area campio- determinazione delle specie; in parti- C. erythrocarpa (Pers.) Zw.
ne e comprendente ambienti sia interni colare per i licheni ci si è avvalsi del- C. flavovirescens (Wulfen) DT. &
che esterni. Tali indagini si riferivano l’opera di Ozendà e Clauzade (1970), Sarnth
essenzialmente alla caratterizzazione per i muschi di Cortini Pedrotti (2006). C. teicholyta (Ach.) Steiner
della florula lichenica, dominante sui Infine, attraverso il test della fluore- Candelariella aurella (Hoffm.) Zahlbr.
pavimenti musivi all’aperto, ed in scenza è stata verificata l’efficacia del C. medians (Nyl.) A.L.Sm.
minor misura delle fanerogame e brio- biocida applicato sui licheni. Diploschistes interpedians (Norm.)
fite. Dai risultati era emerso che le spe- Lecania turicensis (Hepp) Mull. Arg.
cie dirette colonizzatrici dei pavimenti Lecanora muralis (Schreb.) Rabenh.
musivi studiati erano: Aspicilia calca- RISULTATI E CONSIDERAZIONI Physcia sp. (Schreber) Michx.
rea (L.) Mudd, Caloplaca aurantia Dalle analisi condotte è risultato di Protoparmelia cfr. badia (Hoffm.)
(Pers.) Hellbome e Verrucaria nigre- particolare interesse osservare la cre- Rinodina subglaucescens ( Ach.)
scens Pers. Le stesse, tuttavia, erano scita di alcune specie licheniche sulle Rinodina tunicata (Ach.)
state ritrovate anche sui substrati artifi- tessere e di altre, invece, fra le tessere Rinodina sp. ( Ach.) S.F.Gray
ciali (Not 2004). I muschi, invece, sulla malta. In totale sono stati deter- Toninia aromatica (Sm.) Massal.
afferivano principalmente al genere Verrucaria nigrescens Pers.
minati 23 taxa di cui 18 licheni e 5
Xanthoria parietina ( L.) Th. Fr.
Tortula. muschi (v. elenco); in particolare,
Nell’ ambito dei lavori di restauro Caloplaca teicholyta (Ach.) Steiner è Muschi
avviati nel 2007 ed attualmente in cresciuta esclusivamente fra le tessere Bryum capillare Hedw
corso, il personale del laboratorio ha del pavimento musivo del portico poli- Gymnostomum calcareum Nees
condotto un’altra campagna d’ indagini, gonale. Si tratta di un lichene nitrofilo, Tortula muralis Hedw.
questa volta estesa a tutti gli ambienti molto comune, cresce sui calcari e su T. marginata Hedw.
della Villa, al fine di fornire ulteriori tutti i substrati artificiali ed è partico- T. subulata Hedw
conoscenze sul degrado biologico dei larmente frequente in ambiente urba-
mosaici e, contestualmente, di verifica- nizzato. Sempre negli interstizi fra le
re l’efficacia del trattamento biocida tessere sono stati ritrovati Toninia aro- colonne del giardino del Peristilio qua-
attraverso osservazioni in campo, pre- matica (Sm.) Massal. e Candelariella drangolare, per il resto le forme rinve-
lievi e test della fluorescenza. Inoltre, aurella (Hoffm.) Zahlbr che crescono nute sono di tipo crostoso - epilitiche.
sono state date anche indicazioni per il comunemente sulle rocce calcaree I muschi, invece, sono cresciuti esclu-
diserbo delle piante superiori. arricchite di nutrienti, sulla malta e sui sivamente fra le tessere, in terra, in
Nel presente contributo si riferiscono mattoni, in generale in zone urbane, zone molto umide in corrispondenza di
pertanto i risultati relativi alle indagi- piuttosto raramente in quelle rurali, percolazioni di acqua piovana.
ni effettuate. (Dobson 1992).
Per quanto riguarda, invece, le specie
dirette colonizzatrici delle tessere, alle MONITORAGGIO DELL’ INTER-
MATERIALI E METODI tre precedentemente ritrovate e citate VENTO DI DISINFESTAZIONE
L’osservazione macroscopica in situ e in premessa, va aggiunta Caloplaca I trattamenti di disinfestazione sui
le analisi di laboratorio, corredate da erythrocarpa (Pers.) Zw. anch’essa licheni, presenti quasi esclusivamente
un’ampia documentazione fotografica, comunemente presente su diversi tipi sui mosaici pavimentali esterni, in
hanno consentito la determinazione dei di roccia calcarea, su superfici poco minor misura negli ambienti semi con-
taxa più rappresentativi; le colonizza- eutrofizzate e spesso associata ad finati, sono stati eseguiti con Preventol
zioni licheniche sono state osservate Aspicilia calcarea (L.) Mudd della R80, la cui percentuale si è resa a volte
preliminarmente in situ con lente da quale è parassita, (Nimis, Pinna, anche necessaria al 4%, applicato a
campo e, successivamente, campiona- Salvadori 1992). Tranne Xanthoria pennello, con nebulizzatore a bassa
te con bisturi e conservate in apposite parietina, Physcia sp. (Schreber) pressione e, in alcuni casi, ad impacco,
provette codificate. I muschi sono stati Michx. e Protoparmelia (cfr. badia, secondo un calendario di interventi
prelevati e conservati in bustine di Hoffm.), licheni fogliosi ritrovati sulle compreso tra marzo e maggio.

32
DOSSIER
Il trattamento di disinfestazione è che le alghe dei licheni trattati mostra- SPERIMENTAZIONE CON BIOCIDI
stato monitorato attraverso osserva- vano una fluorescenza rossa, cioè una Il monitoraggio prosegue ancora,
zioni in campo e prelievi di campioni forte vitalità e, dunque, una resistenza infatti, a più di un anno dagli interven-
di licheni, trattati e non trattati, al fine al biocida (Caneva, 2005). Pertanto si ti di disinfestazione sui mosaici pavi-
di valutare l’efficacia del biocida che, è ritenuto opportuno procedere con mentali della Villa, è stata avviata una
agendo a livello cellulare sul processo altre applicazioni fino alla perdita sperimentazione in campo (con la col-
della fotosintesi clorofilliana, blocca totale della fluorescenza algale. A laborazione del CTS che ha fornito i
tale attività e, conseguentemente, quel punto sono state effettuate le ope- prodotti testati) finalizzata al monito-
determina la devitalizzazione degli razioni di spazzolatura, rimozione e raggio post - emergenza del controllo
organismi. lavaggi con acqua deionizzata; inoltre, della microflora lichenica. Si tratta di
Preparati di sezioni sottili di talli di a scopo preventivo, è stato proposto di uno studio comparativo fra cinque bio-
Caloplaca aurantia, Aspicilia calca- inoculare il biocida anche nelle risigil- cidi al fine di individuare quale dei
rea e C. erytrocarpa, sui quali erano lature del mosaico aggiungendolo all’ prodotti testati rallenti maggiormente,
stati eseguiti n. 4 trattamenti con acqua di scioglimento del legante. nel tempo, la ricrescita di questi orga-
Preventol, sono stati osservati al Infine, per le piante superiori, presenti nismi. L’area scelta è stata quella dei
microscopio a fluorescenza. Il test nelle lacune, in terra e fra le sconnes- mosaici pavimentali del Portico poli-
della fluorescenza, che si basa sulla sione delle mura perimetrali, è stato gonale, all’aperto, precedentemente
capacità della clorofilla contenuta utilizzato un erbicida di traslocazione ricoperta da una ricca colonizzazione
nelle cellule algali del lichene di fluo- a base di glyphosate, al 2-3 %, appli- lichenica. Su questi mosaici sono stati
rescere ad una determinata lunghezza cato a spruzzo sulla biomassa foglia- eseguiti 5 tasselli 20 x 20 riquadrati
d’onda (450 – 490 nm), ha rivelato re (Caneva 2005). con scotch, contrassegnati dalle lettere

33
DOSSIER

dell’alfabeto A-E, ciascuna corrispon-


dente ad un biocida. Modalità di appli-
cazione è stata a pennello. Fra i bioci-
di saggiati, quali Biotin T, Biotin R,
New Des 50, Bioestel e Trigene
Advance, quest’ultimo è un nanobioci-
da, già testato, che ha dato buoni risul-
tati per l’eliminazione di microorgani-
smi; non è ad oggi, invece, disponibile
letteratura circa la sua attività nei con-
fronti dei licheni. Le nanoparticelle, in
quanto vettori di principi attivi, rila-
sciano il prodotto nelle microcavità,
fessure o fenditure delle superfici dure,
e migliorano l’efficacia dell’azione
biocida. Pertanto, i nanobiocidi, e più
in generale le nanotecnologie, rappre-
sentano il futuro nel settore del restau-
ro. Il monitoraggio, che avrà la durata
di un anno, potrà offrire utili indicazio-
ni nella scelta del prodotto che, even-
tualmente, andrà applicato, a scopo
GLI AUTORI di questo numero preventivo e nell’ambito di una manu-
Maria Elena Alfano, tenzione programmata, a tutti i mosai-
Adalgisa Aloisi, ci pavimentali esterni.
Giuseppe Barbera,
Maurizio Bombace,
Ermanno Cacciatore,
Chiara Caldarella,
Lucia Carruba,
Antonio Casano
Giacomo Cinà,
Roberta Civiletto,
Stefano Colazza,
Caterina Dessy, BIBLIOGRAFIA
Cosimo Di Stefano,
Maria Luisa Famà Dobson 1992
Teresa Ferlisi, F. S. Dobson, An illustrated guide to the British and Irish species.
Eloisa Guarneri,
Donatella Gueli, Richmond 1992.
Osama Hamdan, Caneva et al. 2005
Daniela La Mattina G. Caneva, M. P. Nugari, O. Salvadori, La Biologia vegetale per i Beni
Lorenzo Lazzarini, Culturali, I Biodeterioramento e conservazione, Firenze 2005.
Alessandra Longo Cortini Pedrotti 2006
Provvidenza Lupo,
Rosaria Merlino C. Cortini Pedrotti, Flora dei Muschi d’Italia, Roma 2006.
Giovanna Miceli, Nimis et al. 1992
Rosa Not, P.L. Nimis, D. Pinna, O. Salvadori, Licheni e Conservazione dei Monumenti,
Franco Palla, Bologna 1992.
Enza Anna Passerini,
Carlo Pastena Not 2004
Lorella Pellegrino, R. Not, Le indagini scientifiche su alcuni mosaici pavimentali siciliani.
Patrizio Pensabene Proposta di una metodologia di studio propedeutico all’ intervento di restau-
Fernanda Prestileo, ro, in Atti del I Convegno Internazionale di studi, La Materia e i Segni della
Francesca Pulizzi storia. Apparati musivi antichi nell’area del mediterraneo (Piazza Armerina,
Alessandro Rizzi,
Antonino Vitelli 9-13 aprile 2003), I Quaderni di Palazzo Montalbo 4, Palermo 2004.

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