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Indice
Editoriale ..................................................................................................2
Marco Campagnoli
Glossario................................................................................................131
a cura di Carla Galeazzi
www.antichiacquedotti.it
2 OPERA IPOGEA 1 - 2007
Editoriale
Salito a Spoleto, mi sono recato sull’acquedotto che fa anche da ponte tra una montagna e l’altra.
Le dieci arcate che scavalcano la valle se ne stanno tranquille nei loro mattoni secolari,
e continuano a portar acqua corrente da un capo all’altro di Spoleto.
Per la terza volta vedo un’opera costruita dagli antichi, e l’effetto di grandiosità è sempre lo stesso.
Una seconda natura, intesa alla pubblica utilità: questa fu per loro l’architettura,
e in tal guisa ci si presentano l’anfiteatro, il tempio e l’acquedotto.
Acquiferi e acquedotti
Marco Campagnoli
Capo Redattore Opera Ipogea
OPERA IPOGEA 1 - 2007 3
Il Progetto
“La Carta degli Antichi
Acquedotti Italiani”
Mario Parise
Istituto di Ricerca per la Protezione Idrogeologica, CNR, Bari
Gruppo Puglia Grotte, Castellana-Grotte (BA)
e-mail: m.parise@ba.irpi.cnr.it
ABSTRACT
The Project “The Map of Ancient Aqueducts of Italy” was started in 2003 by the Commission of Artificial
Caves of the Italian Speleological Society (SSI). Main objectives of the project are:
• implementation of a detailed inventory of the ancient uderground aqueducts of the Italian territory,
and evaluation of their present state;
• updating of the state of the art on the matter; many publications on ancient aqueducts are available
in the historical and archaeological literature, but they have never been properly collected and
organized so far;
• encouraging new studies and explorations, in particular by cavers, regarding the ancient
underground aqueducts;
• safeguarding and exploitation of these unique works of historical and engineering hydraulic
importance.
The results from the first years of the Project are summarized in this contribution. They derive from
collection and critical analysis of data about over one hundred underground aqueducts, located in about
all the Italian regions, and cover mostly the following aspects:
• distribution of the aqueducts in the Italian territory;
• time of realization and period of utilization of the structure;
• geological and hydrogeological setting, and their influence on location and realization of the
aqueduct;
• present state of preservation, and/or likely problems of stability;
bibliographic research.
Figura 2 – Gli archi dell’Acquedotto del Triglio, in provincia di Taranto (Foto Mario Parise).
OPERA IPOGEA 1 - 2007 5
informazioni sugli anti-
chi acquedotti, gestita in
stretta collaborazione con
le Federazioni Speleolo-
giche Regionali. Primo
obiettivo è stato quindi la
realizzazione di un data-
base organico contenente
le informazioni sintetiche
sugli acquedotti esistenti
in Italia, allo scopo di met-
tere a disposizione dei vari
organismi che operano sul
territorio uno strumento
di rapida consultazione, e
soprattutto di indirizzare
indagini più di dettaglio
relativamente alle strut-
ture trattate.
Tabella I – Gruppo di Lavoro del Progetto “La Carta degli Antichi Acquedotti Italiani”.
sua localizzazione nel territorio, principali; specialmente nel caso degrado ed abbandono, nonostan-
è stata appositamente preparata in cui la scheda sia stata compila- te l’enorme importanza storica ed
una scheda informatizzata, da ta a partire da dati di carattere bi- ingegneristica che essi rivestono.
compilare per ciascun acquedotto. bliografico, non è infatti detto che La parte generale della scheda
Tale scheda, da subito resa dispo- sia disponibile un accurato rilievo. comprende infine le principali
nibile sul sito web della SSI all’in- Nel caso in cui questo esista, ne segnalazioni bibliografiche riguar-
dirizzo (http://www.ssi.speleo.it/ vanno indicate le fonti, e dove sia danti l’acquedotto in questione.
it/download.htm), è costituita da possibile consultarlo. La seconda parte della scheda in-
tre parti: i) dati generali; ii) dati Sono inoltre richiesti, laddove di- formativa riguarda i dati tecnici,
tecnici; iii) dati personali. sponibili, la indicazione del nume- e descrive in particolare l’assetto
I dati generali (Fig. 3) comprendo- ro di ingressi (accesso principale geologico ed idrogeologico dell’area
no le informazioni di base neces- all’opera o a una sua diramazione), in cui si sviluppa l’acquedotto, ol-
sarie all’identificazione dell’opera di pozzi (di areazione e/o manu- tre a comprendere informazioni
acquedottistica ed alle sue princi- tenzione), di cisterne (qualunque sommarie relative all’epoca di
pali caratteristiche. Innanzitutto, ambiente destinato all’accumulo costruzione dell’opera. Per quanto
va indicata l’ubicazione dell’ac- di acqua), e di discenderie (pozzi concerne l’assetto geologico, si ri-
quedotto, in riferimento a regione, obliqui). chiede l’indicazione delle litologie
provincia e comune (o, eventual- Con riferimento ai limiti tempora- affioranti nella zona di alimenta-
mente, comuni) interessati, ed il li del progetto, a cui si accennava zione (area della sorgente o del
nome con cui l’opera è conosciuta. precedentemente, ed alla suddi- fronte sorgentizio, ecc.) nonché di
È frequente il caso di acquedotti visione in tre periodi principali, eventuali significative variazioni
che presentino più denominazioni, la parte generale della scheda litologiche che intervengano lungo
alcune che fanno riferimento a lo- richiede l’indicazione dell’epoca di lo sviluppo del tracciato acquedot-
calità o toponimi, altre di carattere realizzazione dell’acquedotto. tistico. Queste informazioni posso-
storico, o legate al nome dell’impe- Una parte molto importante no essere utili per una definizione
ratore sotto il quale fu realizzata della scheda riguarda inoltre le preliminare dell’assetto idrogeo-
l’opera; in queste eventualità, è informazioni sullo stato attuale logico che determina l’emergenza
opportuno segnalare il nome prin- dell’opera, sulla sua percorribilità, delle acque all’origine dell’opera.
cipale, indicando tra parentesi le su eventuali problemi e/o difficoltà La parte tecnica della scheda com-
altre denominazioni. nell’accesso, sulla presenza di fe- prende poi informazioni sull’epoca
Tra i dati di maggiore interesse, nomeni di instabilità (crolli avve- di utilizzo dell’opera, a partire dal-
rientrano nella prima parte della nuti o potenziali della struttura). la data di realizzazione (indicata
scheda la lunghezza complessi- Queste informazioni sono infatti in precedenza nella parte relativa
va dell’opera (dalle sorgenti alle necessarie per una definizione, ai dati generali), sino all’ultima
zone finali di recapito ed utilizzo seppur preliminare, del possibile documentata data di fruizione.
delle acque), e la percentuale di ripristino della struttura acque- Nel caso siano documentati utiliz-
sviluppo sotterraneo. Va segnalata dottistica sotterranea, nonché ai zi in fasi successive, con più inter-
inoltre l’esistenza di un rilievo to- fini della sua più opportuna tutela venti di ampliamento o di modifica
pografico (Fig. 4) dell’acquedotto, e salvaguardia. Molti acquedotti dell’opera, ciò va opportunamente
completo di planimetria e sezioni versano infatti in grave stato di indicato. Questa parte della sche-
OPERA IPOGEA 1 - 2007 7
Figura 4 – Esempio di tracciato di un antico acquedotto, allegato alla scheda catastale: Acquedotto delle “Uccole” o delle “Vuccole”
(comune di Raiano, provincia de L’Aquila, regione Abruzzo). Scheda AB 1 del Progetto; il tracciato dell’acquedotto è riportato sulla
cartografia IGM in scala 1:25.000.
da termina con la segnalazione di studiato ed esplorato. Ciò è stato schede redatte soltanto su base bi-
adattamenti necessari alla even- rimarcato in più occasioni, nel bliografica. Restano infatti ancora
tuale riattivazione del sito. corso degli incontri nazionali di poco coperte alcune aree del terri-
Infine, la terza parte della scheda speleologia tenutisi a S. Giovanni torio nazionale dove sicuramente
comprende i dati personali del Rotondo (dicembre 2003), a Fra- esistono importanti evidenze di
compilatore. sassi (novembre 2004), a Imagna antichi acquedotti sotterranei ed
La scheda va accompagnata da (novembre 2005), a Casola Valse- allo stesso tempo sono poco rap-
un documento cartaceo, preferibil- nio (novembre 2006) e nel corso presentate altre regioni dove pure
mente su base cartografica I.G.M. delle riunioni della Commissione la presenza di molte opere è ben
in scala 1:25.000, su cui sia ripor- Cavità Artificiali, oltre che pub- documentata. Uno dei prossimi
tato il tracciato dell’acquedotto. blicizzando il Progetto con note ed punti su cui il Gruppo di Lavoro
articoli sulle riviste della Società sarà impegnato consisterà quindi
La scheda informativa, oltre ad Speleologica Italiana (Speleologia, nella validazione di alcuni dati
essere scaricabile dal sito SSI, SSI News). (incerti o da controllare) e nella
è stata inviata per la massima redazione di ulteriori schede infor-
diffusione a tutti i presidenti mative sulla base dell’analisi della
delle Federazioni Speleologiche Analisi dei dati bibliografia disponibile.
Regionali ed ai delegati regionali Nonostante il carattere prelimina-
presso la Commissione Cavità Ar- Va evidenziato come i risultati re dei dati al momento a disposi-
tificiali. Lo scopo era infatti quello derivanti da queste prime fasi zione, emerge comunque un qua-
di coinvolgere, a partire dalle fasi del Progetto siano assolutamente dro già sufficientemente interes-
iniziali del Progetto, quanti più di carattere preliminare, data la sante che ben evidenzia l’enorme
gruppi speleologici possibili, invi- necessità di integrare le schede rilevanza che l’approfondimento
tandoli a compilare le schede per sinora pervenute con ulteriori dati degli studi sugli antichi acquedotti
gli acquedotti di cui essi fossero derivanti da fonti bibliografiche sotterranei può rivestire per il ter-
a conoscenza, o che avessero già ed archivistiche e di validare le ritorio italiano, sia con ricerche a
8 OPERA IPOGEA 1 - 2007
Tabella II - Elenco degli antichi acquedotti sotterranei schedati nel Progetto (lista aggiornata al febbraio 2007)
Figura 5 – Ripartizione per regioni degli antichi acquedotti sotterranei (aggiornamento: febbraio 2007).
12 OPERA IPOGEA 1 - 2007
Figura 6 – Ripartizione per province degli antichi acquedotti sotterranei (aggiornamento: febbraio 2007).
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Figura 7 – Diagramma a torta relativo all’epoca di realizzazione degli antichi acquedotti sotterranei (aggiornamento: febbraio 2007).
Figura 8 – Istogramma delle lunghezze degli antichi acquedotti sotterranei (aggiornamento: febbraio 2007).
schedati (precisamente, il 78 %) va l’imperatore), e in altri casi è de- erano destinati ad uso irriguo
attribuito al periodo greco-romano sunta dal contesto funzionale (ad e talvolta si tratta di drenaggio
(Fig. 7). Sette condotti sono datati es., serviva una colonia romana = delle acque di lago. Quasi sempre
all’età bizantino-medievale, ma in acquedotto romano); talvolta è del si tratta di opere totalmente o in
quasi tutti i casi essi sembrano ri- tutto ipotetica (ad es., è chiamato gran parte ipogee.
percorrere ipotetici tracciati d’età “acquedotto romano”, ma in realtà Alcuni sono ancora in corso di
romana, finora però non documen- non esiste alcuna documentazione esplorazione e dunque mancano di
tati. Infine il 16 % si data all’età che comprovi la datazione). una nota bibliografica completa.
rinascimentale-moderna. Gli utilizzi sono piuttosto diversi- Per quanto riguarda la lunghezza
La datazione spesso è ricavata ficati: prevalentemente captavano delle opere, i dati sono estrema-
dalle fonti storiche (ad es., in al- e incanalavano acqua potabile per mente variabili. Come si eviden-
cuni autori antichi viene esplicita- servire domus, villae, città, stabi- zia dall’istogramma in figura 8,
mente citata la data di inizio/fine limenti termali e accampamenti la maggior parte è compresa tra
costruzione insieme al nome del- militari; in qualche caso le acque i 1000 e i 5000 metri, ma risulta-
14 OPERA IPOGEA 1 - 2007
no numerosi anche quelli di lun- situazioni geologiche ed idrogeolo- del territorio italiano fa sì che il
ghezza maggiore ai 10 km. Alcuni giche alla base della realizzazione Progetto “La Carta degli Antichi
dei dati riportati nelle schede a degli acquedotti è sicuramente un Acquedotti Italiani” possa costitui-
tale proposito andrebbero però argomento degno di ulteriori ap- re una ricerca in continuo sviluppo,
verificati, specialmente per gli profondimenti, sia a livello locale con approfondimenti che andran-
acquedotti di maggiore lunghezza. che per quanto riguarda l’intero no ad arricchire l’inventario degli
In figura 8 sono anche riportati, territorio nazionale. antichi acquedotti sotterranei, al
nella prima colonna a sinistra, 10 A partire dai riferimenti bibliogra- momento appena abbozzato sulla
acquedotti di lunghezza pari o in- fici riportati nelle schede informa- base delle schede pervenute. Un
feriore ai 400 metri, vale a dire al tive, e con un paziente e successivo Progetto del genere non ha però
limite fissato per la redazione del- lavoro di integrazione, consistente senso di esistere se non si riesce a
la scheda. Si tratta di segnalazioni nell’analisi di riviste specializzate coinvolgere, almeno in ambito spe-
ritenute di particolare interesse, e di atti di convegni riguardanti le leologico, tutte le forze disponibili
e/o con possibilità di prosecuzione cavità artificiali, è stata redatta la e le realtà interessate a tale tema-
dell’opera sotterranea, da verifica- Bibliografia del Progetto “Carta tica nelle varie regioni italiane. Il
re nelle prossime fasi di lavoro del degli Antichi Acquedotti Italiani” lavoro svolto sinora dal gruppo di
Progetto. (riportata come articolo a sé stante coordinamento non può proseguire
Un aspetto alquanto interessante nel presente numero di Opera Ipo- a lungo senza il fattivo supporto
è quello relativo alle rocce affio- gea). Essa comprende attualmente degli speleologi che si occupano di
ranti nella zona di captazione, che circa 1000 opere riguardanti gli cavità artificiali, ed in particolare
evidenziano una distribuzione al- antichi acquedotti, che sono state di opere idrauliche sotterranee.
quanto varia dei termini geologici, suddivise, in ordine alfabetico e Gli obiettivi che al momento intra-
riportati per grandi categorie in cronologico, per regioni (Fig. 10), vediamo, sulla base delle forze oggi
figura 9. Rocce sedimentarie costi- con, in aggiunta, una sezione rela- in gioco, sono un ampliamento del
tuiscono la categoria più rappre- tiva a testi di carattere generale. database tramite la compilazione
sentata, con una percentuale del La bibliografia è ovviamente in di schede su base bibliografica,
36%; in percentuale molto simile, continuo aggiornamento. una validazione dei dati di alcune
sono il gruppo delle rocce carbona- schede, e l’ampliamento ulteriore
tiche (31%) e le rocce vulcaniche della bibliografia del progetto.
(29%), mentre nettamente minore Prospettive future Gli approfondimenti possibili sono
appare la presenza di materiali molteplici, a scala variabile da
detritici (4%). La varietà delle L’enorme patrimonio archeologico quella nazionale, alla regionale,
Figura 9 – Diagramma a torta relativo alla litologia dei materiali affioranti nella zona di captazione degli antichi acquedotti sotter-
ranei (aggiornamento: febbraio 2007).
OPERA IPOGEA 1 - 2007 15
Figura 10 – Distribuzione regionale della bibliografia sugli antichi acquedotti sotterranei (aggiornamento: febbraio 2007).
alla scala locale del singolo acque- Mediterraneo si trovano periodica- specifici progetti su questa temati-
dotto; e, allo stesso tempo, su te- mente a dover affrontare crisi idri- ca in altri paesi del Mediterraneo
matiche diversificate (archeologia, che legate da un lato a variazioni o del Medio Oriente, dove pure la
aspetti conservativi, architettura, climatiche, ma accentuate, dall’al- presenza di antiche opere idrau-
idraulica, idrogeologia, chimica tro, da comportamenti irrazionali, liche sotterranee è ben nota. Il
delle acque, biospeleologia, solo di spreco delle risorse idriche proseguimento del Progetto, quin-
per indicarne alcune). La rea- disponibili da parte dell’uomo. In di, potrebbe consentire alla SSI
lizzazione di studi approfonditi, quest’ottica, il Progetto “La Carta di formulare proposte analoghe
che necessariamente dovranno degli Antichi Acquedotti Italiani” anche a livello internazionale,
partire dal rilievo topografico potrebbe, illustrando le opere di coinvolgendo speleologi e studiosi
dell’opera (se non già esistente), ingegneria idraulica realizzate in di altri paesi.
richiede però contributi economici epoche passate, rivalutandone le
e disponibilità di finanziatori che potenzialità, e, perché no, ripristi-
siano disposti a credere in questa nando alcuni di questi acquedotti
iniziativa, ed a contribuire al suo alla completa funzionalità, contri-
successo. buire a “ri-educare” le popolazioni
La tematica è di estremo interes- al rispetto dell’ambiente ed a un
se, e non solo per il territorio ita- uso sostenibile della risorsa acqua.
liano. Tutti i paesi del bacino del A nostra conoscenza, non esistono
16 OPERA IPOGEA 1 - 2007
Figura 11 - Distribuzione geografica sul territorio nazionale dei 120 acquedotti del Progetto Carta degli Antichi Acquedotti
Italiani. Per ovvie ragioni grafiche la posizione dei singoli acquedotti, soprattutto nei dintorni di Roma, sono indicative.
OPERA IPOGEA 1 - 2007 17
Bibliografia di base
La bibliografia del Progetto “La dotto. L’ultima sezione comprende indica le enormi potenzialità del
Carta degli Antichi Acquedotti Ita- due tipologie bibliografiche: la Progetto e la possibilità di svilup-
liani” conta allo stato attuale oltre prima è relativa a testi generali e pare ricerche su un gran numero
900 testi riguardanti gli antichi studi storici, la seconda compren- di acquedotti sotterranei, dei quali
acquedotti sotterranei (aggiorna- de articoli e testi su singole aree al momento si ha solo qualche
mento al 31 gennaio 2007). Essa o acquedotti dei quali ancora non segnalazione, frequentemente da
è stata redatta a partire dalle sin- sono state redatte le schede. testi estremamente specialistici.
gole schede informative pervenute Oltre al già richiamato carattere Il mondo speleologico, e in partico-
al Progetto, con le segnalazioni provvisorio della bibliografia, da lare gli speleo attivi nello studio,
riportate nel relativo campo della non intendersi assolutamente esplorazione e ricerca di cavità ar-
scheda. È seguita una ulteriore esaustiva, va fatta un’altra consi- tificiali, può indubbiamente svol-
ricerca bibliografica su pubblica- derazione: l’elevato numero di te- gere un ruolo di primissimo piano
zioni e riviste specialistiche e su sti elencati nelle pagine seguenti negli anni futuri, contribuendo
atti di convegni ad approfondire
sia a carattere le conoscenze
nazionale che in- sugli acquedotti
ternazionale. Data sotterranei già
la vastità degli noti e studiati, e a
studi che, per un acquisirne nuove
motivo o l’altro, su quelle opere
si occupano di idrauliche ancora
antichi acquedot- poco conosciute o
ti, si comprende non esplorate.
facilmente come E’ doveroso rin-
la bibliografia sia graziare alcune
da considerare persone che han-
continuamente in no contribuito in
progress, e quindi maniera partico-
soggetta ad ulte- lare alla redazio-
riori aggiornamen- ne della biblio-
ti ed integrazioni. grafia, in rigoroso
La bibliografia ordine alfabetico:
del Progetto viene Ezio Burri, Marco
presentata suddi- Campagnoli, Vit-
visa per regioni. toria Caloi, Vit-
Nell’ambito di torio Castellani,
ciascuna regione, Sossio Del Prete,
essa è preceduta Carla Galeazzi,
da una breve de- Carlo Germani,
scrizione generale Maria Luisa
del territorio, a Perissinotto e
cui seguono i rife- Mariangela Sam-
rimenti bibliogra- marco.
fici, elencati per
ogni singolo acque-
18 OPERA IPOGEA 1 - 2007
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ne di Napoli. Azienda di soggior- condotto è scavato semplicemente percorso. Il progetto da lui stilato
no, cura e turismo della città di nella nuda roccia, mentre nelle se- venne però seguito solo in via di
Napoli. zioni mediana e terminale, attra- massima dall’impresa che acquisì
De Rose A., 1995, Le fontane di versando principalmente argille l’appalto e la successiva gestione
Napoli. Newton Compton Edi- e marne di varia età e differente dell’acquedotto, in quanto durante
tori-Roma. consistenza si è fatto ricorso alla le operazioni di espurgo vennero
Del Prete S., Mele R. & Bocchino centinatura, ottenuta perlopiù in spesso rinvenuti tratti che erano
B., 2000, Lineamenti di storia conglomerato cementizio, con pa- sfuggiti alle precedenti ricerche di
del sottosuolo dell’antica Napoli reti e volta di spessore attorno ai Zannoni. In tale occasione vennero
e rinvenimenti di un ipogeo di 60 cm ed intonacatura delle pareti inoltre tagliate e dismesse le opere
epoca greco-romana. Opera Ipo- interne. L’utilizzo dei mattoni è idrauliche tardomedievali e rina-
gea, n. 3, p. 3-18. ritenuto pertinente alle ristruttu- scimentali. Nel 1881 l’acquedotto
Gasparini L., 1979, Antiche fon- razioni successive a cui l’acque- riprese quindi il suo regolare fun-
tane di Napoli. Società Editrice dotto è stato sottoposto. Ne sono zionamento, riportando le acque
Napoletana. documentate almeno un paio, la del Setta a Bologna.
Lapegna U., 1987b, Note illustra- prima in età adrianea, la seconda Attualmente l’acquedotto romano
tive del sottosuolo di Napoli. in epoca severiana. Queste ristrut- è inserito all’interno del sistema
Atti 2° Convegno Nazionale di turazioni hanno anche comportato integrato di gestione e distribu-
Speleologia Urbana “Le cavità il taglio e l’abbandono di alcune zione delle acque del capoluogo
artificiali: aspetti storico-morfo- parti del percorso primigenio e emiliano, in cui si fa uso sia delle
logici e loro utilizzo”, 1-3 marzo la messa in opera di nuovi rami acque superficiali del Setta, sia
1985, Napoli, ed. CAI. sostitutivi. di quelle di falda provenienti dai
Liccardo G., 2000, Napoli Sot- L’acquedotto ha conosciuto poi pozzi ricavati nelle conoidi allu-
terranea – Storia, arte, segreti, una fase di abbandono in età tar- vionali poste a nord di Bologna.
leggende, curiosità. Newton & doantica e altomedievale, con la Siccome la tendenza attuale e
Compton editori, 286 pp. progressiva ostruzione di lunghe futura è quella di fare sempre
Puntillo E., 1994, Grotte e caverne sezioni del condotto, crolli e scom- più uso delle acque superficiali e
di Napoli. Tascabili Economici parsa di alcuni tratti. In piena età limitare il prelievo da falde ormai
Newton, Napoli tascabile, n. 4, medievale il Comune di Bologna eccessivamente sfruttate, a parti-
4a ed., 1998, 62 pp. cominciò ad attuare una progressi- re dalla metà degli anni Ottanta il
Sgobbo I., 1934, I nuclei monu- va azione di recupero del segmento cunicolo romano è stato affiancato
mentali delle terme romane di prossimo alla città, di cui si hanno da una nuova linea, con tubazione
Baia per la prima volta ricono- notizie a partire dalla fine del partente dalla medesima centrale
sciuti. Atti III Congr. Naz. St. 1100 e nel corso del Duecento. Nel di potabilizzazione, appositamente
Rom., Bologna. Quattrocento venne quindi rea- ampliata. La portata massima del-
lizzata la captazione sotterranea l’antico condotto è compresa fra i
dell’acqua Remonda, nel colle di 400 e i 500 l/s, ed è quindi in grado
Emilia San Michele in Bosco, poco a sud
dell’abitato, che venne appunto
di fornire ancora oggi un signifi-
cativo contributo al rifornimento
Romagna condottata nell’ultimo tratto del
vecchio acquedotto romano e, at-
idrico della città.
A Ravenna l’acquedotto venne in-
traverso questo, fatta giungere in vece costruito da Traiano e restau-
città. Lo stesso avvenne nel 1563 rato da Teoderico. Era realizzato
Bologna possiede uno degli esempi con la costruzione dell’opera di in sotterraneo per la parte monta-
più eclatanti dell’acquedottistica captazione di Valverde, anch’essa na e su arcate per quella sviluppa-
romana. L’acquedotto trae l’acqua sotterranea, le cui acque, unite ta in pianura. Alimentava anche il
dal torrente Setta e, attraverso alle precedenti, andavano ad ali- porto di Classe, sede della flotta
un percorso sotterraneo, la con- mentare la Fontana del Nettuno imperiale nell’Adriatico. La sezio-
duce alla città. Giunto nei pressi e alcune altre fontane nel centro ne più a monte attualmente nota
dell’antica Bononia si divideva in città. Ulteriori interventi di espur- è nei pressi di Meldola (FC), nella
due rami, uno destinato all’abitato go del condotto si sono succeduti valle del Ronco-Bidente, conosciu-
vero e proprio, l’altro ad alimen- nel corso del Seicento e ad inizio ta per indagini effettuate a metà
tare le principali terme cittadine, Settecento, per cui a questa data Settecento per il tratto scorrente
collocate in ambito periurbano ne erano di fatto ripristinati già sotto l’abitato e da quelle svolte
nel quadrante sud-occidentale. 2.500 m. da Antonio Zannoni sul finire del-
L’opera è stata realizzata in età Lo studio per una definitiva riat- l’Ottocento per il segmento a sud
augustea, alla fine del I sec. a.C. e tivazione venne affidato ad Anto- della cittadina, il quale ne propose
la tipologia dello speco si adatta ai nio Zannoni il quale, negli anni senza fortuna anche il ripristino,
differenti tipi di rocce che di volta sessanta dell’Ottocento compì nu- dietro al successo ottenuto con la
in volta va attraversando. Nella merose ricognizioni e parziali diso- riattivazione dell’acquedotto di
sezione più a monte, dove sono struzioni onde individuare i tratti Bologna. Non è nota con esattezza
30 OPERA IPOGEA 1 - 2007
l’ubicazione dell’opera di presa, con ciottoli fluviali, ha una sezione collegata al poco distante palazzo
oggetto di numerose speculazioni rettangolare con volta a botte, con di Teodorico, struttura questa di
dottrinali (direttamente propor- dimensioni interne dello speco di età tardoantica che la dottrina
zionali alla mancanza di ricerca 1,45 m di altezza e 0,56 m di lar- individua come residenza di caccia
sul campo), così come l’ulteriore ghezza. Lo spessore delle pareti è del re goto.
eventuale sviluppo verso monte e di circa 60 cm. Per il resto, a Reggio Emilia/
verso valle del condotto sotterra- A Imola/Forum Corneli si hanno Regium Lepidi sono state rinve-
neo. Per il tratto aereo sono noti resti di acquedotto rinvenuti 4 km nute tubazioni fittili in ambito ur-
rinvenimenti dei piloni sostenenti a sud-ovest della città, sulla sini- bano, mentre a Modena/Mutina si
il condotto, che portano a loca- stra del Santerno. Nel tratto indi- hanno resti di terme databili alla
lizzarne il tragitto lungo l’alveo viduato l’opera era realizzata in prima metà del I sec. d.C. Anche
dell’attuale Ronco, nonchè alcune trincea, con fondazione in coccio- a Cesena sono stati rinvenuti re-
indicazioni di natura toponimica, pesto e alzato in sesquipedali, di sti di un edificio termale attibuito
come quella della pieve di S. Ma- cui gli ultimi corsi sono aggettanti alla prima età imperiale, così come
ria in Acquedotto, poco a nord di a creare una copertura a pseudo- a Forlì/Forum Livi sono noti resti
Forlì. volta. La larghezza del condotto è di un balineum, di cui si ha però
Le indicazioni relative alle altre di 60 cm, l’altezza di 1,2 m. scarsa documentazione. Infine a
città sono dovute ad indagini di A Rimini/Ariminum, 2 km a sud- Sarsina (FC), altra piccola città in
carattere archeologico, che hanno ovest della città, è stato rinvenuto ambiente montano, si hanno resti
messo in evidenza tratti limitati nel 1975 un tratto di condotto, rea- di un impianto termale.
di condotti, rinvenuti di solito lizzato con sesquipedali e coper- In questi ultimi casi è chiaro che
casualmente, e quindi quasi mai tura a volta, di altezza 1,5-1,7 m, la presenza di impianti di distribu-
oggetto di successive e più estese larghezza di circa 1 m e spessore zione idrica e resti di terme impli-
investigazioni. della muratura di circa 50 cm. cano necessariamente l’esistenza
A Parma vi sono resti di acque- A Mevaniola (Galeata, FC), pic- di sistemi acquedottistici a monte,
dotto, realizzato in ambito urbano cola città romana collocata in non ancora individuati.
tramite trincea, con conduttura contesto montano, sono presenti Si può quindi concludere che prati-
sotterranea a sezione trape- resti di terme da cui provengono camente tutte le città della regione
zoidale. L’opera è realizzata in alcune fistole plumbee, nonché fossero dotate in età romana di un
conglomerato di malta e ciottoli, altre condutture fittili nel resto acquedotto, o perché effettivamen-
rivestito in cocciopesto, con due dell’abitato. Nella stessa località te rinvenuto o perché logicamente
file sovrapposte di sesquipedali è stato rinvenuto anche un lacerto ipotizzabile sulla scorta degli altri
come pavimento. É ritenuto di musivo, con iscrizione ricordante rinvenimenti archeologici. Per gli
età inizio-imperiale, mentre al VI un restauro dell’acquedotto cit- abitati collocati in contesto monta-
sec. d.C. si data il restauro dell’ac- tadino ad opera del quadrumviro no può essere sicuramente ritenu-
quedotto voluto da Teoderico, noto Cesio, risalente alla metà del I ta valida l’ipotesi di utilizzazione
dalla letteratura. sec. a.C., per cui si pone il dubbio di sorgenti locali, stante il numero
Singolare per la collocazione se l’acquedotto fosse costituito da relativamente limitato di abitanti,
topografica è l’acquedotto che una semplice captazione di una ma per le principali città della
alimentava Brescello/Brixellum sorgente locale conduttata tramite pianura la necessità di garantire
(porto fluviale sul Po), sviluppato le sole fistole oppure se, anche in un quantitativo giornaliero di ac-
completamente in sotterraneo con questo caso, ci si debba aspettare qua decisamente più elevato può
un percorso di una quindicina di un’opera più complessa, di cui le essere soddisfatto solo tramite il
chilometri totalmente in pianura. fistole rappresentano solo l’ultimo ricorso ad una captazione diret-
L’opera di presa era presso il Lago elemento di distribuzione dell’ac- ta dei corsi d’acqua, peraltro a
di Gruma, posto al passaggio fra qua nell’abitato. carattere torrentizio, che solcano
alta e media pianura ed alimen- A Galeata (FC) si trova la cosid- l’Appennino. Elemento questo
tato dai tipici fontanili presenti detta Fontana di Teoderico, un cu- che, partendo dai casi eclatanti
un tempo in questa zona, a nord- nicolo lungo almeno 300 m, costi- di Bologna e Meldola, può essere
ovest di Reggio Emilia. Ne sono tuito da una galleria alta 1,9 m e utilizzato come filo conduttore per
noti alcuni tratti emersi in seguito larga circa 1 m, accessibile tramite eventuali future ricerche.
a scavi presso Campegine (RE). un pozzo. Finora non sono stati
Messo in opera in trincea e rea- condotti studi approfonditi, ma [Danilo De Maria]
lizzato in conglomerato cementizio la tradizione popolare la ritiene
Elenco acquedotti
Elenco acquedotti
funzionasse ancora verso il 1000 Castello di Palo presso Cervete- fluenti promuove la costruzione di
ma la contrazione della popolazio- ri): questo tipo di lavori prosegue canali e cunicoli che talora collega-
ne non giustificava più le costose anche nell’evo successivo (per es. no valli vicine con dislivelli utili;
opere di mantenimento. In modo ai Castelli romani, per le ville dei il numero di mole allineate lungo
analogo andarono in disuso anche Cardinali). i corsi d’acqua perenni divenne
quelli delle città minori e, a mag- - Le opere di bonifica agraria ten- notevolissimo ma ora ne restano
gior ragione, delle ville. dono a continuare nella loro fun- ben poche tracce: anche questo sa-
- Si assiste invece al riutilizzo di zione, grazie al lavoro silenzioso rebbe un interessante argomento
acquedotti antichi per il riforni- dei contadini interessati al man- di ricerche.
mento di castelli e ville attraverso tenimento delle colture. La diffu- Epoca moderna (fino al termine
tagli e deviazioni (ad es. per il sione di molini azionati da acque del XIX secolo).
OPERA IPOGEA 1 - 2007 39
- Vengono ripristinati alcuni im- le di San Lorenzo dell’Amaseno. Roma, 330 pp.
portanti acquedotti (Pio IX: Alatri, Aracne editrice, Roma, 144 pp. Panimolle G., 1984, Gli acquedot-
Ferentino e soprattutto l’Acqua ti di Roma antica. Abete ed.,
Pia Marcia) e ne vengono crea- LA 4 - Acquedotto di Ventotene Roma, 2 voll. (322 + 262 pp.).
ti ex-novo (ad es. a Farnese o a De Rossi G.M., 1986, Le Isole Pon- Parker J.H., 1876, The aqueducts
Guarcino). tine attraverso i tempi. Guidotti of ancient Rome. Oxford.
- Si ripristina l’emissario del lago Ed., Roma. Quilici L., 1986, Currit aqua vir-
Gabino (lago di Castiglione). go…. Archeologia Viva, Firenze,
- Le opere di bonifica agraria conti- LA 5 - Acquedotto sotto Ponza- novembre, n. 11, p. 68-78.
nuano nelle loro funzione: percor- no (Grotta di Costantino) Quilici L., 1989, Gli acquedotti di
rendole si constata come in molte Felici A. & Cappa G., 1994, Cavità Roma. Archeo, De Agostini, Mi-
il flusso idrico, particolarmente Artificiali – esplorazioni e studi: lano, n. 53, luglio, p. 51-97.
intenso e favorito da un forte gra- il punto della situazione. Noti- Quilici Gigli L., 1968, Sull’acque-
diente, ha prodotto sottoescavazio- ziario dello Speleo Club Roma, dotto Vergine dal Monte Pincio
ni naturali di diversi metri dando n. 11, p. 55. alle sorgenti. Quad. Ist. Topo-
luogo alla formazione di imponenti Radmilli A.M., 1955, Esplorazioni grafia Antica, Univ. Roma, vol.
gallerie, purtroppo soggette a crol- paletnologiche in alcune grotte 5, p. 126.
li dove tali dimensioni diventano delle province di Rieti e Chieti. Staccioli R.A., 1996, Gli acque-
incompatibili con la coerenza delle Rass. Spel. It., a. VII, n. 1-2, p. dotti di Roma antica. Tascabili
rocce, per lo più tufacee. 25-27. Economici Newton, Roma.
Ricca è la bibliografia, sia stret- Steuco A., 1547, De Aqua Virgine
tamente archeologica, presente in LA 6 - Acquedotto Vergine in Urbem revocanda. Lugduni.
importanti riviste, sia quella frut- (Aqua Virgo)
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atti di Congressi e Convegni. Nel Ed., Roma, 336 pp. Acqua ed acquedotti a Roma dal
Catasto CA del Lazio sono incluse Ashby T., 1991, Gli acquedotti IV sec. a.C. al XX sec. Paleani
anche opere ipogee ancora inedite. dell’antica Roma. Roma, tradu- Ed., Roma, 336 pp.
Inoltre, sia presso il curatore del zione italiana di Ashby T., 1935, Ashby T., 1991, Gli acquedotti
Catasto che vari Gruppi Speleolo- The aqueducts of ancient Rome. dell’antica Roma. Roma, tradu-
gici della regione, sono archiviate I.A. Richmond ed., Oxford. zione italiana di Ashby T., 1935,
informazioni di cunicoli e acque- Bestocchi, 1881, Le acque e gli The aqueducts of ancient Rome.
dotti, spesso già compiutamente acquedotti di Roma antica e mo- I.A. Richmond ed., Oxford.
rilevati, ma inediti e meritevoli di derna. Roma. Bestocchi, 1881, Le acque e gli
più complete indagini. Cassio A., 1756/7, Corso dell’acque acquedotti di Roma antica e mo-
antiche portate da lontana con- derna. Roma.
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OPERA IPOGEA 1 - 2007 51
Brescia, via B. Avogadro: tratto In antichità il territorio centro- Cagli e Camerino sono presenti
urbano dell’acquedotto triumpli- meridionale era il territorio dei tracce anche importanti di gallerie
no e vasca di ripartizione d’età Piceni, popolazione bellicosa pro- e cunicoli idraulici, la cui consi-
romana. Notiziario Soprinten- veniente probabilmente da orien- stenza non è ancora stata valuta
denza Archeologica della Lom- te che aveva sviluppato capacità da ricerche ed esplorazioni.
bardia 1988/89, p. 81-82. tecniche e aperture commerciali Per questa ricerca si elencano
Breda A., 1994, Brescia, Chiesa di perfino con il nord Europa (Ger- tredici opere idrauliche: Acque-
San Giorgio. Acquedotto roma- mania). La deduzione del Piceno dotto Pontificio di Loreto, Acque-
no. Notiziario Soprintendenza da parte romana è sancita, dopo dotto romano di Numana, Buco
Archeologica della Lombardia, ovvio assoggettamento militare, del Diavolo, Acquedotto di Santa
p. 145. dalla fondazione di Firmum Pice- Margherita ad Ancona, Cunicoli
Cacciamali G.B., 1904, Sulle sor- num nel 264 a.C. In età augustea Romani del Colle Guasco ad Anco-
genti di Villa di Cogozzo. Brescia. diventa con parte dell’Abruzzo la na, Acquedotto della Fonte del Ca-
Dell’Olio L., Signorelli B. & Ti- V Regio, il Picenum appunto, e lamo di Ancona, Acquedotto di San
roni D., 1989a, La fontana del fruisce del grande periodo di lavori Gaudenzio a Senigallia, Acque-
Lantro (Latèr) a Bergamo. In: La territoriali e infrastrutturali che dotto romano di Fano, Acquedotto
speleologia in cavità artificiali. l’Età Augustea ha rappresentato. romano di Pesaro, Acquedotto
Studi per il 2° Congr. Int. Cav. Va anche annotata la trasforma- romano di Urbino, Acquedotto di
Art., Parigi, p. 37-38. zione Traianea di Ancona e del suo Villa Caprile, Acquedotto romano
Farnoni E., s.d., Diramazione de- porto che ospitò la flotta che con- di Urbisaglia, Cunicoli Romani di
gli antichi canali nell’alta città dusse l’imperatore alla conquista Fermo.
di Bergamo. Manoscritto, Civica della Dacia e la presenza di Vitru- Ad eccezione degli Acquedotti di
Biblioteca “A. Mai”, Bergamo. vio a Fano (Fanum Fortunae). Loreto e Villa Caprile, tutti gli
Gruppo Speleologico Bergamasco Per quanto riguarda gli acquedotti altri fanno riferimento ad un’ori-
“Le Nottole” , 1992, La Fontana antichi, essi fanno riferimento gine romana e per alcuni di essi
del Lantro. Comune di Bergamo, alle città romane più importanti. addirittura picena (il dibattito al
8 pp. Dal Nord: Pisaurum, Urvimum riguardo è ancora aperto). In quel-
Maza F., 1859, Della malta idrau- Metaurense, Fanum Fortunae, Fa- li di Ancona, Pesaro e Senigallia
lica dei moderni, di quella degli brianum, Sena Gallica (di origine sono presenti consistenti rifaci-
antichi, e dell’acquedotto di Valle celtica), Ancona (di origine Gre- menti rinascimentali che hanno
Trompia. L’Alba, Brescia, n. 3/4. ca), Numana, Aesi, Urbs Salvia, portato a considerarli a lungo ope-
Mott a V., 1981, L’acquedotto di Firmum Picenum, Falerium, Au- re ducali. Questo è un destino che
Milano. Milano, Uff. Stampa del sculum. Ma è altresì importante nelle ricerche archeologiche e di
Comune, 263 pp. la presenza dei Ducati rinascimen- storia dell’architettura è difficile
Ravelli F., 1871, Relazione sulle tali: il Ducato dei Montefeltro (Pe- evitare e le storie costruttive dei
acque pubbliche di Brescia. Bre- saro e Urbino), il Ducato dei Della manufatti sono sempre complesse
scia. Rovere di Senigallia, il Ducato dei e stratificate. Gli acquedotti di
Taeri A., 1871, Cenni sulle fontane Da Varano a Camerino e di alcuni Numana, il Buco del Diavolo e le
di Brescia e proposte di riforma porti commerciali molto fiorenti, parti extraurbane degli acquedotti
relative alla condotta, partizione Ancona e Fermo per tutti nonché di Pesaro e Urbisaglia si presenta-
e unità di misura delle loro ac- l’appartenenza di buona parte del- no senza mediazioni per quello che
que. Brescia. la regione allo Stato Pontificio, at- sono, cioè acquedotti romani e/o
Taeri A. & Peroni B., 1882, Le fon- tore principale nella realizzazione piceni (Buco del Diavolo), gli altri
tane di Brescia. Brescia. delle infrastrutture territoriali nel hanno evidenti strutture edilizie
corso della storia marchigiana. e tecnologiche quattro-cinquecen-
Secondo logica e bibliografia gli ac- tesche.
quedotti storici della regione (dai Va infine annotato che la tecnica
Marche Piceni all’Ottocento Pontificio) idraulica rinascimentale attraver-
potrebbero essere almeno trenta, so la trattatistica di Francesco di
ma in questa ricerca si dà conto di Giorgio Martini, di Leonardo e di
Le Marche sono una regione me- quelli tuttora esistenti, in qualità altri architettori-ingenjeri del tem-
dio-adriatica costituita da valli di resti archeologici o addirittura po attinge a piene mani dalla tec-
trasversali a direzione est-ovest ancora in parte utilizzati. Tutti nica romana. Negli archivi e nelle
ed una costa generalmente bassa questi acquedotti sono stati in Biblioteche Storiche marchigiane
con due promontori importanti: il qualche modo esplorati e rilevati è ricca e disponibile la documenta-
Monte Conero (600 m) nei pressi dai gruppi speleologici e/o studiati zione storica sull’idraulica antica
di Ancona e il Monte di Gabicce a da istituzioni di ricerca. Annoto che comprende anche trattati di
nord di Pesaro. Il resto del terri- infatti a margine che nelle città agrimensura e idraulica nonché
torio sviluppa una fascia medio di origine romana di Osimo (Au- relazioni tecniche e tracciati di al-
collinare (300-500 m) fino a rag- ximum), Pioraco (Prolaqueum), cuni degli acquedotti in questione.
giungere, in direzione ovest, gli Falerone (Falerium), Ascoli (Au-
Appennini (1500-2476 m). sculum) e in quelle medievali di [Marco Campagnoli]
52 OPERA IPOGEA 1 - 2007
Elenco acquedotti
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Electa Editori Umbri, Perugia, Osservazioni sui mutamenti del della città, si innestò il condotto
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Bizzarri C., 1991a, Bonifica idrau- Prospezioni, 1, Roma, p. 25-32. portata.
lica e opere di canalizzazione nel Nini R., 1997, Un sistema romano Un’ altra opera idraulica della
territorio orvietano. In: Gli Etru- di captazione idrica nel centro regione degna di nota è il ponte di
schi maestri d’idraulica. Electa storico di Amelia (Terni): la Pondel nei pressi di Aymaville, in
Editori Umbri, Perugia, p. 61-65. fontana di Porcelli. Atti XVII destra orografica. Si tratta di un
OPERA IPOGEA 1 - 2007 67
Elenco acquedotti nia, Concordia Sagittaria/Iulia
Concordia: tutte queste città
nome sigla provincia comune (i) sono anche capo di centuriazioni
importanti. Lungo percorrenze di
Acquedotto romano di Aosta - minore interesse ritroviamo centri
VA 1 Aosta Aosta
Augusta Praetoria come Treviso/Tarvisium, Asolo/
Acelum, Feltre/Feltria, Belluno/
grande ponte ad arcata con due quali siano le condizioni in cui, Belunum, Adria/Atria quasi sem-
vie di percorrenza, una superiore in quella parte di Venetia che oggi pre già assai importanti in epoca
esterna ed una inferiore interna. chiamiamo Veneto, i Romani si preromana: valga per tutti il caso
Fu fatto costruire nel 3 a.C. da sono trovati ad operare. di Este/Ateste.
Aimus e Avilius, così come risulta Dal punto di vista fisico il Veneto
dall’iscrizione in chiave all’arco, è suddivisibile, grosso modo, in Acquedotti conosciuti
per il trasporto del materiale quattro sezioni, approssimativa- Pur nella stringatezza del quadro
ferroso dalle miniere di Cogne. mente orientate in senso SO-NE: tracciato più sopra appare eviden-
Fra le due vie è stata individuata 1) il territorio alpino e prealpino; te, date le premesse, come le opere
nella spalla destra del ponte 2) il territorio pedemontano e di idrauliche di un certo rilievo che
una condotta idrica a sezione alta pianura; 3) la media e bassa si sono individuate fossero poste
rettangolare larga 60 cm con pianura; 4) le zone costiere. al servizio di quei municipia che
altezza di 80 cm che si perde dopo Dal punto di vista antropico e svolgevano, in età romana, funzioni
pochi metri a causa del cedimento culturale, per l’età romana, si pos- di controllo e snodo territoriale. Si
delle lastre di copertura. Imponenti sono definire due aree principali: conosce con sicurezza l’esistenza,
canalizzazioni tagliate nella viva quella retica, nelle aree montane, infatti, degli acquedotti di Verona,
roccia si trovano a monte del e quella venetica in pianura, am- di Vicetia, di Ateste, di Patavium,
ponte sulla sinistra orografica bedue notevolmente influenzate di Opitergium, di Acelum, mentre
del torrente. A proposito di da elementi etruschi e celtici. l’esistenza di opere idrauliche a
questa grande opera non ci sono La vocazione economica dell’area Feltria è ipotizzata sulla scorta di
stati approfondimenti riguardo veneta in età antica (ma non solo) notizie di ritrovamenti non più con-
l’impiego della condotta idrica. è molteplice: da un lato l’alta pia- trollabili e a Belunum, Iulia Concor-
nura e l’area collinare e pedemon- dia, Atria, Tarvisium non è nota.
[Fabrizio Milla] tana consentono una notevole pro- Come quasi sempre accade, pe-
duzione agricola, dall’altro le aree raltro, la conoscenza dei resti
prealpine e alpine permettono una monumentali degli acquedotti è
BIBLIOGRAFIA forte attività di allevamento, so- limitata ad alcune parti e, perciò,
prattutto ovino, che si traduce in la ricostruzione degli aquae duc-
VA 1 – Acquedotto romano di una tradizione laniera di grande tus delle singole realtà municipali
Aosta – Augusta Praetoria importanza (Padova, ad esempio, lascia spazio a numerose lacune e
Barocelli P., 1922, Aosta. è in età romana la seconda città incertezze, relativamente a trac-
Acquedotto scoperto in frazione la dell’impero in fatto di produzione ciati, capita aquae ecc.
Comba. Notizie degli Scavi, p. 99. di mantelli di lana); i solchi vallivi Quello che appare certo, dai dati
di fiumi quali l’Adige, il Brenta oggi disponibili, è che – come
o il Piave costituiscono da secoli sempre – i Romani adattarono
Acquedotto antico:
configurazione
strutturale
dell’opera idraulica
Carla Galeazzi, Carlo Germani
Società Speleologica Italiana - Commissione Cavità Artificiali;
Centro Ricerche Sotterranee “Egeria”
carla.galeazzi@egeriasotterranea.it
Abstract:
Some considerations on the archaeology of water are presented in this article, within the framework of the
project by the Italian Speleological Society (SSI) dedicated to study and analysis of the ancient subterranean
aqueducts in Italy. Draining waters, collecting and transporting them to the sites where settlements were
established have always been among the most important actions performed by man throughout the history,
and in several cases the availability of water has strongly controlled the foundation of a town at a certain site,
and its following development. To illustrate the complex and fascinating works carried out in ancient times to
provide with water resources the human settlements, the hydraulic techniques in the ancient world are dealt
with. In particular, the roman aqueducts are treated, together with some indications regarding the working
technique used by Romans, and a description of the main elements and features of ancient, as well as modern,
aqueducts.
Il censimento degli antichi acque- acqua e miniere per l’estrazione che, anche attraverso questa pub-
dotti è un progetto della Commis- della selce. Con tecniche e finalità blicazione, ci accingiamo a rendere
sione Cavità Artificiali sostenuto differenti tali attività si sono pro- fruibile.
con convincimento da Vittorio tratte per tutto il corso della storia Oggi possiamo affermare di riu-
Castellani. Questo testo di caratte- dell’uomo, fino ai nostri giorni. scire a comprendere sempre più
re generale è tratto in larga parte Sarebbe dunque impresa ardua chiaramente quanto siamo debi-
da suoi articoli ed a lui è dedicata indagare sull’origine dello “scava- tori verso chi, in epoche remote o
la pubblicazione di questo primo re” il sottosuolo, mentre vale la remotissime, con uno sforzo che a
contributo. pena di porre attenzione a quelle noi appare ancora straordinario,
manifestazioni che, marcando il ha modellato il territorio a misura
Premessa progresso delle innovazioni tecno- d’uomo, regolandone la distribu-
logiche, ci portano testimonianze zione delle acque perché su di esso
Gli speleologi italiani negli ultimi dello sviluppo del “costruire” nel potesse fiorire, assieme alle messi,
trent’anni si sono occupati fre- sottosuolo. la civiltà dell’uomo.
quentemente dello studio e della L’utilizzo delle tecniche di progres- Dionigi di Alicarnasso, nelle sue
catalogazione delle opere ipogee di sione speleologica a supporto degli “Antichità Romane”, scriveva:
interesse storico, soffermandosi in studi che si andavano intrapren- “Mi sembra che la grandezza
modo particolare sulle trasforma- dendo è stata determinante per dell’Impero Romano appaia ma-
zioni subite dal territorio a seguito conoscere opere che rischiavano gnificentissima soprattutto da tre
di interventi antropici. l’oblio, consentendo nel contempo cose: gli acquedotti, le strade, le
Gli aborigeni australiani, ad un alla Commissione Cavità Artifi- cloache” (Ant. Rom.III, 15). Giudi-
livello di sviluppo paragonabile al ciali della Società Speleologica zio condiviso da Strabone, al quale
paleolitico europeo, già scavavano Italiana (SSI) di acquisire una anni dopo Frontino aggiunse: “A
profonde gallerie per la ricerca di vasta messe di documentazione tali opere, utili per così ingenti
70 OPERA IPOGEA 1 - 2007
Figura 1: le splendide arcate degli acquedotti di Roma, realizzate allo scopo di mantenere la pendenza necessaria per raggiungere
la città, sono ancora oggi un elemento dominante del paesaggio della Campagna Romana (foto C. Galeazzi).
quantità di acque, chi vorrebbe zarono innumerevoli opere idrau- civiltà etrusca che, a partire dal-
confrontare le superflue piramidi o liche per individuare e sfruttare l’VIII secolo a.C., si diffuse nella
le altre inutili opere dei greci, pur le circolazioni idriche sotterranee, penisola ed in particolare nell’Ita-
se celebrate come famose?” (figure captare le sorgenti, trasportare lia meridionale, dove gli Etruschi
1 e 2). l’acqua in sotterraneo, immagazzi- seppero adattarsi alle caratteristi-
Eppure fino a qualche decennio narla in cisterne e serbatoi. che del territorio, prevalentemen-
fa l’interesse degli storici e degli La necessità di regolare la risor- te vulcanico e con terreni di bassa
archeologi era pressoché mono- sa acqua nasce con l’affermarsi consistenza, creando una comples-
polizzato dalle opere monumen- dell’agricoltura come mezzo di sa rete di canali di drenaggio, irri-
tali, mentre molte testimonianze sopravvivenza primaria. Certa- gazione e trasporto delle acque.
sotterranee, pur evidenti e note, mente già in epoca antichissima I contatti che l’Etruria stabilì con
attendevano di essere recuperate i primi agricoltori dovettero porre l’Oriente tra VIII e VII secolo a.C.,
e studiate. in atto elementari forme di con- dando origine alla fase “orienta-
trollo delle acque, compiendo il lizzante”, sono stati in alcuni casi
Brevi cenni di archeologia del- primo passo verso lo sviluppo dei interpretati come possibili vettori
l’acqua in Italia millenni successivi. della tecnica cunicolare che, dalle
In Italia, già dalla prima fase del zone mesopotamica ed iraniana
L’appresa capacità di trasportare neolitico, troviamo negli insedia- nelle quali avevano avuto origine i
l’acqua, asservendola alle proprie menti pugliesi tracce di pozzi e qanat, si era espansa verso l’Etru-
necessità, determinò la trasforma- cisterne, ma anche caratteristici ria meridionale.
zione dei nuclei antropici nomadi fossati circolari o semicircolari, Lo scavo dell’emissario del lago di
in stanziali e successivamente det- probabili opere di drenaggio o per Albano, avvenuto intorno al 390
te impulso alla nascita delle gran- la captazione. a.C. ci conferma il ruolo etrusco
di civiltà del passato. Con tecniche Le tecniche di canalizzazione del- nel progresso della tecnica idrau-
diverse, ma identiche finalità, le acque in sotterraneo appaiono lica romana, allorché Tito Livio
Etruschi, Greci e Romani realiz- strettamente collegate anche alla (Storia di Roma, V, 15-21), ricorda
OPERA IPOGEA 1 - 2007 71
che, in tale occasione, i romani Brevi cenni di tecnica idrauli- del condotto a partire dalla base
si mostrarono estranei al compi- ca nel mondo antico di una serie di pozzi opportuna-
mento dell’opera, mentre le mae- mente scaglionati lungo il previsto
stranze etrusche (un secolo dopo Come già accennato nel paragrafo percorso.
l’allontanamento dei Tarquinii) precedente, a monte dell’idraulica Questa seconda tecnica è in gene-
erano ancora ottime conoscitrici romana esiste tutto un “corpus” di re la preferita quando il canale è
della tecnica cunicolare. condotti sotterranei che marca il realizzato a profondità non ecces-
Il primo acquedotto romano, l’Ap- progresso delle tecniche idrauliche siva, ma fa eccezione il già citato
pio, nel 319 a.C., è tutto in sotter- nel mondo antico. In Grecia, nel esautore del bacino di Copaide,
raneo e preleva l’acqua con pozzi bacino di Copaide, si conservano abbandonato in fase di esecuzione,
e gallerie drenanti per immetterle i resti di una imponente opera di per il quale erano già stati appron-
in un canale ipogeo che raggiunge drenaggio sotterranea che, secon- tati pozzi che raggiungevano una
Roma sotto il Celio. do gli studiosi della zona, risalireb- profondità di oltre 80 metri.
Tradizione dunque etrusca, che be alla fine del secondo millennio In linea generale siamo oggi porta-
finì col diventare romana al fon- a.C. Più vicini nel tempo il condot- ti a ritenere che la tecnica di scavo
dersi delle diverse etnie, dall’in- to fatto scavare dal re Ezechia per in cieco sia stata sviluppata suc-
contro delle quali si originò in condurre a Gerusalemme l’acqua cessivamente a quella dei pozzi.
epoca tarda repubblicana ed impe- della fonte di Siloe, che si colloca In tempi relativamente recenti in
riale il popolo romano. La gestione a cavallo tra il VII ed il VI secolo Italia ha avuto un certo seguito
della risorsa acqua sarà ritenuta a.C. e gli acquedotti di Atene e l’opinione che vede all’origine
di importanza fondamentale in Samo risalenti al VI secolo a.C. della tecnica dei pozzi gli analoghi
epoca imperiale, al punto da as- Per ciò che riguarda la tecnica del condotti utilizzati in molte regioni
segnare al “Soprintendente delle costruire in sotterraneo si trovano aride o semi-aride per attingere
Acque Pubbliche” due littori come abbondanti testimonianze sia del le acque delle circolazioni idriche
scorta d’onore, considerando tale metodo di avanzamento in scavo sotterranee, con massimo sviluppo
carica molto prossima all’apice cieco con l’incontro finale tra i due nel territorio dell’antica Persia.
della carriera senatoriale. opposti cunicoli, sia dello scavo Tali condotti, che assumono di-
Figura 2: le arcate del Pont du Gard, in Francia, famoso non solo per la sua bellezza, ma anche per le sue dimensioni (275 m di lunghez-
za per 49 di altezza). Il ponte scavalca la valle del fiume Gard ed era parte integrante dell’acquedotto di Nimes (Foto Carlo Germani).
72 OPERA IPOGEA 1 - 2007
verse denominazioni locali nelle diverse. Da un punto di vista l’impegno urbanistico dell’antica
varie aree geografiche (figura 2), funzionale, essi sono rivolti non Roma, rappresentando peraltro
sono generalmente indicati con il all’emungimento delle acque di solo una minima parte dell’intera
termine arabo qanat (o qnat) o an- falda ma al solo trasporto di acque, e complessa opera.
che con il corrispondente vocabolo siano esse sorgive o fluviali. Gli acquedotti furono progettati e
persiano karez. La tecnica costruttiva prevede lo realizzati come lunghi cunicoli sot-
Va tuttavia sottolineato come al- scavo preventivo dei pozzi e la suc- terranei, emergenti allo scoperto
l’apparente analogia delle struttu- cessiva esecuzione del condotto a solo nell’attraversamento di av-
re corrispondano principi proget- partire dal fondo di questi. vallamenti del suolo, mantenuti in
tuali ed esecutivi sostanzialmente Come conseguenza, si ha che il posizione elevata per ottenere una
diversi. qanat richiede l’impiego di un pendenza costante e raggiungere
Il qanat è un condotto sotterraneo unico scavatore che risale progres- con quota elevata le utenze.
che viene progressivamente spinto sivamente verso il pozzo madre, Secondo quanto tramandano le
dal previsto punto di sbocco verso mentre lo scavo dell’acquedotto fonti, il primo acquedotto (Aqua
un rilievo attiguo, sino a raggiun- può essere affidato a squadre che Appia) fu condotto a Roma nel
gere la base di un pozzo (detto lavorano in contemporanea sia 312 a.C. a cura dei censori Appio
pozzo madre del qanat) attraver- per la realizzazione dei pozzi che Claudio e M. Flavio Veniores. Il
so il quale si è preventivamente per l’esecuzione del condotto, con condotto dell’Appio, lungo circa 16
verificata l’esistenza di una falda evidente risparmio sui tempi di km, era interamente sotterraneo
acquifera; nel corso dello scavo esecuzione. sino alle porte di Roma, anche per
vengono regolarmente intervallati ragioni di sicurezza.
pozzi di collegamento con la super- Gli acquedotti romani Seguirono ad intervalli quasi re-
ficie, per l’aerazione del condotto e golari altri acquedotti, oggetto di
per un più immediato accesso alla Le imponenti arcate degli acque- una vasta letteratura cui il lettore
prosecuzione dello scavo stesso. dotti che caratterizzano la cam- potrà fare riferimento per detta-
I condotti greci e romani obbedi- pagna romana sono una delle più gliate analisi (vedi, ad es., Lan-
scono a logiche completamente note ed ammirate evidenze del- ciani R., I commentari di Frontino
Figura 3: collocazione di alcuni tra i più rilevanti sistemi di Qanat occidentali. Legenda: 1) Marocco: Hauz (Marrakech); 2) Algeria:
Tafilalt; 3) Algeria: Gourara; 4) Algeria: Touat; 5) Algeria: Tidikelt; 6) Libia: Fezzan; 7) Egitto: Oasi di Kharga; 8) Siria e Giordania;
9) Yemen; 10) Oman (da Castellani, 2001).
OPERA IPOGEA 1 - 2007 73
artificiale destinato a rifornire di
Epoca Nome Lunghezza Speco sotterraneo acqua potabile una comunità di
312 a.C. Aqua Appia 16,56 km 16,47 km persone. L’evidenza storica sug-
gerisce che la realizzazione di un
272 a.C. Anio Vetus 64 km 63,7 km acquedotto avviene generalmente
144 a.C. Aqua Marcia 91,3 km 78,4 km quando una comunità si è già
organizzata in struttura urbana.
125 a.C. Aqua Tepula 17,7 km 7,4 km Rintracciare i percorsi sotterranei
33 a.C. Aqua Julia 22,8 km 16,8 km degli acquedotti significa dunque
ripercorrere la storia dello svilup-
19 a.C. Aqua Virgo 19 km 19 km po degli insediamenti urbani in
2 a.C. Aqua Alseatina 32,7 km 32,2 km una determinata regione.
Oltre a Frontino (De Aquaedectu
47 d.C. Aqua Claudia 66,6 km 52 km Urbis Romae) lo scrittore che si
52 d.C. Anio Novus 86,9 km 73 km è maggiormente interessato agli
aspetti tecnico - costruttivi degli
Tabella I: gli acquedotti condotti in Roma sino al I sec. d.C., riportati nel testo di acquedotti è Vitruvio. Il suo De Ar-
Frontino. chitectura, pubblicato fra il 25 ed
intorno le acque e gli acquedotti, idraulica greca e quella romana, il 23 a.C. ha valenza di manuale
1881; Ashby T., The Aqueducts of tra la prima sub terra e la seconda di tecnica edilizia dell’antichità,
Ancient Rome, 1935; Pace P., Gli supra terram. scritto in un’epoca in cui l’arte di
acquedotti di Roma, 1983; Pani- Benché non si presentino quindi costruire con materiali naturali era
molle G., Gli acquedotti di Roma sostanziali differenze negli im- peraltro giunta alla perfezione.
antica, 1968, AA.VV., Il trionfo pianti idraulici delle due civiltà
dell’acqua, 1986). antiche, vale la pena sottolineare Elementi di un acquedotto
Nella tabella sono elencati i soli alcune tendenze preferenziali le-
acquedotti condotti in Roma sino gate ai singoli periodi storici (ad A. Opere di conduzione
al I sec. d.C., riportati nel testo di esempio, il prevalere delle gallerie
Frontino. Se ne evince l’esistenza in ambito greco e il perfeziona- I problemi costruttivi delle opere
di 360 km di speco sotterraneo. Da mento degli acquedotti su arcate di conduzione erano principalmen-
questi, che possono essere conside- e dei sifoni “rovesci” in ambito te legati alla natura del terreno:
rati come rappresentativi dell’ori- romano). quando le alture si presentavano
gine e dello sviluppo della grande In generale greci e romani utiliz- di natura rocciosa o tufacea era
tecnica romana, prese avvio la zarono le stesse strutture archi- sufficiente scavare il canale ri-
realizzazione di opere analoghe in tettoniche e gli stessi impianti di vestendone le pareti ed il fondo
tutta l’area mediterranea. conduzione: tutte le componenti con malta impermeabilizzante,
essenziali degli acquedotti sono, quando erano di terra o sabbia era
Brevi cenni sulle tecniche co- infatti, rappresentate in entrambe necessario rivestire interamente il
struttive le epoche. Così per le tubazioni canale con calcestruzzo.
sotterranee e superficiali, per le
Secondo Frontino l’ingegneria reti di gallerie e canali scavati in B. Raccolta e distribuzione delle
idraulica romana, come quella profondità o in superficie, per tutti acque (cfr. figura 4)
greca, si suddivide in conduzione i tipi di costruzioni, per l’impiego
sotterranea, galleria in roccia, di tubi e condutture a pelo libero Le opere di presa (incile)
pozzo e condotte di superficie. Non e per le possibili combinazioni di Verificata la quantità di acqua di-
esiste, dunque, nessuna contrap- queste tecniche edilizie. sponibile si realizzavano le opere
posizione assoluta tra la tecnica Un acquedotto è un condotto idrico di captazione con presa diretta dal
Figura 4: schema di un acquedotto romano. Legenda: A) opera di presa (captazione di una sorgente tramite cunicoli drenanti e bacino
di raccolta e sedimentazione); B) canale su viadotto ad arcate sovrapposte; C) canale in tunnel sotterraneo a bassa profondità, dotato
di numerosi pozzi; D) canale su terrapieno; E) canale sotterraneo a “grande” profondità, con pochi pozzi alle due estremità; F) viadotto
a pile verticali continue; G) sifone rovescio con la conduttura centrale verticale, per attutire eventuali colpi di ariete, disegnata secondo
la descrizione di Vitruvio; H) viadotto terminale; I) cisterna di distribuzione (da Castellani V., Dragoni W., 1989).
74 OPERA IPOGEA 1 - 2007
La pendenza
La pendenza del canale era stabili-
ta in funzione della quota dell’ope-
ra di presa e di quella stabilita
per il castellum di distribuzione:
era minima in corrispondenza dei Figura 5: le arcate di un acquedotto nei dintorni di Roma. (Foto: Carla Galeazzi)
tratti su arcate per evitare vibra-
zioni dovute all’eccessiva velocità
dell’acqua, più elevata e meno Gli archi e le gallerie soggette a verifica per evitare pre-
costante nei tratti sotterranei o in In corrispondenza di avvallamenti lievi illegali.
galleria. il condotto correva su sostruzioni
Lo strumento più affidabile per la continue o su arcate. Per superare La quota
misurazione delle pendenze era il le alture si ricorreva alla realizza- Altra caratteristica fondamenta-
chorobate. zione di gallerie. Ove possibile si le in un acquedotto era la quota
La pendenza delle condotte gre- preferiva seguire a mezza costa le raggiunta nei castella, da cui di-
che e romane variava nei singoli alture, con condotti sotterranei spes- pendevano la pressione dell’acqua
tratti fra lo 0,0025% ed il 10%. La so contraffortati sul lato a valle. in distribuzione e l’ampiezza del
pendenza media calcolata sulla bacino di utenza.
lunghezza complessiva delle tuba- Il castellum aquarum
zioni, oscillava tra lo 0,01-0,015% Il castello di distribuzione veniva
di Parigi, lo 0,035% di Nîmes o più costruito lungo il condotto in corri-
dello 0,1% in tratti degli acque- spondenza delle utenze. La veloci- Ringraziamenti
dotti di Atene e Roma, fino a più tà dell’acqua veniva rallentata fa-
punti percentuali, secondo le con- vorendo il deposito delle impurità. I più sentiti ringraziamenti a Vit-
dizioni geografiche e topografiche Dal castellum partivano tubature toria Caloi e Leonardo Lombardi
della zona. in piombo, tarate, periodicamente per la revisione dei testi.
Bibliografia
Abstract:
The Project “The Map of Ancient Aqueducts of Italy”, started in 2003 by the Commission of Artificial Caves
of the Italian Speleological Society (SSI), represented a good opportunity to produce a state-of-the-art as
regards the knowledge about ancient aqueducts in the Campania region. Due to historical importance of the
town of Naples, for many centuries capital of the Kingdom of Naples, the best known evidence and informa-
tion concern those structures located directly in Naples, or that were build to supply the town with water.
Among these, the Serino Aqueduct, the “Bolla” Aqueduct and the Carmignano Aqueduct are described,
starting with historical information useful to reconstruct the time of realization of these remarkable hydric
works.
Beyond Naples and surrounding areas, evidence of other aqueducts are preserved in Campania. These
include, for example, the Carolino Aqueduct, that was designed and realized during the XVIII century to
bring water to the Royal Palace at Caserta, one of the most beautiful works by architect Luigi Vanvitelli.
Moving to inland Campania, in the Benevento province the Faicchio Aqueduct is worth to be recalled here,
due to the complex system of galleries that were used to carry water to three public fountains in the small
town of Faicchio. Other aqueducts are also present at Roccarainola, S. Felice a Cancello, Manocalzati and
in the Island of Ischia. Overall, nine ancient aqueducts, all of them at least with some subterranean pas-
sages, are described in this paper to present the preliminary information available about these important
hydraulic works, and to stimulate further researches in the region, aimed at future discoveries.
Introduzione idrico, più o meno soddisfatto dal- (Del Prete, 2005) quelle che sono
le fonti locali, fosse integrato da le attuali conoscenze sui principali
A fronte della scarsità di docu- nuovi apporti talora provenienti acquedotti ipogei della regione,
mentazione speleologica, eccezion anche da notevoli distanze. In ben consci, tuttavia, della necessi-
fatta per la città di Napoli, e del- questo contesto, lo sviluppo delle tà futura di approfondire gli sforzi
la scarsa tutela e valorizzazione tecniche di costruzione nonché esplorativi e documentaristici in
degli Enti preposti, in Campania della conoscenza dei principi di quei territori della Campania che
sono presenti numerose strutture idraulica sono stati il necessario sono “fuori” le mura di Napoli, dal
acquedottistiche ipogee, risalenti presupposto alla progettazione cui ricco quanto indiscusso patri-
fino all’epoca etrusca, ricche di e realizzazione di quelle opere monio ipogeo sono troppo spesso
storia. idrauliche necessarie a soddisfare offuscati e trascurati.
Le fertili e miti terre della Cam- tali esigenze.
pania Felix hanno rappresentato Ed è così che, a partire dall’epoca L’Acquedotto Augusteo del Serino
sin dall’antichità luoghi ambiti romana, le opere idrauliche di na-
per l’insediamento delle comunità tura acquedottistica si sviluppano Molti Autori concordano nel-
ulteriormente favoriti anche da e perfezionano sempre più tanto l’attribuire al “Fontis Augustei
una discreta disponibilità di fonti da costituire mirabili strutture Aquaeductus” il ruolo di “primo
di approvvigionamento idrico. ingegneristiche che ancora oggi acquedotto” della Campania Felix,
Tuttavia, lo sviluppo e l’amplia- lasciano stupefatti per la loro per poi essere sostituito, per quan-
mento nel tempo dei grandi e medi perfezione e capacità funzionale a to concerne l’approvvigionamento
centri urbani antichi (Neapolis, millenni dalla loro realizzazione. idrico della città di Napoli, dal
Capua, Puteoli, Telesia, etc.) ha In questa breve rassegna, pertan- cosiddetto acquedotto sotterraneo
fatto sì che l’iniziale fabbisogno to, vengono illustrate e aggiornate della “Bolla”. Grazie alle attività
76 OPERA IPOGEA 1 - 2007
L’Acquedotto di Fontana di S.
Marzano
dottistiche con tratti ipogei rispon- ti più “recenti” ha, in alcuni casi, che le attività di ricerca degli Enti
denti alle caratteristiche richieste generato una intricata rete acque- preposti insieme alle competenze
dal progetto e di età variabile dal dottistica antica estremamente e alle capacità tecnico-esplorative
periodo greco-romano al XIX se- ramificata e sviluppata che, per degli speleologi, potrebbero e de-
colo. Come è possibile apprendere quanto concerne la parte in sotter- vono fornire un valido e prezioso
dalle fonti storiche, la maggior raneo, solo in modestissima parte contributo alla conoscenza ed alla
parte delle opere descritte hanno risulta esplorata e topografata nel conservazione di un patrimonio
sviluppi di diverse decine di chilo- dettaglio. Anche per questo motivo storico di inestimabile valore, te-
metri e sono caratterizzate da trat- molti tratti col tempo sono andati stimone e frutto del sapiente inge-
ti ipogei, a cielo aperto e su arcate. definitivamente perduti e distrutti gno dei nostri antenati nel campo
Il potenziamento di acquedotti più lasciando testimonianza della loro dell’ingegneria idraulica.
antichi mediante l’immissione e esistenza solo attraverso gli scritti
l’allacciamento con altri acquedot- antichi. Ed è in questo contesto
Bibliografia
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OPERA IPOGEA 1 - 2007 85
Tre acquedotti
sotterranei in
provincia di Genova
Roberto Bixio, Andrea De Pascale, Stefano Saj, Mauro Traverso
Centro Studi Sotterranei, Genova
Abstract:
Three underground aqueducts in the province of Genova (Liguria, north-western Italy) are described in this paper. The so-
called”Historical Aqueduct” is the most remarkable testimony of the Genova water resources, since it has been in use for
supplying water to the city for more than seven centuries. Only some fifty years ago it has been abandoned (even though its
waters were not drinkable before that date). The overall length of the aqueduct had to be about 40 km, but the figures are
variable depending upon the available sources, since with time many changes affected the structure. At present, surveys
are being carried out in order to identify underground sectors of the aqueduct below the town, as well as other related
structures.
Differently from the Historical Aqueduct, very few documents exist about the aqueduct “Roggia dei Mulini”, a completely
underground structure located at the outskirts of town, which served to supply water to a number of mills and factories
(probably over 500, distributed along 10 kilometers). It is a very interesting structure, where the waters flowing in the main
gallery had to pass several steps, in order to provide the wheels with the energy needed for the production process. As
regards age of the structure, the most ancient document go back to 1640; however, it has to be remarked that, based upon
some dating, an origin going back to the second half of the 13th century has been hypothesized.
The third aqueduct dealt with is the Roman Aqueduct at Libarna, in the Scrivia Valley, at the boundary between Liguria and
Piemonte regions (with, respectively, the provinces of Genova and Alessandria). This aqueduct likely served the towns of
Libarna and perhaps Dertona, with a length of some 10 or 30 km. However, today very few evidence exist of the aqueduct,
which course followed the left valley of the Scrivia Torrent.
Figura 3 - Acquedotto Storico, Genova. Ricostruzione del tracciato lungo la valle del torrente Bisagno e nell’area urbana (elabo-
razione: R. Bixio, da Stringa, 1980).
OPERA IPOGEA 1 - 2007 87
Figura 4 - Una delle numerose cisterne che anticamente Figura 6 - Acquedotto Storico, Genova. Botola di accesso ad
erano alimentate dall’Acquedotto Storico di Genova (foto: uno dei tratti più antichi, scavato in trincea. Ritenuto scomparso,
M. Traverso). è stato individuato sotto il piano asfaltato di una piazza (foto: M.
Traverso).
molto ampio e non presentasse for- per un periodo di tempo di circa il transito di una delle rotte com-
ti dislivelli, e il suo regime idrico 250/300 anni. Ipotesi più antiche, merciali che dal porto di Genua
fosse piuttosto discontinuo, con risalenti al tardo medioevo, risul- (Genova), attraverso la succitata
flussi stagionali pressoché nulli terebbero, per il momento, molto via Postumia, con un lunghissimo
alternati a improvvise piene che aleatorie. percorso, raggiungeva Aquileia
rendevano opportuna la collocazio- e, quindi, le regioni del centro
ne degli opifici in luoghi comunque L’acquedotto romano di Libar- Europa (Sena,1998). La strada,
elevati rispetto al greto. na: resti ipogei costruita a scopi militari per vo-
Sulla data di nascita del manufat- lontà del console Spurio Postumio
to non risulta esistano documenti Tra gli antichi acquedotti presen- Albino Magno (148 a.C.), lasciata
che ne facciano palese menzione. ti nell’area ligure-piemontese, ci Genua, toccava successivamente
Si rilevano indizi scarni e indiretti sembra opportuno riferire di un Libarna, Dertona, Clastidium
in documenti del 1798, del 1765 e, manufatto, attestato in Valle Scri- (Casteggio) e Placentia (Piacenza),
il più antico, del 1640. Grazie alle via, a cavallo dell’odierno confine dove superava il Po e continuava
metodologie tipiche dell’archeolo- tra le province di Genova e Ales- per Cremona, Vicetia (Vicenza),
gia dell’architettura e alle misu- sandria (Fig. 16). Opitergium (Oderzo), per giungere
razioni condotte in collaborazione Tale opera, di certo, serviva all’ap- ad Aquileia.
con il Gruppo Ricerche della sezio- provvigionamento idrico della cit- In base alla documentazione sto-
ne di Genova dell’Istituto Interna- tà romana di Libarna, posta lungo rica e ad alcuni scavi archeologici
zionale di Studi Liguri, utilizzan- la via Postumia, di cui rimangono si ritiene che la via Postumia, tra
do un sistema di datazione delle notevoli vestigia (tra cui il foro, Genua e Libarna, si incuneasse
strutture in mattoni, basato sulle l’anfiteatro, il teatro, domus con verso nord attraverso la Val Pol-
cosiddette curve mensiocronologi- mosaici) presso l’odierna Serraval- cevera, dove nella bassa e media
che (realizzate da Gianluca Pesce le (Zanda, 2004). valle doveva correre lungo il ver-
dell’I.S.Cu.M.), tale datazione ri- Secondo una vecchia notizia (Bo- sante sinistro toccando Granarolo,
sulta compatibile con la tessitura tazzi, 1808), questo acquedotto Campora di Geminiano, Cremeno
muraria della volta della galleria serviva sia Libarna, sia Dertona e Morego, fino a Pontedecimo.
principale. Tuttavia, misurazioni (Tortona), collocata 20 km più a Nella media e alta valle, come è
in un condotto laterale hanno nord. Altri ritengono che si trat- documentato nel 117 a.C. dalla
fornito datazioni più antiche, ri- tasse di due acquedotti distinti. Ad Sententia Minuciorum (Tavola
salenti tra la prima metà del XV esempio, secondo la ricostruzione bronzea del Polcevera), la strada
secolo e la seconda metà del XIII di Piero Barocelli (1931), “dalle attraversava i territori a nord-
secolo. Questa rappresenterebbe prese presso Villavernia (8,5 km ovest di Pontedecimo raggiungen-
dunque la testimonianza archeolo- a sud di Tortona, n.d.r.), cospicui do il crinale appenninico per poi
gica più precoce che potrebbe però avanzi dell’acquedotto, più o meno scendere verso la pianura padana.
essere riferita a un manufatto perfettamente conservati e cor- La valle Scrivia era raggiunta,
preesistente, raccordato alla Rog- renti a una certa profondità sotto secondo diverse ipotesi, per mezzo
gia successivamente, in occasione il piano di campagna, rintracciasi del Passo della Bocchetta, oppure
della sua costruzione avvenuta, quasi senza interruzione fino a tagliando attraverso Monte Poggio
dunque, in epoca più tarda. Tortona”. Come sottolineato da (Ciàn de Reste) per dirigersi poi
Altrettanto indefinita è la data di Emanuela Zanda (1998), in base a Fraconalto e Libarna, o vali-
cessazione dell’utilizzo dell’opera. a più recenti dati geomorfologici e cando la Sella della Vittoria. Le
È probabile che la progressiva archeologici, “dai tratti superstiti è ricerche archeologico-topografiche
dismissione derivi dalla graduale comunque certo che, se l’acquedot- non hanno ancora consentito di
introduzione di macchine a vapore to di Libarna era tra quelli di più individuare l’originario tracciato
con l’avvento dell’industrializza- esteso tracciato, quello di Dertona (Pasquinucci, 1998), anche perché
zione nella valle, a iniziare dal aveva la sezione maggiore. Il suo la via nella zona di valico era pro-
XIX secolo in poi. Ad esempio, percorso si svolgeva in pianura, babilmente terrena, ossia aveva le
risulta che nel 1910 i Molini Alta lungo il torrente e la via Postumia: caratteristiche di una mulattiera.
Italia, funzionanti con caldaie erano presenti numerosi pozzetti Interessante notare come uno dei
alimentate a carbone, avrebbero di ispezione, soprattutto nella possibili tracciati, quello attraver-
sostituito “l’attività della miriade zona di Castellar Ponzano”. so la Bocchetta, potesse scendere
di piccoli impianti di macinazione In ogni caso, il tracciato sino a Li- a Pietrabissara (comune di Isola
ad acqua” (Lamponi, 2002). Sem- barna seguiva praticamente l’ar- del Cantone, in provincia di Ge-
pre da comunicazione personale di gine profondamente incassato del nova), passando per la frazione di
Berveglieri, pare che, più o meno torrente Scrivia (Fig. 16, riquadro). Borlasca, sul rio omonimo, proprio
nel medesimo periodo, in alcuni L’insediamento romano era strate- dove si trovano le opere di presa
tratti scoperti del canale ancora si gicamente collocato proprio allo dell’acquedotto oggetto di questo
lavassero i panni e si pescassero le sbocco della valle nella pianura, articolo. Da qui la strada e il con-
anguille. È questo l’ultimo indizio. da cui si intuisce l’origine del più dotto idrico seguivano il versante
L’esistenza della Roggia dei Mu- tardo toponimo di Serravalle. La orografico sinistro della valle Scri-
lini sarebbe dunque testimoniata città, dunque, poteva controllare via. Si calcola che l’ipotetico trac-
OPERA IPOGEA 1 - 2007 93
Figura 16, Acquedotto romano di Libarna (Alessandria-Genova). Ricostruzione del tracciato lungo la valle del torrente Scrivia.
Particolare nel riquadro (elaborazione: R. Bixio, da Tacchella, 1998).
94 OPERA IPOGEA 1 - 2007
Un acquedotto
etrusco-romano nel
territorio di Cerveteri
Roberto Bambini1, Alfredo Campagnoli2, Marco Campagnoli2, 4, Giulio Cappa3, 4
1
Associazione Ricerche Speleologiche “Nottoloni” Macerata, 2 Gruppo Grotte Recanati,
3
Gruppo Grotte Grottaferrata, 4 Società Speleologica Italiana, Commissione Cavità Artificiali,
Abstract:
In 1998 the speleologists of the Gruppo Grotte Recanati ad other speleologists from Grottaferrata began
exploring an ancient aqueduct into the territories of the cities of Ladispoli and Cerveteri in northen Lazio.
Ladispoli is a recently builded city grow up around the Odescalchi Castle (XVII-XVIII centuries). Cerveteri is
the best-known etruscian Kaisra, or Caere for the roman people, founded about in VIII sec. a.C. Caere is very
famous for its etruscian necropolis, first of all the “Banditaccia”, a UNESCO situs. Durin four explorating
and topography campaignes the speleologists complete a partial reserch about a underground about 2500
meters, with 22 holes (lumina) deep medialy 20 meters. The aqueduct is probably of etruscian costruction,
ad later it was renovated in Augustean Age (I sec. a.C.).
Cerveteri
L’acquedotto
UTM 33T TG
In ED50: 61370, 51990
In WGS 84: 613631, 519708
Figura 7 - Tavola sinottica delle sezioni trasversali dell’acquedotto ordinate secondo la direttrice della poligonale topografica,
dall’ingresso basso sino a quello alto (a NE). Sono compresi i rilievi delle due iscrizioni. (Rilievi e grafica G.Cappa 11/2003).
100 OPERA IPOGEA 1 - 2007
Figura 8 - Graffito presumibilmente arcaico, ovviamente da studiare. (Foto Gruppo Grotte Recanati).
OPERA IPOGEA 1 - 2007 101
Ancora zona franosa dal punto 16 e
oltre con sezioni 200x250 in media
e tavelloni sul pavimento per fa-
cilitare lo scorrimento dell’acqua,
prima della posa in opera dei tubi
(sezioni M e N). A questo punto la
galleria inizia ad avere un rivesti-
mento parietale di calce e laterizi
per un’altezza variabile di 1-2 m
e dopo ilpunto 18 la sezione torna
ogivale con dimensioni 45x250 cm
e andamento costante sulla forma
originale (sezioni O, P).
Figure 11 e 12 - In altro aspetto del territorio boschivo della Macchia della Signora e,
Figura 10 - Il by-pass fra la parte in basso il tracciato schematico dello speco esplorato e rilevato, con indicati, ingressi
romana e quella etrusca.(Foto Gruppo , pozzi e caposaldi topografici di rilevamento. (Foro Gruppo Grotte Recanati)
Grotte Recanati).
102 OPERA IPOGEA 1 - 2007
Figura 13 - Sezione franata dello speco in prossimità di presunta cavità naturale parzialmente allagata (Foto Gruppo Grotte
Recanati).
Bibliografia
L’acquedotto sotterraneo di
Gravina in Puglia
“Sant’Angelo-Fontane
della Stella”
Roberto Bixio 1,2, Mario Parise 2, 3, 4 , Stefano Saj 1, Mauro Traverso 1
1
Centro Studi Sotterranei, Genova
2
Ispettore On. Ministero Beni Culturali
3, 2
Consiglio Nazionale delle Ricerche, Istituto di Ricerca sulla Protezione Idrogeologica, Bari
4, 3
Gruppo Puglia Grotte, Castellana-Grotte
Abstract:
The underground aqueduct “S. Angelo – Fontane della Stella” is one of the most remarkable evidence of
the territory of Gravina in Puglia, southern Italy. As documented by historical sources, construction of the
aqueduct started in 1743, even though there possibilities of a likely older origin have been postulated. With
an overall length of some 3,500 meters, the aqueduct is one of the best preserved underground man-made
structures for collection and transport of water resources in southern Italy. It starts from an intake located
some kilometres north-west from the town of Gravina in Puglia, which drains the waters coming out at the
contact between Plio-Pleistocene calcarenites (locally known as “Gravina Calcarenite”) and the overlying
clays. A system of underground galleries (average height 1,75 m, average width 0,77 m), connected to the
surface by a number of inspection wells, allowed the waters to flow toward the town. The inspection wells
were used to have an easy and safe access to the subterranean water system, in order to clean it periodically
and to manage the overall structure. Locally, both morphologies and size of the galleries may change: at
this regard, the most remarkable site is a sector where a maximum height of 3,75 m is reached, in the so-
called “High Gallery”. The subterranean system ends up at the right valleyside of the Gravina Torrent,
whilst the town is located on the opposite valleyside; to pass the deep valley, and let the water reach the final
destination (the town itself), a bridge-channel was built across the torrent, in order to send the waters by
pressure to the fountains in the town. As described from the speleological explorations, and the historical
researches as well, the “S. Angelo – Fontane della Stella” aqueduct is a very important heritage for the entire
region, since it represents one of the ost significant ancient subterranean water system in Apulia.
Lunghezza 3.479,51 m
Quota alla Presa 359 m s.l.m.
Quota al Partitore 352 m s.l.m.
Dislivello 7m
Pendenza media 0,2 %
Profondità media delle gallerie
1,5 m
dal piano di campagna alla chiave di volta
Media 0,77 m
Minima 0,62 m
Massima 1,61 m
Larghezza minima diramazioni 0,55 m
Altezza massima della volta 3,75 m
Altezza minima 0,72 m
Pozzi 66 (30 individuati in superficie)
Distanza tra i pozzi di ispezione 100-135 m
Sviluppo planimetrico totale delle canalizzazioni di superficie 311 m
Lunghezza del ponte-canale 90 m
In discordanza sui calcari cretacei La struttura dell’acquedotto questo tipo deriva dalla necessità
si rinviene la Calcarenite di Gra- di adattarsi alle condizioni natura-
vina, volgarmente nota come “tufo Nel suo complesso, l’acquedotto è li dei luoghi, sia dal punto di vista
calcareo” o semplicemente “tufo”. di tipo misto: gran parte dell’opera geomorfologico che idrogeologico,
Si tratta di calcareniti organogene (Figura 1), a partire dalla Presa oltre che da motivi di carattere
del Pliocene–Pleistocene (Cantelli, (nei pressi della Fontana S. Ange- pratico ed economico che hanno
1960; Azzaroli et al., 1968), che lo) sino alla vasca di decantazione giustificato alcune scelte nelle fasi
raggiungono in questa area uno collocata nel Partitore terminale di costruzione.
spessore massimo di alcune decine (area di Padre Eterno), è un ac- Lo sviluppo planimetrico comples-
di metri. La separazione tra le due quedotto a pelo libero, in parte sivo dell’acquedotto sotterraneo è
formazioni è marcata da una brec- realizzato in muratura ed in parte pari a 3.480 metri (Tabella 1), con
cia detritica (Figura 2), in genere scavato direttamente nel banco un dislivello di 7 m tra la quota
per spessori non superiori ai 100 calcarenitico. Dal Partitore alle della presa (359 m s.l.m.) e quella
cm. La successione è completata, fontane F1 e F2 (Fontane della del partitore (352 m s.l.m.). Ne ri-
verso l’alto, da argille siltoso-sab- Stella), si è invece in presenza di sulta una pendenza media percen-
biose (Argille di Gravina), sabbie un tratto a pressione. Si tratta di tuale dello 0.2 %. All’acquedotto
(Sabbie di Monte Marano), e con- un condotto sifonante costituito da sotterraneo vanno poi aggiunte
glomerati poligenici. tubi in terracotta che alimentano le strutture idriche di superficie,
L’opera sotterranea dell’Acque- la prima fontana e poi, adagiati costituite da canalizzazioni a cielo
dotto “S. Angelo – Fontane della sul parapetto meridionale del pon- aperto e tubature posate sul pia-
Stella” nasce e si sviluppa in corri- te-canale che scavalca il torrente no di campagna in località Padre
spondenza del contatto stratigrafi- Gravina, raggiungono la seconda Eterno (per uno sviluppo di 311
co tra le calcareniti e le sovrastan- fontana sita in prossimità del- m), dalla diramazione di Lamasce-
ti argille. Nel tratto terminale, l’abitato, in sinistra orografica del sciola (sviluppo progettato 710 m,
l’acquedotto risulta interamente torrente Gravina. sviluppo individuato 30 m) e dal
scavato nelle calcareniti. La realizzazione di un’opera di citato ponte-canale sul torrente
106 OPERA IPOGEA 1 - 2007
Figura 4 - La Presa, struttura semi-sotterranea per la captazione, l’accumulo e la distribuzione dell’acqua (grafica: R. Bixio).
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zioso punto d’acqua si organizzava Cantelli C., 1960, Sul Quaternario di Gravina di Puglia. Giornale di
probabilmente una qualche pre- Geologia, s. II, vol. 28, p. 211-226.
senza umana”. La realizzazione di Colamonico C., 1917a, Il Pulicchio di Gravina. Rivista Geografica
un primo cunicolo inoltrato nell’in- Italiana, fasc. IX-X, p. 3-10.
terstrato, “è probabile che […] sia Colamonico C., 1917b, Il bacino carsico di Gurio Lamanna nelle
perlomeno non posteriore all’in- Murge alte. Mondo Sotterraneo, Udine, n.1-6, p.18-22.
sediamento monastico bizantino”. Colamonico C., 1919, Il Pulicchio di Toritto e la genesi dei puli nel
Mentre a una terza fase dovrebbe barese. Bollettino della Reale Società Geografica Italiana, fasc. IX-
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oltre cento metri nel sottosuolo”, Delle Rose M., Giuri F., Guastella P., Parise M. & SammarcoM., 2006,
collegandolo alla canalizzazione Aspetti archeologici e condizioni geologico-morfologiche degli antichi
di superficie (Bixio et al., 2000). acquedotti pugliesi. L’esempio dell’acquedotto del Triglio nell’area
Tali avvenimenti dovrebbero aver tarantina. Opera Ipogea, anno 8, n. 1/2, p. 33-50.
preceduto la quarta fase, quella De Marino V., 1608, Apprezzo della città di Gravina. Trascritto a cura
relativa alla escavazione del con- di Amodio F., 1979, ed. Fondazione E. Pomarici Santomasi, Gravina
dotto sotto la Grotta della Fonte e in Puglia.
la realizzazione di tutto il traccia- Giglio G., Moretti M. & Tropeano M., 1996, Rapporto fra uso
to sotterraneo, a valle e a monte, del suolo ed erosione nelle Murge Alte: effetti del miglioramento
dal Partitore sino alla Presa. Non fondiario mediante pratiche di “spietramento”. Geologia Applicata e
è escluso che ci sia stata anche una Idrogeologia, vol. 31, p. 179-185.
fase intermedia in cui, prima di Grassi D., Zerruso F., Pascali E. & Giliberto M., 1991, Indagine
costruire il condotto attuale, siano sull’acquedotto del Triglio. Itinerari Speleologici, ser. II, n. 5, p. 173-
state posate tubature in terracotta 176.
molto a monte della Grotta, come Nardone D., 1925, Gli Orsini di Roma nel fondo di Gravina (1388-
dimostrerebbero i resti di tubi 1816). Tip. Attolini, Gravina in Puglia.
fittili tranciati, all’interno della Parise M. & Trocino A., 2005, Land use change and loss of karst land-
galleria, subito prima del punto scape in the Murge Plateau of Apulia, southern Italy. Geophysical
P8 (Figura 10). Research Abstract, vol. 7.
L’acquedotto “S. Angelo – Fontane Parise M., Bixio R., Quinto G. & Savino G., 2000, Ricerche geologico-
della Stella” è stato realizzato uti- speleologiche in cavità artificiali: gli impianti idrici sotterranei di
lizzando due modi diversi di opera- Gravina in Puglia. Atti Convegno GeoBen 2000, Torino, 7-9 giugno
re. Il primo è consistito nel realiz- 2000, p. 739-747.
zare una trincea a cielo aperto nei Perron F., 1531, Feudi e feudatari napoletani della prima metà del
terreni argillosi in cui si è fondata cinquecento. Relazione trascritta da Cortese N., 1930, Archivio Storico
la costruzione in muratura del per le Province Napoletane, XVI.
OPERA IPOGEA 1 - 2007 111
L’acquedotto Teresiano
di Trieste
Paolo Guglia
Società Speleologica Italiana, Commissione Cavità Artificiali,
Catasto Cavità Artificiali S.S.I. del Friuli Venezia Giulia,
Sezione di Speleologia Urbana della Società Adriatica di Speleologia - Trieste
Abstract:
The so-called “Teresiano Aqueduct” at Trieste (north-eastern Italy) was realized during the XVIII century,
after the Empress Maria Teresa delivered an edict on November 19, 1749 about the need to supply with water
the town of Trieste. The main phases of realization of the structure are described, starting from the first
(1751-1800) when the main works were realized, through the second with realization of further constructions
(1800-1896), and, eventually, the third phase (1896-1945) during which the last works were performed, before
the closure of the aqueduct.
After a detailed description of the historical phases of construction, the present article describes the
underground explorations carried out since 1984 in order to map and study the structures still preserved
today. The difficulties encountered during the activity of exploration are highlighted, together with the main
outcomes about typology and construction of the galleries. Today, some 2,000 meters of underground galleries
have been explored and mapped, a remarkable result which encourages for further researches in the region,
looking for other underground aqueducts.
Key words: aqueducts, water resource, artificial caves, Friuli Venezia Giulia, Trieste
Parole chiave: acquedotto sotterraneo, risorse idriche, cavità artificiali, Friuli Venezia Giulia, Trieste
Analisi del territorio pozzi, oppure - quando le possibili- lunga circa 4 chilometri, che an-
tà tecnologiche lo hanno permesso dava ad alimentare le principali
Il territorio che circonda la città - avvicinare all’abitato l’acqua fontane della città.
di Trieste, possiede delle carat- delle magre sorgenti dei dintorni.
teristiche alquanto particolari. Gli ingegneri romani fecero pro- Principi costruttivi dell’acque-
Il suo centro storico è edificato prio questo, costruendo tre grandi dotto Teresiano
su colli impermeabili formati da condutture: l’acquedotto di San
intercalazioni di marna ed arena- Giovanni, l’acquedotto delle Sette- Come già accennato, il territorio
ria, dove i pochi torrenti scendono fontane e l’acquedotto di Bagnoli. della città di Trieste è costituito
velocemente al mare, mentre l’al- Tali opere, però, smisero di funzio- da depositi di Flysch, ovvero da
topiano carsico che si trova alle nare già nel corso del VI secolo e la stratificazioni alternate di marna
sue spalle porta nella profondità città dovette - per un lungo periodo ed arenaria, intercalate da argilla.
del sottosuolo ogni goccia d’acqua - accontentarsi di sopravvivere so- Su queste litologie, la circolazione
disponibile. Il Timavo, l’unico fiu- lamente con le sue limitate risorse idrica è quasi completamente su-
me di una certa portata che scor- idriche interne. Quando, a metà perficiale, con corsi d’acqua che si
re inizialmente in superficie, si del XVIII secolo, Trieste aumentò ingrossano rapidamente dopo ogni
inabissa 18 km ad est da Trieste, sensibilmente la popolazione a precipitazione, ma che rimangono
per ritornare alla luce dalla parte causa dello sviluppo del porto e dei completamente asciutti nei pe-
opposta, a 21 km dalla città. Que- suoi traffici commmerciali, l’am- riodi più secchi. Solo una minima
sta particolare situazione idrogeo- ministrazione cittadina dovette in quantità d’acqua scende in profon-
logica ha pesantemente condizio- qualche modo far fronte al grave dità attraverso le discontinuità del
nato, in ogni epoca, le possibilità problema, rivolgendosi ad alcune terreno (fratture, piani di faglia,
di approvvigionamento idrico del sorgenti che scaturivano alla pe- giunti di strato, ecc.), creando
centro urbano. E’ stato necessario, riferia della città. Si realizzò così delle piccole falde superficiali.
infatti, raccogliere l’acqua piovana il primo nucleo dell’acquedotto Per raccogliere questa poca acqua
e quella presente nelle piccole falde Teresiano, opera di captazione e disponibile si è adottata l’unica so-
superficiali, utilizzando cisterne e trasporto idrico complessivamente luzione che, anche se di poca resa,
112 OPERA IPOGEA 1 - 2007
metteva a frutto le varie esperien-
nò la costruzione di un acquedotto misotterraneo contenente i primi
ze acquisite durante la costruzione
per la città di Trieste. Le ricerche bacini di filtraggio, alle spalle dei
di altri acquedotti, nonché nello
idriche vennero affidate all’ing. quali si costruì una galleria di
svolgimento delle attività mine-
Hauptmann Frast, la progettazio- captazione che si inoltrava nella
rarie. E’ stato detto come l’acqua,
ne generale venne effettuata dal roccia per più di 230 m (gallerie
in presenza di rocce impermeabili,
generale Bohn, mentre i rilievi, la Superiori).
scenda in profondità a fatica e
direzione lavori ed i collaudi ven- Un sistema di “docce” in pietra ed
solamente in corrispondenza del-
nero svolti dall’ing. Franz Xavier una lunga tubazione di legno, se-
le fratture. Scavando nel terreno
Bonomo. L’intervento si concluse guendo la vallata di San Giovanni
una galleria (wassergallerie) che si
nel 1751. L’acquedotto inizial- e le pendici del colle di Farneto,
inoltra negli strati di roccia, si in-
mente realizzato è stato concepito entrava in città all’altezza dei
contreranno queste fratture ed in
con gli stessi elementi funzionali portici di Chiozza. L’acqua veniva
loro corrispondenza si potrà inter-
dei vecchi acquedotti romani: un quindi distribuita a tre fontane, la
cettare la poca acqua disponibile,
punto di presa, una condotta di cui parte artistica è stata realizza-
che percola dalle pareti. Più è lun-
trasporto ed un sistema di distri- ta dallo scultore bergamasco Gio-
ga la galleria, più discontinuità si
buzione dell’acqua. A quota 97 m vanni Mazzoleni. La prima fonta-
incontreranno e quindi più acqua
s.l.m. (Fig. 1), presso la chiesetta na detta “del Giovanin”(1753) si
si raccoglierà. E’ possibile parlare
dei Santi Giovanni e Pelagio, si trovava in Piazza Ponterosso, la
di “pozzi orizzontali”, che per-
realizzò il Capofonte, edificio se- seconda detta “del Nettuno” (1755)
mettono di attingere alle limitate
falde idriche superficiali presenti
in particolari punti del territorio.
Il principio è semplice, ma deve
necessariamente confrontarsi con
altre variabili, come l’inclinazione
degli strati, la compattezza della
roccia e le caratteristiche della co-
pertura di superficie. Gli ingegneri
incaricati dall’imperatrice Maria
Teresa si affidarono a questa teo-
ria e si portarono nel luogo dove
un tempo trovava inizio il vecchio
acquedotto romano di San Giovan-
ni. Sicuramente era già visibile sul
posto qualche fuoriuscita di acqua
e si cominciò a scavare proprio in
quel punto la prima di una lunga
serie di gallerie sotterranee.
Realizzazione dell’acquedotto
Teresiano
L’imperatrice Maria Teresa, con Figura 1 - Planimetria del Capofonte Teresiano (n. CA 1 FVG-TS) e delle relative
editto del 19 novembre 1749, ordi- gallerie superiori (n. CA 2 FVG-TS).
OPERA IPOGEA 1 - 2007 113
era posta in piazza della Borsa, la 80 m, più un cunicolo di accesso è stato preferito travasare l’acqua
terza, quella più importante e de- (lungo 152 m) che permetteva direttamente all’interno della di-
nominata “dei quattro Continenti” di portare l’acqua all’esterno in ramazione della galleria Secker,
(1751), è stata realizzata in Piazza corrispondenza del visitatore n. 4. in corrispondenza di un pozzo
Grande (ora Piazza dell’Unità Questa galleria, risultata da subi- d’accesso denominato da allora
d’Italia), davanti al Municipio. to alquanto promettente, è stata visitatore n. 3. Tale intervento è
Questa prima configurazione del- prolungata in vari momenti, in stato attuato nel corso del 1851.
l’acquedotto permetteva una por- particolar modo nel 1820/1821 (38 L’acqua scendeva quindi con tuba-
tata giornaliera media di 200 mc m di scavo) e nel 1843/1844 (208 zioni verso il visitatore n. 5 posizio-
di acqua per gli usi della città. m di nuova galleria, chiamata nato presso il ponte ad arcate che
Zock dal nome del proprietario del attraversava il torrente Starebre-
Fase 2 – Interventi di potenzia- fondo nella quale è stata ricavata). ch. E’ interessante accennare ad
mento – dal 1800 al 1896 Con questi prolungamenti il com- alcune opere realizzate nei primi
plesso delle gallerie Secker/Zock è anni del XIX secolo proprio lungo
Quasi subito l’acquedotto dovette arrivata ad uno sviluppo totale di la vallata di detto torrente. Nel
essere potenziato, perché la popo- circa 480 m. Un’ulteriore raziona- 1807 si elaborò un progetto che
lazione aumentava sempre più a lizzazione dell’impianto idraulico prevedeva di scavare lungo la val-
causa della continua espansione è stata quella che ha riguardato le dello Starebrech un articolato
del porto. Si idearono allora strut- il collegamento fra il Capofonte e sistema di gallerie di captazione,
ture aggiuntive, sia nella parte la tubazione che scendeva lungo allacciate tra di loro per mezzo di
alta del Capofonte sia nella vallata la vallata. Inizialmente era stato un lungo collettore sotterraneo. Il
sottostante. Per quanto riguarda realizzato un sistema formato da cunicolo principale avrebbe dovuto
l’area superiore, sono state rea- un tratto iniziale lungo circa 370m correre parallelamente al torrente
lizzate e collegate all’acquedotto in “docce” di pietra che permet- fino a raggiungere il visitatore n.
due nuove gallerie, e più preci- teva di superare agevolmente il 5 dell’acquedotto Teresiano, po-
samente la galleria Marchesetti dislivello di 36 m. La creazione di sto presso l’abitazione del Civico
e quella denominata Slep. Della alcuni salti otteneva, tra l’altro, il Fontaniere. I lavori, avviati in
prima non si hanno molti dati risultato di rallentare la velocità quel periodo (Fig. 2), subirono una
storici, nel senso che gli accenni dell’acqua. Un ulteriore tratto di prima battuta d’arresto nell’estate
alla sua realizzazione ed al suo 190 m in tubi di cotto, realizzato del 1808 a causa di contrasti tra
collegamento sono relativamente quasi in piano sotto campi colti- le autorità ed il proprietario dei
scarsi nei documenti disponibili. vati, portava all’allacciamento di terreni interessati dagli scavi. Tali
E’ stata ritrovata, comunque, questo ramo con il visitatore n. 4, dispute rallentarono il prosieguo
una planimetria della zona di all’uscita del cunicolo di accesso dell’opera e l’inizio della terza
Guardiella, risalente al 1855, che alla galleria Secker. Per evitare occupazione francese (1809-1813)
riporta la tubatura di allacciamen- costosi interventi di manuten- costrinse alla chiusura dei cantieri
to di questa galleria al Capofonte. zione, dovuti anche alla pesante prima che i lavori potessero essere
Della galleria Slep sono invece azione delle radici sulle tubazioni, terminati. Per parlare di nuovo
disponibili maggiori notizie. Essa
risulta staccata dall’acquedotto
già nei primi anni del 1800 e non
doveva superare originariamente
i 20 m di lunghezza. E’ però inte-
ressante notare che, nel 1805, fu
redatto un progetto per ricostruire
nuovamente la sua tubatura di
collegamento al Capofonte. Molti
più dati sono stati tramandati per
quanto riguarda il nuovo sistema
di gallerie sotterranee ricavato a
quota 54 m s.l.m. Nel 1805/1806 è
stato realizzato, utilizzando mano-
dopera proveniente dalle miniere
di Idria, uno scavo sotterraneo
che - invece di inoltrarsi nella
roccia - tagliava trasversalmente
tutta la valle di San Giovanni per
raccogliere le acque presenti nella
zona. Questo scavo fu denominato
galleria Secker, dal nome dell’ing.
Adalberto Secker suo progettista.
La lunghezza era inizialmente di Figura 2 - Sviluppo delle gallerie realizzate lungo la valle del torrente Starebrech.
114 OPERA IPOGEA 1 - 2007
di questa opera idraulica, occor- tuale Rotonda del Boschetto. E’ cu- già evidenziate nel 1842 dall’in-
rerà attendere il 1822, quando la rioso notare come questa fonte sia gegnere minerario Heyermann,
straordinaria siccità di quell’anno posizionata proprio sotto alla tu- ribadite in un rapporto dell’ing.
indurrà l’Imperial Regia Direzione bazione principale dell’acquedotto, Giuseppe Sforzi del 1849 e succes-
delle Fabbriche a stendere un pia- a non più di una decina di metri di sivamente riprese nel 1850 e 1882,
no di ripristino. Il nuovo progetto, dislivello. Risulta chiaro che crea- si ipotizzò che all’interno della
che prevedeva il riutilizzo delle re due tubazioni parallele poste massa rocciosa che costituisce l’al-
gallerie di captazione, rimasero a quote di poco diverse sia stata topiano carsico fosse presente una
però nel cassetto, in quanto la una necessità nata in un secondo cospicua quantità d’acqua raccolta
drammatica siccità di quell’anno tempo, quando è stato ritenuto in ampie fratture e cavernosità,
richiedeva soluzioni immediate e utile allacciare anche questa fonte quasi una specie di lago sotterra-
non certo lunghi e costosi lavori, idrica, che però non era diretta- neo facilmente accessibile con la
dai risultati non sicuri. Le opere mente utilizzabile perché posta ad perforazione di una galleria che ol-
lungo la valle dello Starebrech, una altitudine inferiore rispetto trepassi gli strati impermeabili di
venuto meno il progetto di riatti- alla conduttura già esistente. E’ tamponatura. Seguendo il proget-
vamento, vennero così impiegate stata così realizzata una seconda to elaborato dall’ing. Anton Tsche-
esclusivamente dagli abitanti del linea che allacciava sia la Fonte bull nell’anno 1896, con il patro-
posto, sia come rifornimento idrico Sussnek che la galleria Giuliani, cinio dell’ing. Eugenio Geiringer
locale sia, in tempi più vicini a noi, per poi unirsi al percorso originale ed affidata la direzione dei lavori
come lavatoi ipogei. in corrispondenza del visitatore n. all’Ufficio Tecnico Comunale, si
Dal visitatore n. 5 l’acqua scende- 28. Anche la tubatura della Fonte iniziò il prolungamento a monte
va in tubazioni, attraversando in Sussnek è stata staccata dall’ac- della galleria Zock, avviando nel
lieve pendenza le pendici del colle quedotto nei primi anni dell’800, 1898 la realizzazione di quella che
Farneto lungo l’attuale via Pinde- ma è stato ritrovato un documento sarà chiamata la galleria Tsche-
monte, fino a giungere al visitatore datato 1833 nel quale si proponeva bull. Il cunicolo venne scavato per
n. 27. Da questa costruzione (do- la ricostruzione dell’allacciamento. 476 m nel Flysch e per 174 m nella
tata di un capace serbatoio, che Dal visitatore n. 28, l’acqua veniva roccia calcarea, ma senza incon-
veniva usato come accumulatore convogliata in tubazioni lungo il trare le auspicate grandi riserve
in caso di lavori nella parte supe- Passeggio dell’Acquedotto (attuale idriche interne. Sicuramente i
riore dell’acquedotto) un cunicolo Viale XX Settembre) per entrare complessivi 650 m di nuovo cuni-
con “docce” in terracotta si colle- in città. colo, completati nel 1902, hanno
gava al sottostante visitatore n. aiutato la raccolta dell’acqua di
28, al quale faceva capo anche una Fase 3 – Ultimi interventi prima percolazione, ma i risultati sperati
ulteriore diramazione. Veniva qui della chiusura – dal 1896 al 1945 non sono stati neanche lontana-
convogliata, infatti, la conduttura mente raggiunti (Fig. 3). Negli
Giuliani, dal nome della galleria Verso la fine del XIX secolo, l’ac- anni della prima guerra mondiale,
Giuliani, posta circa 870 m più ad quedotto Teresiano aveva oramai il Servizio Comunale degli Acque-
est lungo il torrente in corrispon- perso la sua importanza. Mai dotti prenderà in considerazione la
denza del visitatore n. 6. Questa completati i lavori previsti nella possibilità di un ultimo intervento
galleria, chiamata così perché vallata del torrente Starebrech ed di potenziamento, con il ripristino
scavata nella proprietà della fami- oramai scollegate le gallerie Mar- delle gallerie ed il conseguente
glia Giuliani presso il Mulino dello chesetti, Slep, Giuliani e la Fonte travaso dell’acqua nelle tubazio-
Scoglio, era lunga inizialmente Sussnek, altre opere per l’approv- ni dell’acquedotto di Aurisina,
19m ma, in seguito a lavori di re- vigionamento idrico cittadino ma alla fine non se ne fece nulla.
stauro, è stata prolungata di altri risultavano sicuramente più im- Nell’immediato dopoguerra, no-
6 m. Dalle documentazioni risulta portanti e di resa maggiore, come nostante il solo complesso delle
che la galleria Giuliani venne scol- ad esempio l’acquedotto allacciato gallerie Secker/Zock/Tschebull
legata dall’acquedotto già nella alle Sorgenti di Aurisina. Ancora in ammontasse a più di 1.100 m di
prima metà dell’800 e, vista la sua attesa dell’intervento che avrebbe sviluppo, l’acquedotto viene stac-
collocazione in un’area urbanizza- dovuto risolvere definitivamente il cato dalla rete dell’acqua potabile
ta da più di un secolo, risulta oggi problema dell’acqua potabile (si di- e declassato ad acquedotto indu-
introvabile. La conduttura secon- batteva allora, con idee ancora non striale, a causa di irrisolvibili pro-
daria, però, non si chiudeva in molto chiare, sulla convenienza di blemi di inquinamento dovuti alle
corrispondenza di questo cunicolo, allacciare il Timavo superiore, il abitazioni nel frattempo costruite
ma proseguiva fino a giungere alla fiume Vipacco, il fiume Risano, la al di sopra del suo tracciato. Alla
cosiddetta Fonte Sussnek. Da ri- sorgente Merzlek, il fiume Isonzo, fine della seconda guerra mon-
cerche d’archivio si è potuto appu- le sorgenti di Bagnoli e Dolina, il diale l’acquedotto viene allacciato
rare che quest’ultima non era una lago di Doberdò, l’abisso di Trebi- alla pubblica fognatura, interrom-
galleria vera e propria, bensì un ciano oppure il Timavo inferiore), pendone definitivamente l’utilizzo
manufatto per lo sfruttamento di venne giocata un’ultima carta a dopo quasi duecento anni di ono-
una sorgente naturale preesisten- favore del vecchio acquedotto im- rato servizio (Fig. 4).
te, posta in corrispondenza dell’at- periale. Seguendo alcune teorie Documentazione delle opere
OPERA IPOGEA 1 - 2007 115
Figura 3 - Sviluppo delle gallerie dell’acquedotto Teresiano scavate nel rione di San Giovanni.
stato facile praticare sondaggi go ed argilla. Superato l’ostacolo, è tive riguardanti sempre questa
nell’aiuola retrostante la chiesa di possibile percorrere uno dei tratti zona. Controllando accuratamente
San Giovanni, cercando di non ar- in cui l’acquedotto si presenta me- l’area pianeggiante posta lungo la
recare danni al verde pubblico e di glio conservato: gli accumuli di se- sponda destra orografica del tor-
non solleticare troppo la curiosità dimenti si riducono al minimo ed rente Farneto, è stato rinvenuto
degli abitanti del rione. Alla fine, a è possibile percorrere agevolmente e documentato un ulteriore tratto
pochi centimetri di profondità ma la galleria. Il cunicolo è però ben del cunicolo che fungeva da collet-
spostata di alcuni metri rispetto presto interrotto dalle fondamen- tore (n. CA 870 FVG-TS), per una
alla posizione inizialmente pre- ta di una recente costruzione che lunghezza complessiva di 25 m.
sunta, è stata localizzata la botola impediscono di proseguire oltre, Subito a monte di questo, è stata
di accesso all’ampio pozzo circolare mentre l’acqua si disperde attra- rintracciata, invece, un’opera sot-
“C”. Scesi 8 m di verticale, è stato verso il pavimento. Nelle imme- terranea di particolare interesse.
possibile accedere alla galleria diate vicinanze è stato localizzato Si tratta dell’unica galleria di
Zock, che è stata seguita in discesa un altro breve tratto della galleria captazione idrica (denominata
fino ad incontrare la galleria Sec- principale (n. CA 183 FVG-TS), galleria dei francesi - n. CA 871
ker (n. CA 14 FVG-TS). Durante che originariamente si prolunga- FVG-TS) ricavata sotto il colle di
l’esplorazione sono stati visitati va al di sotto dei terreni coltivati. Timignano e non sotto il colle del
390 m di cunicolo. Il corridoio che L’ingresso di questa seconda cavità Farneto. Lo scavo si estende per
conduceva all’esterno verso il visi- si apre in corrispondenza di ciò che un totale di 48 m, presenta alcuni
tatore n. 4 è risultato invece ben resta di un’ampia camera d’ispe- tratti rivestiti con pietre a secco,
presto ostruito da sedimenti. Ri- zione; a partire da essa è possibile una diramazione laterale e, nella
salendo invece verso monte per un avanzare verso monte per una de- parte finale, ricche concrezioni cal-
centinaio di metri rispetto al pozzo cina di metri, prima che il cunicolo citiche. L’ultima novità riguarda
d’ingresso “C”, abbiamo avuto la si interrompa nuovamente. la zona posta a monte del comples-
spiacevole sorpresa di giungere Recentemente sono arrivate, però, so Store. Poche decine di metri più
fino alla base del pozzo “D”, che delle inaspettate novità esplora- a monte è stata rinvenuta, infatti,
è risultato ostruito da un’ingente la prosecuzione
quantità di materiali provenienti del collettore
dall’alto. Per questo motivo, at- (Galleria Store
tualmente non è possibile accedere superiore - n. CA
ai 650 m di successive gallerie. 872 FVG-TS) con
Durante queste esplorazioni, ab- uno sviluppo di 63
biamo avuto nuove segnalazioni m di galleria, par-
riguardanti le aree a monte della te in roccia parte
valle dello Starebrech. Nel 1992, rivestita con volta
risalendo oltre le gallerie Stena in pietre.
ed accedendo ad una proprietà Nel corso delle
privata, è stato possibile visitare ricerche è stato
e documentare il complesso di esplorato anche
gallerie denominato Store (n. CA un breve trat-
158 FVG-TS). L’ingresso conduce to di cunicolo
direttamente all’interno del col- nei pressi della
lettore principale dell’acquedotto, Rotonda del Bo-
in corrispondenza di una dira- schetto. Abbiamo
mazione secondaria. La galleria già evidenziato
prosegue verso monte per alcune come l’acquedotto
decine di metri, prima che un sia stato formato,
muro trasversale impedisca di oltre che dalle
procedere oltre. Dirigendosi invece gallerie di capta-
verso valle, percorsi pochi metri, si zione, anche da
incontra una seconda diramazio- un esteso sistema
ne, che si arresta però quasi subito di tubazioni poste
contro gli strati di arenaria. In in cunicoli e diret-
corrispondenza di questo incrocio te in città. Tali
si apre il pozzetto dal quale viene cunicoli avevano
oggi raccolta l’acqua per irrigare varie dimensio-
le campagne soprastanti (Fig. ni, alcuni erano
10). Uno sbarramento trasversale caratterizzati da
Figura 10 - Nonostante i depositi di fango e la mancanza di
forma qui un piccolo bacino ed il manutenzione, la galleria principale del Complesso Store (n. sezione ridotta,
conseguente rallentamento della CA 158 FVG-TS) presenta ancora oggi lo scorrimento di una altri erano in-
velocità dell’acqua ha causato il discreta quantità d’acqua, usata per l’irrigazione dei campi vece praticabili.
deposito di ingenti quantità di fan- soprastanti. E’ questo il caso
OPERA IPOGEA 1 - 2007 119
della galleria di via delle Linfe (n. riporto, mentre un caso particola- un’ultima canaletta anch’essa
CA 13 FVG-TS), che rappresenta re è rappresentato dalla galleria coperta. Il principio era semplice:
un tratto - rimasto oggi isolato - Marchesetti, almeno nell’attuale l’acqua colava dalle pareti e co-
dell’originale sistema di trasporto configurazione da noi esplorata. minciava a scorrere nei due solchi
dell’acqua. Da un passaggio late- Con il suo sviluppo in salita, all’in- esterni scoperti; dopo aver depo-
rale, si accede al cunicolo princi- terno di terreni in parte di riporto, sitato la maggior parte dei propri
pale che continua per circa 25 m, è tutta rivestita da massicce pareti sedimenti, l’acqua veniva incana-
fino ad arrivare ad una ostruzione realizzate con grandi massi squa- lata nei due collettori coperti late-
definitiva in corrispondenza delle drati di arenaria. rali, per essere infine convogliata
fondamenta di un nuovo edificio. Per quanto riguarda le dimen- nel passaggio centrale. Questo
sioni, in molti casi è oggi difficile canale centrale conteneva l’acqua
rilevare completamente le misure oramai pulita, che veniva portata
Caratteristiche costruttive originali dei cunicoli, spesso inte- all’esterno della galleria, fino alle
ressati da ingenti depositi di fan- tubazioni dell’acquedotto. Questo
Durante le esplorazioni effettuate, ghi ed argille. E’ però possibile af- sistema comportava il duplice
è stato possibile analizzare con at- fermare che quasi tutte le gallerie vantaggio di permettere il passag-
tenzione le caratteristiche costrut- scavate antecedentemente al 1850 gio degli addetti alle manutenzioni
tive delle gallerie da noi percorse. presentano un’altezza di circa 160 senza dover interrompere il flusso
Per prima cosa bisogna dire che cm per una larghezza di circa 80 idrico della galleria e di procedere
i progettisti, come regola prin- cm, mentre quelle realizzate in ad una prima elementare azione di
cipale, hanno posto particolare tempi seguenti sono mediamente depurazione dell’acqua.
attenzione alla qualità della roccia alte 190 cm e larghe 120 cm. La Uno degli elementi caratteri-
attraversata: dove questa presen- configurazione è sempre la stessa, stici dell’acquedotto Teresiano
tava sufficienti caratteristiche di due piedritti laterali sui quali è era, infatti, proprio il sistema di
resistenza, lo scavo è stato lasciato stata impostata una volta a tutto filtraggio. Le tecniche adottate
con le pareti a vista, dove invece sesto. Le murature sono a secco erano quelle disponibili allora, ma
veniva constatata una minore so- (senza nessun legante) per quanto ogni mezzo è stato sfruttato per
lidità, si è provveduto a rivestire riguarda le gallerie Stena, la gal- ridurre al massimo le particelle
tutta la sezione del cunicolo con leria dei francesi ed alcune parti in sospensione: questo non solo
strutture di irrobustimento. Sono del complesso Store; negli altri per garantire una buona qualità
state lasciate prive di rivestimento casi sono state identificate tracce dell’acqua potabile, ma anche per
le gallerie Superiori a quota 97 m di malta cementizia. Solo nel caso limitare - per quanto possibile - il
s.l.m., segno che la roccia, in que- della recente galleria Tschebull deposito di sedimenti nelle tuba-
sta zona, si presentava più sicura. (1898-1902), da noi per il momen- zioni e la necessità dei conseguen-
Anche alcuni lunghi tratti delle to non percorsa ma della quale si ti interventi di manutenzione. Per
due gallerie Stena, della galleria dispone una sufficiente documen- fare un esempio concreto, il motivo
dei francesi e del complesso Store tazione tecnica, le dimensioni sal- principale che ha portato al colle-
risultano prive di rivestimento e, gono a 2 m di altezza per 1,5 m di gamento diretto fra il visitatore n.
in questi casi, le colate e le concre- larghezza. 2 (inizialmente congiunto con il
zioni calcitiche hanno definitiva- Trattandosi di cunicoli per la rac- visitatore n. 4) e le gallerie Secher
mente consolidato le volte. Le gal- colta ed il trasporto idrico, è logico è stato proprio quello dei frequenti
lerie Secker e Zock, poste a quota che siano stati previsti appositi si- e costosi interventi di ripristino
54 m s.l.m., risultano invece quasi stemi per contenere e convogliare necessari per mantenere in effi-
completamente rivestite da strut- l’acqua. Tutte le gallerie sono state cienza il tratto di tubazioni che,
ture murarie, segno che il terreno scavate in leggera discesa, per cui passando sotto campi coltivati, era
in questa zona della vallata non il deflusso avveniva naturalmente spesso interessato da occlusioni
presentava la resistenza adeguata. lungo il pavimento, attraverso dovute alla presenza di radici e
Solo il tratto di galleria denomina- apposite canalette scoperte. Sono dei conseguenti accumuli d’argilla.
to Tschebull, secondo i documenti state identificate canalette rea- Il Capofonte è stato dotato di ben
disponibili, risulta con la roccia a lizzate in terracotta ed altre in tre bacini in cui veniva fatta pas-
vista, ma non bisogna dimenticare pietra, con una larghezza media sare l’acqua: i primi due, ricolmi di
che questo scavo è quello che si di 20 cm ed una profondità di 15 ghiaia, dove venivano rimosse le
inoltra maggiormente in profondi- cm. Una situazione particolare è impurità più grossolane, il terzo,
tà nel fianco dell’altipiano carsico, stata invece riscontrata nelle gal- di più ampie dimensioni, dove l’ac-
presentando alla sua estremità lerie Superiori. Su una lunghezza qua sedimentava naturalmente
una profondità massima di 180 complessiva di 235 m, ben 180 m le sospensioni più sottili. Anche
m rispetto alla superficie esterna. sono stati dotati di un apposito il visitatore n. 4 era dotato di un
Completamente rivestito con volte “pavimento attrezzato”. Sono stati proprio sistema di filtraggio a due
in pietra risulta anche il cunicolo previsti due solchi scoperti lungo bacini, come il visitatore n. 27, con
collettore dell’acquedotto dello le pareti e due canalette coperte tre bacini, ed il visitatore n. 28.
Starebrech, in quanto realizzato posizionate verso l’interno. Al cen- L’acquedotto era attrezzato, inol-
all’interno di terreni alluvionali di tro del pavimento scorreva, infine, tre, con ingegnosi sistemi di mi-
120 OPERA IPOGEA 1 - 2007
surazione della portata, formati damentale l’apporto delle capacità quedotti presenti in regione. Venti
da appositi stramazzi in corri- esplorative e di documentazione anni fa, parlando del Teresiano,
spondenza dei quali era possibile di chi è normalmente abituato ad si fantasticava su passaggi ine-
conteggiare i litri di acqua forniti operare in ambienti sotterranei. splorati e sviluppi sconosciuti. Ad
dalle condutture nell’unità di tem- L’opera idraulica voluta dall’im- oggi sono stati visitati, studiati e
po. Con questa tecnica, per quanto peratrice Maria Tersa d’Austria è documentati due chilometri di cu-
rudimentale, si controllava non stata costruita a partire dal 1749, nicoli sotterranei. Questo significa
solo la portata complessiva del- quindi rientra appena nel campo che, se c’è la voglia di verificare in
l’opera, ma anche la presenza di temporale previsto dal progetto prima persona, se c’è l’entusiasmo
eventuali perdite non altrimenti di studio denominato “La carta e la costanza nella ricerca, si pos-
evidenziabili. Erano dotati di si- degli antichi acquedotti italiani”, sono ottenere ancora grandi risul-
stemi di misurazione il Capofonte, che vede come limite superiore di tati in questo particolare settore
i pozzi “C” e “D” della galleria Sec- tempo il XVIII secolo. Nessun pro- d’indagine. Forse ci sono, nascoste
ker-Zock ed i visitatori n. 4, 5 e 28. blema, invece, per quanto riguar- da qualche parte, ancora notevoli
Risulta interessante evidenziare da la lunghezza minima dell’opera estensioni di cunicoli sepolti: se
come anche il tratto di cunicolo idraulica che deve essere di alme- questi sono oramai collassati e
rinvenuto in via delle Linfe sia no 400 m, in quanto lo sviluppo al frammentari, il campo rimane
stato dotato di un analogo sistema momento topografato ammonta a disposizione degli archeologi
di misurazione a stramazzo. complessivamente a quasi 2.000m che, con i loro scavi minuziosi,
La quantità d’acqua fornita dal- lineari. Le ricerche e le esplorazio- potranno dare nuove interpreta-
l’acquedotto variava ampiamente ni effettuate nell’acquedotto Tere- zioni ai resti interrati. Se invece
a seconda delle stagioni. La porta- siano sono state tutte svolte dalla è presente ancora qualche tratto
ta era minima in estate, per diven- Sezione di Speleologia Urbana del- percorribile, vista la particolarità
tare eccessiva nelle stagioni piovo- la Società Adriatica di Speleologia di tali ambienti, c’è ancora spazio
se. In questi particolari momenti - Trieste. per il lavoro serio e preparato degli
era perfino necessario eliminare Il presente contributo, sicura- speleologi. Facciamo in modo che
una parte dell’acqua, scaricandola mente non esaustivo, vuole essere tale ruolo venga sempre più rico-
in qualche vicino torrente. Sono un’occasione di ripensamento e di nosciuto ed apprezzato.
stati realizzati vari punti di sfioro stimolo per l’avvio di ulteriori ri-
per regolare la portata dell’acque- cerche nelle gallerie degli altri ac-
dotto. Il primo era sistemato al
Capofonte, ma altri erano presenti
in corrispondenza del pozzo “A”
della galleria Secker e dei visi- Bibliografia
tatori n. 5, 27 e 28. Da rilevare
come lo sfioratore del visitatore Ardito F., 1990, Trieste: negli acquedotti di Maria Teresa d’Austria.
n. 27 non scaricasse direttamente In: Città Sotterranee. Mursia, p. 141-153.
l’acqua nel torrente, ma lo facesse De Farolfi F., 1965, Gli acquedotti romani di Trieste con particolare
attraverso una fontana con bocca a riguardo all’acquedotto di Bagnoli. Atti e Mem. Soc. Istriana di Ar-
testa di leone, ancora oggi visibile cheologia e Storia Patria, vol. 13, p. 5-80.
il via Pindemonte. Guglia P., 1999, La raccolta dell’acqua nella provincia di Trieste: il
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L’acquedotto Teresiano rappre- Guglia P. & Pesaro A., 1992, L’acquedotto Teresiano nella Trieste im-
senta, con le sue specifiche carat- periale del XVIII secolo. Progressione, vol. 27 (2), p. 20-24.
teristiche costruttive, l’opera di Guglia P. & Pesaro A., 1997, Il “Progetto Theresia”. Risultati delle
raccolta e trasporto idrico più im- ricerche e prospettive future. Atti IV Convegno Nazionale sulle Ca-
portante del Friuli Venezia Giulia. vità Artificiali, Osoppo, maggio-giugno 1997, p. 143-152.
Ovviamente questa affermazione Pesaro A., 1995, Le Wassergallerien dell’acquedotto Teresiano. Ar-
viene fatta sulla base di un par- cheografo Triestino, CIII, p. 239-293.
ticolare parametro: si tratta di un Pesaro A., 1996, Ulteriori risultanze sulle Wassergallerien della pro-
acquedotto formato in gran parte vincia di Trieste. Archeografo Triestino, CIV, p. 505-547.
da cunicoli e gallerie praticabili, Spinella G., 1987, L’acquedotto Teresiano di S. Giovanni in Guar-
quindi di gran interesse per quan- diella a Trieste. Atti 2° Convegno Nazionale di Speleologia Urbana
to riguarda la possibilità d’inter- “Le cavità artificiali: aspetti storico-morfologici e loro utilizzo”, 1-3
vento degli speleologi. Mentre gli marzo 1985, Napoli, ed. CAI, p. 81-83.
altri acquedotti della regione sono
oramai distrutti ed il loro scavo
spetta sicuramente agli archeolo-
gi, nel Teresiano è risultato fon-
OPERA IPOGEA 1 - 2007 121
Abstract:
Even though one of the smallest regions in Italy, Molise has a remarkable importance as regards history and
presence of artificial caves, with particular reference to underground aqueducts. In Molise, the Romans had to
seriously fight before reaching in subduing the local populations, the Samnites. The researches carried out so
far about the presence of subterranean hydric structures in the region have highlighted the remnants of three
main aqueducts: the Augustean aqueduct at Venafro, the roman aqueduct at Isernia, and the Monteroduni
aqueduct. Among these, the Venafro aqueduct is undoubtedly the most important, with an overall length of some
31 km, a relief over 300 m and a prevailing underground course. Further research is still on going in Molise,
and documentation of other aqueducts has been found at Larino and Termoli. Continuation of the studies will
hopefully add further data on the past history and management of the water resources in the region.
parte della struttura risulta inte- probabilità - ad una data non an-
ressata da numerosi crolli (Fig. 3), teriore al III sec. a.C., convogliava
frane, oltre che da intercettazioni le acque dalla vicina località “San
di opere dell’uomo (strade, ponti, Martino” fino all’abitato di Iser-
abitazioni, condutture etc. etc.) nia con un condotto ipogeo, lungo
che ne hanno, in più parti, inter- circa 4 chilometri, il cui castellum
rotto l’originaria percorribilità e aquae era situato nei pressi del-
che rendono assai problematico l’attuale lavatoio in via Garibaldi
un tentativo di rilievo complessivo ed alimentava numerose fontane.
ed una più dettagliata descrizione. La sua esistenza è segnalata da
L’Associazione Speleologi Moli- diversi autori (Sanchez, Ciarlanti,
sani, da alcuni anni, ha iniziato Masciotta); il tracciato è stato di-
un’attività di nuova individuazio- segnato una prima volta nel 1887
ne del tracciato e di rilievo delle da Udalrigo Masoni, tuttavia, solo
parti percorribili. di recente, a cura di Vittorio Ca-
stellani nel 1991, è stato eseguito e
L’acquedotto romano di Isernia pubblicato un rilievo planimetrico
(Fig. 4) ed alcune relative sezioni.
E’ una delle strutture architettoni- Nonostante tale ultimo contributo
che che, insieme alla Fontana Fra- e confrontando le varie trattazioni
terna e a molte altre testimonianze passate, in merito alle sue attuali
del passato, caratterizzano ancora dimensioni, purtroppo, ci si è resi Fig. 5 - L’ingresso dell’acquedotto di
oggi questa piccola cittadina come conto che non tutti i dati risulta- Monteroduni (IS) e l’amico Claudio
un’antica colonia romana prima no univoci; ciò rende impossibile Scioli (†) con il quale sono state condivi-
se le prime fasi delle esplorazioni (foto:
e successivamente municipio fin definire con precisione il suo svi-
M. Mancini).
dall’età di Cesare. L’antica Aeser- luppo, il numero dei pozzi, delle
nia, si sviluppò secondo parametri discenderie e delle cisterne oltre L’acquedotto di Monteroduni
decisamente repubblicani, su di che gli attuali recapiti. Ancora
un colle calcareo la cui forma stret- oggi, tra tutti gli acquedotti cono- Le pochissime e dubbie notizie sto-
ta ed allungata ha comportato la sciuti in Molise, quello di Isernia riche sulla sua esistenza, peraltro
realizzazione di terrazzamenti al risulta l’unico ad essere, ancora relegate in documenti archivistici
fine di creare maggiori superfici oggi, perfettamente funzionante. di non facile reperibilità, hanno
piane tra loro unite con numerosi L’Associazione Speleologi Molisani fatto si che l’acquedotto di Mon-
collegamenti viari ed un sistema ha in programma una dettagliata teroduni fosse rinvenuto solo di
di canalizzazioni e cisterne per la indagine lungo l’intero tracciato al recente nella località “Grotte”
raccolta delle acque. Tra tutte tali fine di verificarne la reale struttu- (Fig. 5). Oggi tale ipogeo è ancora
strutture l’acquedotto, collocabi- ra e la completa estensione. in fase di esplorazione a causa di
le cronologicamente - con molta grosse colate calcitiche (Fig. 6)
124 OPERA IPOGEA 1 - 2007
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OPERA IPOGEA 1 - 2007 125
L’acquedotto romano
di Carales
Gabriella Pani
Gruppo Speleo Archeologico Giovanni Spano, Cagliari
Abstract:
The underground aqueduct of Carales (the ancient name of Cagliari, in the Sardinia region) is a complex
hydraulic structure with a length of some 45 km, from the spring Caput Aquas, in the territory of
Villamassargia, to the final destination in locality Fangariu at Cagliari. In 1985, the first evidence of the
extra-moenia course of the aqueduct were found, through a 11 m-deep shaft which allowed to reach a gallery
with a length of about 800 m. Since that discovery, the aqueduct is being studied, integrating the speleological
explorations and surveys with archival and historical researches. In addition, archaeological findings and
excavations allowed to identify and study further portions of the underground hydraulic structure. The roman
aqueduct of Carales is still under study, and represent with no doubt a significant testimony of the deep
knowledge of the territory and the ability in designing and building of the ancient populations.
Premessa
Il percorso
larghezza per 0,70 per altezza e sia in parte del percorso extraur- al., 1986). E’ iniziato allora lo stu-
si presentava con rivestimento in bano era costituito da tegulae dio del monumento sia attraverso
opus signinum (cocciopesto). (laterizi), prodotte in fabbriche di le ricognizioni fisiche, sia sulla
Il condotto era sostenuto da un Roma (Corpus Inscriptionum Lati- documentazione settecentesca e
murum continum di circa m 1,48 narum, XV, 130, 1049, 1052, 1064), ottocentesca esistente presso l’Ar-
di spessore (5 pedes) in opera ascrivibili al periodo compreso tra chivio di Stato di Cagliari (Deidda,
cementizia con rivestimento in la fine dell’età Adrianea ed il prin- 1761; Angius, 1833; Taramelli,
opus testaceum. In alcuni tratti cipio dell’età Antonina;
lo specus era sostenuto da arcate il laterizio più recente
(arcatationes) spesso costituite da (C.I.L., XV 1049) è data-
laterizi di cm 45 di lato (sequi- bile al 145-155 d.C.
pedales) mentre i piloni su cui si
impostavano gli archi, erano rea-
lizzati in nucleo cementizio, con L’indagine
rivestimento in mattoni (bessales:
circa cm 20 di lato). Sullo studio dell’acque-
Nel settore presso Elmas, si ri- dotto e dei risultati di
scontrava il percorso in galleria volta in volta raggiunti
costruita a sezione rettangolare e verificati si è parlato
con copertura a doppio spiovente. in varie occasioni in
Il percorso urbano, per lunghi diverse sedi di convegni
tratti ancora da sottoporre a veri- scientifici, soprattutto
fica, si presenta a sezione quadra- per le metodologie geo-
ta, totalmente scavato in roccia e fisiche utilizzate, già
seguiva, a far capo dal castellum dal 1990, lungo il suo
acquae, due direttrici in senso SW percorso sotterraneo
lungo la sezione urbana della stra- (Ranieri et al., 1991,
da da Turris Libisonis a Carales 1997).
fino al forum (piazza Carmine), Il primo tratto ipogeo
nelle cui vicinanze si concentra- extraurbano fu rinve-
vano sei delle sette terme finora nuto in località Sa Serra
rinvenute a Carales, oltre ad un (Fig. 3) presso l’abitato
gran numero di cisterne multiple di Elmas nel 1985, un
alimentate dall’acquedotto (Min- pozzetto che immetteva
gazzini, 1949). a 11 metri di profondità,
Il materiale laterizio (Zucca, 1980) in un cunicolo percorri-
per il paramento murario dell’ac- bile complessivamente Figura 3 – Tratto extraurbano dell’acquedotto in
quedotto sia nel settore urbano, circa 800 metri (Pani et località Sa Serra.
OPERA IPOGEA 1 - 2007 127
1912; Del Panta, 1983) che dimo- verticale nella roccia, sul
strava che fino allora il tracciato fondo del quale alcune
dell’acquedotto si era conservato sagome arrotondate dimo-
praticamente intatto. Un altro strano il posizionamento
tratto, anch’esso rinvenuto a El- di un ingranaggio a ruote,
mas in località Sa Murta in segui- un vero e proprio impianto
to ad un cedimento del terreno e di sollevamento dell’ac-
libero da costruzioni, ha permesso qua, che si immette in un
di eseguire, ad opera della Soprin- ambiente di modeste di-
tendenza, uno scavo stratigrafico mensioni e raccordato ad
per valutare la tecnica costruttiva un ambiente rettangolare,
dell’opera per una buona lunghez- forse in origine coperto a
za sino al suo riaffioramento in volta, dal quale si diparto-
superficie (Fig. 4). no tre canali tutti scavati
Due canali ipogei presenti nel- nella roccia ma diversi per
l’area dell’attuale necropoli di il loro grado di rifinitura e
Tuvixeddu (Fig. 5), ora inglobata ampiezza.
nell’attuale tessuto urbano sono In tutti sono presenti in-
stati oggetto di indagine in diversi tegrazioni in muratura,
tempi. Di recente lo sbancamento laddove la roccia delle
di due frane terminali del condotto pareti appare fessurata o
più profondo ha permesso di rile- friabile.
vare un buon tratto, e la possibi- L’altezza media è di cir-
lità di correlarlo all’altro scoperto
alle pendici del quartiere storico di Figura 4 – Scavo archeologico
Stampace descritto più avanti. dell’acquedotto presso Elmas.
Altri tratti di condotta ipogea sca- essere interpretato
vata in roccia sono stati rinvenuti come un punto di
in diverse parti della città, spesso raccolta e ridistri-
raccordati con preesistenti cister- buzione dell’acqua
ne puniche e che dimostrano la corrente.
complessità dell’intero sistema di Estremamente
distribuzione dell’acqua. interessante la
Le ricerche di allora (e le conse- relazione fatta dal
guenti notizie bibliografiche a noi Pascalet (1849;
pervenute) nacquero dalla necessi- Fig. 6) che oltre a
tà pratica di dotare la città di un descrivere questo
acquedotto (Piredda, 1975; Fois & ambiente e le sue
Schena, 1981). Esse dimostrano, diramazioni, sotto-
in sostanza, che esisteva un pro- linea l’esistenza di
getto complesso, che la sorgente “una semicircolare
alla quale attingeva l’acquedotto incisione di m 0,70
si trovava nelle campagne di Villa- di fianco nella roc-
massargia e che la struttura si svi- cia, che facilitava il
luppava per oltre 40 chilometri, a giro di una ruota di
tratti interrata, a tratti fuori terra straordinaria gran-
con canali coperti. dezza che portava
In modo più complesso vengono de- l’acqua dal fondo
scritti i tratti di condotto all’inter- del bacino laterale
no dell’attuale tessuto urbano, ma ad una notevole
tutti gli autori sembrano concordi altezza sul terreno
nel descrivere uno degli accessi al- superiore”.
l’acquedotto attraverso una lunga Durante i lavori di
scala che portava ad un ambiente sbancamento ese-
sotterraneo da cui si diramavano guiti nel 2003 nel-
tre cunicoli. l’area della vecchia
Si è discusso molto sulla reale Arena Giardino del
ubicazione e sulla funzione svolta teatro Massimo, ov-
da questo ambiente interrato, che vero ai margini del
veniva descritto ma non documen- vecchio quartiere,
tato graficamente, contrariamente venne messo in luce Figura 5 – Ramo alto dell’acquedotto nei pressi della
al resto del percorso, e poteva un enorme taglio necropoli di Tuvixeddu.
128 OPERA IPOGEA 1 - 2007
BIBLIOGRAFIA
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OPERA IPOGEA 1 - 2007 129
Glossario
A
to per portare l’acqua da una loca- arare in una sola volta.
cqua: sostanza inorganica lità all’altra, composto da sistemi Adduzione: fase dell’approvvi-
composta di idrogeno e ossigeno, di captazione o alimentazione, gionamento idrico che consiste nel
formula H2O, peso molecolare sistemi di adduzione, sistemi di trasporto dell’acqua dal luogo di
18.016, punto di fusione 0°, punto
di ebollizione 100°C. La molecola
dell’acqua è asimmetrica e costi-
tuisce quindi un dipolo elettrico
(ossia possiede un polo positivo ed
uno negativo, a somiglianza di una
piccola elettrocalamita). Da questo
fatto derivano la maggior parte
delle singolari proprietà dell’acqua
e, in particolare, il suo eccezionale
potere solvente verso gran parte
delle sostanze, e la sua elevatissi-
ma capacità termica, che consente
alle grandi masse di acqua (mare,
laghi) di condizionare il clima delle
regioni costiere.
Acque bianche: le acque meteo-
riche e quelle provenienti da falde
idriche sotterranee.
Acque nere: le acque usate per le
varie attività dell’uomo provenien-
ti da insediamenti civili (bagni,
W.C., cucine, lavanderie, ecc.) e da Acqua corrente e fresca dalla Fontana della Madonna di Loreto, mostra
insediamenti produttivi. dell’acquedotto seicentesco.
130 OPERA IPOGEA 1 - 2007
captazione a quello di distribuzio- a confluire in un unico collettore quedotti romani (detto da Vitru-
ne. Può essere a pelo libero, quan- (emissario). Le bonifiche hanno vio castellum), che serviva anche
do si abbiano portate notevoli e sia spesso anche finalità di risana- come ripartitore verso le utenze
possibile il funzionamento a gra- mento igienico, essendo in molti primarie. Esso permette di imma-
vità, cioè a pendenza costante e a casi i terreni da bonificare soggetti gazzinare l’acqua per poi distri-
pressione pari a quella atmosferi- alla malaria. buirla per gravità. Realizzati fino
ca; questo sistema, molto usato in Bottini: rete di cunicoli scavati agli anni ’60, sono stati del tutto
passato, è ormai del tutto abban- nel sottosuolo della città di Siena abbandonati dall’architettura con-
donato. L’adduzione oggi avviene dalla fine del 1200, e rivestiti di temporanea.
prevalentemente sotto pressione, mattoni, dotati di canalette a pen- Catena d’acqua: struttura archi-
sia quella a gravità che a solleva- denza costante che consentivano tettonica realizzata nei giardini
mento meccanico, a seconda del uno scorrimento regolare delle di alcune ville del ‘500 in Italia
dislivello disponibile, e si realizza acque. Questi drenavano una rete da Jacopo Barozzi, detto il Vigno-
mediante condotte forzate. di stillicidi e vene d’acqua sotter- la (Villa Lante a Bagnaia, Villa
Altezza di carico: differenza di ranee che andavano dalla zona Farnese a Caprarola), costituita
livello compreso tra il pelo libero extraurbana a nord fino al centro da elementi decorativi ripetuti, di
dell’acqua e la quota del foro di della città. Furono scavati 25 chi-
uscita. lometri di cunicoli e, poco dopo il
Aquarii: definizione generica dei 1340, l’acqua arrivò alla fonte in
tecnici delle acque organizzati nel- piazza del Campo. Questo sistema
le diverse specializzazioni. di approvvigionamento idrico fu
Architettura dell’Acqua: arte usato fino all’inizio del 900, quan-
e tecnica dell’ideare, progettare do la città si dotò di un acquedotto
e realizzare manufatti edilizi che moderno.
dialogano, valorizzano ma soprat-
tutto rispettano l’elemento acqua
(cisterna - impluvio, corridoi d’ac-
qua, acquari verticali, giardini
d’acqua, catene d’acqua, sistemi di
C alice: tubo di bronzo della lun-
ghezza di 12 dita pari a circa 22 cm
captazione per infiltrazione). e con diametro interno costante.
Artificialità: massimo livello di Camera idrometrica: costruzio-
trasformazione dell’ambiente na- ne adibita alla misurazione della
turale. portata del flusso dell’acqua.
Atrium: spazio principale o cortile Canale: sede di scorrimento,
della domus romana, dove di solito scavato artificialmente, di acque
veniva localizzata la cisterna sot- usate per l’irrigazione, la navi- Esempio cinquecentesco di Castellum
terranea per il recupero dell’acqua gazione, l’industria. Conduttura, Aquae: la Fontana del Calamo di
piovana. acquedotto di grande capacità. A Ancona, o delle Tredici Cannelle.
partire dalle civiltà dell’Indo, tutte
le società hanno costruito canali
Idaldraulica:
que istituito dall’imperatore Clau- Vitruvio ogni actus. Venivano sca-
dio. Era composto da 460 addetti termine, derivante vati lungo i tratti sotterranei degli
stipendiati dal fisco imperiale. greco “hydro”, acqua, e “aulos” acquedotti romani raggiungendo
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così il canale principale. in particolare degli acquedotti. l’acqua nella pompa che poi la
Opus latericium: tecnica costrut- solleverà.
tiva con l’impiego in paramento di Portata idrica: volume d’acqua
M eandro: sinuosità di un corso mattone cotto al forno, introdotta
nell’uso comune dell’età di Tiberio.
che attraversa una sezione data
nell’unità di tempo.
d’acqua. Il nome meandro deriva
dall’omonimo fiume dell’Anatolia Dal I sec. inizia l’uso di bollare i Pozzo: scavo verticale nel terreno
(Turchia, lungo 529 Km). mattoni con marchi di fabbrica. per estrarre acqua dal sottosuolo,
Mostra d’acqua: nome che di solito a sezione circolare e rive-
prendevano nell’antica Roma le stito in muratura, nell’antichità
anche in legno; la tecnica di co-
fontane costruite al termine di
un acquedotto che avevano un im- P elo libero: sistema di addu- struzione dei pozzi, anticamente
scavati a mano, è rimasta fonda-
pianto monumentale. Le fontane zione usato molto spesso negli
rappresentavano la conclusione acquedotti romani, costituito da mentalmente invariata per millen-
del lavoro per addurre acqua canali con una pendenza costante, ni. Pozzo artesiano, scavo verticale
alla città, avevano scopo anche che permettevano il trasporto del- che raggiungendo una circolazione
propagandistico, nel senso che l’acqua per mezzo della sola forza idrica sotterranea, posta cioè tra
erano considerate un munus del- di gravità, e una pressione in su- due strati impermeabili, fa sgor-
l’imperatore, o dell’autorità locale, perficie pari a quella atmosferica. gare l’acqua zampillante; deriva il
cioè un dono al popolo. Tale deno- E’ stato ormai abbandonato, per suo nome dalla contea di Artois, in
minazione sarà ripresa nel ‘600 questioni igieniche, di convenien- Francia, dove fu realizzato per la
per indicare alcune delle grandi za costruttiva e di esercizio. prima volta nel 1126.
fontane fatte realizzare da alcuni Perachora: cisterna ellenistica Pressione: termine usato per
papi nella Roma barocca. Tali sono ipogea a navata unica costruita indicare un tipo di adduzione
a Roma la Fontana dei Fiumi a per il recupero dell’acqua piovana idrica utilizzato negli acquedotti.
Piazza Navona, prima mostra del- e costituita da un sistema di travi L’acqua riempie interamente la
la ripristinata acqua Vergine; la e pilastri in pietra, dove i piloni sezione del condotto e viene man-
Fontana di Trevi, mostra settecen- mediani riducevano solamente la tenuta costantemente in pressio-
tesca dell’acqua Vergine; Fontana campata delle travi in pietra, che ne. Questo tipo di adduzione può
del Mosè a Santa Susanna, mostra sostenevano la copertura orizzon- essere a gravità o a sollevamento
dell’acqua Felice e la Fontana del- tale della cisterna. meccanico.
le Naiadi di Piazza Esedra (attuale Peristilio: corte interna della do- Procurator aquarum: liberto
piazza della Repubblica), mostra mus romana circondata da portici imperiale con l’incarico di esami-
dell’acqua Pia (antica Marcia), ri- su colonne. nare insieme ai libratores i moduli
condotta a Roma nel 1870. Permeabilità: capacità dei suoli delle fistulae e di farle porre in
Munera: impianti idraulici di e delle rocce di lasciar filtrare le opera.
diversa natura che consentivano acque. Purgadori: erano dei piccoli locu-
di godere del piacere dell’acqua Piscina limaria: bacino di decan- li in muratura riempiti di ghiaia
corrente e scrosciante e soddisfa- tazione negli acquedotti romani, e sabbia che avevano lo scopo di
cevano il desiderio di refrigerio. posto di solito accanto al canale filtrare le acque nei pressi delle
Componente della cultura dell’ac- di presa, come suo complemento cisterne al fine di trattenere le im-
qua specificamente romana, erano o serbatoio laterale. Facilitava il purità. Se ne ritrovano significati-
ritenute talmente importanti che deposito delle impurità attraverso vi esempi nell’acquedotto romano
nell’Urbe occupavano il terzo posto la diminuzione della velocità del- di Bergamo.
nel consuntivo del consumo idrico. l’acqua.
Munus: nome che Frontino asse- Pompa: meccanismo atto ad aspi-
gna alle trentanove mostre d’ac-
qua esistenti a Roma ai tempi di
rare e sollevare l’acqua. Invenzio-
ne attribuita a Ctesibio, ingegnere Q adad: speciale malta di ori-
Domiziano, che esprimeva il signi- alessandrino, utilizzata in epoca gine yemenita composta da calce,
ficato di opere pubbliche “donate” romana dal corpo dei vigili del granulati a base di lava e basalto
(da munus che significa dono) alla fuoco nelle miniere. La pompa e grassi vegetali, sottoposta a ri-
popolazione dallo Stato. romana era azionata solo ma- petuta levigatura. La malta viene
nualmente. Nel mondo arabo, nel battuta, inumidita e levigata sino
13° secolo alla pompa alternativa a quando le microfessure non
viene applicata l’energia idraulica. scompaiono e l’intonaco si pre-
senta liscio e duro. Il qadad così
O Galileo determina per primo che
pus caementicium: nucleo le pompe aspiranti non possono lavorato si utilizza per smussare
formato da schegge di pietra (cae- esercitare la loro azione se poste le asperità della roccia e si presta
menta) impastati con pozzolana e ad altezza maggiore di 10 metri a molteplici usi, dall’abbeveratoio
contenuto tra due cortine. Intro- dall’acqua (nella realtà, tenendo alle cisterne per la raccolta delle
dotto nel III sec. a.C. in Campania conto delle perdite per attrito e acque pluviali.
ed a Roma fu di vasto impiego so- altro, da 7 metri) in quanto è la Qana• t:tecnica di approvvigiona-
prattutto per le coperture voltate, pressione atmosferica che spinge mento idrico originaria probabil-
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