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OPERA IPOGEA 1 - 2007 1

Indice
Editoriale ..................................................................................................2
Marco Campagnoli

Carta degli Antichi Acquedotti Italiani


COL
Carta degli Antichi Acquedotti Italiani...................................................3
Mario Parise

Bibliografia di base ................................................................................17


a cura di Mario Parise

Repertori bibliografici regionali............................................................ 22


Abruzzo (Ezio Burri), Basilicata (Mario Parise), Calabria (Mario Pari-
se e Antonio Trocino), Campania (Sossio Del Prete), Emilia Romagna
(Danilo De Maria), Friuli Venezia Giulia (Paolo Guglia), Lazio (Giulio
Cappa), Liguria (Roberto Bixio), Lombardia (Massimo Glanzer), Mar-
che (Marco Campagnoli), Molise (Alexandra Fatica e Massimo Manci-
ni), Piemonte (Fabrizio Milla), Puglia (Mario Parise), Sicilia (redazionle),
Toscana (Odoardo Papalini), Trentino Alto Adige (Marco Meneghini), Um-
bria (Annalisa Basili), Valle d’Aosta (Fabrizio Milla), Veneto (Italo Riera).

Acquedotto antico: configurazione strutturale dell’opera idraulica ....69


Carla Galeazzi, Carlo Germani

Contributi ad una specifica conoscenza di alcune opere idrauliche

Breve rassegna sui principali acquedotti ipogei della Campania .......75


Sossio Del Prete, Rosario Varriale

Tre acquedotti sotterranei in provincia di Genova...............................85


Roberto Bixio, Andrea De Pascale, Stefano Saj, Mauro Traverso

Un acquedotto etrusco-romano nel territorio di Cerveteri ..................95


Roberto Bambini, Alfredo Campagnoli, Marco Campagnoli, Giulio Cappa

L’acquedotto sotterraneo di Gravina in Puglia


“S.Angelo - Fontane della Stella” ........................................................105
Roberto Bixio, Vittoria Caloi, Vittorio Castellani, Mauro Traverso

L’Acquedotto Teresiano di Trieste ....................................................... 113


Paolo Guglia

Gli acquedotti ipogei romani della IV regio Samnium (Molise).........123


Alexandra Fatica, Massimo Mancini

L’acquedotto romano di Carales ..........................................................127


Gabriella Pani

Glossario................................................................................................131
a cura di Carla Galeazzi

www.antichiacquedotti.it
2 OPERA IPOGEA 1 - 2007

Editoriale
Salito a Spoleto, mi sono recato sull’acquedotto che fa anche da ponte tra una montagna e l’altra.
Le dieci arcate che scavalcano la valle se ne stanno tranquille nei loro mattoni secolari,
e continuano a portar acqua corrente da un capo all’altro di Spoleto.
Per la terza volta vedo un’opera costruita dagli antichi, e l’effetto di grandiosità è sempre lo stesso.
Una seconda natura, intesa alla pubblica utilità: questa fu per loro l’architettura,
e in tal guisa ci si presentano l’anfiteatro, il tempio e l’acquedotto.

Johann Wolfgang Goethe, Viaggio in Italia

Acquiferi e acquedotti

In un passato recente l’Umanità ha decretato il 2003


Anno Internazionale dell’Acqua.
Immediatamente la Società Speleologica Italiana
ha colto opportunamente l’occasione di parlare delle acque sotterranee.
Dell’Acqua che berremo, cioé di quella parte di natura ancora incontaminata
che vede gli speleologi in prima fila nella tutela ambientale.
Gli acquiferi carsici sono la riserva che la natura
cerca di proteggere dalla insipienza umana di oggi.
Gli acquedotti antichi sono la testimonianza del rispetto
che l’umanità del passato aveva per il liquido prezioso,
splendente e cristallino: le lacrime di Dio.
Queste mirabili opere dell’ingegno prendono l’acqua
dal ventre fertile della Terra dove essa scorre sotterranea,
distillata dalle tenebre come scriveva Seneca,
e la conduce a tutti gli uomini e le donne e gli animali.
Gli acquedotti e le fontane sono da millenni il simbolo della civiltà e della salute.
Queste pagine, le esplorazioni degli speleologi, gli studi e le ricerche
da essi condotte assieme agli archeologi, ai geologi, ai geografi, agli architetti,
sono l’omaggio appassionato all’acqua ed al rispetto che gli antichi avevano per essa.
Speriamo che le nostre fatiche siano di monito
a quanti vorrebbero appropriarsene e ricavarne profitto.
La stessa acqua che scorreva nei Giardini dell’Eden di Adamo ed Eva,
quei giardini che l’uomo ha voluto imitare nelle ombrose oasi,
attraversate da canali di acqua limpida trasportata da superbi acquedotti.

Marco Campagnoli
Capo Redattore Opera Ipogea
OPERA IPOGEA 1 - 2007 3

Il Progetto
“La Carta degli Antichi
Acquedotti Italiani”

Mario Parise
Istituto di Ricerca per la Protezione Idrogeologica, CNR, Bari
Gruppo Puglia Grotte, Castellana-Grotte (BA)
e-mail: m.parise@ba.irpi.cnr.it

ABSTRACT

The Project “The Map of Ancient Aqueducts of Italy” was started in 2003 by the Commission of Artificial
Caves of the Italian Speleological Society (SSI). Main objectives of the project are:
• implementation of a detailed inventory of the ancient uderground aqueducts of the Italian territory,
and evaluation of their present state;
• updating of the state of the art on the matter; many publications on ancient aqueducts are available
in the historical and archaeological literature, but they have never been properly collected and
organized so far;
• encouraging new studies and explorations, in particular by cavers, regarding the ancient
underground aqueducts;
• safeguarding and exploitation of these unique works of historical and engineering hydraulic
importance.
The results from the first years of the Project are summarized in this contribution. They derive from
collection and critical analysis of data about over one hundred underground aqueducts, located in about
all the Italian regions, and cover mostly the following aspects:
• distribution of the aqueducts in the Italian territory;
• time of realization and period of utilization of the structure;
• geological and hydrogeological setting, and their influence on location and realization of the
aqueduct;
• present state of preservation, and/or likely problems of stability;
bibliographic research.

Key words: aqueducts, inventory, water resource.


Parole chiave: acquedotti, censimento, risorse idriche.

Premessa gli antichi acquedotti possono es- 3. costituiscono una insosti-


sere così riassunte: tuibile testimonianza delle
La presenza sul territorio italiano 1. essi rappresentano una opere di controllo del terri-
di acquedotti risalenti ad epoche preziosa documentazione torio che hanno consentito
passate costituisce un elemento delle talora inattese capa- l’insediamento e lo svilup-
di notevole importanza storica, ma cità progettuali e tecniche po delle civiltà urbane;
allo stesso tempo testimonia la ca- delle antiche comunità, 4. molti antichi acquedotti
pacità da parte dell’uomo di adat- consentendo l’indagine sotterranei sono ancora in
tarsi alle caratteristiche naturali dell’evoluzione di tali co- funzione pur in assenza di
dell’ambiente in cui si insediava noscenze nello spazio e nel opere di manutenzione e
e, non da ultima, l’abilità inge- tempo; di una precisa conoscenza
gneristica nel costruire opere che, 2. stante la loro predominan- della loro struttura;
tutt’oggi, sono di frequente ancora te natura di opere sotter- 5. altri acquedotti, dismessi
funzionali nonostante i tanti secoli ranee, si sono conservati in tempi relativamente
trascorsi dalla loro realizzazione. pressoché intatti anche recenti, potrebbero essere
Le motivazioni di interesse verso dopo millenni; ripristinati con interventi
4 OPERA IPOGEA 1 - 2007

te indagini e spesso contribuendo


con i propri rilievi ed esplorazioni
al lavoro degli esperti di settore.
Partendo da queste considerazio-
ni, e dalle motivazioni espresse in
precedenza, la Commissione Cavi-
tà Artificiali della SSI ha avviato
nel 2003 il Progetto “La Carta
degli Antichi Acquedotti Italiani”
Figura 1 – Logo del Progetto “La Carta degli Antichi Acquedotti Italiani”. Realizzazione:
Daniela Lovece. (Fig. 1), che ha anche ottenuto il
patrocinio del Club Alpino Italiano
contenuti a vantaggio del- sull’intero territorio nazionale. Le (CAI).
le locali comunità, anche difficoltà nell’esplorazione di un La Carta degli Antichi Acquedotti
a fronte delle recenti crisi antico acquedotto (ad es. presen- Italiani intende rappresentare una
idriche. za di tratti allagati, necessità di prima sintesi del Catasto Naziona-
muoversi in stretti cunicoli, crolli le Cavità Artificiali relativamente
L’enorme patrimonio rappresenta- e dissesti che rendono difficoltosa ai dati attualmente disponibili su-
to dagli antichi acquedotti italiani la progressione, o la impediscono gli antichi acquedotti sotterranei
merita certamente un’attenzione del tutto, ecc.) hanno di frequente italiani, integrati dalla raccolta e
specifica, ai fini della tutela e sal- limitato gli studi da parte di spe- catalogazione delle informazioni
vaguardia di queste opere idrau- cialisti dei vari settori disciplinari derivanti da specifici studi spe-
liche. Sull’argomento esiste una (archeologi, geologi, ingegneri leologici e/o dai dati riportati su
vasta ma disordinata letteratura, idraulici). Allo stesso tempo, però, pubblicazioni e fonti archivistiche
ricca di contributi e segnalazioni molti speleologi interessati allo di varia natura.
occasionali, ma manca un quadro studio delle cavità artificiali si Il progetto si propone come impor-
di insieme che riesca a fornire una dedicano da tempo con passione e tante strumento di conoscenza del
precisa collocazione del fenomeno competenza agli antichi acquedotti territorio: esso è stato strutturato
“antichi acquedotti sotterranei” sotterranei, svolgendo approfondi- in una raccolta preliminare di

Figura 2 – Gli archi dell’Acquedotto del Triglio, in provincia di Taranto (Foto Mario Parise).
OPERA IPOGEA 1 - 2007 5
informazioni sugli anti-
chi acquedotti, gestita in
stretta collaborazione con
le Federazioni Speleolo-
giche Regionali. Primo
obiettivo è stato quindi la
realizzazione di un data-
base organico contenente
le informazioni sintetiche
sugli acquedotti esistenti
in Italia, allo scopo di met-
tere a disposizione dei vari
organismi che operano sul
territorio uno strumento
di rapida consultazione, e
soprattutto di indirizzare
indagini più di dettaglio
relativamente alle strut-
ture trattate.

Definizioni e limiti spazio-


temporali del progetto

Nell’ambito del Progetto


“La Carta degli Antichi
Acquedotti Italiani”, per
acquedotto si intende l’in-
sieme delle opere di capta-
zione della risorsa idrica
e di quelle funzionali al
successivo trasporto ed
utilizzo delle acque. Altre
opere idrauliche sotter-
ranee, quali emissari ed
immissari, o cunicoli di
servizio a singole fontane
o fontanili, non sono stati
presi in considerazione
negli articoli del pre-
sente numero di Opera
Ipogea, e saranno invece Figura 3 – Schermata della parte generale della scheda informatizzata del progetto.
oggetto di ulteriori spe-
cifici studi nel prossimo futuro. Riguardo all’epoca della loro co- Carta degli Antichi Acquedotti
Data l’enorme quantità di opere struzione, gli acquedotti vengono Italiani” è consistito nell’istitu-
idrauliche presenti sul territorio suddivisi in tre ampie fasi crono- zione, da parte della Commissione
(Fig. 2), per rendere possibile lo logiche: il periodo greco-romano Cavità Artificiali della SSI, di un
studio e la realizzazione pratica (fino al VI secolo d.C.), il periodo Gruppo di Lavoro costituito da
del Progetto sono stati introdotti bizantino-medioevale (dall’VII esperti speleologi di varia compe-
dei limiti spazio/temporali al fine al XIV secolo), infine, il periodo tenza, con il compito di coordinare
di contenere il numero di ipogei da rinascimentale-moderno (dal XV le attività (Tab. I). La multi-disci-
classificare. In particolare: al XVIII secolo). In questa ma- plinarietà dell’argomento trattato,
niera, le opere idrauliche sono e la complessità del trattamento
� la ricerca ha come limite
rispettivamente considerate, e dei dati, richiedono infatti neces-
temporale il XVIII secolo,
rappresentate graficamente con sariamente, tra l’altro, il contribu-
� la lunghezza minima di
simbologie differenti, acquedotti to di geologi, archeologi, topografi,
ciascuna opera idraulica
di età greco/romana, medievale, e esperti informatici.
è di almeno 400 metri,
rinascimentale. Al fine di identificare e classificare
sia misurati che dedotti
con la massima precisione possi-
dalla localizzazione delle
Le prime fasi di lavoro bile alcuni parametri standard,
sorgenti e dell’area di de-
necessari alla conoscenza som-
stinazione.
Il primo passo del Progetto “La maria dell’opera idraulica ed alla
6 OPERA IPOGEA 1 - 2007

Nome Ente di Appartenenza


CNR, Istituto di Ricerca per la Protezione Idrogeologica, Bari
Mario Parise (coordinatore)
Gruppo Puglia Grotte (Castellana-Grotte)
Ezio Burri Referente Commissione Cavità Artificiali SSI

Vittoria Caloi INAF, Istituto Astrofisica Spaziale, Frascati


Commissione Cavità Artificiali SSI
Carla Galeazzi
Centro Ricerche Sotterranee “Egeria” Roma
Società Speleologica Italiana
Carlo Germani
Centro Ricerche Sotterranee “Egeria” Roma
Marco Meneghini
Curatore Catasto Nazionale Cavità Artificiali

Mariangela Sammarco Dipartimento Beni Culturali, Università di Lecce

Tabella I – Gruppo di Lavoro del Progetto “La Carta degli Antichi Acquedotti Italiani”.

sua localizzazione nel territorio, principali; specialmente nel caso degrado ed abbandono, nonostan-
è stata appositamente preparata in cui la scheda sia stata compila- te l’enorme importanza storica ed
una scheda informatizzata, da ta a partire da dati di carattere bi- ingegneristica che essi rivestono.
compilare per ciascun acquedotto. bliografico, non è infatti detto che La parte generale della scheda
Tale scheda, da subito resa dispo- sia disponibile un accurato rilievo. comprende infine le principali
nibile sul sito web della SSI all’in- Nel caso in cui questo esista, ne segnalazioni bibliografiche riguar-
dirizzo (http://www.ssi.speleo.it/ vanno indicate le fonti, e dove sia danti l’acquedotto in questione.
it/download.htm), è costituita da possibile consultarlo. La seconda parte della scheda in-
tre parti: i) dati generali; ii) dati Sono inoltre richiesti, laddove di- formativa riguarda i dati tecnici,
tecnici; iii) dati personali. sponibili, la indicazione del nume- e descrive in particolare l’assetto
I dati generali (Fig. 3) comprendo- ro di ingressi (accesso principale geologico ed idrogeologico dell’area
no le informazioni di base neces- all’opera o a una sua diramazione), in cui si sviluppa l’acquedotto, ol-
sarie all’identificazione dell’opera di pozzi (di areazione e/o manu- tre a comprendere informazioni
acquedottistica ed alle sue princi- tenzione), di cisterne (qualunque sommarie relative all’epoca di
pali caratteristiche. Innanzitutto, ambiente destinato all’accumulo costruzione dell’opera. Per quanto
va indicata l’ubicazione dell’ac- di acqua), e di discenderie (pozzi concerne l’assetto geologico, si ri-
quedotto, in riferimento a regione, obliqui). chiede l’indicazione delle litologie
provincia e comune (o, eventual- Con riferimento ai limiti tempora- affioranti nella zona di alimenta-
mente, comuni) interessati, ed il li del progetto, a cui si accennava zione (area della sorgente o del
nome con cui l’opera è conosciuta. precedentemente, ed alla suddi- fronte sorgentizio, ecc.) nonché di
È frequente il caso di acquedotti visione in tre periodi principali, eventuali significative variazioni
che presentino più denominazioni, la parte generale della scheda litologiche che intervengano lungo
alcune che fanno riferimento a lo- richiede l’indicazione dell’epoca di lo sviluppo del tracciato acquedot-
calità o toponimi, altre di carattere realizzazione dell’acquedotto. tistico. Queste informazioni posso-
storico, o legate al nome dell’impe- Una parte molto importante no essere utili per una definizione
ratore sotto il quale fu realizzata della scheda riguarda inoltre le preliminare dell’assetto idrogeo-
l’opera; in queste eventualità, è informazioni sullo stato attuale logico che determina l’emergenza
opportuno segnalare il nome prin- dell’opera, sulla sua percorribilità, delle acque all’origine dell’opera.
cipale, indicando tra parentesi le su eventuali problemi e/o difficoltà La parte tecnica della scheda com-
altre denominazioni. nell’accesso, sulla presenza di fe- prende poi informazioni sull’epoca
Tra i dati di maggiore interesse, nomeni di instabilità (crolli avve- di utilizzo dell’opera, a partire dal-
rientrano nella prima parte della nuti o potenziali della struttura). la data di realizzazione (indicata
scheda la lunghezza complessi- Queste informazioni sono infatti in precedenza nella parte relativa
va dell’opera (dalle sorgenti alle necessarie per una definizione, ai dati generali), sino all’ultima
zone finali di recapito ed utilizzo seppur preliminare, del possibile documentata data di fruizione.
delle acque), e la percentuale di ripristino della struttura acque- Nel caso siano documentati utiliz-
sviluppo sotterraneo. Va segnalata dottistica sotterranea, nonché ai zi in fasi successive, con più inter-
inoltre l’esistenza di un rilievo to- fini della sua più opportuna tutela venti di ampliamento o di modifica
pografico (Fig. 4) dell’acquedotto, e salvaguardia. Molti acquedotti dell’opera, ciò va opportunamente
completo di planimetria e sezioni versano infatti in grave stato di indicato. Questa parte della sche-
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Figura 4 – Esempio di tracciato di un antico acquedotto, allegato alla scheda catastale: Acquedotto delle “Uccole” o delle “Vuccole”
(comune di Raiano, provincia de L’Aquila, regione Abruzzo). Scheda AB 1 del Progetto; il tracciato dell’acquedotto è riportato sulla
cartografia IGM in scala 1:25.000.

da termina con la segnalazione di studiato ed esplorato. Ciò è stato schede redatte soltanto su base bi-
adattamenti necessari alla even- rimarcato in più occasioni, nel bliografica. Restano infatti ancora
tuale riattivazione del sito. corso degli incontri nazionali di poco coperte alcune aree del terri-
Infine, la terza parte della scheda speleologia tenutisi a S. Giovanni torio nazionale dove sicuramente
comprende i dati personali del Rotondo (dicembre 2003), a Fra- esistono importanti evidenze di
compilatore. sassi (novembre 2004), a Imagna antichi acquedotti sotterranei ed
La scheda va accompagnata da (novembre 2005), a Casola Valse- allo stesso tempo sono poco rap-
un documento cartaceo, preferibil- nio (novembre 2006) e nel corso presentate altre regioni dove pure
mente su base cartografica I.G.M. delle riunioni della Commissione la presenza di molte opere è ben
in scala 1:25.000, su cui sia ripor- Cavità Artificiali, oltre che pub- documentata. Uno dei prossimi
tato il tracciato dell’acquedotto. blicizzando il Progetto con note ed punti su cui il Gruppo di Lavoro
articoli sulle riviste della Società sarà impegnato consisterà quindi
La scheda informativa, oltre ad Speleologica Italiana (Speleologia, nella validazione di alcuni dati
essere scaricabile dal sito SSI, SSI News). (incerti o da controllare) e nella
è stata inviata per la massima redazione di ulteriori schede infor-
diffusione a tutti i presidenti mative sulla base dell’analisi della
delle Federazioni Speleologiche Analisi dei dati bibliografia disponibile.
Regionali ed ai delegati regionali Nonostante il carattere prelimina-
presso la Commissione Cavità Ar- Va evidenziato come i risultati re dei dati al momento a disposi-
tificiali. Lo scopo era infatti quello derivanti da queste prime fasi zione, emerge comunque un qua-
di coinvolgere, a partire dalle fasi del Progetto siano assolutamente dro già sufficientemente interes-
iniziali del Progetto, quanti più di carattere preliminare, data la sante che ben evidenzia l’enorme
gruppi speleologici possibili, invi- necessità di integrare le schede rilevanza che l’approfondimento
tandoli a compilare le schede per sinora pervenute con ulteriori dati degli studi sugli antichi acquedotti
gli acquedotti di cui essi fossero derivanti da fonti bibliografiche sotterranei può rivestire per il ter-
a conoscenza, o che avessero già ed archivistiche e di validare le ritorio italiano, sia con ricerche a
8 OPERA IPOGEA 1 - 2007

Tabella II - Elenco degli antichi acquedotti sotterranei schedati nel Progetto (lista aggiornata al febbraio 2007)

n. denominazione sigla regione prov. comune


1 Acquedotto delle “Uccole” o delle “Vuccole” AB 1 Abruzzo AQ Raiano
2 Acquedotto romano di San Salvo AB 2 Abruzzo CH San Salvo
3 Acquedotto di Sulmona AB 3 Abruzzo AQ Sulmona
4 Acquedotto di L’Aquila AB 4 Abruzzo AQ L’Aquila
5 Acquedotto “delle Luci” AB 5 Abruzzo CH Vasto
6 Acquedotto di Schiavi d’Abruzzo AB 6 Abruzzo CH Schiavi d’Abruzzo
7 Acquedotto di Amiternum AB 7 Abruzzo AQ San Vittorino
8 Acquedotto di Alba Fucens AB 8 Abruzzo AQ Massa d’Albe
9 Acquedotto di Angizia AB 9 Abruzzo AQ Luco dei Marsi
BA 1 Basilicata, PZ Montemilone, Minervino
10 Acquedotto di Montemilone
PU 11 Puglia BA Murge, Canosa di Puglia
11 Acquedotto romano di Venosa BA 2 Basilicata PZ Venosa
12 Pozzo Romano di Manocalzati CA1 Campania AV Manocalzati
S. Michele di Serino,
Atripalda, San Potito
Ultra, Prata, Altavilla
Irpina, Cianche, Ceppa-
loni, Benevento, Cesinali,
Aiello del Sabato, Con-
trada, Forino, Montoro
13 Acquedotto Claudio o Augusteo CA2 Campania AV NA
inf., Mercato San Seve-
rino, Castel San Giorgio,
Sarno, Palma Campania,
Nola, Somma Vesuviana,
Sant’Anastasia, Pomi-
gliano d’Arco, Casalnuovo,
Casoria, Napoli, Pozzuoli
14 Acquedotto di Faicchio CA3 Campania BN Faicchio
Sant’Agata de Goti, Du-
razzano, Valle di Madda-
BN CE loni, Maddaloni, Cervino,
15 Acquedotto del Carmignano CA4 Campania
NA Acerra, San Felice a Can-
cello, Pomigliano, Casal-
nuovo, Casoria, Napoli
Bucciano, Pastorano,
Moiano, Sant’Agata de
Goti, Valle di Maddaloni,
16 Acquedotto Carolino CA5 Campania CE
Caserta, San Nicola la
Strada, San Marco Evan-
gelista, Maddaloni
17 Acquedotto Fontana di San Marzano CA6 Campania CE San Felice a Cancello
18 Acquedotto delle Fontanelle CA7 Campania NA Roccarainola
19 Acquedotto Bolla CA8 Campania NA Volla, Napoli
20 Acquedotto di Buceto CA9 Campania NA Barano d’Ischia, Ischia Porto
21 Acquedotto romano di Sorrento CA10 Campania NA Sorrento
Emilia Marzabotto, Sasso Mar-
22 Acquedotto Romano di Bologna ER 1 BO
Romagna coni, Casalecchio, Bologna
Emilia
23 Acquedotto di Traiano ER 2 FC Meldola
Romagna
Friuli Vene- Trieste, S. Dorligo della
24 Acquedotto romano di Bagnoli FVG 1 TS
zia Giulia Valle
Friuli Vene-
25 Acquedotto Teresiano FVG 2 TS Trieste
zia Giulia
OPERA IPOGEA 1 - 2007 9
26 Acquedotto romano di Atina LA 1 Lazio FR Atina
27 Acquedotto della Forna LA2 Lazio LT Ponza
28 Acquedotto di S. Lorenzo dell’Amaseno LA3 Lazio LT Terracina, S. Lorenzo Amareno
29 Acquedotto di Ventotene LA4 Lazio LT Ventotene
30 Acquedotto sotto Ponzano (Grotta di Costantino) LA5 Lazio RI Cittaducale
31 Acquedotto Vergine (Aqua Virgo) LA6 Lazio Roma Roma
32 Acquedotto Alessandrino (Aqua Alexandrina) LA7 Lazio Roma Roma
33 Acquedotto Aniene Vecchio (Anio Vetus) LA8 Lazio Roma Vicovaro, Roma
34 Acquedotto Aniene Nuovo (Anio Novus) LA9 Lazio Roma Roma
35 Acquedotto Appio LA10 Lazio Roma Roma
36 Acquedotto Claudio (Aqua Claudia) LA11 Lazio Roma Roma
37 Acquedotto Felice LA12 Lazio Roma Roma
38 Acquedotto di Traiano (Aqua Traiana) LA13 Lazio Roma Roma
Sistema cunicolare n° 1
39 LA14 Lazio Roma Anzio
sotto la Villa di Nerone
40 Acquedotto del Malaffitto Alto LA15 Lazio Roma Ariccia
41 Acquedotto del Malaffitto Basso LA16 Lazio Roma Ariccia
42 Acquedotto delle Cento Bocche LA17 Lazio Roma Ariccia, Albano
43 Acquedotto Marcio (Aqua Marcia) LA18 Lazio Roma da Arsoli a Roma
44 Acquedotto Alsietino (Aqua Alsietina) LA19 Lazio Roma Roma, Campagnano di Roma
45 Aqua Tepula LA20 Lazio Roma Grottaferrata, Roma
46 Acquedotto Giulio (Aqua Julia) LA21 Lazio Roma Grottaferrata, Roma
47 Acquedotto Caratti LA22 Lazio Roma Lanuvio
48 Fontana Arcaica del Tuscolo LA23 Lazio Roma Monteporzio Catone
Acquedotto della Mole di Nemi
49 LA24 Lazio Roma Nemi
(Facciate di Nemi)
50 Cunicoli di Vitellio LA25 Lazio Roma Nemi
Acquedotto di Fontana Tempesta
51 LA26 Lazio Roma Nemi, Velletri
(Acquedotto Fontana)
52 Acquedotto di Fosso Tempesta LA27 Lazio Roma Nemi
Palestrina, Castel S. Pietro
53 Acquedotto di Palestrina LA28 Lazio Roma
Romano
54 Acquedotto Paolo LA29 Lazio Roma Roma, Bracciano
55 Gallerie di Ponte Terra LA30 Lazio Roma Roma, S. Vittorino
56 Acquedotto etrusco-romano di Cerveteri LA31 Lazio Roma Cerveteri, Ladispoli
Cunicoli dell’Acqua Sacra del Tempio di Giu-
57 LA31 Lazio VT Civita Castellana
none Curite
58 Acquedotto di Ponte di Ponte LA32 Lazio VT Corchiano
59 Cunicoli idraulici sul Fiume Olpeta LA33 Lazio VT Farnese
60 Fosso della Fornace LA34 Lazio VT Soriano nel Cimino
61 Fosso della Cunicchia LA35 Lazio VT Soriano nel Cimino
62 Acquedotto di (Mummio Nigro Valerio) Vegeto LA36 Lazio VT Viterbo
63 Roggia dei Mulini LI 1 Liguria GE Genova
64 Acquedotto Civico di Genova LI 2 Liguria GE Genova
LI 3 Liguria, Isola del Cantone, Arqua-
65 Acquedotto romano di Libarna GE AL
PI 7 Piemonte ta Scrivia, Tortona
66 Acquedotto di Prato Baglioni LO 1 Lombardia BG Bergamo
67 Acquedotto dei Vasi o di Castagneta LO 2 Lombardia BG Bergamo
68 Acquedotto Sudorno o di S. Vigilio LO 3 Lombardia BG Bergamo
69 Acquedotto di Mompiano LO 4 Lombardia BS Brescia
Lumezzane, Sarezzo, Villa
70 Acquedotto della Val Trompia LO 5 Lombardia BS Carcina, Concesio, Bovezzo,
Brescia
71 Acquedotto di Rebuffone LO 6 Lombardia BS Brescia
72 Acquedotto Pontificio di Loreto MA 1 Marche AN Loreto, Recanati
10 OPERA IPOGEA 1 - 2007

73 Acquedotto Romano di Numana MA 2 Marche AN Numana


74 Buco del Diavolo MA 3 Marche AN Camerano, Ancona
75 Acquedotto di Santa Margherita MA 4 Marche AN Ancona
76 Acquedotto della Fonte del Calamo MA 5 Marche AN Ancona
77 Cunicoli romani del Colle Guasco MA 6 Marche AN Ancona
78 Acquedotto di San Gaudenzio MA 7 Marche AN Senigallia
79 Acquedotto Romano di Fano MA 8 Marche PU Fano
80 Acquedotto Romano di Pesaro MA 9 Marche PU Pesaro, Novilara
81 Acquedotto di Villa Caprile MA 10 Marche PU Pesaro
82 Acquedotto Romano di Urvinum Metaurense MA 11 Marche PU Urbino
83 Acquedotto Romano di Urbs Salvia MA 12 Marche MC Urbisaglia, Colmurano
84 Cunicoli romani di Fermo MA 13 Marche FM Fermo
85 Acquedotto Augusteo di Venafro MO 1 Molise IS Venafro
86 Acquedotto di Isernia MO 2 Molise IS Isernia
87 Acquedotto romano di Monteroduni MO 3 Molise IS Monteroduni
88 Acquedotto di Aquae Statiellae PI 1 Piemonte AL Aqui Terme
89 Acquedotto di Iulia Dertona PI 2 Piemonte AL Tortona
90 Acquedotto di Pollentia PI 3 Piemonte CN Bra
91 Acquedotto di Carreum Potentia PI 4 Piemonte TO Chieri
92 Acquedotto di Colombano Romean PI 5 Piemonte TO Chiomonte
93 Acquedotto di Eporedia PI 6 Piemonte TO Ivrea
PI 7 Piemonte, Isola del Cantone, Arqua-
94 Acquedotto romano di Libarna GE AL
LI 3 Liguria ta Scrivia, Tortona
95 Acquedotto Pozzo S. Giorgio PU 1 Puglia BA Canosa di Puglia
96 Acquedotto S. Angelo – Fontana della Stella PU 2 Puglia BA Gravina in Puglia
97 Acquedotto di Rutigliano PU 3 Puglia BA Rutigliano
98 Acquedotto romano di Brindisi PU 4 Puglia BR Brindisi
99 Acquedotto di Ostuni PU 5 Puglia BR Ostuni
100 Acquedotto di Bovino PU 6 Puglia FG Bovino
101 Acquedotto di Lucera PU 7 Puglia FG Lucera
102 Acquedotto di Gallipoli PU 8 Puglia LE Gallipoli
Acquedotto romano di Saturo o delle Acque
103 PU 9 Puglia TA Leporano, Talsano
Nymphalis
104 Acquedotto del Triglio PU 10 Puglia TA Statte, Crispiano, Taranto
PU 11 Puglia, PZ Montemilone, Minervino
105 Acquedotto di Montemilone
BA 1 Basilicata BA Murge, Canosa di Puglia
106 Acquedotto romano di Carales SA 1 Sardegna CA Cagliari
107 Acquedotto romano di Turris Libisonis SA 2 Sardegna SS Porto Torres, Sassari
108 Acquedotto di Licodia Eubea SI 1 Sicilia CT Licodia Eubea
109 Acquedotto Galermi SI 2 Sicilia SI Sortino
110 Acquedotto di Castel Sorano TO 1 Toscana GR Sorano
111 Acquedotto del F. Lente TO 2 Toscana GR Sorano
112 Bottini di Siena TO 3 Toscana SI Siena
Tr e n t i n o
113 Acquedotto romano di Trento TN 1 TN Trento
Alto Adige
114 Acquedotto della Formina UM 1 Umbria TR Narni
115 Acquedotto romano “Il Molinaccio” UM 2 Umbria PG Spello
116 Acquedotto romano di Aosta (Augusta Praetoria) AO 1 Valle d’Aosta AO Aosta
Valnogaredo, Cinto Eu-
117 Buso della Casara VE 1 Veneto PA
ganeo, Este
118 Acquedotto di Asolo-Bot VE 2 Veneto TV Asolo
119 Acquedotto romano di Verona VE 3 Veneto VE Verona
120 Acquedotto romano di Vicenza VE 4 Veneto VI Vicenza
OPERA IPOGEA 1 - 2007 11
carattere storico ed archeologico La distribuzione generale dei 120 Analogamente a quanto riscon-
che su aspetti più specificamente acquedotti (Fig. 5) mostra chia- trato nella distribuzione regionale
tecnici (geologia, idrogeologia, in- ramente il Lazio in posizione di e come era lecito attendersi, la
gegneria idraulica) e speleologici. assoluto dominio su tutte le altre distribuzione provinciale dei 120
Al momento in cui si scrive (feb- regioni, con 37 schede. A debita acquedotti sotterranei (Fig. 6)
braio 2007) sono pervenute 122 distanza seguono le Marche (13), evidenzia un netto predominio
schede informative, corrisponden- la Puglia (11), la Campania (10), della provincia di Roma, che conta
ti a 120 antichi acquedotti sotter- l’Abruzzo (9), il Piemonte (7), la 26 schede, di contro alle 7 della
ranei (Tab. II). La discrepanza tra Lombardia (6), il Veneto (4) e via provincia di Ancona, alle 6 delle
questi numeri deriva dal fatto che, via le altre regioni; ad eccezione province di L’Aquila, Viterbo e Na-
per alcuni acquedotti, sono perve- della Calabria, tutte le regioni poli, alle 4 di Bari e Pesaro Urbino
nute più schede, compilate da per- del territorio nazionale sono rap- e, a seguire, le altre province. Qua-
sone diverse. Inoltre, in due casi presentate, con almeno un ac- rantacinque province sul territorio
è stata riscontrata la presenza di quedotto sotterraneo a testa. Va nazionale risultano, sulla base dei
acquedotti sotterranei che interes- segnalato inoltre che, come mostra dati al momento in nostro posses-
sano due regioni limitrofe. In un la Bibliografia del Progetto (alla so, interessate dalla presenza di
caso, inoltre (i Bottini di Siena), quale è dedicato ampio spazio in antichi acquedotti sotterranei.
è stata redatta un’unica scheda su questo numero di Opera Ipogea), Osserviamo ora i dati relativi
base bibliografica, che comprende esistono numerose documenta- all’epoca di realizzazione degli
l’insieme di tutte le strutture ac- zioni storiche e bibliografiche per acquedotti, tenendo conto però
quedottistiche sotterranee della tutte le regioni. In molti casi, tali che di frequente il periodo indicato
città di Siena; essa dovrà quindi documenti derivano da letteratura nelle schede copre più di uno dei
essere suddivisa in più schede, specialistica non speleologica, ed tre periodi previsti. In riferimento
ognuna relativa ad un singolo ac- in particolare da studi e ricerche alla realizzazione dell’opera, gran
quedotto. di tipo archeologico. parte degli antichi acquedotti

Figura 5 – Ripartizione per regioni degli antichi acquedotti sotterranei (aggiornamento: febbraio 2007).
12 OPERA IPOGEA 1 - 2007

Figura 6 – Ripartizione per province degli antichi acquedotti sotterranei (aggiornamento: febbraio 2007).
OPERA IPOGEA 1 - 2007 13

Figura 7 – Diagramma a torta relativo all’epoca di realizzazione degli antichi acquedotti sotterranei (aggiornamento: febbraio 2007).

Figura 8 – Istogramma delle lunghezze degli antichi acquedotti sotterranei (aggiornamento: febbraio 2007).

schedati (precisamente, il 78 %) va l’imperatore), e in altri casi è de- erano destinati ad uso irriguo
attribuito al periodo greco-romano sunta dal contesto funzionale (ad e talvolta si tratta di drenaggio
(Fig. 7). Sette condotti sono datati es., serviva una colonia romana = delle acque di lago. Quasi sempre
all’età bizantino-medievale, ma in acquedotto romano); talvolta è del si tratta di opere totalmente o in
quasi tutti i casi essi sembrano ri- tutto ipotetica (ad es., è chiamato gran parte ipogee.
percorrere ipotetici tracciati d’età “acquedotto romano”, ma in realtà Alcuni sono ancora in corso di
romana, finora però non documen- non esiste alcuna documentazione esplorazione e dunque mancano di
tati. Infine il 16 % si data all’età che comprovi la datazione). una nota bibliografica completa.
rinascimentale-moderna. Gli utilizzi sono piuttosto diversi- Per quanto riguarda la lunghezza
La datazione spesso è ricavata ficati: prevalentemente captavano delle opere, i dati sono estrema-
dalle fonti storiche (ad es., in al- e incanalavano acqua potabile per mente variabili. Come si eviden-
cuni autori antichi viene esplicita- servire domus, villae, città, stabi- zia dall’istogramma in figura 8,
mente citata la data di inizio/fine limenti termali e accampamenti la maggior parte è compresa tra
costruzione insieme al nome del- militari; in qualche caso le acque i 1000 e i 5000 metri, ma risulta-
14 OPERA IPOGEA 1 - 2007

no numerosi anche quelli di lun- situazioni geologiche ed idrogeolo- del territorio italiano fa sì che il
ghezza maggiore ai 10 km. Alcuni giche alla base della realizzazione Progetto “La Carta degli Antichi
dei dati riportati nelle schede a degli acquedotti è sicuramente un Acquedotti Italiani” possa costitui-
tale proposito andrebbero però argomento degno di ulteriori ap- re una ricerca in continuo sviluppo,
verificati, specialmente per gli profondimenti, sia a livello locale con approfondimenti che andran-
acquedotti di maggiore lunghezza. che per quanto riguarda l’intero no ad arricchire l’inventario degli
In figura 8 sono anche riportati, territorio nazionale. antichi acquedotti sotterranei, al
nella prima colonna a sinistra, 10 A partire dai riferimenti bibliogra- momento appena abbozzato sulla
acquedotti di lunghezza pari o in- fici riportati nelle schede informa- base delle schede pervenute. Un
feriore ai 400 metri, vale a dire al tive, e con un paziente e successivo Progetto del genere non ha però
limite fissato per la redazione del- lavoro di integrazione, consistente senso di esistere se non si riesce a
la scheda. Si tratta di segnalazioni nell’analisi di riviste specializzate coinvolgere, almeno in ambito spe-
ritenute di particolare interesse, e di atti di convegni riguardanti le leologico, tutte le forze disponibili
e/o con possibilità di prosecuzione cavità artificiali, è stata redatta la e le realtà interessate a tale tema-
dell’opera sotterranea, da verifica- Bibliografia del Progetto “Carta tica nelle varie regioni italiane. Il
re nelle prossime fasi di lavoro del degli Antichi Acquedotti Italiani” lavoro svolto sinora dal gruppo di
Progetto. (riportata come articolo a sé stante coordinamento non può proseguire
Un aspetto alquanto interessante nel presente numero di Opera Ipo- a lungo senza il fattivo supporto
è quello relativo alle rocce affio- gea). Essa comprende attualmente degli speleologi che si occupano di
ranti nella zona di captazione, che circa 1000 opere riguardanti gli cavità artificiali, ed in particolare
evidenziano una distribuzione al- antichi acquedotti, che sono state di opere idrauliche sotterranee.
quanto varia dei termini geologici, suddivise, in ordine alfabetico e Gli obiettivi che al momento intra-
riportati per grandi categorie in cronologico, per regioni (Fig. 10), vediamo, sulla base delle forze oggi
figura 9. Rocce sedimentarie costi- con, in aggiunta, una sezione rela- in gioco, sono un ampliamento del
tuiscono la categoria più rappre- tiva a testi di carattere generale. database tramite la compilazione
sentata, con una percentuale del La bibliografia è ovviamente in di schede su base bibliografica,
36%; in percentuale molto simile, continuo aggiornamento. una validazione dei dati di alcune
sono il gruppo delle rocce carbona- schede, e l’ampliamento ulteriore
tiche (31%) e le rocce vulcaniche della bibliografia del progetto.
(29%), mentre nettamente minore Prospettive future Gli approfondimenti possibili sono
appare la presenza di materiali molteplici, a scala variabile da
detritici (4%). La varietà delle L’enorme patrimonio archeologico quella nazionale, alla regionale,

Figura 9 – Diagramma a torta relativo alla litologia dei materiali affioranti nella zona di captazione degli antichi acquedotti sotter-
ranei (aggiornamento: febbraio 2007).
OPERA IPOGEA 1 - 2007 15

Figura 10 – Distribuzione regionale della bibliografia sugli antichi acquedotti sotterranei (aggiornamento: febbraio 2007).

alla scala locale del singolo acque- Mediterraneo si trovano periodica- specifici progetti su questa temati-
dotto; e, allo stesso tempo, su te- mente a dover affrontare crisi idri- ca in altri paesi del Mediterraneo
matiche diversificate (archeologia, che legate da un lato a variazioni o del Medio Oriente, dove pure la
aspetti conservativi, architettura, climatiche, ma accentuate, dall’al- presenza di antiche opere idrau-
idraulica, idrogeologia, chimica tro, da comportamenti irrazionali, liche sotterranee è ben nota. Il
delle acque, biospeleologia, solo di spreco delle risorse idriche proseguimento del Progetto, quin-
per indicarne alcune). La rea- disponibili da parte dell’uomo. In di, potrebbe consentire alla SSI
lizzazione di studi approfonditi, quest’ottica, il Progetto “La Carta di formulare proposte analoghe
che necessariamente dovranno degli Antichi Acquedotti Italiani” anche a livello internazionale,
partire dal rilievo topografico potrebbe, illustrando le opere di coinvolgendo speleologi e studiosi
dell’opera (se non già esistente), ingegneria idraulica realizzate in di altri paesi.
richiede però contributi economici epoche passate, rivalutandone le
e disponibilità di finanziatori che potenzialità, e, perché no, ripristi-
siano disposti a credere in questa nando alcuni di questi acquedotti
iniziativa, ed a contribuire al suo alla completa funzionalità, contri-
successo. buire a “ri-educare” le popolazioni
La tematica è di estremo interes- al rispetto dell’ambiente ed a un
se, e non solo per il territorio ita- uso sostenibile della risorsa acqua.
liano. Tutti i paesi del bacino del A nostra conoscenza, non esistono
16 OPERA IPOGEA 1 - 2007

Figura 11 - Distribuzione geografica sul territorio nazionale dei 120 acquedotti del Progetto Carta degli Antichi Acquedotti
Italiani. Per ovvie ragioni grafiche la posizione dei singoli acquedotti, soprattutto nei dintorni di Roma, sono indicative.
OPERA IPOGEA 1 - 2007 17

Bibliografia di base

a cura di Mario Parise


Istituto di Ricerca per la Protezione Idrogeologica, CNR, Bari
Gruppo Puglia Grotte, Castellana-Grotte (BA)
e-mail: m.parise@ba.irpi.cnr.it

La bibliografia del Progetto “La dotto. L’ultima sezione comprende indica le enormi potenzialità del
Carta degli Antichi Acquedotti Ita- due tipologie bibliografiche: la Progetto e la possibilità di svilup-
liani” conta allo stato attuale oltre prima è relativa a testi generali e pare ricerche su un gran numero
900 testi riguardanti gli antichi studi storici, la seconda compren- di acquedotti sotterranei, dei quali
acquedotti sotterranei (aggiorna- de articoli e testi su singole aree al momento si ha solo qualche
mento al 31 gennaio 2007). Essa o acquedotti dei quali ancora non segnalazione, frequentemente da
è stata redatta a partire dalle sin- sono state redatte le schede. testi estremamente specialistici.
gole schede informative pervenute Oltre al già richiamato carattere Il mondo speleologico, e in partico-
al Progetto, con le segnalazioni provvisorio della bibliografia, da lare gli speleo attivi nello studio,
riportate nel relativo campo della non intendersi assolutamente esplorazione e ricerca di cavità ar-
scheda. È seguita una ulteriore esaustiva, va fatta un’altra consi- tificiali, può indubbiamente svol-
ricerca bibliografica su pubblica- derazione: l’elevato numero di te- gere un ruolo di primissimo piano
zioni e riviste specialistiche e su sti elencati nelle pagine seguenti negli anni futuri, contribuendo
atti di convegni ad approfondire
sia a carattere le conoscenze
nazionale che in- sugli acquedotti
ternazionale. Data sotterranei già
la vastità degli noti e studiati, e a
studi che, per un acquisirne nuove
motivo o l’altro, su quelle opere
si occupano di idrauliche ancora
antichi acquedot- poco conosciute o
ti, si comprende non esplorate.
facilmente come E’ doveroso rin-
la bibliografia sia graziare alcune
da considerare persone che han-
continuamente in no contribuito in
progress, e quindi maniera partico-
soggetta ad ulte- lare alla redazio-
riori aggiornamen- ne della biblio-
ti ed integrazioni. grafia, in rigoroso
La bibliografia ordine alfabetico:
del Progetto viene Ezio Burri, Marco
presentata suddi- Campagnoli, Vit-
visa per regioni. toria Caloi, Vit-
Nell’ambito di torio Castellani,
ciascuna regione, Sossio Del Prete,
essa è preceduta Carla Galeazzi,
da una breve de- Carlo Germani,
scrizione generale Maria Luisa
del territorio, a Perissinotto e
cui seguono i rife- Mariangela Sam-
rimenti bibliogra- marco.
fici, elencati per
ogni singolo acque-
18 OPERA IPOGEA 1 - 2007

Ancona, Acquedotto di Santa Margherita (secc.XVI-XVIII). (Foto Giuseppe Antonini)


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22 OPERA IPOGEA 1 - 2007

Repertori bibliografici tra il XIV ed il XV sec. e che


videro coinvolta buona parte della
regione settentrionale condussero
regionali ad una progressiva decadenza
mentre si configurava la divisione
amministrativa, ovvero le
Abruzzo primi secoli del millennio avanti
la nostra era, si evidenziano in
province di Chieti, L’Aquila e
Teramo, che rimase immutata
misura crescente gli etnos che sino al 1927. Nel secolo successivo
colonizzeranno, con numerosi transitando per il Vicereame
L’Abruzzo, segnato da una centri a continuità insediativi, la spagnolo, il governo della regione
complessa e variegata morfologia, maggior parte del territorio. Nella entra nell’orbita delle dinastie
nei suoi confini occidentali è essen- divisione augustea dell’Italia, borboniche, permanendovi sino al
zialmente connotato dall’ossatura l’Abruzzo era suddiviso tra la V e suo passaggio nei possedimenti
carbonatica appenninica che degra- la IV Regio e la sua popolazione Savoia, ovvero il compimento della
da vuoi con brusche cesure, ora ricevette, a seguito degli esiti della cosiddetta Unità d’Italia.
con conche intermontane spesso Guerra Italica, ovvero poco prima Le opere idrauliche di maggiore
sede di antichi alvei lacustri, ora della prima metà del I sec. a.C., la interesse, significanti di
con più morbidi declivi collinari cittadinanza romana, marcando una profonda attenzione per
pliocenici dalla inconfondibile così il definitivo ingresso l’organizzazione e la gestione del
matrice prevalentemente argillosa nell’orbita di Roma. Con la caduta territorio, sono realizzate prima di
con marne, verso la costa orientale del vasto Impero, il territorio seguì quest’ultimo evento. Il XIX secolo,
bagnata dal mare Adriatico. I suoi le complesse vicende del resto in particolare, vede la realizzazione
confini sono anche marcati da due dell’Italia, suddiviso prima fra i di un’opera idraulica imponente,
corsi d’acqua, rispettivamente il ducati di Spoleto e Benevento, poi che ripercorrendo gran parte del
Tronto ed il Trigno, che seguendo come contado autonomo di Marsia tracciato ipogeo realizzato nel I sec.
anche storiche delimitazioni successivamente riunito nella d.C., comporterà, contrariamente
racchiudono un territorio di contea di Teate. A partire dal 1140, al progetto di sistemazione
10.794 km2. Questa peculiarità, con i normanni di Ruggero II, idraulica precedente, la definitiva
sottolineata anche dal clima e dal entrò a far parte di quel Regnum scomparsa del lago Fucino, terzo
popolamento vegetale ed animale, Siciliane dal quale non ebbe più a lago d’Italia per estensione.
ha consentito stanziamenti di distaccarsi, anche dopo l’avvento
popolazioni sin dal Paleolitico di Federico II e, successivamente, [Ezio Burri]
inferiore. Significativamente già della monarchia angioina. Le
nel periodo italico, e dunque nei lunghe lotte intestine, sviluppatesi

Elenco acquedotti

Nome sigla provincia comune (i)


Acquedotto delle Vuccole AB1 L’Aquila Raiano
Acquedotto romano di San Salvo AB2 Chieti San Salvo
Acquedotto di Sulmona AB3 L’Aquila Sulmona
Acquedotto di L’Aquila AB4 L’Aquila L’Aquila
Acquedotto “delle Luci” AB5 Chieti Vasto
Acquedotto di Schiavi d’Abruzzo AB6 Chieti Schiavi d’Abruzzo
Acquedotto di Amiternum AB7 L’Aquila San Vittorino
Acquedotto di Alba Fucens AB8 L’Aquila Massa d’Albe
Acquedotto di Angizia AB9 L’Aquila Luco dei Marsi

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24 OPERA IPOGEA 1 - 2007

Basilicata è relativa all’acquedotto che servi-


va Canusium (Canosa di Puglia),
archeologiche hanno documentato
l’esistenza di condutture sotter-
la cui area di captazione era nei ranee che incanalavano acque da
I sistemi di approvvigionamento dintorni di Venosa. Da qui, con un vicine sorgenti per il rifornimento
idrico hanno avuto un’indubbia percorso di circa 20 miglia, dopo idrico del praetorium tardoantico e
importanza nello sviluppo della essere passato per Montemilone, del balneum.
Basilicata in età Romana, come l’acquedotto raggiungeva la parte Nonostante le scarne documenta-
attestato da numerose fonti. Tanto meridionale di Canosa. La data- zioni al momento disponibili, in
per fini potabili, quanto per il fun- zione della struttura, commissio- conclusione, va detto che la regio-
zionamento di stabilimenti terma- nata da Erode Attico, sembra sia ne Basilicata, al pari della confi-
li, opere idrauliche dovevano esse- da riferire all’età della colonia. nante Calabria, sembra alquanto
re state realizzate in più aree della Altre segnalazioni di opere idrau- promettente per le ricerche fina-
regione. Tra i siti più antichi per i liche sotterranee in Basilicata, al lizzate all’individuazione ed alla
quali esistono documentazioni di momento non ancora verificate, ri- esplorazione di antichi acquedotti
acquedotti si ricordano in partico- guardano l’alta valle del Bradano, sotterranei.
lare Grumentum e Venosa. i dintorni di Oppido Lucano, e il
Per quanto riguarda però le ope- complesso di San Giovanni di Ruo- [Mario Parise]
re idrauliche sotterranee, l’unica ti in provincia di Potenza. In que-
documentazione sinora rinvenuta st’ultimo, in particolare, ricerche

Elenco acquedotti

nome sigla provincia comune (i)


Montemilone, Minervino Murge, Canosa
Acquedotto di Montemilone BA1-PU11 Potenza, Bari
di Puglia
Acquedotto romano di Venosa BA2 Potenza Venosa

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OPERA IPOGEA 1 - 2007 25

Calabria Laviola V., 1974, L’acquedotto


romano di Amendolara. Magna
ipogei di queste opere soprattutto
con riferimento a quei rami che si
Graecia, IX (1-2), p. 15-16. sviluppano al di fuori della “cinta
Settembrini A., 1993, L’acquedotto muraria” della città di Napoli.
Nessuna notizia documentata è romano di Amendolara in Carenza che, tuttavia, diventa
stata ritrovata circa la presenza Calabria. Journal of Ancient anche potenzialità dal momento
di antichi acquedotti sotterranei Topography, III, p. 195-200. che spesso sono già noti i tracciati
in Calabria, né risulta al catasto Tucci A., 1987, Amendolara. sulla scorta dei documenti storici
regionale alcuna indicazione di Magna Graecia, XII, p. 22-23. esistenti. A questo proposito, è
esplorazioni in opere idrauliche ovvio che la rassegna bibliografica
ipogee. Ciò nonostante, si di seguito riportata non può cer-
presume che il territorio regionale
calabrese possa presentare Campania to considerarsi esaustiva di una
documentazione molto più ampia
strutture di questo tipo, data la che comprende carteggi di varia
notevole presenza di tracce e resti In Campania diverse sono le an- natura tra cui epistole, atti, tavo-
archeologici risalenti a varie epoche tiche strutture acquedottistiche le progettuali di notevole valore
storiche. L’unico acquedotto di cui documentate così come, con riferi- storico depositato presso archivi
si sia trovata notizia è l’acquedotto mento alle specifiche richieste dal e biblioteche. Durante il Progetto
romano di Amendolara, nell’alto Progetto della Carta degli Antichi della Carta degli Antichi Acque-
Jonio calabrese, di età imperiale, Acquedotti Ipogei, non mancano dotti Ipogei è stato possibile re-
che però non sembra presentare altre strutture simili non docu- perire documenti e testi relativi a
alcun tratto sotterraneo. mentate e/o minori o ancora lungi una decina di acquedotti campani
Alcuni percorsi ipogei sono invece dall’essere scoperte e divulgate. di età compresa tra il periodo gre-
presenti nell’acquedotto civico di Esemplificativo, a tal proposito, co-romano e il XIX secolo. L’auspi-
Crotone, inaugurato nel gennaio è il caso dell’acquedotto di Mano- cio per il futuro è che queste opere
1907. Data l’età di costruzione calzati scoperto casualmente nel idrauliche possano essere sempre
(posteriore al limite temporale 1968 o ancora più anticamente di più oggetto di esplorazione diretta
superiore stabilito per il Progetto un tratto dell’acquedotto romano e che questa sintetica rassegna
“La Carta degli Antichi Acquedotti dell’Acqua Giulia scoperto durante bibliografica possa arricchirsi di
Italiani”) e la limitata estensione i lavori per la costruzione dell’Ac- nuove e moderne cronache tecnico
dei tratti sotterranei, non è però quedotto Carolino. In ogni caso, esplorative e documentali che illu-
stata redatta la scheda informativa anche a prescindere dai potenziali strino il loro stato di conservazione
per questo acquedotto. ulteriori ritrovamenti, è da sot- e le loro meraviglie nascoste.
Si auspica che la prosecuzione delle tolineare la notevole carenza del
ricerche in Calabria, sia di caratte- dato esplorativo diretto dei tratti [Sossio Del Prete]
re esplorativo che documentaristi-
che, possa consentire nel prossimo
futuro l’individuazione di antiche
opere idrauliche sotterranee anche
per questa importante regione del
mezzogiorno d’Italia.

[Mario Parise, Antonio Trocino]

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26 OPERA IPOGEA 1 - 2007

Elenco acquedotti

nome sigla provincia comune (i)

Pozzo romano di Manocalzati CA1 Avellino Manocalzati


S. Michele di Serino, Atripalda, San
Potito Ultra, Prata, Altavilla Irpina,
Cianche, Ceppaloni, Benevento, Ce-
sinali, Aiello del Sabato, Contrada,
Forino, Montoro inf., Mercato San
Acquedotto Claudio o Augusteo CA2 Avellino, Napoli
Severino, Castel San Giorgio, Sarno,
Palma Campania, Nola,Somma Ve-
suviana, Sant’Anastasia, Pomigliano
d’Arco, Casalnuovo, Casoria, Napoli,
Pozzuoli
Acquedotto di Faicchio CA3 Benevento Faicchio

Sant’Agata de Goti, Durazzano, Valle


Benevento, Caserta, di Maddaloni, Maddaloni, Cervino,
Acquedotto del Carmignano CA4
Napoli Acerra, San Felice a Cancello, Pomi-
gliano, Casalnuovo, Casoria, Napoli

Bucciano, Pastorano, Moiano, San-


t’Agata de Goti, Valle di Maddaloni,
Acquedotto Carolino CA5 Benevento, Caserta
Caserta, San Nicola la Strada, San
Marco Evangelista, Maddaloni

Acquedotto Fontana di San Marzano CA6 Caserta San Felice a Cancello

Acquedotto delle Fontanelle CA7 Napoli Roccarainola


Acquedotto Bolla CA8 Napoli Volla, Napoli
Acquedotto di Buceto CA9 Napoli Barano d’Ischia, Ischia Porto
Acquedotto romano di Sorrento CA10 Napoli Sorrento

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28 OPERA IPOGEA 1 - 2007

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OPERA IPOGEA 1 - 2007 29
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ne di Napoli. Azienda di soggior- condotto è scavato semplicemente percorso. Il progetto da lui stilato
no, cura e turismo della città di nella nuda roccia, mentre nelle se- venne però seguito solo in via di
Napoli. zioni mediana e terminale, attra- massima dall’impresa che acquisì
De Rose A., 1995, Le fontane di versando principalmente argille l’appalto e la successiva gestione
Napoli. Newton Compton Edi- e marne di varia età e differente dell’acquedotto, in quanto durante
tori-Roma. consistenza si è fatto ricorso alla le operazioni di espurgo vennero
Del Prete S., Mele R. & Bocchino centinatura, ottenuta perlopiù in spesso rinvenuti tratti che erano
B., 2000, Lineamenti di storia conglomerato cementizio, con pa- sfuggiti alle precedenti ricerche di
del sottosuolo dell’antica Napoli reti e volta di spessore attorno ai Zannoni. In tale occasione vennero
e rinvenimenti di un ipogeo di 60 cm ed intonacatura delle pareti inoltre tagliate e dismesse le opere
epoca greco-romana. Opera Ipo- interne. L’utilizzo dei mattoni è idrauliche tardomedievali e rina-
gea, n. 3, p. 3-18. ritenuto pertinente alle ristruttu- scimentali. Nel 1881 l’acquedotto
Gasparini L., 1979, Antiche fon- razioni successive a cui l’acque- riprese quindi il suo regolare fun-
tane di Napoli. Società Editrice dotto è stato sottoposto. Ne sono zionamento, riportando le acque
Napoletana. documentate almeno un paio, la del Setta a Bologna.
Lapegna U., 1987b, Note illustra- prima in età adrianea, la seconda Attualmente l’acquedotto romano
tive del sottosuolo di Napoli. in epoca severiana. Queste ristrut- è inserito all’interno del sistema
Atti 2° Convegno Nazionale di turazioni hanno anche comportato integrato di gestione e distribu-
Speleologia Urbana “Le cavità il taglio e l’abbandono di alcune zione delle acque del capoluogo
artificiali: aspetti storico-morfo- parti del percorso primigenio e emiliano, in cui si fa uso sia delle
logici e loro utilizzo”, 1-3 marzo la messa in opera di nuovi rami acque superficiali del Setta, sia
1985, Napoli, ed. CAI. sostitutivi. di quelle di falda provenienti dai
Liccardo G., 2000, Napoli Sot- L’acquedotto ha conosciuto poi pozzi ricavati nelle conoidi allu-
terranea – Storia, arte, segreti, una fase di abbandono in età tar- vionali poste a nord di Bologna.
leggende, curiosità. Newton & doantica e altomedievale, con la Siccome la tendenza attuale e
Compton editori, 286 pp. progressiva ostruzione di lunghe futura è quella di fare sempre
Puntillo E., 1994, Grotte e caverne sezioni del condotto, crolli e scom- più uso delle acque superficiali e
di Napoli. Tascabili Economici parsa di alcuni tratti. In piena età limitare il prelievo da falde ormai
Newton, Napoli tascabile, n. 4, medievale il Comune di Bologna eccessivamente sfruttate, a parti-
4a ed., 1998, 62 pp. cominciò ad attuare una progressi- re dalla metà degli anni Ottanta il
Sgobbo I., 1934, I nuclei monu- va azione di recupero del segmento cunicolo romano è stato affiancato
mentali delle terme romane di prossimo alla città, di cui si hanno da una nuova linea, con tubazione
Baia per la prima volta ricono- notizie a partire dalla fine del partente dalla medesima centrale
sciuti. Atti III Congr. Naz. St. 1100 e nel corso del Duecento. Nel di potabilizzazione, appositamente
Rom., Bologna. Quattrocento venne quindi rea- ampliata. La portata massima del-
lizzata la captazione sotterranea l’antico condotto è compresa fra i
dell’acqua Remonda, nel colle di 400 e i 500 l/s, ed è quindi in grado
Emilia San Michele in Bosco, poco a sud
dell’abitato, che venne appunto
di fornire ancora oggi un signifi-
cativo contributo al rifornimento
Romagna condottata nell’ultimo tratto del
vecchio acquedotto romano e, at-
idrico della città.
A Ravenna l’acquedotto venne in-
traverso questo, fatta giungere in vece costruito da Traiano e restau-
città. Lo stesso avvenne nel 1563 rato da Teoderico. Era realizzato
Bologna possiede uno degli esempi con la costruzione dell’opera di in sotterraneo per la parte monta-
più eclatanti dell’acquedottistica captazione di Valverde, anch’essa na e su arcate per quella sviluppa-
romana. L’acquedotto trae l’acqua sotterranea, le cui acque, unite ta in pianura. Alimentava anche il
dal torrente Setta e, attraverso alle precedenti, andavano ad ali- porto di Classe, sede della flotta
un percorso sotterraneo, la con- mentare la Fontana del Nettuno imperiale nell’Adriatico. La sezio-
duce alla città. Giunto nei pressi e alcune altre fontane nel centro ne più a monte attualmente nota
dell’antica Bononia si divideva in città. Ulteriori interventi di espur- è nei pressi di Meldola (FC), nella
due rami, uno destinato all’abitato go del condotto si sono succeduti valle del Ronco-Bidente, conosciu-
vero e proprio, l’altro ad alimen- nel corso del Seicento e ad inizio ta per indagini effettuate a metà
tare le principali terme cittadine, Settecento, per cui a questa data Settecento per il tratto scorrente
collocate in ambito periurbano ne erano di fatto ripristinati già sotto l’abitato e da quelle svolte
nel quadrante sud-occidentale. 2.500 m. da Antonio Zannoni sul finire del-
L’opera è stata realizzata in età Lo studio per una definitiva riat- l’Ottocento per il segmento a sud
augustea, alla fine del I sec. a.C. e tivazione venne affidato ad Anto- della cittadina, il quale ne propose
la tipologia dello speco si adatta ai nio Zannoni il quale, negli anni senza fortuna anche il ripristino,
differenti tipi di rocce che di volta sessanta dell’Ottocento compì nu- dietro al successo ottenuto con la
in volta va attraversando. Nella merose ricognizioni e parziali diso- riattivazione dell’acquedotto di
sezione più a monte, dove sono struzioni onde individuare i tratti Bologna. Non è nota con esattezza
30 OPERA IPOGEA 1 - 2007

l’ubicazione dell’opera di presa, con ciottoli fluviali, ha una sezione collegata al poco distante palazzo
oggetto di numerose speculazioni rettangolare con volta a botte, con di Teodorico, struttura questa di
dottrinali (direttamente propor- dimensioni interne dello speco di età tardoantica che la dottrina
zionali alla mancanza di ricerca 1,45 m di altezza e 0,56 m di lar- individua come residenza di caccia
sul campo), così come l’ulteriore ghezza. Lo spessore delle pareti è del re goto.
eventuale sviluppo verso monte e di circa 60 cm. Per il resto, a Reggio Emilia/
verso valle del condotto sotterra- A Imola/Forum Corneli si hanno Regium Lepidi sono state rinve-
neo. Per il tratto aereo sono noti resti di acquedotto rinvenuti 4 km nute tubazioni fittili in ambito ur-
rinvenimenti dei piloni sostenenti a sud-ovest della città, sulla sini- bano, mentre a Modena/Mutina si
il condotto, che portano a loca- stra del Santerno. Nel tratto indi- hanno resti di terme databili alla
lizzarne il tragitto lungo l’alveo viduato l’opera era realizzata in prima metà del I sec. d.C. Anche
dell’attuale Ronco, nonchè alcune trincea, con fondazione in coccio- a Cesena sono stati rinvenuti re-
indicazioni di natura toponimica, pesto e alzato in sesquipedali, di sti di un edificio termale attibuito
come quella della pieve di S. Ma- cui gli ultimi corsi sono aggettanti alla prima età imperiale, così come
ria in Acquedotto, poco a nord di a creare una copertura a pseudo- a Forlì/Forum Livi sono noti resti
Forlì. volta. La larghezza del condotto è di un balineum, di cui si ha però
Le indicazioni relative alle altre di 60 cm, l’altezza di 1,2 m. scarsa documentazione. Infine a
città sono dovute ad indagini di A Rimini/Ariminum, 2 km a sud- Sarsina (FC), altra piccola città in
carattere archeologico, che hanno ovest della città, è stato rinvenuto ambiente montano, si hanno resti
messo in evidenza tratti limitati nel 1975 un tratto di condotto, rea- di un impianto termale.
di condotti, rinvenuti di solito lizzato con sesquipedali e coper- In questi ultimi casi è chiaro che
casualmente, e quindi quasi mai tura a volta, di altezza 1,5-1,7 m, la presenza di impianti di distribu-
oggetto di successive e più estese larghezza di circa 1 m e spessore zione idrica e resti di terme impli-
investigazioni. della muratura di circa 50 cm. cano necessariamente l’esistenza
A Parma vi sono resti di acque- A Mevaniola (Galeata, FC), pic- di sistemi acquedottistici a monte,
dotto, realizzato in ambito urbano cola città romana collocata in non ancora individuati.
tramite trincea, con conduttura contesto montano, sono presenti Si può quindi concludere che prati-
sotterranea a sezione trape- resti di terme da cui provengono camente tutte le città della regione
zoidale. L’opera è realizzata in alcune fistole plumbee, nonché fossero dotate in età romana di un
conglomerato di malta e ciottoli, altre condutture fittili nel resto acquedotto, o perché effettivamen-
rivestito in cocciopesto, con due dell’abitato. Nella stessa località te rinvenuto o perché logicamente
file sovrapposte di sesquipedali è stato rinvenuto anche un lacerto ipotizzabile sulla scorta degli altri
come pavimento. É ritenuto di musivo, con iscrizione ricordante rinvenimenti archeologici. Per gli
età inizio-imperiale, mentre al VI un restauro dell’acquedotto cit- abitati collocati in contesto monta-
sec. d.C. si data il restauro dell’ac- tadino ad opera del quadrumviro no può essere sicuramente ritenu-
quedotto voluto da Teoderico, noto Cesio, risalente alla metà del I ta valida l’ipotesi di utilizzazione
dalla letteratura. sec. a.C., per cui si pone il dubbio di sorgenti locali, stante il numero
Singolare per la collocazione se l’acquedotto fosse costituito da relativamente limitato di abitanti,
topografica è l’acquedotto che una semplice captazione di una ma per le principali città della
alimentava Brescello/Brixellum sorgente locale conduttata tramite pianura la necessità di garantire
(porto fluviale sul Po), sviluppato le sole fistole oppure se, anche in un quantitativo giornaliero di ac-
completamente in sotterraneo con questo caso, ci si debba aspettare qua decisamente più elevato può
un percorso di una quindicina di un’opera più complessa, di cui le essere soddisfatto solo tramite il
chilometri totalmente in pianura. fistole rappresentano solo l’ultimo ricorso ad una captazione diret-
L’opera di presa era presso il Lago elemento di distribuzione dell’ac- ta dei corsi d’acqua, peraltro a
di Gruma, posto al passaggio fra qua nell’abitato. carattere torrentizio, che solcano
alta e media pianura ed alimen- A Galeata (FC) si trova la cosid- l’Appennino. Elemento questo
tato dai tipici fontanili presenti detta Fontana di Teoderico, un cu- che, partendo dai casi eclatanti
un tempo in questa zona, a nord- nicolo lungo almeno 300 m, costi- di Bologna e Meldola, può essere
ovest di Reggio Emilia. Ne sono tuito da una galleria alta 1,9 m e utilizzato come filo conduttore per
noti alcuni tratti emersi in seguito larga circa 1 m, accessibile tramite eventuali future ricerche.
a scavi presso Campegine (RE). un pozzo. Finora non sono stati
Messo in opera in trincea e rea- condotti studi approfonditi, ma [Danilo De Maria]
lizzato in conglomerato cementizio la tradizione popolare la ritiene

Elenco acquedotti

nome sigla provincia comune (i)


Marzabotto, Sasso Marconi, Casalecchio,
Acquedotto Romano di Bologna ER1 Bologna
Bologna
Acquedotto di Traiano ER2 Forlì-Cesena Meldola
OPERA IPOGEA 1 - 2007 31
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32 OPERA IPOGEA 1 - 2007

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2002, La “riscoperta” del con- ariminensis Approvvigionamen- finante con il mare e ricca di acque
dotto romano di Brescello. Primi to, conduzione e utilizzo nella sorgive, circondata da una serie di
dati dai sondaggi di Campegine, città romana. Rimini. catene montuose, attraversate da
Gattatico e Poviglio. In Binos Ac- Sassatelli G., 1991, Opere idrauli- valli nelle quali scorrono nume-
tus Lumina, Atti Conv. Int. Stu- che nella città etrusca di Marza- rosi torrenti. Per questi motivi,
di su Metodologie per lo Studio botto. In: Gli Etruschi maestri di l’approvvigionamento idrico non
della Scienza Idraulica Antica, idraulica. Electa Editori Umbri, ha mai rappresentato, in linea di
Ravenna, 13-15 maggio 1999, Perugia, p. 179-207. massima, un grave problema e di
Agorà ed., p. 117-129. SSI, 2000, Indagini per l’accerta- conseguenza in queste terre non
Borlenghi A., 1998, Acquedotto mento dello stato di consistenza sono rintracciabili grandi esempi
romano di Reggio Emilia: siste- della galleria di subalveo in di acquedotti ed opere idrauliche
mi di adduzione e distribuzione località Mirafiori di Rivergaro di notevoli dimensioni. In pianura
dell’acqua in città. Pagine di (PC), prospezioni e analisi spe- è stato sufficiente deviare qualche
Archeologia, n. 2, p. 1-3. leologiche del Traversante di fiume tramite appositi canali per
Borlenghi A., 1999, Dall’acque- Trebbia; relazione tecnica con al- avvicinare grandi quantità d’ac-
dotto romano al restauro teodo- legati grafici di rilievo in forma- qua ai vari centri abitati, sia a fini
riciano. In: La città delle acque. to cartaceo e informatico. Centro potabili sia come forza motrice.
Approvvigionamento idrico e Italiano di Documentazione Fra i pochi casi riscontrabili di
fontane a Parma dall’epoca ro- Speleologica “Franco Anelli”, opere di un certo rilievo costruite
mana ai giorni nostri. Parma, Bologna, inedito. dall’uomo, possiamo ricordare la
p. 25-27. Sturloni S., 1999, La città sotto- cittadina romana di Aquileia, fon-
Borlenghi A., 2002, Note sul rinve- pelle: Fossaccia Farnesiana e data nel 181 a.C. sulle rive del fiu-
nimento della linea acquaria di Condotta Tarascona, antiche vie me Natissa, luogo particolarmente
Regium Lepidi. In Binos Actus idriche sotto il centro storico di strategico in quanto punto termi-
Lumina, Atti Conv. Int. Studi Parma. Speleologia Emiliana, nale di importanti vie di comu-
su Metodologie per lo Studio Atti 11° Convegno Speleologico nicazione terrestre. Durante gli
della Scienza Idraulica Antica, Regionale, 1 novembre 1997, scavi archeologici del Foro, sono
Ravenna, 13-15 maggio 1999, Casola Valsenio, n. 9, p. 27-34. stati rinvenuti i resti di un’estesa
Agorà ed., p. 153-158. Susini G., 1985, L’aqua Augusta rete di distribuzione in tubature
Carrà E., 1979, Il Traversante. del Setta – Reno: valutazioni e di piombo, collegate a due singoli
Piacenza Economica, a. XXVI, interrogativi. Strenna Storica acquedotti che attingevano l’acqua
n.s., n. 2, p. 74-80. Bolognese, a. XXXV, p. 325-337. da alcune sorgenti poste a vari chi-
Chiesi M., 2001, Il Traversante di Turchetto A.M., Lorusso S. & lometri di distanza, una a setten-
Trebbia. Opera Ipogea, n. 1, p. Giorgetti D., 2002, Il cunicolo trione e l’altra ad oriente. Mentre
15-28. romano della Valle del Setta: ben poco si sa dell’opera idraulica
Della Cella G., 1911, La condot- l’attualità delle opere idrauliche che si dirigeva verso est, l’acque-
ta piacentina delle acque del antiche. In Binos Actus Lumina, dotto che arrivava da nord era un
Trebbia, note storiche e pratiche. Atti Conv. Int. Studi su Metodo- cunicolo di mattoni al cui interno
L’Agricoltura Piacentina, Boll. logie per lo Studio della Scienza passavano dei tubi di piombo dove
Cattedra Amb. Agr. Piacenza, a. Idraulica Antica, Ravenna, 13- scorreva l’acqua. Ogni tanto erano
IV, Stab. Tip. Piacentino, p. 1-21. 15 maggio 1999, Agorà ed., p. presenti dei pozzetti che servivano
Forti P., 1988, A proposito di 317-326. ai tecnici romani per verificare il
alcune particolari concrezioni Veggiani A., 1980, Considerazioni corretto funzionamento delle tu-
parietali rinvenute nell’acque- geologiche sulla captazione e sul bature. Gli storici ricordano che
dotto romano della Val di Setta. tracciato dell’acquedotto romano nel 238 d.C. Massimino il Trace
Sottoterra, n. 79, p. 21-28. di Ravenna. St. Romagn., 31, p. assediò la città e per forzare i
Giorgetti D., 1980, Geografia sto- 3-19. suoi abitanti alla resa interruppe
rica ariminese. In: Analisi di Ri- l’acquedotto e tolse l’acqua alla
mini antica: storia e archeologia città. Questa particolare vicenda
per un museo. Rimini, p. 89-124. ha lasciato le sue conseguenze
Maccaferri A., 1884, L’acquedotto anche nel Foro dove, proprio vici-
del Setta. Bologna. no ai condotti, sono stati trovati
Manzelli V., 2000, Ravenna. dei pozzi di fortuna costruiti dagli
OPERA IPOGEA 1 - 2007 33
aquileiesi durante l’assedio. Finita raggiungere il Noricum (Austria). tà sul sistema di alimentazione di
questa fase, l’acquedotto romano A controllo di questa importante questa opera idraulica al momento
non è stato comunque più ripri- via, venne fondato nel 50 a.C. poco conosciuta.
stinato. Nei dintorni, sono stati circa, su un preesistente villaggio Secondo la tradizione, la città
ritrovati in località Santo Stefano carno-celtico, il vicus di Julium denominata Forum Julii (Civi-
tratti di murature dello spessore Carnicum (l’attuale Zuglio), che dale) fu fondata nel 50 a.C. da
medio di circa 1,50 m, appartenen- successivamente assumerà sempre Giulio Cesare, ma testimonianze
ti ai cunicoli di questo acquedotto maggiore importanza diventando venetiche e celtiche rivelano una
che andavano a sfruttare le varie prima colonia e poi municipium preesistente presenza insediativa.
risorgive di Saciletto e Mortisins, con pieni diritti romani. A nord-est Occupata nel 568 dai Longobardi,
distanti circa 8 chilometri dall’abi- del Foro di questo importante cen- guidati dal re Alboino, Cividale
tato antico di Aquileia. Altri resti tro vi erano le Terme, parzialmen- divenne la capitale del primo du-
sono stati rinvenuti nei pressi di te indagate nel 1874, dove furono cato longobardo. Il primo impianto
Scodovacca dove il cunicolo, dopo rinvenuti tratti di tubi di piombo idraulico della città risale al 1250,
un primo tratto sotterraneo, rie- relativi ad un acquedotto terma- quando la comunità locale decise
mergeva dal terreno e proseguiva le. Purtroppo una grande parte di rinnovare il sistema di approv-
in esterno sorretto da un muro dell’area è oggi interessata da vigionamento - sino ad allora ba-
che permetteva di mantenere la costruzioni e proprietà private, ma sato sui pozzi e sulle cisterne di
corretta pendenza di circa il 5 ‰. è possibile che ulteriori indagini raccolta - con la costruzione di un
Anche nei pressi di Villa Chiozza possano rivelare importanti novi- acquedotto che, partendo dalle col-
è venuto alla luce un breve tratto
del condotto sotterraneo dell’ac-
quedotto. La conduttura rinvenuta
per una lunghezza di circa 8 metri
ha il fondo piano e la volta a botte
in mattoni sesquipedali, è larga
circa 4 m ed il piano inferiore giace
a circa 1,8 m dall’attuale livello di
campagna. Nell’ottobre 2006, in lo-
calità La Fredda (comune di Ruda),
è riemerso un ulteriore tratto di
condotta che si suppone facesse
parte dell’acquedotto di Aquileia.
Datato attorno al I sec. a.C., il
manufatto (70 cm di larghezza per
oltre un metro di altezza) è compo-
sto da un basamento in mattoni e
da un conglomerato sovrastante di
pietrame, malta e ghiaia. Il luogo
di rinvenimento della condotta,
che è stata costruita a fianco della
strada che collegava la città roma-
na con Cividale, dista non più di 6
km dal punto originale di utilizzo.
Fino ad oggi, a causa dello stato
di conservazione dei resti, lo stu-
dio di queste opere idrauliche ha
coinvolto solamente il mondo della
ricerca archeologica.
Roma, estendendo continuamente
il proprio dominio su altri popoli,
ha avuto la costante necessità di
strade e di presidi per la propria
difesa. Una di questa strade era
la Julia Augusta, che partendo
proprio da Aquileia, raggiungeva
Venzone dove si dirama in due
tratte: una verso Santicum (Villac-
co), l’altra verso la Valle del Bût.
Quest’ultima parte, denominata Acquedotto Romano, CA 9 FVG-TS. Tratto della galleria ancora percorribile, posta
Via Claudia o Carnica, saliva fino sotto la via Madonna del Mare, che rappresenta la parte terminale dell’acquedotto
alla Julia Alpes (Monte Croce), per romano di Bagnoli (Foto Paolo Guglia).
34 OPERA IPOGEA 1 - 2007

a cavallo tra il XVII ed il XVIII


secolo. Non risultano segnalate
ulteriori prosecuzioni di questo ac-
quedotto che, con ogni probabilità,
si collegava a qualche vicino corso
d’acqua superficiale ed il cui uti-
lizzo era previsto, per ovvi motivi,
solamente nei periodi di pace.
Gorizia, cittadina situata all’estre-
mo sud del grande impero Austro-
Ungarico, è stata considerata per
lungo tempo la Nizza austriaca,
una stazione climatica elegante ed
alla moda. Già all’inizio del 1800,
però, il costante aumento della po-
polazione ha iniziato a costituire
un serio problema per le precarie
condizioni igieniche della città,
aggravate in gran parte dalla pre-
senza di un acquedotto vecchio e
Galleria Kaluza, CA 8 FVG-TS. Cunicolo di captazione risalente al XIX secolo, po-
sto sotto la chiesa di San Ulderico nel paese di San Dorligo della Valle (Foto Paolo malandato, ma soprattutto inade-
Guglia). guato alle nuove esigenze. Gorizia
si è trovata così alle prese con un
line di Zuccola, doveva alimentare zialmente priva di documentazio- problema di vitale importanza: la
una fontana posta nella piazza del ne storica fino all’anno 983. La ricerca di una nuova fonte d’acqua
Mercato. E’ interessante notare sua posizione, in una zona ricca di potabile capace di soddisfare le
come, dall’analisi delle fonti stori- corsi d’acqua, ha sempre facilitato necessità della sempre crescente
che, risulta che le tubature in le- il suo approvvigionamento idrico, popolazione. Tra il 1834 ed il 1867,
gno e in terracotta fossero sovente se nel corso del 1800, durante i si svilupparono vari progetti per
prese di mira da malintenzionati, numerosi lavori che hanno poten- risolvere questa emergenza, ve-
che causavano talvolta ingenti ziato le infrastrutture della città, rificando come l’acqua richiesta
danni alle stesse. Si trattava di un si sistemò definitivamente l’ac- non poteva essere reperita tanto
acquedotto alquanto rudimentale, quedotto, impiegando anche due facilmente nei dintorni della città
con ampi tratti in esterno e dal canali già presenti (la roggia di senza sfruttare la falda freatica,
funzionamento spesso disconti- Palma utilizzata dal 1171 e roggia con i conseguenti problemi di
nuo, a causa delle ricorrenti rottu- di Udine in funzione dal 1217). Si carattere tecnico allora esistenti.
re delle sue strutture di trasporto. tratta complessivamente di opere In precedenza, le principali fonti
Con il tempo, aumentate le esi- di superficie e non viene segnalato d’approvvigionamento d’acqua
genze d’acqua potabile, nel corso specificatamente alcun manufatto erano costituite dall’acquedotto
dell’Ottocento è stato riaffrontato sotterraneo. di Cronberg (alimentato dalla sor-
il problema. Lungo il fiume Na- Il 7 ottobre 1593, ormai perduta gente Jerebizza, dalle due sorgive
tisone sono state identificate ben dai Veneziani l’importante piazza- Perieunich e dal bacino di raccolta
tre sorgenti a monte dell’abitato di forte di Gradisca, fu firmato l’atto denominato “al Respiro”), nonché
Stupizza: quella detta Arpit, quel- di fondazione della fortezza di Pal- dalla fonte situata in località Stra-
la chiamata “delle Mine” e quella manova, potente roccaforte ideata zig, ma tutte queste soluzioni ri-
denominata Pojana, che darà il dal friulano Giulio Savorgnan a sultavano insufficienti per le nuo-
nome all’acquedotto che, opportu- forma di stella a nove punte, cin- ve esigenze. A complicare la situa-
namente rinnovato e potenziato, ta da bastioni e con ampi fossati. zione, la falda che alimentava una
risulta in funzione ancora oggi. Questa costruzione può essere delle sorgenti Perieunich si era nel
Viene segnalata, alle spalle del considerata la massima espressio- frattempo considerevolmente ab-
punto di presa “storico” di que- ne di quanto previsto dalla tratta- bassata, provocando un’evidente
st’ultimo acquedotto, una galleria tistica rinascimentale in relazione e grave inefficienza dell’acquedot-
sotterranea lunga un centinaio di alle tematiche della città ideale, to goriziano. L’amministrazione
metri da cui proviene l’acqua, che oltre che punto strategico per la comunale avviò così vari progetti
potrebbe avere qualche interesse difesa del confine orientale della di ricerca, riguardanti la zona di
di tipo speleologico. Serenissima contro le eventuali Fontefredda (Pri Mrzleku) sul San
Sempre rimanendo in pianura, invasioni da est. Fra i vari monu- Gabriele e la Bainsizza, concen-
risulta interessante analizzare menti ancora visibili è possibile trandosi poi sul percorso sotter-
anche la situazione di Udine, cit- osservare, oltre alle spettacolari raneo del Merzlek. Le soluzioni
tà della quale si hanno tracce in porte d’ingresso alla città, anche adottate in seguito risolsero il
monete romane e in altri oggetti il ponte ad arcate dell’acquedotto problema dell’approvvigionamen-
ritrovati negli scavi, ma sostan- fuori dalla Porta Udine, realizzato to della città, ma si tratta di opere
OPERA IPOGEA 1 - 2007 35
di realizzazione recente. Vari studi proprio in questa area che trovia- progetti, vennero infine avviati i
sulla storia dell’approvvigiona- mo gli esempi più interessanti di lavori per la captazione delle sor-
mento idrico della città di Gorizia acquedotti antichi. La Tergeste genti di Aurisina. Si è trattato di
sono già stati intrapresi dagli spe- romana disponeva infatti di ben un ingente manufatto artificiale
leologi ed è possibile che il tempo, tre canalizzazioni per l’acqua po- che imbrigliava le acque di varie
con il progredire delle ricerche, tabile: l’acquedotto di San Giovan- polle di origine carsica sgorganti
riservi anche qualche sorpresa di ni (lunghezza stimata 4.000 m per a livello del mare, i cui lavori di
carattere esplorativo. una portata di 190 mc giornalieri), realizzazione furono ultimati nel
Se la pianura e le colline circostan- l’acquedotto “delle Settefontane” 1901. L’acqua così raccolta ve-
ti erano ricche di fiumi e sorgive, (caratteristiche non conosciute) e niva avviata a Trieste in grandi
anche nelle zone di montagna non l’acquedotto di Bagnoli (lunghezza tubazioni, ma durante i numerosi
è stato difficile rifornire i centri stimata 15.000 m per una portata lavori di sistemazione dell’opera
abitati, in quanto bastava im- di 5.800 mc giornalieri). Di questi sono stati realizzati anche alcuni
brigliare o deviare uno dei tanti manufatti rimangono oggi sola- lunghi ed interessanti cunicoli ar-
torrenti per disporre di una ricca mente poche vestigia, che però tificiali, fra i quali possiamo citare
e fresca massa d’acqua potabile. testimoniano perfettamente l’in- la lunga galleria scavata subito a
Molti paesi sono stati dotati di gegnosità e la particolarità delle monte delle sorgenti, che si inoltra
interessanti manufatti di questo soluzioni costruttive adottate. Con per una lunghezza di 263 m all’in-
tipo, che presentano comunque l’abbandono di queste condutture terno dell’altipiano carsico. Con la
una limitata estensione visto il (VI sec. d.C.), vista la scarsa popo- costruzione del moderno acquedot-
loro impiego ed uso strettamente lazione presente allora nella città, to del Randaccio (1930) la città di
locale. Una ricerca mirata a propo- per un lungo periodo risultarono Trieste ha trovato finalmente una
sito potrebbe portare ad interessa- sufficienti i pozzi e le cisterne sca- certa tranquillità relativamente
ti ritrovamenti. vati nei colli, ma con l’improvvisa al suo fabbisogno d’acqua giorna-
Esiste però un’area dove, per le espansione del porto avviata nella liero, anche se solo nel 1990, con
particolari caratteristiche del seconda metà del XVIII secolo, si l’allacciamento dell’acquedotto
territorio, l’approvvigionamento dovettero necessariamente studia- alle falde profonde dell’Isonzo, si
idrico non è stato definitivamen- re nuove soluzioni. Gli architetti è posta veramente la parola fine
te risolto che nel XX secolo: la costruirono così l’acquedotto chia- all’annosa questione.
Venezia Giulia. Quest’ultima pro- mato Teresiano che, ricalcando Come appare da quanto sopra ri-
paggine orientale della regione, parzialmente il tracciato di quello portato, la regione Friuli Venezia
non potendo attingere alle falde romano di San Giovanni, forniva Giulia, pur presentando una storia
carsiche di profondità, è stata 200 mc di acqua al giorno. Ma lunga più di 2.000 anni, non pos-
attraversata in più epoche da anche questa soluzione non po- siede grandi esempi di acquedotti
lunghe condutture sotterranee che teva ritenersi definitiva e, dopo storici. Sicuramente sono state
facevano capo a Trieste ed è quindi lo studio e l’analisi di ulteriori adottate importante soluzioni
per le città di Aquileia e Terge-
ste, nonché per gli altri centri di
interesse nell’epoca Romana, ma
si è trattato spesso di costruzioni
di limitata estensione, di sviluppo
superficiale e comunque oggi qua-
si completamente distrutte. A tale
proposito, le ricerche finora svolte
su questi manufatti hanno sempre
riguardato il settore archeologico e
non quello della documentazione
speleologica. L’unica opera che ha
rivelato, invece, delle lunghe gal-
lerie ancora percorribili è l’acque-
dotto Teresiano di Trieste, per la
conoscenza del quale gli speleologi
hanno potuto dare il loro sostan-
ziale contributo. Le considerazioni
espresse nella presente introdu-
zione alla bibliografia regionale
si limitano, comunque, ai soli dati
al momento disponibili e quindi
potrebbero esserci, nel tempo, ul-
Galleria delle sorgenti di Aurisina, CA 97 FVG-TS. Cunicolo di captazione, interes- teriori ed interessanti novità.
sato da un ricco deposito di argilla, che si inoltra per 300 metri nella massa calcarea
(Foto: Paolo Guglia). [Paolo Guglia]
36 OPERA IPOGEA 1 - 2007

Elenco acquedotti Guglia P. & Halupca E., 1993, I


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l’acqua nella provincia di Trie- bassa friulana orientale. Una porto sull’investigazione delle
ste: il territorio urbano. Atti VIII strada ed un acquedotto. Alsa n. Sorgenti di S. Croce. Tip. Lloyd
Conv. Reg. Spel. 1, p. 7-32. Austriaco, Trieste.
OPERA IPOGEA 1 - 2007 37
Comune di Gorizia, 1871. Commis- Putick W., 1928, Contributi sul- brevi, acquedotti rifornivano le
sione intorno ai mezzi di fornir l’idrografia sotterranea della città; ne sono noti per Tarquinia,
l’acqua. Relazione intorno ai Venezia Giulia. La risorgiva del Cerveteri, Falerii Veteres, Quer-
mezzi di fornir d’acqua la città Hubel. Le Grotte d’Italia, 2/4, p. quetula...
di Gorizia, rassegnata dalla 151-152. - Sono stati rinvenuti acquedotti
commissione a questo uopo isti- Radacich M., 1991, Provvedimenti ipogei conducenti ad aree ora di-
tuita. Ed. “Il Municipio”, Gori- d’acqua per la città di Trieste nel sabitate, ad es. a Corchiano (Ponte
zia, vol. 1, p. 1-38. secolo XIX con riferimento alla di Ponte) e sul fiume Olpeta (ora
Comune di Gorizia, 1890, Atti con- grotta di Trebiciano. Alpi Giulie, comune di Farnese), costruiti per
cernenti la questione pendente n. 85/12, Trieste, p. 11-29. ragioni difensive.
tra il comune di Gorizia ed il Taramelli T., 1903, Risposte ad - Numerose (centinaia) ed estese
conte Alfredo Coronini riguardo alcuni quesiti della spettabile opere di bonifica agraria, con con-
l’acquedotto di Cronberg. Ed. “Il amministrazione civica della dotti ipogei lunghi anche alcuni
Municipio”, tip. G. Seitz, Gori- città di Gorizia riguardante il chilometri, occupano i terreni
zia, fasc. 1, p. 1-38. provvedimento dell’acqua pota- vulcanici della Tuscia, dei Colli
Curto S., 1938, Sviluppo storico bile. Tip. Marelli, Pavia, fasc. 1, Albani e della valle del Sacco.
del problema dell’acqua a Trie- p. 1-42. Epoca romana: dalla Repubblica
ste. Stab. Tipografico Nazionale, Tavagnutti M., 1997, Federico de al tardo Impero.
Trieste. Comelli: gli studi in merito al- - I numerosi acquedotti di Roma
De Vecchi F., Risciniti L. & Vidulli l’approvvigionamento d’acqua sono arcinoti, ma alcune esplora-
Torlo M, 1994, Fontane a Trie- potabile per la città di Gorizia. zioni di tratti sotterranei possono
ste. Edizioni B. & MM. Fachin, Atti del convegno “Alcadi ‘96”, ancora riservare sorprese.
Trieste. Acta Carsologica, p. 265-275. - Quasi tutte le città minori del
Faraone E., 1994, Le ricerche sul Tavagnutti M., 2002, Progetto Lazio erano rifornite da almeno
Timavo sotterraneo in relazione Tschebull. Documenti inediti per uno, qualche volta anche due o
all’approvvigionamento idrico una ricostruzione delle vicende tre, acquedotti. Ne sono almeno
della città di Trieste (1841-1842). storiche legate alla ricerca del- parzialmente conosciuti per: Cas-
Atti e Memorie della Commis- l’acqua potabile a Gorizia. Atti sino, Terracina, Anagni, Alatri,
sione Grotte E. Boegan, Trieste, del V convegno Nazionale sulle Ferentino, Nomentum, Palestrina,
Vol. 31, p. 93-156. Cavità Artificiali, Osoppo, 28 Lanuvio, Albano, Ponza, Ventote-
Faraone E., 1996, Progetti e di- aprile - 1 maggio 2001, p. 463- ne ... e per le altre meriterebbe di
scussioni sulle possibilità di 478. svolgere ricerche d’archivio e sul
rifornimento idrico a Trieste campo.
(1843-1847). Atti e Memorie del- - Furono scavati emissari ipogei
la Commissione Grotte E. Boe-
gan, Trieste, Vol. 33, p. 71-126.
Lazio dei laghi: Albano, Valle Riccia,
Nemi, Gabino, di Vico, di Marti-
Geiringer E., 1886, L’acquedotto gnano, di Giulianello...; alcuni di
di Aurisina e la proposta sua essi hanno funzionato fino a tempi
cessione al Comune di Trieste. La regione Lazio è ricca di acque recenti, poi l’abbassamento delle
Relazione della Delegazione Mu- (il 40% del territorio è carsico, falde sotterranee dovuto all’ecces-
nicipale e parere della Commis- gran parte delle aree vulcaniche sivo emungimento da pozzi arte-
sione di provvedimenti d’acqua. presentano pure potenti falde ac- siani li ha resi per lo più asciutti.
Tip. Caprin, Trieste. quifere) ma densamente popolata - Le grandi ville imperiali di Nero-
Jacumin L., 1992, Osservazioni fin dall’antichità. Lo sviluppo degli ne, Traiano, Adriano, Domiziano...
sull’antica denominazione degli acquedotti è stato legato all’insor- erano fornite di acquedotti, in
acquedotti aquileiesi. Bollettino genza di importanti agglomerati qualche caso lunghi anche molti
del Gruppo Archeologico Aqui- urbani, tuttavia si è anche presen- chilometri, per non parlare delle
leiese, 2 (2), p. 4-9. tato fin da epoche molto remote il centinaia di ville patrizie sparse
Kandler P., 1843, Acquedotto di fenomeno inverso, cioè la necessità un po’ dappertutto: in questo cam-
San Giovanni o come altri lo di creare drenaggi ipogei per la bo- po ricerche sono in atto da parte
dice dello Starebrech. L’Istria, nifica dei terreni agricoli. Inoltre, dei gruppi archeologici locali ma
Trieste, vol. 1, n. 80/81. la presenza di numerosi laghi vul- molto resta ancora da fare.
Kandler P., 1846, Acquedotto an- canici privi di emissari naturali ha - Buona parte della rete di opere
tico di Tremignano che metteva indotto la creazione di emissari ipogee di bonifica agraria rimase
a Trieste. L’Istria, Trieste, vol. ipogei per la regolazione del loro in funzione e ne furono aggiunte
2, n. 38. livello e lo sfruttamento delle ac- ancora altre.
Kandler P., 1852, Dei fragmenti que che ne derivano incanalate. Epoca medievale.
d’Aquileja di Giov. Giuseppe Ca- Si possono distinguere quattro - Gli acquedotti di Roma (tranne il
podaglio. Secolo XVII. L’Istria, epoche storiche. Virgo) andarono in disuso a causa
vol. VII, n. 25. Epoca arcaica: etrusca, falisca, di interruzioni prodotte dagli as-
Polley A., 1911, L’acquedotto di latina, etc. sedianti (Goti) e per mancanza di
Trebiciano. Susmel, Trieste. - Alcuni, per lo più abbastanza manutenzione. Qualcuno sembra
38 OPERA IPOGEA 1 - 2007

Elenco acquedotti

Nome sigla provincia comune (i)


Acquedotto romano di Atina LA 1 Frosinone Atina
Acquedotto delle Forna LA 2 Latina Ponza
Terracina, San Lorenzo del-
Acquedotto di San Lorenzo dell’Amaseno LA 3 Latina
l’Amaseno
Acquedotto di Ventotene LA 4 Latina Ventotene
Acquedotto sotto Ponzano (Grotta di Costantino) LA 5 Rieti Cittaducale
Acquedotto Vergine (Aqua Virgo) LA 6 Roma Roma
Acquedotto Alessandrino (Aqua Alexandrina) LA 7 Roma Roma
Acquedotto Aniene Vecchio (Anio Vetus) LA 8 Roma Vicovaro, Roma
Acquedotto Aniene Nuovo (Anio Novus) LA 9 Roma Roma
Acquedotto Appio LA 10 Roma Roma
Acquedotto Claudio (Aqua Claudia) LA 11 Roma Roma
Acquedotto Felice LA 12 Roma Roma
Acquedotto di Traiano (Aqua Traiana) LA 13 Roma Roma
Sistema cunicolare n. 1 sotto la Villa di Nerone LA 14 Roma Anzio
Acquedotto del Malaffitto Alto LA 15 Roma Ariccia
Acquedotto del Malaffitto Basso LA 16 Roma Ariccia
Acquedotto delle Cento Bocche LA 17 Roma Ariccia, Albano
Acquedotto Marcio (Aqua Marcia) LA 18 Roma Arsoli, Roma
Acquedotto Alsietino (Aqua Alsietina) LA 19 Roma Campagnano di Roma, Roma
Aqua Tepula LA 20 Roma Grottaferrata, Roma
Acquedotto Giulio (Aqua Julia) LA 21 Roma Grottaferrata, Roma
Acquedotto Caratti LA 22 Roma Lanuvio
Cunicoli della fontana di Q. Cielo e M. Decumio LA 23 Roma Monte Porzio Catone
Acquedotto delle Mole di Nemi (Facciate di Nemi) LA 24 Roma Nemi
Cunicoli di Vitellio LA 25 Roma Nemi
Acquedotto di Fontana Tempesta LA 26 Roma Nemi
Acquedotto di Fosso Tempesta LA 27 Roma Nemi
Palestrina, Castel S. Pietro
Acquedotto di Palestrina LA 28 Roma
Romano
Acquedotto Paolo LA 29 Roma Roma, Bracciano
Gallerie di Ponte Terra LA 30 Roma Roma, San Vittorino
Acquedotto etrusco-romano di Cerveteri LA 31 Roma Cerveteri, Ladispoli
Cunicoli dell’Acqua Sacra (Tempio di Giunone Curite) LA 32 Viterbo Civita Castellana
Acquedotto di Ponte di Ponte LA 33 Viterbo Corchiano
Cunicoli idraulici sul Fiume Olpeta LA 34 Viterbo Farnese
Fosso della Fornace LA 35 Viterbo Soriano nel Cimino
Fosso della Cunicchia LA 36 Viterbo Soriano nel Cimino
Acquedotto di (Mummio Nigro Valerio) Vegeto LA 37 Viterbo Viterbo

funzionasse ancora verso il 1000 Castello di Palo presso Cervete- fluenti promuove la costruzione di
ma la contrazione della popolazio- ri): questo tipo di lavori prosegue canali e cunicoli che talora collega-
ne non giustificava più le costose anche nell’evo successivo (per es. no valli vicine con dislivelli utili;
opere di mantenimento. In modo ai Castelli romani, per le ville dei il numero di mole allineate lungo
analogo andarono in disuso anche Cardinali). i corsi d’acqua perenni divenne
quelli delle città minori e, a mag- - Le opere di bonifica agraria ten- notevolissimo ma ora ne restano
gior ragione, delle ville. dono a continuare nella loro fun- ben poche tracce: anche questo sa-
- Si assiste invece al riutilizzo di zione, grazie al lavoro silenzioso rebbe un interessante argomento
acquedotti antichi per il riforni- dei contadini interessati al man- di ricerche.
mento di castelli e ville attraverso tenimento delle colture. La diffu- Epoca moderna (fino al termine
tagli e deviazioni (ad es. per il sione di molini azionati da acque del XIX secolo).
OPERA IPOGEA 1 - 2007 39
- Vengono ripristinati alcuni im- le di San Lorenzo dell’Amaseno. Roma, 330 pp.
portanti acquedotti (Pio IX: Alatri, Aracne editrice, Roma, 144 pp. Panimolle G., 1984, Gli acquedot-
Ferentino e soprattutto l’Acqua ti di Roma antica. Abete ed.,
Pia Marcia) e ne vengono crea- LA 4 - Acquedotto di Ventotene Roma, 2 voll. (322 + 262 pp.).
ti ex-novo (ad es. a Farnese o a De Rossi G.M., 1986, Le Isole Pon- Parker J.H., 1876, The aqueducts
Guarcino). tine attraverso i tempi. Guidotti of ancient Rome. Oxford.
- Si ripristina l’emissario del lago Ed., Roma. Quilici L., 1986, Currit aqua vir-
Gabino (lago di Castiglione). go…. Archeologia Viva, Firenze,
- Le opere di bonifica agraria conti- LA 5 - Acquedotto sotto Ponza- novembre, n. 11, p. 68-78.
nuano nelle loro funzione: percor- no (Grotta di Costantino) Quilici L., 1989, Gli acquedotti di
rendole si constata come in molte Felici A. & Cappa G., 1994, Cavità Roma. Archeo, De Agostini, Mi-
il flusso idrico, particolarmente Artificiali – esplorazioni e studi: lano, n. 53, luglio, p. 51-97.
intenso e favorito da un forte gra- il punto della situazione. Noti- Quilici Gigli L., 1968, Sull’acque-
diente, ha prodotto sottoescavazio- ziario dello Speleo Club Roma, dotto Vergine dal Monte Pincio
ni naturali di diversi metri dando n. 11, p. 55. alle sorgenti. Quad. Ist. Topo-
luogo alla formazione di imponenti Radmilli A.M., 1955, Esplorazioni grafia Antica, Univ. Roma, vol.
gallerie, purtroppo soggette a crol- paletnologiche in alcune grotte 5, p. 126.
li dove tali dimensioni diventano delle province di Rieti e Chieti. Staccioli R.A., 1996, Gli acque-
incompatibili con la coerenza delle Rass. Spel. It., a. VII, n. 1-2, p. dotti di Roma antica. Tascabili
rocce, per lo più tufacee. 25-27. Economici Newton, Roma.
Ricca è la bibliografia, sia stret- Steuco A., 1547, De Aqua Virgine
tamente archeologica, presente in LA 6 - Acquedotto Vergine in Urbem revocanda. Lugduni.
importanti riviste, sia quella frut- (Aqua Virgo)
to delle ricerche sul terreno opera- AA.VV., 1986, Il trionfo dell’acqua. LA 7 - Acquedotto Alessandrino
te dagli speleologi, pubblicate su Acqua ed acquedotti a Roma dal (Aqua Alexandrina)
riviste speleologiche o locali e su IV sec. a.C. al XX sec. Paleani AA.VV., 1986, Il trionfo dell’acqua.
atti di Congressi e Convegni. Nel Ed., Roma, 336 pp. Acqua ed acquedotti a Roma dal
Catasto CA del Lazio sono incluse Ashby T., 1991, Gli acquedotti IV sec. a.C. al XX sec. Paleani
anche opere ipogee ancora inedite. dell’antica Roma. Roma, tradu- Ed., Roma, 336 pp.
Inoltre, sia presso il curatore del zione italiana di Ashby T., 1935, Ashby T., 1991, Gli acquedotti
Catasto che vari Gruppi Speleolo- The aqueducts of ancient Rome. dell’antica Roma. Roma, tradu-
gici della regione, sono archiviate I.A. Richmond ed., Oxford. zione italiana di Ashby T., 1935,
informazioni di cunicoli e acque- Bestocchi, 1881, Le acque e gli The aqueducts of ancient Rome.
dotti, spesso già compiutamente acquedotti di Roma antica e mo- I.A. Richmond ed., Oxford.
rilevati, ma inediti e meritevoli di derna. Roma. Bestocchi, 1881, Le acque e gli
più complete indagini. Cassio A., 1756/7, Corso dell’acque acquedotti di Roma antica e mo-
antiche portate da lontana con- derna. Roma.
[Giulio Cappa] trada fuori e dentro Roma. Stam- Cassio A., 1756/7, Corso dell’ac-
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48 OPERA IPOGEA 1 - 2007

Liguria punto costituite da opera cunicola-


re scavata nel sottosuolo.
sui generis. È (poco) conosciuto
come Roggia dei Mulini in quan-
Dell’acquedotto che serviva la Ge- to non trasportava acqua per usi
nua romana non esiste pressoché potabili, bensì per produrre forza
Le testimonianze più remote di più nulla, ma dal suo tracciato si è motrice utilizzata da circa 500
opere per il trasporto dell’acqua poi sviluppato in epoca medievale opifici distribuiti lungo il percor-
sul territorio ligure si devono, (almeno dall’XI secolo) l’Acque- so valutabile oltre 11 km (a oggi
ancora una volta, alla tecnica dotto Storico, funzionante sino al ne sono stati individuati 8,5). È
idraulica dei romani. Quelle di 1951. A parte alcuni aerei ponti- completamente sotterraneo ed è
cui abbiamo documentazione sono canale e ponti-sifone, il condotto di caratterizzato da strutture par-
ubicate in provincia di Genova. circa 40 km è del tutto invisibile in ticolari costituite da camere con
Le tracce che ne rimangono sono quanto realizzato in trincea e gal- salti d’acqua dove erano collocate
assai scarse e non monumentali. leria. Le indagini, tuttora in corso, le ruote che, attraverso pulegge,
L’acquedotto più antico è quello di stanno portando alla luce, nel cuo- trasmettevano il movimento in
Libarna (Serravalle), in Valle Scri- re della città moderna, non solo superficie. L’opera risalirebbe al
via, per la maggior parte, in verità, tratti del condotto che si riteneva- 1640, ma potrebbe essere più anti-
in territorio piemontese (provincia no scomparsi, ma anche una quan- ca. È caduto in disuso a inizio ‘900
di Alessandria). Pare che si svilup- tità di strutture complementari con la progressiva introduzione
passe per circa 10 km, in parallelo (cisterne, trogli, derivazioni) di cui delle macchine a vapore.
alla via Postumia (148 a.C.) e fos- si era persa memoria storica.
se quasi totalmente sotterraneo. Il terzo acquedotto, in Valpocevera [Roberto Bixio]
Le scarsissime tracce sino ad ora (un tempo piena campagna, oggi
individuate con certezza sono ap- periferia di Genova), è un’opera

Elenco acquedotti

nome sigla provincia comune (i)


Roggia dei Mulini LI1 Genova Genova
Acquedotto Civico di Genova LI2 Genova Genova
Genova
Acquedotto romano di Libarna LI3-PI7 Isola del Cantone, Arquata Scrivia, Tortona
Alessandria

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OPERA IPOGEA 1 - 2007 49

Lombardia il risultato di modifiche a condotti


più antichi.
tutti gli acquedotti della città
dentro e fuori. Manoscritto,
Uno studio più recente ha permes- Civica Biblioteca “A. Mai”, Ber-
so di riscoprire il terzo acquedotto gamo.
antico di Bergamo, l’acquedotto di Pizzini L., 1900, Ricerche batte-
Gli acquedotti lombardi sinora Prato Baglioni le cui sorgenti, in riologiche sugli acquedotti della
segnalati rientrano nei territori questo caso interne alle attuali città di Bergamo. Bergamo.
di Bergamo e di Brescia. A Berga- mura edificate dalla Repubblica Pizzini L., 1909, Le acque potabili
mo, la presenza di varie sorgenti, di Venezia, sono state intercettate nella provincia di Bergamo. Ber-
soprattutto sul versante nord, ha e incanalate durante la seconda gamo.
favorito l’insediamento umano metà del 1500.
nell’area sulla quale si è poi svi- Al territorio bresciano apparten- LO 2 - Acquedotto dei Vasi o di
luppata Città Alta. In epoca proto- gono invece gli acquedotti della Castagneta
storica, comunque precedente alla Val Trompia, di Mompiano e di Anonimo, s.d., Notta delle vezze
dominazione romana, le sorgenti Rebuffone. pubbliche et altre conserve dell’
erano utilizzate “sul luogo” e, in acqua che si ricava dalle fontane
parte, continuarono ad esserlo [Massimo Glanzer] et acquedotti di questa magni-
anche in epoche più recenti come fica città. Manoscritto, Civica
viene testimoniato dai documen- Biblioteca “A. Mai”, Bergamo.
ti riguardanti antiche fontane BIBLIOGRAFIA Basezzi N. & Signorelli B., 1992,
presenti in Città Alta e dotate di Gli antichi acquedotti di Berga-
sorgenti proprie. LO 1 - Acquedotto di Prato Ba- mo. Comune di Bergamo, Ass.
Con il passare degli anni, a partire glioni all’Urbanistica, 124 pp.
dall’epoca romana, considerato il Anonimo, s.d., Notta delle vezze Cappellini P., 1990, Acqua e acque-
crescente bisogno d’acqua all’in- pubbliche et altre conserve del- dotti nella storia di Bergamo.
terno della città che si andava svi- l’acqua che si ricava dalle fon- Bergamo.
luppando sul colle, si è provveduto tane et acquedotti di questa ma- Dell’Olio L., Signorelli B. & Tiro-
alla costruzione di acquedotti per gnifica città. Manoscritto, Civica ni D., 1989b, Antichi acquedotti
poter captare le sorgenti più lonta- Biblioteca “A. Mai”, Bergamo. di Bergamo. In: La speleologia
ne dal centro abitato ed allo scavo Basezzi N. & Signorelli B., 1992, in cavità artificiali. Studi per il
di cisterne per conservare l’acqua Gli antichi acquedotti di Berga- 2° Congr. Int. Cav. Art., Parigi,
fin qui portata. mo. Comune di Bergamo, Ass. p. 85-86.
Gli storici locali sono concordi nel all’Urbanistica, 124 pp. Mainoli G., 1934, Gli acquedotti
definire di origine romana i due ac- Cappellini P., 1990, Acqua e acque- della città di Bergamo. Bergamo.
quedotti principali, i Vasi e Sudor- dotti nella storia di Bergamo. Milani, 1928, Pubblica notizia di
no, che raccoglievano acqua dalle Bergamo. tutti gli acquedotti della città
colline ad ovest dell’attuale centro Dell’Olio L., Signorelli B. & Tiro- dentro e fuori. Manoscritto,
storico. Da ricerche effettuate dal ni D., 1989b, Antichi acquedotti Civica Biblioteca “A. Mai”, Ber-
Gruppo Speleologico Bergamasco di Bergamo. In: La speleologia gamo.
le Nottole è emerso che le struttu- in cavità artificiali. Studi per il Pizzini L., 1900, Ricerche batte-
re dei due acquedotti menzionati 2° Congr. Int. Cav. Art., Parigi, riologiche sugli acquedotti della
sono state di fondamentale impor- p. 85-86. città di Bergamo. Bergamo.
tanza in epoca medioevale per la Mainoli G., 1934, Gli acquedotti Pizzini L., 1909, Le acque potabili
distribuzione dell’acqua e non è da della città di Bergamo. Bergamo. nella provincia di Bergamo. Ber-
escludere che gli stessi siano stati Milani, 1928, Pubblica notizia di gamo.

Elenco acquedotti

nome sigla provincia comune (i)


Acquedotto di Prato Baglioni LO1 Bergamo Bergamo
Acquedotto dei Vasi o di Castagneta LO2 Bergamo Bergamo
Acquedotto di Sudorno o di S. Vigilio LO3 Bergamo Bergamo
Acquedotto di Mompiano LO4 Brescia Brescia
Lumezzane, Sarezzo, Villa Carcina, Concesio,
Acquedotto della Val Trompia LO5 Brescia
Bovezzo, Brescia
Acquedotto di Rebuffone LO6 Brescia Brescia
50 OPERA IPOGEA 1 - 2007

LO 3 - Acquedotto di Sudorno o mentari dell’Ateneo di Brescia, Breda A., 1988, Concesio (BS): ac-
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OPERA IPOGEA 1 - 2007 51
Brescia, via B. Avogadro: tratto In antichità il territorio centro- Cagli e Camerino sono presenti
urbano dell’acquedotto triumpli- meridionale era il territorio dei tracce anche importanti di gallerie
no e vasca di ripartizione d’età Piceni, popolazione bellicosa pro- e cunicoli idraulici, la cui consi-
romana. Notiziario Soprinten- veniente probabilmente da orien- stenza non è ancora stata valuta
denza Archeologica della Lom- te che aveva sviluppato capacità da ricerche ed esplorazioni.
bardia 1988/89, p. 81-82. tecniche e aperture commerciali Per questa ricerca si elencano
Breda A., 1994, Brescia, Chiesa di perfino con il nord Europa (Ger- tredici opere idrauliche: Acque-
San Giorgio. Acquedotto roma- mania). La deduzione del Piceno dotto Pontificio di Loreto, Acque-
no. Notiziario Soprintendenza da parte romana è sancita, dopo dotto romano di Numana, Buco
Archeologica della Lombardia, ovvio assoggettamento militare, del Diavolo, Acquedotto di Santa
p. 145. dalla fondazione di Firmum Pice- Margherita ad Ancona, Cunicoli
Cacciamali G.B., 1904, Sulle sor- num nel 264 a.C. In età augustea Romani del Colle Guasco ad Anco-
genti di Villa di Cogozzo. Brescia. diventa con parte dell’Abruzzo la na, Acquedotto della Fonte del Ca-
Dell’Olio L., Signorelli B. & Ti- V Regio, il Picenum appunto, e lamo di Ancona, Acquedotto di San
roni D., 1989a, La fontana del fruisce del grande periodo di lavori Gaudenzio a Senigallia, Acque-
Lantro (Latèr) a Bergamo. In: La territoriali e infrastrutturali che dotto romano di Fano, Acquedotto
speleologia in cavità artificiali. l’Età Augustea ha rappresentato. romano di Pesaro, Acquedotto
Studi per il 2° Congr. Int. Cav. Va anche annotata la trasforma- romano di Urbino, Acquedotto di
Art., Parigi, p. 37-38. zione Traianea di Ancona e del suo Villa Caprile, Acquedotto romano
Farnoni E., s.d., Diramazione de- porto che ospitò la flotta che con- di Urbisaglia, Cunicoli Romani di
gli antichi canali nell’alta città dusse l’imperatore alla conquista Fermo.
di Bergamo. Manoscritto, Civica della Dacia e la presenza di Vitru- Ad eccezione degli Acquedotti di
Biblioteca “A. Mai”, Bergamo. vio a Fano (Fanum Fortunae). Loreto e Villa Caprile, tutti gli
Gruppo Speleologico Bergamasco Per quanto riguarda gli acquedotti altri fanno riferimento ad un’ori-
“Le Nottole” , 1992, La Fontana antichi, essi fanno riferimento gine romana e per alcuni di essi
del Lantro. Comune di Bergamo, alle città romane più importanti. addirittura picena (il dibattito al
8 pp. Dal Nord: Pisaurum, Urvimum riguardo è ancora aperto). In quel-
Maza F., 1859, Della malta idrau- Metaurense, Fanum Fortunae, Fa- li di Ancona, Pesaro e Senigallia
lica dei moderni, di quella degli brianum, Sena Gallica (di origine sono presenti consistenti rifaci-
antichi, e dell’acquedotto di Valle celtica), Ancona (di origine Gre- menti rinascimentali che hanno
Trompia. L’Alba, Brescia, n. 3/4. ca), Numana, Aesi, Urbs Salvia, portato a considerarli a lungo ope-
Mott a V., 1981, L’acquedotto di Firmum Picenum, Falerium, Au- re ducali. Questo è un destino che
Milano. Milano, Uff. Stampa del sculum. Ma è altresì importante nelle ricerche archeologiche e di
Comune, 263 pp. la presenza dei Ducati rinascimen- storia dell’architettura è difficile
Ravelli F., 1871, Relazione sulle tali: il Ducato dei Montefeltro (Pe- evitare e le storie costruttive dei
acque pubbliche di Brescia. Bre- saro e Urbino), il Ducato dei Della manufatti sono sempre complesse
scia. Rovere di Senigallia, il Ducato dei e stratificate. Gli acquedotti di
Taeri A., 1871, Cenni sulle fontane Da Varano a Camerino e di alcuni Numana, il Buco del Diavolo e le
di Brescia e proposte di riforma porti commerciali molto fiorenti, parti extraurbane degli acquedotti
relative alla condotta, partizione Ancona e Fermo per tutti nonché di Pesaro e Urbisaglia si presenta-
e unità di misura delle loro ac- l’appartenenza di buona parte del- no senza mediazioni per quello che
que. Brescia. la regione allo Stato Pontificio, at- sono, cioè acquedotti romani e/o
Taeri A. & Peroni B., 1882, Le fon- tore principale nella realizzazione piceni (Buco del Diavolo), gli altri
tane di Brescia. Brescia. delle infrastrutture territoriali nel hanno evidenti strutture edilizie
corso della storia marchigiana. e tecnologiche quattro-cinquecen-
Secondo logica e bibliografia gli ac- tesche.
quedotti storici della regione (dai Va infine annotato che la tecnica
Marche Piceni all’Ottocento Pontificio) idraulica rinascimentale attraver-
potrebbero essere almeno trenta, so la trattatistica di Francesco di
ma in questa ricerca si dà conto di Giorgio Martini, di Leonardo e di
Le Marche sono una regione me- quelli tuttora esistenti, in qualità altri architettori-ingenjeri del tem-
dio-adriatica costituita da valli di resti archeologici o addirittura po attinge a piene mani dalla tec-
trasversali a direzione est-ovest ancora in parte utilizzati. Tutti nica romana. Negli archivi e nelle
ed una costa generalmente bassa questi acquedotti sono stati in Biblioteche Storiche marchigiane
con due promontori importanti: il qualche modo esplorati e rilevati è ricca e disponibile la documenta-
Monte Conero (600 m) nei pressi dai gruppi speleologici e/o studiati zione storica sull’idraulica antica
di Ancona e il Monte di Gabicce a da istituzioni di ricerca. Annoto che comprende anche trattati di
nord di Pesaro. Il resto del terri- infatti a margine che nelle città agrimensura e idraulica nonché
torio sviluppa una fascia medio di origine romana di Osimo (Au- relazioni tecniche e tracciati di al-
collinare (300-500 m) fino a rag- ximum), Pioraco (Prolaqueum), cuni degli acquedotti in questione.
giungere, in direzione ovest, gli Falerone (Falerium), Ascoli (Au-
Appennini (1500-2476 m). sculum) e in quelle medievali di [Marco Campagnoli]
52 OPERA IPOGEA 1 - 2007

Elenco acquedotti

nome sigla provincia comune (i)


Acquedotto Pontificio di Loreto MA1 Ancona Loreto, recanati
Acquedotto Romano di Numana MA2 Ancona Numana
Buco del Diavolo MA3 Ancona Camerano, Ancona
Acquedotto di Santa Margherita MA4 Ancona Ancona
Acquedotto della Fonte del Calamo MA5 Ancona Ancona
Cunicoli romani del Colle Guasco MA6 Ancona Ancona
Acquedotto di San Gaudenzio MA7 Ancona Senigallia
Acquedotto Romano di Fano MA8 Pesaro Urbino Fano
Acquedotto Romano di Pesaro MA9 Pesaro Urbino Pesaro, Novilara
Acquedotto di Villa Caprile MA10 Pesaro Urbino Pesaro
Acquedotto Romano di Urbino MA11 Pesaro Urbino Urbino
Acquedotto Romano di Urbs Salvia MA12 Macerata Urbisaglia, Colmurano
Cunicoli romani di Fermo MA13 Fermo Fermo

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54 OPERA IPOGEA 1 - 2007

Salvucci G., Salvucci M. (a cura


di), 2003, Urbisaglia. Urbs Sal- Molise ciò rende impossibile definire con
precisione il suo sviluppo (circa 4
via, capolavori in corso. Guida chilometri), il numero dei pozzi (8
turistica alla città e al territorio. secondo Castellani), delle discen-
Comune di Urbisaglia. Nell’ambito della regione Molise, derie e delle cisterne oltre che i
per tre acquedotti ipogei (tutti suoi attuali recapiti. L’Associazio-
MA13 - Cunicoli romani di Fermo ubicati nella provincia di Isernia), ne Speleologi Molisani ha in pro-
Agostini S., Parise N.F., Pol verini è attualmente possibile redigere gramma una dettagliata indagine
L. et alii, 1987, Firmum Pice- una sufficiente descrizione, sulla lungo l’intero tracciato al fine di
num. 2 voll., Pisa. base dei dati disponibili. L’acque- verificarne la reale struttura e la
Pasquinucci, 1987, La documenta- dotto Augusteo di Venafro è la completa estensione.
zione archeologica e l’impianto struttura per la quale si hanno L’acquedotto di Monteroduni è
urbano. In: Pol verini L., Parise maggiori notizie: esso fu costruito l’ultimo acquedotto, in ordine di
N.F., Agostini S., Pasquinucci M. per portare l’acqua dalle sorgenti tempo, ad essere stato scoperto;
(a cura di), Firmum Picenum, I. del Volturno, in agro di Rocchetta trovato solo di recente, nel 1996,
Ed. Giardina, Pisa. a Volturno, fino a Venafro, lungo dopo un’approfondita ricerca sto-
Spagnoli M., 2000, La Fonte Falle- un percorso di circa 31 chilometri rica e archivistica, è tuttora in
ra a Fermo (Ascoli Piceno). Ope- e con un dislivello di oltre 300 fase di esplorazione poiché grosse
ra Ipogea, n. 3, p. 33-42. metri. La sua struttura, prevalen- colate calcitiche ne ostruiscono
Spagnoli M., Monelli A., 1999, temente sotterranea, fu realizzata alcuni passaggi e lo stato di con-
Pozzi e cunicoli romani e medioe- in opera cementizia, il pavimento servazione di alcuni tratti del cu-
vali di Firmum Picenum. Acqua- era costituito da laterizi e la volta nicolo principale, semplicemente
viva Picena (Ascoli Piceno). era a tutto sesto; in alcuni tratti scavato nell’argilla, impedisce una
Fabi F., 1994, Il Libro delle Pisci- il cunicolo fu semplicemente sca- progressione in assoluta sicurezza.
ne., A&M, Teramo. vato nella roccia. Le pareti erano Di tale struttura, oggi utilizzata
rivestite di malta idraulica per per alimentare una fontana rura-
Marche: testi generali e studi l’intera altezza. Di straordinaria le denominata “Fontana Grotte”,
storici importanza è altresì la Tabula sono percorribili tre cunicoli, la cui
Agostini S., 1987, Acquedotti ro- Aquaria, rinvenuta nel 1834 ed l’articolazione si sviluppa su diffe-
mani sotterranei in area meso- oggi esposta al Museo Archeologi- renti livelli per uno totale di oltre
adriatica: tema di una ricerca co di Venafro; si tratta di un editto 450 metri, lungo i quali sono stati
archeologica integrata. Atti 2° scolpito su una lastra di pietra del- individuati anche pozzi di ispezio-
Convegno Nazionale di Speleolo- le dimensioni di 1.70 m di altezza ne e di aerazione. La presenza,
gia Urbana “Le cavità artificiali: per 1 m di larghezza, che regolava nelle immediate vicinanze del-
aspetti storico-morfologici e loro la manutenzione, la salvaguardia l’acquedotto, di una villa romana
utilizzo”, 1-3 marzo 1985, Napo- e l’uso delle sue acque. Sebbene il residenziale di epoca repubblicana
li, ed. CAI, p. 139-145. tracciato dell’acquedotto sia stato (I sec. a.C.), ne lascia supporre
Campagnoli M., 2000, La regione interamente rilevato da Frediano
rovesciata, le cavità artificiali Frediani nel 1938, oggi delle sue
marchigiane. In: Campagnoli M., vestigia affiorano poche testimo-
Recanatini A. (a cura di), Atti nianze; numerose frane e diverse
del Convegno “La memoria del attività antropiche ne hanno inte-
sottosuolo”, Camerano, 17-18 ressato il tracciato.
luglio 1999. L’acquedotto romano di Isernia è
Biocco E., 2000, Matelica. L’Erma collocabile cronologicamente ad
di Bretschneider, Roma. una data non anteriore al III sec.
a.C. Esso convogliava le acque
dalla vicina località “San Marti-
no” fino all’abitato di Isernia che
attraversa interamente con un
lungo condotto ipogeo il cui castel-
lum aquae era situato nei pressi
dell’attuale lavatoio in via Gari-
baldi. La sua esistenza è segnala-
ta da molti autori, tuttavia il suo
tracciato completo è stato rilevato
e pubblicato solo di recente a cura
di Vittorio Castellani (1991). Pur-
troppo, in merito alle sue attuali
Acquedotto Pontificio di Loreto (1620), il dimensioni, confrontando le varie
ponte della condotta forzata in contrada trattazioni, ci si è resi conto che Cunicolo superiore dell’Acquedotto di
Archi. (Foto Marco Campagnoli) non tutti i dati risultano univoci; Monteroduni (Foto E. Ruggiero).
OPERA IPOGEA 1 - 2007 55
una probabile relazione, anche se cora studiati a causa dello stato di ranno nel prossimo futuro oggetto
la mancanza di scavi archeologici conservazione e del loro prevalente di ulteriori ricerche.
sistematici non permette di con- sviluppo in proprietà private, ed in
fermare tale ipotesi. particolare il rinvenimento di due [Alexandra Fatica, Massimo
Oltre le strutture su citate, si acquedotti nella città di Larino ed Mancini]
segnalano poi altri ipogei, non an- uno nella città di Termoli, che sa-

Elenco acquedotti

nome sigla provincia comune (i)


Venafro, Pozzilli, Montaquila, Colli a Volturno,
Acquedotto Augusteo di Venafro MO 1 Isernia
Rocchetta a Volturno
Acquedotto romano di Isernia MO 2 Isernia Isernia
Acquedotto romano di Monteroduni MO 3 Isernia Monteroduni

se…sotterranee e sconosciute vie se…sotterranee e sconosciute vie


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che strutture idriche del Moli- che strutture idriche del Moli-
56 OPERA IPOGEA 1 - 2007

Piemonte e documentazione archeologica, in


altri centri minori invece si sono
mente sotterraneo e se ne segnala
l’utilizzo di alcuni tratti ancora a
conservati interi tratti, alcuni dei inizio secolo, ben conservati sono
quali ancora utilizzati in epoca anche parti delle condotte di Ser-
Il processo di romanizzazione in moderna. ravalle Scrivia (l’antica Libarna)
Piemonte ha segnato il territorio Le condotte ancora esistenti sono con un percorso di circa 10 chi-
con profonde tracce, le più evi- in muratura, per lo più sotterra- lometri in parte sotterraneo e in
denti sono le opere di ingegneria nee con alcuni tratti in superficie parte elevato.
idraulica che erano il segno tan- di cui i più monumentali si trova- Le informazioni relative agli ac-
gibile della qualità della vita e del no ad Acqui Terme, in provincia quedotti romani e la cartina sono
livello socioeconomico raggiunto di Alessandria. Per superare il tratte dal volume II di “Archeolo-
dalle città. In Piemonte sono greto del fiume Bormida era sta- gia in Piemonte” a cura di Liliana
emersi sinora dati archeologici su to costruito un sistema di arcate Mercando edito da Umberto Alle-
13 acquedotti relativi ad altrettan- che per la consistenza strutturale mandi.
te città di origine romana: Novaria rappresenta la principale opera Un particolare acquedotto da se-
(Novara), Eporedia (Ivrea), Se- idraulica costruita dai romani nel- gnalare è inoltre una condotta co-
gusio (Susa), Vercellae (Vercelli), l’alta Italia. Di questo acquedotto nosciuta come Buco di Colombano
Augusta Taurinorum (Torino), restano le condotte sotterranee Romean. Si trova in valle di Susa
Augusta Pretoria (Aosta) nell’area che con un percorso di 12 chilome- a 2000 metri di altitudine e unisce
a nord del Po mentre a sud sono tri portavano le acque del torrente i due versanti della montagna
stati identificati nelle città di Car- Erro in città con un dislivello di 20 con una galleria di circa 500 metri,
reum Potentia (Chieri), Pollentia metri. larga un metro e alta un metro e
(Pollenzo), Alba Pompeia (Alba), La città di Pollenzo, oggi sempli- settanta centimetri, che permette
Augusta Bagiennurum (Beneva- ce frazione di Bra (CN) che si è di far arrivare l’acqua a frazioni
giena), Iulia Dertona (Tortona), sviluppata sulle fondamenta el- che ne erano prive. La particolari-
Libarna (Serravalle Scrivia) e littiche dell’antico teatro romano, tà è che è stato realizzato nel 1526
Acquae Statiellae (Acqui Terme). disponeva di due acquedotti, uno con cinque anni di lavoro solitario
Nelle città che nel tempo hanno meridionale, sotterraneo, di 8 chi- da un solo uomo, appunto il Ro-
subito un forte sviluppo, come i ca- lometri di cui sono stati esplorati mean, con un opera ammantata di
poluoghi Torino, Vercelli, Novara e diversi tratti, e uno settentrionale leggenda.
i grandi centri di Alba e Chieri, di di circa 4 chilometri.
questi acquedotti restano vestigia A Tortona l’acquedotto era intera- [Fabrizio Milla]

Elenco acquedotti

nome sigla provincia comune (i)


Acquedotto di Aquae Statiellae PI1 Alessandria Aqui Terme
Acquedotto di Iulia Dertona PI2 Alessandria Tortona
Acquedotto di Pollentia PI3 Cuneo Bra
Acquedotto di Carreum Potentia PI4 Torino Chieri
Acquedotto di Colombano Romean PI5 Torino Chiomonte
Acquedotto di Eporedia PI6 Torino Ivrea
Genova
Acquedotto romano di Libarna PI7-LI3 Isola del Cantone, Arquata Scrivia, Tortona
Alessandria

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(a cura di), Archeologia
in Piemonte. Volume II:
L’età romana. Umberto
Allemandi ed., p. 89-100.

PI 5 - Acquedotto di Co-
lombano Romean
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1997, Archeologia in Pie-
monte. Volume II: L’età
romana. Umberto Alle-
mandi ed.
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58 OPERA IPOGEA 1 - 2007

Puglia scavati a 30/40 m l’uno dall’altro.


A Porto Saturo, 12 km a sud-est di
mento prive di effettivi riscontri
sul terreno, riguardano infine altri
Taranto, in età augustea fu realiz- acquedotti siti nei territori di Ruti-
zata un’imponente opera di cana- gliano, Ostuni, Lucera e Gallipoli,
La Puglia annovera sul suo ter- lizzazione sotterranea dell’acqua a testimonianza che l’intero terri-
ritorio alcuni tra i più noti e stu- sorgiva, convogliata nell’acquedot- torio regionale pugliese è stato, in
diati antichi acquedotti, ai quali si to cosiddetto “delle Acque Ninfali”; più epoche storiche, interessato
aggiungono tracce e segnalazioni la struttura, attraversata con dalla realizzazione di importanti
di ulteriori opere idrauliche, che arcate in muratura la depressione opere acquedottistiche ipogee.
interessano praticamente tutte le delle saline, trasportava l’acqua
province della regione. Gli acque- sino all’interno dell’abitato. Nel [Mario Parise]
dotti più significativi sono ubicati punto terminale dell’acquedotto,
nell’area tarantina, ma degni di in età imperiale vennero realiz-
nota sono anche quelli presenti zate le grandi terme chiamate
nel resto del territorio regionale. Pentascinensis. BIBLIOGRAFIA
Di seguito si descrivono somma- Alla piena età imperiale, nel I sec.
riamente le caratteristiche dei a.C., forse sotto il regno di Clau- PU1 - Acquedotto Pozzo San
principali acquedotti. dio, è stata attribuita la costru- Giorgio
A Canosa di Puglia si ha notizia zione dell’acquedotto di Brindisi, Cassano R. & Chelotti M., 1992,
dell’esistenza di due acquedotti poi risistemato in età augustea e Gli acquedotti. In Cassano R.
ascrivibili ad epoche differenti. traianea. Dopo un percorso sotter- (a cura di), Principi, imperatori,
La struttura meglio documen- raneo di circa 9 km dal bacino im- vescovi. Duemila anni di storia a
tata, nonché quella di maggiori brifero di Pozzo San Vito, la strut- Canosa. Marsilio Ed., Venezia,
dimensioni, prendeva origine da tura entrava in città affiancato al p. 724-729.
una sorgente sita nei pressi di tracciato della via Appia e quindi Del Vecchio F., Rizzi I. & Greco
Venosa, in Basilicata, e, passando raggiungeva il circuito murario A., 1991, Canosa underground:
per Montemilone, raggiungeva la all’altezza dell’attuale Porta Me- ipogei, catacombe, insediamen-
parte meridionale di Canosa dopo sagne, dove si conservano i resti di ti in grotta, gallerie e grandi
un percorso di circa 20 miglia. La una grande cisterna sotterranea a sistemi sotterranei presenti nel
datazione della struttura, commis- due vasche, che serviva a tratte- sottosuolo di Canosa di Puglia.
sionata da Erode Attico, sembra nere le impurità delle acque, poi Proc. 3rd Int. Symp. on Under-
sia da riferire all’età della colonia. evidentemente incanalate in con- ground Quarries, Napoli, 10-14
Al periodo municipale si datereb- dutture sotterranee e convogliate july 1991, p. 110-122.
bero invece altre condutture più nei vari settori urbani. Sempre Jacobone N., 1925, Canusium.
antiche rinvenute in località Pozzo a Brindisi, al sistema di approv- Un’antica e grande città del-
San Giorgio, a nord-est della città. vigionamento idrico della colonia l’Apulia. Ricerche di Storia e
A Bovino, nelle località Noceletto e appartiene anche la struttura di di Topografia. Tip. Spacciante,
Mura delle Acque, si conservano i via Pozzo Traiano, una cisterna a Lecce, 221 pp.
monumentali resti, ancora visibili, camere parallele coperte con volta Maddalena G., 1934, L’acquedotto
dell’acquedotto che serviva la colo- a botte, con quattro condotte idri- di Erode Attico in Canosa. Ras-
nia di Vibinum. Non si conosce con che realizzate in opera laterizia e segna, n. 1, p. 76-81.
esattezza il percorso della strut- anch’esse voltate, riferibili all’età Manghisi V., 1999, Gli acquedotti
tura, che presumibilmente era in traianea. di Canosa di Puglia (Bari). Spe-
buona parte sotterranea. A nord-est di Gravina in Puglia leologia, n. 41, Notizie Italiane,
Aveva uno sviluppo complessivo è ubicata la zona di inizio del- p. 125.
di circa 18 km l’acquedotto del l’acquedotto S. Angelo – Fontane Manghisi V., 1999, L’acquedotto
Triglio, che serviva la colonia di della Stella che, dopo un tracciato romano di Canosa di Puglia. Pu-
Taranto. La struttura, interamen- di circa 3,5 km, raggiunge il parti- glia Grotte, bollettino del Grup-
te scavata nella roccia, attingeva tore sul Torrente Gravina da dove po Puglia Grotte, Speleo-flash,
da sei bacini imbriferi ubicati nei le acque, tramite un ponte-canale, Castellana-Grotte, p. 116-117.
pressi di sorgenti carsiche lungo giungevano alla città. Le docu- Mola E., 1797, Peregrinazione let-
le gravine del territorio taranti- mentazioni indicano come data di teraria per una parte dell’Apulia
no; i condotti sotterranei (gallerie inizio dell’opera il 1743, ad opera con la descrizione delle sue so-
larghe mediamente 60/70 cm, con degli Orsini, ma è presumibile che pravanzanti antichità. Giornale
altezza variabile tra 1,40 e 2 m) una parte delle opere risalga ad Letterario di Napoli, 88, p. 3-17.
confluiscono in un unico colletto- epoche anteriori, probabilmente Morra D., 1702, Canosa e i suoi
re principale che, nei pressi della bizantine; sono stati inoltre rile- dintorni. Canosa.
città, emerge in superficie con una vati indizi che suggerirebbero la Spagnolett a P., 1990, L’acquedot-
struttura ad arcate, all’altezza del presenza di opere attribuibili ad to romano di Canosa. Tesi di
vecchio Ponte di Porta Napoli. età ancora più antiche. laurea, Facoltà di Lettere e Fi-
Lungo i rami sotterranei si apriva- Ulteriori segnalazioni, derivanti losofia, Università degli Studi di
no numerosi pozzetti di aerazione, da fonti bibliografiche ma al mo- Bari, a.a. 1989-90.
OPERA IPOGEA 1 - 2007 59
Elenco acquedotti

nome sigla provincia comune (i)


Acquedotto Pozzo San Giorgio PU1 Bari Canosa di Puglia
Acquedotto S. Angelo - Fontane
PU2 Bari Gravina in Puglia
della Stella
Acquedotto di Rutigliano PU3 Bari Rutigliano
Acquedotto romano di Brindisi PU4 Brindisi Brindisi
Acquedotto di Ostuni PU5 Brindisi Ostuni
Acquedotto di Bovino PU6 Foggia Bovino
Acquedotto di Lucera PU7 Foggia Lucera
Acquedotto di Gallipoli PU8 Lecce Gallipoli
Acquedotto di Saturo o delle Acque
PU9 Taranto Leporano, Talsano
Ninfali
Acquedotto del Triglio PU10 Taranto Statte, Crispiano, Taranto
Montemilone, Minervino Murge,
Acquedotto di Montemilone PU11 - BA1 Potenza, Bari
Canosa di Puglia

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Elenco acquedotti

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64 OPERA IPOGEA 1 - 2007

antico (all’inizio della colonizza- Elenco acquedotti


zione etrusca - parere del com-
pianto Prof. Vittorio Castellani) nome sigla provincia comune (i)
fino all’ultimo, quasi moderno,
Acquedotto di Castel Sereno TO1 Grosseto Sorano
realizzato poco dopo l’unità d’Ita-
lia. Il loro percorso è ancora ben Acquedotto del F. Lente TO2 Grosseto Sorano
visibile; la loro funzionalità tenta Bottini di Siena TO3 Siena Siena
sempre di più le amministrazioni
locali per il recupero delle acque
che sono sempre più scarse. Sotto
Atti Conv. Int. Studi su Metodo-
logie per lo Studio della Scienza Trentino
l’aspetto speleologico e turistico
sono notevoli e per questo degni
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Note storiche dalle origini fino al Talp, n. 7, p. 28-29. viene fatta risalire con ogni proba-
MDLV. Vol. I-II, Siena. Furiesi A., 1999, L’acqua a Volter- bilità all’età flavia (I sec. d.C.). In
Barone P., 2002, Siena città del- ra. Nuova Immagine Ed., Siena, precedenza, l’approvvigionamento
l’acqua. In Binos Actus Lumina, 198 pp. avveniva mediante lo scavo di poz-
OPERA IPOGEA 1 - 2007 65
Elenco acquedotti che: un suggerimento per affron-
tare le crisi idriche del nuovo
nome sigla provincia comune (i) millennio. Il caso di Narni. In
Binos Actus Lumina, Atti Conv.
Acquedotto romano di Trento TR1 Trento Trento Int. Studi “Archeologia e Socie-
tà. L’Idraulica degli antichi fra
zi freatici. Si ha ragione di pensare
che l’acquedotto romano funzionò Umbria passato e futuro”, Narni, 18-20
ottobre 2001, Agorà ed., p. 61-70.
per molti secoli successivi, vista Bigotti M., Mansuelli G.A. &
l’importanza rivestita dalla città Prandi A., 1973, Narni. Roma.
e la mancanza di testimonianze su Nella regione Umbria il fenomeno Gruppo Speleologico U.T.E.C. Nar-
nuove opere in epoche successive, acquedotti è difficilmente inqua- ni, 1982, La Formina. Atti Conv.
fino al XIX secolo. drabile in quanto l’acquedotto Naz. “Il sottosuolo dei centri
E’ così anche per il resto del terri- romano della Formina è, ad oggi, storici umbri, esperienze speleo-
torio regionale, dove non sono sta- l’unico presente nel Catasto Cavi- logiche”, Narni, maggio 1981, n.
te reperite ulteriori informazioni. tà Artificiali e forse anche l’unico, 17, p. 20-24.
In particolare, non sono segnalate nel corso di questi ultimi anni, di Livoni M., 1842, Idea generale del-
nemmeno opere di epoca romana cui si sia fatto uno studio organico l’acquedotto interno della città di
in Alto Adige. e di cui si sia avuta la possibilità Narni e distribuzione delle acque
Si rende comunque necessario un di fare pubblicazioni (anche se alle fistole dei particolari. Mano-
approfondimento, sviluppando le parziali). Diverse sono state le scritto, Narni.
collaborazioni con gli Enti pre- segnalazioni di tratti di acquedotti Monacchi D., 1986, L’Acquedotto
posti e con gli studiosi locali. A od ipotetici tali nel corso degli anni Formina di Narni. Bollettino
tale proposito, sono a ringraziare ma le difficoltà di studio, rilievo e d’Arte, n. 39-40, settembre-di-
sentitamente la prof. Mariette De pubblicazione dei dati, rimangono cembre 1986, p. 123-142.
Vos e la d.ssa Chiara Silli del Di- legate all’annoso problema dei Monacchi D. & Nini R., 1987, La
partimento di Scienze filologiche rapporti con le Sovrintendenze. Fonte Feronia e l’Acquedotto
e storiche dell’Università degli Molti dei tratti, soprattutto urba- Formina di Narni, l’acqua come
Studi di Trento, ed il sig. Mariano ni, ispezionati vengono intercetta- oggetto di culto e come servizio
Guzzo del Gruppo Speleologico ti per periodi molto brevi, nel corso pubblico in età romana. Atti 2°
C.A.I. Bolzano per la preziosa di opere di recupero edilizio o di Convegno Nazionale di Speleolo-
collaborazione che ha permesso costruzioni ex novo e talvolta si gia Urbana “Le cavità artificiali:
il reperimento delle notizie qui ottiene la semplice autorizzazione aspetti storico-morfologici e loro
riportate. a percorrerne il tratto senza ave- utilizzo”, 1-3 marzo 1985, Napo-
re possibilità più approfondite di li, ed. CAI, p. 155-171.
[Marco Meneghini] studio o rilievo. L’Umbria auspica Nini R., 1995-96, L’acquedotto
che tale lavoro collegiale possa Formina di Narni. Il sistema di
essere utilizzato come un biglietto approvvigionamento idrico della
BIBLIOGRAFIA da visita per poter intrattenere Narnia romana. Tesi di laurea
finalmente delle relazioni che se in lettere, a.a. 1995-96.
TR 1 - Acquedotto romano di anche subordinate, possano dare Nini R., 1999, Acquedotti rurali
Trento visibilità a tutto il patrimonio CA nel territorio di Narni. Opera
Bassi C., 2004, L’acqua e la città presente nella regione. Ipogea, n. 1, p. 53-63.
romana. Il caso di Tridentum: Nini R., 2000, Il rispetto dei canoni
il fiume, i fossati, i pozzi, le [Annalisa Basili] imposti da Vitruvio e da Plinio
condutture. A cura di De Vos nello scavo dei condotti idraulici
M., Università di Trento. Di- sotterranei: gli esempi dell’ac-
partimento Scienze filologiche e BIBLIOGRAFIA quedotto Formina di Narni e del
storiche. Buco del Diavolo di Camerano.
Ciurletti G., 2000, Trento romana. UM 1 - Acquedotto della Formina In: Campagnoli M., Recanatini
Archeologia e urbanistica. In: Ardito F., 1990, Narni: l’acquedot- A. (a cura di), La memoria del
Storia del Trentino. Vol. 2°, L’età to della Formina. In: Città Sot- sottosuolo, p. 131-142.
romana, 308 pp. terranee. Mursia, p. 65-72. Nini R., 2002, L’acquedotto Formi-
Roberti G., 1940, Edizione … Bartolini M. & Nini R., 2005, Il na di Narni. Il traforo di Monte
Trento, p. 47 n. 31d. riuso delle antiche opere idrauli- Ippolito: sistemi di scavo antichi
Trener G.B., 1926. Studio geologi-
co. In: L’acquedotto della città di
Elenco acquedotti
Trento, p. 19-21.

nome sigla provincia comune (i)


Acquedotto della Formina UM1 Terni Narni
Acquedotto romano “Il Molinaccio” UM2 Perugia Spello
66 OPERA IPOGEA 1 - 2007

e moderne disostruzioni. In Bi- Bizzarri C., 1991b, Cunicoli di Congr. Naz. Spel., Castelnuovo
nos Actus Lumina, Atti Conv. drenaggio ad Orvieto. In: Gli Garfagnana, settembre 1994,
Int. Studi su Metodologie per lo Etruschi maestri d’idraulica. vol. 1, p. 355-361.
Studio della Scienza Idraulica Electa Editori Umbri, Perugia, Perali P., 1912, L’acquedotto
Antica, Ravenna, 13-15 maggio p. 163-167. medioevale orvietano. Studio
1999, Agorà ed., p. 79-90. Bizzarri C., 2005, Da emergenza storico e topografico. In: Riccet -
Nini R. & Manno D., 1996, La a risorsa: il caso di Orvieto. In ti L., 1992, La città costruita.
Formina di Narni. Forma Urbis, Binos Actus Lumina, Atti Conv. Firenze.
vol. 2, p. 31-35. Int. Studi “Archeologia e Socie- Perali P., 1919, Orvieto. Note sto-
tà. L’Idraulica degli antichi fra riche di topografia. Note storiche
UM 2 - Acquedotto romano “Il passato e futuro”, Narni, 18-20 d’arte dalle origini al 1800. Or-
Molinaccio” ottobre 2001, Agorà ed., p. 40-54. vieto.
Bazzurri A., Di Matteo L., Drago- Bruschetti P., 1991, Uso del sot- Perali P., 1928, Orvieto etrusca.
ni W. & Monconi D., 2003, La tosuolo per l’espansione urbani- Roma.
sorgente Il Molinaccio ed il suo stica di Todi: sistemi idraulici Piro V., 1991, I cunicoli di drenag-
antico acquedotto (Spello - Italia e strutturali. In: Gli Etruschi gio a Perugia. In: Gli Etruschi,
centrale): idrogeologia ed impat- maestri d’idraulica. Electa Edi- maestri d’idraulica. Electa Edi-
to delle variazioni climatiche tori Umbri, Perugia, p. 115-135. tori Umbri, Perugia, p. 105-113.
sulle portate. Quaderni di Geo- Cenciaioli L., 1991a, Cunicoli di Riccetti L., 1992, La città costrui-
logia Applicata, serie AIQUA, 2 drenaggio a Perugia. In: Gli ta: lavori pubblici e immagine
(1), p. 23-33. Etruschi maestri d’idraulica. in Orvieto medievale. Firenze,
Electa Editori Umbri, Perugia, 373 pp.
Umbria: testi generali e studi p. 97-104. Satolli A., 1990, Orvieto under-
storici Cenciaioli L., 1991b, Cunicoli di ground. QIAO, ¾..
AA. VV., 1981, Il sottosuolo dei drenaggio ad Orvieto. In: Gli Speleo Club Orvieto, 1997, Opere
centri storici umbri. Provincia di Etruschi maestri d’idraulica. idrauliche dell’Orvietano dagli
Terni, 17, 84 pp. Electa Editori Umbri, Perugia, Etruschi al Medioevo. Atti IV
Confalonieri L., 1991, Il grande p. 169-176. Convegno Nazionale sulle Cavi-
ponte che affascinò Wolfgang Feruglio A., 1991, Approvvigiona- tà Artificiali, 30 maggio – 1 giu-
Goethe. Scienza e Vita Nuova, mento idrico nell’antica Perugia: gno 1997, Osoppo, p. 231-238.
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p. 34-39. rali. In: Gli Etruschi maestri rete drenante sotterranea di Todi.
Nini R., 1997, Sistemi di scavo d’idraulica. Electa Editori Um- Atti Conv. Naz. “Il sottosuolo dei
in sotterraneo di acquedotti in bri, Perugia, p. 217-234. centri storici umbri, esperienze
età romana. Atti IV Convegno Manconi D., Camerieri P. & Cru- speleologiche”, Narni, maggio
Nazionale sulle Cavità Artifi- ciali V., 1991, Assisi e gli Umbri 1981, n. 17, p. 60-62.
ciali, 30 maggio – 1 giugno 1997, nell’antichità. Atti Conv. Int.,
Osoppo, p. 171-186. Assisi, 18-21 dicembre 1991,
Nini R., 2002, Uso dello squadro
agrimensorio nel rilievo delle
Soc. Editrice Minerva, Assisi, p.
376-429.
Valle d’Aosta
gallerie idriche. In Binos Actus Mariani M., 1991, Uso del sottosuo-
Lumina, , p. 237-240. lo per l’espansione urbanistica di L’approvvigionamento idrico di
Todi: sistemi idraulici e strut- Aosta in epoca romana (Augusta
Umbria: testi su singole aree o turali. In: Gli Etruschi maestri Praetoria) era garantito da pozzi
acquedotti d’idraulica. Electa Editori Um- e due acquedotti posti sulla
Ardito F., 1990, Orvieto: nel cuore bri, Perugia, p. 137-141. sinistra orografica della valle: La
della rupe. In: Città Sotterranee. Marone B., 1981, Ricerca storica Comba (Porossan), che giungeva
Mursia, p. 73-81. e speleologica. Terni Provincia, in città attraversando il torrente
Ardito F., 1990, Todi: le cisterne Terni, n. 17, p. 11-19. Buthier su un ponte canale, e
sotterranee. In: Città Sotterra- Menichetti M., 1982, Gubbio sot- un secondo che si sviluppava
nee. Mursia, p. 126-133. terranea. Atti Conv. Naz. “Il sot- in condotta sotterranea con
Bergamini M., 1991, Todi: il cu- tosuolo dei centri storici umbri, annessa piscina limaria rinvenuta
nicolo “Fontana della Rua” nel esperienze speleologiche”, Nar- in regione Bibian. A questo
sistema idraulico antico. In: Gli ni, maggio 1981, n. 17, p. 66-68. secondo acquedotto, destinato
Etruschi maestri d’idraulica. Mocchegiani Carpano C., 1976, ad alimentare l’area centrale
Electa Editori Umbri, Perugia, Osservazioni sui mutamenti del della città, si innestò il condotto
p. 143-162. livello delle acque di Martigano. di Signayes per aumentarne la
Bizzarri C., 1991a, Bonifica idrau- Prospezioni, 1, Roma, p. 25-32. portata.
lica e opere di canalizzazione nel Nini R., 1997, Un sistema romano Un’ altra opera idraulica della
territorio orvietano. In: Gli Etru- di captazione idrica nel centro regione degna di nota è il ponte di
schi maestri d’idraulica. Electa storico di Amelia (Terni): la Pondel nei pressi di Aymaville, in
Editori Umbri, Perugia, p. 61-65. fontana di Porcelli. Atti XVII destra orografica. Si tratta di un
OPERA IPOGEA 1 - 2007 67
Elenco acquedotti nia, Concordia Sagittaria/Iulia
Concordia: tutte queste città
nome sigla provincia comune (i) sono anche capo di centuriazioni
importanti. Lungo percorrenze di
Acquedotto romano di Aosta - minore interesse ritroviamo centri
VA 1 Aosta Aosta
Augusta Praetoria come Treviso/Tarvisium, Asolo/
Acelum, Feltre/Feltria, Belluno/
grande ponte ad arcata con due quali siano le condizioni in cui, Belunum, Adria/Atria quasi sem-
vie di percorrenza, una superiore in quella parte di Venetia che oggi pre già assai importanti in epoca
esterna ed una inferiore interna. chiamiamo Veneto, i Romani si preromana: valga per tutti il caso
Fu fatto costruire nel 3 a.C. da sono trovati ad operare. di Este/Ateste.
Aimus e Avilius, così come risulta Dal punto di vista fisico il Veneto
dall’iscrizione in chiave all’arco, è suddivisibile, grosso modo, in Acquedotti conosciuti
per il trasporto del materiale quattro sezioni, approssimativa- Pur nella stringatezza del quadro
ferroso dalle miniere di Cogne. mente orientate in senso SO-NE: tracciato più sopra appare eviden-
Fra le due vie è stata individuata 1) il territorio alpino e prealpino; te, date le premesse, come le opere
nella spalla destra del ponte 2) il territorio pedemontano e di idrauliche di un certo rilievo che
una condotta idrica a sezione alta pianura; 3) la media e bassa si sono individuate fossero poste
rettangolare larga 60 cm con pianura; 4) le zone costiere. al servizio di quei municipia che
altezza di 80 cm che si perde dopo Dal punto di vista antropico e svolgevano, in età romana, funzioni
pochi metri a causa del cedimento culturale, per l’età romana, si pos- di controllo e snodo territoriale. Si
delle lastre di copertura. Imponenti sono definire due aree principali: conosce con sicurezza l’esistenza,
canalizzazioni tagliate nella viva quella retica, nelle aree montane, infatti, degli acquedotti di Verona,
roccia si trovano a monte del e quella venetica in pianura, am- di Vicetia, di Ateste, di Patavium,
ponte sulla sinistra orografica bedue notevolmente influenzate di Opitergium, di Acelum, mentre
del torrente. A proposito di da elementi etruschi e celtici. l’esistenza di opere idrauliche a
questa grande opera non ci sono La vocazione economica dell’area Feltria è ipotizzata sulla scorta di
stati approfondimenti riguardo veneta in età antica (ma non solo) notizie di ritrovamenti non più con-
l’impiego della condotta idrica. è molteplice: da un lato l’alta pia- trollabili e a Belunum, Iulia Concor-
nura e l’area collinare e pedemon- dia, Atria, Tarvisium non è nota.
[Fabrizio Milla] tana consentono una notevole pro- Come quasi sempre accade, pe-
duzione agricola, dall’altro le aree raltro, la conoscenza dei resti
prealpine e alpine permettono una monumentali degli acquedotti è
BIBLIOGRAFIA forte attività di allevamento, so- limitata ad alcune parti e, perciò,
prattutto ovino, che si traduce in la ricostruzione degli aquae duc-
VA 1 – Acquedotto romano di una tradizione laniera di grande tus delle singole realtà municipali
Aosta – Augusta Praetoria importanza (Padova, ad esempio, lascia spazio a numerose lacune e
Barocelli P., 1922, Aosta. è in età romana la seconda città incertezze, relativamente a trac-
Acquedotto scoperto in frazione la dell’impero in fatto di produzione ciati, capita aquae ecc.
Comba. Notizie degli Scavi, p. 99. di mantelli di lana); i solchi vallivi Quello che appare certo, dai dati
di fiumi quali l’Adige, il Brenta oggi disponibili, è che – come
o il Piave costituiscono da secoli sempre – i Romani adattarono

Veneto una via di penetrazione privile-


giata verso l’Europa Centrale e il
i propri progetti alla natura dei
luoghi, alla qualità dei materiali
Baltico (da cui proviene l’ambra, il reperibili, alla competenza delle
Caratteristiche del territorio cui commercio ‘giustifica’ in parte maestranze disponibili.
In termini storici ridurre la Vene- presenze portuali ascrivibili già ad Non conosciamo i capita aquae del-
tia all’odierno Veneto è, per quan- età micenea), mentre percorrenze la maggior parte degli acquedotti
to comodo, un arbitrio. Nondimeno di pianura ugualmente importanti del Veneto, eccezion fatta per i casi
per il tema specifico che qui inte- sono simbolizzabili attraverso la di Ateste ed Acelum, e di alcuni
ressa – gli acquedotti – la cosa non citazione di viae quali la Postumia, acquedotti possiamo ricostruire
desta soverchia preoccupazione: sorta di ‘autostrada’ antica. la ‘forma’ solo attraverso elementi
partendo infatti dal presupposto Le città di una certa importanza, non più in situ: è il caso delle tuba-
che l’aquae ductus, il sistema di quindi, si concentrano nel Veneto zioni in trachite delle infrastrut-
approvvigionamento idrico delle di età romana nelle aree caratte- ture di Ateste e di Patavium. Ciò
città, sia (almeno in età imperiale) rizzate da questi elementi di inte- nondimeno una considerazione si
una sorta di segno distintivo dei resse: viae e agri centuriati. impone: i Romani hanno sempre
municipia più importanti in tutto Lungo la Postumia troviamo, potuto, in Veneto, scegliere l’acqua
il mondo romano, si può estrapo- percorrendola da O a E, Verona/ da addurre in città in luoghi re-
lare senza controindicazioni una Verona, Vicenza/Vicetia, Padova/ lativamente vicini e in situazioni
qualsiasi parte da tale ‘tutto’. Sarà Patavium, Oderzo/Opitergium favorevoli o, nel caso di Acelum,
comunque opportuno richiamare e, alla confluenza da S della An- favorevolissime (il caput aquae
68 OPERA IPOGEA 1 - 2007

dista dal centro del municipium Elenco acquedotti


poco più di mezzo chilometro).
Quanto appena detto chiarisce nome sigla provincia comune (i)
anche il tipo di struttura che ci
dobbiamo aspettare avessero le Valnogaredo, Cin-
Buso della Casara VE1 Padova
infrastrutture idrauliche venete: to Euganeo, Este
in un solo caso, quello di Vicetia, Acquedotto di Asolo-Bot VE2 Treviso Asolo
abbiamo testimonianza di arcua- Acquedotto romano di Verona VE3 Verona Verona
tiones (i piloni di Lobia), mentre
Acquedotto romano di Vicenza VE4 Vicenza Vicenza
tutti gli altri acquedotti sono stati
realizzati in subterraneo.
L’acquedotto di Ateste originava da ductus il ritrovamento di un cuni- VE 3 – Acquedotto Romano di
un sistema di captazione cunicola- colo realizzato in laterizio in locali- Verona
re – oggi conosciuto come Buso del- tà Pedavena (cioè sotto il massiccio Riera I., 1998, Acquedotto di Ve-
la Casara – e raggiungeva il cen- montuoso del Monte Avena) rona: alcune considerazioni a
tro tramite tubazioni in trachite riguardo d’una vecchia notizia.
(materiale comunissimo nell’area [Italo Riera] Quaderni di Archeologia del Ve-
euganea e della cui lavorazione le neto, XIV, p. 139-146.
popolazioni locali erano ben esper-
te): si pensa quindi ad un’opera in BIBLIOGRAFIA Veneto: testi generali e studi
gran parte sotterranea. storici
Meno nota l’origine dell’acque- VE 1 – Buso della Casara Riera I., 1993, Acquedotti e cister-
dotto di Patavium, il cui caput si CamporeseM., 1989, Nota geologi- ne. In: Il sottosuolo nel mondo
pensa potesse trovarsi nell’area di ca sul “Buso della Casara”. In: antico. Progetto Quarta Dimen-
Dueville, cioè nella media pianura Padova, città d’acque. Catalogo sione, Ed. Canova, Treviso, p.
vicentina. Quel che è certo è che della mostra, p. 27. 14-31.
l’adduzione in città avveniva tra- Riera I., 1994, Le testimonianze ar-
mite grandi tubazioni in trachite, VE 2 – Acquedotto di Asolo-Bot cheologiche – Gli acquedotti. In:
come per Ateste. Pesaro A. & Riera I., 2002, L’ac- Bodon G., Riera I. & Zavonello
Dell’acquedotto di Vicetia, che quedotto romano di Asolo (Tre- P. (a cura di), Utilitas necessaria
si pensa potesse avere il caput viso): appunti di “filosofia” del (sistemi idraulici nell’Italia ro-
nell’area di Caldogno, si conosce rilievo. In Binos Actus Lumina, mana). Progetto Quarta Dimen-
pochissimo, ma nulla vieta di ri- Atti Conv. Int. Studi su Metodo- sione, Grafiche Falletti, Milano,
tenere che parte del percorso fosse logie per lo Studio della Scienza p. 165-296.
sotterranea. Idraulica Antica, Ravenna, 13-
L’acquedotto di Verona aveva 15 maggio 1999, Agorà ed., p. Veneto: testi su singole aree o
origine in Valpolicella e se ne co- 261-274. acquedotti
noscono alcuni tratti in traforo ed Riera I., 1991, L’acquedotto roma- Ghislanzoni E., 1934, L’acquedotto
altri in cunicolo, mentre è certo no di Asolo (Treviso). Quaderni patavino nell’età romana. Pado-
che la distribuzione intra moenia di Archeologia del Veneto, VII, va.
avvenisse anche tramite fistulae, Ed. Canova, p. 181-197. Prosdocimi A., 1900, Baone. Avan-
cioè tubazioni in piombo, di gran- Riera I., 1995, Asolo (Treviso): nuo- zi di acquedotto romano ricono-
de modulo, come quella conservata vi dati sull’acquedotto romano sciuti nel territorio del comune.
al Museo del Teatro Romano. A “La Bot”. Quaderni di Archeolo- Notizie degli Scavi, p. 158-159.
quanto è dato sapere il percorso gia del Veneto, XI, p. 183-187. Zanovello P., 1989a, Gli acquedot-
era tutto sotterraneo. Riera I., 1999, Acelum/Asolo ti romani, una sorgente romana
L’infrastruttura idraulica di Ace- (Treviso). Sistemi di approvvi- nel territorio di Padova. In:
lum adduceva l’acqua di una risor- gionamento idrico attraverso il Padova, città d’acque. Catalogo
giva in quota tramite fistulae per i tempo: persistenza e innovazioni della mostra, p. 25-28.
due terzi del proprio tracciato, con nell’applicazione idraulica fra Zanovello P., 1989b, L’approvvi-
un traforo nell’ultimo terzo: siamo Roma e Venezia. In: Caesarodu- gionamento idrico a Padova e
perciò certi che fosse un’opera num. XXXI, p. 617-657. nel suo territorio in età romana.
completamente sotterranea. Riera I., 2001, Asolo. Nuovi dati Padova e il suo territorio, IV,
L’acquedotto di Opitergium è cono- sull’impianto termale. Quaderni giugno 1989, p. 99-143.
sciuto solo per un tratto di cunicolo di Archeologia del Veneto, XVII. Zanovello P., 1997, Aqua atesi-
sotterraneo (realizzato in trincea) Riera I., 2002, La “Bot”: sintesi na, aqua patavina – sorgenti e
rinvenuto in territorio di San Polo di un acquedotto romano. Atti acquedotti romani nel territorio
di Piave, ma, date le caratteristi- 21° Incontro Internazionale di dei Colli Euganei. Zielo Ed., p.
che dell’ambiente, è presumibile Speleologia Montello 2002 “Con- 22-51.
che fosse tutto sotterraneo. glomeriamoci”, Nervesa della
Per Feltria si è posto dubitativa- Battaglia, 1-3 novembre 2002,
mente in relazione con l’aquae p. 417-420.
OPERA IPOGEA 1 - 2007 69

Acquedotto antico:
configurazione
strutturale
dell’opera idraulica
Carla Galeazzi, Carlo Germani
Società Speleologica Italiana - Commissione Cavità Artificiali;
Centro Ricerche Sotterranee “Egeria”
carla.galeazzi@egeriasotterranea.it

Abstract:
Some considerations on the archaeology of water are presented in this article, within the framework of the
project by the Italian Speleological Society (SSI) dedicated to study and analysis of the ancient subterranean
aqueducts in Italy. Draining waters, collecting and transporting them to the sites where settlements were
established have always been among the most important actions performed by man throughout the history,
and in several cases the availability of water has strongly controlled the foundation of a town at a certain site,
and its following development. To illustrate the complex and fascinating works carried out in ancient times to
provide with water resources the human settlements, the hydraulic techniques in the ancient world are dealt
with. In particular, the roman aqueducts are treated, together with some indications regarding the working
technique used by Romans, and a description of the main elements and features of ancient, as well as modern,
aqueducts.

Key words: aqueducts, water resource, history, hydraulic works


Parole chiave: acquedotto sotterraneo, risorse idriche, storia, costruzioni idriche

Il censimento degli antichi acque- acqua e miniere per l’estrazione che, anche attraverso questa pub-
dotti è un progetto della Commis- della selce. Con tecniche e finalità blicazione, ci accingiamo a rendere
sione Cavità Artificiali sostenuto differenti tali attività si sono pro- fruibile.
con convincimento da Vittorio tratte per tutto il corso della storia Oggi possiamo affermare di riu-
Castellani. Questo testo di caratte- dell’uomo, fino ai nostri giorni. scire a comprendere sempre più
re generale è tratto in larga parte Sarebbe dunque impresa ardua chiaramente quanto siamo debi-
da suoi articoli ed a lui è dedicata indagare sull’origine dello “scava- tori verso chi, in epoche remote o
la pubblicazione di questo primo re” il sottosuolo, mentre vale la remotissime, con uno sforzo che a
contributo. pena di porre attenzione a quelle noi appare ancora straordinario,
manifestazioni che, marcando il ha modellato il territorio a misura
Premessa progresso delle innovazioni tecno- d’uomo, regolandone la distribu-
logiche, ci portano testimonianze zione delle acque perché su di esso
Gli speleologi italiani negli ultimi dello sviluppo del “costruire” nel potesse fiorire, assieme alle messi,
trent’anni si sono occupati fre- sottosuolo. la civiltà dell’uomo.
quentemente dello studio e della L’utilizzo delle tecniche di progres- Dionigi di Alicarnasso, nelle sue
catalogazione delle opere ipogee di sione speleologica a supporto degli “Antichità Romane”, scriveva:
interesse storico, soffermandosi in studi che si andavano intrapren- “Mi sembra che la grandezza
modo particolare sulle trasforma- dendo è stata determinante per dell’Impero Romano appaia ma-
zioni subite dal territorio a seguito conoscere opere che rischiavano gnificentissima soprattutto da tre
di interventi antropici. l’oblio, consentendo nel contempo cose: gli acquedotti, le strade, le
Gli aborigeni australiani, ad un alla Commissione Cavità Artifi- cloache” (Ant. Rom.III, 15). Giudi-
livello di sviluppo paragonabile al ciali della Società Speleologica zio condiviso da Strabone, al quale
paleolitico europeo, già scavavano Italiana (SSI) di acquisire una anni dopo Frontino aggiunse: “A
profonde gallerie per la ricerca di vasta messe di documentazione tali opere, utili per così ingenti
70 OPERA IPOGEA 1 - 2007

Figura 1: le splendide arcate degli acquedotti di Roma, realizzate allo scopo di mantenere la pendenza necessaria per raggiungere
la città, sono ancora oggi un elemento dominante del paesaggio della Campagna Romana (foto C. Galeazzi).

quantità di acque, chi vorrebbe zarono innumerevoli opere idrau- civiltà etrusca che, a partire dal-
confrontare le superflue piramidi o liche per individuare e sfruttare l’VIII secolo a.C., si diffuse nella
le altre inutili opere dei greci, pur le circolazioni idriche sotterranee, penisola ed in particolare nell’Ita-
se celebrate come famose?” (figure captare le sorgenti, trasportare lia meridionale, dove gli Etruschi
1 e 2). l’acqua in sotterraneo, immagazzi- seppero adattarsi alle caratteristi-
Eppure fino a qualche decennio narla in cisterne e serbatoi. che del territorio, prevalentemen-
fa l’interesse degli storici e degli La necessità di regolare la risor- te vulcanico e con terreni di bassa
archeologi era pressoché mono- sa acqua nasce con l’affermarsi consistenza, creando una comples-
polizzato dalle opere monumen- dell’agricoltura come mezzo di sa rete di canali di drenaggio, irri-
tali, mentre molte testimonianze sopravvivenza primaria. Certa- gazione e trasporto delle acque.
sotterranee, pur evidenti e note, mente già in epoca antichissima I contatti che l’Etruria stabilì con
attendevano di essere recuperate i primi agricoltori dovettero porre l’Oriente tra VIII e VII secolo a.C.,
e studiate. in atto elementari forme di con- dando origine alla fase “orienta-
trollo delle acque, compiendo il lizzante”, sono stati in alcuni casi
Brevi cenni di archeologia del- primo passo verso lo sviluppo dei interpretati come possibili vettori
l’acqua in Italia millenni successivi. della tecnica cunicolare che, dalle
In Italia, già dalla prima fase del zone mesopotamica ed iraniana
L’appresa capacità di trasportare neolitico, troviamo negli insedia- nelle quali avevano avuto origine i
l’acqua, asservendola alle proprie menti pugliesi tracce di pozzi e qanat, si era espansa verso l’Etru-
necessità, determinò la trasforma- cisterne, ma anche caratteristici ria meridionale.
zione dei nuclei antropici nomadi fossati circolari o semicircolari, Lo scavo dell’emissario del lago di
in stanziali e successivamente det- probabili opere di drenaggio o per Albano, avvenuto intorno al 390
te impulso alla nascita delle gran- la captazione. a.C. ci conferma il ruolo etrusco
di civiltà del passato. Con tecniche Le tecniche di canalizzazione del- nel progresso della tecnica idrau-
diverse, ma identiche finalità, le acque in sotterraneo appaiono lica romana, allorché Tito Livio
Etruschi, Greci e Romani realiz- strettamente collegate anche alla (Storia di Roma, V, 15-21), ricorda
OPERA IPOGEA 1 - 2007 71
che, in tale occasione, i romani Brevi cenni di tecnica idrauli- del condotto a partire dalla base
si mostrarono estranei al compi- ca nel mondo antico di una serie di pozzi opportuna-
mento dell’opera, mentre le mae- mente scaglionati lungo il previsto
stranze etrusche (un secolo dopo Come già accennato nel paragrafo percorso.
l’allontanamento dei Tarquinii) precedente, a monte dell’idraulica Questa seconda tecnica è in gene-
erano ancora ottime conoscitrici romana esiste tutto un “corpus” di re la preferita quando il canale è
della tecnica cunicolare. condotti sotterranei che marca il realizzato a profondità non ecces-
Il primo acquedotto romano, l’Ap- progresso delle tecniche idrauliche siva, ma fa eccezione il già citato
pio, nel 319 a.C., è tutto in sotter- nel mondo antico. In Grecia, nel esautore del bacino di Copaide,
raneo e preleva l’acqua con pozzi bacino di Copaide, si conservano abbandonato in fase di esecuzione,
e gallerie drenanti per immetterle i resti di una imponente opera di per il quale erano già stati appron-
in un canale ipogeo che raggiunge drenaggio sotterranea che, secon- tati pozzi che raggiungevano una
Roma sotto il Celio. do gli studiosi della zona, risalireb- profondità di oltre 80 metri.
Tradizione dunque etrusca, che be alla fine del secondo millennio In linea generale siamo oggi porta-
finì col diventare romana al fon- a.C. Più vicini nel tempo il condot- ti a ritenere che la tecnica di scavo
dersi delle diverse etnie, dall’in- to fatto scavare dal re Ezechia per in cieco sia stata sviluppata suc-
contro delle quali si originò in condurre a Gerusalemme l’acqua cessivamente a quella dei pozzi.
epoca tarda repubblicana ed impe- della fonte di Siloe, che si colloca In tempi relativamente recenti in
riale il popolo romano. La gestione a cavallo tra il VII ed il VI secolo Italia ha avuto un certo seguito
della risorsa acqua sarà ritenuta a.C. e gli acquedotti di Atene e l’opinione che vede all’origine
di importanza fondamentale in Samo risalenti al VI secolo a.C. della tecnica dei pozzi gli analoghi
epoca imperiale, al punto da as- Per ciò che riguarda la tecnica del condotti utilizzati in molte regioni
segnare al “Soprintendente delle costruire in sotterraneo si trovano aride o semi-aride per attingere
Acque Pubbliche” due littori come abbondanti testimonianze sia del le acque delle circolazioni idriche
scorta d’onore, considerando tale metodo di avanzamento in scavo sotterranee, con massimo sviluppo
carica molto prossima all’apice cieco con l’incontro finale tra i due nel territorio dell’antica Persia.
della carriera senatoriale. opposti cunicoli, sia dello scavo Tali condotti, che assumono di-

Figura 2: le arcate del Pont du Gard, in Francia, famoso non solo per la sua bellezza, ma anche per le sue dimensioni (275 m di lunghez-
za per 49 di altezza). Il ponte scavalca la valle del fiume Gard ed era parte integrante dell’acquedotto di Nimes (Foto Carlo Germani).
72 OPERA IPOGEA 1 - 2007

verse denominazioni locali nelle diverse. Da un punto di vista l’impegno urbanistico dell’antica
varie aree geografiche (figura 2), funzionale, essi sono rivolti non Roma, rappresentando peraltro
sono generalmente indicati con il all’emungimento delle acque di solo una minima parte dell’intera
termine arabo qanat (o qnat) o an- falda ma al solo trasporto di acque, e complessa opera.
che con il corrispondente vocabolo siano esse sorgive o fluviali. Gli acquedotti furono progettati e
persiano karez. La tecnica costruttiva prevede lo realizzati come lunghi cunicoli sot-
Va tuttavia sottolineato come al- scavo preventivo dei pozzi e la suc- terranei, emergenti allo scoperto
l’apparente analogia delle struttu- cessiva esecuzione del condotto a solo nell’attraversamento di av-
re corrispondano principi proget- partire dal fondo di questi. vallamenti del suolo, mantenuti in
tuali ed esecutivi sostanzialmente Come conseguenza, si ha che il posizione elevata per ottenere una
diversi. qanat richiede l’impiego di un pendenza costante e raggiungere
Il qanat è un condotto sotterraneo unico scavatore che risale progres- con quota elevata le utenze.
che viene progressivamente spinto sivamente verso il pozzo madre, Secondo quanto tramandano le
dal previsto punto di sbocco verso mentre lo scavo dell’acquedotto fonti, il primo acquedotto (Aqua
un rilievo attiguo, sino a raggiun- può essere affidato a squadre che Appia) fu condotto a Roma nel
gere la base di un pozzo (detto lavorano in contemporanea sia 312 a.C. a cura dei censori Appio
pozzo madre del qanat) attraver- per la realizzazione dei pozzi che Claudio e M. Flavio Veniores. Il
so il quale si è preventivamente per l’esecuzione del condotto, con condotto dell’Appio, lungo circa 16
verificata l’esistenza di una falda evidente risparmio sui tempi di km, era interamente sotterraneo
acquifera; nel corso dello scavo esecuzione. sino alle porte di Roma, anche per
vengono regolarmente intervallati ragioni di sicurezza.
pozzi di collegamento con la super- Gli acquedotti romani Seguirono ad intervalli quasi re-
ficie, per l’aerazione del condotto e golari altri acquedotti, oggetto di
per un più immediato accesso alla Le imponenti arcate degli acque- una vasta letteratura cui il lettore
prosecuzione dello scavo stesso. dotti che caratterizzano la cam- potrà fare riferimento per detta-
I condotti greci e romani obbedi- pagna romana sono una delle più gliate analisi (vedi, ad es., Lan-
scono a logiche completamente note ed ammirate evidenze del- ciani R., I commentari di Frontino

Figura 3: collocazione di alcuni tra i più rilevanti sistemi di Qanat occidentali. Legenda: 1) Marocco: Hauz (Marrakech); 2) Algeria:
Tafilalt; 3) Algeria: Gourara; 4) Algeria: Touat; 5) Algeria: Tidikelt; 6) Libia: Fezzan; 7) Egitto: Oasi di Kharga; 8) Siria e Giordania;
9) Yemen; 10) Oman (da Castellani, 2001).
OPERA IPOGEA 1 - 2007 73
artificiale destinato a rifornire di
Epoca Nome Lunghezza Speco sotterraneo acqua potabile una comunità di
312 a.C. Aqua Appia 16,56 km 16,47 km persone. L’evidenza storica sug-
gerisce che la realizzazione di un
272 a.C. Anio Vetus 64 km 63,7 km acquedotto avviene generalmente
144 a.C. Aqua Marcia 91,3 km 78,4 km quando una comunità si è già
organizzata in struttura urbana.
125 a.C. Aqua Tepula 17,7 km 7,4 km Rintracciare i percorsi sotterranei
33 a.C. Aqua Julia 22,8 km 16,8 km degli acquedotti significa dunque
ripercorrere la storia dello svilup-
19 a.C. Aqua Virgo 19 km 19 km po degli insediamenti urbani in
2 a.C. Aqua Alseatina 32,7 km 32,2 km una determinata regione.
Oltre a Frontino (De Aquaedectu
47 d.C. Aqua Claudia 66,6 km 52 km Urbis Romae) lo scrittore che si
52 d.C. Anio Novus 86,9 km 73 km è maggiormente interessato agli
aspetti tecnico - costruttivi degli
Tabella I: gli acquedotti condotti in Roma sino al I sec. d.C., riportati nel testo di acquedotti è Vitruvio. Il suo De Ar-
Frontino. chitectura, pubblicato fra il 25 ed
intorno le acque e gli acquedotti, idraulica greca e quella romana, il 23 a.C. ha valenza di manuale
1881; Ashby T., The Aqueducts of tra la prima sub terra e la seconda di tecnica edilizia dell’antichità,
Ancient Rome, 1935; Pace P., Gli supra terram. scritto in un’epoca in cui l’arte di
acquedotti di Roma, 1983; Pani- Benché non si presentino quindi costruire con materiali naturali era
molle G., Gli acquedotti di Roma sostanziali differenze negli im- peraltro giunta alla perfezione.
antica, 1968, AA.VV., Il trionfo pianti idraulici delle due civiltà
dell’acqua, 1986). antiche, vale la pena sottolineare Elementi di un acquedotto
Nella tabella sono elencati i soli alcune tendenze preferenziali le-
acquedotti condotti in Roma sino gate ai singoli periodi storici (ad A. Opere di conduzione
al I sec. d.C., riportati nel testo di esempio, il prevalere delle gallerie
Frontino. Se ne evince l’esistenza in ambito greco e il perfeziona- I problemi costruttivi delle opere
di 360 km di speco sotterraneo. Da mento degli acquedotti su arcate di conduzione erano principalmen-
questi, che possono essere conside- e dei sifoni “rovesci” in ambito te legati alla natura del terreno:
rati come rappresentativi dell’ori- romano). quando le alture si presentavano
gine e dello sviluppo della grande In generale greci e romani utiliz- di natura rocciosa o tufacea era
tecnica romana, prese avvio la zarono le stesse strutture archi- sufficiente scavare il canale ri-
realizzazione di opere analoghe in tettoniche e gli stessi impianti di vestendone le pareti ed il fondo
tutta l’area mediterranea. conduzione: tutte le componenti con malta impermeabilizzante,
essenziali degli acquedotti sono, quando erano di terra o sabbia era
Brevi cenni sulle tecniche co- infatti, rappresentate in entrambe necessario rivestire interamente il
struttive le epoche. Così per le tubazioni canale con calcestruzzo.
sotterranee e superficiali, per le
Secondo Frontino l’ingegneria reti di gallerie e canali scavati in B. Raccolta e distribuzione delle
idraulica romana, come quella profondità o in superficie, per tutti acque (cfr. figura 4)
greca, si suddivide in conduzione i tipi di costruzioni, per l’impiego
sotterranea, galleria in roccia, di tubi e condutture a pelo libero Le opere di presa (incile)
pozzo e condotte di superficie. Non e per le possibili combinazioni di Verificata la quantità di acqua di-
esiste, dunque, nessuna contrap- queste tecniche edilizie. sponibile si realizzavano le opere
posizione assoluta tra la tecnica Un acquedotto è un condotto idrico di captazione con presa diretta dal

Figura 4: schema di un acquedotto romano. Legenda: A) opera di presa (captazione di una sorgente tramite cunicoli drenanti e bacino
di raccolta e sedimentazione); B) canale su viadotto ad arcate sovrapposte; C) canale in tunnel sotterraneo a bassa profondità, dotato
di numerosi pozzi; D) canale su terrapieno; E) canale sotterraneo a “grande” profondità, con pochi pozzi alle due estremità; F) viadotto
a pile verticali continue; G) sifone rovescio con la conduttura centrale verticale, per attutire eventuali colpi di ariete, disegnata secondo
la descrizione di Vitruvio; H) viadotto terminale; I) cisterna di distribuzione (da Castellani V., Dragoni W., 1989).
74 OPERA IPOGEA 1 - 2007

fiume o dalle sorgenti (le acque


captate dal fiume erano meno
pure). L’acqua veniva poi convo-
gliata in canali che confluivano in
un bacino collettore sfruttato an-
che per la decantazione, dal quale
partiva il canale del vero e proprio
acquedotto.

Il canale di deflusso (specus)


Dalle opere di presa aveva inizio il
canale di deflusso. Il percorso era
tracciato studiando la geomorfo-
logia e le pendenze, prediligendo i
pendii meno esposti al sole e le zone
più comode per la manutenzione.
Le dimensioni interne del canale
erano molto variabili, come anche
i tipi di copertura riscontrati sia a
volta, che piatta, che a cappuccina.

La pendenza
La pendenza del canale era stabili-
ta in funzione della quota dell’ope-
ra di presa e di quella stabilita
per il castellum di distribuzione:
era minima in corrispondenza dei Figura 5: le arcate di un acquedotto nei dintorni di Roma. (Foto: Carla Galeazzi)
tratti su arcate per evitare vibra-
zioni dovute all’eccessiva velocità
dell’acqua, più elevata e meno Gli archi e le gallerie soggette a verifica per evitare pre-
costante nei tratti sotterranei o in In corrispondenza di avvallamenti lievi illegali.
galleria. il condotto correva su sostruzioni
Lo strumento più affidabile per la continue o su arcate. Per superare La quota
misurazione delle pendenze era il le alture si ricorreva alla realizza- Altra caratteristica fondamenta-
chorobate. zione di gallerie. Ove possibile si le in un acquedotto era la quota
La pendenza delle condotte gre- preferiva seguire a mezza costa le raggiunta nei castella, da cui di-
che e romane variava nei singoli alture, con condotti sotterranei spes- pendevano la pressione dell’acqua
tratti fra lo 0,0025% ed il 10%. La so contraffortati sul lato a valle. in distribuzione e l’ampiezza del
pendenza media calcolata sulla bacino di utenza.
lunghezza complessiva delle tuba- Il castellum aquarum
zioni, oscillava tra lo 0,01-0,015% Il castello di distribuzione veniva
di Parigi, lo 0,035% di Nîmes o più costruito lungo il condotto in corri-
dello 0,1% in tratti degli acque- spondenza delle utenze. La veloci- Ringraziamenti
dotti di Atene e Roma, fino a più tà dell’acqua veniva rallentata fa-
punti percentuali, secondo le con- vorendo il deposito delle impurità. I più sentiti ringraziamenti a Vit-
dizioni geografiche e topografiche Dal castellum partivano tubature toria Caloi e Leonardo Lombardi
della zona. in piombo, tarate, periodicamente per la revisione dei testi.

Bibliografia

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AdamJ.P., 1996, L’arte di costruire presso i romani, Longanesi & C., Milano.
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n.2 marzo-aprile 1989, Istituto Geografico Militare, Firenze.
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Tölle Kastenbein R ., 1990, Archeologia dell’acqua, Longanesi & C., Milano.
OPERA IPOGEA 1 - 2007 75

Breve rassegna sui


principali acquedotti
ipogei della Campania
Sossio Del Prete 1, 2 Rosario Varriale 1
1
Federazione Speleologica Campana
2
Gruppo Speleologico Natura Esplora

Abstract:
The Project “The Map of Ancient Aqueducts of Italy”, started in 2003 by the Commission of Artificial Caves
of the Italian Speleological Society (SSI), represented a good opportunity to produce a state-of-the-art as
regards the knowledge about ancient aqueducts in the Campania region. Due to historical importance of the
town of Naples, for many centuries capital of the Kingdom of Naples, the best known evidence and informa-
tion concern those structures located directly in Naples, or that were build to supply the town with water.
Among these, the Serino Aqueduct, the “Bolla” Aqueduct and the Carmignano Aqueduct are described,
starting with historical information useful to reconstruct the time of realization of these remarkable hydric
works.
Beyond Naples and surrounding areas, evidence of other aqueducts are preserved in Campania. These
include, for example, the Carolino Aqueduct, that was designed and realized during the XVIII century to
bring water to the Royal Palace at Caserta, one of the most beautiful works by architect Luigi Vanvitelli.
Moving to inland Campania, in the Benevento province the Faicchio Aqueduct is worth to be recalled here,
due to the complex system of galleries that were used to carry water to three public fountains in the small
town of Faicchio. Other aqueducts are also present at Roccarainola, S. Felice a Cancello, Manocalzati and
in the Island of Ischia. Overall, nine ancient aqueducts, all of them at least with some subterranean pas-
sages, are described in this paper to present the preliminary information available about these important
hydraulic works, and to stimulate further researches in the region, aimed at future discoveries.

Key words: aqueducts, water resource, artificial caves, Campania


Parole chiave: acquedotto sotterraneo, risorse idriche, cavità artificiali, Campania

Introduzione idrico, più o meno soddisfatto dal- (Del Prete, 2005) quelle che sono
le fonti locali, fosse integrato da le attuali conoscenze sui principali
A fronte della scarsità di docu- nuovi apporti talora provenienti acquedotti ipogei della regione,
mentazione speleologica, eccezion anche da notevoli distanze. In ben consci, tuttavia, della necessi-
fatta per la città di Napoli, e del- questo contesto, lo sviluppo delle tà futura di approfondire gli sforzi
la scarsa tutela e valorizzazione tecniche di costruzione nonché esplorativi e documentaristici in
degli Enti preposti, in Campania della conoscenza dei principi di quei territori della Campania che
sono presenti numerose strutture idraulica sono stati il necessario sono “fuori” le mura di Napoli, dal
acquedottistiche ipogee, risalenti presupposto alla progettazione cui ricco quanto indiscusso patri-
fino all’epoca etrusca, ricche di e realizzazione di quelle opere monio ipogeo sono troppo spesso
storia. idrauliche necessarie a soddisfare offuscati e trascurati.
Le fertili e miti terre della Cam- tali esigenze.
pania Felix hanno rappresentato Ed è così che, a partire dall’epoca L’Acquedotto Augusteo del Serino
sin dall’antichità luoghi ambiti romana, le opere idrauliche di na-
per l’insediamento delle comunità tura acquedottistica si sviluppano Molti Autori concordano nel-
ulteriormente favoriti anche da e perfezionano sempre più tanto l’attribuire al “Fontis Augustei
una discreta disponibilità di fonti da costituire mirabili strutture Aquaeductus” il ruolo di “primo
di approvvigionamento idrico. ingegneristiche che ancora oggi acquedotto” della Campania Felix,
Tuttavia, lo sviluppo e l’amplia- lasciano stupefatti per la loro per poi essere sostituito, per quan-
mento nel tempo dei grandi e medi perfezione e capacità funzionale a to concerne l’approvvigionamento
centri urbani antichi (Neapolis, millenni dalla loro realizzazione. idrico della città di Napoli, dal
Capua, Puteoli, Telesia, etc.) ha In questa breve rassegna, pertan- cosiddetto acquedotto sotterraneo
fatto sì che l’iniziale fabbisogno to, vengono illustrate e aggiornate della “Bolla”. Grazie alle attività
76 OPERA IPOGEA 1 - 2007

di esplorazione e rilievo di alcuni Serino nella zona del Sannio (il


manufatti ipogei rilevati nel sotto- cosiddetto acquedotto “sannitico” o
suolo del centro antico di Napoli è ramo Abellinum-Beneventum; Fig.
stato possibile poter elaborare una 1). Questo ramo, dirigendosi verso
sorta di mappa cronologica degli Atripalda (Abellinum) costeggiava
antichi acquedotti sotterranei la destra del fiume Sabato e lo at-
della città fondata, oltre che sulle traversava nei pressi di Prata per
attività di ricerca ed esplorazione poi proseguire da Altavilla Irpina
speleologica, anche sulla detta- fino a Benevento. Dal cosiddetto
gliata ricostruzione degli eventi gruppo delle sorgenti “alte”, deno-
che hanno caratterizzato l’evolu- minate “Acquaro-Pelosi” aveva ini-
zione storica della città dal 474 zio la diramazione più importante
a.C. al I secolo d.C. del Fontis Augustei Aquaeductus.
L’inserimento dell’impianto idrico Dai rilievi montuosi di Cesinale e
romano nell’ordine dei sistemi di di Ajello, il canale, ormai già fuori
approvvigionamento idrico della dal territorio di Serino, immetteva
città di Napoli, tra la fase greca e le sue preziose acque nelle gallerie
quella romana, si presenta estre- artificiali dei monti di Forino, per
mamente complesso. Pertanto, in poi ritornare in superficie fino a
questa sede ci si limiterà a fornire San Severino e la piana di Sar-
un sintetico inquadramento di no, raccordandosi con Palma e
questa straordinaria opera idrau- costeggiando il versante nord del Figura 1 - Tratto del Ramo Sannitico
lica che condusse acqua in diversi Vesuvio fino a Pomigliano d’Arco. dell’acquedotto di Serino nei pressi delle
territori della Campania Felix. Lungo questo tratto dell’acque- sorgenti Urciuoli (foto tratta da Pescatori
Nei secoli successivi al suo abban- dotto, aveva origine, con molta Colucci, 1996).
dono è stata costantemente ogget- probabilità, la diramazione che
to di interesse al fine di un suo ri- alimentava le città situate lungo tava la residenza imperiale del
pristino funzionale per fronteggia- la fascia sud-ovest del Vesuvio, “Pausilipon” appartenente al ric-
re la costante precarietà idrica del tra cui Pompei ed Ercolano. In co cavaliere romano Publio Vedio
territorio napoletano, accentuatasi prossimità di Pomigliano, poi, l’ac- Pollione, favorito dell’imperatore
in modo particolare tra il XV ed il quedotto proseguiva su ponti per Augusto e noto per le sue ricchezze e
XVII secolo. Il Fontis Augustei una lunghezza di circa 4 km, fino a l’efferata crudeltà (Gunther, 1913).
Aquaeductus, da molti erronea- raggiungere l’attuale territorio di
mente definito “Claudio”, aveva Casalnuovo da dove piegava verso Il ramo principale dell’acquedotto,
origine dal gruppo di sorgenti sud in direzione di San Pietro a invece, proseguiva lateralmente
dell’Acquaro situate nella valle del Patierno. Dopo aver attraversato alla “Cripta Neapolitana”, in un
fiume Sabato, in località Serino in sottosuolo la collina di Capo- cunicolo con sezione a tutto sesto
di Avellino. Proprio presso queste dichino, l’acquedotto augusteo ri- e pareti in opus signinum rivestite
sorgenti fu ritrovata un’iscrizione tornava in “luce” , ad una quota di da uno spessore di circa 15mm di
che attribuiva la committenza 42,10 metri s.l.m., nei pressi della intonaco. Dopo aver attraversato
dell’acquedotto all’Imperatore Cupa di Miano e dei famosi “Ponti in sottosuolo la collina di Posillipo,
Augusto (Sgobbo, 1938; Pavesio, Rossi”. Qui si rese necessaria la l’acquedotto romano proseguiva in
1985; Pescatori Colucci, 1996). Le realizzazione di un sistema di ar- direzione di via Terracina. Alimen-
sorgive, in funzione della quota al- cate in laterizio per incrementare tava il complesso termale e prose-
timetrica, in passato venivano di- la pressione dell’acqua in pros- guiva fino al quadrivio di Agnano,
stinte in “sorgenti alte” e “sorgenti simità del territorio di Neapolis. da dove si staccava una lunga di-
basse”. Oggi, invece, esse risultano Dopo i “Ponti Rossi” l’acquedotto ramazione (Fig. 2), recentemente
tutte captate grazie ai lavori effet- entrava nel sottosuolo della città esplorata e rilevata, che alimenta-
tuati nel 1884 (AA.VV., 1883), a di Napoli nei pressi della cosiddet- va lo straordinario edificio termale
seguito dei quali venne recuperata ta “Porta Donnorso”, in una sorta di Agnano risalente all’età adria-
una lapide (Pavesio, 1985; Miccio di “castellum acque” compreso tra nea. Dopo Agnano l’acquedotto
& Potenza, 1994) riportante la te- via Costantinopoli e via San Pietro proseguiva in direzione di Puteoli
stimonianza di alcuni interventi di a Majella. In corrispondenza di (Pozzuoli), Tripergole (distrutta
rifacimento dell’acquedotto augu- tale area si staccavano dal ramo dall’eruzione di Monte Nuovo nel
steo eseguiti su volere dell’impe- principale dell’acquedotto alcune 1538) e Baia, terminando dopo ol-
ratore Costantino (280-337 d.C.). derivazioni secondarie attraverso tre 89 km di percorso nello straor-
Dal gruppo di sorgenti “basse”, le quali il Fontis Augustei Aquae- dinario serbatoio della cosiddetta
denominate “Urcioli”, il canale ductus riversava una parte delle “Piscina Mirabilis” (Fig. 3). Al-
dell’acquedotto si divideva in due acque nella città di Napoli. In l’interno della grandiosa cisterna,
rami, uno dei quali proseguiva in corrispondenza della spiaggia di capace di contenere oltre 12.600
direzione di Beneventum (Bene- Chiaja, l’acquedotto si divideva metri cubi d’acqua, l’acquedotto
vento), per condurre l’acqua del in due rami, uno dei quali alimen- augusteo del Serino riversava
OPERA IPOGEA 1 - 2007 77
circa 20.000 metri cubi di acqua al post-imperiale, ridotta all’uso,
giorno. Questa veniva utilizzata in pressoché costante, di acqua pio-
gran parte per la “Classis Praeto- vana (AA.VV., 1999). Circostanza,
ria misenensis” di stanza proprio questa, determinata proprio da un
a Miseno, confermando una fun- apporto idrico insufficiente o dal
zione prevalentemente “militare” fatto che, in relazione alle eviden-
dell’impianto idrico augusteo sen- ze archeologiche sopra descritte,
za trascurare, però, i principali l’acquedotto augusteo del Serino
centri portuali dell’area flegrea già nel III secolo d.C. non era più
e i luoghi privilegiati degli “otia” funzionante.
della classe aristocratica romana.
La data dell’abbandono dell’acque- L’Acquedotto della “Bolla”
dotto è storicamente collocata in-
torno al 537d.C. durante l’assedio Attraverso una serie di evidenze
del generale bizantino Belisario. storiche e speleologiche rinvenute
Questi, dopo aver distrutto parte nella zona della cosiddetta “Vica-
dell’acquedotto della Bolla, entrò ria” di Castelcapuano e in una ca-
in Napoli attraverso un cunicolo di vità sotterranea del centro antico
un antico acquedotto sotterraneo di Napoli, prende sempre più corpo Figura 3 - La Piscina Mirabilis (foto R.
ormai in disuso, (probabilmente l’ipotesi di una datazione ellenisti- Varriale).
il Fontis Augustei Aquaeductus), co-romana dell’antico acquedotto
sbucando nel centro antico di Na- sotterraneo della “Bolla”. L’acqua sotterraneo del “Carmignano” e di
poli presso l’attuale monastero di della “Bolla”, di natura sorgiva alcune fonti sorgive localizzate tra
Santa Patrizia, tra le attuali via ma piuttosto dura e di non soddi- la parte bassa del centro antico di
Domenico Capozzi e via Armanni. sfacente freschezza, aveva origine Napoli e lungo la collina di Posilli-
Un’ulteriore testimonianza del- nella cosiddetta “Valle del Sebeto”, po. L’acquedotto della Bolla entra-
l’abbandono del Fontis Augustei alle falde del Monte Somma nel- va nel sottosuolo della città di Na-
Aquaeductus in un periodo ante- l’attuale territorio di Pomigliano poli dal lato dell’attuale chiesa di
cedente al 537d.C. è da ricercare d’Arco. Essa raggiungeva la città S. Caterina a Formiello, nella zona
nelle caratteristiche strutturali di Napoli dopo un percorso di circa di Castelcapuano. Le sue acque si
del forno e della “fullonica” ritro- 8 km. Dalla cosiddetta “Masseria riversavano in una complessa e
vati nel complesso archeologico del Calzettaro” l’acqua della Bolla profonda sequenza di cunicoli e
di San Lorenzo Maggiore. Queste attraversava un canale in muratu- cisterne scavate nella caratteristi-
strutture vengono considerate i ra denominato “casa dell’acqua”, ca formazione vulcanica del Tufo
“simboli” del progressivo processo situato nel territorio di Volla ad Giallo Napoletano sviluppandosi a
di decadenza sociale attraver- una quota di 18,50 metri s.l.m. profondità mediamente comprese
sato dalla città di Napoli in età e del quale il sindaco di Napoli tra i 24 ed i 35 metri. I cunicoli
possedeva in esclusiva le chiavi. (Fig. 4)e le cisterne erano collegate
Questo primo braccio, denominato alla superficie per mezzo di più
“Benincasa”, era ancora in funzio- di 5.000 pozzi posizionati lungo
ne nel 1700 e si divideva in due le strade, all’interno dei palazzi e
ulteriori rami. Uno di questi, co- delle singole abitazioni. Il canale
nosciuto come il “Formale Reale”, principale della Bolla partiva in
era intonacato e dopo numerose corrispondenza del secondo tor-
derivazioni extra-moenia entrava rione di Porta Capuano e attraver-
nella città di Napoli, ad una quota sava, in sottosuolo, l’intero centro
di 13 metri s.l.m., tramite un ca- antico di Napoli (Celano, 1692)
nale scavato in parte nel tufo e con lungo via dei Tribunali, il vico Zu-
copertura della volta in muratura. roli, l’odierna “Forcella”, via San
In prossimità di Poggioreale il Biagio dei Librai fino al largo del
canale della Bolla incontrava una sedile di Nilo (largo Corpo di Na-
sorta di misuratore denominato la poli), per poi piegare in corrispon-
“stadera” (bilancia), all’interno del denza di via Mezzocannone, fino
quale veniva misurata la quantità all’attuale via Medina a Napoli
di acqua che quotidianamente (Melisurgo, 1889). In questa zona
entrava nella città di Napoli (Me- fino al 1883 vi erano ancora quat-
lisurgo, 1889). La portata media tro punti di distribuzione dell’ac-
dell’acquedotto della Bolla al 1883 qua chiamati “sportielli” (Capece-
era di circa 14.000 metri cubi al latro, 1980). Lungo il percorso del
giorno, ai quali si aggiungeva canale principale si sviluppavano
Figura 2 - Tratto dell’acquedotto augusteo l’ulteriore cubatura presente nelle numerose derivazioni principali e
nella zona di Agnano (foto R. Varriale). cisterne, l’apporto dell’acquedotto secondarie, attraverso le quali si
78 OPERA IPOGEA 1 - 2007

assicurava una capillare distribu- alla corporazione dei “pozzari”,


zione dell’acqua nel sottosuolo dei il Toledo decise di avviare una
fabbricati e delle principali strade sistematica esplorazione dell’an-
pubbliche del centro antico di Na- tico Fontis Augustei Aquaeductus,
poli. Dal cosiddetto “Formale Rea- ormai parzialmente distrutto ed
le” della Bolla furono realizzate in abbandonato, al fine di valutare
età borbonica altre derivazioni se- la possibilità di un suo eventuale
condarie attraverso le quali poter ripristino. Questo delicato incarico
alimentare 25 fontane pubbliche. di esplorazione fu affidato al ta-
bulario e studioso Pietro Antonio
Dal 1500 in poi, a seguito della Lettieri. Quattro anni dopo, il Let-
realizzazione dell’impianto fogna- tieri presentò un’attenta relazione
rio di Napoli venne a determinarsi tecnica e descrittiva in cui si ana-
una condizione di preoccupante lizzavano i costi da affrontare per
promiscuità dell’acquedotto sotter- il ripristino delle canalizzazioni,
raneo della Bolla con il sistema fo- preventivando una spesa di oltre
gnario cittadino che periodicamen- 2.000.000 di ducati. Tale importo
te fu la causa principe di frequenti fu giudicato alquanto oneroso
epidemie di colera fino al 1884. dall’amministrazione Viceregnale,
Quest’ultima pandemia determi- per cui la relazione del Lettieri fu
nò, infine, l’abbandono definitivo Figura 4 - Tratto dell’acquedotto della abbandonata e depositata nell’ar-
dell’antica canalizzazione dopo Bolla con pareti intonacate e volta a chivio della Real Corte. Alla morte
oltre 2.000 anni di funzionamento; cappuccina (foto R. Varriale). del Lettieri, la sua relazione fu “ri-
nel maggio del 1885, l’acquedotto copiata” da Gianbattista Bolvito e
della Bolla fu poi sostituito dal mo- da diramazioni abusive, da veri dai successori del Toledo, tra cui il
derno impianto idrico del Serino. e propri furti d’acqua e con un Duca d’Alcalà ed il conte di Lemos,
apporto idrico giornaliero rimasto che effettuarono alcuni “tentativi”,
L’Acquedotto del Carmignano pressoché invariato negli ultimi conclusisi senza successo, di au-
cinque secoli, non poteva certo mentare l’apporto idrico della città
Durante gli anni del Viceregno di garantire l’approvvigionamento di Napoli attraverso il “recupero”
don Pedro Alvarez de Toledo, l’ac- dei nuovi insediamenti urbani. Ul- della funzionalità dell’antico ac-
quedotto sotterraneo della “Bolla”, teriori difficoltà per la città furono quedotto augusteo.
unico impianto di approvvigiona- determinate, tra l’altro, anche dal- Agli inizi del 1600 venne affidata
mento idrico della città di Napoli l’impossibilità di macinare il grano al matematico Alessandro Cimi-
rimasto ancora attivo, si rivelò de- e produrre la farina a causa della nelli la direzione dei lavori per
cisamente inadeguato nel sopperi- ridotta presenza di molinifici il cui la realizzazione di tre molinifici
re al fabbisogno idrico giornaliero funzionamento era legato alla forza ubicati a Porta Capuana, Porta
di una popolazione sensibilmente motrice dell’energia idraulica che, Nolana e la Porta del Carmine,
accresciutasi in pochi anni (Fien- ormai, l’acquedotto della Bolla non ad est della città di Napoli. Il
go, 1990). Tra il 1532 ed il 1547 poteva più garantire. I pochi muli- funzionamento dei molini venne
si giunse, in quindici anni, ad ni, pubblici e privati, esistenti tra garantito dal nuovo canale dei
una popolazione di oltre 212.203 il XVI ed il XVII secolo nella città “Bardassini”, ma l’apporto idrico
abitanti, esattamente il doppio di Napoli, dislocati nella zona delle fornito dal canale si rivelò ancora
rispetto al censimento del 1532, “paludi” ad est della città, assorbi- insufficiente a garantire il funzio-
elevando la città di Napoli in testa vano già la quasi totalità delle ac- namento delle macine per cui si
alla classifica delle città più popo- que disponibili al fabbisogno della rese necessaria la costruzione di
lose d’Europa. L’allora struttura popolazione. Il Vicerè don Pedro de un gigantesco serbatoio scavato
urbana di Napoli, nonostante gli Toledo cercò di porre un rimedio nel tufo all’altezza del cosiddetto
ampliamenti compiuti ad opera del alle problematiche che affliggeva- “Campo di Marte” (Lanza & Pi-
Toledo (circa 1/3 in più rispetto alla no in quegli anni la capitale del ciocchi, 1985). Nel 1626, Girolamo
struttura originaria), si mostrava Viceregno (Fiengo, 1990). In un Lupo riprese una vecchia proposta
del tutto inadeguata nell’assorbire documento datato 18 giugno 1552, di Cosimo Morcone, a suo tempo
un così massiccio aumento della seguito fino al 1610 da ulteriori purtroppo “bocciata”, relativa allo
popolazione (D’Agostino, 1967-78; “bandi” e “prammatiche sanzioni”, sfruttamento delle acque del fiume
Fiengo, 1990). In breve tempo sor- il Vicerè predisponeva la tutela Faenza ed Isclero nel territorio di
sero numerosi insediamenti all’in- delle acque correnti cittadine allo- Airola, facendosi carico delle spese
terno di quelle poche aree di verde ra disponibili, imponeva il divieto di esecuzione e di manutenzione
rimaste ancora libere all’interno e di imbrattare le acque della Bolla, dell’opera. Girolamo Lupo era,
all’esterno del sistema di fortifica- di apportare danni o modifiche in realtà, il “prestanome” del no-
zione difensiva della città. In tal alle canalizzazioni e alle cisterne. biluomo del seggio di Montagna
contesto, l’acquedotto sotterraneo Dopo la prammatica del 25 agosto Cesare Carmignano, finanziatore
della “Bolla”, ormai “saccheggiato” del 1604, rivolta in particolare e reale “promotore” della costru-
OPERA IPOGEA 1 - 2007 79
zione del nuovo impianto idrico da opifici e vari usurpatori. Il 16 di-
Airola a Napoli che prenderà il suo cembre del 1631, l’eruzione del Ve-
cognome (Starace, 2002). suvio distrusse il tratto tra Avella
e Casalnuovo che fu ripristinato
Stabilite le clausole del contratto e in circa due anni e mezzo a spese
ottenuto l’esito positivo della com- dello stesso Cesare Carmignano
missione scientifica nominata per e Alessandro Ciminelli. Integrato
valutare le funzionalità igieniche da nuove diramazioni realizzate
e tecniche del progetto esposto, il nell’ambito dell’area urbana di
7 gennaio del 1627 giunse l’appro- Napoli, tra cui quella dello “Spiri-
vazione collaterale del Vicerè duca to Santo, del “Rosariello”, dei “Mi-
d’Alba, grazie alla quale poter racoli” e di “Porta San Gennaro”,
avviare i lavori che durarono circa l’acquedotto del Carmignano restò
due anni. Questi si conclusero il in funzione, come l’acquedotto del-
29 maggio del 1629 allorquando la Bolla, fino al maggio del 1885,
l’acqua del “Carmignano” giunse allorquando, in seguito alla rea-
nel sottosuolo della città di Napoli. lizzazione del moderno impianto
Da Sant’Agata dei Goti le acque del Serino, furono definitivamente
del fiume Isclero ricevevano lungo abbandonati.
il percorso diverse affluenze prove-
nienti dal bacino di Montesarchio L’Acquedotto Carolino
e di Airola. In corrispondenza di
questo tratto, scoperto ed intona- Figura 5 - Tratto dell’acquedotto del Car- La volontà di Carlo III di Borbo-
cato lateralmente, furono idrica- mignano parzialmente allagato (Foto R. ne di realizzare una Reggia che
mente collegate alcune zone tra Varriale). potesse competere con quella di
Moiano e Sant’Agata dei Goti, tra Versailles, consentì all’architetto
cui una località chiamata il “Ru- tare la portata di questo canale le Luigi Vanvitelli di progettare la
more”. Da questa prima località si cui acque erano destinate ai tre straordinaria struttura architetto-
snodava il secondo tratto dell’ac- molinifici sorti nell’area orientale nica della Reggia di Caserta.
quedotto, questa volta sotterraneo, della città di Napoli consentendo Il Parco della Reggia si sviluppa
che dal cosiddetto “Rumore” giun- di macinare ogni giorno diverse su una superficie di 120 ettari per
geva sino a Maddaloni. Il secondo tonnellate di grano. Dopo aver una lunghezza di oltre 3 km lungo
tratto, scavato lungo le pendici alimentato i mulini, il canale dei la quale è possibile ammirare le
del Monte “Longano”, riutilizzava Bardassini convogliava l’acqua nei “reali delizie” previste nell’elabo-
lungo il percorso alcune strutture pubblici lavatoi sfocianti in mare. razione del progetto del Vanvitelli.
romane portate alla luce durante Il canale delle “Fontane”, lungo 8 La realizzazione di un Parco con
i lavori di scavo. Dalla località di chilometri, raggiungeva la città di numerose fontane, la Grande
Maddaloni partiva il terzo tratto Napoli attraversando in sottosuolo Cascata e la Peschiera Grande ri-
dell’acquedotto fino all’altezza di i nuovi insediamenti extra-moenia chiedevano, tuttavia, una grande
Cancello, per poi raggiungere la della città e, in località “Porta di quantità d’acqua. Per sopperire a
località di Licignano. Qui il ca- San Gennaro” nei pressi dell’at- tale scopo, l’illustre architetto, for-
nale dell’acquedotto presentava tuale piazza Cavour, l’acquedotto te anche dell’esperienza maturata
una grata metallica, nota come la riversava parte delle acque nel con la realizzazione dell’Acquedot-
“Cancella di Licignano”, posta allo vecchio impianto idrico della Bol- to del Vermicino, progettò l’Acque-
scopo di trattenere parte dei rifiuti la. Il percorso dell’acquedotto del dotto Carolino.
caduti nel canale lungo i tratti non Carmignano nel sottosuolo della Questa mirabile opera idraulica,
protetti (Melisurgo, 1889). città era caratterizzato da una però, non fu solo destinata ad ali-
Nel tratto Licignano-Cancello i capillare successione di cunicoli mentare il Parco della Reggia ma
tecnici conferirono alla condotta scavati nel Tufo Giallo Napole- servì anche all’approvvigionamen-
dell’acquedotto una particolare tano. I cunicoli, alti mediamente to idrico della città di Caserta, del
pendenza, affinché aumentasse la 1,70 metri e larghi circa 70-80 nuovo centro di S. Leucio con i suoi
pressione dell’acqua in prossimità centimetri (Fig. 5), erano collegati noti setifici, sopperendo, inoltre,
di Napoli. Dopo Licignano, l’acque- a cisterne con dimensioni variabili anche al rifornimento idrico della
dotto del Carmignano si divideva tra un minimo di 12 ed un massi- città di Napoli poiché si allacciava
in due rami denominati delle “Fon- mo di 160 metri quadrati (Lanza al seicentesco Acquedotto del Car-
tane” e delle “Fogliette”. Il canale & Piciocchi, 1985). La popolazione mignano (Fiengo, 1990).
delle “Fogliette” giungeva fino al napoletana, tuttavia, usufruì solo Il Vanvitelli, purtroppo, morì nel
podere “la Preziosa” dove si univa in parte dei benefici apportati dal 1773 e potè assistere solo all’inizio
al canale dei “Bardassini”, costrui- nuovo impianto idrico del Carmi- dei lavori da lui progettati (1753)
to sotto la direzione dello stesso Ci- gnano. L’acquedotto garantiva, che furono comunque portati a ter-
minelli. Le acque del Carmignano in effetti, la priorità di funziona- mine nel 1780 da suo figlio Carlo.
dovevano, in questo modo, aumen- mento di circa 26 molinifici, nove Sulla scorta dei sopralluoghi effet-
80 OPERA IPOGEA 1 - 2007

pa interrato nell’antistante piana


dove, piegando in direzione SW,
superato l’abitato di Maddaloni
nei pressi della frazione Montede-
coro si riversa nel tratto scoperto
“sudicio e fangoso” (Fiengo, 1990)
dell’Acquedotto del Carmignano.
I tratti ipogei dell’Acquedotto non
sono mai stati esplorati e l’opera,
nonostante l’incuria e il recente
abbandono anche da parte del-
l’Agenzia del Demanio (Miretto,
2006), a partire dal 1997 è stata
inserita dall’UNESCO tra i beni
Figura 6 - Panoramica della struttura ad archi dei Ponti della Valle e del colle di da tutelare nella Lista del Patri-
Longano lungo i cui fianchi si sviluppa il tracciato ipogeo (evidenziato dal tratteggio) monio Mondiale.
dell’acquedotto Carolino (foto S. Del Prete). Risale, tuttavia, al novembre del
2006 la recente firma di un Pro-
tuati, il Vanvitelli individuò nel condotto e da sfiatatoio (Fig. 7). tocollo d’Intesa tra le province di
gruppo di sorgenti del Fizzo (254 Dai fianchi del Monte Longano, Caserta e Benevento e la Sovrin-
m s.l.m.), tra i comuni di Bucci- per superare l’ampia valle di Mad- tendenza ai Beni Culturali per
no e Bonea alle falde del Monte daloni e proseguire il suo percor- avviare uno studio di fattibilità
Taburno, quelle più adatte alla so attraverso la dorsale di Colle per gli interventi di restauro e di
captazione ed al convogliamento Limitone-Caserta Vecchia-Monte valorizzazione dell’area dell’ac-
in un acquedotto a pelo libero che S. Silvestro, il Vanvitelli progettò quedotto Carolino.
consentisse all’acqua di giungere l’imponente opera dei Ponti della
con la giusta pressione necessa- Valle (Fig. 8). L’Acquedotto di Faicchio
ria ad alimentare le fontane e le Forte della sua esperienza in cam-
vasche del Parco. Così, nel 1753 po idraulico e delle sue conoscenze L’Acquedotto di Faicchio, in pro-
il Vanvitelli affidò a Francesco sugli acquedotti romani, egli con- vincia di Benevento, fu intercet-
Collecini, in qualità di suo primo cepì un ponte lungo 529 m disposto tato durante uno scavo in località
intendente, l’incarico della livel- su 3 ordini di archi a tutto sesto Fontana Vecchia nei pressi della
lazione dell’Acquedotto, mentre alto circa 55 m il cui numero (19- chiesa di S. Maria di Costantino-
dalle ferriere dell’Assi e da quelle 28-43) aumentava dal basso verso poli ed è stato esplorato e rilevato
vecchie di Stilo, in Calabria, fece l’alto; l’acquedotto passa nella sua tra il 1993-94 dal Gruppo Speleo-
realizzare le tubazioni (Scavo, parte superiore al di sotto della logico del Matese (Caiazza, 1997).
2006). L’ingegnosa opera idraulica strada lastricata delimitata da pa- L’Acquedotto ancora fino a pochi
con la sua portata di circa 700 l/s, rapetti e percorribile in carrozza. decenni fa alimentava l’abitato per
si sviluppa lungo un percorso di Un passaggio attraverso gli ordini di mezzo di tre fontane pubbliche. Si
oltre 40 km con una pendenza di archi ne facilitava ulteriormente il tratta di un’opera idraulica a pelo
0,5 mm per metro e giunge alla ca- percorso e l’ispezione ai vari livelli. libero che si sviluppa per oltre 1
scata del Parco della Reggia alla Durante i lavori, inoltre, furono
quota di 203,50 m s.l.m. attraver- ritrovati anche i resti dell’anti-
so cunicoli larghi mediamente 1,2 co Acquedotto romano dell’Ac-
m per 1,3 m di altezza. I lavori per qua Giulia e numerosi furono i
l’Acquedotto iniziarono nel marzo problemi di stabilità incontrati
del 1753, il 21 maggio seguì la durante gli scavi per le scadenti
posa in opera della prima pietra caratteristiche tecniche dei litotipi
alle sorgenti del Fizzo e l’acque- attraversati, responsabili anche di
dotto fu inaugurato il 7 maggio alcuni incidenti mortali.
del 1762. L’Acquedotto, dopo aver lambito le
Dopo aver attraversato la Valle frazioni di Garzano, Tuoro e Casol-
dell’Isclero, esso passa per Moiano la, all’altezza del Colle S. Silvestro
e per S. Agata dei Goti per poi pie- giunge finalmente ad alimentare
gare lungo i fianchi della dorsale (questo accadeva fino alla fine
calcarea del Monte Longano (Fig. degli anni ‘90) le fontane del Parco
6). In superficie, invece, il trac- Reale sgorgando da una piccola
ciato è ancora percorribile per un grotta che alimenta una cascata e
lungo tratto ed è segnalato dalla la sottostante Fontana di Diana e
presenza di 67 torrini numerati a Atteone posta 80 m più in basso.
pianta quadrata e tetto piramida- Infine, dopo aver attraversato tut- Figura 7 - Torrino di ventilazione dell’ac-
le che servivano per l’ispezione del to il Parco, l’Acquedotto si svilup- quedotto Carolino (Foto S. Del Prete).
OPERA IPOGEA 1 - 2007 81
ne, considerando la
presenza in sito di
un importante cen-
tro sannitico è stata
avanzata l’ipotesi che
si tratti addirittura di
un opera preromana.
A sostegno di ciò, se-
condo Caiazza (1997)
concorrono anche la
tipologia costruttiva
dell’acquedotto che
non presenta caratte-
ristiche tipicamente
o esclusivamente
romane.
In epoca moderna
l’acquedotto ha avuto
un prolungamento,
oggi isolato dal tratto
più antico ed acces-
sibile da un tombino
stradale, con lo scopo
di alimentare le altre
due fontane del cen-
Figura 8 - La struttura dei Ponti della Valle si sovrappone al tracciato interrato dell’acquedotto del tro storico. L’anda-
Carmignano nella stretta gola di Valle di Maddaloni (foto S. Del Prete). mento irregolare ed
una sezione di scavo
km nel detrito di falda drenando le franati. Evidenti, in quest’ultimo incostante sembrano confermare
acque della pendice occidentale del tratto, sono le testimonianze dei che questo tratto sia stato realiz-
Vallone di Frunna. numerosi interventi di stabilizza- zato da maestranze poco esperte;
Il tratto di monte è costituito da zione e consolidamento delle pare- le murature sono invece di fattura
una rete di gallerie drenanti con ti del condotto con blocchi di tufo recente e non ci sono iscrizioni più
funzione di captazione mentre il e malta che si sono succeduti nel antiche del 1869 che consentano di
tratto di valle ha funzione di ad- corso dei secoli. risalire ad un’epoca di costruzione
duzione per l’alimentazione delle La fattura dell’opera indica che più precisa.
fontane. Le due “sezioni” sono se- essa è stata realizzata da cavatori
parate fra loro da muri in pietra- esperti che hanno ben conservato
me e malta di epoca imprecisata. l’andamento delle gallerie e delle
Le gallerie drenanti oggi non pre- sezioni di scavo.
sentano portate significative per Purtroppo l’ostruzione del condot-
l’assenza di quegli interventi di to non ha permesso di proseguire
manutenzione che provvedevano le esplorazioni della derivazione
a rimuovere, per scalpellatura, le che alimentava la fontana nei
concrezioni calcaree depositate dal pressi della chiesa di S. Giovanni
trasudamento delle acque attra- per verificare l’andamento finale
verso la roccia e che contribuisco- dell’acquedotto e, pertanto, non è
no a sigillarne le pareti. Significa- chiaro se esso terminava nei pres-
tivo, a tal proposito, è l’appellativo si della chiesa alimentando una
di Grotta Bianca dato ad una delle preesistente villa romana o l’abi-
sue ramificazioni (Fig. 9). tato; incerte sono anche le ipotesi
Dai rami di captazione, l’acque- sul suo eventuale proseguimento
dotto continua verso valle nel con- secondo le quali poteva valicare
dotto di adduzione (Fig. 10) dove il Fiume Titerno, a sud, verso una
si rinvengono anche le opere del villa romana nella piana di Telesia
tombino di presa che alimentava o raggiungere la città stessa, oppu-
la Fontana Vecchia. Lungo il per- re, più verosimilmente, proseguire
corso, che si sviluppa in direzione in destra del Titerno fino alla ci-
SSW per poi piegare prima verso sterna romana di età repubblicana
SW e poi verso W per 600 m, si in- in località Odi, 2,7 km più a sud- Figura 9 - Il ramo dell’acquedotto di
contrano 11 pozzi verticali alcuni ovest di Faicchio (Caiazza, 1997). Faicchio noto come la “Grotta Bianca”
dei quali privi di rivestimento o In merito all’epoca di realizzazio- (Foto S. Capasso, da Caiazza, 1997).
82 OPERA IPOGEA 1 - 2007

L’Acquedotto delle Fontanelle assorbente di una scuola (Lape-


gna, 1987).
L’Acquedotto delle Fontanelle si Il pozzo d’accesso, le cui pareti
sviluppa nel comune di Roccarai- erano rivestite in opus lateritium,
nola alle falde del Monte Fellino in aveva una sezione rettangolare
località Fontanelle ed è costituito di 60x80 cm per una profondità
da una rete di gallerie drenanti di 40 m. Alla base del pozzo si
anguste e tortuose collegate con dirama un condotto idraulico su-
l’esterno ogni 30-50 m da pozzi borizzontale in direzione est (106
di aerazione (Capolongo, 1967). m) ed in direzione ovest (133 m),
Il Masoni, che lo visitò per la secondo un andamento in pianta
prima volta (1924), lo attribuì al a forma di “S” allungata. La se-
periodo romano mentre in seguito, zione ha un’altezza al vertice di
D’Avanzo (1943), Manzi (1964) e 1,8 m ed una larghezza compresa
Capolongo (1967), pur riconoscen- tra 40 e 60 cm. La volta del tipo a
do nella tecnica realizzativa l’im- cappuccina è costituita da tegole
pronta romana, ne attribuirono la congiunte fra loro all’estremità
costruzione all’epoca medioevale superiore tramite incastri su cui
per l’esistenza di canalizzazioni sono state rilevate delle iscrizioni
colleganti l’acquedotto con il coe- interpretate come il marchio della
vo Castello di Roccarainola. Dopo Figura 10 - Tratto dell’acquedotto di Faic- fabbrica produttrice (Lapegna,
la scoperta della Fontana di S. chio con pareti in muratura e volta a tutto 1987). La parte alta delle pareti
Marzano, tuttavia, sulla base di sesto (foto S. Capasso, da Caiazza, 1997). laterali del cunicolo e la canna
uno studio comparato tra i due ac- di pozzo sono realizzate in opus
quedotti anche Capolongo (1972, Esplorato da Capolongo nell’ago- lateritium allo scopo di rendere la
1976) convenne con le ipotesi del sto 1971, l’epoca di realizzazione è struttura più resistente ai carichi
Masoni. stata attribuita al periodo romano laterali e verticali. Solo localmen-
L’acquedotto alimentò il Castello e la sua ubicazione costituiva un te la muratura in laterizio è sosti-
fino al suo declino per poi servi- importante luogo di ristoro per co- tuita da blocchi di pietra viva ad
re da approvvigionamento idrico loro che, lungo il vecchio tracciato opus incertum. Infine, il fondo e
prima al Palazzo Baronale, fino al viario, attraversavano il valico del la parte basale della sezione sono
‘700, poi alle fontane pubbliche del Vado di Carpine. impermeabilizzate con tre strati
paese. di intonaco a conferma della fun-
L’ipogeo, dopo un primo tratto di Il Pozzo Romano di Manocalzati zione idraulica del condotto.
19 m, si suddivide in due gallerie
principali per uno sviluppo com- L’ipogeo di Manocalzati, in provin- L’Acquedotto di Buceto
plessivo di oltre 700 m. Lungo il cia di Avellino, fu scoperto casual-
percorso la sezione si mantiene mente nel 1964 durante i lavori L’isola d’Ischia è un campo vulca-
tipicamente rettangolare con al- per la realizzazione di un pozzo nico facente parte del più ampio
tezza variabile tra 1,5 e 3,5 m per
una larghezza di 0,5-0,6 m. Sono
presenti 25 pozzi di aerazione alti
da 15 a 25 m e non mancano trat-
ti dove le pareti dell’ipogeo sono
crollate sotto la spinta dei terreni
retrostanti (Capolongo, 1967).

L’Acquedotto di Fontana di S.
Marzano

La Fontana di S. Marzano è ubica-


ta nel comune di S. Felice a Can-
cello a quota di 480 m s.l.m., lungo
la strada che, dalla frazione Tala-
nico, risale il Monte Fellino fino al
valico montano del Vado di Carpi-
ne. Ha uno sviluppo di 260 m in
lieve pendenza e presenta sezione
rettangolare alta 2 m (Capolongo,
1972) e larga 0,6 m (Fig. 11). Lun-
go il percorso si intercettano 8 poz-
zi di aerazione alti dai 10 ai 20 m. Figura 11 - L’ingresso dell’acquedotto della Fontana di S. Marzano (foto S. Del Prete).
OPERA IPOGEA 1 - 2007 83
distretto flegreo vesuviano ed è vino, affinché dette somme fos- sopportare la fame).
caratterizzata da un assetto geo- sero destinate alla realizzazione Nel 1853, a spese della casa reale
logico ed idrogeologico alquanto dell’opera. I lavori furono in parte di Ferdinando II venne costruito
complesso. eseguiti da Orazio Tuttavilla, no- un secondo ramo che, attraversan-
L’isola è nota sin dall’antichità per minato governatore dell’isola, ma do le zone del Cretaio del Monta-
la ricchezza e le proprietà medica- furono sospesi dopo due miglia gnone-Maschiatta e del Bosco dei
mentose delle sue acque termomi- a causa di alcune difficoltà tec- Conti, serviva ad alimentare la
nerali (Jasolino, 1588 e molti altri niche. L’opera fu ripresa solo 80 Real Casina di Villa dei Bagni. Al-
Autori) quasi sempre, tuttavia, anni dopo verso il 1673 a costo di l’esterno della Casina venne posta
poco idonee agli usi potabili. enormi sacrifici sotto il Vescovado anche una fontana “…a comodo del
Prima della realizzazione dell’ac- di Mons. Girolamo Rocca. A questo pubblico, ed una guardia forestale
quedotto sottomarino ad opera periodo risale anche il tratto ad venne posta a custodia e vigilanza
della Cassa per il Mezzogiorno tra archi nella località dei Pilastri (col del canale” (D’Ascia, 1867).
il 1952-1958, l’approvvigionamen- cui nome è più noto l’acquedotto;
to idrico dell’isola era assicurato Fig. 12) realizzato con blocchi Conclusioni
solo da navi cisterna e dalle limi- lavici, scorie e pomici delle cave
tate fonti potabili locali. dell’Arso prodotte dall’eruzione Il Progetto della “Carta degli Anti-
Nonostante queste forti limita- del 1301. Inizialmente previsto chi Acquedotti Ipogei” coordinato e
zioni, sull’isola furono realizzati a un solo ordine di archi, poiché curato dalla Commissione Cavità
due acquedotti di uno dei quali la forte pressione dell’acqua fece Artificiali della Società Speleolo-
resta solo memoria storica nella spaccare i tubi in cotto, si dovette gica Italiana, è stato una valida
testimonianza del D’Ascia (1867). subito provvedere alla costruzione opportunità per fare un punto
Secondo l’Autore esso aveva una di un secondo ordine di archi. della situazione sullo stato delle
lunghezza di 50 metri e captava le Per il completamento dell’opera conoscenze dei principali acquedot-
acque della sorgente del Capitello il popolo sostenne una forte tassa ti ipogei della Campania. Questa
“…in un podere accosto alla Villa sui cereali e la tradizione traman- breve rassegna, che non può certo
di Neso nel comune di Lacco Ame- da che tale disagio, tuttavia, fu considerarsi esaustiva di un argo-
no. Fu nel passato secolo per mez- ben presto dimenticato quando mento sul quale esiste una vasta
zo di acquedotti trasportata alla l’acqua finalmente giunse al Borgo letteratura storica e tecnica ed
marina di Lacco, ove fu eretta una Celso (1692) e continuava ad ali- alle quali si rimanda per ulteriori
fontana, per comodo degli abitanti mentare le fontane anche d’estate approfondimenti, ha comunque
di quella spiaggia”. quando normalmente le cisterne evidenziato la notevole carenza del
Il secondo acquedotto realizzato erano asciutte. È in occasione di dato esplorativo che, ad esclusione
nell’isola, è invece, di dimensioni questo evento che si attribuisce al della città di Napoli, nel migliore
ben più ragguardevoli e captava Mons. Rocca il distico “Has suda- dei casi risale agli anni ’60-’70 e
le acque della sorgente di Buceto vit aquas cereris patientia curtae non dispone di alcuna documenta-
(450 m s.l.m.) alimentata da una edocuitque famem ferre magistra zione fotografica o topografica dello
modesta falda sospesa. sitis” (Queste acque si sono otte- stato dell’arte delle opere ipogee.
Ubicata nei Piani di S. Paolo nute col sacrificio sul cibo e la sete Allo stato delle conoscenze attuali
a NNW del Monte Trippodi, il da buona maestra ha insegnato a si segnalano nove strutture acque-
progetto per la sua captazione
prevedeva la realizzazione di un
acquedotto ipogeo che bordando
il duomo lavico di Posta Lubrano
e passando per l’abitato di Fiaia-
no, dopo un percorso di 4 miglia
(pari a 7,4 km) doveva provvedere
alle crescenti necessità di diversi
Casali e Borghi nonché agli abi-
tanti del Borgo Celso (in origine
il nucleo insediativo dell’attuale
Ischia Ponte) e del Castello. Tale
necessità divenne ancora più im-
pellente dopo che alla spiaggia
di Cartaromana la sorgente del
Ninfario dei signori di Guevara
sprofondò sotto il mare (presumi-
bilmente per bradisismo). L’opera
fu voluta dal Cardinal Granvela,
Vicerè di Napoli che concesse an-
che alcune immunità ed esenzioni Figura 12 - Tratto su archi dell’acquedotto di Buceto in loc. Pilastri al confine tra i
dal pagamento della gabella sul comuni di Ischia e Barano (Foto L. Di Iorio).
84 OPERA IPOGEA 1 - 2007

dottistiche con tratti ipogei rispon- ti più “recenti” ha, in alcuni casi, che le attività di ricerca degli Enti
denti alle caratteristiche richieste generato una intricata rete acque- preposti insieme alle competenze
dal progetto e di età variabile dal dottistica antica estremamente e alle capacità tecnico-esplorative
periodo greco-romano al XIX se- ramificata e sviluppata che, per degli speleologi, potrebbero e de-
colo. Come è possibile apprendere quanto concerne la parte in sotter- vono fornire un valido e prezioso
dalle fonti storiche, la maggior raneo, solo in modestissima parte contributo alla conoscenza ed alla
parte delle opere descritte hanno risulta esplorata e topografata nel conservazione di un patrimonio
sviluppi di diverse decine di chilo- dettaglio. Anche per questo motivo storico di inestimabile valore, te-
metri e sono caratterizzate da trat- molti tratti col tempo sono andati stimone e frutto del sapiente inge-
ti ipogei, a cielo aperto e su arcate. definitivamente perduti e distrutti gno dei nostri antenati nel campo
Il potenziamento di acquedotti più lasciando testimonianza della loro dell’ingegneria idraulica.
antichi mediante l’immissione e esistenza solo attraverso gli scritti
l’allacciamento con altri acquedot- antichi. Ed è in questo contesto

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OPERA IPOGEA 1 - 2007 85

Tre acquedotti
sotterranei in
provincia di Genova
Roberto Bixio, Andrea De Pascale, Stefano Saj, Mauro Traverso
Centro Studi Sotterranei, Genova

Abstract:
Three underground aqueducts in the province of Genova (Liguria, north-western Italy) are described in this paper. The so-
called”Historical Aqueduct” is the most remarkable testimony of the Genova water resources, since it has been in use for
supplying water to the city for more than seven centuries. Only some fifty years ago it has been abandoned (even though its
waters were not drinkable before that date). The overall length of the aqueduct had to be about 40 km, but the figures are
variable depending upon the available sources, since with time many changes affected the structure. At present, surveys
are being carried out in order to identify underground sectors of the aqueduct below the town, as well as other related
structures.
Differently from the Historical Aqueduct, very few documents exist about the aqueduct “Roggia dei Mulini”, a completely
underground structure located at the outskirts of town, which served to supply water to a number of mills and factories
(probably over 500, distributed along 10 kilometers). It is a very interesting structure, where the waters flowing in the main
gallery had to pass several steps, in order to provide the wheels with the energy needed for the production process. As
regards age of the structure, the most ancient document go back to 1640; however, it has to be remarked that, based upon
some dating, an origin going back to the second half of the 13th century has been hypothesized.
The third aqueduct dealt with is the Roman Aqueduct at Libarna, in the Scrivia Valley, at the boundary between Liguria and
Piemonte regions (with, respectively, the provinces of Genova and Alessandria). This aqueduct likely served the towns of
Libarna and perhaps Dertona, with a length of some 10 or 30 km. However, today very few evidence exist of the aqueduct,
which course followed the left valley of the Scrivia Torrent.

Key words: aqueducts, water resource, mills, Liguria


Parole chiave: acquedotto sotterraneo, risorse idriche, mulini, Liguria

L’acquedotto Storico di Geno- che le opere pubbliche, in partico-


va: il tracciato sotterraneo lare quelle idrauliche, ricevettero
sotto Augusto, ad opera del genero
L’opera idrica che per sette secoli Agrippa. E proprio a tale periodo
è stata l’acquedotto civico di Geno- si possono ricondurre alcuni resti
va, oggi, anche se in disuso soltan- di un acquedotto costruito lungo la
to da poco più di cinquant’anni, è valle del torrente Bisagno, il fiume
entrata nella memoria collettiva Fertor delle fonti antiche, di cui
con la denominazione di Acquedot- rimane, in via delle Ginestre, un
to Storico (Fig. 1). pilone con attacco di un arco, del I
Precursore dell’opera idraulica secolo d.C. (Melli, 1996).
oggetto di queste pagine è certa- Da quanto noto, l’Acquedotto Ro-
mente da considerarsi quell’Ac- mano, di cui fino ai primi decenni
quedotto Romano che ha sempre del XX secolo si conservavano
stentato ad affermarsi tra gli maggiori resti anche in altre parti
studiosi e ad acquisire caratteri del tessuto cittadino, nel tracciato
connotativi per la “romanità” di fuori le mura precorreva lo stesso
Genova, ma su cui recenti indagini tracciato di quello Storico, ma a
storiche e archeologiche, promosse una quota inferiore. Successiva-
Figura 1 - Acquedotto Storico, Genova.
dalla Soprintendenza per i Beni mente, la costruzione dell’acque-
Tratto della galleria di una presunta di-
Archeologici della Liguria, hanno dotto medievale su un tracciato ramazione. La volta è stata puntellata in
gettato nuova luce. più alto si rese necessaria per epoca sconosciuta con antichi stipiti di
È a tutti noto il grande impulso approvvigionare aree più elevate ardesia lavorata (Foto: G. Barranco).
86 OPERA IPOGEA 1 - 2007

raggiunte dalla crescita della città tutto, si sono conservate le parti


e per sfruttare il maggiore disli- sotterranee, scavate in galleria,
vello in funzione di nuove opere nonché estesi tratti dell’originale
molitorie. copertura a “lastre calpestabili”
La città attualmente è alimentata della cassa del condotto scavato
da due acquedotti entrati in servi- in trincea.
zio a fine Ottocento. Si stenta oggi Complessivamente, il tracciato
a credere che sino al 1951 quello dell’acquedotto (Fig. 3) si sviluppa
Storico fosse in parte ancora atti- per circa 40 km, di cui una gran
vo, sebbene dichiarato da tempo parte in sotterraneo. Dalle diverse
non più potabile. Infatti, le tracce fonti risultano misure leggermen-
nel tessuto cittadino moderno sono te difformi, a seconda che si consi-
davvero flebili. Ma ciò si spiega derino o meno tratti abbandonati,
con il fatto che le continue e, spes- aggiunti o scomparsi nel corso dei
so, radicali trasformazioni edilizie secoli. Ad esempio, dalla Presa
hanno ampiamente prodotto la sino ai limiti della città murata
demolizione o il mascheramen- seicentesca (punto A), dall’XI se-
to di quelle antiche, inglobando colo sino al 1520 l’acquedotto era
i pochi resti delle strutture in lungo 7.786 metri. Sino al 1770
Figura 2 - Resti di uno dei ponti-canale
elevato (Fig. 2) e distruggendo o con i quali l’Acquedotto Storico di Ge- era 32.660 metri. Dopodiché vie-
occultando le coperture di quelle nova si manteneva in quota (Foto: A. ne accorciato due volte, sino alla
sotterranee con la sovrapposizione Bixio). misura di 24.150 metri, a seguito
di strati di asfalto o nuove pavi- della costruzione di alcuni sifoni
mentazioni stradali. Si può invece minori rimaneggiamenti. Sebbene che “tagliano” circa 10 km di trac-
seguire a vista quasi per intero il sia evidente il decadimento dovuto ciato, e la contestuale aggiunta
tracciato lungo l’orografica destra all’abbandono, sono ancora in gran di altre diramazioni. All’interno
della valle, in quanto, essendo an- parte riconoscibili (e transitabili) i delle mura l’acquedotto si divide
cora oggi collocato a margine del- numerosi e monumentali ponti- in due rami: il ramo occidentale
l’insediamento urbano, ha subito canale e i ponti-sifone e, soprat- (dal punto A al punto C), di circa

Figura 3 - Acquedotto Storico, Genova. Ricostruzione del tracciato lungo la valle del torrente Bisagno e nell’area urbana (elabo-
razione: R. Bixio, da Stringa, 1980).
OPERA IPOGEA 1 - 2007 87

Figura 5 - Resti aerei dell’antico acquedotto di Genova inglobati nel-


le successive edificazioni, in pieno Centro Storico (foto: R. Bixio).

Figura 4 - Una delle numerose cisterne che anticamente Figura 6 - Acquedotto Storico, Genova. Botola di accesso ad
erano alimentate dall’Acquedotto Storico di Genova (foto: uno dei tratti più antichi, scavato in trincea. Ritenuto scomparso,
M. Traverso). è stato individuato sotto il piano asfaltato di una piazza (foto: M.
Traverso).

3.500 metri; il ramo delle Fucine ponderanza collocato nel sotto-


(dal punto B al punto D) di circa suolo, anche se, nell’area urbana,
2.000 metri. Essi si riunivano nel- non di rado sfruttava le arcate di
l’area portuale formando un ampio edifici o il corpo delle mura (Fig.
anello dal quale si dipartiva una 5). I condotti sotterranei dell’ac-
rete di derivazioni. Queste alimen- quedotto sono scavati con tecnica
tavano le cisterne private delle in trincea, a sezione rettangolare
famiglie nobiliari (Fig. 4), le fon- (Fig. 6), tranne cinque segmenti
tane pubbliche e i trogoli, i mulini scavati in galleria (per circa 1.300
e altri opifici, i magli della Zecca. metri complessivi). La copertura
Assicuravano infine l’approvvigio- è variabile: in lastre di pietra (di
namento idrico delle navi. Luserna, o ardesia) orizzontali o,
Il punto più elevato (Presa) è ubi- più raramente, a doppio spiovente;
cato a una altitudine di circa 200 oppure con volta a botte, in matto-
metri. I terminali si trovano a li- ni. In alcuni casi rimaneggiamenti
vello del mare. La pendenza media moderni, laddove non hanno di-
risulta attorno a quella canonica strutto il condotto, hanno prodotto
del 3 per mille. coperture con tavelle o con gettate
Una parte del condotto si sviluppa in cemento armato. I paramenti
su numerosi ponti-canali (32, di sono rifiniti con malta idraulica.
cui 23 fuori le mura) e tre ponti-si- È interessante notare che, in
fone, per uno sviluppo complessivo funzione della crescita urbana,
valutabile attorno ai 4 km. Non è nel corso dei secoli la sezione dei
più esistente il quarto ponte-sifone condotti è stata più volte aumen- Figura 7 - Acquedotto Storico, Genova.
all’interno della città. Il tracciato tata per incrementarne la portata Uno dei tratti più antichi, a sezione molto
dell’acquedotto è dunque in pre- (Fig. 7). Così che, da rilevazioni ridotta (Foto: M. Traverso).
88 OPERA IPOGEA 1 - 2007

dello Stringa (1980), risultano le


seguenti misure:
larghezza 30 cm – altezza 60 cm
= 132 mc/h = fino al XVI secolo
larghezza 50 cm – altezza 60 cm
= 180 mc/h = fino a metà XVII
secolo
larghezza 60 cm – altezza 110 cm
= 579 mc/h = fino a inizio XIX
secolo
larghezza 80 cm – altezza 170 cm
= 833 mc/h = XIX secolo

Le indagini attualmente in corso


sono finalizzate, in particolare,
a rintracciare e documentare le
tracce meno palesi del percorso
cittadino (A-B-C-D) con un duplice
risultato. Il primo consente di ri-
portare alla luce tratti sotterranei
dell’acquedotto che si ritenevano
ormai scomparsi. Nel contempo,
sta emergendo una nutrita serie di Figura 8 - Acquedotto Storico, Genova. Condotto di una delle presunte diramazioni
strutture complementari (cisterne (Foto: Roberto Bixio).
e relative derivazioni – Fig. 8- e
trogli), di cui si era in gran parte poranei e, comunque, scarsamente si associa, di norma, l’idea della
persa memoria, consentendo la documentata. La causa risiede disponibilità idrica per uso dome-
redazione di una mappa integrata probabilmente in una congiuntura stico. La Roggia dei Mulini era sì
del sottosuolo cittadino. di più fattori. La struttura non ha un acquedotto, ma in senso lato.
visibilità esterna, ma è totalmen- Era cioè un’opera per “condurre
La Roggia dei mulini di Geno- te sotterranea; è collocata in una l’acqua” da un luogo a un altro allo
va: un acquedotto atipico zona tuttora periferica rispetto scopo, in questo caso, di fornire
al cuore della città (in antico era forza motrice a una serie di strut-
Al contrario dell’Acquedotto Sto- aperta campagna); ha avuto vita ture produttive. Queste erano ge-
rico, la Roggia dei Mulini (deno- più breve; e, infine, la popolazione nericamente identificate come mu-
minata anche Canale della Polce- non ne percepiva direttamente lini (da cui il nome della Roggia),
vera) è un’opera idraulica quasi l’utilità non essendo destinata ma potevano anche essere opifici
totalmente sconosciuta ai contem- all’approvvigionamento di acqua di vario genere che utilizzavano
potabile. macchinari quali magli, torni, ecc.
In effetti, alla parola “acquedotto” Si ritiene che le strutture servite

Figura 9 - Roggia dei Mulini, Genova.


Gli scivoli dove erano alloggiate le ruote, Figura 10 - Roggia dei Mulini, Genova. Il salto d’acqua era sufficiente a movimentare
oggi scomparse. (Foto: Mauro Traver- la ruota che, in origine, era collocata su questo scivolo (Foto: Mauro Traverso).
OPERA IPOGEA 1 - 2007 89
dei secoli e in tempi recenti. Così
non è raro il caso di soffitti co-
stituiti da solette orizzontali in
calcestruzzo o tavelle (Fig. 13). Le
coperture originali sono di norma
realizzate con volte a botte (Fig.
14), a sesto ribassato, mentre la
pavimentazione è composta da
ciottoli e lastre in pietra. La tecni-
ca costruttiva è mista: le strutture
verticali sono in materiale litico
ben lavorato e di grosse dimensio-
ni, legato con abbondante malta
di calce, mentre la struttura di
copertura è in muratura di mat-
toni, legati anch’essi con malta di
calce, che presentano - prevalente-
mente - un colore rosaceo e forme
alquanto regolari. La tecnica d’uso
dei mattoni si caratterizza per un
impiego esclusivamente “di pun-
ta”, così che dall’interno del canale
Figura 11 - Roggia dei Mulini, Genova. Planimetria della camera per gli alloggiamenti è possibile osservare solo le teste
degli scivoli e delle ruote (grafica: R. Bixio).
degli elementi.
Lo stato di conservazione appare
dalla Roggia fossero più di 500, metri, con volta a sesto ribassato. buono anche se sul fondo del ca-
distribuite su un tracciato di oltre I tratti della galleria principale nale è presente uno spesso strato
dieci chilometri. ancora percorribili hanno dimen- di detriti.
La particolarità di questa opera sioni e forme variabili in funzione Un tratto del condotto, di pochi
risiede nel fatto che, come anti- degli interventi subiti nel corso metri di lunghezza e di più di
cipato, il condotto era pressoché
totalmente sotterraneo. Di norma
l’energia per movimentare le ruo-
te dei mulini si ottiene per caduta
d’acqua prodotta per mezzo di
canalizzazioni sopraelevate o salti
naturali del torrente. In questo
caso i salti d’acqua e le ruote stes-
se erano collocati nel sottosuolo,
in apposite camere distribuite
lungo la galleria principale (Figg.
9, 10, 11, 12). Il movimento veniva
trasmesso in superficie da pulegge
passanti attraverso tombini aperti
sul soffitto. Anche se le parti mo-
bili sono ormai scomparse, sono
stati ritrovati gli alloggiamenti
delle ruote, in asse con le sopra-
stanti bocche tombinate, abbinate
a coppie di scivoli sfalsati. Questi,
con un dislivello di circa 2,5 metri,
assicuravano una caduta d’acqua
sufficiente a produrre l’energia
necessaria a far girare le ruote. La
canalizzazione, in arrivo e parten-
za dalla camera, era poi integrata
da un sistema di chiuse, banchine
e derivazioni (scolmatore, deviato-
re di flusso) per controllare i flussi
idrici e consentire la manutenzio-
ne dell’impianto sotterraneo. L’al- Figura 12 - Roggia dei Mulini, Genova. Ricostruzione delle ruote (ormai scomparse)
tezza massima della camera è di 4 posizionate sugli scivoli (grafica: R. Bixio).
90 OPERA IPOGEA 1 - 2007

due metri di altezza massima,


si distingue dal precedente per
i materiali costruttivi utilizzati.
La sezione del canale è, infatti,
non molto dissimile da quella
del tratto precedente, però sia le
pareti sia la volta sono realizzate
con ciottoli di fiume, legati con
abbondante malta di calce. Sulla
volta è a tratti visibile una sorta di
intonacatura (molto probabilmen-
te in malta di calce) caratterizzata
da un colore grigiastro e dalla pre-
senza di quelle che sembrerebbero
essere le impronte di un canniccio.
Netta è l’interfaccia tra questo ed
il tratto di canale precedentemen-
te descritto: difficile risulta, però,
fornire indicazioni sulle modalità
Figura 13 - Roggia dei Mulini, Genova. Tratto della galleria in cui la copertura è stata
di stratificazione delle strutture.
rimaneggiata in tempi recenti. Si noti il notevole spessore del sedime (Foto: M. Tra- Elemento che può contribuire ad
verso). una datazione, in prossimità del-
l’interfaccia, nella parete verticale
rivolta a nord, è un frammento di
ceramica impiegato come materia-
le da costruzione nella muratura:
si tratta di un fondo di piatto, ca-
ratterizzato da biscotto rosa chia-
ro e rivestimento in smalto privo
di decorazione. Dalle osservazioni
condotte sembra trattarsi di una
maiolica del XVI secolo.
La larghezza media, nei tratti in-
dagati, è di circa 130 cm, l’altezza
di 160 cm.
Attualmente non è facile seguire
il tracciato della Roggia (Fig. 15).
Diversi tratti sono stati distrutti
in seguito alla grande alluvione
del 1970, altri in tempi ancora
più recenti a seguito di nuove ed
estese opere di urbanizzazione. Al-
tri ancora sono stati riciclati come
condotti fognari, oppure occlusi
da consistenti depositi di sedime.
La ristrutturazione più radicale
è avvenuta a metà Ottocento nel
rione di Bolzaneto (allora Comune
autonomo) dove, per la costruzio-
ne della linea ferroviaria, è stata
tagliata un’ansa del torrente, così
che un intero borgo ha cambiato
collocazione topografica, dalla
sponda orografica destra a quella
sinistra. In quella occasione la
canalizzazione sotterranea è stata
oggetto di una riorganizzazione
che dovrebbe aver prodotto, tra
l’altro, la messa in luce di una par-
Figura 14 - Roggia dei Mulini, Genova. Tratto della galleria nella quale si notano le te della galleria che attraversava
differenti tessiture murarie. In particolare si riscontra un profilo della copertura curio- diagonalmente il nuovo letto del
samente poligonale (Foto: M. Traverso). torrente. Tale galleria è poi scom-
OPERA IPOGEA 1 - 2007 91
parsa, forse demolita intenzional-
mente per evitare lo sbarramento
del rivo (sostituendola con altro si-
stema oggi non più rintracciabile),
oppure quando il condotto è caduto
in disuso, forse travolta da una o
più alluvioni. Rimangono le bocche
tranciate sui due argini opposti del
torrente.
Oggi le testimonianze della Roggia
sono in qualche modo rintraccia-
bili dalla Presa a monte, ubicata
nel rione di Pontedecimo, alla
confluenza tra il torrente Verde e
il torrente Riccò (che, da lì, pren-
de il nome di Polcevera), sino al
rione di Rivarolo, per un totale
di 8.584 metri. Dopodiché se ne
perde totalmente traccia. Tuttavia
è attendibile che la canalizzazio-
ne proseguisse sino alla foce del
torrente, a Cornigliano o in zona
Fiumara (Sampierdarena). Secon-
do quanto riportato da Dellepiane
(1966), pare che il tratto della
Roggia tra Campi e il mare fosse
utilizzato per il contrabbando. Si
aggiungerebbero dunque altri 3
km circa, portando a 11.584 metri
il totale. Il geologo Antonio Berve-
glieri (comunicazione personale),
ritiene che esistessero canalizza-
zioni anche a monte della Presa,
provenienti dalla zona di Isoverde
(forse, però, a cielo aperto) con un
ulteriore percorso attorno ai 5 km
o più. In totale la Roggia dei Mu-
lini poteva dunque avere uno svi-
luppo complessivo di circa 16/18
km (tra parte sotterranea e parte
subaerea).
Nel tratto compreso tra Pontede-
cimo e Rivarolo, il tracciato è pra-
ticamente coincidente con il corso
del torrente Polcevera, alternan-
dosi su entrambe le sponde, grazie
a tre gallerie che ne attraversava-
no il greto, di 90, 120 e 80 metri,
più una quarta, di 70 metri, su un
affluente in orografica sinistra (il
torrente Secca).
La motivazione originali per co-
struire un’opera così impegnativa
pur avendo a disposizione l’attiguo
torrente Polcevera, vanno ricer-
cate nel fatto che probabilmente
allora, come ora, il suo alveo fosse

Figura 15, Roggia dei Mulini, Genova.


Ricostruzione del tracciato sotterraneo
lungo la valle del torrente Polcevera
(grafica: R. Bixio).
92 OPERA IPOGEA 1 - 2007

molto ampio e non presentasse for- per un periodo di tempo di circa il transito di una delle rotte com-
ti dislivelli, e il suo regime idrico 250/300 anni. Ipotesi più antiche, merciali che dal porto di Genua
fosse piuttosto discontinuo, con risalenti al tardo medioevo, risul- (Genova), attraverso la succitata
flussi stagionali pressoché nulli terebbero, per il momento, molto via Postumia, con un lunghissimo
alternati a improvvise piene che aleatorie. percorso, raggiungeva Aquileia
rendevano opportuna la collocazio- e, quindi, le regioni del centro
ne degli opifici in luoghi comunque L’acquedotto romano di Libar- Europa (Sena,1998). La strada,
elevati rispetto al greto. na: resti ipogei costruita a scopi militari per vo-
Sulla data di nascita del manufat- lontà del console Spurio Postumio
to non risulta esistano documenti Tra gli antichi acquedotti presen- Albino Magno (148 a.C.), lasciata
che ne facciano palese menzione. ti nell’area ligure-piemontese, ci Genua, toccava successivamente
Si rilevano indizi scarni e indiretti sembra opportuno riferire di un Libarna, Dertona, Clastidium
in documenti del 1798, del 1765 e, manufatto, attestato in Valle Scri- (Casteggio) e Placentia (Piacenza),
il più antico, del 1640. Grazie alle via, a cavallo dell’odierno confine dove superava il Po e continuava
metodologie tipiche dell’archeolo- tra le province di Genova e Ales- per Cremona, Vicetia (Vicenza),
gia dell’architettura e alle misu- sandria (Fig. 16). Opitergium (Oderzo), per giungere
razioni condotte in collaborazione Tale opera, di certo, serviva all’ap- ad Aquileia.
con il Gruppo Ricerche della sezio- provvigionamento idrico della cit- In base alla documentazione sto-
ne di Genova dell’Istituto Interna- tà romana di Libarna, posta lungo rica e ad alcuni scavi archeologici
zionale di Studi Liguri, utilizzan- la via Postumia, di cui rimangono si ritiene che la via Postumia, tra
do un sistema di datazione delle notevoli vestigia (tra cui il foro, Genua e Libarna, si incuneasse
strutture in mattoni, basato sulle l’anfiteatro, il teatro, domus con verso nord attraverso la Val Pol-
cosiddette curve mensiocronologi- mosaici) presso l’odierna Serraval- cevera, dove nella bassa e media
che (realizzate da Gianluca Pesce le (Zanda, 2004). valle doveva correre lungo il ver-
dell’I.S.Cu.M.), tale datazione ri- Secondo una vecchia notizia (Bo- sante sinistro toccando Granarolo,
sulta compatibile con la tessitura tazzi, 1808), questo acquedotto Campora di Geminiano, Cremeno
muraria della volta della galleria serviva sia Libarna, sia Dertona e Morego, fino a Pontedecimo.
principale. Tuttavia, misurazioni (Tortona), collocata 20 km più a Nella media e alta valle, come è
in un condotto laterale hanno nord. Altri ritengono che si trat- documentato nel 117 a.C. dalla
fornito datazioni più antiche, ri- tasse di due acquedotti distinti. Ad Sententia Minuciorum (Tavola
salenti tra la prima metà del XV esempio, secondo la ricostruzione bronzea del Polcevera), la strada
secolo e la seconda metà del XIII di Piero Barocelli (1931), “dalle attraversava i territori a nord-
secolo. Questa rappresenterebbe prese presso Villavernia (8,5 km ovest di Pontedecimo raggiungen-
dunque la testimonianza archeolo- a sud di Tortona, n.d.r.), cospicui do il crinale appenninico per poi
gica più precoce che potrebbe però avanzi dell’acquedotto, più o meno scendere verso la pianura padana.
essere riferita a un manufatto perfettamente conservati e cor- La valle Scrivia era raggiunta,
preesistente, raccordato alla Rog- renti a una certa profondità sotto secondo diverse ipotesi, per mezzo
gia successivamente, in occasione il piano di campagna, rintracciasi del Passo della Bocchetta, oppure
della sua costruzione avvenuta, quasi senza interruzione fino a tagliando attraverso Monte Poggio
dunque, in epoca più tarda. Tortona”. Come sottolineato da (Ciàn de Reste) per dirigersi poi
Altrettanto indefinita è la data di Emanuela Zanda (1998), in base a Fraconalto e Libarna, o vali-
cessazione dell’utilizzo dell’opera. a più recenti dati geomorfologici e cando la Sella della Vittoria. Le
È probabile che la progressiva archeologici, “dai tratti superstiti è ricerche archeologico-topografiche
dismissione derivi dalla graduale comunque certo che, se l’acquedot- non hanno ancora consentito di
introduzione di macchine a vapore to di Libarna era tra quelli di più individuare l’originario tracciato
con l’avvento dell’industrializza- esteso tracciato, quello di Dertona (Pasquinucci, 1998), anche perché
zione nella valle, a iniziare dal aveva la sezione maggiore. Il suo la via nella zona di valico era pro-
XIX secolo in poi. Ad esempio, percorso si svolgeva in pianura, babilmente terrena, ossia aveva le
risulta che nel 1910 i Molini Alta lungo il torrente e la via Postumia: caratteristiche di una mulattiera.
Italia, funzionanti con caldaie erano presenti numerosi pozzetti Interessante notare come uno dei
alimentate a carbone, avrebbero di ispezione, soprattutto nella possibili tracciati, quello attraver-
sostituito “l’attività della miriade zona di Castellar Ponzano”. so la Bocchetta, potesse scendere
di piccoli impianti di macinazione In ogni caso, il tracciato sino a Li- a Pietrabissara (comune di Isola
ad acqua” (Lamponi, 2002). Sem- barna seguiva praticamente l’ar- del Cantone, in provincia di Ge-
pre da comunicazione personale di gine profondamente incassato del nova), passando per la frazione di
Berveglieri, pare che, più o meno torrente Scrivia (Fig. 16, riquadro). Borlasca, sul rio omonimo, proprio
nel medesimo periodo, in alcuni L’insediamento romano era strate- dove si trovano le opere di presa
tratti scoperti del canale ancora si gicamente collocato proprio allo dell’acquedotto oggetto di questo
lavassero i panni e si pescassero le sbocco della valle nella pianura, articolo. Da qui la strada e il con-
anguille. È questo l’ultimo indizio. da cui si intuisce l’origine del più dotto idrico seguivano il versante
L’esistenza della Roggia dei Mu- tardo toponimo di Serravalle. La orografico sinistro della valle Scri-
lini sarebbe dunque testimoniata città, dunque, poteva controllare via. Si calcola che l’ipotetico trac-
OPERA IPOGEA 1 - 2007 93

Figura 16, Acquedotto romano di Libarna (Alessandria-Genova). Ricostruzione del tracciato lungo la valle del torrente Scrivia.
Particolare nel riquadro (elaborazione: R. Bixio, da Tacchella, 1998).
94 OPERA IPOGEA 1 - 2007

grano per i biso- sbocchi, sul pendio della valle,


gni di Libarna”. sono ancora individuabili i resti
Dunque le dimen- di un’opera muraria in pietra che
sioni dovevano farebbe pensare a un ponte-canale
essere sufficienti approntato per l’attraversamento
per transitare del rio. Si sottolinea che queste
agevolmente an- indicazioni si riferiscono ai pochi
che con ingombri. frammenti del condotto descritti,
Questo evento ci di cui sulla carta allegata sono ri-
pare però poco portate le tracce, evidenziate con i
probabile e, numeri da 1 a 6 (nel riquadro della
eventualmente, figura 16). Come si può notare, tali
eccezionale. È più tracce sono davvero esigue. Tutta-
verosimile che il via, sembra di poter dedurre che
trasporto di mer- il condotto principale dell’acque-
canzie avvenisse dotto avesse un adduttore proprio
sulla contigua via in corrispondenza dell’abitato di
Postumia e che Rigoroso, proveniente dal citato
Figura 17, Acquedotto romano di Libarna (Alessandria-Ge-
i due fatti, nel- bacino del rio della Lavandaia
nova). Uno degli imbocchi del condotto sotterraneo (grafica:
R. Bixio)
l’immaginario, si (numeri 4, 5 e 6).
siano sovrapposti In conclusione, lo stato attuale
nel tempo. della ricerca non ci permette di
ciato, salvo diramazioni, avesse Dalle foto risulta che i tratti di sapere se l’intero tracciato dell’ac-
uno sviluppo di circa 9,5 km sino condotto indagati sono costruiti quedotto, o quanta parte di esso,
alla più volte nominata Libarna. interamente in pietra a vista, fosse realmente sotterraneo, se le
A questi si aggiungerebbero altri non lavorata, presumibilmente caratteristiche costruttive fossero
20 km se effettivamente veniva cementata con malta. La volta a uniformi per tutta la struttura
raggiunta Dertona. Complessiva- botte è a tutto sesto, costituita da e se effettivamente raggiungeva
mente l’acquedotto presenterebbe elementi litici oblunghi, sistemati Tortona, ma proprio questi aspetti
uno dei più lunghi percorsi tra le “di punta”, impostati su una rusti- rappresentano uno stimolo per le
strutture similari note nella regio- ca risega longitudinale risultante future indagini che stiamo piani-
ne subalpina (Scalva, 1995). Oggi dai paramenti laterali (Fig. 17). ficando in relazione a tale manu-
ne rimangono tracce scarsissime In corrispondenza di uno degli fatto.
nei dintorni del torrente Borlasca
e, soprattutto, presso l’abitato di
Rigoroso (una frazione di Arquata
Scrivia, già in provincia di Ales- Bibliografia
sandria).
L’elemento più rilevante dell’ac- Barocelli P., 1931, Julia Dertona (Appunti archeologici tortonesi). in
quedotto risulta il suo carattere “BTorino”, XV, p. 94-113.
sotterraneo che L. Tacchella Botazzi G. A., 1808, Le antichità di Tortona e del suo agro. Alessan-
(1998) definisce “forse unico al dria, p. 80 e 133.
mondo”. In realtà, recenti studi Dellepiane A., 1966, Polcevera-Lemme-Scrivia-Borbera: itinerari d’ar-
condotti da specialisti delle opere te e di storia. Ed. Tolozzi, Genova.
ipogee (vedi ad esempio Vittorio Lamponi M., 2002, Sampierdarena. Ed. Libro Più, Genova.
Castellani), hanno evidenziato Melli P., 1996, L’acquedotto. In: Melli P. (a cura di), La città ritrovata
che opere idrauliche di questo tipo – Archeologia urbana a Genova 1984-1994. Tormena Editore, Genova,
sono decisamente sottovalutate a p. 305-315.
favore di quelle aeree, più evidenti Pasquinucci M., 1998, La Via Postumia da Genova a Libarna. In: Te-
e monumentali. Inoltre, le indica- sori della Postumia, p. 213-215.
zioni del Tacchella sono forzata- Scalva G., 1995, L’approvvigionamento idrico. In: Finocchi S. (a cura
mente molto parziali: riguardano di), Libarna. Castelnuovo Scrivia, p. 235-250.
i modesti resti di brevi tratti di Sena G. e Lavizzari M.P. (a cura di), 1998, Tesori della Postumia. Ca-
condotto ubicati presso Rigoroso, talogo della mostra, edizioni Electa, Milano.
in località Ronchetto, tra il rio del- Stringa P., 1980, La strada dell’acqua. Sagep Editrice, Genova.
la Lavandaia e il rio della Montà. Tacchella L., 1998, Mongiardino Ligure e il Castello della Pietra. Bi-
Il cunicolo è documentato con alcu- blioteca dell’Accademia Olubrense, Pietrabissara (Genova).
ne foto dalle quali risulta difficile Zanda E., 1998, Il tracciato della Via Postumia tra Libarna e Voghera.
valutarne le dimensioni. Sempre In: Tesori della Postumia, p. 218-220.
Tacchella riporta la tradizione Zanda E., 2004, Libarna. Allemandi Editore, Torino.
orale secondo la quale attraverso
l’acquedotto “si trasferiva anche
OPERA IPOGEA 1 - 2007 95

Un acquedotto
etrusco-romano nel
territorio di Cerveteri
Roberto Bambini1, Alfredo Campagnoli2, Marco Campagnoli2, 4, Giulio Cappa3, 4
1
Associazione Ricerche Speleologiche “Nottoloni” Macerata, 2 Gruppo Grotte Recanati,
3
Gruppo Grotte Grottaferrata, 4 Società Speleologica Italiana, Commissione Cavità Artificiali,

Abstract:

In 1998 the speleologists of the Gruppo Grotte Recanati ad other speleologists from Grottaferrata began
exploring an ancient aqueduct into the territories of the cities of Ladispoli and Cerveteri in northen Lazio.
Ladispoli is a recently builded city grow up around the Odescalchi Castle (XVII-XVIII centuries). Cerveteri is
the best-known etruscian Kaisra, or Caere for the roman people, founded about in VIII sec. a.C. Caere is very
famous for its etruscian necropolis, first of all the “Banditaccia”, a UNESCO situs. Durin four explorating
and topography campaignes the speleologists complete a partial reserch about a underground about 2500
meters, with 22 holes (lumina) deep medialy 20 meters. The aqueduct is probably of etruscian costruction,
ad later it was renovated in Augustean Age (I sec. a.C.).

Key words: etruscian, Cerveteri, Caere, aqueduct, hydraulic works


Parole chiave: etruschi, Cerveteri, Caere, acquedotto, costruzioni idriche

Premessa quattro brevi campagne successive


tra il 2000 ed il 2004.
Nel 1998 Franco Ottaviani, Vi presero parte il Centro di
speleologo del Gruppo Grotte Speleologia di Montelago costi-
Recanati e direttore dell’Hotel La tuito dal Gruppo Grotte Recanati,
Posta Vecchia, venne coinvolto nel il Gruppo Autonomo Speleologico
cercare di risolvere un problema di Portocivitanova ed il Gruppo
approvvigionamento dell’impianto Spelelogico CAI Macerata. Da
idrico dell’Hotel, costituito dalla subito si associarono speleologi
storica Villa Torlonia, contigua di Grottaferrata ed in una
al Castello degli Odescalchi, occasione anche dell’Associazione
entrambi sulle rive del Tirreno, Speleologica Romana 86’.
a Palo Laziale, nel comune di Questo scritto rappresenta un
Ladispoli. primo contributo di ricerca sul
In quest’occasione fu accompagnato tratto di speco indagato e sulle
da un tecnico lungo il fosso della prospettive future.
Maddalena, in Contrada Macchia
della Signora, circa 7 km in linea Il contesto geografico
d’aria a NNE della villa. In quei
luoghi coperti da una fitta selva Il territorio della cosiddetta
trovò diversi imbocchi di pozzo, Etruria meridionale consiste prin-
apparentemente antichi e scavati cipalmente della realtà geologica Figura 1 - Esplorazione di uno dei 22
nel tufo locale. Questo fu l’inizio degli antichi vulcani dei Monti pozzi dell’acquedotto (Foto Gruppo
della fase eplorativa condotta in Sabatini e del Monti Volsinii. Grotte Recanati)
96 OPERA IPOGEA 1 - 2007

Questo comporta ovviamente un Nel tratto di litorale dominato


suolo prevalentemente tufaceo dal Castelli di Palo, tra l’Hotel
di origine vulcanica, prodotto di Posta Vecchia e il borgo, è pos-
eruzioni preistoriche che si ritrova sibile rintracciare la presenza
sulla vasta e uniforme zona di di numerosi resti archeologici.
media montagna che va dai Monti Nell’area della Posta Vecchia, ad
della Tolfa a Nord, a Orvieto ad est del Castello di Palo nel piano
Est fino a tutto il corso del Tevere interrato e nella zona subito
a Sud. Tutta quest’area, che sarà circostante l’edificio seicen-tesco,
sede dei territori delle principali antica stazione di posta oggi
città etrusche meridionali, Veio, trasformata in albergo di lusso,
Caere, Tarquinia, Vulci e Volsinii, si conservano i resti di numerose
nonché dell’enclave etnica falisca, strutture scoperte relative ad
è punteggiata di antichi crateri un’insediamento patrizio (villa
vulcanici, nella maggior parte rurale).
dei casi diventati sede di bacini Il Castello di Palo, sorto sui resti
lacustri grandi e piccoli, i laghi di Alsium, prende il nome (Palus)
di Bracciano, di Bolsena, di dalla presenza delle paludi estese
Martignano, di Monterosi, di nella zona circostante. Le prime
Vico e di Mezzano, in qualche Figura 2 - La necropoli della Banditaccia notizie dell’esistenza di un sito
altro trasformati in ampie e feraci a Cerveteri, ampia quanto la città dei fortificato risalgono al 1132 quando
vallate, quali quella di Baccano vivi e sito protetto dall’UNESCO (Foto truppe genovesi occuparono una
a nord di Veio. (Torelli M. 1997 Gruppo Grotte Recanati). Turris de Pulvereio. Nel 1330 viene
p.12) menzionato per la prima volta il
In tale contesto geografico si In epoca antonina, secondo Castum Pali, del Monastero di San
susseguono numerose valli incise Frontone, Alsium è ormai un Saba, affittato agli Orsini. Dopo
dagli affluenti del Tevere, fiumi o maritium et voluptarium locum numerosi passaggi e proprietà
torrenti, che attraversano i coni dove all’epoca di Marco Aurelio nel 1780 infine, il castello tornò
vulcanici, alti mediamente 500 sussiste almeno una grande villa in mano dei principi Odescalchi
metri s.l.m., creando l’ambiente alsiense di proprietà imperiale attuali proprietari.
caratteristico dell’attuale Alto amministrata da un
Lazio (o Etruria meridionale). procuratore, forse la
stessa che attorno al
Il contesto Storico-archeologico 220 d.C. appartiene
all’imperatore Elaga-
L’antica Cerveteri, Agylla per i balo. Nel III secolo d.C.
Greci, Kyria per gli Etruschi, infine all’epoca di Caracalla
Caere per i Romani rappresenta (210 d.C.) la città di Alsi-
il centro urbano principale del um è ancora amministata
territorio in epoca etrusca. Con i da un senato di decurioni
suoi due porti sul Tirreno: Alsium, (decuriones coloniae alsie-
l’attuale Palo Laziale (comune di nsis). L’ultima memoria
Ladispoli) e Pyrgi, la santa Severa di Alsium risale al 547
di oggi (comune di Santa Marinella d. C. in occasione degli
(Figura 5). eventi bellici collegati
ala presenza del generale
Alsium e il Castello di Palo Totila. La localizzazione
di Alsium nel luogo oggi
La città di Alsium avrebbe una occupato dal Castello di
mitica fondazione pelasgica Palo, già acquisita dalla
secondo Dionigi di Alicarnasso ed cartografia del XVII
è collocata tra Ostia e Pyrgi da sec., viene ulteriormente
Plinio il Vecchio e da Strabone. precisata dalle ricerche
Colonia romana dal 247 a.C. aveva dell’istituto di Topografia
nel suo territorio le ville di M. Antica dell’Università
Emilio Porcina (124 a.C.), Pompeo, di Roma inerenti il
Cesare, Murena, Sallustio e Dida tracciato dell’antica via
(52 e 46 a.C.). L’esistenza del Aurelia, in base ai dati
porto è citata per la prima volta dell’Itinerarium Anto- Figura 3 - Parte di galleria dell’acquedotto in
sempre da Cicerone, in epoca nini, e al calcolo delle di- contrada Macchia della Signora, a circa 7 km a NNE
tardorepubblicana. In occasione stanze tra Alsium, Pyrgi, di Palo Laziale, l’etrusca Alsium, porto meridionale
dell’arrivo di Cesare nel 46 a.C. Fregenae, Ad Turres. di Caere.
OPERA IPOGEA 1 - 2007 97

Figura 4 - Fase eplorativa di un tratto


di speco ostruito da sedimenti (Foto
Gruppo Grotte Recanati).

Cerveteri

La grande Kaisra degli Etruschi,


Agylla per i Greci e infine
Caere per i Romani, metropoli
dell’Etruria Meridionale, sorge su
uno sperone di tufo alto circa 80
s.l.m. delimitato dai corsi d’acqua
Mola e Manganello. Pochissimi i
resti della città etrusca, mentre
riveste una importanza mondiale
la città dei morti, con le necropoli
della Banditaccia (cui Caere era
collegata dalla monumentale Via
degli Inferi), del Sorbo (Tomba
Regolini-Galassi), di Monte
Abatone. Dal 2 luglio 2004 la
Necropoli della Banditaccia è
entrata a far parte del patrimonio
mondiale dell’umanità, sotto la
prestigiosa egida dell’UNESCO.
Figura 5 - Carta del territorio attraversata dall’acquedotto. In rosso il tracciato
Pyrgi del’acquedotto etrusco. A: ingresso basso, sul ramo principale Nord-Sud. B:
ingresso alto, sul ramo NE. C: presumibile punto di arrivo dell’acquedotto, a servizio
Il sito di cui gli antichi ci hanno dell’antica Alsium, porto meridionale di Caere. Oggi il condotto riesce comunque
tramandato solo il nome nella ad alimentare il Castello degli Odescalchi e la Villa Torlonia, oggi Hotel La Posta
versione greca Pyrgoi (“le torri”) fu Vecchia. (Base IGM 25.000 Foglio 373 Sezione IV).
uno dei tre porti dell’etrusca Cae- tri e larga dieci metri. Divenuta in impianti per le colture ittiche.
re (attuale Cerveteri). Il posto era colonia marittima probabilmente Sappiamo che il sito era ancora
rinomato il tutto il mondo mediter- nel III sec. a.C., Pyrgi mantenne attivo ai tempi dell’Imperatore
raneo per la presenza del santua- la funzione portuale nonostante le Traiano, ma ormai come approdo
rio dedicato alla divinità femmini- turbolente condizioni politiche del- per barche di piccola cubatura,
le Leucotea-Ilizia, l’etrusca Uni, l’Etruria ed il funesto dilagare del- e molto probabilmente anche in
depredato da Dionisio di Siracusa la malaria negli anni tra il 190 e età adrianea. Sui resti di epoca
nel 384 a.C. Il porto era collegato il 170 a.C; tale funzione era anche romana fu edificata la fortezza del
alla città di Caere tramite una collegata all’attività delle numero- Castellum di Sancte Severae, in
strada lunga circa tredici chilome- se ville marittime trasformatesi epoca medievale, e dopo una serie
98 OPERA IPOGEA 1 - 2007

di vicissitudini, alla fine del XV


secolo d.C., il castello entrò a far
parte dell’Ospedale di Santo Spi-
rito, fino ai primi anni del 1980,
quando divenne proprietà del Co-
mune di Santa Marinella.

L’acquedotto

Coordinate (ingresso basso).

UTM 33T TG
In ED50: 61370, 51990
In WGS 84: 613631, 519708

Geografica Greenwich WGS 84


12° 07’ 07”,4 E, 41° 58’ 52”,3 N
da IGMI 25000 373 sez.IV

Note: numeri di caposaldi rilievo


R. Bambini (Centro Ricerche Spe-
leologiche “Nottoloni” Macerata),
A. Campagnoli (Gruppo Grotte
Recanati); le sezioni sono tutte
rivolte verso monte e disegnate in
scala 1:100 e misure in centimetri.
(Figure 7 e 8).

All’ingresso: temperatura acqua


17°, aria 8° - dopo correzione per
confronto con termometro di pre-
cisione.

Dall’ingresso basso verso nord.

Tratto iniziale basso (punti 1-2):


sezione 60x80 cm, profilo con volta
semicircolare e pareti quasi ver-
ticali (sezione A); scavato intera-
mente nel conglomerato a ciottoli Figura 6 - Planimetria schematica dell’acquedotto rilevato. Sono individuati i 23 pozzi,
levigati. Continuando da 6 a 7 m gli ingressi e i riferimenti geografici principali. (Rilievi e grafica G.Cappa 11/2003).
a destra si apre piccolo slargo so- menta e modifica continuamente cm e su parete sabbiosa (punto
pra volta cunicolo, terminante con per franamenti parietali. Al 12) si legge la scritta riportata in
muratura a calce (sezione B). Il cu- punto 9 si apre pozzo rettangolare ALFA (Figura 7) presumibilmente
nicolo prosegue ancora basso, con 120x60 cm (misura ricorrente) con arcaica.
una nicchia lucernaria a destra, e fondo di accumulo detritico. Nel Oltre tale punto la galleria si
ancora uno allargamento sempre a pozzo a 2,5 m da terra si incontra innalza e scompare l’interstrato
sezione ogivale (sezione C). l’inizio di una galleria, che risale finora visibile e al punto 13 si
Ancora una svolta a sinistra con parallela alla sottostante verso legge a sinistra la scritta BETA
nicchia lucernaria e altezza fino monte. Proseguendo lo speco si (Figura 7), a caratteri più recen-
a 120 cm e livello acqua di appe- allarga con forma quadrangolare ti. Proseguendo ancora sezione
na 20 cm, con speco tutto scavato fino a 180 cm e altezza di 210 ogivale scavata su arenaria gialla
nella roccia viva (conglomerato e (sezione F) e continua ancora con e tufo grigio (sezione H) e poi l’al-
arenaria) probabilmente con pic- lo stesso andamento sino al punto largamento in alto dopo il punto
concino tagliente orizzontale largo 12 (sezione G) in prossimita del 14 (sezione I) altezza di 270 cm e
3-4 cm (desunto dai segni sulla quale una secca svolta a sinistra si larghezze da 50 cm (in basso) allo
roccia). Al punto 8 si incontra il collega a nuovo pozzo rettangolare svasamento franoso in alto largo
segno d’incontro degli scavi origi- sempre 120x60 cm alto circa 20 m 220 cm. Ancora sezioni ogivali e
nari: piccolo gradino sulla pareete (pozzo 2, Tab II) con pedarole ben pseudo-ogivali sino a nuove varia-
sinistra con nicchia lucernaria. visibili. Si prosegue con sezione zione franose (sezioni L, M, N) con
Proseguendo la sezione si fram- dello speco tornata ogivale 60x170 altezze variabili da 130 a 170 cm.
OPERA IPOGEA 1 - 2007 99

Figura 7 - Tavola sinottica delle sezioni trasversali dell’acquedotto ordinate secondo la direttrice della poligonale topografica,
dall’ingresso basso sino a quello alto (a NE). Sono compresi i rilievi delle due iscrizioni. (Rilievi e grafica G.Cappa 11/2003).
100 OPERA IPOGEA 1 - 2007

Numero Punto/i sezione profondità descrizione


Pozzo 01 9 Rettangolare 0,7x1,2 m 12 m aperto
Pozzo 02 12 Rettangolare 0,6x1,2 m 20 m Chiuso a ca. 2 m dalla volta
Pozzo 03 16 Rettangolare 0,6x1,2 m 10 m ca. Chiuso/ostruito
Pozzo 04 17-18 Rettangolare 0,6x1,2 m 10/15 m ca. Aperto
Pozzo 05 20-21 Rettangolare 0,6x1,2 m Non rilevato Chiuso in alto
Pozzo 06 24 Rettangolare 0,6x1,2 m Non rilevato Chiuso in alto
Pozzo 07 29-30 Circolare diam. 1 m Ostruito poco sopra la volta
Pozzo 08 33-34 Circolare diam. 1 m Chiuso
Pozzo 09 36 Circolare diam. 1 m Aperto
Pozzo 10 41-42 Circolare diam. 1 m 20 m ca, aperto
Pozzo 11 44 Circolare diam. 1 m Ostruito a 3 m da terra
Pozzo 12 47 Rettangolare 0,6x1,2 m Aperto
Pozzo 13 51 Rettangolare 0,6x1,2 m Chiuso
Pozzo 14 55 Rettangolare 0,6x1,2 m Chiuso in alto
Pozzo 15 58 Rettangolare 0,6x1,2 m Chiuso in alto
Pozzo 16 60 Rettangolare 0,6x1,2 m Ostruito a 1,5 m dalla volta
Pozzo 17 63 Rettangolare 0,6x1,2 m Ostruito a 2 m dalla volta
Pozzo 18 65 Rettangolare 0,6x1,2 m Aperto con ambienti in alto
Pozzo 19 72-73 Rettangolare 0,6x1,2 m Ostruito
Pozzo 20 76 Rettangolare 0,6x1,2 m 9/10 m ca. aperto
Pozzo 21 80 non rilevabile Franato, blocchi tufacei
Pozzo 22 81 Rettangolare 0,6x1,2 m 4 m ca. Rivestito tufo, laterizio e calce
Pozzo 23 109 rettangolare 06x1,2 m ostruito
Tab II. - Acquedotto del Castello degli Odescalchi (Cerveteri-Ladispoli) (CA 163 La RM ). Elenco e caratteristiche dei Pozzi.

Figura 8 - Graffito presumibilmente arcaico, ovviamente da studiare. (Foto Gruppo Grotte Recanati).
OPERA IPOGEA 1 - 2007 101
Ancora zona franosa dal punto 16 e
oltre con sezioni 200x250 in media
e tavelloni sul pavimento per fa-
cilitare lo scorrimento dell’acqua,
prima della posa in opera dei tubi
(sezioni M e N). A questo punto la
galleria inizia ad avere un rivesti-
mento parietale di calce e laterizi
per un’altezza variabile di 1-2 m
e dopo ilpunto 18 la sezione torna
ogivale con dimensioni 45x250 cm
e andamento costante sulla forma
originale (sezioni O, P).

Figura 9 - Veduta dal basso di pozzo


etrusco a sezione rettangolare, con
ingresso ruotato. (Foto Gruppo Grotte
Recanati).

Figure 11 e 12 - In altro aspetto del territorio boschivo della Macchia della Signora e,
Figura 10 - Il by-pass fra la parte in basso il tracciato schematico dello speco esplorato e rilevato, con indicati, ingressi
romana e quella etrusca.(Foto Gruppo , pozzi e caposaldi topografici di rilevamento. (Foro Gruppo Grotte Recanati)
Grotte Recanati).
102 OPERA IPOGEA 1 - 2007

Figura 13 - Sezione franata dello speco in prossimità di presunta cavità naturale parzialmente allagata (Foto Gruppo Grotte
Recanati).

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OPERA IPOGEA 1 - 2007 103

L’acquedotto sotterraneo di
Gravina in Puglia
“Sant’Angelo-Fontane
della Stella”
Roberto Bixio 1,2, Mario Parise 2, 3, 4 , Stefano Saj 1, Mauro Traverso 1
1
Centro Studi Sotterranei, Genova
2
Ispettore On. Ministero Beni Culturali
3, 2
Consiglio Nazionale delle Ricerche, Istituto di Ricerca sulla Protezione Idrogeologica, Bari
4, 3
Gruppo Puglia Grotte, Castellana-Grotte

Abstract:
The underground aqueduct “S. Angelo – Fontane della Stella” is one of the most remarkable evidence of
the territory of Gravina in Puglia, southern Italy. As documented by historical sources, construction of the
aqueduct started in 1743, even though there possibilities of a likely older origin have been postulated. With
an overall length of some 3,500 meters, the aqueduct is one of the best preserved underground man-made
structures for collection and transport of water resources in southern Italy. It starts from an intake located
some kilometres north-west from the town of Gravina in Puglia, which drains the waters coming out at the
contact between Plio-Pleistocene calcarenites (locally known as “Gravina Calcarenite”) and the overlying
clays. A system of underground galleries (average height 1,75 m, average width 0,77 m), connected to the
surface by a number of inspection wells, allowed the waters to flow toward the town. The inspection wells
were used to have an easy and safe access to the subterranean water system, in order to clean it periodically
and to manage the overall structure. Locally, both morphologies and size of the galleries may change: at
this regard, the most remarkable site is a sector where a maximum height of 3,75 m is reached, in the so-
called “High Gallery”. The subterranean system ends up at the right valleyside of the Gravina Torrent,
whilst the town is located on the opposite valleyside; to pass the deep valley, and let the water reach the final
destination (the town itself), a bridge-channel was built across the torrent, in order to send the waters by
pressure to the fountains in the town. As described from the speleological explorations, and the historical
researches as well, the “S. Angelo – Fontane della Stella” aqueduct is a very important heritage for the entire
region, since it represents one of the ost significant ancient subterranean water system in Apulia.

Key words: aqueducts, water resource, artificial caves, Apulia


Parole chiave: acquedotto sotterraneo, risorse idriche, cavità artificiali, Puglia

Introduzione mentali in alzato, integrate da con- Nel presente lavoro si analizza e


dotte sotterranee; queste ultime, in si descrive brevemente la sette-
In un territorio quasi esclu- alcuni casi, costituivano gran parte centesca struttura acquedottistica
sivamente di natura carsica della struttura acquedottistica. Tra le sita nel territorio di Gravina in
come quello pugliese, la scarsa opere pugliesi di maggiore importan- Puglia che costituisce un esempio
presenza di risorse idriche su- za, da ricordare gli acquedotti della peculiare di opera idraulica preva-
perficiali e la necessità di attin- zona tarantina: il Triglio che, con uno lentemente sotterranea.
gere l’acqua dalla sola riserva sviluppo complessivo di circa 18 km,
disponibile costituita dalle serviva la colonia di Taranto (Grassi
falde sotterranee, hanno deter- et al., 1991; Conte, 2005; Delle Rose Note storiche
minato, sin da epoche storiche, et al., 2006); l’acquedotto di Saturo
la realizzazione di numerosi ac- o “delle Acque Ninfali”, realizzato Le testimonianze sulla presenza di
quedotti, alcuni dei quali sono in età augustea (Becchetti, 1897). acque sorgive nei dintorni di Gra-
ancora oggi testimoniati da Ulteriori opere idriche sotterranee vina in Puglia, ed in particolare
consistenti tracce. La tipologia sono segnalate nelle altre province su quelle di S. Biagio e S. Angelo,
degli acquedotti prevedeva, in della regione, da Canosa di Puglia, a risalgono almeno al XVI secolo
genere, un parziale sviluppo in Brindisi, a Bovino, solo per citare le (Perron, 1531; De Marino, 1608).
superficie, con strutture monu- più note. In queste fonti non si fa però al-
104 OPERA IPOGEA 1 - 2007

cun riferimento all’utilizzo di tali


acque per l’approvvigionamento Inquadramento geologico
idrico della città, che è solamen-
te auspicato. Le documentazioni Le Murge di Gravina, al margine
che si riferiscono alla presenza di orientale della Fossa Bradanica,
un’opera di convogliamento delle costituiscono un altopiano carbo-
acque ed alle prese sul ponte di S. natico essenzialmente modellato
Maria della Stella indicano invece dal carsismo, la cui azione ha
il 1743 come data di inizio dei lavo- prodotto morfologie a varia sca-
ri ad opera degli Orsini (Nardone, la, dalle diffuse microforme alle
1925). imponenti doline, efficacemente
La fase più importante, e meglio descritte nei primi decenni del
visibile, della costruzione è data- secolo scorso dal geografo Carmelo
bile quindi tra il 1743 e il 1778. Colamonico (1917a, 1917b, 1919),
Osservazioni morfologiche in una quali, ad esempio, il Pulicchio di
grotta naturale (la Grotta della Gravina, profondo circa 90 metri,
Fonte, punto G in Figura 1) sita in e il bacino carsico di Gurio Laman-
corrispondenza del tratto termina- na, limitrofo al Pulicchio e sito al
le della Galleria Alta, nell’area di suo margine settentrionale.
Padre Eterno, testimonierebbero Al pari di molte altre zone delle
però che la cavità fosse in origine Murge pugliesi, anche questi ter-
una risorgente naturale, preesi- ritori hanno vissuto negli ultimi
stente all’acquedotto. Una parte decenni notevoli trasformazioni
del manufatto sarebbe quindi da del paesaggio, che ha perso in
attribuire ad epoche anteriori alle ampie aree l’aspetto brullo, tipico
date su riportate. delle Murge, e l’originaria vocazio-
ne a pascolo, a causa
degli intensi fenome-
ni di spietramento,
i cui effetti negativi
si evidenziano anche
con lo sviluppo di
forte erosione (Giglio
et al., 1996; Parise &
Trocino, 2004; Calò &
Parise, 2006).
Nell’area di Gravina
in Puglia, la locale
successione stratigra-
fica è costituita da
un substrato calcareo
riconducibile alla for-
mazione cretacea del
Calcare di Altamura,
che affiora sul fondo
del Torrente Gravina.
Si tratta di calcari a
rudiste, in strati di
potenza variabile, ma
comunque compresa
tra le decine di cen-
timetri e i 2 metri;
l’ammasso roccioso
carbonatico appare
intensamente percor-
so da fratture, in par-
te beanti, e localmen-
Figura 2 - Le due principali litologie carbonatiche
te presenta fenomeni
dell’area in esame: il Calcare di Altamura (in basso) del carsici superficiali,
Cretaceo e la Calcarenite di Gravina (in alto) del Plio- quali piccoli condotti,
Figura 1 - Tracciato dell’acquedotto sot-
terraneo di Gravina in Puglia (grafica: R. Pleistocene, separati da un evidente livello di breccia solchi e vaschette di
Bixio). detritica (Foto: M. Parise). corrosione.
OPERA IPOGEA 1 - 2007 105
Tabella 1 - Caratteristiche principali dell’acquedotto “S. Angelo – Fontane della Stella” a Gravina in Puglia

Lunghezza 3.479,51 m
Quota alla Presa 359 m s.l.m.
Quota al Partitore 352 m s.l.m.
Dislivello 7m
Pendenza media 0,2 %
Profondità media delle gallerie
1,5 m
dal piano di campagna alla chiave di volta

Profondità media delle gallerie


3,2 m
dal piano di campagna al piano di scorrimento

Larghezza gallerie del condotto principale:

Media 0,77 m
Minima 0,62 m
Massima 1,61 m
Larghezza minima diramazioni 0,55 m
Altezza massima della volta 3,75 m
Altezza minima 0,72 m
Pozzi 66 (30 individuati in superficie)
Distanza tra i pozzi di ispezione 100-135 m
Sviluppo planimetrico totale delle canalizzazioni di superficie 311 m
Lunghezza del ponte-canale 90 m

In discordanza sui calcari cretacei La struttura dell’acquedotto questo tipo deriva dalla necessità
si rinviene la Calcarenite di Gra- di adattarsi alle condizioni natura-
vina, volgarmente nota come “tufo Nel suo complesso, l’acquedotto è li dei luoghi, sia dal punto di vista
calcareo” o semplicemente “tufo”. di tipo misto: gran parte dell’opera geomorfologico che idrogeologico,
Si tratta di calcareniti organogene (Figura 1), a partire dalla Presa oltre che da motivi di carattere
del Pliocene–Pleistocene (Cantelli, (nei pressi della Fontana S. Ange- pratico ed economico che hanno
1960; Azzaroli et al., 1968), che lo) sino alla vasca di decantazione giustificato alcune scelte nelle fasi
raggiungono in questa area uno collocata nel Partitore terminale di costruzione.
spessore massimo di alcune decine (area di Padre Eterno), è un ac- Lo sviluppo planimetrico comples-
di metri. La separazione tra le due quedotto a pelo libero, in parte sivo dell’acquedotto sotterraneo è
formazioni è marcata da una brec- realizzato in muratura ed in parte pari a 3.480 metri (Tabella 1), con
cia detritica (Figura 2), in genere scavato direttamente nel banco un dislivello di 7 m tra la quota
per spessori non superiori ai 100 calcarenitico. Dal Partitore alle della presa (359 m s.l.m.) e quella
cm. La successione è completata, fontane F1 e F2 (Fontane della del partitore (352 m s.l.m.). Ne ri-
verso l’alto, da argille siltoso-sab- Stella), si è invece in presenza di sulta una pendenza media percen-
biose (Argille di Gravina), sabbie un tratto a pressione. Si tratta di tuale dello 0.2 %. All’acquedotto
(Sabbie di Monte Marano), e con- un condotto sifonante costituito da sotterraneo vanno poi aggiunte
glomerati poligenici. tubi in terracotta che alimentano le strutture idriche di superficie,
L’opera sotterranea dell’Acque- la prima fontana e poi, adagiati costituite da canalizzazioni a cielo
dotto “S. Angelo – Fontane della sul parapetto meridionale del pon- aperto e tubature posate sul pia-
Stella” nasce e si sviluppa in corri- te-canale che scavalca il torrente no di campagna in località Padre
spondenza del contatto stratigrafi- Gravina, raggiungono la seconda Eterno (per uno sviluppo di 311
co tra le calcareniti e le sovrastan- fontana sita in prossimità del- m), dalla diramazione di Lamasce-
ti argille. Nel tratto terminale, l’abitato, in sinistra orografica del sciola (sviluppo progettato 710 m,
l’acquedotto risulta interamente torrente Gravina. sviluppo individuato 30 m) e dal
scavato nelle calcareniti. La realizzazione di un’opera di citato ponte-canale sul torrente
106 OPERA IPOGEA 1 - 2007

Gravina (lunghezza di 90 m; Fi-


gura 3).
Il percorso sotterraneo dell’Ac-
quedotto “S. Angelo – Fontane
della Stella” si sviluppa tra la
captazione (Presa) e il Partitore.
La Presa (Figura 4) è ubicata in lo-
calità Pescara, circa 200 m a ovest
della Fontana S. Angelo. Con tale
toponimo si indica attualmente
l’intera località, probabilmente in
maniera impropria, dato che pre-
sumibilmente la zona della Presa
corrispondeva alla storica Fontana
S. Biagio, oggi non più individua-
bile. Si tratta di un basso edificio
costruito in conci, per la maggior
parte inglobato in un terrapieno.
È costituito da alcune vasche di
accumulo (Figura 5) che precedono
due corridoi ortogonali, a forma di
croce con bracci asimmetrici. Alla
loro base si aprono 102 bocche di
captazione (Figura 6), disposte a
pettine che, assieme a una piccola
cavità naturale, raccolgono l’ac-
qua che sgorga dall’affioramento
roccioso. All’estremità del braccio
più lungo è collocata una vasca
cilindrica che serve da filtro e da
distribuzione dei flussi idrici nel-
le doppie canalette del collettore
principale, che qui ha inizio, e in
una diramazione ortogonale. Le
tessiture murarie sembrano risa-
lire ad almeno due epoche diverse.
Il condotto termina nell’edificio de-
nominato Partitore, sito in destra
orografica del torrente Gravina,
nell’area di Padre Eterno. È una
costruzione in conci, totalmente
in elevato. Sul lato a monte si
innesta obliquamente il collettore Figura 3 - Il Ponte-Canale, che portava l’acqua dal Partitore dell’acquedotto
sotterraneo. All’interno del vano è sotterraneo alla Fontana della Stella, ai margini della città, sul lato opposto del
collocata una vasca di decantazio- torrente Gravina (Foto: M. Traverso).
ne (capacità 3,20 mc) dotata di due
bocche di uscita. Una ha funzione gallerie, che si sviluppano in dire- sto, con altezza media dal piano di
di troppo pieno. L’altra alimenta le zione WNW. calpestio alla chiave di volta di 170
suddette fontane F1 e F2 (pilacci), Il collettore principale è caratte- cm e all’imposta di 125 cm. Le pa-
per mezzo della tubazione fittile, rizzato da strutture eterogenee reti delle gallerie, sempre verticali
sifonante. lungo il tracciato, con una morfo- tranne che in tre segmenti, hanno
Tra le due estremità il tracciato logia abbastanza diversificata. Le larghezza media di 77 cm, ad ec-
sotterraneo risulta allineato lun- gallerie presentano volta a botte cezione di alcuni tratti più larghi
go due direzioni prevalenti. Nel sia nel tratto rivestito di conci (Tabella 1).
tratto terminale, dal Partitore che in quello di roccia viva a vi- I tre segmenti risultano avere
sino al pozzo denominato P10 (per sta. I cunicoli delle diramazioni una morfologia molto particolare.
una lunghezza di circa 1.300 m), è ortogonali hanno invece soffitto La “prima galleria ribassata”, tra
orientato in direzione NW e segue orizzontale, al pari di alcuni brevi P14 e P16 (157 metri), disassata
grosso modo l’asse del torrente tratti del condotto principale, cor- rispetto al precedente tratto, ha
Gravina. Dal P10 verso la Presa rispondenti a successivi interventi una sezione trasversale, a semi-
a monte, si osserva invece una di ripristino o di consolidamento. botte, alta soltanto 72 cm, ma
variazione nell’andamento delle L’arco è generalmente a tutto se- più larga (161 cm). La “seconda
OPERA IPOGEA 1 - 2007 107

Figura 4 - La Presa, struttura semi-sotterranea per la captazione, l’accumulo e la distribuzione dell’acqua (grafica: R. Bixio).

galleria ribassata”, tra P17 e P19


(246 m), è anch’essa disassata ed
ha sezione cilindrica. Le canalette
corrono su una banchina longitu-
dinale sopraelevata, addossata
sul lato orografico sinistro. La
“terza galleria ribassata”, tra P25
e P25a (116 m), è identica alla se-
conda, ma con la banchina sul lato
opposto. Si segnala inoltre che 22
metri a monte di P22, il condotto
presenta una brusca doppia curva
a 90°, in corrispondenze della qua-
le le nicchie per le lampade sono
particolarmente frequenti.
Il piano di calpestio delle gallerie
è caratterizzato da brevi tratti con
canaletta singola o con canaletta
pensile, mentre generalmente esso
presenta una doppia canaletta, Figura 5 - Vasca di accumulo nell’edificio semi-sotterraneo della Presa (Foto: M.
che aveva la funzione di agevolare Traverso).
il convogliamento del flusso idrico
(Figura 7). In sezione, quindi, il Lungo il percorso sotterraneo sono di calpestio della galleria si trova
pavimento risulta formato da tre stati identificati sessantasei pozzi. una vasca di decantazione, la cui
strette banchine sopraelevate, una Avevano diverse funzioni. Trenta larghezza è pari a quella della gal-
delle quali in posizione centrale, e di essi raggiungono il piano di leria, con profondità da 20 a 40 cm.
le altre due addossate ai lati del campagna, e sono facilmente in- Tutti i pozzi sono dotati di pedaro-
condotto. La doppia canaletta do- dividuabili all’esterno in quanto le, ossia di piccole nicchie a forma
veva presumibilmente servire a marcati da modeste sopraeleva- di un quarto di sfera scavati nelle
deviare l’acqua alternativamente zioni. Servivano per l’ispezione superfici verticali, direttamente
su uno dei percorsi per poter ese- ed erano distribuiti sull’intero nella roccia o nei conci di rivesti-
guire la manutenzione dell’altro tracciato. Tredici sono ancora ac- mento. Le pedarole consentivano
senza dover necessariamente in- cessibili. In corrispondenza di cia- l’accesso alle gallerie, scendendo
terrompere il flusso idrico. scun pozzo di ispezione, sul piano in contrapposizione, senza la ne-
108 OPERA IPOGEA 1 - 2007

cessità di trasportare alcuna scala


(Figura 8).
I pozzi di ispezione avevano la
funzione di consentire il controllo
e la manutenzione delle gallerie
senza compiere lunghi percorsi
nel sottosuolo. Inoltre, serviva-
no per evacuare i depositi che si
raccoglievano nelle corrispondenti
vasche di decantazione. Questa
operazione è testimoniata da se-
gni sui bordi dei conci della volta
derivanti dall’usura delle corde
utilizzate per il recupero di secchi
colmi di sedimenti.
Oltre a quelli di ispezione, si ri-
trovano pozzi, localizzati presso Figura 6 - Bocche di captazione nella struttura semi-sotterranea della Presa (Foto:
la Presa, con probabile funzione di M. Traverso).
ventilazione e/o illuminazione. In
superficie corrispondono a torrette
in conci di calcarenite, soprae-
levate 1,50 m rispetto al piano
campagna. Infine, altri 29 pozzi
secondari si rinvengono lungo il
percorso, anche se questi appaiono
concentrarsi nei tratti iniziali e
finali della struttura. Non comuni-
cano attualmente con l’esterno, ri-
sultando tamponati sulla volta con
conci di calcarenite, ed essendo
privi di una canna verticale vere
e propria. Sono dotati di pedarole,
ma mancano delle corrispondenti
vasche di decantazione. Presumi-
bilmente questi pozzi sono stati
utilizzati solo nelle fasi di costru-
zione delle gallerie.

Figura 7 -Vasca del Partitore, all’estre-


mità a valle dell’acquedotto: qui con- Figura 8 - Tratto di galleria scavato nella roccia viva, tra la Grotta della Fonte (punto G
fluiscono le canalette per il deflusso in Figura 1) e il Partitore. Da notare le pedarole per scendere dal pozzo di ispezione
dell’acqua (Foto: G. Bologna). che collega alla superficie (Foto: M. Traverso).
OPERA IPOGEA 1 - 2007 109
In maniera simile alle pedarole,
altre nicchie sono scavate nelle
pareti delle gallerie, per alloggiare
lumi ad olio nelle fasi dei lavori
di manutenzione. Queste nicchie,
hanno frequenza variabile, che
raggiunge la massima densità nel
tratto di galleria a monte del P22
(una nicchia ogni 2,5 m circa).
Gran parte del condotto sotterra-
neo è rivestito con conci di calca-
renite, che costituiscono anche la
pavimentazione delle gallerie. Gli
unici settori che fanno eccezione
sono la Galleria Alta e il Collettore
a Valle (tra il punto G e il Parti-
tore), che presentano invece su-
perfici costituite da roccia a vista,
scavata a mano (Figura 9). In par-
ticolare, nella Galleria Alta (5,25
m di altezza, 80 cm di larghezza)
sono leggibili diverse tecniche di
escavazione, probabilmente legate
alla fasi di utilizzo della Grotta
della Fonte, illustrate più oltre.
Informazioni relative alle superfici
interne di calpestio si evincono da
una relazione di Federico Lerario,
architetto di Altamura incaricato
dalla Municipalità di Gravina di
redigere un progetto per urgen-
tissimi interventi di restauro al-
l’acquedotto: il documento riporta
che il piano di calpestio è formato
da “…pezzi di cozzarolo, ognuno
lungo palmi 3, largo 1, profondo
1.3 (n.b. 1 palmo = 0,264550 me-
tri), ed in essi son ricavate le due
canali”. I giunti sono sigillati con
malta idraulica a base di “calce e
polvere di tegoli”. Dal medesimo Figura 9 - Evidenti fasi di ampliamento del condotto con approfondimento della
documento storico si evince che trincea e prosecuzione a valle in una galleria scavata nella roccia viva (Foto: G.
i piccoli canali incavati diretta- Bologna).
mente nei blocchi calcarenitici, darie hanno sezione rettangolare, Qui, in origine, venivano probabil-
una volta posti in opera, avesse- che si differenzia nettamente da mente a raccogliersi le acque con-
ro principalmente la funzione di quella del condotto principale. La vogliate per mezzo di una canalet-
evitare la dispersione delle acque larghezza è compresa tra gli 80 ed ta pensile. Dal bordo esterno della
correnti attraverso i muri laterali i 55 centimetri, mentre l’altezza grotta ha origine la canalizzazione
oltre che di poter disporre di ban- non è facilmente stimabile, dato di superficie che attraversa la
chine per percorrere le gallerie che gran parte delle diramazioni necropoli di “Padre Eterno” con
senza bagnarsi e senza intorbida- secondarie sono ostruite da crolli un percorso che segue e si adatta
re l’acqua. Attualmente, dove si e/o da sedimenti. alla morfologia dei luoghi, con-
sono creati ostacoli (incrostazioni Nell’ultima parte dell’acquedotto, servando una pendenza costante
calcaree, intasamento per fango e merita un cenno la Grotta della (linea tratteggiata in Figura 1). La
detriti, crolli) l’acqua deborda dal- Fonte (punto G in Figura 1), un canalizzazione raggiunge i pressi
le canalizzazioni e invade il piano vano ipogeo solo parzialmente del Partitore, al quale però non
di calpestio. In tratti molto brevi antropizzato, di circa 50 m2 . É si raccorda, terminando invece in
non risulta traccia delle canalette, costituito da una anticamera irre- un’area interrata dove presumi-
che probabilmente sono state mi- golare, lunga circa 9 m, aperta in bilmente era collocata una vasca
metizzate o cancellate dai depositi direzione della gravina, che si rac- di raccolta a cielo aperto. Secondo
di calcite. corda a una camera più interna, Bixio et alii (2000), “già in epoca
I condotti delle diramazioni secon- subcircolare, che forma una vasca. molto antica attorno a questo pre-
110 OPERA IPOGEA 1 - 2007

condotto sotterraneo. Il secondo utilizzato conci squadrati di cal-


nel ricavare direttamente nella carenite. La malta di sigillatura
roccia viva lo speco della galleria, dei blocchi, sia delle pareti che del
con tecniche di scavo in direzioni pavimento, presenta caratteristi-
contrapposte. La realizzazione in che di impermeabilità. Non si sono
muratura interessa la quasi tota- riscontrate tracce di intonacatura
lità del tracciato idraulico, ed ha sulle pareti del condotto.

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senza umana”. La realizzazione di Colamonico C., 1917a, Il Pulicchio di Gravina. Rivista Geografica
un primo cunicolo inoltrato nell’in- Italiana, fasc. IX-X, p. 3-10.
terstrato, “è probabile che […] sia Colamonico C., 1917b, Il bacino carsico di Gurio Lamanna nelle
perlomeno non posteriore all’in- Murge alte. Mondo Sotterraneo, Udine, n.1-6, p.18-22.
sediamento monastico bizantino”. Colamonico C., 1919, Il Pulicchio di Toritto e la genesi dei puli nel
Mentre a una terza fase dovrebbe barese. Bollettino della Reale Società Geografica Italiana, fasc. IX-
risalire l’intervento organico per XII, p. 578-595.
cui “il cunicolo viene innalzato ad Conte A., 2005, L’acquedotto romano del Triglio a Statte. Edizioni
altezza d’uomo e spinto per almeno Pugliesi, Martina Franca, 140 pp.
oltre cento metri nel sottosuolo”, Delle Rose M., Giuri F., Guastella P., Parise M. & SammarcoM., 2006,
collegandolo alla canalizzazione Aspetti archeologici e condizioni geologico-morfologiche degli antichi
di superficie (Bixio et al., 2000). acquedotti pugliesi. L’esempio dell’acquedotto del Triglio nell’area
Tali avvenimenti dovrebbero aver tarantina. Opera Ipogea, anno 8, n. 1/2, p. 33-50.
preceduto la quarta fase, quella De Marino V., 1608, Apprezzo della città di Gravina. Trascritto a cura
relativa alla escavazione del con- di Amodio F., 1979, ed. Fondazione E. Pomarici Santomasi, Gravina
dotto sotto la Grotta della Fonte e in Puglia.
la realizzazione di tutto il traccia- Giglio G., Moretti M. & Tropeano M., 1996, Rapporto fra uso
to sotterraneo, a valle e a monte, del suolo ed erosione nelle Murge Alte: effetti del miglioramento
dal Partitore sino alla Presa. Non fondiario mediante pratiche di “spietramento”. Geologia Applicata e
è escluso che ci sia stata anche una Idrogeologia, vol. 31, p. 179-185.
fase intermedia in cui, prima di Grassi D., Zerruso F., Pascali E. & Giliberto M., 1991, Indagine
costruire il condotto attuale, siano sull’acquedotto del Triglio. Itinerari Speleologici, ser. II, n. 5, p. 173-
state posate tubature in terracotta 176.
molto a monte della Grotta, come Nardone D., 1925, Gli Orsini di Roma nel fondo di Gravina (1388-
dimostrerebbero i resti di tubi 1816). Tip. Attolini, Gravina in Puglia.
fittili tranciati, all’interno della Parise M. & Trocino A., 2005, Land use change and loss of karst land-
galleria, subito prima del punto scape in the Murge Plateau of Apulia, southern Italy. Geophysical
P8 (Figura 10). Research Abstract, vol. 7.
L’acquedotto “S. Angelo – Fontane Parise M., Bixio R., Quinto G. & Savino G., 2000, Ricerche geologico-
della Stella” è stato realizzato uti- speleologiche in cavità artificiali: gli impianti idrici sotterranei di
lizzando due modi diversi di opera- Gravina in Puglia. Atti Convegno GeoBen 2000, Torino, 7-9 giugno
re. Il primo è consistito nel realiz- 2000, p. 739-747.
zare una trincea a cielo aperto nei Perron F., 1531, Feudi e feudatari napoletani della prima metà del
terreni argillosi in cui si è fondata cinquecento. Relazione trascritta da Cortese N., 1930, Archivio Storico
la costruzione in muratura del per le Province Napoletane, XVI.
OPERA IPOGEA 1 - 2007 111

L’acquedotto Teresiano
di Trieste

Paolo Guglia
Società Speleologica Italiana, Commissione Cavità Artificiali,
Catasto Cavità Artificiali S.S.I. del Friuli Venezia Giulia,
Sezione di Speleologia Urbana della Società Adriatica di Speleologia - Trieste

Abstract:
The so-called “Teresiano Aqueduct” at Trieste (north-eastern Italy) was realized during the XVIII century,
after the Empress Maria Teresa delivered an edict on November 19, 1749 about the need to supply with water
the town of Trieste. The main phases of realization of the structure are described, starting from the first
(1751-1800) when the main works were realized, through the second with realization of further constructions
(1800-1896), and, eventually, the third phase (1896-1945) during which the last works were performed, before
the closure of the aqueduct.
After a detailed description of the historical phases of construction, the present article describes the
underground explorations carried out since 1984 in order to map and study the structures still preserved
today. The difficulties encountered during the activity of exploration are highlighted, together with the main
outcomes about typology and construction of the galleries. Today, some 2,000 meters of underground galleries
have been explored and mapped, a remarkable result which encourages for further researches in the region,
looking for other underground aqueducts.

Key words: aqueducts, water resource, artificial caves, Friuli Venezia Giulia, Trieste
Parole chiave: acquedotto sotterraneo, risorse idriche, cavità artificiali, Friuli Venezia Giulia, Trieste

Analisi del territorio pozzi, oppure - quando le possibili- lunga circa 4 chilometri, che an-
tà tecnologiche lo hanno permesso dava ad alimentare le principali
Il territorio che circonda la città - avvicinare all’abitato l’acqua fontane della città.
di Trieste, possiede delle carat- delle magre sorgenti dei dintorni.
teristiche alquanto particolari. Gli ingegneri romani fecero pro- Principi costruttivi dell’acque-
Il suo centro storico è edificato prio questo, costruendo tre grandi dotto Teresiano
su colli impermeabili formati da condutture: l’acquedotto di San
intercalazioni di marna ed arena- Giovanni, l’acquedotto delle Sette- Come già accennato, il territorio
ria, dove i pochi torrenti scendono fontane e l’acquedotto di Bagnoli. della città di Trieste è costituito
velocemente al mare, mentre l’al- Tali opere, però, smisero di funzio- da depositi di Flysch, ovvero da
topiano carsico che si trova alle nare già nel corso del VI secolo e la stratificazioni alternate di marna
sue spalle porta nella profondità città dovette - per un lungo periodo ed arenaria, intercalate da argilla.
del sottosuolo ogni goccia d’acqua - accontentarsi di sopravvivere so- Su queste litologie, la circolazione
disponibile. Il Timavo, l’unico fiu- lamente con le sue limitate risorse idrica è quasi completamente su-
me di una certa portata che scor- idriche interne. Quando, a metà perficiale, con corsi d’acqua che si
re inizialmente in superficie, si del XVIII secolo, Trieste aumentò ingrossano rapidamente dopo ogni
inabissa 18 km ad est da Trieste, sensibilmente la popolazione a precipitazione, ma che rimangono
per ritornare alla luce dalla parte causa dello sviluppo del porto e dei completamente asciutti nei pe-
opposta, a 21 km dalla città. Que- suoi traffici commmerciali, l’am- riodi più secchi. Solo una minima
sta particolare situazione idrogeo- ministrazione cittadina dovette in quantità d’acqua scende in profon-
logica ha pesantemente condizio- qualche modo far fronte al grave dità attraverso le discontinuità del
nato, in ogni epoca, le possibilità problema, rivolgendosi ad alcune terreno (fratture, piani di faglia,
di approvvigionamento idrico del sorgenti che scaturivano alla pe- giunti di strato, ecc.), creando
centro urbano. E’ stato necessario, riferia della città. Si realizzò così delle piccole falde superficiali.
infatti, raccogliere l’acqua piovana il primo nucleo dell’acquedotto Per raccogliere questa poca acqua
e quella presente nelle piccole falde Teresiano, opera di captazione e disponibile si è adottata l’unica so-
superficiali, utilizzando cisterne e trasporto idrico complessivamente luzione che, anche se di poca resa,
112 OPERA IPOGEA 1 - 2007
metteva a frutto le varie esperien-
nò la costruzione di un acquedotto misotterraneo contenente i primi
ze acquisite durante la costruzione
per la città di Trieste. Le ricerche bacini di filtraggio, alle spalle dei
di altri acquedotti, nonché nello
idriche vennero affidate all’ing. quali si costruì una galleria di
svolgimento delle attività mine-
Hauptmann Frast, la progettazio- captazione che si inoltrava nella
rarie. E’ stato detto come l’acqua,
ne generale venne effettuata dal roccia per più di 230 m (gallerie
in presenza di rocce impermeabili,
generale Bohn, mentre i rilievi, la Superiori).
scenda in profondità a fatica e
direzione lavori ed i collaudi ven- Un sistema di “docce” in pietra ed
solamente in corrispondenza del-
nero svolti dall’ing. Franz Xavier una lunga tubazione di legno, se-
le fratture. Scavando nel terreno
Bonomo. L’intervento si concluse guendo la vallata di San Giovanni
una galleria (wassergallerie) che si
nel 1751. L’acquedotto inizial- e le pendici del colle di Farneto,
inoltra negli strati di roccia, si in-
mente realizzato è stato concepito entrava in città all’altezza dei
contreranno queste fratture ed in
con gli stessi elementi funzionali portici di Chiozza. L’acqua veniva
loro corrispondenza si potrà inter-
dei vecchi acquedotti romani: un quindi distribuita a tre fontane, la
cettare la poca acqua disponibile,
punto di presa, una condotta di cui parte artistica è stata realizza-
che percola dalle pareti. Più è lun-
trasporto ed un sistema di distri- ta dallo scultore bergamasco Gio-
ga la galleria, più discontinuità si
buzione dell’acqua. A quota 97 m vanni Mazzoleni. La prima fonta-
incontreranno e quindi più acqua
s.l.m. (Fig. 1), presso la chiesetta na detta “del Giovanin”(1753) si
si raccoglierà. E’ possibile parlare
dei Santi Giovanni e Pelagio, si trovava in Piazza Ponterosso, la
di “pozzi orizzontali”, che per-
realizzò il Capofonte, edificio se- seconda detta “del Nettuno” (1755)
mettono di attingere alle limitate
falde idriche superficiali presenti
in particolari punti del territorio.
Il principio è semplice, ma deve
necessariamente confrontarsi con
altre variabili, come l’inclinazione
degli strati, la compattezza della
roccia e le caratteristiche della co-
pertura di superficie. Gli ingegneri
incaricati dall’imperatrice Maria
Teresa si affidarono a questa teo-
ria e si portarono nel luogo dove
un tempo trovava inizio il vecchio
acquedotto romano di San Giovan-
ni. Sicuramente era già visibile sul
posto qualche fuoriuscita di acqua
e si cominciò a scavare proprio in
quel punto la prima di una lunga
serie di gallerie sotterranee.

Realizzazione dell’acquedotto
Teresiano

I vari interventi che hanno portato


alla costruzione ed al potenzia-
mento dell’acquedotto Teresiano
possono essere inquadrati crono-
logicamente in tre fasi distinte:
una prima che vede la costruzione
delle opere principali, una seconda
che vede il potenziamento degli
allacciamenti ed una terza che, a
pochi anni dalla chiusura defini-
tiva dell’acquedotto, comprende
la realizzazione degli ultimi (e
comunque vani) tentativi per otte-
nere un incremento della resa.

Fase 1 – Opere principali – dal


1751 al 1800.

L’imperatrice Maria Teresa, con Figura 1 - Planimetria del Capofonte Teresiano (n. CA 1 FVG-TS) e delle relative
editto del 19 novembre 1749, ordi- gallerie superiori (n. CA 2 FVG-TS).
OPERA IPOGEA 1 - 2007 113
era posta in piazza della Borsa, la 80 m, più un cunicolo di accesso è stato preferito travasare l’acqua
terza, quella più importante e de- (lungo 152 m) che permetteva direttamente all’interno della di-
nominata “dei quattro Continenti” di portare l’acqua all’esterno in ramazione della galleria Secker,
(1751), è stata realizzata in Piazza corrispondenza del visitatore n. 4. in corrispondenza di un pozzo
Grande (ora Piazza dell’Unità Questa galleria, risultata da subi- d’accesso denominato da allora
d’Italia), davanti al Municipio. to alquanto promettente, è stata visitatore n. 3. Tale intervento è
Questa prima configurazione del- prolungata in vari momenti, in stato attuato nel corso del 1851.
l’acquedotto permetteva una por- particolar modo nel 1820/1821 (38 L’acqua scendeva quindi con tuba-
tata giornaliera media di 200 mc m di scavo) e nel 1843/1844 (208 zioni verso il visitatore n. 5 posizio-
di acqua per gli usi della città. m di nuova galleria, chiamata nato presso il ponte ad arcate che
Zock dal nome del proprietario del attraversava il torrente Starebre-
Fase 2 – Interventi di potenzia- fondo nella quale è stata ricavata). ch. E’ interessante accennare ad
mento – dal 1800 al 1896 Con questi prolungamenti il com- alcune opere realizzate nei primi
plesso delle gallerie Secker/Zock è anni del XIX secolo proprio lungo
Quasi subito l’acquedotto dovette arrivata ad uno sviluppo totale di la vallata di detto torrente. Nel
essere potenziato, perché la popo- circa 480 m. Un’ulteriore raziona- 1807 si elaborò un progetto che
lazione aumentava sempre più a lizzazione dell’impianto idraulico prevedeva di scavare lungo la val-
causa della continua espansione è stata quella che ha riguardato le dello Starebrech un articolato
del porto. Si idearono allora strut- il collegamento fra il Capofonte e sistema di gallerie di captazione,
ture aggiuntive, sia nella parte la tubazione che scendeva lungo allacciate tra di loro per mezzo di
alta del Capofonte sia nella vallata la vallata. Inizialmente era stato un lungo collettore sotterraneo. Il
sottostante. Per quanto riguarda realizzato un sistema formato da cunicolo principale avrebbe dovuto
l’area superiore, sono state rea- un tratto iniziale lungo circa 370m correre parallelamente al torrente
lizzate e collegate all’acquedotto in “docce” di pietra che permet- fino a raggiungere il visitatore n.
due nuove gallerie, e più preci- teva di superare agevolmente il 5 dell’acquedotto Teresiano, po-
samente la galleria Marchesetti dislivello di 36 m. La creazione di sto presso l’abitazione del Civico
e quella denominata Slep. Della alcuni salti otteneva, tra l’altro, il Fontaniere. I lavori, avviati in
prima non si hanno molti dati risultato di rallentare la velocità quel periodo (Fig. 2), subirono una
storici, nel senso che gli accenni dell’acqua. Un ulteriore tratto di prima battuta d’arresto nell’estate
alla sua realizzazione ed al suo 190 m in tubi di cotto, realizzato del 1808 a causa di contrasti tra
collegamento sono relativamente quasi in piano sotto campi colti- le autorità ed il proprietario dei
scarsi nei documenti disponibili. vati, portava all’allacciamento di terreni interessati dagli scavi. Tali
E’ stata ritrovata, comunque, questo ramo con il visitatore n. 4, dispute rallentarono il prosieguo
una planimetria della zona di all’uscita del cunicolo di accesso dell’opera e l’inizio della terza
Guardiella, risalente al 1855, che alla galleria Secker. Per evitare occupazione francese (1809-1813)
riporta la tubatura di allacciamen- costosi interventi di manuten- costrinse alla chiusura dei cantieri
to di questa galleria al Capofonte. zione, dovuti anche alla pesante prima che i lavori potessero essere
Della galleria Slep sono invece azione delle radici sulle tubazioni, terminati. Per parlare di nuovo
disponibili maggiori notizie. Essa
risulta staccata dall’acquedotto
già nei primi anni del 1800 e non
doveva superare originariamente
i 20 m di lunghezza. E’ però inte-
ressante notare che, nel 1805, fu
redatto un progetto per ricostruire
nuovamente la sua tubatura di
collegamento al Capofonte. Molti
più dati sono stati tramandati per
quanto riguarda il nuovo sistema
di gallerie sotterranee ricavato a
quota 54 m s.l.m. Nel 1805/1806 è
stato realizzato, utilizzando mano-
dopera proveniente dalle miniere
di Idria, uno scavo sotterraneo
che - invece di inoltrarsi nella
roccia - tagliava trasversalmente
tutta la valle di San Giovanni per
raccogliere le acque presenti nella
zona. Questo scavo fu denominato
galleria Secker, dal nome dell’ing.
Adalberto Secker suo progettista.
La lunghezza era inizialmente di Figura 2 - Sviluppo delle gallerie realizzate lungo la valle del torrente Starebrech.
114 OPERA IPOGEA 1 - 2007

di questa opera idraulica, occor- tuale Rotonda del Boschetto. E’ cu- già evidenziate nel 1842 dall’in-
rerà attendere il 1822, quando la rioso notare come questa fonte sia gegnere minerario Heyermann,
straordinaria siccità di quell’anno posizionata proprio sotto alla tu- ribadite in un rapporto dell’ing.
indurrà l’Imperial Regia Direzione bazione principale dell’acquedotto, Giuseppe Sforzi del 1849 e succes-
delle Fabbriche a stendere un pia- a non più di una decina di metri di sivamente riprese nel 1850 e 1882,
no di ripristino. Il nuovo progetto, dislivello. Risulta chiaro che crea- si ipotizzò che all’interno della
che prevedeva il riutilizzo delle re due tubazioni parallele poste massa rocciosa che costituisce l’al-
gallerie di captazione, rimasero a quote di poco diverse sia stata topiano carsico fosse presente una
però nel cassetto, in quanto la una necessità nata in un secondo cospicua quantità d’acqua raccolta
drammatica siccità di quell’anno tempo, quando è stato ritenuto in ampie fratture e cavernosità,
richiedeva soluzioni immediate e utile allacciare anche questa fonte quasi una specie di lago sotterra-
non certo lunghi e costosi lavori, idrica, che però non era diretta- neo facilmente accessibile con la
dai risultati non sicuri. Le opere mente utilizzabile perché posta ad perforazione di una galleria che ol-
lungo la valle dello Starebrech, una altitudine inferiore rispetto trepassi gli strati impermeabili di
venuto meno il progetto di riatti- alla conduttura già esistente. E’ tamponatura. Seguendo il proget-
vamento, vennero così impiegate stata così realizzata una seconda to elaborato dall’ing. Anton Tsche-
esclusivamente dagli abitanti del linea che allacciava sia la Fonte bull nell’anno 1896, con il patro-
posto, sia come rifornimento idrico Sussnek che la galleria Giuliani, cinio dell’ing. Eugenio Geiringer
locale sia, in tempi più vicini a noi, per poi unirsi al percorso originale ed affidata la direzione dei lavori
come lavatoi ipogei. in corrispondenza del visitatore n. all’Ufficio Tecnico Comunale, si
Dal visitatore n. 5 l’acqua scende- 28. Anche la tubatura della Fonte iniziò il prolungamento a monte
va in tubazioni, attraversando in Sussnek è stata staccata dall’ac- della galleria Zock, avviando nel
lieve pendenza le pendici del colle quedotto nei primi anni dell’800, 1898 la realizzazione di quella che
Farneto lungo l’attuale via Pinde- ma è stato ritrovato un documento sarà chiamata la galleria Tsche-
monte, fino a giungere al visitatore datato 1833 nel quale si proponeva bull. Il cunicolo venne scavato per
n. 27. Da questa costruzione (do- la ricostruzione dell’allacciamento. 476 m nel Flysch e per 174 m nella
tata di un capace serbatoio, che Dal visitatore n. 28, l’acqua veniva roccia calcarea, ma senza incon-
veniva usato come accumulatore convogliata in tubazioni lungo il trare le auspicate grandi riserve
in caso di lavori nella parte supe- Passeggio dell’Acquedotto (attuale idriche interne. Sicuramente i
riore dell’acquedotto) un cunicolo Viale XX Settembre) per entrare complessivi 650 m di nuovo cuni-
con “docce” in terracotta si colle- in città. colo, completati nel 1902, hanno
gava al sottostante visitatore n. aiutato la raccolta dell’acqua di
28, al quale faceva capo anche una Fase 3 – Ultimi interventi prima percolazione, ma i risultati sperati
ulteriore diramazione. Veniva qui della chiusura – dal 1896 al 1945 non sono stati neanche lontana-
convogliata, infatti, la conduttura mente raggiunti (Fig. 3). Negli
Giuliani, dal nome della galleria Verso la fine del XIX secolo, l’ac- anni della prima guerra mondiale,
Giuliani, posta circa 870 m più ad quedotto Teresiano aveva oramai il Servizio Comunale degli Acque-
est lungo il torrente in corrispon- perso la sua importanza. Mai dotti prenderà in considerazione la
denza del visitatore n. 6. Questa completati i lavori previsti nella possibilità di un ultimo intervento
galleria, chiamata così perché vallata del torrente Starebrech ed di potenziamento, con il ripristino
scavata nella proprietà della fami- oramai scollegate le gallerie Mar- delle gallerie ed il conseguente
glia Giuliani presso il Mulino dello chesetti, Slep, Giuliani e la Fonte travaso dell’acqua nelle tubazio-
Scoglio, era lunga inizialmente Sussnek, altre opere per l’approv- ni dell’acquedotto di Aurisina,
19m ma, in seguito a lavori di re- vigionamento idrico cittadino ma alla fine non se ne fece nulla.
stauro, è stata prolungata di altri risultavano sicuramente più im- Nell’immediato dopoguerra, no-
6 m. Dalle documentazioni risulta portanti e di resa maggiore, come nostante il solo complesso delle
che la galleria Giuliani venne scol- ad esempio l’acquedotto allacciato gallerie Secker/Zock/Tschebull
legata dall’acquedotto già nella alle Sorgenti di Aurisina. Ancora in ammontasse a più di 1.100 m di
prima metà dell’800 e, vista la sua attesa dell’intervento che avrebbe sviluppo, l’acquedotto viene stac-
collocazione in un’area urbanizza- dovuto risolvere definitivamente il cato dalla rete dell’acqua potabile
ta da più di un secolo, risulta oggi problema dell’acqua potabile (si di- e declassato ad acquedotto indu-
introvabile. La conduttura secon- batteva allora, con idee ancora non striale, a causa di irrisolvibili pro-
daria, però, non si chiudeva in molto chiare, sulla convenienza di blemi di inquinamento dovuti alle
corrispondenza di questo cunicolo, allacciare il Timavo superiore, il abitazioni nel frattempo costruite
ma proseguiva fino a giungere alla fiume Vipacco, il fiume Risano, la al di sopra del suo tracciato. Alla
cosiddetta Fonte Sussnek. Da ri- sorgente Merzlek, il fiume Isonzo, fine della seconda guerra mon-
cerche d’archivio si è potuto appu- le sorgenti di Bagnoli e Dolina, il diale l’acquedotto viene allacciato
rare che quest’ultima non era una lago di Doberdò, l’abisso di Trebi- alla pubblica fognatura, interrom-
galleria vera e propria, bensì un ciano oppure il Timavo inferiore), pendone definitivamente l’utilizzo
manufatto per lo sfruttamento di venne giocata un’ultima carta a dopo quasi duecento anni di ono-
una sorgente naturale preesisten- favore del vecchio acquedotto im- rato servizio (Fig. 4).
te, posta in corrispondenza dell’at- periale. Seguendo alcune teorie Documentazione delle opere
OPERA IPOGEA 1 - 2007 115

Figura 3 - Sviluppo delle gallerie dell’acquedotto Teresiano scavate nel rione di San Giovanni.

Figura. 4 - Sviluppo complessivo dell’acquedotto Teresiano di Trieste.


116 OPERA IPOGEA 1 - 2007

rivestito in arenaria, mentre la


parte terminale risulta scavata
nella viva roccia. Nella galleria in-
feriore, lunga un centinaio di me-
tri, l’acqua ha creato un ambiente
talmente ricco di concrezioni calci-
tiche da poter reggere il confronto
con le ben più antiche grotte carsi-
che (Fig. 5).
Ritornando all’acquedotto ed ai
suoi punti di presa, nel 1986 ab-
biamo finalmente ottenuto l’au-
torizzazione per entrare nel Ca-
pofonte (n. CA 1 FVG-TS), opera
ancora ben identificabile, anche se
oggi sprovvista della sua parte su-
periore, che presenta sopra il pro-
prio ingresso una pregevole lapide
dedicatoria (Fig. 6). Entrando nel
piano interrato abbiamo potuto
accedere ad un ambiente dotato di
tre vasche per il filtraggio dell’ac-
qua (Fig. 7), sul fondo del quale si
diparte una galleria. E’ stata però
una sorpresa il constatare che
detta galleria di alimentazione si
interrompeva dopo una decina di
metri di sviluppo. Abbiamo dovuto
avviare una serie di ricerche archi-
vistiche per capire cosa fosse suc-
cesso, finché non abbiamo trovato
un documento che indicava come
nell’anno 1881, a causa di peri-
colosi cedimenti della volta, fosse
stato interrotto questo passaggio,
garantendo il deflusso dell’acqua
tramite una tubatura di ghisa.
Oggi è possibile accedere alla
galleria calandosi lungo un pozzo
profondo 8 metri. Non è stato faci-
le scendere in questo pozzo, chiuso
da una botola e posto all’interno di

Figura 6 - Lapide dedicatoria sette-


Figura. 5 - Nella parte terminale della Galleria Stena Inferiore (n. CA 4 FVG-TS), l’ac- centesca che sovrasta la strutture del
qua ha creato un fantastico mondo di concrezioni che nulla hanno da invidiare alle Capofonte Teresiano (n. CA 1 FVG-TS),
grotte naturali. (Foto: P. Guglia) recentemente restaurata.

ipogee la valle, subito a


monte del corso
L’esplorazione speleologica delle d’acqua, abbiamo
opere sotterranee appartenenti ben presto identifi-
all’acquedotto Teresiano è partita, cato gli imbocchi di
nel 1984, da una attenta verifica due gallerie, l’una
del territorio, che oggi si presenta quasi sovrapposta
pesantemente urbanizzato. Dove all’altra. Si tratta
un tempo c’erano campagne colti- delle gallerie dette
vate e casali, oggi ci sono palazzine Stena, rispettiva-
e condomini. Per questo motivo ci mente superiore
siamo inizialmente spostati lungo ed inferiore (n. CA
la vallata del torrente Starebrech, 4 e 5 FVG-TS). En-
solo parzialmente interessata dal- trambe presentano
l’espansione urbana. Percorrendo il tratto iniziale
OPERA IPOGEA 1 - 2007 117
una proprietà privata, ma alla fine
- ottenute le necessarie autorizza-
zioni - siamo potuti entrare nelle
gallerie Superiori (n. CA 2 FVG-
TS). Complessivamente il percorso
sotterraneo misura 251 m ed è
costituito da un passaggio princi-
pale di 105 m in direzione ovest,
al quale si aggiungono due dira-
mazioni laterali: una a sinistra di
91 m ed una a destra con uno svi-
luppo di 55 m (Fig. 8). Rimanendo
alle quote più elevate, abbiamo
iniziato a perlustrare i dintorni
alla ricerca della galleria Slep, che
doveva trovarsi nelle immediate
vicinanze. L’area in cui si apriva
ha subito notevoli sconvolgimenti
Figura 7 - Interno del vano iniziale del Capofonte Teresiano (n. CA 1 FVG-TS), con i
per la costruzione della “nuova
tre bacini di filtraggio dell’acqua. (Foto: P. Guglia)
strada commerciale” e della ferro-
via “Transalpina”, per cui è stato
possibile rintracciare solamente
dei canali recenti che, con molta
probabilità, si sono sovrapposti
ai vecchi manufatti teresiani. Du-
rante le ricerche, però, abbiamo
localizzato un interessante punto
da dove fuoriusciva una ricca vena
d’acqua, subito riconosciuto come
la cosiddetta galleria Marchesetti
(n. CA 3 FVG-TS). E’ stato possibi-
le risalire il cunicolo che, con una
lunghezza di oltre 100 m ed un di-
slivello positivo di 21 m, raccoglie
ancora oggi le acque della sovra-
stante valle del torrente Marche-
setti (Fig. 9). La galleria da noi
esplorata non è però esattamente
quella che, per un periodo, è stata
Figura 8 - Le cosiddette gallerie superiori (n. CA 2 FVG-TS) rappresentano il livello collegata all’acquedotto Teresiano.
più alto dell’acquedotto Teresiano, scavato direttamente nella roccia marnoso/ Da un documento rinvenuto abbia-
arenacea senza alcun rivestimento. (Foto: P. Guglia) mo appreso che l’aspetto attuale
dell’opera sotterranea risale ad un
rifacimento eseguito dopo in 1905
di “un’antica galleria dalla quale
esce un abbondante ed eccellente
acqua sorgiva”.
A questo punto abbiamo rivolto
le nostre attenzioni ai manufatti
ipogei posti a quota 54 m slm.
Con l’aiuto di alcuni documenti,
nel 1990, abbiamo cercato di loca-
lizzare qualcuno dei vari ingressi
che conducevano originariamente
all’opera sotterranea, ma sia il
visitatore n. 4 che i vari pozzi
d’accesso risultavano ostruiti e
non localizzabili. Abbiamo quindi
concentrato le nostre energie su
quello che sembrava essere l’unico
Figura 9 - La galleria del bosco Marchesetti (n. CA 3 FVG-TS) presenta una particola- punto oggi ancora rintracciabile:
re morfologia ascendente, con vari salti caratterizzati da ampie colate calcitiche. il pozzo d’areazione “C”. Non è
118 OPERA IPOGEA 1 - 2007

stato facile praticare sondaggi go ed argilla. Superato l’ostacolo, è tive riguardanti sempre questa
nell’aiuola retrostante la chiesa di possibile percorrere uno dei tratti zona. Controllando accuratamente
San Giovanni, cercando di non ar- in cui l’acquedotto si presenta me- l’area pianeggiante posta lungo la
recare danni al verde pubblico e di glio conservato: gli accumuli di se- sponda destra orografica del tor-
non solleticare troppo la curiosità dimenti si riducono al minimo ed rente Farneto, è stato rinvenuto
degli abitanti del rione. Alla fine, a è possibile percorrere agevolmente e documentato un ulteriore tratto
pochi centimetri di profondità ma la galleria. Il cunicolo è però ben del cunicolo che fungeva da collet-
spostata di alcuni metri rispetto presto interrotto dalle fondamen- tore (n. CA 870 FVG-TS), per una
alla posizione inizialmente pre- ta di una recente costruzione che lunghezza complessiva di 25 m.
sunta, è stata localizzata la botola impediscono di proseguire oltre, Subito a monte di questo, è stata
di accesso all’ampio pozzo circolare mentre l’acqua si disperde attra- rintracciata, invece, un’opera sot-
“C”. Scesi 8 m di verticale, è stato verso il pavimento. Nelle imme- terranea di particolare interesse.
possibile accedere alla galleria diate vicinanze è stato localizzato Si tratta dell’unica galleria di
Zock, che è stata seguita in discesa un altro breve tratto della galleria captazione idrica (denominata
fino ad incontrare la galleria Sec- principale (n. CA 183 FVG-TS), galleria dei francesi - n. CA 871
ker (n. CA 14 FVG-TS). Durante che originariamente si prolunga- FVG-TS) ricavata sotto il colle di
l’esplorazione sono stati visitati va al di sotto dei terreni coltivati. Timignano e non sotto il colle del
390 m di cunicolo. Il corridoio che L’ingresso di questa seconda cavità Farneto. Lo scavo si estende per
conduceva all’esterno verso il visi- si apre in corrispondenza di ciò che un totale di 48 m, presenta alcuni
tatore n. 4 è risultato invece ben resta di un’ampia camera d’ispe- tratti rivestiti con pietre a secco,
presto ostruito da sedimenti. Ri- zione; a partire da essa è possibile una diramazione laterale e, nella
salendo invece verso monte per un avanzare verso monte per una de- parte finale, ricche concrezioni cal-
centinaio di metri rispetto al pozzo cina di metri, prima che il cunicolo citiche. L’ultima novità riguarda
d’ingresso “C”, abbiamo avuto la si interrompa nuovamente. la zona posta a monte del comples-
spiacevole sorpresa di giungere Recentemente sono arrivate, però, so Store. Poche decine di metri più
fino alla base del pozzo “D”, che delle inaspettate novità esplora- a monte è stata rinvenuta, infatti,
è risultato ostruito da un’ingente la prosecuzione
quantità di materiali provenienti del collettore
dall’alto. Per questo motivo, at- (Galleria Store
tualmente non è possibile accedere superiore - n. CA
ai 650 m di successive gallerie. 872 FVG-TS) con
Durante queste esplorazioni, ab- uno sviluppo di 63
biamo avuto nuove segnalazioni m di galleria, par-
riguardanti le aree a monte della te in roccia parte
valle dello Starebrech. Nel 1992, rivestita con volta
risalendo oltre le gallerie Stena in pietre.
ed accedendo ad una proprietà Nel corso delle
privata, è stato possibile visitare ricerche è stato
e documentare il complesso di esplorato anche
gallerie denominato Store (n. CA un breve trat-
158 FVG-TS). L’ingresso conduce to di cunicolo
direttamente all’interno del col- nei pressi della
lettore principale dell’acquedotto, Rotonda del Bo-
in corrispondenza di una dira- schetto. Abbiamo
mazione secondaria. La galleria già evidenziato
prosegue verso monte per alcune come l’acquedotto
decine di metri, prima che un sia stato formato,
muro trasversale impedisca di oltre che dalle
procedere oltre. Dirigendosi invece gallerie di capta-
verso valle, percorsi pochi metri, si zione, anche da
incontra una seconda diramazio- un esteso sistema
ne, che si arresta però quasi subito di tubazioni poste
contro gli strati di arenaria. In in cunicoli e diret-
corrispondenza di questo incrocio te in città. Tali
si apre il pozzetto dal quale viene cunicoli avevano
oggi raccolta l’acqua per irrigare varie dimensio-
le campagne soprastanti (Fig. ni, alcuni erano
10). Uno sbarramento trasversale caratterizzati da
Figura 10 - Nonostante i depositi di fango e la mancanza di
forma qui un piccolo bacino ed il manutenzione, la galleria principale del Complesso Store (n. sezione ridotta,
conseguente rallentamento della CA 158 FVG-TS) presenta ancora oggi lo scorrimento di una altri erano in-
velocità dell’acqua ha causato il discreta quantità d’acqua, usata per l’irrigazione dei campi vece praticabili.
deposito di ingenti quantità di fan- soprastanti. E’ questo il caso
OPERA IPOGEA 1 - 2007 119
della galleria di via delle Linfe (n. riporto, mentre un caso particola- un’ultima canaletta anch’essa
CA 13 FVG-TS), che rappresenta re è rappresentato dalla galleria coperta. Il principio era semplice:
un tratto - rimasto oggi isolato - Marchesetti, almeno nell’attuale l’acqua colava dalle pareti e co-
dell’originale sistema di trasporto configurazione da noi esplorata. minciava a scorrere nei due solchi
dell’acqua. Da un passaggio late- Con il suo sviluppo in salita, all’in- esterni scoperti; dopo aver depo-
rale, si accede al cunicolo princi- terno di terreni in parte di riporto, sitato la maggior parte dei propri
pale che continua per circa 25 m, è tutta rivestita da massicce pareti sedimenti, l’acqua veniva incana-
fino ad arrivare ad una ostruzione realizzate con grandi massi squa- lata nei due collettori coperti late-
definitiva in corrispondenza delle drati di arenaria. rali, per essere infine convogliata
fondamenta di un nuovo edificio. Per quanto riguarda le dimen- nel passaggio centrale. Questo
sioni, in molti casi è oggi difficile canale centrale conteneva l’acqua
rilevare completamente le misure oramai pulita, che veniva portata
Caratteristiche costruttive originali dei cunicoli, spesso inte- all’esterno della galleria, fino alle
ressati da ingenti depositi di fan- tubazioni dell’acquedotto. Questo
Durante le esplorazioni effettuate, ghi ed argille. E’ però possibile af- sistema comportava il duplice
è stato possibile analizzare con at- fermare che quasi tutte le gallerie vantaggio di permettere il passag-
tenzione le caratteristiche costrut- scavate antecedentemente al 1850 gio degli addetti alle manutenzioni
tive delle gallerie da noi percorse. presentano un’altezza di circa 160 senza dover interrompere il flusso
Per prima cosa bisogna dire che cm per una larghezza di circa 80 idrico della galleria e di procedere
i progettisti, come regola prin- cm, mentre quelle realizzate in ad una prima elementare azione di
cipale, hanno posto particolare tempi seguenti sono mediamente depurazione dell’acqua.
attenzione alla qualità della roccia alte 190 cm e larghe 120 cm. La Uno degli elementi caratteri-
attraversata: dove questa presen- configurazione è sempre la stessa, stici dell’acquedotto Teresiano
tava sufficienti caratteristiche di due piedritti laterali sui quali è era, infatti, proprio il sistema di
resistenza, lo scavo è stato lasciato stata impostata una volta a tutto filtraggio. Le tecniche adottate
con le pareti a vista, dove invece sesto. Le murature sono a secco erano quelle disponibili allora, ma
veniva constatata una minore so- (senza nessun legante) per quanto ogni mezzo è stato sfruttato per
lidità, si è provveduto a rivestire riguarda le gallerie Stena, la gal- ridurre al massimo le particelle
tutta la sezione del cunicolo con leria dei francesi ed alcune parti in sospensione: questo non solo
strutture di irrobustimento. Sono del complesso Store; negli altri per garantire una buona qualità
state lasciate prive di rivestimento casi sono state identificate tracce dell’acqua potabile, ma anche per
le gallerie Superiori a quota 97 m di malta cementizia. Solo nel caso limitare - per quanto possibile - il
s.l.m., segno che la roccia, in que- della recente galleria Tschebull deposito di sedimenti nelle tuba-
sta zona, si presentava più sicura. (1898-1902), da noi per il momen- zioni e la necessità dei conseguen-
Anche alcuni lunghi tratti delle to non percorsa ma della quale si ti interventi di manutenzione. Per
due gallerie Stena, della galleria dispone una sufficiente documen- fare un esempio concreto, il motivo
dei francesi e del complesso Store tazione tecnica, le dimensioni sal- principale che ha portato al colle-
risultano prive di rivestimento e, gono a 2 m di altezza per 1,5 m di gamento diretto fra il visitatore n.
in questi casi, le colate e le concre- larghezza. 2 (inizialmente congiunto con il
zioni calcitiche hanno definitiva- Trattandosi di cunicoli per la rac- visitatore n. 4) e le gallerie Secher
mente consolidato le volte. Le gal- colta ed il trasporto idrico, è logico è stato proprio quello dei frequenti
lerie Secker e Zock, poste a quota che siano stati previsti appositi si- e costosi interventi di ripristino
54 m s.l.m., risultano invece quasi stemi per contenere e convogliare necessari per mantenere in effi-
completamente rivestite da strut- l’acqua. Tutte le gallerie sono state cienza il tratto di tubazioni che,
ture murarie, segno che il terreno scavate in leggera discesa, per cui passando sotto campi coltivati, era
in questa zona della vallata non il deflusso avveniva naturalmente spesso interessato da occlusioni
presentava la resistenza adeguata. lungo il pavimento, attraverso dovute alla presenza di radici e
Solo il tratto di galleria denomina- apposite canalette scoperte. Sono dei conseguenti accumuli d’argilla.
to Tschebull, secondo i documenti state identificate canalette rea- Il Capofonte è stato dotato di ben
disponibili, risulta con la roccia a lizzate in terracotta ed altre in tre bacini in cui veniva fatta pas-
vista, ma non bisogna dimenticare pietra, con una larghezza media sare l’acqua: i primi due, ricolmi di
che questo scavo è quello che si di 20 cm ed una profondità di 15 ghiaia, dove venivano rimosse le
inoltra maggiormente in profondi- cm. Una situazione particolare è impurità più grossolane, il terzo,
tà nel fianco dell’altipiano carsico, stata invece riscontrata nelle gal- di più ampie dimensioni, dove l’ac-
presentando alla sua estremità lerie Superiori. Su una lunghezza qua sedimentava naturalmente
una profondità massima di 180 complessiva di 235 m, ben 180 m le sospensioni più sottili. Anche
m rispetto alla superficie esterna. sono stati dotati di un apposito il visitatore n. 4 era dotato di un
Completamente rivestito con volte “pavimento attrezzato”. Sono stati proprio sistema di filtraggio a due
in pietra risulta anche il cunicolo previsti due solchi scoperti lungo bacini, come il visitatore n. 27, con
collettore dell’acquedotto dello le pareti e due canalette coperte tre bacini, ed il visitatore n. 28.
Starebrech, in quanto realizzato posizionate verso l’interno. Al cen- L’acquedotto era attrezzato, inol-
all’interno di terreni alluvionali di tro del pavimento scorreva, infine, tre, con ingegnosi sistemi di mi-
120 OPERA IPOGEA 1 - 2007

surazione della portata, formati damentale l’apporto delle capacità quedotti presenti in regione. Venti
da appositi stramazzi in corri- esplorative e di documentazione anni fa, parlando del Teresiano,
spondenza dei quali era possibile di chi è normalmente abituato ad si fantasticava su passaggi ine-
conteggiare i litri di acqua forniti operare in ambienti sotterranei. splorati e sviluppi sconosciuti. Ad
dalle condutture nell’unità di tem- L’opera idraulica voluta dall’im- oggi sono stati visitati, studiati e
po. Con questa tecnica, per quanto peratrice Maria Tersa d’Austria è documentati due chilometri di cu-
rudimentale, si controllava non stata costruita a partire dal 1749, nicoli sotterranei. Questo significa
solo la portata complessiva del- quindi rientra appena nel campo che, se c’è la voglia di verificare in
l’opera, ma anche la presenza di temporale previsto dal progetto prima persona, se c’è l’entusiasmo
eventuali perdite non altrimenti di studio denominato “La carta e la costanza nella ricerca, si pos-
evidenziabili. Erano dotati di si- degli antichi acquedotti italiani”, sono ottenere ancora grandi risul-
stemi di misurazione il Capofonte, che vede come limite superiore di tati in questo particolare settore
i pozzi “C” e “D” della galleria Sec- tempo il XVIII secolo. Nessun pro- d’indagine. Forse ci sono, nascoste
ker-Zock ed i visitatori n. 4, 5 e 28. blema, invece, per quanto riguar- da qualche parte, ancora notevoli
Risulta interessante evidenziare da la lunghezza minima dell’opera estensioni di cunicoli sepolti: se
come anche il tratto di cunicolo idraulica che deve essere di alme- questi sono oramai collassati e
rinvenuto in via delle Linfe sia no 400 m, in quanto lo sviluppo al frammentari, il campo rimane
stato dotato di un analogo sistema momento topografato ammonta a disposizione degli archeologi
di misurazione a stramazzo. complessivamente a quasi 2.000m che, con i loro scavi minuziosi,
La quantità d’acqua fornita dal- lineari. Le ricerche e le esplorazio- potranno dare nuove interpreta-
l’acquedotto variava ampiamente ni effettuate nell’acquedotto Tere- zioni ai resti interrati. Se invece
a seconda delle stagioni. La porta- siano sono state tutte svolte dalla è presente ancora qualche tratto
ta era minima in estate, per diven- Sezione di Speleologia Urbana del- percorribile, vista la particolarità
tare eccessiva nelle stagioni piovo- la Società Adriatica di Speleologia di tali ambienti, c’è ancora spazio
se. In questi particolari momenti - Trieste. per il lavoro serio e preparato degli
era perfino necessario eliminare Il presente contributo, sicura- speleologi. Facciamo in modo che
una parte dell’acqua, scaricandola mente non esaustivo, vuole essere tale ruolo venga sempre più rico-
in qualche vicino torrente. Sono un’occasione di ripensamento e di nosciuto ed apprezzato.
stati realizzati vari punti di sfioro stimolo per l’avvio di ulteriori ri-
per regolare la portata dell’acque- cerche nelle gallerie degli altri ac-
dotto. Il primo era sistemato al
Capofonte, ma altri erano presenti
in corrispondenza del pozzo “A”
della galleria Secker e dei visi- Bibliografia
tatori n. 5, 27 e 28. Da rilevare
come lo sfioratore del visitatore Ardito F., 1990, Trieste: negli acquedotti di Maria Teresa d’Austria.
n. 27 non scaricasse direttamente In: Città Sotterranee. Mursia, p. 141-153.
l’acqua nel torrente, ma lo facesse De Farolfi F., 1965, Gli acquedotti romani di Trieste con particolare
attraverso una fontana con bocca a riguardo all’acquedotto di Bagnoli. Atti e Mem. Soc. Istriana di Ar-
testa di leone, ancora oggi visibile cheologia e Storia Patria, vol. 13, p. 5-80.
il via Pindemonte. Guglia P., 1999, La raccolta dell’acqua nella provincia di Trieste: il
territorio urbano. Atti VIII Conv. Reg. Spel.
Guglia P. & Halupca E., 1989, Gli antichi acquedotti di Trieste. In: La
Conclusioni speleologia in cavità artificiali in Italia. Studi per il 2° Congr. Int.
Cav. Art., Parigi, p. 87-94.
L’acquedotto Teresiano rappre- Guglia P. & Pesaro A., 1992, L’acquedotto Teresiano nella Trieste im-
senta, con le sue specifiche carat- periale del XVIII secolo. Progressione, vol. 27 (2), p. 20-24.
teristiche costruttive, l’opera di Guglia P. & Pesaro A., 1997, Il “Progetto Theresia”. Risultati delle
raccolta e trasporto idrico più im- ricerche e prospettive future. Atti IV Convegno Nazionale sulle Ca-
portante del Friuli Venezia Giulia. vità Artificiali, Osoppo, maggio-giugno 1997, p. 143-152.
Ovviamente questa affermazione Pesaro A., 1995, Le Wassergallerien dell’acquedotto Teresiano. Ar-
viene fatta sulla base di un par- cheografo Triestino, CIII, p. 239-293.
ticolare parametro: si tratta di un Pesaro A., 1996, Ulteriori risultanze sulle Wassergallerien della pro-
acquedotto formato in gran parte vincia di Trieste. Archeografo Triestino, CIV, p. 505-547.
da cunicoli e gallerie praticabili, Spinella G., 1987, L’acquedotto Teresiano di S. Giovanni in Guar-
quindi di gran interesse per quan- diella a Trieste. Atti 2° Convegno Nazionale di Speleologia Urbana
to riguarda la possibilità d’inter- “Le cavità artificiali: aspetti storico-morfologici e loro utilizzo”, 1-3
vento degli speleologi. Mentre gli marzo 1985, Napoli, ed. CAI, p. 81-83.
altri acquedotti della regione sono
oramai distrutti ed il loro scavo
spetta sicuramente agli archeolo-
gi, nel Teresiano è risultato fon-
OPERA IPOGEA 1 - 2007 121

Gli acquedotti ipogei


romani della IV Regio
Samnium (Molise)

Alexandra Fatica1, Massimo Mancini2


1
Associazione Speleologi Molisani, Responsabile Catasto Regionale Cavità Artificiali, xandrafatica@virgilio.it
2
Associazione Speleologi Molisani, Responsabile Catasto Regionale delle Grotte, maxman@unimol.it

Abstract:
Even though one of the smallest regions in Italy, Molise has a remarkable importance as regards history and
presence of artificial caves, with particular reference to underground aqueducts. In Molise, the Romans had to
seriously fight before reaching in subduing the local populations, the Samnites. The researches carried out so
far about the presence of subterranean hydric structures in the region have highlighted the remnants of three
main aqueducts: the Augustean aqueduct at Venafro, the roman aqueduct at Isernia, and the Monteroduni
aqueduct. Among these, the Venafro aqueduct is undoubtedly the most important, with an overall length of some
31 km, a relief over 300 m and a prevailing underground course. Further research is still on going in Molise,
and documentation of other aqueducts has been found at Larino and Termoli. Continuation of the studies will
hopefully add further data on the past history and management of the water resources in the region.

Key words: subterranean aqueducts, artificial caves, Molise


Parole chiave: acquedotti ipogei, cavità artificiali, Molise

Introduzione del Molise, in realtà,


sono state redatte
Sebbene l’interesse scientifico solo in questi ultimi
per le architetture ipogee sia decenni. Oltre ad al-
piuttosto recente, un molisano, cuni particolari con-
Giuseppe Sanchez, già nel 1833 tributi e brevi note
scrisse un’opera, in due volumi, sull’argomento, di
di eccezionale importanza “La notevole rilievo sono
Campania Sotterranea e brevi il lavoro di Frediano
notizie degli edificii scavati entro Frediani (Maiuri et
roccia nelle Due Sicilie ed in altre al., 1938), relativo
regioni” (Fig.1). Benché non la si all’acquedotto di Ve-
possa considerare una delle fonti nafro ed il lavoro di
più antiche per la cavità artificia- Vittorio Castellani
li, l’opera del Sanchez costituisce (1991) relativo al
senza dubbio uno dei primi tenta- più noto acquedotto
tivi di redigere un elenco ragiona- romano di Isernia.
to delle opere ipogee fino ad allora In Molise, le ricer-
conosciute. In tale lavoro, che a che sugli acquedotti
ragione può essere quindi definito ipogei e su tutte le
un primo esperimento di istituire strutture sotterranee
una raccolta, se non proprio un di approvvigiona-
catasto delle strutture sotterra- mento idrico, sono
nee, sono segnalati anche diversi attualmente condot-
acquedotti ipogei tra i quali, per te dall’Associazione
il Molise, quello della città di Iser- Speleologi Molisani,
nia. Nonostante le numerose fonti nell’ambito del cen-
archeologiche e di storia locale, an- simento delle Cavità
che precedenti il Sanchez, ricerche Artificiali. Durante Fig. 1 - Copertina del primo volume dell’opera di Giusep-
specifiche sugli acquedotti ipogei tali attività, sono già pe Sanchez (1833).
122 OPERA IPOGEA 1 - 2007

trattava di un opera di rilevante


interesse architettonico e di in-
dubbia utilità pubblica; lungo tut-
to il suo percorso infatti, a tutela
della perfetta conservazione delle
condotte sotterranee, era collocata
una serie di cippi che riportavano
la prescrizione di lasciare liberi ai
lati della conduttura due passaggi
di otto piedi ciascuno (circa m 2.36)
come percorsi di servizio (Capini,
2000). Ciò che rende straordinaria
quest’opera, oltre la sua struttura
architettonica, è un documento
che ne regolava la manutenzione,
la Tabula Aquaria. Rinvenuto nel
1834 ed esposto oggi al Museo
Archeologico di Venafro, la Tabu-
la Aquaria era un vero e proprio
decreto imperiale scolpito su una
monumentale lastra di pietra alta
1.70 m e larga 1 m; fu emanato per
disciplinare l’uso, la manutenzione
e la conservazione dell’acquedotto.
Numerosi sono gli autori che si
sono interessati all’acquedotto di
Venafro (Valla, Monachetti, Mom-
msen, Henzen, Garrucci, Cotugno,
Maiuri, Pantoni, Lucenteforte,
Marrocco, etc.); tra tutti gli scritti
si segnala l’opera di Maiuri, Cimo-
relli e Frediani (1938) grazie alla
quale disponiamo del rilievo del
suo tracciato (Fig. 2) e del maggior
numero di informazioni architet-
toniche. Oggi, dopo quasi settanta
anni dal rilievo di Frediani, buona

Fig. 2 - Tracciato dell’acquedotto di Venafro (IS) secondo Frediano Frediani (1938).

state individuate diverse strutture per portare le acque delle sorgenti


di differenti tipologie tra cui pozzi, del Volturno, in agro di Rocchetta
cisterne, cloache ed altri 4 acque- a Volturno, fino a Venafro e, pro-
dotti ipogei, oltre a quelli già citati babilmente oltre, secondo alcuni
di Venafro, di Isernia e di Monte- autori. Lungo circa 31 chilometri
roduni i quali, nell’ambito delle e con un dislivello che supera i 300
ricerche svolte, rappresentano al metri, la sua struttura, realizzata
momento, da un punto di vista ar- in opera cementizia, è prevalente-
chitettonico e storico, le principali mente ipogea, ha un pavimento di
opere ipogee del territorio. laterizi e la volta a tutto sesto; nei
tratti dove il cunicolo attraversa
L’acquedotto augusteo di Venafro strati di roccia particolarmente
solida, lo specus è stato semplice-
E’ probabilmente una tra le più mente scavato; l’intero percorso
straordinarie opere di ingegneria presenta le pareti rivestite di
idraulica dell’Italia meridionale; malta idraulica per buona parte
la sua costruzione è attribuita ai della sua altezza, caratteristica Fig. 3 - Resti dell’acquedotto di Venafro
primi decenni del governo di Au- che ancora oggi è possibile apprez- in agro di Montaquila, provincia di Iser-
gusto, il quale volle quest’opera zare in molti tratti del cunicolo. Si nia (Foto: M. Mancini).
OPERA IPOGEA 1 - 2007 123

Fig. 4 - Rilievo dell’acquedotto di Isernia (da Castellani, 1991)

parte della struttura risulta inte- probabilità - ad una data non an-
ressata da numerosi crolli (Fig. 3), teriore al III sec. a.C., convogliava
frane, oltre che da intercettazioni le acque dalla vicina località “San
di opere dell’uomo (strade, ponti, Martino” fino all’abitato di Iser-
abitazioni, condutture etc. etc.) nia con un condotto ipogeo, lungo
che ne hanno, in più parti, inter- circa 4 chilometri, il cui castellum
rotto l’originaria percorribilità e aquae era situato nei pressi del-
che rendono assai problematico l’attuale lavatoio in via Garibaldi
un tentativo di rilievo complessivo ed alimentava numerose fontane.
ed una più dettagliata descrizione. La sua esistenza è segnalata da
L’Associazione Speleologi Moli- diversi autori (Sanchez, Ciarlanti,
sani, da alcuni anni, ha iniziato Masciotta); il tracciato è stato di-
un’attività di nuova individuazio- segnato una prima volta nel 1887
ne del tracciato e di rilievo delle da Udalrigo Masoni, tuttavia, solo
parti percorribili. di recente, a cura di Vittorio Ca-
stellani nel 1991, è stato eseguito e
L’acquedotto romano di Isernia pubblicato un rilievo planimetrico
(Fig. 4) ed alcune relative sezioni.
E’ una delle strutture architettoni- Nonostante tale ultimo contributo
che che, insieme alla Fontana Fra- e confrontando le varie trattazioni
terna e a molte altre testimonianze passate, in merito alle sue attuali
del passato, caratterizzano ancora dimensioni, purtroppo, ci si è resi Fig. 5 - L’ingresso dell’acquedotto di
oggi questa piccola cittadina come conto che non tutti i dati risulta- Monteroduni (IS) e l’amico Claudio
un’antica colonia romana prima no univoci; ciò rende impossibile Scioli (†) con il quale sono state condivi-
se le prime fasi delle esplorazioni (foto:
e successivamente municipio fin definire con precisione il suo svi-
M. Mancini).
dall’età di Cesare. L’antica Aeser- luppo, il numero dei pozzi, delle
nia, si sviluppò secondo parametri discenderie e delle cisterne oltre L’acquedotto di Monteroduni
decisamente repubblicani, su di che gli attuali recapiti. Ancora
un colle calcareo la cui forma stret- oggi, tra tutti gli acquedotti cono- Le pochissime e dubbie notizie sto-
ta ed allungata ha comportato la sciuti in Molise, quello di Isernia riche sulla sua esistenza, peraltro
realizzazione di terrazzamenti al risulta l’unico ad essere, ancora relegate in documenti archivistici
fine di creare maggiori superfici oggi, perfettamente funzionante. di non facile reperibilità, hanno
piane tra loro unite con numerosi L’Associazione Speleologi Molisani fatto si che l’acquedotto di Mon-
collegamenti viari ed un sistema ha in programma una dettagliata teroduni fosse rinvenuto solo di
di canalizzazioni e cisterne per la indagine lungo l’intero tracciato al recente nella località “Grotte”
raccolta delle acque. Tra tutte tali fine di verificarne la reale struttu- (Fig. 5). Oggi tale ipogeo è ancora
strutture l’acquedotto, collocabi- ra e la completa estensione. in fase di esplorazione a causa di
le cronologicamente - con molta grosse colate calcitiche (Fig. 6)
124 OPERA IPOGEA 1 - 2007

“Fontana Grotte”. La sua struttu- dello stato di


ra è articolata in tre cunicoli, tutti conservazione e
percorribili, su differenti livelli, del loro preva-
per uno sviluppo planimetrico lente sviluppo in
totale di oltre 450 metri, lungo i proprietà priva-
quali sono stati individuati anche te, si segnala il
pozzi di ispezione ed aerazione. rinvenimento di
La presenza, nelle immediate due acquedotti
vicinanze dell’acquedotto, di una nella città di
villa romana residenziale di epoca Larino ed uno
repubblicana (I sec. a.C.), ne lascia nella città di
supporre una probabile relazione, Termoli. Per ciò
anche se la mancanza di scavi ar- che riguarda gli
cheologici sistematici non permet- acquedotti della
te di confermare tale ipotesi, né di città di Larino,
attribuire una datazione certa ad nel complesso
entrambe le opere. sono stati indi-
viduati 5 pozzi e
Le ricerche sulle strutture due accessi alle
idriche ipogee in Molise strutture sot-
terranee che in
Nell’ambito delle ricerche fino parte appaiono
ad ora condotte dall’Associazio- ancora funzio-
ne Speleologi Molisani (Man- nanti; le relazio-
cini & Fatica, 2006), oltre al ni tra captazione
più recente rinvenimento del- e recapiti non
l’acquedotto di Monteroduni, sono sufficiente-
sono stati censiti complessiva- mente note, ciò
mente: esclusivamente
- 7 acquedotti; per le limitate
- 62 cisterne; ricerche che è Fig. 6 – Tratto dell’acquedotto di Monteroduni particolarmen-
- 27 pozzi (ad esclusione di quel- stato possibile te concrezionato (foto: M. Mancini).
li di tradizionale uso agricolo); svolgere fino ad
- 2 cloache; ora. Anche l’acquedotto della stato ancora possibile attribui-
- 23 neviere; città di Termoli risulta funzio- re una datazione, non solo per
- 6 gallerie e cunicoli di capta- nante; ciò rende più complicata l’assoluta mancanza di riferi-
zione; la sua esplorazione anche in menti storici ma soprattutto
- 6 altre opere idrauliche ipogee. ragione del fatto che i pozzi di per l’attuale impossibilità a
accesso sono tutti in proprietà condurre le esplorazioni neces-
Tra gli ipogei più interessanti, privata. A queste tre strutture sarie.
non ancora studiati a causa genericamente segnalate non è

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OPERA IPOGEA 1 - 2007 125

L’acquedotto romano
di Carales

Gabriella Pani
Gruppo Speleo Archeologico Giovanni Spano, Cagliari

Abstract:
The underground aqueduct of Carales (the ancient name of Cagliari, in the Sardinia region) is a complex
hydraulic structure with a length of some 45 km, from the spring Caput Aquas, in the territory of
Villamassargia, to the final destination in locality Fangariu at Cagliari. In 1985, the first evidence of the
extra-moenia course of the aqueduct were found, through a 11 m-deep shaft which allowed to reach a gallery
with a length of about 800 m. Since that discovery, the aqueduct is being studied, integrating the speleological
explorations and surveys with archival and historical researches. In addition, archaeological findings and
excavations allowed to identify and study further portions of the underground hydraulic structure. The roman
aqueduct of Carales is still under study, and represent with no doubt a significant testimony of the deep
knowledge of the territory and the ability in designing and building of the ancient populations.

Key words: aqueducts, water resource, artificial caves, Sardinia


Parole chiave: acquedotto sotterraneo, risorse idriche, cavità artificiali, Sardegna

Premessa

E’ ormai da più di vent’anni


che, grazie alla collaborazione
instaurata fra il gruppo speleo
archeologico Giovanni Spano e la
Soprintendenza archeologica di
Cagliari, l’acquedotto romano di
Carales è sottoposto ad una sorta
di monitoraggio tuttora in corso
d’aggiornamento con le nuove e re-
centi scoperte rilevate nell’attuale
centro urbano di Cagliari.

Il percorso

L’acquedotto di Carales (antico


nome di Cagliari) ha una lunghez-
za di XXX milia passum (circa
45 km) calcolati dalla sorgente
di Cabudeacquas (Figg. 1 e 2), in
territorio di Villamassargia a quo-
ta 105 m s.l.m. fino al presumibile
castellum aquae nella località di
Fangariu di Cagliari (quota m 10
s.l.m.). L’acquedotto ha dunque
un orientamento NW/SE con una
pendenza (mensura declivitatis)
del 2,4 per mille.
Nel settore extraurbano il con-
dotto (specus), a sezione quadrata
aveva dimensioni di m 0,70 di Figura 1 – Planimetria e sezioni trasversali della sorgente Caput Aquas (SA/CA 1840).
126 OPERA IPOGEA 1 - 2007

Figura 2 – Sezione longitudinale della sorgente Caput Aquas (SA/CA 1840).

larghezza per 0,70 per altezza e sia in parte del percorso extraur- al., 1986). E’ iniziato allora lo stu-
si presentava con rivestimento in bano era costituito da tegulae dio del monumento sia attraverso
opus signinum (cocciopesto). (laterizi), prodotte in fabbriche di le ricognizioni fisiche, sia sulla
Il condotto era sostenuto da un Roma (Corpus Inscriptionum Lati- documentazione settecentesca e
murum continum di circa m 1,48 narum, XV, 130, 1049, 1052, 1064), ottocentesca esistente presso l’Ar-
di spessore (5 pedes) in opera ascrivibili al periodo compreso tra chivio di Stato di Cagliari (Deidda,
cementizia con rivestimento in la fine dell’età Adrianea ed il prin- 1761; Angius, 1833; Taramelli,
opus testaceum. In alcuni tratti cipio dell’età Antonina;
lo specus era sostenuto da arcate il laterizio più recente
(arcatationes) spesso costituite da (C.I.L., XV 1049) è data-
laterizi di cm 45 di lato (sequi- bile al 145-155 d.C.
pedales) mentre i piloni su cui si
impostavano gli archi, erano rea-
lizzati in nucleo cementizio, con L’indagine
rivestimento in mattoni (bessales:
circa cm 20 di lato). Sullo studio dell’acque-
Nel settore presso Elmas, si ri- dotto e dei risultati di
scontrava il percorso in galleria volta in volta raggiunti
costruita a sezione rettangolare e verificati si è parlato
con copertura a doppio spiovente. in varie occasioni in
Il percorso urbano, per lunghi diverse sedi di convegni
tratti ancora da sottoporre a veri- scientifici, soprattutto
fica, si presenta a sezione quadra- per le metodologie geo-
ta, totalmente scavato in roccia e fisiche utilizzate, già
seguiva, a far capo dal castellum dal 1990, lungo il suo
acquae, due direttrici in senso SW percorso sotterraneo
lungo la sezione urbana della stra- (Ranieri et al., 1991,
da da Turris Libisonis a Carales 1997).
fino al forum (piazza Carmine), Il primo tratto ipogeo
nelle cui vicinanze si concentra- extraurbano fu rinve-
vano sei delle sette terme finora nuto in località Sa Serra
rinvenute a Carales, oltre ad un (Fig. 3) presso l’abitato
gran numero di cisterne multiple di Elmas nel 1985, un
alimentate dall’acquedotto (Min- pozzetto che immetteva
gazzini, 1949). a 11 metri di profondità,
Il materiale laterizio (Zucca, 1980) in un cunicolo percorri-
per il paramento murario dell’ac- bile complessivamente Figura 3 – Tratto extraurbano dell’acquedotto in
quedotto sia nel settore urbano, circa 800 metri (Pani et località Sa Serra.
OPERA IPOGEA 1 - 2007 127
1912; Del Panta, 1983) che dimo- verticale nella roccia, sul
strava che fino allora il tracciato fondo del quale alcune
dell’acquedotto si era conservato sagome arrotondate dimo-
praticamente intatto. Un altro strano il posizionamento
tratto, anch’esso rinvenuto a El- di un ingranaggio a ruote,
mas in località Sa Murta in segui- un vero e proprio impianto
to ad un cedimento del terreno e di sollevamento dell’ac-
libero da costruzioni, ha permesso qua, che si immette in un
di eseguire, ad opera della Soprin- ambiente di modeste di-
tendenza, uno scavo stratigrafico mensioni e raccordato ad
per valutare la tecnica costruttiva un ambiente rettangolare,
dell’opera per una buona lunghez- forse in origine coperto a
za sino al suo riaffioramento in volta, dal quale si diparto-
superficie (Fig. 4). no tre canali tutti scavati
Due canali ipogei presenti nel- nella roccia ma diversi per
l’area dell’attuale necropoli di il loro grado di rifinitura e
Tuvixeddu (Fig. 5), ora inglobata ampiezza.
nell’attuale tessuto urbano sono In tutti sono presenti in-
stati oggetto di indagine in diversi tegrazioni in muratura,
tempi. Di recente lo sbancamento laddove la roccia delle
di due frane terminali del condotto pareti appare fessurata o
più profondo ha permesso di rile- friabile.
vare un buon tratto, e la possibi- L’altezza media è di cir-
lità di correlarlo all’altro scoperto
alle pendici del quartiere storico di Figura 4 – Scavo archeologico
Stampace descritto più avanti. dell’acquedotto presso Elmas.
Altri tratti di condotta ipogea sca- essere interpretato
vata in roccia sono stati rinvenuti come un punto di
in diverse parti della città, spesso raccolta e ridistri-
raccordati con preesistenti cister- buzione dell’acqua
ne puniche e che dimostrano la corrente.
complessità dell’intero sistema di Estremamente
distribuzione dell’acqua. interessante la
Le ricerche di allora (e le conse- relazione fatta dal
guenti notizie bibliografiche a noi Pascalet (1849;
pervenute) nacquero dalla necessi- Fig. 6) che oltre a
tà pratica di dotare la città di un descrivere questo
acquedotto (Piredda, 1975; Fois & ambiente e le sue
Schena, 1981). Esse dimostrano, diramazioni, sotto-
in sostanza, che esisteva un pro- linea l’esistenza di
getto complesso, che la sorgente “una semicircolare
alla quale attingeva l’acquedotto incisione di m 0,70
si trovava nelle campagne di Villa- di fianco nella roc-
massargia e che la struttura si svi- cia, che facilitava il
luppava per oltre 40 chilometri, a giro di una ruota di
tratti interrata, a tratti fuori terra straordinaria gran-
con canali coperti. dezza che portava
In modo più complesso vengono de- l’acqua dal fondo
scritti i tratti di condotto all’inter- del bacino laterale
no dell’attuale tessuto urbano, ma ad una notevole
tutti gli autori sembrano concordi altezza sul terreno
nel descrivere uno degli accessi al- superiore”.
l’acquedotto attraverso una lunga Durante i lavori di
scala che portava ad un ambiente sbancamento ese-
sotterraneo da cui si diramavano guiti nel 2003 nel-
tre cunicoli. l’area della vecchia
Si è discusso molto sulla reale Arena Giardino del
ubicazione e sulla funzione svolta teatro Massimo, ov-
da questo ambiente interrato, che vero ai margini del
veniva descritto ma non documen- vecchio quartiere,
tato graficamente, contrariamente venne messo in luce Figura 5 – Ramo alto dell’acquedotto nei pressi della
al resto del percorso, e poteva un enorme taglio necropoli di Tuvixeddu.
128 OPERA IPOGEA 1 - 2007

ca due metri, mentre il canale


a nord si riduce a 120 cm per la
realizzazione di una copertura a
doppio spiovente assente negli
altri tratti.
Tutte le tre condotte presentano
numerosi pozzi visibili ed in buon
stato di conservazione.
L’eccezionalità di questa ultima
scoperta, l’accurata indagine, la
presenza costante della Soprinten-
denza e la sensibilità di chi stava
eseguendo lavori in quella zona, è
stata tale da consentire di realiz-
zare un percorso che permetterà
la visita all’antico impianto, un
tassello in più alla conoscenza di
una delle più impegnative opere
pubbliche realizzate in Sardegna
in età romana.

Figura 6 – Progetto dell’acquedotto di


Cagliari (da Pascalet, 1849).

BIBLIOGRAFIA

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OPERA IPOGEA 1 - 2007 129

Glossario

A cura di Carla Galeazzi


Società Speleologica Italiana, Commissione Cavità Artificiali,

Premessa Acque reflue: si indicano con accumulo (serbatoi), sistemi di di-


questo nome tutti i rifiuti liquidi stribuzione. A queste componenti
L’elenco dei termini più frequen- provenienti dalle attività fisiolo- si aggiungono opere accessorie
temente in uso nello studio delle giche dell’uomo, oppure da sue at- quali impianti di potabilizzazione
cavità artificiali relative alle opere tività lavorative primarie (agricol- e di sollevamento. E’ costituito da
idrauliche non intende puntualiz- tura e allevamento di bestiame) o condotte artificiali per condurre
zare vocaboli già noti agli addetti secondarie (industria). Tali rifiuti l’acqua da un luogo ad un altro.
ai lavori, ma essere valido stru- contengono sostanze organiche ed Può essere sotterraneo o sopra
mento a sostegno di questa disci- inorganiche nocive le quali, se im- terra: in questo caso è per lo più
plina all’interno della quale nuove messe senza alcun trattamento di ad archi.
scoperte ed acquisizioni scienti- depurazione (o con un trattamento Acquifero: terreno poroso e per-
fiche richiedono frequentemente incompleto o comunque inefficace) meabile che contiene una circola-
l’uso di voci corrette. nell’ambiente naturale, lo conta- zione idrica sotterranea.
minano gravemente con esiti a Actus: unità di misura lineare di
carico degli esseri viventi nell’am- 120 piedi pari a 35,489 m. Cor-
biente medesimo. rispondeva, secondo Plinio, alla
Acquedotto: manufatto realizza- lunghezza del solco che si poteva

A
to per portare l’acqua da una loca- arare in una sola volta.
cqua: sostanza inorganica lità all’altra, composto da sistemi Adduzione: fase dell’approvvi-
composta di idrogeno e ossigeno, di captazione o alimentazione, gionamento idrico che consiste nel
formula H2O, peso molecolare sistemi di adduzione, sistemi di trasporto dell’acqua dal luogo di
18.016, punto di fusione 0°, punto
di ebollizione 100°C. La molecola
dell’acqua è asimmetrica e costi-
tuisce quindi un dipolo elettrico
(ossia possiede un polo positivo ed
uno negativo, a somiglianza di una
piccola elettrocalamita). Da questo
fatto derivano la maggior parte
delle singolari proprietà dell’acqua
e, in particolare, il suo eccezionale
potere solvente verso gran parte
delle sostanze, e la sua elevatissi-
ma capacità termica, che consente
alle grandi masse di acqua (mare,
laghi) di condizionare il clima delle
regioni costiere.
Acque bianche: le acque meteo-
riche e quelle provenienti da falde
idriche sotterranee.
Acque nere: le acque usate per le
varie attività dell’uomo provenien-
ti da insediamenti civili (bagni,
W.C., cucine, lavanderie, ecc.) e da Acqua corrente e fresca dalla Fontana della Madonna di Loreto, mostra
insediamenti produttivi. dell’acquedotto seicentesco.
130 OPERA IPOGEA 1 - 2007

captazione a quello di distribuzio- a confluire in un unico collettore quedotti romani (detto da Vitru-
ne. Può essere a pelo libero, quan- (emissario). Le bonifiche hanno vio castellum), che serviva anche
do si abbiano portate notevoli e sia spesso anche finalità di risana- come ripartitore verso le utenze
possibile il funzionamento a gra- mento igienico, essendo in molti primarie. Esso permette di imma-
vità, cioè a pendenza costante e a casi i terreni da bonificare soggetti gazzinare l’acqua per poi distri-
pressione pari a quella atmosferi- alla malaria. buirla per gravità. Realizzati fino
ca; questo sistema, molto usato in Bottini: rete di cunicoli scavati agli anni ’60, sono stati del tutto
passato, è ormai del tutto abban- nel sottosuolo della città di Siena abbandonati dall’architettura con-
donato. L’adduzione oggi avviene dalla fine del 1200, e rivestiti di temporanea.
prevalentemente sotto pressione, mattoni, dotati di canalette a pen- Catena d’acqua: struttura archi-
sia quella a gravità che a solleva- denza costante che consentivano tettonica realizzata nei giardini
mento meccanico, a seconda del uno scorrimento regolare delle di alcune ville del ‘500 in Italia
dislivello disponibile, e si realizza acque. Questi drenavano una rete da Jacopo Barozzi, detto il Vigno-
mediante condotte forzate. di stillicidi e vene d’acqua sotter- la (Villa Lante a Bagnaia, Villa
Altezza di carico: differenza di ranee che andavano dalla zona Farnese a Caprarola), costituita
livello compreso tra il pelo libero extraurbana a nord fino al centro da elementi decorativi ripetuti, di
dell’acqua e la quota del foro di della città. Furono scavati 25 chi-
uscita. lometri di cunicoli e, poco dopo il
Aquarii: definizione generica dei 1340, l’acqua arrivò alla fonte in
tecnici delle acque organizzati nel- piazza del Campo. Questo sistema
le diverse specializzazioni. di approvvigionamento idrico fu
Architettura dell’Acqua: arte usato fino all’inizio del 900, quan-
e tecnica dell’ideare, progettare do la città si dotò di un acquedotto
e realizzare manufatti edilizi che moderno.
dialogano, valorizzano ma soprat-
tutto rispettano l’elemento acqua
(cisterna - impluvio, corridoi d’ac-
qua, acquari verticali, giardini
d’acqua, catene d’acqua, sistemi di
C alice: tubo di bronzo della lun-
ghezza di 12 dita pari a circa 22 cm
captazione per infiltrazione). e con diametro interno costante.
Artificialità: massimo livello di Camera idrometrica: costruzio-
trasformazione dell’ambiente na- ne adibita alla misurazione della
turale. portata del flusso dell’acqua.
Atrium: spazio principale o cortile Canale: sede di scorrimento,
della domus romana, dove di solito scavato artificialmente, di acque
veniva localizzata la cisterna sot- usate per l’irrigazione, la navi- Esempio cinquecentesco di Castellum
terranea per il recupero dell’acqua gazione, l’industria. Conduttura, Aquae: la Fontana del Calamo di
piovana. acquedotto di grande capacità. A Ancona, o delle Tredici Cannelle.
partire dalle civiltà dell’Indo, tutte
le società hanno costruito canali

Bacino idrografico: è il ter- per l’irrigazione, la difesa, l’ener-


gia, l’artigianato, l’industria, oltre
forma simile a un otto, in leggera
pendenza, attraverso i quali scorre
ritorio che raccoglie le acque di che, naturalmente, per l’approvvi- l’acqua, che viene così ossigenata,
precipitazione in uno stesso cor- gionamento idrico. creando un microclima piacevole.
so d’acqua; costituisce pertanto Captazione: prelievo dell’acqua Strutture simili sono le Flowfor-
un’unità morfologica naturale ed che può avvenire o dalle falde ms, studiate da John Wilkes a
è delimitato da linee di displuvio usando i pozzi dotati di pompe partire dal 1976.
o di spartiacque che seguono la di sollevamento dell’acqua e ma- Centina: struttura provvisoria in
sommità dei rilievi separando un nufatti per il collegamento alle legno o in metallo impiegata per
bacino da un altro. opere di adduzione, o da sorgenti sostenere archi e volte in fase di
Bipedale: mattone cotto al forno e invasi mediante la costruzione di costruzione
delle dimensioni di circa 60 x 60cm condotte che la portino fino ai cen- Chiusino: coperchio per lo più di
usato nelle murature d’epoca ro- tri abitati. Dai fiumi l’acqua viene pietra da porsi sulle aperture di
mana. captata tramite la costruzione di botole, fogne, cisterne, ecc.
Bonifica: recupero di terre im- traverse o dighe per realizzare Chorobates: strumento impie-
paludate mediante le operazioni le condizioni idrauliche adatte gato per misurare la pendenza
di drenaggio e colmata. Nella per l’alimentazione delle opere di del terreno. Era costituito da un
bonifica idraulica il drenaggio del- presa. telaio con filo a piombo su assicelle
l’acqua dai terreni viene realizzato Castellarii: sorveglianti dei ca- graduate.
mediante solchi scavati nel terre- stelli di distribuzione delle acque. Ciclo dell’acqua: trasformazione
no che convergono verso sistemi Castello d’acqua: serbatoio dell’acqua nelle fasi solida - liqui-
di canalizzazioni maggiori, sino sopraelevato, già in uso negli ac- da - gassosa e suo incessante mo-
OPERA IPOGEA 1 - 2007 131
vimento attraverso la terra e l’at- costruita da Tarquinio Prisco.
mosfera (ciclo naturale). Per ciclo Cocciopesto: materiale composto
artificiale dell’acqua si intendono dall’unione di calce, pozzolana o
invece le fasi naturali modificate sabbia e laterizio frantumato, per
dall’intervento dell’uomo. conferire alle malte un carattere
Circitores: schiavi con funzioni di idraulicità altrimenti non ot-
di ispezione e custodia degli ac- tenibile con l’utilizzo di comuni
quedotti. sabbie e in assenza del laterizio
Cisterna: serbatoio con capacità frantumato.
per lo più limitata, destinato a rac- Colmata: tecnica di bonifica che
cogliere l’acqua piovana. Un tipo può avvenire per colmata artifi-
particolare di questo serbatoio era ciale utilizzando materiali ricavati
la cosiddetta “cisterna veneziana”. all’esterno del sito e per colmata
Cisterne yemenite: caratteristi- naturale sfruttando il deposito del
ci serbatoi posti a ridosso dei luo- materiale trasportato dalle piene.
ghi di preghiera. Bacini d’acqua, Colpo d’ariete: indica l’innalza-
spesso rotondi, a scalinate interne mento della pressione in un tubo
intonacate, che vanno restringen- dovuto all’arresto improvviso del
dosi a cono rovescio verso il fondo, flusso d’acqua. Per attutirne gli
nei quali le donne scendono fino a effetti vengono costruite le torri
raggiungere lo specchio d’acqua; piezometriche
Ancona, Cisterna settecentesca di Piazza
talvolta cisterne di dimensioni Compluvio: o conversa, apertu-
Cavour.
più piccole, fino ad arrivare ai ra quadrata, nel mezzo del tetto
minuscoli serbatoi di pietra ad uso dell’atrio della casa romana con
dei vasi comunicanti.
familiare. tetto inclinato verso l’interno dalla
Condotto: tubo, canale di metallo
Cisterna veneziana: l’acqua pio- quale l’acqua piovana cadeva nella
o di terracotta per portare acqua
vana, raccolta a livello del suolo su vasca sotterranea, detta impluvio.
da un luogo ad un altro.
una platea impermeabile, penetra Concambio: meccanismo che
Conduttura: tubatura per con-
in un canale circolare a fondo per- consente la deviazione dell’acqua
durre liquidi.
dente, di qui filtra attraverso uno verso nuove vie preferenziali in
Curator aquarum: istituito da
strato di sabbia o ghiaia o carbone caso di guasto delle strutture ori-
Augusto era responsabile della
e raggiunge il fondo di un pozzo, ginarie.
cura aquarum, organizzava il
dislocato centralmente, da cui si Condotta forzata o sifone rove-
servizio e dirigeva le funzioni de-
attinge l’acqua sufficientemente scio: Tecnica che consente di at-
gli aquarii. Era senatore di rango
depurata. traversare una valle o depressione
consolare nominato direttamente
Cloaca: grande fogna o canale morfologica con un sistema di tu-
dall’imperatore.
sotterraneo destinato a ricevere bazioni che dal rilievo scende nella
e scaricare altrove gli scarichi di valle (ventre del sifone) e risale
una città. Un esempio significati-
vo è la cloaca Massima di Roma
lungo l’altro versante per raggiun-
gere il rilievo opposto. Principio
D eflusso: quantità d’acqua,
espressa in un’unità di misura
convenzionale, passante per una
sezione in un tempo determinato.
Desertificazione: processo che
può assumere forme molto varie,
accompagnato da degradazione
complessiva del suolo. Può arriva-
re fino alla scomparsa della vege-
tazione che espone maggiormente
la superficie del deserto alla vio-
lenza degli agenti atmosferici
aggravando il fenomeno erosivo e
contribuendo alla scomparsa delle
acque di scorrimento superficiali.
Diga di sbarramento: sbarra-
mento di un fiume per regolare il
flusso delle acque o per creare un
lago artificiale.
Digitus: modulo base usato dai
romani per la misura della lun-
ghezza. Era la sedicesima parte
Camera di distribuzione dell’acquedotto romano di Carales (Cagliari).
del piede, pari a 1,85 cm.
132 OPERA IPOGEA 1 - 2007

Dinamizzazione dell’acqua: Famiglia Pubblica: corpo di flauto, tubo, conosciuto a partire


consentendo all’acqua di scorrere addetti alla manutenzione delle dal XV secolo, utilizzato dal mate-
in ambienti serpeggianti e mean- acque istituito da Augusto. Era matico Daniel Bernoulli nel 1712
driformi si conferisce alla stessa composto da 240 schiavi stipendia- per definire una nuova disciplina
la possibilità di rivitalizzarsi e ti dall’aerarium populi romani. delle scienze applicata all’acqua.
purificarsi. Fistula: tubo generalmente in Idrogeologia: studio delle acque
Diottra: strumento ottico atto a piombo della lunghezza non infe- sotterranee in relazione alla geo-
fornire allineamenti e angoli, usa- riore a 10 piedi (2,96 m) e di dia- logia.
to nei rilevamenti topografici. metro proporzionale alla quantità Idrografia: descrizione geografi-
Dissipatore: sistema impiegato di acqua da erogare. Portava im- ca delle acque superficiali.
per dissipare l’energia accumulata presso il nome del committente. Idrologia: studio delle caratteri-
dall’acqua in fase di caduta per Foggara: sistema di gallerie ipo- stiche del movimento e della circo-
non arrecare danni agli impianti gee diffuse nel Magreb per la cap- lazione delle acque.
a valle. tazione dei microflussi d’acqua in- Idrometria: studio dell’acqua in
Distribuzione: fase in cui l’acqua filtratisi nelle rocce. Dalle gallerie, base alle osservazioni delle sue
prelevata e addotta viene distri- scavate parallelamente al terreno, misurazioni e delle sue caratteri-
buita alle singole utenze attraver- affluiscono le acque di precipita- stiche.
so un sistema di tubazioni facenti zione provenienti anche da elevate Incile: presa dell’acqua all’imboc-
capo a una condotta principale distanze, le precipitazioni locali e co del canale di captazione.
allacciata a un serbatoio. l’acqua che si produce per conden- Irrigazione: distribuzione di
Diverticolo: ramo che si discosta sazione dopo l’escursione termica acqua in terreni agricoli che può
dal condotto principale. notturna. avvenire mediante diverse tecni-
Drenaggio: tecnica di bonifica Fontanile: escavazione artificiale che. Per sommersione l’acqua del
consistente nel prosciugamento usata da secoli per captare, in zone fiume viene convogliata tramite
di un terreno impregnato d’acqua. di pianura, le acque emergenti dal canali verso i terreni da irrigare
Può essere eseguito mediante sco- terreno (provenienti dalla falda e lì trattenuta per tempi stabili-
lo naturale dell’acqua (se il terreno freatica). In Italia hanno costituito ti; mediante solchi o canalette la
da bonificare si trova a un livello uno dei caratteri ambientali tipici distribuzione sul terreno avviene
più elevato di quello del corpo della pianura padano-veneta, dal per scorrimento su superfici piane
idrico), o mediante prosciugamen- Piemonte al Friuli. Sono detti o per infiltrazione da solchi; per
to artificiale (quando il terreno fontanili in Lombardia, resultive aspersione la distribuzione viene
è situato a un livello inferiore o in Veneto, sortumi in Piemonte, realizzata per mezzo di tubazioni
uguale a quello del corpo idrico); fontanazzi nel modenese, laghi e in pressione che erogano quantità
in quest’ultimo caso è necessario fontane nel reggiano, fontanoni definite di acqua; a goccia, simile
sollevare l’acqua con mezzi mec- nel piacentino e nel parmense. alla precedente, con un’erogazione
canici (idrovore) e scaricarla nel direttamente sul suolo, in quan-
corpo idrico ricevente. tità calibrata, per reintegrare

G aleazze: vasche di decanta-


costantemente l’umidità dispersa
per evaporazione.
zione sotterranee costruite nella
E ffluente: massa delle acque di città di Siena. Risalenti circa alla
rifiuto di agglomerati urbani o di
stabilimenti industriali, in qual-
metà del ‘400, erano collegate ai
bottini e permettevano di elimina- K rene greche: qualsiasi tipo di
re le impurità delle acque, prima sorgente d’acqua o punto di capta-
siasi stadio dello smaltimento o zione monumentalizzato.
del trattamento di depurazione. di immetterla nelle canalette.
Esondazione: fuoriuscita d’acqua Gnomone: asta verticale la cui
ombra, proiettata sul piano oriz-
L
dal condotto.
Fabbisogno idrico: è il consumo zontale in cui era confitta, serviva ibra aquaria: strumento per
di acqua per abitante. anticamente a misurare l’altezza realizzare la progettata pendenza
Falda acquifera: acqua del del sole. Lo stilo di metallo che dell’acqua ritenuto da Vitruvio
sottosuolo che satura e circola in con la sua ombra indica l’ora nella meno affidabile del chorobates.
rocce o terreni permeabili. Falda meridiana. Libratores: addetti alla misura-
freatica: falda a superficie libera, Grabilgioni: i due principali dre- zione dei livelli di profondità per il
a pressione atmosferica. Falda ar- naggi delle acque ritrovabili negli posizionamento dei tubi.
tesiana: in pressione delimitata da eremi, parrocchie e casali agricoli Lumina: pozzi verticali per l’ae-
due superfici impermeabili a tetto che forniscono terreno coltivabile razione e l’asportazione di detriti e
e a letto. e humus attraverso la raccolta dei incrostazioni calcaree dal condot-
Famiglia Caesaris: corpo di ad- liquami. to. Secondo Plinio andavano posti
detti alla manutenzione delle ac- ogni due actus (72 m), secondo

Idaldraulica:
que istituito dall’imperatore Clau- Vitruvio ogni actus. Venivano sca-
dio. Era composto da 460 addetti termine, derivante vati lungo i tratti sotterranei degli
stipendiati dal fisco imperiale. greco “hydro”, acqua, e “aulos” acquedotti romani raggiungendo
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così il canale principale. in particolare degli acquedotti. l’acqua nella pompa che poi la
Opus latericium: tecnica costrut- solleverà.
tiva con l’impiego in paramento di Portata idrica: volume d’acqua
M eandro: sinuosità di un corso mattone cotto al forno, introdotta
nell’uso comune dell’età di Tiberio.
che attraversa una sezione data
nell’unità di tempo.
d’acqua. Il nome meandro deriva
dall’omonimo fiume dell’Anatolia Dal I sec. inizia l’uso di bollare i Pozzo: scavo verticale nel terreno
(Turchia, lungo 529 Km). mattoni con marchi di fabbrica. per estrarre acqua dal sottosuolo,
Mostra d’acqua: nome che di solito a sezione circolare e rive-
prendevano nell’antica Roma le stito in muratura, nell’antichità
anche in legno; la tecnica di co-
fontane costruite al termine di
un acquedotto che avevano un im- P elo libero: sistema di addu- struzione dei pozzi, anticamente
scavati a mano, è rimasta fonda-
pianto monumentale. Le fontane zione usato molto spesso negli
rappresentavano la conclusione acquedotti romani, costituito da mentalmente invariata per millen-
del lavoro per addurre acqua canali con una pendenza costante, ni. Pozzo artesiano, scavo verticale
alla città, avevano scopo anche che permettevano il trasporto del- che raggiungendo una circolazione
propagandistico, nel senso che l’acqua per mezzo della sola forza idrica sotterranea, posta cioè tra
erano considerate un munus del- di gravità, e una pressione in su- due strati impermeabili, fa sgor-
l’imperatore, o dell’autorità locale, perficie pari a quella atmosferica. gare l’acqua zampillante; deriva il
cioè un dono al popolo. Tale deno- E’ stato ormai abbandonato, per suo nome dalla contea di Artois, in
minazione sarà ripresa nel ‘600 questioni igieniche, di convenien- Francia, dove fu realizzato per la
per indicare alcune delle grandi za costruttiva e di esercizio. prima volta nel 1126.
fontane fatte realizzare da alcuni Perachora: cisterna ellenistica Pressione: termine usato per
papi nella Roma barocca. Tali sono ipogea a navata unica costruita indicare un tipo di adduzione
a Roma la Fontana dei Fiumi a per il recupero dell’acqua piovana idrica utilizzato negli acquedotti.
Piazza Navona, prima mostra del- e costituita da un sistema di travi L’acqua riempie interamente la
la ripristinata acqua Vergine; la e pilastri in pietra, dove i piloni sezione del condotto e viene man-
Fontana di Trevi, mostra settecen- mediani riducevano solamente la tenuta costantemente in pressio-
tesca dell’acqua Vergine; Fontana campata delle travi in pietra, che ne. Questo tipo di adduzione può
del Mosè a Santa Susanna, mostra sostenevano la copertura orizzon- essere a gravità o a sollevamento
dell’acqua Felice e la Fontana del- tale della cisterna. meccanico.
le Naiadi di Piazza Esedra (attuale Peristilio: corte interna della do- Procurator aquarum: liberto
piazza della Repubblica), mostra mus romana circondata da portici imperiale con l’incarico di esami-
dell’acqua Pia (antica Marcia), ri- su colonne. nare insieme ai libratores i moduli
condotta a Roma nel 1870. Permeabilità: capacità dei suoli delle fistulae e di farle porre in
Munera: impianti idraulici di e delle rocce di lasciar filtrare le opera.
diversa natura che consentivano acque. Purgadori: erano dei piccoli locu-
di godere del piacere dell’acqua Piscina limaria: bacino di decan- li in muratura riempiti di ghiaia
corrente e scrosciante e soddisfa- tazione negli acquedotti romani, e sabbia che avevano lo scopo di
cevano il desiderio di refrigerio. posto di solito accanto al canale filtrare le acque nei pressi delle
Componente della cultura dell’ac- di presa, come suo complemento cisterne al fine di trattenere le im-
qua specificamente romana, erano o serbatoio laterale. Facilitava il purità. Se ne ritrovano significati-
ritenute talmente importanti che deposito delle impurità attraverso vi esempi nell’acquedotto romano
nell’Urbe occupavano il terzo posto la diminuzione della velocità del- di Bergamo.
nel consuntivo del consumo idrico. l’acqua.
Munus: nome che Frontino asse- Pompa: meccanismo atto ad aspi-
gna alle trentanove mostre d’ac-
qua esistenti a Roma ai tempi di
rare e sollevare l’acqua. Invenzio-
ne attribuita a Ctesibio, ingegnere Q adad: speciale malta di ori-
Domiziano, che esprimeva il signi- alessandrino, utilizzata in epoca gine yemenita composta da calce,
ficato di opere pubbliche “donate” romana dal corpo dei vigili del granulati a base di lava e basalto
(da munus che significa dono) alla fuoco nelle miniere. La pompa e grassi vegetali, sottoposta a ri-
popolazione dallo Stato. romana era azionata solo ma- petuta levigatura. La malta viene
nualmente. Nel mondo arabo, nel battuta, inumidita e levigata sino
13° secolo alla pompa alternativa a quando le microfessure non
viene applicata l’energia idraulica. scompaiono e l’intonaco si pre-
senta liscio e duro. Il qadad così
O Galileo determina per primo che
pus caementicium: nucleo le pompe aspiranti non possono lavorato si utilizza per smussare
formato da schegge di pietra (cae- esercitare la loro azione se poste le asperità della roccia e si presta
menta) impastati con pozzolana e ad altezza maggiore di 10 metri a molteplici usi, dall’abbeveratoio
contenuto tra due cortine. Intro- dall’acqua (nella realtà, tenendo alle cisterne per la raccolta delle
dotto nel III sec. a.C. in Campania conto delle perdite per attrito e acque pluviali.
ed a Roma fu di vasto impiego so- altro, da 7 metri) in quanto è la Qana• t:tecnica di approvvigiona-
prattutto per le coperture voltate, pressione atmosferica che spinge mento idrico originaria probabil-
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mente della Persia pre-achemeni-


de, caratteristica delle zone aride Serbatoio: spazio costituito da Tombe solari: antichi metodi di
raccolta dell’umidità e della bri-
o semi-aride, collegata agli scavi un bacino artificiale o da un “re- na costituite da anelli concentrici
minerari. Consisteva nello scavo cipiente” seminterrato o sopraele- intorno a un tumulo, diffuse nelle
di un pozzo madre per cercare ac- vato, destinato ad accogliere una terre più aride della Puglia.
qua freatica, e quindi in una serie riserva d’acqua proveniente dalla Torre piezometrica: elemento
di gallerie orizzontali a partire dal derivazione idrica, che deve servi- della rete adduttrice che ha il com-
punto dove sarebbe sgorgata l’ac- re a ovviare ai momenti di scarso pito di rimettere in pressione la
qua fino alla zona del cosiddetto rendimento delle sorgenti, a per- condotta dopo uno scompenso.
pozzo madre. Venivano poi scavati mettere le riparazioni e a far fron- Tubo: condotto, solitamente di
altri pozzi, distanti tra i 20 e i 50 te alle situazioni di emergenza. sezione circolare, usato per il tra-
metri l’uno dall’altro, con le diver- Sfioratore a calice: soglia sfio- sporto dell’acqua sotto pressione.
se funzioni di mantenere la dire- rante. A partire dai primi acquedotti
zione prestabilita nella galleria, Sifone: condotto in grado di porta- furono utilizzati diversi materiali:
poter accedere ai tratti in galleria re l’acqua ad un livello più elevato legno, terracotta, pietra, ceramica,
per controllarli e ripararli, per la per effetto della pressione atmo- piombo (quest’ultimo in gran parte
ventilazione e per la pulizia e la sferica, per poi scaricarla in un negli acquedotti romani e poi fino
manutenzione delle qanate. serbatoio posto a livello inferiore. alla fine del XVIII secolo).
Risanamento (vedi anche bo- Sifone rovescio: sistema usato
nifica): a differenza delle bonifi- per superare valli ampie; il con-
che del passato, volte a conquista-
re porzioni di spazio naturale per
dotto assumeva una forma ad U
sfruttando il principio dei vasi
U gello: estremità sagomata di
un tubo.
renderlo produttivo, il risanamen- comunicanti.
Uschioli: sono elementi dell’ac-
to e la bonifica attuale intendono Sforadori: sfiatatoi. Piccoli pozzi
quedotto. Portelli che consentivano
restituire alla natura porzioni di che raggiungevano verticalmente
l’accesso e le ispezioni ai fontanari
spazio contaminato dalla presenza il condotto per consentire l’aerazio-
nell’interno del condotto nei tratti
umana. ne e pulizia. Erano dislocati lungo
di maggiori dimensioni dove era
Risorsa idrica: la quantità di tutto il percorso dell’acquedotto.
possibile camminare appoggiando
acqua dolce presente sul suolo e Sorgente: emergenza naturale
i piedi sui marciapiedi che fian-
nel sottosuolo in una determinata dell’acqua dal terreno.
cheggiavano il canale centrale
zona, durante un periodo prefissa- Specus: canale di conduzione del-
Utenza: diritto d’uso delle fornitu-
to e classificata come naturale, po- l’acqua negli acquedotti romani;
re d’acqua.
tenziale (intesa come teoricamente era quasi sempre in muratura,
disponibile) e utilizzabile (ovvero sia che corresse sotterraneo che su
realmente disponibile). arcate. La copertura poteva avere
diverse forme, le pareti erano in V entre: tratto orizzontale delle
pietra, tufo o peperino, il rivesti- condotte forzate degli acquedotti
mento in intonaco impermeabile. romani, così denominato da Vitru-
Stramazzo: sistema di misura- vio, che doveva servire a superare
zione della quantità d’acqua nel le vallate in alternativa ai tratti su
punto di fuoriuscita. arcate.
Volta a botte: derivata dall’arco, è
definita da una figura piana curva

T abbì: rivestimento interno


con due generatrici che coincidono
con i lati di imposta.
delle cisterne originario della Volta a crociera: costituita dalla
Numidia (Algeria), ottenuto dalla intersezione di due volte a botte.
miscela di calce grassa, sabbia sili-
cea, cenere di legna ed olio estratto
da una tipica bacca locale. Questi
impasti vengono ancor oggi rime-
stati continuamente per giorni, poi
stesi sulle pareti di mattoni crudi
per conferire a queste la massima
impermeabilità e robustezza.
Tectores: svolgevano le funzioni
di intonacatura e stuccatura dei
condotti.
Tholos: costruzione arcaica a
pianta circolare con copertura a
Specus a sezione rettangolare del ramo cupola realizzata con blocchi in
sud dell’acquedotto romano di Carales
pietra.
(Cagliari).

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