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APPUNTI D’ARMONIA
(parte prima)
[A]
Tra i più significativi compositori italiani del Secondo dopoguerra, Carlo Prosperi (Firenze, 13
marzo 1921 - 15 giugno 1990) si è distinto per una originale interpretazione, in linea con il
vicino esempio della sperimentazione dallapiccoliana, della “serie” dodecafonica, adottando la
disciplina del codice atonale senza però accoglierne i risultati più intransigenti. Invece di
perseguire l’unità della serie, il suo linguaggio si è costruito una tecnica che è stata definita
“poliseriale”, una dodecafonia “ben temperata” la sua, che non rinuncia alla musicalità e che
rimane sempre attenta agli esiti comunicativi del rapporto fra artista e pubblico. Uno stile
personale che è approdato a una concezione della musica come chiarezza e comunicazione,
armonia di suoni cristallini, recuperando una forma “classica” da un sottofondo oscuro,
“notturno”. Allievo di Pasqualino Rossi, nel 1940 si diploma in corno al Conservatorio “Luigi
Cherubini” di Firenze. Al Conservatorio fiorentino – che sarà davvero la sua seconda casa –
ha avuto la possibilità di seguire anche gli insegnamenti di Rodolfo Cicionesi, Vito Frazzi e
Luigi Dallapiccola. Dopo la parentesi della Seconda guerra mondiale, vi conseguirà, nel 1949, il diploma magistrale di
composizione. Tra la sua ricca produzione, comprendente musica da camera, sinfonica e corale, vanno ricordati In
nocte secunda, da molti giudicato un capolavoro del Novecento, un balletto del 1978 ancora oggi ineseguito, Elogio
della Follia, ispirato a Erasmo da Rotterdam, Chant, scritto in memoria di Luigi Dallapiccola, il Concerto d’infanzia
dedicato alla figlia e i titoli ispirati dalla lettura di poeti del suo tempo come Marezzo (Montale è il nome da evocare in
questo caso), Tre frammenti di Saffo e Cinque strofe dal greco (dalle traduzioni di Quasimodo) e, soprattutto, le
composizioni frutto della collaborazione con Carlo Betocchi (Tre Canti di Betocchi, Canti dell’ansia e della gioia e
Noi soldà, un’opera – con testi di Betocchi e di Giulio Bedeschi – che chiude i conti con l’esperienza drammatica della
guerra vissuta in prima persona, come soldato in Montenegro fino al 1943 e poi in Italia in azioni partigiane). Il
Prosperi compositore va di pari passo con quello di insegnante, la sede privilegiata della sua intensa e appassionata
attività didattica è stata naturalmente il Conservatorio di Firenze, dove ha contribuito a creare una delle più rilevanti
“scuole” di composizione in Italia. Dal 1958 al 1973 vi insegna Armonia e contrappunto; dal 1973 al 1989 tiene la
cattedra di Alta composizione. Sul piano della riflessione teorica ha puntualizzato il quadro della sua visione della
musica moderna in L’atonalità nella musica contemporanea (Edizioni Salvatore Sciascia, 1957), idee che ha tenute
vive nel corso dei molti anni dedicati all’insegnamento. Nella sua biografia professionale si segnala anche l’esperienza
come assistente alla programmazione musicale nelle sedi Rai di Torino (1950-1951) e Roma (1952-1958); a lui si
deve la scelta del brano tratto dal Te Deum di Charpentier, sigla del collegamento eurovisione.
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1
Suoni
L’armonia storica, classico-romantica, di cui ci occupiamo, si vale di sette suoni diatonici e di cinque suoni cromatici.
I suoni diatonici sono quelli corrispondenti ai sette gradi della scala maggiore e minore naturale. Su ciascuno dei gradi
è possibile formare accordi che, convenientemente concatenati tra loro, danno luogo a sequenze armoniche dette
cadenze.
I suoni cromatici sono collocati nella scala maggiore e minore tra i suoni diatonici che hanno distanza di tono, onde
poter dividere la distanza del tono medesimo in semitono (in do maggiore i tasti neri del pianoforte rispetto ai tasti
bianchi). Il suono cromatico, dunque corrisponde al suono diatonico alterato in aumento o in diminuzione.
Si ricordi che nella scala minore armonica si ha l’alterazione fissa in aumento del VII° (sensibile), e che nella scala
minore melodica ascendente si ha l’alterazione fissa in aumento del VI° e VII°.
1
N.B.: nella scala minore naturale, dove il settimo grado dista di un tono dalla tonica (anziché di un semitono), venendo a
mancare il senso attrattivo al grado successivo, alcuni teorici preferiscono denominare questa nota SOTTOTONICA. (N.d.R.)
2
N.B.: si precisa che questa teoria intervallare è relativa agli accordi prodotti nell’armonia classico-romantica, oggetto del
presente trattato; le varianti rispetto alla teoria intervallare generale riguardano il concetto di intervallo diretto e rivolto e il
concetto di intervallo semplice e composto. (N.d.R.)
3
v. nota 2 più sopra.
2
La nona è un intervallo unico in quanto non ha rivolto. La nona non va mai considerata come una
seconda in posizione lata4.
La specie dell’intervallo è data dal numero dei semitoni compresi nel suo spazio5, tenendo presente – come
riferimento – che l’ottava ha 12 semitoni. Quindi la settima maggiore avrà 11 semitoni e il suo rivolto, la seconda
minore avrà un semitono. La settima minore avrà 10 semitoni ed il suo rivolto, la seconda maggiore avrà due semitoni,
e via dicendo.
Tranne l’unisono e la nona che sono di due specie, tutti gli altri intervalli possono essere di tre specie.
Unisono: giusto, aumentato.
Seconda: minore, maggiore, aumentata.
Terza: diminuita, minore, maggiore.
Quarta: diminuita, giusta, aumentata.
Quinta: diminuita, giusta, aumentata.
Sesta: minore, maggiore, aumentata.
Settima: diminuita, minore, maggiore.
Ottava: diminuita, giusta, aumentata.
Nona: minore, maggiore.
Gli intervalli possono essere consonanti o dissonanti. Sono consonanti quando danno all’orecchio un senso di
gradevolezza6, ovvero un senso di posa.
Gli intervalli consonanti si dividono in consonanze perfette e in consonanze imperfette.
Sono consonanze perfette l’unisono e la quinta giuste ed i loro rispettivi rivolti: la quarta e l’ottava giuste. Questi
intervalli hanno una unica possibilità di consonanza, detta appunto giusta. Alterando uno dei due suoni componenti
l’intervallo medesimo si avrebbe una dissonanza.
Sono consonanze imperfette e la terza maggiore e la terza minore nonché i loro rispettivi rivolti: la sesta minore e la
sesta maggiore. In questo caso gli intervalli hanno due possibilità di consonanza, quella maggiore e quella minore.
Sono dissonanti tutti gli altri intervalli, cioè quelli già detti quando non siano giusti, maggiori o minori, nonché tutte le
specie di nona, di settima e di seconda.
Gli intervalli non possono essere formati in modo da identificarsi con una consonanza perfetta. Così non può essere
formata la seconda diminuita che darebbe l’unisono; la sesta diminuita che darebbe la quinta giusta; la terza aumentata
che darebbe la quarta giusta; la settima aumentata che darebbe l’ottava.
Infine di intervalli possono classificarsi in diatonici e cromatici. Sono intervalli diatonici quelli formati con i suoni
propri alla scala di una tonalità. Sono intervalli cromatici quelli formati con uno o più suoni estranei alla scala
medesima. Nel modo minore si ricordi che sono diatonici i suoni appartenenti alla scala naturale; che la scala
armonica comporta l’alterazione fissa in aumento del VII°7, che la scala melodica ascendente comporta l’alterazione
fissa in aumento sia del sesto che del VII°.
4 a
in quanto nell’armonia-romantica (v. nota 2 a pagina 2) negli accordi di nona (pentiadi) l’intervallo F-9 non giunge mai con i
due suoni a distanza ravvicinata di seconda (v. a pagina 30). (N.d.R.)
5
facendo sempre riferimento all’ampiezza: un intervallo di 3 semitoni sarà una seconda aumentata se l’ampiezza è di due gradi
congiunti (es.: Do - Re©), ma una terza minore se l’ampiezza è di tre gradi congiunti (es.: Do - Mi¨). (N.d.R.)
6
Vale la pena di ricordare che in questo contesto tutto è riferito alla concezione estetica del periodo classico-romantico. (N.d.R.)
7
Questo suono – benché sul piano teorico debba considerarsi “cromatico” – a causa della sua frequenza e per la sua importanza
nel gioco cadenzante dell’armonia classico-romantica, viene detto tradizionalmente “diatonico apparente”. (N.d.R.)
3
Tabella degli intervalli
L’undicesima equivale alla quarta; la dodicesima alla quinta; la tredicesima alla sesta; la quattordicesima alla settima;
la quindicesima all’ottava.
Accordi
Gli accordi si ottengono sovrapponendo una o più terze sopra un suono fondamentale. La musica tradizionale,
classico-romantica, ammette fino a cinque suoni differenti sovrapposti per terze sopra un suono base (detto
Fondamentale e abbreviato con la lettera F): F, 3a, 5a, 7a, 9a. Costruendo un accordo con tre suoni diversi si ottiene un
accordo chiamato triade, formato da F, 3a, 5a. Costruendo un accordo con quattro suoni diversi si ottiene un accordo
chiamato quadriade (o di settima) formato da F, 3a, 5a, 7a. Costruendo un accordo con cinque suoni diversi si ottiene
un accordo chiamato pentiade (o di nona) formato da F, 3a, 5a, 7a, 9a. Triadi, quadriadi e pentiadi possono costruirsi
teoricamente su ciascun grado della scala maggiore e minore.
Triadi
Le Triadi costruite sulla scala maggiore e minore sono di quattro specie: maggiori, minori, aumentate, diminuite.
4
Sono maggiori e minori quando hanno la 3a rispettivamente maggiore o minore (e la 5a giusta). Sono aumentate o
diminuite quando hanno la 5a rispettivamente aumentata o diminuita. Pertanto la triade consonante è formata
dall’accordo maggiore o minore e prende nome dalla rispettiva terza. La triade dissonante è formata dall’accordo
aumentato o diminuito e prende nome dalla rispettiva quinta.
Triade maggiore: formata da 3a maggiore e 5a giusta. Consonante
Triade minore: formata da 3a minore e 5a giusta. Consonante
Triade aumentata: formata da 3a maggiore e 5a aumentata. Dissonante
Triade diminuita: formata da 3a minore e 5a diminuita: Dissonante
DO maggiore
LA minore
Riepilogo
Triadi sulla scala maggiore Triadi sulla scala minore armonica
Triadi maggiori: sul I°, sul IV°, sul V° Triadi maggiori: sul V°, sul VI°
Triadi minori: sul II°, sul III°, sul VI° Triadi minori: sul I°, sul IV°
Triadi aumentate: (non presenti) Triadi aumentate: sul III°
Triadi diminuite: sul VII° Triadi diminuite: sul II°, sul VII°
Formazione del quarto suono nella triade (raddoppi)
Tradizionalmente il numero delle parti dell’armonia storica è di quattro voci, corrispondenti al numero classico delle
voci della musica corale a cappella: basso, tenore, contralto, soprano.
Nella triade, pertanto, è necessario raddoppiare un suono per formare la quarta parte. Come regola generale è buona
norma raddoppiare il suono fondamentale (F) nelle triadi maggiori, minori e aumentate. Invece nella triade diminuita è
buona norma raddoppiare la 3a perché unico suono consonante in seno all’accordo.
Nei rivolti della triade, come vedremo più avanti, questa regola generale subisce qualche leggera variante.
Per esigenze di buon andamento di parti8 è possibile il raddoppio eccezionale della 3a o della 5a nella triade maggiore e
minore; il raddoppio eccezionale della 3a nella triade aumentata; il raddoppio eccezionale della 5a nella triade
diminuita sul VII° delle due scale; il raddoppio eccezionale della F nella triade diminuita sul II° della scala minore.
Riepilogo
Raddoppio in andamento normale
Triade maggiore, minore e aumentata: F
Triade diminuita: 3a
Raddoppio in andamento eccezionale
Triade maggiore e minore: 3a o 5a
Triade aumentata: 3a
Triade diminuita sul VII° delle due scale: 5a
Triade diminuita sul II° della scala minore: F
8
Per buon andamento di parti si deve intendere che il raddoppio eccezionale sopraddetto è necessario onde evitare errori o
relazioni proibite che altrimenti sarebbero prodotte; oppure che il raddoppio medesimo permette una imitazione tematica o
una progressione melodica obbligata. (N.d.A.)
5
Denominazione delle voci
Oltre alle denominazioni basso, tenore, contralto, soprano, le quattro voci sono dette anche: parti estreme, parti
intermedie, parti contigue, parti non contigue.
Sono parti estreme il basso e il soprano; queste due voci sono tradizionalmente maggiormente curate nella
caratteristica del loro movimento melodico essendo le più avvertibili all’orecchio.
Sono dette parti intermedie il tenore e il contralto perché si trovano nella posizione intermedia dell’accordo.
Sono dette parti contigue le due voci immediatamente sopra o sotto, cioè basso-tenore, tenore-contralto, contralto-
soprano, o viceversa.
Sono dette parti non contigue: basso-contralto, tenore-soprano, o viceversa.
Posizione della triade
La posizione della triade si determina riferendosi al suono più acuto. Se il suono più acuto è la F, l’accordo è in prima
posizione. Se il suono più acuto è la 3a l’accordo è in seconda posizione. Se il suono più acuto è la 5a l’accordo è in
terza posizione.
Stato diretto
L’accordo è allo stato diretto, o fondamentale, quando nel basso si trova la F. Si cifra o e significa che sulla nota
del basso si sovrappongono una terza, una quinta e un’ottava. Per abbreviazione si può anche cifrare solo 3, solo 5, solo
8. In ogni caso significa triade allo stato diretto e il numero spesso vuole indicare la posizione del suono più acuto. Un
basso senza alcun numero ha significato sottinteso di triade fondamentale. Nelle triadi maggiore, minore, aumentata e
diminuita allo stato diretto permangono le regole del raddoppio viste in precedenza9. La triade diminuita porta
l’indicazione , oppure .
Triade diretta
Primo rivolto
L’accordo è allo stato di primo rivolto quando nel basso si trova la 3a. Si cifra e significa che il numero 3 equivale
alla 5a e il numero 6 alla F dell’accordo. Il primo rivolto si può cifrare anche con il solo 6 che è numero pari e, come
sappiamo dagli intervalli, corrisponde al rivolto della 3a.
Nel primo rivolto della triade maggiore e minore il raddoppio subisce qualche leggera variante rispetto alla regola
generale vista in precedenza, in quanto – come norma – è ugualmente buono il raddoppio della F o della 5a, senza
condizione di preferenza. Quindi sarà considerato eccezionale e soltanto il raddoppio della 3a, raddoppio che si
dimostra più morbido nella triade minore rispetto alla triade maggiore.
9
v. Formazione del quarto suono nella triade (raddoppi) a pagina 5.
6
Per le triadi aumentate e diminuite permangono le regole generali sul raddoppio già viste in precedenza.
Triade in primo rivolto
Secondo rivolto
L’accordo è allo stato di secondo rivolto quando nel basso si trova la 5a dell’accordo. Si cifra e significa che il
numero 4 equivale alla F e il numero 6 alla 3a. In questa numerazione vi sono due numeri pari, pertanto è da tener
presente la seguente regola: quando un basso è numerato con un solo numero pari questo corrisponde alla F. Quando
un basso è numerato con più numeri pari, il numero pari minore corrisponde alla F.
Nel secondo rivolto della triade maggiore e minore il raddoppio subisce una leggera variante rispetto alla regola
generale, in quanto è considerato normale il raddoppio della 5a (cioè del basso) ed eccezionale il raddoppio della F e
della 3a.
Per le Triadi aumentate diminuite, invece, permangono le stesse regole già dette in precedenza.
7
Tabella dei raddoppi nella triade
Stato diretto Primo rivolto Secondo rivolto
Specie della triade raddoppio raddoppio raddoppio
basso voci superiori basso voci superiori basso voci superiori
normale: F normale: F o 5a normale: 5a
Maggiore F 3a 5a
eccezionale: 5a o 3a * eccezionale: 3a * eccezionale: F o 3a *
normale: F normale: F o 5a normale: 5a
Minore F 3a 5a
eccezionale: 5a o 3a eccezionale: 3a eccezionale: F o 3a
normale: F normale: F normale: F
Aumentata F 3a 5a
eccezionale: 3a eccezionale: 3a eccezionale: 3a
normale: 3a normale: 3a normale: 3a
Diminuita VII° F eccezionale: non usato 3a eccezionale: 5a 5a eccezionale: 5a
II° eccezionale: F eccezionale: F eccezionale: F
Elenco dei salti aumentati e diminuiti ammessi purché la voce dopo l’intervallo risolva come da esempio
8
Movimento contemporaneo delle quattro parti
Le quattro parti, nel loro andamento possono dar luogo ai seguenti moti:
Moto retto: quando tutte le voci si muovono nella stessa direzione.
Moto obliquo: quando una o più voci rimangono ferme e le altre si muovono.
Moto contrario: quando le tre voci superiori si muovono in direzione contraria all’andamento
del basso10.
Un accordo che cambi posizione in una o più voci, prima di collegarsi con accordo diverso, non elimina gli errori di
quinte e di ottave:
10
o comunque quando si muovono tutte, qualcuna salendo e qualcuna discendendo. (N.d.R.)
9
La successione discendente di due intervalli di quinta, la prima giusta e la seconda diminuita, è ammessa tra le stesse
voci. È preferibile e evitarla tra le parti estreme. È proibita la successione inversa:
La falsa relazione tra le parti estreme è ammessa quando la voce superiore procede di grado ascendente
(preferibilmente di semitono) o discendente:
Inoltre è ammessa quando avviene in seno allo stesso accordo che cambia di posizione o di rivolto.
Circa le false relazioni di quinta, di ottava e di unisono fra le parti intermedie (o comunque non ambedue estreme) è
bene attenersi alle seguenti norme:
a) tra le voci contigue sono peggiori che tra le voci non contigue;
b) quando avvengono tra le voci contigue è bene procedere sull’intervallo di quinta, di ottava, di unisono con una
delle due voci che si muove per grado congiunto (per l’unisono la voce superiore), evitando cioè il salto
simultaneo di due parti sull’intervallo di cui sopra.
10
Falsa relazione cromatica
La falsa relazione cromatica riguarda l’andamento di una singola parte e avviene quando in un accordo si altera un
suono che nell’accordo precedente era allo stato naturale (o viceversa) e l’alterazione non procede nella stessa voce.
Per evitare la falsa relazione cromatica, quindi, è necessario che il cromatismo avvenga nella stessa parte. Quando in
un accordo vi è un suono raddoppiato e nell’accordo seguente lo stesso suono viene alterato, è bene che una delle due
parti proceda per moto contrario all’alterazione:
11
v. Cadenza napoletana a pagina 21.
11
In una concatenazione armonica, per avere maggiore libertà di muovere melodicamente la parte superiore, è possibile
– e solo a questo scopo – non tener fermi i suoni comuni nelle stesse voci tra due triadi dirette aventi le Fondamentali
distanziate di terza o di quarta ascendente o discendente.
In questo caso si dovrà effettuare il moto contrario tra le quattro voci:
Invece tra due triadi aventi le Fondamentali distanziate di quinta o di sesta ascendente o discendente sarà
indispensabile mantenere fermi i suoni comuni.
La mancata osservanza della norma provocherebbe errori di quinte e di ottave:
L’esempio mostra che nella successione dei suoni armonici l’intervallo di ottava giunge prima dell’intervallo di
quinta; l’intervallo di quinta prima dell’intervallo di terza; quello di terza prima di quello di settima; quello di settima
prima di quello di nona, così come risulta avvenuto fin dalle prime forme polifoniche e attraverso l’evoluzione storica
dell’armonia. Questa coincidenza ha fatto supporre ai teorici del passato l’esistenza di un principio di relazione tra la
sensibilità musicale dell’uomo e l’evento che compone il fenomeno acustico, tanto da idealizzare una teoria armonica
12
basata sulle leggi del mondo fisico, leggi che per la loro condizione di immutabilità sembravano fornire la migliore
garanzia di esattezza.
Sorse così la teoria dei suoni armonici, detta anche naturalistica. Oggi questa teoria è stata superata dall’estetica
moderna, ma fino a pochi decenni indietro formò oggetto di dispute tra i musicisti e tra i teorici.
La teoria degli armonici, difatti, esaminata nel suo assunto di voler spiegare l’evoluzione dell’armonia attraverso la
percezione dei suoni armonici, più o meno prossimi o distanti dal suono fondamentale, mostra lacune e incongruenze.
L’accordo di settima diminuita e l’accordo di nona minore di dominante contengono l’armonico 17
ma giungono storicamente assai prima dell’accordo di settima maggiore sulla sensibile e dell’accordo di nona
maggiore che contengono l’armonico 9.
L’accordo minore, formato dalle armonici 6-7-9, si trova collocato in una posizione piuttosto interna della serie
Le quadriadi di quarta e di seconda specie12 non sono costruibili con la sovrapposizione dei suoni armonici, ma si
ebbero nella pratica musicale fin dall’epoca di Monteverdi (XVI°-XVII° secolo) e furono considerate dissonanti al
pari della quadriade di prima specie, contenente gli armonici 4-5-6-7, prossimi al suono fondamentale13.
A questo punto sarebbe vano voler procedere oltre, senza essere accusati di riattizzare una disputa che il tempo ha
definitivamente spento.
Diremo, invece, che alla luce delle eterne conquiste del pensiero nel campo della critica storica, letteraria e filosofica,
si è andata precisando la distinzione tra il fatto intuitivo (proprio alla natura dell’arte) e il fatto fisico (proprio alla
costruzione teorica dell’intelletto ad uso della scienza), dove il primo mira al bello e il secondo mira alla realtà pratica.
E mentre non è accettabile un’arte costruita fisicamente, così non è probabile una legge fisica intuita artisticamente.
L’armonia tonale secondo la teoria dei suoni armonici
Il principio dei suoni armonici, se dal punto di vista estetico non è in grado di dimostrare l’origine dell’armonia come
risultanza di una legge fisica, dal lato teorico, invece, corrisponde chiaramente al periodo storico tonale che va
approssimativamente dal XVII secolo al XIX secolo e che è proprio della musica classico-romantica.
Togliendo i raddoppi e indicando solo i suoni diversi che compongono la serie degli armonici, avremo la seguente
successione:
12
v. La quadriade (accordo di settima), a pagina 24.
13
v. Ch. Koechlin, Traité de l’Harmonie, Ed. Max Eschig, Paris, 1930. (N.d.A.)
13
Per comodità pratica, mediante il temperamento equabile che divide l’ottava in 12 parti uguali, trasformeremo i suoni
fisico-naturali 11-13-17 (la cui intonazione risulta diversa dal temperamento) in suoni temperati e diatonici:
Eliminando l’armonico 17, che dopo la trasformazione viene ad identificarsi con l’armonico 9, otterremo una gamma
di sette suoni corrispondenti ai sette suoni della scala diatonica del modo maggiore14:
Questo accordo, dove il suono fondamentale è generatore e i suoni sovrapposti si riferiscono ai relativi armonici, si
identifica con quello di dominante (accordo di 13a sul V°) ed è possibile desumere15 la seguente regola dalla sua
fisionomia armonica:
l’accordo di dominante è un accordo di moto, dove l’intensità del moto va gradatamente diminuendo partendo dal
basso verso l’acuto, come avviene nella serie degli armonici sovrapposti che risultano sempre meno percepibili in
proporzione alla loro altezza.16
E l’accordo di 13a, formato sulla dominante, scomposto in gruppi di triadi a scalare dal suono fondamentale, offre la
dimostrazione pratica della dinamica del moto degli accordi, dinamica che diminuisce progressivamente nei gradi V°-
VII°-II°-IV°-VI° fino a giungere all’accordo di posa: I°.
L’accordo del III° che appare ultimo della serie della sovrapposizione per terze, fu poco sentito e quasi sempre escluso
dal giro cadenzante dell’armonia classico-romantica. Tranne l’uso fatto nelle progressioni e all’interno delle
modulazioni fu considerato di preferenza primo rivolto dell’accordo di tonica (I°) privo del suono Fondamentale.
14
N.B.: la scala maggiore di cui il suono generatore non è la tonica, bensì la dominante. (N.d.R.)
15
dal confronto con quanto effettivamente accaduto nella pratica armonica del periodo tonale classico-romantico. (N.d.R.)
16
v. Rodolfo Cicionesi: La tecnica dell’armonizzazione. Ed. Maurri, 1936. (N.d.A.)
14
Dinamica crescente del moto
17
v. Cadenza plagale (IV°-I° e II°-I°) a pagina 21.
15
Vi sono invece dei collegamenti che, per l’uso invalso nella tradizione, sono stati maggiormente usati rispetto ad altri.
Succede, cioè, che un accordo di moto, al suo giungere, indica “storicamente” quello che dovrà immediatamente
seguirlo. Tale – ad esempio – l’andamento in progressione e, parimenti, la dominante che al suo formarsi “evoca”
l’accordo risolutivo del I°.
È precisamente sulla base del rapporto V°-I°, dove le due F sono poste l’una dall’altra a distanza di quarta giusta
ascendente o di quinta giusta discendente
che anche gli altri accordi di moto condizionano la loro preferenza di collegamento su F poste alla medesima distanza.
L’eccezione deriva dal fatto che il IV°, altrimenti, avrebbe un andamento corrispondente alla quarta eccedente o alla
quinta diminuita col suo collegamento al VII°:
Vedremo più avanti che le successioni IV°-VII° e VII°-III° avverranno negli andamenti in progressione. Pertanto un
salto di quarta ascendente o di quinta discendente giusti, che avvenga nel basso, è buona norma considerarlo una F che
si collega con altra F.
16
Collegamenti principali negli accordi di moto:
17
Disposizione degli accordi
Gli accordi possono essere disposti in armonia stretta o armonia lata. È armonia stretta quando le tre voci superiori
sono contenute nell’ambito di un’ottava-nona. È armonia lata quando è superato tale ambito.
L’armonia stretta trae la sua pratica dagli strumenti a tastiera18, quella lata dalla musica corale. La trasposizione di un
accordo da stretto a lato si ottiene collocando la parte del contralto sotto quella del tenore19:
Gli esercizi scolastici d’armonia lata si valgono dell’alternanza delle due disposizioni e la distinzione di ciascuna voce
si ottiene dalla posizione delle stanghette accanto alla nota musicale.
L’equilibrio sonoro dell’accordo è buono quando le due voci inferiori, basso e tenore, non superano la dodicesima
come distanza massima e, come distanza minima, non sono ravvicinate a meno di una quinta quando queste due voci
si trovano nel registro grave. Nell’armonia lata la distanza massima tra le voci contigue, interne e superiori, non deve
superare l’ottava-nona:
18
È la tipica disposizione delle parti nella pratica del Basso continuo realizzato al clavicembalo. (N.d.R.)
19
In questa procedura è necessario controllare attentamente se non vi siano andamenti di quarte parallele che nel passaggio
darebbero origine ad andamenti di quinte parallele, proibiti dalla tradizione. (N.d.R.)
18
Cadenze
Secondo la tradizione la cadenza può essere semplice, doppia o composta. È cadenza semplice quando si giunge alla
posa mediante un solo accordo di moto. È cadenza doppia quando sulla dominante, posta allo stato fondamentale, si dà
la numerazione : in tal caso si hanno due formazioni armoniche, con gradazione dinamica crescente, in seno allo
stesso accordo. È cadenza composta quando si giunge alla posa mediante più accordi di moto.
Cadenza V°-I°
La cadenza V°-I° è l’esempio classico di due accordi che rappresentano il moto e la posa: il moto come tensione
armonica che tende ad annullarsi o a concludere; la posa come soluzione logica a questa tensione.
La cadenza V°-I° può essere perfetta (detta anche finale o di chiusa) o imperfetta. È perfetta quando i due accordi sono
posti allo stato diretto. È imperfetta quando uno o ambedue gli accordi sono posti allo stato di rivolto. L’accordo di
dominante, nella sua risoluzione alla tonica, può procedere partendo da qualunque posizione o rivolto. L’accordo di
tonica segue allo stato diretto (cadenza perfetta) o di primo rivolto (cadenza imperfetta), mai allo stato di secondo
rivolto. L’accordo posto in secondo rivolto apparterrebbe al moto e non alla posa.
Qualunque sia la disposizione degli accordi nella cadenza V°-I°, la sensibile (3a dell’accordo del V°) deve sempre
risolvere salendo di semitono alla tonica e il suono medesimo viene detto tradizionalmente: suono obbligato. Pertanto
nell’accordo di dominante il raddoppio della 3a come raddoppio eccezionale è proibito20.
21
21
Per quest’ultimo esempio ( ) v. Rivolto della quadriade, a pagina 25.
19
solito con gli accordi posti allo stato diretto, tuttavia è possibile qualche volta che il VI° giunga con la cifra , ovvero
come IV° in primo rivolto. L’accordo del VI°, nella cadenza d’inganno, è un tipico esempio di necessità del raddoppio
eccezionale della 3a in seno all’accordo per ottenere un buon andamento di parti.
22
Nel linguaggio comune questa cadenza viene spesso indicata anche con la locuzione “quarta e sesta di dominante”. (N.d.R.)
23
In effetti, anche ammesso e non concesso di trascurare tutte le considerazioni riguardo all’ordine dinamico, sarebbe
oltremodo artificioso considerarlo un accordo in secondo rivolto, in quanto si comporterebbe in maniera totalmente anomala
rispetto ai veri accordi in : al contrario di questi può essere preso di salto, necessita della preparazione di un accordo di un ben
preciso gruppo cadenzale, quello sottodominante, e di una risoluzione altrettanto precisa. (N.d.R.)
20
L’accordo di 11a e 13a ( ) si collega alla con senso discendente di grado che è bene favorire nella concatenazione
senza stabilire tuttavia una vera e propria regola, essendo l’andamento un collegamento “dentro” la dominante e non
una risoluzione.
La formula sulla dominante deve essere preceduta da un accordo del gruppo sottodominante (IV° o II°) che prepara
l’andamento con convenienza.
La cadenza doppia afferma la posa con la massima efficacia conclusiva, definisce il termine di un periodo musicale ed
afferma inequivocabilmente il passaggio da una tonalità all’altra. Va dunque usata con consapevolezza e discrezione.
Cadenza napoletana
Come sappiamo nel tono minore l’accordo sul II° è formato da una terza minore e da una quinta
diminuita.
24
cfr. La quadriade (accordo di settima) a pagina 24.
21
Questo accordo diminuito contiene in sé un intervallo dissonante che molte circostanze non era
gradito alla sensibilità dei musicisti classici, e per addolcirlo fu abbassata la F di mezzo tono
(nell’esempio in La minore: da SI a SI¨).
Pertanto nel collegamento al V° l’accordo da diminuito diventa maggiore. Questa innovazione fu
attribuita alla scuola operistica napoletana del 1700, da cui la denominazione.
La cadenza napoletana (F abbassata sul II° del modo minore) è un andamento proprio del modo minore, ma può
avvenire anche in modo maggiore. L’accordo è posto allo stato di primo rivolto con il raddoppio della terza
(mantenendo quindi la regola di raddoppio della triade diminuita). Da qui anche la denominazione di sesta napoletana.
In questo collegamento la falsa relazione cromatica è permessa25.
Accordi dissonanti
Finora abbiamo visto il senso del molto determinato soltanto con gli accordi consonanti. È chiaro che i medesimi
gradi, seguendo la dinamica crescente del moto, acquisiscano tendenza sempre più accentuata quanto maggiore sia la
dissonanza che in essi si produce.
Gli accordi dissonanti sono:
d) le triadi diminuite ed aumentate;
e) tutte le specie di settima (quadriadi);
f) tutte le specie di nona (pentiadi).
Pertanto:
la F del VII° (come la terza del V°) ha obbligo risolutivo ascendente di grado (alla F del I°);
la 5a del VII° (come la settima26 del V°) ha obbligo risolutivo discendente di grado (alla terza del I°);
la 3a del VII° (come la 5a del V°) è nota libera, nel senso di poter risolvere su ciascuno dei tre suoni dell’accordo di
tonica.
25
v. Falsa relazione cromatica a pagina 11.
26
v. La quadriade (accordo di settima) a pagina 24.
22
La triade diminuita sul VII° raddoppia normalmente la terza, ma l’accordo così formulato pone spesso la risoluzione
VII°-I° esposta all’insidia di cattivi andamenti di parti e alla necessità di risolvere sul I° con quest’ultimo in forma
incompleta e con il raddoppio eccezionale della 3a. Per evitare questo inconveniente è possibile far derogare la 5a
dall’obbligo di discendere di grado e di farla invece risolvere con movimento contrario (ascendente di grado) purché
sia posta in parte intermedia e collocata al di sotto della sensibile27. Altra maniera di ottenere una buona risoluzione è
quella di effettuare il raddoppio eccezionale della 5a, anziché quello normale della 3a in seno all’accordo del VII°, con
la risoluzione per moto contrario della raddoppio: un suono con movimento ascendente di grado e l’altro con
movimento discendente di grado. Questa disposizione è possibile solo con l’accordo del VII° posto in primo o in
secondo rivolto.
È bene che la triade diminuita sul VII° sia usata in modo da permettere una risoluzione del I° in forma completa,
altrimenti è preferibile usare l’accordo del V°, sempre possibile sui suoni appartenenti al VII°.
27
In caso contrario si produrrebbero errori di quinte parallele. (N.d.R.)
28
come avviene, d’altra parte, anche nella cadenza napoletana (v. a pagina 21), dove l’accordo maggiore – che è ottenuto
unicamente dalla “correzione” della triade diminuita sul II° della scala minore – viene trattato esattamente (sia riguardo alle
regole di raddoppio, sia per ciò che attiene alla gestione delle note obbligate) come se fosse ancora la triade diminuita da cui ha
preso origine. (N.d.R.)
23
La triade aumentata
È un accordo cromatico in quanto non può formarsi con i suoni diatonici di una tonalità. Teoricamente si indica sul
III° del modo minore, ma può avvenire su qualunque triade maggiore delle due scale alterando in aumento la 5a. La
migliore risoluzione dell’accordo si ha effettuando un andamento principale, cioè collegandosi su altro accordo con la
F posta a distanza di quarta giusta ascendente o di quinta giusta discendente. La triade aumentata sul III° del modo
minore, pertanto, risolve principalmente al VI°. È corretto dire “risolve” giacché la quinta, quale nota alterata in
aumento, è obbligata a salire di semitono come una sensibile. In mancanza del collegamento principale l’accordo che
segue deve contenere, comunque, il suono di risoluzione.
29
cfr. nota 7 a pagina 3.
30
cfr. nota 7 a pagina 3.
24
Rivolto della quadriade
Con la quadriade sono possibili tre rivolti; il terzo
rivolto si ha quando la 7a dell’accordo si trova nel
basso.
Stato diretto (F nel basso) oppure (la settima diminuita porta l’indicazione , oppure , oppure ).
Altra maniera di preparare la settima è quella “di passaggio” cioè facendo discendere di grado congiunto sulla 7a una
delle due Fondamentali della triade e trasformando l’accordo da triade a quadriade.
Infine una terza maniera di preparare la settima è quella di prenderla a “di salto dalla 5a”. Tale andamento, però,
ottimo per la quadriade di dominante (prima specie), è poco usato nelle altre specie di settima.
25
Settime da preparare Settime da non preparare
sul I° del modo maggiore e minore sul V° del modo maggiore e minore
“ II° “ “ maggiore “ VII° “ “ maggiore e minore
“ III° “ “ maggiore e minore “ II° “ “ minore
“ IV° “ “ maggiore e minore
“ VI° “ “ maggiore e minore
26
Risoluzione delle settime di sesta e settima specie
Queste due settime (possibili teoricamente l’una sul I° e l’altra sul III° del modo minore) sono da considerarsi varianti
della seconda e quarta specie. Intesa in modo diverso quella di sesta specie sul I° è costretta risolvere con andamento
contrario al movimento di una settima, cioè salendo di semitono, ed è assimilabile ad un ritardo ascendente31. L’altra è
assimilabile ad una quadriade di quarta specie con l’alterazione in aumento della 5a.
La quadriade incompleta può darsi anche nei collegamenti principali: I°-IV°; III°-VI°; VI°-II°; II°-V° (con accordi diretti).
31
v. più oltre la voce Ritardi
27
Settima completa nella cadenza V°-VI° (cadenza d’inganno)
Nella cadenza d’inganno l’accordo diretto sul V° (contrariamente alla cadenza V°-I°) vuole invece la quadriade
completa onde effettuare una buona risoluzione al VI°.
Con l’obbligo risolutivo o discendente di grado della 7a, la quadriade del VII° ha tre suoni obbligati: F, 5a e 7a.
Usando la quadriade del VII°, nella risoluzione al I°, si tenga presente di collocare la 7a al di sotto della 3a in modo che
le due parti diano luogo ad un andamento di quarte. L’inosservanza a questa norma comporta il raddoppio della 3a
nell’accordo del I° per evitare relazioni di quinte.
Il VII° non può essere dato allo stato di terzo rivolto già che la sua risoluzione al I° vedrebbe giungere l’accordo di
posa in posizione di secondo rivolto, caratteristica impropria, come sappiamo, al senso statico della cadenza.
Il VII° può collegarsi al V°. Il collegamento VII°-V°-I° è spesso usato quando si voglia allungare il senso cadenzante
della dominante prima di giungere alla posa.
28
In questo andamento è preferibile tenere legati suoni comuni nelle stesse parti. La 7a del VII° scende di grado sulla F
del V°, dando luogo ad un movimento detto “risoluzione anticipata della settima”.
Nell’andamento VII°-V°-I°, qualora non si vogliano tener legati i suoni comuni, è buona norma che le note obbligate
del VII° (F, 5a, 7a) procedano seguendo il loro obbligo risolutivo sulla tonica dopo l’accordo intermedio di dominante.
La quadriade del VII° può collegarsi con la quarta e sesta di dominante (È), preparando così la cadenza doppia al
posto di un accordo del gruppo sottodominante. Va tenuto presente, tuttavia, l’uso limitato di questo collegamento
nella pratica armonica tradizionale. In questo caso è buona regola a procedere sul V° con l’accordo di sensibile dato
allo stato di primo, secondo o terzo rivolto (quest’ultimo ammesso soltanto in questo specifico collegamento) e
favorire l’andamento proprio alla risoluzione dei suoni obbligati del VII°.
Successione di tutte le specie di nona sui vari gradi della scala, assimilabile a ritardi della F risolventi in accordi
diversi:
32
si veda più avanti il ritardo della nona in ottava, ovvero il ritardo della F.
30
b) sul V° del modo maggiore la 9a deve essere posta anche a distanza di settima al di sopra della sensibile. Nel
caso che sia collocata al di sotto della sensibile (cioè a distanza di seconda maggiore) la 9a va preparata perché
troppo dura;
c) sul V° del modo minore la 9a può essere posta indifferentemente al di sopra o al di sotto della sensibile, e
quindi stare a distanza di settima o di seconda, perché produce una seconda aumentata;
d) la 9a deve essere sempre accompagnata dalla 7a, tranne nell’eccezione che vedremo fra poco;
e) la 9a ha obbligo risolutivo discendente di grado. Nella cadenza V°-I° la pentiade ha tre suoni obbligati: la
sensibile, la 7a, la 9a; quest’ultima discende sulla 5a dell’accordo del I°.
32
Nell’armonia tradizionale una composizione inizia e si conclude nel tono determinato dalle alterazioni in chiave, ma
durante lo svolgimento possono avvenire delle modulazioni che trasportano il centro tonale su altre tonalità vicine o
lontane. Vedremo più avanti le modulazioni ai toni lontani33: per il momento ci occuperemo di quelle ai toni vicini.
Al relativo
Da Do maggiore a La minore.
L’accordo di Do maggiore, finale di cadenza, si identifica con il III° naturale della tonalità di La minore. Per l’affinità
esistente fra il I° e il III° è possibile il collegamento immediato con la dominante del nuovo tono.
Volendo effettuare la modulazione affermativa è necessario passare dal gruppo sottodominante in modo da preparare
la cadenza doppia sul V°.
33
Un’anticipazione di questo argomento può considerarsi la trattazione del collegamento fra settime di dominante (v.
Collegamento fra settime di dominante di tonalità diverse a pagina 40).
33
Al binomio della quinta superiore
Da Do maggiore Sol maggiore.
L’accordo di Do maggiore si identifica con il IV° della tonalità di Sol maggiore e appartiene al gruppo sottodominante.
Sarà quindi agevole collegarsi con la dominante del nuovo tono sia in cadenza semplice che in cadenza doppia.
Volendo allungare la modulazione il IV° può passare dal II° prima di giungere al V°.
Da Do maggiore Mi minore.
L’accordo di Do maggiore si identifica con il VI° della tonalità di Mi minore e appartiene al gruppo tonale. È possibile
collegarlo subito con la dominante del nuovo tono, ma in questo caso è consigliabile effettuare il raddoppio
eccezionale della 3a sul VI° in modo da evitare il salto di seconda aumentata tra le parti.
Per la modulazione affermativa è necessario passare dal gruppo sottodominante in modo da preparare la cadenza doppia.
Da Do maggiore a Re minore.
L’accordo di Do maggiore inserito nel tono di Re minore si identifica con il VII° naturale. Per ridurlo nella condizione
cadenzante propria alla nuova tonalità è necessario trasformarlo cromaticamente. Alterando in aumento la F e dando
34
luogo ad una modulazione non più diatonica, ma cromatica34. È questo l’andamento modulante più in uso nella
tradizione, tuttavia è possibile effettuare anche la modulazione con l’accordo diatonico di scambio, procedendo dal II°
o dal IV° del tono di partenza, cioè dagli unici gradi che sono comuni diatonicamente alle due tonalità.
Al relativo
Da La minore a Do maggiore.
Nel modo minore il criterio ed il procedimento della modulazione mediante l’accordo diatonico di scambio non
subisce modifiche.
L’accordo di La minore, finale di cadenza, si identifica con il VI° della tonalità di Do maggiore e appartiene al gruppo
tonale. È possibile quindi collegarlo subito con la dominante del nuovo tono.
Per la modulazione affermativa è necessario passare dal gruppo sottodominante in modo da preparare la cadenza
doppia sul V°.
Da La minore a Mi minore.
L’accordo di La minore si identifica con il IV° della tonalità di Mi minore e appartiene al gruppo sottodominante. Sarà
quindi agevole collegarsi con la dominante del nuovo tono sia in cadenza semplice che in cadenza doppia.
34
v. Modulazione mediante un accordo cromatico di scambio a pagina 38.
35
Volendo allungare la modulazione il IV° può passare dal II° prima di giungere al V°.
Da La minore a Re minore.
L’accordo di La minore, inserito nel tono di Re minore si identifica con il V° con la sensibile naturale (sottotonica35).
Per ridurlo nella condizione cadenzante propria alla nuova tonalità è necessario trasformarlo cromaticamente alterando
in aumento la sottotonica per renderla una vera e propria sensibile, dando luogo ad una modulazione non più
diatonica, ma cromatica. È questo l’andamento modulante più in uso nella tradizione, tuttavia è possibile effettuare
anche la modulazione con l’accordo diatonico di scambio, procedendo dal IV° o dal VI° del tono di partenza, cioè
dagli unici gradi che sono comuni diatonicamente alle due tonalità.
35
v. nota 1 a pagina 2.
36
Riepilogo dei collegamenti ai toni vicini (esempi in Do maggiore e La minore)
Collegamenti da Do maggiore ai toni vicini
alla quinta inferiore al relativo alla quinta superiore
Re minore Fa maggiore La minore Sol maggiore Mi minore
V° V° V° V° V° V° V° V° V°
accordo cromatico di
scambio accordo diatonico di scambio
I°
Do maggiore
V° V° V° V° V° V° V° V° V°
accordo cromatico di
scambio accordo diatonico di scambio
I°
La minore
37
Modulazione mediante un accordo cromatico di scambio
Avviene quando l’accordo da cui parte la modulazione risulta cromatico oppure mancante dell’alterazione fissa della
sensibile nel tono verso cui volge la modulazione, e necessita di essere trasformato in modo da potersi inserire e
cadenzare appropriatamente nella nuova tonalità. La trasformazione dell’accordo si ottiene alterando in aumento o in
diminuzione uno o più suoni (secondo il caso) e facendo procedere il cromatismo nelle stesse voci.
Abbiamo già visto questo tipo di modulazione nel passaggio da Do maggiore e dal La minore verso Re minore.
Aggiungiamo ora che a differenza dell’accordo diatonico di scambio (dove la modulazione è solita iniziare dal primo
grado e quindi volgere verso il tono di arrivo) la modulazione cromatica può iniziare da qualunque grado del tono di
partenza, purché la trasformazione cromatica avvenga – preferibilmente – su un accordo appartenente al gruppo
sottodominante o dominante del tono di arrivo, in modo da rendere efficace il senso cadenzante nella nuova tonalità.
Va segnalata infine la maggiore fisionomia transitoria del passaggio cromatico rispetto a quello diatonico, ed è
consigliabile l’uso di questo mezzo modulante quando si voglia arricchire il giro armonico di una tonalità.
Collegamenti cromatici da Do maggiore ai toni vicini
38
Modulazioni da Do maggiore ai toni vicini mediante un accordo cromatico di scambio
Al relativo: La minore
39
Al binomio della quinta inferiore: Fa maggiore e Re minore.
40
1) tenere legati i suoni comuni;
2) la settima dell’accordo può:
a) scendere di grado (tono o semitono) seguendo il suo naturale obbligo risolutivo
b) rimanere ferma;
c) salire, ma solo di semitono,
3) nelle due possibili concatenazioni senza suoni comuni evitare il moto retto fra le parti.
41
INDICE
Suoni ................................................................................................................................................................................. 2
Intervalli ............................................................................................................................................................................ 2
Accordi.............................................................................................................................................................................. 4
Triadi ............................................................................................................................................................................. 4
Elenco dei salti aumentati e diminuiti ammessi purché la voce dopo l’intervallo risolva come da esempio ............... 8
42
Teoria dei suoni armonici ............................................................................................................................................... 12
Cadenze ........................................................................................................................................................................... 19
43
La settima di terza e di quinta specie sul VII° ........................................................................................................ 28
Modulazioni .................................................................................................................................................................... 32
Al relativo ............................................................................................................................................................... 33
Al relativo ............................................................................................................................................................... 35
44