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AFFIDARE I RESTAURI
ALLE IMPRESE QUALIFICATE 70
SPORTELLO LEGALE 72
NEWS 73
LE ASSOCIAZIONI
FEDERATE 74
Febbraio 2011 N. 1
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IL NUOVO CANTIERE
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F I N C O I N F O R M A
UN PATRIMONIO DA VALORIZZARE
AFFIDARE I RESTAURI
ALLE IMPRESE QUALIFICATE
di Antonio Lucchese «L’Italia sta perdendo il suo ruolo
U
di esempio internazionale nel campo
Un ostacolo, una sgradevole interferenza tra gli interessi dilaganti di
della conservazione. È l’intero
un’imprenditoria poco qualificata e la necessità di manutenere il più
importante patrimonio culturale al mondo. Secondo Carla Tomasi,
sistema che si sta disgregando,
presidente dell’Ari, in Italia si assiste sempre di più al coinvolgimento trascinando con sé il concetto
nel campo del restauro di figure e imprese poco qualificate, relegando stesso di tutela e con esso le
a margine, invece, i professionisti del settore. imprese di restauro qualificate».
Carla Tomasi, presidente Ari
Presidente, partiamo dall’attualità. A che punto è il braccio di
ferro con il Ministero per il bando di qualificazione professionale? Altra questione spinosa è la prassi delle stazioni appaltanti che
Purtroppo allo stato attuale il bando pubblico per la qualifica di confondono e sovrappongono la categoria generale og 2 con la
restauratore e collaboratore di beni culturali è stato sospeso. Dopo una specialistica os 2. Nel dettaglio, qual è la differenza sostanziale tra
lunga fase durata ben otto anni si doveva approdare, come era stato l’affidamento a un’impresa edile e a un’impresa che opera nel restauro?
previsto dall’art. 182 del Codice dei beni culturali e del paesaggio, alla La categoria og2 riguarda il restauro dei beni architettonici sottoposti
stesura di un elenco dei restauratori direttamente in possesso della a tutela, la categoria os2, il restauro dei beni mobili e delle superfici
qualifica – ope legis – o in grado di acquisirla indirettamente tramite decorate dei beni architettonici sottoposti a tutela. Con questa
una prova di idoneità. Invece, proprio quando si era ormai giunti alla differenziazione tra og2 e os2 il legislatore ha inteso distinguere una
tappa finale, dopo ben quattro proroghe del bando di qualificazione, categoria specialistica dedicata alle superfici pregiate dell’architettura,
il percorso è stato bruscamente interrotto, rimandando addirittura il poiché tali superfici necessitano di procedure e professionalità specifiche
testo dell’art.182 alle Commissioni parlamentari. per le quali l’impresa edile non è attrezzata. L’impresa di restauro os2 è
Insomma, come dire, fin’ora abbiamo scherzato, creando inoltre un caratterizzata da un alto profilo di qualificazione professionale dei suoi
profondo divario tra chi in questi dieci anni ha rispettato la normativa addetti con una percentuale dei restauratori e dei collaboratori di beni
e chi ha operato al di fuori della stessa. Per quel che ne sappiamo, culturali, quelli appunto dell’atteso elenco, nel suo organico aziendale;
perciò, si dovrà ricominciare tutto da capo, stante le dichiarazioni l’impresa di restauro og2 si occupa di interventi strutturali, è una ditta
del MiBac stesso che ha giustificato la «sospensione» adducendo edile e annovera nel suo organico manovali e operai specializzati. Al
la necessità di rimanere in «attesa che si realizzi l’iter parlamentare momento non sono richieste qualifiche particolari neanche fra le figure
necessario». È amaro constatarlo, ma dobbiamo denunciare la direttive. La differenza fra le imprese mi pare notevole e i risvolti pratici
crudezza dei fatti: il MiBac è stato incapace in quasi dieci anni di per i beni culturali .. Anche una leggera pulitura può determinare la
realizzare un elenco che doveva essere la mera ratifica della stato scomparsa di tracce importanti per il valore storico del monumento e solo
di fatto stabilito dalla legge e con la sua inerzia ha consentito la un’imprenditoria specializzata è in grado di attuare un intervento ottimale
proliferazione del caos sulla qualificazione, cedendo infine alla
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demagogia dei sindacati e delle varie associazioni che tutelano Eppure sono tantissime le stazioni appaltanti che continuano
interessi divergenti rispetto a quelli che i restauratori si attendono ad affidare i lavori alle imprese edili. Perché questa poca fiducia
di vedere soddisfatti con il riconoscimento della loro professionalità. nei restauratori?
70 Delegando alle Commissioni Parlamentari, e quindi al piano politico, Non si tratta, io credo, di una questione di fiducia. Il discorso è molto
un argomento afferente la tutela e l’applicazione del Codice dei Beni più complesso. Oggi è in atto una pericolosa inversione di tendenza. La
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Culturali, il MiBac sottolinea inoltre la sua indisponibilità a risolvere logica che emerge da alcuni esempi concreti è quella frequentemente
correttamente una questione di sua stretta competenza. dettata dagli organismi in emergenza, che spesso dequalificano
LA STORIA DELL’ARI
L’Associazione Restauratori d’Italia è nata a Firenze nel 1985 per tutelare e qualificare
la professione di Restauratore di Beni Culturali, ed è membro fondatore dell’European
monumenti importantissimi come il Colosseo, spingendoli forzatamente Confederation of Conservator-Restorer’s Organization, di cui gestisce la presidenza dal 2006.
nella classificazione di «monumenti non decorati», in quanto privi di L’associazione guidata da Carla Tomasi collabora da anni con l’ufficio legislativo del Ministero
decorazione destinandoli così a un’imprenditoria meno qualificata. La cosa per i Beni e le Attività Culturali della Repubblica Italiana alla definizione degli aspetti
più sconcertante è che una serie di procedure conservative sono computate legislativi del settore. Dal 1993 cura la redazione e l’aggiornamento annuale del Prezzario
per i Beni Artistici, e nel 2009 ha redatto il Tariffario professionale. L’Ari è l’unica Associazione
e classificate utilizzando il prezziario-capitolato dei restauratori. In pratica,
Italiana che accoglie esclusivamente Restauratori di Beni Culturali ai sensi della normativa
si pagano degli interventi alla stregua di lavori di restauro altamente vigente, siano essi professionisti, dipendenti pubblici, titolari di imprese, ditte individuali.
qualificato, ma li si affidano a una imprenditoria non qualificata. Siamo di
fronte a una duplice distorsione. Da una parte si dichiarano «monumenti I lavori di restauro
non decorati», opere come il Colosseo o il Tempio di Antonino e della città fenicia di
Nora in Sardegna.
Faustina al Foro Romano, come se le loro stesse superfici millenarie non
fossero pura e altissima testimonianza storica; dall’altra si afferma che
un’imprenditoria edile possa attuare senza danno quelle procedure che
costituiscono il fondamento della formazione presso gli Istituti Italiani di
restauro. Il generale arretramento della conservazione è soprattutto legato
all’uscita di scena dei soggetti istituzionali che avevano promosso la cultura
della tutela nei decenni passati: le Soprintendenze e gli Istituti Superiori
del Restauro. Lo status del restauratore, allo stesso tempo intellettuale e
artefice, che nella fase nascente della cultura di tutela moderna è stato una
ricchezza, oggi viene visto come un ostacolo, una sgradevole interferenza La situazione economica è un aspetto importante del problema sia
con il pieno e totale controllo del ciclo del restauro avocato da altre figure per quanto riguarda la tutela del patrimonio, sia per la difficoltà che le
professionali e da una imprenditoria con interessi dilaganti. imprese sopportano anche in questo settore. La mancanza di risorse non
permette una pianificazione costruttiva delle attività conservative e tale
Dopo il convegno delle imprese specialistiche a Roma ci sono difficoltà va a sommarsi alla attuale disorganizzazione e mortificazione
stati dei segnali di novità? degli organismi preposti ovvero alle Soprintendenze. In generale l’Italia
L’incontro ha avuto un effetto positivo per l’associazione, perché la sta perdendo il suo ruolo di esempio internazionale nel campo della
prospettiva di condividere con altre realtà i nostri disagi ci fa sperare in conservazione. È l’intero sistema che si sta disgregando, trascinando
un’azione di sensibilizzazione più efficace. con sé il concetto stesso di tutela e con esso le imprese di restauro
qualificate. La situazione europea è variegata ma caratterizzata da una
L’adesione a Finco risponde a quali ragioni? maggiore stabilità: semmai con una tendenza alla crescita sul piano
L’Ari è un’associazione molto rappresentativa del settore del restauro culturale, recependo proprio le esperienze della cultura del restauro
specialistico perché comprende solamente restauratori qualificati ope italiana. Il paradosso è proprio questo, si sta gettando alle ortiche quanto
legis ai sensi della normativa vigente e in ciò si distingue nettamente viene considerato ottimale a livello internazionale.
da altre associazioni che, seppur numericamente più grandi, risultano
molto eterogenee e non sono in grado, né vogliono, distinguere tra Si parla tanto di internazionalizzazione delle imprese.
i loro associati se e quanti abbiano la qualifica di restauratore di beni C’è mercato per i nostri restauratori a livello internazionale.
culturali. Crediamo che Finco, proprio per le sue caratteristiche rivolte alla Se si, ci può fare qualche esempio?
salvaguardia dei preziosi comparti specialistici dell’imprenditoria, sia la Ci sono diversi episodi di imprese che operano all’estero ma generalmente
struttura più adeguata a rappresentarci e la più sensibile a comprendere sono legate a iniziative istituzionali come per esempio le Università, l’Ice
quanto sia difficile mantenere il livello di qualità e imprenditorialità in o gli istituti di cultura. I paesi emergenti chiedono, in particolare all’Italia,
un contesto di continua precarietà. Pensiamo che Finco possa essere di poter formare i loro restauratori per conservare nei propri paesi le
il sostegno giusto alla nostra iniziativa e il soggetto più capace a professionalità che a essi sono funzionali. La maggior parte dei programmi
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comprendere il prezioso patrimonio che l’Ari rappresenta. e dei finanziamenti sono in questa direzione, perché è chiaro che le risorse
affidate a imprese estere sono in un certo senso una perdita per i paesi
L’episodio di Pompei è solo la punta di un iceberg. L’Italia di stessi, mentre la formazione e la crescita interna sono considerati un
qualsiasi colore politico ha poco rispetto del suo patrimonio investimento importante. Dal punto di vista imprenditoriale quindi non 71
culturale. Anche i vostri colleghi europei devono operare tra sembrano esserci molte opportunità, mentre sono richiesti i restauratori
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continui tagli in bilancio e ritardi nei pagamenti o vivono una italiani come eccellenze per i programmi formativi. Anche noi restauratori,
situazione migliore? come tanti professionisti italiani, dovremo dunque emigrare?
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SPORTELLO LEGALE
A CURA DEGLI AVVOCATI MASSIMO GENTILE E ARRIGO VARLARO SINISI DELLO
STUDIO LEGALE ASSOCIATO GENTILE-VARLARO SINISI, CONVENZIONATO CON FINCO
GIURISPRUDENZA
Consiglio di Stato /1. Taglio del tariffario
Si segnala un’interessante pronuncia del Consiglio di Stato (Sez. V, 16 agosto 2010, n. 5702) sulla
legittimità di una decurtazione percentuale operata da una stazione appaltante su un tariffario
regionale, sulla scorta dei ribassi medi ottenuti nelle gare precedentemente bandite. Secondo
Palazzo Spada, il dato della media dei ribassi, esteso a un numero di gare e a un periodo di
riferimento significativo, può costituire idoneo presupposto per l’adozione di un atto generale,
che deve essere adottato sulla base di una adeguata istruttoria, ma che, in quanto tale, non
necessita di una estesa motivazione, anche seguendo l’interpretazione più evolutiva circa i limiti
di applicazione agli atti amministrativi generali delle norme sul procedimento amministrativo (nel
caso sottoposto all’esame del Consiglio di Stato, i dati utilizzati dal Comune, benché meramente
statistici, dimostravano in concreto che sul mercato degli appalti pubblici banditi dal Comune
stesso venivano praticati prezzi inferiori al tariffario regionale, onde la determinazione di tale
Comune di decurtare del 20% il suddetto tariffario per le proprie basi di gara).
Nessuna previsione normativa impedisce alle stazioni appaltanti di dare rilievo alle migliorie
solo ai fini della determinazione del punteggio per l’offerta tecnica, e non anche per quello
relativo all’offerta economica. È la posizione del Consiglio di Stato (Sez. V 13 luglio 2010, n.
4536) secondo il quale il criterio, previsto dal bando di gara e utilizzato dalla Commissione,
72 rientra nella discrezionalità, di cui gode la stazione appaltante nel predisporre le regole della
gara e, proprio in quanto preventivamente conosciuto da tutti i concorrenti, non era idoneo a
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urgenti che sono state toccate: a beneficio della collettività e per una
– la richiesta di abbreviazione dei tempi maggiore sicurezza sulle strade e nei
di rilascio delle autorizzazioni, cantieri italiani.